festa dell’’accoglienza le persone che vivono si ... · ... “o tu che sei” cosa vuoi che...

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D i fronte, dentro, le difficoltà e la tristezza, per me, della vita nella Chiesa in questi tempi per il fat- to, gridato da tutti, del peccato, grave, che c’è nella comunità dei discepoli di Gesù; ma: “chi è senza peccato scagli la prima pie- tra” ha detto Gesù. E di “peccati”… do- vunque ne vediamo ne constatiamo. Basti pensare alle gravi ingiustizie del nostro mondo capitalista nei confronti del terzo mondo. Al riguardo, ho ritrovato un giu- dizio profetico di Giovanni Paolo II: aveva detto a due amici in un incontro convivia- le: “Io ho visto la fine del comunismo. Voi ve- drete la fine del capitalismo di speculazione finanziaria”. Siamo certamente in una fase di decli- no, ma è necessario che tutti noi viviamo con passione questo fase della nostra vita, oggi, in questa società facendo emergere ancora una volta il problema educativo co- me stanno facendo il Papa e i Vescovi ita- liani. Educare che cosa è? È suscitare la passio- ne per sé,per la propria vita, per ciò che ci circonda, gli altri, la realtà tutta: è il Mi- stero che la nostra ragione coglie esistente come origine di tutto. L’emergenza educativa esige di ritrovare due fonti fondamentali che alimentano il cammino umano a cui educare: la natura e la Rivelazione. La natura che fa scoprire il tuo “io” dentro una realtà, dentro un “tu” che ti precede e ti fa anche gridare a volte: “o Tu che sei” cosa vuoi che faccia? È la scoperta della propria identità di creatura: siamo creature. Se c’è questo grido e c’è la lealtà di Giugno 2010 • n. 91 FESTA DELL’’ACCOGLIENZA LE PERSONE CHE VIVONO SI INCONTRANO PRO MANU SCRIPTO ascoltare, puoi ritrovare dentro il mondo che ti circonda anche la voce, lo sguardo, la cultura di chi ti ricorda il fatto della Rive- lazione: ti dice che la vita è vocazione: sia- mo chiamati. La vita come risposta a una chiamata. E te lo ricordano ebrei, cristiani e mus- sulmani! Il racconto “La sperduta” che puoi leg- gere, possiamo proprio applicarlo così: si è dimenticato perché suona una campana o il ricordo del Sabato degli ebrei o il richia- mo di una moschea. Certo non bastano questi “segni”. Il compito educativo necessita di persone e di luoghi credibili. Mi è venuto alla mente in questi giorni, che ricordavano i 30 anni dalla uccisione, compiuta dalle Brigate rosse, Walt Tobagi un giornalista milanese che abitava dalle mie parti quando ero piccolo. Ha scritto di lui il Card. Martini “…non bisogna per- dere la memoria degli uomini che sono sta- ti esemplari per il loro impegno sociale e civile, che hanno saputo stimolare le co- scienze a promuovere sempre il bene co- mune e per questo hanno pagato con la vi- ta.” Walter Tobagi era un cattolico convin- to che frequentava ed era conosciuto nella sua parrocchia. Persone e luoghi credibili per educare. Di- ce il Papa: “ Anzitutto la famiglia, con il suo ruolo peculiare e irrinunciabile; la scuola, orizzonte comune al di là delle op- zioni ideologiche; la parrocchia “fontana del villaggio” (è una immagine di Giovan- ni XXIII) luogo ed esperienza che inizia al- la fede nel tessuto delle relazioni quotidia- ne. In ognuno di questi ambiti resta deci- siva la qualità della testimonianza. L’acco- glienza della proposta cristiana passa, in- fatti, attraverso relazioni di vicinanza, leal- tà e fiducia…con una disponibilità sempre nuova…” È a questa disponibilità a formare an- che in questo quartiere una parrocchia che sia la “fontana del villaggio” che chiedo. Po- tete vedere e leggere all’interno alcune di queste esperienze e iniziative che abbiamo cercato “di mettere in piedi” in questi 20 anni; altre sono scritte nel libro della vita e nel cuore, nella vita di chi le ha vissute …anche di alcuni non sono più tra noi. Sono certo il Signore vede. Non la- sciarti condizionare da quello che si è sem- pre fatto o si è fatto male. Poniti la do- manda di Nicodemo a Gesù “Come può nascere un uomo quando è vecchio”. Gesù rispose: “…la luce è venuta nel mondo …chi fa la verità viene verso la luce(Gv 3,1ss). Aiutiamoci insieme, cordialmente a guardare alla Luce, Gesù, e andare verso di Lui,insieme con la presenza della “fontana del villaggio” in questo quartiere Egidio Villani sac. EMERGENZA PER UNA... fontana Nazaret_n91 07/06/10 16:32 Pagina 1

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Di fronte, dentro, le difficoltà e latristezza, per me, della vita nellaChiesa in questi tempi per il fat-

to, gridato da tutti, del peccato, grave, chec’è nella comunità dei discepoli di Gesù;ma: “chi è senza peccato scagli la prima pie-tra” ha detto Gesù. E di “peccati”… do-vunque ne vediamo ne constatiamo. Bastipensare alle gravi ingiustizie del nostromondo capitalista nei confronti del terzomondo. Al riguardo, ho ritrovato un giu-dizio profetico di Giovanni Paolo II: avevadetto a due amici in un incontro convivia-le: “Io ho visto la fine del comunismo. Voi ve-drete la fine del capitalismo di speculazionefinanziaria”.

Siamo certamente in una fase di decli-no, ma è necessario che tutti noi viviamocon passione questo fase della nostra vita,oggi, in questa società facendo emergereancora una volta il problema educativo co-me stanno facendo il Papa e i Vescovi ita-liani.

Educare che cosa è? È suscitare la passio-ne per sé,per la propria vita, per ciò che cicirconda, gli altri, la realtà tutta: è il Mi-stero che la nostra ragione coglie esistentecome origine di tutto.

L’emergenza educativa esige di ritrovaredue fonti fondamentali che alimentano ilcammino umano a cui educare: la natura ela Rivelazione.

La natura che fa scoprire il tuo “io”dentro una realtà, dentro un “tu” che tiprecede e ti fa anche gridare a volte: “o Tuche sei” cosa vuoi che faccia? È la scopertadella propria identità di creatura: siamocreature.

Se c’è questo grido e c’è la lealtà di

Giugno 2010 • n. 91

FESTA DELL’’ACCOGLIENZA LE PERSONE CHE VIVONO SI INCONTRANO

PR

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AN

U S

CR

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ascoltare, puoi ritrovare dentro il mondoche ti circonda anche la voce, lo sguardo, lacultura di chi ti ricorda il fatto della Rive-lazione: ti dice che la vita è vocazione: sia-mo chiamati. La vita come risposta a unachiamata.

E te lo ricordano ebrei, cristiani e mus-sulmani!

Il racconto “La sperduta” che puoi leg-gere, possiamo proprio applicarlo così: si èdimenticato perché suona una campana oil ricordo del Sabato degli ebrei o il richia-mo di una moschea. Certo non bastanoquesti “segni”.

Il compito educativo necessita di persone edi luoghi credibili.

Mi è venuto alla mente in questi giorni,che ricordavano i 30 anni dalla uccisione,compiuta dalle Brigate rosse, Walt Tobagiun giornalista milanese che abitava dallemie parti quando ero piccolo. Ha scrittodi lui il Card. Martini “…non bisogna per-dere la memoria degli uomini che sono sta-ti esemplari per il loro impegno sociale ecivile, che hanno saputo stimolare le co-scienze a promuovere sempre il bene co-mune e per questo hanno pagato con la vi-ta.” Walter Tobagi era un cattolico convin-

to che frequentava ed era conosciuto nellasua parrocchia.

Persone e luoghi credibili per educare. Di-ce il Papa: “ Anzitutto la famiglia, con ilsuo ruolo peculiare e irrinunciabile; lascuola, orizzonte comune al di là delle op-zioni ideologiche; la parrocchia “fontanadel villaggio” (è una immagine di Giovan-ni XXIII) luogo ed esperienza che inizia al-la fede nel tessuto delle relazioni quotidia-ne. In ognuno di questi ambiti resta deci-siva la qualità della testimonianza. L’acco-glienza della proposta cristiana passa, in-fatti, attraverso relazioni di vicinanza, leal-tà e fiducia…con una disponibilità semprenuova…”

È a questa disponibilità a formare an-che in questo quartiere una parrocchia chesia la “fontana del villaggio” che chiedo. Po-tete vedere e leggere all’interno alcune diqueste esperienze e iniziative che abbiamocercato “di mettere in piedi” in questi 20anni; altre sono scritte nel libro della vita enel cuore, nella vita di chi le ha vissute…anche di alcuni non sono più tra noi.

Sono certo il Signore vede. Non la-sciarti condizionare da quello che si è sem-pre fatto o si è fatto male. Poniti la do-manda di Nicodemo a Gesù “Come puònascere un uomo quando è vecchio”.

Gesù rispose: “…la luce è venuta nelmondo …chi fa la verità viene verso la luce”(Gv 3,1ss).

Aiutiamoci insieme, cordialmente aguardare alla Luce, Gesù, e andare verso diLui,insieme con la presenza della “fontanadel villaggio” in questo quartiere

Egidio Villani sac.

EMERGENZA PER UNA... fontana

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Una bellissima esperienza la “due giorni” del “Gruppo0-7”. Ci siamo mandati molte e-mail di gioia e gratitu-dine. Ve lo faremo sapere… “Gruppo Famiglie”

Noi “+giovani” e l’Oratorio Estivo

“L’esperienza è l

UNA BELLA DOMENICA DI METÀ MAGGIO

Il mese mariano nella nostra parrocchia vedefiorire numerose occasioni di condivisione.

Non poteva mancare il tradizionale appunta-mento con il “gitone”, che ogni anno ci por-ta a conoscere i luoghi del culto alla Beata Ver-gine in Lombardia e nelle regioni limitrofe.

Questa volta la meta è stata il Santuariodella B. V. Maria Addolorata della Cornabusa,in Valle Imagna.

La giornata si è subito presentata di uno

Un gruppo di venti giovani, durante il mese di Maggio, si è re-cato alla chiesa di S.Giuseppe dei Morenti in Cimiano, per par-tecipare a una serie di incontri in preparazione all'oratorio esti-vo. Durante questi incontri abbiamo approfondito la nostra co-noscenza in materia di animazione e ci siamo impegnati a ela-borare un metodo per riuscire a gestire meglio i tempi e gli spa-zi a disposizione nel periodo dell'oratorio feriale. Nella prima enella terza tappa abbiamo concentrato i nostri sforzi nell'orga-nizzazione dei giochi e nella loro messa in pratica, mentre nellaseconda fase ci siamo cimentati nell'esecuzione dei balli che, que-sta estate, risuoneranno all'interno del nostro oratorio. Sorge-rebbe spontanea una domanda: perchè tutto questo? Perchè as-sumersi un impegno di questo tipo e, piuttosto, non restarsenebeatamente a casa o a danzare nelle balere estive? Se non sapes-simo trovare una risposta a questa domanda, non varrebbe ne-anche la pena intraprendere un'esperienza del genere; noi, però,conosciamo la risposta. Fra le molte proposte che ci hanno fatto Gigi e don Egidio c'eraquella di svolgere l'attività di animatori durante l'estate. Nono-stante buona parte di noi abbia già esperienza con l’oratorio esti-vo non sappiamo con certezza cosa ci attenderà.

Decidiamo di fidarci della proposta che abbiamo ricevuto. Ol-tretutto, quest'anno, l‘’incarico di capo animatore verrà svoltodal giovane Pierluigi, detto Pigi, che sta procedendo nel percor-so di seminarista. Un ulteriore ragione che ci spinge ad assumer-ci questa responsabilità è il fatto di essere doppiamente utili, pri-ma di tutto ai bambini e alle loro famiglie, e, in secondo luogo,a noi stessi, giovani rampanti, che desideriamo metterci in giocoe, se necessario, perdere la faccia, pur di provare a diventare, contutti i nostri limiti, educatori, non più solo animatori. "Dare lavita per i propri amici, non vi è amore più grande": ecco, noi for-se non doneremo la nostra intera esistenza, forse non saremol'immagine della perfezione, però sicuramente spenderemo tem-po ed energie per cercare di essere un esempio e "impegnarci a vi-vere", impegnarci a vivere in una società che spesso considera lavita un valore secondario, da barattare con automobili costose ocon qualche serata in discoteca. Fidarci e impegnarci, questo èquello che abbiamo deciso di fare e che faremo: il resto è, comesempre, nelle mani della Provvidenza. Un caro e speranzoso sa-luto dal gruppo”+giovani”dellaComunità.

Giulia De Martino e Simone Trinchieri

splendore speciale ed insperato, una vera pa-rentesi tra i temporali e i nuvoloni della setti-mana precedente.

I tre pullman partiti da Gesù a Nazaret so-no arrivati al piazzale del Santuario dopo unviaggio breve e vivacizzato dalle attività pro-poste. Trasportavano una folla di amici impa-zienti di visitare una vera particolarità: unagrotta spaziosa e freddissima, con uno sbalzotermico considerevole e tanta umidità chegocciolava dalla volta. In questo spazio chel’uomo ha reso cattedrale si venera la statuadella Vergine che accoglie nel suo grembo ilFiglio morto la cui scoperta risale al Quattro-cento.

La bellezza della natura che ha scavatogoccia dopo goccia la roccia si fonde qui conla fede di quei tantissimi che vengono ad of-frire alla Madonna le loro preghiere, come ab-biamo fatto noi in questa bella domenica dimetà Maggio, perché, come dice il Poeta“Donna, se' tanto grande e tanto vali,/chequal vuol grazia e a te non ricorre,/ sua di-sïanza vuol volar sanz’ali”. (Dante, DivinaCommedia,Paradiso, XXXIII, 12-15)

Insieme a tanti fedeli del luogo, che salgo-no apposta fin quassù per assistere alla Cenadel Signore, abbiamo seguito la celebrazione,rapiti in quella particolare atmosfera dove ilsenso del mistero nella profondità e nel buiodella pietra è associato alla certezza della viada seguire, indicata dalla luce del sole che il-

lumina il sagrato. Abbiamo anche avuto la for-tuna di condividere il cinquantesimo anniver-sario di matrimonio con una coppia circonda-ta dall’affetto dei parenti.

La giornata poi è scivolata via in amicizia,in mezzo a boschi dalla vegetazione di un ver-de intenso, giocando sotto la guida del grup-po dei “più giovani” che quest’anno ha orga-nizzato tutto con grande passione. Un ringra-ziamento particolare a loro e a chi, Annamariae Renzo prima di tutto, ci offrono anno dopoanno la possibilità di fare esperienze così im-portanti nel nostro percorso di comunità.

Antonella

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è l’Incontro…”

“Djabbama” in fulfuldé, lingua indigena parlata in molti statidell’africa sub sahariana, vuol dire “Benvenuto” ed è sicura-mente la parola che mi hanno rivolto più spesso durante la miapermanenza in Africa.A Maroua, cittadina dell’estremo nord del Camerun, l’acco-glienza non è una bella parola da scrivere sui cartelloni o daraccontarsi in una serata... l’accoglienza è qualcosa che si vivee si respira assieme a quell’aria calda gonfia del profumo del-le acacie.Ci si sente accolti nel sorriso dei bambini, nei racconti delle per-sone anziane nei villaggi, entrando nelle Case di persone dapoco conosciute che, nella loro semplicità e povertà, ti offro-no col cuore quel “poco” che hanno.Accoglienza è anche quello che, con incessante amore, svol-gono i missionari del Pime, i Silenziosi operai della croce e mol-ti volontari laici presso la Fondation Bethléem di Mouda; ac-cogliendo tutte quelle persone che la società scarterebbe e ri-dando loro una Vita.La Fondation Bethléem, con la quale ho collaborato per un pro-getto di cooperazione allo sviluppo, nasce circa 15 anni fa eha, da sempre, lo scopo di rispondere alle difficoltà reali d’ab-bandono e di povertà in cui spesso si trovano le persone condisabilità fisica e mentale, i bambini abbandonati e orfani e levedove che qui vengono accolti in modo residenziale. Oltre al-la loro accoglienza ci si preoccupa della loro “crescita” sia daun punto di vista educativo, con scuole appositamente dedi-cate ai disabili psichici e ai sordo muti, sia da un punto di vistariabilitativo tramite la fisioterapia, la logopedia e la costruzio-ne di protesi ortopediche e acustiche. Vengono poi realizzatidei corsi di formazione e attività professionale in diversi setto-ri: artigianato (sculture in legno, batik, sartoria, oggetti in cuo-

io), falegnameria, saldatura e attività agricola e d’allevamento.Volevo, infine, spendere due parole sulla concezione del tem-po con cui tutto questo si realizza, e che è profondamente di-versa dalla nostra: spesso noi viviamo il presente già proiettatiin un immaginario futuro che non sapremo mai se esisterà eche, molto spesso, è diverso da come l’avevamo dipinto. InAfrica, al contrario, si vive il presente! L’importante è quelloche stiamo facendo qui.. adesso.. ora.. assieme.. e il domani èun Mistero!Certo, agli occhi di questa nostra società del “voglio tutto e lovoglio subito” queste cose possono sembrare una follia, ma… “Gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore” (A.DE SAINT-EXUPÉRY).

Diego

DJABBAMA! SENTIRSI ACCOLTI IN AFRICA…

Qualcuno ci prova…“Ancora più sotto / più a fondo / dove scompa-re ogni barlume / di quella luce/ che ci sostienein superficie / qualcuno ci prova./ Prova / a in-stallare interruttori / ad avvitare lampade. /Soffre il buio, la mancanza d’aria, / il disagiocaldo del ventre della terra./ Prova a far luce /nelle profondità terribili. / Ci prova. / Un san-to volontario.” (Franca Bacchiega)

I nostri, sono tempi di scoraggiamento, con-trassegnati dal senso di vuoto e di incertezza,dove si diffondono strategie di vita basatesulla furbizia e sull’arte di arrangiarsi. Eppu-re, a saper guardare, intorno a noi c’è semprechi prova a rendere il mondo migliore. C’èsempre chi sa prendersi dei fastidi per nonlasciare solo qualcuno che vive nel bisogno.C’è chi condivide la sofferenza delle personedisperate, disposto ad andare a fondo con lo-

ro, rinunciando anche a quella piccola gioia,a quei barlumi di luce, che danno la forza divivere alla gente comune.Sono le persone che provano a illuminare ilbuio della miseria e dell’angoscia con la lucedella fraternità e della speranza.Oggi nuove famiglie arrivano nel territoriodella parrocchia dove ci avviamo a celebrarela “festa dell’accoglienza”. La parrocchia cheè insieme comunità umana e comunità cri-stiana. Che trova la sua solidità e la sua ric-chezza in questo saper vivere insieme la gio-ia e il dolore, lo svago e l’impegno, la pre-ghiera e la riflessione. Una riflessione chevuole proporre vite ricche di significato e chedi fronte ai problemi intende dire “mi inte-ressa”.In una società dove predominano i valori delconsumo e del possesso e gli eroi sono quel-

li che sanno apparire, ci ricorda che esisteuna scelta diversa: non siamo fatti per rima-nere soli ma per tessere relazioni, per sco-prirci prossimi nel desiderio di infinito. Nella parrocchia ci impegniamo “a portareun destino eterno nel tempo, a sentirci respon-sabili di tutto e di tutti, ad avviarci, sia pureattraverso i nostri errori, verso l’Amore” (donPrimo Mazzolari)

Santi volontari, sono tutti quelli che sannoquanto sia difficile dare una risposta al vuo-to e al dolore, quanto sia difficile sfuggire al-le mille schiavitù della modernità, quanto siadifficile costruire una “casa” solida, eppurenon si scoraggiano...perché nel loro cuore c’èuna “Via” che il buio non può cancellare.

Nello

Foundation “Bethléem de Mouda” [email protected]

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UFFICIO PARROCCHIALE – via Trasimeno, 53 – MilanoEgidio Villani sacerdote - Telefono 02.272.00.882Giornalino Parrocchiale: [email protected][email protected] –sito internet: www.gan.mi.it

CELEBRAZIONI LITURGICHEDOMENICA “Cena del Signore” ore 9,30, 11,00, 18,30 (prefestiva ore 18,30)GIORNI “Cena del Signore” Lunedì, Mercoledì, Venerdì: ore 18,45 - FERIALI Martedì: ore 21,00 - Giovedì ore 9,00 (in San

Mamete) - Sabato: ore 9,00 SABATO “Riconciliazione” ore 16,00 (anche tutti i giorni chiedendolo

al Sacerdote)

Giovedi 27 maggio coi bambini di terza elementare (e lunedì 31con quelli di quarta) ci siamo recati alla Madonna del Bosco diImbersago (LC) per una gita …ops pellegrinaggio… che avrebbeconcluso l’anno di catechesi. È stata una bellissima esperienza peri bambini in primis, ma anche per noi adulti che li abbiamo ac-compagnati. Nonostante le previsioni del tempo non fossero del-le migliori, fiduciosi siamo partiti e tra canti e domande di cate-chismo siamo arrivati alla nostra meta. Certo, guardare dal bassoverso l’alto la basilica (più di 700 gradini) creava un po’ di scon-forto tra noi pellegrini:– la “fatica” della salita, ha rappresentato l’impegno settimanale

che i bambini hanno affrontato dopo la scuola, e di noi catechi-ste dopo il lavoro...

– la “cappella della Madonna” è stato l’obiettivo raggiunto, con laconsapevolezza dei nostri bambini, che i loro genitori si sonoimpegnati, col loro battesimo, ad educarli nella Fede e questoimpegno, se fatto con dovere… porta ad una meta…

Una visita veloce alla Basilica perché sta per cominciare la messa e,per non disturbare, subito alla via crucis, un breve sentiero nel si-lenzio tra la pace del bosco. Ormai i bambini pensano alla merenda che abbiamo preparato perloro, un breve momento di ristoro prima di ripercorrere la via delritorno e questa volta in discesa!Che dire…, sono sempre dei momenti magici per tutti noi un’oc-casione da non perdere perché è emozionante accompagnare ibambini in questi ritiri e vedere coi loro occhi ciò che ci circonda,sempre pieni di sorpresa e di entusiasmo! Noi catechiste ci auguriamo, per il futuro, di incontrare semprepiù famiglie dei nostri bambini per vederli accompagnare per ma-no, lungo tutti quei gradini al grido unisono che uno di loro ci hadetto congedandosi da noi…” sono contento di aver fatto il cate-chismo!!”.

Rossana e Bruna

Una gita …ops un Pellegrinaggio alla Madonna del Bosco

•Bruce Marshall: Tutta la gloria nel profondoLe vicende del secolo scorso vissute con occhi innocenti da questo scon-certante prete capace di invincibile buonumore

•Vincenzo Paglia-Franco Scaglia: In cerca dell’anima - Ed. PiemmeDialogo su un’Italia che ha smarrito se stessa.

•Graham Greene: Il potere e la gloria - Oscar Mondadori Nel Messico insanguinato dalla rivoluzione l’ultimo prete, senza no-me, indegno,è braccato, ma ritorna sulla via del suo calvario.

•Erri De Luca: Penultime notizie circa Jeshu/Gesù - Ed. MessaggeroIl tempo della cristianità dopo di lui è prolunga dei supplementari, inattesa di compiersi del tutto.

•Erri De Luca: In nome della madre - Feltrinelli C’è la storia di una ragazza, operaia della divinità ,narrata da leistessa. E l’amore smisurato di Josef per la sposa promessa e consegnataa tutt’altro.

•Luisito Bianchi: La messa dell’uomo disarmato - Sironi Preti diversi, presenze di fede tra gli uomini, con inquietudini e dif-ficoltà.“Una rivelazione, davvero. Un capolavoro, si, un capolavoro”

Ricordati di mandare una

cartolina dalla localtà

delle tue vacanze…

Ci fa sempre piacere ricevere

un saluto dagli amici

TEMPO DI RIPOSO E LETTURA

ARoma, tanti anni fa, la Basilica di Santa Ma-ria Maggiore era ancora circondata dalla cam-pagna e il suono delle sue campane, special-

mente alla sera, arrivava molto lontano e invitava al-la preghiera tutti gli abitanti delle casette sparse neidintorni.Da una di quelle casette uscì un giorno una bambi-

na, Maria, per andare a far visita ad alcuni parenti che abitavano in aperta cam-pagna. Maria credeva di conoscere bene la strada.invece, sopraggiunta la notte, non seppe più orientarsi e si smarrì tra sentierie stradicciole, senza più riuscire a trovare la strada di casa.

Dopo aver girato e rigirato senza concludere nulla, anzi confondendosi sem-pre più, si mise a sedere su una pietra e scoppiò in un pianto dirotto. Ma nes-suno passava di notte per quelle strade e nessuno poteva aiutarla.Si ricordò della Madonna e incominciò a recitare l’Ave Maria. Arrivata alle pa-role «prega per noi, adesso ... », sentì il suono di una campana. Il suono si pro-lungava, si ripeteva, come una voce insistente nella notte.La bambina seguì quella voce e di sentiero in sentiero si ritrovò alla Basilica diSanta Maria Maggiore e poté tornare a casa.Da quella volta, la campana che tutte le sere, all’una di notte, suona per qual-che minuto è detta “La Sperduta” e ricorda la bambina che si era perduta nel-la campagna romana e i tanti che si perdono oggi nelle città del mondo.

Le campane delle chiese continuano a suonare, a ricordare agli uomini qualcosa chestanno dimenticando, Nello stesso tempo proclamano una semplice verità: Dio nonsi dimentica dei suoi figli e continua a chiamarli.

LA SPERDUTA

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