fenomenologia dell'esperienza religiosa

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Page 1: Fenomenologia Dell'Esperienza Religiosa

FENONEMOLOGIA DELL'ESPERIENZA RELIGIOSA II

15.10.2012

Corso >> applicare la fenomenologia alla religione, ai dialoghi interreligiosi e anche all'esperienza mistica.

La cultura occidentale mette il problema del rapporto fra cultura e religione. Ci interessa capire il senso dell'esperienza religiosa che ci sembra presente ad ogni cultura. L'esperienza religiosa è fondamentale per l'umano e si manifesta in ogni essere umano. Non possiamo ignorare le altre religioni partendo dalla nostra religione (l'unica vera per noi). Non possiamo dimenticare che è stato Dio stesso a creare tutti gli esseri umani. Da veri cristiani dobbiamo accettare questa situazione storica, cioè provvidenza di diverse religioni.

La parola pagus significa villaggio, fuori dalla città; il pagano è pertanto quello che “si trova fuori”, giacché il cristianesimo si è sviluppato soprattutto nelle città. Tuttavia esisteva una religione politeista e anche una filosofia prima e durante l'avvento del cristianesimo. Perciò, il cristianesimo si è diffuso a due livelli: uno più intellettuale e altro più popolare. Giustino, ad esempio, parla di “semina verbi”, dottrina secondo la quale il logos (Cristo-Verbo) è disseminato in tutta la storia degli uomini e, dunque, nelle altre religioni e filosofie. Non ci sono cose assolutamente false o assolutamente vere. Il Concilio Vaticano II imprende “il semine della verità” e si confronta con le diverse religioni.

→ storiche1

Esperienze religiose→ tradizionali2

«punto chiave» Religione religioni ↓ ↓

il senso di essa che una delle religioni si manifesta in una nelle religioni

Topici sull'intervista di Giovanni Paolo II:• l'unità dell'uomo (creato da Dio)• la religione è l'anima della cultura (elemento comune) diverso dalle religioni stesse• domande esistenziali trovano le sue nella religione e non nella filosofia• c'è una comune radice di salvezza di tutte le religioni

Per capire la questione della religione si dovrà capire la questione dell'essere umano. Cos'è l'essere umano? La risposta dovrà essere cercata nell'antropologia filosofica, ma in altre culture la risposta sarebbe trovata nelle religioni e non nella struttura mentale-filosofica di eredità greca.

1 Abbiamo notizie sul fondatore, la fondazione, ecc.2 Che sono praticate ma sulle quale non abbiamo le stesse notizie di quelle storiche.

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Page 2: Fenomenologia Dell'Esperienza Religiosa

22.10.2012

Nella lezione scorsa:• indagare il senso della religione: perché ci sono diverse religioni?• La religione fonda la cultura.

Cammino da percorrere:• antropologia filosofica• filosofia della religione• fenomenologia della religione, perché essa si occupa di tutte le religioni storiche per capire

il “senso” della religione.

FENOMENOLOGIA DELLA RELIGIONE

religione Che cos'è la religione? ↓

filosófica 2 e dunque ↓

Che cos'è l'essere umano?1 analisi storiche delle religioni

Quale filosofia? Fenomenologia(riflessione sulle manifestazione

3 delle esperienze religiose)

Si tratta di una disciplina peculiare perché coinvolge sia la storia che la filosofia:# filosofia della religione# storia delle religioni

Il fondatore di questa disciplina è l'olandese Gerardus von der LEEUW (si legge: “fonderleo”). Ha scritto nel 1936, in tedesco, l'opera “La fenomenologia della religione”. Lui era uno storico della religione e perciò conosceva bene la religione. Ma si può dire che sia stato anche filosofo a causa della peculiarità di questa disciplina. Lo schema di quest'opera:

I Parte » L'oggetto della religione (Dio)II Parte » Il soggetto della religione (essere umano)III Parte » Relazione fra oggetto e soggetto (divinità)IV Parte »V Parte » Analisi delle religioni storiche secondo il loro senso o la caratteristica

fondamentale tra loro.

Epilogo » Il metodo (faremo la lettura in classe)

La fenomenologia cerca i fenomeni, cioè quello che si mostra ed è un fenomeno perché si mostra (qualcosa che si mostra). Il fatto di mostrarsi interessa a colui al quale si mostra. C'è pertanto una correlazione e non è un semplice oggetto e neppure qualcosa di soggettivo, cioè che riguarda solo noi.

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Il fenomeno comporta tre caratteristiche:1. è relativamente nascosto (non so subito cos'è)2. si rivela progressivamente3. è anche comprensibile

Lui dice che le esperienze vissute sono come le tappe della vita. Nel caso delle religioni: a) esperienza » b) comprensione » c) testimonianza

L'essere umano non si limita ad accettare la vita che gli fu data; non si accontenta di vivere passivamente. Cos cerca? Lui dice che l'uomo cerca la potenza! Ma cos'è la potenza? La risposta si trova nella parte dove lui parla dell'oggetto della religione. Lui fa riferimenti anche all'esperienza dei missionari... Si tratta di un'influsso non fisico, ma potente! L'uomo non accetta la vita ma domanda su qualcosa, sulla potenza.

C'è un senso ultimo ma non lo conosciamo pienamente e per noi questo si presenta come un limite. C'è una via orizzontale ma anche una verticale, che si distingue dall'esperienza vissuta (orizzontale). L'uomo sa di essere condotto ad un paese straniero e sa che qualcosa viene verso di lui sulla strada. Lui cerca potenza e trova sulla strada qualcosa che non è sé stesso, che gli è strano, perché non è prodotto dall'uomo e neppure ha un nome. Il concetto di potenza è importante e nasce da quello di civiltà. Ma la potenza non è dell'uomo; lui va al suo incontro. L'ateo, invece, fugge davanti a quella potenza.

Alcune distinzioni:• Sacro » separato, in disparte, altro da me (in tedesco deriva dalla parola salute, star bene,

cioè potenza)• Fede » accettazione di questo che ci viene incontro.• Religione » salvezza, superazione della vita e non accettazione di essa; si tratta di una

redenzione della vita; l'uomo redento da questo tipo di vita.

Ricapitolazione del percorso svolto in classe finora:• La constatazione di diverse religioni (perché tante?) sottoposta a Giovanni Paolo II: quale

elemento comune fra di esse?• Come trovarlo o orientarsi dal punto di vista teoretico? La disciplina Fenomenologia della

religione.• Fare attenzione alla distinzione fra “religione” e “religioni”.• Il fondatore di tale disciplina e la sua opera.

Husserl sottolinea il fatto che l'essere umano è un paradosso, perché capace di rifletere sull'oggetto e sul soggetto stesso. Autoconoscersi = soggetto + oggetto (dentro noi stessi = vita interiore). Beh! Socrate ha ripreso il moto dell'introspezione: conoscere se stesso! Dunque, non è qualcosa del tutto nuovo! Fin dall'antichità c'è stata una riflessione sull'essere umano.

05.11.2012 (mattina)

Approfondiamo la questione della fenomenologia3!

Germania » Husserl » Edith Stein

3 Comincia a fare riferimento all'opera: ALES BELLO, ANGELA. Introdução à fenomenologia. São Paulo, EDUSC, 2006.

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Page 4: Fenomenologia Dell'Esperienza Religiosa

In che cosa consiste? Fenomenologia = “fenomeno” + “logos” ↓ ↓

“manifestarsi” “riflessioni su...”

Husserl propone un metodo per studiare il fenomeno. Metodo = andare per strada, percorre un cammino. Come nella matematica la soluzione non viene data dall'accaso ma secondo una struttura.

Formazione di Husserl » Un matematico che si domanda: cosa sto facendo in quanto matematico? Si è messo una domanda filosofica, cioè al di fuori dalla matematica. Lui si è interessato alla formazione dei numeri. Come l'essere umano pensa il numero se esso non esiste in sé stesso? Ci sono soltanto delle quantità numeriche che si presentano all'uomo: le cose sul tavolo ad esempio. Come mai siamo spinti a numerare? Nelle diverse culture, i numeri appaiono di forme diverse; c'è una spinta verso la numerazione. Nel mondo greco ad esempio si parla di “duale”. Possiamo dire che spontaneamente l'uomo somma e sottrae e questo accade in ogni cultura. Ma ciò che resta come domanda è: come nasce questa formazione? Come nasce il “nucleo” di quello che chiamiamo matematica? Lui indica l'aritmetica perché si impara a sottrarre e a sommare.

Husserl veniva dalla zona della Moravia che oggi è la Repubblica Ceca. Lui faceva parte di una comunità ebraica che parlava tedesco. Lui non era propriamente della cultura tedesca. Lui è andato a studiare matematica a Vienna e dopo a Berlino. Lui si è riportato agli elementi minimi dell'aritmetica (sottrarre e sommare). A Vienna, Husserl fa questa domanda ai filosofi e non ai matematici: come mai gli elementi basilari? La tradizione in Austria era scolastica (diversamente da una parte della Germania che era protestante). Husserl si rivolge particolarmente a Brentano, che era un filosofo specialista in Aristotele ma con formazione medioevale perché era stato in seminario.

La psicologia di allora faceva un'indagine quantitativa. Ma Brentano si rendeva conto che essa cominciava a staccarsi dall'albero della filosofia. Dunque, c'è uno studio sugli “atti psichici” che tuttavia Brentano dici che non possono essere misurati. Così come Freud, anche Husserl si rifà a Brentano a Vienna. Husserl si rifaceva a lui e pensava di poter comprendere la “genesi del numero”, risalendo agli atti psichici. Lui fa questa operazione, diciamo una filosofia dell'aritmetica. Lui ha l'idea in questa occasione di indagare sulla conoscenza. Perciò lui propone un metodo. In questo momento della proposta del metodo si riaccende in lui l'interesse per la conoscenza e non solo per la specificità del numero.

contemporaneo POSITIVISMO, che si colloca all'inizio del periodo

contemporaneo (Comte)4

------------------------------------------ moderno5

cristianesimo

greco

4 La scienza (o la “ragione”) si allarga e va oltre al problema della fisica. Nasce la sociologia! E via via, si vuole applicare lo schema della fisica a tutta la conoscenza o “tutte le conoscenze”. Non si deve dimenticare Cartesio e i suoi grandi problemi (Dio - Io – Mondo). Mentre la fisica già indagava sulla natura (Mondo), altre scienze dovrebbero indagare sull'umana (Io). Nascono la sociologia, la psicologia, ecc.

5 Non si tratta dell'età degli atei. In questo periodo, con Galileo, nasce un nuovo ramo in quest'albero: la “scienza fisica”. Si comincia a fare indagine sulla natura usando la struttura matematica, cioè la misura, la quantificazione.

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Manca la seconda ora di questa lezione >> prendere registrazioni con Adriano

05.11.2012 (pomeriggio)

Il metodo stabilito da Husserl

PRIMO PASSO » conoscere l'essenza dei fenomeni. ↓

il primo approccio è una conoscenza intuitiva

SECONDO PASSO » nella realtà il fenomeno che mi interessa è il soggetto che conosce (umano). Da qui potrò partire per comprendere tutta la realtà. Lui cerca il senso...

[Analizza a figura A del libro “Introdução à fenomenologia”, p. 26]

Nell'opera “Le idee per una fenomenologia “Pura”. Puro (in tedesco) vuol dire “preso in sé stesso”, senza nient'altro. Quando Husserl parla di fenomenologia pura intende questa parte del metodo, poi naturalmente c'è l'applicazione.

Attraverso i sensi noi percepiamo6. Quando tocco o vedo questo oggetto, non è che l'oggetto entri dentro di me come un'oggetto fisico, perché esso mi trascende, è altro di me; ciò che entra è la percezione dell'oggetto. La prima cosa è un fatto sensoriale, ma la percezione è un fatto interiore dato dalla sensazione. Si tratta di qualcosa che io sto vivendo; sto vivendo la percezione di un'oggetto.

La “percezione” è data alla sensazione, è qualcosa che sento in me, che vive in me. Noi conosciamo il mondo esterno (fisico) soprattutto con la sensazione del tatto e della visione, perché sono le due sensazione (tattiche e visive) che permettono che “qualcosa entri in me”, cioè la percezione “di cui mi rendo conto”, che vuol dire anche colloquialmente “ho coscienza”, “sto vivendo la percezione”, la “percezione da me vissuta”. La percezione è qualcosa che arriva a me e che io mi rendo conto.

ERLEBMS (tedesco) = “vivência” (portoghese) e “ciò che è da me vissuto” (italiano)

“vivendo” “sto”

Avere una percezione come Erlebms che mi concede di rivolgermi a qualcosa che sta fuori, che è all'esterno.

• “il mio vedere” (# visione)“percezione” per Husserl

• “il mio toccare” (# tatto)

6 Questo primo passo è già stato messo in evidenza nella storia della filosofia da Aristotele, san Tommaso, ecc. La linea aristotelico-tomista parte dalle sensazioni.

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Esempio della bottiglia blu di acqua. Ho la percezione del blu in un primo momento e poi se guarda meglio mi rendo conto che ha dei confini. Ma non abbiamo la consapevolezza subita immediata, abbiamo la consapevolezza del blu che ha dei confini, ma non ci rendiamo conto dei limiti in modo immediato. La bottiglia è diverso del bianco, è diversa da me. Ma ciò che conta all'inizio è la percezione del blu. Posso guardare meglio e aver la percezione che la bottiglia è piena d'acqua, ecc. Sto avendo una percezione come erlebms che mi consente di rivolgermi a qualcosa di esterno, che sta fuori.

Lettura dell'esempio di Husserl che stava scrivendo nel suo studio » “Davanti a me sta nella penubria, questo bianco foglio di carta. Io, l'ho vedo, io l'ho tocco. Questo vedere e toccare come mia esperienza concreta di questo foglio che mi è dato in questa oscurità”. Lui dice che “questo mio vedere” e “questo mio toccare” è una percezione, ma Husserl usa il termine cogitatio (pensare cartesiano) nel posto di percezione. Ciò è interessante perché nelle Meditazioni di Cartesio, cogitatio vuol dire non solo pensare, ma quello che stiamo vivendo; si tratta di una percezione in quanto erlebms (vissuto, “vivência”) oppure una cosa di cui ho coscienza. Vuol dire che ci sono le nostre capacità di percepire “un foglio”, che invia un messaggio a noi e che ci apre una prospettiva percettiva. Non possiamo negare a noi stessi che percepiamo il foglio davanti a noi. Il vedere e il toccare è un erlebms, è una vivência. Il foglio nella sua concretezza non è una cogitatio in sé stesso. Erlebms non è un'esperienza percettiva ma è un percepito. La nostra conoscenza rispetto al mondo fisico è molto complessa! La nostra percezione si apre a un elemento percettivo quando il foglio nella sua concretezza manda un messaggio a noi. La percezione è un'apertura!

IO FOGLIO Il foglio ↓ vedo → “il foglio” → → l'ESISTENTE fuori di me ↓percezione → “del foglio” → → il PERCEPITO in me

(percepito)

Per Husserl questo non è un'astrazione in termini tommasiani. Stein dice che questo è invece un'intuizione. Fondamentalmente la conoscenza è intuitiva e non astrattiva. Noi non compiamo sempre le astrazione, c'è una modalità precedente che è quell'intuitiva. Rispetto alla storia della filosofia Husserl sta facendo un lavoro di analiticità strema. Però dice di aggiungere elementi che prima non è stato visto e non necessariamente che sta superando. Avere la percezione del bianco risulta di qualcosa più complessa: la capacità di vedere che se riempie di ciò che ho visto e che mi rimanda all'oggetto esistente.

Anche “il vedere” e “il visto” sono dentro di me, altrimenti non potrei dire “l'ho visto”. Ma posso dire che il foglio mi trascende. La mia coscienza vive “il foglio percepito” ma non “il foglio esistente” che è un'altro di me. Husserl dice che il foglio è trascendente rispetto a me, cioè in modo ampio. Abbiamo un'esperienza profonda dell'immanenza-trascendenza; facciamo questa esperienza, ci rendiamo conto. Non si tratta solo di un modo intellettuale anche se posso intellettualizzare questo. Lui introduce il concetto di immanenza e trascendenza a questo livello, il percepito è vissuto dalla coscienza ma il foglio in quanto esistente non lo può essere dentro alla mia coscienza. Io sto reagendo dentro. Il foglio è fuori ma è messo dentro di noi in quanto percepito.

Ad esempio, se chiudiamo i nostri occhi e abbiamo una percezione del nostro corpo, in un primo momento, quale parte del corpo vediamo? Vediamo quella più bassa, sotto la testa, ma la

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parte posteriore no, anche se la sentiamo. Ho un orientamento spaziale: dove devo andare? Un cieco puo essere aiutato dall'udito ma non può determinare l'orientamento, ciò fa la visione e poi il tatto. Il nostro corpo lo viviamo da dentro, abbiamo una percezione del nostro corpo. Perciò possiamo dire questo è il mio corpo. Questo è l'inizio dell'analisi della corporeità. È il risultato di un processo molto complesso che può essere presentato se ripercorriamo analiticamente il processo.

Se guardo una bolletta da pagare che era prima inaspettata o no, ho una reazione emotiva. Ma questa reazione non è della bolletta. È un'esperienza vissuta, ma non deriva dal corpo. Vedere la bolletta è parte della mia capacità corporea. Ma in quanto una reazione che non deriva dalla vista, ma da una mia capacità reattiva. Sono esperienza psichica. Avrei potuto fare a meno di avere quella reazione dinanzi alla bolletta? No! Questo è il punto! La reazione di ansia davanti alla bolletta è stata vissuta da me. Dopo averla sentito avrei potuto fare qualcosa. Ma questo che sto facendo è una terza cosa, perché non è la vista e neppure l'ansia, è un meccanismo volontario (una decisione). Faccio una valutazione, prendo una decisione, ma seguendo l'impulso psichico7. Questo meccanismo non è una cosa lontana ma è la complessità della struttura umana.

Ci sono tre livelli di un'unica realtà complessa. È questa la questione del dualismo e della dualità. È chiaro che sono due livelli non riducibili uno all'altro. Sono irriducibili: tutti i tre presenti. Nella visione tradizione quello che si chiamava anima ha questo aspetto psichico-spirituale8. Ci rendiamo conto che vivere la sensazione non è la stessa cosa che decidere di. Abbiamo il fenomeno percettivo che è diverso dal fenomeno valutativo. La struttura è molto complessa, am la modalità che si arriva a questa complessità è molto originaria rispetto alle altre posizioni filosofiche. È chiaro che questa posizione si avvicina molto a quello che la tradizione la filosofica classica affermava come anima-corpo, che non sono due fonti diverse altrimenti si cade nel dualismo. È un'esperienza di contrapposizioni tra questi elementi, di un'utilizzazione da parte di uno dell'altro: decido di andare alla porta, è come si trascinasse il mio corpo; il corpo è utilizzabile da parte nostra, il corpo non può vivere senza la psiché, am essa non può vivere senza il corpo. È una profonda unità di questi tre elementi, almeno – dice la Stein - nella situazione dello status vite, condizione esistenziale.

Finisce facendo considerazioni sull'anima in Edith Stein (ma questo è partito da una domanda!).

12.11.2012

7 Esempio del gelato che mi fa male, ma mi piace e io prendo la decisione di mangiarlo spesso perché non posso fare a meno di quello che a me piace.

8 Basta leggere il De anima sia di Aristotele che di Tommaso per percepire questo!

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INTERVISTA A GIOVANNI PAOLO II

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INTRODUÇÃO À FENOMENOLOGIA 9

APRESENTAÇÃO:

EXPERIÊNCIA VIVIDA E REFLEXÃO SISTEMÁTICA

Experiência vivida e reflexão sistemática podem efetivamente não estarem cindidas.

A novidade é que não se apresenta apenas discursivamente uma tal possibilidade de unidade, mas somos conduzidos a reconhecer a vivência... atentar ao mundo mais conscientes dos próprios recursos e do próprio eu.

INTRODUÇÃO

Husserl não escreveu nenhuma obra apresentando o seu percurso investigativo. Todavia parte de um esquema geral, e procedendo em modo analítico, garante um percurso integral: cada obra destaca um aspecto deste.

Meta >> consciência completa das diversas vivências.

Perguntas guias >> Qual o significado do ato que estou operando? >> Qual é a formação que me permite tais atos?

I e II volume de Idéias para uma Fenomenologia Pura e uma Filosofia Fenomenológica de Husserl, transcritas por Edith Stein.

Conteúdo do livro que estudamos: “Faz-se aqui, o percurso das análises das vivências, identificando a dimensão do espírito, continuamente se interrogando 'o que significa?', para chegar a identificar as consequências importantes que os resultados alcançados indicam no campo de toda experiência humana e no campo científico em particular”.

CAPÍTULO 1

O QUE É FENÔMENO E FENOMENOLOGIA

Formação da palavra fenomenologia >>

• Fenômeno = aquilo que se mostra10.• Logia 11 = pensamento ou capacidade de refletir.• Significado : reflexão sobre um fenômeno ou sobre aquilo que se mostra.

PROBLEMA >> o que se mostra e como se mostra?

1. As coisas se mostram ao ser humano e este é quem busca o seu significado12.2. Mas do que dizer “as coisas se mostram”, devemos dizer que “percebemos, estamos

9 ALES BELLO, ANGELA. Introdução à fenomenologia. São Paulo, EDUSC, 2006.10 E não somente aquilo que aparece ou parece.11 Deriva da palavra logos, que para os gregos tinha diversos significados: palavra, pensamento, raciocínio, etc.12 Em toa a história, se deu muita importância ao ser humano...

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voltados para elas”.3. Não tratamos somente do significado de coisas físicas mas também das abstratas (coisas

culturais, eventos, fatos).4. O fato de se mostrarem não nos interessa tano, mas sim compreender o que são, isto é, o seu

sentido.5. O grande problema da filosofia é buscar o sentido das coisas, tanto de ordem física quanto

de caráter cultural religioso, etc., que se mostram a nós.6. Porém, devemos fazer uma série de operações pois nem sempre compreendemos tudo

imediatamente.

CAPÍTULO 2A FENOMENOLOGIA COMO MÉTODO

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PENSARE L'ESPERIENZA RELIGIOSA NEL DIALOGO INTERCULTURALE

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