emmaus giugno 2013

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MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE, PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE ANNO 6 - N. 2 GIUGNO 2013 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - [email protected] - www.collaborazionemusile.it DISTRIBUTORE DI BENZINA O FONTANA DEL VILLAGGIO? Papa Francesco, a pochi mesi dall’elezione, con la sua semplicità ma anche determinazione, con mezzo sorriso ma con profondità evangelica sta dando a tutti noi dei “dolci” consigli per un buon esame di coscienza: ai preti: SIATE PASTORI CON L’ODORE DELLE PECORE... alle suore: SIATE MADRI E NON ZITELLE... ai laici: NON SIATE CRISTIANI DA SALOTTO O CREDENTI DA MUSEO MA CRISTIANI “SCOMODI”... ai giovani: NON ABBIATE PAURA DELL’IMPEGNO, DEL SACRIFICIO E NON FATEVI RUBARE LA SPERANZA... ai politici: PREOCCUPATEVI DELLA DIGNITA’ DI OGNI PERSONA... La lista potrebbe continuare e continuerà... ne siamo sicuri. Possono sembrare consigli scontati eppure quello che Papa Francesco vuole indicare ad ognuno di noi, ad ogni categoria di persone, è il ritrovare la bellezza, la gioia ma anche il prendere sul serio, con profondità, il nostro essere cristiani. In fondo a tutto resta la grande domanda: MA CHE CRISTIANO SONO? COME VIVO IL MIO RAPPORTO CON GESU’? In questi mesi mi è tornato alla mente un antico esempio che don Gianni, il cappellano del mio paese, a noi giovani (negli anni ‘80) ci aveva donato. Tutto partiva dalla domanda: La chiesa, la tua comunità parrocchiale è per te un distributore di benzina o una fontana del villaggio? Cosa significa per noi oggi questo paragone che voglio riproporvi? ESSERE CRISTIANI DA DISTRIBUTORE: significa andare nella comunità per prendere solo ciò di cui ho bisogno: voglio il catechismo per mio figlio... e poi via... voglio che faccia il bat- tesimo, voglio che faccia la comunione, la cresima... e poi via... voglio la messa all’orario migliore per me e poi via... voglio che i preti siano come dico io (o per i preti: voglio che i “miei” parroc- chiani siano come dico io...), voglio il matrimonio in chiesa e poi via... voglio che la chiesa della mia parrocchia sia così e cosà... insomma mi prendo (e pretendo) ciò che io ho deciso sia bene per me, quello di cui ho bisogno! Partecipo a ciò che mi interessa, per il resto non è affar mio! E’ come andare a fare benzina: pago, riempio il serbatoio e me ne vado! ESSERE CRISTIANI DA FONTANA: come amava dire papa Giovanni XXIII: la parrocchia dovrebbe essere come “la fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete”. Cioè vivere la vita della parrocchia come il luogo dove ognuno va perchè ha sete e insieme si viene ad attingere l’acqua, ci si ferma attorno, ci si conosce, si chiacchiera, si ride, si piange ma non si scappa via come dai distributori di benzina, via di corsa... Essere cristiani da fontana significa avere cura che ci sia acqua per tutti, che si creino rapporti di solidarietà, cammini di formazione, fare anch’io la mia parte, sentirmi dentro e non dal di fuori giudicare... impegnandomi in prima persona per portare acqua e dissetare, per quello che posso. Quanto sarebbe bello che le nostre parrocchie della collaborazione di Musile di- ventassero fontane dove preti, suore, famiglie, laici, bambini, giovani, anziani... insieme, senza critiche e mugugni, invidie e gelosie, potessero dissetare davvero e donare l’acqua viva (che è Gesù stesso) a chi viene, a chi ha sete, a chi non ce la fa più... questa è la parrocchia, la collaborazione che sogno. don Saverio

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Emmaus Giugno 2013 Collaborazione Pastorale di Musile di Piave

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Page 1: Emmaus Giugno 2013

MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE,PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE

ANNO 6 - N. 2 GIUGNO 2013 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - [email protected] - www.collaborazionemusile.it

DISTRIBUTORE DI BENZINA O FONTANA DEL VILLAGGIO?Papa Francesco, a pochi mesi dall’elezione, con la sua semplicità ma anche determinazione, con mezzo sorriso ma con profondità evangelica sta dando a tutti noi dei “dolci” consigli per un buon esame di coscienza:• ai preti: SIATE PASTORI CON L’ODORE DELLE PECORE...• alle suore: SIATE MADRI E NON ZITELLE...• ai laici: NON SIATE CRISTIANI DA SALOTTO O CREDENTI DA MUSEO MA CRISTIANI “SCOMODI”...• ai giovani: NON ABBIATE PAURA DELL’IMPEGNO, DEL SACRIFICIO E NON FATEVI RUBARE LA SPERANZA...• ai politici: PREOCCUPATEVI DELLA DIGNITA’ DI OGNI PERSONA...La lista potrebbe continuare e continuerà... ne siamo sicuri. Possono sembrare consigli scontati eppure quello che Papa Francesco vuole indicare ad ognuno di noi, ad ogni categoria di persone, è il ritrovare la bellezza, la gioia ma anche il prendere sul serio, con profondità, il nostro essere cristiani. In fondo a tutto resta la grande domanda:

MA CHE CRISTIANO SONO? COME VIVO IL MIO RAPPORTO CON GESU’?In questi mesi mi è tornato alla mente un antico esempio che don Gianni, il cappellano del mio paese, a noi giovani (negli anni ‘80) ci aveva donato. Tutto partiva dalla domanda: La chiesa, la tua comunità parrocchiale è per te un distributore di benzina o una fontana del villaggio? Cosa significa per noi oggi questo paragone che voglio riproporvi?

ESSERE CRISTIANI DA DISTRIBUTORE: significa andare nella comunità per prendere solo ciò di cui ho bisogno: voglio il catechismo per mio figlio... e poi via... voglio che faccia il bat-tesimo, voglio che faccia la comunione, la cresima... e poi via... voglio la messa all’orario migliore per me e poi via... voglio che i preti siano come dico io (o per i preti: voglio che i “miei” parroc-chiani siano come dico io...), voglio il matrimonio in chiesa e poi via... voglio che la chiesa della mia parrocchia sia così e cosà... insomma mi prendo (e pretendo) ciò che io ho deciso sia bene per me, quello di cui ho bisogno! Partecipo a ciò che mi interessa, per il resto non è affar mio! E’ come andare a fare benzina: pago, riempio il serbatoio e me ne vado!

ESSERE CRISTIANI DA FONTANA: come amava dire papa Giovanni XXIII: la parrocchia dovrebbe essere come “la fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete”. Cioè vivere la vita della parrocchia come il luogo dove ognuno va perchè ha sete e insieme si viene ad attingere l’acqua, ci si ferma attorno, ci si conosce, si chiacchiera, si ride, si piange ma non si scappa via come dai distributori di benzina, via di corsa... Essere cristiani da fontana significa avere cura che ci sia acqua per tutti, che si creino rapporti di solidarietà, cammini di formazione, fare anch’io la mia parte, sentirmi dentro e non dal di fuori giudicare... impegnandomi in prima persona per portare acqua e dissetare, per quello che posso.Quanto sarebbe bello che le nostre parrocchie della collaborazione di Musile di-ventassero fontane dove preti, suore, famiglie, laici, bambini, giovani, anziani... insieme, senza critiche e mugugni, invidie e gelosie, potessero dissetare davvero e donare l’acqua viva (che è Gesù stesso) a chi viene, a chi ha sete, a chi non ce la fa più... questa è la parrocchia, la collaborazione che sogno.

don Saverio

Page 2: Emmaus Giugno 2013

2 giugno 2013

Rogier Van der Weyden (Tournai 1400 ca - Bruxelles 1464) è considerato uno dei fondatori della grande pittura fiamminga del Quattrocento.Tra le numerose opere dipinte dal maestro c’è il Polittico dei Sette Sacramenti, una pala d’altare composta di tre tavole che rappresenta i sette sacramenti celebrati nello stesso momento all’interno di una cattedrale gotica. Grazie all’utilizzo della pittura a olio, l’artista riesce a trasmettere le emozioni dei perso-naggi in modo realistico.Sopra ad ogni sacramento c’è un angelo, di colore diverso, con un cartiglio dorato scritto in latino che presenta il sacramento sottostante. Sulla sinistra il primo sacramento raffigurato è il Battesimo, poi c’è il Vescovo che celebra la Cresima e in fondo, sovrastato dall’angelo rosso, viene rappresentata la Confessione o riCon-Ciliazione. Nella parte centrale il pittore rappresenta in primo piano, la Crocefissione mentre nel fondo il parroco, che consa-cra l’ostia verso l’alto, sta celebrando l’euCarestia. Nella navata di destra sul fondo si intravede una figura vestita di bianco, in ginocchio, che sta diventando sacer-dote, è il sacramento dell’ordine saCro. Subito dopo il pittore raffigura due giovani che si stanno unendo in matrimonio ed infine l’ultimo sacramento l’unzione degli infermi: il cristiano riceve la forza e la speranza per vivere le difficoltà della malattia.

Diana Sgnaolin

I SETTE SACRAMENTI

rogier Van der Weyden, 1445-1450, olio su tavola, anversa, museo royaux

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3giugno 2013

EMMAUS: DOPO LE RIFLESSIONI LE DECISIONICari lettori di Emmaus,vi scriviamo come redattori del giornale per informarvi sulle ultime novità. Avrete notato il foglietto in-formativo all’esterno della coper-tina dell’edizione precedente con cui vi invitavamo a contribuire alle spese per la redazione del giornale della collaborazione attraverso l’of-ferta per l’abbonamento. Teniamo a precisare il perché di una simile scelta: non si tratta di una rapace politica economica della redazione. Infatti chi scrive per il giornale della collaborazione lo fa a titolo com-pletamente gratuito. La stampa di 18.000 copie all’anno di Emmaus comporta però alla collaborazione pastorale un costo di 11.000 euro annui. L’invito a sostenere l’edizio-ne di Emmaus attraverso l’offerta di abbonamento voleva essere un’e-sortazione a considerare il giornale come ciò che di fatto è: una cosa nostra, un elemento di coesione tra tutti i fedeli della collaborazione (si noti infatti che non è propriamente un giornale parrocchiale, non ri-porta notizie e fatti relativi ad una sola delle parrocchie della nostra collaborazione). Questo perché vogliamo andare sempre più, e sempre più consciamente, verso la piena autopercezione da parte di tutti come fratelli in Cristo den-tro la Chiesa, in un’ottica più am-pia che non la semplice dimensio-ne di realtà parrocchiale, alla quale pure restiamo tutti molto legati. Ecco dunque un elemento che ci lega e ci accomuna tutti: il giorna-le della collaborazione. E’ questo il motivo per cui, come redazione, esortavamo a sottoscrivere l’abbo-namento: per sentire responsabil-mente il legame con qualcosa che ci appartiene. In più l’iniziativa di caldeggiare l’abbonamento aveva anche il preciso scopo di stampa-re un congruo numero di copie del giornale onde evitare sprechi: ci è noto che molte persone ricevono il giornale ma non sono interessate ad averlo (molte copie finiscono tra i rifiuti senza esser lette). Quindi per

evitare un disturbo ai non-lettori, ri-sparmiare nel numero di stampe e nell’ottica del rispetto dell’ambiente vi abbiamo esortato a manifestarci la vostra intenzione a sostenere il giornale attraverso l’offerta di ab-bonamento; abbiamo, al contrario, invitato chi non desiderava più ri-cevere Emmaus a segnalarcelo. Vi ringraziamo per la vostra collabo-razione: sia coloro che hanno con-fermato la loro volontà di ricevere il giornale, che quelli che hanno dato

la disdetta consentendoci di evi-tare sprechi e spese eccessive. In effetti Emmaus è un giornale della Chiesa, della nostra piccola Chiesa nella sua dimensione di collabora-zione pastorale: come molte cose che seguono le dinamiche della Chiesa il giornale non aderisce a lo-giche commerciali; siamo ben feli-ci, in quanto redazione, di produrre meno copie se questo significa evi-tare sprechi e danni per l’ambiente.

Anzi, con gioia abbiamo appreso la notizia di più famiglie che condivi-dono lo stesso giornale entrando così nella dimensione della vita co-munitaria nel senso di una condivi-sione ancora maggiore! Questo per noi è addirittura il massimo: quello che Emmaus si propone è di pro-muovere la vita comunitaria, non un maggior numero di abbonamenti! In questo senso ci è dispiaciuto che da parte di qualcuno si sia colta l’i-niziativa di esortazione ad abbonar-si o a dare disdetta come una pro-testa o un rimprovero. L’intenzione della redazione era di usare toni de-cisi, per conseguire un valido sco-po, e non aggressivi. In tal senso, anzi, ci premuriamo di render noto che, sempre secondo le prassi della Chiesa, se qualcuno avesse a cuo-re di ricevere Emmaus ma econo-micamente non può permetterselo ci sarà chi con carità provvederà; riceverà così gratuitamente la sua copia, basta che segnali la cosa alla redazione di Emmaus, al par-roco o ad un qualunque sacerdote della collaborazione. Nel senso di una maggior correttezza verso chi si è abbonato e nell’intento di non infastidire chi non vuole ricevere il giornale si sono portate alcune mo-difiche alla distribuzione delle copie di Emmaus. Il giornale non verrà più portato di casa in casa nelle parrocchie di Musile, Passarella, Caposile e Santa Maria; gli abbo-nati lo troveranno in chiesa; chi pur non essendo abbonato volesse una copia del giornale potrà comunque averlo con una piccola offerta, se avrà la possibilità di darla. Nelle parrocchie di Chiesanuova e Mille-pertiche la distribuzione di Emmaus continuerà ad essere fatta porta a porta. Come redazione ringraziamo tutti i lettori e non-lettori che si sono premurati di aiutarci abbonandosi o segnalandoci la disdetta d’abbona-mento. Ancora grazie per la vostra collaborazione oltre che per la vo-stra lettura affezionata.

la redazione di emmaus

Caro Don Saverio,Mi dispiace inviare questa foto, ma riten-go sia doveroso informare che, nonostante quanto scritto nell’ultima edizione di EM-MAUS, questo è quanto ho visto passando per strada questa mattina in via XXIX Aprile. Il tutto per condividere l’iniziativa che avete preso, pronti tuttavia (a mio semplice parere) a darne una copia a quanti ne abbiano piace-re e (visti i tempi…) siano nell’impossibilità di sostenerla (vedi anziani ecc.). L’occasione è buona per riconfermarti la nostra stima. S.

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4 giugno 2013

PAPA FRANCESCO, LA CHIESA, I MEDIACome credente mi sono ultimamen-te meravigliato del clima di entusia-smo che circonda la persona del neoeletto Papa Francesco. In qua-lità di fedele non posso che esserne contento, beninteso... ma c’è qual-cosa che mi lascia un po’ perplesso ogni volta che un fratello che non crede (col quale magari a suo tem-po ho avuto modo di parlare di fede, Chiesa etc.) mi chiede con fare en-tusiasta “cosa ne pensi di questo nuovo Papa?”. Mi sembra che se la domanda potesse proseguire la continuazione sarebbe: “... questo nuovo Papa che è così diverso da-gli altri e da tutta la Chiesa...”. Così mi interrogo del motivo di tanto en-tusiasmo... e penso che in effetti, certo, la personalità di Francesco è fuori dall’ordinario, probabilmente è più carismatica di quella del suo predecessore, Benedetto, così di-screto. A ben vedere ogni Papa è una persona, quindi la sua perso-nalità ha un’unicità... evidentemen-te la personalità di Papa Bergoglio è più in linea con la sensibilità col-lettiva di questo momento storico. Personalmente sono ben felice che Dio ci abbia donato questo nuovo pastore. Questo, però, lo dico per-ché sinceramente compiaciuto di Papa Francesco, non certo perché dispiaciuto dai suoi predecessori. Mentre ciò non è altrettanto vero per quanto riguarda altri entusiasti, per lo più non credenti, con i qua-li mi ritrovo a discorrere. Qualcuno sostiene ad esempio che Benedetto fosse un Pontefice di inaccettabile refrattarietà, rigidità, arretratezza, chiusura; poi prosegue: “invece Papa Francesco...”. Al che invito a proseguire il mio interlocutore: “in-vece Francesco?”. Incalzo: “cosa? In che cosa, a parte la sua perso-nalità (che è per forza di cose uni-ca), è diverso? Cos’ha detto o fatto di diverso rispetto a Benedetto? In campo dottrinale o disciplinare ha per caso cambiato qualcosa nella Chiesa?”. Questo chiedo perché atti concreti della guida papale non

si sono ancora avuti, quindi non capisco in che cosa si sostanzi il giudizio così positivo dei miei in-terlocutori. Costoro a questo punto della discussione, in genere, mi fan-no rilevare che anche i segnali sono importanti. Come negarlo? Ma oltre al notare che appena eletto fuori dal balcone ha tenuto un atteggiamen-to del tutto particolare, che racco-glie le borsette cadute delle signore e sta il più possibile in mezzo alla gente (tutte cose molto positive!) sarebbe bene avere qualche ele-mento più concreto per valutare un pontefice e il suo operato. Non può esser esclusivamente sulla base di

ciò che si possono operare confron-ti tra Benedetto e Francesco che va-dano aldilà della loro simpatia, del loro carisma, tutt’al più. Non credo sia possibile asserire, come ho sen-tito fare spesso, che questo Papa “è diverso, è meglio degli altri”, che “questo sì che è un buon Papa, non Benedetto XVI!”. Questo sembra un giudizio sulla figura del Ponte-fice a 360 gradi mentre potremmo al limite esprimere un giudizio di simpatia, dettato dalla sintonia che abbiamo col nuovo Papa (al mas-simo per gli elementi concreti che abbiamo potremmo dire: “mi sta più simpatico”...). Non è una retorica inutile: persone che avevano chie-sto di farsi cancellare dal registro

del battesimo (ultimamente va un po’ di moda la cosiddetta pratica di farsi “sbattezzare”...) hanno scelto di restare nella Chiesa perché con-quistate dalla personalità di Papa Bergoglio. Ovviamente un credente è solo contento di constatare come questo sembri uno dei tanti modi in cui Dio scrive dritto anche sulle ri-ghe storte... ma la scelta di rimane-re nella Chiesa non dovrebbe esser dettata dall’amore per Cristo, piut-tosto che dal carisma di un papa, cioè di un suo servitore e seguace? Per tornare all’interrogativo inizia-le: perché tanto entusiasmo? Non sarà, mi chiedo, anche per il tono tenuto dai media nel parlare del nuovo Papa? Gli stessi media che amavano stigmatizzare Benedetto ora celebrano Francesco... come se il primo fosse un propugnatore del ruolo del papa-re e il secondo un pastore angelico. Ma si badi: il primo ad omaggiare la memoria di Benedetto XVI è stato proprio Papa Francesco! Il primo a porsi in un’ottica di continuità col pre-decessore è proprio l’attuale Papa, per fortuna! Del pari, nel caricare di toni trionfalistici la figura del nuovo Pontefice, sembra che molte testa-te giornalistiche impostino questa considerazione di fondo: “finalmen-te un papa decente!” e “finalmente qualcuno di decente nella Chiesa!”. Il messaggio che finisce per pas-sare, più che l’apprezzamento per il nuovo Papa, è ancora una volta un atto di condanna per la Chiesa. Una Chiesa “corrotta” e “marcia” in cui Francesco costituirebbe l’unica eccezione. Queste considerazioni non sono iperboliche: sono ragio-namenti che ho sentito fare spesso dai miei interlocutori, sovente non credenti, entusiasti per il Papa ma ipercritici verso la Chiesa. Ma se questa Chiesa fosse così marcia perché un puro come Papa France-sco avrebbe accettato di compro-mettersi con una simile istituzione? Se anche fosse stato per cambiarla dall’interno non poteva esser certo

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5giugno 2013

“LEt’S twItt... AgAIN” - I twIttER DI PAPA FRANCESCO!Papa Francesco ci sorprende e ci conquista con i suoi gesti liberi, spontanei e con i suoi pensieri...Ogni giorno, attraverso messaggi scritti “in rete”, ci dona vere e proprie perle di saggezza. Dove trovarle???Su Twitter! E la parola magica è: @pontifex_itoppure sulla home page di un quotidiano (per es. www.avvenire.it)Eccone solo alcuni...per voi.. dal nostro p.f. (papa francesco) :-)))

che sarebbe riuscito ad ascendere fino al Soglio Pontificio per operare il cambiamento auspicato. Il fatto è che, Papa Francesco, ha deciso di stare nella Chiesa molto tempo fa, fin dalla giovinezza, perché amava Cristo e quindi anche la Sua Chiesa! Egli stesso asserisce e testimonia questo. E’ una realtà che contrasta un po’ con la vulgata propinata dal-

la maggior parte dei media. Forse tutti noi entusiasti, credenti e non, dovremmo stare ad ascoltare un poco di più quello che ha da dirci il Papa per cui abbiamo tanta simpa-tia e cogliere ciò che egli stesso ci testimonia invece che lasciarci per-suadere di qualche insensata con-vinzione veicolata in modo subdolo e ambiguo da qualche giornale o

“fine dicitore”. La nostra onestà in-tellettuale e la nostra coerenza rin-grazierebbero... potremmo anche scoprire, con nostra somma sorpre-sa, che il Papa che tanto apprezzia-mo ci invita a seguire Colui che egli stesso segue (Cristo!), tutto ciò in seno alla comunità che ha amore-volmente abbracciato: la Chiesa!

Federico Contarin

Adalberta Contarin

Page 6: Emmaus Giugno 2013

6 giugno 2013

NOVItA’ E DONI IN VIA SAN gIOVANNI 1 A MUSILENELLA CASA DELLE NOStRE SUORE CAPPUCCINE

Al n. 1 di Via S. Giovanni qui a Musile vive la comunità delle nostre suore. E’ passato già un po’ di tempo dal loro arrivo (ottobre 2011) e ci sono state, in questi mesi, alcune belle novità:

E così la comunità di Via San Giovanni continua ad

essere luogo di preghiera e di testimonianza. Affidia-

mo soprattutto al Signore la terra da dove le nostre

suore provengono, l’Eritrea, preghiamo perché si

possa vivere nella pace, nella vera giustizia e nella

serenità.

GraziE SiGnorE!don Saverio

Qualche mese dopo l’aper-tura della comunità è arri-vata SUOR MIZAN (il suo nome significa Equilibrio)… grazie Signore per la sua di-sponibilità, la sua preghiera, il suo incontro con i malati.

SUOR MEDHIN (Redenta) lavora come infermiera pres-so la Casa di Cura di San Donà, visita le famiglie e i malati.

Due mesi fa è arrivata SUOR MEHEREt (che significa Mi-sericordia): sta annusando la nostra aria e sta incontrando le varie realtà, grazie anche al Signore per il suo “sì” a venire qui da noi e per i servizi che compirà nelle nostre comu-nità, da settembre sarà inse-gnante alla Scuola Materna di Chiesanuova.

SUOR FRANCESCALEtCHIDAN (Alleanza) che come sorella maggiore coordina la comunità, dona la catechesi ai bambini di seconda elementare, incon-tra famiglie e malati ed ora, da qualche settimana, è an-che “patentata”.

SUOR BRICtI (Benedetta) presta servizio presso la co-munità famigliare che accoglie minori “Il Giardino di Hana” in Via Filzi, segue i gruppi dei giovani, la liturgia, incontra fa-miglie e malati.

Ancora una bellissima sor-presa: le famiglie Grandin e Michielin di Musile hanno re-staurato a loro spese la statua di MARIA BAMBINA che era da tanti anni nella soffitta del-la sacrestia dopo essere stata dalle Suore nel vecchio Asilo “Sicher”. Grazie con tutto il cuore e, per chi volesse pre-gare e affidare i propri cari a Maria Bambina, può andare nella cappellina delle suore.

Page 7: Emmaus Giugno 2013

7giugno 2013

UNA NOttE IN CAMMINO“Il pellegrino è colui che abbandona per qualche tempo la sicurezza e le comodità della sua casa e si mette in cammino. Compie una sorta di rottura con il proprio ambiente e, bisaccia in spalla e bastone in mano, percorre il ciglio della strada. La bisaccia del pellegrino è il suo cuore...”.

IL SENSO DI UN PELLEgRINAggIOPer comprendere il senso del pellegri-naggio, lascio la parola a mons. Ro-meo Maggioni: “Il pellegrinaggio nella vita dell’uomo viene da lontano: ha radici profonde nel suo essere e nella sua storia.Ha radici nella sua dimensione psi-cologica ed esistenziale. L’uomo è in ricerca, è curioso di sapere e di cono-scere: è pellegrino della verità e della felicità. Il quesito sulla sua identità, sul senso della vita e sul proprio destino lo rendono viator: ricercatore oltre gli

stessi confini umani, aperto all’Asso-luto, con la voglia di possederlo e di-venire simile a Lui.Ma a questa ricerca - non sempre positiva e vera - un giorno ha voluto affiancarsi Dio stesso per guidare, purificare, elevare, indirizzare al pun-to giusto la ricerca dell’uomo verso il mistero. E’ la vicenda storica di Israele trasmessaci dalla Bibbia, dove si narra l’esporsi graduale di Dio nella vicenda umana, per manifestarsi e comunicar-si, fino a rendersi visibile fisicamente in Gesù di Nazaret, rivelazione piena di Dio e del progetto di uomo creato da Dio. E’ il pellegrinaggio di Dio verso l’uomo che precede e sollecita come risposta il pellegrinaggio della fede dell’uomo verso Dio. “Dio s’è fatto uno di noi per fare ognuno di noi uno di Lui” (sant’Ireneo).Creati, predestinati, strutturati quali fi-gli di Dio come l’Unigenito, è iscritto in noi il bisogno di Dio, impastati come siamo di divino, col destino e il desi-derio profondo di divenirne eredi. Qui

si fonda la sete di Dio, incancellabile, che arde in ogni uomo e che lo spinge alla sua ricerca e al suo possesso. Più precisamente parliamo di “nostalgia” perché è ritorno e scoperta di una sua radice lontana”.

LE NOStRE ULtIME ESPERIENZE…Anche noi della collaborazione ab-biamo provato a fare esperienza di questo camminare, per rientrare in noi stessi, e attraversare la notte, che ha molteplici significati, assieme al nostro Signore Gesù Cristo e ad altri

amici e amiche. Sono state fatte due esperienze: la not-te tra il 27 ed il 28 aprile con gli adole-scenti e i loro edu-catori e la notte tra il 17 ed il 18 maggio con i giovani e i gio-vani-adulti. Nella pri-ma esperienza siamo partiti da Musile sulle 22.45 dopo un in-contro-testimonianza

con Elena e Tommaso, una coppia di sposi che annunciano Gesù Cri-sto per strada, incontrando il “po-polo della notte”. Dopo una sosta a Millepertiche con la testimonianza di Alem Saidi, siamo giunti verso le 3.15 al Santuario di Marteggia, dove si venera la Madonna pellegrina. Ci siamo affidati a lei e poi sulle 4.00 ognuno era a letto.La seconda esperienza è stata vis-suta da Torre di Fine a Caorle. Anche qui abbiamo iniziato con delle testi-monianze di due suore e una coppia di sposi su cosa significa con-cretamente per loro vivere da consacrati e da sposi sotto l’azio-ne dello Spirito Santo. Sulle 24.00 abbiamo iniziato a camminare per giungere alla Ma-donna dell’angelo a Caorle in spiaggia sul-le 6.00. Qui abbiamo

celebrato l’eucaristia, con Maria, nel cenacolo, in attesa di una rinnovata effusione di Spirito Santo che ci è giunta il giorno seguente, Penteco-ste. Il cammino è stato interessante, lo sentiamo da Adele e Chiara che han-no partecipato alla prima camminata: “è stata un’esperienza che ci ha aiuta-to a riflettere e a provare ad ascoltar-ci anche quando la stanchezza aveva la meglio su di noi. Le testimonianze sono state interessanti e certamente la finale è stata la più bella perché pie-na di gesti simbolici molto forti”. Una cosa mi va di sottolineare. L’impressione è che queste espe-rienze siano state benedette dal Signore. Pochi minuti prima di parti-re attorno a noi pioggia e fulmini. La sorpresa è stata che per tutto il cam-mino la pioggia non ci ha disturbato, e addirittura nella seconda esperienza il cielo si è aperto donandoci un’alba contemplativa. Quando succedo-no queste cose probabilmente il Signore desidera distribuire gra-zie particolari durante l’esperienza stessa…e credo l’abbia fatto; a noi saperle riconoscere e accogliere.

don Michele

Page 8: Emmaus Giugno 2013

8 giugno 2013

VEgLIA DI PENtECOStE A PASSARELLA Nella tradizione giudaica la Pentecoste era la festa che segnava l’inizio della mietitura del grano (cf. Lv 23, 15-16) e si riallacciava all’Alleanza del Sinai: il Signore aveva scelto quel giorno per promulgare la Legge ed effondere il suo Spirito nel cuore dei suoi fedeli. Per noi cristiani la Pentecoste, cin-quantesimo giorno dopo la Risurre-zione, è il giorno della pienezza della Pasqua, contrassegnato dall’evento dell’effusione dello Spirito Santo (cf. At.2, 1-3) e dal battesimo della Chie-sa nascente. La veglia che precede la Pentecoste c’introduce e ci aiuta ad accogliere e invocare lo Spirito San-to, Dono del Padre che riempiendoci del suo Amore ci trasforma in testi-moni autentici della verità, della vita e dell’amore.Durante la veglia di sabato 18 maggio a Passarella è stato facile pregare, cantare ed invocare lo Spirito Santo. Spontaneamente e in un cli-ma sereno, concentrato e intenso siamo stati aiutati a sentirLo realmente vicino e presente nella nostra vita.La liturgia di quella “notte magica” è stata curata nei mini-mi dettagli proprio per facilitarci ad entrare nel clima giu-sto, per apprezzare ed accogliere al meglio questo dono, con meditazioni chiare e brevi che hanno accompagnato i vari segni proposti.Particolarmente toccante è stata la testimonianza di Luca, che dopo aver vissuto all’insegna della trasgres-sione, aver sperimentato la droga, il carcere, tante prove

negative e aver voluto vivere fuori degli schemi conven-zionali per cercare uno “sballo” che si è rivelato fatuo, ha

incontrato il Signore attraverso una casuale lettura di un brano del Van-gelo, cosa che non faceva mai, e ha sentito il bisogno di chiedere aiuto ad un sacerdote. Ha aperto il suo cuore allo Spirito Santo ed ora che riesce a cogliere la Luce Vera si rende conto che prima ciò che faceva lo rendeva felice, ma solo per pochissimo tem-po. Ora l’amore del Signore gli riem-pie il cuore di una felicità duratura che lo fa vivere serenamente e con il desiderio di comunicare agli altri quello che sta provando, per condi-videre questo grande Dono scoperto da poco.

“GraziE LUCa PEr La TUa TESTiMonianza...”

Grande contributo a questa veglia è stato dato anche dal coro composto dalle varie corali della collaborazione che hanno accompagnato e guidato ogni momento, ogni se-gno, ogni meditazione con discrezione e professionalità. Non si riusciva ad ascoltare solamente, ma veniva spon-taneo cantare e pregare. Grazie.Grazie a don Michele, ai sacerdoti e a tutte le persone che in mille modi hanno contribuito a farci partecipare a questa veglia aiutandoci a vivere intensamente un modo personale e comunitario di pregare.

Emanuela Fortunato

CONCERtO DELLE PALMEDELLA NOStRA COLLABORAZIONEDomenica 24 marzo scorso si è svolto in Chiesa a Musile il Con-certo delle Palme, a cui hanno partecipato le corali delle sei parrocchie della nostra Collaborazione. E’ stato un momento significativo di meditazione (aiutati dalle parole di Papa Emeri-to Benedetto e Papa Francesco) e di preghiera con tanti canti eseguiti… con il cuore. Grazie a tutte le corali che con un vero stile di servizio continuano il loro grande compito di rendere le nostre liturgie più vive e partecipi.

EmmausPeriodico bimestrale delle parrocchie di Musile di Piave,

Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, Santa Maria di Piave e Caposile.

Direttore Responsabile: Dino Boffo - Via Amalfi, 41 - TV

Direzione e Redazione: Piazza Libertà, 1 - Musile di Piave - VE

Registrazione al Tribunale di Venezia n. 884 del 21.03.1987

Stampa: Tipografia COLORAMA: San Donà di Piave - VE - Tel. 0421.40225

Hanno collaborato a questo numero di Emmaus:La redazione di Emmaus, Barbara Fornasier, Federico Contarin,

Adalberta Contarin, Emanuela Fortunato, Vittorina Mazzon, il direttivo “Come gocce nel mare”, P. Stefano Moino, Stefania Pellizzari,

Catechiste e ragazzi della Collaboazione, Emanuela Meneghel, Anna Scappatura, Amici di Lanfranco, Alcuni amici di Lazzaretto,

Susanna Paulon, Luisa Cardinali, A.S.D. Millepertiche, la Carovana dei sogni, Maria Teresa Mengo, Andrea Zelio, Elisa Montagner, Laura Scabbio,

Diana Sgnaolin, don Saverio, don Flavio, don Michele. Disegni di Andrea Zelio.

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9giugno 2013

INCONtRO FEStOSO CON IL SACRAMENtO DELL’UNZIONEDomenica 12 maggio, nella solen-nità della festa dell’Ascensione, le parrocchie della collaborazione si sono riunite per celebrare il sacra-mento dell’Unzione degli Infermi. La Santa Messa del pomeriggio è stata presieduta dal Mons. Lino Cusinato venuto da Treviso, per portare la sua testimonianza di pastore della Chie-sa e il servizio verso coloro che vengono a trovarsi nella difficoltà della vecchiaia e della malattia. Nell’omelia Mons. Cu-sinato ha approfondito il valore del sacramen-to dell’unzione, sensi-bilizzando l’assemblea sul significato del rito con il quale il soffe-rente riceve la grazia di vivere con fortez-za e speranza il suo momento di prova. In particolare Mons. Lino si è soffermato sulla lettera di San Giacomo nella quale l’apostolo invita coloro che vivono nella sofferenza, a rivolgersi ai pre-sbiteri della Chiesa affinché invo-chino il Signore per la grazia della Spirito Santo attraverso la preghiera e l’unzione con l’olio degli infermi.

In esso si manifesta il carattere di un “miracolo vivente” attraverso il qua-le avviene l’incontro concreto con Gesù Cristo che non abbandona ma consola e conforta, accompa-gnandoci nel pellegrinaggio terreno.

nel rito del settimo sacramento, il sacerdote compie sul malato due gesti fondamentali: l’imposizione delle mani a significare tutto l’agi-re umano, pensiero e azione; se-gue la Santa Unzione sulla fronte e sui palmi delle mani per ottene-

re la grazia dello Spirito ed il sol-lievo. L’unzione degli infermi non è soltanto il sacramento di coloro che sono in fin di vita, ma è soprattutto un dono di Dio per i vivi perché là, dove c’è sofferenza, c’è la preghiera

e totale affidamento al Signore. Tra le nume-rose persone che non hanno potuto parteci-pare alla celebrazione e che hanno ricevuto il conforto della visita dei nostri sacerdoti, riporto la trepidazione di una anziana signo-ra che con gioiosa riconoscenza ha ma-nifestato la propria emozione nel sentirsi ascoltata e accarez-zata dall’incontro con il Signore nella sua casa. Nonostante le difficoltà della condi-zione ha ardentemen-te desiderato offrire le sue sofferenze e la sua preghiera per il bene

della Chiesa e dell’umanità. Parole semplici ma di grande esempio per tutti coloro che hanno la grazia di vivere in salute nella pienezza della loro vita.

Elisa Montagner

La nuova onlus “CoME GoCCE nEL MarE” e ha cominciato ad es-sere operativa ed ha mosso i primi «im-portanti» passi. Sabato 4 e Dome-

nica 5 maggio si è svolta la prima raccolta di «ferro» multi-parrocchiale nelle Parrocchie di Croce, Milleperti-che e Musile mentre nella Parrochia di Chiesanuova, per esigenze logistiche, la raccolta si è svolta sabato 18 e domenica 19 maggio.Essendo la prima volta che più parrocchie si riunivano

per effettuare la raccolta in un unico week-end si è reso necessario un notevole sforzo organizzativo e di coordi-namento che è stato premiato dal buon esito e dai risul-tati della raccolta. Vi è stata una generosa partecipazio-ne di soci e simpatizzanti ed è stato un bel momento di aggregazione tra i volontari nel quale si è fatto anche tesoro per migliorare gli aspetti organizzativi nelle future raccolte. Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipa-to, fornito i mezzi e si sono prodigati per il buon esito della raccolta. Ringraziamo inoltre tutte le persone che hanno offerto il «ferro» dimostrando sensibilità verso questa iniziativa. grazie a tutti.

il direttivo di «Come goCCe nel mare»

Primi passi per la nuova associazione COME gOCCE NEL MARE onlus

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10 giugno 2013

DON StEFANO CI SALUtA“Cari amici,Sono arrivato con le stampelle, trabballante e non dimentico i vostri amorosi sguardi nell’accompagnarmi a fare i gradini dell’altare. Porto dentro di me la vostra acco-glienza e simpatia che é stata di molto aiuto nel vivere questo tempo particolare del-la mia vita. Mi avete aiutato a sentirmi utile, ma soprattutto mi avete permesso a con-tinuare ad assaporare l’essere prete in mezzo alla gente. Nello stare con voi ho fatto tesoro di molte cose. La vostra seria testimonianza come cristiani nell’essere uomini e donne di fede dentro le vicende quotidiane della vita, il vostro stile partecipato e profondo nelle liturgie e nelle proposte formative, il vostro desiderio nel cercare di percorrere un cammino comune con le varie comunita’, La vostra liberta’ e saggezza nell’accogliere noi sacerdoti ognuno con le nostre storie e colori. Grazie delle vostre fedeli e silenziose preghiere. E come posso non dimenticare l’accoglienza vivace e fraterna di Don Michele, Don Saverio, Don Flavio e Don Eros....e di tutti e tutte coloro che mi hanno voluto bene in quella pazza e vitale canonica. Mi avete fatto sentire a casa. Questi mesi condivisi con tutti voi sono stati un dono di Dio. Grazie di cuore, uniti nella preghiera... Oltre ogni Confine” p. Stefano Moino

P.S.: anche noi ringraziamo don Stefano per la preziosa collaborazione e per la testimonianza nel tempo della sofferenza. a lui auguriamo buon viaggio e buon annuncio del Vangelo a Manaus in Brasile.

“UNO DI NOI,,“Qualunque cosa avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me.”

Domenica 12 maggio scorso, in concomitanza con la Mar-cia per la Vita, svoltasi a Roma con un’affluenza di par-tecipazione di ben 40mila persone, in diverse parrocchie

d’Italia i fedeli sono stati invitati a riflettere ed ade-rire all’iniziativa europea a tutela dell’embrione fir-mando la petizione “uno di noi”. L’iniziativa, so-stenuta dal Movimento per la Vita e in modo uf-ficioso dalla chiesa italia-na tramite le associazioni laicali e una martellante

campagna di Avvenire, si auspica attraverso la raccolta di un milione di firme europee, di bloccare quei fondi, e sono parecchi, destinati alle sperimentazioni sugli em-brioni umani. Tutto ciò è reso possibile grazie al Trattato di Lisbona, che prevede, se verrà raggiunta la quota di fir-me richiesta, l’obbligo alla Commissione europea di dare una risposta entro tre mesi a quanto richiesto: “Estendere la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento e cioè far riconoscere a livello europeo i diritti dell’embrione.E’ sempre bene ricordare che l’embrione non è un puro e semplice insieme di cellule, un semplice tessuto, ma una vita vera e propria e come tale va tutelata e garantita. Come il seme fecondato e protetto dalla madre terra, ger-moglia, cresce e diventa un bellissimo fiore così l’embrione è una vita che diverrà poco per volta un bimbo, un ragazzo, un giovane, un adulto …. cioè “ UNO DI NOI”. Nella nostra quotidianità siamo bersagliati da tante notizie, scoop, gos-

sip, dibatti vari su temi che ci riguardano; una moltitudine di favelle, belle frasi, mezze parole, immagini, che attirano la nostra attenzione, cavalcano le onde del nostro meditare e ci interrogano chiedendoci di prendere delle posizioni. Si sente tanto parlare di difesa dei diritti umani, dell’ugua-glianza di tutti gli esseri umani (obiettivo non solo religioso ma anche laico), di difesa della vita dell’uomo … ma forse ci si dimentica che la vita non ha inizio quando uno nasce bensì nel momento del suo concepimento: in quel “ma-gico istante” ha inizio una vita e come tale va garantita e tutelata poiché è “uno di noi”. Il vociferare, lo schiamazza-re, il fracasso di parole dei mass media, che giornalmente bombarda il nostro intimo pensare, ci fuorvia dal riflettere su ciò e spesso quegli eventi che promuovono e tengono viva l’attenzione su questa tematica vengono minimizza-ti e poco enfatizzati. Il rumore de “La marcia della vita”, tenutasi per la prima volta in Italia nel 2011 a Desenzano e per i due anni successivi a Roma, la petizione “Uno di noi”, le iniziative promosse dal Movimento per la Vita e da altri organismi/gruppi paritari e quant’altro parla di “ugua-glianza di tutti gli esseri umani e di diritto alla vita”, sono lo spunto per risintonizzare il nostro ascoltare, stimolare, solleticare la nostra attenzione e riflessione al fine di man-tenere vivo l’interesse di tutti su un tema così importante quale “il rispetto della vita umana sin dal momento del suo concepimento”. E’ necessario moltiplicare le energie per vincere quel “silenzio” che a volte qualcun altro tende ad avvolgere attorno a questi temi; è doveroso, come perso-ne e come cristiani, riflettere e lasciarsi stimolare da tutto ciò perché “qualunque cosa avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me.”

Laura Scabbio

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11giugno 2013

UNA gIORNAtA DI RItIRO DA FR. MORENO.... In questo quinto anno di percor-so Bibbia abbiamo letto il Vangelo di Luca, sempre guidati da don Saverio e, in alcuni incontri, accompagnati da Fratel Moreno, originario di Musile, monaco eremita legato alla Comu-nità di Bose, e voce narrante ormai amica.In particolare, l’incontro di sabato 23 marzo 2013, vigilia della Domenica delle Palme, dedicato alla lettura e al commento della Passione di Gesù, l’abbiamo vissuto presso il “Piccolo Eremo” dove Fratel Moreno vive, a Castiglione delle Stiviere (Mantova).Partiti in pullman il sabato mattina presto, sentivamo il richiamo e la cu-riosità di essere ospiti per un giorno in un luogo piccolo, in-timo, semplice, in un’atmosfera di pace e silenzio. Per modo di dire… conoscendo Moreno Pol-lon e il suo travolgente entusia-smo nelle relazioni umane e nel racconto della Parola con pro-fonda passione, calore e colore!E così è stata l’accoglienza che ci ha riservato appena arriva-ti all’Eremo Santa Maria della Rosa, o della Ghisiola: un pen-tolone di cioccolata calda, focaccia e biscotti, offerti nell’impeccabile giardino curato da lui stesso. Erba appena rasata, fiori colorati, tre alberi ben saldi che sembravano attendere la primavera, un rassicurante sem-preverde, un pozzo, una panca, una croce…All’ingresso della foresteria, dove Moreno mette a disposizione i frut-ti del lavoro suo o di altri confratelli (marmellate, cioccolate, olio, tisane, birra, ecc…), alcuni libri ed altri pic-coli oggetti. Mi colpisce, appesa al muro, una cornice ad arco con il suo benvenuto mano-scritto:“Amico ospite o pellegrino, sei venuto per tanti motivi: forse cerchi un luogo in disparte per riposare, una collina per pregare, un luogo di ascolto della Parola di Dio, o forse desideri condi-videre un po’ di tempo in amicizia, un pasto assieme… Ti invito, mentre sei qui: abbandona la preoccupazioni, trasformale in sollecitudine e perse-gui la pace. Cerca di vivere riconci-

liato. Approfitta di questo tempo per ascoltare l’altro, per confrontarti, per ascoltare il tuo cuore e il sussurro di Dio…”Ed eccoci nella chiesetta, un picco-lo altare in legno, una candela acce-sa, un’immagine della Madonna con Gesù Bambino, un crocifisso; e noi seduti con la nostra Bibbia in mano.Moreno, indossata una bianca tuni-ca, inizia a guidarci nella lettura e nel-la riflessione.La Passione di Gesù secondo il Vangelo di Luca (cap. 22-23) Satana ritorna con le sue tentazio-ni, non solo di Gesù, ma anche dei suoi discepoli… di ciascuno di noi. Il

primo a tradire Gesù è Giuda, deluso perché avrebbe voluto un Gesù vit-torioso, un re armato e potente, non un amico dei peccatori, degli ultimi, dei poveri. Giuda è “uno dei dodici”, che hanno lasciato tutto per segui-re Gesù e ora siedono a tavola con Lui per mangiare la Pasqua insieme. E proprio durante la cena pasquale, quando Gesù anticipa con gesti e parole (la prima Eucarestia) ciò che gli sarebbe accaduto a breve, il libero dono della sua vita nella sofferenza estrema, i discepoli mostrano di ce-dere alle tentazioni.Giuda per primo, ma anche gli altri commensali cominciano a litigare per sapere “chi di essi poteva esse-re considerato il più grande”. Anche Pietro, la roccia: Gesù prega non perché Pietro non lo tradisca, rinne-gandolo tre volte, ma perché cada, si rialzi e torni a confermare gli altri nella fede. Gesù prega al monte degli Ulivi e invita anche i suoi discepoli a pre-gare per non entrare in tentazione.

I discepoli cedono, mentre Gesù “en-tra in agonia” e ci testimonia come la preghiera sia una lotta spirituale che richiede forza, impegno, ascesi, ma anche una regola, un metodo, una fedeltà a Dio. Gesù resta fede-le al Padre nella sua Passione, nella sofferenza e nel dolore fisico, così stremato da aver bisogno dell’aiuto di qualcuno per portare la sua croce: il Cireneo, che si trovava lì per caso e si mette al servizio del bisognoso, condividendone la fatica.

Quanti spunti di riflessione per cia-scuno di noi…Gesù accetta fedelmente la volon-

tà di Dio, nonostante le ultime tentazioni mentre è appeso alla croce. Dalla croce invoca il per-dono per i suoi persecutori e si affida a Dio. Uno dei due ladro-ni crocifisso con Lui è l’unico che nel vangelo di Luca chiama Gesù per nome. Gesù che si-gnifica “Dio salva”. Gesù che gli promette: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Gesù che testimonia con la sua morte e risurrezione come l’amore sia più forte della

morte.

Grazie a Moreno per averci racconta-to la Passione di Gesù secondo Luca come se anche noi fossimo nella sto-ria, 2000 anni fa come ora: sedotti dalle continue tentazioni della nostra vita, appesi a qualche croce, disponi-bili a condividere la croce del nostro prossimo. Discepoli che si allontana-no ma che sanno anche tornare, ri-chiamati dall’amore di Dio.

Nella chiesetta illuminata da piccole candele abbiamo recitato e cantato i Vespri insieme a Moreno nel pome-riggio.Al termine della giornata, in cui non è mancata una piacevole pausa in piz-zeria e un po’ di shopping tra i pro-dotti di Moreno, siamo rientrati verso casa con la ricchezza che deriva dal-la condivisione e nel cuore le emo-zioni che l’esperienza all’eremo ci ha regalato: “Pace e Gioia”.

Maria Teresa Mengo

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12 giugno 2013

UN POMERIggIO A SANtA gIUStINADomenica 19 maggio con il pel-legrinaggio all’Abbazia di Santa Giustina a Padova si è concluso il percorso di lettura continuata di un libro della Bibbia che quest’an-no aveva come tema “Resta con noi perché si fa sera” – Lettura continuata e commento del Van-gelo di Luca.A dire il vero la mez-za giornata nella città patavina, che ha coin-volto una cinquantina di persone, potrebbe considerarsi un anel-lo di congiunzione tra il cammino iniziato nel novembre scorso e conclusosi ad apri-le ed il percorso pre-visto per il prossimo anno che dovrebbe, come dice don Save-rio, a Dio piacendo, vertere sul Libro de-gli Atti degli Apostoli – anch’essi opera di San Luca.Ma perché proprio Santa Giusti-na? E’ presto detto. Infatti l’Abba-zia è legata all’Evangelista Luca: secondo una antica tradizione l’evangelista Luca, originario di Antiochia di Siria e morto ad 84 anni sarebbe stato sepolto nella città di Tebe e le sue ossa furo-no trasportate a Costantinopoli nella Basilica dei Dodici Apostoli; poi però nel Medioevo, nell’area cimiteriale di Prato della Valle vi-cino a Santa Giustina, si susse-guirono una serie di ritrovamenti di santi tra i quali si ricorda quello del 1177: fenomeni miracolosi, la scoperta di un titulus (cioè iscri-zione con il nome) ed il simbolo di 3 vitelli presenti nella cassa del-le spoglie portò alla certificazione che si trattasse del corpo dell’e-vangelista Luca.Ad accompagnarci nella visita alla Basilica, che con i suoi 118,5 m di lunghezza e 82 m di larghezza è una delle più grandi della cristia-nità, è il monaco benedettino don Giulio. Il monaco per circa due

ore (due ore volate) ci racconta, ci spiega passando da spiegazioni religiose a spiegazioni storico-artistiche non dimenticando di soffermarsi a raccontare come vi-vono i monaci e come la loro gior-nata sia scandita dalla preghiera comune.

E’ innegabile che la sosta presso l’arca che ospita le reliquie dell’E-vangelista, sia stata quella più carica di significato; l’arca è com-posta in marmo serpentino e mar-mo veronese ed è arricchita da otto riquadri in alabastro scolpiti ad altorilievo raffiguranti angeli e simbologie legate al santo, pure raffigurato intento alla scrittura. Il tutto poggia su due colonne di granito e due colonne d’alabastro mentre al centro è posto un so-stegno in marmo greco, raffigu-rante angeli.Credo sia interessan-te un passaggio fatto da don Giulio proprio in questa parte della basilica: i luoghi santi così come le reliquie hanno sempre desta-to molto interesse, quasi come se l’iden-tificare esattamente il luogo in cui è avvenu-to un fatto o, come in questo caso, avere la certezza matematica che le ossa contenute

in quell’arca siano proprio dell’e-vangelista cambi le cose; in re-altà cosa cambia se il luogo dove è nato Gesù è mezzo metro più in là da dove viene indicato ai pelle-grini che si recano in Terra Santa? O a cosa serve avere la certezza matematica che proprio quelle

ossa siano quelle di un dato personaggio? … come dice don Giu-lio “non è importante l’osso bensì quello che quell’osso richiama!”

Il pomeriggio a Santa Giustina si è concluso con la preghiera dei Ve-spri Solenni di Penteco-ste assieme ai monaci. I partecipanti al breve pellegrinaggio, soprat-tutto quelli di Musile di Piave, hanno ricevuto un regalo molto par-

ticolare: tra le persone presenti nella Basilica per i Vespri c’era una suora dal volto conosciuto ed alla quale molti degli abitanti di Musile sono assai legati: Suor Cesira, la suora che per tanti anni ha “lavorato” in asilo e che per anni, durante l’estate, accoglieva le bambine per quello che pos-siamo definire il primo germoglio di grest. Concludo queste poche righe porgendovi i saluti di quella che per tanti anni è stata la suora di Musile.

Barbara Fornasier

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13giugno 2013

Se, scavando nei nostri ricordi, pen-siamo ai nostri incontri di catechi-smo, troveremo quasi sicuramente in un angolino qualche memoria. Maga-ri qualcosa che abbiamo fatto come colorare delle scene della vita di Gesù, l’immagine di qualche santo, un libricino di catechismo, o forse un volto di un catechista che ci ha ac-compagnato per qualche anno. Op-pure, talvolta, ricordiamo la figura del sacerdote che, quasi con un ruolo da “preside”, sovrintendeva alle attività e agli incontri.Era molto somigliante alla scuola e, talvolta, accadeva anche di avere as-segnati dei compiti per casa.Tutto questo non è molto cambiato, (sebbene il ruolo di guida del sacer-dote venga svolto in modo diverso), basta aver parlato coi nostri figli di cosa fanno durante l’ora di catechi-smo oppure aver dato uno sguardo al loro quaderno.Possiamo dire che è stato così fino all’inizio di quest’anno: sì, perché il sistema del doppione della scuola ha i suoi limiti e soffre soprattutto per-chè non riesce a catturare l’attenzio-ne dei ragazzi in modo da diventare incontro fruttuoso per il loro cammi-no di fede. Noi catechiste lo abbia-mo avvertito da un po’ e così, dopo attenta riflessione e confronto con le segnalazioni pervenute in diocesi, dai sacerdoti della Collaborazione ci sono state fatte molteplici proposte: innanzitutto, vi è stato l’incontro con

don Gerardo Giacometti, il direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano, che ci ha illustrato i nuovi percorsi per i vari anni, spiegando in quale modo si vorrebbe attuare il cambiamento

più importante, ovvero il passaggio da CATECHISMO (più assimilabile agli schemi scolastici) a CATECHESI (incontri, non lezioni, volti a stimola-re i bambini/ragazzi nell’incontro con Gesù). Senza quindi fare cambia-menti traumatici e senza voler nulla togliere ai contenuti, che sono tutto-ra validi e attuali, la grande differen-za che si vuole attuare in un arco di tempo ragionevole (qualche anno), è la descolarizzazione del catechismo e il passaggio alla catechesi. Non si tratta più di dare un messaggio im-posto e obbligato, bensì vorremmo positivamente contagiare i nostri figli a desiderare un incontro con Gesù. Abbiamo quindi avuto l’opportunità (per chi di noi ha potuto) di formarci alla Scuola Nazionale per Formatori all’Evangelizzazione e Catechesi, in-contro di dieci giorni a Siusi; all’in-terno della nostra Collaborazione vi

sono stati due incontri rivolti a noi catechiste con Suor Giancarla Bar-bon, docente della Scuola Nazionale sopra menzionata e direttrice respon-sabile del mensile “Evangelizzare”, che in modo molto semplice e diretto ci ha aiutato a capire come attuare alcune modifiche nei messaggi che vorremmo trasmettere ai bambini/ragazzi, dandoci un aiuto ed esempi concreti.Pensando ai genitori e cercando di dare risposte alle loro difficoltà nel vi-vere e trasmettere la fede in famiglia, sono stati strutturati tre incontri-la-boratorio di domenica mattina con la sig.ra Teresa Stimamiglio, un’altra collaboratrice della Scuola e respon-sabile della formazione degli adulti nella diocesi di Padova; la risposta è

stata positiva e chi ha partecipato ha potuto mettersi in gioco, scambian-do esperienze e difficoltà, ricevendo positività, comprensione e magari anche qualche dritta.Nei nuovi percorsi (per ogni anno uno nuovo, eccetto che per i bambini di quinta elementare, ancora in fase di sviluppo), le novità sono state mol-te e non è stato facile metterle tutte in atto; possiamo dire che general-mente, nei vari anni, si è cercato di mettere in risalto le figure importanti che possono illuminarci come guide (alcuni santi dei nostri tempi, come Madre Teresa, oppure vissuti in citta-dine molto vicine, ad esempio Maria Bertilla Boscardin o il Vescovo Gia-cinto Longhin). Un ruolo importante è stato gioca-to dai segni/testimonianza, parte predominante in tutti i percorsi: il ri-scontro è stato pressoché immediato perché abbiamo potuto constatare come una testimonianza lasci una memoria decisa sia nei bambini che nei ragazzi molto più di quanto possa fare una lezione teorica. Così è stato anche per le visite al Piccolo Rifugio, il pellegrinaggio a piedi, le dramma-tizzazioni degli eventi chiave del per-corso annuale, ecc.Per i bambini più piccoli (seconda elementare), i percorsi sono molto giocosi, sono stati pensati per inviare un messaggio legandolo ad un gio-co ricordandoci che, come ha detto Gesù, dobbiamo tornare piccoli se vogliamo entrare nel regno dei cieli e che il suo messaggio è di gioia, pace e amore. Credo che tutto questo abbia delle radici profonde, ma che in qualche

CAtECHISMO O …CAtECHESI?Una nuova via per mettere radici di fede

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14 giugno 2013

modo si sia reso più necessario e urgente con i grandi cambiamenti sociali degli ultimi anni e soprat-tutto da quando i nostri figli stan-no diventando lo specchio di una indifferenza religiosa sempre più diffusa tra noi adulti. Mi sembra anche che il cambiamento che ci auguriamo e per il quale stiamo lavorando sia un po’ l’attuazio-ne del passaggio da discepolo, cioè colui che ascolta e impara, all’apostolo, cioè l’inviato, colui che, dopo aver ascoltato e imparato, met-te in pratica.E’ una meta molto ambiziosa e, an-che se può sembrare anacronistica, è invece quella che può indurre a fare

un salto di qualità nella fede, a dare una direzione decisa al cammino in-sieme ai nostri figli.Un percorso di cambiamenti appena iniziato dunque, non privo di fatiche e di dubbi da parte nostra, ma che è

accompagnato dalla fiducia in co-loro che lo hanno strutturato pen-sando alle famiglie che cambiano. Non è sicuramente un punto di ar-rivo né tantomeno lo consideriamo fatto e finito, anzi aperto alle mo-difiche continue che si renderanno necessarie in corso d’opera.Ciò che davvero ci auguriamo è che possa diventare il supporto adeguato al cammino che i nostri figli fanno insieme alla famiglia,

visto come punto d’incontro molto sensibile ai cambiamenti epocali e agli stimoli che i nostri figli ricevono. Allora, non resta che augurarci buon cammino insieme!

Stefania Pellizzari

Al termine di questo anno di catechesi, si è deciso di fare una visita alla cattedrale di Treviso e all’antico battistero. I bambini di terza elementare che abbiamo accompagnato, l’hanno definita “gita” ma è stato bello stare con loro, ascoltarli, guardarli, perché la loro at-tenzione, il loro silenzio e il rispetto ascoltando don Luca Vialetto, in quei luoghi preziosi della nostra fede, ci hanno un po’ meravigliati. Si sono poi sfogati mangiando il gelato, camminando per le vie di Treviso, arrivando in seminario per poi ripartire verso casa.

Le catechiste della collaborazione del gruppo di 3° elementare

Sabato 1 giugno con un gruppetto di amici e amiche di IV ele-mentare, accompagnati dalle catechiste e da qualche genitore, siamo andati a Treviso, in Seminario, all’incontro di tutti coloro che nell’anno hanno fatto la Prima Comunione. C’erano circa 1000 bambini!!! Era bello vedere il tempio di San Nicolò pieno di fan-ciulli e fanciulle, intenti a vivere un momento di preghiera davanti a Gesù Eucaristia con un ospite speciale: il nostro Vescovo Gian-franco Agostino. E’ stato interessante perchè ci ha raccontato il giorno della sua Prima Comunione e come ha fatto a sentire la chiamata di Gesù! Alla fine della preghiera e dopo un buon gelato ci aspettavano i giochi, ma, ahimè, ha iniziato a piovere e siamo dovuti rientrare. Ma siccome eravamo carichi di gioia, abbiamo concluso la giornata giocando assieme in oratorio a Musile!!! Esperienza fantastica, da ripetere!!!

don Michele

La terza a treviso

A MAggIO I gRUPPI DI CAtECHESIHANNO VISSUtO DELLE BELLE ESPERIENZE:

La quarta alla giornata eucaristica con il Vescovo

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15giugno 2013

Quest’anno don Michele e le catechiste, hanno organizzato per i ragazzi di seconda media della collaborazione, un pellegrinaggio a piedi da Musile a Croce per concludere l’anno catechistico. Così l’undici Maggio, con un tempo che non preannunciava nulla di buono, siamo partiti con giacca a vento, zaino in spalla e ombrelli alla volta di Croce, dove ci aspettava un momento di preghiera e anche una meritata merenda, preparata con cura dagli amici di Croce, che rin-graziamo. Durante il percorso i più allenati erano sempre in prima fila, don Michele ha sfoggiato le sue doti atletiche, ma tutti hanno fatto la loro parte, specialmente Annachiara, una ragazza che pur infortunata (si era fatta male alla caviglia),

con coraggio è arrivata fino a Croce. È stato un bel momento di condivisione, si sentivano le voci allegre dei ragazzi. Il tutto mi ha fatto pensare al cammino di ogni cristiano, a volte tortuoso, faticoso e fatto d’imprevisti (c’erano molte poz-zanghere e abbiamo anche trovato un cantiere di lavori che abbiamo aggirato), ma rimanendo uniti e aiutandoci a vicenda, tutto viene superato. Ringraziamo Dio per il tempo che, fortunatamente, è stato clemente e ha permesso a tutti i ragazzi di portare le proprie “pietre” in chiesa, con le quali hanno costruito un piccolo muro. Tutti hanno ricevuto in regalo una collanina con un mattone, sim-bolo del nostro essere pietre vive della Chiesa.

Anna Scappatura

Il 17 e il 24 aprile noi ragazzi di terza media di Millepertiche insieme alle nostre catechiste, abbiamo visitato il centro per disabili “Casa Rossa” di Fossalta di Piave. Al primo impatto siamo rimasti un po’ sorpresi perché non eravamo mai stati a contatto con questa realtà molto diversa dalla nostra. All’inizio ci hanno raccontato com’è nata questa struttura e com’è stata gestita nel corso degli anni, poi ci siamo divisi in gruppetti per passare del tempo con i ragazzi: è stato un po’ difficile perché abbiamo dovu-to abbattere il muro di timidezza che avevamo verso di loro che invece erano sicuramente più spontanei e divertenti di noi. Al secondo incontro eravamo più disinvolti e aperti: i maschi hanno giocato a calcio all’aperto e le ragazze hanno chiacchierato e seguito, con gli ospiti, i vari laboratori che si svolgono all’interno. Da questa esperienza abbiamo soprattutto capito che non biso-gna soffermarsi all’aspetto esteriore delle persone ma capire che quello che hanno dentro è molto più bello e vero di tutto il resto. Lo dimostra il fatto che il tempo con loro è passato troppo velocemente! Li ringraziamo per i pome-riggi passati insieme e per aver arricchito i nostri cuori!

I ragazzi di terza media di Millepertiche

La seconda media in “Pellegrinaggio” a Croce

La terza media... per vivere il Servizio

Giovedì 9 maggio, siamo partiti circa settanta ragazzi della quinta elementare della collaborazione per rag-giungere, a Treviso, l’ex ospedale San Leonardo, ora sede universitaria. Nella piazza, dalla pavimentazione creativa, che rispecchia un po’ le diversità di ogni uomo, abbiamo immortalato i nostro ragazzi che hanno con-diviso questo momento di fine anno di catechesi. Nella cappellina, siamo stati ricevuti dalla madre superiora che ha zittito tutti con il suo racconto; affascinante il dono che Dio fece ai medici di quel tempo. Già da bambina,

suor Bertilla andava a Messa con la mamma tutte le mattine e faceva ben sette kilometri a piedi. Crescendo si rese conto ben presto che non sarebbe stata nulla se non avesse portato Dio con se. Diventata suora frequenta un corso di infer-miera a Vicenza con altre consorelle. In quel periodo si insediò nella diocesi di Treviso il vescovo Longhin che visitando l’ospedale si accorse della necessità di personale più professionale. Per questo motivo suor Bertilla arrivò all’ospedale, ma per la sua giovane età, venne assegnate alla cucine, attuale cappellina. Ciò nonostante in caso di bisogno veniva trasferita al reparto di pediatria dove il medico che lei accompagnava la elogiava sempre per la sua preparazione e per la forza che riusciva a dargli nel prendere decisioni importanti per salvare la vita dei bambini malati di difterite. Donna umile, divenne presto esempio per tutte le consorelle. Appena fuori dalla cappellina, chiusa come in una teca, si trova la stanza dove suor Bertilla si spense, il suo letto, l’inginocchiatoio, il lavabo di pietra e tanta tanta vita vissuta pienamente nell’amore, nella carità con devozione, ma soprattutto con fede in Dio Padre. Emanuela Meneghel

La quinta sulle orme di Santa Bertilla

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16 giugno 2013

Prima Confessione10 Marzo 2013

santa Cresima16 Marzo 2013

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17giugno 2013

MUSILE DI PIAVE

Prima Comunione28 Aprile 2013

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18 giugno 2013

A ricordo dell’artista Lanfranco Boem, non più fra noi dal dicembre scorso, è stata allestita, durante l’evento parrocchiale di “Comunità in festa”, la mostra “Segni e Sogni” 40 opere calcografiche; trattasi di un’arte che predilige la tecnica gra-fica al colore. L’artista “abile e di gusto straordinario”, ha partecipa-

to ad importanti mostre collettive e personali dal 1968 al 2012, con in-cisioni, (sapeva incidere le emozio-ni) oltre a pastelli, disegni, fumetti.Delle sue opere, espressione di “Segni e Sogni”, si sono occupati numerosi scrittori e critici con in-teressanti recensioni su quotidiani, riviste, cataloghi. Lanfranco Boem, oltre alle qualità artistiche, era per-sona semplice e generosa; ha colla-borato per diversi anni in redazione del periodico parrocchiale “Incontri e Dialoghi”, ora “Emmaus”, come grafico e vignettista.Molte e diverse sono le testimo-nianze raccolte da persone che l’hanno conosciuto nell’ambito la-vorativo e privato.

Il ritratto che se ne ricava è di uomo riservato, di poche parole, ma cor-diale e soprattutto sincero, dote non trascurabile. Delle sue parole ci si poteva fidare, a volte dosate di ironia pungente, ma che mai sareb-bero passate come un sole o una pioggia.Come spesso si usa dire: ”un ombrello non serve solo per una pioggia” possia-mo rilevare che Lan-franco non era un uomo per una sola stagione, (quella che verosimilmente ci fa più comodo).La sera della presen-tazione della mostra tenuta da Andrea Ze-lio e Leonardo Vec-chiotti, Zelio lo defi-nisce non come un “collega” ma come un amico, con il quale parlare e confrontarsi, rifug-gendo da tutti i convenevoli di for-ma, e da ciò che nascondono.Ma si rivolge a lui anche come Ma-estro, perché, aggiunge, “anche se una persona t’insegna una sola cosa, allora per te diventa un mae-stro” e a lui aveva insegnato la dif-ficile e laboriosa arte dell’incidere.Tanti i ricordi e le immagini legate a Lanfranco che si susseguono, anche dopo la formalità della pre-sentazione. Zelio aggiunge “amava venirmi a trovare al Rifugio Capine-ra. Un giorno stavo bagnando l’or-to con la canna dell’acqua, gliel’ho passata mentre continuavamo a parlare di cose importanti e sempli-

ci, di tutto e di niente. Ad un certo punto Lanfranco dice – E’bello bagnare le piante così, pensa che quand’ero con mio padre questo non era possibile. Le piante dovevano esse-re bagnate con dei sec-chi, versando alla base un po’ d’acqua e facendo poi tutto il giro.Eravamo lì fermi immobili,

quasi a confonderci con gli alberi che ci circondavano, mentre vede-vo in lui una piccola gioia quasi di fanciullo.”Riportiamo a conclusione un bra-no del Prof. Vecchiotti che sem-bra suggellare come in un respiro la passione di Lanfranco per il suo

lavoro e per la vita.“incidere le emozioni, raschiare il fondo dell’anima alla ricerca di felicità nascoste dall’opaco velo della quotidianità, brunire l’espe-rienza lavorativa cadenzandola sul ritmo naturale del paesaggio ve-neto amato sopra ogni cosa, corro-dere il metallo dell’esisten-za per met-tere a nudo il bisogno di libertà d’e-spress ione , graffiare le lastre dell’in-differenza e della superfi-cialità col ma-nifesto intento di rinverdire il meraviglioso mondo dell’artigiana-to artistico: questi i preziosi at-trezzi usati da Lanfranco Boem per dare corpo alle sue originali opere.”

Amici di Lanfranco

“SEgNI E SOgNI” DI LANFRANCO BOEM

MUSILE DI PIAVE

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19giugno 2013

ULtIME NOtIZIE DA LAZZAREttOForse tanti di voi non sono mai entrati nella chiesetta di Lazza-retto in Via Millepertiche… beh, forse è giunto il momento!In questi ultimi mesi c’è stato un gran fermento per il rinnovo del pavimento, dell’altare e dell’impianto elettrico. Qualcuno potrebbe pensare che per le poche volte che viene utilizzata la chiesetta non varrebbe la pena fare dei lavori di restauro: che tristezza… La chiesetta resta per noi un luogo sacro e un luogo di preghie-ra e di ricordi importanti per la nostra, seppur piccola, comu-nità. Celebriamo la messa una volta al mese, alcuni matrimoni, alcuni battesimi e il rosario per i nostri defunti e durante tutto il mese di maggio e la frequentatissima adorazione della notte del 31 dicembre. Non è poca cosa vero?

Vogliamo aggiungere una breve parola per spiegare l’altare: è stato rivestito di calce rasata e nella parte destra è stata realizzata una fessura dorata che sim-boleggia il costato di Gesù, il dono d’amore per ognuno di noi… quell’amore che non è morto ma risorto per sempre. Così quella ferita al costato è d’oro perché ricorda una delle piaghe di Gesù sulla croce ma che proprio per la sua morte in croce ci ha amato, perdonato e salvato. Un grande grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno aiutato con le loro mani (lavorando gratuitamente e nel silenzio) e anche a tutti coloro che hanno dato un contributo per poter abbellire in modo dignitoso la nostra chiesetta. Resta ancora da completare qualcosa (il tetto da ripassare, la grande vetrata da rifare…), restano alcuni debiti, ma con pazienza e con tanta generosità riu-sciremo a rendere la cappellina ancora più bella e dignitosa.

Alcuni amici di Lazzaretto

“Penso che queste tre foto possano essere la spiega-zione di che cos’è la festa della terza età: un’occasione per stare insieme, per dire che ci sei e non vuoi essere dimenticato, che hai ancora molta energia da spende-re, che qualche volta ti senti solo ma alla prima occa-sione di incontro sei di nuovo in pista...”

Susanna Paulon

26 MAggIO: CHE BELLA LA tERZA Età IN FEStA!

MUSILE DI PIAVE

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20 giugno 2013

LE StORIE SIAMO NOI …“… CERCHEREMO UN’ARMONIA … ANCHE SE SIAMO DIVERSI COME DUE gOCCE D’ACQUA.”

tratto da Nulla due volte di Wislawa SzymborskaWislawa Szymborska nata a Kòr-nik nel 1923 e morta a Cracovia nel 2012 è considerata la più importan-te poetessa e saggista polacca de-gli ultimi anni. Oltre ad aver ricevuto numerosi riconoscimenti, nel 1966 è stata premiata con il Nobel.Ed è sullo sfondo della sua poesia “Nulla due volte” che è stata orga-nizzata la terza edizione della fe-sta multietnica “Fratellini e sorel-line d’italia”, il 2 Giugno. Nulla due volte perché, come sot-tolinea il proclama della festa, ognuno di noi è una storia unica, speciale; la vita di ognuno è diver-sa e irripetibile da quella degli altri

con la finalità di vivere in armonia fra di noi qualunque sia il colore della pelle, la lingua, il proprio cre-do, le proprie opinioni politiche e condizioni sociali/personali, spes-so fonti di invidia, disprezzo, guer-re, divisione.“…cercheremo un’armo-nia”: è questo il progetto che oggi condividiamo! abi-tiamo vicini, percorriamo le stesse strade, saliamo sul-le stesso treno, facciamo lo stesso lavoro. le nostre storie, uniche e diverse, si incrociano tutti i giorni, sia che lo vogliamo, sia che non lo vogliamo. la sfida che lanciamo oggi, 2 giugno 2013, a tutti noi, è di cerca-re, scegliere, volere l’armo-

nia: vivere insieme, diversi, e ca-pirci, scambiarci idee e consigli, condividere e raccontare modi e stili di vita, apprezzare le diffe-renze e comunicare.noi siamo tante storie, tante pa-gine di un libro che non riuscire-mo mai a leggere fino alla fine: ogni pagina racconta una storia, tutto il libro racconta il mondo!”

(tratto dal proclama per

Fratellini e Sorelline d’Italia)

In collaborazione con le scuole dell’infanzia e della scuola primaria, ai bambini e ragazzi è stata affidata una fiaba che poi ciascuno ha illu-

strato tramite un disegno con i quali è stato realizzato un grande e bellis-simo libro.La festa ha aperto i battenti alle 11 con diversi e sim-patici laboratori nei quali i bambini e ragazzi hanno sbizzarrito la loro fantasia. Giocan-do con i colori, la manualità e i mez-

zi a disposizione hanno realizzato maschere di animali, tamburi con i vasi, strumenti musicali di vario tipo, mascherine con coriandoli, cappelli, freesby, bottigliette di sale colorato, “sandwich” con il disegno e l’arcobaleno della pace, bandiere

multicolori sulla pace, trucco, ecc... e non dimentichiamoci il laborato-rio sportivo con la pallacanestro e

quello delle storie animate. Tutto questo “gorgoglio” di voci allegre differenti è stato allietato dalle can-zoni della band, che ha suonato e cantato dal vivo, alternate dalla musica etnica del D.J. Il pranzo è stato comunitario ove sono stati condivisi i diversi piatti tipici portati da ognuno. Nel pomeriggio hanno fatto capolino, con il loro spetta-colo di fantamagia, i pagliacci, un vero e proprio mago con i suoi gio-chi di prestigio e a seguire le dan-ze di gruppo eseguite dalle donne e dai ragazzi nigeriani che hanno regalato e condiviso un pezzettino del loro vissuto. Ciascun bambino ha scritto un piccolo pensiero sulla giornata e poi tutti i loro messaggi sono stati liberati in cielo con il lancio dei pal-loncini multicolori, ogni bambino ha ricevuto in regalo un libro di “storie dal mondo”.La festa è poi continuata la sera

con i balli e canti di tre gruppi etnici.Il “proclama” contiene il si-gnificato della giornata; la sola cosa da sottolineare è la semplicità con la quale è sta-ta vissuta e partecipata, me-mori che certe barriere che dividono le persone possono essere abbattute per far spa-zio all’unione: chi meglio dei piccoli ne è maestro?

Laura Scabbio

MUSILE DI PIAVE

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21giugno 2013

I 100 ANNI DI MARIA CASELOttO!Oggi 30 aprile Maria Caselotto compie 100 anni.100 anni sono tantissimi e Maria li ha vissuti tutti “all’ombra del nostro campanile”. Partecipe di una famiglia che, a livelli diversi, è stata sempre in prima linea nella vita attiva della nostra comunità: dal responsabile della musica sacra, al sacrestano tutto fare. Maria vive in questa famiglia con la sua umiltà, la sua preghiera, la sua testimonianza di donna non sposata che dedica alla famiglia di origine il suo tempo e la sua vita.Quanta storia in 100 anni! Maria avrebbe tanto da raccontarci: dalle grandi guerre a come le scoperte della scienza e della tecnica hanno cambiato radicalmente la vita dell’uomo. Ricordiamo, inoltre, che in questi 100 anni Maria ha vissuto l’avvicendarsi di ben 10 pontificati: da Pio X (04/08/1903 – 20/08/1914) all’attuale, in carica, Papa Francesco.Vogliamo avere la speranza, anzi la certezza, che i grandi valori della vita che Maria ha vissuto, sia nella gioia che nel dolore, possano avere ancora oggi il primo posto nella nostra società.Da tutta la comunità auguri, auguri Maria!

Luisa Cardinali

PROgEttI PER LA PARROCCHIA DI MUSILEtutto il ricavato di “comunità in festa” verrà impiegato a sostegno di iniziative concorate precedentemente con il consiglio parrocchiale per gli affari economici (c.p.a.e.).i lavori stabiliti da quest’anno sono:

• modifiche dell’impianto termico dell’oratorio che garantiranno un consistente contenimento dei costi energetici per il riscaldamento.

• rifacimento e messa a norma dell’impianto elettrico della chie-sa che permetterà anche un risparmio sugli attuali costi di gestione.

Auguri MariaAuguri Maria

MUSILE DI PIAVE

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22 giugno 2013

“...Non sono pronto...non ho compreso...ho avuto pau-ra...quando ci troviamo con la catechista disturbiamo così non riusciamo a capire...”Così i bambini hanno scritto dopo aver deciso di rinvia-re la confessione.Anche i genitori hanno scritto la loro:-”Noi genitori ci siamo resi conto che dobbiamo cam-minare assieme ai nostri figli nella fede; solo così riu-sciremo a capire e far capire l’amore grande di Dio per noi.”-”Perché con presunzione mio Signore, ho creduto che bastasse che noi grandi parlassimo e i nostri bambini potessero comprendere, anche senza rivolgersi a loro direttamente”.

E ora che hanno ricevuto questo grande dono,forse non sono ancora riusciti a comprendere tutto, ma as-sieme ai nostri sacerdoti, ai catechisti, ai genitori e alla comunità, scopriranno un po’ per volta l’ AMORE GRANDE CHE IL SIGNORE HA PER OGNUNO DI NOI.

Maria Silvia

Il 17 Marzo 2013 noi ragazzi di terza me-dia di Millepertiche, abbiamo raggiunto una meta importante della nostra vita: il dono dello Spirito Santo. Quel giorno per noi è stato davvero emozionante e siamo riusciti a viverlo intensamente gra-zie al cammino di preparazione durante il quale abbiamo imparato a conoscerci meglio e a superare insieme le difficoltà che abbiamo incontrato. Non vorremmo che questo fosse un punto d’arrivo, ma l’inizio di un cammino da compiere insie-me, continuando a testimoniare la nostra giovane fede. Ci auguriamo che il dono dello Spirito Santo illumini la nostra vita, aiutandoci a compiere sempre le scelte giuste.

I ragazzi della Cresima

In chiesa era palpabile l’emozione per la festa. I bambini, i genitori. Tutta l’assem-blea si è fatta piacevolmente coinvol-gere. Una famiglia di famiglie nel nome di Gesù. Passata la festa, lavate, stira-te e riposte le tuniche, ora è il momento dell’annuncio! Chi ha fatto esperienza di Gesù corra a raccontarlo a tutti. Se sa-premo ascoltare, lo Spirito Santo ci sug-gerirà parole e modi per farlo.Buon annuncio a tutti.

Susanna e Giovanni

MILLEPERTICHE

santa Cresima - 17 Marzo 2013

Prima Comunione21 Aprile 2013

Prima Confessione

13 Aprile 2013

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23giugno 2013

NOVItà... DAL CAMPO DI CALCIO

... E LA DOMENICA? tOMBOLA!

La società sportiva A.S.D. Millepertiche 2012 si è costituita nel giugno 2012 da un gruppo di amici che hanno deciso di dedicare una parte del loro tempo libero al con-cepimento di una squadra di calcio.L’associazione si è affiliata alla Federazione Italiana Giuoco Calcio e al riconoscimen-to ai fini sportivi da parte del C.O.N.I.; non persegue fini di lucro ed è apartitica.

Per la comunità di Millepertiche è la prima volta che una squadra di calcio partecipa al campionato di terza categoria.Scopo di questo gruppo di amici è so-prattutto favorire l’aggregazione di ragazzi con esperien-ze diverse, aiutandoli a perfezionarsi ed integrarsi nel ri-spetto dei valori umani e morali. Si opera in ambito di volontariato, tutti quelli che parte-cipano a questa nobile causa quotidianamente cercano di produrre condizioni sempre più confortevoli agli atleti.L’associazione esprime gratitudine a tutta la comunità di Millepertiche per l’affetto e simpatia dimostrata e auspica che questo si rinnovi anche per la prossima stagione, un grazie di cuore e un caloroso affetto a tutti i parrocchiani.

p. a.s.d. millepertiche 2012il Presidente

È proprio vero che quando si diventa anziani si torna ad essere bambini. Si sente la necessità di stare insieme, di trovarsi, di trascorrere del tem-po magari giocando a carte o a tombola. Se vi capita di passare nei pressi della canonica di Mil-lepertiche nei pomeriggi domenicali, sicuramente sentirete le voci di un gruppetto di signore di una certa età che allegramente passa del tempo pro-prio giocando a carte e a tombola. È un modo per condividere anche i propri pensie-ri (par far quattro ciacoe). Si può sentire anche il profumo di biscotti o di torte fatte in casa per l’o-

ra della merenda. Insomma, tutto viene fatto con gioia e spensieratezza e se non si vince poco importa. Dopo tut-to, ciò che conta è partecipare! (ma se si vince è anche meglio). Anna Scappatura

MILLEPERTICHE

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24 giugno 2013

CHIESANUOVALO SPIRItO FA NUOVE tUttE LE COSE

Il giorno 17 marzo, noi ragazzi di terza media abbiamo ricevuto il sacramento della S. Cresima che ci apre ai doni particolari dello Spirito Santo. Come citato in un discorso di Papa Francesco: “L’azione dello Spirito Santo viene a noi e fa nuove tutte le cose, ci cambia e ci fa restare saldi nella fede.”Per questo ci impegnamo a continuare ad alimentare, testimoniare la nostra fede nel nostro cammino di vita.

I cresimati di Chiesanuova: Giorgia, Angelica, Federica, Nicole, Elena, Sara, Laura, Filippo e Matteo.

“Cari ragazzi sono passati sette anni!! Vi ho visto crescere nel corpo e nello spirito.Abbiamo camminato insieme e raggiunto tappe importanti: Confessione, Eucarestia, Cresima. Continuerete (lo spero) con altri educatori che vi aiuteranno nel vostro cammino di cristiani.Vi auguro che il vostro cuore sia sempre come ora: puro, generoso e innamorato di Gesù.Che lo Spirito Santo vi aiuti a crescere nella fede per testimoniarlo.Un grazie ai vostri genitori che in questi anni mi hanno accompagnata, aiutata e sorretta.Vi porterò sempre nel mio cuore, pregherò e tiferò per voi.”

La vostra catechista Maria

17 MARZO 2013

Page 25: Emmaus Giugno 2013

25giugno 2013

CHIESANUOVA

“sei entrato nel nostro Cuore”“Grazie Gesù che ti sei trasformato in pane e vino per noi, sei entrato nel nostro cuore e noi ti abbiamo accol-to con emozione, gioia, entusiasmo. Noi abbiamo capito che in quel pezzo di pane c’è veramente Qualcuno

di speciale che ci accompagnerà per tutta la vita. Aiutaci a riconoscerti, come hanno fatto i discepoli di Emmaus e insegnaci a spezzare un po’ della nostra vita per gli altri.”

Asia, Gloria, Matilde T, Agnese, Matilde DV, Federico, Stefano,

Leonardo M, Gianmarco, Edoardo,Leonardo F, Luca, Flavio

“Ti ringraziamo Gesù anche noi catechi-ste per il dono di aver accompagnato questi ragazzi al primo incontro con Te nell’Eucarestia e di aver rivissuto con loro, con occhi da bambino, la gioia dell’attesa, lo stupore di fronte alla Tua grandezza e il desiderio di essere capaci di amare come Te.”

Cristina e Maria Teresa5 MAGGIO 2013

PENSIERI DEI BAMBINI DELLA PRIMA CONFESSIONE• Per la verità ho avuto un po’ di paura (sebastiano)• Emozionato e timido! (Carlo)• Mi è piaciuto (Brian)• Ho avuto un po’ di paura perchè era la prima volta,

poi però ero felice di essere vuotato dei miei peccati, non è stato tempo perso, Anzi! (alessandro)

• Avevo un po’ di emozione, non sapevo cosa dire... poi ho capito e mi sono sentito soddisfatto! (Jaco-po)

• E’ stato bello perchè il parroco mi ha detto delle cose interessanti, ed è stato utile per la mia persona. (francesco)

• Mi è piaciuto, non ho perso ma acquistato. (en-rico)

• All’inizio ero imbarazzato, poi mi sono emozio-nato quando ho messo il cuore a Gesù. Mi sono sentito contento perchè ho trovato il coraggio. (luca)

• Ero un po’ impaurito ed emozionato. Poi mi sono sentito tranquillo e leggero per-chè ho sentito l’amore di Dio e il suo perdono. (daniele)

• Avevo un po’ di emozione perchè mi sembrava difficile! Invece è stato bello , è una felicità sentirsi svuotati dei propri peccati. (Veronica)

• Mi è piaciuto! (Jennifer)• Ero un po’ agitata perchè non mi ero ancora preparata benissimo e avevo paura di non dire la verità. Invece

sono riuscita a liberare quello che avevo dentro. Ho capito che è importante che ti liberi del peccato, ho sentito Gesù che mi abbracciava, ho sentito la sua presenza. (syria)

• Mi è piaciuto, ero sereno e dopo la confessione sono stato perdonato. (elia)

Prima Confessione17 Febbraio 2013

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26 giugno 2013

CAPOSILE

Ai bambini abbiamo chiesto cosa hanno provato il giorno della loro Prima Comunione. Ecco cosa hanno scritto:

“Felicità ed emozione perché ho ricevuto il Corpo di Cristo. Gioia perché ogni volta che andavo a Messa avrei voluto fare la Comunione e ora posso riceverla.” (giovanni)

“Timidezza, gioia, emozione, pianto per la felicità e mi sono sentito fortunato perché potevo riceve-re Cristo.” (andrea)

“Un’emozione molto difficile da esprimere per-ché troppo bella. Credo non esistano parole per manifestare la grandezza di questo sacramento.” (riccardo)

“Io ho provato gioia, amore, felicità ma soprat-tutto una sensazione strana, mai provata prima. Calore nel mio cuore per la prima volta e mi sono sentita diversa, quando ho ricevuto Gesù.” (Car-lotta)

“E’ bello perché ho ricevuto Gesù per la prima volta e adesso è sempre con me. Domenica è stato un giorno meraviglioso perché tutti i miei familiari e amici mi hanno visto ricevere Gesù.” (melissa)

“E’ stato meraviglioso, ho provato grande gioia, felicità e batticuore.. Nel ricevere Gesù ero con-tentissima e mi emoziona il pensiero di poterlo ricevere ad ogni Messa.” (nicole)

“Mi sento il cuore pieno di coraggio e di gioia che mi fa cantare l’Alleluia e parlare sempre della Messa.” (thomas)

“Felicità, gioia, emozione, amore, fierezza”. (angelica, omar, Pietro, thomas, tommaso)

PRIMA CONFESSIONE 2013: tEStIMONIANZE DEI BAMBINI

Mentre salivo da don Flavio ero molto emozionato e mi bat-teva forte il cuore. (luca)

Mentre salivo sull’altare ero molto felice ma anche un po’ preoccupato. (thomas)

Quando ho dato il bacio ai miei genitori ero felicissima e anche emozionata. (elena)

Quando ho finito l’Atto di dolore mi sono sentito bene e più buono. (massimilano)

Quando don Flavio mi ha perdonato in nome di Dio, mi sono sentita felice e libera da ogni peccato commesso. (sofia)

Dopo essermi confessato mi sono sentito più libero e pieno di gioia. (Christian)

Quando stavo salendo da don Flavio avevo un po’ di ansia. (Carolina)

Mentre salivo sull’altare ero emozionato e felice. (mattia)

“MI SENtO IL CUORE PIENO DI CORAggIO”

17 Febbraio 2013

28 Aprile 2013

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27giugno 2013

santa Cresima - 17 Marzo 2013

anniversari di matrimonio2 Dicembre 2012

CAPOSILE

Page 28: Emmaus Giugno 2013

28 giugno 2013

PASSARELLA

Prima Confessione

3 Marzo 2013 Prima Comunione28 Aprile 2013

Domenica 17 marzo durante la S. Messa del-le ore 11.00 a Passarella, abbiamo celebrato il Battesimo di 4 bambini in età scolare: tre di loro (Beatrice, Gift e Luca) sono in quarta elementare e assieme ai loro compagni hanno poi celebrato domenica 28 aprile la S. Messa di Prima Comu-nione. Agnese, invece, sorella di Gift, è in se-conda elementare. E’ stato davvero un giorno di festa per la nostra parrocchia e particolarmente emozionante, sia per le loro famiglie, sia per tutti gli altri, in particolare per gli amici dei gruppi di 2° e 4° elementare.

santa Cresima16 Marzo 2013

anniversari di matrimonio8 Dicembre 2012

Page 29: Emmaus Giugno 2013

29giugno 2013

SANTA MARIA DI PIAVE

I NOStRI BAMBINI ALL’INCONtROCON CRIStO gESÙ

Parliamo normalmente di Prima Confessione e di Prima Comunione dei nostri bambini, ma dovremmo pensare al nuovo incontro sacramentale con Gesù e alla nascita di una nuova amicizia con lui. Il 24 febbraio 2013 a Santa Maria di Piave, accompagnati dalle loro famiglie Sara, Se-rena, Giada, Elia, Fi-lippo, Alvise, Edoardo hanno incontrato nel sacramento della peni-tenza il Signore per poi prepararsi alla grande occasione della Messa di Prima Comunione. Il percorso di preparazio-ne, prendeva lo spunto dal titolo del sussi-dio (pro manuscripto ancora sperimentale) diocesano: “RINATI A VITA NUOVA”.

Insieme con loro ab-biamo rivisitato il loro Battesimo, visto che allora erano presenti, ma senza presa di co-scienza di quello che veniva loro proposto e donato. In un incontro a Treviso, in Cattedrale, don Luca ha illustrato ai nostri e a tutti i ragazzi della Collabora-zione, il senso del Battistero e delle cerimonie legate a questo sacramento e i vari simboli, che sono dise-gnati nelle pareti attorno e in un mosaico all’esterno. Dal Battesimo parte anche l’idea del bisogno, che abbiamo tutti di essere accolti e perdonati per le no-stre infedeltà agli insegnamenti e all’amicizia iniziata allora con il Signore. Non è stato facile nel catechi-smo spiegare loro che cosa sia il peccato, se non si pensa nei termini del volersi bene e del vivere in-sieme. I peccati sono i gesti che ci impediscono di

dialogare con Gesù e tra di noi. Nel percorso fatto è stata data molta importanza alla risposta al Signo-re, che vuol entrare in amicizia con noi e non vuole giudicarci e condannarci, ma incontrarci, come dice

il Vangelo nella parabola del Padre misericordioso, che sa che suo figlio ha bisogno di lui. Mentre, nella mentalità comune, si pensa ai peccati come “paro-lacce, disobbedienze, bestemmie”, che Dio punisce, perché è vendicativo.

Accompagnare loro in questa esperienza è stato molto utile anche a me, che con loro ho scoperto e ripensato alla mia coerenza nell’amicizia con Cristo. Mi sono reso conto della difficoltà che ogni insegna-mento comporta, perché, chi lo fa, poi nella vita con-creta lo applichi e lo testimoni.

alessio

Prima Confessione24 Febbraio 2013

Page 30: Emmaus Giugno 2013

30 giugno 2013

“IL VIAggIO INIZIA DALLA PORtA DI CASA”PERCORSO VICARIALE MISSIONARIO PER gIOVANI (E NON SOLO) CHE SOgNANO UN MONDO MIgLIORE...

“Il viaggio inizia dalla porta di casa” è il titolo di un percorso, formativo ed esperienziale, rivolto soprattutto ai giovani, in particolare a quelli del nostro Vicariato di San Donà di Piave. E’ una proposta nuova, che desi-dera affrontare tematiche quali la missionarietà e la prossimità, attraverso una serie di incontri e laboratori con chi già vive o ha vissuto questa dimensione di vita.Questa esperienza mira a sensibilizzare i partecipanti ad un ascolto attento e non giudicante attraverso la co-noscenza di culture e l’incontro e lo scambio anche con persone che provengono da paesi lontani.Accogliere e valorizzare le diversità, (diversità che tan-te volte sono invece causa di divisioni ) può diventa-re motivo di ricchezza personale e dunque un valore aggiunto nella vita quotidiana delle nostre comunità. Il viaggio, metaforicamen-te, rappresenta proprio questo cambiamento che a partire da noi stessi, ed attraverso tanti incon-tri, cambia prospettive e mentalità.Nel concreto, al termi-ne di questo percorso, per chi lo desidera, viene data la possibilità di vive-re, per un periodo di tem-po, un’esperienza in terra di missione.Ma... come è nato questo progetto??Circa un anno fa, Emmaus raccoglieva e pubblicava le belle esperienze che alcuni giovani e adulti della nostra collaborazione pastorale: Massimo, Enrico M, Enrico C., Luca, Andrea, Bertina, insieme a don Saverio hanno vissuto presso la comuni-tà di Bedanda in Guinea Bissau, dove opera Suor Rina Contarin originaria di Chiesanuova. Tre settimane inten-se e forti nelle quali hanno condiviso le giornate con la popolazione del posto. Sono ritornati a casa cambiati e certamente arricchiti di povertà ed umanità. I loro racconti sono passati di bocca in bocca, molte immagini e foto ci hanno particolarmente colpito. I no-stri occhi hanno potuto ammirare i bellissimi colori del paesaggio africano, scorgere alcuni momenti di quoti-dianità del villaggio, soffermarsi sugli sguardi profondi di questi volti, alcuni di essi scavati dalla vecchiaia, ma anche gioire per la vivacità ed il luminoso sorriso dei bimbi del posto. Il sogno di questo gruppo di amici si

era realizzato nel febbraio del 2012, ma questo sogno non poteva non avere un seguito. Una esperienza così bella ed intensa non può restare un lontano ricordo ed a questo gruppo si sono aggiunti amici e conoscenti desiderosi di capire e conoscere e soprattutto interro-garsi sul tema della missione, che non è solo dare, ma anche saper ricevere, che non è insegnare qualcosa, ma saper imparare, guardare ed ascoltare l’altro. Che non è solo partire per fare qualcosa, ma è anche partire per vedere, stare accanto e condividere.La parola terra di missione non si riferisce solo a po-polazioni lontane da noi, ma anche i lontani che vivono nelle nostre comunità, nel nostro stesso condominio, i cui figli siedono sui banchi di scuola accanto ai nostri. Persone con le quali, forse, condividiamo il lavoro, l’at-

tesa in uno studio medi-co, la fila alla cassa di un supermercato... ma che non conosciamo bene. Sentirsi stranieri o l’esse-re straniero è una condi-zione di vita, un modo di sentire, un atteggiamen-to dell’uomo e della don-na ed assume un valore diverso a seconda del luogo, del tempo, della terra e delle persone che incontri...

Queste e tante altre ri-flessioni ci hanno fatto

compagnia durante questo lungo inverno, e ci siamo proprio sentiti come viandanti che uniti da medesimi ideali , si sono messi in cammino per concretizzare un sogno, o meglio “ La carovana dei Sogni”. Ecco perché pensiamo valga la pena partecipare a “Il viaggio inizia dalla porta di casa”. E’ un tempo dato per tutti coloro che desiderano mettersi in gioco, per conoscere e per crescere in umanità e generosità, per scoprire che ci sono va-lori e ideali universali di bene che rendono migliore l’uomo e le sue relazioni. Che giustizia e pace sono possibili solo quando il cuore è libero da pregiudizi e gli occhi sono limpidi come quelli di un bimbo che sa stupirsi sempre, e non si stanca di guardare ed imparare.

La Carovana dei sogni

Page 31: Emmaus Giugno 2013

A CHI RIVOLGERSI...

• MORAndO EnRICO Cell. 338.9540993

mail: [email protected]

• CHInELLAtO MASSIMO Cell. 349.3984528

mail: [email protected]

• MuCELLI CARLA Cell. 347.9497068

mail: [email protected]

Gli incontri si svolgeranno

presso l’Oratorio

di Musile di Piave

dalle ore 16.00 alle ore 18.00

PERCHè?1° Incontro: SabatO 26 OttObrE 2013 ore 16.00“COndIVIdERE un dESIdERIO”ci conosciamo...

2° Incontro: SabatO 30 NOvEMbrE 2013 ore 16.00“dIVERSItà dI FEdI E CuLtuRE: RICCHEzzE E SFIdE” il respiro della mondialità

COME?3° Incontro: DicEMbrE 2013“SEntIRSI StRAnIERI” ascolto e confronto di esperienze

4° Incontro: GENNaiO 2014“In PuntA dI PIEdI”in terra di missione con quale stile?

5° Incontro: FEbbraiO 2014“un’ESPERIEnzA dI COndIVISIOnE”condividere un pomeriggio e la cena con una realtà straniera presente nel nostro territorio

dOVE E QuAndO?6° Incontro: MarZO 2014“PRESEntAzIOnE dELLE ESPERIEnzE PROPOStE”7° Incontro: aPriLE 2014“APPROFOndIMEntO SOCIO-POLItICO ECuLtuRALE dEI LuOGHI dI dEStInAzIOnE”

MEtE E PROPOStE

tAnzAnIA (Missione di Iringa)GuInEA bISSAu (Missione di Bedanda)bRASILE (Villaggio di Pindoba nel nord-est del Brasile)ALbAnIA (Missione di Scutari)

…ECCO LA PROPOStA CHE FA PER tE!

Il Vicariato di San Dona’ di Piave organizza un percorso:

• per una conoscenza ed educazione alla mondialità, con un approccio alle altre culture;

• per fare un’esperienza di vita in realtà missionarie vicine o lontane;

• non finalizzata solo al viaggio, ma un’opportunità di confronto e di crescita;

• questo percorso è rivolto a tutte le persone dai 20 ai 50 anni.

SEI tRA QuELLI CHE PROVAnO

un InSPIEGAbILE IntERESSE

QuAndO SEntOnO

LA PAROLA “MISSIOnE”?

L’ESPRESSIOnE “ESPERIEnzA In tERRA dI MISSIOnE” dESCRIVE un tuO SOGnO?

SEI tRA QuELLI CHE SOnO AttIRAtI dALLA POSSIbILItà dI COnOSCERE E COndIVIdERE?

31giugno 2013

Page 32: Emmaus Giugno 2013

Jaco, lo chiamavano così. A prima vista sembrava un bambino normale, uguale ai suoi compagni: felpa con grandi scritte, zaino dai colori sgargianti, scarpe da ginnastica “giuste” come diceva lui.I giorni passavano e Jaco cercava di scomparire il più possibile nella media degli amici. Dentro, però, si sentiva diverso. Qualcuno gli aveva insegnato (forse suo padre) che sognare era una perdita di tempo, o peggio ancora, peccato. Allora Jaco aveva imparato a comportarsi in maniera determinata. Fin troppo. Pensava solo a ciò che doveva fare, e cercava di farlo il meglio possibile. Non gli era mai accaduto di vagheggiare in territori, che non fossero quelli della realtà.Un giorno andò in biblioteca. Ci passava ore intere; era per lui un luogo dove s’imparavano cose importanti e quindi un ambiente da frequentare.Ad aspettarlo sulla porta c’era il solito addetto. C’era anche un car-tello: “Oggi la biblioteca rimane chiusa per mancanza di personale”.“Sfortuna!” pensò Jaco.Dai baffi del portiere uscirono delle parole: “Tu puoi entrare, anzi, io sono qui proprio per te”.Jaco tirò un sospiro. Entrò. C’era silenzio. Tutti i tavoli erano vuoti e con un filo di polvere. Si voltò ma il custode era già andato.Sentì delle voci al piano superiore. Le raggiunse.“Jaco, finalmente sei arrivato” erano i suoi amici e c’erano proprio tutti.“Qual è il motivo della vostra presenza qui?” chiese Jaco un po’ stu-pito.“Questo è il nostro -Sognario-, ci veniamo spesso” disse uno.“Certo, qui tutti i nostri sogni vengono raccolti” aggiunse un altro.Alla parola -sogni- Jaco rabbrividì.“Vedi, in questo scaffale ci sono delle scatole con i nostri nomi, esse contengono sogni”.“Vediamo se troviamo anche la tua”.Jaco guardò il grande scaffale, ma non vide il suo nome da nessuna parte.“E’ un peccato, non ci sei!” disse uno dei compagni.“Aprirò la mia scatola” disse un altro.Prese la scatola con il proprio nome e l’aprì.Ne uscì un’immagine che prese tutta la biblioteca. I rumori e le voci si fusero con l’aria. C’era il proprietario della scatola che correva attraverso i filari di viti con un cane nero. Era una sera di primavera.“E’ il mio sogno più grande, avere un bel barbone” disse con occhi limpidi.Fu la volta di un altro compagno. Aprì la sua scatola. C’era un canale con le rane che cantavano, e un campo di grano con le allodole; poco più in là una casa colonica e una nonnina sulla porta.“Vorrei tanto che la nonna potesse guarire, così io potrei tornare in campagna a giocare con i grilli” disse.Si fece avanti un altro, e tolse il coperchio alla scatola con il proprio nome. Era piccola questa, con gli angoli un po’ ammaccati. Ne uscì un uomo, che stava dipingendo in riva ad un fiume.“Vorrei che mia madre tornasse con noi, mio padre l’ama ancora, e anch’io l’amo” disse il piccolo.I compagni si guardavano in silenzio, parlando con gli occhi. Erano i sogni che li facevano sentire uniti.“Tu sei troppo bravo per avere sogni?” chiese un compagno.Jaco sentì che la domanda gli passò attraverso come una saetta di ghiaccio.Ora non c’erano più felpe e videogame che lo tenevano unito agli altri, c’era qualcosa di profondo che lo faceva sentire diverso.Lui non aveva mai sognato, era sempre stato con i piedi per terra, per questo motivo lì non c’era la sua scatola.I compagni continuarono ad aprire le loro scatole e ne uscirono dei sogni meravigliosi. Ad un certo punto uscì anche una piccola sca-tola di cartone senza nome: “Chissà potrebbe essere la tua” dissero a Jaco.In quel momento suonò la campanella. Ci fu una voce: “Si chiude!”“Jaco, se vuoi essere dei nostri aiutaci a salvare i sogni” disse uno dei compagni.Uscirono. Jaco si trovò solo.Quella sera Jacopo De Franceschi, detto Jaco, figlio del noto costruttore d’alberi di Natale, tornò a casa, e gli sembrò d’un tratto, come di camminare sul vento.

Storie di Parole per continuare a sognare...

JACO