«effatà, apriti» · parro o: don sandro salvu i - 348 5828392 vi e-parro o: don daniel amihaesei...

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Benedeo sei tu, Signore, Dio dell'universo, dalla tua bontà abbiamo ricevuto ogni cosa. Rendici riconoscen, benedici la mensa davan alla quale siamo raduna e insegnaci il dolce linguaggio dell'amore. Amen. in famiglia attorno alla tavola Levangelista Marco ci racconta la guarigione di un sordo- muto. Questuomo di cui non si dà il nome rappresenta ognuno di noi. È un uomo incapace di ascoltare quanto gli viene deo. È un uomo incapace di trasmeere ciò che pensa. Insomma, un uomo diminuito nella sua uma- nità perché incapace di comunicare. E ho pensato che spesso divenamo sordomu non per disabilità fisica, ma per inciden di vita, per delusio- ne e a causa di comunicazioni che invece di meerci in comunione con gli altri ergono muri di separazione e segregazione. In tali situazioni non ci manca la parola, ma il movo per parlare. In simili contes pur poten- do senre, vorremmo non udire. Quando si ammala la nostra comuni- cazione siamo costre allisolamen- to. Uno dei sintomi del male della nostra vita è proprio lisolamento. Soprauo lisolamento dalla realtà e dagli altri. Ci rinchiudiamo dentro le nostre teste, i nostri ragionamen, le nostre autopsie cerebrali fino a confondere la realtà con ciò che invece è solo dentro la nostra testa. La cosa peggiore, poi, è quando non riuscia- mo nemmeno più a chiedere aiuto, a farci aiutare per venir fuori da questo isolamento. Esaamente come il protagonista di questo vangelo. Viene leeralmente con- «Effatà, apriti» 23 a Domenica del T. O. - 9 settembre 2018 doo da Gesù. Direi forse costreo. Ma la cosa bella è che Gesù lo accoglie. Lo guarisce e non lo fa comandando, ma toccando. Gesù riporta questuomo con i piedi per terra. Lo riporta a riaprire i suoi canali di comunicazione con la realtà: i sensi. Da qui linvito a spalancarsi alla vita: «effatà, apri». Aprirsi allaltro, agli altri, a Dio, non è unoperazione che va da sé: occorre impararla, occorre esercitarsi in essa, e solo così si per- corrono vie umane terapeuche, che sono sempre anche vie di salvezza spirituale. Così Gesù ci insegna che tua la nostra persona, il nostro stes- so corpo deve essere impegnato nellincontro e nella cura dellaltro: non bastano pensieri e senmen, non bastano parole, fossero pure le più adeguate e sante. Occorre tocca- re la realtà dellaltro un pocome Dio lo fa nella persona di Gesù. Dita, sali- va, lingua, toccare, sono cose di una concretezza estrema. È il contao concreto della vita; loccasione che molto spesso il Signore ci dà per gua- rire. Non i ragionamen ma il lasciarsi toccareconcreta- mente nelle cose, è lì che troviamo anche guarigione. Non basta riordinare le idee a volte abbiamo bisogno dellin- contro/scontro con la concretezza della realtà per uscire dalle nostre solitudini. Don Lambert Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37) In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territo- rio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dal- la folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un so- spiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apri!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parla- va correamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fao bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i mu!». N. 34 Anno 5°

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Page 1: «Effatà, apriti» · Parro o: Don Sandro Salvu i - 348 5828392 Vi e-Parro o: Don Daniel Amihaesei - 388 0569393 Periodi o "pro manus ripto" ad uso interno delle omunità Parro hiali

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo, dalla tua bontà abbiamo ricevuto ogni cosa. Rendici riconoscenti, benedici la mensa davanti alla quale siamo radunati

e insegnaci il dolce linguaggio dell'amore. Amen.

in famiglia attorno alla tavola

L’evangelista Marco ci racconta la guarigione di un sordo-muto. Quest’uomo di cui non si dà il nome rappresenta ognuno di noi. È un uomo incapace di ascoltare quanto gli viene detto. È un uomo incapace di trasmettere ciò che pensa. Insomma, un uomo diminuito nella sua uma-nità perché incapace di comunicare. E ho pensato che spesso diventiamo sordomuti non per disabilità fisica, ma per incidenti di vita, per delusio-ne e a causa di comunicazioni che invece di metterci in comunione con gli altri ergono muri di separazione e segregazione. In tali situazioni non ci manca la parola, ma il motivo per parlare. In simili contesti pur poten-do sentire, vorremmo non udire. Quando si ammala la nostra comuni-cazione siamo costretti all’isolamen-to. Uno dei sintomi del male della nostra vita è proprio l’isolamento. Soprattutto l’isolamento dalla realtà e dagli altri. Ci rinchiudiamo dentro le nostre teste, i nostri ragionamenti, le nostre autopsie cerebrali fino a confondere la realtà con ciò che invece è solo dentro la nostra testa. La cosa peggiore, poi, è quando non riuscia-mo nemmeno più a chiedere aiuto, a farci aiutare per venir fuori da questo isolamento. Esattamente come il protagonista di questo vangelo. Viene letteralmente con-

«Effatà, apriti»

23a Domenica del T. O. - 9 settembre 2018

dotto da Gesù. Direi forse costretto. Ma la cosa bella è che Gesù lo accoglie. Lo guarisce e non lo fa comandando, ma toccando. Gesù riporta quest’uomo con i piedi per terra. Lo riporta a riaprire i suoi canali di comunicazione con la realtà: i sensi. Da qui l’invito a spalancarsi alla vita:

«effatà, apriti». Aprirsi all’altro, agli altri, a Dio, non è un’operazione che va da sé: occorre impararla, occorre esercitarsi in essa, e solo così si per-corrono vie umane terapeutiche, che sono sempre anche vie di salvezza spirituale. Così Gesù ci insegna che tutta la nostra persona, il nostro stes-so corpo deve essere impegnato nell’incontro e nella cura dell’altro: non bastano pensieri e sentimenti, non bastano parole, fossero pure le più adeguate e sante. Occorre tocca-re la realtà dell’altro un po’ come Dio lo fa nella persona di Gesù. Dita, sali-va, lingua, toccare, sono cose di una concretezza estrema. È il contatto concreto della vita; l’occasione che molto spesso il Signore ci dà per gua-

rire. Non i ragionamenti ma il lasciarsi “toccare” concreta-mente nelle cose, è lì che troviamo anche guarigione. Non basta riordinare le idee a volte abbiamo bisogno dell’in-contro/scontro con la concretezza della realtà per uscire dalle nostre solitudini. Don Lambert

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territo-rio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dal-la folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un so-spiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parla-va correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

N. 34 Anno 5°

Page 2: «Effatà, apriti» · Parro o: Don Sandro Salvu i - 348 5828392 Vi e-Parro o: Don Daniel Amihaesei - 388 0569393 Periodi o "pro manus ripto" ad uso interno delle omunità Parro hiali

Parroco: Don Sandro Salvucci - 348 5828392 Vice-Parroco: Don Daniel Amihaesei - 388 0569393

Periodico "pro manuscripto" ad uso interno delle Comunità Parrocchiali di Montegranaro - Stampato in loco con propria strumentazione - copia non vendibile.

www.veregraup.org Abitazione e uffici di Corso Matteotti,1

Riposa in Cristo Annunziata Concetti

Sposi nel Signore Gregory Di Battista e Stefania Campanella - Fabrizio Magrini e Federica Stizza - Vincenzo Gosuè e Giusy Lelli

“Sui passi di Rut. Fedeli e coraggiosi”. Questo il titolo del cam-po scuola dell’Azione Cattolica Ragazzi che ha visto protagoni-sti 71 ragazzi dalla quinta elementare alla terza media, i loro educatori e il parroco Don Sandro dal 26 al 29 agosto a Villa Borromeo di Pesaro. Quasi un titolo profetico, perché davvero i ragazzi sono stati fedeli e coraggiosi: fedeli, in quanto si sono affidati prima di tutto al Signore e poi agli educatori, e si sono fidati: partecipando alla preghiera, alle attività, ai giochi e sono resi disponibili nel servizio: preparando la tavola, distri-buendo il cibo, aiutando nell’animazione delle varie celebra-zioni e delle serate, creando un clima coinvolgente e familiare; ma soprattutto sono stati coraggiosi, perché non è affatto scontato lasciare a casa genitori, cellulare e play-station per confrontarsi con la storia di Rut. Una storia, quella di Rut, ap-punto, tanto lontana nello spazio e nel tempo, quanto infinita-mente vicina per alcuni dei temi trattati, come: l’accoglienza, il servizio, il sentirsi amati da Dio e la gratitudine. Contenuti che si è cercato di trasmettere non solo a parole, ma provando a far fare esperienza, creando delle relazioni significative fra ragazzi e con gli educatori. Per questo all’andata ci si è fermati a Fano, dove l’Ac diocesana e il Vescovo Trasarti ci hanno accolto con tanto calore e delle importanti testimonianze sull’accoglienza. Durante la camminata sul “tetto del mondo” i ragazzi hanno sperimentato la fatica e la gioia di restarsi ac-canto, perché erano fisicamente legati fra loro, e insieme han-no dovuto affrontare delle prove con lo scopo di capire che “da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano”. Ci sono stati poi dei momenti più solitari, in cui ognuno ha riflettuto per prepararsi ad incontrare l’amore di Dio nel sacramento della confessione. L’ultima giornata è stata dedicata al dire grazie per i tanti doni che ognuno ha nella propria vita, per

Chiara Gironelli per gli educatori ACR

“Sui passi di Rut, fedeli e coraggiosi”: il campo estivo dell’ACR

fare festa e confusione (cosa che riesce alquanto bene!) e per vivere un bellissimo momento di incontro con le famiglie al rientro in parrocchia. Ad ogni ragazzo è stato consegnato co-me ricordo del campo un sacchetto di grano, perché Rut era una spigolatrice, con il mandato di andare e seminare la gioia ricevuta.

Agenda della Settimana dal 10 al 16 Settembre 2018 MAR

11 Ore 21.30 - chiesa di San Serafino: recita del S. Rosario

Servizio Civile Nazionale anche presso la Croce Gialla Per informazioni: 0734 891657

DOM

16 Ritorno al consueto orario delle SS. Messe (fino al 2 giugno 2019): ore 8:00 - 11:00 a San Serafino; ore 10:00 - 11:30 a San Liborio; ore 10:30 - 12:00 a Santa Maria; ore 19:00 a SS. Filippo e Giacomo