quotidiano economico, giuridico e politico debiti p.a. gi in ritardo per pagare i debiti arretrati...

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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Debiti p.a. già in ritardo Per pagare i debiti arretrati gli enti pubblici dovevano registrarsi su una piattaforma telematica entro il 30 aprile. Meno di metà l’ha fatto Parte col freno a mano tirato la pro- cedura per il pagamento dei debiti della p.a. verso le imprese. Le prime due scadenze previste dal dl 35/2013 sono andate già in archivio, registran- do però un elevato tasso di inadempi- mento (in regola meno di un terzo delle p.a.) e numerosi problemi pratici, come il crash del sistema internet. Le am- ministrazioni inadempienti andranno incontro alle pesanti sanzioni. Nessu- na conseguenza per chi ha iniziato la procedura in tempo, anche se non ha ancora ricevuto le credenziali di acces- so alla piattaforma telematica. Cerisano-Barbero a pagina 21 LETTA S’È IMPEGNATO Sforza Fogliani: l’affitto delle case è un volano per lo sviluppo economico Pistelli a pag. 7 Dovendo scegliere, tra to- gliere l’Imu oppure detassa- re il lavoro, Cesare Damia- no finanzierebbe il secondo intervento. L’ex ministro del lavoro pd, ricorda che, durante il governo Prodi, propose la riduzione di tre punti del cuneo fiscale su tutti gli occupati a tempo indeterminato, la misura «era stimata sui 5 miliardi di euro l’anno». Più o meno quanto costerebbe toglie- re l’Imu sulla prima casa. Damiano apre anche alla revisione del mercato del lavoro, «per eliminare gli aspetti più regressivi della riforma Fornero, meno pra- tici rispetto alla situazione di crisi». Ricciardi a pag. 5 Damiano: il lavoro prima dell’Imu. Con 5 mld si riduce il cuneo del 3% • Nuova serie - Anno 22 - Numero 103 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Mercoledì 1 Maggio 2013 AMBIENTE CO2, ko il mercato delle emissioni Nucci a pag. 13 SOCIETÀ Solo auto tedesche per i big Ue Giardina a pag. 14 MULTINAZIONALI Romania, corsa ai terreni low cost Galli a pag. 13 * Nella provincia di Rimini ItaliaOggi è in abbinata obbligatoria reciproca con Il Quotidiano di Rimini € 0,50 (0,38+0,12) * con guida «La mia impresa» a € 2,50 in più; con guida «La proprietà industriale » a € 6,50 in più; con guida «Difendere i propri risparmi » a € 6,00 in più ce de du so do m p. il m in na pr an so l 90 secondi La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20) Agricoltura - In Ue.Coop tutti i comparti della coope- razione Chiarello a pag. 31 Imu - Seconde case, a giugno si paga il 50% del totale dell’imposta 2012 Trovato a pag. 26 Lavoro - Produttività, de- tassazione anche retroattiva Cirioli a pag. 27 su www.italiaoggi.it Documenti/1 - La circo- lare delle Finanze su Imu e Tares Documenti/2 - La senten- za del Tar Campania sulla Pec Documenti/3 - La circolare ministeriale sulla cessione degli yacht Documenti/4 - La circolare delle En- trate sulla detassazione della produttività ci r s y D ci r t t Im a i d 2 T IL Giornale dei professionisti * * * IN EDICOLA CON Nessuno prende più in giro un al- tro per i suoi difetti fisici. Farlo sarebbe una mascalzonata stig- matizzata da tutti, specialmente a sinistra dove c’è (o pare ci sia) più sensibilità al riguardo. La regola viene meno quando l’han- dicap è di uno di centrodestra. In questo caso, è lecito sparare a palle incatenate. Cominciò Mas- simo D’Alema quando disse che Renato Brunetta era «un energumeno tascabile». Adesso prosegue Dario Fo che, dice, quando vede Brunetta gli viene di «cercare un seggiolino per met- terlo all’altezza della situazione. Oppure, meglio, un scaletta così se la regola da sé». Da sinistra nessuna reazione. Peccato. DIRITTO & ROVESCIO Lo Stato esige sempre di più da cittadini e imprese per i ritardati pagamenti. Fino a ieri erano al 4,5% Gli interessi di mora al 5,2% Da oggi interessi di mora più cari. Salgono infatti al 5,2233% in ragione di anno gli interessi di mora a carico dei contribuenti che ritardano il pagamento delle somme iscritte a ruolo. L’aumento è diretta conseguenza del provvedimen- to del direttore dell’Agenzia dell’entrate del 4 marzo scorso. Per la prima volta, dopo ben tre anni, gli interessi di mora tornano a salire. Bongi a pagina 21 MARKETING I marchi mettono l’arte nei prodotti Cervini a pag. 15 CON NIELSEN Le tv Usa rileveranno gli ascolti online Secchi a pag. 17 e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 31 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

Debiti p.a. già in ritardoPer pagare i debiti arretrati gli enti pubblici dovevano registrarsi su

una piattaforma telematica entro il 30 aprile. Meno di metà l’ha fattoParte col freno a mano tirato la pro-

cedura per il pagamento dei debiti della p.a. verso le imprese. Le prime due scadenze previste dal dl 35/2013 sono andate già in archivio, registran-do però un elevato tasso di inadempi-mento (in regola meno di un terzo delle p.a.) e numerosi problemi pratici, come il crash del sistema internet. Le am-ministrazioni inadempienti andranno incontro alle pesanti sanzioni. Nessu-na conseguenza per chi ha iniziato la procedura in tempo, anche se non ha ancora ricevuto le credenziali di acces-so alla piattaforma telematica.

Cerisano-Barbero a pagina 21

LETTA S’È IMPEGNATO

Sforza Fogliani: l’affitto delle case è un volano per

lo sviluppo economicoPistelli a pag. 7

Dovendo scegliere, tra to-gliere l’Imu oppure detassa-re il lavoro, Cesare Damia-no fi nanzierebbe il secondo intervento. L’ex ministro del lavoro pd, ricorda che, durante il governo Prodi, propose la riduzione di tre punti del cuneo fi scale su tutti gli occupati a tempo indeterminato, la misura «era stimata sui 5 miliardi di euro l’anno». Più o meno quanto costerebbe toglie-re l’Imu sulla prima casa. Damiano apre anche alla revisione del mercato del lavoro, «per eliminare gli aspetti più regressivi della riforma Fornero, meno pra-tici rispetto alla situazione di crisi».

Ricciardi a pag. 5

Damiano: il lavoro prima dell’Imu. Con 5 mld si riduce il cuneo del 3%

• Nuova serie - Anno 22 - Numero 103 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Mercoledì 1 Maggio 2013 •

AMBIENTECO2, ko il mercato delle emissioniNucci a pag. 13

SOCIETÀSolo auto tedesche per i big Ue Giardina a pag. 14

MULTINAZIONALIRomania, corsa ai terreni low costGalli a pag. 13

* Nella provincia di Rimini ItaliaOggi è in abbinata obbligatoria reciproca con Il Quotidiano di Rimini € 0,50 (0,38+0,12) * con guida «La mia impresa» a € 2,50 in più; con guida «La proprietà industriale » a € 6,50 in più; con guida «Difendere i propri risparmi » a € 6,00 in più

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l

90 secondiLa rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20)

Agricoltura - In Ue.Coop tutti i comparti della coope-razione

Chiarello a pag. 31

Imu - Seconde case, a giugno si paga il 50% del totale dell’imposta 2012

Trovato a pag. 26

Lavoro - Produttività, de-tassazione anche retroattiva

Cirioli a pag. 27

su www.italiaoggi.itDocumenti/1 - La circo-lare delle Finanze su Imu e Tares

Documenti/2 - La senten-za del Tar Campania sulla Pec

Documenti/3 - La circolare ministeriale sulla cessione degli yacht

Documenti/4 - La circolare delle En-

trate sulla detassazione della produttività

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IL Giornale dei

professionisti* * *

IN EDICOLA

CON

Nessuno prende più in giro un al-tro per i suoi difetti fi sici. Farlo sarebbe una mascalzonata stig-matizzata da tutti, specialmente a sinistra dove c’è (o pare ci sia) più sensibilità al riguardo. La regola viene meno quando l’han-dicap è di uno di centrodestra. In questo caso, è lecito sparare a palle incatenate. Cominciò Mas-simo D’Alema quando disse che Renato Brunetta era «un energumeno tascabile». Adesso prosegue Dario Fo che, dice, quando vede Brunetta gli viene di «cercare un seggiolino per met-terlo all’altezza della situazione. Oppure, meglio, un scaletta così se la regola da sé». Da sinistra nessuna reazione. Peccato.

DIRITTO & ROVESCIO

Lo Stato esige sempre di più da cittadini e imprese per i ritardati pagamenti. Fino a ieri erano al 4,5%

Gli interessi di mora al 5,2%Da oggi interessi di mora più cari. Salgono infatti al

5,2233% in ragione di anno gli interessi di mora a carico dei contribuenti che ritardano il pagamento delle somme iscritte a ruolo. L’aumento è diretta conseguenza del provvedimen-to del direttore dell’Agenzia dell’entrate del 4 marzo scorso. Per la prima volta, dopo ben tre anni, gli interessi di mora tornano a salire.

Bongi a pagina 21

MARKETING

I marchi mettono

l’arte nei prodotti

Cervini a pag. 15

CON NIELSEN

Le tv Usa rileveranno gli ascolti

onlineSecchi a pag. 17

e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.31

098105098108105111103114

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2 Mercoledì 1 Maggio 2013 I C O M M E N T I

Mentre in I t a l i a t u t t i i commentatori sono ip-

notizzati dalle vicende relative al governo Letta, in Europa si sta svi-luppando uno scontro politico diretto fra la Francia e la Germania, cioè fra i due paesi che, dal dopoguerra in poi, sono stati i due motori della costruzione europea. Lo scontro, che covava sotto la cenere, rischia di di-vampare perché i socialisti, dopo es-sere riusciti a battere il centrodestra, eleggendo uno di loro (Hollande) a presidente della repubblica, l’hanno visto rotolare nella polvere in men che non si dica. La sua popolarità infat-ti è passata, nel giro di un semestre, dal 60 al 30% e non ces-sa di diminuire. La colpa è sicuramente di Hollande, che era stato eletto anche con la promessa demenziale di assumere altri 70 mila dipendenti pubblici (e lo ha fatto), salvo trovarsi con un bilancio 2012 messo peggio di quello italiano. Inol-tre la disoccupazione ha raggiunto il massimo storico.

Da parte dei socialisti francesi, che purtroppo non posseggono strategie di rilancio economico che non siano in contrasto con la loro ideologia, c’è la voglia di trovare un capro espia-torio diverso da loro. La colpa della

crisi quindi è stata data alla Germa-nia. Anzi, visto che

un paese non attira mai tanto odio come ne può attirare una faccia, i socialisti transalpini se la sono presa direttamente e personalmente con la Merkel. Claude Bartolone, che è il presidente della camera dei depu-tati, non il segretario di una sezione socialista qualunque, ha invitato i suoi, con un’intervista arrabbiata a Le Monde, allo «scontro» contro la Germania. Inoltre nella prima versione del documento sull’Euro-pa del partito socialista che è stato pubblicato venerdì 26 aprile è stata

tolta, all’ultimo mi-nuto, la locuzione «intransigenza egoi-sta» attribuita alla Merkel, con l’appello fi nale a un «confron-to con la Germania» che è meno offensivo

della precedente affermazione ma è sicuramente più muscolare della «tensione amichevole» evocata dalla Merkel nell’ultimo suo incontro con Hollande. E se si tiene conto che le guerre del 1870, 1914 e 1939 cono nate fra Germania e Francia si ca-pisce perché un giornale fi losociali-sta, ma responsabile, come Le Monde abbia strigliato i socialisti francesi chiedendosi se fossero diventati matti.

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I socialisti hannopreso di miraAngela Merkel

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

Francia-Germaniauno scontro pericoloso

DI SERGIO SOAVE

È passato solo un paio di settimane da quando, dopo la bocciatura di due

esponenti politici cattoli-ci candidati al Quirinale, la grande stampa decretò la fine dell’influenza della corrente politica ispirata ai valori cristiani. Quell’asser-zione fu largamente spiegata con gli effetti irrimediabili della secolarizzazione della società o con l’altrettanto «epocale» declino della com-ponente italiana nella gerar-chia cattolica. Si vede che questi fenomeni tanto epoca-li non erano, visto che ora su quegli stessi giornali si legge della resurrezione della de-mocrazia cristiana, che con il governo di Enrico Letta avrebbe quasi ripetuto uno dei tanti governi monocolori della prima repubblica.

Naturalmente i repentini capovolgimenti di fronte, che hanno caratterizzato i primi due mesi della legislatura, hanno indotto molti osser-vatori a interpretare ogni svolta e controsvolta come

espressione di tendenze di fondo. In ogni caso un ele-mento abbastanza impre-visto è venuto in luce: la maggiore fragilità, di fronte a una prova politica assai ardua, della componente di origine comunista del Partito

democratico, che è stata uno dei fattori delle oscillazioni e infi ne del mezzo suicidio di Pier Luigi Bersani che, dopo aver sfi dato pubblicamente Giorgio Napolitano, ha dovu-to tornare a Canossa con la coda tra le gambe.

Non si sa e forse non si saprà mai chi ha tagliato le gambe a Bersani facendo mancare più di cento voti alla candidatura di Romano Pro-di, ma molti indizi indicano le antiche tensioni tra gli ex comunisti come concausa di questo disastro annunciato.

Anche tra gli ex demo-cristiani naturalmente non

sono mancate le tensioni, ma queste si sono espresse soprattutto in duelli tra gli esponenti della generazio-ne più anziana, tra Prodi, Rosi Bindi e Franco Marini tra gli altri. Invece tra i più giovani, da Enrico Letta a Matteo Renzi a Dario Fran-ceschini, pur schierati volta a volta su posizioni diverse all’interno del partito, non è venuta meno una sostanziale solidarietà, che è poi diven-tata l’unico collante su cui il partito democratico ha potuto contare per affrontare la pro-va diffi cile del governo di pa-cifi cazione imposto da Napo-litano. Il che spiega almeno in parte la composizione che poi ha caratterizzato il governo come prevalentemente «de-mocristiano». Naturalmente si tratta di una situazione che corrisponde a una condi-zione di squilibrio destinata a risolversi abbastanza rapi-damente, probabilmente nel corso di un congresso demo-cratico, nel quale però, per la prima volta, l’asse di potere centrale non è presidiato dai giovani turchi ma dagli ex chierichetti.

IL PUNTO

Il governo Letta è nato solo grazie agli ex chierichetti

DI MARCO BERTONCINI

Il governo ha portato a casa la tutt’altro che scon-tata astensione della Lega. Quanto possa durare que-sta posizione di attesa, non è facile prevedere; certo, il passato dei leghisti, tanto sotto la lunghissima guida di Umberto Bossi quanto con la più recente direzio-ne di Roberto Maroni, non fa pensare che il Carroccio riesca a reggere a lungo in questa posizione di semi appoggio esterno. Come che sia, per ora i leghisti non sono andati ad ag-giungersi alle opposizioni, costituite quindi dal M5S, da Sel e Fd’It, con la possi-bilità che su singoli prov-vedimenti arrivino aiuti aggiuntivi. Quali e quanti possano essere i progetti di legge, però, al momento non si può intravedere.

Che esistano difficoltà per il cammino del gover-no si è già visto ieri con i malesseri sull’Imu. Vasti settori sindacali e politici sono ostili alla posizione abolizionista, fatta pro-

pria con impeto (e con profonda cognizione dei sentimenti dei cittadini) da Silvio Berlusconi. Già Rosy Bindi aveva esterna-to la propria contrarietà, intervenendo sulla fidu-cia. Figuriamoci quel che potrà succedere quando si passerà dalla sospensione del pagamento della prima rata alla concreta revisione dell’imposta.

Difficoltà emergeranno in non pochi provvedimen-ti che bisognerà prendere, sia in tema di economia e fi nanza, sia per riforme or-ganiche.

Anzi, si può asserire che sull’intera materia delle riscritture costituziona-li (a tacere della riforma elettorale) non si vede, oggi, traccia d’intesa. Sarà il confronto quotidiano di maggioranza a svelare se e quanto le prevedibili dif-fi coltà siano superabili, in nome della costrizione ad andare d’accordo. Al mo-mento, questa coercizione è l’unico collante vero della stranissima maggioranza.

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LA NOTA POLITICA

Un governo obbligato ad andare d’accordo

Collante cattolico più solido

di quello comunista

While every commen-tator in Italy is hyp-notized by the events surrounding Letta’s

government, elsewhere in Euro-pe a direct clash between Fran-ce and Germany is developing. A clash between two countries which, following the Second World War, have been the motors behind the building of Europe. The clash, which was smoldering under the ashes, is likely to flare up because the Socialists, having managed to beat the center-right by electing one of their own (Hol-lande) as president of the repu-blic, saw him rolling in dust in no time at all. In fact, in the past six months his popularity has fallen from 60 to 30 percent and is continuing to decline. It was undoubtedly Hollande’s fault, also because of his demented promise of taking on another 70 thousand civil servants, which he did, ending up with a 2012 bud-get that was worse than Italy’s. In addition, unemployment has reached a record high.

French socialists, who unfor-tunately lack economic recove-ry strategies that don’t involve clashes with their ideology, wish to find a scapegoat other than

themselves. Actually, given that a country does not attract as much hatred as an individual can, the transalpine socialists have gotten directly and perso-nally upset with Merkel. Claude Bartolone, who is the president of the chamber of deputies, not the secretary of a random socia-list party section, through an angry in an interview with Le

Monde, encou-raged his own to «clash» against Germany. In ad-dition at the last minute a phra-

se was removed from the first version of the Socialist Party’s document on Europe, which was published on Friday, April 26. The phrase «selfish intran-sigence» attributed to Merkel was substituted with the final appeal to a «confrontation with Germany”, which is less offensi-ve than the previous statement but is definitely stronger than «friendly tensions» evoked by Merkel in her last meeting with Hollande. And if we take into account that the wars of 1870, 1914, and 1939 started between Germany and France it is clear why a socialist, but responsible newspaper, as Le Monde scolded the French Socialists wondering if they had gone mad.

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France-Germany,a dangerous clash

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3Mercoledì 1 Maggio 2013Mercoledì 1 MaggiP R I M O P I A N OEntro venerdì la spartizione di 70 posti chiave fra sottosegretari e presidenti di commissione

Dietro l’Imu litigano sulle poltroneDopo la fi ducia in Senato, Letta è volato dalla Merkel

DI FRANCO ADRIANO

Lo scontro fra Pd e Pdl sull’Imu è la classica cortina fumogena die-tro la quale manovrano

in altra direzione generali e truppe. Entro venerdì, lune-dì al massimo, avverrà la più grande spartizione di poltro-ne politiche da cinque anni a questa parte: almeno settan-ta posti fra sottose-gretari e presiden-ti di commissione parlamentare, cui si aggiunge anche una vice-presidenza a Montecitorio. Ciò importa ai vertici dei partiti e al gran numero di aspiran-ti presidenti e sot-tosegretari molto di più dell’Imu, su cui si sta orientan-do strumentalmen-te la discussione quando è chiaro che la mediazione Pd-Pdl sull’Imu deve essere ancora fatta e per questo il pre-mier Enrico Letta ha annunciato la sospensione della rata di giugno. Per i posti di seconda fila nell’esecutivo, si parte da 20 posti al Pd e 15 al Pdl (fonte Pd), ma con l’innesto di al-cuni tecnici (per il dicastero della Giustizia corre Loren-za Morello, presidente na-zionale di Apm-Avvocati per la mediazione), di qualche rappresentate di Scelta civi-ca (probabilmente tre: Ma-rio Giro per i riccardiani, Carlo Calenda per i mon-tezemoliani, uno tra Mauro Libè o Roberto Occhiuto per gli Udc), più qualche inevitabile allargamento dell’ultim’ora, si potrebbe arrivare in un soffio a quota 50 (soglia ipotizzata dal Pdl). Per le presidenze delle com-missioni parlamentari, alle 24 poltrone canoniche, alcu-ne delle quali di fondamen-tale importanza per il varo dei provvedimenti come la commissione Bilancio alla quale aspira il Pd France-sco Boccia, si aggiungono le due bicamerali (Vigilan-za Rai e Copasir) e la vice-presidenza della Camera, lasciata libera dal ministro alle Infrastrutture, Mauri-zio Lupi (dopo che all’inter-no del Pdl se l’era giocata con Daniela Santanché). Le due commissioni di ga-ranzia che sono prerogativa dell’opposizione sono state snobbate dalla Lega Nord e dunque potrebbero finire ad un M5S e a un rappresen-tante di Sel. Insomma, Nichi Vendola con il suo 3%, oltre alla presidenza della Came-ra potrebbe ottenere anche la presidenza della commis-

sione sui servizi di sicurezza interna. L’unico problema è il rispetto dell’alternanza fra Camera e Senato che preve-derebbe in questa legislatura l’assegnazione dell’incarico ad un senatore e dunque po-trebbe spettare a Loredana De Petris, capogruppo del Misto a palazzo Madama, anziché a Gennaro Miglio-re, capogruppo di Sel alla

Camera.

Il Cav vuole la Convenzione non per sé, ma per Schifani

«Certo che mi vedo bene. Sono sempre il più bravo in tutto». Così, Silvio Berlu-sconi, arrivando al Senato, ha risposto a chi gli chiedeva se si vede bene alla presiden-za della Convenzione sulle ri-forme. In realtà, Berlusconi vedrebbe bene in quel ruolo l’ex presidente del Senato, Renato Schifani.

L’Imu della discordia cela la battaglia per le poltrone

Sarà solo un caso che a sollevare lo scontro Pd-Pdl sull’Imu sia stato il ministro ai Rapporti con il parlamen-to, Dario Franceschini, che proprio nelle stesse ore, era seduto al medesimo tavolo con il coordinatore di via dell’Umiltà, Denis Verdini, per la diffi cile trattativa sui sottosegretari e sui presiden-ti di commissione? No. Tan-to che Berlusconi ha subito dovuto e voluto far sentire di avere il potere di staccare la spina al governo («Senza le misure sull’Imu nessun sostegno al governo Letta, ma sono fi ducioso che l’Imu verrà abrogata e addirittura restituita»). Il Cavaliere in realtà vuole suoi sottose-gretari nei ministeri chiave: Economia (il Pdl rivendica un viceministro, circola il nome di Luigi Casero, ma alla fi en potrebbe essere Da-

niele Capezzone), Giustizia (i papabili potrebbero essere Enrico Costa, Francesco Paolo Sisto), allo Sviluppo economico correrebbero tra gli altri Jole Santelli e An-nagrazia Calabria. Ma sui nomi che vengono fatti cir-colare in queste ore occorre estrema cautela. Per quanto riguarda l’Imu il punto è che il nuovo governo dovrà mo-

dificare il Def (Documento di economia e finanza) vi-gente, che prevede l’incas-so dell’Imu nel 2013, come si trattasse di una tassa permamente. Il presidente Letta ha annunciato lo stop alla rata di giugno, per poi procedere «una riforma com-plessiva dell’Imu sulla prima casa per dare ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti». Cos’ha detto Franceschini? «Ci sarà una proroga per la rata di giugno. Avremo quindi un problema di cassa per i comuni e ci sarà anche la questione di evitare l’aumento dell’Iva nell’estate 2013». A dargli manforte è

intervenuto anche il mini-stro per gli Affari regionali Graziano Del Rio: «L’Imu sarà sospesa per la rata di giugno con l’impegno di al-leggerirla, soprattutto per i meno abbienti. Il lavoro sarà fatto con il parlamento e non possiamo sapere il punto di approdo. C’è un problema di liquidità dei comuni che affronteremo». Parola del

presidente dell’Anci. Il vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha tagliato cor-to: «L’Imu sulla prima casa non si pagherà a giugno né più avanti. È un fatto oggettivo su cui non abbiamo alcun dubbio». Per Letta vale «quanto affermato in parlamento». «Confer-mo che manterremo gli impegni e tutto starà dentro quegli impegni», ha aggiunto da Berlino, «i modi e le forme con cui troveremo le risorse è roba di casa nostra e non devo spiegarla a nessuno».

Ottenuta la i ducia, Letta apre lo scenario internazionale

Il presidente del consiglio Letta ieri ha ottenuto la fi -ducia anche al Senato (233 voti a favore mentre i no sono stati 59 e le astensioni 18). A favore hanno votato Pd, Pdl, Scelta Civica, Cd, Psi, Svp, Gal. Contro Sel, Fdi e M5S. La Lega si è astenuta come alla Camera, ma al Senato l’astensione equivale a voto contrario. La prima mossa di Letta è stata quella di recarsi dal presidente della repubbli-ca Giorgio Napolitano per riferirgli dell’esito delle vo-tazioni sulla fi ducia. Poi via al tour europeo: ieri sera a Berlino, oggi a Parigi, domani a Bruxelles, la prossima setti-

mana a Madrid. Ieri mattina Letta ha incontrato a palazzo Chigi il presidente israeliano Shimon Peres.

Letta spera in Merkel, ma la Cancelliera è in campagna elettorale

Letta è volato subito a Ber-lino dalla Merkel: gli sento-no margini di manovra più ampi per mantenere seppur parzialmente le promesse pronunciate in parlamento. «Manterremo gli impegni presi, ma serve la crescita», ha posto il problema alla Cancelliera che ha sottoline-ato «gli importanti passi fatti dall’Italia» grazie alla colla-borazione con Mario Monti e a Giorgio Napolitano che merita «grande rispetto». ma Merkel è in campagna elet-torale e dunque potrebbe es-sere un osso particolarmente duro.

Guai in vista nella Lega, dal Carroccio allo yacht

Sono in corso contatti tra le polizie dei due paesi mentre una richiesta di assistenza giudiziaria sta per partire dai pm di Milano verso la Tunisia al fi ne di bloccare nel porto El Kantaoui lo yacht acquistato con 2,5 milioni di euro pro-venienti da soldi della Lega Nord e nella disponibilità di Riccardo Bossi fi glio di Umberto attraverso il presta-nome Stefano Alessandri pilota di rally. Formalmente l’imbarcazione è intestata alla società «Stella luxury charter ltd» di cui è azionista unico Alessandri. Lo yacht è stato scoperto nel porto a 70 chilometri da Hammamet dal Corriere della Sera. Secondo il gip che nei giorni scorsi aveva ordinato l’arresto di quattro persone tra cui l’ex cassiere del Carroccio, Francesco Belsito la barca potrebbe essere stata comprata con soldi del gruppo parlamen-tare della Lega. Il sospetto nasce da una conversazione intercettata nell’ambito di un’altra inchiesta.

Napolitano taglia i costi

Napolitano ha tagliato nella misura del 15% l’inden-nità di funzione del Segreta-rio generale della presidenza della repubblica, del 12% i compensi dei Consiglieri del presidente, e del 5% le inden-nità previste per il personale comandato e distaccato pres-so il Quirinale. Il presidente ha dato mandato allo stesso Segretario generale Donato Marra di predisporre ulte-riori misure per ridurre le spese del Segretariato gene-rale e, in particolare, gli oneri relativi al personale.

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Vignetta di Claudio Cadei

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4 Mercoledì 1 Maggio 2013 P R I M O P I A N OPietro Ichino si augura che, sostituendo i 60-70enni, siano capaci di fare una politica diversa

Spero nei 40-50enni al governoNon oso pensare cosa sarebbe successo senza un esecutivo

DI GOFFREDO PISTELLI

«Questa opposizio-ne al lavoro nella Festa del Lavoro costituisce una ma-

nifestazione di arretratezza e di provincialismo del nostro movimento sindacale»: una chiacchierata di politica con Pietro Ichino, milanese, clas-se 1949, giuslavorista da tempo impegnato in politica, prima col Partito demo-cratico poi con Scelta civica di cui è senatore, non può pre-scindere della polemiche sul 1 maggio. Ichi-no, che è stato dirigente Fiom in gioventù a cavallo degli anni ’70 dopo aver conosciuto don Lorenzo Milani, Ichino, dicevamo, non si sottrae e spiega che questa ostinazio-ne «si ritorce contro gli stessi lavoratori: i quali, per godere meglio di una festa, avrebbero bisogno di trasporti che fun-zionano e di negozi ed esercizi pubblici aperti. Per non dire del danno che in questo modo facciamo alla nostra industria maggiore, che è quella del turi-smo. Non è così che si difendo-no i valori del lavoro».

Domanda. Senatore, sia-mo giunti a un governo, dunque, dopo un percorso tormentato. Al di là del voto di fi ducia che ha dato come senatore di Scelta civica, che giudizio dà su questo esecutivo?

Risposta. Ne do un giudizio positivo innanzitutto per il fat-to che è nato. Non oso pensare a che cosa avrebbe potuto ac-cadere se non fossimo riusciti a darci un governo e avessimo dovuto congelare la situazio-ne per altri quattro o cinque mesi per tornare a votare, con la prospettiva di ritrovarci in una situazione di stallo magari anche peggiore. Ma il giudizio positivo si giustifi ca anche per alcune caratteristiche di questo governo.

D. Quali?R. Una generazione di politi-

ci 40-50enni ha sostituito quel-la dei 60-70enni. La speranza è che questi sappiano far nascere una cultura politica più civile di quella che ha caratterizzato la «seconda Repubblica»; che questo governo, cioè, diventi per così dire il brodo di coltura di un nuovo senso dello stato comune a tutto il ceto politico, di centrodestra e di centrosini-stra.

D. E che spazio vede, con questo governo e questa maggioranza, per le istan-ze riformiste a cominciare, ovviamente, da quella sul lavoro, di cui è sempre sta-to protagonista.

R. La nomina al Lavoro di Enrico Giovannini, econo-mista e statistico, è molto di

buon auspicio per l’applica-zione pragmatica del metodo sperimentale: l’unico che può consentirci di superare le con-trapposizioni frontali in mate-ria di politiche del lavoro.

D. Se non sbaglio è quello che lei propone col disegno di legge presentato nei gior-ni scorsi al Senato.

R. Proprio così. Come si fa per i farmaci, anche in materia di lavoro bisogna applicare il

«try and go»: si sperimen-ta, si rilevano i risultati, se questi sono positivi si al-larga l’esperi-mento, se no lo si corregge

o si cambia strada. In questo disegno di legge, firmato da tutti i senatori di Scelta Civica e presentato anche alla Came-ra con la prima fi rma di Irene Tinagli, proponiamo la speri-mentazione di un rapporto di lavoro dipendente poco costoso e poco rigido, ma capace di dare maggiori sicurezze e prospetti-ve al lavoratore.

D. E per gli altri settori, che idea si è fatto?

R. Anche la nomina di Anna Maria Cancellieri alla Giu-stizia è di buon auspicio per la prosecuzione di quanto ha incominciato a fare il mini-stro Paola Se-verino: lì c’è da proseguire e allargare la sperimentazione già in atto in alcune sedi di nuove forme di

organizzazione del lavoro giu-diziario, anche a legislazione invariata.

D . C ’ è u n ’ a l t r a donna in un d i c a s t e r o importan-te. Non è di Scelta civica ma del Pd, Maria Chia-ra Carrozza, all’Istruzione, un’altra area dove di rifor-me c’è forse bisogno…

R. Spero che riesca ad af-francarsi dai pregiudizi diffusi nel suo partito, il Pd, oltre che

nel sindacato, circa la ne-cessità della valutazione obiettiva del-la didattica e della ricerca. Che è la pre-messa indi-spensabile

per l’unica strategia effi cace, se vogliamo rilanciare il no-

stro sistema dell’istruzione e della ricerca: quella centrata sull’autonomia degli istituti e su di una forte responsabiliz-zazione dei ri-spettivi capi e apparati.

D. Lei, nei giorni scorsi, un consiglio a Letta l’ha dato: chiudere «carrozzoni come il Cnel» per liberare risorse. Una posizione urti-cante per un certo mondo sindacale. Ma cos’altro si potrebbe fare?

R. Abbiamo tanti ferri vec-chi. Chiuderli non significa licenziare tutti i dipendenti,

ma spostarli nelle ammi-nistrazioni in difetto di personale. Si obietta che in questo modo non si realizzereb-be un gran-

de risparmio di spesa; invece un’economia ci sarebbe comun-que, inoltre si otterrebbe un miglioramento dell’effi cienza complessiva delle amministra-zioni; e, soprattutto, si darebbe un segnale importantissimo, sia all’interno sia all’esterno del Paese.

D. Qualcuno, regolarmen-te, polemizza anche sui pa-tronati. Non tanto sul prin-cipio ma sull’entità del loro costo. Cosa ne pensa?

R. Nella logica della spen-ding review anche questo capi-tolo va affrontato. Ma senza lo spirito di crociata che talvolta

aleggia nel discorso sui patro-nati: svolgono un servizio utile, anche se probabilmente potreb-

be costarci un po’ meno.

D . L e i dopo aver sostenuto la battaglia di Matteo Renzi alle primarie ,

ha ritenuto più opportuno continuare il suo impegno col senatore Mario Monti. Come ha visto il suo ex par-tito nella logorante tratta-tiva con il M5s e poi, dopo, con le dimissioni di Pier Luigi Bersani?

R. Lo ho visto molto in crisi. Tutti i nodi, che si nascondeva-no sotto la marcia trionfale ver-so le elezioni del dopo primarie, sono venuti impietosamente al pettine. Si preparano novità di notevole portata. Ma credo che nessuno debba augurarsi un collasso del Pd: la politica italiana soffre già di un eccesso di tendenza all’entropia.

D. C’è chi sembra voler creare un soggetto politico nuovo, a sinistra, scinden-do il Pd e aggregando ven-doliani e altre forze. Una sorta di nuovo progressi-smo cui, peraltro, non era affatto estraneo lo stesso Bersani. Dal suo punto di vista è possibile?

R. Possibile sì, certo. Ma non credo che Bersani vi partecipe-rebbe. Forse ora si è convinto anche lui che qualche «nemico a sinistra» non fa poi così male.

D. Come vede il futuro po-litico del paese, professore? C’è chi scommette su una polarizzazione sinistra-de-stra, Fabrizio Barca versus Renzi. Le pare uno scenario possibile? E nel caso dove si collocherebbero Scelta civica e Pietro Ichino?

R. Dipende dal modo in cui, concretamente questo nuovo scenario si determinerebbe. Scelta Civica è nata per co-stituire un nuovo polo per la riforma europea dell’Italia; se nascesse una nuova forza poli-tica sostanzialmente con que-sto stesso obiettivo, nel centro-sinistra come nel centrodestra, la convergenza sarebbe, come si dice, nelle cose.

D. Il clima politico, però, successivamente è addi-rittura peggiorato. I toni dell’antipolitica si sono fat-ti esasperati e in più d’uno ha messo in relazione l’at-tentato di domenica contro i carabinieri con i toni esa-sperati di questo periodo. Che cosa ne pensa?

R. L’Italia abbia bisogno di un clima politico molto più disteso, più pragmatico, fondato su di un senso del bene comune più radicato. Vediamo se il governo Letta ci fa fare qualche passo avanti su questo terreno.

© Riproduzione riservata

DI PUCCIO D’ANIELLO

Un dilemma non da poco, per Angelino Alfa-no e Anna Maria Cancellieri: l’attuale mi-nistro dell’Interno è stato scortato fino ad oggi dalla Polizia Penitenziaria, e il nuovo titolare del dicastero della Giustizia ha avuto come angeli custodi gli agenti della Po-lizia di Stato. Già, perché Alfano nel tempo ha conservato la scorta che aveva a via Arenula, ovvero da quando faceva parte del governo guidato da Silvio Berlusconi, e la Cancellieri «deteneva» quella che gli era stata assegnata dal Vi-minale. Ora però devono cambia-re compagni di viaggio, ma non ne hanno nessuna voglia: Alfano non ha proprio intenzione di la-sciare la Penitenziaria, e Cancellieri, da diri-gente ministeriale di lungo corso, ha un feeling con la Polizia di Stato. Che fare? Ricominciare da zero con nuovi volti, abbandonando facce familiari? Toccherà cambiare le regole? Verrà trovata una «onorevole» soluzione? Sono tante le persone che attendono ordini.

* * *

Confindustria Nord-Est chiede un sotto-segretario nel governo Letta. Nel Partito democratico temono che il nome prescelto

sia quello di Massimo Calearo.

* * *

Il taccuino vip di lunedì 6 maggio è strapieno di appuntamenti, e prevede un tour tra Mi-lano e Roma di molti protagonisti dell’econo-mia: si comincia con l'incontro annuale con

il mercato finanziario, targato Consob, nel capoluogo milanese. Poi, rapido trasferimento nella capitale: nell’università Luiss, nell’aula magna intitolata a Ma-rio Arcelli, è in programma il conferimento della laurea honoris causa al presidente della Banca Centrale Europea Mario Dra-ghi. Dove, prima della laudatio di Marcello Messori, è prevista la visione del film del 1920 One

week, di Buster Keaton & Edward Cline. A seguire, spostamento strategico per la cerimo-nia ideata per ricordare l’ex governatore della Banca d’Italia Guido Carli (organizzatrice la giornalista Romana Liuzzo, candidata alle ultime elezioni politiche nel Pdl, e guest star l’ex presidente del consiglio Silvio Ber-lusconi). Infine, l’appuntamento con la serata di Diplomatia, tra ambasciatori e personaggi del made in Italy, con protagonista il vice pre-sidente della Banca Europea per gli Investi-menti Dario Scannapieco.

INDISCREZIONARIO

Anna Maria Cancellieri

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Mi auguro che le contrapposizionifrontali sul lavorosiano superate conla sperimentazione

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Pietro Ichino

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5Mercoledì 1 Maggio 2013Mercoledì 1 MaggiP R I M O P I A N OL’ex ministro apre alla revisione della legge Fornero. Il Pd? Da ricostruire oltre Renzi e Barca

Il lavoro venga prima dell’Imu Damiano: 3 punti di cuneo in meno valgono 5 miliardiDI ALESSANDRA RICCIARDI

Tra tante priorità, va fatta una scelta. Per-ché va bene congelare la prima rata dell’Imu,

ma c’è anche il lavoro che è una vera emergenza e «se lo si vuole detassare per fa-vorire le assunzioni», come ha detto il premier Enrico Letta in parlamento, « io ri-cordo che ha un costo», dice Cesare Damiano, deputa-to pd, ex ministro del lavoro del governo Prodi, area ri-formisti in un partito che ne conta tante dopo l’elezione del capo dello stato. E che oggi, dice Damiano, «va ri-costruito».

Domanda. Il premier Letta ha fatto un ampio programma di detassa-zioni, dall’Imu sulla pri-ma casa alla pressione fi scale sulle nuove assun-zioni.

Risposta. Tutto molto bene. Ricordo però che ov-viamente ogni misura ha un costo e che stabilire delle priorità sarebbe opportuno. L’Imu sulla prima casa dà un gettito di 4-5 miliardi. Quando nel 2007, con il go-verno Prodi, proposi da mi-nistro del lavoro la riduzione di tre punti di cuneo fi scale su tutti gli occupati a tem-po indeterminato, la misura fu stimata sui 5 miliardi di euro l’anno. Se si parla solo di nuovi assunti, può costare meno. Poi mica è fi nita.

D. Facciamo la lista?R. Ci sono da pagare i

40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, servono 1,5 miliardi di euro solo per il 2013 per rifi nanziare la cassa integrazione in dero-ga, e ho stimato ne servano circa 3 di miliardi fino al 2015 per il fondo per i la-voratori cosiddetti esodati. Se poi si vuole rivedere la riforma anche delle pensio-ni, cosa buona e giusta, e introdurre la fl essibilità in uscita tra i 62 e i 70 anni, credo che anche in questo caso contabilmente debba essere scritto qualcosa.

D. Tra Imu e lavoro, cosa sceglierebbe?

R. Se la coperta è corta, io sceglierei il lavoro. E comunque l’Imu dovrebbe essere tolta sulla prima casa solo per chi ha redditi medio-bassi.

D. Ridurre la tassazio-ne per i giovani tiene fuori una fetta sempre più ampia di over 40 di-soccupati.

R. Un piano straordinario per il lavoro dovrebbe pre-vedere un incentivo strut-turale per le imprese che assumono a tempo indeter-minato giovani, chi ha perso il lavoro e ha più di 50 anni,

chi sta fi nendo la mobilità e rischia di restare a piedi.

D. Le imprese lamenta-no anche che ci sono trop-pi paletti per gli ingressi, aver stretto sulla fl essibi-lità in entrata è una pena-lizzazione, soprattutto in periodi di crisi.

R. Condivido questa opi-nione e propongo che si cor-regga l’attuale normativa del contratto a tempo de-terminato, ad esempio ac-corciando gli intervalli che devono essere rispettati tra due successive assunzioni a termine. Interverrei anche sulle quote di contratti a tempo che possono essere stipulati, ampliandole.

D. Non temete le barri-

cate della Cgil?R. Il Pd è favorevole a

rendere più fl essibile il sistema, cambiando gli aspetti più regressivi della riforma Fornero, quelli meno pratici ri-spetto alla situazione di crisi, ma sempre nell’am-bito della regolazione legi-slativa e contrattual.

D. Pietro Ichino, oggi senatore di Scelta civica e ieri del Pd, ha d e p o s i -tato una proposta di legge per con-tratti di la-voro meno

costosi e meno rigidi, cosa ne pensa?

R. Temo che si tratti nient’altro che della ripropo-sizione dell’antica formula del contratto unico, al quale Ichino è particolarmente af-fezionato, ma contro la qua-le il partito democratico e le parti sociali hanno sempre combattuto.

D. Perché? R. Non comprendo come si

possa contestualmente affer-mare che si fa un contratto a tempo indeterminato e però si consente il licenziamento del lavoratore che sarebbe risarcito in via esclusiva-mente monetaria.

D. Propo-ste alter-native?

R. Uti-l i z z i a m o in via pri-vilegiata il contratto di appren-d i s t a t o , consentia-mo alle im-p r e s e d i

a v e r e

un lungo periodo di prova, ad esempio di tre anni, al termine del quale, valutata la qualità della persona, il passaggio a tempo indeter-minato avvenga con uno sconto sugli oneri per le im-prese.

D. Sul fronte del lavo-ro, non teme che nel Pd ci possano essere spaccatu-re pro Lista civica?

R. Non credo, anche se di questi tempi sorprese sono sempre possibili.

D. In che condizioni è il Pd con Letta premier?

R. Con Letta ho lavorato bene ai tempi del governo Prodi, ha un’ottima capaci-tà politica. Il partito, dopo le vicissitudini per l’elezione del capo dello stato, va rico-struito dalle fondamenta, al congresso dovremmo ridefi -nirne l’identità di centrosi-nistra.

D. Altrimenti c’è la scis-sione? Fabrizio Barca sembrava pronto a fare un partito di sinistra.

R. Non vedo una scissio-ne. Barca è una risorsa, ma credo che non dobbiamo ri-

manere intrappolati nella polarizzazione tra Renzi e Barca.

D. Lei è accreditato tra i possibili sottose-gretari per il ministero del lavoro.

R. Sono a disposizione per fare cose utili.

©Riproduzione riservata

Vignetta di Claudio Cadei

Cesare Damiano

DI MARCO BERTONCINI

I In pochissimi giorni, i dissidi interni al Pd rispetto al governo delle lar-ghe intese si sono progressivamen-te ricomposti. Quasi insignificanti

paiono le resistenze in ultimo oppooste da qualcuno al voto di fiducia. La mo-tivazione è semplice: i democratici non potevano decidere altrimenti.

Non si può dire che non abbiano tentato di agganciare il M5S: non si po-teva certo andare più in là delle umilia-zioni in diretta, patite o tollerate da Pier Luigi Bersani di fronte alla delegazione grillina. In compenso, da Beppe Grillo per settimane sono giunti soltanto sber-leffi . Giorgio Napolitano, poi, ha mes-so con le spalle al muro il preincaricato segretario del Pd.

I guai decisivi se li sono procurati i democratici con le proprie mani. L’aver affossato due candidature quirinalizie politicamente opposte è stato un suicidio che non ha precedenti, non soltanto nella storia delle elezioni presidenziali, bensì pure nella storia parlamentare e più la-tamente politica. Una volta che Bersani è dovuto salire al Colle, in condizioni di

sfracello personale tali da impressiona-re umanamente il capo dello Stato, al Pd non restava che inghiottire l’amaro calice sino alla feccia, siglando l’intesa politica con l’aborrito nemico.

Che cos’altro avrebbe potuto fare? L’alleanza con i grillini era affondata. L’intesa con i montiani non era suffi cien-te, ammesso e non concesso che potesse essere stipulata. Il governo di minoran-za era bloccato dal Quirinale, ancor più dopo la riconferma al Colle. Sarebbero rimaste le elezioni anticipate, con il ga-binetto Monti ancora in carica. Le pre-visioni erano fra le più nere: un tracollo per il partito.

A questo punto, rilevate le spaccature frontali esistenti, assodata la frantuma-zione, costatato che i vertici del partito restavano dimissionari, spiazzati dalla volontà ferrea di Napolitano di sancire la maggioranza estesa, non rimaneva se non dare l’avvio a un governo che nem-meno con ampi sforzi di benevolenza si potrebbe definire “amico”, mutuando l’antica e velenosa defi nizione degaspe-riana verso il poco apprezzato esecutivo Pella.

Lo sconcerto di ampi settori della

base democratica è identico all’insod-disfazione che si respira fra parlamen-tari ed esponenti del partito, costretti a trangugiare una soluzione reputata orripilante. I sorrisi sfoggiati nel corso del duplice dibattito parlamentare na-scondono sentimenti opposti.

Il governo Letta non è stato scelto, bensì imposto: dai risultati elettorali, dal capo dello Stato, dall’autolesioni-smo degli stessi democratici. Sfasciarlo avrebbe signifi cato compromettere, più ancora che il futuro, l’esistenza medesi-ma di un Pd in balìa di sé stesso. Aiutare la nascita del gabinetto permette, se non altro, di guadagnare tempo.

Il partito deve ritrovare sé mede-simo, verifi care quale possa essere il de-stino di Matteo Renzi, rintracciare una propria unità messa a rischio, in parte, dallo stesso nuovo esecutivo, oltre che dalle lusinghe che possono arrivare dal-la sinistra vendoliana. Superare questa fase di gravissima crisi può consentire di recuperare una linea politica autonoma. Adesso, le decisioni sono state assunte da altri e imposte al Pd, che deve ricostru-irsi se vuole tornare a essere soggetto politico.

©Riproduzione riservata

É LA MOTIVAZIONE CHE HA INDOTTO IL PD A INGOIARE IL ROSPO DELLE LARGHE INTESE

Un governo per guadagnare tempoDopo le bocciature di Marini e Prodi, il partito democratico è a pezzi

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6 Mercoledì 1 Maggio 2013 P R I M O P I A N ORoberto Giardina, che vive in Germania da 40 anni, consiglia il premier contro gli scivoloni

Letta-Merkel, gli errori da evitareC’è un galateo non scritto che ha conseguenze politiche

da Berlino ROBERTO GIARDINA

Ormai è diventata una consuetudine. Un tempo, i presidenti del consiglio appena

nominati si precipitavano a fare atto di sottomissione a Washington. Dati i mezzi di trasporto dell’epoca, occor-reva qualche giorno, o setti-mane. Oggi, bastano poche ore. Enrico Letta, subito dopo il sì del Senato, ha pre-so l’aereo per Berlino, e ha chiesto udienza alla signora d’Europa. Come fece Mario Monti.

Non si parli di sottomissio-ne. Italia e Germania sono socie nello stesso Club, con pari diritti e doveri. Ma Frau Angela è la donna più potente del mondo, pur dopo che gli americani, per puro dispetto, l’hanno voluta retrocedere. Qualche riguardo quindi lo merita.

È lei a guidare il gioco,

giustamente vuol valutare chi siede con lei al tavolo. Questi primi incontri, a ascoltare le dichiarazioni conclusive, si assomigliano e sembrano inutili. Tutti vanno d’amore e d’accordo, tutti sono otti-

misti. Che cosa vi aspettate? Al nostro fresco premier non vanno dati consigli politici, i giornalisti che lo fanno, con lui e con altri, dimostrano in-genua arroganza.

A Letta però oserei dare dei consigli d’etichetta, scu-sate l’inevitabile assonanza. All’apparenza potrebbero sembrare avvertenze politi-che, ma non lo sono. In Prus-sia valgono altre regole. Se invitati, portate un regalo, la padrona di casa lo mette da parte, invece di aprirlo innan-zi a voi. Prima di sorseggiare

il vino, dovete alzare il calice e guardare i commensali ne-gli occhi. Se al primo incontro insistete per pagare il conto, lei magari si offende. Lo con-sidera un’intromissione intol-lerabile. Poi, magari, accetta. Dipende. Regole da rispettare anche in politica, basta inter-pretarle.

Con una signora tedesca gli uomini latini spesso sbagliano. È l’eterno equi-voco, cominciato con i latin lover sulle spiagge dell’Adria-tico. Liebe non è amore, non

sempre. Le turiste tedesche sognavano che le promesse al chiar di luna fossero vali-de per la vita. A loro volta, i conquistatori non capivano di essere stati invece conquista-ti, usati, dimenticati. Così è fi nita con il professor Monti, per eccessiva sicurezza. Si è illuso di essere ascoltato come un maestro dall’allieva. Le ha impartito consigli (sbagliati) su come ignorare i diritti del Bundestag, il parlamento di Berlino. Si è vantato (con troppa fretta) di averla battu-ta a un vertice a fi ne giugno. Infi ne, l’ha tradita fl irtando con il francese Hollande. La passione è spenta. Così sbagliò il suo predecessore Sarkozy che esagerava in bacetti (fu chiamato a rap-porto l’ambasciatore francese a Berlino). E dimentichiamo Silvio, per salvare il residuo onore degli amanti latini.

Herr Letta è partito con il piede sbagliato, quando an-cora non era stato eletto, in-viando moniti a Berlino. L’ha rimesso a posto, il severo ministro delle fi nanze Wol-fgang Schaüble: «Ragazzi-no fai i compiti a casa tua. Non dare la colpa agli altri, se non ce la fai». Non disse proprio così, ma questa è la

sintesi fedele del suo pensie-ro. Inoltre, il nostro premier è più giovane di Frau Ange-la, sempre giovanissima in confronto all’età media dei nostri politici. Lei sarà gen-tile, lui non fraintenda. Non è debolezza.

Um Gottes Willen, per

l’amor di Dio, non si faccia tentare dai francesi. Tra Pa-rigi e Berlino è sceso il gelo, non credete alle smentite. Hollande è considerato un populista, che dà la colpa dei suoi errori alla signora di Prussia. Inoltre, i social-democratici e i verdi tedeschi lo imitano chiedendo di au-mentare le tasse ai privile-giati. E Letta non creda alle notizie che giungono dalla Germania, dove si vota tra meno di cinque mesi. An-gela vincerà per la terza volta, ma anche se perde, lo sfi dante Peer Steinbrück, quello che ha dato del clown a Silvio e Beppe, farà esat-tamente come lei. Basta leg-gere il suo programma. Per stare a tavola, o corteggiare una signora, forse studiare il tedesco non guasterebbe. Ma questo è un consiglio diffi cile da seguire.

© Riproduzione riservata

DI ANTONIO SIGNORINI

La formula non è marcia, ma è matura al punto giusto. Abbastanza per archiviar-la e cercarne una radical-

mente nuova. Forse la musica balcanica non ha proprio «rotto i coglioni», come dice Elio, almeno non a tutti. Sicuramente gli ecces-si retorici come «l’invettiva contro il capitalismo» (sempre per citare la fantastica “Il complesso del pri-mo maggio” di Elio) o gli inserti velleitari, ci sono e pesano.

La qualità della musica, si sa, è quella che può offrire un mega evento gratuito. Ma a rendere la formula del concertone del primo maggio irrimediabilmente supera-ta è l’idea che c’è dietro: avvicina-re i giovani al sindacato e quindi all’impegno sociale attraverso la musica.

Il vero complesso del primo mag-gio è quello di chi pensa si debba forzare un messaggio che, alla fine, è politico (per inciso, molto più a sinistra rispetto alla linea della maggioranza del sindacato) con un mezzo che non è proprio della politica. Ricetta superata, intanto perché gli anni del disim-pegno sono lontani. L’impegno c’è, semmai, oggi è cambiato in una di-rezione che né sindacati né partiti

immaginavano. Fuori dai palazzi delle con-

federazioni nei giorni scorsi, senza troppo clamore, ne ha par-lato ad esempio Ottaviano Del Turco. Fu proprio lui nel 1989 ad avere pensato alla formula del mega concerto nella piazza roma-na, «ed aver faticato molto», ha ri-cordato con un post su Facebook, «per strappare il consenso della segreteria della Cgil perché si svolgesse».

Adesso, sull’onda del “complesso del primo maggio” fatto emergere dal subconscio sindacale da Elio, l’ex segretario generale aggiunto della Cgil, sprona Cgil, Cisl e Uil e dice che «per salvare quella festa ci vuole una fantasia e un’idea». Per quest’anno passi. Per ora «sembra una sintesi tra una fe-sta dell’Unità di un tempo,e una fiera del mediterraneo, con tanto di ballo in piazza al ritmo di una sintesi (fusion) tra tarantella na-poletana e «pizzica» salentina con l’aggiunta di un doveroso omaggio agli amici balcanici d’oltremare». Ma «Attenzione! si fa presto a con-sumare le idee nuove».

L’idea nuova, e qui arrivo al

punto, potrebbe essere presa in prestito da una iniziativa già spe-

rimentata. Perché (mi sono chiesto mentre ascoltavo l’anteprima del brano demolisci concertine) non festeggiare il primo maggio con una versione italiana della Festa della musica francese?

Una localizzazione della famosa iniziativa del ministero della cul-tura di Parigi, che da noi potreb-be essere patrocinata, promossa e organizzata dai sindacati. In Francia, ogni 21 giugno, musicisti (la cui disponibilità a suonare per

una volta gratuitamente è raccolta via internet dallo stesso dicastero) invadono le città, piccole e grandi, suonano in spazi messi a disposi-zione dalle amministrazioni locali, ma anche dai privati, quindi locali, ristoranti e pub.

Professionisti, appassionati, di-lettanti invadono di note ogni an-golo dell’Esagono, senza bisogno di troppi permessi e licenze. Un giorno di festa. Qualcuno ha pro-vato a introdurla in Italia, in con-temporanea con la Francia (cioè in giugno), ma non ha sfondato. Forse manca un’organizzazione forte come quella dei sindacati e la coincidenza con un giorno ve-ramente di festa, come è in Italia il primo maggio.

Al posto di Piazza San Gio-

vanni, centinaia di piazze e migliaia di marciapiedi e locali invasi dalla musica. Tra la gente e senza l’angoscia di fare passare un qualche messaggio. Se il primo maggio diventasse, oltre alla festa dei lavoratori, quella della musica, i sindacati darebbero un contribu-to alla diffusione dell’arte in Ita-lia. Raggiungerebbero tutti, senza bisogno di dirette televisive. E si libererebbero di un mega evento impegnativo e di dubbia effi cacia.

blog su www.formiche.net

LO RICONOSCE ANCHE OTTAVIANO DEL TURCO CHE LO AVEVA INVENTATO NELL’ORMAI LONTANO 1989

Il concerto del primo maggio è decrepitoAndrebbe sostituito con migliaia di concerti dovunque. Come avviene in Francia

Vignetta di Claudio Cadei

Ottaviano Del Turco

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7Mercoledì 1 Maggio 2013Mercoledì 1 MaggiP R I M O P I A N OCorrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: nessun esecutivo ne parlava da 20 anni

Il governo rilancerà l’affittoLa casa è un volano, non solo un cespite da saccheggiare

DI GOFFREDO PISTELLI

Enrico Letta ha fatto fare un balzo sulla sedia a Confedilizia, l’associazione delle

proprietà immobiliare. Par-lando alla camera, nel di-scorso di presentazione del suo programma di governo, il presidente del consiglio ha infatti parlato della sua volontà di incentivare l’af-fitto. «Erano 20 anni che un premier non ne parlava», gioisce al telefono Corra-do Sforza Fogliani, classe 1938, piacentino, avvocato e leader storico della orga-nizzazione che ha nel suo seno sì i grandi player del mercato immobiliare, come fondi pensione e fondi di in-vestimento, ma associa an-che molte decine di migliaia di piccoli proprietari, quella proprietà diffusa, fatta di italiani che hanno messo i loro risparmi nel mattone, pensando magari di trarci la loro pensione affittando. Senonché, nel frattempo, la locazione è stata gravata di tali e tanti balzelli da ren-dere l’operazione per niente profittevole.

Domanda. Presidente, dunque ci sono voluti 20 anni?

Risposta: Esatto, l’ultimo a fare un’affermazione simi-le in un discorso program-matico era stato Giuliano Amato. In seguito, della lo-cazione ci si è ricordati solo per andare a tassare.

D. Che segnale è quello di Letta?

R. Che c’è l’intenzione di combattere l’emergenza sociale perché la proprietà diffusa, negli anni scorsi, firmando accordi territo-riali con le organizzazioni degli inquilini, aveva messo in pista i canoni concordati che avevano dato una casa a tanti italiani non abbien-ti. Nel frattempo però Imu e f i sca l i tà hanno reso questa d i -sponibi l i tà un capestro. E gli accor-di saltano e non si fanno più. Stiamo parlando di 218.891 af-fitti, quasi il 6% del totale. Qualcosa che riguarda pro-babilmente oltre un milioni di italiani.

D. In cosa si potrebbe tradurre l’apertura di Letta?

R. Lui ha parlato di incen-tivi per l’affitto. Potrebbero essere di carattere fiscale e altri di carattere normativo ma comunque incidendo sui canoni. Si potrebbe usare la leva fiscale abbattendo

l’Imu per le abitazioni loca-te con gli affitti conconcor-dati, al di sotto livelli mer-cato. Come si ricorderà, nella primis-sima versio-ne, l’Imu do-veva essere al 4 per mil-le. Poi, nel-la versione c o s i d d e t t a sperimentale adottata, ai comuni è stata dato mano libera e siamo arrivati al 7-8 per mille. Con questa prima misura per vincere lo sfitto involon-tario che vediamo in tutte le città. Altrettanto si po-trebbe incentivare l’affitto portando a una percentua-le ragionevole del canone esente da tassazione, a fron-te delle spese che chi affitta una casa deve sostenere. A livello catastale è del 30% la parte esente. Sa quant’è a livello fiscale?

D. No, mi dica…R. Era del

25%, poi del 15. Col go-verno Mon-ti la maz-zata: siamo arrivati al 5%. Lei si i m m a g i n i , con tutte le spese cui la

gestione immobiliare va in-contro, specialmente a ogni cambio di inquilino: rotture, imbiancature, senza contare i costi per morosità, le spe-se legali conseguente. Senza dimenticare gli sfitti, ché a volte le case restano vuote. Tutto questo starebbe nel 5%? Certo che no, così chi affitta un’abitazione paga abbondantemente le tasse sulle spese che sostiene…

D. A quanto potrebbe-

ro ammontare gli incen-tivi cui Letta dovrebbe mettere mano, secondo i

vostri cal-coli?

R. Fra ca-noni concor-dati potreb-be trattarsi di circa 70 milioni. Un intervento non dram-matico ma

in grado di rilanciare l’affit-to che, non dimentichiamo-lo, è anche un volano della mobilità del lavoro e dello studio. Se i canoni sono inaccessibili, si penalizza anche il la-voro, laddove resiste e dove c ’è bisogno di att irare maestranze e trovar loro un’abitazione a prezzi ac-cessibili.

D. E l’ampliamento del-la quota di canone esen-te?

R. Riportarla al 15% po-trebbe valere almeno 365 milion di euro.

D. Potrebbe, una mi-sura del genere aiutare anche il mercato immo-biliare con i suoi inven-duti?

R. Siamo di fronte a un problema più generale ma comunque è chiaro che oggi, con la crisi, chi guarda più all’acquisto per investimen-to, con una tassazione del genere sugli affitti? Dimi-nuire la tassazione aiute-rebbe, certo.

D.Però l’Imu è il dibat-tito di queste ore: Silvio Berlusconi vuole abolir-la o minaccia di andar-sene.

R. Che cosa abbiano con-cordato, non lo so. Prendo atto che il presidente Letta ha detto che è stata sospe-sa la rata di giugno ma per studiare provvedimenti al-ternativi, per prendere una decisione. Non per abolirla come qualcuno ha detto pre-cipitosamente.

D. In pra-tica, presi-dente, con l a t a s s a -zione oggi s i r i c r e a l a s i t u a -z ione de -gli anni 70 con l’equo canone che bloccò tutto. Allora non si affittava per i canoni miserrimi e l’incertezza, per i proprietari, della disponibilità del bene. Oggi invece?

R. Oggi perché non c’è più reddito ovviamente. La leg-ge sull’Equo canone obbligò gli italiani a diventare pro-prietari di casa. Fu un fat-to dirigistico. Con gli affitti concordati si era data una risposta sociale: non dimen-tichiamo che l’edilizia pub-blica è stata un fallimento, negli ultimi anni. E che la gestione è onerosissima: un terzo degli inquilini sono morosi.

D: Nelle nostre città spuntano come funghi cartelli affittasi o ven-desi anche i fondi com-merciali o i box…

R. Sono i cosiddetti usi diversi. Qui lo sfitto in-vo lontar io dilaga. Ba-s t e r e b b e u s c i r e d a una visio-ne romano-centrica che forse la no-stra politica

ha, per rendersene conto. E vedere appunto quei cartelli che spesso riportano, assie-me, la disponibilità a vende-re o a mettere in locazione: pur di liberarsi del fondo.

D. E in quel caso cosa si potrebbe fare?

R. In parte è una situa-zione figlia della situazione della crisi economica, che colpisce artigiani, commer-cianti, ma anche la norma ci mette del suo: anche se il canone qui è libero i con-tratti hanno durate assur-de. Si parla di 12 anni o 18 per gli immobili destinati a scopi particolari, come le strutture alberghiere. Con questa crisi si dovrebbero poter fare contratti di 2-3-5 anni, sotto l’egida delle associazioni della proprie-tà e degli inquilini o delle categorie, a prezzi equi, in modo da consentire a chi

inizia un’attività di provare senza farsi spaventare dalle durate eccessive.

D. Questo è poi un pa-ese dove la proprietà edilizia viene spesso as-sociata tout court alla rendita. Scontate un bel pregiudizio culturale…

R. È vero. Certi politici g u a r d a n o alla stabili-tà dell’inve-stimento e ne ricavano l ’ idea che s ia spere-q u a t i v o . Come se un i m m o b i l e r imanesse

lì, immutato, per 50 anni, e non ci fossero, di mezzo, manutenzioni, assicurazio-ni, spese legali. È una ric-chezza sì, ma tutt’altro che statica. Un pregiudizio duro a morire, quando invece, come ricordava un sindaco di Parigi di fine ‘800, Martin Nadaud, «quando l’edilizia va, tutto va». Sa quanto potrebbe valere il mercato delle ristrutturazioni che, appunto, una nuova politica fiscale sulla casa potrebbe aiutare?

D. Avete fatto una sti-ma?

R. Le nostre 200 sedi territoriali stimano che ci siano 700-800mila unità immobiliari da riattare, con manutenzioni ordina-rie e straordinarie che non vengono eseguite perché appunto non c’è redditività. Se solo 500mila di queste fossero ristrutturate, con lavori fra 10-20mila euro per immobile, avremmo 7,5 miliardi. Pensi a quanto la-voro per i nostri artigiani e e per le nostre imprese edi-li. E pensi al gettito fiscale conseguente.

D. Insomma, ci voglio-no delle politiche abita-tive..

R. Giusto ma sa che fino ad oggi quella delega era sepolta nel superminstero delle Infrastrutture?

D: In che senso sepol-ta?

R. Che anche il ministro Corrado Passera non sa-peva neppure di averla. Tanto che, quando è stato in audizione in parlamen-to, recentemente, quando ha dovuto riferire sul punto, ha chiesto un rinvio come fanno certi avvocati. Poi è arrivata la fine di legisla-tura.

D. Ora avete Maurizio Lupi. Lo conosce?

R. Certo, uno competente. A Milano cominciò proprio come assessore all’Edilizia privata in Comune. Uno che oggi sa di avere quella dele-ga. Speriamo che la usi.

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Corrado Sforza Fogliani

6% del totale.

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Le agevolazioni fi -scali costerebbero in tutto poco più di 435

milioni di euro. Non sono certo cifre

drammatiche

muni è stata in grado di rilan

Letta ha dato un segnale, combattere l’emergenza sociale abbattendo i canoni concordati con la riduzione dell’Imu

a prezzi ac-

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Si potrebbe riportare a una quota ragione-vole la percentuale della pigione esente da Irpef, ridotta da

Monti al 5%

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lì, immutato, pe

Meno tasse favorirano anche le ristruttura-zioni. Con interventi

su 500.000 unità immobiliari, lavori

per 7,5 miliardi

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8 Mercoledì 1 Maggio 2013 P R I M O P I A N OIl Giornale e il Tempo plaudono il governo Letta. Libero invece prende le distanze

I giornali di destra sono divisiBelpietro e Bechis fanno, senza sconti, le bucce al premier

DI CESARE MAFFI

È giunta ieri inattesa la dissociazione di Libero dalla stampa di cen-tro-destra, per il resto

ampiamente intrisa di soddi-sfazione per il nuovo governo. Il titolo che occupava l’intera prima pagina del Tempo era da solo un elogio: «Il governo rimette fiducia sulla casa». Di rincalzo andava l’editoriale di Sarina Biraghi: «Un’occasio-ne da non perdere». La diret-trice del quotidiano romano non nascondeva la propria beneaugurante solidarietà al nuovo esecutivo, addirittura auspicando di entrare nella terza Repubblica «con il rivo-luzionario Letta».

Ancor più appagato, e anzi entusiasta, appariva il Giornale: «Via l’Imu. Fatto». Il titolone riecheggiava gli anti-chi mantenimenti d’impegni assunti dal governo Berlusco-ni, con «fatto!» riferito a singole promesse elettorali realizzate. «La rotta è quella di Berlusco-ni», gongolava il sommario, ribadendo la chiusa dell’edi-toriale di Alessandro Sallusti: «La spina del governo, se Dio vuole, ce l’ha in mano solo il centrodestra».

Ovvio che le diffi coltà, spe-cie in termini di conti pubblici, fossero avvertite. Su la Repub-blica un osservatore attento al contenimento della spesa

pubblica, quale Alessandro De Nicola, era chiarissimo: «Il discorso di Letta sensato, ma chi paga?». Anche sul Giorna-le Nicola Porro non taceva la sostanza del problema: «E ora dove trovano i soldi?».

Su Libero, però, il tono era ben diverso. Il titolo era secco: «La favoLetta». Mauri-zio Belpietro titolava poi l’edi-toriale «FavoLetta promette aiuti e meno tasse. Dove trova i soldi?». I dubbi erano itera-ti: «Peccato non abbia detto dove troverà i 30 miliardi ne-cessari», «resterà il libro dei sogni», «tace sulla riduzione della spesa». L’attacco fron-tale era compiuto in tandem con Franco Bechis, il quale elaborava un lungo servizio sulla non elogiata sospensio-ne dell’Imu: «Pdl ingannato», «è un pasticcio», «le premesse sono assai deludenti».

Dunque, se l’incognita sui finanziamenti necessari per mantenere gli impegni gover-nativi era ieri estesa un po’ a tutti i commentatori, la chiu-sura netta al governo arrivava inaspettata da Libero. Mentre il Giornale e Il Tempo rifl ette-vano la volontà del Cav di ap-poggiare il governo, la coppia Belpietro-Bechis si dimostrava spregiudicatamente autonoma; inoltre, dubitava scettica sulla realizzabilità delle promesse di Letta.

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DI MASSIMO TOSTI

Da qualche decennio i mae-stri mediocri della sociolo-gia tentano di imporci una giustificazione per i peg-

giori crimini: il cosiddet-to disagio sociale. Fosse per loro anche la Bibbia andrebbe riletta. Caino non uccise il fratello mi-nore Abele perché era un malvagio, ma soltanto perché intendeva denun-ciare l’arroganza di Ada-mo ed Eva, colpevoli di aver procreato un secon-do figlio, facendo un torto al primogenito.

È andata così anche questa volta: Luigi Preiti, il pistolero di piazza Montecitorio che ha ferito gravemente il brigadiere dei Carabi-nieri Giuseppe Gian-grande, è colpevole ma (allo stesso tempo) vittima di una società ingiusta che lo ha ridotto alla disoccupazione e alla miseria. Tutt’al più, ha sbagliato bersaglio: doveva avere un po’ di pazienza e attendere che nella piazza si affac-ciasse qualche politico (nel migliore

dei casi un ministro che rientrava dal Quirinale, dopo la cerimonia del giuramento) per puntare contro di lui l’arma e fare fuoco.

Perché è la Casta che lo ha

ridotto ai margini della vita ci-vile, ridotto a tornare (a quasi cin-quant’anni) a vivere con i genitori, mancandogli i mezzi di sostenta-mento. I più impuniti fra i sociologi mediocri si aggrappano all’articolo 1 della Costituzione, laddove affer-

ma che la Repubblica è «fondata sul lavoro». E, quindi, chiunque resti disoccupato avrebbe diritto a farsi giustizia da sé. Una certa Lucia, su internet, ha chiarito sfacciatamente il concetto: «Preiti per me ha fatto

un errore. Spero che la prossima volta vada qualcuno più competen-te e che non sbagli». Nel-la rete è nato persino un gruppo di «solidarietà Luigi Preiti», formato, con tutta evidenza, dai codardi del «vorrei ma non posso», coloro che farebbero volentieri una strage, ma non hanno il coraggio di affrontare le prevedibili conseguen-ze personali della loro azione gloriosa.

La politica non si è dimostrata all’al-tezza della situazione: su questo siamo tutti

d’accordo. Ma di qui a programmare l’eliminazione fi sica dei politicanti, o di inneggiare a chi ci prova, il passo è piuttosto lungo, e molto contorto. Il disagio sociale è soltanto una pezza a colore su un crimine. Se la pecet-ta dovesse essere applicata anche a

tutti i mariti che infi eriscono sulle rispettive mogli, fi no ad ucciderle, non sarebbe più lecito parlare di femminicidio: gli uxoricidi sareb-bero soltanto vittima del disagio provocato dal dover condividere il talamo con una estranea (come dice-va Alberto Sordi) rea di non averli messi a proprio agio.

Il disagio non c’entra nulla. Agli inquirenti spetta il compito di indagare sui tanti misteri che anco-ra avvolgono il gesto di Luigi Preiti: quando ha acquistato la pistola (e dove), perché si era esercitato al tiro (come dimostra la precisione chirur-gica con la quale ha colpito Gian-grande e Francesco Negri (muniti di giubbotto anti-proiettili), il fatto che avesse in tasca una piantina di Roma, eccetera eccetera. Può darsi che gli accertamenti in corso con-ducano a una pista politica, che si trovino cioè dei complici. Ma ricor-diamoci che, negli anni di piombo, ci furono commentatori disposti a giustifi care persino le azioni delle brigate rosse sostenendo che inter-pretavano il malessere sociale, fi glio dei mancati risultati ottenuti nel radioso Millenovecentosessantotto. Non c’è limite all’idiozia.

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IL SOCIOLOGISMO D’ACCATTO DI TIPO SEMPRE ASSOLUTORIO VUOL COPRIRE PRECISE RESPONSABILITÀ

Se tutti quelli a disagio sparassero, sarebbe una carneficina

Vignetta di Claudio Cadei

DI ANDREA GIACOBINO

Romain Zaleski accumula oltre 515 milioni di euro di perdite fra l’Italia, con la sua holding Argepa, e il Lus-semburgo con la Carlo Tassara Asset

Management. Anzitutto Argepa, cassaforte di famiglia di cui il finanziere franco-polacco è azionista tramite la lussembur-ghese Astelia, coi figli Konstan-tin e Wladimir e la moglie Hé-lène de Prittwitz: pochi giorni fa il board ha approvato l’eser-cizio chiuso lo scorso settembre con una perdita-shock di 472,7 milioni che aggiunta al passivo riveniente da esercizi precedenti porta il disavanzo complessivo a 497,8 milioni riducendo il pa-trimonio netto a 62,3 milioni e quindi intaccando il capitale per più di un terzo del suo importo.

Il consiglio d’amministrazione ha de-ciso, per ora, di riportare ancora una volta il rosso a nuovo, ma si impone comunque una decisione a breve sul fronte patrimoniale. A cosa si deve la perdita «monstre»? Alla sva-lutazione da 512,4 milioni a 39,5 milioni del 40% detenuto nella holding italiana Carlo Tassara: il writeoff di 472,7 milioni, spiega la nota integrativa, è dovuto al «ridotto tempo a disposizione per il processo di valorizzazione degli asset della Carlo Tassara e del persi-stere delle diffi cili condizioni di mercato e di liquidabilità di alcuni investimenti».

Intanto si allargano le perdite di Za-leski anche in Lussemburgo. La Carlo Tas-sara Asset Management (Ctam), control-lata dall’italiana Carlo Tassara, ha infatti chiuso il bilancio 2012, appena depositato, in perdita per 797 mila euro dopo il rosso di 685 mila euro dell’esercizio precedente: come in Argepa, anche qui il disavanzo

è stato riportato a nuovo al-largando così da 16,4 a 17,2 milioni il rosso accumulato. In Ctam gli asset sono lieve-mente diminuiti da 43,6 a 42,8 milioni rappresentati da attivi immobilizzati per 36,7 milioni e liquidità per poco più milioni. Fra gli asset fi gurano il 9,5% di BFGIBank Group, istituto di credito del Gabon e il 50% di Comcell Management che tra-mite Cellgate sta sviluppando una rete di telefonia cellulare in Africa Centrale. Ctam può

contare su un capitale di 60 milioni: a de-terminare il passivo del 2012 sono state le svalutazioni pari a 2,7 milioni. Ctam costituita nel 2005, è presieduta da Jean-François Saglio, ex ingegnere minera-rio, legato da lungo tempo a Zaleski e con un passato nell’establishment politico in Francia; mentre l’amministratore delegato è Claude Le Monnier (fra l’altro diret-tore fi nanziario di BFGIBank Group) e il direttore generale è Mario Cocchi, braccio destro del fi nanziere franco-polacco.

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FRA L’ITALIA E IL LUSSEMBURGO

Per Zaleski altri 515 mln di perdite

Romain Zaleski

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9Mercoledì 1 Maggio 2013Mercoledì 1 MaggiP R I M O P I A N O

DI BONIFACIO BORRUSO

Non si vuole «il pa-dronato» sul palco della festa del Pri-mo maggio, figurar-

si se è accettabile che qual-cuno, in quel giorno, lavori regolarmente, se non per servizi essenziali.

Dopo al scomunica del leader Fiom, Maurizio Landini, che ha bacchet-tato Cgil-Cisl e Uil per aver inviato, per oggi a Bologna, Unindustria e Legacoop alla manifestazione che ce-lebra i lavoratori, «abbiamo 364 altri giorni all’anno per dialogare», ha detto il capo dei metalmeccanici “rossi”, è immaginabile che cosa si meritino quelle catene di supermercati che, in mez-za Italia, hanno deciso di tenere aperto: sciopero.

La politica però, forse un po’ logorata dalla lunga cri-si di governo, sembra prefe-rire stavolta stare lontana dalla polemica, tranne rare eccezioni.

In Veneto, contro i vari Coin, Oviesse, Rinascente, Obi e i grandi centri com-merciali come quello di Marcon (Tv) o di Noventa di Piave (Ve), le organizza-zioni sindacali hanno lan-ciato una mobilitazione di massa e uno sciopero degli addetti, che è stato subito trasformato in «delle com-messe» come se nel com-mercio lavorassero solo le signore.

Lo sciopero, come ha spie-gato Maurizia Rizzo del-la Cisl-Cisascat al Corriere Veneto, «è l’unico modo per consentire a chi vuole san-tificare il primo maggio di stare a casa senza rischiare il posto. Abbiamo lasciato piena libertà di scelta alle commesse, che devono es-sere consapevoli di perdere una giornata di retribuzio-ne, più la maggiorazione festiva.

Ma credo che molte di loro preferiranno dedicar-si alla famiglia, agli affet-ti, che da oltre un anno la liberalizzazione degli orari di vendita le ha costrette a trascurare. Creando una crisi nei rapporti e una pro-fonda stanchezza, fisica e morale».

Il problema è che la libe-ralizzazione delle aperture commerciali, introdotta dal governo di Mario Monti col Salva Italia, uno dei primi provvedimenti del suo esecutivo, punta a ri-vitalizzare un settore che, tra i primi, ha accusato la crisi.

Nello stesso Veneto, a lanciare il boicottaggio dei negozi aperti è il senatore casiniano di Scelta Civica, Antonio De Poli, uno dei

pochi politici che abbia de-ciso di cavalcare la vicen-da, e in questa regione, più che in altre, ha attecchito nel tessuto parrocchiale la campagna «Libera la dome-nica», lanciata da Confeser-centi con l’appoggio della Conferenza episcopale ita-liane.

A Padova poi, il vescovo locale, monsignor Antonio Mattiazzo, ha più volte censurato l’idea dei centri commerciali aperti la do-menica, tanto da toccare il tema nell’omelia della Immocolata, nel dicembre scorso: «Maria, che è stata sposa e madre di famiglia, interceda per le donne co-strette dal mercato a lavo-rare di domenica a scapito di altri valori fondamen-tali». E poi aveva incorag-giato l’ufficio “nuovi stili di vita” della diocesi, retto da un missionario saveriano, ad avviare una campagna di sensibilizzazione fra i fedeli.

Sempre in Veneto, d’al-tra parte, s’era registrata la durissima presa di po-sizione dell’assessore al Commercio, Isi Coppola, ex-aennina tutta d’un pez-zo ora nel Pdl, contro la nuova legge montiana.

Coppola aveva definito «negrieri» le catene com-merciali che assumevano regolarmente gli studenti universitari per il fine set-timana con contratti part-time.

Come già anticipato, la politica, stavolta sembra aver fatto un passo indie-tro. Si fa addirittura fatica a ricordare che nell’aprile del 2011, proprio sul tema delle aperture del 1 maggio maggio s’era consumato lo scontro, durissimo, fra Mat-teo Renzi, sindaco demo-crat di Firenze, e Susanna Camusso, segretario Cgil e piddina doc anche lei.

Il Rottamatore, ipotizzan-do che in una città turistica come la sua, potessere es-sere normale avere i negozi aperti durante certe festivi-tà, s’era preso del «provoca-tore alla ricerca di visibili-tà». Lo scontro si annuncia duro invece in Toscana dove, a Livorno, il comune ha emesso un’ordinanza per la chiusura degli eser-cizi che prevede una multa di mille euro. Malgrado ciò molte insegne resteranno aperte. «La scelta di alcuni marchi della media distri-buzione di restare aperti il 1 maggio è in contrasto con la decisione assunta dal Comune», ha spiegato l’assessora al Commercio, Paolo Bernardo, Pd, al Tirreno. Serrande alzate, no pasaran.

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Maurizia Rizzo contro l’apertura dei negozi

Per la Cisl il 1° maggio andrebbe santificato

DI PAOLO SIEPI

Più che la testa, nelle periferie del Pd, ora, comandano pancia e cuore: vuota la prima, a pezzi il secondo. Giovanni Ce-rutti. La Stampa.

In questi anni in cui sono stato in parla-mento non ricordo di averlo visto agitato, eccitato, sopra le righe. Il che non vuole affatto dire che Enrico Letta sia un mite, o un uomo accomandante. Solo, che non urla. Paolo Granzotto. Il Giornale.

Dice Letta che dobbiamo essere come Da-vide contro Golia: puntare tutto su una bot-ta di culo. Maurizio Crippa. il Foglio.

L’ipotesi di dare l’incarico a Gillo Dorfl es, caldeggiata da Napolitano e dai partiti alla ricerca di una personalità super par-tes, è sfumata per un impe-dimento tecnico. Il cento-quattrenne Dorfl es non ha sentito suonare il telefono. Michele Serra. l’Espresso.

Steve Jobs riteneva inutili le indagini di mercato perché, diceva, chi compra non sa quello che vuole fi nché non gli viene mo-strato. Ebbene, scusate l’ottimismo, forse Enrico Letta potrebbe essere un prodotto nuovo, l’iPolitics da imitare. Angelo Galli. il Foglio.

Il sottosegretario italiano agli esteri, Staffan De Mistura è un personaggio che non è un esperto ma che ha fatto la sua intera carriera all’Onu, dove essere to-talmente incapace non è un ostacolo alla carriera. È solo un bellimbusto e in India, ma non solo lì, è considerato un cretino. Edward Luttwak, esperto americano di strategie militari ed economiche. A

Il nodo di Gordio.

Dicono che Letta fosse il meglio che si poteva trova-re, pensa gli altri…Jena. La Stampa.

Servono politiche specifi che per l’occupa-zione giovanile e incentivi alle imprese, per impedire che i giovani disoccupati diven-tino disoccupati di lunga durata, perché il capitale umano è come quello fi sico: senza lavoro si arrugginisce. Carlo Dell’Arin-ga, docente di politica economica all’università Cattolica, deputato Pd. Corsera.

Il governo Letta semplifi chi la politica, tagli i costi della politica, elimini il finanziamento pubblico ai partiti, riduca il numero dei parlamen-tari. Senza, per questo, dimenticare la riforma della legge elettorale. Sono un meccanismo in cui, come nel caso della lezione dei sindaci, sia chiaro chi vince, il governo sia stabile e il primo ministro ci possa stare cinque anni e non cinque setti-mane. Matteo Renzi. La Stampa.

Antonello Trombadori mi regalò un libro sul quale scrisse questa dedica: «29.9.90: tempi da lupi ma anche da fessi. Senza sbarazzarsi dei fessi è inutile combatte-re i lupi». Negli anni successivi a questo scritto, i lupi sono cresciuti e inferociti, ma anche i numeri e le qualità dei fessi sono in crescendo. Tutto sommato, a me pare che questo è il vero problema che travaglia il Pd e il centrosinistra. Emanuele Maca-luso. il Foglio.

I politici adesso sanno che si giocheranno ogni residuo di credito se non abbatteranno i costi della politica, dall’abolizione non più rimandabile delle province, fi no al drastico

ridimensionamento del fi nanziamento ai partiti. Sanno che non ci saranno tempi supplementari: o si dimostreranno seri, oppure il verdetto dell’opinione pubblica sarà stavolta implacabile. Pierluigi Bat-tista. Corsera.

Ha ragione Marini quan-do dice che il Pd non è mai riuscito ad andare al di là di un assemblaggio di pezzi di partiti, di potentati di-versi. Chiara Saraceno.

Repubblica.

Avrei preferito che Napolitano avesse affi dato l’incarico di formare il governo a un sindaco. E io avrei visto volentieri Mat-teo Renzi. Ma la scelta di Enrico Letta mi va benissimo ugualmente. Matteo era una speranza, Enrico è un’alternativa credibile. Flavio Tosi, segretario della Lega nel Veneto. Repubblica.

Perché, come si chiede Repubblica, il 25 aprile non è ancora una festa condivisa? Perché alla defi nizione (corretta) di guerra civile deve corrispondere, per un verso, il rispetto di chi militò in buona fede dal-la parte sbagliata, pagando di persona;

e, dall’altro, una ricerca storica priva di omertà, divieti e demonizzazioni del revisionismo. E inve-ce scattano subito quattro esorcismi per squalifi care la ricerca della verità: 1) i

crimini compiuti da partigiani furono col-pa del nemico infi ltrato; 2) le vittime non erano innocenti; 3) in questo modo si fa il gioco della reazione; 4) quella storia era ri-saputa, l’avevamo già detto noi. Marcello Veneziani. Il Giornale.

Era il tempo, alla fi ne degli anni Trenta, in cui si potevano ancora scrivere delle storie d’amore. Adesso non si può più far-lo. Centinaia di commedie e drammi si sono basati, durante i secoli, su due o tre situazioni drammatiche: l’amore contra-stato (Romeo e Giulietta), l’amore impos-sibile (Tristano, Fedra), l’amore tradito o che credeva di esserlo (Otello). Decine di fi lm si sono inscritti nell’uno o nell’altro di questi schemi, dalla tragedia alla com-media. E qualcuno è anche stato sublime. Oggi gli stampi sono stati distrutti. Non ci sono più amori contrastati (da chi? per che cosa?). Non ci sono più amori impos-sibili (da dove verrebbe l’ostacolo? Si di-vorzia persino alla corte d’Inghilterra) ed è acquisito che la gelosia, anche se la si prova, non è più un sentimento confessa-bile. Rimossa, la gelosia. Allora si vede a che cosa sono ridotti gli sfortunati autori dei fi lm. Lo si vede così bene che non si va più a vederli. Voglio dire che uno dei pilastri sui quali si sosteneva il cinema si è dissolto. Françoise Giroud: Leçons particulières. Fayard.

Schopenhauer cammina in un giardino pubblico. Parla da solo, a alta voce, agi-tando le mani. Un guardiano, preoccupa-to, si avvicina al fi losofo e gli chiede con un tono di voce rabbioso: «Chi siete, voi?». Allora Schopenhauer risponde: «Ah! Si-gnore! Se voi riusciste a dirmelo. Sono 50 anni che me lo domando e non ho ancora trovato la risposta». Gabriel Matzneff: Le sabre de Didi. La Ta-ble ronde.

L’uomo lo guardo in fac-

cia, la donna negli occhi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro, pochissimi. Galileo Galilei, in Considerazioni al Tasso.

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PERISCOPIO

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10 Mercoledì 1 Maggio 2013 P R I M O P I A N OIl patto che aveva unito i due partiti nella conquista della Regione Lombardia è appassito

È già divorzio fra Lega e PdlI lumbard correranno da soli nelle comunali di Sondrio

DI GIORGIO PONZIANO

Già finito l ’effetto Lombardia su Lega e Pdl, già archiviata l’alleanza che aveva

permesso ai due partiti di re-sistere alla marcia trionfale del centrosinistra e relegare nei banchi dell’opposizione Umberto Ambrosoli, can-didato di quello schiera-mento, lasciando Palazzo Lombardia, sede del governo regionale, a Roberto Maroni.

Come ripete spes-so da qualche setti-mane Flavio Tosi, uomo forte del Carroccio veneto, quell’accordo, vale a dire Lombardia a Maroni e Carroccio alleato di Silvio Ber-lusconi alle

politiche, era a termine,dopo di che, liberi tutti.

La prima conferma ar-riva proprio dalla regione governata dall’ex-ministro dell’Interno, dove il simbolo con l’Alberto da Giussano, icona leghista, affronterà le urne in solitaria nelle immi-nenti comunali di Sondrio, capoluogo della Valtellina e della Val Chiavenna, del 26

e 27 maggio. I lumbard d’al-tra parte nel-

le valli sono storicamente forti: gover-nano già la provincia di Sondrio con M a s s i m o Sertori che,

nel 2009, as-sieme al Pdl,

ebbe il 61% dei consensi. Ma proprio da quell’am-

ministrazione sono arrivate le tensioni con l’alleato che hanno convinto i padani a mettersi in proprio e pro-vare a farcela da soli contro l’uscente Alcide Molteni, piddino, che nel 2008, si affermò al ballottaggio. I le-ghisti schierano infatti Lo-renzo Grillo della Berta, 46 anni, medico come il sin-daco e come Mario Fiuma-nò, candidato del Pdl.

Molteni è un nome storico per la valle. Fu lui che nel 1994 entrò in municipio da sinistra, dopo una serie inin-terrotta di primi cittadini democristianissimi.

La divisione fra Pdl e Lega non è passata sotto si-lenzio: i due partiti si sono rinfacciati la responsabili-tà dello strappo: «La Scelta della Lega di andare da sola è per noi ancora incompren-sibile», ha detto alla Provin-cia di Sondrio, Maurizio Del Tenno, coordinatore Pdl ma anche assessore re-gionale alle Infrastrutture, «abbiamo lavorato insieme per settimane per cercare il miglior candidato possibile per il capoluogo, collaboran-do quotidianamente. E poi, all’improvviso e senza una spiegazione hanno deciso di presentare il loro candi-

dato». A smentirlo, è stato lo stes-

so candidato leghista Della Berta, che ha raccontato allo stesso giornale d’aver sapu-

to già sabato scorso, dallo stesso candidato pidiellino, che i berlusconiani andava-no da soli.

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DI ISHMAEL

Pur ripetendo che avrebbe pre-ferito nuove elezioni, Matteo Renzi benedice da Firenze il governo Letta. «Vada pure

avanti, ha la mia approvazione», dice a Che tempo fa.

Ma il fatto è che l’approvazione del sindaco fiorentino, se mai ha contato qualcosa, non conta più granché.

Qualcuno glielo dovrebbe dire: la sua stagione è passata, ed è passa-ta in un lampo, più veloce della luce (come direbbe lui, citando dai cartoni animati).

Se l’elogio di Renzi valeva qualco-sa ai tempi delle primarie, e se aveva un suo peso ancora pochi giorni fa, prima che i renziani montassero sul carro di Romano Prodi e finissero fuori strada con lui, il sindaco ha perso nel frattempo il mezzo cari-sma che (non per suo merito, né per particolari sue virtù, ma in qualità d’antagonista degli ex comunisti del partito democratico) gli era stato ri-conosciuto da una parte consistente degli elettori democratici.

Renzi non era un leader: era un’icona. Per un po’ è stato la ban-diera di chi si batteva, nel partito, contro il peso della tradizione ber-

lingueriana, contro le chimere della questione morale, contro le residue fantasie anticapitalistiche e soprat-tutto contro il socialismo per ridere: l’antiberlusconismo.

Poi c’è stata la rielezione a sor-presa di Giorgio Napolitano al Quirinale, seguita dall’incarico al vicesegretario democratico Enrico Letta.

Questo ha cambiato le cose del Partito democratico da così a così.

Oggi lo spazio che per un po’ era sta-to malamente occupato da sindaco di Firenze è occupato con maggiore compostezza da Enrico Letta. Che dell’approvazione di Renzi può fare benissimo a meno: ha infatti l’ap-provazione ufficiale del partito, che Renzi non ha né ha mai avuto.

Questo, inoltre, è un governo che farà la sua parte, e che quasi cer-tamente la farà bene. (Nessuno, del resto, gli chiede di fare chissà che, solo tre o quattro cose, e Letta ne farà almeno una o due in più). Pia-cerà agli elettori, specie se tivù e giornali lo sosterranno, come tutto lascia credere. E Renzi, sullo sfondo, già mezzo dimenticato adesso, sarà dimenticato del tutto.

Se il partito di Romano Prodi ha dimenticato Prodi, se il partito di Veltroni e D’Alema ha dimentica-to sia D’Alema che Veltroni, se di Bersani già adesso non parla più nessuno, figuriamoci se il centrosi-nistra si ricorderò del Rottamatore fiorentino.

Che come Stefano Rodotà non è mai stato nessuno (senza offesa) e che per un momento (in una stagione irripetibile della repubblica) ha ca-sualmente sfiorato la notorietà.

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E IL LORO LEADER, ANZICHÉ ROTTAMARE, È STATO ROTTAMATO

I renziani, erano saliti sul carro di Prodi, ma poi sono finiti fuori strada con lui

Lamenta Grillo: «Più di otto milioni di italiani che hanno dato il loro voto al Movimento 5 Stelle sono considerati intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come poveri coglioni di passaggio». Qui governano soltanto loro, i morti che camminano, lamenta il Comico. E il M5S niente; «il M5S non può governare, e nemmeno avere i diritti mi-nimi di chi fa opposizione». Eppure, lamenta il più stretto compagno d’armi del Comandante Gianroberto, avevamo offerto a Bersani «un governo condiviso col pdmenoelle con l’elezione di Rodotà, un presidente della Repubblica indipendente e incorruttibile». Offerta generosa, che «non è stata minimamente valutata». E dire che «sarebbe stato l’inizio d’un nuovo giorno, del rinnovamento del Paese». Ahi, che equivoco! Pareva un «vaffa», e invece era un’«of-ferta»! Grillo diceva «faccia da culo» ma intendeva «caro amico, qua la mano». Accidenti, che malinteso! E adesso? Adesso, «dopo l’osceno colloquio notturno a tre, in cui due persone, Berlusconi e Bersani, hanno deciso tutto, gover-no, presidenze della Repubblica, programma, al cospetto dell’insigne presenza di Napolitano», non c’è più niente da fare, lamenta l’uomo che in un solo giorno ha marciato su Roma e ha marciato via da Roma: il Movimento 5 Stelle, che a qualche sinecura istituzionale avrà pure diritto, «non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza RAI».

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IL CORSIVO

Pareva un «Vaffa», era un’offerta bellissima

Carino giudizio di Kru-gman “L’Italia è un bordello”. Mutuando Montanelli gli rispondo: “Grazie Wanda”.

—Abbiamo capito che bi-sogna trovare un posto a RO-DO-TA’.

—Preoccupazione a Berli-no, c’è Letta: la Merkel sarà all’altezza?

—Letta: una precisazione su “riduzione fi scale sen-za indebitamento”. Qua-le dei due è vero? Scelga il primo.

—Preiti quando comprò la 7,65 abrasa mai avrebbe immaginato che l’intelli-ghenzia italica avrebbe speso così tanti neuroni pregiati per lui

—Frase di Padellaro, Gru-ber la ripete tal quale con punto interrogativo, la trasferisce a Franco e così all’infi nito. Bello fare il conduttore così.

—Non ho mai capito se è peggio (o meglio) essere pisano o livornese. Letta è pisano.

Riccardo Ruggeri

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Roberto Maroni

Matteo Renzi

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11Mercoledì 1 Maggio 2013MercoledìPERITI INDUSTRIALIDegli aventi diritto al voto. La maggioranza è una i nzione. Da qui la grande coalizione

Pd 18%, M5S 17%. In due il 35%I dati delle urne mettono in crisi la rappresentatività

DI CESARE MAFFI

Le immagini dei mini-stri, con democratici e pidiellini affiancati e intenti a scambiar-

si cortesie, indicano da sole l’ineffabile novità di questo governo.

Per trovare un precedente bisogna risalire al governo Ciampi, nel ’93, con ministri democristiani frammischiati a pidiessini.

Attenzione, però: quell’ese-cutivo durò, nella composi-

zione che affiancava i con-tinuatori del Pci (sciolto da appena un paio d’anni) alla Dc ancora in vita, seppure acciaccata, meno di una set-timana. I tre ministri pidies-sini (e anche l’unico verde) se ne andarono, mentre rimase un indipendente di sinistra. L’attuale fotografi a del gover-no, invece, durerà senz’altro di più dei sei giorni della pre-cedente coabitazione forzata. Un anno e mezzo, è il limite minimo che ha indicato lo stesso Enrico Letta.

Per capire (non giusti-ficare) l’attuale anoma-la situazione dell’esecuti-vo bisogna considerare un pugno di percentuali. Se ci rifacciamo alle elezioni politiche di febbraio e cal-coliamo i voti ottenuti dai partiti sul totale degli elet-tori (operazione azzardata, ma non priva di fondamen-to), vediamo che il Pd è al 17,7%, seguito dal M5S con il 17,4, dal Pdl con il 14,8 e da Scelta civica con il 5,9, compresi i voti esteri.

Ovviamente la somma di astenuti, bianche e nulle ot-tiene la maggioranza rela-tiva, sfiorando addirittura il 25%.

Si potrà osservare che non ha un senso del tutto coerente computare insie-me chi sbaglia nel voto, chi è malato o assente e quindi non riesce a recarsi a vota-re, chi figura come elettore in un’isola caribica ma è morto.

È vero, ma il discorso so-stanziale rimane semplice: i due partiti maggiori sono so-stenuti da meno di un terzo degli iscritti nelle liste elet-torali. è una debolezza di cui

si dovrebbero rendere conto gli stessi partiti: la loro le-gittimazione è paurosamen-te diminuita, al punto che, anche mettendosi insieme e calcolando pure il polo di centro, non si raggiungono i due elettori su cinque. Le

larghe intese, dunque, non riescono nemmeno a sfiora-re la maggioranza assoluta del corpo elettorale.

Ciò significa che o il nuovo governo e la nuova mega maggioranza agiran-

no per recuperare gli eletto-ri che sempre più numerosi disertano (un nuovo, enne-simo segnale è arrivato dal Friuli-Venezia Giulia) o il sistema politico si avviterà ancor più. Non si dice, ov-viamente, che arriveranno

altri Preiti a sparare ai mi-nistri; più semplicemente, che la stanchezza verso la politica e, aggiungiamo, il disgusto per i politici sono troppo diffusi per essere ignorati.

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Contro l’emergenza sociale,

il Presidente del Consiglio ha annunciato,

nel suo discorso programmatico alle Camere,

che occorre incentivare l’affitto

NON ACCADEVA DA PIÙ DI VENT’ANNI

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Beppe Grillo

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12 Mercoledì 1 Maggio 2013 P R I M O P I A N OGeminello Alvi, in un libro immenso e debordante, descrive l’Italia che non cambia mai

Il caravanserraglio italianoRitratto di un Paese decaduto, da Scarfatti a Celentano

DI DIEGO GABUTTI

Richiamandosi a Vin-cenzo Cuoco, stori-co della rivoluzione napoletana del 1799,

scrive Geminello Alvi: «Gli intenti perversi che Cuoco ese-crava, circa due secoli fa, sono ventennale epi-demia in Italia dacché crollò il muro: “Non vi fu più uno il quale non fosse accu-sato”. E ancora circa le accuse durante la rivo-luzione parteno-pea come oggi: “… motivi personali le facevano nascere, gli stessi motivi le facevano abbando-nare”. I giacobini a Napoli crearono farfuglianti com-missioni censorie, o r a invece alle vendette si provve-de educandosi con la Costitu-zione alla migliore guerra civi-le. Come nella rivoluzione dei giacobini comunque: “Gli intri-ganti prendono le loro misure, i buoni si vedono senza alcuna difesa, i faziosi, importa poco di che partito siano, trionfano” (XXII) [...] Cuoco scriveva che i pessimi «divengono assai più terribili in una rivoluzione di opinione, nella quale un sentimento che non si vede, un nome che si può fi ngere, tengono spesso il luogo delle vere virtù e del merito reale» (XXII). L’Italia vive continua rivoluzione fi nta, d’opinione, passiva, imposta dai dragoni napoleonici o dalla moda ch’è la fortuna dei pessimi, intenti alla giustizia universale».

Così Geminelli Alvi nel suo nuovo libro, La Confedera-zione italiana. Diario di vita tripartita (Marsilio 2013, pp. 383, 18,70 euro, ebook 11,99 euro).

Libro immenso e debor-dante, work in progress se mai ce n’è stata una, La Confederazione italiana è insieme un brogliaccio uto-pista su una possibile «Italia tripartita» (tripartita sul mo-dello dell’arianesimo fantasy di Georges Dumézil, storico dei popoli e delle religioni) e un ritratto impietoso dell’Ita-lia com’è: «un’Italia decaduta da Scarlatti a Celentano», un paese sbrindellato, da buttare. Alvi, negli aforismi della Confederazione italia-na, ingloba tutto: la sua va-sta scienza economica, la sua cultura giganteggiante, il suo esoterismo, il suo amore per l’astrologia e, più di tutto, l’esatta misura umana dei suoi ritratti (quello del fonda-tore del Pc italiano Amadeo Bordiga, quello di Bettino Craxi, quello di Paolo Baf-

fi , banchiere e governatore di Bankitalia).

Grande libro, libro pieno di virtù, libro vasto e tortuo-so, Confederazione italiana è un’opera semplicemente inde-scrivibile. Vi si vagheggia un p a e s e in cui «s’insegne-

rà l’amicizia, e a non nutrire l’in-vidia che induce la maldicenza, e a sostituirle la meraviglia per chiunque, così da non aver mai livore per la felicità altrui e da non dete-stare le virtù, e la meraviglia del prossimo, con i pensieri grami». Non è un libro facile, e come con la pera, che per

saperne il gu-sto (secondo non so più chi, forse Lenin) non c’è che man-giarla, allo stesso modo non c’è che un modo di racconta-re a Confederazione italiana: leggerlo, o citarne vasti brani, come fa Alvi con Cuoco e altri autori che ammira.

Un brano, che merita il corsivo: «La diseducazione

politica in Italia è teatro di farse a comando, spartite ra-gionerie di spiate e ripicche da chi ne spera e ottiene carrie-re. Perciò adesso dentro i tubi catodici prosperano gli assalti maoisti al quartiere generale, ondate che tuttavia obliano

come in Italia non ne esista più alcuno dall’8 settembre del 1943. Delazioni ovunque e in-degno dire, contraddire mai vi-rile per imboscate, o balbettio: un’industria della diseducazio-ne politica occupa reggimenti di vanesi, amanti e redazioni senza talenti, che la sfangano commerciando sdegno. Per spie, comici, puttane redente e articoli soporiferi in Italia c’è sempre gran daffare».

Altro brano, su Pinocchio, forse il più memorabile tra i suoi ritratti fulminanti: «Col-lodi fu di quelle genialità

somme e rare, da rileggersi sempre con Dante e Ariosto. Ne è prova ogni sua riga, che insegna saggezza: «Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che

rideva sempre e una voce sotti-le e carezzevole come quella di un gatto, che si raccomanda al buon cuore della sua padrona di casa». A chi mai in vent’anni di insulti è riuscita una descri-zione di Berlusconi così preci-sa, come questa dell’omino di burro di Pinocchio. Che come lui promette l’impossibile: «Fi-gurati che le vacanze dell’au-tunno cominciano col primo di gennaio e fi niscono con l’ulti-mo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili». E mai lo mantiene: “Disgraziatamen-

te, nella vita dei burattini c’è sempre un ma che sciupa ogni cosa”».

Non meno memorabile (nel paese che esalta la satira, ma non sa che cosa sia) è il brano che segue: «Quel molle Vendola che batte i piedi, in recita di poesiole mentre la lingua gli è impedita dal fi let-to, eccita varie schiere dei suoi consimili a birignao di sdegno. Dopodiché esibisce volentieri pure il singhiozzo del rimorso cattolico. Materia ulteriore, di-rei, per le scuole di pederasti che gemmano nei seminari. Ri-velatore questo evolversi della lotta di classe a sodomia per tutti, promessa con orgoglio. Che qualunque comunismo re-alizzato implicasse consimile danno era palese a ogni crea-tura pensante, tuttavia come metafora. Nei tempi ultimi l’esito viene invece divulgato con orgoglio contrito. Però va concesso: essendo il comu-nismo certezza di solenne presa per il didietro, il com-piacersi invertiti dei comu-nisti ha coerenza marxista, è rovesciamento dialettico: s’indottrina la massa spie-gandole dall’inizio lo scomodo esito, fatto evolvere a sintomo di progresso».

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come in Italia non ne esista rideva sempre e una voce sotti-

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La rivoluzione napoletana del 1799 fu la fotocopia dell’ultimo ventennio. Cuoco: «Non vu fu più uno che non fosse accusato». «Motivi personali facevano nascere le accuse, gli stessi motivi le facevano abbandonare». «Gli intri-

ganti prendono le loro misure; i buoni si vedo-no senza alcuna difesa; i faziosi, importa poco

di che partito siano, trionfano»

DI GIANFRANCO MORRA

Dei due carabinieri colpiti, uno sta già meglio, l’altro è grave-mente ferito, forse sopravvive-rà, ma potrebbe restare para-

lizzato. Il grave atto è avvenuto in un contesto sfizioso per la stampa: mentre i ministri giurano, il disoccupato spara. Per alcuni giorni la vicenda terrà banco su tutti i giornali. Che hanno subito dato anche una buona notizia. La figlia del brigadiere che lotta per la vita non ha avuto dubbi: «Sono fiera di mio padre. Morta mia madre da tre mesi, ora sono io che debbo assisterlo». E Martina non ha perso tempo, ha già lasciato il lavoro. Un esempio per tutti di coraggio e spe-ranza. Giusto che migliaia di italiani le abbiano espresso solidarietà.

Ma non c’è solo la fi glia della vit-tima, ma anche il fi glio del carnefi ce, 11 anni, che vive con la madre. Sbatti il bambino sul video, ciò che conta è fare notizia. È stato intervistato e trasmesso da Sky Tg24. Di certo un abuso, ricono-sciuto dalla stessa emittente, dato che la Carta di Treviso (1990), pur difendendo il diritto di cronaca, defi nisce delle re-gole per la protezione della dignità dei minori. L’ordine dei giornalisti ci dirà se sono state violate. Anche il Garante per l’Infanzia si è fatto sentire.

Ma v’è stato anche di peggio. Yara Gambirasio fu uccisa tre anni fa e purtroppo non è stato ancora trovato il colpevole. Un delitto atroce, di cui fu vittima una ragazzina di 13 anni, trova-ta morta dopo alcuni giorni dalla scom-

parsa nelle campagne bergamasche. La magistratura continua le indagini e la stampa riesce a parlarne ancora. Ma ormai l’interesse del pubblico si è affi e-volito e occorre rinvigorirlo con qualche novità ”sconvolgente”. Ci ha pensato po-chi giorni fa Sky, con un servizio che ha trasmesso le immagini degli indumenti, che la vittima indossava nel momento del delitto: giubbotto, felpa, maglietta, leggings, slip, reggiseno, scarpe da ten-nis. Anche un reperto pilifero nella sua mano. Guai se la trasmissione non è completa.

Informazione o morbosità? ol-traggio o memoria? Alternative che non esistono, c’è tutto e il contrario di tutto. C’è la mentalità prevalente nella nostra società, in chi la gestisce e in chi ne fa parte, che è un misto di sentimen-talismo e sadismo. Per cui lo sciacallag-gio necrofi lo non è solo uno strumento per fare notizia, ma anche un bisogno del pubblico, che i media soddisfano con un mix di orrore goduto e tranquilliz-zante pietà.

Tutta la psicanalisi sociale lo ha mostrato: l’uomo audiovisivo è un sen-timentale. Ciò che cerca nei media è soprattutto di essere preso per il cuore. Dato che la sua vita è ormai regolata e defi nita dalla razionalità strumentale, fredda, grigia, ripetitiva, ha bisogno di momenti di rottura, in cui il sentimen-to prevale e mostra che siamo ancora uomini. I mass-media hanno questo fi ne: scuotere emotivamente, anche se in modo effi mero e superfi ciale: «I quo-tidiani debbono offrire quotidianamente

qualcosa di extraquotidiano, e non è fa-cile» (Bourdieu).

Ma il sentimento non basta. L’uso, anzi l’abuso dei media, produce la para-lisi del contatto. Nasce il «regno dell’in-differenza» (Lipovetsky). Per risvegliare l’interesse ci vuole il sadismo. Che altro non è se non l’estensione nei media infor-mativi della stessa ragione strumentale, che domina tutti i rapporti umani. Una ragione «sadica», quella per cui la Tv tra-smette ogni giorno decine di serial crimi-nali, tanto amati dagli spettatori. Nato come sessuale col Divino Marchese, il sadismo è ormai un elemento universale dei rapporti umani, quasi sempre ispira-ti ad una strumentalizzazione dell’altro e nei quali il “contratto” ha preso il posto del “dono”. Non è il sadismo dentro la società, è la società stessa che è sadica. Adorno e Horkheimer hanno mostrato che la “dialettica dell’illuminismo” pro-duce, insieme, il sadismo e l’industria culturale: l’uno non può stare senza l’altra.

Questi sgradevoli caratteri della nostra società non costringono né tutti né sempre ad agire in questo modo. Ci sono ancora, per fortuna, giornalisti seri e responsabili, che rifi utano di servirsi di quei mezzi volgari per ottenere interesse e consenso dalle masse. Ciò che occorre è trovare un equilibrio tra libertà dall’in-formazione, senza la quale, checché ne dicano i grillini, non c’è democrazia, e rispetto per l’uomo, che è la cosa più im-portante. Forse non è facile, di certo non è impossibile.

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I MEDIA SEMBRANO NON AVERE PIÙ NEMMENO I LIMITI CHE PURE SI ERANO DOVEROSAMENTE DATI DA SOLI

Dal figlio innocente del carnefice agli indumenti di Yara

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13Mercoledì 1 Maggio 2013ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAIl mercato europeo delle emissioni è in caduta libera: -90% negli ultimi cinque anni

CO2, una cenerentola in borsaInquinare un’intera vita costa meno di un pieno di benzina

DI ALESSANDRA NUCCI

Le borse della CO2 dove-vano aiutare il mondo a combattere il riscalda-mento globale, rendendo

più costosi i combustibili fossi-li e scoraggiando così l’uso di carbone e petrolio. Ma oggi si calcola che il diritto a produrre l’equivalente di un’intera vita di CO2 costa meno di un pieno di benzina.

È successo che, a causa del-la crisi, in Europa si produce poco e, dunque, si emette poca anidride carbonica. Gli ambien-talisti dovrebbero esultare, ma, mettendo a nudo le contraddi-zioni insite in un libero mercato che dipende per la sua stessa esistenza dalla creazione, per fi at statale, di una merce limi-tata, l’industria verde protesta. Qual è il problema? Che il prez-zo dei crediti alle emissioni di CO2 è crollato, perdendo circa il 90% sul prezzo del 2008. E il 16 aprile, dopo la bocciatura da parte dell’Europarlamento della richiesta di backloading (il rinvio delle aste di permessi) appoggiata anche dal principe

Carlo d’Inghilterra, nel giro di dieci minu-ti il prezzo è sceso da 5 a 2,63 euro a tonnel-lata.

Strasburgo ha det-to no al backloading pensando ai costi delle bollette per i cittadini, ai gravami imposti alle sole imprese euro-pee e ai dubbi sull’esi-stenza stessa del ri-scaldamento globale (a proposito del quale è uscito un articolo su Nature di aprile che ammette che c’è stata una pausa nelle temperature, almeno dal 2000 al 2010), visto che di per sé l’anidride carboni-ca non è inquinante.

L’Ets, Emissions trading system, fu istituito nel 2005 allo scopo di creare un model-lo globale di restrizioni per far scattare la legge di mercato e spingere verso le rinnovabili. Ma la domanda, sempre debo-le, è crollata con la crisi che ha azzoppato l’attività industriale e ridotto quindi la CO2: la pro-duzione di acciaio in Europa è diminuita di circa il 30% dal

2007 e le immatricolazioni di auto nel 2012 hanno raggiunto il livello più basso dal 1995.

Ai permessi, rimasti così in-venduti sul mercato Ets, si ag-giunge l’abbondante offerta di crediti derivanti dai campi eolici o dalle dighe idroelettriche co-struiti nei paesi in via di svilup-po, compresa la Cina: progetti che, secondo il New York Times, una volta erano miniere d’oro, generando crediti alle emissioni che le industrie potevano acqui-stare per compensare (offset) le loro emissioni altrove. Nel 2009 la JPMorgan Chase ha sborsa-to oltre 150 milioni di euro per

uno di questi progetti, EcoSe-curities. Ma oggi anche questi offsets, a causa dell’eccesso di offerta, costano circa un terzo di un euro.

Così, calcola la Thomson Reu-ters Point Car-bon di Oslo, sul mercato ci sono permessi inuti-

lizzati per circa 800 milioni di tonnellate. Con i prezzi troppo bassi molti hanno abbandona-to il campo. Deutsche Bank ha ridotto gli scambi ed entità più piccole come la Mabanaft di Rotterdam se ne sono andate del tutto.

Più importante dei mancati profi tti per banche e investi-tori, naturalmente, sottolinea in un articolo il Nyt, è il fatto che, se i crediti alle emissioni costano così poco, le industrie non saranno costrette a con-vertirsi alle rinnovabili. Non a caso, nel 2012 la Gran Bre-tagna ha aumentato l’uso del

carbone per produrre elettrici-tà di oltre il 30%, diminuendo nella stessa misura l’uso del gas. Altre nazioni dell’Europa occidentale hanno fatto altret-tanto.

Al posto del sistema Ets, per costringere le società a passare dal carbone al gas naturale, si pensa a una carbon tax euro-pea, a cui sono favorevoli anche alcuni dirigenti delle aziende petrolifere. «E’ molto più chiara una tassa sulla CO2», ha detto Rex Tillerson, chairman di ExxonMobil. Come al solito, però, le industrie europee sa-ranno le uniche del mondo, o quasi, a subire questo aggra-vio.

L’esperienza europea ha scoraggiato anche le iniziative altrui. Negli Usa la proposta di Obama per una borsa naziona-le delle emissioni è ferma al se-nato dal 2009. Il Giappone ha archiviato un piano di scambi nel 2010. Giappone, Canada e Russia si rifi utano di prendere parte al secondo round di re-strizioni richiesto dal Protocol-lo di Kyoto.

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DI MASSIMO GALLI

La Romania diventa sempre più appeti-bile per i suoi terreni agricoli. Gli inve-stitori stranieri ne stanno acquistando quantità considerevoli, riuscendo ad

aggirare la legge locale che vieta a realtà d’oltre-confine di realizzare transazioni di questo tipo.

Invece è stato calcolato che il 6% delle super-fi ci arabili, pari a circa un milione di ettari, sia fi nito nelle mani di colossi multinazionali come Rabobank e Asi Europe. Gli addetti ai lavori spiegano che, per aggirare le norme emesse dal governo romeno, vengono create società in loco, grazie alla complicità dei funzionari statali: in questo modo esse riescono a comprare o affi tta-re terre agricole sfruttandole subito. Si tratta di una sorta di nuovo metallo prezioso, poiché il 60% dei terreni romeni è fatto di terra nera, particolarmente feconda e con la quale si riesce anche a raddoppiare la resa delle coltivazioni.

La Romania è il quinto paese d’Europa per quantità di superfi cie agricola. In molti hanno fi utato l’affare. Secondo Dan Cismas, co-presi-dente di Ecoruralis, l’organismo che rappresenta gli agricoltori, attualmente il prezzo di acquisto oscilla tra 2 mila e 4 mila euro all’ettaro: un va-

lore che corrisponde a un decimo di quello dei terreni in Danimarca e in Olanda, nazioni in cui le terre coltivabili scarseggiano.

Un altro valore aggiunto per le multinazionali è costituito dal basso costo del lavoro rispetto all’Occidente: il salario minimo è di 160 euro al mese e può raggiungere i 200 euro in caso di ore straordinarie. Inoltre, ancor prima di procedere alla semina, gli aiuti dell’Unione europea fanno la differenza, con il riconoscimento di 130 euro per ettaro. Il sistema di sovvenzioni al settore agricolo, sottolinea ancora Cismas, favorisce esplicitamente i grandi proprietari, penalizza le piccole aziende e blocca l’ingresso sul mercato di nuovi imprenditori. Metà delle sovvenzioni di-rette in Romania avvantaggia soltanto l’1% degli agricoltori, che lavorano almeno 500 ettari.

Questo fenomeno riguarda la maggior parte delle nazioni ex sovietiche. Ad accaparrarsi le superfi ci redditizie sono spesso gli oligarchi russi e i grandi imprenditori cinesi e mediorientali. La concentrazione delle proprietà in poche mani rischia di ripercuotersi anche sul prezzo dei pro-dotti agricoli, con il pericolo di accordi sottobanco che manderebbero fuori mercato le aziende di minor dimensione.

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Un milione di ettari è finito nelle mani delle multinazionali

Terreni a buon prezzo C’è la corsa in Romania

Nokia lan-cia sul mercato un nuovo

modello di smart-phone con un va-lore aggiunto non indifferente: fino a 46 giorni di auto-nomia. Il telefono si chiama Asha 210 e costa 79 euro. Ha una tastiera fisica, una rete 2G in Wi-fi e una videocamera di 2 megapixel. Non c’è la seconda came-ra frontale, anche se è possibile attivare una specie di assistenza vocale che guida l’utilizzatore a ottenere l’au-toinquadratura.

A parte la durata della carica della batteria, questo modello di Nokia è stato ideato in nome delle ragioni low cost. Quindi non è in grado di fare concor-renza agli ultimi arrivati che dispongono di rete 4G e di due videocamere, una delle quali ha una potenza di 13 mega-pixel. Certamente il prezzo degli altri modelli è molto più elevato: almeno otto volte in più. Ecco perché il costruttore fi nlandese ha cercato di anda-re incontro a un pubblico che intende risparmiare non sol-tanto sull’acquisto ma anche

nell’uso quotidiano. Così Asha offre WhatsApp, l’applicazione di messaggeria che consente di scambiarsi gratuitamente gli sms. Un altro vantaggio è lo spazio per due carte sim: una caratteristica particolarmente gradita tra i consumatori dei paesi emergenti. Proprio in questo mercato Nokia ha buo-ne possibilità di farsi strada, grazie alla buona reputazione di cui godono i suoi telefoni.

È diverso il discorso per quanto riguarda la fascia di medio e alto livello: l’azienda ha venduto 5,6 milioni di Lumia nel primo trimestre dell’anno rispetto ai 37 milioni di iPhone consegnati da Apple.

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Lo smartphone Asha 210 costa 79 €

Un Nokia carico per 46 giorni

Scaricare sostanze tossiche è meno penalizzante

L’Asha 210

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14 Mercoledì 1 Maggio 2013 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAL’egemonia teutonica confermata anche dal made in Germany delle vetture dei commissari

Solo auto tedesche per i big UeNon ce n’è una che sia italiana, inglese o francese

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Per capire come va in Europa, basterebbe dare un’occhiata al parcheggio dei Vip, a

Berlaymont, il palazzo della Commissione europea a Bru-xelles. Vi sono parcheggiate esattamente 29 limousine di gran prezzo, una per ciascuno dei 26 commissari europei, una per il presidente, e due di riser-va nel caso che una delle auto si guasti. Cosa improbabile, ma i signori d’Europa, si sa, sono prudenti. Ebbene, tutte le vet-ture sono made in Germany.

Bruxelles invita i cittadini e i governi della Comunità a tirare la cinghia, a risparmia-re costi quel che costi, meglio sacrifi care pensionati e posti di lavoro che sforare sul bilan-cio. Ma non troverete neppure una Volkswagen nel parcheg-gio, o un’umile Opel. Al primo posto domina la Mercedes, con i modelli più cari, seguita dal-la Audi con la A8, e qualche prestigiosa Bmw. C’è solo una vettura ecologica, sempre una

Mercedes nella ver-sione ibrida. Sarà in dotazione a un commissario ver-de. Probabilmente appartiene alla da-nese Connie He-degaard, respon-sabile per il clima, o al collega sloveno Janez Potocnik, commissario per l’ambiente, ma per la privacy non vie-ne ufficialmente rivelata l’identità, anche se bastereb-be stare di posta per scoprire il banale segreto.

La supremazia teutonica è recente, commenta la Süddeutsche Zei-tung. Un tempo, i commissari ci tenevano a guidare un’auto di lusso del proprio paese. Gli italiani, per una volta, non esa-geravano. Niente Ferrari, anche perché scomode come vetture di rappresentanza. Meglio un’ele-gante Lancia. Ovvio, per i bri-tannici, preferire le Jaguar, e i francesi si facevano scarrozzare

in Citroën. Il primo presidente d’Europa, Jean Monnet, ave-va scelto una Citroën DS. Il pri-mo commissario britannico, Sir Christopher Soames, ovvia-mente apparve in Rolls Royce. E nel 1989, uno dei successori, Leon Brittan, si «accontentò» di una Jaguar. Ma oggi? Tanto le due storiche marche vengono prodotte in Germania. E la Lan-

cia è ormai una Chrysler con toilette rifatta a Torino. Perché scelgono vetture provenienti da Monaco o da Stoccarda o da In-golstadt? È stato chiesto ai com-missari. Nessuno produce auto così grandi e sicure, rispondono, e inoltre le emissioni sono ridot-te. Così viene rispettata anche la buona coscienza verde. Uni-ca condizione: i commissari non

possono spendere più di 2 mila euro al mese in leasing.

Non c’è proprio neppure un originale che lavori a Ber-laymont? Il britannico Peter Mandelson, per la verità, aveva scelto una Maserati, ma il presidente della Commissio-ne ha posto il veto: ha dovuto accettare una Jaguar. Ma non vengono comunicati i motivi del divieto. La supremazia tedesca per le auto è totale, come nel calcio. E gli unici che potrebbe-ro tentare di infrangerla sono italiani e francesi, ma sembra che non osino neppure. I poli-tici italiani, poi, non danno il buon esempio neppure a casa loro. Basta vedere in che auto arrivano a palazzo Chigi: Mer-cedes, Porsche, Bmw, Audi, i più modesti o originali si mettono al volante di una Mini, ma sempre in una versione extra-lusso. Il nuovo premier Enrico Letta è giunto guidando una Ulisse, la Fiat extralarge, che però sembra sia della moglie. Un’ostentazione di patriotti-smo voluta che fi nisce per con-fermare la regola.

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I fumetti sono partiti alla conquista di tablet ed e-reader, i terminali portatili (come l’iPad di Apple, il Kobo Arc di Fnac e il Kindle di Amazon) che rap-

presentano un supporto ideale per le strisce. E il 2013 dovreb-be essere l’anno del decollo delle vendite.

In Francia, per esempio, la maggior parte del le p iatta-forme genera-liste (Amazon, Google, Apple, Fnac) integra-no alla propria offerta digita-le gli album di Asterix.

Mentre a fine giugno il sito spec ia l i zza to Izneo proporrà ai propri clienti anche i manga, le strisce giappo-nesi.

Due segnali che lasciano ben sperare per il settore, le cui ven-dite rappresentano meno dell’1% del fatturato totale del mercato.

«Il fumetto vanta due grandi atout nell’universo digitale», spiega Claude

de Saint-Vincent, presidente di Izneo, «è l’unico genere letterario transgeneraziona-le e i suoi lettori, che sono molto eclettici

nelle proprie scelte, formano una vera comunità. Il suo successo nel mondo digitale dipende ora dall’offerta».

L’arrivo dei manga su Izneo potrebbe rappresentare la molla. I fumetti giapponesi, che in Francia rappresenta-no un terzo del fatturato del settore, potrebbero infatti far lievitare le vendite, anche se questa nicchia di mercato è di gran lunga la più piratata.

« I l f u m e t t o » , o s s e r v a François Capuron, diretto-

re marketing delle Éditions Delcourt, «ha impiegato più tempo a digitalizzar-si per ragioni tecniche: la messa in pagina è più complessa e la dimen-sione degli schermi ha un’incidenza diretta sulla leggibilità dei

disegni e dei testi. Ma ora tutto è pronto per ri-

spondere pienamente alle attese dei lettori».Quello che si attendono

invece i professionisti del settore è un calo dei prez-zi dei tablet, decisamente ancora troppo cari, soprat-tutto per i grossi lettori di manga.

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Questo dovrebbe essere l’anno del decollo delle vendite

Adesso anche i fumetti invadono i tablet

Parigi spalanca le porte allo yuan, la moneta cinese. Anzi, punta a diventare il

principale mercato offshore nell’Eurozona del renminbi, la divisa destinata agli scam-bi fuori dall’ex Celeste impe-ro e divenuta, nel 2012, una delle 15 valute più utilizzate negli scambi internazionali.

Secondo gli ultimi dati uffi -ciali, la Francia è attualmen-te la quarta piazza del mondo per i pagamenti in renminbi. Non solo: nei primi sei mesi del 2012 la capitale francese è balzata al primo posto per quanto riguarda i depositi bancari in renminbi, pari a

10 miliardi.«Parigi», ha detto il mini-

stro francese delle finanze Pierre Moscovici, «è un centro finanziario di prima-ria importanza», mentre la Francia «è al primo posto in Europa per numero di sedi di grandi imprese internaziona-li destinate a diventare attori importanti sul mercato of-fshore del renminbi». Molte di queste imprese, ha aggiunto il ministro, hanno già mani-festato «un vivo interesse per il renminbi, sia come moneta di pagamento nel commercio internazionale sia come stru-mento finanziario».

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Renminbi tra le prime 15 divise mondiali

Parigi spalanca le porte allo yuan

Il renminbi è la divisa cinese destinataagli scambi fuori dall’ex Celeste impero

Le due pagine di «Este-ro - Le notizie mai lette

in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

A Berlaymont, il palazzo della Commissione europea a Bruxelles, sono parcheggiate esattamente 29 limousine di gran prezzo.

Tutte tedesche

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21Mercoledì 1 Maggio 2013

ETÀ ALE

con

LA PROPRIEINDUSTRIA

in edicola cDiritto

conin edicola c

& Fisco

Da oggi è in vigore il provvedimento delle Entrate. E dopo tre anni il saggio risale

Fisco, interessi di mora più cariIl 5,2233% per il tardivo pagamento di somme a ruolo

DI ANDREA BONGI

Da oggi interessi di mora più cari. Salgo-no infatti al 5,2233% in ragione di anno gli

interessi di mora a carico dei contribuenti che ritardano il pagamento delle somme iscrit-te a ruolo. L’aumento è diretta conseguenza del provvedi-mento del direttore dell’agen-zia dell’entrate del 4 marzo scorso, emesso ai sensi e per gli effetti dell’articolo 30 del dpr n.602/1973 (ItaliaOggi del 5/3/2013). E per la prima volta, dopo ben tre anni, gli interes-si di mora tornano a salire (si veda tabella in pagina).

Fino a ieri il tasso di inte-resse da applicare alle ipotesi di ritardato pagamento delle some iscritte a ruolo era in-vece fi ssato nella misura per-centuale del 4,5504 per cento in ragione di anno sulla base del provvedimento direttoria-

le del 17 luglio 2012. Gli inte-ressi di mora, sulla base della disposizione contenuta nel già citato articolo 30 del decreto sulla riscossione delle impo-ste sul reddito, si applicano a decorrere dai 60 giorni dalla notifi ca della cartella di paga-mento e fi no al giorno dell’ef-fettivo pagamento. La base di calcolo degli interessi di mora è costituita dalle somme iscrit-te a ruolo con esclusione delle sanzioni pecuniarie tributarie e degli interessi. Ciò signifi ca che per una cartella di pagamento dell’importo di euro 1.200, com-posta da imposte per euro 900 e da sanzioni e interessi per euro 300, pagata il novantesi-mo giorno dalla sua notifica, saranno dovuti gli interessi di mora per trenta giorni al nuo-vo tasso del 5,2233% in ragione di anno. È importante ricordare che nella cartella di pagamento notifi cata da Equitalia tramite un messo, un uffi ciale di riscos-

sione o mediante raccoman-data con ricevuta di ritorno, sono comprese anche le spese di notifi ca, pari a 5,88 euro, e l’aggio di riscossione, ovvero la percentuale sulle somme effet-tivamente riscosse, fi ssato dalla legge al 9% a titolo di remune-razione onnicomprensiva per il servizio svolto dai concessionari della riscossione.

Ma torniamo al nuovo tasso

degli interessi di mora in vigore da oggi. Per la sua determina-zione la norma più volte citata (articolo 30 del dpr 602/73) pre-vede l’esplicito riferimento alla media dei tassi attivi bancari. In attuazione di tale disposizio-ne il direttore dell’agenzia delle entrate ha preso spunto dalla nota dello scorso 8 febbraio del-la Banca d’Italia che ha stimato proprio nella nuova misura del

5,2233% in ragione di anno la media dei tassi bancari attivi con riferimento all’intero anno 2012. Gli interessi di mora ap-plicati sui ritardati pagamenti delle somme iscritte a ruolo sono da considerarsi tuttavia inferiori rispetto a quelli pra-ticati dal sistema bancario. Se si esamina infatti l’ultimo rapporto della Banca d’Italia che stabilisce i tassi effettivi globali medi per il periodo 1° aprile-30 giugno 2013 su operazioni a breve (anticipi e sconti) si posizionano su livel-li di tasso superiori all’8% in ragione di anno. Occorre tut-tavia ricordare che il ritardo nel pagamento delle somme iscritte nei ruoli, se non con-tenuto entro brevi lassi tem-porali o sistemato attraver-so il ricorso alla rateazione, espone il debitore anche alle azioni cautelari ed esecutive da parte del concessionario della riscossione.

sione o mediante raccoman degli interessi di mora in vigore

Le ultime quattro variazionidegli interessi di mora

Dal 1° maggio 2013 5,2233%

Dal 1° ottobre 2012al 30 aprile 2013

4,5504%

Dal 1° ottobre 2011al 30 settembre 2012

5,0243%

Dal 1° ottobre 2010al 30 settembre 2011

5,7567%

Parte col freno a mano tirato la procedura per il pagamento dei debiti della p.a. verso le imprese. Le prime due scaden-

ze previste dalla tabella di marcia del dl 35/2013 sono andate già in archivio, registrando però un elevato tasso di inadempimento e numerosi problemi pratici. Lunedì 29 aprile è scaduto il termine entro il quale gli enti avrebbe-ro dovuto registrarsi sulla piattaforma telematica del Mef. Mentre era fi ssata per ieri la deadline entro cui le stes-se amministrazioni avrebbero dovuto formalizzare la richiesta delle risorse necessarie ad avviare il pagamento dei debiti. Ad oggi, tuttavia, come denuncia ReteImprese Italia, sono ancora moltis-sime le p.a. che non hanno neppure av-viato la registrazione. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi avrebbero comple-tato l’iscrizione meno di un terzo delle amministrazioni interessate. Le altre andranno incontro alle pesanti sanzio-ni previste dal decreto sblocca-debiti. Non ci saranno conseguenze invece solo per le amministrazioni e gli enti pub-blici che abbiano iniziato la procedura di accreditamento alla piattaforma telematica entro il 29 aprile, anche se non hanno ancora ricevuto le creden-ziali di accesso al sistema. Su questo il Mef è stato chiaro. In un comunicato il ministero ha implicitamente ammesso l’esistenza di problemi affermando che, a causa dell’elevato numero di richieste

pervenute, l’invio di user-name e pas-sword può richiedere alcuni giorni, in quanto è subordinato al controllo della documentazione e dei dati forniti dai richiedenti. In tali casi, fa fede il mes-saggio di posta elettronica, rilasciato in automatico, che attesta la corretta acquisizione della richiesta di accredi-tamento.

Del resto, anche via XX settembre ha diffuso con un certo ritardo le istruzioni operative destinate a regioni, province autonome ed enti locali. Il vademecum, contenuto nella circolare della Ragio-neria generale dello Stato n. 19, è ar-rivato lo stesso giorno della scadenza, anche a causa di un qualche incidente di percorso che ha ne rallentato la pub-blicazione. La circolare infatti, è stata fi rmata da Mario Canzio già alla fi ne della scorsa settimana, ma è comparsa sul sito solo ieri, un paio di giorni dopo la circolare n. 20.

Logico, dunque, che con questo stato di cose, le aziende debitrici non si senta-no al riparo da sorprese. Per questo Re-teImprese ha ribadito la richiesta, già formalizzata al governo Monti autore del decreto sblocca-debiti, di introdurre una clausola di salvaguardia che con-senta alle aziende creditrici della p.a., in caso di inceppamento del sistema, di attivarsi compensando i crediti con i de-biti fi scali e previdenziali. Sul punto la confederazione delle pmi ha promesso che tornerà all’attacco con l’esecutivo

Letta. L’obiettivo è ottenere modifi che al provvedimento che semplifi chino le procedure e garantiscano il diritto dei creditori.

Le sanzioni per la tardiva registra-zione. Tornando alle sanzioni previste dall’7 del decreto sblocca debiti (dl 35/2013), l’inadempimento, oltre a es-sere rilevante ai fi ni della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti, comporterà l’irrogazione ai medesimi soggetti di una sanzione pecuniaria pari a 100 euro per ogni giorno di ritardo.

Al riguardo, la circolare della Ragio-neria precisa che sono obbligati all’ac-creditamento tutti gli enti territoriali e quelli del Servizio sanitario nazionale, ivi comprese le regioni sottoposte a pia-ni di rientro che prevedono operazioni relative al debito.

Per quanto concerne regioni, pro-vince e comuni, i soggetti tenuti alla registrazione (quindi, quelli assogget-tabili alle richiamate sanzioni) sono individuati nei responsabili fi nanziari, qualora non sia indicata altra fi gura dall’ente stesso. Con riferimento, inve-ce, agli enti del Ssn, l’onere è in capo ai rappresentanti legali e dunque ai diret-tori generali che, dopo aver provveduto ad abilitare l’ente, potranno indicare i dirigenti accreditati ad operare sulla piattaforma.

Una volta completato il reclutamen-to di tutte le pa alla procedura telema-

tica di certifi cazione (ormai divenuta esclusiva, nel senso che da oggi non possano più essere accolte istanze presentate dai creditori in forma car-tacea), scatterà la seconda fase, ovvero la ricognizione dei debiti, che le pa do-vranno effettuare, sempre tramite la piattaforma, nel periodo intercorrente tra il 1° giugno e il 15 settembre. Per disciplinare tale adempimento, il Mef diffonderà istruzioni più dettagliate non appena sarà predisposto l’apposito modello da compilare. Ma la circolare n. 19 contiene già qualche importante anticipazione, in particolare per quan-to concerne l’individuazione del peri-metro delle responsabilità all’interno dei singoli enti, che è decisamente più ampio di quello previsto per l’obbligo di accreditamento. Se l’adempimento relativo alla compilazione dell’elenco dei debiti è da intendersi in capo a cia-scun soggetto responsabile della regi-strazione, la relativa alimentazione è in carico a tutti i dirigenti abilitati ad operare sulla piattaforma, sulla base delle informazioni relative ai debiti in essere. Gli stessi dirigenti sono, pertan-to, soggetti alle sanzioni (in termini di valutazione negativa della performan-ce, responsabilità dirigenziale e disci-plinare) previste in caso di mancata o inesatta comunicazione dei dati.

Francesco Cerisanoe Matteo Barbero

©Riproduzione riservata

LA PROCEDURA PARTE CON IL FRENO A MANO TIRATO

Pagamenti alle imprese, le registrazioni delle p.a. latitano

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22 Mercoledì 1 Maggio 2013 GIUSTIZIA E SOCIETÀIl Tar Campania: in giudizio vanno prodotti i certii cati del notii cante e del gestore

Vademecum per la notifica PecAtto a buon fi ne solo con ricevuta di consegna completa

DI DARIO FERRARA

Solo la ricevuta com-pleta di avvenuta con-segna della Pec prova che la notifi ca è andata

a buon fi ne. Bisogna produrre in giudizio la stampa dell’atto con la relata e i certifi cati di fi rma digitale del no-tifi cante e del gestore. Sulle notifi che via Pec arriva una sorta di “vademecum” con la sentenza 1756/13, pub-blicata dal Tar Cam-pania. Il quale precisa che per tutto ciò che riguarda le notifiche nel processo ammini-strativo l’articolo 39, comma 2, Cpa (Codice processo amministrati-vo), rinvia al codice di procedura civile e alle leggi speciali in materia di no-tifi cazioni degli atti giudiziari in materia civile.

Documenti necessariPer verifi care che effettiva-

mente la notifi ca dell’atto via posta elettronica certificata sia andata a buon fi ne e che l’atto notifi cato con la Pec è conforme a quello depositato in formato cartaceo, l’avvocato notifi cante deve dunque pro-durre in giudizio la cosiddetta ricevuta completa di avvenuta consegna della Pec, in modo da produrre con l’intero atto notifi cato e non soltanto un

suo estratto. È inoltre neces-sario che l’avvocato produca: la stampa dell’atto notifi cato con la relata; il certifi cato di fi rma digitale del notifi cante; il certifi cato di fi rma del ge-store di Pec; le informazioni richieste per il corpo del mes-saggio dall’articolo 18 delle

regole tecniche sul processo civile telematico (contenute nel Dm 44/2011); le ricevute della Pec; gli ulteriori dati di certifi cazione.

Competenze rareDeve escludersi che l’av-

vocato notifi cante possa pro-durre in giudizio la Pec con ricevuta breve, che non resti-tuisce l’intero allegato (cioè l’intero atto con fi rma digita-le), ma solo un suo estratto co-difi cato, la cui verifi ca richiede peculiari competenze tecniche e non consente al giudice di associare immediatamente la

Pec all’atto notifi cato. Si rile-va infatti che l’articolo 23 del codice dell’amministrazione digitale, nel delineare il con-cetto di copia cartacea di do-cumento informatico fi rmato digitalmente, evidenzia come occorra una conformità all’ori-ginale informatico «in tutte

le sue componenti». L’articolo 18 delle re-gole tecniche sul pro-cesso civile telemati-co (Pct) parla chiaro: la notifi ca si effettua «anche previa estra-zione di copia infor-matica del documen-to cartaceo»; a tal fi ne l’avvocato «trasmette copia informatica dell’atto sottoscritta con firma digitale». Il difensore, quindi, appone la sua fi rma

digitale e procede alla notifi ca tramite Pec, certifi cando nella “relata” di spedire una copia conforme. Nel caso di specie il ricorso è inammissibile. Risul-ta proposto dall’amministra-tore delegato di una società, il quale non risulta iscritto all’albo degli avvocati e come tale destinatario delle norme di favore per le notifi cazioni.

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La Corte dei conti ha prov-veduto ieri alla registrazio-ne del decreto di variazione di bilancio, indispensabile per la conclusione della procedura di assunzione dei 324 nuovi magistrati ordinari. Lo afferma in una nota l’uffi cio stampa del ministero della giustizia. L’emissione del decreto di nomina per i vincitori del concorso bandito del 2009, continua la nota, è prevista nei prossimi giorni.

Parte la sesta gara per la telefonia mobile della pubblica amministrazio-ne. Lo annuncia la Con-sip. Oggetto di questa nuova convenzione, che andrà a sostituire quella in scadenza il 30 marzo 2014, è la prestazione di servizi, tra i quali telefo-nia mobile, trasmissione dati, messaggistica e posta elettronica in mobilità. La gara, che sarà aggiudicata secondo il criterio dell’of-ferta economicamente più vantaggiosa, ha una base d’asta di 265 milioni per un quantitativo massimo ordinabile (massimale) di 900 mila utenze. Come per tutte le altre convenzio-ni, l’aggiudicazione non rappresenta un acquisto

diretto. Consip stipulerà con gli aggiudicatari un contratto-quadro, sul quale ciascuna amministrazione potrà emettere, anche on-line, gli ordinativi per far fronte ai propri fabbisogni, alle condizioni di qualità e di prezzo aggiudicate. La convenzione avrà una durata di 24 mesi, even-tualmente prorogabile sino a un massimo di ulteriori 12 mesi. Il termine per la presentazione delle offerte è fi ssato per il prossimo 17 giugno.

«È del tutto inaccettabile che il più importante ciclo di investimenti sulla mo-dernizzazione del paese, quale è quello a cui stanno dando vita gli operatori di Tlc per realizzare le nuove reti a banda larga e ultra larga, dell’ordine tra gli 8 e i 10 miliardi di euro, possa essere messo a rischio da un semplice regolamento sugli scavi stradali». Cesare Avenia, presidente di Assoteleco-municazioni-Asstel, l’as-sociazione confi ndustriale delle imprese della fi liera delle Tlc, denuncia una vicenda che da quasi quattro mesi sta di fatto bloccando l’emanazione del regolamento attuati-vo dell’art.14 della legge Crescita 2.0 destinato a semplificare e innovare l’iter burocratico e costrut-tivo delle nuove reti in fi bra ottica. L’ultimo stop alla bozza predisposta dal ministero dello sviluppo, spiega una nota, è arrivato dal ministero dei traspor-ti, determinato soprattutto dall’opposizione dell’Anas alle minitrincee di scavo, a cui si sono aggiunti i ti-mori dei comuni, espressi recentemente dall’Anci, che chiedono la condivi-sione preventiva del rego-lamento.

«Fare il punto sulla diffi cile situazione della finanza comunale, sul-le complesse questioni aperte, quali il taglio insostenibile per il 2013 ai trasferimenti di 2.250 milioni, nonché l’allarga-mento sempre dal 2013 del Patto di stabilità in-terno ai comuni da mille a 5 mila abitanti». Con questo obiettivo, riassunto in una lettera inviata al ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, il delegato Anci alla fi nanza locale, Guido Castelli, ha avanzato al ministro una richiesta di incontro.

BREVI

«Le cosiddette “opere interne” non sono più previste nel dpr 6 giugno 2001, n. 380, come categoria auto-noma di intervento edilizio sugli edifici esistenti, e rientrano negli interventi di ristrutturazione edilizia quando comportino aumento di unità immobiliari o modifiche dei volumi, dei prospetti e delle superfici ovvero mutamento di destinazione d’uso». Lo ha stabilito la Cassazione penale con sentenza del 21.12.2011 n. 47438 (inedita) in una fattispecie relativa alla realizzazione di un soppalco all’inter-no di un’unità immobiliare nella quale la Corte ha affermato che per la sua esecuzione è necessario il permesso di costruire o, in alternativa, la denuncia di inizio attività.

Quando l’inquilinopuò impugnare

«Il potere di impugnare le deliberazioni condominiali compete, per il disposto dell’art. 1137 cod. civ., ai ti-tolari di diritti reali sulle singole unità immobiliari, anche in caso di locazione dell’immobile, salvo che nella particolare materia dei servizi di riscaldamento e condizionamento d’aria, per la quale la decisione e, conseguentemente, la facoltà di ricorrere al giudice, sono attribuite ai conduttori». Lo ha stabilito la Cassazione (sent. n. 869/’12, ine-dita), in relazione a quanto previsto dall’art. 10 l. 392/78.

a cura dell’Ufficio legale della Confedilizia

GIURISPRUDENZA CASA

Opere internee ristrutturazione

PAGAMENTO DEL DIVIDENDO

BANCO DI DESIO E DELLA BRIANZA S.p.A.

Sede legale via Rovagnati,1 – 20832 Desio (MB) Codice Fiscale n. 01181770155

Iscritta nel Registro delle Imprese di Monza e Brianza Capitale Sociale Euro 67.705.040,00 i.v.

Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositie al Fondo Nazionale di Garanzia

Iscritta all'Albo delle Banche al Cod. ABI n. 3440/5Capogruppo del Gruppo Bancario Banco di Desio e della Brianza

Iscritto all'Albo dei Gruppi Bancari al n. 3440/5

In conformità alle deliberazioni assunte dall’Assemblea, che indata 30 aprile 2013 ha approvato il bilancio d’esercizio al 31dicembre 2012, si rende noto che il dividendo relativo all’u-tile dell’esercizio 2012 ammonta ad Euro 0,0364 per ciascu-na azione ordinaria e ad Euro 0,0437 per ciascuna azione dirisparmio non convertibile, al lordo delle ritenute di legge.Il dividendo sarà esigibile presso gli intermediari aderenti alsistema di gestione accentrata Monte Titoli SpA a decorreredal giorno 16 maggio 2013, contro stacco della cedola n. 22(data di stacco della cedola 13 maggio 2013 e data di legit-timazione al pagamento del dividendo - c.d.“record date” -15 maggio 2013).Si rende altresì noto che il verbale assembleare sarà reso dis-ponibile nei modi e nei termini stabiliti dalla normativa vigente

Desio, 30 aprile 2013

BANCO DI DESIO E DELLA BRIANZA SpAIl Presidente

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23Mercoledì 1 Maggio 2013Mercoledì 1I M P O S T E E TA S S ESono sempre più le decisioni delle commissioni tributarie che annullano gli accertamenti

Vecchio redditometro a pezziCrolla la correlazione diretta tra disponibilità e spese

DI DUILIO LIBURDI

Il vecchio redditometro perde i pezzi: sono sem-pre di più le decisioni delle commissioni tribu-

tarie che annullano gli ac-certamenti che si basano sul vecchio strumento in quanto del tutto inattendibile. Vuoi per la coefficientazione del-le spese del tutto inaffida-bile sia, in alcuni casi, per la pretesa non fondata da parte degli uffici di richie-dere la correlazione diretta tra le disponibilità esisten-ti in capo al contribuente e le spese sostenute. Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto dall’agenzia delle entrate, opporre i risultati del nuovo redditometro ove più favorevoli rappresenta una difesa efficace contro la presunzione del vecchio redditometro.

È questa la situazione che si va via via formando in relazione ai molti accer-tamenti che sono in discus-sione in questo periodo di fronte alle commissioni tri-butarie e che si basano, per i periodi di imposta 2007 e 2008, sulle disposizioni del vecchio articolo 38 del dpr n. 600 del 1973 e sul relativo strumento attuativo cioè il decreto del settembre 1992. Negli ultimi giorni sono ar-rivate diverse decisioni (tra le altre la commissione di Reggio Emilia e Torino) in base alle quali emerge or-mai un quadro chiaro: nella maggior parte dei casi l’ac-certamento che si fonda sul vecchio redditometro è del tutto insostenibile sia in fatto che in diritto.

La struttura del vec-chio redditometro

Il vecchio redditometro, utilizzabile ai fini degli accertamenti sino a tutto il periodo di imposta 2008, si fonda come noto in gran parte sulla coefficientazione di alcuni beni indice di ca-pacità contributiva che, in astratto, dovrebbero rappre-sentare la spesa di gestione sostenuta dal contribuente per mantenere ogni anno gli stessi. In altri termini, viene identificato un red-dito che il contribuente do-vrebbe guadagnare al fine di sostenere le spese di ge-stione di un bene che viene in modo del tutto apodittico coefficientato.

A questo si aggiunge la quota di spesa corrente non-ché la quota di incrementi patrimoniali.

Il risultato che si ottiene miscelando queste compo-nenti è in molti casi palese-mente assurdo, basti pensa-re all’ipotesi di contribuenti che, indebitandosi per l’ac-quisto di una casa dovreb-

bero dichiarare, secondo i coefficienti, un reddito di quattro o cinque volte su-periore a un risultato già amplificato per effetto dei coefficienti stessi. Un effet-to, dunque, del tutto distor-sivo.

Nonostante alcune pre-se di posizione dell’ammi-nistrazione finanziaria a livello centrale, avviene spesso che presso gli uffi-ci periferici si applichi il redditometro in modo mol-to rigoroso costringendo il contribuente ad andare in contenzioso quando, con un minimo di buon senso, la vi-cenda potrebbe chiudersi in via amministrativa.

Si è assistito a casi nei quali l’amministrazione fi-nanziaria ha notificato ac-certamenti basati sul reddi-tometro a persone che, per gli anni interessati erano in carcere o sottoposti a tera-pie mediche particolari che, in via di autotutela, non sono stati annullati.

Naturalmente, ha provve-duto il giudice tributario a

rimettere le cose a posto.

Le difese rispetto agli accertamenti

Nelle sentenze recenti in tema di vecchio reddito-metro, si assiste a una de-finizione di quella che può essere una logica linea di difesa che potrebbe fondar-si, anche, sulla opposizio-ne dei risultati del nuovo redditometro che la stessa agenzia delle entrate defini-sce, sicuramente a ragione, uno strumento molto più affidabile del vecchio.

Questo anche se, com-prensibilmente e per moti-vi istituzionali, la circolare n. 1 del 2013 afferma che i due strumenti sono radical-mente diversi e il risultato di uno non può essere prova contraria rispetto all’altro.

Nonostante questa affer-mazione, lo si ripete com-prensibile da un punto di vista istituzionale, i giudici stanno affermando un con-cetto del tutto logico: se il nuovo redditometro è così affidabile come dice l’agen-zia, il suo risultato, laddo-

ve migliore del risultato del vecchio può essere un utile prova contraria. Ciò anche considerando come il vec-chio redditometro rappre-senta una presunzione sem-plice mentre il nuovo, molto più logicamente, mette in fila le spese effettivamente sostenute dal contribuente con un coefficiente pari ad uno.

Un esempio può far com-prendere meglio il concetto. Se un contribuente ha speso 10 mila euro per un colla-boratore familiare nel 2008, secondo il vecchio reddito-metro dovrebbe guadagnare dieci volte di più, mentre, la stessa spesa per il 2009 pesa per 10 mila euro sen-za alcuna moltiplicazione. Altra linea che sta emer-gendo in sede di decisioni giurisprudenziali è quella della assenza, nella vecchia norma, di una qualsiasi ne-cessità di dimostrare un nesso diretto tra la spesa sostenuta dal contribuente e le presunzioni recate dalla legge. In altri termini, una volta dimostrata la disponi-

bilità per l’anno oggetto di accertamento, pretendere che vi sia un nesso diretto tra questa disponibilità e le diverse tipologie di spe-se, rappresenta una prete-sa assurda e non prevista dalla legge che si esprime, nel vecchio articolo 38, in termini quantitativi.

Come pure appare poco comprensibile, il compor-tamento di alcuni uffici che non accettano il fatto che un contribuente potrebbe ave-re accumulato, diversi anni prima dell’accertamento una sostanziosa disponibi-lità economica che consen-te negli anni successivi di spendere senza necessaria-mente produrre un reddito corrente. È auspicabile che la giurisprudenza proceda su questa linea in modo tale da affossare definitivamen-te uno strumento di cui si-curamente non si sentirà la mancanza. Mentre, al contrario, le basi di ragio-namento del nuovo reddi-tometro appaiono del tutto logiche e condivisibili.

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AGLI UNDER 18

Sigaretta elettronica vietataÈ vietata la vendita ai mi-nori di anni diciotto di si-garette elettroniche con presenza di nicotina. Le autorità sanitarie e di con-trollo e gli organi di polizia giudiziaria sono preposti alla vigilanza sull’osser-vanza del divieto, con ap-plicazione delle sanzioni indicate all’art. 25 del regio decreto 24 dicembre 1934, n. 2316, come modificato dall’art. 7 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modifi cazio-ni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189. Le disposizio-ni, che entrano in vigore da oggi e dureranno sino al 31 ottobre 2013, sono contenute nella ordinanza del ministero della salute 2 aprile 2013, recante «Di-vieto di vendita ai minori di anni diciotto di sigarette elettroniche con presenza di nicotina», pubblicata sul-la Gazzetta Uffi ciale n.100 di ieri. L’ordinanza ricorda anche che eventuale ricor-so giurisdizionale contro le disposizioni può essere proposto al Tribunale am-ministrativo regionale per il Lazio oppure alternativa-mente come ricorso straor-dinario al presidente della Repubblica.

La sospensione necessa-ria del processo trova appli-cazione anche al di fuori dei casi espressamente previsti dal dlgs. 546/92 (querela di falso e accertamento di ca-pacità), tutte le volte in cui esiste un rapporto di pre-giudizialità tra due o più procedimenti tributari, tale che la defi nizione dell’uno costituisca indispensabile presupposto logico-giuridico degli altri. È il caso ad esempio dei ricorsi proposti dai soci di società di capitali «a base ristretta», in cui la defi nitività del giudizio promosso dalla società incide in maniera determinan-te sui diversi e autonomi ricorsi proposti dai soci.

Lo afferma la Corte di cassazione nell’or-dinanza n. 7781/2013, in cancelleria dallo scorso 27 marzo, cassando una sentenza della Ctr Lazio con rinvio della causa ad altra sezione della commissione. Nel caso trattato, i giudici d’appello laziali avevano deciso nel merito una controversia il cui esito era legato, inscindibilmente, alla de-fi nizione di un altro procedimento tributa-rio, ancora pendente, che ne rappresentava il presupposto logico-giuridico. In queste situazioni, chiarisce Piazza Cavour, il giu-dice tributario adito deve necessariamente sospendere i giudizi «dipendenti», in attesa di defi nizione del giudizio principale. «In or-dine ai rapporti tra processi tributari trova applicazione la disciplina dettata dall’arti-colo 295 cpc», ragion per cui, afferma la Cor-te, «la sospensione necessaria del processo tributario è ammissibile anche al di fuori dei casi contenuti nelle previsioni limitati-ve dell’articolo 39 del dlgs 546/92 (querela di falso e accertamento di capacità processuale), poiché tale disposizione non esclude l’applicazione della norma

generale del codice di rito (cpc)».Il chiarimento della Cassazione risolve un

contrasto esistente tra i vari orientamenti e indica la via da seguire nei casi, ad esempio, dei ricorsi proposti dalla società e dai soci di una srl «a base ristretta», in cui i redditi accertati in capo all’ente vengono imputati pro-quota ai soci in virtù di una presunzione ormai consolidata. Il procedimento tribu-tario instaurato dal socio è in rapporto di interdipendenza logico-giuridica con quello proposto dalla società, dacché l’annullamen-to della verifi ca nei confronti di quest’ulti-ma invaliderebbe il presupposto impositivo vantato nei confronti della persona fi sica (se non ci sono più utili extra-bilancio non può di certo esservi distribuzione degli stessi). Secondo un orientamento seguito da alcune commissioni di merito, i giudizi di società e socio devono essere riuniti in litisconsorzio; in altri casi, invece, si è sostenuto (su parere dell’Agenzia delle entrate) che i ricorsi dei soci vivessero di vita propria, ben potendo continuare a esistere anche in caso di an-nullamento dell’accertamento della società. Gli Ermellini risolvono il dilemma, con la pronuncia in commento, stabilendo invece che il processo «dipendente» debba essere ne-

cessariamente sospeso, ap-plicando l’articolo 295 del cpc, in attesa di defi nitività del processo «principale».

Benito Fuocoe Nicola Fuoco

Contenzioso, sospensione a maglie larghe

o degli altri. È generale del codice di rito (cpc)».

Il principio

La sospensione necessaria del processo tributario agisce anche al di fuori dei casi espressamente previsti dal dlgs 546/92, quando vi sia interdipendenza tra giudizi tributari, in attesa che il giudizio principale, presupposto logico-giuridico degli altri, diventi dei nitivo.

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24 Mercoledì 1 Maggio 2013 I M P O S T E E TA S S ECircolare del Mininfrastrutture snellisce le procedure per sostenere il settore

Più semplice vendere gli yachtSe il compratore è estero non serve l’ok del fi sco

Pagina a cura DI VALERIO STROPPA

Più facile vendere un’imbarcazione a un cittadino estero. Non sarà più necessario

ottenere preventivamente il nulla osta dell’Agenzia delle entrate. Dopo l’intesa per la razionalizzazione dei controlli in mare (si veda ItaliaOggi del 4 aprile 2013) e l’agevolazione fi scale sui noleggi occasiona-li (si veda ItaliaOggi del 25 aprile scorso), arriva dunque un’ulteriore semplifi cazione burocratica per rilanciare il comparto della nautica. A chiarirlo è la circolare prot. n. 7869 del 24 aprile 2013 dif-fusa dalla Direzione generale per il trasporto marittimo del ministero delle infrastruttu-re e dei trasporti. L’intervento di prassi precisa l’ambito di applicazione del dl 40/2010: quest’ultimo, per contrastare le frodi fi scali, aveva esteso anche alle Entrate le proce-dure autorizzatorie previste dalla legge n. 413/1984 e dal Codice della navigazione per la dismissione di bandiera e la cancellazione dai registri. Pertanto, chi voleva cedere la propria imbarcazione a un soggetto straniero inten-zionato a iscrivere l’unità da diporto nel proprio paese, doveva ottenere il placet del fi sco. Un passaggio che, sot-tolinea una nota congiunta

di Assilea e Ucina, «in alcuni casi poteva richiedere anche diversi mesi, penalizzando parte del mercato dell’usato delle imbarcazioni». Secondo le associazioni che rappre-sentano le società di leasing e i cantieri nautici, inoltre, l’adempimento era sostan-zialmente inutile, in quanto «non portava alcun valore ag-giunto in termini di controlli fi scali stante l’indicazione nei registri sia del venditore sia del compratore». Con la nota n. 11953 del 30 gennaio 2013 l’Agenzia delle entrate ha in-formato i Trasporti di non es-sere competente a pronunciar-si sull’interpretazione della norma. Attribuzione, questa, in capo al dicastero, che dopo un confronto con le capitane-rie di porto ha optato per lo snellimento delle procedure

amministrative. Sarà quindi onere del conservatore con-cludere la procedura di can-cellazione dai registri nautici dell’unità con la comunicazio-ne alle Entrate dell’avvenuta eliminazione. «L’emanazione di questa circolare non può che renderci soddisfatti, per-ché rimuove uno degli ostacoli che avevano bloccato il merca-to dell’usato, con ripercussioni non solo sulla nautica e il suo indotto ma anche sul settore leasing», commentano Edoar-do Bacis, presidente Assilea, e Anton Francesco Albertoni, presidente Ucina.

I margini di negoziato della Svizzera con l’Unione europea sullo scambio au-tomatico di informazioni fi scali sono scarsi o perfi no nulli. Lo ha ammesso ieri Pierin Vincenz, presidente della direzione del gruppo Raiffeisen. «Ora che l’ulti-mo bastione austriaco di difesa del segreto bancario è stato definitivamente abbandonato, la Commis-sione europea busserà nei prossimi giorni alla nostra porta», ha osservato il ban-chiere. «Bruxelles integrerà lo scambio automatico di informazioni nel quadro legale dell’accordo sulla tassazione dei risparmi in vigore dal 2005». La revi-sione dell’intesa dovrebbe richiedere due anni. Oltre un anno fa Vincenz aveva auspicato un atteggia-mento proattivo da parte della Svizzera, proponendo soluzioni e non rimanendo arrancati a una sola idea. Il ceo delle banche Reiffei-sen ritiene che il segreto bancario debba continua-re a esistere in Svizzera, anche se in ultima analisi la decisione spetterà al popolo.

Il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato il programma di stabilità 2013-2016 che prevede una serie di iniziative fiscali. Per garantire il risanamento dei conti pub-blici, il governo prevede di mantenere nel 2014 le misure fi scali temporanee introdotte inizialmente per il 2012 e il 2013 in materia di imposta sulle società, imposta sul reddito e tassa di proprietà.

Undicimila multe in ar-rivo per i contribuenti del Belgio. Il ministero delle finanze ha fatto sapere che 117.000 contribuenti non hanno presentato la dichiarazione dei redditi 2012 nei tempi stabiliti, e di questi 11.000 saranno sottoposti a una sanzione che potrebbe arrivare fi -no al 200% dell’imposta originariamente dovuta. L’amministrazione fi scale del Belgio ogni anno invia a novembre un promemo-ria a tutti i contribuenti che non hanno presentato una dichiarazione dei redditi entro la data stabilita. In mancanza di una risposta da parte di questi soggetti, la legge prevede la possibi-lità di comminare sanzioni piuttosto salate.

Dopo il fallimento del

prospettato accordo fi scale fra Svizzera e Germania Ubs e Credit Suisse hanno deciso di fare pressioni sui clienti tedeschi affinché dichiarino alle autorità tributarie del loro paese i conti in nero nella Confe-derazione. A questo scopo Ubs ha avviato colloqui personali con i suoi clienti, ha spiegato il presidente del consiglio di ammini-strazione Axel Weber. L’ex numero uno della Bunde-sbank si è detto «fi ducioso di poter convincere i clienti interessati a regolarizzare la loro situazione». Molti hanno già intrapreso i passi necessari o si appre-stano a farlo. Anche perché non hanno molta scelta: a chi si rifi uta di legalizzare i suoi patrimoni l’istituto prospetta infatti la fi ne delle relazioni commer-ciali. Nello stesso senso si sta muovendo anche Credit Suisse: la banca ha inviato ai suoi clienti tedeschi un formulario da fi rmare affi nché auto-rizzino l’istituto a fornire al fi sco di Berlino tutte le informazioni rilevanti, a partire dal nome e dai numeri di conto.

Dopo il presidente del Bayern Monaco, Uli Hoe-ness, nei guai con il fi sco per un conto segreto in Svizzera, problemi anche per Karl-Heinz Rumme-nigge: l’amministratore delegato del club bavarese non dichiarò l ’impor-tazione di due Rolex al suo ritorno dal Qatar, il 7 febbraio. Lo ha rivela-to il settimanale Focus precisando che l’ex at-taccante dell’Inter aveva imboccato l’uscita verde riservata ai passeggeri che non hanno «nulla da dichiarare». I funzionari della dogana avevano pe-rò fermato Rummenigge e nel controllare il suo bagaglio a mano avevano scoperto due orologi Ro-lex di grande valore, che secondo il manager erano il regalo di un amico. In base alla legge tedesca, ogni cittadino che torna in patria da un paese al di fuori dell’Ue deve dichiarare le merci acqui-state all’estero se di valore superiore ai 450 euro. La mancata dichiarazione dei due Rolex da parte di Rummenigge si potrebbe confi gurare evasione fi -scale rispetto alla tassa di importazione del 19%.

Tancredi Cerne

FISCO DEGLI ALTRI

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Obbligazioni per il Meridione a dop-pio binario. In sede di emissione possono essere sottoscritte solo da persone fisiche non esercenti

attività d’impresa. Sul mercato secondario, invece, i bond per il Sud sono acquistabili da tutti gli investitori, fermo restando che la tassazione agevolata sugli interessi (5% invece del 20% ordinario) resta limitata alle persone fisiche. È questo uno dei chia-rimenti forniti dall’Agenzia delle entrate con la circolare n. 10/E del 30 aprile 2013, relativa ai titoli di risparmio per l’economia meridionale (cosiddetti «Trem») introdotti dall’articolo 8, comma 4 del dl n. 70/2011. I Trem, emettibili dalle banche fino a un massimo di 3 miliardi di euro all’anno e con durata non inferiore a 18 mesi, sono finalizzati a riequilibrare i flussi di credito verso le regioni del Sud per alimentare gli investimenti delle pmi. Le Entrate eviden-ziano che il sottoscrittore non deve agire in regime di impresa, nemmeno se si tratta di attività agricola. Gli imprenditori indivi-duali possono essere ammessi alla sottoscri-zione dei Trem, con fruizione dell’aliquota al 5% sulla cedola, solo qualora detengano i titoli nella propria sfera «privata», cioè al di fuori dell’attività commerciale. In tale ipotesi, anche alla luce dell’obbligo di co-municazione alla Consob dei dati da parte

degli emittenti dei titoli, sarà tuttavia ne-cessaria un’apposita autodichiarazione. La circolare ribadisce poi che la sottoscrizio-ne dei Trem è inibita pure ad associazioni professionali, società semplici ed enti non commerciali. La tassazione light del 5% opera anche se l’investitore persona fisica risiede fuori dall’Italia. In presenza di una fiduciaria, per l’applicazione del beneficio è necessario fare riferimento allo status del fiduciante (come già chiarito con la risolu-zione n. 37/E del 2006). Il dl n. 70/2011, poi, ha reso applicabile ai Trem le norme reca-te dal dlgs n. 239/1996. Per questo motivo, spiegano le Entrate, i cosiddetti «nettisti» restano incisi dall’imposta sostitutiva del 20%, mentre i «lordisti» risultano esenti. Sotto il profilo oggettivo, l’Agenzia puntua-lizza che l’aliquota agevolata del 5% non si applica solo agli interessi, ma anche agli scarti di emissione (quando cioè il titolo viene rimborsato a un valore superiore ri-spetto a quello di collocamento). Nel caso della successione ereditaria, gli interessi maturati tra la morte del de cuius e l’in-dividuazione degli eredi restano assogget-tati al regime fiscale applicabile prima del decesso, salvo conguaglio ex post laddove gli eredi non abbiano titolo a beneficiare dell’aliquota al 5%.

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CIRCOLARE DELLE ENTRATE

Bond meridionali a due vie

Ii testi dei docu-menti sul sito www.italiaoggi.it/docu-menti

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25Mercoledì 1 Maggio 2013Mercoledì 1I M P O S T E E TA S S EIl provvedimento delle Entrate sui termini per le comunicazioni all’anagrafe tributaria

Premi e polizze, basta un invio Per le assicurazioni la trasmissione dei dati è unifi cata

DI BEATRICE MIGLIORINI

Invio dati semplifi cato per le compagnie di assicu-razione. Queste infatti potranno trasmettere con

una comunicazione unica all’anagrafe tributaria, sia i dati relativi ai premi assi-curativi, sia quelli relativi ai contratti stipulati. Previsto al 4 dicembre prossimo, il termi-ne per la comunicazione unica relativa ai dati 2012, mentre a regime è stabilito il 30 aprile 2014, il termine ultimo per la trasmissione dei dati relati-vi all’anno corrente. Il tutto al fi ne di valutare nel modo più preciso possibile, il livello di capacità contributiva dei soggetti contraenti. Continua invece a restare esclusa la co-municazione di dati relativi alle polizze sulla responsabi-lità civile e sull’assistenza e le garanzie accessorie. Questo è quanto emerge dal provvedi-mento dell’Agenzia delle en-trate, pubblicato ieri sul sito.

In base a quanto stabilito nel provvedimento, le impre-se assicuratrici, già tenute a trasmettere all’anagrafe tri-butaria, sia i dati dei soggetti contraenti, sia il massimale delle polizze stipulate, potran-no abbandonare l’onere della comunicazione in due tranche, così come prevista dalle prece-denti norme.

Nello specifi co, il provvedi-mento, prevede che per quel che riguarda i dati identifi cati della polizza assicurativa, le compagnie saranno tenute alla comunicazione, del codi-ce identifi cativo del contratto di polizza, dell’ammontare del premio, del ramo o della specie di assicurazione, nonché tutti i dati relativi alla data di stipu-lazione, eventuale risoluzione e durata del contratto.

Per quel che riguarda le co-municazioni relative al pre-mio della polizza invece, le compagnie sono tenute alla co-municazione, dell’ammontare totale del premio versato dal contraente nell’anno solare di riferimento, dell’ammontare detraibile del premio versato dal contraente sempre nell’an-no solare di riferimento, non-ché l’eventuale superamento della soglia del premio versa-to. Questo sempre entro i ter-mini del 4 dicembre 2013, per i dati 2012 e 30 aprile 2014 per i dati relativi al 2013.

Due le modalità con cui potrà essere effettuata la comunicazione unica. Per le compagnie assicurative te-nute all’invio dei dati relati-vi all’anno 2012, è prevista la possibilità di utilizzare i servizi telematici Entratel o Fisconline o, in alternativa, la possibilità di avvalersi dell’aiuto di dei dottori com-mercialisti, di periti commer-ciali, di consulenti del lavoro, di associazioni sindacali di

categoria tra imprenditori o dei Caf. Per le comunicazione relative all’anno 2013 invece, i soggetti obbligati, potranno effettuare gli invii richiesti tramite il Sistema di inter-scambio dati (Sid). Inoltre, gli archivi contenenti le co-municazioni da trasmettere tramite il servizio telematico non dovranno superare i 3 megabyte.

In entrambi i casi, le comu-nicazioni si considereranno effettuate nel momento in cui sarà completata la ricezione del fi le contenente le comuni-cazioni richieste.

Al termine della ricezione dei dati, l’Agenzia delle en-trate attesterà il buon esito delle operazioni tramite l’in-vio di un apposito fi le, conte-nente la ricevuta di avvenuta comunicazione.

© Riproduzione riservata

Rc auto, il modello di denuncia dell’impo-sta sulle assicurazioni si rifà il look. Un provvedimento di ieri dell’Agenzia delle entrate dispone che la comunicazione degli importi che annualmente vengono versati alle province, distinti per contrat-to e ente di destinazione diventano parte integrante del modello.

L’Agenzia ricorda anche la decorrenza: le denunce da presentare con cadenza an-nuale relative all’anno 2012 e le denunce da presentare con cadenza mensile rela-tive ad aprile 2013.

Nel modello sono evidenziati i dati da comunicare all’Agenzia delle entrate come numero di polizza, codice fi scale del proprietario del veicolo, indicazioni di co-perture del rischio di più veicoli, la targa del veicolo, la sigla della provincia, l’ali-quota d’imposta, l’ammontare del premio, dell’imposta e il totale premio e imposta riferito a ciascuna provincia.

Particolari indicazioni arrivano per le imprese di assicurazione con sede nell’Unione europea o nel-lo spazio economico euro-peo che operano in libera prestazione di servizi. Per

questi soggetti, il provvedimento ricor-da, che la presentazione deve avvenire mensilmente. Il nuovo modello dunque per le denunce relative ad aprile 2013 mentre annualmente dovranno essere inviati, entro il 31 maggio, i dati analitici sopraelencati con riferimento agli impor-ti versati alle province nell’anno solare precedente.

Mentre per le imprese di assicurazioni aventi sede nella Ue che assicurano scam-bio di informazioni e operano nel territorio dello stato in libera prestazione di servizi e che trasmettono mensilmente la denuncia è previsto una equiparazione con le società italiane e quindi i dati analitici dei singoli contratti sono inviati annualmente, entro lo stesso termine di presentazione previsto per i soggetti con sede in Italia.

Il modello sarà trasmesso con modali-tà telematica direttamente dai soggetti interessati o tramite gli intermediari

abilitati.Sarà possibile sul sito

dell’Agenzia delle entrate scaricare il software gra-tuito per la compilazione.

Domenico Morosini© Riproduzione riservata

Importi delle province nel nuovo modello

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26 Mercoledì 1 Maggio 2013 ENTI LOCALI E STATONota Mef. In attesa di sapere la sorte del tributo sull’abitazione principale, ecco come pagare

Imu seconde case, acconto facileA giugno si paga il 50% del totale dell’imposta 2012

DI SERGIO TROVATO

I versamenti in acconto e saldo dell’Imu devono esse-re effettuati in base alle ali-quote e detrazioni dell’anno

precedente se delibere e rego-lamenti non vengono pubblica-te sul sito del ministero delle fi nanze, rispettivamente, entro il 16 maggio o il 16 novembre. Nel caso in cui venga pagato l’acconto in base alle aliquote e detrazioni del 2012, il saldo dell’imposta dovuta per l’inte-ro anno dovrà essere versato a conguaglio della prima rata, in base agli atti pubblicati sul sito informatico entro il 16 novembre. Termini più ampi, poi, sono previsti per la pre-sentazione della dichiarazione Imu. Slitta infatti al 30 giugno dell’anno successivo all’acqui-sto del possesso dell’immobile il termine per denunciarne la titolarità o per dichiararne le variazioni. Vengono inoltre ri-messi in termini i contribuenti che non hanno ancora provve-duto all’adempimento per ac-quisti effettuati a partire dalla data di istituzione dell’imposta municipale (1° gennaio 2012). Sono alcuni chiarimenti che il ministero delle fi nanze ha fornito a comuni e contribuen-ti, con la circolare n. 1 diffusa ieri, sulle nuove disposizioni contenute nell’articolo 10 del dl «pagamenti p.a.» (35/2013), che ha modifi cato i termini per dichiarazioni e delibere Imu, le quali hanno incidenza anche

sul calcolo dell’imposta in ac-conto e saldo.

Delibere comunali e versamenti. Nella circolare ministeriale viene precisato che dal 2013 ha effetto costi-tutivo la pubblicazione sul sito del ministero dell’economia e delle fi nanze delle delibere di approvazione di aliquote e de-trazioni d’imposta, nonché dei regolamenti comunali. Questi atti devono essere inviati solo per via telematica e vanno in-seriti nell’apposito Portale del federalismo fi scale. Delibere e regolamenti condizionano an-che i versamenti del tributo. Il quantum dovuto per l’imposta è legato all’avvenuta pubbli-cazione sul sito ministeriale dei provvedimenti comunali. Al riguardo il ministero ha chiarito che, qualora i comuni non inviino questi atti generali entro le scadenze fi ssate dalla legge, scatta «un meccanismo di salvaguardia per consen-tire, comunque, i versamenti dell’imposta nei termini do-vuti». Se la pubblicazione non viene fatta entro il 16 maggio, i contribuenti sono legittima-ti a calcolare l’acconto, nella misura del 50%, sulla base delle aliquote e detrazioni dei 12 mesi dell’anno precedente. Qualora dovesse essere con-fermata la sospensione della rata di giugno dell’Imu prima casa (promessa dal premier Enrico Letta), la procedura di cui sopra dovrà essere tenuta bene in mente dai contribuen-

ti alle prese con il pagamento dell’Imu sulle seconde case. Per esempio, se un contribuen-te ha pagato 600 euro di Imu nel 2012 per una seconda casa, con aliquota del 7,6 per mille in acconto (dovuto 250 euro) e del 9 per mille a saldo, con congua-glio sulla prima rata (dovuto 350 euro), per l’acconto 2013 sarà tenuto a versare 300 euro, vale a dire la metà dell’importo pagato per l’intero anno.

Se gli atti generali non ven-gono pubblicati entro il 16 maggio, il versamento della seconda rata, a saldo dell’im-posta dovuta per l’intero anno, con eventuale conguaglio sulla prima rata, deve essere esegui-to tenendo conto degli atti pub-blicati sul sito ministeriale en-tro il 16 novembre. Altrimenti, i contribuenti possono calcolare l’imposta facendo riferimento a aliquote e detrazioni delibera-te per l’anno precedente. Se la deliberazione non risulti pub-blicata neanche per il 2012, il contribuente dovrà applicare le aliquote stabilite dalla legge.

Dichiarazioni. Secondo il ministero, l’ampliamento del termine per la presentazione della dichiarazione ha lo scopo di evitare un’eccessiva fram-mentazione dell’obbligo deri-vante dal precedente «termine mobile dei 90 giorni» e risolve i problemi sorti in ordine alla possibilità di ricorrere all’isti-tuto del ravvedimento operoso «che altrimenti non avrebbe-ro trovato soluzione».

I comuni, con delibera del consiglio, possono scegliere per il 2013 il numero e la scadenza delle rate della Tares. Se il comune non lo fa, le rate restano fi ssate a luglio e a ottobre. Per il pagamento delle prime due rate i comuni possono consentire ai contribuenti di utilizzare i modelli di pagamento dello scorso anno relativi alla Tarsu, alla Tia 1 o alla Tia 2. L’ultima rata va pagata solo con il modello F24 o il bollettino di conto corrente postale. La maggiorazione di a 0,30 euro per metro quadrato è riservata allo Stato. Non può essere aumentata fi no a 0,10 e va versata in unica soluzione con l’ultima rata. I comuni possono continuare ad avvalersi per la riscos-sione del tributo dei soggetti affi datari del servizio di gestione dei rifi uti urbani.

Sono questi i punti di maggiore interesse della circola-re n. 1/Df del 29 aprile 2013 della direzione legislazione tributaria e federalismo fi scale del Mef, sulle novità in materia di Tares contenute nell’art. 10, comma 2, del dl 35/2013, che operano limitatamente all’anno 2013, anche in deroga all’art. 14 del dl Salva Italia (dl n.201/2011).

La norma Tares prevede che il versamento sia effettua-to in 4 rate (gennaio, aprile, luglio e ottobre); per il 2013 la prima rata era addirittura slittata a luglio. La norma del dl n. 35 del 2013 rimette le cose a posto riconoscendo ai comuni, per il solo anno 2013, di stabilire con delibe-razione consiliare sia il numero che la scadenza delle rate, ma occorre che detta delibera, ai fi ni della cono-scibilità dei contribuenti, sia pubblicata anche sul sito web dell’ente locale almeno 30giorni prima della data di versamento. Se il comune rimane inerte il termine per il versamento della prima rata resta fi ssato a luglio e mentre l’ultima rata a ottobre 2013, come prescrive il comma 35 dell’art. 14 del dl n. 201 del 2011.

La circolare precisa che per il pagamento delle prime due rate gli enti locali possono inviare ai contribuenti i modelli di pagamento già predisposti e precompilati per il versamento dei precedenti prelievi e cioè per la Tarsu, per la Tia 1 e per la Tia 2. Gli stessi enti possono, inoltre, utilizzare le altre modalità di pagamento dei predetti tributi, già in uso durante l’anno 2012. Gli im-porti in tal modo versati dovranno essere tenuti in conto per determinare l’ultima rata a saldo che dovrà essere quantifi cata sulla base dei nuovi importi stabiliti per la Tares. Naturalmente se il comune ha già disciplinato il nuovo tributo, può utilizzare gli strumenti di pagamento precompilati con gli importi determinati sulla base delle tariffe approvate.

Per la seconda deve essere necessariamente utilizzato il modello F24 o il bollettino di conto corrente postale che è in via di predisposizione.

La maggiorazione Tares deve essere versata conte-stualmente all’ultima rata. La novità consiste nel fatto che il gettito è riservato allo stato. La circolare precisa che il suo importo è pari a 0,30 euro per metro quadrato, e che i comuni non possono aumentarla fi no a 0,10 euro, ma continuano ad applicarsi ad essa le agevolazioni di cui ai commi da 15 a 20 dell’art. 14 del dl n. 201, come ad esempio quelle previste per le abitazioni con unico occupante o tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo.

I comuni per il 2013 possono continuare ad avvaler-si per la riscossione del tributo dei soggetti affi datari del servizio di gestione dei rifi uti urbani. Il dl 35 dero-ga, quindi, alla disciplina generale di cui al comma 35, dell’art. 14 del dl 201, in base alla quale la Tares è versata esclusivamente al comune. È ovvio, però che il gettito derivante dalla maggiorazione è comunque riservato allo stato. L’ultima precisazione della circolare attiene alle modifi che apportate al comma 4, dell’art. 14 che nulla prevedeva in relazione alle aree scoperte pertinenziali e accessorie di locali diversi da quelli delle civili abitazio-ni, a differenza di quanto stabilito in vigenza della stes-sa Tarsu. Con la nuova formulazione ci si riallinea alle previgenti disposizioni Tarsu, per cui sono escluse dalla tassazione, a eccezione delle aree scoperte operative, le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili e le aree comuni condominiali di cui all’art. 1117 c.c. che non siano detenute o occupate in via esclusiva.

Ilaria Accardi

Tares, i comuni decidono numero e scadenze rate

Il rigetto della domanda di iscrizione negli elenchi degli appaltatori «puliti» ai fi ni antimafi a non deve essere preceduto necessariamente da informazione inter-dittiva e può prescindere da essa; neces-sario il massimo coordinamento fra le prefetture.

È quanto precisa un comunicato dell’Interno, in G.U. 99 del 19 aprile 2013. In particolare veniva posta all’attenzio-ne la questione se il diniego di iscrizione di un operatore eco-nomico in una delle white list, istitui-te ai sensi dell’art. 5-bis del dl 74/12 debba essere prece-duto dall’emissione di un’informazione interdittiva ovvero possa essere adottato anche in assenza di tale provvedimento.

In realtà la questione si poneva in quan-to spesso vengono chiamate in causa al-meno due prefetture, qualora quella di presentazione della domanda di iscrizione non corrisponda a quella di esecuzione delle verifi che antimafi a. La disciplina ap-plicabile prevede, in sintesi che: le veri-fi che antimafi a sono di competenza della prefettura dove ha sede l’impresa interes-sata all’iscrizione nelle white list; in caso di sede dell’impresa in provincia diversa

da quella dove si chiede l’iscrizione occor-re attivare il prefetto competente; in caso emergano situazioni di controindicazione è il prefetto a cui è proposta la domanda a rigettarla dando informazione al prefetto competente territorialmente. Da questo quadro il comunicato deduce che «non vi è cenno nelle disposizioni richiamate

all’adozione di un’in-formazione antimafi a, né di tipo liberatorio, propedeutica, in ipo-tesi, all’iscrizione nelle white list, né di tipo interdittivo, pre-liminare, nell’ipotesi inversa, al diniego di iscrizione».

E ancora: per le persone giuridiche la nozione di sede deve ricavarsi da quella citata nell’at-

to costitutivo o nello statuto; il pre-fetto a cui è stata rivolta la domanda di iscrizione non deve pedissequamente attenersi solo agli elementi trasmessi dall’altro prefetto; il prefetto che ha negato l’iscrizione dovrà adeguata-mente evidenziare gli elementi di va-lutazione; serve maggiore circolarità e raccordo informativo nell’attività di valutazione e di decisione delle istan-ze di iscrizione nelle white list fra le diverse prefetture.

Andrea Mascolini

White list appalti, fuori senza convenevoli

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27Mercoledì 1 Maggio 2013MercLAVORO E PREVIDENZAL’Agenzia delle entrate chiarisce l’efi cacia dei contratti di produttività per il 2013

Detassazione anche retroattivaBonus da gennaio con l’applicazione dei vecchi accordi

DI DANIELE CIRIOLI

Detassazione retroat-tiva per l’azienda che applica il contratto di produttività sot-

toscritto in base alle vecchie regole. Se l’accordo contempla voci di retribuzione agevolabi-le la cui nozione coincide con quella della nuova disciplina, infatti, il datore di lavoro può applicare l’incentivo sin dal 1° gennaio 2013. Altrimenti, va attesa la decorrenza del nuovo accordo di produttività (mai retroattiva). Lo precisa, tra l’altro, la circolare n. 11 emanata ieri dall’Agenzia delle entrate.

Aspetti fi scali. La circola-re esamina gli aspetti fi scali della detassazione per il 2013, il cui via libera è arrivato dal-la pubblicazione in G.U. del dpcm 22 gennaio 2013 e dal-le istruzioni del ministero del lavoro (circolare n. 15/2013). Primo fra tutti l’aspetto del requisito reddituale che con-sente ai lavoratori di benefi -ciare dell’agevolazione, ossia

l’aver conseguito nel 2012 un reddito da lavoro dipen-dente non oltre i 40 mila euro al lordo delle somme assoggettate a detassazione per lo stesso anno. L’Agenzia precisa che rilevano tutti i redditi di lavoro dipendente, compresi quelli per attività svolte all’estero. Perciò, il soggetto che nel 2013 assu-me la residenza in Italia e nel 2012 era residente all’estero svolgendovi attività di lavoro dipendente, deve comunque verifi care la sussistenza del

requisito reddituale (i 40 mila euro).

Irpef ridotta. L’incentivo consiste nella possibilità di applicare, fi no a un massimo di 2.500 euro di retribuzione di produttività, la ritenuta fi scale del 10% al posto della tassazione Irpef ordinaria. Il limite, spiega l’Agenzia, deve intendersi al lordo delle rite-nuta fi scale (10%) e al netto delle ritenute previdenziali. Pertanto, per calcolare il limite di 2.500 euro su cui applicare

l’imposta sostitutiva, il datore di lavoro deve considerare la retribuzione di produttività erogata al lavoratore al netto delle trattenute previdenzia-li obbligatorie. Ad esempio il lavoratore che subisce la rite-nuta previdenziale del 9,19% ottiene l’incentivo fi no ad un massimo di 2.753 euro di re-tribuzione di produttività.

Possibile la rinuncia. La detassazione è applicata dal datore di lavoro (sostituto d’imposta), automaticamen-te, salvo che il lavoratore non ne faccia espressa rinuncia. Quest’ultima, precisa l’Agen-zia, è da ritenersi operativa anche nel 2013 nonostante la disciplina non la richiami espressamente, come ha fatto negli anni passati. Peraltro, aggiunge l’Agenzia, è possibi-le pure che il datore di lavoro, anche in mancanza di espres-sa rinuncia del dipendente, non applichi la detassazione qualora dovesse riscontrare che la tassazione ordinaria risulta più favorevole al la-voratore. In tabella i due casi

per i quali il lavoratore deve comunicare al datore di lavo-ro l’insussistenza del diritto alla detassazione.

Quando c’è retroattività. Dal punto di vista procedura-le, l’agevolazione è subordi-nata al deposito dell’accordo di disciplina insieme a una autodichiarazione di confor-mità alla normativa presso la direzione territoriale del lavoro, entro 30 giorni dalla loro sottoscrizione. Le intese già sottoscritte al 13 aprile (data di entrata in vigore del dpcm 22 gennaio 2013) van-no depositate entro il 13 mag-gio. L’Agenzia aggiunge che, per i contratti sottoscritti in vigenza della previgente di-sciplina che prevedano l’ero-gazione di una «retribuzione di produttività» coincidente con una o entrambe le nozio-ni introdotte dalla disciplina per il 2013, è possibile appli-care l’agevolazione sin dal 1° gennaio 2013. Infi ne, per il versamento dell’imposta so-stitutiva, l’Agenzia conferma i codici tributi già istituiti.

DI DANIELE CIRIOLI

Via libera al fondo pensione di previ-denza complementare Sirio. Destina-to ai dipendenti pubblici di ministeri, presidenza del consiglio, enti pubbli-

ci, università, agenzie fi scali, Enac e Cnel, il fondo è attivo dal 19 ottobre 2012, ma da ieri le pubbliche amministrazioni datrici di lavoro, tramite l’Inps, devono comunicare le iscrizio-ni. Per il momento, e in attesa dell’attivazione di specifi ca procedura, va utilizzato il canale della posta elettronica certifi cata. Lo spiega l’Inps nella circolare n. 69/2013.

Il fondo Sirio. Al fondo pensione Sirio pos-sono aderire i lavoratori assunti a tempo inde-terminato, nonché quelli a tempo determinato purché con rapporto di durata non inferiore a tre mesi. L’Inps spiega che, al pari del fondo Perseo e diversamente dal fondo Espero, non è invece prevista l’ulteriore condizione per cui la sottoscrizione della domanda di adesione sia avvenuta almeno tre mesi prima del termine del rapporto di lavoro. Pertanto, è ammissibile anche la domanda di adesione presentata dal lavoratore a termine, qualunque sia la data di sottoscrizione, purché anteriore alla cessazio-ne del rapporto la cui durata non è inferiore a tre mesi. Il fondo Sirio prevede la possibilità, per il lavoratore, di versare un contributo a proprio carico più elevato rispetto al minimo, fi ssato nella misura dell’1%. Gli aderenti che intendono avvalersi di tale possibilità, spiega l’Inps, devono indicare la misura di contribu-zione che si aggiunge al contributo minimo dell’1% e che, non essendo stati previsti limiti va per scaglioni progressivi pari allo 0,50% dell’imponibile.

Compiti delle amministrazioni. L’Inps spiega che, in occasione dell’adesione di un dipendente a Sirio, l’amministrazione datrice di lavoro deve inviare all’indirizzo Pec della sede Inps copia in formato pdf del modulo di adesione originale completo. Oltre questo, l’amministrazione deve osservare particolari regole di caricamento e invio della «ListaPo-sPA dell’Uniemens». Infatti, l’invio puntua-le, corretto e completo dei dati retributivi e contributivi all’Inps da parte dell’ammini-strazione, spiega la circolare, è condizione indispensabile per la costituzione e la rivalu-tazione delle posizioni di previdenza comple-mentare; per il pagamento del contributo a carico del datore di lavoro da parte dell’Inps; per il conferimento, alla cessazione del rap-porto di lavoro, dei montanti costituiti dalle quote Tfr e dalle quote fi gurative dei con-tributi destinate a previdenza complemen-tare, contabilizzate e rivalutate dall’Inps. La fornitura dei dati deve avvenire con la ListaPosPA, che le amministrazioni iscritti all’Inps devono effettuare mensilmente. In-fi ne, l’Inps precisa che il contributo a carico dell’amministrazione deve essere versato dall’Inps per gli aderenti dipendenti dalle amministrazioni statali (escluse universi-tà) e dalle agenzie fi scali (esclusa l’Agenzia del demanio). In particolare, per i predetti dipendenti: se si iscrivono a Sirio nel corso del primo anno di operatività, il contributo è raddoppiato (vale a dire è pari al 2% del-la retribuzione imponibile) per la durata di 12 mesi; se si iscrivono a Sirio nel corso del secondo anno di operatività, il contributo è aumentato del 50% (vale a dire che è pari all’1,50% della retribuzione imponibile) per la durata di 12 mesi.

Le istruzioni dell’Inps alle pubbliche amministrazioni

Pensione integrativa, Sirio entra nel vivo

MORA AL 5,22%

Cartelle, ritardopiù caro

DI CARLA DE LELLIS

Rincarano gli interessi per ritardato pagamento del-le cartelle esattoriali. Da oggi, 1° maggio, infatti, il tasso di mora dovuto sulle somme iscritte a ruolo pas-sa dal 4,5504 al 5,2233% in misura annuale. Il nuovo valore, fi ssato dall’Agenzia delle entrate con provvedi-mento del 4 marzo, è stato reso noto ieri dall’Inps nel-la circolare n. 68/2013.La nuova misura trova ap-plicazione anche per il cal-colo degli interessi dovuti in sostituzione delle san-zioni civili, una volta che per queste ultime è stato raggiunto il tetto massi-mo. Infatti, l’articolo 116 della legge n. 388/2000 stabilisce che, una volta raggiunto la misura massima delle san-zioni civili nei limiti che sono fi ssati dalla stessa di-sposizione senza che il tra-sgressore abbia provveduto all’integrale pagamento del dovuto, sul debito contri-butivo cominciano a matu-rare interessi nella misura degli interessi di mora di cui all’articolo 30 del de-creto del presidente della repubblica n. 602/1973.

EX INPDAP

Tfr e tfs,la domanda è online

DI CARLA DE LELLIS

Online le domande all’In-ps (ex Inpdap) per tota-lizzazione, tfr, tfs e lavori usuranti. Lo rende noto lo stesso Inps in due cir-colari, la n. 70/2013 e la n. 71/2013. La modalità di presentazione telematica è stata attivata, nello spe-cifi co, per: richiesta di li-quidazione dell’indennità dell’assicurazione sociale vita; domanda di quanti-fi cazione del trattamento di fi ne servizio (tfs) e di fi ne rapporto (tfr) ai fi ni della cessione; dichiara-zione dei benefi ciari/eredi per la liquidazione del tfr; per totalizzazione estera; totalizzazione dei periodi assicurativi; accesso ai benefi ci relativi allo svol-gimento di lavori partico-larmente faticosi e pesanti (c.d. lavori usuranti); dop-pia annualità; revoca e an-nullamento della domanda di pensione. Fino al 31 lu-glio le domande possono essere presentate anche con le consuete modalità (carta); dal 1° agosto 2013 dovranno essere trasmes-se esclusivamente in via telematica.

l’aver conseguito nel 2012 requisito reddituale (i 40

Se nel corso del 2012 oltre al rapporto di lavoro • con il datore di lavoro he eroga la retribuzione agevolata, abbia avuto altri rapporto di lavoro di-pendente, superando il limite di 40 mila euro

Se nel corso del 2013 abbia intrattenuto altri • rapporti di lavoro dipendente percependo som-me già assoggettate a imposta sostitutiva, i no a concorrenza del limite di euro 2.500

S l d l 2012 lt l t di l

Cosa deve dichiarareil lavoratore

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28 Mercoledì 1 Maggio 2013 P R O F E S S I O N IIl nuovo ministro della giustizia si dovrà occupare anche delle elezioni dei commercialisti

Tre dossier per la Cancellieri Geografi a giudiziaria, ordinamento forense e professioni

DI IGNAZIO MARINOE GABRIELE VENTURA

Giustizia, ordinamento forense e professioni. Sono questi alcuni dei principali dossier che il

neo ministro Anna Maria Can-cellieri eredita dall’ex collega di governo Paola Severino. Tre riforme da completare, con ap-positi regolamenti, o da attuare in toto. In qualità di ministero vigilante, c’è poi la questione delle elezioni in casa dei dottori commercialisti che ha già visto il dipartimento degli affari di giustizia svolgere un ruolo da protagonista con il commissa-riamento del Consiglio naziona-le il 10 dicembre 2012.

Avvocati. Il nodo più impor-tante da sciogliere, per quanto riguarda gli avvocati, è quello dei parametri. L’ex guardasi-gilli, Paola Severino, ha infatti emanato il decreto correttivo del dm n. 140/2012 per tutte le professioni, esclusa quella forense. Questo perché la nuo-va legge professionale affida al Consiglio nazionale forense il compito di predisporre una bozza di dm con i parametri della categoria che poi sarà adottata da via Arenula entro due anni dall’entrata in vigore della legge (2 febbraio 2013). Nel frattempo, però, il resto dell’avvocatura chiede al nuo-vo ministro di emanare ugual-mente il correttivo per porre ri-medio ai compensi troppo bassi previsti dal dm n. 140/2012. Per il resto, nell’agenda del nuovo ministro della giustizia ci sono le scadenze previste dalla ri-forma forense, che prevede una serie di regolamenti che dovranno essere emanati tra-mite decreto ministeriale. Tra questi, troviamo, riguardo le associazioni tra avvocati, l’in-dividuazione delle categorie di altri liberi professionisti che possono partecipare ad asso-ciazioni multidisciplinari con avvocati; la disciplina delle mo-

dalità per conseguire il titolo di specialista, i percorsi formativi e le modalità di svolgimento. È compito del ministro della giu-stizia anche emanare un rego-lamento con la determinazione e l’aggiornamento, ogni cinque anni, delle condizioni essen-ziali e dei massimali minimi

delle polizze assicurative per la responsabilità civile e assi-curazione contro gli infortuni. Infi ne, dovranno essere defi ni-te le modalità di istituzione, i contenuti formativi, la durata minima e le condizioni di fre-quenza dei corsi di formazione per l’accesso alla professione.

Geografia giudiziaria. La Cancellieri eredita poi una del-le partite più importanti giocate dall’ex ministro Severino, la ri-forma della geografi a giudizia-ria, che entrerà a regime il 13 settembre 2013. Intanto, però, sul tavolo di lavoro ci sono da valutare le richieste di manteni-

mento degli uffi ci dei giudici di pace soppressi inviate dagli enti locali. Mentre il 30 maggio sca-de il termine per le domande di mantenimento, per cinque anni, delle strutture dei tribunali sop-pressi dal dlgs n. 155/2012. Ma soprattutto il nuovo ministro se la dovrà vedere con gli avvocati, che hanno dichiarato da tempo una dura lotta contro la sop-pressione dei tribunali minori. Il culmine sarà il 2 luglio pros-simo, quando alla Corte costi-tuzionale si terrà l’udienza sul ricorso presentato dalla regione Friuli Venezia Giulia contro la normativa. Infi ne, per quanto ri-guarda i sottosegretari, Lorenza Morello, presidente nazionale di Avvocati per la mediazione, af-ferma di essere «nella rosa delle candidate alla carica».

Professioni. Ci sarà infi ne da completare l’iter di attuazione della riforma delle professioni. Del restyling della disciplina ordinistica resta ancora da completare la ricognizione di tutte le norme che resteranno in vigore dopo l’attuazione del dpr 137/12 (in attuazione della legge 183/2011). In questo sen-so l’uffi cio legislativo sta lavo-rando al Testo unico e dovrebbe essere, comunque, pronto pri-ma del 13 agosto 2013. Data entro la quale i professionisti dovranno rispettare un altro adempimento: l’obbligo di do-tarsi di una polizza assicura-tiva. In materia di professioni, la Cancellieri dovrà occuparsi anche della vicenda elettorale dei commercialisti in presenza di un contenzioso fra le due liste che il 15 ottobre hanno chiesto un voto alla base per guidare la categoria, poi invalidato. Solo qualche giorno prima del-la nomina del nuovo governo, la Severino ha nominato commis-sario Giancarlo Laurini per la gestione ordinaria del Cndcec. Il suo primo atto, ieri, è stata l’approvazione di circa 2.000 eventi formativi organizzati dagli ordini territoriali.

Il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato eredita da Cor-rado Passera l’attuazione della riforma delle professioni non regola-mentate. C’è infatti da gestire l’elenco delle associazioni professionali, istituito dalla legge n. 4/2013. Sul sito web del ministero è infatti possibile consultare, da pochi giorni, due sezioni distinte dell’elenco: le associazioni che non rilasciano l’attestato di qualità, e quindi non autorizzano i propri iscritti a utilizzare il riferimento all’iscrizione come marchio di qualità dei servizi offerti; e le associazioni che invece rilasciano l’attestato. I primi ad iscriversi sono stati, tra quelli che non rilasciano l’attestato, Federuffi citecnici, la Federazione degli uffi ci tecnici della pubblica amministrazione, e Iati, International associa-tion traduttori interpreti. Tra le associazioni che rilasciano l’attestato, invece, i primi a iscriversi sono stati: Unc (Unione nazionale chinesio-logi), Mpi (Meeting professionals international), Iwa (International webmaster association), Lapet (Libera associazione periti ed esperti tributari), Aiti (Associazione italiana traduttori e interpreti), Apnec (Associazione professionale nazionale educatori cinofi li). Il presiden-te della Lapet, Roberto Falcone, ha comunicato di aver accolto con «profonda soddisfazione» l’avvenuta iscrizione.

Allo sviluppo economico la gestionedell’elenco delle associazioni

Al neoministro del lavoro e del welfare, Enrico Giovannini, toccherà, fra le altre cose, occuparsi delle Casse di previdenza in qualità di organismo vigilante. Su una, in particolare, l’esercizio di questa pre-rogativa si annuncia più problematico delle altre. Si tratta dell’isti-tuto pensionistico dei ragionieri il quale da diversi mesi attende un via libera che non arriva alla sue riforme per riequilibrare i bilanci nel lungo periodo, approvate (in ritardo rispetto alla data ultima del 30 settembre 2012) il 10 novembre dall’assemblea dei delegati. Elsa Fornero aveva rispedito al mittente il restyling il 30 gennaio 2012 con un lungo elenco (44) di rilievi. Una presa di posizione che i legali dell’ente «hanno fortemente suggerito di impugnare in quanto la mancata impugnazione la renderebbe defi nitiva e confi gurerebbe acquiescenza». Prima della formazione del nuovo esecutivo, però, i vertici della Cassa erano in contatto con il ministro per cercare di arrivare ad un punto d’incontro e mettere così la gestione pre-videnziale nelle condizioni di avere la sostenibilità cinquantennale richiesta dalla legge (legge 214/2011). Un diffi cile lavoro di media-zione che si è interrotto, però, con il cambio della guardia a Palazzo Chigi e che ora va iniziato da capo.

Al welfare la mediazione sul restyling di Cassa ragionieri

dalità per conseguire il titolo di delle polizze assicurative per Geografia giudiziaria La

Normativa Materia da regolamentare Scadenza

Attuazione della riforma forense (legge 247/2012)

Codice deontologico 2/2/2015

Associazioni tra avvocati 2/2/2015

Specializzazioni 2/2/2015

Assicurazione (dei nizione delle condizioni essenziali e dei mas-

simali minimi delle polizze)

Da aggiornare ogni cinque

anni

Parametri 2/2/2015

Albi, elenchi, registri 2/2/2015

Elezioni Coa 2/2/2015

Camere arbitrali presso i Coa

Tirocinio

Formazione praticanti 2/2/2015

Praticantato presso gli ufi ci giudiziari

2/2/2014

Esame di stato 2/2/2015

Attuazione della riforma della geograi a giudiziaria(dlgs 155 /2012)

Riorganizzazione dei tribunalie degli ufi ci

del pubblico ministero13/9/2013

Attuazione della riforma della geograi a giudiziaria(dlgs 156 /2012)

Elenco dei nitivo degli ufi ci dei giudici di pace mantenuti e sop-pressi sulla base delle domande

presentate dagli enti locali

29/4/2014

Attuazione della riforma del-le professioni (dl 138/2011 e legge 183/2011)

Assicurazione obbligatoria per tutti i professionisti

13/8/2013

Attuazione della riforma delle professioni (dpr 137/2012)

Ricognizione di ciò che soprav-viverà in ogni singolo ordina-

mento professionale a seguito dell’attuazione della riforma

delle professioni

31/12/2012

mpldNormativa Materia da regolamentare Scadenza

I prossimi impegni del ministro della giustizia

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29Mercoledì 1 Maggio 2013MercoledPROPRIETÀ EDILIZIA

Maurizio Lupi è il nuo-vo ministro delle infra-strutture e dei trasporti. Competerà a lui gestire le politiche abitative in un momento di emergen-za sociale quale l’Italia non aveva mai finora vissuto. I dati sul mer-cato immobiliare (sia Istat che Agenzia del-le entrate-territorio) sono drammatici. L’in-vestimento in immo-bili è in caduta libera, ucciso da una fiscalità smodata che ha colpito in particolare l’affitto. In Europa, diversi paesi hanno approvato leggi per rilanciare il settore. Da noi, il passato gover-no ha risposto nel modo esattamente opposto e cioè segnalando nel Do-cumento di economia e fi nanza (Def) la pretesa necessità di prorogare oltre il 2014 l’Imu spe-rimentale, l’imposta che più di ogni altra ha cau-sato l’attuale situazione di emergenza, dato che non prevede un’aliquota di favore (come invece prevedeva l’Imu varata dal governo Berlusconi) neppure per i contratti concordati, che assicu-rano un’abitazione alle classi meno abbienti. È necessario, diciamo al nuovo ministro, che l’immobiliare torni pro-tagonista dello sviluppo e, oggi, della crescita. Ma fi no a che si fa fi nta di non sapere che, come diceva il politico france-se Martin Nadau a fi ne ’800, quando l’edilizia va, tutto va (per com-piacere le lobby che per favorire le imprese manifatturiere vogliono che gli italiani investano solo nella fi nanza), l’im-poverimento generale causato dall’attacco alla proprietà diffusa, l’uni-ca che assicura l’affi tto al quale non provvedo-no certo su vasta scala le società che godono di ampie agevolazioni fi scali, è destinato a ul-teriormente incremen-tarsi. Il nuovo governo ha le carte in regola e il nuovo ministro avrà certo la forza di dedica-re la propria attenzione anche alle politiche abi-tative finora del tutto dimenticate nonostante l’emergenza sociale che affl igge il settore. Confe-dilizia (che ha apprezza-to, nel discorso alle ca-mere del presidente del consiglio, la centralità della casa e il richiamo all’affi tto) si attende che adeguati provvedimenti vengano assunti per age-volare l’affi tto regolare e combattere lo sfitto involontario di uffici, negozi e abitazioni.

C.S.F.

Auguri a Lupi

Appello di Appc, Asppi, Confedilizia e Unioncasa al premier Letta

Immobiliare da salvareQuattro mosse per ripartire anche sull’affi tto

Appello unitario per salvare l’immobilia-re e gli affitti dei più deboli. Sviluppare

il mercato dell’affitto, con-trastare la crisi del mercato immobiliare, incentivare l’at-tività edilizia, soprattutto nel settore del recupero e della ristrutturazione, deve costituire una priorità per realizzare obiettivi di ripresa economi-ca e di tenuta sociale.

Sarà possibile intrapren-dere questa strada se lo stato assumerà iniziative coerenti e se la fi scalità immobiliare sarà adeguata a principi di equità e di razionalità. Partendo da questi convincimenti, le asso-ciazioni Appc, Asppi, Confedili-zia e Unioncasa si rivolgono al presidente del consiglio affi n-ché il programma di governo muova in questa direzione e a questo proposito le quattro associazioni della proprietà in-dicano le misure immediate da adottare per produrre risultati concreti e ricreare un clima di fi ducia e di aspettative positi-ve fra proprietari di immobili locatori e conduttori, operatori

del mercato immobiliare, im-prese.

Prima misura. Confi dando in una più complessiva revisio-ne dell’Imu, è indispensabile e urgente applicare l’aliquota ridotta del 4 per mille ai con-tratti di

locazione a canone concordato che sono a rischio sopravviven-za con il venir meno di fatto dei vantaggi fi scali che ne hanno accompagnato l’istituzione. Questi contratti costituiscono l’unico strumento esistente per calmierare il mercato a favore degli inquilini più deboli e una opportunità essenziale per i lo-catori che intendono affi ttare a condizioni agevolate.

Seconda misura. Si chiede lo slittamento al 2014 dell’en-trata in vigore della Tares (il nuovo tributo sui rifiuti che contiene una maggiorazione

per fi nanziare i servizi indivisi-bili dei comuni). Tale richiesta è motivata, fra l’altro, da una ragione di fondo: il nuovo par-lamento riesamini e corregga i meccanismi del tributo, che

sono pesante- mente iniqui. La maggiorazione per fi nan-ziare i servizi indivisibili dei comuni era stata prevista in una situazione che escludeva le abitazioni principali dal pa-gamento dell’Imu e rappresen-tava una modalità discutibile, ma motivata, per far contribu-ire i residenti alla copertura dei costi di tali servizi. Ma ora, con l’Imu estesa alle abitazio-ni principali, tale maggiora-zione non ha più motivazioni ragionevoli.

Terza misura. Si chiede al-tresì lo scorporo della riforma

del catasto dalla delega fi sca-le varata dell’attuale governo. Il riordino del catasto è que-stione troppo importante per essere affi data a meccanismi apparentemente razionali (al-

goritmi), ma avulsi da ogni valutazione di merito sulla reale redditività e sul reale valore degli immobili. Inol-tre, occorre, in uno stato di

diritto, dare la possibi-lità ai con-t r i b u e n t i (possibilità ora, para-

dossalmente, negata) di im-pugnare giurisdizionalmen-te, anche nel merito, le tariffe d’estimo. Quarta misura. Si chiede da ultimo la proroga dei termini per le detrazioni fi scali relative alle ristruttu-razioni edilizie e al recupero di effi cienza energetica degli immobili. Questo provvedi-mento incentiverebbe, come si è visto fi nora, una consistente mobilitazione di investimenti privati e darebbe un forte im-pulso all’attività delle imprese, soprattutto piccole e medie.

© Riproduzione riservata

Il redditometro è «fuori dalla legalità costituzionale e comunitaria» perché «determina la soppressione defi nitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire autonomamente il proprio denaro, a essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover es-sere sottoposto all’invadenza del potere esecutivo, senza dover dare spiegazioni e subire intrusioni su aspetti anche delicatissimi della propria vita privata, quali la spesa farmaceutica, l’educazione e il mante-nimento della prole, la propria vita sessuale» (tri-bunale di Napoli, giudice Antonio Lepre, sentenza febbraio 2013).

Redditometro bocciato dal tribunale di Napoli

Può un avvocato ricoprire l’incarico di amministra-tore di condominio? Ce lo chiedevamo su Confe-dilizia notizie del settembre 2012, riportando la risposta positiva fornita dal Consiglio nazionale forense (Cnf) sulla base della normativa allora vigente. Nel frattempo, la legislazione è cambiata.In particolare, come riferito su Cn di gennaio, è sta-ta approvata la nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense (legge n. 247/12), che ha innovato, fra l’altro, anche le regole sulle incom-patibilità (art. 18), disponendo in particolare che la professione di avvocato sia incompatibile «con qualsiasi altra attività di lavoro autonomo svolta continuativamente o professionalmente».Anche sulla base della nuova normativa, il Consi-glio nazionale forense ha affermato (con il parere stilato il 20/2/2013 dalla sua commissione consunti-va) la compatibilità dell’attività di amministratore di condominio con la professione di avvocato.

Condominio, compatibili avvocato e amministratore

Questa pagina viene pubblicata ogni primo mercoledì del mese

ed è realizzata dall’UFFICIO STAMPA

della CONFEDILIZIAL’ORGANIZZAZIONE DELLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE

Gli interessati possono avere maggiori informazioni dal mensile Confedilizia notizie e rivolgendosi alle oltre 200 sedi territoriali, presenti in tutti i capoluoghi di provincia e anche nei maggiori centri. Presso le Associazioni aderenti alla Confederazione, i soci possono avere una qualificata e valida assistenza in materia locatizia (a cominciare dai calcoli di convenienza o meno per la cedolare secca) e per la stipula e gestione dei contratti di locazione sia liberi che con agevolazioni fiscali nonché ogni consulenza (tributaria, catastale, condominiale, portierato, colf e badanti, ecc.) e ogni utile servizio (assistenza fiscale CAF, registrazione telematica contratti, ecc.). Tramite le Associazioni territoriali (che curano la tenuta dei Registri locali amministratori) gli amministratori condominiali possono iscriversi al Registro nazionale amministratori della Confedilizia nonché utilizzare il Servizio assistenza amministratori. Presso le stesse Associazioni gli iscritti possono ricorrere al Servizio conciliazione controversie condominiali e al Servizio conciliazione controversie proprietario/inquilino nonché fruire gratuitamente del Servizio di visure catastali on-line, anche ipotecarie, e tutelarsi contro il rischio di morosità del proprio inquilino grazie al Servizio Garanzia Affitto, fornito in collaborazione con INTESA SANPAOLO. Attraverso una convenzione con il RINA la Confedilizia assicura agli iscritti il Servizio certificazione qualità degli immobili.

Per informazioni sulle strutture locali della Confedilizia tf 06/6792532 (r.a.)

CONFEDILIZIAdal 1883, a difesa del proprietario di casa

Presidenza e Segreteria generale - via Borgognona, 47 - 3º piano - 00187 Roma tf 06/6793489 (r.a.) - fax 06/6793447Uffici operativi - via Borgognona, 47 - 2º piano - 00187 Roma tf 06/69942495 (r.a.) - fax 06/6796051Uffici amministrativi - via della Vite, 32 - 00187 Roma tf 06/6798742 (r.a.) - fax 06/69797107Uffici Organizzazioni collegate - via Emauele Gianturco, 5 - 00196 Roma tf 06/32650952 (r.a.) - fax 06/32652673Uffici Enti bilaterali - corso Trieste, 10 - 00198 Roma tf 06/44251191 (r.a.) - fax 06/44251456

www.confedilizia.it - www.confedilizia.eu

IL TESTO INTEGRALE DEL PAREREDEL CNF È PUBBLICATO SUL SITO CONFEDERALE

Segnalazione da Parma.Pensionata di 81 anni, proprietaria di casa bifa-miliare ereditata dai genitori, benefi ciaria di una pensione di 690 euro al mese. Ha versato al comune di residenza, per Imu e Tarsu, una somma di poco superiore a 3 mila euro. In sostanza, vengono aggirate, attraverso questa smodata tassazione, le norme a difesa delle pen-sioni. E la richiesta di una simile somma confi gura di fatto una indiretta richiesta, all’ottantunenne pensionata, di alienare la casa e di trovare un’al-tra sistemazione. Il giudizio a chi legge (e a chi legifera).

Imu, un altro caso assurdo

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30 Mercoledì 1 Maggio 2013 P M I I N E D I L I Z I A La ricetta del presidente Dino Piacentini per un nuovo modello di rappresentanza

Aniem, dare priorità al lavoroRiformare il sistema di qualifi cazione. Soa inadeguate

DI ANGELICA RATTI

Il lavoro è la priorità di oggi, e l’Aniem, l’associazione na-zionale delle imprese edili presieduta da Dino Piacen-

tini, ritiene necessaria una ri-forma che sancisca, tra l’altro, la riduzione del costo del lavoro con l’alleggerimento delle ali-quote Inail che gravano sulle imprese, in maniera da poter offrire salari più dignitosi ai lavoratori. Inoltre, secondo il presidente Piacentini, bisogna ripensare il sistema della bila-teralità, ritenuto anacronistico e frammentato. Servirebbe un sistema unico, è la proposta di Aniem, semplificato, più eco-nomico e capace di garantire tutto il settore. «Occorre ripri-stinare un sistema corretto della rappresentanza, rimet-tendo al centro gli interessi delle imprese e dei lavoratori. Liberiamoci da sistemi onerosi, farraginosi ed inefficaci, valo-rizziamo il lavoro. Con questo obiettivo vogliamo intervenire su elementi che concorrono a rendere insostenibile il nostro costo del lavoro, a cominciare dall’attuale configurazione del-la bilateralità e sui meccanismi come le Soa che hanno fallito il loro obiettivo di rendere più qualificato e selettivo il siste-ma imprenditoriale».

Domanda. Presidente Piacentini, oltre alla drammatica crisi eco-nomica, stiamo vi-vendo un profondo smarrimento che sta mettendo in discus-sione l’intero siste-ma della rappresen-tanza istituzionale.

Come se ne esce?Risposta. Attuando un

cambiamento di direzione e andando oltre un sistema che si è chiuso in se stesso, sui suoi interessi, sulla sua autoreferenzialità. Non è solo la politica a uscire sconfi tta, ma i vecchi modelli di rap-presentanza, anche quelli di natura sindacale e imprendi-toriale. Tutti dovrebbero aver compreso l’esigenza vitale di tornare a un rapporto diretto con la propria base, che è poi il motivo vero ed unico della nascita dei sistemi di rappre-sentanza.

D. Anche sul fronte sin-dacale siete spesso una voce fuori dal coro, tanto che avete più volte solleci-tato un rinnovamento del costo del lavoro a vantag-gio dei lavoratori e delle imprese. Dato che siete in fase di rinnovo contrat-tuale, farete pas-si avanti an-che in questa direzione?

R . D o b -biamo tutti p r e n d e r e atto di un mondo che è cambiato. Non pos-siamo gesti-

re oggi il mondo del lavoro dell’edilizia con gli strumen-ti e i metodi degli anni 50. Quanto ci vuole a creare un sistema unico, semplifi cato, più economico, garante di tutto il settore?

Per quanto tempo dobbiamo subire situazioni a vantaggio di una parte, ma non certo di imprese e lavoratori?

Pensiamo, inoltre, a una ri-forma complessiva del costo del lavoro: è possibile rivede-re le aliquote Inail che grava-no sulle imprese? Vorremmo che il sindacato insieme a noi si mobilitasse per alleggerire il peso contributivo che grava sul lavoro per garantire ai la-voratori salari più dignitosi.

Noi vogliamo valorizzare i nostri lavoratori, che nel mondo delle pmi sono il pa-trimonio reale che ciascun imprenditore vuole preser-vare, ma dobbiamo farlo con

un nuovo percorso. Non siamo disposti ad aspettare tempi biblici, altrimenti

dovremmo ve-rificare nuove strade.

D. La vo-lontà di trac-ciare, negli ultimi anni,

u n a n u o v a rotta, fa di Ani-em un piccolo modello da se-

guire?

R. Penso proprio di sì. Sia-mo usciti da un vecchio siste-ma confederale, quello della Confapi, proprio perché vole-vamo tornare a mettere le im-prese al centro dell’interesse: la linea delle associazioni im-prenditoriali deve essere det-tata unicamente dalle impre-se. Abbiamo rafforzato questa linea contribuendo alla nascita di una nuova confederazione, Confi mi Impresa e, nelle scor-se settimane, abbiamo conclu-so un importante accordo con Finco (la federazione cui aderi-scono oltre 30 associazioni dei settori specialistici, dell’im-piantistica e dei prodotti per le costruzioni) per valorizzare e dare voce a un nuovo polo delle costruzioni che non vuole e non deve essere schiacciato e pena-lizzato da logiche estranee ai propri interessi. Le imprese sanno benissimo cosa non va e dove intervenire. Indicano un percorso di rinnovamento cul-turale, strutturale, metodolo-gico e noi questa forte volontà vogliamo rappresentarla nel nostro settore.

D. E sui contenuti? Quali linee contraddistinguono Aniem?

R. In questi anni abbiamo rappresentato una linea ben chiara: dare opportunità alle pmi attraverso strumenti e re-gole che ne valorizzino le poten-zialità, premiare la qualità e la specializzazione delle imprese. In questo contesto siamo stati i primi a proporre un intervento legislativo sui contratti di rete nel settore, convinti che l’ag-gregazione organizzata sia la

risposta ad un mercato cambiato che rischia di marginalizzare la

piccola e media impresa. Ora le reti sono state «sdoganate» anche dal Codice appalti, le regole possono forse essere migliorabili, ma un risultato è stato raggiunto.

Stiamo proponendo agli enti locali un nostro modello di si-stemi di gara, fondato sulla centralità del progetto e sul ricorso all’offerta economica-mente più vantaggiosa in modo da selezionare realmente l’ope-ratore più idoneo a realizzare la specifi ca opera da appaltare. Ora vorremmo avanzare una nostra proposta su una riforma del sistema di qualifi cazione: anche recenti fatti di cronaca confermano l’esigenza di supe-rare il sistema delle Soa che ha fallito i propri obiettivi.

D. Sul terreno della sem-plifi cazione delle procedu-re in edilizia, che cosa si può fare?

R. Abbiamo più volte detto che l’eccessiva burocrazia non solo ingessa la piccola e media impresa, ma rappresenta spes-so uno esborso economico che, per le piccole dell’edilizia già in forte affanno, è davvero il col-po di grazia. L’ultimo esempio è quello del Sistri: occorre fare chiarezza sul suo funziona-mento e attuare una semplifi -cazione delle procedure senza caricare di ulteriori costi le imprese. Il Sistri dovrebbe es-sere utilizzabile dal personale aziendale senza una specifi ca formazione fatta ad hoc, atti-vità che farebbe ancora una volta lievitare i costi per gli imprenditori. Va attuata una proroga per un sistema le cui regole sono poco chiare e con una certezza: costa molto.

© Riproduzione riservata

In merito alla partecipazione delle reti d’impresa alle procedure di gara, secondo l’Aniem (associazione nazio-nale delle imprese edili presieduta da Dino Piacentini) è necessario un regolamento ad hoc che differenzi il ruolo della rete rispetto ai raggruppa-menti temporanei e i consorzi di im-presa costituiti per partecipare alle gare d’appalto, anche in rapporto al subappalto. In sostanza che sia ben differenziato il contratto di rete da quello di subappalto.

Il decreto legge Sviluppo ha in-trodotto nel Codice appalti l’istituto del contratto di rete, principalmente a seguito dell’atto di segnalazione dell’Autorità per la vigilanza sui la-vori pubblici (Avcp) al governo e al parlamento, cui l’Aniem ha fornito un forte impulso. L’associazione, invita-ta dall’Avcp a presentare le proprie osservazioni in merito alla bozza di atto di determinazione che riguarda la partecipazione delle reti d’impresa alle procedure di gara, ha sottolineato la necessità di prevedere una rego-lamentazione in grado di esaltare la specifi cità della contrattualistica di rete nel settore degli appalti pubblici,

evidenziandone le connotazioni che la identifi cano e la differenziano rispet-to alle altre legislazioni già presenti. Ciò che caratterizza il nuovo istitu-to, è stato osservato, è da una parte la connaturata fl essibilità insita nel medesimo, tale da differenziarlo dal-la struttura del consorzio stabile, e, dall’altra, la stabilità ed eterogeneità degli operatori economici che possono concorrere a costituirlo, distinguendo-lo dai raggruppamenti temporanei di imprese. L’eterogeneità lo differenzia sia dai consorzi stabili che dai rag-gruppamenti, in quanto le reti, oltre dalle imprese che realizzano lavori edili, possono essere costituite da operatori economici in senso più lato (fornitori, progettisti, società di fi nan-za, e altro). È stato anche suggerito all’Avcp di disciplinare, in maniera più compiuta e defi nita, la possibilità di affi dare parte dei lavori affi dati al contraente principale ai contrattisti appartenenti alle reti d’impresa, sen-za che questo sia considerato subap-palto, sia nel caso in cui l’aggiudica-tario sia una società facente parte di un contratto di rete o un consorzio. Più nello specifi co Aniem ha ritenu-

to che non debba essere considerato subappalto l’affi damento di parte dei lavori, da parte dell’aggiudicatario o, nel caso in cui l’aggiudicatario sia rappresentato da un consorzio di cui all’art. 34, comma 1,lett. b) e c), da parte dell’assegnatario del consorzio, a imprese che non siano state indica-te come esecutrici dei lavori ovvero non facciano parte dell’«aggrega-zione» che partecipa all’appalto, ma che abbiano stipulato, con l’aggiu-dicatario o assegnatario retista, un contratto di rete. In tale ipotesi, la costituzione di un contratto di rete è tale da giustifi care l’esistenza di un rapporto giuridico diverso dal subappalto, in quanto ricollega-bile ad una semplice ripartizione di lavori tra imprese retiste. Na-turalmente ciò dovrà essere sottoposto a un sistema di garanzie costituito dalla respon-sabilità solidale nei confronti della stazione appaltante, dal deposito preventivo del contrat-to di rete, dalla certi-ficazione attestante il

possesso da parte dell’affi datario dei requisiti di qualifi cazione prescritti dal presente codice in relazione alla prestazione affi data e la dichiarazio-ne dell’affi datario attestante il pos-sesso dei requisiti di ordine generale e speciale. Questa interpretazione consentirebbe di caratterizzare in modo specifi co anche le reti che, per altro verso, nella novella legislativa così come interpretata, non trovereb-bero una legittimazione diretta nel campo delle gare pubbliche, ma solo in via indiretta attraverso le aggrega-zioni di parte di imprese, mutuando di volta in volta (secondo il contenu-to e la forma del contratto di rete) la disciplina dei Rti (raggruppamenti temporanei di imprese) o dei con-sorzi ordinari o dei consorzi stabili o

di cooperative: il che non rappresentereb-be nulla di nuovo nel campo dei contratti pubblici, né si ha ra-gione di ritenere che garantirebbe una maggiore apertura ad un mercato con-correnziale.

Valorizzare la specifi cità delle reti di impresa negli appalti pubblici

Pagina a curaDI ANIEM

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Dino Piacentini

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31Mercoledì 1 Maggio 2013

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

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Oggi

Marini a ItaliaOggi: i nostri valori sono solidarietà, sussidiarietà, sostenibilità e territorio

Coldiretti? Non solo alimentareUe.Coop rappresenta tutti i comparti della cooperazione

DI LUIGI CHIARELLO

«Solidarietà, sussi-diarietà, sosteni-bilità e centralità del territorio»:

sono i valori a cui si ispira Ue.Coop, la nuova centra-le cooperativa (la sesta per ordine temporale del paese) costruita da Coldiretti e ri-conosciuta dal ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, con decreto fi rmato il 24 aprile 2013 e in corso di pubblicazione in Gazzetta Uf-fi ciale. A spiegarli a ItaliaOggi è direttamente il presidente di Coldiretti, Sergio Mari-ni. E nel tracciarne la mission, rimarca: «Non parlo come presidente Coldiretti, ma come presidente di Ue.Coop. In questa veste, rappre-sento attività operanti in molti settori economi-ci, non solo l’agroalimen-tare. Rappresento tutti i comparti della coope-razione».

Domanda. La nascita di Ue.Coop ha generato malumori in altre centrali cooperative...

Risposta.

Mi spiace che si interpreti il li-bero diritto di associarsi come atto ostile. La concorrenza non è apprezzata da tutti in questo paese, ma lo spirito cooperati-vo segue un’altra logica, quel-la delle porte aperte. Dunque, tutta questa ostilità mi lascia indifferente.

D. Ue.Coop chi rappresenta?R. Tutti i comparti e tutti

i valori della cooperazione. Con un accento sulla conti-nua ricerca dei valori umani, sulla centralità dei territori. Da calare in un mercato glo-bale in cui, secondo noi, non ci si può più rapportare con

logiche verticali di prodotto. Le no-stre coordinate sono solidarie-tà, sussidiarie-tà, sostenibi-lità, centralità

dei territori. In questo perime-

tro dialoghe-

remo con tutti. Perché ormai gli approcci corporativi devono lasciare spazio a rapporti oriz-zontali.

D. Tradotto?R. Per noi sono centrali pa-

trimonio naturale e culturale dei territori, capitale sociale umano. Al centro c’è la per-sona. Le logiche del mercato globale vanno coniugate alla capacità di crescita dei ter-ritori. È in questo senso che Ue.Coop darà il suo contributo alla crescita del Paese.

A sinistral’articolo

di italiaOggidel 24/4/2013

che anticipail riconoscimento

di Ue.Coop.A lato, il decreto

di riconoscimento del ministro

dello sviluppo economico

A sinistra

«Quello del ministro Corrado Pas-sera non era un atto dovuto», tuona Giuseppe Politi. «Ricorderemo que-sto ministro per due cose: il polverone alzato sull’art. 62 (della legge 27/2012, ndr), con cui ha cercato di vanifi care

quanto fatto per riequilibrare i rapporti nella fi liera ali-mentare tra gdo e produzione, e la fi rma di questo decreto in modo anche poco corretto, con un governo ormai nuovo». Così il coordinatore di Agrinsieme reagisce alla fi rma che

il ministro allo sviluppo economico ha posto sul decreto di riconoscimen-to di Ue.Coop. Per Poli-ti: «Polverizzare la rap-presentanza non fa bene a nessuno. E indebolisce

l’agricoltura».

Agrinsieme attacca Passera:un decreto poco corretto

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Ue.Coop, il cartello di cooperative pro-mosso da Coldiretti, incasserà a giorni il tanto agognato riconoscimento di cen-trale cooperativa, riconosciuta dal mini-stero dello sviluppo economico. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi il decreto è da due giorni sulla scrivania del ministro Corrado Passera, per la fi rma. Palazzo Rospigliosi potrà presto esercitare la re-visione sulle cooperative aderenti, sedere ai tavoli del governo e delle istituzioni Ue nelle vesti di soggetto di rappresentanza (in concorrenza con l’Alleanza delle coo-perative) e massimizzare il proprio peso politico rappresentando realtà a elevato fatturato, anche al di fuori del comparto agricolo. Il via libera sostanziale è giunto il 18 aprile scorso, quando si è riunita la Commissione centrale per le cooperative. Al tavolo i rappresentanti dei ministeri dello sviluppo economico, delle politiche agricole, del lavoro, delle infrastrutture e trasporti e dell’economia e fi nanza. Più quelli delle quattro centrali cooperative attualmente riconosciute. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la votazione si è con-clusa con sette voti a favore di Ue.Coop e sei contrari. A votare a favore tutti i rap-presentanti delle istituzioni. Mentre han-

otato contro i delegati delle centrali

cooperative. A giustifi care la decisione i numeri. I ministeri avrebbero riscontra-to nell’associazione di Coldiretti tutti i requisiti necessari per il riconoscimento, previsti dal dlgs 220/2002. E cioè:

- l’iscrizione di almeno 2.000 coopera-tive (e Ue.Coop ne vanta già 4.500, di cui 3.500 acclarate dal Mse);

- sedi in almeno cinque regioni (al di-castero risulta che la nuova centrale co-operativa abbia coop iscritte in tutte le regioni d’Italia);

- che le coop iscritte operino in almeno tre settori tra quelli iscritti nell’Albo delle cooperative (secondo quanto emerge dal dossier in mano ai tecnici dello sviluppo economico, Ue.Coop opera in tutti e 14 i settori dell’albo competente).

In sostanza, le istituzioni pur volendo non potrebbero opporsi al riconoscimen-to. Perché una volta rispettati i requisiti previsti dalla legge non c’è discrezionali-tà alcuna sulla decisione. Va detto, però, che delle 3.500 coop iscritte a Ue.Coop, secondo le altre centrali 308 non sareb-bero in regola. E questo sarebbe l’unico motivo che avrebbe portato le altre sigle cooperative a sollevare obiezioni al ricono-scimento. Ma questa situazione avrebbe, al contrario,ulteriormente spinto i tecnici

Mse a concedere il placet. Perché, per via della cosiddetta prova di resistenza, pur sottraendo le 308 coop «incriminate» al monte delle 3.500 verifi cate dal dicastero, il requisito delle 2.000 cooperative iscrit-te risulterebbe comunque ampiamente soddisfatto. E proprio il fatto che queste coop possano essere in condizione critica è, agli occhi del ministero, la prova fi nale della necessità di estendere a Coldiretti le misure rafforzate di vigilanza. Per di più, circa 110 di esse sarebbero, al momento, aderenti alle stesse associazioni che ne hanno denunciato le presunte irregola-rità. Infi ne, due chicche.

La prima: secondo quanto apprende ItaliaOggi, la contrarietà delle altre cen-trali cooperative al riconoscimento mi-nisteriale, considerata dalle istituzioni frutto di orientamento pregiudiziale, non sarebbe stata ben motivata dalle stesse centrali neanche lunedì scorso. Giorno in cui scadeva il maggior tempo necessario concesso da via Veneto per inviare ulterio-ri informazioni a sostegno del no.

La seconda: il prefetto di Roma ha già riconosciuto a Ue.Coop la personalità giu-ridica nazionale. E ciò ha facilitato l’iter anche in seno allo sviluppo economico.

Luigi Chiarello

Coldiretti diventa centrale cooperativa. Con Ue.Coop

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NUNZIA DE GIROLAMO è il nuovo ministro alle politiche agricole. Due giorni fa ha ricevuto le consegne dall’ex mini-stro, Mario Catania. Beneventana, classe 1975, studi universitari di giurisprudenza a Roma alla Sapienza, dottorato all’Università di Campobasso, De Gi-rolamo dopo la laurea ha intrapreso la carrie-ra forense occupandosi di diritto civile, diritto del lavoro e diritto com-merciale e bancario. E ha collaborato con l’Università degli Studi del Sannio e con l’Università del Molise. All’indomani della nomina deve già affrontare la prima grana: il padre, Nicola De Girolamo, 62 anni, è direttore del Consorzio agrario di Benevento, in liquidazione coatta amministrativa dal 1964 e sotto la sorveglianza dei ministeri dello sviluppo economico e delle politiche agricole. La liquidazione sarebbe dovuta scattare nel 2007, ma una proposta di concordato preventivo ha fatto sì che la proce-dura venisse prolungata. Così, il ministro De Girolamo dovrà vigilare sulla liquidazione del consorzio guidato dal padre.

De Girolamo alla guida del Mipaaf

Mario Catania e Nunzia De Girolamo

Sergio Marini Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

Il mondo del vino a denominazione di origine si mobilita contro i domini internet «.wine» e «.vin», di cui si sta discutendo all’Icann (Internet corpo-ration for assigned names and numbers). L’organismo internazionale non profi t ha in carico la gestione dei domini di primo livello generico, come il «.com» o «.net». Con la liberalizzazione varata nel gennaio 2012, le aziende possono chiedere all’Icann la registrazione di un proprio dominio personaliz-zato. Quattro le compagnie private che corrono per il settore del vino, tre per aggiudicarsi l’estensione «.wine» e la quarta per l’estensione «.vin», che sa-ranno messe all’asta al miglior offerente. «Le richieste legate al settore del vino possono portare ad abusi», insorge la Efow, la federazione europea dei vini di origine. «Né l’Icann, né i quattro progetti di assegnazione», denuncia Efow, «riconoscono la tutela delle denominazioni dei vini a indicazione geografi ca». Il rischio, spiegano dall’organizzazione, è che «un indirizzo come per esempio “bordeaux.vin” possa essere venduto a una società o un individuo senza alcun legame con i vini di Bordeaux. Chiediamo ai governi e alla Commissione europea (rappresentati nell’Icann, ndr) di ottenere garanzie in merito». La liberalizzazione, pensata per rendere internet più rispondente alle esigenze delle imprese, ha sollevato numerose critiche in tutti i settori economici. Ma «i domini che valgono di più sono ancora i classici “.com» e “.net”, gli altri (ce ne sono già 22 preliberalizzazione, ndr) non hanno stravolto il mercato». A dirlo è Filippo Ronco, il fondatore di Vinix, social network del vino con oltre 10 mila iscritti, che di recente ha varato anche un sistema di vendita diretta, con cordate di acquirenti geolocalizzate che entrano in contatto con cantine attentamente selezionate. «Giusto porsi il problema», dice Ronco, «ma il dominio registrato ha valore relativo; sul web conta molto ciò che fai e che sei, crearsi una reputazione, e per fare questo registrare il nome non basta, ci vogliono anni di lavoro».

I domini .wine e .vin agitano il vino

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32 Mercoledì 1 Maggio 2013 AT T U A L I TÀDa Bangkok a San Paolo, da New York a Shanghai. Così Fiere di Parma si internazionalizza

Il futuro? Dare Cibus al mondoFederalimentare lancia iniziative a raffi ca sul made in Italy

DI LUISA CONTRI

Più visite guidate e in-contri B2B coi buyer della gd locale, riser-vati agli imprendito-

ri dell’alimentare italiano a Bangkok (Thailandia) il 25 maggio, a San Paolo (Brasile) il 28 giugno, a New York (Usa) il 3 luglio e a Shanghai (Cina) il 15 novembre. E, ancora, il Cibus global forum 2013, incontro internazionale sulla specifi cità del modello alimen-tare italiano e sugli scenari evolutivi dei mercati esteri, in programma il 16 e 17 maggio prossimi. Quindi, una missio-ne al Thaifex-World of Food Asia di Bangkok, importante manifestazione per i buyer del settore alimentare e dell’ospi-talità dell’area Asean dal 22 al 26 maggio; evento a cui l’Italia sarà presente con un padiglio-ne di 1000 mq. Sono tutte mi-rate allo sviluppo dell’export del food made in Italy le ini-ziative in cantiere di Fiere di Parma, in collaborazione con Federalimentare e col part-ner fi eristico Koelnmesse, in vista dell’edizione 2014 di Ci-bus (5 all’8 maggio del prossi-mo anno). E non poteva essere altrimenti, visto che Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare, ha ricor-dato che proprio l’export «è una delle più importanti valvole di sfogo e redditività per il set-tore alimentare». L’unica voce preceduta dal segno più nel 2012 per il secondo comparto

industriale del paese (130 mld euro di valore, pari all’8% del Pil) o la prima fi liera nazionale (includendo a monte e a valle il mondo agricolo e quello di-stributivo), a seconda di come lo si voglia classificare. Un comparto che nel 2012 ha visto una progressione delle vendite oltre confi ne del 7% sull’anno precedente, sfi orando i 25 mld euro, e che sta dando segnali di ulteriore vitalità: +12% il trend nel primo bimestre 2013, che si conferma positivo anche nelle ultime settimane, facendo spe-rare in un +10% di qui a fi ne anno. Un export importante, che lo scorso anno ha tenuto in Europa (+4,9% nell’area Ue), s’è messo a cor-rere in mercati emergenti come Emirati Ara-bi (+42,4%),

Thailandia (+42,3%), Messi-co (+35,6%) e Arabia Saudita (+30,5%) e ha avuto spunti interessanti in Libia, Corea del Sud, Turchia, Hong Kong, Cina, Giappone, Ucraina e Russia, dove la crescita è stata compresa fra il 17 e il 28%. Un export comunque non suffi cien-temente sviluppato, soprattut-to se paragonato con quello di altri paesi europei. L’incidenza delle nostre vendite alimentari nel mondo è poco meno del 20% contro il 22-29% di Germania, Francia e Spagna. A frenarlo i soliti ostacoli: l’Italian sounding che vale 60 mld euro, il sottodi-mensionamento delle aziende, la mancanza di catene distribu-

tive italiane inter-nazionalizzate e l’ineffi cienza della nostra diplomazia economica.

Marginare di più, grazie a un ulteriore incremento dell’ex-port, per poter continuare a remunerare i soci conferitori più della media del mercato. È quanto si propone il Consorzio casalasco del pomodoro (Ccdp), realtà che ha chiuso il 2012 con un fatturato di 220 mln euro, per il 60-65% già realizzati all’estero. «Negli ultimi sette anni», dichiara a ItaliaOggi Co-stantino Vaia, amministratore delegato del Ccdp, «abbiamo regolarmente riconosciuto ai soci conferitori di pomodoro un prezzo del 10% superiore a quello concordato a livello d’inter-professione. Quotazione che quest’anno potrebbe raggiungere i 95 euro/ton, contro gli 84 medi della campagna. Questa nostra scelta, abbinata a una grande vicinanza sotto forma d’assistenza agronomica agli agricoltori soci, ci ha consentito negli ultimi cinque anni quasi di triplicare la base sociale, oggi costituita da 300 aziende agricole, cui fanno capo 4.500 ha coltivati a pomodoro nelle province di Parma, Piacenza, Cremona e Mantova, per un conferito di 350 mila tons av-viate alla trasformazione. Ora, per confermare questo trend in futuro, abbiamo pianifi cato investimenti per 12 mln euro di qui al 2017 in attività commerciali e di marketing sul marchio Pomì prevalentemente sui mercati esteri». Pomì, brand rilevato sei anni fa da Parmalat, sembra avere buone chance d’ulteriore affermazione e capacità di garantire alte marginalità, visto il posizionamento premium che ha sui mercati internazionali: se in Italia 750 ml di passata Pomì si vendono mediamente a 0,80 euro, negli Usa il prezzo al pubblico è di 2,49 $. Dal 2007 al 2012, d’altronde, il Ccdp è riuscito a moltiplicarne per sei i ricavi, passati da 6 e 40 mln euro. Lo scorso anno la progressione è stata ancora a doppia cifra in diversi mercati: in Austria ha sviluppato vendite per 2mila tons (+15,2% sul 2011), in Germania per 5 mila tons (+14,3%), in Russia per altre 2 mila tons (+22%), negli Usa, primo mercato estero, per 7.500 tons (+18,3%). Buone sono state anche le performance in Italia dove le vendite sono cresciute del 13,8% raggiungendo le 18 mila tons e una quota di mercato del 4,5%. Grazie ai nuovi investimenti in programma il Ccdp confi da di portare Pomì a realizzare 70-80 mln euro entro il 2017.

Luisa Contri

Casalasco punta sull’exportper pagare meglio i soci

MANIFATTURE SIGARO TOSCANO (grup-po Maccaferri) ha siglato un accordo con il Mipaaf in base al quale nelle campagne 2014-2016 acquisterà al-meno 2 mila tons di tabacco Kentuky coltivate in Italia, ossia il 18% in più rispetto all’accordo precedente.

CONCENTRAZIONE NEL SETTORE ORTO-FRUTTICOLO SALERNITANO. L’Op Cam-pania Patate di Angri, specializzata nella produzione di patate novelle e della varietà autoctona ricciona di Napoli, ha aderito all’AOP Armonia di Battipaglia con l’obiettivo di migliora-re il proprio accesso al mercato.

IL MARCHIO MANZOTIN passa di mano: dal gruppo Bolton a Generale Con-serve (tonno As do Mar). L’autorità antitrust italiana aveva condizionato l’ok all’acquisizione del marchio Sim-menthal (ex Kraft) da parte di gruppo Bolton proprio alla dismissione del brand Manzotin.

UNICREDIT FACTORING E IL GRUPPO DISTRIBUTIVO CONAD hanno siglato un accordo per la fattorizzazione dei crediti dei fornitori dei soci Conad a tassi competitivi e per l’allungamento delle dilazioni in fl ooring.

SI RINNOVA LA COLLABORAZIONE

FRA L’AIS (Associazione italiana sommelier) di Roma e Vinòforum, manifestazione alla decima edizione (7-22 giugno 2013), durante la quale saranno in degustazione oltre 2.500 etichette italiane e straniere di dieci annate diverse.

LE ECCELLENZE GASTRONOMICHE ITA-LIANE AFFIANCHERANNO LE GRIFFE della moda e del design nell’outlet village Scalo Milano che sorgerà a sud di Milano, nell’ex area Saiwa di Locate Triulzi. A promuoverlo, sostenendo un investimento di 170 mln euro, il gruppo Lonati e Pomos.

LA COOPERATIVA CEREALICOLA CAP SEINE (716 mln euro di fatturato) diversifi ca la sua attività acquisendo lo specialista in patate PomAlliance (100 mln euro) e Lunor, produttore di patate e altre verdure sottovuoto (47 mln euro).

DOW AGROSCIENCE ha dato vita, in-sieme al Dipartimento dell’industria primaria dello stato australiano del Victoria e alla società Sangamo Bio-Sciences, a Exzact, una piattaforma per il miglioramento del grano e del colza nei diversi areali del mondo.

BAYER CROPSIENCE E MONSANTO

hanno siglato diversi accordi di cross licencing nelle colture biotech. Bayer metterà a disposizione di Monsanto tecnologie per il controllo della dia-brotica e la tolleranza agli erbicidi nel mais e, in cambio, avrà accesso a tecnologie bt relativamente alla soia.

LA TEDESCA BAYER CROPSCIENCE E L’OLANDESE KEYGENE hanno stretto un accordo per il miglioramento va-rietale in diverse colture. Partiranno con un progetto sul frumento per estendere la collaborazione a colza, riso e cotone.

IL GRUPPO BELGA UNIVEG torna sulle sue decisioni e rinuncia a vendere la britannica Wincester Growers, società produttrice di fi ori con un giro d’affari 2012 di 59,5 mln euro.

IL GRUPPO FAIRTRASA, fra i maggio-ri esportatori d’alimenti fair trade dell’America Latina, ha acquisito l’olandese Organic Fruit & Vegetables e l’ha ribattezzata Fairtrasa Holland. Intende così sviluppare le vendite in Europa di prodotti dei piccoli agricol-tori sudamericani.

LA FRANCIA HA CONSOLIDATO il suo rapporto con l’Algeria siglando otto convenzioni di collaborazione nel

settore agro-alimentare con il paese nordafricano. La fi rma è avvenuta in occasione del salone internazionale dell’agricoltura presso il Safex Expo-sition Park d’Algeri.

IL RETAILER BRITANNICO TESCO so-spende la vendita di carni avicole e uova ogm free per le diffi coltà nel reperire soia ogm free (l’80% di quella disponibile sui mercati internazionali è gm). Le catene concorrenti Asda e Morrison avevano preso la medesima decisione nel 2011 e 2012.

IL DISTRIBUTORE D’ORTOFRUTTA IRLAN-DESE TOTAL PRODUCE (2,8 mld euro di fatturato nel 2012) ha stretto un accor-do con la sudafricana Zeder Financial Services per cederle la sua quota mi-noritaria nella società d’esportazione ortofrutticola sudafricana Capespan Group per un controvalore di circa 22 mln euro.

IL PARLAMENTO UK ha votato l’aboli-zione a partire dal 1° ottobre prossimo del Dipartimento degli affari rurali, organismo pubblico che fa capo al ministero dell’Agricoltura e che negli ultimi 60 anni ha vigilato sulle norme contrattuali dei lavoratori dipendenti nel settore agricolo.

Luisa Contri

RISIKO AGRICOLO

industriale del paese (130 mld Thailandia (+42 3%) Messi-

Oltre ad Assica e Aidi (componente dolciaria di Aidepi) girava voce che anche Assolatte fosse sul punto di scegliere TuttoFood come salone di riferimento. Venerdì è giunta smentita da Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma. «Le associazioni siglano i contratti, ma le aziende vanno dove vogliono», ha minimizzato il manager. «Tutte le altre asso-ciazioni aderenti a Federalimentare hanno confermato la collaborazione con Fiere di Parma. Se anche DolceItalia s’è trasferita a Milano, è per la forte domanda di spazi». Quanto a Cibus bollicine, sezione dedicata agli spumanti italiani che debutterà l’anno prossimo, Cellie ha chiosato: «Ci lusinga l’attenzione sull’iniziativa. Lungi da noi sognare di metterci in concorrenza col Vinitaly. È solo un’innovazione che viene incontro all’interesse per questo segmento manifestato dai buyer stranieri che frequentano Cibus».

Dal 2014 c’è Cibus bollicine

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33Mercoledì 1 Maggio 2013MercoleP O LT R O N E I N E R B AIl presidente del Cso confermato per la quinta volta

Ortofrutta mundialBruni: per crescere serve l’export

DI GIUSY PASCUCCI

Portare sempre di più le imprese ortofrutti-cole sui mercati inter-nazionali e stimolare

la ripresa dei consumi nazio-nali. Lavorerà su queste due azioni nel prossimo triennio Paolo Bruni, confermato per la quinta volta al timone del Cso, centro servizi ortofrut-ticoli, puntando ancora una volta sulle «sinergie», la chia-ve, a suo parere, per vincere le sfi de del futuro. «La qualità non basta più», ha detto Bru-ni a ItaliaOggi, «serve un ser-vizio effi ciente e oggi più che mai le sinergie sono sempre più importanti. È necessario affinare le nostre capacità imprenditoriali ma solo con azioni sinergiche l’Italia può vincere».

Domanda. Cavaliere, dal 1998, anno della costituzione del centro, lei è praticamente la guida unica del Cso.

Risposta. «Siamo partiti in nove aziende emiliano-ro-magnole e oggi il Cso conta 66 soci in 14 regioni di tut-ta Italia», ha spiegato. «La cosa più importante è che accanto alle organizzazioni dei produttori, alle imprese private, alle cooperative, ai commercianti ora si sono ag-giunti i soci di fi liera, e cioè i produttori non di ortofrutta ma di tecnologie, macchina-ri, packaging e imballaggi. È

una grande soddisfazione per me perché il senso del Cso è proprio di contenere al pro-prio interno realtà di varie estrazioni. È un vero spacca-to di sistema».

D. Quali le sfi de future?R. Innanzitutto l’interna-

zionalizzazione. Il Cso deve accompagnare i propri soci sui nuovi mercati. E deve farlo in due modi. Da un lato collaborando con il Mipaaf e le istituzioni competenti per l’abbattimento delle barriere fi tosanitarie, che spesso sono solo un modo per impedire l’accesso ai mercati di certi prodotti. Come ad esempio av-viene negli Usa per le nostre mele e pere. E allora serve un lavoro di diplomazia po-litica e tec-nica, a cui b isogna lavorare insieme. È poi ne-c e s s a r i o a m p l i a r e la presenza in tutti i siste-mi fieristici or-tofrutticoli più importanti del mondo dove bisogna presentarsi in modo compatto per con-quistare i bu-

yers. L’altro fronte caldo sono i consumi. Che un po’ per la crisi un po’ per la pigrizia dei consumatori si sono compres-si e in 10 anni abbiamo perso 100 kg a famiglia di ortofrut-ta. Puntiamo dunque su tutti i progetti con azioni volte a stimolare la distribuzione o le scuole e le fasce medie.

D. Quali sono i mercati più appetibili per le imprese or-tofrutticole?

R. Bisogna andare ad ac-chiappare le ricchezze laddo-ve sono presenti e in crescita. I paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ndr) sono quelli con le maggiori po-tenzialità economiche. E per

questo abbiamo av-viato una sezione

interna dedicata esclusivamente a l l ’ in te rna -z i ona l i z za -z i o n e p e r individuare i nuovi mer-cati di sbocco dell’ortofrut-ta italiana e della filiera correlata.

Non sarà più necessario sdoppiare gli stabilimenti per produrre mozzarella di bufala Dop e altri prodotti non Dop. Nei giorni scorsi il Mipaaf ha sostanzial-mente recepito le richieste del Consorzio di tutela campano e ha emanato nuove norme di attuazione

della legge 205/2008 con la quale, appunto, si istituiva l’obbligo di separare le due produzioni. Adesso per tutti coloro che fanno parte del sistema Dop sarà possibile continuare a produrre nello stesso stabilimento mozza-rella Dop e altre tipologie (ricotte e mozzarelle non Dop). Ma, come richiesto dal Consorzio già 18 mesi fa, si obbligano i produtto-ri ad acquistare esclusiva-mente latte di bufala prove-niente dall’area Dop.

Andrea Settefonti

La Bufalaresta unita

ALBERTO GANDOLFI è stato confermato alla presidenza di Apa Mantova, la locale associazione degli allevatori fi no al 2016. Originario di Pegognaga, 45 anni, allevatore di vacche da latte, Gandolfi e consigliere nazionale dell’Aia e da un anno è vicepresidente dell’Anafi . In Apa Mantova sarà affi ancato dal neoletto vicepresidente Davide Errera.

MARGARITA ARBOIX ARZO è stata proposta come membro del consiglio direttivo dell’Efsa da parte della Commissione am-biente, salute e sicurezza alimentare dell’ente stesso. Direttore del dipartimento di farmacologia e tossicologia dell’Univer-sità autonoma di Barcellona (Spagna), Arboix, fra gli altri incarichi, ha ricoperto quello di direttore generale risorse agricole del ministero dell’Agricoltura spagnolo. [email protected]

È STATO NOMINATO IL DIRETTIVO del neocostituito sindacato di categoria degli chef: Unione cuochi italiani. Si compone di Luca Mora (presidente), Emanuele Esposito (vice presiden-te), Fabio Tira (segretario generale) e dei consiglieri: Marco Medaglia, Riccardo Ghironi, Rosanna Marziale, Annamaria Vittoria Imperatrice, Walter De Lucia, Giorgio Aruanno e Francesco Iannuzzi.

GIORGIO MOLINARI è stato nominato country manager della Martini & Rossi, fi liale del gruppo liquoristico Bacardi in Ita-lia. Il manager 42enne proviene dal gruppo birrario Carlsberg, di cui negli ultimi tre anni è stato prima direttore marketing e poi direttore vendite ed export. In precedenza ha lavorato per 14 anni in Procter & Gamble. [email protected]

GUERINO ANSELMO è il nuovo presidente della sezione agro-alimentare di Confi ndustria Reggio Calabria. Anselmo è titolare dell’omonimo molino pastifi cio di Cittanova (Rc) fondato negli anni 30 dal bisnonno. segreteria@confi n-dustria.rc.it

PIERDOMENICO PERATA, 51 anni, ordinario di Fisiologia vegetale, è stato eletto nuovo rettore della Scuola Superiore di studi universitari e perfezionamento «Sant’Anna» di Pisa per il periodo 2013–2019. Succede a Maria Chiara Carroza. [email protected]

ROBERTO SCACCHI è il nuovo direttore regionale di Legam-biente Lazio. Trentatrè anni è laureato in Scienze naturali e ha diverse esperienze associative. Sostituisce Cristiana Avenali, eletta nel consiglio regionale, che lascia dopo 15 anni. [email protected]

LUCA MARTINI è il miglior sommelier Ais 2013 del Mondo. Trentatrè anni, aretino, è arrivato primo al termine di una fi nalissima a tre disputata sul palcoscenico del Park Lane Sheraton Hotel di Londra. La sfi da è stata con un altro italiano, Dennis Metz, arrivato secondo, e il francese Jona-than Fillion, terzo. Quarto l’altro toscano in gara, il pistoiese Andrea Balleri. [email protected]

FRANCESCO MIARI FULCIS è stato eletto nuovo presidente della Federazione Toscana di Confagricoltura. Succede a Giuseppe Bicocchi. Ad affi ancarlo saranno i vicepresidenti Guido Folonari e Antonio Tonioni. Miari Fulcis è titolare della toscana fattoria di Maiano e di due aziende in Umbria e Veneto. [email protected]

PAOLO MANTOVANI è il nuovo presidente della Fiera di Vicenza. 45enne, vicentino, è ex numero uno dei Giovani industriali vicentini. Alla vicepresidenza è stato confermato Stefano Stenta. Mantovani succede a Roberto Ditri. info@vicenzafi era.it

DOMENICO PASCHETTA, già alla guida di Confcooperative Cuneo, è stato eletto presidente di Confcooperative Piemonte. Sostituisce Giovenale Gerbaudo, che lascia dopo sette anni di mandato. Vicepresidenti sono Mario Sacco (vicepresidente vi-cario) e Andrea Ferraris. [email protected]

VALERIA MARTINO, amministratore della Coseme., è stata eletta alla presidenza della sezione cereali e paglia dell’Asso-sementi, organizzazione di categoria che rappresenta a livello nazionale l’industria sementiera. [email protected]

SERGIO FALALUNA è stato confermato presidente della Strada dei Vini del Cantico. Al suo secondo mandato, guiderà ancora per tre anni l’associazione cui aderiscono tra gli altri Assisi, Todi e Perugia. Vicepresidente è stata nominata Paola Capo-grossi. [email protected]

DINO SCANAVINO nominato vicepresidente nazionale vicario della Cia. Scanavino, astigiano, viticoltore a Calamandrana (At) di cui è stato anche sindaco per due legislature, ha 52 anni ed è presidente della Cia di Asti. [email protected]

Luisa Contri e Andrea Settefonti

GIRI DI POLTRONE

Da Re Salmone (King Salmon) della California al vino dell’Ohio, dalla carne di manzo dell’Indiana al caffè del-le Hawaii, fi no alle mele della Michigan: esistono decine di prodotti americani che possono essere equiparati allo status che nell’Ue hanno le Dop e le Igp. Lo affermano due studiosi dell’università di Berkeley, i primi ad aver stilato un elenco di alimenti Usa che, per reputazione e legame con il territorio, potrebbero otte-nere una tute-la specifica in quanto prodot-ti a indicazio-ne geografica (Ig). La ricerca vuole essere «un invito al dialogo sulle Ig americane». Istanza soste-nuta soprattutto dai produttori di vini della California, che guardano al sistema europeo per una protezione delle loro bottiglie più effi cace rispetto al sistema dei marchi privati che esiste in Usa. Dal lato opposto c’è l’industria alimentare americana, soprattutto il settore lattiero-caseario, che at-tacca con una certa regolarità il sistema Dop e Igp dell’Ue, considerato un dispositivo sostanzialmente protezionista. Il riconoscimento della specifi cità dei prodotti a denomi-nazione di origine protetta e a indicazione geografi ca è uno dei temi più controversi che segna l’imminente avvio del negoziato Usa-Ue per un accordo di libero scambio, con la posizione di Washington tradizionalmente allineata con quella della industria alimentare nazionale.

Angelo Di Mambro

Da re Salmone al vino OhioOra in Usa studiano le Ig

Paolo Bruni

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34 Mercoledì 1 Maggio 2013 TECNOLOGIA & INNOVAZIONENuovi propulsori e marchi differenziati contro la crisi

Motori e marketingPotenza e design, strategia Same

DI STEFANO CATELLANI

Il team di motoristi del grup-po Same Deutz-Fahr ha progettato una nuova serie di motori battezzata «Far-

Motion» che saranno in grado di competere nello scenario tecnologico futuro rispettando le normative di emissione StageIIIB/Tier 4i e Stage IV/Tier 4 final. I concetti base sono il downsizing ot-timizzato della cilindrata, leggermente ridotta rispet-to alla serie 1000 (962 cen-timetri cubi per cilindro), il sistema elettronico ad alta pressione di iniezione Com-mon Rail che permette di raggiungere una pressione di iniezione di 2.000 bar, il sistema di ricircolo dei gas di scarico esterno e raffred-dato e il catalizzatore Doc (Diesel Oxidation Catalyst). Nella versione Stage IV/T4 final si aggiungerà poi il ca-talizzatore per l’abbattimento degli NOx (Scr). Il tutto accu-ratamente progettato per rag-giungere performance sempre più elevate, curve di coppia e di potenza costanti (già dai bassi rpm) e consumi ridotti. La nuo-va serie di motori «FarMotion» è stata progettata esplicitamente per l’utilizzo trattoristico, assi-

cura compattezza, affi dabilità e semplicità di manutenzione. Tra i requisiti tecnici le teste cilindro singole, le canne sfi la-bili, il recupero automatico del gioco valvole. La potenza mas-sima raggiungerà i 100 cavalli con il motore 3 cilindri, i 140 cavalli con quello a 4 cilindri

e i 200 cavalli con il 6 cilin-dri. E se il futuro annunciato dall’amministratore delegato di Same Deutz Fahr Lodovico Bussolati parla di «massima potenza», Ruggero Cavator-ta, responsabile comunicazio-ne di Same Deutz-Fahr spiega: «Prosegue la differenziazione tra i marchi commerciali del gruppo (Same, Lamborghini, Hurlimann, Deutz Fahr, Gre-

goire) sostenuta da attività di comunicazione e marketing mirate e specifiche per ogni brand, con lo scopo di evitare sovrapposizioni commerciali e di rafforzare nel complesso la competitività del gruppo». Nuo-vo è il marchio Same. Torna a troneggiare la Tigre ma in una

chiave nuova, senza l’ag-gressività dell’artiglio in primo piano e con il recu-pero del focus sui quattro occhi che, originariamen-te, simboleggiavano l’ac-curatezza nella ricerca e nell’innovazione.A ciò si aggiunge il disegno delle singole lettere che ricorda le linee del pas-sato. La produzione 2012 ammonta a 31.855 trat-tori, 17.445 motori e 523 macchine da raccolta. Il nuovo punto di partenza è fi ssato. Continuare a in-

vestire in nuovi prodotti, con lo sguardo rivolto ora alle alte potenze, da 300 cavalli in su, ed assicurarsi una presenza sempre più incisiva sui merca-ti emergenti. Per Same Deutz-Fahr è la strategia anti-crisi già ben delineata che vale un fatturato che sfi ora il miliardo e 200 milioni di euro mentre l’utile netto consolidato ha su-perato i 50 milioni di euro.

INDUSTRIALI E OPERATORI del mercato lattiero insieme a 12 organizzazio-ni agricole britanniche, olandesi, tedesche e danesi hanno fi rmato un documento comune contro la proposta Dantin su una nuova rete di sicurezza per i produttori di latte (vedi Italia-Oggi…). L’elemento introdotto dall’eu-roparlamentare francese nel dibattito sulla riforma della Pac prevede un mec-canismo di limitazione della produzione in caso di crisi di prezzo. Una proposta, rilevano le organizzazioni fi rmatarie del documento, in contraddizione con il pacchet-to latte che presuppone il mantenimento dell’impalcatura burocratica del sistema delle quote ed è un elemento che potrebbe tagliare fuori gli agricoltori da un mercato globale che al momento è in espansione. A sostenere la proposta Dantin sono soprattutto le organizzazioni agricole francesi, anche a causa di una dura vertenza sul prezzo del latte, con-clusa nei giorni scorsi dopo mesi di battaglie tra produttori, trasformatori e grande distribuzione organizzata.

LA COMMISSIONE EUROPEA APPLICHERÀ Le promesse restri-zioni all’utilizzo di tre agro-farmaci neo-nicotinoidi a partire dal 1 dicembre 2013. I rappresentanti degli Stati membri non hanno raggiunto una maggioranza qualifi cata a favo-re o contro la proposta del Commissario alla salute Tonio Borg, assunta in seguito al «rischio acuto» che, documentate

da uno studio dell’EFSA, i neo-nicotinoidi sotto accusa rappresenterebbero per le api. Il pallino passa adesso alla Commissione, che può prende-re autonomamente l’iniziativa. L’Italia ha votato contro in seguito al rifi uto di permettere il trattamento prefioritura negli alberi da frutto. Dal 1° dicembre il piano europeo sarà operativo, con limitazioni

all’utilizzo dei neo-nicotinoidi per la concia delle sementi, per applicazioni granulari al suolo e trattamento fogliare su piante che attraggono le api. I tre neo-nicotinoidi in questione, tra l’altro, potranno essere usati solo da professionisti.

DA BRUXELLES

ITALIA /L’IMAA-CNR ha ottenuto negli Usa il brevetto per un materiale disinquinante innovativo ed econo-mico. Si tratta delle zeoliti da fl y ash (scarti delle centrali termoelettriche a carbone) che i ricercatori italiani hanno sintetizzato utilizzando acqua di mare, invece che distillata, a tempe-rature comprese fra 25 e 45°C (quindi con poco dispendio energetico). Previe ulteriori verifi che, questo materiale potrà essere impiegato per bonifi care acque e terreni contaminati da metalli pesanti o da composti organici tossici se presenti in concentrazioni elevate.

EUROPA /RICERCATORI di diversi istituti europei nell’ambito del progetto Traysrenew, fi nanziato dall’Ue, hanno messo a punto un nuovo packaging ecologico per derivati di carne avicola. È un vassoio termoformato in mate-riale composito biodegradabile, fortifi cato con fi bre di lino e ca-napa, più economico degli imballi convenzionali e con un maggiore effetto barriera.

FRANCIA /IL PRODUTTORE francese di salumi Bigard ha condot-to un’indagine sull’odore di selvatico delle carni di suini non castrati. La ricerca ha evidenziato che l’odore si riscontra nel 4% del campione e che persiste dopo la lavorazione, anche in salumi con soltanto il 3% di lardo come il prosciutto cotto o le salsic-ce contenenti carne di scrofa fi no all’80%. L’odore sgradevole è stato

neutralizzato solo nelle salsicce in versione tex-mex.

SPAGNA 1/RICERCATORI dell’Atzi Tecnalia dei Paesi Baschi hanno avviato un progetto di ricerca per indi-viduare quali sottoprodotti di processi di trasformazione alimentari svolti nella zona possano essere trasformati in farine per mangimi, sfruttandone i nutrienti, e riducendo la dipendenza degli allevatori da cereali d’impor-tazione. Fra gli scarti valorizzabili fi gurano frazioni di frutta e verdura, patate, caffè e pane.

SPAGNA 2/FARMACOLOGI dell’uni-versità di Siviglia ritengono che il consumo d’olio extravergine d’oliva possa essere d’aiuto nel contrastare malattie rare come

il lupus eritematoso sistemico o l’artrite reumatoide.

Ciò per le sue proprietà antiossidanti, anti-in-

fi ammatorie e immuno-modulatorie.

UK /RICERCATORI dell’istituto Roslin

dell’università d’Edimburgo hanno scoperto che la proteina coleci-stochinina ha un ruolo chiave nella percezione della sensazione di sazietà nei polli e che, probabilmente per effetto del processo di domesticazione di questi animali, nei polli a crescita rapida l’espressione di questa proteina è meno accentuata.

OLANDA-USA-COLOMBIA /Da

uno studio condotto da un gruppo mi-sto di scienziati è risultato che, sebbene l’attività dei lombrichi sia benefi ca per la fertilità dei terreni, fi niscono per incrementare le emissioni totali di gas serra. Emettono infatti più anidride carbonica e ossido d’azoto di quanta le seguestrino consumando materia organica in decomposizione.

KENYA /LA SOCIETÀ specializzata in soluzioni per l’agricoltura Amiran Kenya Ltd ha avviato la produzione di un innovativo sacchetto in politene in grado di preservare la freschezza dell’ortofrutta per un mese, con-sentendo così, soprattutto ai piccoli agricoltori, d’immetterli sul mercato ancora integri. Il sacchetto può esse-re riutilizzato fi no a quattro volte e gli ortofrutticoli in essi contenuti si conservano anche fuori frigo purché a temperature non elevate.

USA 1/SECONDO uno studio del centro di ricerca americano Conservation Int’l, l’aumento delle temperature do-vuto al cambiamento climatico di qui al 2050 potrebbe determinare un calo compreso fra il 20 e il 70% della super-fi cie vitata nelle regioni europee oggi vocate alla produzione di vino e rende-re necessario per i vignaioli l’adozione di nuove pratiche agronomiche.

USA 2/RICERCATORI DELL’ARS-USA utilizzando la tecnologia della to-mografia computerizzata stanno studiando come l’acqua e gli agenti patogeni si spostano all’interno dello xilema delle piante, ossia di quell’in-

sieme di elementi tubolari che hanno un ruolo chiave nella crescita e nella sopravvivenza dei vegetali.

USA 3/SCIENZIATI della Penn State University hanno scoperto che alcu-ni funghi e virus che colpiscono le piante possono aiutarle a sopportare meglio la siccità. Dopo aver infettato con quattro diversi virus piante di riso, pomodoro, zucca e barbabietola, hanno osservato che il virus aumen-tava la tolleranza alla siccità, molto probabilmente perché non si replicava attivamente nelle cellule responsabili della resistenza allo stress idrico.

BRASILE /Entro due anni la pomi-coltura brasiliana potrà dichiararsi esente dalla cydia pomonella, lepidot-tero che si nutre della polpa di pere e mele. Sbarcata in Brasile a bordo di frutta infetta nel 1991, questa piaga è stata debellata sia collocando nei frutteti trappole con feromoni e inset-ticida sia espiantando oltre 100 mila piante ospiti nelle città di Vacaria, Bom Jesus, Caxias do Sul e Lages e sostituendole con alberi non ospitali per il lepidottero.

COLOMBIA /Ingegneri colombiani, supportati dall’incubatore di start up Wayra, hanno messo a punto un sistema, basato su collari, rileva-tori elettronici della temperatura e microchip, che inviano un sms agli allevatori quando le vacche vanno in calore così d’approfi ttare al massimo del periodo di fertilità.

Luisa Contri

RISIKO AGRICOLO

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35Mercoledì 1 Maggio 2013

Ftse Mib -0,96%, spread Btp-Bund a 270 pb. Petrolio in discesa

Prevalgono le venditePrese di benefi cio in vista della festività

Giornata di prese di beneficio, ieri, nelle borse europee, visto l’avvicinarsi della

festività del primo maggio e della chiusura delle po-sizioni per il mese di apri-le. Il Ftse Mib ha chiuso in calo a 16.767 punti, -0,96%. Ftse All share -0,78%, Ftse Mid cap +0,19%, Ftse Star +0,05%. A due velocità i li-stini europei: Dax +0,51%, Cac-40 -0,31%, Ftse 100 -0,43% e Ibex-35 -0,38%. A metà seduta, a New York, li-stini contrastati: Dow Jones-0,12%, S&P 500 invariato, Nasdaq Composite +0,33%.

Hanno infl uito i dati macro Usa, dall’indice Case-Shiller di febbraio a +8,6%, al dato preliminare della fi ducia dei consumatori di aprile, ben sopra le attese a 68,1 punti.Ondivago lo spread Btp-Bund, che ha a lungo oscil-lato tra 271 e 276 pb, per poi chiudere a 270 pb.

A Milano, Fiat industrial ha perso il 5,3% a 8,57 euro, subendo un’ondata di vendi-te in scia ai risultati delu-denti del primo trimestre e al taglio inatteso della gui-dance. In rosso anche Exor, -4,76%, Luxottica, -3,37%, Lottomatica, -3,2%, Pirelli & c., -1,56%, Fiat, -2,07%, Fon-sai -1,9% ed Enel, -1,81%.Vendite sulle banche. Me-diobanca -2,51%, Banco po-polare -1,71%, Banca Mps -1,61%, Unicredit -1,39%, Intesa Sanpaolo -1,22%, Ubi banca -0,63%, Bper -0,69% e Popolare Milano invariata.

Finmeccanica (+3,24%) si è distinta sul Ftse Mib; bene

anche Parmalat (+2,36%), Stm (+1,93%) e Tenaris (+1,26%).

Sul resto del listino, in evidenza Banca Carige (+3,95%), Sogefi (+3,77%), I t a l c e m e n t i ( + 3 , 2 4 % ) .Quanto all’euro, ha chiuso in calo a 1,3072 sul dollaro, ma ha poi recuperato e in pri-ma serata è tornato a 1,3172 dollari, oltre la chiusura di lunedì. Euro-yen a 128,19, dollaro-yen a 97,32.

Infi ne il petrolio, anch’es-so in calo: a metà seduta, a New York, il Wti era quotato 93,51 dollari al barile, con-tro i 102,62 dollari del Brent a Londra.

© Riproduzione riservata

Secondo le stime prelimi-nari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, è aumenta-to in aprile dello 0,1% su marzo e dell’1,2% su aprile 2012 (era +1,6% a marzo). Secondo l’Istat, il forte ral-lentamento, il settimo con-secutivo, è imputabile alla frenata dei prezzi dei beni energetici, scesi del 2% ri-spetto a marzo e dello 0,9% su base annua (dal +3,4% di marzo).

A contribuire al lieve aumento congiunturale dell’indice generale sono stati, in particolare, i rialzi su base mensile dei prez-zi dei servizi relativi alle comunicazioni (+2,3%) e dei servizi ricreativi e per la cura della persona (+0,9%).

In aprile l’infl azione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, è sce-sa all’1,2% (era +1,4% a marzo). Al netto dei soli beni energetici, la crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo ha ral-lentato all’1,3% (1,5% in marzo).

Nell’area euro, secondo Eurostat, la lettura pre-liminare dell’indice dei prezzi al consumo si è at-testata invece al +1,2% (+1,7% il consenso), sui minimi da febbraio 2010.Nell’area Ocse, infine, l’inflazione di marzo ha frenato al +1,6% (+1,8% a febbraio).

© Riproduzione riservata

APRILE +1,2%

Caro vita sempre

più basso

Il tasso di disoccupazione in Italia si è attestato in marzo all’11,5%, invariato ri-spetto a febbraio e in aumento dell’1,1% rispetto a marzo 2012. Secondo l’Istat, il numero di disoccupati, 2,95 milioni, è di-minuito dello 0,5% rispetto a febbraio (-14 mila).

Il calo ha interessato sia la componente maschile sia, in misura più lieve, quella femminile. Su base annua, la disoccupa-zione è cresciuta dell’11,2% (+297 mila) e ha colpito soprattutto donne e giovani.Gli occupati in marzo erano 22,674 mln, -0,2% rispetto a febbraio (-51 mila unità). Il calo riguarda la sola componente femmi-nile. Su base annua, l’occupazione è dimi-nuita dell’1,1% (-248 mila). Il tasso di occupazione, pari al 56,3%, è diminuita del-lo 0,1% su febbraio e dello 0,6% su base annua.

Amaro il confronto con la Germania, dove, in aprile,

la disoccupazione è risultata stabile al 6,9%, anche se i disoccupati, in base ai dati destagionalizzati, sono cresciuti di 4 mila unita a 2,938 milioni.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni è aumentato dello 0,5% rispet-to a febbraio (+69 mila unità). Il tasso di inattività si è attestato al 36,3%, +0,2% in termini congiunturali e -0,2% su base annua.

L’occupazione maschile è cresciuto dello 0,1% in termini congiunturali, ma è calata dell’1,3% su base annua. Quella femminile è scesa dello 0,7% sia rispetto a febbraio, sia nei dodici mesi.

© Riproduzione riservata

Disoccupazione inchiodata all’11,5%

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CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 25,799 25,697 0,1020 19,7361

Corona Danese 7,456 7,4564 -0,0004 5,7038

Corona Norvegese 7,6075 7,609 -0,0015 5,8197

Corona Svedese 8,542 8,5503 -0,0083 6,5346

Dollaro Australiano 1,2649 1,2671 -0,0022 0,9676

Dollaro Canadese 1,3213 1,3293 -0,0080 1,0108

Dollaro N Zelanda 1,5272 1,5322 -0,0050 1,1683

Dollaro USA 1,3072 1,3113 -0,0041 -

Fiorino Ungherese 300,12 298,15 1,9700 229,5900

Franco Svizzero 1,2238 1,2279 -0,0041 0,9362

Rand Sudafricano 11,8045 11,747 0,0575 9,0304

Sterlina GB 0,8443 0,844 0,0003 0,6459

Yen Giapponese 127,35 128,27 -0,9200 97,4220

Zloty Polacco 4,1504 4,1309 0,0195 3,1750

Tasso uffi ciale di riferimento 0,75 1,00 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 3,21 - -

Tasso Infl azione ITA 1,20 1,60 -0,40

Tasso Infl azione EU 1,70 1,80 -0,10

Indice HICP EU-12 119,80 119,40 0,40

HICP area EURO ex tobacco 116,94 115,55 1,39

Tasso annuo crescita PIL ITA -2,80 -2,60 -0,20

Tasso di disoccupazione ITA 11,58 9,76 1,82

1 sett 0,081

1 mese 0,076

2 mesi 0,075

3 mesi 0,071

4 mesi 0,069

5 mesi 0,068

6 mesi 0,067

7 mesi 0,066

8 mesi 0,068

9 mesi 0,069

10 mesi 0,070

12 mesi 0,074

Preziosi ($ per oncia)Oro 1473,14 1473,35Argento 24,17 24,22Palladio 696,4 700,4Platino 1504,5 1508,5Metalli ($ per tonn.)Alluminio 1846 1847Rame 7073 7074Piombo 2019 2019Nichel 15195 15200

Stagno 20750 20800Zinco 1854 1854Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 252,37 291,96Sterlina (n.c.) 260,61 308,15Sterlina (post 74) 260,61 308,15Marengo Italiano 199,11 227,36Marengo Svizzero 194,39 225,88Marengo Francese 191,09 225,88Marengo Belga 191,09 225,88

1 Sett. 0,083

2 Sett. 0,092

3 Sett. 0,101

1 M 0,116

2 M 0,165

3 M 0,207

4 M 0,242

5 M 0,281

6 M 0,315

7 M 0,346

8 M 0,376

9 M 0,411

10 M 0,442

11 M 0,479

12 M 0,510

1 sett 0,028 0,147 0,480 -0,001 0,107

1 sett 0,035 0,167 0,486 -0,001 0,107

2 sett 0,043 0,178 0,489 -0,001 0,112

1 mese 0,059 0,198 0,491 -0,001 0,121

2 mesi 0,095 0,238 0,497 0,007 0,138

3 mesi 0,123 0,273 0,504 0,020 0,156

4 mesi 0,154 0,318 0,532 0,040 0,178

5 mesi 0,182 0,372 0,564 0,063 0,219

6 mesi 0,209 0,425 0,591 0,081 0,247

7 mesi 0,239 0,480 0,638 0,103 0,294

8 mesi 0,270 0,524 0,696 0,126 0,334

9 mesi 0,299 0,562 0,736 0,144 0,359

10 mesi 0,330 0,605 0,781 0,175 0,391

11 mesi 0,359 0,654 0,839 0,212 0,418

12 mesi 0,399 0,705 0,887 0,249 0,443

1 anno 0,323 0,363

2 anni 0,388 0,428

3 anni 0,480 0,520

4 anni 0,613 0,653

5 anni 0,774 0,814

6 anni 0,943 0,983

7 anni 1,105 1,145

8 anni 1,258 1,298

9 anni 1,400 1,440

10 anni 1,529 1,569

12 anni 1,749 1,789

15 anni 1,980 2,020

20 anni 2,143 2,183

25 anni 2,198 2,238

30 anni 2,217 2,257

Fonte: Icap

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* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl - ** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A. - (1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte

PROSPETTO DEI VALORI CORRENTI DELLE POLIZZE INDEX LINKED

DATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 15 APRILE 2013

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/04/2013 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Crescita Sicura Serie IV 2007 99,901 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 98,600 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa2 | - | A CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 99,901 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

Lombarda vita 6&6 103,740 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Lombarda vita 6&6 New 103,990 MORGAN STANLEY Baa1 | A- | A ABN AMRO BANK NV A3 | A | A

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 111,180 ABN AMRO BANK NV A3 | A | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Lombarda Vita BRIC 40 “5 + 5” 102,540 NIBC Bank NV - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

LOMBARDA VITA BRIC 40 “5,10 + 5,10” 103,190 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Classic Markets 103,358 CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

Lombarda Vita Classic Markets New 103,110 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BANCO BILBAO SA Baa3 | BBB- | BBB+

Lombarda Vita Euro Sector 103,320 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - FORTIS BANK SA A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Euro Sector New 103,590 BANCA IMI S.p.A. - | BBB+ | BBB+ BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 99,901 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/04/2013 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Adesso Index Aprile ‘07 99,970 MERRILL LYNCH & CO. INC. Baa2 | A- | A BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BB+ | BBB

Creberg Polar Aprile ‘07 99,980 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BB+ | BBB

Index Up 1-2008 97,650 MORGAN STANLEY Baa1 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Scelgo Index 14 99,990 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. WR | - | - JP MORGAN CHASE BANK A2 | A | A+

CARISMI Più Certezza 8 100,340 UNICREDIT S.p.A. Baa2 | BBB+ | BBB+** SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Carismi Più Certezza 9 97,300 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/04/2013 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Index Linked Bull Dividend 99,900 BARCLAYS BANK PLC A2 | A+ | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

098105098108105111103114

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Page 31: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  Debiti p.a. gi in ritardo Per pagare i debiti arretrati gli enti pubblici dovevano registrarsi su una

37Mercoledì 1 Maggio 2013MercoledìMERCATI E FINANZA

www.aspecta.it

Sede secondaria di Milano: via Russoli 5 - 20143Sede legale: L 2453 Luxembourg . Goldbell 1 - Rue Eugène Ruppert, 5

APF-Linea bilanciata 30/04/2013 EUR 51,30

APF-Linea europea 30/04/2013 EUR 89,12

APF-Linea mondiale 30/04/2013 EUR 52,52

APF-Linea nord america 30/04/2013 EUR 89,89

Seven Stars Invest 30/04/2013 EUR 117,74

Valori al 30/04/2013

EMG Ivy Asset Strategy A (EUR) EUR

1218,40

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 13,67 29/04/2013 GBP 11,55 29/04/2013 USD 17,90 29/04/2013

Healthcare Opportunities EUR 11,21 29/04/2013 GBP 9,48 29/04/2013 USD 10,88 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 22,08 30/04/2013 GBP 14,25 30/04/2013 JPY 2154,13 30/04/2013

UK Absolute Return EUR 11,27 30/04/2013 GBP 9,52 30/04/2013 USD 14,74 30/04/2013 EUR 11,52 30/04/2013 GBP 9,72 30/04/2013 USD 15,06 30/04/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

Valori al 29/04/2013

www.reyl.com

Reyl (Lux) Global SicavElite France-Europe B EUR 99,93Em Mkts Eq B($) USD 161,51Em Mkts Eq F($) USD 159,44Em Mkts Eq J(Chf) CHF 142,78Em Mkts Eq L EUR 160,66Em Mkts Eq O EUR 162,63European Equities B EUR 260,62European Equities C(Chf) CHF 236,58European Equities D($) USD 258,92European Equities F EUR 253,05European Equities H EUR 245,91Long/Short Em.Mkts Eq B ($) USD 111,66Long/Short Em.Mkts Eq E EUR 110,90Long/Short European Eq B EUR 111,76Long/Short European Eq D ($) USD 112,08North American Eq. B($) USD 184,58North American Eq. E EUR 173,59North American Eq. F($) USD 180,32North American Eq. G EUR 168,21North American Eq. H($) USD 169,81

Reyl (Lux) Tactical AllocationsDiv Income D USD 125,72Div Income E EUR 127,63Div Income F EUR 125,73Div Income H USD 124,10Quality Bond Fund D USD 134,95Quality Bond Fund E EUR 135,84Quality Bond Fund F EUR 132,57Quality Bond Fund H USD 131,80

www.metlife.it

MetLife Europe Limited

Rappresentanza Generale per l’Italia

Via Andrea Vesalio n. 6

00161 Roma

Valorizzazione al:

MetLife Liquidità 1,000

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,130

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,090

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,047

Alico Monet. Protetto 29/04/13 1,107

Alico P.P. Eur 2013 29/04/13 1,014

Alico P.P. Eur 2014 29/04/13 1,024

Alico P.P. Eur 2015 29/04/13 0,995

Alico P.P. Eur 2016 29/04/13 1,021

Alico P.P. Eur 2017 29/04/13 1,037

Alico P.P. Eur 2018 29/04/13 1,041

Alico P.P. Eur 2019 29/04/13 1,086

Alico P.P. Eur 2020 29/04/13 1,088

Alico P.P. Eur 2021 29/04/13 1,089

Alico P.P. Eur 2022 29/04/13 1,108

Alico P.P. Eur 2023 29/04/13 1,109

Alico P.P. Eur 2024 29/04/13 1,092

Alico P.P. Eur 2025 29/04/13 1,037

Alico P.P. Eur 2026 29/04/13 1,253

Alico P.P. Eur 2027 29/04/13 1,089

Alico P.P. Eur 2028 29/04/13 0,979

Alico P.P. Eur 2029 29/04/13 1,041

Alico P.P. Eur 2030 29/04/13 1,087

Alico P.P. Eur 2031 29/04/13 1,100

Alico P.P. Eur 2032 29/04/13 1,037

Alico P.P. Usa 2013 29/04/13 1,018

Alico P.P. Usa 2014 29/04/13 1,037

Alico P.P. Usa 2015 29/04/13 1,048

Alico P.P. Usa 2016 29/04/13 1,094

Alico P.P. Usa 2017 29/04/13 1,093

Alico P.P. Usa 2018 29/04/13 1,115

Alico P.P. Usa 2019 29/04/13 1,170

Alico P.P. Usa 2020 29/04/13 1,168

Alico P.P. Usa 2021 29/04/13 1,202

Alico P.P. Usa 2022 29/04/13 1,185

Alico P.P. Usa 2023 29/04/13 1,194

Alico P.P. Usa 2024 29/04/13 1,135

Alico P.P. Usa 2025 29/04/13 1,136

Alico P.P. Usa 2026 29/04/13 1,373

Alico P.P. Usa 2027 29/04/13 1,157

Alico P.P. Usa 2028 29/04/13 1,073

Alico P.P. Usa 2029 29/04/13 1,143

Alico P.P. Usa 2030 29/04/13 1,179

Alico P.P. Usa 2031 29/04/13 1,206

Alico P.P. Usa 2032 29/04/13 1,125

Alico P.P. Global 2013 29/04/13 1,006

Alico P.P. Global 2014 29/04/13 1,016

Alico P.P. Global 2015 29/04/13 0,994

Alico P.P. Global 2016 29/04/13 1,029

Alico P.P. Global 2017 29/04/13 0,973

Alico P.P. Global 2018 29/04/13 1,059

Alico P.P. Global 2019 29/04/13 1,158

Alico P.P. Global 2020 29/04/13 1,107

Alico P.P. Global 2021 29/04/13 1,117

Alico P.P. Global 2022 29/04/13 1,100

Alico P.P. Global 2023 29/04/13 1,117

Alico P.P. Global 2024 29/04/13 1,102

Alico P.P. Global 2025 29/04/13 1,078

Alico P.P. Global 2026 29/04/13 1,299

Alico P.P. Global 2027 29/04/13 1,069

Alico P.P. Global 2028 29/04/13 0,984

Alico P.P. Global 2029 29/04/13 1,066

Alico P.P. Global 2030 29/04/13 1,074

Alico P.P. Global 2031 29/04/13 1,122

Alico P.P. Global 2032 29/04/13 1,044

Alico Prot.Trim. Eur 29/04/13 1,080

Alico Prot.Trim. Usa 29/04/13 1,071

Alico Gest.Bilanc.Glob 29/04/13 1,256

Alico Gest.Cresc.Glob 29/04/13 1,227

Alico Gest.Azion.Glob 29/04/13 1,205

Alico Gest.Bilanc.Eur 29/04/13 1,244

Alico Gest.Cresc. Eur 29/04/13 1,187

Alico Gest.Azion. Eur 29/04/13 1,194

Alico Aper.Indiciz.Eur 29/04/13 0,837

Alico Aper.Indiciz.Usa 29/04/13 1,156

Alico Aper.Indiciz.Glo 29/04/13 1,028

Alico Aper.Indiciz.Ita 29/04/13 0,674

Alico Liquidita’ 29/04/13 1,091

Alico R. Prudente 29/04/13 1,109

Alico R. Bilanciato 29/04/13 1,015

Alico R. Crescita 29/04/13 0,984

Alico R. Multi Comm. 29/04/13 0,749

Alico Multi Comm. 29/04/13 0,778

Alico R. Peak Usa 2013 29/04/13 1,015

Alico R. Peak Usa 2014 29/04/13 1,039

Alico R. Peak Usa 2015 29/04/13 1,043

Alico R. Peak Usa 2020 29/04/13 1,136

Alico R. Peak Usa 2025 29/04/13 1,146

Alico R. Peak Usa 2030 29/04/13 1,164

Alico R. Peak Usa 2035 29/04/13 1,068

Alico R. Peak Eur 2013 29/04/13 1,052

Alico R. Peak Eur 2014 29/04/13 1,053

Alico R. Peak Eur 2015 29/04/13 1,081

Alico R. Peak Eur 2020 29/04/13 1,164

Alico R. Peak Eur 2025 29/04/13 1,156

Alico R. Peak Eur 2030 29/04/13 1,215

Alico R. Peak Eur 2035 29/04/13 1,064

Alico R. Peak Asia 2013 29/04/13 1,076

Alico R. Peak Asia 2014 29/04/13 1,098

Alico R. Peak Asia 2015 29/04/13 1,131

Alico R. Peak Asia 2020 29/04/13 1,254

Alico R. Peak Asia 2025 29/04/13 1,315

Alico R. Peak Asia 2030 29/04/13 1,383

Alico R. Peak Asia 2035 29/04/13 1,298

Alico Sec. Acc. 2016 29/04/13 0,997

Alico Sec. Acc. 2017 29/04/13 1,099

Alico R. Sec. Acc. 2017 29/04/13 1,135

Alico P.P. Asia 2013 29/04/13 1,097

Alico P.P. Asia 2014 29/04/13 1,127

Alico P.P. Asia 2015 29/04/13 1,151

Alico P.P. Asia 2020 29/04/13 1,259

Alico P.P. Asia 2025 29/04/13 1,298

Alico P.P. Asia 2030 29/04/13 1,311

Alico P.P. Asia 2035 29/04/13 1,304

Alico Long Investment 29/04/13 0,660

Alico Energy 29/04/13 0,339

Alico Agriculture 29/04/13 0,637

Alico Metals 29/04/13 0,674

29/04/13

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ATTIVO SPECIFICO

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UNIDESIO 760071 11,861 26/04/2013

UNIDESIO 760072 10,978 26/04/2013

UNIDESIO 760073 11,003 26/04/2013

UNIDESIO760074 11,706 26/04/2013

UNIDESIO 760075 12,532 26/04/2013

UNIDESIO 760077 11,189 26/04/2013

UNIDESIO 760078 10,791 26/04/2013

UNIDESIO 760079 11,063 26/04/2013

UNIDESIO 760080 10,906 26/04/2013

UNIDESIO 760082 10,227 26/04/2013

UNIDESIO 760085 10,659 26/04/2013

UNIDESIO 760087 12,115 26/04/2013

UNIDESIO 760088 10,890 26/04/2013

UNIDESIO 760091 11,335 26/04/2013

UNIDESIO 760092 11,299 26/04/2013

UNIDESIO 760095 10,488 26/04/2013

UNIDESIO 760096 10,677 26/04/2013

UNIDESIO 760097 11,304 15/03/2013

UNIDESIO 760098 11,616 26/04/2013

UNIDESIO 760099 11,270 26/04/2013

UNIDESIO 760100 11,048 26/04/2013

UNIDESIO 760102 10,959 26/04/2013

UNIDESIO 760104 10,471 26/04/2013

UNIDESIO 760105 10,739 26/04/2013

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,3620 26/04/2013

AZZOAGLIO DINAMICO 4,8150 26/04/2013

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,0540 26/04/2013

UNIDESIO PRUDENTE 11,2090 26/04/2013

UNIDESIO MODERATO 10,8220 26/04/2013

UNIDESIO ATTIVO 10,5070 26/04/2013

UNIDESIO VIVACE 9,7740 26/04/2013

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,2750 26/04/2013

AZIONARIO EURO 7,9040 26/04/2013

AZIONARIO GLOBALE 9,6640 26/04/2013

INDEX TOP 22 104,2200 27/02/2013 A+/S&P

THREE 2009 102,4300 27/02/2013 AA-/S&P

INDEX SIX 2009 100,2500 27/02/2013 AA-/S&P

FTSE MIB 96,6450 24/04/2013

FTSE MIB 2010 94,9280 24/04/2013

EUROSTOXX 50 - 2010 95,9720 24/04/2013

INDEX TRENTA 2011 99,4780 24/04/2013

INDEX FOUR E 50 - 2011 98,8490 24/04/2013

INDEX STOXX EUROPE - 2011 99,7720 24/04/2013

EUROSTOXX 50 - 2012 95,3220 24/04/2013

PREVIMISURATO 12,8070 26/04/2013

PREVIBRIOSO 11,1370 26/04/2013

PREVIDINAMICO 12,4280 26/04/2013

LINEA 1 11,9490 31/03/2013

LINEA 1 - FASCIA A 12,3490 31/03/2013

LINEA 1 - FASCIA B 12,0350 31/03/2013

LINEA 2 11,7740 31/03/2013

LINEA 2 - FASCIA A 11,9910 31/03/2013

LINEA 2 - FASCIA B 12,0270 31/03/2013

LINEA 3 11,5990 31/03/2013

LINEA 3 - FASCIA A 11,7350 31/03/2013

LINEA 3 - FASCIA B 12,5550 31/03/2013

UNIDESIO 760106 11,102 26/04/2013

UNIDESIO 760109 11,122 26/04/2013

UNIDESIO 760110 10,829 26/04/2013

UNIDESIO 760124 11,639 26/04/2013

UNIDESIO 760125 11,251 26/04/2013

UNIDESIO 760129 11,783 26/04/2013

UNIDESIO 760130 10,807 26/04/2013

UNIDESIO 760133 11,021 26/04/2013

UNIDESIO 760137 10,630 26/04/2013

UNIDESIO 760139 11,610 26/04/2013

UNIDESIO 760140 11,594 26/04/2013

UNIDESIO 760141 10,297 26/04/2013

UNIDESIO 760145 11,213 26/04/2013

UNIDESIO 760147 11,272 26/04/2013

UNIDESIO 760149 11,256 26/04/2013

UNIDESIO 760150 11,328 26/04/2013

UNIDESIO 760156 10,181 26/04/2013

UNIDESIO 760157 11,371 26/04/2013

UNIDESIO 760158 10,206 26/04/2013

UNIDESIO 760159 10,998 26/04/2013

UNIDESIO 760160 10,703 26/04/2013

UNIDESIO 760163 10,166 26/04/2013

UNIDESIO 760167 10,799 26/04/2013

UNIDESIO 760169 11,463 26/04/2013

UNIDESIO 760170 10,983 26/04/2013

UNIDESIO 760173 10,722 26/04/2013

UNIDESIO 760174 10,991 26/04/2013

UNIDESIO 760179 10,663 26/04/2013

UNIDESIO 760180 10,815 26/04/2013

UNIDESIO 760181 10,727 26/04/2013

UNIDESIO 760182 10,341 26/04/2013

UNIDESIO 760183 10,859 26/04/2013

UNIDESIO 760184 10,833 26/04/2013

UNIDESIO 760185 10,845 26/04/2013

UNIDESIO 760186 10,768 26/04/2013

UNIDESIO 760187 10,893 26/04/2013

UNIDESIO 760188 10,729 26/04/2013

UNIDESIO 760189 10,910 26/04/2013

UNIDESIO 760191 10,340 26/04/2013

UNIDESIO 760192 10,958 26/04/2013

UNIDESIO 760193 10,941 26/04/2013

UNIDESIO 760198 9,948 26/04/2013

UNIDESIO 760201 10,797 26/04/2013

UNIDESIO 760202 10,921 26/04/2013

UNIDESIO 760203 11,433 26/04/2013

UNIDESIO 760205 10,469 26/04/2013

UNIDESIO 760206 10,548 26/04/2013

UNIDESIO 760210 10,388 26/04/2013

UNIDESIO 760216 9,987 26/04/2013

BILANCIATO 10,3330 26/04/2013

CONSERVATIVE 10,3310 26/04/2013

BOND MIX 10,4540 26/04/2013

BALANCED 10,8080 26/04/2013

GLOBAL EQUITY 11,8280 26/04/2013

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,2570 26/04/2013

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 10,7910 26/04/2013

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 9,3670 26/04/2013

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 11,2750 26/04/2013

SCK DYNAMIC 100,06 15/04/2013 A+/S&P

S&BRIC 8-40 106,20 15/04/2013 A2/S&P

S&BRIC 8-40 SECOND EDITION 124,49 15/04/2013 A2/S&P

HELVETIA 4-30 98,53 24/04/2013

HELVETIA QUATTRO.10 97,2664 24/04/2013

HELVETIA WORLD EQUITY 117,9900 23/04/2013

HELVETIA EUROPE BALANCED 189,0200 23/04/2013

HELVETIA WORLD BOND 221,2800 23/04/2013

HELVETIA GLOBAL BALANCED 154,0200 23/04/2013

HELVETIA GLOBAL EQUITY 100,2400 23/04/2013

LINEA GARANTITA 11,4870 31/03/2013

LINEA BILANCIATO 12,2120 31/03/2013

LINEA OBBLIGAZIONARIO 12,0090 31/03/2013

LINEA AZIONARIO 8,3710 31/03/2013

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 10,1900 23/04/2013

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 10,1900 23/04/2013

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38 Mercoledì 1 Maggio 2013 MERCATI E FINANZAFIAT INDUSTRIAL/ Al ribasso alcuni obiettivi 2013. Titolo -5,3%

Pesa frenata dei camionCalo utili non compensato da altre divisioni

Fiat industrial ha chiuso il primo trimestre con risultati deboli e al di sotto delle attese, a

causa in particolare del setto-re dei veicoli industriali e ha rivisto al ribasso alcuni dei principali target per il 2013.

L’utile netto è sceso a 171 milioni di euro (202 nel primo trimestre 2012), l’utile operati-vo a 369 milioni (431 milioni). I ricavi sono stati di 5,8 miliar-di (-0,6%) grazie alla crescita dei business delle macchine per l’agricoltura e dei moto-ri, che ha compensato le più diffi cili condizioni di mercato nei settori delle macchine per le costruzioni e dei veicoli in-dustriali. L’utile della gestione ordinaria è stato di 408 milio-ni (431 mln). Il margine sui ricavi è stato del 7% (7,4%).L’indebitamento netto indu-striale è stato di 2,537 miliar-di (1,642 mld a fi ne 2012).

A livello di singoli settori, i veicoli industriali (Iveco) hanno registrato una perdi-ta della gestione ordinaria di 9 milioni di euro (+63 mi-lioni). I ricavi si sono atte-

stati a 1,8 miliardi, -3,9%.La divisione Powertrain ha chiuso con un utile di 12 mln, (14 mln). I ricavi sono stati di 740 milioni, +9,1%.

Infi ne, il settore delle mac-chine agricole e delle costru-zioni, dove la società opera con Cnh global, ha chiuso con rica-vi in aumento dello 0,7% a 3,8 miliardi. La forte performance delle macchine per l’agricol-tura ha più che compensato condizioni più diffi cili nel bu-

siness delle macchine per le costruzioni. L’utile della ge-stione ordinaria è stato di 411 milioni (margine del 10,8%), in miglioramento rispetto ai 368 del primo trimestre del 2012 (margine del 9,8%).

«Sulla base delle perfor-mance registrate dal gruppo e delle nostre aspettative di ripresa del mercato per tutti i settori, nonché del permanere di condizioni forti nel mercato delle macchine per l’agricoltu-

ra», Fiat industrial ha rivisto al ribasso alcuni degli obiet-tivi per il 2013. La crescita dei ricavi è prevista dal 5% al 3-4%, il margine della gestio-ne ordinaria dall’8,3-8,5% al 7,5-8,3%.

Il mercato ha venduto a mani basse il titolo, che è sta-to anche temporaneamente al ribasso (-4,2%). Fiat industrial ha poi chiuso a piazza Affari a -5,3%.

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È stata un’assemblea tutt’altro che tranquilla quella di Unipol, che ha registrato forti critiche, so-prattutto da parte dei pic-coli azionisti, alla fusione con Premafi n e Fonsai, an-che se, alla fi ne, il bilancio 2012, chiuso con un utile di 441 mln e un dividendo di 0,15 euro per le ordinarie e di 0,17 euro per le privile-giate, è stato approvato.

Le contestazioni hanno riguardato, tra l’altro, gli utili del gruppo, in contra-sto con le perdite dei picco-li azionisti, alcuni dei quali hanno anche minacciato di adire le vie legali.

Dura la replica del pre-sidente, Pierluigi Stefa-nini, secondo cui «le mi-nacce di azioni penali non ci fanno nessuno effetto». A sua volta, l’a.d., Carlo Cimbri, ha sottolineato che «azioni risarcitorie da parte di azionisti dopo l’operazio-ne che ha portato all’acqui-sizione di Fondiaria-Sai sono legittime», ma Unipol «non ritiene che ci siano gli estremi» per tenere conto delle richieste di «qualsivo-glia categoria di azionisti». Cimbri ha invece ricordato che la fusione si completerà entro fi ne anno e ha elen-cato i dati stand alone di Unipol, migliori delle pre-visioni.

Anche l’assemblea di Premafin ha approvato il bilancio 2012, chiuso con una perdita netta consoli-data di 882,2 mln di euro.

© Riproduzione riservata

SU FUSIONE

Turbolentaassemblea di Unipol

Via libera dall’assemblea dell’Enel al bilan-cio 2012, chiuso con una crescita del 6,8% dei ricavi a 84,889 miliardi, un utile netto di 865 mln, -79% e un dividendo di 0,15 euro per azione. Il dividendo porterà al tesoro, per il suo 31,24%, 440,7 milioni di euro.

Ma l’assemblea non è stata tranquilla. Sono infatti venute numerose accuse al ma-nagement da parte di organizzazioni ambien-taliste, per i supposti danni ambientali nelle centrali italiane e negli impianti dei paesi in via di sviluppo. Accuse tutte respinte dall’a.d., Fulvio Conti, che anzi ha ribadito l’impegno per un’impresa a basso impatto ambientale.

In assemblea, Conti ha anche ricordato che «la Robin Hood tax ha comportato l’au-mento della pressione fiscale nel settore energetico con una conseguente marcata ri-duzione dei risultati economici per l’intero comparto energetico e un impatto sull’utile netto di gruppo nell’anno pari a circa 500 milioni di euro» e ha auspicato che il nuovo governo riduca la tassa a 200 mln nel 2014. Conti ha infi ne ribadito che «nel 2012 Enel ha conseguito risultati in linea con gli obiettivi comunicati alla comunità fi nanziaria», mentre è stato migliore del previsto il debito netto.

© Riproduzione riservata

Enel: crescita limitata anche dalle tasse

Latteria Soresina ha defi nitivamente acquisi-to, per 14 milioni di euro, Centrale produttori latte Lombardia (Latte Mila-no, Latte Bergamo, Clab e Pavilat). L’operazione è stata preceduta da un anno di affi tto e gestione della società milanese, grazie alla quale Latteria Soresina aveva portato il fatturato dai 275 milioni del 2011 ai 311 del 2012 (+11%). Per il 2013, è pre-vista un’ulteriore crescita a 330 milioni (+6%).

Il contratto di acquisto prevede il conferimento a Latteria Soresina, dal-la Centrale, di 70 mila tonnellate l’anno di latte, prima destinate appunto alla Centrale produttori latte Lombardia. La coo-perativa cremonese può dunque oggi gestire com-plessivamente più di 410 mila tonnellate di latte.

Soresinasi espande

Credito Emiliano S.p.A.Società per Azioni - Sede in Reggio Emilia - Via Emilia San Pietro, 4Capitale Sociale € 332.392.107 - Registro Imprese di Reggio EmiliaCodice fiscale n.01806740153 - Partita IVA n.00766790356Iscritta all’albo delle banche al n.3032 - Capogruppo del gruppo bancario“Credito Emiliano - CREDEM” iscritto all’albo dei gruppi bancari al n.20010/5

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Bilancio d’esercizio e bilancio consolidatoAi sensi dell’art. 77, comma 1, del Regolamento Emittenti,si rende noto che l’Assemblea della società, in data 30 aprile2013, ha approvato il bilancio d’esercizio al 31.12.2012 eche, pertanto, sono a disposizione, presso la Sede Socialein Reggio Emilia - Via Emilia San Pietro n.4 - e sul sito internetdella società (www.credem.it, sezione Investor Relations –Dati Finanziari), il bilancio d’esercizio e il bilancioconsolidato corredati dalle prescritte relazioni, ad eccezionedel verbale dell’Assemblea che sarà disponibile nei terminiprevisti dall’art. 77, comma 4 del Regolamento Emittenti.

Pagamento del dividendoS’informano i Signori Azionisti che, in conformità alladelibera assunta, sarà posto in pagamento dal giorno 23maggio 2013, con quotazione “ex cedola” del titolo adecorrere dal giorno 20 maggio 2013, il dividendo nellamisura di € 0,12 per ciascuna azione ordinaria da nominali1 euro, godimento 1° gennaio 2012.I possessori di azioni potranno riscuotere il dividendo pressoi rispettivi intermediari.

Reggio Emilia, 1° maggio 2013

Sede in Venezia-Mestre, Via Terraglio, 63 Capitale Sociale Euro 53.811.095 i.v. C. Fiscale n. di iscr. al Reg. Imprese di Venezia 02505630109 – ABI 3205.2

BILANCIO DI ESERCIZIO 2012 Il bilancio 2012 approvato in data 30 aprile 2013 dall’assemblea ordinaria degli azionisti e gli altri documenti di cui all’art. 77 della Delibera Consob n. 11971/99 e succ. modifiche sono a disposizione del pubblico presso la sede legale e presso la Borsa Italiana S.p.A.. Tutta la documentazione sarà inoltre disponibile sul sito web www.bancaifis.it. entro i termini di legge, verrà altresì messo a disposizione presso la sede legale e presso Borsa Italiana S.p.A. il verbale dell’Assemblea dei Soci tenutasi in data 30 aprile 2013. Il dividendo relativo all’esercizio 2012 è determinato in:- Euro 0, 37 per ciascuna azione ordinaria in circolazione alla data di stacco cedola; tale dividendo è

comprensivo della quota parte attribuibile alle azioni proprie detenute dalla società alla medesima data.Il dividendo verrà posto in pagamento, al lordo delle ritenute di legge, a partire dal 9 maggio 2013, previo stacco della cedola n. 16 in data 6 maggio 2013.

Venezia - Mestre, 30 aprile 2013

Il Presidente del Consiglio di Amministrazione Sebastien Egon Fürstenberg

La Banca d’Italia

- omissis -Accertato, con riguardo alla Compass S.p.A., l’irregolarità di seguito indicata:

inosservanza delle disposizioni in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari e di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti da parte di componenti ed ex componenti il Consiglio di amministrazione e il Collegio sindacale e del Direttore generale (art.107, 2° co., e tit. VI del d.lgs. 385/93; Provvedimento del Governatore del 10.2.2011 – Disposizioni in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari. Correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti)

- omissis -DISPONE

A carico delle persone di seguito indicate, nella qualità per ciascuna di essa precisata, è inflitta, ai sensi dell’art. 144 T.U.B., la seguente sanzione amministrativa pecuniaria:

Amministratore delegato e Direttore generale: Sichel Gian LucaPer l’irregolarità sopra descritta, € 15.000,00.

Componenti il Consiglio di amministrazione: Bondi Alessandro, Ghelli Valentino Alfredo Maria, Ascoli Angelo, Buscarini Fabio, Perazzini Silvio, Pellegrino Stefano, Picotti Giorgio, Miccoli Cristiano, Brigatti Angelo, Bertolini Massimo

Per l’irregolarità sopra descritta, € 10.000,00 ciascuno. Componenti ed ex componenti il Collegio sindacale: Mariani Vittorio, Bonetti Sergio,Colombo PieralbertoPer l’irregolarità sopra descritta, € 8.000,00 ciascuno.

- omissis -Ai sensi dell’art. 145, comma 3, T.U.B. il presente provvedimento è pubblicato per estratto, a cura e spese della società, nel

termine di trenta giorni dalla notifica, su almeno due quotidiani a diffusione nazionale, di cui uno economico.

- omissis -Delibera 140/2013

Il Direttore GeneraleFabrizio Saccomanni

Molfetta – Via Patrioti Molfettesi n. 8Capitale Sociale: Euro 93.861.492,40 i.v. – Reg. Imp. e Cod. Fisc. N. 00726570153

Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di GRUPPO CICCOLELLA S.r.l.

BILANCIO DI ESERCIZIO E BILANCIO CONSOLIDATO 2012Ai sensi della delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999 e successive modifiche e integrazioni, si rende noto che il bilancio dell’esercizio 2012, approvato dall’Assemblea degli Azionisti del 30 aprile 2013, corredato della documentazione prevista dalle vigenti disposizioni di legge, nonché il bilancio consolidato del Gruppo dell’esercizio 2012 sono depositati presso la sede legale e sono altresì disponibili sul sito web della Società all’indirizzo www.ciccolella.eu.

Il verbale dell’Assemblea degli Azionisti di approvazione del bilancio 2012 sarà messo a disposizione del pubblico nei termini di legge presso la sede legale e sul sito web della Società all’indirizzo www.ciccolella.eu, come prescritto dall’art. 77 della citata delibera Consob n. 11971.

Si informa che la Relazione Finanziaria Annuale, comprendente il progettodi bilancio di esercizio e il bilancio consolidato al 31 Dicembre 2012, laRelazione degli amministratori sulla gestione e le attestazioni di cui all’art.154bis, comma 5 del D.LGS. 24 Febbraio 1998 n. 58, è stata resa disponibile uni-tamente alle Relazioni della Società di Revisione e del Collegio Sindacale, allaRelazione sul governo societario e gli assetti proprietari, presso la sede lega-le, Borsa Italiana S.p.A. e sul sito internet www.borgosesiaspa.com – SezioneInvestor Relations - Corporate Governance.Prato, 1 Maggio 2013 BORGOSESIA S.p.A.

RELAZIONE FINANZIARIA ANNUALE 2012

BORGOSESIA SPA Via dei Fossi 14/c 59100 PRATO

Capitale Sociale € 54.995.595,60 i.v. Registro Imprese di Prato n. 00554840017

R.E.A. di Prato n. 502788 C.F. – P.IVA : 00554840017

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39Mercoledì 1 Maggio 2013MercoledìMERCATI E FINANZAL’a.d. Greco in assemblea: daremo più forza patrimoniale al Leone

Generali, no all’aumentoE nessuna acquisizione. Sì alle vendite

Dopo anni di assemblee turbolente, la riunio-ne dei soci Generali quest’anno non ha

riservato colpi di scena. A Trieste è stata presentata agli azionisti una società che si è messa alle spalle la lunga gestione di Giovanni Perissi-notto. E le critiche non sono mancate.

In particolare, quando i soci si sono lamentati per l’esigui-tà della cedola, il nuovo a.d., Mario Greco, ha concordato sul fatto che si tratti di un dividendo non in linea con la storia del Leone, con l’impegno a migliorarlo. «Abbiamo inizia-to ad affrontare il tema della debolezza del patrimonio di Generali e la limitata capaci-tà di generare capitale per via organica», ha affermato Greco spiegando che «ciò derivava da una governance interna opaca, dalla mancanza di una strate-gia chiara e da priorità di bu-siness in confl itto tra loro. Uno dei miei primi compiti è stato quello di semplifi care la strut-tura organizzativa e i nostri si-stemi di governance interna».

Un passaggio molto critico è stato anche quello relativo all’indebitamento, defi nito ec-cessivo e alla necessità di ri-durlo con la cessione di asset che non hanno assicurato la adeguata redditività.

Quanto a un aumento di ca-pitale, Greco lo ha escluso, al pari di ogni possibile acquisi-zione. Prima di chiedere impe-gni ai soci, l’a.d. vuole vendere tutto ciò che non serve e con scarsa redditività.

La prova che le Generali sono entrate in una fase nuova, la si è avuta con la conferma che il Leone non parteciperà alla ricapitalizzazione di Rcs. Doppio no comment è venuto poi da Greco e dal presidente Gabriele Galateri di Genola, sul destino dell’1,99% di Me-diobanca detenuto dalla com-pagnia e vincolato al patto di sindacato.

Quello che invece è certo è che il gruppo non ha inten-

zione di lasciare Trieste. Lo hanno garantito sia Galateri, sia Greco.

L’assemblea, dopo aver ap-provato il bilancio 2012, ha rinnovato il cda, riducendolo da 15 a 11 membri: ha con-fermato, tra gli altri, Gabriele Galateri e Mario Greco e ha affiancato a Paola Sapienza (lista di minoranza di Assoge-stioni), Ornella Barra, Alberta Figari e Sabrina Pucci.

© Riproduzione riservata

«Tutte le previsioni» relative allo statuto di Bpm in merito al progetto di trasforma-zione in spa «devono considerarsi, allo stato, provvisorie e soggette a possibili cambiamenti a valle dell’esame di Banca d’Italia e delle valutazioni che, anche all’esito di tale esame, il consiglio di gestione di Bpm ritenesse neces-sario o opportuno formulare». Lo ha sottoline-ato Bpm in una nota chiesta da Consob.

La bozza di statuto attualmente al vaglio delle autorità di vigilanza, prevede l’emissio-ne, in favore di una costituenda fondazione Bpm, di azioni speciali munite del diritto di designare tre componenti del consiglio

di sorveglianza e soggette alla normale di-sciplina di legge in materia di categorie di azioni. Tali azioni, per Bpm, saranno auto-maticamente convertite in azioni ordinarie, sia nel caso di trasferimento a soggetti terzi, sia nell’ipotesi in cui venga promossa un’opa o opvs totalitaria sulle azioni ordinarie. Inoltre, se sarà promossa un’opa o un’opvs totalitaria a cui abbia aderito almeno la maggioranza del capitale sociale con diritto di voto, verrebbe meno l’obbligo della banca di corrispondere alla fondazione Bpm il con-tributo annuale previsto.

© Riproduzione riservata

Bpm più cauta sull’ipotesi spa

Atlantia-Gemina. Via li-bera, dalle reciproche assem-blee, alla fusione di Gemina in Atlantia. La fusione avver-rà sulla base del rapporto di cambio fi ssato in una azione ordinaria Atlantia di nuova emissione ogni 9 azioni or-dinarie Gemina e in una azione ordinaria Atlantia di nuova emissione ogni 9 azioni di risparmio Gemina.«Non ci saranno esuberi, ma forse solo alcune razionaliz-zazioni», ha detto Giovanni Castellucci, a.d. di Atlantia.

Alitalia. «Non pensiamo, nel medio termine, di rima-nere azionisti di Alitalia».Lo ha detto Giovanni Ca-stellucci, a.d. di Atlantia, nel corso dell’assemblea, riferen-dosi alla quota dell’8,85% detenuta in Alitalia.

Tim participacoes, la controllata brasiliana di Telecom Italia, ha chiuso il primo trimestre con un utile netto in crescita del 14% ri-spetto allo stesso periodo del 2012 a 306 milioni di reais (circa 116 mln euro).

Finmeccanica . La procura di Busto Arsizio ha depositato la richiesta di giudizio immediato per l’ex a.d. di Finmec-canica, Giuseppe Orsi, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti pagate a pubblici uffi cia-li indiani per la fornitu-ra di 12 elicotteri Agusta.

Saipem. In assemblea, l’a.d. Umberto Vergine, ha ribadi-to la piena collaborazione della società all’indagine Consob, «che non si è tradot-ta in alcuna contestazione». L’assemblea ha approvato il bilancio 2012 con un divi-dendo di 0,68 euro ad azione ordinaria.

Cariparma. L’assem-blea ha nominato il nuo-vo cda: Ariberto Fassati è stato confermato presiden-te, Giampiero Maioli a.d.

Campari. L’assemblea ha approvato il bilancio 2012 e ha deliberato un dividendo unitario di 0,07 euro, inva-riato. L’assemblea ha poi nominato il nuovo cda per il triennio 2013-2015. Sono stati confermati Luca Ga-ravoglia (presidente) e Bob Kunze-Concewitz, a.d.

Interpump. L’assemblea ha approvato il bilancio 2012 e un dividendo uni-tario di 0,17 euro, mentre il cda si è ridotto da 10 a 9 membri. Fulvio Monti-pò è il nuovo presidente.

Salini. Al termine dell’opa su Impregilo il gruppo Sali-ni ha ora il 92,08% del ca-pitale. Le azioni ordinarie Impregilo resteranno quo-tate sull’Mta ed entro 90 giorni sarà ripristinato «un fl ottante suffi ciente ad assi-curare il regolare andamen-to delle negoziazioni».

BREVI

www.immsi.it

Sede Legale in Mantova – Piazza V. Pareto n.3

Cap.Soc. Euro 178.464.000,00 = i.v. - Codice Fiscale

e numero Registro Imprese di Mantova 07918540019

Il giorno 30 aprile 2013, presso la sede legale della Società inMantova - Piazza Vilfredo Pareto, 3 - si è tenuta, in prima convoca-zione, l’Assemblea ordinaria e straordinaria degli Azionisti di ImmsiS.p.A. che ha approvato, tra l’altro, il Bilancio di esercizio dellaSocietà al 31 dicembre 2012.

Ai sensi dell’art. 77, comma 3, del Regolamento Emittenti, il verbaledell’Assemblea sarà messo a disposizione del pubblico presso la sedelegale, nonché consultabile sul sito internet www.immsi.it (sez.Governance/Assemblea/Archivio/2013), entro il giorno 30 maggio 2013.

VERBALE ASSEMBLEA

AVVISO AGLI AZIONISTI

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Sede in Milano, via Pontaccio 10Capitale sociale euro 70.744.156,08

Registro Imprese Milano ecodice fiscale 10869270156

BILANCIO AL 31 DICEMBRE 2012

A seguito dell’approvazione del bilancio al 31dicembre 2012 da parte dell’assembleaordinaria dei soci tenutasi il 30 aprile 2013ed in ottemperanza all’art. 77 della deliberaConsob n.11971 del 14/5/1999 e successivemodificazioni e integrazioni, si comunica cheè disponibile presso la sede sociale di BorsaItaliana S.p.A. oltre che sul sito internet dellasocietà all’indirizzo www.tipspa.it nei terminiindicati dal comma 1 lett a) del suddetto art.77, il fascicolo del bilancio di esercizio al 31dicembre 2012, completo delle rispettiverelazioni della società di revisione e delCollegio Sindacale. Il verbale dell’assembleasarà messo a disposizione del pubblico neitermini di legge.

DIVIDENDO

Si informa altresì che il dividendo ordinariodeliberato dall’assemblea, pari ad euro 0,041per ogni azione ordinaria al lordo di eventualiritenute di legge, sarà posto in pagamento il30 maggio 2013 con data stacco della cedolan. 8 in data 27 maggio 2013.

Milano, 1 maggio 2013

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