tra napoli e parigi: alle origini del termalismo moderno nel regno di napoli e delle due sicilie...

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ATTRAVERSO LA STORIA - III EDIZIONE Spazi, reti, linguaggi. In ricordo di Elena Fasano Guarini (Roma, 23-25 ottobre 2014) Circolazione di uomini, circolazione di saperi. Dinamiche di diffusione delle idee in ambito scientifico e culturale nell'Europa moderna (XVII-XIX secolo) - coordinatrice: Irene Bevilacqua / discussant: Luca Ciancio (Università di Verona) Rosa Passaro Tra Napoli e Parigi: alle origini del termalismo moderno nel Regno di Napoli e delle due Sicilie (1789-1827). Introduzione: Circolazione delle idee e dei saperi medico scientifici. Dalla république des lettres alla république des sciences. Sarebbe impossibile in questa sede anche solo provare a ricostruire l’intero dibattito su alcuni dei temi tipici della storiografia moderna sul XVIII secolo come cosmopolitismo, circolazione delle idee, Illuminismo 1 . A partire dalla lectio magistralis di Franco Venturi 2 nel secolo scorso, si sono succeduti innumerevoli studi sull’argomento, che hanno visto moltiplicarsi metodologie e prospettive di ricerca in diversi ambiti disciplinari, dalla storia del diritto, dell’econo mia, della società, per citarne solo alcuni. Tuttavia, dagli anni ottanta del Novecento sono emersi nuovi orientamenti storiografici che hanno contribuito a ridefinire alcune delle periodizzazioni classiche e a rovesciare l’interpretazione venturiana secondo cui «il movimento illuminista […] concepiva il senso della propria discussione come un contributo a un processo caratterizzato dalla universalità e dal cosmopolitismo, dalla comunicazione transanzionale, dalla contaminazione di generi letterari […]» 3 . Come hanno efficentemente sintetizzato recentemente le ricostruzioni di Giuseppe Ricuperati 4 e di Edoardo Tortarolo, il privilegiare alcuni contesti nazionali come l’Inghilterra di Francis Bacon o l’Olanda dei free-thinkers nelle tesi, seppur diverse riguardanti l’Illuminismo radicale, di Jonathan Israel 5 e Margaret Candee Jacob 6 , ha posto in secondo piano le ricostruzioni unitarie dell’Illuminismo che avevano dominato il panorama storiografico fino agli anni settanta. In particolar modo, The cultural meaning of the scientific revolution di Margaret Jacob 7 , apparso nel 1988, ha offerto una nuova linea interpretativa, ponendo in risalto il dialogo fra Sei e Settecento e il contributo dato dalla rivoluzione scientifica e dalla scienza newtoniana e baconiana alla costruzione della modernità. Tutti questi elementi, il dialogo fra XVII e XVIII secolo, il tema della circolazione delle idee, dei saperi scientifici hanno inevitabilmente condotto gli storici a rivedere le nozioni di république des lettres e république des sciences. Per Françoise Waquet 8 gli ideali universalistici e più precisamente cosmopolitici (tolleranza, universalismo religioso, cristianesimo ragionevole, diritto internazionale) caratterizzanti la repubblica delle lettere dell’Europa delle guerre di religione e dell’Assolutismo monarchico 9 erano comuni ad entrambe le aggregazioni culturali sopra indicate. Per la studiosa francese il sentimento di unità e solidarietà, l’ideale di progresso, lo spirito di collaborazione fra dotti ed eruditi erano tutti elementi che si riscontravano anche nella comunità scientifica del tempo (a tal proposito Françoise Waquet cita gli esempi della 1 Per recenti sintesi storiografiche sui temi sopra citati, almeno per l’area italiana, si rinvia a: G. Ricuperati (a cura di), La reivenzione dei lumi: percorsi storiografici del Novecento, Firenze, L.S. Olschki, 2000; G. Imbruglia, Illuminismo e storicismo nella storiografia italiana. In appendice il carteggio Venturi-Cantimori dal 1945 al 1955, Napoli, Bibliopolis, 2003; Il Settecento negli studi italiani: problemi e prospettive, a cura di A.M. Rao A. Postigliola, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2010; A.M. Rao (a cura di), Lumi riforme rivoluzione: percorsi storiografici , Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2011. 2 Citiamo a titolo esemplificativo solo alcuni tra i più siginificativi lavori dello storico torinese: F. Venturi, La circolazione delle idee, in «Rassegna storica del Risorgimento», XLI, 1954; ID., (a cura di), Illuministi italiani, t.V , Milano-Napoli, Ricciardi, 1962; ID., Settecento riformatore, 5 voll., Torino, Einaudi, 1969-1990. Inoltre per una biografia intellettuale e politica di F. Venturi si rimanda a : Il coraggio della ragione: Franco Venturi intellettuale e storico cosmopolita . Atti del Convegno internazionale di studi promosso da Fondazione Luigi Einaudi, Università degli Studi di Torino. Accademia delle scienze, Deputazione subalpina di storia patria con la collaborazione di Giulio Einaudi editore e Società italiana di studi sul 18. secolo, Torino, 12-13-14 dicembre 1996, a cura di L. Guerci e G. Ricuperati, Torino, Einaudi, 1988; G. Ricuperati, Categoria e identità: Franco Venturi e il concetto di illuminismo, in «Rivista storica italiana», 1996, CVIII, 2-3, pp. 582-684 (ora in ID., Un laboratorio cosmopolitico. Illuminismo e storia a Torino nel Novecento, Napoli, ESI, 2011, pp. 87-188). 3 E. Tortarolo (a cura di), L' illuminismo : ragioni e dubbi della modernità, Roma, Carocci, 1999, p. 54. 4 Cfr. G. Ricuperati, Poure une histoire des Lumières d’un point de vue cosmopolite, in «Dix-huitième siècle», 1998, 30, pp. 127-142; ID., Universalismi, appartenenza, identità: un bilancio possibile, in Il Settecento negli studi italiani, cit., p. 26; ID., Définir les Lumières: centres et périphéries du point du vue européen, cosmopolite et italien, in Studies on Voltaire and the Eighteenth Century, 2005, 10, pp. 303-321; ID., Frontiere e limiti della ragione, Torino, Utet, 2006. 5 Si segnala in questa sede uno dei suoi studi più recenti: J.I. Israel, Radical enlightenment: philosophy and the making of modernity 1650-1750, Oxford, Oxford University Press, 2002. 6 M. Candee Jacob, The Radical Englightnement. Republicans, Pantheistis, Freemasons, London, Unwin, 1981. 7 ID., The cultural meaning of the scientific revolution, New York, 1988. 8 F. Waquet, Qu’est-ce-que la République des lettres? Essai de sémantique historique, in «Bibliothèque de l’école des chartes», 1989, 147, pp. 473-502. 9 G. Ricuperati, Cosmopolitismo, in Dizionario di politica, a cura di N. Bobbio N. Matteucci, Torino, UTET, 2004 (I ed. 1976), p. 222.

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ATTRAVERSO LA STORIA - III EDIZIONE Spazi, reti, linguaggi. In ricordo di Elena Fasano Guarini (Roma, 23-25 ottobre 2014) Circolazione di uomini, circolazione di saperi. Dinamiche di diffusione delle idee in ambito scientifico e culturale nell'Europa moderna (XVII-XIX secolo) - coordinatrice: Irene Bevilacqua / discussant: Luca Ciancio (Università di Verona)

Rosa Passaro

Tra Napoli e Parigi: alle origini del termalismo moderno nel Regno di Napoli e delle due Sicilie

(1789-1827).

Introduzione: Circolazione delle idee e dei saperi medico scientifici. Dalla république des lettres alla république des sciences.

Sarebbe impossibile in questa sede anche solo provare a ricostruire l’intero dibattito su alcuni dei temi tipici della storiografia moderna

sul XVIII secolo come cosmopolitismo, circolazione delle idee, Illuminismo1.

A partire dalla lectio magistralis di Franco Venturi2 nel secolo scorso, si sono succeduti innumerevoli studi sull’argomento, che hanno

visto moltiplicarsi metodologie e prospettive di ricerca in diversi ambiti disciplinari, dalla storia del diritto, dell’economia, della società,

per citarne solo alcuni.

Tuttavia, dagli anni ottanta del Novecento sono emersi nuovi orientamenti storiografici che hanno contribuito a ridefinire alcune delle

periodizzazioni classiche e a rovesciare l’interpretazione venturiana secondo cui «il movimento illuminista […] concepiva il senso della

propria discussione come un contributo a un processo caratterizzato dalla universalità e dal cosmopolitismo, dalla comunicazione

transanzionale, dalla contaminazione di generi letterari […]»3.

Come hanno efficentemente sintetizzato recentemente le ricostruzioni di Giuseppe Ricuperati4 e di Edoardo Tortarolo, il privilegiare

alcuni contesti nazionali come l’Inghilterra di Francis Bacon o l’Olanda dei free-thinkers nelle tesi, seppur diverse riguardanti

l’Illuminismo radicale, di Jonathan Israel5 e Margaret Candee Jacob6, ha posto in secondo piano le ricostruzioni unitarie dell’Illuminismo

che avevano dominato il panorama storiografico fino agli anni settanta.

In particolar modo, The cultural meaning of the scientific revolution di Margaret Jacob7, apparso nel 1988, ha offerto una nuova linea

interpretativa, ponendo in risalto il dialogo fra Sei e Settecento e il contributo dato dalla rivoluzione scientifica e dalla scienza newtoniana

e baconiana alla costruzione della modernità.

Tutti questi elementi, il dialogo fra XVII e XVIII secolo, il tema della circolazione delle idee, dei saperi scientifici hanno inevitabilmente

condotto gli storici a rivedere le nozioni di république des lettres e république des sciences. Per Françoise Waquet8 gli ideali

universalistici e più precisamente cosmopolitici (tolleranza, universalismo religioso, cristianesimo ragionevole, diritto internazionale)

caratterizzanti la repubblica delle lettere dell’Europa delle guerre di religione e dell’Assolutismo monarchico9 erano comuni ad entrambe

le aggregazioni culturali sopra indicate.

Per la studiosa francese il sentimento di unità e solidarietà, l’ideale di progresso, lo spirito di collaborazione fra dotti ed eruditi erano

tutti elementi che si riscontravano anche nella comunità scientifica del tempo (a tal proposito Françoise Waquet cita gli esempi della

1 Per recenti sintesi storiografiche sui temi sopra citati, almeno per l’area italiana, si rinvia a: G. Ricuperati (a cura di), La reivenzione dei lumi: percorsi storiografici del Novecento, Firenze, L.S. Olschki, 2000; G. Imbruglia, Illuminismo e storicismo nella storiografia italiana. In appendice il carteggio Venturi-Cantimori dal 1945 al 1955, Napoli, Bibliopolis, 2003; Il Settecento negli studi italiani: problemi e prospettive, a cura di A.M. Rao – A. Postigliola, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2010; A.M. Rao (a cura di), Lumi riforme rivoluzione: percorsi storiografici, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2011. 2 Citiamo a titolo esemplificativo solo alcuni tra i più siginificativi lavori dello storico torinese: F. Venturi, La circolazione delle idee, in «Rassegna storica del Risorgimento», XLI, 1954; ID., (a cura di), Illuministi italiani, t.V , Milano-Napoli, Ricciardi, 1962; ID., Settecento riformatore, 5 voll., Torino, Einaudi, 1969-1990. Inoltre per una biografia intellettuale e politica di F. Venturi si rimanda a : Il coraggio della ragione: Franco Venturi intellettuale e storico cosmopolita. Atti del Convegno internazionale di studi promosso da Fondazione Luigi Einaudi, Università degli Studi di Torino. Accademia delle scienze, Deputazione subalpina di storia patria con la collaborazione di Giulio Einaudi editore e Società italiana di studi sul 18. secolo, Torino, 12-13-14 dicembre 1996, a cura di L. Guerci e G. Ricuperati, Torino, Einaudi, 1988; G. Ricuperati, Categoria e identità: Franco Venturi e il concetto di illuminismo, in «Rivista storica italiana», 1996, CVIII, 2-3, pp. 582-684 (ora in ID., Un laboratorio cosmopolitico. Illuminismo e storia a Torino nel Novecento, Napoli, ESI, 2011, pp. 87-188). 3 E. Tortarolo (a cura di), L' illuminismo : ragioni e dubbi della modernità, Roma, Carocci, 1999, p. 54. 4 Cfr. G. Ricuperati, Poure une histoire des Lumières d’un point de vue cosmopolite, in «Dix-huitième siècle», 1998, 30, pp. 127-142; ID., Universalismi, appartenenza, identità: un bilancio possibile, in Il Settecento negli studi italiani, cit., p. 26; ID., Définir les Lumières: centres et périphéries du point du vue européen, cosmopolite et italien, in Studies on Voltaire and the Eighteenth Century, 2005, 10, pp. 303-321; ID., Frontiere e limiti della ragione, Torino, Utet, 2006. 5 Si segnala in questa sede uno dei suoi studi più recenti: J.I. Israel, Radical enlightenment: philosophy and the making of modernity 1650-1750, Oxford, Oxford University Press, 2002. 6 M. Candee Jacob, The Radical Englightnement. Republicans, Pantheistis, Freemasons, London, Unwin, 1981. 7 ID., The cultural meaning of the scientific revolution, New York, 1988. 8 F. Waquet, Qu’est-ce-que la République des lettres? Essai de sémantique historique, in «Bibliothèque de l’école des chartes», 1989, 147, pp. 473-502. 9 G. Ricuperati, Cosmopolitismo, in Dizionario di politica, a cura di N. Bobbio – N. Matteucci, Torino, UTET, 2004 (I ed. 1976), p. 222.

Royal Society londinese e dell’Accademia del Cimento)10. Un tipo di interazione che secondo l’Autrice perdurerà fino alla fine del XVIII

secolo e che avrà nella république universelle des sciences di Condorcet uno degli esempi più significativi11.

Negli ultissimi anni, complice anche un mutamento di prospettiva degli orientamenti storiografici, tale teoria interpretativa è stata

soggetta a rivisitazione. Gli studi di Patrice Bret e Jean-Pierre Schandeler12 hanno condensato infatti le tesi di quanti avevano fortemente

sottolineato il dialogo fra XVII e XVIII secolo nella costruzione del razionalismo e della scienza moderna e di quanti, invece, anche

recentemente, sostengono ancora la lettura venturiana e la sua proposta di un Settecento fra particolarismi e universalità13.

Secondo Patrice Bret alla fine del XVIII secolo «[…]le local et l’universel sont liés dans la construction simultanée d’un espace public de la

science et d’espaces disciplinaires. Envisager l’existence d’une “République des sciences”, émergeant de la vieille République des lettres,

impose donc d’en interroger les catégories en croisant les échelles, les espaces et les modes, en croisant les dynamiques sociales,

institutionelles et disciplinaires pour en saisir les ressorts et en tracer les limites»14.

Ciò si è realizzato grazie allo studio delle numerose istituzioni scientifiche sorte con lo scopo di portare a compimento il processo di

«autonomisation de nouvelles disciplines»15 e di svincolarle dal “ramo” delle scienze della natura sorte e consolidatesi nel corso del

Seicento. Un processo, che come ha sottolineato Shandeler, giunse a maturazione con la Rivoluzione francese e con la creazione

dell’Institut national des sciences et des arts (e dei speculari prototipi in Europa)16 che, nel ripartire in nuove classi ed insegnamenti i

saperi scientifici, ne aveva reso possibile la successiva professionalizzazione.

In tale contesto, dunque, è evidente che «entre idéal cosmopolite et pragmatisme politique d’Ancien Régime […] sur le plan international,

la république des sciences […] s’édifi[ait] alors non seulement par des échanges épistolaires (lettres et envois d’échantillons à

collectionner ou analyser) et par des voyages [...], non seulement par la diffusion des travaux propres (livres, manuels, périodiques

académiques, journaux […]»17 ma anche attraverso «[…] académie et société d’émulation […]»18. Per Patrice Bret, alla fine del

Settecento, la république des science riuscì a formare a livello internazionale «une véritable communauté dans un domaine professionnel

où sciences et techniques se rejoignent»19.

Da quanto detto è chiaro che, affrontare l’identità di contesti nazionali in termini di circolazione, ricezione, scambio, con la realtà europea

propria del XVIII secolo, esige un tipo di analisi che non contempli esclusivamente la storia delle idee ma anche la storia delle riforme

istituzionali, prima derivanti dai meccanismi propri delle riforme settecentesche, nell’alveo degli Stati italiani di Antico regime e poi

consolidatesi con il processo rivoluzionario.

In effetti, per concludere tale discorso e per comprendere meglio il graduale affermarsi della république des sciences a discapito della

république des lettres, è opportuno richiamare l’attenzione a proposito del tempo della politica, affermatosi con l’insorgere dei fatti

dell’89.

A partire dagli ultimissimi anni del Settecento e i primi dell’Ottocento l’universalismo sopranazionale del discorso scientifico lasciò il

posto al cosmopolitismo di matrice rivoluzionaria.

La partecipazione di medici e scienziati al processo di democratizzazione e di repubblicanizzazione di molte realtà europee e il

conseguente esilio di molti di essi fece sì che le classiche forme di sociabilità scientifica praticate nelle Accademie, nei musei, nei gabinetti

si arricchissero di nuovi contenuti.

10 F. Waquet, Qu’est-ce-que la République des lettres, cit., pp. 490-492. 11 ID., Condorcet et les idéaux de la République des lettres, in «Mélanges de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée», t. 108, 1996, 2, pp. 555-569. 12 Cfr. J.P. Schandeler, République des sciences ou fractures de la République des Lettres? in «Dix-huitième siècle», 2008, 40, pp. 315; 332; P. Bret, «Ils ne forment tous qu’une même République». Academiciens, amateurs et savants étrangers dans la correspondance des chimistes à la fin du 18e siècle, in ivi, pp. 263-279. 13 Come abbiamo già avuto modo di accennare a proposito dell’incidenza della tesi venturiana sugli studi sull’Illuminismo italiano, c’è da dire che nella penisola si sono succeduti numerosi lavori volti ad analizzare la realtà italiana in termini di circolazione, ricezione, scambio e dall’altro attraverso la storia delle istituzioni , rilevando l’incidenza delle riforme settecentesche nell’alveo degli Stati italiani di Antico regime. L’Illuminismo come circolazione europea di modelli (politici, giuridici, etici, intellettuali, religiosi) contribuì in maniera significatica all’accellerazione dei meccanismi riformatori; in effetti, la partecipazione dei corpi di funzionari ai processi di trasformazione istituzionali non era esclusivamente frutto del dibattito intellettuale internazionale, ma era anche il prodotto di culture interne, professionali. Un tipo di prospettiva maturata anche nell’ambito della storia della scienza, che ha risentito negli ultimi decenni del dibattito intorno a tali prospettive: In tal modo, il tema della circolazione delle idee è venuto via via legandosi alle istituzioni (Accademie) e alle forme di comunicazione tecnico-scientifica. A titolo esemplificativo si citano: M. Galluzzi, G. Micheli, M.T. Monti, F. Abbri (a cura di), Le forme della comunicazione scientifica, Milano, F. Angeli, 1998; La politica della scienza. Toscana e Stati italiani nel tardo Settecento, a cura di G. Barsanti – V. Becagli – R. Pasta, Firenze, Leo S. Olschki, 1996; Gli archivi per la storia della scienza e della tecnica. Atti del convegno internazionale, Desenzano del Garda, 4-8 giugno 1991, 2 voll., Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1995. Per una recente sintesi sugli orientamenti storiografici riguardanti la storia della scienza si rimanda a: L. Ciancio, Scienze della vita e scienze della terra nella più recente storiografia italiana della scienza: espansione o ripiegamento? , in Il Settecento negli studi italiani, cit., pp. 29-254. In Francia, invece, la forte tradizione della storia dell idee e della scuola delle Annales ha condotto ad un nuovo ciclo di studi, utilizzando non solo la chiave della storia della scienza, ma anche le metodologie proprie della storia sociale e culturale che ha dato i suoi esiti anche in Italia. D. Roche, Cultures savantes et cultures populaires: quelques reflexions sur l’historiographie et la methodologie de l’histoire sociale des cultures, in Cultura, intellettuali e circolazione delle idee nel’700, a cura di R. Pasta, Milano, F. Angeli, 1990, pp. 21-38; V. Ferrone, Una scienza per l’uomo: illuminismo e rivoluzione scientifica nell’Europa del Settecento, Roma, Carocci, 2010. 14 P. Bret, «Ils ne forment tous qu’une même République», cit., p. 263. 15 Ivi, p. 268. 16 Cfr. J.P. Schandeler, République des sciences ou fractures de la République des Lettres, cit., p. 321; L. Pepe, Istituti nazionali, accademie e società scientifiche nell'Europa di Napoleone, Firenze : L. S. Olschki, 2005, pp. XI-521. 17 P. Bret, «Ils ne forment tous qu’une même République», cit., p. 268. 18 Ibidem. 19 Ivi, p. 276.

Come nei decenni precedenti, la conoscenza scientifica era frutto del lavoro di gruppo, della natura del quale dipendeva il progresso della

conoscenza stessa. [...] ma la rivoluzione aggiunse a questo quadro l’educazione alla politica e il relativo impegno»20. La

professionalizzazione dell’impegno pose fine ad un certo accademismo disimpegnato e di maniera, proprio dell’epoca illuministica, e

condusse ad una ridefinizione del ruolo della scienza, la cui funzione sociale fu ridefinita non solo dalle numerose riforme in ambito

socio-professionale e ma anche dall’istituzione di laboratori, musei volti ad accogliere le numerose scoperte scientifiche nell’ambito delle

scienze naturali.

Un tipo di discorso che venne via via accentuandosi con la nascita dell’Impero e l’età napoleonica. Come ha sottolineato Renata de

Lorenzo, la redistribuzione delle problematiche nell’ambito dello Stato amministrativo comport[ò] che lo scienziato organico al regime, in

cui trova[va] strutture, tempi e spazi per utilizzare e perfezionare le proprie competenze nell’ottica del progresso, [fosse] uno strumento

nuovo della politica»21.

Quanto detto è utile per comprendere la nascita di una nuova comunità scientifica (per molti aspetti differente a quella di epoca

illuministica) in corrispondenza della creazione di confini nazionali e statali più o meno definiti nei primissimi anni dell’Ottocento.

Le forme di comunicazione scientifica proprie dell’epoca dei lumi (periodici, musei, laboratori) vennero ad unirsi ad un proliferarsi di

riforme in ambito tecnico-scientifico, grazie al nuovo ruolo svolto dalle Accademie e degli istituti scientifici.

Anche i voyageurs philosophes, reclutati dai diversi governi di Antico regime nel corso del Settecento, lasciarono il posto allo scienziato

di professione. Tra gli anni venti e trenta dell’Ottocento la spedizione scientifica divenne, infatti, lo strumento proprio delle varie

Accademie e dello Stato per attestare i progressi in alcuni rami delle scienze naturali e per affermare il primato del “genio nazionale”22.

Quanto esposto sopra ci ha permesso di intendere, almeno superficialmente, alcuni dei progressi della scienza moderna compiutosi fra gli

ultimissimi anni del XVIII secolo e i primi decenni del XIX in tre diversi ambiti storico-politici e socio-culturali (il cosmopolitismo

illuministico, quello rivoluzionario e l’ età propria degli spazi nazionali e delle Accademie). Progressi che potrebbero essere meglio

compresi attraverso lo studio della lunga evoluzione di una disciplina quale la chimica23. La tendenza fortemente cosmopolita presente in

tale disciplina, come ha mostrato recentemente Marco Beretta24, ci permette di comprendere quanto i progressi di tale scienza dipesero

dalla cooperazione e dalla collaborazione degli esperti del settore. La presenza e la formazione di periodici (primo fra tutti gli Annales de

chimie , periodico fondato da Lavoisier nel 1789), i numerosi gabinetti scientifici, i viaggi di formazione istituiti dalle varie Accademie

permisero, infatti, la circolazione e la diffusione della nuova chimica. In realtà, ciò che contribuì a delineare in misura maggiore il

progresso di tale disciplina fu l’importanza conferita da Lavoisier alla pratica di laboratorio. La rivoluzione teorica del chimico francese

aveva dato un impulso straordinario alla ricerca sperimentale e all’affermazione istituzionale della chimica in tutt’Europa. Da un lato, il

laboratorio di Lavoisier, come ha affermato di recente Marco Beretta, «oltre ad essere punto di scambio fra tradizioni di ricerca e ambiti

disciplinari differenti, […] si presentava come una vera e propria scuola di apprendistato sperimentale […] [mentre dall’altro],

rappresentava […] una componente dell’ambizioso progetto di dare alla chimica una dimensione istituzionale più ampia […]. […] In

effetti, La difficoltà principale per una disciplina come la chimica era costituita dalla mancanza di istituzioni, insegnamenti e periodici in

grado di garantirle un'espansione pari a quelle delle altre scienze naturali. Tale difficoltà era tanto più sentita in quanto la rivoluzione

chimica di Lavoisier aveva generato grandi entusiasmi e aspettative per una materia che ancora cinquant'anni prima era spesso associata

alle pratiche alchemiche o, nel migliore dei casi, era subordinata alle esigenze della medicina e della farmacia»25.

L’affrancamento, quindi, della chimica dalle pratiche alchemiche seicentesche e la professionalizzazione di tale disciplina fu l’esito

congiunto dei progressi teorici e delle pratiche sperimentali ad essi connesse.

Nel corso dell’Ottocento la chimica divenne sempre più una disciplina autonoma ed uno strumento utile per molti dei progressi tecnico-

scientifici in diversi ambiti del sapere scientifico.

Lo sviluppo della chimica ottocentesca fu ad esempio alla base della nascita dell’idrologia medica e del termalismo moderno. L’analisi

delle acque e delle sorgenti minerali praticate in laboratorio e frutto talvolta di spedizioni scientifiche contribuì, in primo luogo, ad

accrescere conoscenze e competenze nell’ambito della chimica analitica ed, in seconda battuta, rispose ad esigenze di politica sanitaria,

20 R. De Lorenzo, Tradizione-innovazione: «Uomini di scienza» e rivoluzione in Terra di Bari e Basilicata, in Un regno in bilico: uomini, eventi e luoghi nel Mezzogiorno preunitario, Roma, Carocci, 2001, p. 261. 21 R. De Lorenzo, Tradizione-innovazione, cit., p. 274. 22 Sul ruolo dei viaggi e delle spedizioni scientifiche nell’ambito nella cultura europea tra XVIII e XIX secolo si rimanda a: Viaggi e scienza. Le istruzioni scientifiche per i viaggiatori nei secoli XVII-XIX, a cura di M. Bossi – C. Greppi, Firenze, L.S. Olschki, 2005; L. Kury, Les instructions de voyage dans les expéditions scientifiques françaises (1750-1830), in «Revue d’histoire des sciences», 1998, 1, pp. 65-92; Y. Laissus, Les voyageurs naturalistes du Jardin du roi et du Muséum d’histoire naturelle: essai de portrait-robot, in «Revue d’histoire des sciences», t. 34, 1981, 3-4, pp. 259-317; D. Roche , Humeurs vagabondes. De la circulation des hommes et de l’utilité des voyages, Paris, Fayard, 2003; D. Vaj, Médecins voyageurs: théorie et pratique du voyage médical au début du 19. siècle, d'après deux textes genevois inédits: les Mémoires sur les voyages médicaux (1806-1810) de Louis Odier et les Carnets du voyage médical en Europe (1817-1820) de Louis-André Gosse, avant-propos de Vincent Barras, Chene-Bourg – Genève, Georg, 2002. 23 Sugli studi di storia della chimica in area italiana per il XVIII secolo si rimanda principalmente agli studi di F.Abbri, Le terre, l’acqua, le arie. La rivoluzione chimica del Settecento, Bologna, Il Mulino, 1984, pp. 269-342. Ma anche ai più recenti studi di: R. Seligardi, Lavoisier in Italia. La comunità scientifica italiana e la rivoluzione chimica, Firenze, L.S. Olschki, 2002. Per il XIX secolo: M. Ciardi, Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento, Milano, F. Angeli, 2010, pp. 21-74. 24 M. Beretta, L’Ottocento: chimica e istituzioni, in Storia della scienza, a cura di S. Petruccioli, vol., VII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, pp. 526-535. 25 Ivi, p. 530.

consolidatesi proprio nei primi decenni dell’Ottocento. Le inchieste accademiche e la trattatistica sull’argomento, volte ad analizzare virtù

e proprietà medicinali delle diverse sorgenti, al fine di debellare numerose malattie, contribuirono, inoltre, al progresso della medicina.

Obiettivo di tale intervento sarà quello di cercare di comprendere come la circolazione dei saperi medico-scientifici tra Napoli e Parigi,

operatasi prima nell’ambito del cosmopolitismo di matrice illuministica attraverso il ruolo svolto dalle varie istituzioni scientifiche e poi

attraverso il processo rivoluzionario e la successiva stagione napoleonica, condussero, da un lato, a degli importanti avanzamenti

nell’ambito della chimica, della nascente idrologia e della balneoterapia e, dall’altro, favorirono il processo d’integrazione di molti medici

e scienziati nel nuovo ordine politico e culturale portato dal decennio francese. Tenteremo di farlo seguendo il percorso scientifico

professionale di alcuni scienziati e naturalisti proprio del Regno di Napoli come Michele Attumonelli, Luigi Sementini e Nicola Covelli.

L’esilio a Parigi di Michele Attumonelli e i Mémoires sur les eaux minérales de Naples et les bains de vapeur (1804).

Come hanno recentemente mostrato i lavori di Corinna Guerra e Melania Anna Duca, la chimica pneumatica e le teorie lavoisierane si

affermarono gradualmente nel Regno di Napoli. Tra il 1787 e il 1788, furono editi, quasi contemporaneamente, i lavori di Matteo Tondi,

Nicola Andria e Carlo Lauberg26, tutti incentrati, sebbene diversamente, sulla teoria antiflogistica, e dunque anti-stahliana, che in Francia

cominciava a raccogliere i primi ma numerosi seguaci.

A tal proposito, c’è da dire che nel Regno di Napoli la dialettica centro-periferia aveva mostrato di saper accogliere i progressi effettuati

dalla scienza d’Oltralpe in tale particolare ambito. Basti pensare al «Commercio scientifico d’Europa con il Regno delle due Sicilie»,

bimestrale curato tra il 1792 e il 1794 da Vincenzo Comi, medico di provincia che aveva studiato chimica a Chieti proprio assieme allo

scolopo durante il suo soggiorno nella provincia abruzzese.

Secondo Cristina Passetti, furono proprio i contatti che Lauberg stabilì con gli intellettuali abruzzesi a far maturare in lui l’entusiasmo e

l’apertura per le associazioni scientifiche, nonché per i progressi della nuova chimica. Rielaborando i principi della chimica meccanica di

Lagrange, superando il metodo geometrico-cartesiano e valicando ogni retaggio provvidenzialistico di matrice genovesiana, Lauberg

mirava ad offrire una lettura razionale della realtà, soprattutto per quel che concerneva i fenomeni naturali, attraverso l’ausilio della fisica

sperimentale. «Prima della costituzione di quella che fu battezzata con il nome di Società patriottica napoletana, lo scolopo si occupò di

chimica tenendo sempre più a legare i problemi scientifici con quelli di ordine politico, attuando in questo modo uno spostamento di

significato del concetto di scienza. Le matematiche – in particolare la chimica, la fisica e la medicina - , non erano più intese come meri

strumenti ordinatori ai fini dello sviluppo del paese ma quali vere e proprie armi da combattimento con cui cambiare profondamente

l’ordine esistente»27.

Tale contesto medico-scientifico rappresentò il passaggio dal vecchio ordine politico al nuovo di cui il giacobinismo avrebbe costituito lo

sbocco più appariscente. Ciò spiega la partecipazione agli avvenimenti rivoluzionari di molti chimici e naturalisti napoletani e di

provincia, divenuti poi esuli ed integratisi successivamente nel nuovo ordine politico ed istituzionale, instaurato dal decennio francese. Le

personalità di Andria e di Tondi, nonché di Michele Attumonelli, Luigi Sementini e di Nicola Covelli ci mostrano come la circolazione dei

saperi medico-scientifici tra Napoli e Parigi, operatasi prima nell’ambito del cosmopolitismo di matrice illuministica attraverso il ruolo

svolto dalle varie istituzioni scientifiche (la Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere di Napoli, l’Académie des sciences, la Société

Royale de Médecine e la Société Médicale d’Émulation di Parigi svolsero un ruolo importantissimo a tal proposito) e poi attraverso il

processo rivoluzionario, condusse a degli importanti avanzamenti nell’ambito della chimica, della science hydrologique e della nascente

balneoterapia.

Attumonelli28, implicato nei fatti politici del’99, fu anch’egli esule nella capitale francese. Lì fu chiamato alla cattedra di fisiologia presso

la Sorbona nel 1801, divenendo più tardi medico di corte. In quegli anni, conobbe Paul e Tryaire che fondarono il vasto stablimento dei

bagni di Tivoli29; per quell’occasione Attumonelli scrisse e pubblicò a Parigi i Mémoire sur les eaux minérales de Naples et sur les bains

de vapeur. Tale opera, oltre a costituire un importante recueil sulle acque termo-minerali presenti nel Regno borbonico, è

26 Cfr. C. Guerra, Prima del “Traité élémentaire” 1789: Lavoisier in due manuali di chimica napoletani, in Le scienze nel Regno di Napoli, cit., pp. 145-168; C. Passetti, Verso la rivoluzione: scienza e politica nel Regno di Napoli (1789-1794); presentazione di A.M. Rao, Napoli, Vivarium, 2007, pp. 122-134. 27 C. Passetti, Verso la rivoluzione, cit., p. 129. 28 «Nato ad Andria nel 1753 da una famiglia di estrazione popolare, compì i primi studi presso il Seminario diocesano dello stesso paese. Si trasferì a Napoli per studiarvi medicina sotto la tutela di Domenico Cotugno e di Domenico Cirillo [...]. L’incontro con Vivenzio e quello con Cirillo si rivelarono fondamentali per la sua formazione umana e scientifica». Scienziati di Puglia: secoli V a.C. – XXI, parte III, a cura di F. P. De Ceglia, Bari, Adda editore, 2007, p. 173. 29 «C’est un pharmacien français du nom de Gosse, établi à Genève à la fin du XVIII siècle, qui le premier a fait de la fabrication des eaux gazeuses une importante industrie. C’est à lui qu’on doit le premier appareil du système de production intermittente [...]. Il expédiait annuellement plus de 40 mille bouteilles d’eaux minérales artificielles, quantité relativement considérable pour l’époque. En 1798, Paul Gosse, son associé, vint à Paris et installa d’abord un appareil à l’hotel d’Usez, puis s’associa avec Triayre et Jurine pour fonder l’établissement de Tivoli». M. Chevalier, Rapports des membres de la section française du jury international sur l’ensemble de l’exposition, t. II, Paris, 1862, p. 580. Notizie relative alla nascita di tale stabilimento termale e alla produzione di acque artificiali, nonché al successo che tali pratiche ebbero anche nel decennio francese si hanno anche in : «Bulletin de Pharmacie», t. II, Paris, 1810, p. 10.

particolarmente interessante in quanto in essa risulta evidente la circolazione dei modelli culturali in tale particolare ambito medico-

scientifico.

Tale studio, oltre alle ragioni indicate sopra, risulta importante per comprendere come la diffusione della chimica lavoisierana e

l’applicazione dei nuovi principi della chimica farmaceutica abbia condotto ad importanti risultati nell’ambito della preparazione delle

acque artificiali, un tipo di pratica che cominciava a diffondersi in Europa proprio in quegli anni30.

In tale pagine Attumonelli, contrariamente al parere di altri chimici e medici, si mostra convinto dell’efficacia delle acque artificiali nella

cura di diverse patologie. In laboratorio poteva essere riprodotta la stessa qualità delle acque minerali presente in natura.

«[…] pour préparer une eau minérale, [afferma Attumonelli], il ne faut qu’employer les même substances dont la nature se sert pour

produire les gaz; et c’est par le moyen de ces fluides élastiques qu’on fait la dissolution des principes fixes; le gaz des eaux minérales

naturelles et des factices se ressemblent parfaitement, et les principes fixes sont tout-à-fait les mêmes»31.

Andando avanti nell’introduzione, egli chiarisce, infine, le motivazioni riguardanti i diversi benefici e vantaggi dati della preparazione

delle acque artificiali, motivazioni che attengono ovviamente all’importanza della chimica dei gas e più generalmente alla rivoluzione

lavoisierana.

«Les chimistes les plus célèbres de Paris conviennent que les eaux minérales factices doivent être préférées aux eaux minérales naturelles;

car les premières sont dégagées de toute substance hétérogène; elles contiennent des gaz qu’on fait purifier en les faisant traverser par

l’eau avant de parvenir au récipient, où il sont pompés; et on peut charger l’eau d’un gaz abondant et supérieur à celui qui se trouve dans

les eaux minérales de source. Les eaux minérales naturelles, apportées de loin et déposées long-tems aux bureaux, perdent sensiblement

de leurs propriétés, à cause qu’il se dégage beaucoup de gaz, d’où résulte la précipitation des principes fixes qu’ils tenoient en dissolution.

La chimie pneumatique peut donc rendre des services très- importans à l’humanité en préparant des eaux minérales factices, qui seront

des médicamens précieux dans plusieurs maladies»32.

Per queste motivazioni Attumonelli predispose la preparazione delle principali acque acque minerali del Regno di Napoli presso il

laboratorio dei signori Paul e Triayre.

La seconda parte del trattato è dedicata invece alla classificazione delle diverse acque e sorgenti minerali del Regno e al loro diverso uso

terapeutico. Il medico e scienziato natio di Andria distingue quattro specie di acque minerali: “sulfureuses, allumineuses, ferrugineuses

alkalines”33. In tale classificazione, egli attribuisce ad ogni tipologia di acqua minerale delle particolari proprietà o virtù medicinali.

L’acqua sulfurea, propria delle sorgenti esistenti presso il borgo di S. Lucia a Napoli, risulta vantaggiosa per le affezioni delle viscere e del

basso ventre, nonché per l’itterizia e la gonorrea34.

Le acque de’ Pisciarelli e delle stufe di Agnano, caratterizzate principalmente da ossido di allumina, venivano anch’esse impiegate

principalmente nella cura delle malattie del basso ventre come la leucorrea, diabete, oppure emorragie interne35.

Le acque ferruginose, che si ritrovano in gran quantità presso le sorgenti del Monte Echia, del Vesuvio e della Solfatara di Pozzuoli, erano

utilizzate in diverse patologie come la clorosi, l’idropisia e l’asma36.

L’ultima categoria analizzata comprende le acque minerali contenenti principi e componenti di natura alcalina, presenti in misura

maggiore nelle sorgenti dell’isola d’Ischia. Tali acque, per uso esterno (attraverso bagni o docce) venivano utilizzate per la cura di alcune

affezioni reumatiche (paralisi).

Concludendo, è possibile affermare che la circolazione dei saperi medico-scientifici tra Napoli e Parigi abbia condotto non solo alla

diffusione della chimica pneumatica e delle teorie lavoisierane nella coterie regnicola, ma anche l’applicazione di tali teorie ad una

nascente disciplina quale l’idrologia medica.

Inoltre, l’uso delle acque minerali artificiali per la cura di diverse tipologie mostra l’importanza delle pratiche sperimentali in laboratorio

per l’avanzamento della nuova chimica. Vedremo nel concreto, attraverso la figura di Luigi Sementini, l’introduzione di tali nuove

discipline nel Regno di Napoli.

Il Gabinetto di chimica di Luigi Sementini.

La riforma degli ordinamenti e statuti universitari, avviata nel decennio francese e poi conclusasi con la Restaurazione, condusse a delle

importanti novità nel panorama accademico napoletano. Nel 1806 Luigi Sementini fu chiamato a sostituire Salvatore Maria Ronchi nella

30 Sull’introduzione in area francese delle acque minerali artificiali si veda: T. Lefebvre – C. Raynal, Le thermalisme, un patrimoine à vau-l’eau. L’exemple de Bussang, in «Revue d’histoire de la pharmacie», XCII, 2004, 342, pp. 191-208. Notizie riguardanti l’introduzione di tali pratiche nel Regno di Napoli, attraverso la figura di Paolo Assalini, si ritrovano anche in N. Greco, Acque e bagni termo-minerali nel Regno delle Due Sicilie: il caso Calabria, introduzione di R. De Lorenzo, Lamezia Terme, Fratelli Gigliotti, 1998, p. 63. 31 M. Attumonelli, Mémoires sur les eaux minérales de Naples et les bains de vapeur, Paris, 1804, p. 3. 32 Ivi, pp. 5-6. 33 Ivi, p. 6. 34 Ivi, pp. 8-26. 35 Ivi, pp. 26-55. 36 Ivi, pp. 56-146.

cattedra di chimica37. Nel 1812, di accordo con le autorità politiche, effettuò un viaggio a Parigi «per acquistare maggiori lumi su di

quanto vi è di più sublime sulle scienze chimiche»38 e soprattutto per potersi procurare gli strumenti e le macchine necessarie alla

costituzione di un gabinetto chimico39, fondamentale per il nuovo insegnamento.

La preziosa corrispondenza tra il Ministero dell’Interno e quello degli Esteri40, oltre alle notizie già acquisite su tale accadimento, ci ha

permesso di ricostruire nei dettagli l’intera vicenda. A Parigi, il chimico napoletano conobbe ed intrattenne rapporti con alcuni dei

personaggi più illustri della chimica e fisica francesi, come Joseph Louis Gay Lussac, Claude Louis Berthollet e Nicolas Louis Vauquelin41.

In particolare, la conoscenza di Berthollet si rilevò fondamentale per la costituzione del succennato laboratorio. Grazie, infatti,

all’influenza del chimico francese, in un primo momento si pensò di acquisire la strumentazione del gabinetto di Lavoisier costituito tra le

altre cose di: «[…] di un completo vasellame di platino, di esattissime bilance, di due grandi macchine pneumatiche di nuova costruzione,

di una enorme macchina elettrica ordinaria, e di un’altra per l’elettricità negativa, di una poderosa pila di Volta, e di tanti altri strumenti

[…]»42, la cui spesa sarebbe ammontata a circa ventiseimila franchi. Tuttavia, come mostra la corrispondenza tra Sementini e il Ministro

dell’Interno il Conte Giuseppe Zurlo, nel novembre del 1812 si dovette abbandonare il progetto dell’acquisto del laboratorio di Lavoisier.

Sementini riuscì, tuttavia, ad acquisire una nuova strumentazione composta da «[…] nove bottiglie di Leida […]. Un’altra macchina di

Nairne per l’elettricità positiva, e negativa, una pila di Volta molto energica di 400 placche di rame, e zinco cogli apparati rispettivi, due

gazometri, ed il pallone per la sintesi dell’acqua, il calorimetro, due grandi bilance […] il manometro di Berthollet, l’igrometro di

Saussure, più barometri, molti termometri, diversi audiometri, [molti apparecchi propri del laboratorio di Louis-Bernard Guyton de

Morveau […]»43.

L’attrezzatura per il nuovo laboratorio giunse a Napoli nel 1813; essa era composta, oltre dagli strumenti sopra indicati, anche dai

seguenti:

«Due grandi specchi concavi con piedistalli di noce.

Due termoscopj, e due termometri differenziali cogli apparecchi di Leslie44 ecc,.

Un apparato pneumato-chimico ad acqua.

Una grande vasca di marmo per l’apparato pneumato-chimico a mercurio.

Quattro campane di cristallo con guarnitura, e rubinetti di ottone.

Quattro campane di cristallo con guarnitura e rubinetto d’acciajo.

Un pirometro di Wedgwood»45.

In tale nota si segnalano, inoltre, fornelli di gres cerchiati in ferro, reagenti chimici e molti altri strumenti atti agli esperimenti chimici e

fisici.

La corrispondenza tra lo stesso Sementini e il Ministro dell’Interno tra il 1813 e il 1815 mostra, però, il fallimento di tale iniziativa. Il

gabinetto di chimica di Sementini rimase, infatti, un progetto ideale mai compiutamente realizzatosi. L’allestimento del suddetto

laboratorio incontrò, infatti, numerosi ostacoli, dalla difficoltà di reperire un locale nella Regia Università degli Studi, adatto a tale scopo,

fino ai ritardi di natura politico-istituzionale.

Fu solo, infatti, con la Restaurazione che si completò la riforma degli ordinamenti universitari. L’istituzione della cattedra di chimica

scientifica e sperimentale fu inserita nella facoltà di scienze fisiche e matematiche con il decreto del 12 marzo 181646; in quell’occasione fu

istituito anche un gabinetto di chimica filosofica.

Le vicende di Michele Attumonelli e del gabinetto di chimica di Luigi Sementini mostrano che, sebbene la circolazione dei sapere medico-

scientifici tra Napoli e Parigi avesse permesso la ricezione dei principi teorici della rivoluzione lavoisierana e l’importanza che le tecniche

di laboratorio rivestissero per tale nuova scienza, il ritardo accumulato dalle istituzioni scientifiche napoletane compromise il reale

progresso della chimica regnicola. Il progresso di tale disciplina fu legato, infatti, in misura principale alle iniziative individuali di chimici

e naturalisti dell’epoca, oltre che dal grande impulso dato dalla ricerca scientifica, promossa dalle Accademie e dalle altre istituzioni

37 Storia della Università di Napoli, a cura di Francesco Torraca et al., Napoli, R. Ricciardi, 1924, p. 512. 38 ASNa, Ministero degli Affari Interni, Appendice II, b. 31, f.4. 39 A. Borrelli, Istituzioni scientifiche, medicina e società : biografia di Domenico Cotugno (1736-1822); con un'appendice di documenti sulla Scuola medica degl'Incurabili ; prefazione di Maurizio Torrini, Firenze : L. S. Olschki, 2000, p. 126. 40 Ibidem. 41 ASNa, Ministero degli Affari Interni, Appendice II, b. 1225, f. 23. 42 (Missiva di Sementini al Ministro dell’Interno Giuseppe Zurlo datata 10 ottobre 1812). ASNa, Ministero degli Affari Interni, Appendice II, b. 1384, f. 5. 43 ASNa, Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2151, f.8. 44 «Serve a misurare la differenza di temperatura tra due punti vicini. Esso è costituito da due bolle di vetro piene d’aria unite da un tubo sottile incurvato fissato ad una tavoletta. Il tubo contiene un liquido colorato in quantità tale da riempirlo fino a metà dei tratti verticali. La taratura si effettua facendo in modo che quando la temperatura nelle due bolle è la stessa il liquido sia allo stesso livello nei due bracci. Questa posizione viene presa come 0 della scala. Facendo poi in modo che tra le due bolle vi sia una differenza di 10 gradi si segna un altro punto della scala. L’intervento così individuato viene diviso in dieci parti uguali, estendendo poi la divisione così ottenuta sopra e sotto lo zero». Il gabinetto di fisica dell’Istituto tecnico O.G. Costa a Lecce: immagini del patrimonio scientifico salentino, a cura di A. Rossi – L. Ruggiero, Galatina, Congedo, 2000, p. 50. Per l’importanza che tale strumento rivestì nei primissimi decenni dell’Ottocento nella chimica pneumatica si rimanda a: Elementi di filosofia chimica del sign. H. Davy.. Tradotti sulla versione francese fatta dal sign. Van-Mons, e commentati da G. Moretti e G. Primo, 3 voll., Milano, 1814, vol. 1, pp. 149-150. (La versione francese di Van–Mons apparsa in italiano viene pubblicata a Napoli con le note dei professori Brugnatelli e Configliachi nel 1816). 45 Ministero degli Affari Interni, Appendice II, b. 1421. 46 Collezioni delle leggi e decreti reali del Regno di Napoli, Napoli, 1816, p. 55.

scientifiche del Regno. Il ruolo dell’Accademia delle Scienze e dell’Istituto d’Incoraggiamento fu cruciale, infatti, per l’applicazione dei

principi della nuova chimica alla nascente idrologia medica. Solo a partire dalla seconda restaurazione borbonica, le autorità politiche

favorirono l’avanzamento di quest’ultime discipline ed intervennero concretamente nello sviluppo del termalismo moderno.

L’analisi chimica delle acque e delle sorgenti termo-minerali dell’isola: Francesco Lancellotti e Nicola Covelli.

Nonostante i ritardi propri delle istituzioni napoletane, durante la Restaurazione le autorità politiche, il Real Istituto di Incoraggiamento

e l’Accademia di Scienze e belle lettere tentarono di dare notevoli impulsi al progresso delle scienze naturali regnicole.

In tale direzione si colloca l’analisi, la descrizione geognostica e topografica delle terme, stufe ed arene dell’isola d’Ischia (1827-1829).

Tale spedizione, sebbene fosse promossa dalle istituzioni scientifiche sopra menzionate, mostra ugualmente l’interesse da parte delle

autorità politiche borboniche per una più diretta conoscenza del territorio e delle sue ricchezze naturali. L’analisi e lo studio delle varie

sorgenti ed acque minerali, attraverso le conoscenze proprie della chimica e della geologia, erano volti, infatti, sia ad un avanzamento

della nascente idrologia medica sia a ragioni di tipo economico-produttivo. Le autorità governative nella dialettica centro-periferia,

propria dell’età della Restaurazione, iniziavano a mostrare in quegli anni un grande interesse per le pratiche e le attività termali. La

spedizione di Ischia, infatti, rientrava all’interno di un grande progetto politico-scientifico che doveva comprendere inizialmente l’intera

area flegrea, Castellamare, Napoli ed infine Ischia. L’analisi chimica, medica e geologica di tutte le acque e le sorgenti del Regno doveva,

infatti, condurre ad un’intera topografia delle aree ove fossero presenti sorgenti di acque minerali, di modo da intervenire

successivamente con la modernizzazione o con la istituzione ex novo dei siti termali.

Le motivazioni di tale programma sono illustrate in modo chiaro da Teodoro Monticelli, che nell’esporre tale progetto alle autorità

politiche competenti in una delle tornate dell’Accademia, fornisce preziosi dettagli circa gli obiettivi di tale spedizione47.

Richiamando all’attenzione l’opera di numerosi chimici e naturalisti, che tra XVI e XVIII secolo si erano occupati dell’analisi e dello

studio delle acque e dei bagni termo-minerali del Regno come Jasolino, Sebastiano Bartoli, Nicola Andria, Pasanisi, Comi e molti altri,

Monticelli evidenziava la necessità di dar maggior rilievo alle “scienze fisiche e naturali”, di modo che il progresso di quest’ultime potesse

contribuire anche al miglioramento degli aspetti medico-sanitari legati alle pratiche termali, come del resto dimostravano gli esempi di

Lucca, Pisa, Baden, Bath , Aix, Spa.

In tali diversi contesti politico-culturali, l’analisi delle componenti fisico-chimiche di tali acque era stata accompagnata dallo studio delle

virtù terapeutiche di esse, nonché dal miglioramento o dalla formazione di nuove strutture termali.

Nell’indicare, inoltre, le ricchezze naturalistiche dei Campi Flegrei e più in generale del Regno, il Segretario perpetuo premeva affinché le

acque e le terme di Napoli, di Pozzuoli, di Baia, di Contursi di Salerno, di Sujo, di Manduria, di Baselice, di Telese divenissero oggetto di

attente analisi da parte dei chimici e medici dell’epoca.

Nel gennaio del 1820 furono accordati 1200 ducati dal fondo della Cassa delle Lauree a tal uopo, e nel marzo dello stesso anno si accordò

ai soci dell’Accademia il «permesso di servirsi dei Gabinetti dell’Università e dell’Orto Botanico per farvi degli esperimenti, di accordo coi

rispettivi Direttori»48.

Per l’occasione fu composta una commissione «composta da Covelli, Lancellotti, Sangiovanni e Visconti per stilare un piano per le

operazioni necessarie alla spedizione per l’analisi le più complete di quelle acque, stufe ed arene medicinali»49. Tra il 1824 e il 1825 la

corrispondenza tra la Società Reale borbonica, l’Accademia delle Scienze e il Ministero di Casa Reale mostra più nel dettaglio le modalità

di svolgimento e gli obiettivi di tale impresa, come risulta evidente da una relazione dell’Accademia delle Scienze: «[...] il lavoro deve

andar diviso in quatro parti; cioè l’analisi chimica delle acque in generale, e de’ vapori de’ sudatorj, […] l’Istoria medica di ciascuna di esse

[...] degli antichi e moderni autori, non che i fatti che l’attuale filosofia medica appoggiata sulle analisi chimiche potrà enunciare come

sicuri. […]. Parte geognostica relativa a tali acque, arene e sudatorii, cioè indole di roccie, e giacitura di tali acque, e sudatorii. […]. Loro

quantità, loro posizione, e sistema di amministrazione. [...] Con tali vedute [...] l’operazione comincerà dall’isola d’Ischia, da Castellamare

o da qualunque altro luogo, si avrà ad un tempo non solo l’analisi chimica delle acque, ma la topografia del luogo, e la geologia di quelle

parti del Regno che si andranno visitando. E da queste operazioni sorgeranno i lumi onde meglio dirigere, amministrare e situare le

nostre terme, i nostri bagni e sudatori nel modo più decente ed utile alla languente umanità; il che sarà cagione di richiamare l’attenzione

non solo degli italiani, ma benanche degli oltramontani. Su questi preziosi doni della natura che per la posizione geografica, e per l’indole

del suolo per lo più vulcanico, sono sì variati ed energici, e superano i luoghi più celebri di Europa in facoltà medicinali»50.

47 Relazione Umiliata a S.M. dalla Reale Accademia delle Scienze onde impetrare il permesso di analizzare le acque minerali e termo-minerali del Regno, in Atti della della Reale Accademia delle Scienze, sezione della Società Reale Borbonica, vol. II, parte I, Napoli, nella Stamperia Reale, pp. 60-65. 48 Ivi, p. 60. 49 Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2112, f. 336. 50 Ibidem.

Per le osservazioni e le analisi chimiche erano stati designati Nicola Covelli e Francesco Lancellotti, mentre lo studio medico-scientifico

delle acque e delle sorgenti termo-minerali era stato affidato al Presidente generale Santoro, Ronchi e Sangiovanni. La parte geognostica

sarebbe stata eseguita, invece, dallo stesso Segretario perpetuo Teodoro Monticelli e da de Ruggiero; mentre la parte topografica e

statistica di tali acque era stata affidata a Ferdinando Visconti, direttore del burò topografico negli anni precedenti51.

In effetti, in quegli stessi anni vi fu una particolare attenzione da parte delle autorità scientifiche e politiche per i siti di Castellamare e

Pozzuoli, come mostrano le numerose analisi medico-chimiche e la riqualificazione dei siti termali ivi presenti52.

Tuttavia, la ricerca fin qui condotta ha rilevato come il progetto iniziale redatto dall’Accademia delle Scienze e dalla Società Reale

borbonica sia stato realizzato in tutte le sue parti per la sola isola del regno. Una ricerca incrociata condotta presso l’Archivio di Stato e la

Biblioteca Nazionale di Napoli, il prezioso lavoro già effettuato da Vladimiro Valerio, nonché una rilettura degli Atti dell’Accademia delle

Scienze, redatti e pubblicati dagli venni agli anni quaranta dell’Ottocento, hanno permesso di ricostruire per larga parte la spedizione

all’isola d’Ischia, soprattutto per ciò che concerne l’analisi chimica di esse e lo studio geognostico e topografico del territorio che ne seguì.

Sfortunatamente, non si è potuto riportare alla luce l’intera documentazione. La morte improvvisa di Nicola Covelli, avvenuta nel

dicembre del 1829, nonché «gli ostacoli che incontrarono l’edizioni del 3° 4° e 5° volume degli Atti Accademici [...]»53, sembra aver

impedito un’organica sistemazione del materiale raccolto e la successiva pubblicazione delle diverse analisi effettuate.

Monsignor Rosini, in due diversi rapporti inviati alla Segreteria di Casa Reale tra il gennaio e l’aprile del 1830, rassegna che, non avendo

potuto il chimico e naturalista nativo di Caiazzo «dar l’ultima rivista alle sue carte, […] insieme a tutti gli apparati fisici, e chimici, che

hanno servito alla suddetta analisi [...]»54, fu costretto a formare una Commissione, composta da alcuni soci dell’Accademia, al fine di

recuperare quanto in possesso dal socio Covelli. Furono raccolte 12 memorie, quattro relative alle acque d’Ischia, accompagnate «da

quattro grandi mappe e quadri, in cui [erano] state esposte le qualità fisiche di [tali] acque e le osservazioni meteorologiche»55.

Sfortunatamente la pubblicazione di tali lavori subì notevoli ritardi a causa non solo delle ragioni sopra indicate, ma anche per la

scomparsa di Teodoro Monticelli, uno dei principali artefici e sostenitori di tali spedizioni. Come mostra uno dei rendiconti delle sessioni

dell’Accademia delle Scienze del 1846, il volume, che doveva compendiare gli esiti della spedizione, non era stato ancora dato alle stampe.

Nell’aprile del 1846 si erano raccolte 13 carte topografiche (tra cui la «carta generale dell’Isola d’Ischia, nella quale sono distintamente

segnati i diversi siti delle principali acque termali e fumajuoli, che in essa sono, la stessa in più fogli ed in grande scala, le carte

topografiche di diversi siti delle principali acque termali»)56, oltre che «le analisi chimiche delle cinque acque sorgenti, fatte dal socio

Guarini, cioè della’acqua della Rita, del Capitello, di Francesco I (Paolone), di S. Restituta, e del Cappone»57. In tale volume non si

accenna alle memorie di Covelli, andate perdute, così come quelle di Francesco Lancellotti, a seguito della morte di entrambi.

In questa sede proveremo a ricostruire una sola delle diverse fasi della spedizione, quella relativa all’analisi chimica delle acque e delle

sorgenti minerali dell’isola. A tale scopo si è utilizzato un criterio di ordine tematico e non cronologico, proprio a causa delle diverse

tipologie di fonti impiegate.

Grazie ad una ricerca condotta presso l’Archivio di Stato di Napoli, è stato possibile delineare le diverse fasi di essa. Dalla corrispondenza

tra la Segreteria di Casa Reale e gli organi dell’Accademia, è emerso come le prime due fasi della spedizione (avute luogo rispettivamente

tra la primavera e l’estate del 1827) avessero per oggetto esclusivamente l’analisi chimica delle acque minerali, delle stufe e delle arene58.

Da tale documentazione è possibile rilevare che il primo sopralluogo si protrasse per lo spazio di ventinove giorni (molto probabilmente

tra l’aprile e il maggio dell’anno sopra indicato) e la spesa totale ammontò a 356 ducati e 73 carlini. Il bilancio risulta importante in

quanto ci permette di comprendere le modalità di svolgimento di tale spedizione; sappiamo infatti che per essa vennero impiegati «per

istromenti, reagenti, (e materiali all’uso vario) comprati dalli Sign. Lancellotti, e Covelli [...]»59 55 ducati, mentre «per altri istrumenti,

vasi di vetro, e di majolica, e spese di confezione di altri reagenti, e purificazione di quelli comprati»60 vennero spesi 98 ducati e 47

carlini. L’altra spedizione ebbe luogo nell’estate dello stesso anno e precisamente dal 25 luglio al tre settembre; essa, come la precedente,

era composta dai chimici Covelli e Lancellotti e dai loro due ajutanti. La spesa totale ascese a 625 ducati e 33 carlini61; l’acquisto di

«nuovi apparecchi chimici, [il] rimpiazzo di reagenti consumati, e nuovi reagenti necessari a verificare l’eistenza di [alcune sostanze]

51 Ibidem. 52 F. Lancellotti, Saggi analitici su le acque minerali del territorio di Pozzuoli, preceduti dal Saggio analitico dell’acqua medicinale di Gurigtello, Napoli, 1819; G.N. Del Giudice, Viaggio medico istituito dal professore di clinica Gio. Nicola Del Giudice ad Ischia, a Pozzuoli, a Castellamare, ed altrove, ad oggetto di riconoscere ed analizzare le acque minerali e le stufe, Napoli, nella tipografia di Francesco Migliaccio, 1822; G. Conte, Saggio di sperimenti su le proprietà chimiche e medicamentose delle acque termo-minerali del Tempio di Serapide in Pozzuoli, Napoli, Stamp. Della Società Tipografica, 1826. 53 Relazione Umiliata a S.M. dalla Reale Accademia delle Scienze onde impetrare il permesso di analizzare le acque minerali e termo-minerali del Regno, cit., p. 60. 54 Ministero degli Affari Interni, Inventario II, B. 2117 f. 73. 55 Ivi, f. 74. 56 Rendiconto delle adunanze e de’ lavori dell’Accademia delle Scienze, Sezione della Società Reale Borbonica di Napoli, t. V, Napoli, Nel Gabinetto bibliografico e tipografico, 1846 , p. 136. 57 Ibidem. 58 Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2083, f. 56. 59 Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2112, f. 336. 60 Ibidem. 61 Ibidem.

nell’acqua di S. Montano, [...] e nelle acque minerali d’Ischia [...]»62 fecero sicuramente salire il costo totale della spedizione. Come si

rileva da un rapporto del settembre dello stesso anno della classe di fisica e della Commissione delle acque termali, spedito alla segreteria

di Casa Reale, la rottura di due “crocciuoli di platino” impedì la continuazione dell’analisi delle acque minerali63. Dal medesimo rapporto,

stilato dagli stessi Covelli e Lancellotti, da Monticelli, Matteo Tondi, Luigi Sementini, Saverio Macrì e da Ferdinando Visconti, si

apprende come si era verificata «la rottura di un crogiuolo di platino dell’Università, quattro tubi grandi di cristallo col piede [...] ed il

guasto di una bilancia anche della Università [...]»64.

Tali notizie risultano preziose per capire meglio la tipologia di strumentazione utilizzata a tal uopo, che dovette senza dubbio

perfezionarsi nelle successive fasi della spedizione. Le analisi chimiche ripetute tra l’autunno del 1827 e la primavera e l’estate del 1828

condussero ad un accurato studio sulle acque e le sorgenti minerali dell’isola. In particolare il sopralluogo invernale (27 gennaio – 15

febbraio 1828) e quello di maggio dovette essere molto importante ai fini sopra descritti65. Accanto a delle mappe topografiche (rinvenute

da Vladimiro Valerio nella Biblioteca Nazionale di Napoli66) è conservato un accurato studio chimico sui lavori eseguiti ad Ischia tra il

1827 e il 182867, che riportiamo qui di seguito interamente per completezza di esposizione.

Nomi delle acque

Località

Altezze sul

livello del

mare in piedi

parigini

Temperatura Peso specifico

Sostan-ze fisse in 100

parti di acque

minerali

Sostanze volatili in 1000 parti

Primavera

State Autunno Inverno Primavera State Autunno Inverno

Aria atmosferica

Acido carbonico sviluppato in 3 minuti di ebollizione

Fornello Sotto il Casino di S. M.

Riva del mare

43° 43° 43° 43° 1,00566 1,00568 1,00483 1,00422 5,585 16,057 39,523

Fontana Ibidem Ibid. 40° 41° 37° - 1,00569 1,00589 1,00365 1,00578 5,661 9,670 37,864

Castiglione Fra Casamicciola ed Ischia

Ibid. 22° 28°.5 24° 20 1,00780 1,00810 - 1,00699 12,927 12,477 26,100

Spenna Pollastri Monte della Misericordia

103 48°.5 51° 48° 48° 1,00381 1,00395 1,00458 1,00441 4,213 “ 37,903

Gurgitello Ibidem 195 54° 50° 48° 48° 1,00351 1,00376 1,00417 1,00409 4,585 “ 65,500

Cappone Ibid. 106 20° 27° 24° 19° 1,00414 1,00424 1,00411 1,00401 3,908 15,194 39,200

Bagno dell’Occhio

Ibid. 108 30° 31° 31°.5

30° 1,00270 1,00299 1,00207 1,00265 1,911 3,811 9,300

Gurgitelli sorgente antica

Ibid. 107 42° 43° 45° 43° 1,00418 1,00415 1,00415 1,00434 “ “ 59,112

Acqua ferrata Ibid. 108 21° 32°.4 26° 32° 1,00436 1,00473 1,00450 1,00400 2,635 12,477 12,900

Acqua del Cotto o Fontaniello

Ibid. 114 67° 68° 67°.2

61° 1,00307 1,00424 1,00223 1,00215 2,987 “ 12,485

Tamburo Ibid. 118 52° 54° 50° 42° 1,00281 1,00299 1,00328 1,00494 1,975 6,666 12,000

Taccarini (Pozzo) Ibid. 101 12° 14° 12° 11° 1,00108 1,00142 1,00102 1,00084 2,021 15,121 8,261

Bobò Presso di Casamicciola

468 80° 80° 80° 80° 1,00047 1,00049 1,00041 1,00039 0,786 “ “

La Rita Casamicciola di sopra

162 49°.5 49°.5 48°.4

48.°5

1,00298 1,00337 1,00211 1,00169 2,906 9,518 66,300

Pozzillo (Pozzo) Ibid. 169 16°.5 19° 15°.1 12° 1,00047 1,00048 1,00110 1,00037 0,842 17,132 11,300

Mennella (Pozzo) Ibid. 177 12°.5 14°.2 14° 12° 1,00587 1,00062 1,00055 1,00051 0,983 13,128 7,221

Pisciarelli (Pozzo)

Lacco 18 15° 16° 14°.2 11° 1,00112 1,00087 1,00080 1,00157 0,412 18,293 24,600

Baullajo (Pozzo) Ibid. 24 16° 17° 17° 16° 1,00112 1,00212 1,00260 1,00169 0,416 19,111 16,400

Capitello Ibid. Riva del mare

53° 54° 51° 48° 1,0268 1,0230 1,0254 1,0235 46,213 “ “

Santa Restituta Ibid. Ibid. 36° 46° 39° 37° 1,00121 1,00138 1,00602 1,00819 11,076 9,112 49,400

S. Montano Ibid. Ibid. 38° 36° 31° 22° - 1,0164 1,01708 1,02230 43,302 10,281 18,213

Pozzo de’ Monaci di S. Restituta

Ibid. Ibid. 42° 30° 26° 22° 1,00272 1,00550 1,00322 1,00423 2,871 “ 21,311

Perrone (Pozzo) Casamicciola Marina

Ibid. 25° 30°.2 26° 22° 1,00832 1,00824 1,00825 1,00650 9,615 9,602 17,400

Acqua sottopostall’arena di S. Restituta

Lacco Ibid. 42° 48° 45° 42° - 1,0128 1,0123 1,0121 11,322 “ “

Citara Forio Ibid. 45° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

62 Ibidem. 63 Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2073, F. 129. 64 Ibidem. 65 Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2112, f. 336 66 V. Valerio, Società, uomini e istituzioni cartografiche nel Mezzogiorno d’Italia, Firenze, Istituto geografico militare, 1993, pp. 432-433. 67 Risultamento de’lavori chimici sulle acque minerali d’Ischia, eseguiti sopra luogo nell’anno 1827, e nella Primavera del 1828, BNN, banc VI, 26/1.

Agnone Ibid. Ibid. 28° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Petrelle Spiaggia di Maronti

38 66° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Soliceto Fra l’Imperadore e S. Angelo

43° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Olmitello Spiaggia di Maronti

42 22° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Nitroli Serrara “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Acqua bollente

Maronti Riva del mare

“ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Bagno di Carta Romana

Ischia (città) Ibid. da osservarsi

“ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Bagno Surcellario Punta di S. Pancrazio

Ibid. da osservarsi

“ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Bagno del Gradone

S. Angelo Ibid. - “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Sorgente del Boceto

Boceto “ 14° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Pozzo di S. Francesco ed altr del paese

Forio Riva del Mare

13° “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

Osservazioni: 1. Per le sostanze fisse si è presa la media de’lavori delle quattro stagioni. Lo stesso si è fatto per le sostanze volatili. 2. Non si presentano ancora le mappe del resto della composizione chimica di ciascuna acqua, perché non sono ancora terminate le

analisi. 3. Le dodici ultime acque di questa mappa saranno esaminate sul luogo nella prossima state. Ed in questa stagione saranno

chimicamente studiate.

Lo studio risulta anonimo, ma senza dubbio attribuibile all’opera di Francesco Lancellotti e Nicola Covelli. Esso presenta l’analisi di 36

diverse varietà di sorgenti, bagni e acque minerali dell’isola che, sebbene fossero portate a termine solo tra l’estate e l’autunno del 1828,

come risulta pure dalle note sopra allegate, sono preziosissime per comprendere le modalità di svolgimento di tali analisi, che

prevedevano un esame di tipo qualitativo e quantitativo.

Sfortunatamente al di là di tale preziosa fonte, che rende possibile comprendere i diversi siti in cui furono analizzate le acque

(Casamicciola – Forio – Boceto – Maronti ecc. ) non disponiamo della successiva analisi, che molto probabilmente doveva essere più

accurata. Il tutto è ben spiegato in un rapporto della Reale Accademia delle Scienze datato 2 giugno 1829, firmato da Covelli e Lancellotti,

in cui sono esposte le difficoltà a cui furono soggetti i chimici impegnati nella spedizione. Essi asserirono che le loro osservazioni erano

state dirette all’analisi di circa quaranta sorgenti minerali; «[…] analizzate sopra luogo per ciocché riguarda l’esame delle proprietà fisico-

chimiche, la determinazione de’principi volatili, e tutta quella serie di chimici lavori che [doveva] precedere l’analisi qualitativa. Ritornati

dalle varie spedizioni fatte nell’isola nelle diverse stagioni degli anni 1827 e 1828, [effettuarono un rigoroso lavoro in laboratorio volto]

[…] alla determinazione rigorosa de’ principj fisici delle menzionate minerali. […] I lavori sono immensi, poiché [diretti] non ad una sola

analisi ma sopra 40 ripetute nelle 4 diverse stagioni, […]»68.

La complessità dello studio risulta evidente, così come l’applicazione dei principi della nuova chimica a tale lavoro. Lo studio «delle

proprietà fisiche delle acque, come temperatura, peso specifico [...] [nonché] i lavori pneumatici [effettuati sulle] medesime»69 rendono

chiara la ricezione dei progressi della chimica europea da parte della scienza napoletana. Tuttavia, dallo stesso rapporto emergono alcune

difficoltà legate alla ricezione dei progressi su idrologia e analisi chimica delle acque, soprattutto per alcune sorgenti mai analizzate prima

come l’acqua del Pozzo de’Monaci di S. Restituta, l’acqua termo-minerale sotterranea di Forio (in località Monterone)70.

Dopo la morte di Covelli, come già abbiamo ricordato avvenuta nel dicembre del 1829, le analisi chimiche furono affidate all’opera di

Giovanni Guarini, con molta probabilità uno dei due aiutanti chimici che aveva accompagnato il naturalista e Lancellotti nella spedizione

ischitana. Una delle sezioni del suo Dizionario farmaceutico71, intitolata Analisi chimiche ed usi medicinali delle acque minerali più

rinomate del Regno di Napoli, è dedicata, infatti, alle acque dell’isola d’Ischia. Come affermato dall’autore, lo studio è frutto delle varie

analisi eseguite da lui stesso, da Covelli e da Lancellotti, studio che aggiunge un altro importante tassello alla ricostruzione di tale

spedizione, soprattutto per la parte chimica. Rispetto all’esame chimico sopra indicato, Guarini, infatti, espone in modo dettagliato le

componenti e le sostanze chimiche di ogni acqua o sorgente analizzata.

68 ASNa, Ministero degli Affari Interni, Inventario II, b. 2112, f. 336. 69 Ibidem. 70 ASNa, Ministero degli Affari Interni, InventarioII, B. 2089, F. 176. 71 G. Guarini, Dizionario farmaceutico galeno chimico magistrale e officinale…Napoli, Tip. dell'Osservatore Medico, 1825, pp. 3-16.

Conclusioni

Da quanto esposto, soprattutto in riguardo alla spedizione all’isola d’Ischia, si comprende chiaramente la ricezione da parte della scienza

regnicola dei principi della nuova chimica europea e della conseguente applicazione di essa ad alcune nuove discipline come l’idrologia

medica. Tuttavia, ciò che emerge in modo preponderante è il nuovo ruolo occupato dalle scienze naturali nell’ambito delle conoscenze

scientifiche. «[…] il rigore razionale di un metodo osservativo messo a punto non già alla luce di una costruzione teorica ma attraverso

l’elaborazione di procedure di lavoro attinenti l’osservare, il raccogliere, il classificare, il catalogare[…]»72, proprio della lezione di Linneo

aveva lasciato il posto ad una nuova filosofia naturale. Il mutare del contesto teorico di riferimento (superamento del meccanicismo) e

l’importanza delle pratiche sperimentali e di laboratorio avevano condotto ad una “rivoluzione” in molti ambiti delle discipline

scientifiche. Come abbiamo avuto modo di accennare, nuove acquisizioni nel campo della fisica, principalmente con riguardo al calore e

all’elettricità, nuove ricerche nell’ambito della chimica dei gas (conducendo alla nascita della chimica pneumatica, offrendo basi teoriche

e sperimentali importanti per una nascente disciplina quali l’idrologia medica) avevano mutato l’intero panorama delle scienze delle

natura. «Il “sistema disciplinare” della ricerca naturalistica […] [maturò] profondamente nel corso del XVIII secolo e più ancora nella

transizione al XIX secolo. Molteplici discipline si articola[ro]no distintamente ed autonomamente, non più raggruppate indistintamente e

fuse entro il guscio della “storia naturale” […]»73.

Un nuovo approccio teorico che risulta evidente nell’opera di Nicola Covelli, il chimico e naturalista che forse maggiormente ha

rappresentato il progresso intercorso fra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, in settori scientifici quali la chimica, la

mineralogia, la geologia, grazie anche ai numerosi viaggi e alle spedizioni scientifiche che aveva condotto nella penisola italiana e in

Europa.

Tali ultime considerazioni sono forse utili per chiarire quanto affermato in apertura di tale contributo.

La circolazione dei saperi medico-scientifici tra contesti politici e culturali differenti è un utile mezzo per riscontrare gli sviluppi, sia

teorici che sperimentali, in molti rami delle scienze naturali fra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX. Sviluppi che segnano

sicuramente un punto di rottura rispetto alla scienza seicentesca.

Il progresso e la relativa autonomia di molte discipline portò ad importanti risultati in alcuni ambiti della società ottocentesca, come

quello medico-scientifico e socio sanitario, per un settore come quello del termalismo che nei primi trent’anni dell’Ottocento iniziava a

svilupparsi in modo preponderante, nonostante i ritardi propri delle istituzioni scientifiche e politiche del Regno borbonico.

72 L. Zanzi, Dolomieu: un avventuriero nella storia della natura: dai vulcani del Mediterraneo alle montagne “dolomitiche”: la fondazione della geologia, Milano, Jaca Book, 2003, p. 90. 73 Ivi, p. 115.