sull'origine di cappadocia, in aequa, (x) 35, ottobre 2008, pp. 77-82

8
STUDI RICERCHE AEQUA InDAgInI SToRICo-CUlTURAlI SUl TERRIToRIo DEglI EQUI n. 35

Upload: independent

Post on 02-Feb-2023

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

STUDI RICERCHE

AEQUAInDAgInI SToRICo-CUlTURAlI

SUl TERRIToRIo DEglI EQUI

n. 35

AEQUA

Rivista di studi e ricerche sul territorio degli Equi

Anno X, n. 35, ottobre 2008

Direttoregiuseppe aldo rossi

Direttore responsabile

luca verzulli

Condirettore

artemio tacchia

Collaboratori

gabriele alessandri, giuseppe Bonifazio, nicola cariello,

pietro carrozzoni, giuseppe cicolini, antonio crialesi,

alberto crielesi, andrea del vescovo, ivo di matteo,

alessandro Fiorillo, annita garibaldi Jallet, maria teresa

giovannoni, giovambattista grifoni, aldo innocenzi,

Fabrizio lollobrigida, vincenzo marchionne, zaccaria

mari, micaela merlino, giuseppe panimolle, antonio

proietti, Walter pulcini, gianfranco ricci, antonio roberti,

claudio rossi massimi, adriano ruggeri, piero sebastiani

del grande, Beatrice sforza, paola elisabetta simeoni,

maria sperandio, Boris tacchia, antonio tantari.

autorizzazione del tribunale di roma

n. 390/99 del 20/08/99

Costo copia € 5,00 Numeri arretrati € 8,00

Contributo editoriale: euro 20; sostenitore, a partire da euro 30, da

versare sul c.c.p. n.17250036 intestato a associazione “aequa”,

via valeria, 62 - 00020 riofreddo (rm).

Indirizzo web: www.aequa.orge-mail: [email protected] - [email protected]

Redazione: A. Tacchia, via D. Alighieri 11, 00027 Roviano (RM)

stampa: Tipografia Fabreschi in subiaco.

la collaborazione alla rivista è assolutamente volontaria e gratuita. gli

articoli e le foto ricevute, anche se non pubblicati, non vengono restitui-

ti. di quanto scritto sono direttamente responsabili i singoli autori.

AEQUA

Associazione Culturale

Sede: c/o g. roberti, via valeria 62, 00020 riofreddo (rm)

Segreteria: L. Verzulli, via del Colle 1, 00020 Riofreddo (RM)

Quote associative annuali: soci fondatori, euro 50; soci ordinari

euro 30; soci sostenitori, a partire da euro 30, da versare sul c.c.p.

n. 17250036 intestato all’associazione “aeQua”, via valeria 62,

riofreddo (rm).

Codice Fiscale: 94029830588 - Partita IVA: 05908741001

In copertina:

Riofreddo, necropoli

Casal Civitella: i reperti della

tomba 3 dopo il restauro.

SOMMARIO

giuseppe aldo rossi

Dieci anni di ...Aequa! pag. 3

claudio rossi massimi

La necropoli equa di Casal Civitella a Riofreddo pag. 5

artemio tacchia

La comunità di Roviano nei documenti contabili

(1826-1832) pag. 15

nicola cariello

Il capitano di ventura Amico d’Arsoli in guerra

nell’Italia del XVI secolo pag. 25

gianfranco ricci

La Rocca di Capistrello pag. 39

maria teresa giovannoni

Fra’ Diavolo a Filettino pag. 45

annita garibaldi Jallet

120 anni dei Garibaldi a Riofreddo. L’insediamento

di Ricciotti e Costanza (1888 - 1917) pag. 48

andrea schiappelli, Fiammetta sforza, Beatrice sforza

Ricerche archeologiche presso la

Fonte San Benedetto di Vivaro Romano pag. 63

simone saccucci

Il viaggio di un contadino di Vallinfreda pag. 67

antonio tantari

Affilani nella grande guerra pag. 69

Walter pulcini

La situazione socio-sanitaria di Arsoli nell’Ottocento pag. 71

Fabrizio lollobrigida

La mola vecchia di Jenne pag. 76

alessandro Fiorillo

Sull’origine di Cappadocia pag. 77

micaela merlino

Le Sibille italiche. Miti e leggende delle antiche

profetesse tra Lazio ed Abruzzo pag. 83

giuseppe Bonifazio

La corrida che fu a Vallepietra pag. 92

Scaffale pag. 96

Referenze fotografiche:

C. Rossi Massimi: copertina e tutte le foto da p. 5 a p. 14;

N. Cariello: pp. 27, 35; A. Schiappelli: pp. 64, 66;

F. Lollobrigida: p. 76; A. Tacchia: p. 86;

G. Bonifazio: p. 92; Archivi privati; Archivio Aequa.

2

STUDI RICERCHE

AEQUAINDAGINI STORICO-CULTURALI

SUL TERRITORIO DEGLI EQUI

n. 35

SULL’ORIGINE DI CAPPADOCIA

di Alessandro Fiorillo

sono svariate e spesso fantasiose le ipotesi relative all’origine del nome del paese dicappadocia (1). leggendaria quella che lo vuole far discendere dall’espressione Caput

Duodecim (2), secondo cui il paese sarebbe stato fondato in epoca imprecisata da dodicibriganti che, rimasti soli, avrebbero poi operato un “ratto delle sabine” presso la vicinapetrella. È interessante e curioso notare che i petrellani hanno coniato un goliardicodetto che recita: “O povera Cappadocia fondata dai briganti, prima erano dodici, ora

son tutti quanti”. più plausibili altre due ipotesi. la prima la si può far risalire all’espressione Caput

Otium, luogo di svago dove i pastori conducevano al pascolo le greggi durante la stagio-ne estiva. in più di un’ occasione si trovano dei riferimenti a questa ipotesi. la primanell’Historiae Marsorum del 1678 di muzio Febonio marso, laddove in un passaggiodell’opera ci dice che «nascosto tra gli alti gioghi dell’Appennino…presso le sorgenti

del Liri» c’è il vico di cappadocia, «asilo di pace». continua il Febonio: «Inizialmente

in tale luogo si recavano a godersi il riposo gli uomini della zona, sostando a quell’om-

bra, poi cominciarono a costruirvi piccole case, sempre per il riposo…». Fino a chenacque il villaggio vero e proprio. un altro riferimento a Caput Otium, lo troviamo in un testo del 1738, un’operasull’abruzzo redatta dal vescovo di venosa, mons. pietro antonio corsignani. nel suo“Reggia Marsicana ovvero Memorie topografico-storiche di varie colonie e città anti-

che e moderne della Provincia dei Marsi e di Valeria”, così descrive cappadocia:

«Ritornando a’ Marsi, notiamo il Castello foggetto allo Stato di Tagliacozzo,

Cappadocia appellato, e posto a piè della detta Valle Nerfa sotto gli appennini,

che il suo principio ebbe da poche Capannelle di Pastori, i quali per fuggire i

cocenti raggi del Sole quivi si raunarono co’ loro Greggi a godere un ozio inno-

cente: e così quel luogo fu così detto, come se Caput otii […] Il Castello

(Cappadocia) è abbellito di una Chiesa Parrocchiale dedicata a San Biagio, a cui

presiede il Curato sotto il nome di Preposto, il quale mantiene un sostituto: Evvi

anche la Chiesa di S. Margherita, e l’altra fuori della Terra dedicata al Martire

San Sebastiano. Nel luogo vicino detto la Spogna, nasce un gran Fonte, che poi si

unisce al Garigliano, ed è abbondante di Trote, Pesce che ottimamente nutrisce,

che si digerisce presto, e che genera un’umore, che rinfresca il fegato ed il san-

gue, massimamente se sieno prese in rapidissime acque ove siano sassi; come

parimente vi sorge un altro Fiume, che trascorre col noto Verecchia».

e fin qui i riferimenti a Caput Otium. nei passaggi riproposti del testo del corsignani,troviamo pure un riferimento ad una chiesa dedicata al martire san sebastiano; si trattadella chiesa che diede il nome alla zona oggi conosciuta col termine dialettale di “San

Bestiano”, nell’attuale piazza della vittoria, che all’epoca, nel 1738, era dislocata fuori

77

le mura del castello, dell’abitato. Fino ai primi anni del novecento questa zona segnavail termine del paese.tornando al nome di cappadocia, un’altra possibile origine la si può far derivare daCapodocio, sorgente d’acqua, riferimento alle vicine sorgenti del liri. un’altra ipotesiancora riconduce all’omonima regione dell’asia minore, nell’attuale turchia. lacappadocia anatolica, “terra dei cavalli”. si tratta dell’antica Licaonia rinominatacappadocia dai romani dopo il 33 a.c. sono diversi gli elementi che sembrerebberoavvalorare questa ipotesi. ancora il muzio Febonio marso nella sua già citata operaHistoriae Marsorum attesta che cappadocia venne fondata da alcuni lidi venuti nellenostre terre, e capitanati dal re marsia. costui era stato spodestato nel vi sec. a. c. daciro il grande, e in ricordo quindi dei luoghi perduti, esule nelle nostre terre, fondò unvillaggio chiamato cappadocia, nei pressi delle sorgenti del liri.Quanto segue è un estratto, tradotto, del libro Historia Marsorum:

«E’ nascosto tra gli alti gioghi dell’Appennino, nella angusta valle di Nerfa, diste-

so da occidente ad oriente, presso le sorgenti del Liri, su un piccolo rialzo, il vico

di Cappadocia, asilo di pace. Inizialmente in tale luogo si recavano a godersi il

riposo gli uomini della zona, sostando a quell’ombra, poi cominciarono a

costruirvi piccole case, sempre per il riposo, ma non potevano essere adatte ad

ogni periodo dell’anno, per il clima variante secondo le stagioni: allora edificaro-

no altre case in luogo non lontano, abitate soprattutto da pastori, che, cresciute

poi di numero, costituirono via via un vero villaggio, che conta oggi circa duecen-

to famiglie, con chiesa parrocchiale dedicata a S. Biagio Vescovo, officiata da un

Prevosto e da un coadiutore. Questo paese, Pietro Marso (3), fantasticando, fa

derivare dal lidio Marsia, che l’avrebbe costruito in memoria del perduto regno di

Cappadocia. […] Scorrendo nella valle, poco distante dall’altra riva, volto ad

oriente, sta il villaggio di Petrella, noto nella vita di S. Berardo, vescovo dei

Marsi, a causa del suo consanguineo Giovanni. Il popolo si riunisce per i riti sacri

nella chiesa parrocchiale di S. Angelo. Nella stessa valle, ugualmente a undicimi-

la passi che Petrella dista da Cappadocia».

come abbiamo visto lo stesso muzio Febonio marso ritiene “fantastiche” queste rico-struzioni che fanno risalire ai lidi la fondazione di cappadocia. lo si evince leggendoquel passaggio dove spiega che “Pietro Marso, fantasticando, fa derivare dal lidio

Marsia” la fondazione di cappadocia. certamente riteneva, già ai suoi tempi, piuttostoimprobabile questa ipotesi relativa all’origine del “vico” di cappadocia. restando sul terreno delle congetture potremmo provare ad immaginare e prefigurareuno scenario inedito, quanto audace e sicuramente azzardato. se però volessimo per unattimo ritenere valide queste ipotesi che fanno risalire ai lidi la fondazione dicappadocia, allora possiamo quantomeno prestare attenzione anche a quanto segue:dalla lidia, come abbiamo già detto, emigrarono nel vi sec. a.c. i primi fondatori dicappadocia, stando almeno alle supposizioni “fantastiche” di paolo marso. Qualchesecolo prima, esattamente sul finire dell’viii sec. a.c., secondo lo storico greco erodoto

78

dalle stesse terre della lidia emigrò un popolo, al seguito di un principe di nometirreno. costoro, per sfuggire ad una terribile carestia, vennero a riparare nelle terredella penisola italica e si stabilirono tra il tevere e l’arno. erano i tirreni, progenitoridegli etruschi. ora tra le due migrazioni, quella al seguito del principe tirreno e quellaguidata dal re marsia, corrono appena due o tre secoli, per cui, se volessimo restare suun terreno caratterizzato da supposizioni “fantastiche”, potremmo spingerci fino ad ipo-tizzare un qualche lontano legame tra i primi cappadociani e i progenitori degli etruschi.ma il tutto nasce soltanto dalle congetture scaturite dalla fantastica ricostruzione dipaolo marso, che il muzio Febonio marso ripropone, in verità in maniera neanche trop-po convinta, perché tra gli eruditi del suo tempo, tra il Xvi e il Xvii secolo, eranomolto diffusi questi “miti” di fondazione. in abruzzo, sappiamo, non vi è nessuna testi-monianza materiale, o archeologica, riconducibile ad una presenza etrusca, forse soloqualche frammento di bucchero, segno di scambi commerciali tra gli etruschi e gli equinella marsica occidentale, ma nulla che faccia pensare ad una presenza “fisica” e stan-ziale degli etruschi in abruzzo. l’unico riferimento agli etruschi, nel nostro territorioabruzzese, è probabilmente quello che l’archeologa micaela merlino (4) propone in unsuo articolo sulla rivista Aequa, laddove, in sintonia con alcuni studiosi, rivela la possi-bile presenza di tracce e segni dell’ etruscus ritus a proposito della fondazione dellacolonia romana di Alba Fucens. abbiamo fin qui esposto alcune delle spiegazioni che nel tempo alcuni studiosi hannoproposto rispetto alle origini relative alla fondazione del paese di cappadocia. con l’ul-tima qui esposta abbiamo aperto il campo delle ipotesi al “filone”, spesso battuto dairicercatori, che vuole cappadocia essere stata fondata da esuli di un paese orientale,limitrofo alla cappadocia anatolica. non possiamo nascondere che sono molti i segni egli indizi che sembrerebbero avvalorare questa ipotesi, pur mancando prove inoppugna-

79

bili che facciano derivare i fondatori di questo paese dalle zone dell’attuale turchia ocomunque dell’asia minore. ci si è sempre chiesti, in effetti, perché i santi patroni dicappadocia, san Biagio e santa margherita, siano originari proprio della penisola ana-tolica. s. margherita era nativa di antiochia di pisidia, regione a sud della turchia. lagiovane, conosciuta anche con il nome di marina, fu martirizzata nel iii sec. d.c. sottol’imperatore decio. s. Biagio era originario di sebaste, in cilicia, terra anch’essa turca e confinante con lapisidia. il santo, divenuto vescovo della regione, fu martirizzato da licinio nel 323 d.c.,quando in occidente regnava costantino. c’è poi un altro san Biagio, omonimo delvescovo martirizzato, originario della città di cesarea di cappadocia, ma di lui cono-sciamo ben poco. la provenienza orientale dei santi protettori di cappadocia sembraconfermare questa ipotesi, abbastanza radicata, che vuole il paese fondato da uominiprovenienti da quelle terre. e in aggiunta alle mitiche ricostruzioni di pietro marso sullanon provata origine lida del nostro paese, ci sono altre ipotesi ancora. una è relativa all’epoca del generale romano cornelio silla, che nell’88 a.c. guerreggiòcontro il re del ponto mitridate vi. mitridate nel 99 a.c. aveva deposto il re legittimo,ariobarzano, unendo le provincie orientali dell’impero in una lega finalizzata a destitui-re lo stato romano. da quellacampagna militare silla tornòvittorioso con i suoi veterani, aiquali fu riconosciuta la cittadi-nanza romana e l’assegnazionedi alcune terre. È probabile chead alcuni di quei soldati fosserostate assegnate le terre dovesorge oggi il paese, e che essi, inricordo delle loro imprese interra d’asia, chiamarono cap -padocia. anche in questo casonon disponiamo di prove o ele-menti che possano avvalorarequesta ipotesi. tornano però coninsistenza le congetture secondole quali ci fu un tempo in cui dauna migrazione di persone legatealla terra della cappadocia ana-tolica o comunque dell’asiaminore, ebbe origine il primonucleo del villaggio conosciutoin seguito come cappadocia. e ilnostro non è l’unico paeseabruzzese che sembra derivare lesue origini da progenitori orien-

80

tali. possiamo portare l’esempio del paese marsicano di opi. in una cartina del vi sec.a.c. il nome di un paese Opis figura nella penisola anatolica, al tempo di ciro il grande.ma l’etimologia di opi potrebbe pure derivare dal latino opus operis, cioè opera. c’è anche chi avanza l’ipotesi che il nome cappadocia derivi dal persiano. in linguapersiana, infatti, cappadocia si scrive Kapatukja, il cui significato è: “paese dei nomibelli”. Quella regione della penisola anatolica fu abitata per oltre 350 anni dai partidell’iran, che parlavano e scrivevano in persiano. Quindi non possiamo trascurare deltutto anche quest’altra ipotesi di un origine persiana del nome del nostro paese, perquanto piuttosto improbabile. tornando agli altri luoghi limitrofi a cappadocia che sem-brano vantare più di un legame con le terre orientali, non possiamo non citare il fattoche la diocesi dei marsi, che aveva la sua sede originaria in pescina fino al ii conflittomondiale, fu fondata dai santi martiri cappadoci rufino e cesidio, patrono di trasacco(aQ), rispettivamente padre e figlio. Quando cesidio giunse nella marsica, il padre eragià vescovo della regione, dopo essere stato pastore di amasia, nel ponto. più tardirufino si recherà ad assisi, passando per tagliacozzo e roma, percorrendo la viatiburtina-valeria. ad assisi rufino incontrò il martirio nel 240 d.c., secondo quantoattesta la Passio del vescovo. un altro paese abruzzese le cui origini si fanno risalire aprogenitori orientali, è scanno (aQ). e ad abbracciare queste ipotesi dell’originemediorientale di diversi paesi abruzzesi è il canonico andrea di pietro, che nel 1872all’interno del suo Catalogo dei vescovi della diocesi dei Marsi riporta quanto segue:

«…ora essendo dimostrato che coi Tyrseni [Tirreni] o insieme, o successivamente

venissero i Lidi limitrofi, coi Frigi e coi Paflagoni ad occupare una parte di que-

sta ridente penisola, conoscendosi per testimonianza dello stesso Strabone che

gl’indicati Lidi, Frigi ed ancora i Paflagoni, sulla punta dell’Asia minore erano

posti a confine in maniera che formavano un popolo solo; risapendosi da Plinio, e

da Silio Italico che il Duce chiamato Marsia assomigliato dai poeti ad un Satiro

per la barba assai lunga, dopo aver dominato nella Lidia, regnasse anche in que-

ste nostre contrade nelle quali, come assicura Solino, edificò quell’antichissimo

castello di Archippe che il citato Plinio dice erroneamente ingoiato dal Fucino;

deve conchiudersi che da esso discacciato dalla propria sede Asiatica, venuto coi

suoi ad occupar questi luoghi, avessero la loro denominazione i popoli Marsi.

Male adunque si oppose il Febonio quando volle asserire che Paolo Marso Poeta

Pescinese sostenitore della mia opinione fin dai suoi tempi, da una favola formas-

se una storia» (5).

come si può ben comprendere da queste righe del di pietro vediamo come il canonicoteologo della cattedrale di pescina fosse convinto dell’origine orientale di molti paesidella marsica, rimbeccando persino il Febonio che invece, nel 1678, riteneva questeipotesi delle fantasticazioni di poeti quali il più volte citato paolo marso (6). e ancoraall’interno di Agglomerazioni delle popolazioni attuali della diocesi dei Marsi, a pag.52 scrive:

«Vicino a Verrecchie dove ha la sua sorgente il fiume Liri incomincia la valle di

Nerfa che, molto stretta nella parte occidentale, si dilata nella parte meridionale e

81

giunge fino a Capistrello. Nel principio di questa valle, sostiene Paolo Marso, e

non già Pietro Marso riferito dal Febonio, quel Duca Marsia mandò una porzione

di Lidi ad edificar Cappadocia in memoria di quella che avea perduta nell’Asia».

un’altra ipotesi che lega alle terre orientali l’origine del nostro paese tende a prestareattenzione al periodo relativo all’ viii sec. d.c., quando alcuni monaci Basiliani, infuga dalle invasioni arabe e dalle persecuzioni iconoclaste che imperversavano nell’im-pero orientale, trovarono probabilmente riparo nelle nostre terre, come in tutta l’italiameridionale. È curioso notare che nel tempo sono rimasti costanti a cappadocia alcuninomi propri di persona che sembrerebbero rimandare e avvalorare le ipotesi qui propo-ste. mi riferisco a nomi quali armenio, armenia, anatolia o anche Basilio. infatti imonaci Basiliani erano seguaci di Basilio il grande, o Basilio di cappadocia (cesareadi cappadocia 329 ca. – 379), meglio noto come san Basilio. legami con questo pas-saggio di monaci Basiliani sono stati ipotizzati anche in riferimento alla fondazione delsantuario della ss. trinità, a poca distanza da cappadocia. in effetti la pittura sulla roc-cia, interna al santuario, che riproduce l’immagine della ss trinità, sembra rispondere acanoni artistici bizantini. non si è concordi però su questa ipotesi, e altri studiosi colle-gano invece l’origine del santuario a san domenico di sora, che pellegrinò a lungonelle nostre terre. insomma, non abbiamo elementi certi attraverso i quali mettere la parola fine sulle ori-gini delle genti che per prime fondarono il nostro paese. possiamo quindi continuare lericerche con la speranza d’arrivare, un giorno, a trovare un elemento preciso, una testi-monianza, una prova in grado di svelare finalmente con certezza l’origine del nome edei primi abitanti del paese di cappadocia, che molti ma non ancora sufficienti elementisembrerebbero rimandare alla più vasta e conosciuta cappadocia anatolica, dell’asiaminore (7).❖

__________1- paese della marsica, in provincia dell’aquila, a 1.108 m slm. il suo nome viene citato per la prima voltain una Bolla che papa clemente iii inviò al vescovo dé marsi, eliano, nel 1187.2- capo dodici.3- paolo marso secondo il di pietro. 4- presidente dell’associazione culturale Clinamen, Cultura in Movimento (www.clinamen.3000.it), vice-presidente dell’associazione archeologica dell’etruria meridionale Rasna. esperta conoscitrice del nostroterritorio, ha pubblicato il testo Pereto. Alla ricerca delle antiche origini, 2004.5- a. di pietro, Catalogo dei vescovi della diocesi dei Marsi, 1872, pp. 11-13.6- muzio FeBonio marso Storia dei Marsi, di p. 75: « (…) e a tale sua invenzione paolo marso adatta ladenominazione dei luoghi (…). e livio a sua volta: si trova anche nella marsica una città di celano enell’asia si trovano apamea, atrano, l’isola di ortigia, la licia, i regni della cappadocia, i monti dellacaria, curricolo e altre località per cui si sospetta che quelle siano state associate alle nostre per la somi-glianza del nome e che tutte le denominazioni siano state da marsia derivate dai suoi antichi domini e appli-cate fantasiosamente alla nostra regione. e tuttavia tale finzione non può in nessun modo essere ritenutaverosimile».7- allo stato attuale delle ricerche, nonostante le indubbie suggestioni e indizi che sembrerebbero collegareil paese con la cappadocia asiatica, resto più propenso a credere che l’origine del nome sia legata all’e-spressione latina Caput otium.

82