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RITA FRESU STRATIFICAZIONE E TIPOLOGIA DEL LESSICO ITALOROMANZO DEI GIOCHI DI CARTE: PRIMI SONDAGGI (estratto da) ANNALI DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA DELL'UNIVERSITÀ DI CAGLIARI NUOVA SERIE XXVIII (VOL. LXV), 2010-2011 CAGLIARI-2011

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RITA FRESU

STRATIFICAZIONE E TIPOLOGIA DEL LESSICOITALOROMANZO DEI GIOCHI DI CARTE:

PRIMI SONDAGGI

(estratto da)

ANNALI DELLA FACOLTÀ

DI LETTERE E FILOSOFIADELL'UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

NUOVA SERIE XXVIII (VOL. LXV), 2010-2011

CAGLIARI-2011

RITA FRESU

STRATIFICAZIONE E TIPOLOGIA DEL LESSICOITALOROMANZO DEI GIOCHI DI CARTE:

PRIMI SONDAGGI1

1. Qualche riflessione preliminare. – In un contributo del 1974Alessandro Finzi istituiva un parallelo tra linguaggio e giochi di car-te, ritenendo, sulla scorta del noto confronto saussurriano tra scac-chi e lingua, che i giochi di carte potessero di quest’ultima ben rap-presentare modelli empirici strutturali e funzionali2. Se le teorie sullinguaggio sono state dunque accostate all’attività delle carte, poco onulla indagata, invece, appare la dimensione linguistica di tale prati-ca condivisa da molte comunità umane in spazi e tempi diversi. Illessico dei giochi di carte (e delle attività ludiche in generale), infatti,non ha sinora ricevuto l’attenzione degli addetti ai lavori, fatta ecce-zione per alcuni contributi specifici: si pensi per es. al saggio di Clau-dio Marazzini (1979), dedicato al Trucco, gioco di carte diffuso nelleLanghe piemontesi; oppure ai contributi di Paolo Di Giovine (1985;1986; 1987) sulla briscola; o ancora alle puntualizzazioni di Antonio

1 Il presente contributo discute in forma estesa i risultati di un’indagine di cuisi è data anticipazione in Fresu 2010.

2 Finzi 1974 discute alcuni aspetti costitutivi del linguaggio paragonandoli aquelli dei giochi di carte: per la parola istituisce un parallelo tra fonemi come ele-menti subsegnici equivalenti ai semi e ai punti delle carte (pp. 116-119); accostala rigorosa formalizzazione sintattica dei giochi alla sintassi di frase (pp. 119-120);nota l’arbitrarietà di ambedue i codici (pp. 120-121) e il rango d’uso degli ele-menti costituitivi (pp. 122-123); segnala per ambedue l’aumento della ridondanzarapportabile all’incremento della funzionalità (pp. 123-131), la presupposizione(pp. 131-134) e la trasmissione delle informazioni (pp. 134-137); si sofferma sulmutamento nel tempo (pp. 138-143). Simili considerazioni si rinvengono in Eco1973: 89. Altri valori semantici attribuiti alle carte, come nella cartomanzia, sonoesaminati in Lekomceva, Uspenskij 1969 (in partic. p. 247). Sul parallelismo trastrutture linguistiche e giochi interviene anche Prampolini 1997 che esamina lateoria dei giochi elaborata nel 1944 dal matematico e fisico Iohn von Neumann edall’economista Oskar Morgenstern e ne propone un’applicazione in chiave di fi-losofia del linguaggio.

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Batinti e Ornero Fillanti (2006; 2007) per l’area umbra, e a quelle diMassimo Arcangeli (2007) il quale mostra (in partic. alle pp. 230-235) come alcuni vocaboli italiani dei giochi di carte siano penetratinel tessuto lessicale di altre lingue di cultura3.

Le ragioni di tale assenza dal panorama degli studi potrebbero risie-dere nella natura stessa di questo ambito che, toccando questioni lega-te alla lessicografia italiana e dialettale e ai meccanismi di travaso tralinguaggi settoriali e lingua comune, presenta confini poco definiti,ampie aree di sovrapposizione con altri domini lessicali e con la stessavarietà d’uso, e soprattutto difficoltà nell’identificazione di fonti ade-guate sulle quali condurre l’accertamento linguistico. Ciò è in parteconnesso alla stratificazione di apporti colti ed elementi popolari chesi sono addensati nel corso del tempo in questa particolare attivitàumana in cui sono compresenti, secondo la classificazione del sociolo-go Roger Caillois (1981, pp. 28-45), tanto gli elementi della competi-zione (agon) intellettuale quanto quelli aleatori del caso (alea)4. Bastipensare, in riferimento al rapporto con il mondo culturale, alle testi-monianze – da Pietro Aretino, Matteo Maria Boiardo, fino a ItaloCalvino (ma anche a Lewis Carroll) – in cui le carte, spesso i tarocchi,rappresentano spunti di vicende compositive e testuali, e più in gene-rale alle implicazioni tra carte da gioco e letteratura, su cui si è andatacostituendo una ricca bibliografia5. E ancora, sul versante demotico, siconsideri la notevole variabilità nelle denominazioni locali di figure,semi, giochi, azioni e mosse a essi riferiti, per la quale sarebbe suffi-ciente scorrere lavori specifici localmente orientati, come la raccolta digiochi emiliani promossa da Giampaolo Dossena e pubblicata negli

3 Più specifica (e datata) la bibliografia fuori dal panorama italiano, per cuicfr. Maurer 1943 sul gioco del faraone e Larsen 1951 sul poker (per il travaso deitermini di quest’ultimo nel linguaggio politico cfr. Tidwell 1958); per il bridgeFries 1983 e Benson/Greaves 1992.

4 Ampia la bibliografia sul gioco in una visuale socioantropologica per cui cfr.almeno de Sanctis Ricciardone 1994, ma andranno ricordati il classico contributodi Huizinga 1938 (nel quale il gioco, inteso come fenomeno culturale, viene postoal centro di tutte le attività umane), rivisitato soprattutto in prospettiva tassono-mica da Caillois 1981 [1967]: l’Agon o competizione (sia sportiva, sia intellettua-le, pp. 30-33), l’Alea o caso (in cui il fattore primario è la fortuna, pp. 33-36), laMimicry o mimica/simulacro (ossia i giochi di ruolo, pp. 36-40), l’Ilinx o vertigi-ne (giochi in cui si provoca se stessi, violando la stabilità della percezione, pp. 40-45), categorie fondamentali entro le quali, anche in maniera binariamente combi-nata (come appunto i giochi di carte per agon e alea, per cui Caillois 1981, p. 34)ricadono di fatto tutte le attività ludiche (utile anche Lanternari 1974).

5 Mi limito a rievocare almeno Corti 1978; cfr. anche i contributi contenuti inPassare il tempo 1993 e il volume di Nadin 1997.

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anni Ottanta dal Comune di Reggio Emilia6, o, ancora, il già ricorda-to contributo di Batinti, Fillanti (2007) per l’umbro.

Un altro motivo dello scarso interesse negli studi andrà probabil-mente ricercato anche nei giudizi negativi e nel discredito che spessoin molti ambienti hanno pesato su tale attività umana7.

Comparse all’orizzonte italiano sul finire del Trecento, le pictaepagellae (così definite nel XVII sec. dal gesuita Francesco Pomei)8 ri-vestirono un importante ruolo a tutti i livelli diastratici. Con il loroallegorico intreccio di colori, disegni e figure, le carte rappresentaro-no per secoli oggetti usuali, legati a pratiche quotidiane di socializza-zione e ludicità, ma anche simboli, connessi alla sfera dell’emozionee dell’intelletto, alla cui complessa interpretazione si è rivolta la ri-flessione dotta nel tentativo di recuperarne i significati allusivi chel’uso corrente andava sbiadendo9.

Le profonde trasformazioni socioculturali che hanno investito ilrapporto dell’uomo moderno con la dimensione temporale, e il di-verso modo di alternare l’attività lavorativa allo svago, sembranoaver confinato, oggi, la pratica delle carte in circuiti specifici. È an-che vero però che tale passatempo pare essere ritornato in auge (maforse non si è mai sopito) a giudicare dal cospicuo numero di siti ot-tenuti tramite ricerche mirate nel web nei quali è possibile rintrac-ciare giochi, classici o modernamente rivisitati, scaricabili per telefo-nini e iphone, oppure fruibili on line.

La vitalità linguistica di questo settore sembra risiedere soprattut-to nel movimento che molti vocaboli presentano verso la varietà co-mune e viceversa. Come per altri linguaggi speciali, anche il lessicodei giochi di carte, infatti, pare caratterizzato dalla capacità di esau-rirsi tecnicamente all’interno del proprio dominio, ma nel contempodi migrare per altri ambiti e soprattutto per la varietà corrente nellaquale si riversa dando origine, mediante slittamenti metaforici, a modi

6 Cfr. Giochi dai molti nomi [s.d.].7 Sull’argomento cfr. Giampaolo Dossena nelle note all’ed. italiana di Caillois

1981, pp. 229-230.8 Cfr. Nadin 1997, p. 196.9 Per un primo quadro di riferimento cfr. almeno Nadin 1997, pp. 5-12 (sul-

l’uso delle carte nelle corti rinascimentali cfr. Berti, Vitali 1987, con bibliografiaalle pp. 227-232). Imprescindibile il rinvio ai contributi di Dossena, di cui cfr. al-meno quello del 1984, dedicato ai giochi italiani, e 1999; utile anche Lensi 1985.Sull’origine presumibilmente orientale delle carte e sulla complessa simbologia deisemi e dei valori cfr. i rilievi in Fillanti 2006, pp. 55-60, cui si rinvia (alle pp. 56-57) anche per una classificazione dei principali sistemi di carte internazionali e,per il nostro paese, regionali.

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di dire e immagini figurate di larga circolazione10. In un sommarioelenco che pecca per difetto è possibile annoverare espressioni comeavere un asso nella manica, giocare a carte scoperte, fare primiera contre carte, mettere le carte in tavola, rispondere picche, tenere banco,molte di larga diffusione nel registro familiare, e forse di matrice re-gionale, come andare (o stare) fuori con l’accuso, contare quanto il duedi briscola, metterci un carico da undici, e così via.

Già solo pensando a tale processo di riversamento e rideterminazio-ne semantica si può ricavare lo stimolo a investigare più da vicino taledominio. Ma c’è un altro motivo per il quale può valere la pena intra-prendere uno studio che presenta molti punti di criticità. Quello deigiochi di carte si configura come un linguaggio speciale che si è anda-to costituendo, come detto, attraverso una duplice tradizione, quellacolta e quella popolare. Due dimensioni parallele, ma con molti puntidi interferenza, a cui spesso in ambito linguistico corrispondono rispet-tivamente dinamiche conservative – rappresentate nel nostro caso dal-la stabilità di un patrimonio lessicale (ovvero una nomenclatura tecni-ca di base) assestatosi da tempo, tendenzialmente limitato e caratteriz-zato da rare neoformazioni – e dinamiche variazionali che agiscono condiverse modalità. In più si tratta di un dominio essenzialmente orale,caratterizzato da voci d’uso per le quali pare indispensabile anche unriscontro nelle parlate locali. Ciò complica ulteriormente il problemadelle fonti sulle quali condurre l’indagine ma rende anche legittimodomandarsi, in chiave variazionale, se lingua e dialetto presentino unadifferente tipologia lessicale per questo campo semantico.

Il contributo, dunque, si propone come una riflessione, prelimi-nare a una più ampia indagine, circa il serbatoio costitutivo del lessi-co italiano dei giochi di carte. Attraverso un primo sondaggio con-dotto, per ora, soltanto su fonti lessicografiche, si mira a individuarei principali nuclei di tale sfera, e di uno di essi in particolare i pro-cessi formativi e le relative implicazioni di significato. Ai fini dellaprospettiva variazionale adottata in questa sede, poi, si tenta una let-tura interpretativa di tale dominio in ambito dialettale attraverso al-cuni esempi attinti dalla lessicografia romanesca.

2. Percorsi di analisi. – Vista la complessità del tema ci si è limitatiin questa prima esplorazione a condurre lo spoglio su alcuni dizio-nari italiani dell’uso dotati di versione elettronica, integrati con con-trolli manuali su repertori analogici in cui, come noto, le voci sono

10 Come messo in luce da Casadei 1996, in partic. per il dominio del gioco,pp. 325-338.

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elencate secondo l’appartenenza a campi semantici e presentate secon-do un ordine logico in serie e catene nomenclatorie11. Combinando icriteri di ricerca offerti dai programmi di interrogazione è stato possi-bile estrarre un corpus di voci rispondenti ai seguenti requisiti: entratecon marcatura tecnico-specialistica (TS) denominata “giochi (di car-te)”; entrate che all’interno del corpo della voce presentano una com-binazione di parole-chiave con formanti gioco/giochi e carta/carte [gioc*e cart*]12 (escludendo ovviamente i contesti in cui il lemma non risultirappresentativo del lessico in questione ma costituisca solo un esem-pio, come in rovesciare una carta da gioco, s.v. rovesciare GRADIT).

Si è preferito rinviare a una fase successiva il riscontro con fontidi diversa natura, probabilmente utili per la nomenclatura, e di cuipure si dovrà tenere conto, come ad es. enciclopedie e dizionari digiochi, manuali e guide, istruzioni per l’uso e sim. Si è soprassedutoin questa sede anche sull’integrazione con cataloghi disponibili online che spesso riportano nomi di giochi recenti, o diatopicamentemarcati, assenti nei repertori lessicografici spogliati13.

Nell’elaborazione dei dati non si è tenuto conto di vocaboli gene-ricamente relativi ad attività ludiche in comune con altri ambiti ana-loghi, ad es. partita o torneo, né delle voci pertinenti alla sfera se-mantica della predizione/divinazione (del tipo cartomante, cartoman-zia, fare le carte, farsi fare le carte, leggere le carte e sim.). Pur inseritiper completezza, inoltre, tralascio nella discussione i prestiti non adat-tati (ad es. black jack, bridge, conquin, écarté, whist, ecc.). Escludo, in-

11 Di seguito il dettaglio del corpus e le relative sigle: Il Sabatini Coletti. Dizio-nario della lingua italiana, diretto da Francesco Sabatini e Vittorio Coletti, RizzoliLarousse, Milano 2003 (con CD-ROM) [ed. aggiorn. del DISC, Dizionario ItalianoSabatini-Coletti, a cura di F. Sabatini e V. Coletti, Giunti, Firenze 1997] (d’ora inpoi DISC); Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da Tullio De Mau-ro, Utet, Torino 1999-2000, 6 voll. (con CD-ROM), con l’aggiunta dei voll. VII(2003) e VIII (2007), Nuove parole italiane dell’uso, ibid. (GRADIT); Dizionarioanalogico della lingua italiana, coordinato da Luca Terzolo, TEA, Torino 2001(DALI); Grande Dizionario Analogico della Lingua Italiana, a cura di Raffaele Si-mone, 2 voll., Utet, Torino 2009 (DAU).

12 Integrato da ricerche mirate, per es. la stringa chi gioca (a) per la categoriadegli attori.

13 È il caso, ad es., di Skat, gioco molto popolare in Germania, conosciuto epraticato ormai anche da noi con il mazzo di 32 carte tradizionali tedesche, atte-stato nel ted. dal 1791 (a sua volta proveniente dall’it. scarto 1640, DELI s.v. scar-tare, cfr. Arcangeli 2007, pp. 234-235), regestato nei cataloghi italiani in rete, op-pure – a proposito di denominazioni diatopicamente marcate – di forme come illigure cirulla e ciapachinze ‘acchiappaquindici’, praticato in Liguria e nel BassoPiemonte, o di cotecchio diffuso nell’Emilia, o, ancora, del siciliano Ti vitti ‘ti vidi’(cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Giochi_di_carte).

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fine, anche le forme relative al dominio dei tarocchi14 su cui sto con-ducendo un’indagine mirata.

In linea generale i repertori cui si è attinto lemmatizzano le me-desime entrate con sporadiche incongruenze. Prescindendo per orada considerazioni diacroniche o di registro, pare possibile operare unprimo provvisorio raggruppamento delle voci rinvenute secondo uncriterio formale e semantico che permette l’identificazione per som-mi capi dei principali nuclei formativi e di una serie di procedimentidi formazione. Negli elenchi che seguono sono condensati alcuniesempi per ciascuna categoria:

a. DENOMINAZIONI DI GIOCHI, con statuto formale e derivazionalecomposito: sostantivi: solitari: napoleone, ragno, toni, ventaglio,ecc.; di coppia e/o gruppo: baccarà, bambara, bassetta, bazzica, be-lote, bestia, boston, bridge, briscola, briscolone, burraco, calabresella,canasta, cocincina, conchino, conquin, cucù, disperata, écarté, farao-ne, fiorentini, goffetto, goffo, king, macao, machiavelli, marianna,mazzetto, orologio, piattello, piattino, picchetto, pinnacolo, pitocchet-to, pizzichino, poker, primiera, quartiglio, quadrigliato, quindici,quintiglio, ramino, reversino, rovescina (o rovescino), rummy, sbaraz-zina, scopa, scopone, sestiglio, stoppa, terziglio, telesina, tontina, top-pa, traversone, tressette, trionfo, ventuno, zecchinetta (e zecchinetto),whist, ecc.; composti e locuzioni: asso pigliatutto, baccarà all’italia-na, battifondo, black jack, calabraghe, caribbean poker, chemin de fer,mercante in fiera, poker americano (o all’americana), rubamazzo, ru-bamonte, scala quaranta, scopa d’asso, scopone scientifico, sette e mez-zo, trente et quarante, tressette a tre, uomo nero, ecc.

b. DENOMINAZIONI DI STRUMENTI, con statuto formale composito(ma più compatto del precedente gruppo), suddivisibili grosso modoin sottocategorie: tipi di carte: fiorentine, francesi, minchiate, naibi,napoletane, piacentine, siciliane, tarocchi, trionfi, ecc.; colori, semi,figure, valori: nero, rosso; bastoni, coppe, cuori, denari, fiori, quadri,picche, spade; asso, cavallo, donna, fante, re, regina; due, quattro,otto, tre, ecc.; locuzioni nominali [nel sintagma ‘valore o figura’ +di + ‘seme’]: dieci di spade, donna di quadri, fante di denari, jack difiori, re di bastoni, regina di cuori, ecc.; per funzioni (di carte):atout, bazza, carico, faglio, jolly, matta, monte, pinella, rimorchio,scartina, scarto, sfaglio, singleton, stillo, tallone, vela, ecc.; per combi-nazioni (punteggi): cartiglia, colore, coppia, cricca, bazzicotto, dop-

14 Per cui cfr. almeno Dummet 1993.

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pia coppia, flusso, full, napoletana, pariglia, primiera, quartetto,quinta, scala (reale), settebello, sette e mezzo d’emblée, tris, ecc.; og-getti connessi: fiche, piatto, puglia, sabot, segnapunti, ecc.

c. DENOMINAZIONI DI AZIONI, formalmente rappresentate verbi: accu-sare, alzare, ammazzare, apparigliare, aprire, barare, bluffare, bussa-re, buttare, calare, chiamare, chiudere, dichiarare, fagliare, giocare,lisciare, passare, prendere, puntare, ribussare, rispondere, sballare,scartare, scozzare, servire, sfagliare, smazzare, sparigliare, spillare,stare, stillare, strisciare, succhiellare, tagliare, vedere, volare, ecc.; eda locuzioni verbali: andare liscio, andare a monte, dare (o fare)stramazzetto, essere di mano (o di mazzo), rispondere al seme, ecc.

d. DENOMINAZIONI DI ATTI/CONDIZIONI, formalmente rappresentateda sostantivi, per lo più deverbali o suffissati: accusa, apertura,bluff, buttata, cappotto, chicane, chiamata, chiusura, contratto, di-chiarazione, girata, giro, impasse, licitazione, lisciata, mano, presa,smazzata, spariglio, striscio, taglio, ecc.

e. DENOMINAZIONI DI ATTORI/AGENTI, anche in questo caso sostanti-vi: angolista, apertore, baro, bridgista, crack, giocatore, mazziere,morto, pokerista, quarto, tagliatore, ecc.

f. DENOMINAZIONI DI QUALITÀ/CARATTERISTICHE (di giochi, carte,azioni e sim.), per lo più aggettivi e participi aggettivali: ballerino,chiacchierino, forzante, perdente, servito, vulnerabile, ecc.

Di ciascuna categoria andrà eseguito uno studio mirato, ma giàuna cursoria e impressionistica osservazione del materiale lessicalecosì raggruppato induce a constatare, quasi banalmente, come i ter-mini di azioni, e dei relativi atti che da essi derivano (in genere me-diante procedimento deverbale), siano per lo più costituiti da voca-boli della lingua corrente che si sono specializzati nel dominio delgioco assumendo una semantica tecnica, come accusare, aprire, cala-re, chiudere, bussare, lisciare, scartare, volare, e così via. Una nomen-clatura specialistica formatasi per i giochi di carte, e di essi sostan-zialmente esclusiva, sembra riferirsi soprattutto alla denominazionedei giochi, su cui dunque vale la pena soffermarsi15.

15 Nella citazione dei repertori lessicografici la cifra che può seguire la sigla in-dica a quale accezione si fa riferimento, il numero in esponente segnala tra gliomografi quello di cui si tratta (ad es. GDLI2 3). Quando non è stato possibile in-dividuare la data precisa della fonte si indica l’anno di morte dell’autore precedutoda a. ‘ante’; nei rinvii al GDLI la data tra parentesi quadre indica l’anno di pub-blicazione del volume in cui si trova la voce attestata senza altra documentazione.

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Circa la configurazione formale si rinvengono sia singoli lemmi, siasintagmi nominali (come sette e mezzo16, scala quaranta17, uomonero18). Tra i composti sono piuttosto ricorrenti le formazioni in cui ilprimo membro è costituito dalla radice di verbi di azione: battifon-do19, calabraghe20, rubamazzo21, rubamonte22, anche asso pigliatutto23,mentre per le locuzioni sembra dominare la reggenza preposizionalenei tipi baccarà all’italiana, scopa d’asso, mercante in fiera e così via.

Per i nomi di giochi costituiti da singoli lemmi risulta evidente laproduttività dell’alterazione, per cui briscolone, scopone24 (attestatoanche canastone25), ma pure bassetta26, mazzetto27, pitocchetto28, piz-zichino29, rovescina (e rovescino)30.

16 Cfr. GDLI s.v. settemmezzo da a. 1861, I. Nievo (e ancora in G. Mezzanot-te, I. Silone, V. Pratolini, R. La Capria), e anche la locuz. settemmezzo reale ‘pun-teggio raggiunto con due sole carte che dà diritto a ricevere il doppio della posta eil banco’ (assente dai repertori dell’uso consultati) da a. 1936, L. Viani.

17 Cfr. GDLI 19 s.v. scala1 registra scala quaranta nel 1974, G. Arpino e nel1978, P. Levi.

18 Cfr. GDLI 12 s.v. uomo attesta la denominazione del gioco uomo nero dal1879, TB (e ancora in G. Carducci).

19 Cfr. GDLI s.v. battifondo ‘gioco con il biliardo o con le carte’ dal 1950[19051], A. Panzini.

20 Cfr. GDLI s.v. calabrache, a. 1556, P. Aretino (e ancora in F. Moneti e A.Casotti).

21 Cfr. GDLI s.v. rubamazzo senza attestazioni [1994], ma secondo GRADITs.v. dal 1927.

22 Cfr. GDLI s.v. rubamonte ‘gioco di carte più noto come rubamazzo’ dal1872, P. Fanfani.

23 Cfr. GDLI 3 s.v. asso documenta la locuz. asso pigliatutto dal 1937, M. Bon-tempelli (in un contesto in cui compare anche uomo nero).

24 Variante della scopa in cui si distribuiscono in una sola volta tutte le cartedel mazzo; secondo GRADIT s.v. scopone2 dal 1887 (nel tipo scupone).

25 Cfr. DELI s.v. canasta attestato nel 1963, Migliorini App.26 Cfr. LEI V, 42,31-43,4 s.v. bassus, dal sec. XIV, Pataffio, TB ‘gioco di carte

d’azzardo’ derivato da basso perché giocato con carte non alte, ossia dall’uno al cin-que (cfr. Arcangeli 2007, pp. 231-232 per l’esportazione della forma in altre lingue).

27 Assente in GDLI, mazzetto è definito in GRADIT 2b come ‘gioco di cartein cui ogni partecipante punta una somma su un mucchietto di carte coperte e ilbanco incassa le puntate dei giocatori con carte inferiori a quelle del suo mazzo,pagando invece i giocatori con carte superiori’.

28 Cfr. GDLI 2 s.v. pitocchetto ‘gioco italiano d’azzardo, affine al poker’, dal1950 [19051], A. Panzini che aggiunge anche «‘Pitocchetto’ (diminutivo di pitoc-co) poi si dice se il giuocatore non ha figure fra le carte»; GDLI 3 attesta anche pi-tocchino (s.v.) come variante regionale in P. Petrocchi e G. Malagoli.

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In diversi casi è possibile riscontrare l’adattamento di esotismicome pinnacolo31 dall’inglese, o, dal francese, baccarà32, primiera33 e,con qualche perplessità per la cronologia della documentazione, pic-chetto34; e ancora, dallo spagnolo bambàra35, canasta36 (forse contramite inglese), conchino37 (con tramite francese), e la serie terzi-glio38, quadriglio39 (e il derivato quadrigliato40), sul cui modello si

29 Cfr. GDLI s.v. pizzichino2 ‘varietà del tressette giocata in due, pescando aturno le carte e mostrandole all’avversario’ dal 1950 [19051], A. Panzini (nella va-riante pizzighino) e ancora a. 1952, A. Savinio, diminuntivo di pizzico.

30 Cfr. nota 67.31 Cfr. DELI e GDLI svv. pinnacolo2 adattamento dell’ingl. pinocle e pinochle

di origine sconosciuta (accostato paretimologicamente a pinnacolo1) e registratonel 1982, «La Stampa», ma retrodatato in GRADIT al 1942.

32 Cfr. DELI dal 1892 nel tipo baccarat e 1905, baccarà, dal fr. baccara, di eti-mo sconosciuto.

33 Cfr. DELI s.v. primiero ‘antico gioco a carte italiano’ dal 1517, M. Zorzi, ri-condotto a una sovrapposizione di primo al fr. premier (secondo Arcangeli 2007,p. 232 si tratta di un italianismo nel francese in cui compare come prèmiere e neltipo primero attestato nella lingua d’oltralpe dal 1611).

34 Cfr. DELI s.v. picchetto2 ‘gioco di carte diffuso in Francia, giocato da duepersone con un mazzo di trentadue carte’ dal 1607, dal fr. piquet, con uso metafo-rico di picchetto1 ‘paletto’ (attestato però posteriormente al gioco, nel 1669). Inmerito alla trafila etimologico-semantica di questo termine cfr. Di Giovine 1985,p. 82 che lo ricollega al germanismo *pı̄kkare ‘colpire (di punta)’, avallando il le-game tra nozione del ‘battere, colpire’ e giochi di carte (come per briscola; cfr.nota 64).

35 Cfr. GDLI s.v. bambara ‘gioco di carte affine alla primiera o al terziglio’ daa. 1742, G. B. Fagiuoli (e ancora in G. Giusti), ricondotto allo sp. bambarria‘caso, sorte, colpo di fortuna’ (a sua volta da un onomatopeico bamba).

36 Cfr. DELI s.v. canasta, registato dal 1949, dallo sp. canasta ‘canestro’ conpassaggio semantico non chiaro.

37 Cfr. DELI s.v. conchino ‘gioco di carte affine al ramino’ dal 1950, Migliori-ni App., dallo sp. con quien ‘con chi’ (forse per un tramite fr. conquin).

38 Cfr. DELI s.v. terzo, nel significato di ‘tressette a tre’, dal 1875, Rigutini-Fanfani, riconducibile allo sp. tresillo, diminutivo di tres ‘tre’.

39 Cfr. GDLI s.v. quadriglio ‘gioco di carte più comunemente detto quadri-gliati’, a. 1789, G. Baretti nella variante quadrillo; dallo sp. cuadrillo, attraverso ilfr. quadrille.

40 Cfr. GDLI s.v. quadrigliato1 come agg. in tressette quadrigliato ‘gioco di car-te simile al tressette che richiede due coppie di giocatori (non precostituite ma chesi formano durante il gioco)’ dal 1825, F. Pananti, con valore sostantivato in a.1936, L. Viani (al plur. quadrigliati) e in 1942, D. Cinelli e derivato da quadriglio(ma secondo GRADIT s.v. dal 1808 e derivato di quadriglia1 + -ato).

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sarebbero costituiti anche quartiglio41 e quintiglio42, forse anche se-stiglio, attestato per il momento soltanto nel dizionario analogico43.Lo stesso burraco, registrato recentemente dai repertori, deriverebbedubitosamente dal portoghese buraco ‘setaccio’44.

In linea di massima, però, è piuttosto arduo ricostruire il percorsoformativo di molte denominazioni perché il loro aspetto semanticoappare spesso dominato da slittamenti di significato poco chiari, comeper il gioco bestia45, o da incroci e rimodellamenti, come il discussozecchinetta46, e segnato, in sostanza, da un’etimologia complessa, in-certa47 e talvolta oscura, come per cocincina48, ramino49, toppa50.

41 Cfr. GDLI s.v. quartiglio4 che lo definisce ‘quadrigliati’, rinviando a talevoce e registrandolo in 1950 [19051], A. Panzini che in proposito recita «‘Terzi-glio’: nell’Italia superiore e media indica una specie di tressette in tre;… se inquattro, è detto ‘quartiglio’, ovvero ‘voglio’, ovvero ‘misidia’ (dal domandare lacarta che fa quelli che è di mano), ovvero quadrigliati’, secondo le regioni». Deriv.da quarto su modello di quadriglio, terziglio.

42 Cfr. GDLI s.v. quintiglio ‘tressette giocato da cinque persone’, a. 1861, I.Nievo (nella variante quintilio) e derivato da quinto su modello di quartiglio, terzi-glio (cfr. anche fr. quintille e sp. quintillo, secondo GRADIT s.v. direttamente daquest’ultimo).

43 Cfr. DALI s.v. carte.44 Cfr. GDLI Suppl. 2009 s.v. burraco ‘gioco di carte della famiglia del ramino

di origine sudamericana’ dal 22-XII-1991, «La Repubblica» (e ancora con due oc-correnze in G. Carofiglio). La forma è accolta nel VII vol. del GRADIT s.v. bur-raco (dal 2002, «Corriere della Sera»).

45 Cfr. GDLI 14 che commenta laconicamente ‘gioco di carte’, senza altro ri-ferimento (cfr. anche LEI V, 1324, 15-25 s.v. bestia, bistia).

46 Cfr. DELI s.v. zecchinetta dal 1883, G. Verga (ma con una precoce antici-pazione lucchese zighinetta del 1362 che pone seri problemi di cronologia per l’as-senza di attestazioni intermedie), spiegata come un’alterazione di lanzichenecco, se-condo il modello fr. lansquenette (sec. XVI), con influsso di zecchino. Dal 1772, C.Gozzi, secondo GRADIT s.v. che attesta anche il deriv. zecchinetto dal 1945.

47 Non soltanto per l’ambito strettamente legato ai nomi dei giochi, ma ancheper altre categorie di questo dominio lessicale: si pensi ad es. a pinella ‘nel giocodella canasta, un due di qualsiasi seme con valore di matta’ che secondo GDLI2

s.v. [1995] è etimo incerto, forse deonomastico da Pina, modellato sul «venetomeneghèla ‘due di spade’; voce registr[ata] dal D.E.I.».

48 Cfr. DELI s.v. cocincina ‘gioco di carte simile alla scopa, praticato con duemazzi da 40 carte’ dal 1965, Garzanti, di etimologia sconosciuta (verosimilmenteaccostabile a Cocincina o Cocin Cina, denominazione attribuita dai francesi [Co-chinchine] alla zona meridionale del Vietnam, vicino alla Cambogia).

49 Cfr. DELI s.v. ramino ‘gioco di carte tra più giocatori con due mazzi di 52carte completi di jolly’ dal 1931, A. Panzini, anche nel tipo ramì, di etimologiasconosciuta, forse gergale.

273Stratificazione e tipologia del lessico italoromanzo dei giochi di carte: primi sondaggi

Nei casi più trasparenti è possibile intravedere procedimenti deo-nomastici: si pensi a belote51, a machiavelli52 o a marianna53 (tra i so-litari napoleone54 e toni55) e, anche, al caso particolare tontina56; op-pure derivazioni da etnonimi, come calabresella57 e fiorentini58, o datoponimi come macao59, e forse telesina (e la variante teresina, ripor-

50 Cfr. DELI s.v. toppa ‘gioco d’azzardo a carte’ dal 1612, M. Buonarroti ilGiovane, di etimologia incerta.

51 Cfr. GDLI Suppl. 2004 s.v. belote ‘gioco di carte giocato con 32 carte, simi-le al bridge, di origine olandese diffusosi soprattutto in Francia fra le due guerre’,attestato nel 1950, Migliorini App, e ancora nel 1964, T. Antongini, e fatto risali-re al francese, probabilmente dal nome di F. Belot che ha perfezionato il gioco.

52 Cfr. GDLI Suppl. 2004 s.v. machiavelli ‘gioco di carte simile al ramino’, de-rivante dal nome di N. Machiavelli, con allusione all’abilità e all’astuzia necessariein tale gioco.

53 Cfr. GDLI s.v. marianna3 che lo definisce «gioco di carte simile alla brisco-la, nel quale, a differenza di questa, il seme della carta che ha valore di presa cam-bia, all’interno della stessa mano, ogni volta che un giocatore denuncia il possessodi una coppia di re e regina dello stesso seme» e lo attesta nel 1961, M. Soldati, ri-conducendolo, probabilmente, al nome proprio Marianna.

54 Si noti che l’accezione di ‘solitario’ compare in GRADIT 3, mentre GDLI 2s.v. napoleone definisce la voce soltanto come ‘gioco d’azzardo in uso sino alla finedel sec. XIX (e ora quasi dimenticato) praticato con uno o due mazzi di 52 carte ein cui chi teneva banco versava una posta doppia rispetto agli altri giocatori’[1981]. Sarebbe dunque ipotizzabile un’estensione di significato a ‘solitario’ da‘gioco d’azzardo’ nel momento in cui quest’ultima accezione è caduta in disuso.

55 Cfr. GDLI 4 s.v. toni ‘solitario praticato con due mazzi da 52 carte’ [2002],ricondotto all’ingl. Tony, ipocoristico di Anthony ‘Antonio’, familiarmente ‘bab-beo, semplicione’, con riferimento al noto pagliaccio della tradizione circense an-glosassone che porta tale nome.

56 Nell’accezione di ‘antico gioco d’azzardo giocato da un minimo di 10 perso-ne con un mazzo di 52 carte’, dal fr. tontine, ma derivante dal nome del banchiereitaliano L. Tonti (1630-1695) (cfr. GDLI 2 s.v. e Arcangeli 2007, pp. 232-233cui si rinvia anche per le attestazioni e i riscontri nelle altre lingue in cui la voce èpenetrata).

57 Cfr. DELI s.v. calabrese, attestato nel significato di ‘terziglio’ dal 1825, G.B. Zannoni, Saggio di scherzi comici (anche in GDLI s.v. calabresella in F. G.Guerrazzi, G. Giusti, R. Fucini).

58 Assente in tale accezione dal GDLI (anche dai Supplementi), la voce è lem-matizzata in GRADIT 5 s.v. fiorentino ‘gioco d’azzardo simile alla zecchinetta’.

59 Cfr. DELI e GDLI1 s.v. macao ‘gioco simile al baccarà’, detto anche baccaràall’italiana, attestato dal 1846, A. Fusinato (e ancora in A. Ghislanzoni, C. Arri-ghi, I. Nievo, V. Betteloni, A. Fogazzaro, E. Cecchi), che trae appunto originedall’omonima colonia portoghese sulla costa della Cina meridionale, alla foce delCanton (per un tramite fr. macao secondo GDLI).

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tata in GRADIT), se si accoglie l’ipotesi in GDLI di ricondurre la for-ma alla città brasiliana Teresina (non si può tuttavia escludere anchel’onomastico femminile)60; o, ancora, denominazioni riconducibilial risultato del gioco, sia come punteggio da raggiungere (si pensi aquindici61, ventuno62, sette e mezzo63), sia in termini di azioni, ad es.briscola, che si collega alla nozione di ‘battere, colpire’64, o scopa,con allusione all’atto di spazzare tutte le carte in tavola65; o, anche,forme riferibili a modalità e strategie di gioco, come per i nomi“parlanti” rovescina/-o66, reversino67 e il più recente traversone68, de-signazioni tutte di una nota variante del tressette, detto anche tressettea perdere (o a non prendere), in cui, secondo un meccanismo di rove-sciamento, vince chi realizza il minor numero di punti.

60 Cfr. GDLI s.v. telesina ‘tipo di poker’ [2000] che glossa «etimo incerto, for-se dal nome della città brasiliana di Teresina; secondo altri nome di donna (come èil caso di Marianna, altro gioco di carte)». Secondo GRADIT s.v. telesina1 è docu-mentato in italiano dal 1979.

61 Cfr. GDLI 9 s.v. quindici ant. ‘gioco di carte affine alla bassetta’ dal 1615,B. Barezzi (e anche in C. I. Frugoni). Si noti anche scassaquindici, nel GRADITs.v. ‘gioco tra due giocatori, simile alla morra, in cui vince il primo che riesce a ot-tenere un numero di punti uguale o più vicino possibile per difetto al quindici’,conosciuto in varie parti della penisola come gioco di carte.

62 Assente con tale significato nel GDLI (anche dai Supplementi), la voce è ru-bricata in GRADIT 5 s.v. ventuno ‘gioco di carte d’azzardo simile al baccarà’.

63 Cfr. nota 16.64 Come dimostra Di Giovine 1985, p. 76 e p. 82 il quale sostiene che brisque

(sia nell’accezione di ‘gioco’, sia in quella di carta ‘atout’) costituisca un prestitotardo dal basso ted. Brittske, Britschke, allotropo del basso-ted. di Britze, Britsche‘strumento per battere’, e quindi ‘colpo (dato con la mano)’ alludendo all’atto cheaccompagna la calata della carta vincente nel gioco. La connessione tra la nozionedi ‘battere, colpire’ e i giochi di carte emerge, secondo, lo studioso, anche per pic-chetto (cfr. nota 34).

65 Cfr. DELI s.v. e GDLI 5 s.v. scopa, dal 1872, TB che commenta «Giuocodella scopa, a carte; dove chi ha carte compagne alle carte che sono in tavola, le pi-glia; e così spazzatele tutte, segna un punto, dicendo: Scopa».

66 Cfr. GDLI 2 s.v. rovescina da a. 1584, A.F. Grazzini (e ancora soltanto in A.Monosini) e secondo GRADIT s.v. di matrice centrale. Più tarda la comparsa del-la variante maschile: dal 1950 [19051], A. Panzini (cfr. GDLI 3 s.v. rovescino).

67 Cfr. GDLI s.v. reversino ‘rovescino’ dal 1950 [19051], A. Panzini, dal fr.reversi(s), a sua volta dall’italiano rovescino con incr. con revers <lat. reversus, ma sul-l’origine italiana del termine francese dissente Arcangeli 2007, p. 232 e nota 102(cui si rinvia per la discussione e i relativi rimandi), il quale ipotizza una trafila di-retta di reversin (> it. reversino) da revers.

68 Cfr. GDLI 4 s.v. traversone2 che marca la voce come regionale e la definisce«variante del tressette; rovescino, reversino» [2002] (dal lat. transversus).

275Stratificazione e tipologia del lessico italoromanzo dei giochi di carte: primi sondaggi

Talvolta la semantica rimanda a elementi esterni, come il giocodenominato piattello69, con allusione al vassoio in cui veniva versatala posta, oppure come orologio70 (e tra i solitari ventaglio71) in riferi-mento alla disposizione spaziale delle carte.

Rari, ma non del tutto assenti, i casi onomatopeici, come perl’antico gioco cucù72.

Passiamo ora al dominio dialettale per il quale osserviamo a titoloesemplificativo i risultati ottenuti spogliando i principali repertoriromaneschi novecenteschi73.

La compagine lessicale esperita, riferibile in buona parte ai giochidel tressette e della briscola, si caratterizza peculiarmente per la ride-terminazione di vocaboli ed espressioni relativi a oggetti (ma ancheatti e azioni) della vita quotidiana e della cultura popolare. Ciò con-tribuisce a dotare il lessico dei giochi di una patina concreta e mate-riale, spesso con la prevedibile complicità dell’iconografia delle car-te. Si registrano dunque casi emblematici come frittata74 ‘asso di de-

69 Cfr. GDLI 10 s.v. piattello da Sacchetti (anche nella locuz. fa piattello ‘vincela posta’).

70 Cfr. GDLI 9 s.v. orologio che lo attesta dal 1995 descrivendo il meccanismodel gioco praticato con un mazzo di 52 carte: un giocatore, detto banco, scopre lecarte disponendole come le ore su un quadrante: ogni volta che c’è corrispondenzatra il numero espresso e l’ora indicata dalla posizione della carta, il banco vince,altrimenti paga le poste ai giocatori.

71 Cfr. GDLI 8 s.v. ventaglio ‘solitario fatto con un mazzo di 52 carte dispostesul tavolo a semicerchio’ [2002].

72 Cfr. GDLI 6 s.v. cucù che lo definisce come un antico gioco di carte italiano(senza tuttavia indicare attestazioni, mentre in GRADIT s.v. cucù a. 1400, F. Sac-chetti) in cui vince chi possiede i re (il giocatore favorito dalla sorte scopre talecarta dicendo appunto cucù).

73 Si tratta dei dizionari di Filippo Chiappini, Vocabolario romanesco, ed. postu-ma a cura di Bruno Migliorini, Leonardo da Vinci, Roma 19331; con aggiunte e po-stille di Ulderico Rolandi, Roma 19452; Chiappini, Roma 19673 [da cui si cita](d’ora in poi C), le relative aggiunte di Ulderico Rolandi, Aggiunte e postille, in ap-pendice a Chiappini [19452], Roma (RO), e di Pietro Belloni-Hans Nilsson-Ehle,Voci romanesche. Aggiunte e commenti al ‘Vocabolario romanesco’ Chiappini-Rolandi,Gleerup, Lund 1957 (BN-E), interrogabili informaticamente grazie all’acquisizionerealizzata per il progetto del Vocabolario Storico e Sociolinguistico del dialetto Romane-sco, diretto da Ugo Vignuzzi (1999) che ringrazio per avermi messo a disposizione ilcorpus, e integrati con riscontri manuali da Fernando Ravaro, Dizionario Romanesco,Newton Compton, Roma 1994 (RA). Ancora a Vignuzzi 1999, in partic. pp. 137-139 si rinvia per le problematiche di carattere teorico che investono gli strumentilessicografici romaneschi, a cui si aggiungano le osservazioni in Matt 2010.

74 GDLI s.v. frittata non registra l’accezione; riporta tuttavia il passo del 1726,A.M. Salvini in cui si precisa che «‘Frittatone’ chiama per ischerzo la plebe fioren-

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nari’ C, RO e peparola75 C ‘asso di coppe’; o ancora – per restare nellemetafore gastronomiche – frigge RO e magnà C, BN-E per indicare‘sprecare’ una carta o un’occasione (con esempi del tipo magnasse l’ac-cuso e Me so mmagnato ’na napoletana), fino a toccare i livelli più bassidella quotidianità nella locuz. prep. carta a ppanonto C ‘carta sottoso-pra (rispetto alle altre del mazzo)’, con allusione alla fetta di pane untacol grasso del maiale arrostito sulla graticola o sullo spiedo76, cosìcome l’atto di scoprire le carte, disponendole sul dorso, può essere allabase di panza per aria C, altro nome del gioco ‘zecchinetta’.

Talvolta la risemantizzazione si poggia sulla funzionalità del designa-tum: è il caso di scanzarote BN-E ‘briscola minore’, probabilmente inriferimento al ruolo attenuativo e protettivo di una piccola briscola(per chi conosce il gioco “non vestita”), proprio come quello esercitatodalla colonnina o dalla sfera di pietra fissata un tempo davanti agli sti-piti di un portone per preservarlo dagli urti dei veicoli di passaggio77.

Accanto a molti termini coincidenti con quelli italiani (briscola,briscolone, calabraghe; matta; accuso, ecc.), nelle liste romaneschesono rubricate voci attinte da altri dialetti, come il marchigiano pe-tràngola78 C (riferibile alla Marca è anche er battesimo d’Osimo ‘assodi coppe’ C, BN-E, per la somiglianza con il Battistero dell’omoni-ma cittadina), oppure esotismi adattati come mariaccia C, RA, che lostesso Chiappini glossa «giuoco di carte, portato a Roma dai France-si», facendolo discendere da mariage; si spiegherebbe così l’attesta-zione in GDLI s.v. mariaccio region. ‘gioco di carte’ attestato a.1952, A. Savinio, definito di etimo incerto; si tratta con ogni proba-

tina la luna piena», accostabile in qualche maniera alla denominazione luna (va-riante dell’aquila) per la designazione dell’asso di denari in area umbra (cfr. Fillani2006, pp. 99-100).

75 Varrà la pena ricordare che nel dominio umbro l’asso di coppe è denominatotarina ‘terrina, zuppiera’ (cfr. Fillanti 2006, pp. 100-101). Cfr. anche GDLI 4 s.v.pepaiuola ‘nel gioco dei tarocchi l’asso di coppe’ 1961, M. Moretti. Un’altra analo-gia legata all’immagine che compare sulle carte è riscontrabile nel tipo roman. angio-letto ‘asso di spade’ C, RO, e nell’umbro ang(e)lino (cfr. Fillanti 2006, p. 99).

76 Il termine panonto è registrato dai repertori romaneschi, ma cfr. ancheGDLI s.v. panunto ‘fetta di pane posta sotto le carni che stanno arrostendo e dicui assorbe i grassi’ a. 1528, A. Alamanni (con diversi esempi, per lo più toscani).

77 Cfr. GDLI s.v. scansarote, tosc., a. 1902, P. Petrocchi, ma attestato anchenel romanesco in RO s.v. scanzaròte.

78 Cfr. GDLI s.v. petrangola ‘gioco di carte marchigiano e romagnolo’ 1950[19051], A. Panzini (e ancora in 1961, M. Moretti) che marca la voce come regio-nale e ne afferma l’etimologia incerta (accostandola a pietrangola ‘trappola per uc-celli’, voce di area toscana deriv. da pietra).

277Stratificazione e tipologia del lessico italoromanzo dei giochi di carte: primi sondaggi

bilità di uno dei molti casi in cui il parlato locale ha costituito untramite dell’elemento forestiero.

E ancora, sono sfruttate estensioni figurate di significato comemajorénghe ‘carte migliori del gioco del tressette’ C (da majoréngo‘pezzo grosso’), i verbi spurciasse ‘liberarsi di carte scomode’ C e spel-liccià79 ‘spogliare un giocatore, vincergli tutto’ C, RA, da cui discen-de il corrispettivo deverbale80 impiegato nella perifrasi annà a lospelliccio ‘perdere ogni cosa’ C e, anche, nel motto di scherno niccioniccio a lo spelliccio C, destinato a colui che perde tutto al gioco.

In merito a quest’ultimo esempio andrà anche rilevata nel domi-nio dialettale una discreta produttività della fraseologia. I repertoriromaneschi registrano numerosi costrutti idiomatici che accompa-gnano le fasi del gioco o che commentano atteggiamenti e compor-tamenti dei giocatori. Tali espressioni si richiamano a invalsi stereo-tipi sociali, come il caso di c’è mmòrto un frate! RO (s.v. frate) e c’èmmorto un giudìo RO (s.v. giudìo) per indicare ‘disdetta al gioco’, acoeve usanze condivise, come nun avè manco la fede de li boni costu-mi ‘non avere buone carte da fare gioco’ C (s.v. fede), con riferimen-to al certificato di buona condotta rilasciato dai parroci81, oppure adallargamenti estensivi di modi di dire già consolidati come accusà erpapa a ssant’Uffizio ‘far cosa inutile’ C (s.v. papa) che nel gioco deltressette indica la mancanza di accuso, fino a giungere, talvolta, allacristallizzazione paremiologica82 come er diavolo nun guasta croce C(s.v. diavolo) detto ‘quando la sorte combina due compagni che giàsi trovano uno di fronte all’altro’83.

Anche nel caso della fraseologia domina la componente bassa edemotica, per cui si hanno forme come un lavativo se teneva de ppiù

79 Cfr. RA s.v. spelliccià ‘vincere al gioco tutto quello che possiede una persona’con esempi in Micheli. Un’accezione figurata legata all’idea della perdita di beni sirinviene anche in GDLI 3 s.v. spellicciare nel senso di ‘spogliare dei beni con esosecontribuzioni’ a. 1850, G. Giusti.

80 Assente dai repertori consultati. Procedimento deverbale anche per appiccicos. m. ‘ultima partita tra due giocatori di una coppia perdente in un gioco a quattroper decidere chi dei due pagherà tutto’ C.

81 Cfr. anche RA s.v. fede che registra la fede de li boni costumi ‘attestato dibuona condotta, di comprovata moralità rilasciato dai parroci in veste di ufficialicivili’.

82 Cfr. su tale aspetto anche Batini, Fillanti 2007, pp. 243-244.83 Si veda anche il detto bacià la vecchia (s.v. bacià) C, RA, che C riconduce al-

l’usanza di battere il muso del perdente contro il ritratto di una vecchia su unmuro cittadino. Anche RA registra la locuzione glossando soltanto ‘perdere unapartita a carte senza aver segnato neanche un punto’.

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‘detto di giocatore che, vinta la prima partita, perde subito la secon-da’ C (s.v. lavativo), con chiara allusione alla difficoltà di trattenereun clistere, e, anche, l’ironico ròòsa mìstica C (s.v. misticà), cantilenapopolare intonata a colui che, sebbene sconfitto, persevera nella par-tita, giocato evidentemente sulla duplice categoria grammaticale – esul conseguente doppio senso – del secondo elemento, aggettivo diregistro elevato ma anche voce dialettale del verbo dal significato‘mescolare’84.

3. Osservazioni conclusive. – La disamina delle forme dialettali èancora in corso e i rilievi riguardo all’orientamento del dialetto neiconfronti di questa sfera lessicale rappresentano ipotesi che andreb-bero verificate estendendo l’analisi ad altre varietà locali e al lororapporto con la lingua comune.

Con le considerazioni sinora esposte, più in generale, si è cercatodi proporre un percorso attraverso cui recuperare la stratificazione ela tipologia lessicale di un dominio semantico sui generis, per defini-re il quale, sarebbe auspicabile, come si è tentato di dimostrare, unapproccio integrato che tenga conto da un punto di vista “orizzonta-le” di implicazioni semantiche congiunte a quelle formali, da unpunto di vista “verticale” di una prospettiva diacronica, assente inquesta sede per motivi di spazio, che renda più latamente la com-plessa relazione tra nascita dei vari giochi e storia culturale. Va riba-dito infatti che la scelta di fonti lessicografiche presenta ovviamentedei limiti dal momento che i dizionari dialettali in genere non risal-gono di là del XIX sec. Anche gran parte delle attestazioni dei reper-tori di lingua si condensano, fatta eccezione per qualche caso85, tra ilXVIII sec. e l’età contemporanea. Ciò permette di individuare i mo-menti più significativi per la stabilizzazione del lessico tecnico, e l’as-sorbimento di quest’ultimo nella lingua comune, ma non sempre ga-rantisce la trafila di penetrazione delle voci, né la loro effettiva com-parsa e cronologia d’uso. Per chiarire tali aspetti sarebbero utili ap-profondimenti anche su documenti di altra natura. Sarebbe interes-

84 Cfr. C s.v. misticà che commenta «Ròòsa mìstica lo cantano i popolani algiocatore che sta per perdere la partita e che, ciò non ostante, s’incoccia a conti-nuarla. Vogliono dirgli con ciò: Mescola le carte, chè sei bello e spedito».

85 Ad es. bazzica (cfr. DELI dal 1618, M. Buonarroti il Giovane, con qualcheantecedente; cfr. anche GDLI1 bazzica), calabrache (cfr. GDLI a. 1556, P. Areti-no), primiera (cfr. DELI s.v. primiero ‘antico gioco a carte italiano’ dal 1517, M.Zorzi), quindici (cfr. GDLI 9 dal 1615, B. Barezzi), rovescina (cfr. GDLI 2 a.1584, A.F. Grazzini), toppa (cfr. DELI ‘gioco d’azzardo a carte’ dal 1612, M.Buonarroti il Giovane).

279Stratificazione e tipologia del lessico italoromanzo dei giochi di carte: primi sondaggi

sante, ad es., condurre un accertamento linguistico, finalizzato nonsoltanto al lessico tecnico dei giochi, sulla particolare tipologia te-stuale dei “libretti di carte e di mano”, che nel tardo Cinquecento(in seguito all’allargamento dei processi editoriali e ai nuovi circuitialfabetizzati) costituiscono una peculiare (e per nulla indagata) dira-mazione ludica (cioè per giochi di società) dei più noti secreti, ovve-ro ricettari divulgativi destinati a un pubblico per lo più femminileper la gestione quotidiana della salute, della cosmesi e della sfera do-mestica86. E più in generale non andrebbe persa di vista l’intuizionedi partenza (e forse più di un’intuizione) sull’esistenza – anche per igiochi di carte come per altri settori (ad es. la cucina/gastronomia) –di una tradizione alta e una popolare che in diversi momenti e circo-stanze della storia culturale sono entrate in contatto, dando vita –tanto nella lingua quanto nel dialetto – a un complesso gioco di in-terazioni e variabili ancora in gran parte da indagare.

86 Sull’argomento cfr. Nadin 1997, pp. 125-157, in cui, tra gli altri, compaio-no elencati anche manualetti dedicati appunto ai giochi di carte.

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