solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita

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Scientia) Fides) Theologia Studi di filosofia medievale in onore di Gianfranco Fioravanti a cura di Stefano Perfetti Edizioni ETS

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Scientia) Fides) Theologia Studi di filosofia medievale

in onore di Gianfranco Fioravanti

a cura di

Stefano Perfetti

Edizioni ETS

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita

Chiara Crisciani"

1. Quasi nulla si sa, al momento, circa questo medico1, che viene qualificato, appunto, come 'Solemnis medicus' riel codice che ne tra­manda il testo2: oltre all'autorevolezza, di certo però l'appellativo rin­via ad una formazione istituzionale, sicuramente universitaria, che del resto è ampiamente testimoniata dalla dottrina specialistica che scor­re nell'opera, dalle numerose citazioni da autori medici quasi tutti curriculari3, e dalle scarne informazioni che lautore dà di sé all'inizio del suo scritto.

Università di Pavia. 1 Per Gianfranco, amico non poi cos1 vecchio ma di vecchia data (cui si raccomanda viva­

mente di mangiare pesci del lago di Garda e bere acqua del Rodano), recupero qui l'usanza po­sitivistica di un piccolo dono erudito in occasioni liete di nozze, nascite e pensioni operose: con tanti auguri.

2 Tractatus de investigatione auri potabilis editus a quodam solemni medico, Bologna, Bi­blioteca universitaria, ms. lat. 104 (Fondo Caprara; Frati, n~ 138), ff. 271r-283v: il titolo è di mano diversa e posteriore. Incipit: «Beatissime pater, clementissime Clemens ac domine mundi. Vociferat preco medicorum Ypocras quod vita brevis [. .. ]». Questo fondo contiene prevalente­mente opere alchemiche, su c_ui cfr. D. KAHN, Le fonds Caprara de manuscrits alchimiques de la Bibliothèque Universitaire de Bologne, in «Scriptorium», 48 (1994), pp. 62-110. A questo stesso codice appartiene l'opera di Guglielmo Fabri (cfr. qui nota 19), nonché una ricetta del medico di corte Albini di Moncalieri sull'oro potabile (cfr. K. SUDHOFF, Bine Hertellungseinweisung/Ur 'Aurum potabile' und 'Quinta essentia' vom dem herziiglichen Leibartze Albini di Monca/ieri (14.]ahrhundert), in «Archiv fiir Geschichte der Naturwissenschaften und der Technik», 5 (1914), pp. 198-201), e anche una breve Praciica auri potabilis (ff. 254r-255v). Per la descrizione del codice cfr. R BACCHELLI, Nota al testo, in C. CruscIANI, Il papa e l'alchimia. Felice V, Gu­glielmo Fabri e l'elixir, Viella, Roma 2002, pp. 113-117.

3 Oltre ad Aristotele (Meteore, De generatione, De morte et vita, De anima, Etica, Fisica, ed Epistola ad Alessandro), gli autori medici e scientifici che egli usa sono vari: Ippocrate, Gale­no, Avicenna (Canone e De viribus cordis), Averroè, Colliget, Isaac Israeli, De sustentatione me­morie; Costantino, Pantegni; Razi (definito qui quasi sempre come 'figlio di Zacaria'), Arnaldo da Villanova {opere autentiche e apocrife), Maino di Milano (Maino Maineril; Alkindi, Alcabi­zio e Avenzoar.

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Il testo pare composto su sollecitazione di un, pap~ Clemente4 (c:ii potrebbe anche essere dedic~to), e dunque,nell a~b1e~te della curia di Avignone' nella prima meta del sec. XV: 1 occasione e data (parreb­be: il testo qui non è chiarissimo6) dal timore di una recrudescenza lo­cale delle endemie di peste in quel secolo: il pontefice, a sua volta isp~­rato a ciò da Dio misericorde7, tramite emissari del suo.entourage ri­chiede appunto al medico un testo_ a~atto ali~ b~sogna. L' ~utore n~n risponde specificamente a qu~sta r1ch1esta e ,s1 d1ffond: p1uttosto,

1 ln

dettaglio su un farmaco onnivalente che, all epoca, attira molto 1 at­tenzione 'e la ricerca anche di altri medici: l'oro potabile8, sul quale per altro gli antichi (veteres) hanno lasciato non poche questioni inevase9

.

Da un lato, quind~, il Tracta!us fa in un cer~o senso part~ ~ella va­stissima letteratura di Pestschrzften, anche se I autore quasi s1 scorda infine della peste, parlando se mai dell'utilità del preparato per la leb­bra e altri malanni: ne fa parte comunque, al di là della sua poca at­tenzione puntuale, perché segue una l~n.ea di ric~rca, q~ella di .un f~r~ maco universale e multivalente, che si impone tn molti tra gh scritti suscitati in gran numero dallo scacco terapeutico (e specificamente

4 Potrebbe trattarsi degli antipapi Qemente VII o Clemente VIII, il che collochere~.be l'opera entro i primi venti anni del '400. La datazione sarebbe support.ata anc~e ~a due ~tr.11n: dizi: l'autore non parla della peste nei toni usualmente molto allarmati e concltatl propri dt cht scrive nel corso 0 a ridosso dell'epidemia maggiore nel Trecento; inoltre, considera Arnaldo d~ Villanova (autentico e spurio, e definito spesso qui doctor subtilis) come un autore da collocarsi tra i veteres in un passato non lontanissimo, ma certo ormai superato.

5 La ::Uitura filosofica e scientifica della curia di Avignone in questo periodo non è stata -che io sappia- molto esaminata: cfr. però ora E. ANHEIM, La Chambre du Cerf du ~alais ~es Pa­pes d'Avignon: une 'idèologie naturaliste' à la cour de Clément VI (1342-1352)?, .m ~~1cro!o­gus», 16 (2008), pp. 57-124; J. Hamesse (ed.), La vie culture/le, intellectuelle et saenti/1que a la cour des papes d'Avignon, Brepols, Turnhout 2006. . . . . . . . ,

6 Cfr. Tractatus, .f. 27lrv, dove si accenna a crebris morbts epid1m1cts e a tnfecttone pestifera che affliggerebbero la naturam humanam novissimis nostris temporibus.

7 Tractatus, f. 271rv. 8 Oltre ai saggi in seguito citati cfr., in generale, E. DARMSTAEDTER, Per la storia dell'oro

potabile, in «Archeion», 5 (1925), pp. 251-71; R. HALLEUX, I.: oro potabile, in «Kos», 1~ (1985), pp. 49-64;]. PROUST, I.:'aurum potabile' au temps de la Renaissance, in M.T. Jones Dav1es .(ed.), I.:or au temps de la Renaissance. Du mythe à l'économie, Centre de Recherches sur la Rena1ssan­ce - Université Paris Sorbonne, Paris 1987, pp. 15-26. . . .

9 Cfr. Tractatus, f. 271 v: «Idem vero revendissimus patrum et dominus meus smgularrsst­mus michi medicorum minimo[ .. .]iniunxit quatinus circa materiam talis auri potabilis digna dubia inquirerem, et inquirendo viderem quatenus per hoc veritas huius quesiti, que pen:s ~e­teres dubia fuit et occulta, clarius eluceat, et tanti archani secretum thesaurum de auro d1gn1us

panderetur».

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farmacologico) nei confronti della epidemia10• D'altro lato, il Tracta­tus rientra pienamente in quella serie di testi che tra la metà del sec. XIV e il sec. XV, muovendo dai risultati dello pseudo Lullo e dello pseudo Arnaldo, nonché di Giovanni di Rupescissa (e, all'inizio della catena11, dalle prospettive di Ruggero Bacone), individuano nell'oro, se opportunamente trattato alchemicamente, appunto questo farma­co universale (in relativa concorrenza, variamente discussa e assesta­ta, con la tiriaca e la quintessenza). L'autore si pone così nel gruppo, tuttora non del tutto censito e nel quale i rapporti di dipendenza che circolano non sono ancora pienamente chiariti12, di quei medici-al­chimisti o medici comunque al corrente di rimedi alchemici che, in vario modo, tentano di tradurre nel sec. XV i risultati proposti dalla ricerca alchemica medicale13 (sviluppata nel sec. XIV in termini forse troppo generali e, in un certo senso, 'astratti'), in più concreti rimedi, in farmaci usabili su effettivi pazienti. Questi medici/scienziati espri­mono dunque in modo molto evidente14 la vicinanza, quando non

1° Cfr. C. CRISCIANI - M. PEREIRA, Black Death and Golden Remedies. Some Remarks on Alchemy and the Plague, in A. Paravicini Bagliani - E Santi (eds.), The Regulation o/Evi!. Sodai and Cultura! Attitudes to Epidemics in the Late Middle Ages, Sismel - Ed. del Galluzzo, Firenze 1998, pp. 7-39.

11 Questa linea è visibile per gli storici, meno per chi ne fa parte. In particolare - che io sappia - il rinvio alle fondanti dottrine autentiche di Ruggero Bacone non compare mai nei testi maggiori (Testamentum e Rosarium) dell'alchimia medicale dell'elixir. Il che fa parte del proble­ma più complessivo della 'fortuna' di Bacone; il suo nome comincia ad apparire, come autore di testi alchemici, appunto in opere alchemiche del sec. XV. Ma solo Guglielmo Fabri (che non spiega però i motivi per questa sua corretta intuizione e ricostruzione) individua la posizione iniziale e decisiva di Bacone: egli enumera (De lapide, p. 168) tra gli alchimisti 'oltramontani' Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo e Giovanni Dastin, «et ante hos Rogerium Bachonem».

12 Si notano infatti tra questi testi prestiti (o, meglio, molti riferimenti a fonti, esplicite o implicite, condivise); nel caso poi della Questio e dell'Epistola di Tommaso Pizan (cfr. infra, no­ta 19) si danno veri, vistosi calchi letterali (la cui eventuale fonte c6mune non sono riuscita a re­perire), tanto da ipotizzare, nonostante grosse differenze, la possibilità di un'attribuzione comu­ne. Non appaiono mai (sarebbe del resto ben strano) rinvii diretti tra questi scritti pressoché contemporanei, tra i quali però si può cogliere, per cosl dire, un dibattito virtuale: è chiaro in­fatti che gli autori stanno affrontando contemporaneamente i medesimi problemi, si basano su­gli stessi testi e dunque paiono riprendersi e rispondersi l'un l'altro.

13 Cfr. al riguardo i molti saggi di Michela Pereira, tra cui M. PEREIRA, 'Mater medicina­rum'. La tradi'zione dell'elixir nella medicina del XV secolo, in «Annali del Dipartimento di Filo­sofia dell'Università di Firenze», 9 {1993), pp. 5-51; più in generale cfr. Ead. (a cura e con sag­gio introduttivo di), Alchimia. I testi della tradizione occidentale, Mondadori, Milano 2006; EAD., Arcana sapienza. Ualchimia dalle origini a Jung, Carocci, Roma 2001; si rinvia anche ai saggi in C. Crisciani - A. Paravicini Bagliani (a cura di), Alchimia e medict'na nel medioevo, Si­smel - Ed. del Galluzzo, Firenze 2003.

14 Vi sono vari altri autori in quest'epoca in cui si evidenzia questa contiguità, che ha per

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l'intreccio, di competenze alchemiche e mediche nelle fasi complesse del percorso di entrambe (alchimia e medicina) tra medioevo ed età moderna15: certamente questi autori sono almeno al corrente di pro-poste e risultati e talora di testi di alch.imia1

:. . .

Tra quelli individuati per ora troviamo 11 medico Tommaso P1zan da Bologna (medico e astrologo del re di Francia, padre di Cristina Pizan)17. lo scienziato suo amico (e però critico circa le sue teorie e ope~azi~ni) Bernardo di Treviri, definito secretarius nature1_8: i due si scambiano due lettere scientifiche sul preparato confezionato da Tommaso; l'anonimo autore di una Questio19 su un rimedio antipesti-

altro radici antiche, precedenti anche all'affermarsi dell'alchimia medicale dell'elixir tra i secc. XIII e XIV (cfr. C. CIUSCIANI, Nota introduttiva, e Artefici sensati: 'experientia' e sensi in alchi" mia e chirurgia (secc. XIII-XIV), ivi, pp. IX-XVI e pp. 135-159; EAD., _'Expe'?·entia' e 'o~us' in medicina ed alchimia: forme e problemi di esperienza nel tardo Medzoevo, in «Quaest10», 4 (2004), pp. 149-173). Scelgo qui questi testi perché sono più elaborati di altri contemp.oranei, e perché appaiono accomunati da concrete questioni operative (che poi vengano effetuvamente risolte, è discorso diverso). . .

15 Cfr. C. CRISCIANI - M. PEREIRA, Z.:alchimia tra Medioevo e Rinascimento, m Stona delta Scienza Treccani' IV Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 2001, cap. 17; A. PERIFANO, L'Al­chimie entre M;yen' Age et Renaissance: Rupture ou Changement de Contexte?, in B. Ribémont (ed.), Terres médiévales, Klincksieck, Paris 1993, pp. 237-249; C. CRISCIANI, Il/arma'.~ d'oro: al­cuni testi tra i secc. XIV e XV, in Alchimia e medicina cit., pp. 217-245; per una specifica moda­lità di transito che porta più verso Ficino, si vedano gli interessi alchemici di Ludovico Lazza­relli: cfr. C. CRISCIANI, Hermeticism and Alchemy: the Case o/ Ludovico Lazzaretti, in «Early Science and Medicine»r5 (2000), pp. 145-159.

16 Resta tuttavia l'impressione che i medici interessati al rimedio non controllino bene le pratiche per confezionarlo, mentre gli alchimisti, ben.ché a volt.e .(è il ~as~ dello ~s. ~ullo) com~ petenti in medicina, non si curino troppo delle effettive s~mmm1.straz1~n1. I .testi q~1 presentati sono tanto più interessanti allora perché tentano almeno dt coordmare l ?ue ltllpegn1. . .

17 Cfr. Epistola magistn' Thomae de Bononia ad Bernardum Trevtsanum de lapide phtlo­sophico, Paris, Biblothèque nationale de France, ms. lat. 1120~, ~f. lr-13v, da.confr.o?~are co? Cambridge, Corpus Christi College, ms. 99, ff. 195-213; non mt risultano studi specif1c1 su ept: stole scientifiche - presenti in particolare in ambito alchemico - nel Medioevo (a parte quelli sull'Epùtola a Alessandro dello ps. Aristotele): cfr. però D.R. LANGSLOW, The 'Epistula' in An­cient Scienti/tC and Technical Literature, with Special Reference to Medicine, in R. Morello· A. D. Morrison (eds.), Ancient Letters. Classt"cal and Late Antique Epistolography, Oxford University Press, Oxford 2007, pp. 211-234.

18 BERNARDO DI TREVIRI, Ad Thomam de Bononia ... responsio, ed. in J.J. Manget, Bi­btiotheca Chemica Curiosa, Chouet, Genevae 1702, Il, pp. 399-408; al riguardo cfr. la definitiva messa a punto di D. KAHN, Recherches sur le 'Livre' attribué au prétendu Bernard le Trévisan (fin du XVe siècle), in Alchimia e medicina cit., pp. 265-336; su quest'epistolario cfr. anche L. THORNDIKE, A History o/ Magie and Experimental Science, 6th ed., Columbia University Press, New York-London 1964, vol. 3, cap. 36 (The alchemica! correspondence o/ Thomas o/ Bologna andBernard o/Treves).

19 Questio an lapis philosophicus valeat contra pestem, ed. in L. Zetzner, Theatrum Chemi­cum, lii, Heredes Lazari Zetzneri, Argentorati 1602, pp. 186"187.

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fero; Guglielmo Fabri de Dye20, giurista e medico, 'familiare' alla cor­te del papa Felice V, che propone le sue riflessioni nella cornice di un dialogo col pontefice; e appunto il Solemnis medicus, probabilmente vicino alla curia di Avignone, che invece sceglie la più tradizionale e accademica forma del tractatus. Come si può notare subito, si tratta di figure relativamente 'minori', ma non poco interessanti proprio per la novità e concretezza delle domande che si pongono. Quasi tutti, poi, sono legati a corti piccole o grandi21 , e segnalano una volta di più come, specie alla fine del medioevo, proprio le corti siano un luogo privilegiato di emergenza sociale delle ricerche medico-alchemiche". Tutti inoltre, con maggior o minor insistenza e competenza, ritengono che il farmaco alchemico abbia a che fare anche, se non prevalente­mente, con il possibile prolungamento della vita23 : sia per le sue atti-

20 Liber de lapide philosophorum et de auro potabili ad summum ponttficem, ed. con tr. it. in C. CmscIANI, Il papa e l'alchimia cit., pp. 118-183.

21 Molto vasta è ormai la letteratura critica sulle corti e le forme di cultura e di sapere in esse pi-ornasse. Mi limito qui a segnalare il recente I saperi nelle corti/Knowledge at the Courts, in «M\crologus», 16 (2008), in cui cfr. in particolare C. CRISCIANI, Alchimia, alchimisti e corti nel tardo Medioevo: documenti e racconti, pp. 433-457; cfr. anche M. PEREIRA, Per una historia de l'alquimia a la Catalunya medieval, inJ. Vernet - R. Parés (dirs.), La ciència en la història dels pai"sos catalans, Universitat de València. Servei de Publicacions, Valènda 2005, I, pp. 455-482; C. CRISCIANI, Nota introduttiva, in C. Crisciani - G. Zuccolin (a c. di), Michele Savonarola. Me­dicina e cultura di corte, Sismel - Ed. del Galluzzo, Firenze 2011, pp. VII-XXII; per la corte in­glese (con interpretazioni non sempre condivisibili) si hanno indicazioni di manoscritti e docu­menti in J. HUGHUES, Arturian Myths and Alchemy. The Kingship o/ Edward IV, Sutton, Stroud 2002; ID., Politics and the Occult at the Court o/ Edward IV, in M. Gosman et al, (eds.), Princes and Princely Culture. 1450-1650, 2 voli., Brill, Leiden-Boston 2005, Il, pp. 97-128; cfr. anche, infine, THORNDIKE, A History cit., Ili, cap. XX:XXVIII.

22 Si veda anche, se non altro per la possibile committenza in un caso, e per dedica e in­tento anche politico nell'altro, il testo dell'Aurora consurgens (su cui cfr. C. CRISCIANI - M. PE­REIRA, 'Aurora consurgens': un dossier aperto, in C. Leonardi - R Santi (a c. di), Natura, scienze e società medievali. Studi in onore di Agostino Paravicini Bagliani, Sismel - Ed. del Galluzzo, Fi­renze 2008, pp. 67-150: specie pp. 130-134); e il Libro delta Santa Trinità (cfr. U. JUNKER, Das 'Buch der heiligen Dretfaltigkeit' in seiner zweiten, a/chimistischen Fassung (Kado!zburg 1433), KOln 1986; H. BUNTZ, Das 'Buch der heiligen DretJaltigkeit'. Set"rt Autor und seine Oberlieferung, in «Zeitschrift fiir deutsches Altertum», 101 (1972), pp. 150-160); sull'iconografia (ma non so­lo) di entrambi, cfr. B. 0BRIST, Le débuts de t'imagerie alchimique, Le Sycomore, Paris 1982. È del resto a papa Giulio Il che Giovanni 'Mercurio' da Correggio, profeta ermetico itinerante in cerca di patronage, dedica il suo alchemico panegirico De quercu Julii Ponti/icis (London, Briti­sh Library, ms. Harley 4081, ff.1-40), ricco di retorica e di mirabili, le più varie, promesse (an­che medico-alchemiche).

23 Ampia è ormai la bibliografia sul tema: cfr. almeno, oltre al classico G.J. GRUMAN, A History o/ Ideas about Prolongation o/ Li/e. The Evolution o/ Prolongevity Hipotheses to 1800, in «Transactions of American Philosophical Society», 56, 9 (1966), pp. 1-97, il recente volume di C. Crisciani - L. Repki - P.B. Rossi (a c. di), Vita longa. Durata della vita, vecchiaia e 'prolongatio

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me proprietà terapeutiche in genere, sia per sue più speciali caratteri­stiche· e in tutti è variamente toccata dunque, più o meno accu~ata­ment~, la questione della funzione e restaurabilit~ del~'u~ido radicale24. E allora questi scritti vanno anche annoverati tra 1 vari De conservanda iuventute (o simili), regimina di prolongevità25 attribuiti a Ruggero Bacone, ad Arnaldo, a Lullo che si sviluppano nel sec. XIII26 e avranno una 'vita longa', fino a Marsilio Ficino, Paracelso, Francesco Bacone27 , e anche oltre.

Negli scritti di questi medici - tutti abbastanza brevi, e non tutti editi, forse non tutti individuati (nella relativa esiguità delle ricerche circa l'alchimia nel Quattrocento) -l'ardimento teorico di certe solu­zioni del secolo precedente, ben compreso o no che sia, lascia spazio a necessarie, non meno interessanti ma più prosaiche considerazioni e domande. Il rimedio cercato, cioè, pare essere stato individuato, ed è

vite' nella tradizione aristotelica e medica tra Antichità e Rinascimento, Sismel - Ed. del Galluz-

zo, Firenze 2008. . . . . . . 24 Cfr. C. CRlSCIANI, Il 'lignum vite' e i suoi/rutti, m A. Parav1cm1 Bagham {éd.), Le monde

végétal. Médecine, botanique, symbolique, Sismel-Ed. del Galluzzo, Firenze 20~9, pp. 175-205; EAo. Introduzione all'edizione del Tractatus de humtdo radicali di Arnaldo da Villanova, ed. M. McV~ugh, {Arnaldi de Villanova Opere Medica Omnia V.2), Publicacions i Edicions de la Uni-versitat de Barcelona, Barcelona 2010, in generale, e in specie il cap. 8. .

2' Sono il Liber sex scientiarum di Ruggero Bacone {il tema è però trattato anche m altre opere autentiche di Bacone, specie negli Opus); il De retardatione accidentium senectutis e il De conservatione iuventutis, attribuiti {con altri opuscoli sull'argomento, più brevi e seccamente preceti:istici) a Ruggero Bacone; il De vita philosophorum e il De conservando iuventute et retar.­danda senectute dello ps.Arnaldo; cfr. anche la Epistola domini Arnaldi de Villa Nova ad domi­num Jacobum de Tolleto, De prestantia et virtutibus aquae humani sangulnis (breve testo pr.ecet· tistico, alchemico-farmaceutico), ed. in J.F. PAYNE, Arnold de Villa Nova on the therapeuttc use of human ~lp_od, in «Janus», 8 (1903), pp. 432-435.. . . .

26 Cfr. CRJSCIANJ, Introduzione Arnaldi de Villanova Opera Medica Omma, V.2 crt., cap. 7. Cfr. Ji:ioltre i pionieristici studi di A. PARAVICINI BAGLIANI, Medicina e scienze della natura ~li~ corte·dei Papi nel Duecento, Centro italiano di Studi sull'Alto Medio Evo, Spoleto 1991, specie l capp. VII, IX; per gli ultflni risultati della sua ricerca al riguardo, cfr. ID., Ruggero Baco~e e ~'al-. chimia di lunga vita. Riflessione sui testi, in Alchimia e medicina cit., pp. 33-54; ID., Ri/lesstont intorno alla paternità baconiana del 'Liber sex scientiarum', in Vita longa cit., pp. 169-180; cfr. inoltre F.M. GETZ, Roger Bacon and Medicine: The Paradox of Forbidden Fruit and the Secret o/ the Long LiJe, inJ. Hackett (ed.), Roger Bacon and the Sciences, Brill, Leiden 1997, pp. 337-364; EAD., To Prolong Ltfe and Promote Health: Baconian Alchemy and Pharmacy in the Engtish Lear­ned Tradition, in S. Campbell · B. Hall· D. Klauser (eds.), Health, Disease and Heating in Me­dieval Culture, St. Martin's Press, New York 1991, pp. 135-144.

27 Rinvio ovviamente al De vita libri tres, di cui il secondo (De vita longa) è certamente ispirato dalla lettura del De retardanda senectute, che Ficino attribuisce ad Arnaldo; al De vita longa di Paracelso (più legato alle prospettive di Giovanni di Rupescissa); e alla Storia delta Vita e della Morte di Francesco Bacone, trattazione innovativa e tradizionale al tempo stesso, inserita tra le sue Historiae naturali e centrata su azioni da esercitare su sangue e spiritus.

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anche spiegato, nella teoria e nelle direttive per la confezione pratica, in testi autorevoli28: ma come condursi, poi, concretamente, per con­fezionarlo bene, in modo che sia efficace sì, ma senza danni collaterali29? in quali dosi e tempi somministrarlo? sotto che forma propinarlo? soprattutto: su quali fluidi o organi del corpo umano an­drà più precisamente ad incidere? e con che efficacia? Quesiti, come si vede, che danno per acquisite teorie e pratiche relative all'alchemi­co farmaco-oro-elixir, ma che pongono in luce, da una prospettiva spiccatamente medico-terapeutica, non piccoli né banali problemi re­lativi al suo uso, e che, come appunto segnala lo stesso Solemnis me­dicus, gli autori veteres, pur eccellenti promotori delle teorie e prati­che in questione, non hanno tenuto in debito conto nella fase, per co­sì dire, pionieristica della loro ricerca30.

In particolare, oltre alla forma in cui il medicamento deve essere proposto al paeiente, l'attenzione maggiore, da un punto di vista teo­rico,' si concentra nell'individuare più puntualmente nell'organismo umano il fluido o la parte/organo su cui si ritiene che il farmaco possa avere un effetto specifico e risolutivo: e qui le prospettive di questi studiosi, pur simili nell'orientamento complessivo, divergono abba­stanza. Per Tommaso da Bologna si tratta di agire sul sangue; altret­tanto pensa, ma con maggior accortezza, competenza e dettaglio, l'autore anonimo della questio; sull'umido radicale, per rafforzarlo,

28 Alle spalle di tutti questi autori stanno, come testi di riferimento dottrinale, siano o no citati esplicitamente, il Testamentum dello ps. Lullo {ed. in M. Pereira ·B. Spaggiari {a c. di), Il 'Testamentum' alchemico attribuito a Raimondo Lu/lo, Edizioni del Galluzzo, Firenze 1999; cfr. M. PEREIRA, I.:oro dei filosofi. Saggio sulle idee di un alchùnista del Trecento, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1991; EAD., !.:alchimista come medico perfetto nel 'Testamen­tum' pseudolulliano, in Alchimia e medicina cit., pp. 77-108); e il Rosarium dello ps. Arnaldo (Rosarium, ed. in Manget, Bibliotheca Chemica cit., I, pp. 662-676); cfr. M. PEREIRA, Arnaldo da Villanova e l'alchimia. Un'indagine preliminare, inJ. Perarnau (ed.), Actes de la I Trobada Inter­nacional d'Estudis sobre Arnau de Vilanova, 2 voli., Institut d'Estudis Catalans, Barcelona 1995, II, pp. 95-174; si rinvia anche ai vari saggi pubblicati inJ. Perarnau {ed.), Actes de la II Trobada Internacional d'Estudis sobre Arnau de Vilanova, Institut d'Estudis Catalans, Barcelona 2005, dedicati specificamente all'alchimia pseudo-arnaldiana.

29 Preoccupanti erano stati, ad esempio, gli esiti del preparato che Tommaso aveva offerto ai principi francesi, colti poi da malore; proprio per i sospetti suscitati, il medico assai ansiosa­mente aveva scritto all'amico Bernardo per un parere autorevole. Altrettanto insidiosi e pro­priamente micidiali sono gli inconvenienti che l'anonimo della Quaestio prevede qualora il ri­medio {inteso in questo caso come un antipestifero, e dunque un anti-veleno, che agisce come un contagio positivo) non sia assunto al momento giusto: il paziente potrebbe o dissanguarsi to­talmente o ridursi alla compattezza di un minerale: risultati infausti da evitare.

30 Vedi qui note 35, 39.

408 Chiara Crisciani

purificarlo e aumentarlo, si concentrano invece le argomentazioni di Gugliehno Fabri; sull'azione sul cuore e soprattutto sugli spiriti insi­ste infine il Solemnis medicus. Ovviamente, come si vede (e anche al di là di considerazioni tecnicamente fisiologiche), un rimedio 'univer­sale' (oltre ad essere digeribile31 , anche se 'minerale': problema visto­so che tutti questi autori affrontano in vario modo) deve poter agire su un componente dell'organismo che sia essenziale e, soprattutto, sia esso stesso onnipervasivo, circoli in tutto il corpo e lo pervada: ap­punto sangue, umido radicale, spiriti vitali.

2. A rispondere precisamente e con ordine alle concrete domande che questi medici si pongono è destinato dunque il Tractatus (la più dettagliata e ampia, la più 'scolastica' e in un certo senso32 la più 'tra­dizionale' di queste opere), che si articola in ben strutturati dubia (.(<novem aut decem dubia consequenter se habentia et pertinentia de­pendentia unum ab alteto»33), modulati a loro volta in questiones, che vertono su come l'oro possa adaptari per essere assimilato senza danni; sulle migliori forme (polvere, sottili lamine/briciole) per presentarlo; sulle dosi, gli additivi e momenti appropriati per una assunzione effi­cace. Urgente impegno, giacché vari «magnates philosophorum vires auri extollunt, sed modum tamen reticuerunt quo tanti presidi existat: ut puta nec ordinem, nec pondus, nec tempus limitaverunt»34; in par­ticolare, e circa l'oro potabile, il Solemnis medicus sottolinea sia la no­vità e utilità del suo approccio, sia il contributo che gli alchimisti han­no fornito. Infatti, circa il primo punto, nota che i «doctores vero anti~ qui non posuerunt illum modum clarum sub forma potabili», e ne spi~ga i motivi35; circa il secondo punto, elenca con attenzione le varie

31 Proprio per questo problema, visto come insuperabile, medici contemporanei e più noti come Antonio Guaineri e Michele Savonarola, pur entrambi interessati e competenti circa pro­blematiche alchemiche, avevano definito l'oro potabile 'cosa da ridere'; ed è su questo che, in primo luogo, Bernardo critica il preparato dell'amico Tommaso da Bologna.

32 Infatti il Solemnis medicus molto si fonda sulle considerazioni ben note, perché già pro­poste anche da Razi e Avicenna, circa i rapporti farmacologici tra oro e cuore.

• 33 Tractatus, ff. 27lv"272r per l'indice di questi dubia-capitoli (la trascrizione di questo in­dice è in C. CRISCIANI, Il farmaco d'oro cit., p. 245}. Qui verrà fornita in appendice la trascrizio­ne dell'ultimo dubium, il più lungo, articolato (e anche utilmente prescrittivo).

34 Tractatus, f. 270r, 35 Ivi, f.276v. La mancata chiarezza è cosl spiegata: «Sed Avicenna et alii doctores non po­

suerunt illum modum totalem saltem explicite, quamvis bene implicite (. .. ] quia alii noluerunt omnia secreta manifestare, vel quia sub verbis obscuris atque enigmatibus talia posuerunt, vel forsan quia nescerunt bene modum liquefactibilitatis».

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 409

procedure cui l'oro va sottoposto (pulverizatio, amalgamatio, adustio, liquefactio: procedure già segnalate da Avicenna, secondo il Solemnis medicus, quando costui affronta il problema della lehbra36). Queste fasi però devono culminare in una necessaria rectificatlo (cioè l'elimi­nazione di male qual#ates, che pure si trovano nell'oro non trattato). Qui appunto si colloca il contributo specifico degli alchimisti, giacché «hoc est punctum et magisterium, scilicet deponete ... malas qualitates et ipsum dulcotare», e «plures male percipiant illud nisi qui seritiunt de alkimia»37. Da questi processi esce, e più che giustamente, un oro certo non uguale al naturale, contro il quale, per la sua non-naturalità, alcuni stoltamente obiettano: infatti il risultato, appunto artificiale, è un oro trattato dalla'tecnica alchemica (in modo però che non perda le sue qualità prime e seconde), quindi un oro certamente alteratum e inutatum: ma di quella «optima et concritissima immutatio quia con­venit usui humano ab intra>>38; e il merito è certo di alchimisti 'moder­ni', che hanno perfezionato evidentemente, agli occhi del Solemnis medicus, procedure più elusive già indicate da Arnaldo da Villanova39.

Come ho accennato, il Solemnis medicus propone la sua ricerca in termini abbastanza tradizionali e prevalentemente farmacologico-me­dici. Così riprende una annosa questione, relativa al potere alterativo dei farmaci che, appunto perché digeriti, subirebbero essi stessi una alterazione nell'organismo: e dunque, ciò che si altera/ corrompe come potrebbe opporsi alla 'corruzione' insita nelle e provocata dalle malat­tie40? La questione rientra nel vasto campo dietetico-farmacologico e,

36 lvi, f. 277rv. 37 lvi., f. 277v. Si rinvia alla specialistica perizia degli alchimisti anche a f. 272v, circa gli

ingredienti da usarsi per la realizzazione di «talis liquabilitatis cum virtute ignis, que posita sunt per subtiles alkimicos».

38 lvi, f. 274rv. 39 Per queste indicazioni su Arnaldo come autore fondamentale, ma superato per certi

aspetti, cfr. Tractatus, ff. 274v, 276v, 278r, dove si contrappone ciò che hodiefit rispetto all'«au­rum potabile non rectificatum, ut quidem dederunt tempore Arnaldi (.,. )». In ogni caso in que­sti, come in altri testi coevi, spicca decisamente su altri riferimenti la figura di Arnaldo da Villa· nova medico e alchimista {nonché l'uso delle sue opere, autentiche o spurie ma di cui non si du­bita), come auctor per eccellenza, in cui quasi si realizza, personificandosi, la connessione di competenze alchemiche e mediche.

~o L'argomento è ripreso più volte dal Solemnis medicus: cfr. qui, Appendice, pp. 422-423. L'azione dei farmaci semplici e composti è comunque trattata anche dai medici, ovviamente: tan­to che Arnaldo da Villanova imposta anche su questo problema l'indicazione della giusta, diversa prospettiva che medici e filosofi devono assumere di fronte a temi comuni ad entrambi e contro­versi, come appunto è questo: cfr. Tractatus de intentione medicorum, ed. M.McVaugh, AVOMO, V.1, Publicacions i Edicions de la Universitat de Barcdona, Barcelona2000, pp. 110-118.

410 Chiara Criscianl

in esso, riguarda la distinzione difficile tra cibalia e medicinalia, e, s'in­tende, anche tra medicine ciba/es e cibi medicina/es; la domanda, cosi drasticamente formulata, sembra risalire allo ps. Aristotele del Secre­tum secretorum41 (dove appunto prende inizio la ricerca di un farmaco 'speciale'), e viene poi ripresa in vari scritti, anche precettistici, sulla prolongevità attribuiti a Ruggero Bacone. Circa un secolo prima, nei primi trent'anni del Trecento, un alchimista, assai competente in me­dicina, lo pseudo Lullo, e un medico interessato molto di alchimia, Pietro Bono da Ferrara42 (pressoché contemporanei), avevano datori­sposte sul tema decisamente contrastanti. Pietro Bono ne aveva tratto spunto per sottolineare l'utile molteplicità dei farmaci (dovuta appun­to alla loro diversità rispetto all'organismo umano e alla varietà delle malattie), i quali, certo subendo alterazioni (che il medico però do­

, vrebbe conoscere), compiono una azione a sua volta definibile come alteratio; il trasmutatorio lapis alchemico, invece, benché definito an­che medicina, non può che essere unico, giacché ha da essere simile a ciò (i metalli) su cui effettua non una semplice alteratio ma propria­mente una più radicale transmutatio43 • Lo ps. Lullo, all'opposto, già impegnato nella ricerca di un unico elixir-medicina, valido per corpi metallici, vegetali, animali e umani, aveva criticato violentemente la vastità della farmacopea tradizionale: non si rallegri il medico, egli am­monisce, della quantità e varietà delle medicine particolari «quia con­fuse sunt et non integrate. Sed velis contemplati in medicina universa­li, quia non est magis una ad sanandum omnes infirmitates specia­les»44; e di questo farmaco unico (che è un lapis dissolutus a base d'o­ro) magnifica poi la capacità di curare «omnes infirmitates [ ... ]» e la rapidità quasi fulminea d'azione. Il Solemnis medicus è palesemente in questa linea, ma, si vedrà, con alcuni accorti espedienti di compromes­so. Nel dubium apposito, il secundum45 , su questo tema se la cava in realtà affermando (anche con argomenti vagamente capziosi) che, co-

41 Nel Secretum secretorum (cum glossis et notulis .. .fratris Rogeri, ed. R. Steele (Opera hac­tenus inedita Rogeri Baconis, V, Oxford 1920), nei capitoli che concludono la seconda parte (dietetico-farmacologica) e aprono la terza (farmacologico-alchemica) il tema è presente. Ma è nel De retardatione che viene attribuita ad Aristotele, come pronunciata nel Secretum, precisa­mente la frase che usa qui il Solemnis medicus (cfr. De retardatione cit., pp. 44-45}.

42 Cfr. Pretiosa Margarita Novella, ed. in Manget, Bibliotheca Chemica cit., Il, pp. 1-80. 43 Per questa trattazione cfr. ivi, p. 27a. 44 Cfr. Testamentum, cap. 33, pp. 110-12. 45 Tractatus, ff. 273r-274v.

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaàper una sana e lunga vita 411

munque trattato, l'oro potabile mantiene in ogni caso inalterate le sue qualità e il suo equilibrio complessionale, purché «tale aurum rectifi­cetur bene, ut hodie fit»: lo dimostra del resto anche, ex experimento, il vantaggio che ne traggono i multi magnates che ne fanno uso, badie e quotidianamente.

Così, ancora,· il Solemnis medicus analizza con cura le diverse pro­prietà e azioni di farmaci già ben noti che operano anche a proprietate, cioè il lapis bezoar, che agisce per attrazione, e la tiriaca che opera re­spingendo (propellendo); le confronta poi con quelle dell'oro trattato, che agisce innanzitutto confortando cor. Ne risulta indubitabile l'eccel­lenza dell'oro rettificato e potabile perché, nel suo caso, non c'è un li­mite spaziale alla sua azione46, come invece accade per gli altri due ri­medi: sia perché essi hanno una forza a raggio determinato nell'attrar­re e respingere, sia perché non sono di complessione perfettamente equalis. Solo tale oro è massimamente equilibrato (quindi può opporsi validamente a morbi di diversa tonalità umorale) e, nella forma liquida che ha assunto, si può mescolare con chilo e chimo, circola più agil­mente per venas, arterias et alias conductos dell'organismo, arriva così dappertutto, e specialmente e più rapidamente al cuore e agli altri membra regalia, dove esplica al meglio le sue virtù47 .

Quali sono queste virtù? Anche qui, tradizionalmente, si tratta di effetti delle virtù primarie, secondarie e proprie, o a proprietate; molte sono reperibili nelle canoniche trattazioni farmacologiche (che del re­sto l'autore spesso usa e cita)48. Ma c'è qualcosa di più in quest'oro che ormai è diventato un farmaco appunto universale, capace di con" trastare ogni malattia: per il suo massimo equilibrio è infatti contrario ad ogni morbo, si è detto: non per una opposizione puntuale, relativa

46 Ivi, ff. 275v-276r: all'oro potabile rettificato «nullus est impositus terminus neque locus prefixus in quo sic opererur [. .. ] et non alibi».

47 Cfr. anche ivi, f.27lr: se la salute consiste «in quadam propordone armonica membro­rum, humorum et spirituum [.,,] hanc proporcionem armonicam nullus simplex farmacum com­pertum talem habere nisi solum aurum, quia compositus non est sibi simile, ut inquit doctor sub­tilis in libello suo De vinis [ ... ],et [ .. .] in libro De retardanda senectute [ ... ].Et est de maxime cor et membra regalia confortativus, a qui bus emanat vita, ut in De viribus cordis dicitur».

48 Prima di queste trattazioni quattrocentesche, l'itinerario farmacologico dell'oro presenta queste tappe: il nucleo è costituito da autori arabi (Avicenna in primis), che ne sottolineano il valo­re, ma non l'eccezionalità, e lo elencano tra altri farmaci cordiali; si passa all'oro trattatato alche­micamente degli opuscoli prolongevitisti e di Bacone, che invece spicca per il suo massimo equili­brio umorale; segue l'inserzione dell'oro tra altri farmaci mirabili e polivalenti (da cui mutua alcu­ni caratteri) nei Pestschrtften {comunque nei farmaci antipestiferi l'oro compare quasi sempre co­me ingrediente); per finire con la relativa valorizzazione che ne fa Giovanni di Rupescissa.

412 Chiara Crisciani

e formale (così io interpreto), ma, all'opposto, perché è perfettamente temperato e sta nel mezzo49. Questa medietà però gli consente di ar" ricchirsi (e non solo retoricamente) di ulteriori virtù, e l'oro, in questa sua posizione mediana e centrale, entra in un circuito di influenze più ampio e suggestivo, su cui appunto si concentrano le parti teorica­mente più interessanti dell'ultimum dubium.

3. Tramite una scrittura costruita anche con crasi e con abili intar­si da testi diversi50 il Solemnis medicus imposta alcuni parallelismi e individua, con materiali noti51 , corrispondenze nuove52. I testi qui usati (meglio: abilmente manipolati) sono il De vinis e il De retarda­tione, attribuiti ad Arnaldo: sullo sfondo, sta l'autorità rassicurante di Avicenna del De vz"ribus cordiS53 .

Il cuore è/ons vite e il sole/ons luminis (oltre che fonte di calore e di vita, in quanto genericamente responsabile della generazione an­che dell'uomo); come afferma Arnaldo (De vi'nis54; ma l'idea non è ovviamente solo sua, ma innanzitutto di Avicenna) l' oto con/ortat il cuore. Tra i tre viene istituito un rapporto/corrispondenza geometri­co-topologica. Infatti il sole e il cuore sono medi, centrali e preminen­ti, l'uno nel cielo, l'altro nelle membra dell'organismo; l'oro è an-

49 Cfr. Tractatus, f.273r: «Et [aurum] est contrarium omni morbo, et per consequens cura­tivum: non quidem contrarietate extrema et formali, sed quia temperatum est et in medio. Con­trarium alteri extremo sapit naturam contrarii». L'autore qui rinvia al vero concetto di medietà, analizzato da Aristotele nell'Etica Nicomachea, libro II.

50 Tale forma di scrittura, in questo punto, lo accomuna in particolare allo stile di riuso che Gugliemo Fabri adotta massicciamente, tanto che, per questo e altri tratti, il suo 'dialogo' (ben poco attento agli aspetti operativi) può essere definito come il frutto non tanto di ap­profondimento teorico o di attenzione pratica quanto dell'erudizione di 'alchimisti da bibliote­ca', cioè una delle varie linee che animano la ricerca alchemica nel '400.

51 I rapporti tra sole e oro, e tra cuore e sole, ad esempio, sono di antica origine, ripresi poi variamente in ambito medico e alchemico. Sono in parte riproposti in testi di prolongevità (specie nel De vita philosohorum dello ps. Arnaldo - ed. e tr. fr. di A. Calvet, Le 'De vita philo­sophorum' du pseudo-Arnaud de Villeneuve (ed. del ms. Paris, B.N., lat.7817), "Chrysopoeia", IV (1990-91), pp. 35-7), o farmacologici (specie nel De vinis attribuito ad Arnaldo), a cui certo il Solemnis medicus fa riferimento. Li intreccia accentuatamente e con particolare perizia, quasi esclusivamente retorica, Guglielmo Fabri (Liber de lapide cit., pp. 157-161); mentre nell'anoni­ma Questio si presenta una corrispondenza, ma meno carica, tra oro e sangue: entrambi tempe­rati, sono l'uno costitutivo del lapis, l'altro garante della omogeneità complessiva dell'organi­smo e del suo equilibrio temperamentale.

52 Vedi qui, Appendice, pp. 417-420. 53 Ricordo che questo opuscolo avicenniano è stato tradotto da Arnaldo da Villanova. ' 4 Cfr. ARNALDO DA VILLANOVA, De vinis, in ID., Opera omnia, Basilea 1585, coll. 581-602.

l

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 413

eh' esso medio e preminente, perché vicario del sole in terra (il Solem­nis medicus lo può affermare perché manipola una sentenza del De vz"nis55). Come allora il sole è medio e signore tra i pianeti, nel macro­cosmo, così il cuore è medio e reggitore degli altri organi nel micro­cosmo-organismo, e tra i due sussiste una corrispondenza (non solo topologica, nonché retorica e analogica, ma anche corroborata, sotto il profilo fisiologico, tramite il detto aristotelico sulla funzione gene­rativa del sole e dalla concezione della formazione del cuore nell'em­brione come primo membro, propulsivo dello sviluppo56). La me­dietà sottolineata dell'oro e la sua antichissima corrispondenza col so­le (rinnovata qui 'correggendo' il testo di Arnaldo) lo rendono con­cretamente partecipe della corrispondenza istituita: esso infatti risulta medio - di una medietà diversa da quella prima analizzata (relativa alN la sua struttura temperamentale), ma che su questa si basa e l'amplifi­ca - tra cuore e sole: I' oro convoglia su di sé le influenze dell'astro, rafforzando così le sue già eccezionali virtù, ed è in grado, nella sua medietà che può - se potabile - circolare nel corpo, di curare e soste­nere appunto il cuore e gli spiriti vitali. E del resto si può notare che con entrambi - cuore e sole - l'oro «multum participat. Cum sole in splendore, calore et incorruptibilitate [. .. ] Cum vero spiritibus partiN cipat in splendore et lumine vite seu sanitatis collatione». Le corri­spondenze che sono state istituite sono ora anche in una sorta di ge­rarchia e diventano soprattutto un circuito attivo di influssi.

L'azione terapeutica dell'oro (purché sia anche trattato e potenzia­to, si ricordi, dalle abili tecniche alchemiche e reso potabile) è dunque realmente media, mediana e mediatrice, e risulta inserita in una più vasta dinamica tra interno ed esterno, tra astri, uomo, mondo subluna­re; e dunque, da semplici corrispondenze tra posizioni e da noti rap­porti di analogia, il Solemnis medicus fa derivare una nuova, concreta e attiva catena di effettive influenze: tra i tre 'medi' eccellenti - oro sole, cuore - si instaura una dinamica e benefica circolazione di forze. '

Basta tutto questo (le triplici qualità naturali dell'oro, la sua recti­ficatio alchemica, la sua centralità nei rapporti tra macro e microco­smo, il rafforzamento delle sue virtù per influsso degli astri) a garanti­re l'eccellenza e la efficacia del rimedio? Non del tutto, parrebbe, co-

5' Infatti nel De vinis Arnaldo afferma che vicario del sole in terra è il fuoco: cfr. ivi coll.586BC, 592DE. Per questa trattazione cfr. Tractatus, ff. 279rv-280r.

'6 Vedi qui, Appendice.

414 Chiara Crisciani

me meglio si evince dall'elenco di malanni curabili con questo oro potabile che chiude il testo. O, meglio: come già era successo con la quinta ·essenza di Giovanni di Rupescissa, o nell'uso della tiriaca pro­posto per la peste e nell'accumulo di medicine antipestifere57 , sembra che questo rimedio aureo, pur eccellente, si affianchi e abbia bisogno anche dei normali rimedi della tradizionale farmacopea: si comporta insomma o come un integratore e additivo dei normali farmaci, o co­me un loro potenziatore; o anche come un eccezionale rimedio sì, la cui azione necessita però di venir preparata e accompagnata dalle più tradizionali terapie. In particolare il Solemnis medicus alla fine del suo testo, decisamente precettistica e farmacologica, sottolinea il ruo­lo delle acque distillate58 di erbe ben note e comuni (menta, camomil· la, assenzio, salvia, melissa, buglossa, boragine, luppolo, capelvenere, ginestra): esse fungono da veicolo del farmaco aureo, ma sono già in se stesse terapeutiche, portatrici anzi di antiche virtù, e creano anche, così pare, le condizioni migliori per l'assunzione dell'oro potabile.

Il risultato può forse sembrare alquanto deludente, dopo fogli di analisi ed esaltazione del preparato aureo mirabile; è però un risultato che segnala, a livello concretamente terapeutico, una persistente e non risolta tensione tra molteplicità e universalità/unicità dei farmaci; e che indica, più in generale, uno scollamento tra prospettive e novità teoriche e applicazioni operative nella medicina tardo medievale59. Si segnala infine, anche con questo finale compromesso tra la farmaco­pea dei 'semplici' e quella minerale-alchemica, la caratteristica, già in

57 Si è detto che la Peste promuove la ricerca di un farmaco universale e polivalente; non è però l!unica linea di difesa. Le si accosta, specie all'inizio dell'epidemia, quella di una farmaco­pea molto ricca, adatta, con la varietà moltiplicata di rimedi, a rispondere alle varie fasi che si susseguono nel rapido decorso della peste. Il suo 'fallimento' deriva in parte dalla rapidità ec­cessiva di questo decorso, quasi incontrollabile nel suo succedersi; in parte da contrapposizioni umorali troppo difficili da calibrnre.

5B Sulle acque medicinali cfr. M. PEREIRA, Nota su Bonaventura d'Iseo e le acque med,Jcinali, in F. Abbri - M. Ciardi (a c. di), Atti dell'VIII convegno Nazionale di Storia e Fonda­menti della Chimica, Arezzo 1999, pp. 59-68; vedi anche il contributo di M. Carli, ivi, pp. 57-73; BONAVENTURA DA IsEO, Liber Compostille, trascrizione e studio di M. Carli, Tesi di Laurea, Università di Siena, a.a. 1998-99. Sarebbe utile una disamina della precettistica sulle acque nel­l'opera farmacologica del cardinale francescano Vitale du Four.

59 Cfr., tra molti altri studi, C. CRISCIANI, Fatti, teorie, 'narratio' e i malati a corte. Note su empirismo e medicina nel tardo medioevo, in «Quaderni storici», 36 (2001), pp. 695-718; G. PO­MATA, 'Praxis historialis': The Uses of'Historia' in Early Modern Medicine, in G. Pomata -N. Si­raisi (eds.), 'Histort'a'. Empirt'cism and Erudition in Early Modern Europe, MIT Press, Cambrid­ge MA 2005, pp. 105-146.

1 I

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 415

vari studi sottolineata, di una evoluzione della medicina tra tardo me­dioevo e prima età moderna, che si muove non attraverso drastiche catastrofi e 'rivoluzioni', ma come coesistenza di novità e tradizione, come una 'evolution of a tradition'60 . Nel Tractatus, dunque, l'atten­zione e la ricerca per farmaci eccezionali si collocano in una tradizio­ne disciplinare troppo consolidata ma anche assai flessibile, che per­ciò si applica certo all'analisi di nuovi ritrovati, ma all'interno di cri­teri disciplinari assestati. Senza trascurare, infine, l'opportuna caute­la, dettata dalla prudenza professionale del medico61 , di ricordare al paziente che 'tutto può venire utile', se è attestato da autorevoli testi della tradizione e sorretto da una ricerca, razionale ed accorta, di no­vità; ma giova altrettanto ricordare che, se si tratta di farmaci, l'ansia di progresso rispetto ai veteres e anche la necessaria, qui inevitabile, ricerca di novità, da un lato; e l'ossequio tranquillo per la tradizione, sia pur interpretata, dall'altro, sono atteggiamenti di uguale, alto ·ri­schio sia per la fama del medico, che per la salute del paziente.

60 Cfr. la raccolta di saggi curata da M. McVaugh e N. Siraisi, Renaissance Medicai Lear­ning: Evolution of a Tradition = «Osiris», second series, 6 (1990).

6l La prudenza, oltre a essere tra le doti primarie del vero peritus, è dai medici particolar­mente sottolineata nel caso di nuovi rimedi, specie cioè in ambito farmacologico: questo, per es­sere troppo particolare, soggetto a variabili dovute al diverso contesto geografico d'uso dei far­maci degli auctores, irto di dubbi provocati dalla maggior debolezza fisica dell'uomo rispetto ad antenati ben più robusti, nonché troppo ravvicinato a dati empirici, è il meno 'scientificamente' attendibile sotto il profilo dottrinale, e particolarmente pericoloso sotto quello professionale e terapeutico: cfr. C. CrusCIANI, History, Novelty, and Progress in Scholastic Medicine, in «Osiris», sd.s., 6 (1990), pp. 118-139, specie pp. 134-138; D. JACQUART, Theory, Everyday Practice and Three Ftfteenth-Century Physicians, ivi, pp. 140-160; M. McVAUGH, The 'experimenta' of Arnald of Villanova, in «The Journal of Medieval and Renaissance Studies», 1/1 (1971), pp. 107-118; In., The 'Experience-Based Medicine' of the Thirteenth Century, in «Early Science and Medici­ne», 14 (2009), pp. 105-130.

416 Chiara Crisciani

Appendice

La trascrizione è conservativa; ho normalizzato la punteggiatura e il regime delle maiuscole; <> indica inserzione; [] indica espunzione; con (?) ho segnalato letture incerte o dubbi vari. Il testo, come molti di quelli del fondo Caprara, è stato letto, postillato, talora corretto da un per ora ignoto 'Collecteur' (cfr. BACCHELLI, Nota al testo cit., pp. 115-116, e Kahn, op. cit.), forse in vista della edizione di una raccolta di questi scritti. Inoltre parti del testo sono evidenziate con righe a margine o sono sottolineate (sempre da un lettore successivo, forse lo stesso) non per cancellarle, nè sempre per evidenziarne l'importanza, ma più spesso per indicare citazioni quasi letterali dagli autori che vengono menzionati. Di questi interventi qui non ho tenuto conto. Desidero ringraziare gli amici Franco Bacchelli, Paolo Maggioni e Romana Martorelli Vico per la loro generosa consulenza.

Tractatus de investigatione auri potabilis editus a quodam solemni medico.

//279r// Ultimum dubium. Quesitum est de virtute auri potabilis: ubi premictendo noto quod primum in ordine efficiencium causarum et conservancium est sol. Nam est dator vite, ut dicit Allcabitius1 in suo Introductorio, differentia secunda, et Aristoteles dicit secundo Phisicorum, scilicet "sol et homo generant hominem"2• Nam accessus ad nos vel recessus a nobis in circulo 30 est causa generationis et co­ruptionis, secundo De generatione3 etc. lnde hoc est quod videmus ad sensum: sole exeunte in sua auge stat sanitas in senibus minoris qui­relle (?). Propter quod Ypocras in tertio Separatorum Sermonum infert 'estate, vero et autumpno' usque ad quid senes etc4• In apposito vero

ALCHABITIUS, Libellus isagogicus (trad. Iohannes Hispalensis), Iohann Vurster, Bologna 1473 (nel colophon «Emendatum per eximium artium et medicinae doctorem D.M. Mathaeum Moretum de Brixia Bononiae legentem anno domini MCCCCLXXIII»), f. b6v: «Sol[. .. ] signat regnum maximum, et animam vitalem et lumen et splendorem, intellectum et pulchritudinem atque fidem»; cfr. anche f. blOv: «Sol significat spriritum id est animam».

2 ARISTOTELE, Fisica, Il, 2, 194 b. ARISTOTELE, De generatione et corruptione, II, 10, 336 b. IPPOCRATE, Aforismi, probabilmente III.13: «Si vero aestas sicca fuerit et aquilonia, au-

Solemnis medicus: suggerimen# e farmaci per una sana e lunga vita 417

augis tales vel male stant vel moriuntur ut plurimum. Et ideo videmus senes et infirmos cicius consumptos, rabidos et marasmonicos5, in quibus humidum radicale et calar naturalis defficiunt, tunc maxime vel quod male stant aut quod moriantur usque quando sol est in maio­ri sua. declinatione, ut puta a festo omnium sanctorum usque ad fe­stum epiphanie, vel circa. Propter hoc etiam videmus egrotantes ut plurimum mori de nocte ex luminis et caloris radiorum solis absentia6, et plus quando magis a nobis distat cum est in angulo noc­tis aut circa; et adhuc magis vel maxime quando a nobis longiorem moram contraxit, quod est circa ortum suum, in ordine cause efficien­tis et conservantis cor et suos spiritus propter quos cor creatum est, ut prima distinctione, tertio Canonis, capitulo sexto7.

Nam sicut sol est fons luminis, ita cor est fons vite, et sicut sol est in medio septem planetarum tamquam rex in medio sui regni, ita cor similiter est in medio8 celestium orbium sui corporis seu membrorum eius, et est immediatum subiectum vite quia primo vivens et ultimo moriens, ut in De morte et vita9 sumitur. Vero spiritus dicitur esse su­biectum fluens, quod est substantia corporea, vaporosa, pervia, subti~ lis, luminosa10 et ignea, quia ex subtilitate et igneitate vaporum san­guinis naturalis cordis resolutus in sinistra concavitate sua generatur ut virgens (?) similitudinem supercelestium corporum11 in sui motus agilitate et luminis claritate et vite collatione. Nam sicut nec pianeta

tumnus vero pluviosus [. .. )»: Hippocratis Aphorismi, cum Galeni commentariis, Nicolao Leoni­ceno interprete, Parisiis, sub Sole aureo Claudii Chevallonii, 1526, f. Lixv.

5 Si tratta di malati consunti, all'ultimo stadio di malattie febbrili oppure molto vecchi, il cui organismo c~llassa, appunto, per marasma; vedi, al riguardo, il galenico De tabe, tradotto da Pietro d'Abano, e Bernard de Gordon, De marasmode "' L. DEMAITRE, The medicai notion of 'withering' /rom Galen to the fourteenth century: the treatise on Marasmus by Bernard de Gordon, «Traditio», 47 (1992), pp. 259-307 (con ed.).

6 AVICENNA, .Liber Canonis, Venezia, 1507 (riprod. anastatica Hildesheim, 1964), (De complexionibus), p. 2va, accenna agli effetti della maggiore o minore lontananza dal calore sola­re; più probabile che ci si riferisca qui a De retardatione, pp. 37-40.

7 Liber Canonis, locus non ìnventus. Forse si rinvia a De complexionibus etatum (Liber Canonis, I, fen I, III, p. 3va-4va).

8 Ivi, p. 258a: ~<Et cor quidem positus est in medio medii pectoris». 9 ARISTOTELE, De morte et vita, III, 469 a.

10. AVICENNA, De viribus cordis, edito con Liber Canonis, Venezia 1507 (riprod. anastatica Hildesheim, 1964), p. 544v: «Et propterea iudicatur de spiritu quod sit substantia luminosa».

li Ivi, p. 544v: «[ ... ] quod per equalitatem cessat contrarietas in ea, disponitur mixtum ad receptionem vite conformis vite celestium corporum, que dispositio in humano tantum spiritu reperitur. Est ìgitur in summa spiritus subgenerata commistione elementorum virgens in simili­tudinem supercelestium corporum».

418 Chiara Crisciani

vivit uhi solis radius non attingit, ita nec membrum, uhi, vel ad quid, spiritus vite non penetrat, non vivit. Et ob hoc merito spiritus vite di­citur esse sedes anime et lator //279v// virtutum eius in membra ani­malis tendentium mediante ipso, ut in De viribus cordis12• Tota itaque vita post cor stat immediate in spiritibus et ideo ad illorum exalacio­nem sequitur sincopis et tandem mors. Propterea in corde sunt pluri­mi vel plures spiritus ut ab illo plenius ad alia corporis membra de­fluant sive perfluant, ut tertio Canonis13 , distinctione undecima, capi­tulo de anathomia cordis.

Istis vero spiritibus duo occurrunt nocumenta, scilicet continua resolutio et deperditio; secundum est ipsorurn peryodica immundicia et infectio14: pro primo, eis convenit restauratio deperditi et resump­tio quatinus ipsis resumptis insurgat vita; pro secundo, illis convenit optima depuratio et betzeratio sive tyriacalis medicina15, ut ipsis de­puratis insurgat sanitas. Primum operantur illa que velociter gene­rant optimum sanguinem, clarum subtilioremque, qualia sunt bonum vinum, vitella ovorum, testiculi gallorum et aqua carnis. Secundum efficaciter et maxime operatur verum aurum optime preparatum cui ex celestibus16 tanta virtus est influxa ut eos tam mundos quam sere­nos efficiat et conservet quatinus possint resistere omni veneno et longissimo tempere, scilicet usque ad terminum, servare valeant suum subiectum sanum et incolume; quin ymo est possibile ut alias effectus tam mirabiles ipsis17 spiritibus imprimat, quod quasi miracu-

12 Ivi, p. 544ra: «Creavit spiritum latorem virtutum anime in membra animalium tenden­tium mediante ipso».

u Liber Canonis, p. 257v. l4 Alcuni di questi inconvenienti sono gli stessi cui può andare incontro l'umido radicale,

e vengono menzionati sia in testi medici che teologici (cfr. CRISCIANI, Introduzione a AVOMO V.2. cit.): per questo talora i rimedi proposti sono simili.

1' Ci si riferisce qui alle virtù del lapis bezoar e della tiriaca, per cui cfr. supra, p. 411; sul ruolo di tiriaca e lapis philosophorum a base di oro si sofferma.anche l'autore della Questio con­tra pestem (vedi C. CRISCIANI, Il farmaco d'oro cit., specie p. 230); cfr. anche, sulla tiriaca, M. McVaugh, Theriac at Montpellier, 1285-1325, «Sudhoffs Archiv», 76 (1972}, pp. 113-27, e A. Calvet, A' la recherche de la médecine um'verselle. Questions sur l'élixir et la thériaque au 14e st'è­cle, in C. Crisciani-A. Paravicini Bagliani (a c, di), Alchimia e medicina cit., pp. 117-216.

16 Cfr. ARNALDO DA VILLANOVA, De vinù cit., cap. De vino extinctionis auri, col. 591E: «A natura insunt ei ex influentia coeli specificae virtutes aliae [. .. ]».Analoga ripresa nel De lapide di Fabri dove riporta (pp. 153-161) le proprietà curative dell'oro {molte sono presenti anche nell'elenco del Solemnis medicus).

17 Colgo qui l'occasione per correggere una lettura allettante che ho sostenuto in Il farma­co d'oro cit., p. 236, dove avevo interpretato 'ipsis' come 'ixir' (per elixir), segnalandone l'ecce­zionalità, perché solo qui tale termine sarebbe usato. Cosl non è. Non stupisce poi molto,

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 419

lum18 credatur in re nature seu rerum natura. Tanto namque tempere et lumine ·potest animales spiritus decorare ut "preter solitum quis elevetur ad oculta intelligibilia contemplanda et futura speculanda, et naturaliter ad omnem actum rationis expedite perficiendum" 19. Nam si aeri circundanti exterius claro et sereno excellenti virtute sibi in­fluxa a stellis ve! animalibus, plantis ve! mineralibus tanta virtus insit bethzeraica et tyriacalis quod cadavera mortuorum sibi exposita nun" quam incinerentur, ut patet in aliquibus insulis Ybernie, velut refert doctor subtilis in suo Speculo, capitulo de aere20; sic pariformiter etiam ipsis spiritibus intra corpus statutis quibus influxe sunt similes virtutes ab auro parisimiles. Ubi namque aurum innascitur, ibi plu­rium minere sunt lapidum preciosorum ac metallorum, potissime in partibus orientis21 , quibus sic vicinantibus sua virtus amplius germi" natur. Quod ex empio //280r/ I liquido patet de sene agricola in regno Sicilie22 , cuius aratrum obviavit vasi pleno aque, qui avide eam bibit credens esse aquam communem, afflictus estu et calore, et inde mu" tatus est agricola senex in equalem generationem et in etatem qua" draginta annorum secundum apparentiam, et factus est maioris di­scretionis, memorie et intellectus, et vixit annos quadraginta post po­tum in curia regis. Hoc autem aurum sic est influxum a sole, ut refe­runt astrologi in suis introductionibus; est terminus in ordine vitam conservantium causarum quia tam mirabili proportione elementorum componentium existit ut inter cetera mixta vero temperamento plus appropinquat, de quo inquit subtilis doctor in capitulo De vino ex"

giacché il Solemnis medicus non usa una terminologia alchemica. La sgradevole scomparsa di 'ixir', per altro, non muta gran che l'interpretazione del testo, perché in altri passi l'autore si rifà comunque alla sapienza e alle pratiche degli alchimisti, che dunque conosce e apprezza: ve­di supra, nota 37, p. 409.

l8 Cfr. De vinis, col. 591E: «[ ... ]neque dissolvitur neque corrumpitur, est quasi miracu­lum in via naturae». Queste considerazioni si ritrovano anche nella sezione sull'oro potabile del De lapide di Guglielmo Fabri; cfr. anche ps. LULLO, Testamentum, p. 284; Ps. BACONE, Liber De conservatione iuventutis (edito con De retardatione), p. 134.

19 Cfr. ARNALDO DA VILLANOVA, Speculum introductionum medicinalium, in Opera Omnia dt., coll. 36E-37B: «[ ... ]ut spiritus et cerebrum adeo temperet et illuminet, quod preter solitum elevetur ad occulta intelligibilia contemplanda, et etiam ad speculanda futura et universaliter ad omnem actum ratlonis expedite perficiendum.».

20 Ivi, col. 36EF. 21 Per considerazioni diffuse sulla priorità dell'oriente in vari ambiti, specie in quello sto­

rico (ma l'equazione "oriente, calore, origine, e dunque, spesso, migliore" vale anche per il mondo naturale), cfr. M. RAININI, Nella terra del tramonto. Geografia e teologia della storia a partire da alcune elaborazioni medievali (in corso di stampa).

22 Ps. BACONE, De retardatione, pp. 45-46.

420 Chiara Crisciani

tinctionis aur/23 sic ad litteram: "Aurum quidem verum res est24 <ar­cana>, et perfectissima, temperamento equali compositum mirabili proportione elementarium virtutum cui de compositis non est simile etct. ,,- Et est quasi medium inter corpora celestia et spiritus humanos qui a corde procedunt. Corpora namque celestia disposita sunt ad nobilem speciem vite; humani vero spiritus dispositi sunt ad reci­piendum perfectionem vite conformi<s> vite celestium, que disposi­tio tantum in humano Spiritu reperitur, ut inquit Princeps in De Vir[tut]ibus cordis25 . Medium itaque inter hos corpora est aurum, quia cum utrisque multum participat. Cum sole quidem in splendo­re, calore et incorruptibilitate, et in medio terre est velut alter sol et vicarius26 primi qui est in medio celi, qua re aurum quasi aurora diei et vite humane velut stella27 celi nuncupatur; vel aurum ab aura, qui vapores grossos, humidos et spiritus tenebrosos et fuscos ab auricula cordis suis qualitatibus et virtutibus deponit, propellit et fugat. Cum vero spiritibus participat in splendore et lumine vite seu sanitatis col­latione. Nam qui sanitatem custodit vitam custodit, ut vult Galenus, De z'ngenio <sanz'tatis>28•

Nota quod aurum habet virtutes triplices: primo universales, scili­cet a primis qualitatibus; et habet virtutes a secundis qualitatibus et sunt universalibus similes; et habet proprias illis que proprie dicun­tur, quia nec universales sunt nec similes illis. Ex primis qualitatibus ponitur esse temperatum in complexione, quamvis parum ad latus ca­loris declinet //280v//, tamen illud non est sensibile medico, ideo non locatur in gradu per doctores. Unde et filius Zacharie29 dicit quod au­rum est temperatum in quarto gradu et excedit omnem medicinam et

23 De vinis, col. 591D. 24 Segue spazio vuoto perché il copista non ha compreso la parola 'arcana'. 25 De viribus cordis, p. 544v. 26 Anche Fabri parla dell'oro come vicario del sole (De lapide, p. 161) in quello che defi­

nisce un suo aforisma sull'oro: entrambi prendono dal De vinis (che trasformano) di Arnaldo, col. 586C: «L . .] unde est quod quidam Hermetis filij appdlaverunt ignem solem, et quidam ca­loris naturalis rerum vicarium».

27 Ivi, col. .591E, 28 Galeno, De medendi methodo libri XIII! (tr. Tommaso Linacre), Venetiis 1565, Apud

Iunctas, 6 cl., 9, cap. 10, p. 58vH: «Ergo has facultates servare, nihil plane est aliud, quam vitam servare».

29 Locus non inventus. Probabilmente qui si cita da Ps. BACONE, De retardatione cit., p. 44, dove si legge: «[. .. ] filius Zacharie dicit, quod hec res est temperata in lOmo gradu, et excedit omnem medicinam in temperantia sua, et in ea est natura equalis et recta, neque subiacet cor­ruptioni alicuius elementorum».

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Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 421

temperanciam et in eo est equalitas nec subiacet corruptioni alicuius elementorum. Ex primis igitur qualitatibus omni modo30, videlicet quia temperatum est in medium et illud omni suo extremo resistit quia sapit naturam contrariorum. Nam ipsum aurum membra infrigi­data calefacit et super calefacta infrigidat, et sicca humectat, per quem tunc spiritus ineptos nutritioni reparando, a quibus virtus nu­tritiva profluit in membra, excitat. Similiter humidum superfluum a membris abstringendo et deponendo; nam a corpore expellit saniem et omnes superfluitates. Tamen magis operatur suis virtutibus secun­dis, sic itaque resistit omni male complexioni, tam accidentali quam naturali. Etiam confortat cor ex primis qualitatibus ipsum alterando, sed potissime male complexioni cordis resistit. Nam quia cordialissi­mum est et directivum ad illud (tum quia declinat parum ad latus ca­liditatis), que talis semper spiritibus amicatur, ut vult Princeps dictio­ne undecima, tertio Canonis, capitulo primo31 . Aliqui tamen sibi ad­dunt crocum et muscum ut forcius ad cor dirigatur, quod potissime fieri convenit in causa tam frigida vel humida mala. Habet etiam ma~ gnas virtutes ex secundis qualitatibus. Nam cor supreme confortat, suos spiritus grossos, graves et tenebrosos subtiliando, agilitando et illuminando, a quibus insurgit animi letitia, iocunditas, gaudium inte­rius, habilitas et voluntas contemplandi celestia et divina32• Confortat etiam cor, venenositati paratos et infectos spiritus sua betezoraitate et tyriacitate illis resistendo, fugando et propellando, hoc tamen magis sue virtutis prime perficiunt quamvis etct (. .. ?) secunde virtutes in hoc coadiuvent una cum primis, videlicet [etct] ex secundis virtuti~ bus, quia sua ponderositate ventrem subducit et urinam denegatam provocat et expellit, ut inquit Arnaldus33 .

Habet etiam aurum virtutes proprias que dicuntur a tota proprie­tate fieri34•

30 ms.: moro 31 Liber Canonis, p. 258ra. 32 ARNALDO DA VILLANOVA, Speculum, coil.36E-37B; cfr. qui nota 19. 33 De vinis, col. 591A. 34 Segue qui, ai ff. 28lrv, una analitica e dotta disamina su cosa sia da intendersi per a pro­

prietate, ex tota substantia, a tota specie ecc. che così inizia: «Que autem res sit hec tota proprie­tas, convenit nunc dici. Nominatur enim tota proprietas virtus propria a diversis doctoribus di­versis rationibus secundum vere diversos sensus et consideraciones: nam tota proprietas et tota species, tota substantia, virtus occulta, virtus specifica, // 281r// seu forma aliqua de non per­ceptis sensu; hec est autem adveniens composito post suam complexionem et compositionem et formam substantialem, ut ponit Avicenna in primo Canonis, dictione secunda, doctrina secun-

422 Chiara Crisciani

[ ... ] ad cuius notitia perveniri non potest racione humana cum hec in infinitum varientur. Et inde talis //282r// virtus dicitur occulta, que talis individualis varia est et variati potest varietate influentie celi vel locorum varietate vel utriusque, manente tamen eadem specie.

Talis itaque proprietas nobilissima et operatio est in auro et multi­plex. Nam et si inter cuncta mineralia est nobilioris complexionis et compositionis, attestantibus primis sapientibus, tanto est dispositio in eo habilior ad introductionem talis virtutis. Donavi! eum (id?) Deus unicuique de complexione secundum quod magis meretur, ut inquit Princeps in De complexionibus35. Ergo donavit de tali virtute specifica auro sic complessionato et compositionato nobilissima quia sua dispo­sitio precedens illam meretur, et sic sua virtus talis est supra iacintum. Cuiusque tamen oppositum posuit Princeps in De vir[tut]ibus cordis36,

ymo est supra omnem lapidem preciosum. Dictum tamen Principis est de auro non potente suas vires deducere in actuhl, ut est in auro non potabili, verum et certum et etiam in potabili non bene rectificato.· Y mo sua virtus specifica est mirabilior et preciosior et nobilior omni minerali, quoniam de nullo legitur tanta complexionis temperies nec tam mirabilis proportio elementorum in sua mixtione: ex mirabili namque proportione partium elementorum in mixto resultat mirabilis talium simplicium partium unitarum unita qualitas, et est mirabilis complexio. Ex ambobus vero mirabilibus simul iunctis, sequitur for­me substantialis mirabiliter introductio, quam immediate sequitur vel concomitatur mirabilior virtus occulta a celo influxa. Unde inquit Ar­naldus: Non est mirandum si medici etc.37 lacet in visceribus terre38,

mirabilem faciat operationem. Quia filius Zacharie39 dicit quod hec est res temperata in quarto gradu, hoc est temperatissima, prout calida res in quarto gradu dicitur calidissima apud medicum, et excedit om­nem medicinam in temperantia et in ea est temperies equalis et recta, nec subiacet corruptioni alicuius elementorum etct.

da, summa prima, capitulo xv0 'de eis que perveniunt ex his que comeduntur et bibuntur'». Qui la tralascio, nonostante il suo interesse dottrinale, per motivi di spazio e soprattutto perché non è molto necessaria rispetto ai più concreti consigli che seguono. La trascrizione riprende dalla penultima riga di f. 281v.

35 Liber Canonis (De complexionibus membrorum), p. 3rb. 36 De viribus cordis, p. 449ra. 37 De retardatione, p. 44. 38 Cfr. ivi, pp. 15, 42, e specialmente 43-44: di queste pagine il Solemnis medicus dà qui

delle citazioni abbreviate, compresa la citazione da Razi. 39 Cfr. qui nota 29.

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 423

Et quicumque cupit humana corpora conservare in sanitate, que corpora subiacent alterationi sex generum causarum40 que mutant corpora, merito querat hanc rem et non alias curruptioni et alteratio­ni subiacentes41. Nam illa res conservat corpora in sanitate, ut dicit Aristoteles in Epistola quam misit ad Alexandrum. Impossibile nam­que visum est Aristoteli42 quod medicine que subiacent alterationi et corruptioni //282v// incorrupta servent corpora humana in sua sani­tate, quamvis quidam antiquorum hoc crediderint procurare cum me­dicinis cordialibus43 , ut in musco, ambra, ligno aloes, sandali, camphora, rosis et huiusmodi. Hec tamen, quamvis odorifera, omnia subiacent corruptioni. Quomodo vero corruptibile[m] operabitur in­corruptibilitatem? hoc non videtur possibile per naturam. Et ait doc­tor subtilis44 quod hec medicina debet esse electa et preparata prepa­ratione bona, et sicut facit operationes bonas, et cum est preparata preparatione meliori facit tunc operationem nobilem, et cum est pre­parata preparatione optima facit tunc operationes sublimes. Et in hoc est totum secretum. Et de hac re traditur fuisse aqua quam invenit se­nex agricola regni Secilie de qua fuit dictum supra.

Nunc itaque de virtutibus propriis et appropriatis tali auro potabi­li dicatur in speciali.

40 Cfr. ancora alla lettera De retardatione, p. 44. Si tratta delle sei n>s non natura/es. Come è noto una classica tripartizione distingue le res natura/es (parti, organi, fluidi, membra ecc.) che costuiscono l'organismo; le res contra naturam (la malattia, i sintomi e tutto ciò che lari­guarda); le res non natura/es, cioè aria cibo/ bevanda, esecizio, digestione/espulsione, passioni dell'anima, ovvero quelle condizioni esterne o interne senza le quali l'organismo non vive. Que­ste ultime sono l'oggetto specifico dei regimina, e, essendo le uniche oggetto di vera scelta (non si sceglie infatti nè la complexio con cui si nasce, nè la malattia da cui si può essere colpiti), fan­no del paziente un coartefice della propria salute (specie in una medicina prevalentemente pre­servativa e preventiva come quella medievale, o al più adatta a situazioni croniche); inoltre con­sentono al medico di assumere un ruolo anche eticamente rilevante di consigliere di stili di vita complessivi. Cfr. L. GARCIA BALLESTER, On the Origin o/ the ,Six Non-Natural Things' in Galen, in KolleschJ. - Nikel D. (eds.), Galen und dar hellenistische Erbe, Berlin 1993, pp. 105-15.

41 Cfr. ancora alla lettera De retardatione, p. 44 (fino alla citazione del Secretuffl - ovvero alla Epistola, la sezione seconda dedicata alla dietetica, circolante anche separatamente).

42 Cfr. supra, pp. 409-410. 43 Per un elenco delle medicine cordiali, cfr. AVICENNA, De viribus cordis, II, pp. 547r-

548v; Liber Canonis, p. 260ra. 44 Ci si riferisce cosi ad Arnaldo da Villanova, cui viene qui attribuito il De retardatione

(come anche Fabri e Ficino fanno); l'opera è attribuita invece a Ruggero Bacone solo nel grup­po di più tardi manoscritti inglesi: cfr. A. PARAVICINI BAGLIANC, Il mito della 'prolongatio vitae' alla corte pontificia del Duecento. Il 'De retardatio11e uccidentium senectutis', in ID., Medicina e scienze della natura alla corte dei Papi nel Duecento, Spoleto 1991, pp. 297-99, 301, 305-11. Cfr. ps. BACONE, De retardatione cit., p. 45, per il passo usato qui quasi alla lettera.

424 Chiara Crisciani

Et primo a proprietate confortat cor et coadiuvatur in hoc a quali­tatibus secundis, superfluitates desiccando et consumendo, et illumi­nando sua claritate substantiam cordis et spirituum45 ; et sua soliditate uniendo partes laxas, et sua temperie omni male qualitati obviando. Et ideo sumendum est cum appropriatis temperatis in omni mala · complexione et directivis cordialibus, ut sunt aqua buglosse et succus eius et conserva florum suorum; et in mala calida complexione cum aqua acetose aut succo eius et conserva similiter; et in frigida mala complexione cum aqua mellisse, succo et conserva eius.

A tota specie prolongat vitam. Nam impedimenta senii retardat, quia habet propriam humiditatem naturalem a dissolucione retardare et eam in suam retinere temperantiam et distemperantiam corrigere et ad temperantiam reducere. Hoc autem exemplis patentibus clarum vi­demus. Nam pisces utentes cum suo nutrimento auro, ut carpiones qui in lacu de Verona nutriuntur, ipsi mortui longo tempore conservantur sine corruptione, quamvis pisces de se sunt cito putrefactiles quia hu­midi superflue. Unde Rasis in octavo Almansoris46 posuit pisces frigi­dos inter venena, etiam supposito quod sint assati et tamen sint infrigi­dati et in loco steterint humido //283r//, etiam si sequenti die come­dantur. Sed non sic de dictis carpionibus, ymo et multo tempore cocti et assati conservantur, nec comedentibus hominibus impressionem ma­lam faciunt; et non est alia causa nisi quia auro utuntur in suo nutri­mento. Videmus etiam per experientiam aquam Rodani longissimo tempore incorruptam conservari et esse sanissimam, quod sibi inest ex suo lapsu supra arenam auream, quia eius plurimi rivuli et flumina il­lum subintrantes per mineras auri labuntur, qualis est fluvius de Cedre qui fluit prope Balneolas, cuius aurum mundissimum et finissimum est. Dicunt autem marinarii experti de aqua Rodani quod illam defferunt in suis navibus usque ad longissimas terras sine corruptione, postquam prius purificata fuerit a terreitate fecali: ut puta usque ad Rodum47 aut Cyprum48 eundo et redeundo fere per spatium unius anni.

4' Cfr. De vinis, col. 591A. 46 Razi (Rhazes), Mohammad Rasis Liber ad Almansorem sive tractatus medicinales, Mila­

no, Leonhard Pachel e Ulrich Scinzenzeler, 1481, f. d3r, De piscibus venenosis; cfr. anche LIII, 16.

47 Rodi è citata anche da Fabri (De lapide, p. 130) come luogo in cui accadono (lo attesta­no soldati e cavalieri gerosolimitani) accelerazioni in processi naturali simili a quelle artificiali che produce l'elixir.

48 Altre località nominate nel testo sono: una fonte presso Napoli, la cui acqua «morbos stomacales [ ... ] frigidos et humidos curat» (f. 272r); e altre acque «in multis aliis locis in Sab-

Solemnis medicus: suggerimenti e farmaci per una sana e lunga vita 425

Item aurum a proprietate sanat melancolicos, infatuatos, timorosos et pacientes agelgues (?), secum loquentes49 et eos qui surgunt de noc­te, quia illuminat spiritus talium tenebrosos qui sunt causa timoris. Et datur cum aquis et rebus appropriatis ut sunt buglosa, lupulus, borra­go etc.

Item a propriate preservata lepra, refrenat lepram et palliat et cu­rat et omnes eius species50, quia <virtutem> [virtus] membrorum re­galium in quibus est minera51 vite preservat et conservat. Et ideo va­ler multum si limatura auri aut folia sua sumantur cum aquis et rebus appropriatis. Sed adhuc magis valet aurum potabile.

Item a proprietate letificat prout iacintus52.

Item a propriate obviat fortiter veneno per se prout facit iacintus, et etiam cum misceatur illi. Ideo si iacintus et aurum et topasion mi­sceantur simul in pulvere faciunt omnes operationes predictas fortius, et adhuc si temperata alia cordialia addantur, ut smaragdus, argen~ tum, etct.

Item tenere illud in ore53 tollit sitim, et etiam argentum, sed for­tius argento quia est super illud.

Item tenere eum in ore fetores oris tollit a proprietate54•

Item sanat a proprietate epilecticos, appoplecticos et omnem pas­sionem nervorum, quia superfluitates cerebri quatit //282v// et suos spiritus motivos et sensitivos sincerat, clarificat et habiliores motui et sensui facit, si detur cum aquis salvie et sic de aliis appropriatis.

baudia et Delphinatu» (ivi). Canonico di Dye in Delfinato è Guglielmo Fabri; al Rodano (non però per le sue mirabili acque) fa riferimento anche Giovanni dell'Abazia (sec. XV) nella sua Revelatio (cfr. C. CruSCIANI, Fatiche e promesse alchemiche, in S. Borutti (a c. di), Memoria e scrittura della filosofia. Studi offerti a Fulvio Papi, Milano 2000, p. 218 (riporto queste notazioni perché forse concorrono a segnalare una vivace ricerca alchemica nella Francia meridionale alla metà del sec. XV: cfr. le ipotesi di Bacchelli - op. cit. p. 115 ~sul possibile possessore del codice bolognese qui in esame, Bernard Penot, aquitano con forti interessi magici e religiosi e forse animatore di un circolo alchemico a Yverdun).

49 Cfr. Liber Canonis, De auro, p. 96v. 50 Cfr. De vinis, 591E; De retardatione, passim. Anche l'associazione lebbra/oro non è certo

nuova. Si noti inoltre che nell'alchimia metallurgica i metalli imperfetti sono spesso definiti leb­brosi, e del loro morbo spesso si dà l'eziologia in analogia coi quattro tipi medici tradizionali di lebbra. Voro ne è esente, e il lapis trasmutatorio è la terapia: il tema, più o meno sviluppato, è to­pico; particolarmente vivida nel descrivere il sacrificio del lapis-oro-re per curare i 'fratelli lebbro­si' è l'allegorica Visio diJohn Dastin (sec. XIV; ed. in MANGET, Bibliotheca cit., II, pp. 324-326).

51 De viribus cordis, p. 546vb: «Quoniam cor est minera generationis nutrimenti spiri-tuum».

" Ivi, p. 549ra. 53 ARNALDO DA VILLANOVA, De vinis, col. 591C. 54 Cfr. Liber Canonis, II, ii, cap. De auro, p. 96v.

426 Chiara Crisciani

Item a proprietate sanat omnem passionem cordis55, ut sincopem, tremorem cordis, dolorem et iectigationem, si detur cum appropriatis cordi.

Item a proprietate urinam denegatam provocar, et solvit56: quam operationem iuvant secunde virtutes et gravitas et lubricitas, si detur cum directivis appropriatis, ut sunt aqua capillorum veneris, rubre tinctorum, florum geneste distillata, et florum camomille.

Item stomaco defectivo et frigido subvenit a proprietate secun­dum Y saac in libro De substentatione memorie57 si detur cum aqua mente vel absintii et aliorum appropriatorum.

Item a proprietate valet passionibus splenis et curat illas, ut patet in simplicibus omnium doctorum.

Item emorroidas sanat et eorum dolorem, ut dicit Constantinus in Panthegni58 •

15. Item a proprietate fissura facta ex auro et eius cauterio non tu­mescit59 nec cancrisatur, nec escromevatur (?), nec carnes facit putri­das. Et dicit Alkindus60 quod <si> cauterizentur aie columbarum cum auro, nunquam postea recedunt a suo columbario.

Item aurum calefactum tollit pilos a membro cui non adveniunt si cum eo facetur lotus, et modicum adiuvatur: et iterum crescere non permittit.

Explicit tractatus de investigatione auri potabilis editus a quodam solemni medico .

. 55 Per le malattie cardiache cfr. ivi, pp. 260r-263v. 56 Cfr. qui, nota 34. 57 · ISAAC IsRAELr, De sustentatione memorie. Nel Liber de Oblivione a Costantino Africano

editus (in ISAAC ISRAELI Opera Omnia, 2 voll., Bartholomeus Trot bibliopola, Lugduni 1515, II), ai ff. CCIXvb-CCXrab si descrivono farmaci senza oro ma confezionati con erbe varie e miele. Su Isaac cfr. S.M. STEllN - A. ALTMANN, Isaac Israeli, a neoplatonic philosopher, Oxford Univer­sity Press, Oxford 1958. Cfr. anche De retardatione, cit., p. 44.

58 COSTANTINO AFRICANO, Pantegni, in !SAAC lSRAELI Opera Omnia, cit.: capitoli sulle emorroidi compaiono nella parte teorica e quella pratica; nessuna delle ricette varie proposte accenna all'oro; ma cfr. f. LXIrv: [ .. .] fac incisivam sicut calcem vivam audp(?) in balneo».

'9 Molti medici e Chirurghi citano questa proprietà: cfr. Liber Canonis, p. 96v.

6o Locus non inventus. Il passo, che non ho trovato nei testi di Alkindi, non ricorre nep­pure nel Liber aggregationum dello ps. Alberto, né nel Viaticum; una ricerca all'interno di Kyra­nides, di alcuni De secretis, in vari Physiologi, si è rivelata infruttuosa, In Picatrix (ed. D. PIN­GREE, The Warburg InsHtute, London 1986) si parla bensì di un colombaia (II, x, 76, p. 73), in cui si tratta però di far tornare e radunare le colombe. Non ho potuto consultare Y. RAGHEB,

Les messagers volants en terre d'Islam, CNRS, Paris 2002, specifico e dettagliato testo sull'argo­mento (ringrazio Baudouin Van der Abeele e Iolanda Ventura per le segnalazioni).