piombi fenici testo tesi
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Riproduzione di un affresco da una tomba di Tebe (XIV secolo a.C.) che mostra la pesatura di anelli d’oro di differenti dimensioni; su un piatto della bilancia sono posti dei pesi a forma animale.
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PREMESSA
La diffusa utilizzazione di sistemi di pesatura nelle civiltà urbane dell’Egitto e del Vicino
Oriente, già fin dal IV millennio a.C. ma soprattutto nel corso del III e del II millennio è un fatto
ampiamente documentato.
Ciò è strettamente radicato alle complesse forme di amministrazione e di organizzazione
economica di queste società, che necessitano di unità modulari convenzionalmente riconosciute
le quali consentano una transazione continua e regolare dei beni, basata su una loro
quantificazione oggettiva.
Sistemi ponderali e pesi di origine orientale si diffondono nel III millennio a.C.
nell’ambito delle società complesse, ma non ancora palaziali, dell’Egeo nord-orientale, come
testimoniano i ritrovamenti di pesi del Protoelladico II a Troia, Poliochni e Tarso. Le unità
ponderali di base sono uno Shekel di gr 9,3/9,4 e un’unità minore di gr 5,5 che si ritroverà anche
nel sistema egeo del II millennio a.C1.
Anche i ritrovamenti di lingotti a “pelle di bue” di tipo egeo provenienti dalla Sardegna e
da siti costieri del Mediterraneo centro-orientale, datati fra XIV e XII secolo a.C. sono stati
equiparati a valori ponderali egei e suddivisi in quattro raggruppamenti principali, confrontabili
con diversi valori attribuiti al talento nel Mediterraneo orientale 2 . Sempre in Sardegna i
ritrovamenti di lingotti in rame e in piombo nel santuario nuragico di Santa Anastasìa di Sardara
evidenziano per la prima età del Ferro, l’esistenza di un sistema ponderale che pur delineando una
possibile unità locale, riconducibile ad una già individuata a Santu Brai (Furtei- Sardegna centro
meridionale) e a Forraxi Nioi (Nuragus – Sardegna centro meridionale), sembrerebbe avere
evidenti connessioni ed equivalenze con il piede fenicio teorico e con altre unità ponderali del
Mediterraneo orientale3.
La possibilità di dimostrare l’esistenza di serie ponderali a partire da rinvenimenti di pesi,
piuttosto che da oggetti frantumati, non sempre dimensionabili a secondo del peso voluto,
rappresenta una condizione di partenza preferenziale, quando naturalmente si abbiano a
disposizione tali evidenze.
L’esistenza di sistemi metrologici definiti è caratteristica delle società organizzate e
articolate, la definizione di unità di misura si è presentata in modo graduale, in risposta ad
esigenze pratiche e/o rituali ed è inizialmente avvenuta sulla base di unità naturali o di
riferimento per la misurazione riconosciuti all’interno di comunità ristrette4.
1 PETRUSO 1978, pp. 123ss 2 ZACCAGNINI 1986, pp. 413-424. 3 UGAS 1986, PP. 41ss 4 ERCOLANI COCCHI 2001, pp. 113ss
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Introduzione
La presente ricerca si inserisce nello studio di un cospicuo lotto di materiali archeologici,
provenienti dal Sinis, regione della Sardegna centro occidentale, sequestrato nel 1992 dai
Carabinieri di Oristano e denominata di seguito come Collezione Pinna5 e depositato presso
l’Antiquarium Arborense di Oristano. Degli oltre mille reperti faceva parte un lotto di 99 pesi in
piombo6, oggetto del presente studio. La collezione Pinna è composta da materiali eterogenei di
epoche diverse che si inquadrano negli orizzonti culturali isolani a far data dal IV millennio a.C.
fino al pieno Medioevo7.
I ponderali in piombo sono stati suddivisi per forme; infatti si sono riconosciute almeno
otto differenti tipologie caratterizzate dalla differente forma:
1) Troncopiramidali – (Cuboidi)8.
2) Troncoconici a base ellittica (vedi in appendice)
3) Tessere (vedi in appendice)
4) Piano convesse (vedi in appendice)
5) Cilindriche (vedi in appendice)
6) Cilindriche con sommità convessa (vedi in appendice)
7) Calotte (vedi in appendice)
8) Forme diverse (vedi in appendice)
La tipologia troncopiramidale - cubiforme è la più cospicua, presente in numero di 60
esemplari9; La tipologia troncoconica a base ellittica in numero di 7 esemplari; le tessere in
numero di 7 esemplari; la tipologia piano convessa in numero di 2 esemplari; la tipologia
cilindrica in numero di 5 esemplari; la tipologia cilindrica con sommità convessa in numero di 11
esemplari; la tipologia a calotta in numero di due esemplari; le forme diverse in numero di 5
esemplari (in detta tipologia si raggruppano singoli contrappesi come l’aequipondium di foggia ad
anforetta greco-italica, un peso bi-troncoconico, un peso troncopiramidale 10 per bilancia a due
5 Sequestro Pinna; Comando Provinciale Carabinieri di Oristano 21 Ottobre 1992. 6 I materiali estratti dal sequestro, nelle diverse tipologie, hanno un peso totale di kg. 3,899. 7 Tra i materiali oggetto del sequestro vennero schedati: punte di frecce in ossidiana; ceramiche varie d’età nuragica, punica, ellenistica e romana; bronzi d’età nuragica come bottoni, frammenti di arti e armi relative a figurine di guerriero, frammenti di navicelle come protomi e terminali d’albero raffiguranti coppie di colombelle, una cosiddetta fortezza, una panella in bronzo, braccialetti decorati; gioielli in oro d’età romana; vaghi di collana in pasta vitrea; elementi metallici appartenenti a fibule d’età medievale; elementi decorativi in metallo; monete puniche, romane, bizantine e di età moderna; scarabei di tipo egittizzante; un frammento marmoreo con iscrizione latina. A tale proposito confronta E. Usai- R. Zucca 2010; L. Deriu 2009. 8 KLETTER 1994, p. 37. 9 All’inizio del lavoro la cernita dei materiali finalizzata ad ottenere delle “tipologie” differenti, si è basata unicamente sulla loro forma, dopo aver consultato una prima documentazione bibliografica di materiali già noti ed inquadrati cronologicamente; solo in seconda battuta i 60 esemplari, enucleati dal tesoretto, hanno costituito l’ossatura per questo e studio proposto nella presente tesi. 10 Malgrado la medesima nomenclatura già attribuita alla Tipologia 1), tale peso si distingue nettamente rispetto agli altri che verranno di seguito analizzati.
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piatti, un probabile pesetto denominato a “cestello” o a “secchiello”, un peso troncoconico a base
circolare.
Il nostro esame frontale è stato riservato ai sessanta esemplari della prima tipologia
(troncopiramidale-cubiforme) poiché dalla analisi è scaturito che tali pesi, sulla base del piede di
gr 7,60 11(siclo fenicio leggero) debbano rientrare in ambito culturale fenicio, benché si possa
ammettere una ambientazione anche punica soprattutto per i ponderali con la rosetta impressa.
Il dato è di notevole importanza in quanto risulta documentata per la prima volta in
Sardegna tale unità ponderale fenicia, fino ad ora sconosciuta nell’isola12.
11 BRON E LAMAIRE 1983, p. 763. Più avanti si elencheranno le proposte metrologiche dei vari studiosi relativi al siclo fenicio che vanno da g 7,12 a g 7,83. 12 ZACCAGNINI 1991, p. 345; RUIZ GALVEZ 2003, pp. 149-157; AUBET 2002, p. 37; G. MELANDRI in G.MELANDRI, N. PARISE 2012, p. 3.
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CAPITOLO PRIMO
1.1 I sistemi ponderali nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo orientale del Tardo Bronzo e del Primo Ferro
Figura 1. Il Mediterraneo Orientale
Nicola Parise, uno dei maestri dell’indagine metrologiche del Mediterraneo e del Vicino
Oriente ha recentissimamente offerto un quadro sintetico delle nostre conoscenze degli standard
ponderali in ambito vicino orientale e mediterraneo del Tardo Bronzo e Primo Ferro:
“Un insieme strutturato di misure durante l’età del Bronzo tardo facilitava nel Mediterraneo orientale il ragguaglio, mediante rapporti semplici, fra le diverse unità ponderali correntemente usate, massime nel commercio del metallo. Dalla Siria all’Egitto aveva corso una sola mina di g 470, la quale opportunamente divisa, permetteva la conversione di un siclo di g 11,75 (di origini microasiatiche) in uno di g 9,4 (diffuso lungo la costa siro-palestinese, a Cipro, in Egitto) ed in uno di g 7,83 (noto già ad Ebla nell’Antico Bronzo):
g 470 = 60 x g 7,83 – 50 x g 9,4 – 40 x g 11,75.
Con l’avvento dell’età del Ferro il sistema collassa. Il valore dominante fra Cipro, Siria e Libano non è più il piede di g 9,4. La supremazia spetta ora ad un pezzo di g 11,6, variante ridotta di quello di g 11,75, che era stato il valore fondamentale dell’impero hittita. Identica, la massa del siclo d’Israele, base di un sistema, nel quale le altre vecchie unità ormai scadute di peso vengono comprese come frazioni:
siclo g 11,6 4/5 g 9,2 2/3 g 7,76
L’ultima frazione, inizialmente intesa come unità filistea, si affermerà presto, ai danni del piede di g 11,6, nelle città fenicie e sarà da allora conosciuta unicamente come “piede fenicio”. Dei sicli di g 9,4 e di g 7,83 rimane traccia in Egitto nel sistema del dbn di 94 grammi, dove qdt e Saty corrispondono rispettivamente a 1/10 e a 1/12 di esso, collocandosi però decisamente al di fuori del nuovo insieme di misure che si sta costituendo13.”
Il limpido quadro tracciato da Nicola Parise ha un suo immediato pendant nel relitto di
Ulu Burun, il promontorio ad 8 km a sud est della città di Kaş, sulla costa meridionale della
13 PARISE in G. MELANDRI, N. PARISE, 2012, p. 1-3 .
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Turchia, che ha documentato per la fine del XIV sec. a.C., l’utilizzo di pesi pertinenti a diversi
sistemi ponderali, espressione del carattere “internazionale” dei traffici gestiti da un’autorità
centrale.
Come notato da Luca Peyronel:
“pressoché tutti i pesi da bilancia trovati nella nave (insieme a due coppie di piatti da bilancia) appartengono a sistemi metrologici chiaramente orientali. Su 149 campioni ponderali oltre 100 sono in pietra (quasi tutti in ematite) e di morfologie prevalentemente ovoidali o cupoliformi, mentre i restanti sono in metallo (bronzo e piombo), con una splendida serie zoomorfa (a forma di bovino, leone /leonessa, anatra, rana, insetto). Il sistema più attestato è, come a Ugarit, quello basato sul piede levantino di 9, 4 g, ma sono presenti alcuni campioni riconducibili a sistemi siriano e anatolico, e campioni di raccordo con le unità egee, evidenziando la necessità commerciale di pesiere riferibili ai vari standard ponderali diffusi nel Mediterraneo14.”
Per riassumere il quadro analizzato a Ulu Burun possiamo osservare che:
“Il sistema ponderale ‘misto’ utilizza contemporaneamente unità ponderali (sicli) diverse (s 9,4 g, kar 7,8 g, mp 8,6 g e h 11,4 g), tutti divisori di multipli comuni, prima fra tutti la mina di 470 g. Questo assetto è documentato per tutto il Vicino Oriente Antico dall’inizio del III millennio, in particolar modo a Gerico, Ebla, Tell Brak, Tell Sweyhat, Tarso e Troia. In molte di queste località, sembra anche attestato il cd. ‘siclo egeo’ (che qui sarà abbreviato come ae) di 6,6 g15” (Tabella 1).
14 PEYRONEL, 2008, pp. 181-182. 15ALBERTI 2009, pp. 13- 42; p. 16
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Le ricerche più recenti confermano in pieno questo quadro che si specifica fra il Bronzo
tardo III C e il Primo Ferro (orientale), dopo la caduta delle amministrazioni palatine e la
pressione economica levantina, come una probabile definitiva levantinizzazione ponderale,
secondo la felice espressione di Maria Emanuela Alberti.
L’Alberti ha infatti osservato che:
“Tra la fine del XIII e tutto il XII secolo molte parti del Mediterraneo conoscono un periodo di crisi generalizzata e di conseguente ristrutturazione su nuovi equilibri, che saranno alla base degli sviluppi successivi, dall’età del ferro fino alla piena età storica. La profonda crisi socio-politica che colpisce molte aree del Vicino Oriente segna nell’Egeo la fine della società palaziale micenea. In tutte queste aree, la progressiva formazione di nuovi assetti socio-economici combina elementi di rottura e continuità e trova un legante complessivo nel perdurare di un sistema di traffici a lunga distanza, anche questo secondo formulazioni in parte nuove. Le connessioni maggiori vedono ai due capi Cipro e la Sardegna, con vari snodi intermedi, tra cui soprattutto l’Egeo. Le due isole svolgono un ruolo fondamentale di smistamento e d’indirizzo, soprattutto in relazione alla circolazione di tecniche e modelli metallurgici. In questo modo, alcuni fenomeni che avevano caratterizzato il sistema degli scambi nell’ultima fase ‘palaziale’ dell’età del Bronzo permangono e anzi permeano il regime degli scambi nel XII secolo: continuazione della cosiddetta koinè metallurgica, diffusione di elementi ‘occidentali’ nel Mediterraneo orientale, forte interazione tra i principali centri costieri ciprioti e levantini. Proprio questa continua comunità levantina è uno dei principali motori della rete di scambio, con un ruolo importante dei vettori ciprioti in Occidente. (…) Proprio a questa fase di interconnessioni tra Egeo e Levante nel IX secolo è ascrivibile uno dei ritrovamenti più importanti del periodo in area egea: quello della Tomba 79 della necropoli di Toùmba, Lefkandì (SPG II). Si tratta di una nota sepoltura eccellente, che presenta vari tratti ‘internazionali’, e che è stata pertanto definita la tomba di un ‘guerriero- mercante’. L’insieme dei pesi si compone di un gruppo di sfenoidi, tarati su tre diversi standard: mp (8,4 g), s (9,4 g) e e/necef (10,15 g)16. Secondo le analisi più recenti, questi pesi non formano dei veri e propri set, ma sono invece un insieme disomogeneo raccolto a scopo funerario17.”
16 Per questi standard cfr. Alberti, M.E. - Parise, N. 2005, Towards a Unification of Mass-Units between the Aegean and the Levant: R. Laffineur – E. Greco (edd.), Emporia. Aegeans in the Central and Eastern Mediterranean. Proceedings of the 10th
International Aegean Conference, Athens, Italian School of Archaeology, 14 th -18 th April 2004 (Aegaeum 25), I, Liège 2005, pp. 383-390. 17 ALBERTI p. 16. Per i pesi di Toumba cfr Kroll 2008. (Kroll, J.H. 2008 Early Iron Age Balance Weights at Lefkandi, Euboea: Oxford Journal of Archaeology 27(2008), pp. 37-48)
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1.2. I sistemi ponderali nella Sardegna nuragica dell’età del Bronzo finale e della prima età del Ferro.
Il tema della determinazione del sistema ponderale in uso in Sardegna fu posto all’atto
della scoperta degli oxhide-ingots a Serra Ilixi- Nuragus, considerati dapprima come stele mortuarie
da Giovanni Spano18 e , successivamente come «pani di officina» dotati di «marca dell’usina da cui sono
uscite»:
“A questi strumenti od armi [in bronzo] possono annettersi quelle stele di puro rame, scoperte a Nuragus nel 1857, nel sito di Serra Elixi [sic]. Se non sono stele votive o mortuarie (Bullett. Arch. Sardo an. IV, p. 12) saranno pani di officina, e quindi il monogramma in vece di Thaut, sarà marca dell’usina da cui sono uscite19.”
Nel 1903 vennero in luce diciannove esemplari, di cui cinque provvisti di marchi, di
oxhide ingots ad Haghia Triada in Creta ad opera della missione archeologica italiana20. L’anno
successivo Luigi Pigorini riportava i lingotti di Serra Ilixi all’ambito egeo dell’età del bronzo,
chiarendo definitivamente l’ascrizione dei segni dei lingotti rinvenuti in Sardegna ai sistemi
scrittori dell’area egea21.
Il merito di aver reimpostato su nuove basi documentarie il problema del piede (o dei
piedi) ponderale/i della Sardegna Nuragica va attribuito a Giovanni Ugas, dell’Università di
Cagliari che in numerosi studi ha presentato le sue proposte, seguite da Carlo Zaccagnini 22 ,
Ercole Contu23, Fulvia Lo Schiavo, Maria Ruiz-Galvez Priego24 :
“Risale agli inizi degli anni ’80 del secolo da poco trascorso l’identificazione dei primi segni numerali su quattro piccoli pesi da bilancia in steatite rinvenuti in un edificio, datato al sec. VIII-fine VII a.C., dell’insediamento di Santu Brai di Furtei nella regione agraria della Trexenta (Ugas 1986, pp. 43-48, tavv. XII-XIX; 1989, pp. 1063-1071, tavv. I-III). Le cifre incise su questi pesi portarono a scoprire l’esistenza di una fondamentale base ponderale oscillante intorno a gr 5,5, sottomultiplo del talento di kg 33,3 già documentato nei lingotti in rame “a pelle di bue” da Serra Ilixi di Nuragus (Ugas 1986, pp. 45-48; 1989, pp. 1067-1069; Ugas & Usai 1987 p.189). Questa sorta di “siclo” sardo risulta sostanzialmente analogo al piede noto come microasiatico, in uso nell’età del Bronzo in Creta, Cicladi, Grecia Continentale e Anatolia (Breglia 1966, p. 60, s; Parise 1967 p. 65; 1971, p. 130), e attestato in Sardegna già intorno al 1600 a.C., a giudicare dai valori del parallelo piede metrico lineare (Ugas 1990, pp. 109-11). Qualche anno più tardi, i marchi e i pesi dei lingotti in piombo recuperati nella capanna 5 (“Sala del consiglio”) di S. Anastasia di Sardara consentirono di riconoscere alcuni multipli del “siclo“ sardo compatibili con quelli di altri sistemi ponderali extrainsulari 25.”
Durante l’età del Bronzo l’intero continente europeo fu attraversato in tutte le direzioni
da intense correnti di traffico, che avevano come oggetto sia le materie prime di cui è formata la
lega (rame e stagno), sia di manufatti finiti., sia i materiali suscettibili di venire riciclati.
18 SPANO 1858, pp. 11-5. 19 SPANO, 1871 pp. 26-7. 20 PARIBENI, 1903, pp. 317-18. 21 PIGORINI, 1904, p. 91-107. 22 Zaccagnini 1986, p. 413ss. 23. CONTU 1997, p. 77. 24 RUIZ GALVEZ 2003, pp. 149-157. 25 UGAS 2013, p. 297.
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Un altro fenomeno a larghissima diffusione è quello della tesaurizzazione dei bronzi:
oggetti interi, nuovi e usati, ma molto spesso rotti e destinati ad essere prima o poi nuovamente
fusi, venivano accumulati e nascosti nei cosiddetti “ripostigli”.
L’idea che molti tra i rottami metallici di cui è costituita una gran parte dei ripostigli non
solo sardi dell’Età del Bronzo siano in realtà il risultato di fratture intenzionali, miranti a ricavare
determinati valori di peso, è stata ripetutamente riproposta soprattutto di recente. La scoperta
recente di parte di una bilancia, come pure l’individuazione di numerosi pesi da bilancia risalenti
alla stessa epoca, l’hanno definitivamente avvalorata26.
Nicola Ialongo, giovane allievo di Renato Peroni, ha proposto un quadro differente da
quello di Giovanni Ugas, pur prendendo le mosse dalle analisi dello studioso cagliaritano27.
Ialongo ha presentato per primo, sulle orme del suo maestro Peroni28 un:
“approccio statistico allo studio delle serie ponderali nuragiche tra il Bronzo recente e la Prima età del ferro» nella consapevolezza che «nello studio delle serie ponderali preistoriche, che non può fare conto su riscontri testuali, è necessario adottare metodi statistici che permettano di limitare al minimo indispensabile i criteri arbitrari di classificazione e interpretazione dei dati archeologici»29.”
I risultati della ricerca di Nicola Ialongo appaiono di grandi interesse: lo studioso prende
le mosse dalla individuazione dei pesi individuati in contesti sardi fra il Bronzo finale e l’età
orientalizzante:
“In Sardegna si conoscono 6 pesi da bilancia certamente riconoscibili come tali, a cui se ne devono aggiungere altri 2 probabili: 1 da Monte S. Antonio e un secondo dalla deposizione votiva del PF 1B di Su Benticheddu. Su 8 pesi, sei sono in steatite, e rappresentano quantità piccole (dai 107 grammi in giù). I due restanti pesi sono di bronzo: quello, probabile, da Su Benticheddu è molto piccolo (20g); quello di Abini è un peso con appiccagnolo del valore di 2128g.30”.
Il record archeologico considerato comprende inoltre lingotti in piombo, panelle in rame /
bronzo, asce e pesi complessivi di ripostigli per un totale di 154 oggetti locali (con esclusione
degli oxhide ingot ciprioti). Ialongo ha utilizzato il metodo della distribuzione di frequenza di
quantità note tramite istogramma, con fitting basato su funzione multimodale, per verificare se
una certa serie di misure possa corrispondere ad una “regola”. Il risultato dell’indagine è il
seguente:
“La distribuzione della frequenza dei valori, inoltre, indica anche che è molto probabile che la scala utilizzata seguisse una progressione lineare ibrida, costituita da una serie di multipli di 3 (o di multipli di 6 e di valori intermedi) e di valori decimali (valori 0.01-1-10). È interessante notare come i pesi da bilancia si collochino tendenzialmente nella scala decimale, e per la precisione in corrispondenza dei valori 0.01 (Forraxi Nioi, Santu Brai), 0.05 (Monte S. Antonio), 1 (Abini). Due pesi da Santu Brai si collocano nella progressione di multipli di
26 PERONI 2001, pp. 21ss 27 IALONGO, 2012 (in stampa). 28 PERONI 2004. 29 IALONGO 2011-2012, P. 387. 30 IALONGO 2011-2012, p. 387.
10
3 (valore 0.06)31.”
Il risultato di Ialongo, come osservato da Giovanni Ugas32, in realtà conferma a pieno
l’unità di gr 5,5, da lui individuata come piede ponderale sardo sin dal Bronzo finale e perdurata
nella prima età del ferro, come confermato in particolare dagli studi di Zaccagnini e della Maria
Ruiz-Galvez Priego33.
31 IALONGO 2011-2012, p. 391. 32 UGAS 2013, p. 297. 33 RUIZ GALVEZ 2003, pp. 149-157.
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Figura 2. Pesi da bilancia noti per Sardegna protostorica; 1) Abini, bronzo; 2) Su Bentigheddu, bronzo (probabile peso); 3) Monte S. Antonio; 4) Forraxi Nioi; 5-8) Santu Brai. (immagini da Ialongo 2011)
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Figura 3. Lingotti di piombo con simboli. 1-3 S. Anastasia; 4 Monte Olladiri (immagini da
Ialongo 2011)
Figura 4. Simboli corrispondenti a concentrazioni di valori (immagine da Ialongo 2011)
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Il sistema sardo rappresenta un tassello del quadro dei valori ponderali del Mediterraneo
centrale e Occidentale, delineato con accuratezza da Gianluigi Melandri nella relazione, redatta
insieme a Nicola Parise, per il convegno dell’Academia Belgica di Roma «Contextualising “early
Colonisation”» del 2012:
“Tracce di queste trasformazioni si possono riscontrare nella documentazione dei pani di rame che raggiungono l’Occidente. Il principale caso di studio è documentato in Sardegna ed è relativo ai lingotti con forma a pelle di bue del Bronzo Recente - Bronzo Finale, pubblicati di recente nella sua globalità da Fulvia Lo Schiavo. Si ritrovano diversi tipi con diversi contrassegni che ne indicano la diversa provenienza, per lo più “egea” e cipriota, e il diverso valore, spesso in stato frammentario ma valutato come un frazionamento ponderale intenzionale, forse addirittura eseguito a livello locale. Nel lavoro appena citato vi è il tentativo di riconoscere, attraverso quantal analysis, l’unità di misura e il sistema ponderale adottato, con un approccio per cui sono consapevoli i rischi ma che non è in via assoluta esente da critiche. Le analisi, seppur indirizzate, hanno dato come risultato un valore compreso tra 5,0 e 7,0 g, dunque in linea con i sistemi egeo e microasiatico, già riconosciuti per l’isola. Oltre ai lingotti a pelle di bue altri artefatti sardi sono stati riferiti a precisi sistemi quali ad esempio le asce “costolate” (Bronzo Medio), le armille a verga aperta e lingotti integri piano-convessi esaminati da M. Ruiz-Galvez Priego e ricondotti agli standard microasiatici (g 5,7/5,8) o egei (g 6,5/6,8), mentre sembra assente quello cipriota di g 9,4. Dal complesso quadro sardo emerge soprattutto un dato incontestabile: l’indubbia e, per certi versi, paradossale scarsità di attestazioni relative al piede fenicio, oltre all’assenza di quello cipriota, che conferma quanto prospettato in precedenza a proposito delle modalità di diffusione dell’unità microasiatica in Occidente e della sua assimilazione precoce da parte delle comunità indigene che in Sardegna non vengono scardinate neppure dal colonialismo fenicio durante l’età del Ferro. Del resto, i valori ponderali qui registrati sono perfettamente confrontabili con altri da Thera o con i pesi rinvenuti a Capo Gelidonya (Turchia) che sono stati riferiti all’unità microasiatica; lo stesso sistema si può accostare al piede etrusco ripreso dalle emissioni monetali delle colonie calcidesi. Il tessuto connettivo tra questi contesti diversi per cronologia e per collocazione geografica tracciano tuttavia un percorso che da Est si sposta a Ovest su una rotta chiaramente settentrionale e collocabile grosso modo nel Bronzo tardo mediterraneo. Altro caso da valutare è quello relativo alla Penisola Iberica. In Spagna si sono riconosciuti tre sistemi ponderali tra Bronzo Finale e Prima età del Ferro che si succedono nel tempo: il primo si registra nei braccialetti tipo Villena, intenzionalmente tagliati per costituire un pratico mezzo di pagamento, corrispondente all’unità egea o siclo miceneo con il valore di 6,5 g; il secondo fu identificato nei braccialetti tipo Sagrajas/Berzocana in cui è riconoscibile lo standard micro-asiatico di 11,7 g (anche i braccialetti di bronzo coevi, il cui peso si raggruppa attorno ai 23 g sono da ricondurre a questo sistema), il terzo riconosciuto nelle asce con cono di fusione, fortemente piombati, caratteristici della Galizia e dell’area tra i fiumi Miño e Cavado, i cui pesi oscillano tra 850 e 1275 g, da ricondurre sempre al sistema microasiatico o a quello fenicio. L’ipotesi difesa da Galán Domingo è che l’unità di peso corrispondente fosse basata sullo standard di g 11,7, conosciuto nel Mediterraneo durante il periodo delle navigazioni fenicie in Occidente ma non di origine fenicia e registrato, oltre che per i già citati bracciali Sagrajas nella Penisola Iberica anche, come si è detto, nel coevo Bronzo Finale in Sardegna. La conoscenza fenicia di questo sistema è indubitabile per l’esistenza di sue varianti anche in aree vicine alla Fenicia come la Giudea, di cui il sistema ufficiale di peso fra VIII e VI si basava sull’unità g 11,33. Una serie di pesi, rinvenuti a Huelva in un contesto non scavato sistematicamente, ma associato a materiali databili genericamente al Bronzo Tardo –Prima età del Ferro, secondo la Ruiz-Galvez Priego, sono invece da attribuire al sistema basato sul siclo di g 9,4 e da associare ai materiali più antichi del deposito, vale a dire quelli ciprioti, levantini e centro-italici (villanoviani e sardi), quindi alla fase pre-coloniale della penisola. Allo stesso modo in Portogallo, oltre allo standard fenicio preponderante, sono noti alcuni pesi riconducibili alla stessa unità ponderale di g 9,4. Il problema sollevato, in particolare dal caso di Huelva, si riferisce alla loro collocazione cronologica precisa, se cioè siano da considerare relativi al periodo già coloniale fenicio oppure se siano precedenti ad esso, con le inevitabili conseguenze sul sistema “indigeno” di scambi pre-coloniali che vedrebbe una rete commerciale freelance antecedente a quella fenicia e greca, in cui commercianti levantini sono integrati nella popolazione locale. La situazione sembra mutare radicalmente a partire dagli inizi dell’età del Ferro iberico, momento nel quale la presenza fenicia è ormai capillare e in cui è ben riconoscibile nei pesi rinvenuti a Cerro del Villar o Cancho Roano il siclo fenicio di g 7,7/7,9: il rapporto di conversione già stabilito in Oriente fra il siclo microasiatico e quello utilizzato dai Fenici favoriva tale mutamento. Come si può notare da questi brevi cenni la situazione sarda pare più lineare, seppur in apparenza più
14
paradossale, di quella iberica. Ai due sistemi, egeo e levantino, riconosciuti a partire per lo meno dal XII secolo a.C. non si frappone una significativa testimonianza, dall’VIII secolo a.C., dell’avvento del siclo fenicio, così come ci aspetteremmo, considerata la colonizzazione fenicia sull’isola in tale periodo, né di quello “cipriota” di g 9,4 che si intravvede soltanto alla base di alcuni complessi recuperati e che è al contrario così ben attestato nell’estremo Occidente. Valutando le attestazioni occidentali nel loro complesso e in base all’analisi dei più recenti esiti monetari, il valore di g 11,6 sembra essere stato il primo ad impiantarsi in Occidente. Il successivo e maggior ruolo del piede di g 7,76 si riflette nella sua distribuzione uniforme (se si eccettua l’Italia) da Tiro, a Cartagine, alla Penisola Iberica34.”
In definitiva appare accertato che nella Sardegna tra il Bronzo recente e la prima età del
Ferro e l’Orientalizzante i Sardi utilizzarono sia un sistema microasiatico (standard di gr 5,7/5,8
corrispondente a ½ siclo microasiatico), sia un sistema egeo (piede di gr. 6,5/6,8), benché si
rilevi la singolarità dell’assenza del piede fenicio di gr 7,7, nonostante l’isola appaia raggiunta dallo
scambio fenicio a partire dall’800 a.C. circa.
Singolarmente in Spagna insieme alle stesse unità egee e microasiatiche documentate in
Sardegna si affianca il piede ponderale cipriota di gr 9, 4 a Huelva e, successivamente, il siclo
fenicio di gr 7,6 /7,8 a Cerro del Villar e Cancho Roano.
34 G. MELANDRI in G. MELANDRI, N. PARISE 2012, p. 2-3.
15
CAPITOLO SECONDO
2.1 I ponderali fenici della Collezione Pinna nel Museo Archeologico “G. Pau” di Oristano - Antiquarium Arborense -
A questa prima fase è seguita quella della misurazione a mezzo calibro di precisione, di
relativa pesatura con bilancia elettronica e predisposizione di un accurato repertorio fotografico a
mezzo fotocamera digitale con impostazione ad alta risoluzione.
Durante la prima fase della ricerca vera e propria si è provveduto all’analisi autoptica di
tutti gli elementi al fine di verificare la presenza di segni (incisioni, graffiti, impressioni a punzone
e/o rilievi) ed una eventuale corrispondenza tra i vari elementi aventi differente peso e forma.
Elementi confortanti sono il riconoscimento di forme consimili per quanto attiene i “pesi”
di possibile epoca romana, tutti databili con una forbice che va dalla età augustea al V – VI secolo
d.C.35
In una fase successiva della ricerca si procederà ad una analisi al SEM (Scanning Electron
Microscope) onde poter ricavare puntuali dati scientifici sulla composizione mineralogica del
metallo o dei metalli in lega con cui potrebbero essere stati fusi i pesi36, nonché l’analisi delle
patine superficiali.
35
CALLARI 2009, p. 34. 36
Nella corrente letteratura archeologica questi reperti vengono genericamente definiti come “pesi in piombo”.
16
2.2 Il quadro geografico-culturale della regione del Sinis (Sardegna centro-occidentale
Fig. 5 - Sardegna Centro Occidentale – Localizzazione del territorio del Sinis (da Sardegna
Geoportale – Ortofoto 2006)
17
Come si è evidenziato in precedenza i materiali della collezione Pinna derivano, con
grandissima probabilità, dalla regione del Sinis.
L’attuale mancanza di dati certi per quanto attiene sia i dati topografici di scoperta, sia i
livelli stratigrafici dei reperti, rinvenuti in contesti sconvolti o in scavi clandestini, non ci
permette di dare una puntuale collocazione cronologica, perché si evince dalla letteratura
l’adozione molto ampia di sistemi ponderali che utilizzavano artefatti di varia materia quali
materiali litici, bronzo e piombo, in un areale che parte dall’entroterra vicino orientale fino alle
sponde atlantiche della attuale Spagna e Portogallo.
Quello che sorprende, malgrado si conoscano nell’Isola molteplici insediamenti fenici
proseguiti senza soluzione di continuità nella successiva fase punica, è la scarsissima quantità di
materiali simili considerando la fiorente attività emporica di centri come Tharros, Othoca e
Neapolis, per soffermarci sugli insediamenti emporici del Golfo di Oristano marginato a nord
dalla Penisola del Sinis.
Lo scrivente aveva già osservato proprio come tale vasta area avesse avuto un ruolo
primario, non solo economico, già a partire dal Primo Ferro in quella Sardegna di transizione,
determinata dal lento tramonto della civiltà nuragica, attraverso la produzione di artefatti bronzei
quali le “faretrine votive” 37 e fittili come le “pintaderas” 38 , oggetti marcatori della presenza di
personaggi e di comunità di rango, detentori di oggetti predisposti ad un uso “ufficiale” e quindi
non di appannaggio comune ma esclusivo delle élites di aristocratici locali, che effettuavano il
controllo e la certificazione dello scambio di merci anche preziose in uno dei territori più ricchi
dell’intera Sardegna:
[…] sono le terre abitate e governate nei primi secoli dell’età del Ferro da quelle ricche e floride comunità indigene eredi dell’antica tradizione nuragica e pronte ad accogliere gli stimoli e le novità portate dai mercanti stranieri e a interagire con essi.39
E’ il paesaggio che favorisce gli approdi e le soste; la fertilità delle terre, di straordinaria
potenzialità agricola come le piane del Sinis; la facilità dei percorsi e delle interconnessioni,
agevolati dalle vie d’acqua, siano esse fluviali come quelle lacustri; l’intensa crescita degli
insediamenti umani fin dalla preistoria e della protostoria costituiscono le premesse e le basi
fondanti dell’emporia organizzata che inizia a delinearsi già dalla fine dell’Età del Bronzo e, in
successione, nell’avvio dell’Età del Ferro 40 incentivata e sollecitata dagli interessi di potenti
consorterie mercantili private, dove l’iniziativa commerciale dà luogo in breve tempo alla
37 DERIU 2009, pp. 136-174. 38 DERIU – SEBIS 2010, pp. 387-419. 39 BERNARDINI 2010, p. 148. 40 BERNARDINI 2005, p. 9.
18
formazione di impianti stabili e organizzati dove la frequentazione e la colonizzazione fenicia,
darà una svolta decisiva alle sorti e alle vicende dei popoli dell’Occidente41.
Nell’analizzare il territorio dal punto di vista storico e morfologico non si può
chiaramente prescindere ad un breve cenno a quell’insediamento bimare quale è stato Tharros,
posto sul versante orientale del sistema di colli quali Su Murru Mannu e Torre di San Giovanni,
con una area portuale aperta allo scambio trasmarino già in fase precoloniale, come documentano
le ceramiche del Miceneo IIIa e la ceramica geometrico cipriota42.
La ricchezza delle correnti multiculturali nel Sinis nella prima età del Ferro è alla base
dello straordinario fenomeno della statuaria monumentale di Monte Prama (Sinis di Cabras).
Come ha notato Raimondo Zucca:
“Le sculture antropomorfe di Monte Prama si inquadrano, sul piano stilistico, nell’ambito del gruppo Abini, caratterizzato da un acuto senso decorativistico. Tuttavia è indubbio che le capacità plastiche degli artigiani sardi di Monte Prama dovettero il modello della grande statuaria ad un artifex orientale, probabilmente di area nord-siriana, al pari dei più tardivi technitai del medesimo milieu che determinarono la diffusione della grande statuaria a Casale Marittimo, Ceri, Veii e Vetulonia in Etruria, nel fluire della prima metà del VII secolo. L’artifex orientale poté essere il «maestro» di Monte Prama, accolto nella corte aristocratica del territorio del Sinis, cui fu commesso il compito di ispirare una bottega sarda di altissimo livello, in cui confluivano varie “mani” evidente nelle variazioni stilistiche delle statue, che traduceva nella plastica di grandi dimensioni l’arte tradizionale “geometrica” che intride l’intero VIII secolo in Sardegna. Il quadro degli scambi fra le potenti comunità sarde e i levantini è chiarito da una ricca documentazione archeologica, che dimostra come l’accesso alle risorse sarde, in particolare metallifere (il ferro e l’argento del Montiferru per il Sinis), venisse concesso ai Phoinikes dagli aristoi sardi nella pratica del gift-exchange, comprendente anche le tecniche e i modelli orientali. È plausibile ritenere che il complesso scultoreo di Monte Prama in arenaria e biocalcare sia unitario e frutto di un vasto cantiere, limitato nel tempo, in cui confluivano diverse professionalità artigianali, al servizio di una comunità sarda, che intese arditamente monumentalizzare un sepolcreto della prima età del ferro con un “piazzale” lastricato, forse limitato dai betili, che ospitava, in una posizione incerta, lo straordinario complesso scultoreo di kolossòi rappresentanti pugilatori che eternavano i giochi funebri e due gruppi di soldati, gli opliti con spada e scudo e gli arcieri43.”
La documentazione ponderale oggetto di studio si attaglia, dunque, allo scambio fra i
gruppi allogeni fenici o genericamente levantini e le élites sarde del Sinis.
Anticipando un dato della ricerca si osserverà che la documentazione di pesi cubici in
piombo contrassegnati da singole lettere fenicie, alcune di paleografia esclusivamente arcaica,
ripropone la questione del significato di tali grafemi. Attualmente gli studiosi si orientano verso la
correlazione tra ogni singola lettera (che ritroviamo in pesi di valore ponderale molto differente)
ed un sistema ponderale, atto allo scambio con comunità indigene e comunità allogene.
Il fatto che in Sardegna, ancora in età orientalizzante vigesse il sistema ponderale
microasiatico di gr 5,7/5,8 (mezzo siclo) = gr 11,6 (siclo), ci mostra come fosse necessario per lo
41 LO SCHIAVO 1997, pp. 33-35. 42 ZUCCA 1993, p. 44. 43 ZUCCA 2014 (in corso di stampa)
19
scambio con essi adottare un sistema equivalenze. Orbene il rapporto fra il siclo
microasiatico/sardo e il siclo fenicio di gr. 7,70 è di 3 a 2.
20
2.3 TIPOLOGIA TRONCOPIRAMIDALE - CUBOIDE
2.3.1 Il materiale
Questa tipologia è la più numerosa in termini numerici e presente in numero di 60
esemplari.
A base quadrata più o meno regolare o ad angoli smussati come vedremo, i pesi in piombo
assumono verisimilmente diversi valori ponderali ed è altrettanto possibile che venissero appunto
adottati come pesi su una bilancia a due piatti, in quanto troppo piccoli per essere dotati di un
appiccagnolo per la sospensione44.
Uno dei primi problemi affrontati è stato quello del tipo di metallo/i utilizzato/i per
fondere i ponderali dal momento che ci si è basati esclusivamente su una analisi autoptica
attraverso l’ausilio di una potente lente di ingrandimento45.
Si è già detto che in letteratura i ponderali sono definiti “pesi in piombo”46, ma dalla succitata
analisi visiva, tale definizione appariva insoddisfacente; infatti le caratteristiche chimico-fisiche di
tale elemento, presente come minerale nativo anche in Sardegna, occupa il quarto posto della
scala Mohs47, quindi tra quelli che si possono scalfire con una punta in acciaio48.
I ponderali in “piombo” della Collezione Pinna parrebbero possedere un grado di
durezza ben superiore a quello riportata dalla Scala di riferimento per il piombo; ad avvalorare
l’ipotesi che i ponderali non siano esattamente in piombo puro, si è provveduto a cubare, (ovvero
a misurare il volume) una serie di campioni e a confrontarli con il valore equivalente in funzione
del peso specifico49 del metallo di riferimento (piombo). Il valore ottenuto non corrispondeva al
valore teorico che avremmo dovuto ottenere in presenza di piombo puro; si potrebbe, dunque,
ipotizzare che tali pesi fossero ottenuti con una lega di due o più minerali al fine di ottenere dei
44 Per tali tipologie di materiali non è stata riscontrata alcuna presenza di segni che potessero indicare qualche dispositivo atto a scorrere in una apposita asta graduata. 45 E’ necessario anticipare che dopo la pesatura con bilancia elettronica di precisione la forbice delle pesate va da quella minore con un valore di gr.1,78 alla maggiore con valore di gr.63,06. 46Nella crosta terrestre il piombo non è molto abbondante ma poiché si rinviene in gran parte concentrato in giacimenti relativamente ricchi, ne è facilitata l'estrazione. Ciò ha permesso la sua utilizzazione fin dalle origini della metallurgia. Il piombo è stato uno dei primi elementi metallici noti, probabilmente già dal 5000 a.C. dagli egizi, quindi ai fenici e infine ai romani, i quali lo impiegavano su larga scala per condutture d'acqua. Dagli alchimisti fu associato al pianeta Saturno: da qui il nome “saturnismo” per indicare le intossicazioni croniche da piombo. In natura si trova prevalentemente in composti corrispondenti al suo stato di ossidazione. Se ne conoscono moltissimi minerali, ma i più importanti sono il solfuro chiamato più comunemente Galena, e di cui si conoscono ampi giacimenti nella nostra Isola e i suoi prodotti di alterazione quali il carbonato conosciuto come Cerussite e il solfato detto Anglesite. 47 La Scala Mohs classifica i metalli secondo la loro durezza; questa parte dal valore minimo di 1 attribuito al Talco al valore massimo di 10 attribuito al Diamante. 48 Il piombo è un metallo di colore bianco-azzurro e lucente sulle superfici tagliate di fresco ma che all'aria rapidamente si ossida perdendo la lucentezza e assumendo il suo caratteristico colore grigio-azzurrognolo. È tenero, tanto da poterlo tagliare con un coltello, e facilmente deformabile, ma l'aggiunta anche di piccole quantità di altri elementi, in particolare di piccole quantità di Arsenico, Antimonio, Argento o Cadmio, ne aumenta considerevolmente la durezza. 49 Il peso dei metalli viene espresso in rapporto a quello dell’acqua; ovvero il peso specifico di un dato volume di un metallo viene rapportato a quello del medesimo volume di acqua. Il P.S. del Piombo ha valore 11,34. (es. Un litro di piombo pesa Kg 11,34).
21
materiali più resistenti all’uso e allo sfregamento nel caso che essi venissero tenuti insieme ad altri
più tenaci e addirittura tra di loro stessi entro contenitori in pelle.
Se tali ponderali fossero stati prodotti in Sardegna si potrebbe verisimilmente proporre
una ipotesi di utilizzo dei metalli che da millenni hanno maggiormente caratterizzato la nostra
attività estrattiva, quali Zinco e Stagno, anche perché per la loro lavorazione non necessitava una
sofisticata abilità fusoria e, altra caratteristica importante delle leghe, è che esse fondono a
temperature inferiori50 a quelle dei loro singoli componenti ed hanno spesso una maggior durezza
dei metalli con i quali sono state formate51.
Nel contributo di Bartolomé Mora Serrano 52 a proposito di alcuni piombi e monete
rinvenuti a Malaga e afferenti ad età tardo punica, viene presentata una analisi archeometrica
effettuata con l’ausilio di moderne tecniche diagnostiche quali la tecnica al SEM – EDX che porta
come risultato la presenza di Antimonio fino alla considerevole percentuale del 51,54%.
Dal punto di vista mineralogico la differenza di peso in rapporto al volume, come già su
riportato, potrebbe essere dovuto proprio alla elevata quantità di Antimonio53 contenuto e come
tale riportato col nome di “bronce plomado”; le percentuali riportate precisano oltre alla citata
percentuale di Antimonio, un 7% di Stagno ed un 30% di piombo e il restante di altro minerale.
Le miniere di Antimonio nell’Isola54, poste nell’area dei paesi di Villasalto, Armungia e Ballao
nella regione del Parteolla, (Miniera di Su Suergiu; Sardegna centro-meridionale;) e ancora nella
regione del Gerrei (Sardegna sud-orientale) con la miniera di Sa Mina, hanno avuto notevole
influenza dalla fine dell’800 e per circa 80 anni; sono comunque note le scoperte di giacimenti
piombiferi ad opera dei Fenici e dei Cartaginesi ma soprattutto dei Romani, che svilupparono
nell’Isola un’estesa attività metallifera.55
A tale proposito anche il territorio della attuale Provincia di Oristano dovette essere stato
esplorato con una certa cura dal momento che sono state rinvenute tracce di fusioni piombifere
risalenti ad epoca romana nell’area del Monte Arci (a Sud-Est della città di Oristano) e della
Marmilla (parte orientale dello stesso massiccio); si ritiene che la presenza di questi reperti sia
legata a qualche affioramento minerario, se pur modesto, perché non è pensabile che i Romani
trasportassero minerali estratti dall’Iglesiente, dall’Argentiera o da altre zone, in questa località al
50 Le temperature di fusione di questi tre metalli (Piombo; Zinco; Stagno) è possibile anche attraverso un fuoco di braci ardenti e dei semplici contenitori per il prodotto liquido, da versare poi entro semplici stampi; il Piombo fonde alla temperatura di 327°C; lo Zinco a 419°C; lo Stagno a 232°C. 51 L’indice di durezza dei due metalli succitati risulta essere di 8 per lo Stagno e di 35 per lo Zinco. 52 MORA SERRANO 2011, p. 173. 53 BARTOLONI 2009, p. 184 . “Per quanto riguarda l’Antimonio, fin dal Terzo Millennio a.C. sotto forma di solfuro fu ampiamente utilizzato…[]…da ultimo è necessario chiarire che tra la fine del secondo e i primi secoli del primo millennio a.C. tutti i giacimenti minerari della Sardegna erano probabilmente di proprietà delle tribù nuragiche e che il minerale ricavato era acquistato dai mercanti fenici” 54 www. minieredisardegna.it; consultazione del 18 dicembre 2013. 55 CAULI 2002, p. 37.
22
solo scopo di fonderli, sobbarcandosi gli oneri derivanti da notevoli difficoltà logistiche ed
ambientali.
Per quanto attiene il massiccio Settentrionale del Monti Ferru (aree di Seneghe e
Narbolia), si è dimostrato con alto grado di probabilità che già i Punici coltivassero
manifestazioni metallifere ferrose; a tal proposito occorre sottolineare un fatto particolarmente
importante che è quello dello sfruttamento delle mineralizzazioni piombifere non tanto per
ricavare il piombo quanto quello di separare l’argento, quasi sempre associato a questo metallo
nella Galena, che costituiva il minerale principale.56
Tornando pertanto ai semplici risultati ottenuti attraverso il rapporto peso/volume 57 ,
quello dei campioni utilizzati poteva interpretarsi solo con la tesi della lega metallica, in quanto lo
stesso procedimento di cubatura è stata fatto ipotizzando che i manufatti fosse stati fusi sia col
solo Stagno che con lo Zinco.
E’ chiaro che anche lo studio specifico delle caratteristiche della tenace patina beige in
tutte le facce dei piccoli “pesi” potrà dare ulteriore spessore alla ricerca, ma essi potrebbero far
parte di tutta una serie di analisi archeometriche da eseguirsi esclusivamente dai tecnici del
laboratorio di Li Punti.
Un recente contributo di Raz Kletter58 appaiono immagini e diagrammi riferiti a analisi
rispettivamente al SEM e alla Diffrattometria XRD.
La medesima riflessione è applicabile anche per le restanti tipologie, escluse la 4) e la 8) in
quanto anche senza una analisi chimico-fisica e sulla base della estesa bibliografia, si può
decisamente optare per una loro fabbricazione in piombo59.
Dalla sola analisi delle singole 60 pesate, avendo a disposizione materiale con il già citato
range che va da gr 1,78 fino ad un massimo di gr 63,06 è facile intuire che tali “pesi” dovevano
necessariamente servire per il commercio di materiali preziosi 60 forse come l’argento61 anche
perché utilizzandoli in accoppiata con altri “pesi” di differente valore ponderale non si
otterrebbero risultati tali da far ipotizzare un controvalore di merci di scarso pregio, oppure,
secondo quanto narrano le sacre scritture62, potevano occorrere in età monetale a convertire in
una unica unità di valore, le differenti monete in circolazione che si differenziavano in auree,
argentee e bronzee.
56 CAULI 2002, p. 38. 57 Il P. S. dei metalli proposti risulta essere di 7,3 per lo Stagno e di 7 per lo Zinco. 58 KLETTER 1994, pp. 37-38. 59 Una eventuale analisi al S.E.M. potrebbe in ogni caso darci l’interessante informazioni se il piombo adottato provenga da miniere sarde o se siamo il presenza di minerale commercializzato da altra area mineraria dell’Impero Romano. 60 MOSCATI 1989, p. 37. 61 BERNARDINI 2001, p. 23. 62 MATTEO 21,12-13; MARCO11,15-17; LUCA 19,45-46; GIOVANNI 2, 13-16.
23
Le dimensioni fisiche variano dalla misura minima di mm 6x6x6h corrispondente al
ponderale da gr 1,78 a mm 30x29x28h per il ponderale da gr 63,06; per quanto attiene i segni
presenti su tale tipologia si rimanda a specifico capitolo; il peso totale di tutti i 60 elementi
ammonta a gr 1495,84.
2.3.2 Metodo di realizzazione dei ponderali in piombo
I pesi in “piombo” erano realizzati piuttosto facilmente in quanto la temperatura di
fusione del piombo è 327 ° Celsius, pertanto non necessitavano di una officina metallurgica
particolarmente attrezzata; finora non si sono ritrovate le matrici destinate alla fusione dei pesi:
esse erano comunque di tipo monovalva. Il punzone per le rosette e per l’incisione delle lettere
dovette essere utilizzato di norma mentre il peso era ancora inserito nella matrice, poiché non si
ha traccia di deformazione del peso a causa dell’impressione del motivo attraverso il punzone63.
L’uso del bulino per l’incisione delle lettere poté aversi sia sulla base mentre il peso era ancora
all’interno della matrice, sia quando era stato estratto: l’esempio del ponderale della collezione
Pinna con l’iterazione sulle sei facce del segno samekh dimostra l’assunto.
63 ELAYI-ELAYI 1997, P. 245.
24
2.3.3 Lo stato di conservazione dei pesi64
Appare chiaro che la mancata conoscenza sia della località precisa di provenienza, vista la
variegata stratigrafia geologica del Sinis65 sia della condizione di giacitura di tutti i materiali66, ci
impedisce qualsiasi tipo di supposizione sulle cause che possono aver contribuito alla formazione
di patine e/o ossidi per cui al momento diremo che il trascorrere del tempo ha lasciato chiari
segni di modificazione chimica e fisica sugli materiali.
Unica caratteristica “generale” che accomuna i materiali, siano quelli relativi ai tre
sequestri avvenuti nell’area dell’Oristanese, che quelli di cui se ne conoscono le sole immagini e
peso relative a pesi posti in vendita presso una casa d’aste che pubblica on line67, è quella della
uniforme pigmentazione beige chiara che li riveste omogeneamente.
Tutti i 60 reperti si presentano in buono stato di conservazione per quanto attiene la loro
forma esteriore, fatti salvi alcuni segni dovuti forse all’uso prolungato del piccolo manufatto
plumbeo o al sistema in cui essi venivano conservati dall’utilizzatore 68 ; come osservato nel
precedente paragrafo, la totale mancanza di precise indicazioni archeometriche non ci consente di
conoscere la caratteristica chimica della patina che li ricopre pressoché uniformemente, siano essi
di probabile cronologia “fenicia-punica” sia quelli di cronologia più asseverata come quelli di
epoca romana.
In alcuni di essi si notano delle profonde scalfitture in almeno una delle facce del poliedro
indipendenti dai segni che si analizzeranno in seguito; una prima ipotesi è che queste potessero
essere fatte intenzionalmente con l’intento di “aggiustare” la pesata al ponderale di riferimento,
sia esso un multiplo o un sottomultiplo, a mezzo asportazione di materiale; altra ipotesi è che si
64 Essendo in possesso di ulteriore Laurea in Restauro e Conservazione dei Beni Culturali conseguita presso l’Università di Sassari, si è ritenuto imprescindibile aprire una breve parentesi proprio inserendo alcune brevi considerazioni sulle condizioni generali dei materiali oggetto della tesi. 65 CARBONI ET ALII 2010, pp. 8-28. 66 Il vasto territorio del Sinis dal punto di visto pedologico e geologico è caratterizzato da zone umide, sabbiose e argillose con una differente orogenesi, pertanto terreni chimicamente differenti gli uni con gli altri, ognuno in grado di produrre alterazioni e degradi ai materiali archeologici in essi interrati.Nel Sinis sono indentificabili almenonove complessi litostratigrafici con un diversosignificato paleogeografico e strutturale, rappresentati da vulcaniti di età oligo-miocenica, da sedimenti marini del Miocene inferiore?-medio, del Miocene superiore, del Pliocene inferiore, da depositi continentali del Pliocene medio, da vulcaniti del Pliocene superiore, da depositi marini del Pliocene superiore, da depositi continentali del Pliocene superiore, da depositi marini di spiaggia e coperture continentali del Pleistocene medio-superiore e, pro parte, dell’Olocene. Il paesaggio deriva da numerosi e complessi fenomeni che si sono succeduti negli ultimi 500 anni; nel territorio, dove sono chiare le impronte della complessa storia geologica, sono presenti formazioni di tutte le ere ad eccezione del Mesozoico. 67 Vedi nota 7) 68 Se sono da considerare come “attrezzi del mestiere” dell’emphoros, si può verisimilmente ipotizzare che venissero conservati all’interno di un piccolo contenitore in pelle (?) e pertanto soggetti a continuo sfregamento l’uno contro l’altro, durante i probabili spostamenti nel territorio o ancora per l’uso stesso degli stessi su un piatto di bilancia.
25
tratti di non asportazione di materiale ma bensì di mere compressioni accidentali69 di facce e/o
angoli e pertanto senza variazione alcuna di peso.
Una parziale indicazione la si è potuta avere dopo aver sottoposto i materiali
all’operazione di pulitura con acqua demineralizzata/deionizzata a mezzo di spazzolino a setole
medie; la suddetta patina si è rivelata formata da una componente carbonatica (?) che si è disciolta
solo in parte, lasciando intravvedere ulteriori segni incisi o esaltandone quelli già rilevati. Si
presume che adottando una pulizia più incisiva anche a mezzo di solventi anticalcare e uso
sapiente di un bisturi si possano ottenere risultati ancora migliori, non tanto nella scoperta di
nuovi segni ad oggi sconosciuti, ma nella maggior incisività e visibilità di quelli già noti.
Dopo la summenzionata pulitura, effettuata nuova misurazione alla bilancia, sui pesi non
si sono riscontrati significativi cali di peso tali da dover rivedere l’interpretazione del sistema
ponderale, a differenza dei medesimi pesi in bronzo in cui i processi di ossidazione 70 hanno
influito sulla metrologia ponderale originaria71.
69 E’ necessario ricordare che spesso lo scavatore clandestino, anche se dotato di metaldetector effettua lo sterro utilizzando attrezzi pesanti quali picconi, zappe e vanghe non ponendo particolare attenzione 70 L’accumulo degli ossidi tipici del degrado del bronzo attaccano e corrodono la parte metallica, pertanto in una operazione di restauro il rischio più comune è che insieme al prodotto del deterioramento si asportino anche porzioni strutturali dell’oggetto. Molti bronzi formano una ossidazione protettiva definita patina altri invece formano una ossidazione corrosiva che prende il nome di cancro del bronzo. Il colore della superfice dell’oggetto serve da indicatore per il riconoscimento dell’ossido da trattare nel restauro ma soprattutto ove non conosciuta, la natura della giacitura; la Malachite color verde chiaro; la Azzurrite di colore blu/azzurro; la Atacamite di colore verde; la Paratacamite di colore verde chiaro; il Tevere di colore beige chiaro. 71 MORA SERRANO 2011, p. 172.
26
2.3.4 I Segni
Sotto tale titolo verranno brevemente indicati i “segni” impressi o incisi negli elementi
oggetto della ricerca.
A tale proposito si riporta che alcuni illustri autori nei loro contributi hanno spesso
adottato l’interpretazione dei segni quali lettere dell’alfabeto fenicio/punico. Anche lo scrivente,
vista la grande quantità di segni proposti in questo lavoro, propende per tale conclusione, anche
perché in molti di essi l’interpretazione quali grafemi appare estremamente plausibile.
Come sotto meglio si evidenzierà, al momento sono stati interpretati almeno 7 grafemi
appartenenti all’alfabeto fenicio; essi sono:
1) ALEPH (?) 2) GIMEL 3) HE
4) ḤETH 5) SAMEKH 6) KAF oppure ŠIN72 7) ‘AYIN 8) PE (?)
Gli altri gruppi di segni, non compresi tra i citati grafemi, ci appaiono incomprensibili del
loro intrinseco significato, pertanto i segni riportati verranno descritti con termini prettamente
geometri, suddividendoli tra incisi e punzonati.
La tipologia in cui i segni sono maggiormente presenti è quella definita 1)
Troncopiramidale; su un lotto di n. 60 elementi n. 55 di questi riportano dei segni più o meno
evidenti anche se non identificabili tra i grafemi più antichi, rappresentando il 90,3% del totale73.
Nei restanti n. 5, anche senza una eventuale asportazione di patine o croste e la successiva
visione ad un microscopio elettronico, è più evidente notare la mancanza.
In tutto i gruppi di segni/grafemi presenti su una delle facce del poliedro sono in numero
di dodici; tra di essi vengono evidenziati sei elementi suddivisi in due segni, di difficile
72 La duplicità interpretativa del segno a freccia inversa (con il vertice in basso) come kaf arcaico (cfr. M. G. AMADASI GUZZO, Notes sur les graffitis phéniciens de Mogador, AA. VV., Lixus, CollEFR-166, Roma 1992, pp. 164-5)o come šin, dipende dalla evoluzione dei due grafemi. La forma più antica dello šin, a W, attestata in Sardegna verso la prima metà dell’VIII sec. a.C. nella stele di Nora e nell’iscrizione fenicia dell’anfora 9 di Tiro di S’Arcu ‘e is Forros- Villagrande Strisaili, non compare nei nostri pesi in piombo che utilizzano esclusivamente la forma “a freccia” o “a tridente”, che compare nella seconda metà del VII sec. a.C. ( cfr. J. B. PECKHAM, The Development of the Late Phoenician Scripts, Cambridge 1968, pp. 169-70; M. G. AMADASI GUZZO, Notes sur les graffitis phéniciens de Mogador, AA. VV., Lixus, CollEFR-166, Roma 1992, p. 170; PH. C. SCHMITZ, Paleographic Observations on a Phoenician Inscribed Ostracon from Beirut, Rivista di Studi Fenici, XXX, 2002, pp. 223-227, benché sia noto un esempio di šin “a tridente” dall’area gaditana, nel Castillo de Doña Blanca risalente alla prima metà del VII sec. a.C. ( J.-Á. ZAMORA LÓPEZ, J. Ma. GENER
BASALLOTE, M.-DE-LOS-ÁNGELES NAVARRO GARCÍA, J.-M. PAJUELO SÁEZ, M. TORRES ORTIZ, Epígrafes fenicios arcaicos en la excavación del Teatro Cómico de Cádiz (2006-2010),cit., p. 231) e non certo al 750 a.C. (J.-L. CUNCHILLOS, Inscripciones fenicias del Tell de Doña Blanca (V). TDB 91001, Sefarad, 53 (1993), pp. 17-24; PH.C. SCHMITZ, Paleographic Observations on a Phoenician Inscribed Ostracon from Beirut, Rivista di Studi Fenici, XXX (2002), pp. 223-4, n. 7). 73 A tale percentuale andrebbero aggiunti altri elementi con segni superficiali simili, ritrovati sia dal medesimo clandestino che da altri ignoti nello stesso territorio, ma facenti parte degli altri sequestri già succitati.
27
definizione, che presentano parti sia incise che punzonate; a questi si devono aggiungere i venti
elementi con segno a “Rosetta” di cui, al pari degli altri appena menzionati, non si è in grado di
poter dare alcuna interpretazione, pur avendo tra di loro una congruità ponderale.
Con grafema a “ALEPH” (n. 1 elemento)
Con grafema a “GIMEL” (n. 5 elementi)
Con grafema a “HE” (n. 2 elementi)
Con grafema a “ḤETH” (n. 3 elementi)
Con grafema a SAMEKH (n. 2 elementi)
Con grafema a KAF/ŠIN (n. 7 elementi)
Con grafema ‘AYIN (n. 1 elemento)
28
Con grafema PE (n. 2 elementi dubbi)
Con punzonatura centrale (n. 6 elementi)
Con tre linee incise (n. 1 elemento)
Con “Rosetta” centrale (nelle due varianti a petali incavati e a rilievo n. 20 elementi)
Con punzonature centrali (?) tra linee incise (n. 4 elementi)
Con solcature diagonali multiple (n. 1 elemento)
Per quanto attiene il calcolo delle percentuali di segni uguali presenti in questo lotto, il
dato non stato calcolato; a personale giudizio si pensa che in questo stadio di ricerca se ne
ricaverebbe un dato meramente matematico ma non significativo, in quanto i materiali oggetto
del sequestro, come indicato in premessa, provengono da una serie di ritrovamenti diluiti sia nel
tempo che nel territorio; in nota 39) si evidenzia il fatto che al medesimo ricettatore siano stati
sequestrati in tempi differenti elementi identici e provenienti dalle stesse generiche aree
territoriali. Non si esclude che con il prosieguo della ricerca anche questi dati possano confluire a
delineare un panorama più ampio.
29
Le altre tipologie riportate in APPENDICE non presentano segni particolari tali da poter
essere considerati come eventuali segni a carattere ponderale; troviamo infatti solchi o
avvallamenti, ma nello studio finora condotto non sono oggetto di puntuale analisi.
2.3.5 Per una ipotesi di studio di una scala ponderale adottata in Sardegna
Si sono fin qui analizzati dei sistemi ponderali che si estendono, con una forbice sia
cronologia che territoriale, veramente estesa; ciò non viene in aiuto a tale studio, anche volendosi
limitare al solo bacino del Mediterraneo Occidentale comprendente la Sardegna e la Spagna ad
Occidente e l’area Vicino Orientale con tutti le innumerevoli scale ponderali basate sul “piede”
metrologico dello Shekel.
Al fine di dare una lettura perlomeno filologica ai materiali depositati presso
l’Antiquarium Arborense di Oristano, si propone una ipotesi di scala che mette in evidenza come
tutti i pesi in questione (n. 60 + n. 4 esemplari) risultino facenti parte di un unico sistema
metrologico ponderale, a prescindere dalle incisioni presenti; per fare ciò si è reso necessario
“adottare” una unica scala ponderale che risponda quanto più possibile ai sistemi che i tanti
studiosi hanno presentato, nella speranza che proprio il gran numero di esemplari presenti possa
soddisfare il vuoto esistente, causato da una mancanza di continuità delle varie frazioni di peso.
l valore di gr 7,60 e, con tale valore unitario, si elabora la proposta di scansione ponderale
che vede come valore minimo il quarto di Shekel e come massimo quindici e trequarti.
30
GRUPPI PESI MINIMA/MASSIMA
numero elementi
IPOTESI DI SCALA PONDERALE/Peso
Ottimale
media pesate
differenza percentuale
gr 1,78 1 ¼ di Shekel = gr 1,90 1,78 6,74
da gr 3,24 a gr 3,92 6 ½ Shekel = gr 3,80 3,50 8,50
da gr 5,36 a gr 6,64 8 ¾ di Shekel = gr 5,70 5,90 8,77
da gr 6,84 a gr 7,92 6 1 Shekel = piede da gr 7,60 7,57 -0,40
da gr 9,20 a 10,60 1 1 ¼ Shekel = gr 9,50 9,90 -4,04
da gr 13,18 a gr 13,68 3 1 ¾ Shekel = gr 13,30 13,46 1,20
da gr 14,24 a gr 15,54 6 2 Shekel = gr 15,20 15,14 0,30
da gr 17,14 1 2 ¼ Shekel = gr 17,10 17,14 0,23
da gr 17,64 a gr 18,32 2 2 ½ Shekel = gr 19,00 18,14 -4,50
da gr 19,48 a gr 21,14 8 2 ¾ Shekel = gr 20,09 20,30 1,04
da gr 29,56 a gr 31,34 4 4 Shekel = gr 30,40 30,60 0,65
da gr 35,60 a gr 36,62 2 4 ¾ Shekel = gr 36,10 36,11 0,02
da gr 37,16 1 5 Shekel = gr 38,00 37,16 -2,20
da gr 45,24 1 6 Shekel = gr 45,60 45,24 -0,78
da gr 51,64 a 54,26 2 7 Shekel = gr 53,20 52,54 -1,20
da gr 59,12 a gr 61,80 3 8 Shekel = gr 60,80 60,75 -0,08
da gr 62,24 a gr 63,06 4 8 ½ Shekel = gr 64,60 62,50 -3,25
da gr 112, 86 1 15 Shekel = gr 114,00 112,86 -1,00
da gr 124,66 1 15 ¾ Shekel = gr 125,40 124,66 -0,50
Appare interessante notare come lo scarto percentuale tra il valore ottimale dello Shekel
alla frazione della unità presa in considerazione abbia uno scostamento minimo rispetto alla
media delle pesate tra tutti gli elementi in possesso.
Nella tavola suesposta sono stati inclusi anche quegli elementi quali la tipologia dei
“piombi” con “rosetta” punzonata che verosimilmente potrebbe non far parte della medesima
cronologia fenicia degli altri recanti un grafema alfabetico.
I risultati della succitata tavola, in assenza di altro omogeneo e congruo repertorio di pesi
che possa confermare e/o ribaltarne l’interpretazione, sembra portino comunque ad una corretta
scansione di tutti i pesi presenti nella collezione, anche perché gli altri, citati negli ulteriori
sequestri, riportano pesate comprese nel range su riportato.
Si può notare quanto lo scostamento ponderale tra i piombi raggruppati nei singoli valori,
in mancanza di altri supporti, è reso arbitrario dallo scrivente in quanto il peso reale potrebbe farli
ricadere in due range di peso conseguenti; sempre con lo stesso metodo elencato non vi sono
“piombi” che possano rappresentare il valore di tre Shekel con gr 22,80.
Ulteriore prudenza valutativa è quella che vede un salto ponderale che va dagli otto
Shekel e mezzo a quindici; non si infatti in grado di stabilire se il gap ponderale che risulta doppio
31
sia dovuto alla mancanza di ritrovamenti con pesate intermedie oppure al fatto che sommando le
altre singole unità ponderali si ottengono quelle intermedie.
A mero titolo riepilogativo si rammenta che gli ultimi due “pesi” recano rispettivamente
come segno una probabile punzonatura a “rosetta” per quello da gr 112,86 e una punzonatura
centrale per quello da gr 124,66.
Nella tabella che segue si è ipotizzata una scala ponderale che preveda la scansione dei soli
“piombi” provvisti di grafema; si potrà notare che i pesi a disposizione consentono di formare
una scansione metrologica che parte dal valore minimo di un quarto di Shekel continuativamente
fino al valore di due Shekel e trequarti con un salto ponderale fino agli 8,5 Shekel.
Da notare che l’unità presa in considerazione, ovvero il valore lo Shekel del valore di gr
7,60 è rappresentata da un “piombo” avente come peso gr 6,84; come già riportato nel presente
testo, si rammenta che il peso in piombo recante il grafema ‘AYIN e del valore di gr 64,60 ha una
corrispondenza ponderale con il peso in bronzo presente al Museo di Tel Aviv recante il
medesimo grafema ‘AYIN e qui riportato.
32
In conclusione, la gran varietà di valori dello Shekel, intorno ai gr 7, non porta a stabilire
una scala ponderale che possa essere adottata per una lettura univoca di tutti i dati finora in
possesso e compiutamente pubblicati dai tanti studiosi che hanno finora intrapreso lo studio
metrologico dei pesi antichi.
PESO VALORE IN
SHEKEL P.O. GRAFEMA
1,78 1/4 1,90 ḤETH
3,36 1/2 3,80 ḤETH
3,24 HE
3,92 GIMEL
5,66 3/4 5,70 KAF/ŠIN
5,36 KAF/ŠIN
6,48 GIMEL
6,48 HE
6,64 GIMEL
6,84 1 7,60 PE
10,60 1 1/2 11,40 ḤETH
13,52 1 3/4 13,30 KAF/ŠIN
13,68 2 15,20 GIMEL
14,24 PE
17,14 2 1/4 17,10 GIMEL
18,32 2 1/2 19,00 SAMEKH
19,48 2 3/4 20,09 SAMEKH
20,30
KAF/ŠIN
20,58 KAF/ŠIN
20,20 GIMEL
19,90 KAF/ŠIN
20,22 KAF/ŠIN
20,22 ALEPH
62,82 8 1/2 64,60 ‘AYIN
33
2.3.6 . CATALOGO DEI PONDERALI FENICI
Di seguito si propone l’intero repertorio dei pesi inseriti in una scheda analitica.
36
SCHEDA N. 1
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 14x13x13
Peso effettivo in gr: 20,22
Peso in Shekel: 2 ¾
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C.
Tipologia segno: a “ ’ALEPH ”
Busta collezione: n. 44
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Segno inciso con bulino di generose dimensioni fino a formare il grafema Aleph. Tale
grafema si trova nella versione più arcaica con segmento obliquo che taglia le due linee che
formano l’angolo ottuso. Il segno inciso che si allunga diagonalmente parrebbe intenzionale per
formare tale grafema e non attribuibile ad errore di percussione per un grafema Shin. Tale peso
rappresenta l’unico esemplare con tale grafema.
37
SCHEDA N. 2
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 7x7x7
Peso effettivo in gr: 3,92
Peso in Shekel: ½
Peso di riferimento: gr 3,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “GIMEL”
Busta collezione: n. 4
Stato di conservazione: Buono.
Note: Sulla superfice appare una altra incisione; si è ritenuto inserire il peso tra quelli con segni a
lettera Gimel malgrado la lettura del grafema sia possibile con una rotazione di 45° a sinistra; non
tragga in inganno l’incisione visibile inferiormente, in quanto essa è dovuta al riporto
dell’amalgama per compressione subita forse accidentalmente.
38
SCHEDA N. 3
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x9
Peso effettivo in gr: 6,48
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “GIMEL”
Busta collezione: n. 14
Stato di conservazione: Forma regolare; Superfice scabrosa.
Note: Segno inciso marcato ma poco profondo.
39
SCHEDA N. 4
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x11x11
Peso effettivo in gr: 14,24
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “PE” (dubbio)
Busta collezione: n. 23
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice buona.
Note: I segni incisi hanno differente dimensione ma possono essere considerati appartenenti al
probabile grafema PE..
40
SCHEDA N. 5
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x10x11
Peso effettivo in gr: 13,52
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “GIMEL”
Busta collezione: n. 27
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: Segni incisi poco marcati ma evidenti.
41
SCHEDA N. 6
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x12x10
Peso effettivo in gr: 13,68
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a. C. (?)
Tipologia segno: con “con grafema “GIMEL”
Busta collezione: n. 29
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Segni incisi poco marcati ma evidenti.
42
SCHEDA N. 7
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x13x13
Peso effettivo in gr: 20,58
Peso in Shekel: 3
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “GIMEL”
Busta collezione: n. 38
Stato di conservazione: Forma irregolare; superfice scabrosa.
Note: Segno poco marcato con incisioni di differente dimensione ma evidente il grafema Gimel.
43
SCHEDA N. 8
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x8
Peso effettivo in gr: 6,84
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a. C. (?)
Tipologia segno: con grafema “PE” (dubbio)
Busta collezione: n. 11
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incisioni profonde diseguali; si propende, pur del dubbio, con l’interpretazione con il
grafema PE; dalle sbavature in rilievo delle incisioni si ha l’idea che l’incisione per percussione
possa essere avvenuta con il metallo ancora caldo.
44
SCHEDA N. 9
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 8x8x7
Peso effettivo in gr: 5,36
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “ KAF oppure ŠIN ”
Busta collezione: n. 6
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice buona.
Note: Incisioni marcate con linee staccate tra di loro di differenti dimensioni anche se non
particolarmente profonde; evidente il grafema Kaf/Shin.
45
SCHEDA N. 10
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 10x10x10
Peso effettivo in gr: 10,60
Peso in Shekel: 1 ½
Peso di riferimento: gr 10,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: n. 22
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice buona e compatta.
Note: Segno inciso evidente.
46
SCHEDA N. 11
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x12x12
Peso effettivo in gr: 19,48
Peso in Shekel: 3
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C.(?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: n. 34
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia e omogenea.
Note: Segno particolarmente marcato; incisioni praticate verosimilmente con il medesimo
utensile con dimensioni identiche dei tre segni che formano il grafema Kaf/Shin.
47
SCHEDA N. 12
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x12x12
Peso effettivo in gr: 19,90
Peso in Shekel: 3
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: n 42
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia ed omogenea.
Note: Segno particolarmente marcato; incisioni praticate verosimilmente con il medesimo
utensile con dimensioni identiche dei tre segni che formano il grafema Kaf/Shin; anche dopo
semplice pulitura appare evidente l’amalgama plumbea.
48
SCHEDA N. 13
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x12x12
Peso effettivo in gr: 20,30
Peso in Shekel: 3
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: n 35
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia ed omogenea.
Note: Segno particolarmente marcato; incisioni praticate verosimilmente con il medesimo
utensile con dimensioni identiche dei tre segni che formano il grafema Kaf/Shin; anche dopo
semplice pulitura appare evidente l’amalgama plumbea.
49
SCHEDA N. 14
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 14x13x12
Peso effettivo in gr: 20,20
Peso in Shekel: 3
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: n. 39
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Segno marcato eseguito con utensile idoneo adottato per tutti e tre i segmenti; minore il
tratto verticale che sborda il limite superiore.
50
SCHEDA N. 15
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x13x13
Peso effettivo in gr: 20,58
Peso in Shekel: 3
Peso di riferimento: gr 21,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: n. 41
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Segno inciso profondo ma non particolarmente evidente.
51
SCHEDA N.16
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x7x7
Peso effettivo in gr: 5,66
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “KAF oppure ŠIN”
Busta collezione: 1L (sequestro Lotta)
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia ed omogenea.
Note: Segno particolarmente marcato; incisioni praticate verosimilmente con il medesimo
utensile con dimensioni identiche dei tre segni che formano il grafema Kaf/Shin; anche dopo
semplice pulitura appare evidente l’amalgama plumbea.
52
SCHEDA N. 17
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 6x6x6
Peso effettivo in gr: 1,78
Peso in Shekel: ¼
Peso di riferimento: gr 1,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI sec. a.C. (?)
Tipologia segno: con grafema “ ḤETH ” Busta collezione: n. 1
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Viste le minime dimensioni della superfice della faccia l’incisione appare non
particolarmente marcata, ma evincibile il grafema Ḥeth. Risulta il ponderale più leggero dell’intera
raccolta.
53
SCHEDA N. 18
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 7x7x4
Peso effettivo in gr: 3,36
Peso in Shekel: ½
Peso di riferimento: gr 3,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a. C. (?)
Tipologia segno: con grafema “ ḤETH “
Busta collezione: n. 2
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Viste le ridotte dimensioni della superfice della faccia, l’incisione appare non
particolarmente marcata, ma è evincibile il grafema Ḥeth.
54
SCHEDA N. 19
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x9
Peso effettivo in gr: 6,64
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a. C. (?)
Tipologia segno: con grafema “ ḤETH ” Busta collezione: n. 21
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Viste le ridotte dimensioni della superfice della faccia, l’incisione appare non
particolarmente marcata, ma è evincibile il grafema Ḥeth. La faccia opposta del peso è
caratterizzata da quattro lobi posti agli angoli opposti.
55
SCHEDA N. 20
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 7x7x4
Peso effettivo in gr: 3,24
Peso in Shekel: ½
Peso di riferimento: gr 3,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI sec. a. C.
Tipologia segno: con grafema “HE”
Busta collezione: n. 5
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incisioni poco precise ma evincibile il grafema He.
56
SCHEDA N. 21
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x8
Peso effettivo in gr: 6,48
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI sec. a. C.
Tipologia segno: con grafema “HE”
Busta collezione: n. 13
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incisioni poco precise ma evincibile il grafema He.
57
SCHEDA N. 22
Nomenclatura : Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x17x19
Peso effettivo in gr: 62,82
Peso in Shekel: 9
Peso di riferimento: gr 64,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a. C. (?)
Tipologia segno: Con grafema “ ‘AYIN”
Busta collezione: n. 2L
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Rilievo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con affilato al fine di creare un
incavo circolare per tutto il perimetro per mettere in evidenza l’intera circonferenza incavata al
fine di rappresentare il grafema fenicio AYIN.
58
SCHEDA N. 23
Nomenclatura : Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x13x13
Peso effettivo in gr: 18,32
Peso in Shekel: 2 ½
Peso di riferimento: gr 18,00 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIII/VI a. C. (?)
Tipologia segno: Con grafema “SAMEKH”
Busta collezione: n. 36
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: il grafema SAMEKH trova spazio in tutte e otto le facce del poliedro, in maniera più o
meno chiara. E’ un elemento discriminante per quanto attiene l’attribuzione cronologia dei
materiali presentati.
59
SCHEDA N. 24
Nomenclatura : Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x13x12
Peso effettivo in gr: 17,96
Peso in Shekel: 2 ½
Peso di riferimento: gr 18,00 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. VIIIVII a. C. (?)
Tipologia segno: Con grafema “SAMEKH”
Busta collezione: n. 31
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: il grafema SAMEKH è rappresentato in maniera schematica ottenuto con utensile a
punzone.
61
SCHEDA N. 25
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 8x8x7
Peso effettivo in gr: 5,38
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Con “un punto centrale punzonato”
Busta collezione: n. 9
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incavo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con punta verosimilmente
arrotondata.
62
SCHEDA N. 26
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x9
Peso effettivo in gr: 5,58
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Con “un punto centrale punzonato”
Busta collezione: n. 15
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incavo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con punta verosimilmente
arrotondata.
63
SCHEDA N. 27
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x19x15
Peso effettivo in gr: 62,36
Peso in Shekel: 8 ½
Peso di riferimento: gr 61,20 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III (?)
Tipologia segno: Con “un punto centrale punzonato”
Busta collezione: n. 59
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incavo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con punta verosimilmente
arrotondata.
64
SCHEDA N. 28
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x9
Peso effettivo in gr: 7,78
Peso in Shekel: 1
Peso di riferimento: gr 7,60
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Con “un punto centrale punzonato”
Busta collezione: n. 18
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incavo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con punta verosimilmente
arrotondata.
65
SCHEDA N. 29
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 18x18x17
Peso effettivo in gr: 29,56
Peso in Shekel: 4
Peso di riferimento: gr 28,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Con “un punto centrale punzonato”
Busta collezione: n. 49
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incavo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con punta verosimilmente
arrotondata. Delle due collezioni rappresenta l’elemento di maggior peso.
66
SCHEDA N. 30
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 23x23x22
Peso effettivo in gr: 124,66
Peso in Shekel: 18
Peso di riferimento: gr 129,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Con “un punto centrale punzonato”
Busta collezione: n. 4L
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Incavo centrale ben definito praticato a mezzo di bulino con punta verosimilmente
arrotondata. Delle due collezioni rappresenta l’elemento di maggior peso.
68
SCHEDA N. 31
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x5
Peso effettivo in gr: 3,78
Peso in Shekel: ½
Peso di riferimento: gr 3,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 8
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: “rosetta” centrale evidente con 7 petali incavati.
69
SCHEDA N. 32
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x9
Peso effettivo in gr: 7,68
Peso in Shekel: 1
Peso di riferimento: gr 7,60 (unità di base per Shekel)
Cronologia: sec. V/III a.C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 17
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: “rosetta” centrale evidente con 7 petali incavati.
70
SCHEDA N. 33
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x9
Peso effettivo in gr: 7,92
Peso in Shekel: 1
Peso di riferimento: gr 7,60 (unità di base per Shekel)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 19
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: “rosetta” centrale evidente con 9 petali incavati.
71
SCHEDA N. 34
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x12x11
Peso effettivo in gr: 15,16
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 28
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: “rosetta” centrale evidente con 7 petali incavati.
72
SCHEDA N. 35
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x12x11
Peso effettivo in gr: 15,24
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 30
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: “rosetta” centrale evidente con 6 petali incavati.
73
SCHEDA N. 36
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x12x11
Peso effettivo in gr: 17,64
Peso in Shekel: 2½
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 37
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: “rosetta” centrale evidente con 7 petali incavati.
74
SCHEDA N. 37
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 17x17x12
Peso effettivo in gr: 30,26
Peso in Shekel: 4
Peso di riferimento: gr 28,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 45
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: “rosetta” centrale non particolarmente evidente nei contorni; si possono rilevare 7 petali
incavati.
75
SCHEDA N. 38
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 19x19x19
Peso effettivo in gr: 31,26
Peso in Shekel: 4
Peso di riferimento: gr 28,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 47
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: la base del peso riporta gli spigoli dei lati smussati, probabilmente per un aggiustamento del
peso dopo la colata plumbea; “rosetta” centrale particolarmente evidente nei contorni; si
possono rilevare 7 petali incavati.
76
SCHEDA N. 39
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 19x19x20
Peso effettivo in gr: 31,34
Peso in Shekel: 4
Peso di riferimento: gr 28,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 51
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea e liscia.
Note: la “rosetta” centrale e particolarmente evidente nei contorni; si possono rilevare 7 petali
incavati.
77
SCHEDA N. 40
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x19x16
Peso effettivo in gr: 54,26
Peso in Shekel: 7½
Peso di riferimento: gr 54,00(con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 54
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: in tutte le restanti facce del peso, prive di segno, sono presenti degli marcati incavi a forma
di ellisse, forse funzionali a voluta asportazione di materiale per aggiustamento di peso più che
per ulteriore decoro; “rosetta” centrale, di maggior diametro rispetto alle altre finora schedate, è
caratterizzata dal bottone centrale particolarmente rilevato; si possono contare 9 petali incavati.
78
SCHEDA N. 41
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x19x19
Peso effettivo in gr: 51,64
Peso in Shekel: 7
Peso di riferimento: gr 50,41 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 55
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: in tutte le restanti facce del peso, prive di segno, sono presenti degli marcati incavi a forma
di ellisse, forse funzionali a voluta asportazione di materiale per aggiustamento di peso più che
per ulteriore decoro; nella “rosetta” si possono verosimilmente contare 7 petali incavati.
79
SCHEDA N. 42
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x20x18
Peso effettivo in gr: 61,74
Peso in Shekel: 8 ½
Peso di riferimento: gr 61,20 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 56
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea e liscia.
Note: la “rosetta” centrale con raggera centrale particolarmente evidente nei contorni; si possono
rilevare 8 petali incavati.
80
SCHEDA N. 43
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x20x16
Peso effettivo in gr: 61,34
Peso in Shekel: 8 ½
Peso di riferimento: gr 61,20 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 57
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea e liscia.
Note: la “rosetta” centrale è di minori dimensioni e non particolarmente evidente nei contorni; si
potrebbero rilevare 7 petali incavati.
81
SCHEDA N. 44
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 20x20x16
Peso effettivo in gr: 62,36
Peso in Shekel: 8 ½
Peso di riferimento: gr 61,20 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 58
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea e liscia.
Note: la “rosetta” centrale è di minori dimensioni e non particolarmente evidente nei contorni; si
possono rilevare 8 petali incavati.
82
SCHEDA N. 45
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 23x23x14
Peso effettivo in gr: 59,12
Peso in Shekel: 8
Peso di riferimento: gr 57,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 62
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: “rosetta” centrale non particolarmente evidente nei contorni; si possono rilevare 8 petali
incavati.
83
SCHEDA N. 46
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 26x24x21
Peso effettivo in gr: 112,86
Peso in Shekel:16
Peso di riferimento: gr 115,20 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Analogia con schede:
Busta collezione: n. 3L
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice scabrosa.
Note: Profondo incavo circolare in cui di malamente si evidenzia una “rosetta” centrale; si
possono ipotizzare 8 petali incavati.
85
SCHEDA N. 47
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x12x12
Peso effettivo in gr: 15,54
Peso in Shekel:2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 26
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia.
Note: La “rosetta” appare eseguita con utensile affilato nei suoi taglienti tali da comporre un
segno a rilievo in tutto il suo perimetro; sono evincibili 7 petali regolari nella forma e nelle
dimensioni.
86
SCHEDA N. 48
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x12x11
Peso effettivo in gr: 15,28
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 32
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia.
Note: La “rosetta” appare eseguita con utensile affilato nei suoi taglienti tali da comporre un
segno a rilievo in tutto il suo perimetro; sono evincibili 8 petali regolari nella forma e nelle
dimensioni.
87
SCHEDA N. 49
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 17x17x15
Peso effettivo in gr: 35,62
Peso in Shekel: 5
Peso di riferimento: gr 36,00 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 46
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia.
Note: La “rosetta” appare eseguita con utensile affilato nei suoi taglienti tali da comporre un
segno a rilievo in tutto il suo perimetro; sono evincibili 8 petali regolari nella forma e nelle
dimensioni; differenza non trascurabile rispetto agli altri pesi è data dall’aspetto molto chiaro
dell’amalgama, tanto da farlo sembrare un peso litico.
88
SCHEDA N. 50
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 21x20x18
Peso effettivo in gr: 63,06
Peso in Shekel: 9
Peso di riferimento: gr 64,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: con “rosetta” posta a punzone
Busta collezione: n. 60
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia.
Note: La “rosetta” appare eseguita con utensile affilato nei suoi taglienti tali da comporre un
segno a rilievo in tutto il suo perimetro; sono evincibili 8 petali regolari nella forma e nelle
dimensioni.
90
SCHEDA N. 51
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 8x8x7
Peso effettivo in gr: 5,40
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: indefinito con “tre linee”
Busta collezione: 10
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Le incisioni continue occupano tutta la dimensione fisica dello specchio; non appare alcuna
altra linea ortogonale sul perimetro che possa far assimilare il segno a grafema simile a He. Lo
stesso segno potrebbe avere valore anche posto in orizzontale.
91
SCHEDA N. 52
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 7x7x6
Peso effettivo in gr: 3,92
Peso in Shekel: ½
Peso di riferimento: gr 3,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: indefinito con “tre punzonature tra linee parallele incise”
Busta collezione: n. 3
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Sono presenti tre punzonature tendenti alla forma a “delta” inquartate tra due linee incise
parallele.
92
SCHEDA N. 53
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x8
Peso effettivo in gr: 6,64
Peso in Shekel: ¾
Peso di riferimento: gr 5,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C.
Tipologia segno: indefinito con “tre punzonature tra linee parallele incise”
Busta collezione: n. 20
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Sono presenti tre punzonature tendenti alla forma a “delta” inquartate tra due linee incise
parallele.
93
SCHEDA N. 54
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x12x10
Peso effettivo in gr: 13,18
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: indefinito con “tre punzonature tra linee parallele incise”
Busta collezione: n. 25
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Sono presenti tre punzonature tendenti alla forma a “delta” inquartate tra due linee incise
parallele.
94
SCHEDA N. 55
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 12x11x11
Peso effettivo in gr: 15,38
Peso in Shekel: 2
Peso di riferimento: gr 14,40 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: indefinito
Busta collezione: n. 33
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice omogenea.
Note: Sono presenti probabili segni indefiniti nella lettura iconografica.
95
SCHEDA N. 56
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 13x12x12
Peso effettivo in gr: 17,14
Peso in Shekel: 2 ½
Peso di riferimento: gr 18,00 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Indefinito con segno inciso e punzone
Busta collezione: n. 43
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice irregolare.
Note: Nelle facce del peso appaiono incisioni, asportazioni e abrasioni che potrebbero essere
state causate da uso o giacitura; su una faccia parrebbe intravvedersi un segno circolare impresso
(incisione o bulino) ma totalmente privo di chiave di interpretazione.
96
SCHEDA N. 57
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 9x9x8
Peso effettivo in gr: 7,12
Peso in Shekel: 1
Peso di riferimento: gr 7,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Indefinito con segno inciso e punzone
Busta collezione: n. 12
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice irregolare.
Note: In una sola delle facce è presente per tutta la superfice una serie fitta di incisioni trasversali
aventi tutte la medesima inclinazione.
97
PESI SENZA ALCUN SEGNO APPARENTE
(con tale classificazione sono stati inseriti quei pesi che, allo stato attuale di pulizia, parrebbero
essere privi di alcun segno sia esso eseguito per incisione che con bulino)
98
SCHEDA N. 58
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 7x7x75
Peso effettivo in gr: 3,54
Peso in Shekel: ½
Peso di riferimento: gr 3,60 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Nessuno segno apparente
Busta collezione: n. 7
Stato di conservazione: Forma irregolare; superfice liscia.
Note: Tale peso si caratterizza per la sua forma romboidale che lo rende un unicum tra i materiali
finora censiti. In nessuna delle sue facce appare alcun segno.
99
SCHEDA N. 59
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 11x11x10
Peso effettivo in gr: 9,20
Peso in Shekel: 1½
Peso di riferimento: gr 10,80 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Nessun segno apparente
Busta collezione: n. 24
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia.
Note: Questo peso si caratterizza per l’apparente differente composizione dell’amalgama (?); di
colore grigio acciaio si presenta totalmente privo delle caratteristiche patine beige; in nessuna
delle facce appare alcun segno.
100
SCHEDA N. 60
Nomenclatura: Peso in piombo
Dimensioni in mm: 18x17x13
Peso effettivo in gr: 36,62
Peso in Shekel: 5
Peso di riferimento: gr 36,00 (con Shekel da gr 7,60)
Cronologia: sec. V/III a. C. (?)
Tipologia segno: Nessun segno apparente
Busta collezione: n. 50
Stato di conservazione: Forma regolare; superfice liscia.
Note: Nelle facce del peso non appaiono incisioni e/o altri segni se non quelli dati dall’uso o dalla
giacitura.
101
2.3.6 DESCRIZIONE E ANALISI DEI GRUPPI DI SEGNI
Gruppo: segno con grafema a “ ‘ALEPH ”
A tale gruppo appartiene un solo elemento del peso di gr 20,22
Gruppo: segno con grafema a “ GIMEL ”
A tale gruppo appartengono cinque elementi del seguente peso: (l’ordine delle immagini
corrisponde all’ordine delle pesate e relative dimensioni)
- gr 3,92
- gr 6,48
- gr 13,52
- gr 13,68
- gr 20,58
I segni incisi su tutti e sette gli elementi parrebbero derivare da differenti strumenti a
percussione vista la profondità, l’apertura dell’angolo e le dimensioni dei due singoli bracci.
Analizzando le pesate degli elementi posseduti troviamo una certa logicità consequenziale
in tutte e cinque, fatto il salvo, si crede, il minimo scarto sulla scala unitaria del gr 7,60 e
soprattutto sulla difficoltà di ottenere dei pesi privi di una tolleranza che allora poteva far parte
della normalità.
102
Gruppo: segno con grafema a “HE”
A tale gruppo appartengono due elementi del seguente peso: (l’ordine delle immagini
corrisponde all’ordine delle pesate e relative dimensioni); è evidente la consequenzialità dei due
valori ponderali espressi in grammi.
- gr 3,24
- gr 6,48
Gruppo: segno con grafema “ ḤETH “
A questo gruppo appartengono due elementi del seguente peso: (l’ordine delle immagini
corrisponde all’ordine delle pesate e relative dimensioni); è evidente la consequenzialità dei due
valori ponderali espressi in grammi.
- gr 1,78
- gr 3,36
- gr 6,64
Gruppo con grafema a “SAMEKH”
A tale gruppo appartengono due elementi del peso di gr 17,96 e gr 18,32
Il valore ponderale rientra nella scala che verrà di seguito proposta. Le incisioni di tale
peso, presenti su tutte le facce del cubo parrebbero inserite in un materiale plumbeo più
consistente, evincibile anche per la differente colorazione che, malgrado il medesimo trattamento
di pulizia riservato a tutti, non ha mostrato particolare variazione cromatica; questo segno è
assimilabile alla serie proposta dal ricercatore Kletter e precedentemente riportata.
Anche per questo segno si applica quanto riportato per i precedenti a proposito del suo
orientamento; malgrado siano segni differenti il loro rapporto ponderale è congruo.
103
Gruppo: segno con grafema a “ ŠIN” .
A tale gruppo appartengono sette elementi del seguente peso: (l’ordine delle immagini
corrisponde all’ordine delle pesate e relative dimensioni)
- gr 5,36
- gr 10,60
- gr 19,48
- gr 20,20
- gr 20,22
- gr 20,30
- gr 20,58
L’analisi autoptica dei sette pesi si possono rilevare almeno due metodi di formazione del
segno dovuti, probabilmente, a diversi utensili. Infatti si può evincere che il terzo e quarto peso
presentano delle forti e marcate incisioni prodotte da un attrezzo particolarmente affilato; si
potrebbe quasi azzardare che possano derivare dalla medesima bottega metallurgica. Le restanti
incisioni appaiono deboli e poco rilevate, ottenute più per trascinamento orizzontale dell’utensile
acuminato che per percussione verticale.
Caratteristica comune a tutti i segni è che questo origina dalla base sia per gli assi inclinati che
per l’elemento verticale.
Gli scarti tra le pesate appaiono congrui anche se non rispettano la scansione ponderale
dell’unità di base da grammi 7,60 per quanto attiene la prima e la seconda pesata, anche
applicando una tolleranza costruttiva; tra tutte le pesate è evidente la consequenzialità ponderale.
Altro dettaglio, non confermabile senza specifica analisi archeometrica, è la differenza sia
di colore che di compattezza del peso.
104
Gruppo: segno con grafema a “‘AYIN”
A tale gruppo appartiene un solo elemento del peso di gr 62,82
Gruppo: segno con grafema a “PE” (dubbio)
A tale gruppo appartengono due elementi del peso di gr 6,84 e di gr 14,24
Gruppo: segno con “tre linee ”
A tale gruppo appartiene un solo elemento del peso di gr 5,40
Per quanto attiene i segni incisi appaiono tutti poco marcati, ma questo è dovuto anche
alla non ottimale pulizia; i segni dei due pesi sembrerebbero ottenuti non con bulino/scalpello
usato a percussione ma più per sfregamento forse con il materiale ancora non solidificato
totalmente.
Gruppo: segno con “un punto inciso”
A tale gruppo appartengono cinque elementi del seguente peso: (l’ordine delle immagini
corrisponde all’ordine delle pesate e relative dimensioni)
- gr 5,38
- gr 5,58
- gr 7,38
- gr 29,56
- gr 62,36
105
Si potrà notare il forte gap ponderale tra i tre primi piombi e l’ultima; vale pertanto la
annotazione che è quella che non si è in grado di assire se tra questi e l’ultimo vi fossero altri pesi
intermedi per colmare il gap ponderale ma possiamo comunque rilevare una certa congruità nella
scansione con l’unità di riferimento di gr 7,60, anche con una tolleranza positiva di poco più di
due grammi rispetto alla pesata ottimale.
Il segno centrale appare effettuato con utensile sottile con punta arrotondata; molto più
marcata e precisa quella riportata nel quarto peso rispetto alle altre che sono incise su un supporto
più grossolano non solo come finitura.
GFuppo: con incisioni e punzonature “tra linee”
A tale gruppo appartengono quattro elementi del seguente peso: (l’ordine delle immagini
corrisponde all’ordine delle pesate e relative dimensioni)
- gr 3,92
- gr 7,62
- gr 13,18
- gr 15,38
Tutte e quattro le pesate appaiono allineate con la scansione dell’unità di riferimento di gr
7,60; solo l’ultima porta una lieve differenza in positivo mentre la pesata del terzo piombo risulta
leggermente in difetto ma tutte entro una contenuta tolleranza.
Caratteristica comune a tutte e quattro le incisioni è l’inquadramento entro due linee; i segni
centrali appaiono eseguiti con utensile conformato a triangolo su una superfice che appare
abbastanza scabra almeno su tre piombi su quattro.
Anche per questo segno si applica quanto riportato per i precedenti a proposito del suo
orientamento.
106
Gruppo: definito a “rosetta” centrale (nelle sottostanti immagini vengono proposte unitariamente
le due tipologie di “rosette” con petali incavati e con petali in rilievo)
A tale gruppo appartengono venti elementi del seguente peso suddivisi in due sub-
tipologie: la prima denominata come “Pesi con Rosetta a petali incavati”, la seconda come “Pesi
con Rosetta a petali in rilievo”; più avanti verranno meglio presentate le due tipologie di segno.
(L’ordine delle immagini corrisponde alle pesate sotto indicate per le due tipologie).
Prima tipologia
- gr 3,78
- gr 7,68
- gr 7,92
- gr 15,16
- gr 15,24;
- gr 17,64
- gr 30,26
- gr 31,26
- gr 31,34
- gr 51,64
- gr 54,26
- gr 59,12
- gr 61,34
- gr 61,80
- gr 62,36
107
Seconda tipologia
- gr 15,28
- gr 15,54
- gr 35,60
- gr 63,06
Quelle dei segni punzonati a “Rosetta” è di gran lunga il gruppo più cospicuo tra tutti e 60
elementi della collezione Pinna.
Le “rosette” punzonate, più o meno profondamente e di varia circonferenza su una delle
facce dei piombi, danno immediatamente l’idea che siano state realizzate da differenti utensili a
punzonatura; a tale proposito è evidente notare le seguenti differenze:
- Dimensione delle “rosette”
- Numero di petali varianti da un minimo di 6, individuato in un solo elemento, fino ad un
massino di 9, anche questo in un solo elemento; con 7 petali troviamo 19 elementi mentre i
restanti 8 riportano otto petali.
- I petali possono distinguersi in “incavati” e a “rilievo”.
- Non tutti i piombi con tale iconografia hanno una chiara lettura al pari di altri in cui
l’incisione floreale ha dei contorni ben definiti.
- Altro elemento caratterizzante è la conformazione di alcune delle “rosette”; alcune di esse
appaiono entro una circonferenza in cui i “raggi” della ripartizione creano un effetto molto
marcato creando così un piccolo fiore, mentre altre hanno una precisa forma di petalo, con i
contorni superiori lunati, segno quindi di un bulino avente un tagliente con tale forma; per tale
sub tipologia si contano solo quattro elementi. E’ chiari che non ci è noto il motivo di tale
differenza numerica ma, anche alla sola analisi visiva, si comprende che questa ultima necessitava
di un utensile molto più raffinato in quanto formato da un bulino con tagliente alquanto affilato
ma al contempo di minimo spessore.
- La profondità dell’impressione è alquanto variabile a prescindere dalla più o meno
definizione della “rosetta”.
- Sempre da un elementare esame autoptico si evince una possibile differenza di
composizione dell’amalgama che compone il peso; sono evidenti le diverse colorazioni e finiture
che vanno da superfici perfettamente lisce con spigoli ben squadrati ad altre forme più rustiche.
Sul piano iconografico accanto alla diffusione delle rosette nella decorazione del fondo
nelle forme aperte, come le coppe, delle produzioni a vernice nera, anche sarde, di età punica-
108
ellenistica che caratterizzano il III e il II secolo a.C. anch’esse con varianti in incavo e a rilievo e
con diverse spartizioni dei petali interni; abbiamo la documentazione della rosetta anche nella
monetazione tardo punica iberica:
Dal punto di vista meramente ponderale, seguendo quanto già riportato per gli altri piombi
in relazione al grado di tolleranza, tutte le pesate appaiono congrue con l’unità di riferimento di
grammi 7,60 anche per quanto riguardo alcuni sottomultipli, così come si evincerà dalla paragrafo
seguente.
109
2.3.7 Riflessioni sui segni presentati
Anche se brevemente si è visto l’intero corpus dei segni incisi facenti parte della porzione
analizzata dei 60 elementi formati dalla Collezione Pinna74.
Si ribadisce che la attuale impossibilità di poter effettuare una approfondita operazione di
pulizia, anche a livello conservativo dei pezzi analizzati, ha reso questo lavoro di ricerca orfana di
una delle componenti essenziali quali la corretta lettura di tutte le facce dei piccoli cuboidi.
Altra lacuna non indifferente è quella della totale mancanza di una analisi archeometrica
atta ad appurare l’esatta composizione della amalgama “plumbea” con cui essi sono
verosimilmente e tradizionalmente costituiti. Tali analisi, effettuate a mezzo di moderne
apparecchiature scientifiche potrebbero sicuramente rivelare la provenienza dei minerali circa il
luogo di estrazione; altra probabile risposta archeometrica è quella che potrebbe dare l’analisi di
patine e/o ossidi al fine di stabilire se il degrado della superfice e il relativo segno sia dovuto ad
usura per forte maneggio nel tempo o la prolungata giacitura in particolari condizioni di terreno75.
Ma quello che maggiormente vi è da notare sono le evidenti differenze di fattezze dei segni
in seno al medesimo gruppo; ovvero che tra tutti e 60 elementi non vi è quasi relazione che possa
collegare ad un unico metallurgo o officina fusoria la realizzazione degli artefatti. Pur nella loro
semplicità, questi segni appaiono sempre differenti e anche se volessimo ipotizzare che la bottega
fusoria producesse dei pesi “anonimi” ove ogni avente diritto, che esso fosse un funzionario dello
Stato abilitato al cambio di valuta o al controllo del commercio di merci raffinate, ci troveremo
comunque nella condizione di avere dei materiali alquanto eterogenei nella loro composizione.
Doveroso appare far notare come l’apposizione del segno, sia esso punzonato o inciso, non
segua alcuna regola applicativa sulle facce se non quelle, della eventuale logica del
posizionamento nello specchio superiore del peso ancora entro il suo piccolo cassero; parlando di
una forma troncopiramidale potremmo, a differenza di una forma cubica, individuare una faccia
con maggiore area/perimetro costituente la base ed una con area/perimetro inferiore costituente
la faccia superiore. Si è potuto constatare che il segno trova spazio sia in quella di inferiore che in
quella superiore; in un solo caso, nella specifico in uno dei due pesi con il grafema SAMEKH, i
segni sono apposti in tutte le otto facce del poliedro.
A proposito di questo grafema, si riporta l’immagine del frammento di anfora proveniente
da S’arcu de is Forros di Villagrande Strisaili (Ogliastra – Sardegna Centro- Orientale) con una
iscrizione fenicia che ne riporta la presenza di tale arcaico grafema)
74 I restanti 39 pesi sono presentati sinteticamente nella sezione in Appendice. 75 E’ d’uopo precisare che la menzionata operazione di pulizia superficiale, adottata per evidenziare i segni esposti, è avvenuta su una sola faccia del cubo onde non compromettere future auspicabili indagini chimico-fisiche.
110
Legittimo dubbio si esprime a proposito del grafema PE, verosimilmente riconoscibile in
almeno due elementi (vedi schede nn. 4 e 8); i segni incisi pur non presentando il caratteristico
andamento curvilineo sommitale con piega a sinistra, possono rappresentare tale segno non
ottenibile con uno strumento a taglio lineare; a tale proposito si richiama il grafema inciso e
riportato da Elayi – Elayi (n. 59, fig. 8, p. 117) dove tale segno ricurvo è restituito a mezzo di
distinte incisioni.
Ancora elemento da notare è la tipologia grafica adottata per i grafemi HE ed ḤETH, che
appaiono in una versione alquanto arcaica in quanto le forme sono simili anche nell’XI secolo
a.C. così come presenti ad esempio nel vaso in steatite della Collezione Cesnola con base
inscritta76
Come suggerito dal relatore Prof. Michele Guirguis, per quanto attiene i pesi con segno
indistinto, verrà fatto ulteriore approfondimento al fine di poter attribuire loro un eventuale
valore numerario, dal momento che nel corso di questo lavoro non è stato preso in
considerazione.
76 MASSON – SZNYCER 1972, pp. 128-130.
111
Si propone la tavola riassuntiva presentata da Gianni Ugas 77 con un riepilogo dei segni
impressi e a cui è stato dato un valore numerario;
Alla luce della ricerca effettuata a mezzo bibliografia acquisita ancora ci può chiedere:
- Ci troviamo con un sistema ponderale già efficiente nella Sardegna Fenicia ed
eventualmente adottato tout court successivamente dai Punici?
- Se tutte e due le considerazioni sono attendibili, gli stessi segni avevano il medesimo
significato nelle due epoche?
- Vista la variabilità esecutiva dei vari segni sui pesi, si devono ipotizzare molteplici
botteghe fusorie, legate al potere centrale?
77 UGAS 2013, pp. 295 ss.
112
E’ auspicabile che il prosieguo di scavi effettuati con le moderne strategie e metodologie
possano finalmente portare a dei ritrovamenti asseverati dalla corretta stratigrafica cronologica e
colmare se non tutte alcune delle più importanti lacune su evidenziate, insieme ad altre che
l’incompletezza di questo studio non ha evidenziato.
Sempre in riferimento al titolo del presente capitolo si riportano le seguenti considerazioni
circa una ulteriore suddivisione dei segni; per quanto attiene l’elemento maggiormente
rappresentato, quali sono appunto le “rosette”, si può notare:
SEGNI A PUNZONE:
- ROSETTE CON PETALI IN RILIEVO per numero 5 elementi (buste nn.
26/32/40/46/60)
- ROSETTE CON PETALI INCAVATI per numero 15 elementi (buste nn.
8/17/19/28/30/37/45/47/51/54/55/56/57/62/3L)
- ALTRI PESI CON SEGNO A PUNZONE per numero 10 elementi (buste nn.
9/15/19/29/52/53/59/2L/3L/4L78).
- PESI CON SEGNO INCISO per numero 21 elementi (buste nn.
1/2/4/5/6/11/13/14/16/22/23/27/34/35/36/38/39/41/42/44/1L79).
- PESI CON SEGNI INDETERMINATI O CON INSIEMI DI INCISIONI E
PUNZONATURE per un numero di 12 elementi (buste nn. 3(?)/
10/12/20/21/25/33/40/43/49/50).
- PESI SENZA ALCUN SEGNO EVIDENTE per numero 4 elementi (buste nn.
7/24/31/48).
78 Le buste contrassegnate con i numeri 1L/2L/3L/4L fanno parte del sequestro Lotta. 79 Vedi supra.
113
CAPITOLO TERZO
3.1 I confronti
3.1.2.I ponderali Fenici in Occidente
Figura 6. Il Mediterraneo Orientale
L’universo fenicio presenta una variegata serie di metrologie ponderali. Un vero mare magnum di “piedi” con cui dover fare i conti per stabilire una scala logica da applicare per rendere più preciso l’utilizzazione dei pesi ma non la loro destinazione merceologica.
Raz Kletter80 nella sua pubblicazione sul ritrovamento di una serie di pesi in calcare nel sito di
Horvat Rosh Zayit, nella Galilea Occidentale, datati dalla metà del X secolo a.C. al primo quarto
del IX secolo a.C. in base ai dati emersi sulla distruzione della fortezza, riporta una interessante
serie di unità ponderali basate su un piede del valore dello shekel di 7 grammi e nel tempo oggetto
di studio da parte di molti studiosi; se ne da a proposito una breve sintesi citando solo alcuni
autori:
- BARTOLONI (2009)81, gr 7,20
- GRAU MIRA e MORTALLA JAVEGA (2003)82 gr 7,20
- BASS (1967)83 gr 7,30
80 KLETTER 1994, pp. 33-39. 81 BARTOLONI 2009, p. 184. 82 GRAU MIRA E MORTALLA JAVEGA 2003, p. 25-54. 83 BASS 1967, P. 123.
114
- STIEGLITZ (1979)84 gr 7,32
- PARISE (1984)85 gr 7,38
- BRON e LEMAIRE (1983)86 gr 7,60
- ARNAUD (1967)87 gr 7,70
- ARCHI e KLENGEL-BRANDT (1984)88 gr 7,75
- ARNAUD (1967)89 gr 7,833
A tali metrologie, tutte basate sui valori dei 7 grammi, si devono associare valori come quello
dello Shekel Giudaico del valore di gr 11,3090, di quello della città di Hama (Siria centrale) di gr
15,2091, di quello Israelita di gr 11,4092, quello Cipriota di gr 11,2093, di quello dell’antica regione
di Samaria (antica Palestina) di gr 10,1694 e ancora quello di Sidone di gr 11,7095.
L’attuale panorama bibliografico purtroppo è povero di “collezioni” organiche di questi
materiali, raramente individuati in contesti di scavo archeologico e per lo più derivati da ricerche
non scientifiche o addirittura dal mercato antiquario.
Un contributo sui pesi fenici dotati di segni incisi è dovuto a A. Lamaire che ha studiato in
particolare gli aspetti paleografici dei grafemi in un articolo edito in Semitica nel 198096.
Il volume dedicato da J. e A. G. Elayi97 alle Recherches sur les poids phéniciens nel 1997, oltre ad
offrire una storia delle ricerche e degli studi nel campo dei pesi fenici inscritti o anepigrafi,
propone un catalogo 472 pesi di varia forma, dimensione e materiale, un’analisi delle iscrizioni
(singole lettere o testi e numeri), uno studio iconografico, l’indagine sui sistemi di bilance e
operazioni di pesata, la ricerca sulle modalità di fabbricazione dei pesi (e sulle frodi), la
distribuzione geografica e i dati cronologici, lo studio metrologico.
I poids en bronze catalogati da J. e A. G. Elayi sono 135, di cui 68 cubici con iscrizioni e 7 cubici
con motivi figurati, mentre i poids en plomb 316 e i poids en pierre 21.
84 STIEGLITZ 1979, p. 15. 85 PARISE 1984, p. 127. 86 BRON E LAMAIRE 1983, p. 763. 87 ARNAUD 1967, p. 162. 88 ARCHI E KLENGER-BRANDT 1984, p. 246. 89 ARNAUD 1967, p. 167. 90 KETTLER 1991, pp. 121-163. 91 BRON E LAMAIRE 1983, VEDI SUPRA. 92 AHARONI 1966, pp. 13-19. 93 LAMAIRE 1980, pp. 17-32. 94 DELAVAULT-LEMAIRE 1979, pp. 1-33. 95 ELAYI-ELAYI 1997, p. 123. 96 LAMAIRE 1980, pp. 17-32. 97 ELAYI-ELAYI 1997, pp.
115
Si osservi che i pesi in piombo cuboidi fenici orientali sono una ridottissima minoranza98,
mentre la gran parte sono a piramide quadrangolare troncata, con altezza doppia rispetto alla
lunghezza di un lato di base.
I pesi parallelepipedi spesso cubici in bronzo recano in 68 esemplari99 le seguenti lettere (o
cifra o iscrizione) fenicie incise:
pesi marcati con lettera ‘ayin: nrr. 19-22, 26-29, 42-45, 55-56, 58, 62, 68, 74-76, 82.
pesi marcati con lettera šin: nrr. 23, 25, 35-37, 54, 57, 63, 71, 79-80, 84-85.
pesi marcati con lettera sameck: nrr 24, 34, 38, 41, 73.
pesi marcati con lettera Ḥeth: nrr. 30-33, 48-52, 60, 64-67, 69, 72, 81, 86.
pesi marcati con lettera lamed: nrr. 39 retroversa, 53, 64.
pesi marcati con lettera gimel (o meno probabilmente lamed o pe): nrr. 46-47
pesi marcati con lettera pe: nrr. 59 (o meno probabilmente ‘ayin o lamed ), 77-78 (o meno
probabilmente lamed ).
peso marcato con l’iscrizione su due linee: RB‘ / ŠQL (“un quarto di siclo): nr. 83.
peso marcato con cifra I ?: nr. 40.
Dal quadro delle frequenze delle lettere si deduce il scala discendente la seguente sequenza:
1) ‘ayin: 21 attestazioni
2) Ḥeth : 19 attestazioni
3) šin: 13 attestazioni
4) sameck: 5 attestazioni
5) lamed: 3 attestazioni
6) pe: 3 attestazioni (col dubbio identificativo anche con lamed o ‘ayin)
7) gimel: 2 attestazioni (col dubbio identificativo anche con lamed o pe)
98 ELAYI - ELAYI 1997, pp. 142-144, nrr. 414-424, provenienti dalla costa siro-fenicia, dalla regione di Homs e da
Berythus. Il nr. 417 presenta un motivo a scaletta inciso in cui potrebbe ravvisarsi la lettera Ḥeth il nr. 414 ha due punti impressi, forse a rosetta. 99 ELAYI-ELAYI 1997, pp. 52-67, nrr. 19-86.
120
Figura 11. Repertorio dei segni sopra descritti (da Elayi & Elayi)
Sul significato delle singole lettere varie sono le interpretazioni degli studiosi: scartata l’ipotesi
di riferimenti al peso, in relazione alla varietà di pesi registrata per ogni singola lettera100, ci si è
orientati a riconoscere nella lettera il riferimento al poleonimo della città che garantiva il peso,
ovvero al nome del proprietario o del magistrato o sovrano che aveva marcato il peso101.
Tali ipotesi non sono convincenti per lo scarso numero delle lettere utilizzate sia nelle serie
ponderali orientali, sia in quelle occidentali di Ibiza e del Sinis, in Sardegna, oggetto del nostro
studio.
100
DELAVAULT-LEMAIRE 1979, p. 32. 101
LEMAIRE 1980, pp. 31-32.
121
Gli studiosi oggi sono orientati a riconoscere nelle lettere un riferimento ad uno specifico
sistema ponderale utilizzato, ma non necessariamente con il richiamo al nome città che avrebbe
contrassegnato i pesi102.
Per quanto attiene la paleografia delle lettere si rileva l’utilizzo delle forme arcaiche dello šin (a
forma di W) nei pesi nrr. 23, 25, 35-37, 54, 57, 71, e la forma a freccia inversa nei pesi nrr. 63,
79-80, 84-85, a meno che essa non rappresenti il kaf più arcaico. Lo ‘ayin si propone sempre nella
forma a cerchio chiuso, mentre è assente la forma a cerchio aperto diffusa dalla conquista
persiana della Fenicia. Il sameck è costantemente denotato nella forma arcaica a tre tratti
orizzontali paralleli sovrapposti ad un’asta verticale mediana103.
A questi pesi con iscrizioni si connettono sette pesi cubici in bronzo con un motivo
figurato104 secondo lo schema seguente:
peso marcato con una rosetta: nr. 87.
peso marcato con tre punti: nr. 88.
peso marcato con due punti: nrr. 89-90.
peso marcato con un punto: nrr. 91, 93.
peso marcato con sei punti: nr. 92.
Questo gruppo di 75 pesi in bronzo (di cui 68 con lettere e 7 con motivi figurati)
proviene da diverse località dell’area siro-palestinese, dal Libano e da Cipro (Amatunte), benché
spesso la derivazione dal mercato antiquario o da botteghe di Akko e Gerusalemme induca alla
prudenza relativamente all’esatto luogo di provenienza:
Akko (luogo di acquisto): nrr. 19, 22, 26-27, 31, 47, 54-55, 57, 59, 62, 69, 75, 77, 86, 91,
Gerusalemme (luogo d’acquisto): nrr. 36, 46, 71, 74, 78,
Ascalona (tesoro): nrr. 25, 32-33 , 40
Libano: nrr. 39, 83,
Amatunte (tesoro): nrr. 56, 61, 80, 82, 84-85, 92
Mercato antiquario nrr. 23-24, 30, 38, 42-45, 49-51, 53, 58, 60, 64-68, 70 , 73, 76, 79, 81,
87,
Località sconosciute: nrr. 29, 34-35, 37, 41, 48, 52, 63, 72, 88-90, 93.
102 ELAYI-ELAYI 1997, p. 52; 164; Aubet 2002, p. 33; KLETTER 2000, p. 30. 103 ELAYI-ELAYI 1997, Pp. 161-164; 277-279 con la proposta di intendere in alcuni contesti le forme paleografiche arcaiche come arcaizzanti e l’utilizzazione dei piccoli pesi in bronzo nel Vicino Oriente fra l’VIII e il IV sec. a.C. 104 ELAYI-ELAYI 1997, pp. 67-9, nrr. 87-93.
122
Rilevante nel nostro quadro d’indagine è la edizione di Raz Kletter della collezione di pesi
fenici in bronzo dell’Eretz Israel Museum di Tel Aviv105 e ritenuta dallo stesso studioso“the largest
collection of this type of weights known so far”106.
Essa è composta da 41 107 pesi cubiformi-troncopiramidali, in parte già studiati da A.
Lamaire108 e da J. e A. G. Elayi109, in cui sono incisi diversi segni alfabetici fenici.
I pesi in bronzo dell’Eretz Israel Museum di Tel Aviv propongono un parallelo puntuale
con i pesi in piombo che ritroviamo in Occidente (accanto a rari pesi in bronzo), dotati di singole
lettere fenicie. La cronologia proposta per i pesi del museo di Tel Aviv è compresa tra la fine IX e
il IV secolo a.C. benché, in tale caso, si debba parlare di paleografia arcaica e arcaizzante degli
stessi segni alfabetici fenici.
Figura 12. I pesi con grafemi del Eretz Israel Museum di Tel Aviv
Il contributo esposto da Kletter è completo di tabelle ove i pesi sono direttamente
abbinati ai segni, qualunque fosse il loro significato, certo non di indicazione ponderale.
Le tabelle del Kletter mostrano l’adozione di più unità ponderali110 con valori variabili
che di seguito saranno riportati in una serie di tavole con l’indicazione del peso sia in grammi che
in shekel; essi coprono un range di pesi che vanno da gr 0,95 (1/8 di shekel) a gr 80,67 (per questo
peso non è riportato alcun valore ponderale in shekel). I restanti pesi privi di segni hanno un range
di peso che varia da gr 1,57 fino a un massimo di gr 639,00; tra di essi, almeno ad una veloce
osservazione, non vi è alcun rapporto proporzionale tra di loro.
105 KLETTER 2000, pp. 30-41. 106 KLETTER 2000, p. 30. 107 LAMAIRE 1980, pp. 17-32. L’autore presenta nella sua opera 21 elementi di detta Collezione. 108 LAMAIRE 1980, pp. 17-32. 109 ELAYI - ELAYI 1997, pp. 110 KLETTER 2000, p. 30.
124
3. 2. 2. I pesi in piombo fenici di Huelva (Andalusia)
Figura 14. Huelva
A Huelva, del contesto riportabile all’800/ 750 a.C. di Calle Méndez Núñez, ai prevalenti
materiali tartessi e fenici(tirii) si associano manufatti ceramici sardi, ciprioti, euboici, attici e
villanoviani. Huelva restituisce una ampia serie di ceramiche indigene sarde fra cui anfore
Sant’Imbenia in due casi con segni alfabetici incisi sul ventre, brocche askoidi riccamente
decorate, vasi a collo e tazze carenate111.
Fra i materiali rinvenuti devono segnalarsi quattro pesi di varia forma in piombo,
schedati dagli editori del contesto tartessio-fenicio di Huelva:
Fueron hallados cuatro ponderales de plomo con la siguientes formas y pesos: -Tronco-piramidal de 4,49 g (medio siclo) -Tronco-piramidal de 9, 54 g (un siclo) con un punto impreso en su base. -Cilíndrico de 9, 59 g (un siclo) -Cuboidal de 26, 62 g (tres siclos) con una impresión lineal de difícil valorización por el desgaste. A pesar de las variaciones que puedan introducir algunas concreciones y el desgaste, estos pesos no difieren sensiblememnte de los 9, 40 g del shekel en circiulación en la costa sirio fenicia112. Deve rilevarsi che altri autori preferiscono riconoscere nell’unità ponderale dei pesi di Huelva un piede cipriota, che andrebbe connesso alla presenza di materiale cipriota nel contesto di Huelva.
111
GONZÁLEZ DE CANALES CERISOLA et alii 2004; GONZÁLEZ DE CANALES CERISOLA et alii 2011. (GONZÁLEZ DE
CANALES CERISOLA et alii 2004: F. GONZÁLEZ DE CANALES CERISOLA, L. SERRANO PICHARDO, J. LLOMPART GÓMEZ, El emporio fenicio precolonial de Huelva (c.ca 900-770 a.C.), Madrid 2004.
GONZÁLEZ DE CANALES CERISOLA et alii 2011: F. GONZÁLEZ DE CANALES CERISOLA, L. SERRANO PICHARDO, J. LLOMPART GÓMEZ, Reflexiones sobre la conexión Cerdeña-Huelva con motivo de un nuevo jarro ascoide sardo, Madrider Mitteilungen, 52, 2011, pp. 238-265)
112 GONZÁLEZ DE CANALES CERISOLA et alii 2004, p. 154, lams. XXXVIII, 10-13; LXIV, 21-24.
126
3. 2. 3. I pesi in piombo fenici del Cerro del Villar (Andalusia)
Figura 16. Cerro de Vellar
Figura 17. I pesi di Cerro de Vellar
127
Il centro di Cerro del Vilar è insediamento insulare fenicio, nei pressi di Malaga, alla foce
del Rio Guadalhorse, fondato tra la fine dell’VIII secolo a.C. e poi abbandonato al principio del
VI secolo a.C.
Nel 1989 fu scoperto il primo peso in piombo (nr. 2) in uno degli ambienti del c.d.
edificio 2, una struttura residenziale costituita da numerose stanze e corti scoperte.
Sei anni più tardi, nel 1995, si rinvennero due nuovi pesi in piombo nell’ambito del c.d.
edificio 8, e più precisamente negli ambienti E (peso nr. 1) e I (peso nr. 3).
La cronologia dei tre pesi, assicurata dallo scavo stratigrafico, ci riporta al principio del
VII sec. a.C.
Peso nr. 1, di forma cubica con lettera šin (a forma di W) incisa sulla base (gr. 29, 066)
Peso nr. 2, di forma cubica (gr. 14, 187)
Peso nr. 1, di forma parallelepipeda (gr. 5,335)
Secondo Maria Eugenia Aubet il sistema ponderale di riferimento, derivato dal sistema
arcaico premonetale, si baserebbe su unità di gr.7 (siclo ligero) e di gr 14 (siclo pesado).
Conseguentemente l’Autrice attribuisce il valore di due sicli al peso di gr 29,066 e di un siclo
all’altro peso di gr 14,187.
Estendendo il discorso al quadro dei valori ponderali in area fenicia l’Aubet sostiene:
“mas significativo resulta el caso de la region de Tiro, donde se documentan cuatro sistemas ponderales diferentes de forma simultanea durante los siglos VIII – IV a.C.; una unidad ponderal elevada, basada en el siclo del 14 g – la meno conocida de todas – una unidad centrada en el patron 8,02 – 8,42 g, proximo al siclo babilonico, un tercer sistema con patron 10,23 – 10,69 g, afin al siclo persa y, por ultimo, el llamado “siclo de Sidon” de 11,26 – 11,74 g cercano a los sicols hitita (11,75 g) e isdraelita (11,33 g). Las pesas del Cerro del Villar muestran, en cualquier caso, la utilization en el ambito colonial de Occidente de una unidad de peso directamente relacionada con los intereses comerciales de la region de Tiro113 .”
113 AUBET 2002, p. 35.
128
3. 2. 4. Il peso in piombo fenicio dell’insediamento di La Fonteta (Iberia sud orientale).
Figura 18. La Fonteta
L’insediamento fenicio di La Fonteta, nella provincia di Alicante, fu fondato poco dopo
la metà dell’VIII sec. a.C., sulla riva destra del Rio Segura, alla cui foce sono stati riconosciuti gli
impianti portuali.
Nella seconda metà del VII il centro si dota di una muraglia di 7 metri di spessore e con
un’altezza di m 12.
Dall’area urbana proviene un peso cubico in piombo che reca incisa la lettera ‘ayin114.
114 GONZÁLES PRATS 1999, p. 37, lam. XVIII; AUBET 2002, p. 33. (A. GONZÁLES PRATS, La Fonteta, 1996-1998. El emporio fenicio de la desembocadura del río Segura. Catálogo de la Exposición Monográfica, Guardamar del Segura 1999);
129
3. 2. 5. I pesi in piombo fenici dell’isola di Ibiza.
Figura 19. Ibiza. Isole Baleari
L’isola di Ibiza ha documentato una ricca serie di pesi cuboidi in piombo caratterizzati da
singole lettere dell’alfabeto fenicio115.
Secondo i primi editori dei pesi (A. Planas Palau e A. Martin Mañanes) e Josette Elayi «les petits poids en bronze phéniciens inscrits ont été copiés par les Phéniciens et /ou les Puniques installés a Ibiza, avec une réadaptation locale: en effet, les lettres sont sensibliment les mêmes (H., L, S, ‘, P et š), l’identification des lettres G, H, T., rt T restant très incertaine; elles sont incisées sur de petits poids parallélépipédiques et pyramidaux en plomb, et non en bronze116».
115 A. PLANAS PALAU; A. MARTIN MAÑANES , Pesas premonetales de la Ibiza arcaica, Ibiza 1992; J. Elayi et A. Planas Palau, Poids inscrits de l'île d'Ibiza , Semitica 46, 1996, pp. 37-47; J. Elayi et A. G. Elayi, Recherches sur les poids phéniciens, Gabalda, Paris 1997 (Suppl. n° 5 à Transeuphratène), pp. 301-305. 116 J. ELAYI ET A. G. ELAYI, Recherches sur les poids phéniciens, Gabalda, Paris 1997 (Suppl. n° 5 à Transeuphratène), p. 301.
130
Si dà di seguito il quadro delle attestazioni ibizenche, nella sequenza decrescente:
Serie marcata šin. 50 esemplari suddivisi in cinque gruppi : I) peso gr 1,5; II) peso medio gr 2, 7; III) peso medio gr 5, 6; IV) peso gr 11, 9; V) peso medio gr 21, 4;
Serie marcata Ḥeth 44 esemplari suddivisi in quattro gruppi : I) peso medio gr 1,5; II) peso medio gr 3,4; III) peso medio gr 6, 65; IV) peso medio gr 13,4; Serie marcata ‘ayin. 17 esemplari suddivisi in sei gruppi : I) peso medio gr 2, 8; II) peso medio gr 4, 2; III) peso medio gr 8, 5; IV) peso medio gr 16,3; V) peso medio gr 35,VI) peso gr 200 Serie marcata samech. 10 esemplari suddivisi in cinque gruppi : I) peso gr 1,6; II) peso medio gr 2, 45; III) peso medio gr 4, 32; IV) peso gr 8, 3; V) peso medio gr 17, 4; Serie marcata gimel (o lamed o pe). 7 esemplari dai pesi seguenti: gr 1, 8; 3, 8; 3, 8; 6, 8; 8, 4; 10, 77; 11,4. Nell’incertezza della identificazione della lettera o delle lettere non è stato possibile l’individuazione dei gruppi.
Il problema del piede o dei piedi utilizzati nei pesi di Ibiza permane discusso. I primi
editori (A. Planas Palau e A. Martin Mañanes) avevano proposto come unità ponderale di
riferimento per i piombi marcati con Ḥeth il siclo fenicio di circa 14 gr, ma l’ipotesi è stata rifiutata
da J. Elayi e A. G. Elayi117. Maria Eugenia Aubet ha sostenuto che:
“Las pesas de Ibiza representan un caso extremo, en cuanto a que se atienen a diversos sistemas ponderales que no guardan relación alguna con el siclo fenicio y que podrían representar una adaptación local y heterogénea de patrones orientales118.”
117 ELAYI-ELAYI 1997, p. 302. 118 AUBET 2002, p. 34.
131
3.2.6. I pesi in piombo fenici di Malaga
L’insediamento costiero di Malaga, per quanto attiene l’antica colonia fenicia trasformatasi a partire dal VI secolo a. C. in una delle principali poleis puniche del Sud Est della Spagna119, ha restituito sei ponderali in piombo del tipo “cubico” come da caratteristica del pesi metallici fenicio-punici120; il pessimo stato di ossidazione della loro superfice impedisce di sapere se essi possano recare un qualche segno/grafema su una delle facce del poliedro. Come già riportato per i pesi della Collezione Pinna (cfr), anche l’autore del testo si sofferma sulla caratteristica che il peso specifico a parità di volume non risulta congruo con quello reale dei piombi121 (si ricorda che il suo P.S. è di Kg 11,34/litro); i ponderali Malagueñi si attestano con i seguenti valori:
peso gr 3,56 peso gr 3,89 peso gr 6,49
peso gr 4,65 peso gr 9,04 peso gr 8,83
119 SERRANO 2011, p. 169 120 ELAYI-ELAYI 1997, p. 44 121 SERRANO 2011. P. 172
132
3. 2. 7. I pesi in piombo fenici in Sardegna
Il gruppo di pesi della collezione Pinna, dal Sinis, rappresentano il più rilevante apporto al
sistema ponderale fenicio della Sardegna.
Appare rilevante notare, tuttavia, che il centro fenicio di Sulky ha restituito due pesi in
bronzo fenici, attualmente in corso di studio122.
Per quanto attiene i pesi in piombo possiamo segnalare i pesi cuboidi del Museo
archeologico di San Vero Milis, derivati da un sequestro di materiali presumibilmente derivati dal
Sinis123.
Ancora al territorio del Sinis ci rinviano i due pesi in piombo del sequestro Lotta
depositati presso l’Antiquarium Arborense di Oristano124 e di seguito descritti:
Peso in “piombo”; dim. mm 9x7x7; peso gr 5,66; grafema “ŠIN”
Peso in “piombo”; dim. mm 20x19x17; peso gr 62,82; grafema “‘AYIN”
Peso in “piombo”; dim. mm 26x24x21; peso gr 112,86; segno Rosetta (?)
Peso in “piombo”; dim. mm 23x23x22; peso gr 124,66; segno Punto inciso
122 Si ringraziano i professori Piero Bartoloni e Michele Guirguis per la cortese comunicazione della scoperta. 123 Materiali in corso di studio ad opera del Direttore del Museo professor Alfonso Stiglitz che si ringrazia per la gentile segnalazione. 124 Sequestro Lotta; Guardia di Finanza di Oristano 28 Ottobre1982. Il sequestro comprendeva ceramiche di epoche varie, lucerne romane, bronzi d’uso d’età nuragica, pesi da rete in calcare, pesi fittili da telaio, monete bronzee di epoca romana, oggetti bronzei di epoche varie.
133
Infine da località sconosciuta della Sardegna provengono quattro pesi cubici in piombo,
due dei quali dotati dei segni incisi gimel (o lamed) e ‘ayin e altro provvisto di rosetta o rosette ad
impressione, presentati su un sito di aste online nel 2013, dal quale si trae la seguente scheda
corredata da immagini125: (le didascalie sono quelle riportate nella scheda dei materiale posti
all’asta);
Mondo Greco. Sardegna Punica. Serie di quattro pesi sardo-punici in scala, VII-V secolo a.C. PB.
Frazione di unità: parallelepipedo (mm. 8x8x6; gr. 5.00) con contrassegno V (?)
Mezza unità: cubo (lato mm.15; gr.36.56) senza contrassegni certi.
Una unità: cubo (lato mm. 18-19; gr. 69.7) con un contrassegno circolare.
Due unità: parallelepipedo (mm. 28x29x19; gr.149.0) con due contrassegni circolari.
Molto rara e importante.
Pur nelle incongruenze della scheda (riferimento al “Mondo Greco” insieme al richiamo
alla “Sardegna Punica”, la descrizione del contrassegno “V” al posto del corretto gimel (o lamed),
l’indicazione del contrassegno circolare al posto del corretto ‘ayin) i quattro pesi sono utilizzabili
nel quadro dei documenti ponderali fenici in Sardegna, secondo lo schema seguente, che
annovera un siclo di circa gr 7,60.
Si riportano di seguito le corrette didascalie per i pesi sopra descritti:
N. 1 di forma parallelepipeda (mm 8 x 8 x 6) gr 5, 00 con lettera gimel (o lamed) (3 / 4 di siclo)
N. 2 di forma cubica senza segni lato mm.15; gr 36, 56 (5 sicli)
N. 3 di forma cubica (lato mm 18 / 19); gr 69, 7. (10 sicli)
N. 4 di forma parallelepipeda con due rosette (?) impresse (mm 28x29x19); gr 149, 0 (20 sicli).
125 www.deamoneta.com – Lotto 1054. Euro 150. Invenduto. Consultazione del 28 marzo 2014.
134
CONCLUSIONI
I pesi fenici presi in esame, rispondenti probabilmente, e almeno in parte ad un sistema
ponderale che adotta il siclo fenicio di gr. 7,6, documenta per la prima volta in Sardegna tale unità
ponderale fenicia, fino ad ora sconosciuta nell’isola126.
La documentazione ponderale oggetto di studio si attaglia allo scambio fra i gruppi allogeni fenici
o genericamente levantini e le élites sarde del Sinis.
Si è osservato che la documentazione di pesi cubici in piombo contrassegnati da singole
lettere fenicie, alcune di paleografia esclusivamente arcaica, ripropone la questione del significato
di tali grafemi. Attualmente gli studiosi si orientano verso la correlazione tra ogni singola lettera
(che ritroviamo in pesi di valore ponderale molto differente) ed un sistema ponderale, atto allo
scambio con comunità indigene e comunità allogene.
Il fatto che in Sardegna, ancora in età orientalizzante vigesse il sistema ponderale
microasiatico di gr 5,7/5,8 (mezzo siclo) = gr 11,6 (siclo), ci mostra come fosse necessario per lo
scambio con essi adottare un sistema equivalenze. Orbene il rapporto fra il siclo
microasiatico/sardo e il siclo fenicio di gr. 7,60 è di 3 a 2.
126 ZACCAGNINI 1991, p. 345; RUIZ GALVEZ 2003, pp. 149-157; AUBET 2002, p. 37; G. MELANDRI in G. MELANDRI, N. PARISE 2012, p. 3.
135
APPENDICE
Appare interessante evidenziare come in età romana (I sec. a.C. – VI sec. d.C.)127 le fogge
dei pesi siano molteplici128; facendo un breve elenco tipologico si conoscono forme come: pedine,
manubri, piramidi, sfere a poli schiacciati, dischi, gettoni, cubi, rettangoli, trapezi; ancora pesi per
stadera o contrappesi definiti come: mezzi busti a raffigurazione umana, testine antropomorfe,
anforette, ghiande, ovoidali, secchielli, proiettili, globetti o globulari e campaniformi.
I contesti di scavo da cui provengono queste svariate forme, tutti in ambito peninsulare,
sono sicuramente più attendibili dal punti di vista stratigrafico; infatti nei pochi contesti sardi che
hanno restituito materiali consimili, spesso i materiali provengono da sconvolgimenti129 dovuti sia
a manomissioni clandestine che a scavi effettuati in occasione di rinvenimenti casuali per opere
urbane sia private che pubbliche; è auspicabile a breve poter avere una panoramica più completa
dei 12 anni di scavo presso il Cronicario di Sant’Antioco 130 (Sulcis) nonché dell’Area
dell’insediamento di Monte Sirai (Carbonia)131 con la presentazione dei molti materiali rinvenuti,
tra cui anche diversi pesi in bronzo, oggetto di questo lavoro.
Motivo di sprone al prosieguo della ricerca nasce dal fatto che, a parte il possibile
standard ponderale di età romana, non si è potuto verificare se a tutti i materiali del lotto possa
essere attribuita la medesima cronologia. Il prossimo recupero delle opere pubblicate da George
Bass nel 1967132, 1989133 e 1991134. Il ritrovamento del relitto di Ulu Burun, la nave affondata
presso le coste sud-occidentali turche, ha restituito un carico eccezionale sia dal punto di vista
quantitativo che qualitativo ed è di notevole interesse per ricostruire il quadro delle interrelazioni
culturali; essa trasportava circa dieci tonnellate di stagno e il relitto rappresenta come una sorta di
microcosmo che riflette il commercio internazionale che si svolgeva tra Egeo, Egitto e Vicino
Oriente antico fra il tardo XIV sec. e gli inizi del XIII sec. a.C. La sua stiva restituì oltre cento
pesi di diversa forma e materiale e deve ragionevolmente indurre a considerare come la nave
rappresenti il massimo modello di un contesto chiuso e che essa sia come una istantanea che
ritrae il frenetico mondo emporico, colmo di vigore. Molti tra questi sono pesi da bilancia a piatti,
sono in bronzo, ematite e pietra; la maggior parte di forma a cupola o a proiettile di fionda; i pesi
di maggior interesse sono quelli in metallo e proprio tra essi si sarebbero individuati almeno sei
127 APPARUTI 2001, p. 346. 128 BOTTI 2009, pp. 35-53. 129 UNALI (in corso di studio). 130 POMPIANU (in corso di studio). 131 GUIRGUIS (in corso di studio). 132 BASS 1967 = G. BASS, Cape Gelidonya. A Bronze Age Shipwreck, Philadelphia 1967, p. 123.; BASS 1991 = G. BASS, Evidence of trade from Bronze Age Shipwrecks, Bronze Age Trade in the Meditarranean Archaeology XC. 133 BASS 1989, 134 BASS 1991,
136
standard ponderali o sistemi ponderali di riferimento135 che riferiscono la presenza di un fervente
clima internazionale di scambi; la presenza stessa di pesi da bilancia testimonierebbe una classe di
oggetti importanti per l’esistenza di un mercante/comandante di nave che conduceva attività di
lucro attraverso il trasporto e la compravendita di svariati tipi di merce. La varietà di questi pesi
avrebbe permesso a qualsiasi mercante di qualsiasi nazionalità di effettuare transazioni in un
range territoriale che includeva gran parte dei porti del Vicino Oriente Antico in un sistema di
circolazione commerciale che non includeva solo mercanzie varie ma anche e soprattutto di
uomini e idee.
135 George Bass avrebbe identificato nell’ordine: uno standard fenicio, il Quedet egiziano, il Nesef siriano, lo Shekel Canaanita ed infine un sistema ponderale minoico utilizzato durante il periodo neopalazziale cretese nell’Egeo meridionale.
137
CAPITOLO QUARTO 4.1 Le unità ponderali in Età Romana
Per quanto attiene la metrologia ponderale in età romana, si riportano i sottomultipli e
multipli delle principali unità di misura di peso .
SOTTOMULTIPLI DELLA LIBBRA
(gr. 327,45)
SOTTOMULTIPLI DELL'ONCIA
(gr. 27,28)
UNCIA Gr 27,28 SCRIPULUM 0,5/12
gr 1,136
SEXTANS 1/6 libbra Gr 54,57 SEXTULA 2/12
gr 4,547
QUADRANS ¼ libbra
Gr 81,86 SICILICUS 3/12
gr 9,095
TRIENS 1/3 libbra Gr 109,2 SEMUNCIA 6/12
gr 13,64
QUINCUNX Gr 136,4 BES 8/12 gr 18,19
SEMIS ½ libbra Gr 163,7 DODRANS
9/12
gr 20,47
DEXTANS
10/12
gr 22,74
MULTIPLI DELLA
LIBBRA
gr. 327,45
DUPONDIUS 2 librae gr. 654,9
TRIPONDIUS 3 librae gr. 982,35
QUADRUSSIS 4 librae gr. 1309,8
QUINCUSSIS 5 librae gr. 1637, 25
DECUSSIS 10 librae gr. 3274,5
BICESSIS 20 librae gr. 6549
TRICESSIS 30 librae gr. 9823,5
QUADRICESSIS 40 librae gr. 13098
QUINCESSIS 50 librae gr. 16372,5
CENTUSSIS 100 librae gr. 32745
I valori ponderali espressi si riferiscono alle diverse interpretazioni sul valore dell’unità di misura adottata; la cosiddetta LIBBRA LIVIANA del valore gr. 327,45; la LIBBRA DI SCHILBACH del valore di gr. 326,16; la LIBBRA DI SCHILBACH per cronologie dal IV al VI sec. d.C. del valore di gr. 324. Si precisa che per tutte le misurazioni di cui si tratterà nel presente lavoro si è
138
adottata la Libbra Liviana in quanto la più conosciuta. In una fase avanzata di questa ricerca si potranno fare raffronti anche con le altre due unità di misura, anche se l’esigua differenza tra i tre valori non porterà variazioni di rilievo.
4.2 I ponderali romani della Collezione Pinna del Museo Archeologico “G. Pau” di Oristano Antiquarium Arborense
4.2.1 Premessa
La misura del peso veniva designata con il termine comune di libra o con quello di pondo,
più raramente si usava il termine as in ragione dell’originaria equivalenza tra unità di misura di
peso e moneta136. La libra indicava l’unità di misura di misura, mentre il pondo veniva impiegato in
relazione al peso vero e proprio. L’unità era divisa in dodici unciae, a lro volta suddivise in dodici
parti. La misura più piccola, lo scrupulum, pesava poco più di un grammo e corrispondeva a 0,5/12
di uncia, ovvero a 1/128 della libra.
Per garantire l’esattezza delle misure la Repubblica prima e l’imperatore poi, oltre a
promulgare leggi che fissavano i parametri di confronto tra i vari sistemi adottati137e decretare
l’adozione di unità di misura ufficiali valide per tutto il territorio dell’impero romano,
predisponeva il controllo delle misure utilizzate quotidianamente nel commercio mediante
verifica.
Di seguito verranno presentate brevemente alcune tipologie di pesi in piombo.
136 Di questa antica equivalenza rimane traccia nelle denominazioni dei pesi. Ad esempio il peso da tre libbre veniva denominato tressis ovvero tre assi. 137 Lex Silia (Fest.,s.v. publica pondera)
139
4.2.2 Tipologia due: Tessere
A questo gruppo appartengono “pesi” di forma quadrata e sezione piatta con una altezza
che non supera lo spessore medio di 1,5 cm; il lotto annovera cinque elementi di tale forma con
pesi variabili da gr. 52,36 per la minore a gr. 142,92 per la maggiore. Come le altre due tipologie
già presentate, sia l’aspetto che le altre caratteristiche fisiche paiono identiche. Anche per loro è
stata proposta l’analisi della cubatura e se ne ipotizza un utilizzo per una bilancia a due piatti.
I pesi hanno la seguente scansione ponderale (in grammi):
gr 52,36; gr 53,94; gr 59,68; gr 115,92; gr 142,92
4.2.3.Tipologia Tre: Tronco conica a base ellittica
Questa tipologia è presente in numero di cinque elementi; si tratta di “pesi” a sezione
troncoconica piatta ai poli su una base ellittica138; dal punto di vista meramente fisico, l’aspetto di
questi “pesi” è analogo alla precedente tipologia succitata, pertanto anche per loro è stata
effettuata la medesima semplice prova della cubatura onde stabilire, anche empiricamente, la loro
costituzione. Gli elementi hanno un range di peso che varia dal minore di gr. 12,14 al maggiore di
gr. 93,28.
I pesi hanno la seguente scansione ponderale (in grammi):
gr 18,66; gr 26,62; gr 40,36; 50,64; 90,28
138
SEDRAN 2009, p. 41; Nella panoramica di questa tipologia sono noti anche quelli in calcare spesso forniti di
anello sospensorio in ferro , cosa che fa pensare ad un loro uso come pesi per stadere.
140
4.2.4. Tipologia Quattro: Piano Convesse
Si è già parzialmente disquisito su tale tipologia, già in precedenza erroneamente
classificato quale Glandes Plumbee139. La variazione di tipologia nasce da una ricerca comparativa
sia sul web (testi ed immagini) che attraverso lo studio di due elementi, uno litico140 d’epoca
romana proveniente Tharros e l’altra plumbea141 dal generico territorio di Narbolia e facenti parte
integrale della esposizione ΠΟΛΙΣ ΚΑΙ ΠΫΡΟΣ – La città e la Torre – allestita presso il citato
Museo Archeologico e denominati in scheda come “proiettili da fionda”. Tali elementi bellici
potevano essere quindi sia litici che in piombo e la comune caratteristica è quella di essere
composti da due elementi conici con la base in comune142. (vedi repertorio fotografico).
La caratteristica dei due elementi del repertorio qui presentato è quella di essere sì di
forma amendolare a base piana, ma aerodinamicamente non adatti al lancio attraverso una
frombola; la loro superficie esterna, a differenza dei manufatti finora esaminati, appare alquanto
scabra e totalmente priva di quella consistente e uniforme patina chiara; unico dato che pareva
confortante, anche se da valutare con maggior attenzione, pareva essere la sua composizione;
infatti da una vistosa e antica abrasione sulla sommità di uno dei due “pesi” pare si possa
riconoscere il colore e la consistenza del piombo ma, ad alimentare una percentuale di dubbio, si
innesca il problema già riportato in precedenza che riguarda il loro peso in rapporto al loro
volume/dimensioni. I dati fisici risultano essere di mm 41x19x19h (alla sommità) con un peso di
gr. 60,6 per la prima e di mm 40x19x19h (alla sommità) con un peso di gr. 52,06 per l’altra; se ne
trae pertanto il risultato, ma non la conclusione, che la differenza di peso tra i due artefatti risulta
essere di gr. 8,54 e una differenza percentuale del 16,40%, inaccettabile quindi per una differenza
di lunghezza di un solo millimetro e del relativo aumento di volume.
Questa semplice valutazione ci dovrebbe portare anche per loro alla necessità di una più
puntuale analisi archeometrica. Altra differenza per riportare i nostri oggetti alla possibile classe
dei cosiddetti “pesi in piombo” è che spesso le Glandes Plumbee erano arricchite di epiteti a rilievo
contro i nemici a cui venivano scagliate.
139 http://www.Roma-Vitrix.com La ghianda missile era un proiettile lungo da 2 ai 7 cm e pesante dai 15 ai 150 gr, lanciato dai frombolieri (funditoris o funditores) utilizzando una fionda (funda) formata da una striscia di cuoio o da una corda di canapa intrecciata alla cui metà era posto l’alloggiamento per il proiettile; altri proiettili erano costruiti in terracotta, come potevano essere utilizzate delle semplici pietre affusolate. Alcune ghiande missile recavano iscrizioni o decorazioni, perlopiù insulti diretti al nemico o ai suoi parenti stretti, ma anche simbologie belliche quali aquile o saette, nome dei reparti militari o dei comandanti, nomi di città di provenienza. L’utilizzo tattico dei frombolieri prevedeva il loro posizionamento ai lati dello schieramento legionario e in azioni di disturbo. 140 Collezione E. Pischedda n. inv. P/3640 – mm 48 x mm 32 diametro – peso gr. 56,28 - Antiquarium Arborense – Oristano. (vedi immagine) 141 Collezione Cherchi Paba s.n. di inventario – mm 31 x mm 14 diametro – peso gr. 24,92 - Antiquarium Arborense – Oristano. (vedi immagine) 142 COCCOLUTO M. 2008, p. 187.
141
I pesi hanno la seguente scansione ponderale (in grammi):
gr 52,06; gr 60,60
4.2.5. Tipologia Cinque: Cilindrici
Si definiscono cilindri quei “pesi” aventi due basi circolari o pseudo circolari parallele e
l’altezza perpendicolare ad esse. Cinque sono i elementi appartenenti a tale tipologia; il range di
peso si sposta da gr. 14,60 per il minore fino a gr. 101,26 per il maggiore; le altezze variano da
mm 15 a mm 30 mentre per i diametri si parte da un minimo di mm 8 ad un massimo di mm 19.
Anche per questa tipologia l’analisi del peso ha riservato alcune interessanti sorprese; nella
fattispecie si annoverano due cilindri, rispettivamente di mm 27 di altezza e mm 18 di diametro
uno e di mm 27 di altezza e mm 19 di diametro l’altro, aventi però un considerevole scarto di
peso tra l’uno e l’altro, considerato un solo millimetro di differenza (vedasi identica
considerazione nella tipologia precedente); la bilancia restituisce due pesate rispettivamente di gr.
88,54 e di gr. 101,26 con una differenza di gr.12,72 ed uno spread percentuale del 14,36%.
Mettendo a raffronto i due dati numerici vediamo che la percentuale di scarto differisce di
moltissimo143; anche qui l’analisi al S.E.M. diverrebbe estremamente risolutiva per cogliere il
motivo di tali differenze di peso specifico.
L’aspetto fisico di quattro dei cinque presenti è simile a tutti gli altri materiale del lotto;
uno di questi di distingue per il colore e la pressoché assenza di patina. A primo esame
meramente visivo, il più piccolo dei “pesi” si presenta nella vera consistenza del piombo,
soprattutto per il caratteristico colore grigio scuro ma con una consistenza maggiore per le già
riportate caratteristiche di durezza secondo la Scala Mohs. Le limitate dimensioni (diametro
mm15x8h) non hanno consentito, al pari delle altre tipologie, un calcolo volumetrico al fine di
testare attraverso il peso specifico, se si tratti veramente di piombo o altra lega consimile
(piombo/stagno).
143 Si ricorda che la percentuale di scarto tra i due “pesi” della tipologia Piano convessa era del 16,40%.
142
I pesi hanno la seguente scansione ponderale (in grammi)
gr 14,60; gr 49,02; gr 88,54; gr 95,68; gr 101,26
4.2.6. Tipologia Sei: Cilindri con sommità convessa e calotta
Questa originale tipologia non trova similitudini all’interno delle due pubblicazioni finora
consultate144. La forma di tali “pesi” pare formata dalla sovrapposizione di un cilindro alla base e
di una calotta superiore lievemente cuspidata, ovviamente in una unica solidale fusione. Il lotto
comprende 11 elementi caratterizzati, al pari degli altri finora esaminati, da consistente patina
beige e superficie scabra; le pesate effettuate variano dai gr. 24,38 della minima ai gr. 107,86 della
massima. Per queste forme non appare la vistosa differenza di peso a parità di volume a parte una
leggerissima discrepanza del valore di 2,74% (gr. 105,68 – gr. 102,86 = gr. 2,82) per due “pesi”
aventi come dimensione rispettivamente di mm 27 x mm 23h e di mm 28 x mm 22h. Le
dimensioni degli elementi presenti variano dai mm 16 x15h ai mm 28 x 22h. Vi è da notare che
per uno elemento di tale tipologia è riconoscibile sulla sommità un residuo ferroso attribuibile ad
un appiccagnolo atto per l’utilizzo come contrappeso cursore per stadere al pari degli Aequipondia
a cui si darà di seguito una maggior descrizione
I pesi hanno la seguente scansione ponderale (in grammi):
gr 24,38; gr 24,94; gr 26,06; gr 27,40; gr 30,46; gr 49,42; gr 51,06; gr 54,18; gr 54,88; gr 102,86; gr
104,90; gr 107,86;
144 Vedi nota 1).
143
4.2.7. Tipologia Sette: Forme varie
In questa elencazione tipologica sono stati inseriti quelle varietà di materiali presenti in
un unico esemplare (vedi supra).
L’elemento più caratteristico tra i cinque facenti parte del lotto è sicuramente il
contrappeso conformato ad “anforetta” ma che trova puntuale riscontro tipologico tra gli
Aequipondia di epoca romana; la documentazione di contrappesi di questa epoca risulta piuttosto
cospicua in tutta la penisola 145 . Realizzato mediante fusione piena entro stampo, questo
contrappeso è dotato di un anello di sospensione inglobato al corpo e quindi fuso insieme ad
esso, che appare leggermente schiacciato e che si imposta su un orlo marcato a forma discoidale;
l’anforetta presenta corpo allungato ingrossato a trottola e riprende la tipologia dell’anfora greco-
italica, anse allungate e traforate; le stadere a cui erano collegati tali singolari contrappesi avevano
differenti modalità costruttive, in quanto questi ultimi, non avendo un peso determinato, l’intero
strumento doveva essere costruito e tarato sulla base dell’Aequipondium da inserire, cosa che
necessitava di conoscenze specifiche e tecniche alquanto raffinate. Appare proponibile dunque
che una bottega artigiana atta alla lavorazione di metalli quali ferro, piombo e bronzo, assolvesse
anche alla produzione di strumenti per pesare 146 . Gli Aequipondia fanno ingresso nella storia
materiale di Roma in età augustea e si presentano realizzati in maniera seriale più o meno
accurata, in funzione della stressatura della matrice. Le dimensioni del reperto riportano una
lunghezza di mm 76 per un diametro alla massima circonferenza di mm 33; il suo peso si attesta
in gr. 266,12 equivalenti a due Quincunx nella scala ponderale romana147;
Un altro Aequipondia è caratterizzato dalla forma tronco piramidale su base quadrata e si
presenta alquanto massiccio realizzato in fusione piena, con una parziale (?) applicazione
sommitale che poteva vedere in origine un appiccagnolo inglobato al corpo e quindi fuso insieme
ad esso; queste tipologie possono essere interpretate più che come pesi da stadera, come pesi
cursori per bilancia a due braccia oppure come probabili contrappesi da telaio verticale148. Di
cronologia incerta, potrebbero collocarsi tra il I - II sec. d.C.149 Le dimensioni sono di mm 26 di
lato e mm 44 di altezza con un peso equivalente a grammi 197,16; considerandolo come
145 TARPINI 2009, p. 298. 146 SEDRAN 2009, p. 63 147 SEDRAN 2009, p. 45. Tutti questi pesi, indipendentemente dalle differenti tipologiche, presentano un valore ponderale vicino alla libbra. Nel caso del peso della Collezione Pinna tale valore risulta inferiore di ben 61 gr. rispetto al valore della libbra presa in considerazione (gr. 327), attestandosi a due Quincunx, ovvero un sottomultiplo della libbra (un Quinquncx ha valore di gr. 136,44); tale pesata di gr. 266,12 tra le varie unità di misura d’epoca romana potrebbe assumere altre varianti nominali, mantenendo comunque una certa differenza con l’unità di misura. Avremmo pertanto: un Triens più un Semis (gr. 109,150 + gr. 163,720 per totali gr. 272,87) con una differenza per maggior peso di gr. 6,75 equivalente al 2,48%. 148 TARPINI 2001, p. 348. 149 TARPINI 2001, p. 349.
144
contrappeso, nella metrologia ponderale romana150 corrisponderebbe ad un Semis + una Uncia (gr.
163,720 + gr. 27,280)151.
Il terzo peso isolato tipologicamente è conformato a tronco di cono con sommità
convessa o campaniforme; sono noti nell’Italia romana altri esemplari simili, ma la gran parte
sono dotati, o ne rimane traccia, sia di anello di sospensione in ferro o da foro pervio alla
sommità, sì da catalogarli come dei contrappesi per bilance. Le dimensioni sono di mm 18 di
diametro per mm 22 di altezza con un peso di gr. 37,12 ovvero una Uncia più un Silicicus (gr.
27,280 + gr. 9,095 = gr. 36,375) con una differenza negativa di gr. 0,745.
Per il quarto elemento rimangono alcune perplessità interpretative se esso sia da prendere
in considerazione come pesetto oppure con frustulo di fonditura o altro. La forma non risulta
attestata in alcun testo a meno di non volerlo inserire nella cosiddetta tipologia dei pesi a
“cestello” o a “secchiello”; questo piccolo oggetto del diametro di mm 19 per mm 5 di altezza
ricorda la foggia di un piccolo cestello, con un incavo al centro che occupa la gran parte della sua
area riducendo lo spessore a meno di un millimetro. Il peso di tale reperto è di gr. 5,96
corrispondente ad una Sextula più uno Scripulum (gr.4,547 + gr. 1,136 = gr. 5,683) con una
leggerissima differenza in negativo di gr. 0,277.
Anche per il quinto ed ultimo elemento del lotto al momento vigono delle perplessità;
esso presenta una forma allungata simile a quella dei già citati proiettili da fionda (Glandes
Plumbee), con la variante di un foro passante per l’aggiunta probabilmente dell’anello
appiccagnolo152. A differenza della descrizione appena riportata, l’elemento in nostro possesso è
caratterizzato dalla forma di due coni uniti per la base con profondo solco mediano per tutta la
circonferenza; senza possibili analisi non si è in grado di stabilire se tale incavo sia coevo alla
fusione o possa essere stato creato dopo per un cambio d’uso come possibile peso da pesca o da
telaio. Le attuali dimensioni sono di mm. 32 di lunghezza con un diametro di mm 16; il peso si
attesta in gr. 41,52. Non si è proposta la già utilizzata formula ponderale in quanto se il solco
fosse posteriore alla fusione bisognerebbe calcolare il peso del prodotto asportato a meno di
voler considerare tale solco ottenuto ribattendo con idoneo strumento lo stesso piombo.
Solchi di questo genere sono presenti in tipologie definite come “pesi litici con
scanalatura” ma di forma lenticolare, dove la profonda scanalatura veniva verosimilmente
realizzata per consentire la sospensione mediante fissaggio di una cordicella; tali forme, presenti
nella penisola, sono ascrivibili a cronologie del Bronzo Recente153.
150 Per tale teoria di pesate si richiamerà più avanti nelle conclusioni. 151 In alternativa ponderale, la stessa pesata potrebbe essere considerata come: un Quinqunx + un Sextans (gr. 136,440 + gr. 54,570) oppure un Triens + un Quadrans (gr. 109,150 + gr. 81,860). 152 BOTTI 2009, p. 51. 153 CARDARELLI, PACIARELLI, PALLANTE 2001, pp. 33-45.
145
I pesi hanno la seguente scansione ponderale (in grammi):
Aequipondium ad anforetta: gr 266,12; aequipondium a troncopiramidale: gr 197,16; a cono gr
37,12; con gola centrale gr 41,52; a pedina gr 5,96.
4.2.8. Gli Aequipondia ad anforetta. I contrappesi
La documentazione di contrappesi di età romana risulta piuttosto cospicua. La maggior
parte di essi è realizzata in piombo mentre solo un 10% circa in materiale diverso,
prevalentemente bronzo.
La distinzione tra pesi e contrappesi non è solo di natura funzionale, ma anche tipologica.
I contrappesi sono caratterizzati da una maggiore varietà morfologica (configurati ad anforetta,
globulari, a cestello ecc.).
Primaria appare, tra le varie funzioni, quella di cursori da stadera (aequipondia) cui è
ascrivibile l’esemplare della Collezione Pinna configurato ad anforetta greco-italica, pertanto di
forma con corpo ovoidale quasi globulare. Al pari del modello originale in terracotta, l’anforetta
presenta i due anse cilindriche impostate appena sotto il collo rotondo dotato inferiormente di
una espansione a disco.
Alla sommità appare un appicagnolo fuso in piombo che attraversa diagonalmente la
circonferenza; ha una altezza di cm 7,6 e un diametro alla massima espansione di cm 4,2.
Il suo peso di gr 266,12 non trova conforto nel peso della libbra romana di gr 327,168.
147
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154
INDICE
PREMESSA PAG. 1
INTRODUZIONE PAG. 3
CAPITOLO PRIMO PAG. 5
1.1. I SISTEMI PONDERALI NEL VICINO ORIENTE E
NEL MEDITERRANEO ORIENTALE DEL TARDO
BRONZO E PRIMO FERRO PAG. 5
1.2 I SISTEMI PONDERALI NELLA SARDEGNA NURAGICA
DELL’ETA’ DEL BRONZO FINALE E DELLA PRIMA ETA’
DEL FERRO PAG. 9
CAPITOLO SECONDO PAG. 16
2.1 I PONDERALI FENICI DELLA COLLEZIONE PINNA
DEL MUSEO ARCHEOLOGICO “G. PAU” DI ORISTANO
ANTIQUARIUM ARBORENSE PAG. 16
2.2 IL QUADRO GEOGRAFICO-CULTURALE DELLA
REGIONE DEL SINIS (Sardegna centro-occidentale) PAG. 17
2.3 LA TIPOLOGIA TRONCOPIRAMIDALE-CUBOIDE PAG. 21
2.3.1 IL MATERIALE PAG. 21
2.3.2 METODO DI REALIZZAZIONE DEI PONDERALI
IN PIOMBO PAG. 24
2.3.3 LO STATO DI CONSERVAZIONE PAG.
25
2.3.4 I SEGNI PAG. 27
2.3.5 PER UNA IPOTESI DI STUDIO DI UNA SCALA PONDERALE
ADOTTATA IN SARDEGNA PAG. 31
2.3.6 CATALOGO PONDERALI FENICI PAG. 35
PESI CON GRAFEMA INCISO PAG. 36
PESI CON SEGNO PUNZONATO PAG.
58
PESI CON “ROSETTA” A PETALI INCAVATI PAG. 68
PESI CON “ROSETTA” A PETALI IN RILIEVO PAG. 85
PESI CONTENENTI SEGNI INDETERMINATI SIA
INCISI CHE PUNZONATI PAG. 90
PESI SENZA ALCU SEGNO APPARENTE PAG. 98
155
2.3.7 DESCRIZIONE ANALITICA DEI GRUPPI DI SEGNI PAG. 102
2.3.8 RIFLESSIONI SUI SEGNI PRESENTATI PAG. 110
CAPITOLO TERZO PAG. 112
3.1 I CONFRONTI PAG. 112
3.1.2 I PONDERALI IN ORIENTE PAG. 112
3.2 I PONDERALI FENICI IN OCCIDENTE PAG. 122
3.2.1 LA PENISOLA IBERICA PAG. 122
3.2.2 I PESI IN PIOMBO DI HUELVA PAG. 122
3.2.3 I PESI IN PIOMBO DI CERRO DEL VILLAR (ANDALUSIA) PAG. 124
3.2.4 I PESI IN PIOMBO DELL’INSEDIAMENTO DI LA FONTETA
(IBERIA SUD-ORIENTALE) PAG. 126
3.2.5 I PESI IN PIOMBO FENICI DELL’ISOLA DI IBIZA PAG. 127
3.2.6 I PESI IN PIOMBO FENICI DI MALAGA PAG. 129
3.2.7 I PESI IN PIOMBO FENICI IN SARDEGNA PAG. 130
CONCLUSIONI PAG. 133
APPENDICE PAG. 134
CAPITOLO QUARTO PAG. 136
4.1. LE UNITA’ PONDERALI IN ETA’ ROMANA PAG. 136
4.2 I PONDERALI ROMANI DELLA COLLEZIONE PINNA
DEL MUSEO ARCHEOLOGICO “G. PAU” DI ORISTANO
ANTIQUARIUM ARBORENSE PAG. 137
4.2.1 PREMESSA AL CATALOGO PAG. 137
4.2.2 TIPOLOGIA DUE: TESSERE PAG. 138
4.2.3 TIPOLOGIA TRE: TRONCOCONICA CON BASE ELLITICA PAG. 138
4.2.4 TIPOLOGIA QUATTRO: PIANO CONVESSE PAG. 139
4.2.5 TIPOLOGIA CINQUE: CILINDRI PAG. 140
4.2.6 TIPOLOGIA SEI: CILINDRI CON SOMMITA’ CONVESSA
E A CALOTTA PAG. 141
4.2.7 TIPOLOGIA SETTE: FORME VARIE PAG.142
4.2.8 GLI AEQUIPONDIA AD ANFORETTA PAG.142
BIBLIOGRAFIA PAG. 147