la stregoneria nell'antica cina e le dakini

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Nella religione della Cina Antica gli spiriti cattivi erano detti Kuei, con termine generale che designava anche le anime dei morti, ma vennero poi indicati col termine shen (originariamente soltanto gli spiriti celesti) e con ch'i (spiriti terrestri); appaiono con forma di bambini dai lunghi capelli imitanti la voce umana, con la quale spaventano i viaggiatori, oppure come spiriti delle rocce, demoni senza testa (k'iu-kuang), demoni delle montagne (fang-ling), demoni delle paludi (wei-t'o). Sempre nella Cina antica la stregoneria, connessa alla credenza demonica, è un notevole filone. I più antichi testi storici presentano gli stregoni, con il nome di Wu, impegnati nel culto statale: la possessione da parte di uno spirito ( ling-pao) o di un Dio, l'esercizio di poteri eccezionali, la presenza di intense esperienze personali avrebbero distinto questi sacerdoti-stregoni in modo netto dal clero feudale. Nel "Libro delle Istituzioni della Casa dei Chou", di tarda epoca, gli stregoni appaiono trattati con un certa distanza dal clero statale: "Wu di ambo i sessi in numero enorme... I wu invitati, durante l'inverno, quando predominano gli spettri... essi espellono il male dai palazzi e parimenti fanno per ogni dove, durante la primavera... allontanano i demoni e il mare, espellendo così le malattie... le wu femmine sono incaricate di praticare gli esorcismi in determinati periodi dell'anno, servendosi di abluzioni aromatiche" (Nota di Lunaria: questo estratto è preso da "Riti o istituzioni dei Chou" di Chou Li; purtroppo non specifica quali fossero queste "abluzioni aromatiche" che usavano le streghe cinesi ma possiamo immaginare che, similmente alle streghe occidentali, anche le 1

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Nella religione della Cina Antica gli spiriti cattivi erano detti Kuei, con termine generale che designava anche le anime dei morti, ma vennero poi indicati col termine shen (originariamente soltanto gli spiriti celesti) e con ch'i (spiriti terrestri); appaiono con forma di bambini dai lunghi capelli imitanti la voce umana, con la quale spaventano i viaggiatori, oppure come spiriti delle rocce, demoni senza testa (k'iu-kuang), demoni delle montagne (fang-ling), demoni delle paludi (wei-t'o).

Sempre nella Cina antica la stregoneria, connessa alla credenza demonica, è un notevole filone. I più antichi testi storici presentano gli stregoni, con il nome di Wu, impegnati nel culto statale: la possessione da parte di uno spirito (ling-pao) o di un Dio, l'esercizio di poteri eccezionali, la presenza di intense esperienze personali avrebbero distinto questi sacerdoti-stregoni in modo netto dal clero feudale. Nel "Libro delle Istituzioni della Casa dei Chou", di tarda epoca, gli stregoni appaiono trattati con un certa distanza dal clero statale: "Wu di ambo i sessi in numero enorme... I wu invitati, durante l'inverno, quando predominano gli spettri... essi espellono il male dai palazzi e parimenti fanno per ogni dove, durante la primavera... allontanano i demoni e il mare, espellendo così le malattie... le wu femmine sono incaricate di praticare gli esorcismi in determinati periodi dell'anno, servendosi di abluzioni aromatiche"

(Nota di Lunaria: questo estratto è preso da "Riti o istituzioni dei Chou" di Chou Li; purtroppo non specifica quali fossero queste "abluzioni aromatiche" che usavano le streghe cinesi ma possiamo immaginare che, similmente alle streghe occidentali, anche le

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streghe asiatiche usassero erbe e avessero comunque una predilizione per le erbe)

Il numero delle donne che praticavano la stregoneria doveva essere notevole. Un testo dello Shih-king riferisce: "che non si preoccupano di preparare più il cibo di casa o di coltivare bachi da seta o di tessere ma preferiscono apprendere il mestiere di scongiuratrici (*); intrecciando le danze al suono dei tamburi, si servono degli spiriti e con codesta pratica ingannano il popolo e circuiscono le donne maritate e le nubili ottenendo che i deboli e i malati quando vengono a trovarsi in bisogno e soffrono, abbiamo timore di loro"

Nota di Lunaria: anche Starhawk in

ipotizza che la caccia alle streghe fosse stata scatenata anche dalle brame di potere dei medici maschi che potevano così "dimezzare" la concorrenza che subivano dalla classe rurale delle guaritrici semplicemente accusando una povera vecchia conoscitrice di erbe e rimedi naturali:

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Del resto, non era (é) proprio la religione cristiana a sostenere che la femmina è priva di eminenza di grado, capacità di ragionamento e di intelletto? Che nessuna grande scoperta scientifica si può ascrivere ad una donna:

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Mary Daly (1968) nei sui libri testimonia che negli anni '60-'70 in America i teologi legati al tomismo ancora andavano avanti a sostenere che la femmina fosse dotata di minor intelletto rispetto all'uomo. Il cristianesimo non solo ha diffamato i corpi delle donne ma ha denigrato anche l'intelletto delle donne: alla violenza fisica ha aggiunto quella psicologica.

Tornando all'argomento della stregoneria cinese:

Normalmente streghe e stregoni operavano in uno stato di invasamento-trance che era provocato dalla discesa di uno spirito o demone nel loro corpo, talvolta dello spirito di un morto: "In mezzo agli uomini i morti parlano per bocca di persone viventi, provocando loro la trance. Le wu, pizzicando le loro nere corde, fanno scendere le anime dei morti, che allora parlano attraverso le loro bocche. I posseduti vengono chiamati ling-pao: in loro il corpo rimaneva quello della strega, ma il cuore era quello del dio"

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(*) La "Scongiuratrice" è una figura presente anche nel sacerdozio femminile hittita; vedi questo stralcio tratto da:

Gli Hittiti avevano anche Sacerdotesse, tra le quali ne spiccava una, detta "La Vecchia" (Su-gi); altre Sacerdotesse suonavano il tamburo (**) e recitavano scongiuri.

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(**) cosa che del resto facevano anche le ebree, non in campo sacerdotale, ovviamente, ma durante le feste o le vittorie del popolo ebraico, ed è attestato un paio di volte nella Bibbia, vedi anche la storia della figlia di Iefte.

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Nell'immagine dei Testimoni di Geova, si vede molto bene la figlia di Iefte che tiene in mano il tamburello.

Tra l'altro, la stessa storia di Iefte, così strana (un padre sacrifica la figlia a javè, dopo la battaglia; javè accetta il sacrificio; la figlia di Iefte però non si ribella, ma chiede di "andare sui monti a piangere la propria verginità"), si presta a un collegamento col culto di Baal e poi a Tammuz/Adonis/Telipinus - le fanciulle piangevano la morte del Dio - :

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Questa invece è la versione cattolica della storiella; si noti che dove i cattolici scrivono "piangere la figlia di Iefte" i geovisti traducono con "lodare la figlia di Iefte"

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E questa l'esegesi che ne fa Jonathan Kirsch

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Per i cattolici, la figlia di Iefte è sgozzata come un capretto, offerta in olocausto... mentre per i Testimoni di Geova la ragazza si ritira in una sorta di convento, non potendo sposarsi...

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Lo shintoismo giapponese ci ha trasmesso una mitologia cosmogonica nella quale si presume che in una fase astorica esiste una confusione aurorale dominata da forze numinose avverse e malefiche: "Il rumore delle divinità malefiche era simile a quello delle mosche durante la quinta luna ed esse riempivano tutto del loro sciamare"; si passa all'ordine cosmico proprio attraverso la dominazione di tale confusione demoniaca. Costituito l'ordine, restano nel pantheon alcune divinità perverse. Fra di loro particolarmente importante è il Dio dell'uragano, signore del mare, chiamato Susa-no-wo.

è protagonista delle lotte contro la Dea Sole (Amaterasu)

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e si carica di elementi negativi, ma nel medioevo diviene un Dio benefico, protettore dell'amore e del matrimonio. Geni malefici dei

fiumi sono i Kappa, animali con il volto umano che infestano le sorgenti.

Ika-tsuchi, Padri-Terribili, sono le 8 divinità del tuono che uscirono dal corpo morto di Izanami.

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Il Dio del fuoco, Kagudzuchi, Padre-Incandescente, ha carattere ambivalente, come fuoco provocatore di disastri e di malattie e

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come fuoco rituale purificatore. è venerato come spirito maligno (ashihi).

Nel Buddhismo tibetano, soprattutto nel Tantrismo, esistono le Dakini, divinità femminili che hanno assunto particolare importanza. Fornite di potenza magica, di scienza necromantica e di conoscenze soprannaturali, conferiscono il potere iniziatico agli adepti, ma sono energie distruttrici e nefaste quando non vengono trattate secondo le debite osservanze rituali. Rappresentate talvolta come attraenti fanciulle, coperte dei soli ornamenti, sono connesse, per i loro simboli, alle tecniche yogiche cimiteriali e mortuarie. Portano una collana di teschi umani, danzano sui mucchi di cadaveri, bevono il sangue da un teschio foggiato a coppa. Hanno occhi rossi e verdi.

Dakini

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La somiglianza concettuale con Kali è evidente

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Dorge pamo è la principale Dakini venerata in Tibet e corrisponde all'Indiana Vajravarahi, il cui nome significa "Scrofa Danzante" perché nella rappresentazione mahayanica originaria ha presso l'occhio destro un'escrescenza in forma di testa di maiale.

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anche qui la somiglianza con Kali è evidente

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Cito anche la Madre della Misericordia e della Compassione:

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Tratto da:

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