la buca di spaccasasso: ricerche 2000-2004

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LA BUCA DI SPACCASASSO: RICERCHE 2000 - 2004 CARLO CAVANNA,ENRICO PELLEGRINI* La Buca di Spaccasasso si apre in una formazione di calcare massiccio, a quota m. 120 s. l. m., quasi alla sommità del versante occidentale di Poggio Spaccasasso (Fig. 1) nel Parco Naturale della Maremma, in località Alberese, circa 10 Km a sud di Grosseto (Toscana). L’ambiente circostante risulta molto ripido e roccioso ed è coperto dalla tipica macchia mediterranea. * Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Vicolo della Rivolta 36, I - 58017 Pitigliano (Gr).

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LA BUCA DI SPACCASASSO: RICERCHE 2000 - 2004

CARLO CAVANNA, ENRICO PELLEGRINI*

La Buca di Spaccasasso si apre in una formazione di calcare massiccio, aquota m. 120 s. l. m., quasi alla sommità del versante occidentale di PoggioSpaccasasso (Fig. 1) nel Parco Naturale della Maremma, in località Alberese,circa 10 Km a sud di Grosseto (Toscana).L’ambiente circostante risulta molto ripido e roccioso ed è coperto dalla

tipica macchia mediterranea.

* Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.Vicolo della Rivolta 36, I - 58017 Pitigliano (Gr).

CARLO CAVANNA, ENRICO PELLEGRINI

La scoperta della cavità è dovuta ad alcuni componenti della SocietàNaturalistica Speleologica Maremmana che la individuarono, fra la foltavegetazione, durante una campagna di battuta di ricerca effettuata nell’anno2000.Si trattava di una cavità naturale di modeste dimensioni costituita da una

nicchia di centimetri 80 per 100 che faceva intravedere un piccolo ambientesotterraneo (Fig. 2).L’interno si presentava come una piccola saletta di metri 2 per 4, con la

volta a cupola che nel punto più alto misurava metri 1,50.Il fondo era costituito esclusivamente da blocchi di roccia sovrapposti.

Lungo i bordi interni si vedevano le pareti che proseguivano sotto i blocchidi roccia facendo supporre l’esistenza di un pozzo verticale. Iniziò così un’o-pera di disostruzione del materiale roccioso allo scopo di verificare eventua-li proseguimenti della cavità.Il materiale roccioso venne accumulato sul bordo del terrazzo esterno.Fra i blocchi calcarei vennero raccolti alcuni campioni di ossa ovine attri-

Fig. 1 - Vista del Poggio Spaccasasso dove si apre la piccola cavità naturale.

buite ad animali caduti o gettati nella cavità.Dopo alcune giornate di lavoro si raggiunse ad un livello di – 330 centi-

metri, dal piano dell’ingresso, e finalmente comparve uno strato di terrenoscuro.Già nei primi centimetri di terra apparvero frammenti di ceramiche prei-

storiche e resti ossei fra i quali un osso lungo sicuramente attribuibile ad unumano.

INDAGINI ALL’INTERNO (ANNO 2000)

Sospesi i lavori venne data immediata comunicazione all’Ufficio distacca-to della Soprintendenza Archeologica di Grosseto. Dopo un sopralluogo deifunzionari della Soprintendenza e l’ottenimento dell’autorizzazione riprese-ro le ricerche sotto la direzione del Dr. Enrico Pellegrini.Venne preparato una spazio sul terrazzo antistante l’ingresso alla cavità

sufficiente a garantire il passaggio delle attrezzature utili allo scavo. Per age-volare i lavori venne montata una scaletta da speleologia in cavetti di acciaio

Fig. 2 - Veduta dell’ingresso della Buca di Spaccasasso

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Fig. 4 - Sezione dell’area indagata

Fig. 3 - Un momento dell’indagine all’interno della cavità naturale

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e una carrucola per il sollevamento dei secchi del terreno da portare al setac-cio all’esterno o per asportare dei blocchi di roccia (Fig. 3).Vennero tracciate le due coordinate cartesiane e la pianta della cavità venne

suddivisa in quadrati (Fig. 4) di un metro di lato riferite ad un livello 0.Si iniziò ad asportare con cura il terreno che appariva molto sciolto e

sicuramente mescolato a terreno proveniente dall’esterno. Molti i reperti dietà moderna intrusi nel contesto archeologico. Si trattava di frammenti divetro molto sottile e di frammenti di ceramiche recenti.La cavità venne completamente svuotata fino a raggiungere il fondo, a

quota – 390 centimetri (Fig. 6).

Fig. 5 - Pianta dell’area indagata

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Fig. 6 - Alcuni livelli dello scavostratigrafico effettuato all’interno

della cavità naturale

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Nello scavo vennero recuperati numerosi frammenti ceramici, ossaumane (fra le quali sette femori destri), una fuserola in ceramica bruna e duecuspidi piuttosto rozze.La presenza di una moderna chiave in ferro a quota – 260, di altri fram-

menti di ferro a varie quote, dei frammenti di vetro sottile e dei frammentidi ceramiche moderne fanno pensare ad uno svuotamento della cavità avve-nuto nel recente passato ad opera di qualche clandestino alla ricerca di testi-monianze del passato. Il successivo parziale riempimento può essere dovutoad ulteriori interventi effettuati dallo stesso nelle immediate vicinanze del-l’ingresso.L’accumulo di pietrame nella parte superiore della cavità può essere

dovuto ad una opera di ripulitura del terrazzo antistante la cavità allo scopodi adibirla a ricovero di persone od animali quali ovini dei quali sono staterinvenute vari reperti ossei.Da questa prima fase di recupero provengono 186 di frammenti cerami-

ci inventariati per lo più incompatibili fra di loro. Alcuni frammenti appar-tengono al periodo tardo romano.La presenza di resti ossei umani e di ceramiche preistoriche attribuibili al

Bronzo Antico fecero ipotizzare ad un uso sepolcrale della cavità Buca diSpaccasasso e in questa prospettiva venne considerata la possibilità di esten-dere le ricerche al terrazzo antistante nella speranza di recuperare parte deireperti dispersi durante i precedenti rimaneggiamenti.

INDAGINI ALL’ESTERNO (ANNO 2003)

Ottenuta l’autorizzazione, gli scavi proseguirono nella parte esternaimmediatamente a ridosso dell’ingresso della cavità naturale (Fig. 7).Venne liberata l’area dalla folta vegetazione e comparvero così alcuni

grandi blocchi calcarei probabilmente caduti dal fronte roccioso nel quale siapre la cavità naturale. Mediante l’impiego di grosse leve tali massi vennerospostati all’esterno del terrazzo. Una volta liberata tutta l’area questa vennesuddivisa in quadrati di un metro di lato, numerati mediante numeri e lette-re (Fig. 5).Venne riportato un livello di riferimento che, per mantenere le giuste rela-

zioni con lo “0” già utilizzato all’interno della cavità, fu chiamato +200 cmper consentire l’inserimento dei tagli superiori del piano di calpestio che rag-giungono i + 125 centimetri.I primi quadri indagati furono quelli nelle immediate adiacenze dell’in-

gresso della cavità naturale (Fig. 8).

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Dopo un primo strato di humus nerastro misto a terreno sabbioso moltosciolto iniziarono a comparire frammenti ceramici e frammenti ossei disper-si in modo caotico. Nei quadri B2-B3-C2-C3 venne osservata la presenza diuna lente di cenere chiara immediatamente sotto la superficie erbosa.Al disotto della cenere, nei taglio B2/110 e B2/100, si rinvennero un pal-

lettone di piombo di 14,5 mm di diametro, una fibbia ottocentesca in bron-zo, una moneta austriaca datata 1897 (Fig. 12 n. 9), un frammento di accia-rino in selce (Fig. 12 n. 7), una grossa perlina in pasta vitrea nera con unadecorazione a zig-zag di colore azzurro e una seconda grossa perlina in pastavitrea nera con una decorazione a zig-zag di colore bianco (Fig. 12 nn. 2, 5).Una ulteriore perlina simile ma con la decorazione azzurra venne indivi-

duata nel taglio B1/110 (Fig. 12 n. 1), mentre due acciarini in selce compar-vero nel taglio B3/110 (Fig. 12 nn. 6, 7). Nel taglio A2/110 furono ritrovatiun frammento di fibbia ottocentesca in bronzo e un pallettone in piombo di12,6 mm. di diametro. Altre due perline in pasta vitrea molto simili alle treprecedenti provengono dai tagli C2/80 e C4/70 (Fig. 12 nn. 3, 4).Fra due grandi sassi nel taglio C4/70 comparvero i frammenti, molto

Fig. 7 - L’area all’esterno della cavità, dopo una prima ripulitura

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minuti, di ciò che doveva essere una perlina in ambra. Purtroppo lo schiac-ciamento rende impossibile l’indentificazione della forma.Nel taglio A2/90 quattro frammenti ceramici si distinguevano molto da

quelli fino ad allora rinvenuti per il tipo di impasto molto fine e depurato, ilcolore rosso-arancio e tracce di tornitura. Altri frammenti del medesimo ele-mento comparvero nei tagli C2/80 e C3/80.Dal taglio C3/80 provengono altri due pallettoni in piombo uno di 13

mm. di diametro e uno di 12 mm. di diametro, una fuserola in ceramica, dueframmenti di osso forati intenzionalmente e una prima cuspide in selcerossa.Successivamente comparvero un geometrico in selce rossa dal taglio

C1/90, insieme ad un grosso pallettone in piombo di 17 mm. di diametro euna cuspide dal taglio C1/70. Il quadro C1/60 ha restituito una lametta inossidiana, un frammento di osso forato e una cuspide dalla punta spezzata.Tutti questi tagli sono stati eseguiti in un terreno nerastro molto sciolto e

inframmezzato da sassi di non grandi dimensioni disposti caoticamente.Le ossa umane che sono state individuate denotano almeno due tipi di con-

Fig. 8 - Momento dello scavo

LA BUCA DI SPACCASASSO: RICERCHE 2000-2004

servazione: alcune ossa si presentano con un colore avana e risultano moltoleggere, contemporaneamente altre risultano pesanti e mineralizzate, alcunehanno chiari segni di esposizione al fuoco forse dovute a riti di incinerazione.Risulta molto evidente che questo deposito ha subito nel passato vari

rimaneggiamenti che hanno portato nei livelli più alti reperti dell’età preisto-rica insieme a quelli ottocenteschi e nei livelli più profondi reperti delle etàtardoromana come alcune ceramiche tornite e con tracce di pittura geome-trica.I tagli D1/90 e D2/90 hanno restituito 3 reperti litici, 3 elementi di cor-

redo fra i quali un anellone in pietra dura verdastra e un peso romano inpiombo da stadera (vedi infra).Il quadro D1/70 restituisce nientemeno che una moneta romana dell’im-

peratore Probo (un antoniniano del 278 d. C.) in ottimo stato di conserva-zione (Fig. 12 n. 11).Bisogna raggiungere il taglio D2/60 per recuperare insieme ad una cuspi-

de in selce e a un grosso pallettone in piombo da 16,8 mm., un’altra mone-ta romana dell’imperatore Claudio II (antoniniano del 270 d. C.) (Fig. 12 n.10) mentre una successiva verrà recuperata nel taglio D3/100 in pessimo

Fig. 9 - Uno spillone in bronzo

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stato e con segni di foratura.Nel taglio D0/50, perciò a ridosso della parete che limita il terrazzo, sono

state individuate ben 8 cuspidi di varie forme, 1 lama in selce, 1 perlina inquarzo, 1 conchiglia con segni di uso e 1 spillone in bronzo di fattura incon-sueta. Un altro spillone gemello verrà trovato nel taglio E2/60 insieme a 9perline in osso.Spostando l’attenzione dello scavo verso l’area a sinistra dell’ingresso

della cavità naturale sono stati esaminati i tagli a ridosso della parete che sipresentava ricoperta da materiale franato dall’alto per circa un metro di spes-sore.Infatti solo nel taglio A1/70 sono comparsi i primi reperti e fra questi 2

reperti litici, 1 fuserola e una accettina in pietra verde.Proseguendo nel taglio A1/60 ancora 1 reperto litico e 1 fuserola. Anche

nel vicino quadro Z1 sono comparsi reperti ceramici.Abbassando il livello dello scavo è apparsa una piccola volta nella parete

che è stata indagata. In questa particolare area immediatamente a ridossodella parete dove insisteva molto materiale di frana, si notava un terreno di

Fig. 10 - La nicchia comparsa sotto la frana e già visitata da clandestini

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colore rosso e completamente sterile.Anche la nicchia che si sviluppava sotto la volta era colma di questo ter-

reno e assolutamente sterile.Bisogna raggiungere il fondo della nicchia, nel taglio Z0/-10, per recupe-

rare una accettina in pietra verde. Purtroppo vicino sono venute alla luce 3monete da 10 Lire in alluminio, una delle quali del 1966 e un grosso botto-ne in plastica verde.Questo ritrovamento ha sconcertato tutti i partecipanti allo scavo.Dal numero dei denti sinora inventariati (2489) si può ipotizzare la depo-

sizione di almeno 120 individui.In alcuni settori a ridosso della parete rocciosa, dopo i soliti livelli molto

rimaneggiati, è comparso un lembo di terreno di diversa consistenza e colo-re che potrebbe essere stato meno rimaneggiato recentemente (Fig. 11).Questo lembo, pur molto limitato, è stato indagato con l’aiuto di studen-

ti e docenti del polo Universitario di Grosseto e con il coinvolgimento dellaDott.ssa Elsa Pacciani e del Dr. Filiberto Chilleri del laboratorio diAntropologia della Soprintendenza Archeologica Toscana.

Fig. 11 - L’unico lembo di deposito apparentemente meno rimaneggiato

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Fig. 12

LA BUCA DI SPACCASASSO: RICERCHE 2000-2004

CONCLUSIONI

In sostanza la Buca di Spaccasasso può collocarsi in quel gruppo di sitiriferibili all’Eneolitico e al Bronzo Antico, ubicati principalmente sui pro-montori costieri dell’area centrale tirrenica e frequentati a scopo funerario ecultuale del quale fanno parte le ben note grotte dello Scoglietto di Alberese,del Granduca a Punta degli Stretti sul Monte Argentario, del grottino diAnsedonia (REVEDIN 1990) e del Fontino a Montepescali (VIGLIARDI 1979,2002), più distante dalla costa, ma anch’esso situato in prossimità di un vastospecchio d’acqua salmastra. Quasi tutte mostrano una forte vocazione acontatti e scambi anche su lunghe distanze, in particolare con l’area delTirreno meridionale e, in modo più intenso e sistematico, con la Sardegna.Del tutto straordinaria appare, invece, la presenza, di una coppia di spil-

loni in metallo a T, con testa di fettuccia avvolta a spirale (vedi infra).Si tratta di esemplari di tipologia transalpina, tipo Straubing, attestati in

coppia nelle sepolture riferibili all’orizzonte della ceramica a cordicella(Schnurkeramik) e cronologicamente inquadrabili in una fase avanzataCalcolitico recente dell’Europa centrale.Questa presenza appare di notevole importanza in quanto potrebbe indi-

care un possibile percorso per gli elementi di tipologia settentrionale attesta-ti poco più a sud, nell’area del lago di Mezzano e della caldera di Latera, apartire dall’antica età del Bronzo.La completa revisione dei materiali ceramici ha evidenziato la presenza di

una forte componente anche dall’area meridionale della penisola italiana, inparticolare dell’aspetto culturale di Laterza, con ceramiche che possonoessere considerate vere e proprie importazioni o comunque fortemente con-notate in questa direzione. All’aspetto Laterza possono essere riferiti anchel’esemplare di cucchiaio e il frammento di pugnale di lamina metallica.Il recente studio dei materiali del complesso ipogeico di Fosso Conicchio

(FUGAZZOLA DELPINO & PELLEGRINI 1999) aveva già evidenziato una fortepresenza di elementi meridionali nell’area del Lazio settentrionale, che rag-giungono ora una nuova frontiera.Mentre si deve sottolineare la corrispondenza, come centri in grado di

richiamare elementi culturali così diversi e distanti, dei due siti diSpaccasasso e di Fosso Conicchio, sono ancora da individuare le ragionidella loro frequentazione. Per quanto riguarda Spaccasasso appare evidenteuna componente legata allo scambio via mare elemento questo che lo acco-muna con la grotta del Fontino. Una seconda componente, o meglio, unaintegrazione alla prima potrebbe essere lo sfruttamento del giacimento dicinabro.

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LE DATAZIONI

Un dato importante, che viene presentato in questa occasione, è l’analisicon il metodo del radiocarbonio mediante la tecnica della spettrometria dimassa ad alta risoluzione (AMS) effettuato presso il Centro di Datazione eDiagnostica (CEDAD) dell’Università di Lecce su due campioni di ossa rin-venute all’interno del deposito: 2880-2580 cal. B.C. e 2670-2460 cal. B.C.

(*) Con BP si intende qui una datazione convenzionale al radiocarbonio non calibrata il cuicalcolo implica (cfr. M. STUIVER & H.A. POLACH, Radiocarbon, Vol. 19, No.3, 1977, 355-363):- L’uso del tempo di dimezzamento di Libby (5568 anni) rispetto al valore corretto di 5730anni;- L’anno 1950 come anno di riferimento.- L’utilizzo diretto o indiretto dell’acido ossalico come standard di riferimento.

Codice Materiale Codice CeDaD Provenienza13834 Osso LTL1320A Buca di Spaccasasso (Gr)2244 Osso LTL1321A Buca di Spaccasasso (Gr)

Campione Radiocarbon Age (BP)(*) δ13C (‰) Note

LTL1320A 4142 ± 45 -15.6 ± 0.5

LTL1321A 4023 ± 40 -19.0 ± 0.5

Campione Data Calibrata Probabilità

13834 2880 - 2580 cal BC 95.4 %

Tabella 2 - Valore misurato della Radiocarbon Age

Tabella 1

Tabella 3 - Riepilogo della data al Radiocarbonio calibrata per il campione LTL1320A

Campione Data Calibrata Probabilità

2244 2670 - 2460 cal BC 93.1 %

Tabella 4 - Riepilogo della data al Radiocarbonio calibrata per il campione LTL1321A

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ELEMENTI DI ORNAMENTO

ELEMENTI IN MATERIA ORGANICA DI ORIGINE MARINA:

N. inv. 3247 - L. 14,8 mm., l. 8,9 mm., h. 21,9 mm. (Fig. 13, 1)N. inv. 2137 - L. 37,6 mm., l. 12,2 mm., h. 4,9 mm. (Fig. 13, 2)N. inv. 3222 - d. 9,4 mm., sp. 5,6 mm., foro d. 2,7 mm. (Fig. 13, 3)N. inv. 2930 - d. 7,4 mm., sp. 4,9 mm., foro d. 3,2 mm. (Fig. 13, 4)N. inv. 2875 - d. 8,2 mm., sp. 5 mm., foro d. 3,4 mm. (Fig. 13, 5)

ELEMENTI IN OSSO:

N. inv. 3264 - d. 4,2 mm., sp. 2,4 mm., foro d. 1,4 mm. (Fig. 13, 6)N. inv. 3201 - d. 6,8 mm., sp. 2,2 mm., foro d. 3 mm. (Fig. 13, 7)N. inv. 3278 - d. 4,9 mm., sp. 4,3 mm., foro d. 1,6 mm. (Fig. 13, 8)N. inv. 3422 - d. 10,4 mm., sp. 5 mm., foro d. 3,9 mm. (Fig. 13, 9)N. inv. 2403 - d. 10 mm., sp. 5 mm., foro d. 5,2 mm. (Fig. 13, 10)N. inv. 3393 - d. 10,5 mm., sp. 4,8 mm., foro d. 5 mm. (Fig. 13, 11)N. inv. 2381 - d. 10 mm., sp. 3 mm., foro d. 4,5 mm. (Fig. 13, 12)N. inv. 1707 - d. 12 mm., sp. 4,5 mm., foro d. 3,5 mm. (Fig. 13, 13)N. inv. 2698 - d. 5,4 mm., sp. 2,4 mm., foro d. 3,1 mm.N. inv. 3217 - d. 5,1 mm., sp. 2,4 mm., foro d. 2,2 mm.N. inv. 1882 - d. 7 mm., sp. 3 mm., foro d. 1,3 mm.N. inv. 3411 - d. 5,2 mm., sp. 2,1 mm., foro d. 1,6 mm.N. inv. 3392 - d. 6,3 mm., sp. 2 mm., foro d. 2,6 mm.N. inv. 2963 - d. 6,3 mm., sp. 2,5 mm., foro d. 2,3 mm.N. inv. 3284 - d. 2,7 mm., sp. 1,6 mm., foro d. 1 mm.N. inv. 3418 - d. 4,3 mm., sp. 2,2 mm., foro d. 1,4 mm.N. inv. 2881 - d. 5,2 mm., sp. 2,8 mm., foro d. 2,2 mm.

Numero 18 elementi simili:

Nn. inv. 3250, 3283, 3312, 3339, 3340, 3341, 3342, 3343, 3344,3345, 3346, 3347, 3348, 3349, 3350, 3351, 3377, 3412d. 3,1 mm., sp. 1,9 mm., foro d. 0,8 mm. (Fig. 13, 14)

CARLO CAVANNA, ENRICO PELLEGRINI

Fig. 13

LA BUCA DI SPACCASASSO: RICERCHE 2000-2004

ELEMENTI IN CERAMICA:

N. inv. 1669 - d. 9,4 mm., sp. 12,3 mm., foro d. 1,9 mm. (Fig. 14, 1)

ELEMENTI IN PIETRA DURA:

N. inv. 2976 - d. 11,5 mm., L. 19 mm., sp. 6,5 mm., foro d. 2,4 mm. (Fig. 14, 2)N. inv. 3249 - d. 6,4 mm., L. 12 mm., foro d. 2 mm. (Fig. 14, 3, 3)N. inv. 3306 - d. 6,5 mm., L. 9, 4 mm., foro d. 2,3 mm: (Fig. 14, 4)N. inv. 2841 - d. 6,6 mm., L. 7,9 mm., foro d. 2,2, mm. (Fig. 14, 5)N. inv. 3200 - d. 3,6 mm., sp. 2,1 mm., foro d. 1 mm. (Fig. 14, 6)N. inv. 2918 - d. 3,9 mm., sp. 3 mm., foro d. 1,3 mm. (Fig. 14, 7)N. inv. 2248 - d. 13,3 mm., sp. 8 mm., foro d. 2,3 mm. (Fig. 14, 8)N. inv. 2055 - d. 10,2 mm., sp. 7 mm., foro d. 2,6 mm. (Fig. 14, 9)N. inv. 13402 - d. 10,2 mm., sp. 6,4 mm., foro d. 3,1 mm. (Fig. 14, 10)N. inv. 2322 - d. 11,4 mm., sp. 8 mm., foro d. 1,5 mm. (Fig. 14, 11)N. inv. 1738 - d. 23,8 mm., sp. 4,8 mm., foro d. 11,2 mm. (Fig. 14, 12)

FRAMMENTI DI AMBRA:

N. inv. 2799 - (Fig. 14, 13)

CARLO CAVANNA, ENRICO PELLEGRINI

Fig. 14

LA BUCA DI SPACCASASSO: RICERCHE 2000-2004

Fig. 15

ELEMENTI IN VETRO:

N. inv. 2936 - d. 5,4 mm., sp. 2.8 mm., foro d. 2,3 mm. (Fig. 15, 1)N. inv. 3405 - d. 5,2 mm., sp. 4,2 mm., foro d. 1,7 mm. (Fig. 15, 2)N. inv. 387 - d. 7,4 mm., sp. 7,4 mm., foro d. 1,3 mm. (Fig. 15, 3)N. inv. 1341 - d. 7,2 mm., sp. 6 mm., foro d. 3 mm. (Fig. 15, 4)N. inv. 3416 - d. 5,3 mm., sp. 2,9 mm., foro d. 1,3 mm. (Fig. 15, 5)

BIBLIOGRAFIA

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FUGAZZOLA DELPINO M. A. & PELLEGRINI E. 1999 - Il complesso cultuale “campaniforme” diFosso Conicchio (Viterbo), Bullettino di Paletnologia Italiana Vol. 90, serie VIII: 61-159.

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REVEDIN A. 1990 - Materiali ceramici dal “Grottino” di Ansedonia, Riv. Sc. Preist. 42: 155.VIGLIARDI A. 1979 - Rapporti tra Sardegna e Toscana nell’Eneolitico finale - Primo Bronzo: la Grotta

del Fontino nel grossetano, Atti XXII Riunione Scientifica dell’I. I. P. P.: 1-42.VIGLIARDI A. 2002 - La Grotta del Fontino. Una cavità funeraria eneolitica del grossetano, Millenni,Studi di Archeologia Preistorica 4.

CARLO CAVANNA, ENRICO PELLEGRINI