il punto su ubertino da casale, in il santo 55 (2015) 317-334

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IL SANTO RIVISTA FRANCESCANA DI STORIA DOTTRINA ARTE QUADRIMESTRALE LV, 2015, fasc. 1-2 CENTRO STUDI ANTONIANI BASILICA DEL SANTO - PADOVA

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IL SANTORIVISTA FRANCESCANA

DI STORIA DOTTRINA ARTE

QUADRIMESTRALE

LV, 2015, fasc. 1-2

CENTRO STUDI ANTONIANIBASILICA DEL SANTO - PADOVA

IL SANTO

Rivista francescana di storia dottrina arte

International Peer-Reviewed Journal

ISSN 0391 - 7819

Direttore / Editor publishing

Luciano Bertazzo

Comitato di redazione / Editorial Board

Michele Agostini, Ludovico Bertazzo ofmconv, Emanuele Fontana,

Giulia Foladore, Isidoro Liberale Gatti ofmconv, Eleonora Lombardo, Leopoldo Saracini,

Valentino Ireneo Strappazzon ofmconv, Andrea Vaona ofmconv

Comitato scientifico / Scientific Board

Luca Baggio (Universita di Padova), Giovanna Baldissin Molli (Universita di Padova),

Nicole Beriou (IRHT - Paris), Luciano Bertazzo (FTTr-Facolta Teologica del Triveneto - Padova),

Michael Blastic (Siena College, NY - USA), Louise Bourdua (Warwick University - UK),

Francesca Castellani (Universita IUAV - Venezia), Jacques Dalarun (IRHT - Paris),

Maria Teresa Dolso (Universita di Padova), Donato Gallo (Universita di Padova),

Nicoletta Giove (Universita di Padova), Jean Francois Godet Calogeras

(St. Bonaventure University - USA), Giovanni Grado Merlo (Universita di Milano),

Jose Meirinhos (Universidade do Porto - P), Maria Nevilla Massaro (Conservatorio «C. Pollini»

- Padova), Antonio Rigon (Universita di Padova), Michael Robson (Cambridge University -

UK), Andrea Tilatti (Universita di Udine), Giovanna Valenzano (Universita di Padova)

Segreteria / Secretary

Chiara Giacon

Direttore responsabile / Legal Representative

Luciano Bertazzo

ASSOCIAZIONE

CENTRO STUDI ANTONIANI

Piazza del Santo, 11

I - 35123 PADOVA

Tel. +39 049 860 32 34

Fax +39 049 822 59 89

E-mail: [email protected]

http://www.centrostudiantoniani.it

INDICE DEL FASCICOLOLV, 2015/1-2

STUDI E TESTI

EMANUELE FONTANA,Le costituzioni duecentesche della provincia di Sant’Antonio 7

VALENTIN STRAPPAZZON,Vocabulaire mystique des Sermons de saint Antoine de Padoue (II) 49

MARZIA CESCHIA,I «sensi» della fede. Una teologia del corpo in Angela da Foligno:donna, mistica, francescana 123

FELICE MORETTI,Francesco d’Assisi e il diavolo 163

GIAN PIETRO ZABEO,Le parole dell’economia nei testi divulgativi di san Bernardino da Siena 189

ORLANO TODISCO,L’incarnazione dell’infinito secondo G. Duns Scoto e la modernita.Verso una «nuova scuola scotista»? 227

NOTE E RICERCHE

ALBERTO DIAZ-DIAZ,San Antonio de la Florida (Madrid). La fantasia matritense recreacaprichos patavinos. Metamorfosis que sufre san Antonio de Paduajunto a las riveras del Manzanares para convertirseen san Antonio de la Florida por voluntad popular 255

BERNARD FORTHOMME,Le consentement au corps et a la somatisation dans la traditionintellectuelle franciscaine 273

GIOVANNI PAVONI,42o Convegno internazionale di studi.«Frate Francesco e i Minori nello specchio dell’Europa» 285

MARIA TERESA DOLSO,I frati Osservanti e la societa in Italia nel secolo XV.Note di lettura sul XL convegno internazionale di Assisi 299

LUCIANO BERTAZZO,La resilienza di una memoria. Le ‘‘sources clariennes’’. Nota di lettura 309

FELICE ACCROCCA,Il punto su Ubertino da Casale. Nota di lettura 317

ROBERTO MILAZZI,Alcune riflessioni intorno al rilievo del coro della basilica del Santoin due disegni di John Talman (1677-1726) 335

NOTE E RICERCHE

«Il Santo», LV (2015), pp. 317-334

FELICE ACCROCCA

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE

NOTA DI LETTURA

Per molti aspetti la figura di Ubertino da Casale – uomo inquieto, abilee pronto nella disputa, adattabile alle esigenze della politica, anima co-munque infiammata e passionale – resta ancora avvolta dal mistero. Nonsolo l’enigma dei suoi ultimi anni di vita, ma anche la frequentazione delcardinale Napoleone Orsini e quindi degli ambienti curiali, fanno di luiun personaggio affascinante, contraddittorio e – a tratti – persino ambi-guo: fu Ubertino, infatti, a identificare Bonifacio VIII (e il suo successoreBenedetto XI) con l’Anticristo mistico e la Chiesa romana con Babylon,ma egli non esito a mettere sulla bocca di altri una cosı imbarazzante – edelicatissima! – affermazione1.

1. UN’ASSENZA DIFFICILE DA SPIEGARE

Scelta opportuna, dunque, quella della Societa internazionale di studifrancescani2, che si e proposta di fare il punto su colui che, assieme ad An-

1 Com’e noto, Ubertino ne attribuı la responsabilita al Clareno e ai suoi compagni:rinvio in proposito a quanto ho scritto nella mia Introduzione a Expositio super Regu-lam Fratrum Minorum di Frate Angelo Clareno, a cura di GIOVANNI BOCCALI. Con introdu-zione di FELICE ACCROCCA e traduzione italiana di MARINO BIGARONI (Pubblicazioni dellaBiblioteca Francescana Chiesa Nuova-Assisi, 7), Assisi 1995, pp. 5-84: 15-17. Sulla pro-blematica, piu in generale, cf. RAOUL MANSELLI, La terza eta, «Babylon» e l’Anticristo mi-stico, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoria-no», 82 (1970), pp. 47-79; IDEM, L’Anticristo mistico: Pietro di Giovanni Olivi, Ubertinoda Casale e i papi del loro tempo, in «Collectanea Franciscana», 47 (1977), pp. 5-25.

2 Cf. Ubertino da Casale. Atti del XLI Convegno internazionale. Assisi, 18-20 ottobre2013 (SISF. Convegni XLI, n.s. 24), Centro italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto2014. Premetto che, per non moltiplicare le note, quando si tratta di citazioni o riferi-menti a questo volume, molte volte ho preferito inserire direttamente nel testo l’indica-zione delle pagine.

gelo Clareno, fu «il principale esponente degli Spirituali francescani fraXIII e XIV secolo» 3: una scelta quasi obbligata, del resto, dopo che nel2006 l’attenzione si era concentrata sullo Spirituale marchigiano4. Restaora da auspicare un incontro di studio su colui che entrambi ritennero loromaestro e del quale serbarono grata memoria anche nei momenti piu diffi-cili, allorche fu colpito da condanne postume virulente, vale a dire Pietro diGiovanni Olivi. Un convegno sull’Olivi, peraltro, offrirebbe l’occasione percolmare la lacuna presente nell’incontro di cui sono appena stati pubblica-ti gli Atti, vale a dire un esame della concezione escatologica di Ubertino,mancanza resa piu evidente dal fatto che – sulla scorta degli studi di RaoulManselli e David Burr – proprio l’escatologismo degli Spirituali e stato unodegli aspetti maggiormente indagati dalla storiografia religiosa nel corsodel Novecento. L’indubbia sovraesposizione dell’argomento rispetto ad al-tri – certo interessanti, ma rimasti piu in ombra – non ne giustifica infattil’estromissione in un convegno che per sua natura si proponeva di affron-tare globalmente la personalita di Ubertino.

Elenco ora i temi affrontati dai vari autori, in modo da dare subito unquadro complessivo del volume: Ubertino nella storiografia, e oltre (MarcoBartoli, pp. 3-26); Autoritratto del dissidente da giovane. Gli anni della for-mazione di Ubertino nel primo Prologo dell’ ‘‘Arbor vitae’’ (Antonio Montefu-sco, pp. 27-81); Ubertino da Casale, ‘‘fervens praedicator evangelicae verita-tis’’ (Marina Soriani Innocenti, pp. 83-111); Historia y proceso redaccionaldel ‘‘Arbor vitae’’ (Carlos M. Martınez Ruiz, pp. 113-147); Ubertino e lo ‘‘Spi-ritus libertatis’’ (Riccardo Parmeggiani, pp. 149-187); Ubertino e le fontifrancescane (Francesco Verderosa, pp. 189-215); ‘‘Noster familiaris solicituset discretus’’: Napoleone Orsini e Ubertino da Casale (Paolo Vian, pp. 217-298); Ubertino contro la Comunita: argomenti e posta in gioco (RobertoLambertini, pp. 299-323); L’‘‘enigma’’ degli ultimi anni di Ubertino da Casale(Alberto Cadili, pp. 325-402); La reception de l’oeuvre et de la figure d’Uber-tin de Casale (Sylvain Piron, pp. 403-442). Nelle pagine che seguono, mipropongo non tanto di dare una sintesi ordinata dei diversi interventi,quanto piuttosto di concentrarmi, a partire da essi, su aspetti nodali dellavicenda ubertiniana.

2. LA BIOGRAFIA DI UBERTINO: UN DILEMMA NON DEL TUTTO RISOLTO

La biografia di Ubertino, da sempre oggetto di discussione, continua,senza alcun dubbio, a far discutere; le notizie in proposito sono scarse, in

318 FELICE ACCROCCA

3 GIAN LUCA POTESTA, Gli studi su Angelo Clareno. Dal ritrovamento della raccoltaepistolare alle recenti edizioni, in «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», 25 (1989),pp. 111-143: 111.

4 Cf. Angelo Clareno francescano. Atti del XXXIV Convegno internazionale. Assisi,5-7 ottobre 2006 (SISF. Convegni XXXIV.n.s. 17), Centro italiano di studi sull’alto me-dioevo, Spoleto 2007.

gran parte desumibili dal primo Prologus dell’Arbor vitae. Comunemente sene accetta quale anno di nascita il 1259 sulla scorta del fatto che egli stessocomputo il 1305 – anno in cui, per sua esplicita ammissione, il Casaleseporto a compimento la prima stesura dell’Arbor – come il trentaduesimodalla sua conversione: Ubertino fece dunque il suo ingresso tra i Minorinel 1273, e poiche quando vi entro aveva quattordici anni, ecco che i contitornano. Ma le cose stanno davvero cosı? Non possiamo esserne troppo si-curi, perche il percorso interiore del Casalese fu piuttosto accidentato, con-trassegnato come fu da cadute e risalite, ed e difficile capire che cosa eglivoglia davvero intendere quando parla di conversione. In ogni caso, e certoche Ubertino entro nell’Ordine durante il generalato di Bonaventura, comerisulta da quanto riferisce nella Sanctitas vestra: qui, dopo aver citato unbrano della lettera inviata ai frati dal ministro generale nel 1257, ne richia-ma infatti un’altra che Bonaventura «misit de voluntate generalis capituli»,per poi osservare che da allora le cose erano andate progressivamente peg-giorando; infine conclude: «Et tanta videtur differencia status ordinis illiustemporis, quo ipsum intravi, ad istud, quanta sani et pulcri hominis ad in-fectum»5. Quand’e, dunque, che Ubertino entro nell’Ordine? Nel periododella seconda lettera, intorno al 1266? Oppure durante il generalato di Bo-naventura, per cui la sua entrata potrebbe differirsi fino al 1274?

Come si vede, il terreno e piuttosto infido e prova ne e il fatto che lecronologie ricostruite dagli studiosi non sono concordi, soprattutto rispet-to ad alcune fasi particolari della vita del Casalese. Il punto di divergenzamassimo si registra intorno alla data dell’incontro con Angela da Foligno– che Ubertino definı madre «di vita veramente angelica» – e a quella delsoggiorno parigino: alcuni collocano quest’ultimo negli anni ’70-’80, subitodopo il suo noviziato, altri ancora negli anni ’90 del XIII secolo. Egli ebbeinfatti notizia dell’esistenza della mistica folignate al termine di un periododi nove anni, nel corso dei quali soggiorno, come si vedra, anche a Parigi:l’incertezza testuale che grava sulla cronologia – i codici superstiti trasmet-tono lezioni differenti – non consente del resto di stabilire in modo defini-tivo se Ubertino avesse avuto notizia di Angela nel corso del suo venticin-quesimo anno di eta o di vita religiosa. Questo, in breve, e lo status quae-stionis.

Nel suo stimolante intervento, Montefusco ritiene che «la lezione piu‘‘antica’’» [vigesimoquinto anno etatis mee] che finisce per collocare «l’in-contro con Angela al 1284-1285, presenta [...] una difficolta meno decisadi quanto gli studiosi abbiano voluto credere» rispetto all’altra lezione«piu difficoltosa», tanto nella versione intermedia [vigesimoquinto anno re-ligionis mee], quanto – e ancora piu – nella seconda redazione [vigesimo-

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 319

5 Il testo fu edito da Franz Ehrle – il quale si baso sul ms. Basel, Universitatbiblio-thek, C.V. 19 – nel 1887: cf. FRANZ EHRLE, Zur Vorgheschichte des Concils von Vienne, in«Archiv fur Litteratur und Kirchen-Geschichte des Mittelalters», 3 (1887), pp. 51-89:79, rr. 21-22 (per il riferimento alle lettere di Bonaventura, cf. ibid., rr. 9-21).

quinto anno religionis mee deformate], dove «posto che la traduzione sia‘‘vita religiosa’’», «il sintagma religio deformata e hapax privo di qualsiasioccorrenza nei fontes franciscani come altrove» (p. 46). Da parte mia riten-go giusto, anzitutto, tradurre con «vita religiosa» l’espressione utilizzatatanto nel borrador quanto nella seconda redazione; non credo, inoltre, siaopportuno dar troppo peso all’espressione inusuale di Ubertino che, comea suo tempo evidenzio Martino Damiata, in piu occasioni presenta un lin-guaggio a dir poco singolare6.

E vero, inoltre, che Ubertino parla di una prima fase di quattordici annidurante i quali fu occupato «in primis quoque exercitiis», cui fece seguitouna prima svolta determinata dall’incontro con Giovanni da Parma: standoa quanto Ubertino stesso attesta in altro luogo dell’Arbor vitae (V, 3: IesusFranciscum generans), l’incontro sarebbe avvenuto nel 1285 e la sua con-versione quattro anni dopo, alla notizia della morte di frate Giovanni avve-nuta a Camerino. Vi fu pero una seconda ricaduta: «nam novem annorumspacio quibus legi et Parisius fui, sic totam primam reformationem fedave-ram». Dopo di allora egli incontro Angela: ora, anche tenendo conto di in-certezze che certo permangono, qualora volessimo adottare la lezione vige-simoquinto anno etatis mee, i conti non tornerebbero comunque. I primiesercizi, che lo occuparono per quattordici anni (una lezione diversa vor-rebbe tredici, ma la cosa e di poco conto), debbono certo collocarsi dopol’ingresso in religione e non prima, visto che egli aveva quattordici anniquando vestı il saio. Vi fu poi una prima svolta, una ricaduta, quindi l’in-contro con Angela, che non puo collocarsi nel suo venticinquesimo annodi eta. Dobbiamo dunque aderire alla seconda ipotesi e ritenere che nelventicinquesimo anno di vita religiosa mal condotta (religionis mee defor-mate) Ubertino incontro la «reverenda e santissima madre», la quale con-tribuı a dare un orientamento definitivo alla sua vita.

Quando accadde questo? Se i nove anni debbono contarsi a partire dal-la morte di Giovanni si arriverebbe al 1298, ma la cosa non sembra cosıprobante; appare logico, dunque, fissare l’incontro nel corso degli anni ’90.

Mi sembra invece risolutivo quanto afferma Montefusco riguardo alsoggiorno parigino. Ubertino accenna infatti a un periodo di nove anni,«quibus legi et Parisius fui». Giustamente, Montefusco osserva come dacio non possa arguirsi «l’idea di un soggiorno di nove anni integralmentetrascorso a Parigi» (p. 47), cio che invece viene generalmente ammesso.Allo stesso modo, ritengo convincente la sua proposta di considerare la ste-sura del primo Prologo successiva a quella dell’opera; Ubertino ne autoriz-zo allora la circolazione, in un momento in cui egli «doveva sentirsi parti-colarmente ‘‘vicino’’ al papato» (p. 59). In un primo tempo, l’opera non siera infatti diffusa, almeno al di fuori di cerchie ristrette: le affermazionisu Bonifacio VIII e Benedetto XI, entrambi identificati con il mistico anti-

320 FELICE ACCROCCA

6 Cf. MARTINO DAMIATA, Pieta e storia nell’«Arbor vitae» di Ubertino da Casale (Biblio-teca di Studi Francescani, 19), Firenze 1988, pp. 70, 78-82.

cristo, non avrebbero peraltro consentito al suo autore di scampare a unagrave condanna. Quanto a ipotizzarne la datazione, Montefusco propendeper il 1317 (pp. 63-66). Personalmente ritengo che questa fase debba inve-ce collocarsi durante il pontificato di Clemente V, dopo la condanna di al-cune proposizioni dell’Olivi da parte del concilio di Vienne, cio che spiegapure la prudente posizione assunta dal Casalese nei confronti del frate pro-venzale. Non mi sembra infatti che nel 1317, anno in cui si aprı in Curia unprocesso a carico di Ubertino, egli dovesse sentirsi particolarmente vicinoal papato.

3- UBERTINO E LE SUE FONTI

Neppure mi sento di sottoscrivere le affermazioni, originariamente for-mulate da Jacques Dalarun e quindi riprese da Montefusco (pp. 61-63) e daPiron (p. 411), che tendono a stabilire un legame tra Ubertino e la stesuradel codice 1046 della Biblioteca Augusta di Perugia, che e il testimone uni-co della Compilatio Assisiensis e contiene un bollario particolarmente ric-co. Il codice, copiato da diverse mani, fu messo insieme nello stesso perio-do all’interno dello scrittorio del Sacro Convento (le maiuscole all’iniziodei capitoli furono vergate, in quasi tutto il manoscritto, dal medesimo co-pista) e vide la luce tra la primavera del 1310 e la prima parte del 1312:contiene, infatti, la lettera Ex frequentibus di Clemente V del 21 marzo1310, mentre manca della Exivi de paradiso, emanata dallo stesso ponteficeil 6 maggio 1312, che certo avrebbe figurato nella raccolta se il codice fossestato copiato dopo quella data. Ma che cosa poteva avere a che fare Uberti-no – sempre polemico nei riguardi delle richieste di privilegi avanzate daifrati (basti leggere i testi che redasse in quel torno di anni per renderseneconto) – con un codice che al contrario si mostra attentissimo nel sottoli-neare i privilegi dell’Ordine7?

Quanto invece al possibile nesso tra Ubertino e lo Speculum perfectionis– legame prospettato a suo tempo da Daniele Solvi, ripreso poi da Dalarun,quindi da Montefusco (pp. 63-66) –, come ho gia sostenuto altrove ritengoche i motivi di comunanza evidenziati per sostenere un condiviso filonespirituale tra Ubertino e l’Anonimo della Porziuncola, varrebbero purequalora si volesse stabilire un legame tra l’Anonimo e il Clareno. Dire dipiu mi sembra difficile8.

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 321

7 Finora, di questa prima parte del codice (fol. 1ra-77vb) si possedevano solo de-scrizioni incomplete, tuttavia quella pubblicata nella Introduzione alla recente edizionecritica delMemoriale consente ora di verificare agevolmente la verita di tale asserzione:cf. THOMAS DE CELANO, Memoriale. Editio critico-synoptica durarum redactionum ad fi-dem codicum manuscriptorum. Curaverunt FELICE ACCROCCA - ALEKSANDER HOROWSKI

(Subsidia scientifica franciscalia, 12), Roma 2011, pp. LXI-XC.8 Rinvio, in proposito, a FELICE ACCROCCA, Un santo di carta. Le fonti biografiche di

san Francesco d’Assisi (Biblioteca di Frate Francesco, 13), Milano 2013, pp. 528-534.

Il problema delle fonti di Ubertino appare centrale, in riferimento so-prattutto all’Arbor vitae. D’altronde, lo stesso frate, descrivendo nel primoPrologo quali fossero state le sue modalita di scrittura dell’opera, ammetteche egli dettava «vel ab aliis libris accipiebam». Di certo, attinse a un buonnumero di sermoni, in gran parte suoi: questo aspetto, di cui appare diffici-le dubitare, e stato da lungo tempo inquadrato con lucidita 9: Marina Soria-ni Innocenti l’affronta ora con maggiore sistematicita, individuando diver-si sermoni la cui paternita e ascrivibile al Casalese. Molte altre fonti, ingran parte da identificare, vengono inglobate nell’Arbor, e non di rado sonopiegate a sostenere un punto di vista diverso da quello originario: Gian Lu-ca Potesta, ad esempio, mostro in qual modo Ubertino, nel nono capitolodel terzo libro dell’Arbor (Iesus pro nobis indigens), attinse a piene manidall’Apologia pauperum di Bonaventura, salvo piegare a un fine diverso itesti del dottore serafico10. Non tutto, in quello stesso capitolo, deriva peroda Bonaventura, poiche, oltre a considerazioni incidentali, che mostranotuttavia una diversa visione del presente, nella terza parte (il capitolo e di-viso in diciotto parti) Ubertino espone considerazioni che meriterebberoqualche approfondimento, soprattutto attraverso un confronto attentocon i suoi scritti successivi 11.

Purtroppo, finche non avremo a disposizione una vera e propria edizio-ne critica con un adeguato apparato di fonti (ha ragione da vendere Pironnel sostenere che un tale obiettivo «est sans conteste la priorite absoluedes recherches sur Ubertin»: p. 427), il terreno sara sempre sdrucciolevole.L’impresa, d’altronde, appare improba e non so quanto perseguibile daparte di una sola persona. Certo, ai fini del reperimento delle fonti l’edizio-ne veneziana del 1485 puo gia bastare per avviare delle ricerche sistemati-che, e forse l’ipotesi potrebbe essere presa in considerazione qualora si rac-cogliessero i risultati finora raggiunti relativamente a piccole porzioni ditesto e ci si giovasse dell’ausilio di banche dati e dei moderni strumenti dicatalogazione. Allo stesso modo, si potrebbero avviare ricerche settoriali,certo piu facili: in tal senso, resta suscettibile di ulteriori approfondimentiil tema delle fonti francescane.

A tal riguardo, Ubertino ha in realta dimestichezza con molte piu fontirispetto a quelle che cita espressamente: prova ne e il fatto, ad esempio,

322 FELICE ACCROCCA

Sul possibile legame tra Ubertino, lo Speculum perfectionis, la Compilatio Assisiensis,torna anche FRANCESCO VERDEROSA, Ubertino e le fonti francescane, pp. 202-204.

9 Rinvio a DAMIATA, Pieta e storia, pp. 74-78 e ai riferimenti ivi segnalati.10 GIAN LUCA POTESTA, San Bonaventura nell’«Arbor vitae crucifixae Jesu» di Uber-

tino da Casale, in «Miscellanea Francescana», 76 (1976), pp. 187-196, in particolare189-196.

11 POTESTA (ibid., p. 191) avvertiva che le considerazioni contenute in questa terzaparte «vanno ritenute come sue [di Ubertino] personali aggiunte»: in effetti, da alcunisondaggi su scritti oliviani non ho ottenuto alcun riscontro. Relativamente all’ususpauper, per quanto attiene alle posizioni di Ubertino al tempo della magna disceptatio,cf. ROBERTO LAMBERTINI, Ubertino contro la Comunita, pp. 316-323.

che egli ben conoscesse il contenuto della Regula non bullata che pure nonrichiama mai nei suoi scritti, dal momento che – come risulta dalle affer-mazioni presenti in Arbor vitae V, 5 (Iesus normam constituens) – giudicasufficiente il riferimento alla bullata; nella circostanza, infatti, egli descrivecon precisione il contenuto del testo presentato a Innocenzo III e che dicenon solo di aver letto, ma anche di esserne in possesso, quantunque questo«nihil plus habeat in sententia quam hec sacra regula quam nunc habe-mus»12. Non darei dunque per scontato il fatto che egli «non ebbe a dispo-sizione copie di libri di Tommaso da Celano e nessuno gliene passo suffi-cienti notizie», ne, ancor meno, che egli «non usa le Vite di Tommaso per-che il suo maestro, Olivi, non gli aveva insegnato a farlo» (p. 206). E vero,piuttosto, quanto gia osservava Edith Pasztor13, e cioe che – diversamentedal Clareno – tra le fonti agiografiche utilizzate, Ubertino (i cui raccontinon rivelano alcuna affinita con la Legenda trium sociorum: cf., invece, p.207) tiene costantemente presente la Legenda maior, che cita molte voltead litteram senza menzionarla14, integrandola e anche correggendola conla testimonianza di frate Leone15.

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 323

12 Ubertino, che identifica la primitiva forma vitae presentata a Innocenzo III con laRegula non bullata (quella stessa regola, peraltro, esordisce con tale affermazione), di-chiara: «Ostendit etiam hoc continentia formule illius tunc composite, quam ego legi ethabebam in manu quando ista scripsi, in qua multitudo evangelicorum consiliorumcontinetur et habet duplum vel triplum de littera, licet nihil plus habeat in sententiaquam hec sacra regula quam nunc habemus, que postea fuit per Spiritu Sanctu scriptaet divino celitus dato testimonio et papali munimine confirmata. Confirmativum etultimum huius regule fuit ipsius ad compendiosa verba reductio celica testificatio etpapalis confirmatio» (cito da UBERTINUS DE CASALI, Arbor vitae crucifixae Iesu, with anintroduction and bibliography by CHARLES T. DAVIS, Bottega d’Erasmo, Torino 1961, ri-produzione anastatica dell’edizione veneziana del 1485, p. 444a: corsivo mio). Tale rife-rimento, passato sotto silenzio nel convegno assisano, credo sia importante per capirealcuni aspetti della posizione del Casalese.

13 EDITH PASZTOR, San Bonaventura: biografo di san Francesco? Contributo alla «que-stione francescana», in EADEM, Francesco e la «questione francescana», a cura di ALFONSO

MARINI, prefazione di GRADO G. MERLO (Medioevo Francescano. Saggi, 5), Edizioni Por-ziuncola, S. Maria degli Angeli-Assisi 2000, p. 247.

14 Si veda, ad esempio, quanto egli scrive in Arbor vitae III, 9: la «breve e appassio-nata commemorazione di Francesco, che amo la poverta piu di quanto nessuno abbiaamato il denaro» (cosı POTESTA, San Bonaventura nell’«Arbor vitae crucifixae Jesu», pp.193-194) altro non e che citazione ad litteram da Legenda maior VII, 1, r. 8 (in AnalectaFranciscana X, Quaracchi 1926-1941, p. 587: Ubertino riprende anche il rigo seguente);gia Bonaventura, tuttavia, mutuava ad litteram dalMemoriale di Tommaso 47,1, rr. 10-12 (THOMAS DE CELANO, Memoriale, pp. 112 e 113). Subito dopo Bonaventura fa riferi-mento a fatti menzionati nella Legenda maior VII, 7-8, quindi afferma (Arbor vitae III,9, p. 198a): «innumera fecit, de quibus pauca in Legenda sunt scripta».

15 Tra gli scritti redatti negli anni della magna disceptatio, si vedano, senza nessunapretesa di completezza: Sanctitas vestra (vedi nota 5), pp. 52-54, rr. 29-14; p. 65, rr. 11-27 (il riferimento alla legenda non rinvia, come vorrebbe Ehrle, ibid., nota 2, al Memo-riale di Tommaso, ma a Legenda maior VII, 2, rr. 8-9); p. 72, rr. 23-25; p. 74, rr. 15-17 (ri-

E altrettanto vero che, in affermazioni come la seguente – che pure, vatenuto conto, reagivano a quelle dei suoi contradditori durante la magnadisceptatio –, mostra tutta la propria distanza da Bonaventura: «Nec valet,quod adducitur de ecclesia – scrive nella Declaratio –, que in paupertateincepit, in deliciis habundat; quia ecclesia est unus corpus ex diversis stati-bus tanquam ex diversis membris compositum, unumquodque institutio-nem sua debet, sicut membrum complexionem propriam, conservare» 16.Nella sua famosa lettera a un maestro anonimo, in un passaggio altrettantonoto e sovente citato, Bonaventura aveva invece affermato che cio che gliaveva fatto amare sopra ogni cosa la vita di Francesco era proprio il fattoche essa si rivelasse simile all’inizio e alla perfezione della Chiesa: cosı co-me questa ebbe inizio da semplici pescatori e poi progredı fino ad averegrandi dottori, qualcosa di simile era avvenuto all’Ordine francescano,che aveva preso avvio da persone semplici, ma poi aveva richiamato nelleproprie fila anche uomini di grande cultura, un segno incontrovertibiledella benevolenza e accondiscendenza divina17.

4. UBERTINO E L’ORSINI: UN RAPPORTO DUREVOLE

In ogni caso, Ubertino fu coinvolto con il potere molto piu di quantonon lo sia stato Angelo Clareno (pp. 280-283) e ha ragione Paolo Vian nelrintracciarne una delle cause – forse la principale – «nel maggiore coinvol-gimento nel mondo di Ubertino rispetto al Clareno» (p. 282) 18. Potere che,in definitiva, ebbero un nome e un volto preciso, quello appunto di Na-poleone Orsini: il rapporto tra i due fu alla base del ruolo che Ubertino eb-be nella polemica contro lo Spiritus libertatis e del coinvolgimento con ilpartito imperiale che ne caratterizzo l’ultima fase di vita. Le relazioni diParmeggiani, Vian e Cadili illuminano, da prospettive diverse, tale rappor-to indubbiamente complesso, nel quale Ubertino finı per giocare un ruoloforse maggiore rispetto a quanto non si sia stati finora disposti a credere;

324 FELICE ACCROCCA

ferimento a Compilatio Assisiensis 103, 10; Speculum perfectionis 72, 9); pp. 74-75, rr.26-24; p. 76, rr. 8-12; p. 77, rr. 4-5; p. 79, rr. 28-32; p. 85, rr. 21-31. Rotulus iste (in EHR-

LE, Zur Vorgheschichte, pp. 93-135), p. 111, rr. 13-20; p. 116, rr. 21-24. Super tribus sce-leribus [ed. AUBAIN HEYSSE, in «Archivum Franciscanum Historicum», 10 (1917), pp.123-174], p. 130; pp. 136-137. Declaratio (in EHRLE, Zur Vorgheschichte, pp. 162-195),p. 168, rr. 21-31; pp. 175-176, rr. 37-7; pp. 177-178, rr. 7-12; p. 186, rr. 14-15 (cita Legen-da maior V, 1, rr. 20-21); pp. 187-188, rr. 35-2.

16 EHRLE, Zur Vorgheschichte, p. 170, rr. 1-4.17 Cf. Epistola de tribus quaestionibus ad magistrum innominatum, num. 13, in SAN

BONAVENTURA, Opuscoli francescani/1. Traduzione di A. Boni, S. Cerrini, R. Paciocco. In-troduzione di LUIGI PELLEGRINI. Indici di J.G. Bougerol (Sancti Bonaventurae Opera,edizione latino-italiana XIV/1), Roma 1993, pp. 106 e 108 (testo latino); 107 e 109 (trad.italiana).

18 Cf. PAOLO VIAN, Angelo Clareno e Ubertino da Casale: due itinerari a confronto, inAngelo Clareno francescano, pp. 167-225.

un rapporto che gli avversari non mancarono di rimproverargli, accusan-dolo sovente di ipocrisia: lui, l’ardente difensore dell’usus pauper e dellamemoria dell’Olivi che l’aveva teorizzato, tranquillamente a suo agio nellafamilia cardinalizia dell’Orsini, in cui certo non sopravviveva tra gli stenti!

I suoi avversari, come gia s’e detto, non ebbero tra mani l’Arbor vitae altempo della magna disceptatio; certo, avrebbero potuto comunque far levasu alcune affermazioni di Ubertino, il quale, nel riferire le argomentazionidegli avversari in quella terza sezione del capitolo Iesus pro nobis indigensche sembra essere un frutto suo proprio, asserisce: «Et qui iacet in domoalicuius divitis in precioso loco et qui stant cum regibus, principibus, car-dinalibus et prelatis aliis non servant usum pauperem, cum vivant de illo-rum opulentia dominorum et multas tales adducunt instantias. Ex quibussequitur pauperem usum esse rem precipitii et inoservabilem et per hocvitii et non virtutis»19. Affermazioni che potevano rivelarsi pericolose e cer-to strumentalizzabili a suo discapito, a meno che Ubertino non volesse an-ticiparne le obiezioni, asserendo che pure in situazioni come quelle da luielencate si poteva e doveva mantenere uno stile vita confacente alla pro-pria professione religiosa e alla sostanza del voto emesso. Ci si dovrebbeinfatti chiedere perche egli non le abbia cancellate nel momento in cui de-cise di dar via libera alla circolazione del testo.

Mi pare si possano condividere nella sostanza le ricostruzioni, attente edocumentate, formulate con molta circospezione, anche se con differentisfumature, da Parmeggiani, Vian, Cadili. Ricostruzioni che propongonodegli itinerari senza poterli tuttavia sostenere con tono deciso, perche la si-tuazione delle fonti e tale da indurre alla prudenza. Non sono cosı chiari,infatti, i rapporti tra l’ambiente minoritico e lo Spiritus libertatis e forse ledemarcazioni non furono neppure tanto nette quanto si e voluto far crede-re: da qui anche la determinazione di Ubertino nel volersi smarcare daBentivegna, cio che gli offriva l’occasione di accusare d’indecisione la mag-gioranza dell’Ordine, a suo avviso rea di non aver avvistato il pericolo e dinon aver reagito con decisione20.

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 325

19 Arbor vitae III, 9, p. 187a.20 RICCARDO PARMEGGIANI, Ubertino e lo ‘‘Spiritus libertatis’’, p. 177, nota 70, recepen-

do la tesi di Potesta, ritiene che la ricostruzione degli eventi fornita dal Clareno «sia as-sai piu vicina agli eventi di quanto finora ritenuto» (cf. anche p. 178). Potesta, infatti[GIAN LUCA POTESTA, La duplice redazione della ‘‘Historia septem tribulationum’’ di AngeloClareno, in «Rivista di Storia e Letteratura religiosa», 38 (2002), pp. 1-38], propende peruna composizione del testo da parte del Clareno in due fasi distinte, identificando com-mittente e destinatario della prima redazione nel cardinale Giacomo Colonna: secondola sua ricostruzione, la prima redazione si sarebbe chiusa in sei tribolazioni, ultimata«con tutta probabilita fra la primavera e l’estate 1314» (ibid., p. 20). In un secondo mo-mento, falliti ormai gli obiettivi per i quali era stata stesa la prima redazione, Clarenoavrebbe rimesso mano al proprio lavoro, dandogli la forma definitiva quale la cono-sciamo nel testo edito. Da parte mia, ritengo di aver offerto prove sufficienti a infirma-re la sostenibilita di tale tesi [cf. FELICE ACCROCCA, «Filii carnis-filii spiritus»: il ‘‘Liber

Fu ancora il rapporto con l’Orsini che condusse Ubertino ad aderire,nell’ultima parte della sua vita, alla fazione imperiale, motivo che inducea guardare all’Italia invece che a Gembloux come suo approdo definitivo.Differentemente dal Clareno, Ubertino fu un animale politico, al puntoche Albertino Mussato non esito a definirlo «astutus et ingeniosus» al pari(«similiter») di Marsilio da Padova (cf. pp. 328, 342), e non credo di andarlontano dal vero nel dire che fu anche a causa di quest’astuzia e di quest’in-gegno che il sodalizio con l’Orsini duro a lungo: in effetti, tali qualita nonsolo permisero al frate di adeguare la propria navigazione ad acque diver-se, ma non dovettero – ne potevano – dispiacere a un politico di razza qualera appunto l’Orsini. I due non furono certo del tutto assimilabili e mentrequest’ultimo fu anzitutto ‘‘romano’’, l’altro rimase sempre, pur con certeambiguita, un francescano Spirituale (cf. p. 284); entrambi furono pero de-gli sconfitti e per entrambi «l’approdo ultimo fu il medesimo, con il ripudio(aperto per il francescano, silenzioso per il cardinale) della Chiesa avigno-nese, per gettarsi nelle braccia dell’imperatore, con la speranza che fosselui a riformare la Chiesa e la cristianita» (p. 285).

Un aspetto non rilevato nel convegno, ma credo meritevole di attenzio-ne, riguarda il ruolo giocato da Ubertino nella decorazione dell’abside del-la basilica inferiore di Assisi, una decorazione soppiantata nel 1623 dalGiudizio universale di Cesare Sermei, ma di cui si conservano accurate de-scrizioni nella biografia che il Vasari dedico a Stefano Fiorentino e nellaguida alla decorazione della chiesa redatta da fra Ludovico da Pietralunga,oltre a copie parziali eseguite nei secoli XV-XVI che raffigurano san Fran-cesco quale «angelo del sesto sigillo». Come scrive Elvio Lunghi, al qualeva il merito della scoperta, «nella calotta dell’abside sopra le tre finestre –probabilmente la sola parte della tribuna absidale completata dalla bottegadi Giotto responsabile della decorazione di questa parte del transetto –compariva un san Francesco con le braccia aperte in forma di croce, piuo meno nella posizione raffigurata da Sassetta nel quadro della collezioneBerenson, che accoglieva sotto la sua protezione un folto gruppo di santidell’Ordine insieme a frati, suore e devoti, dipinti soltanto nelle teste. Ilsanto volgeva lo sguardo verso l’alto in direzione di un Cristo crocifissoritratto nelle sembianze di serafino, cioe con la meta inferiore del corpocelata da due ali, mentre due angeli in volo incoronavano san Francescocon una corona reale. Ai lati del Crocifisso erano due angeli che portavanoin alto l’uno una chiesa e uno specchio, l’altro un panno e un trono. Sullasommita del catino era un globo formato da tre cerchi concentrici e ornato

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chronicarum sive tribulationum Ordinis Minorum’’, in Angelo Clareno francescano, 49-90: 56-75, ora in IDEM, Un ribelle tranquillo. Angelo Clareno e gli Spirituali francescanifra Due e Trecento (Collana Viator, 8), Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli-Assi-si 2009, 285-316: 289-304], ma queste non sembrano convincere Sylvain Piron, il qualeritiene che «l’hypothese d’une redaction en deux temps ne me paraıt pas devoir etreabandonnee» (La reception de l’oeuvre, p. 411, nota 21).

da tre paia di ali. La parete curva era delimitata da una cornice ornata dacherubini. Il fregio del sottarco racchiudeva figure di vecchi, giovani e don-ne con in mano oggetti simbolici»21. Questa Allegoria delle Stimmate di sanFrancesco, dipinta da Giotto o da un suo stretto collaboratore tra il 1308 eil 1311 e non terminata a motivo della «brusca partenza» dei pittori, chefurono poi sostituiti dal Lorenzetti 22, traeva ispirazione dall’Arbor di Uber-tino o comunque dal pensiero dello Spirituale francescano, in quegli anniattivo in Umbria e potente proprio in ragione del suo legame con l’Orsini.

5. LA FASI REDAZIONALI DELL’ ‘‘ARBOR VITAE’’

Sorgono tuttavia delle complicazioni: se l’approdo definitivo di Uberti-no sembra potersi collocare in Italia piuttosto che a Gembloux, cio vienea mettere in discussione la ricostruzione delle fasi redazionali prospettataper la prima volta da Carlos M. Martınez Ruiz ormai vent’anni fa e da luiriproposta nel convegno assisano23: secondo lo studioso, infatti, dopo laprima redazione nel 1305 a La Verna, Ubertino abbozzo una nuova stesuradell’Arbor vitae tra il 1312 e il 1316, infine trasformata in una seconda reda-zione tra il 1326 e il 1329, quando il frate si trovava ormai nel monasterobenedettino di Gembloux24. Come mettere insieme le due cose? Sylvain Pi-ron, prendendo spunto dal fatto che la seconda redazione del Liber di An-gela da Foligno – una riscrittura originatasi negli ambienti della devotiomoderna – vide la luce nei Paesi Bassi, formula l’ipotesi («une hypothese

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21 ELVIO LUNGHI, La perduta decorazione trecentesca nell’abside della chiesa inferioredel S. Francesco ad Assisi, in «Collectanea Franciscana», 66 (1996), pp. 479-510: 490-491. Si veda ancora IDEM, L’influenza di Ubertino da Casale e di Pietro di Giovanni Olivinel programma iconografico della chiesa inferiore del S. Francesco ad Assisi, ibid., 67(1997), pp. 167-188, dove tali affermazioni vengono integralmente riprese a pp. 166-167.

22 Cosı LUNGHI, L’influenza di Ubertino da Casale, p. 168.23 Lo studioso ne offrı un’anteprima nel 1995 [CARLOS M. MARTINEZ RUIZ, Il processo

redazionale dell’ ‘‘Arbor vitae crucifixae Iesu’’ di Ubertino da Casale, in Editori di Quarac-chi 100 anni dopo. Bilancio e prospettive. Atti del Colloquio Internazionale. Roma 29-30maggio 1995. Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. Pontificio Ateneo An-tonianum. A cura di ALVARO CACCIOTTI - BARBARA FAES DE MOTTONI (Medioevo, 3), Roma1997, pp. 275-278], quindi affronto piu ampiamente la questione in IDEM, Ubertino deCasale, autor de dos versiones del ‘‘Arbor vitae’’, in «Archivum Franciscanum Histori-cum», 89 (1996), pp. 447-468; vi ritorno nella sua tesi dottorale, in seguito pubblicata:IDEM, De la dramatizacion de los acontecimientos de la Pascua a la Cristologia. El cuartolibro del ‘‘Arbor vitae crucifixae Iesu‘‘ de Ubertino de Casale (Studia Antoniana, 41), Ro-ma 2000.

24 Una prima intuizione, in tal senso, era stata formulata da BETRAND G. GUYOT,L’‘‘Arbor vitae crucifixae Iesu’’ d’Ubertin de Casale et ses emprunts au ‘‘De articulis fidei’’de S. Thomas d’Aquin, in Studies honoring Ignatius Charles Brady, Friar Minor. Editedby ROMANO S. ALMAGNO and CONRAD L. HARKINS (Franciscan Institute Publications. Theo-logy Series, 6), St. Bonaventure, New York 1976, pp. 293-307.

de travail qui devra etre mise a l’epreuve»: p. 440) che pure la versione cor-retta dell’Arbor vitae (la seconda redazione di cui parla Martınez Ruiz) siastata prodotta verso il 1400 dai discepoli di Ruysbroek, ipotesi, peraltro,gia prospettata da Potesta 25.

La questione non e facile ed e difficile aderire senza titubanze all’una oall’altra prospettiva: contro le tappe cronologiche proposte da MartınezRuiz ostano tanto il fatto che negli ultimi anni Ubertino non si trovava aGembloux (le analisi di Cadili mi sembrano vincenti), ma pure il fatto cheben difficilmente, proprio negli anni in cui aderı al partito imperiale, Uber-tino avrebbe epurato dall’Arbor vitae l’identificazione di Bonifacio VIII e diBenedetto XI con il mistico anticristo che compare nel libro V, cap. 8 (Ie-sus falsificatus) della prima redazione 26, dal momento che proprio taleidentificazione avrebbe potuto rafforzare la proposta secondo cui il papa-to, dopo la bufera attraversata sotto l’autoritario Bonifacio VIII, con l’asce-sa al pontificato di Giovanni XXII aveva finito per toccare il colmo dell’a-biezione; d’altra parte, i testi segnalati dallo stesso Martınez Ruiz sembra-no escludere una rielaborazione d’altra mano e rinviare direttamente aUbertino.

Certo lo Spirituale gioco un suo ruolo nei Paesi Bassi e credo che a suotempo Romana Guarnieri abbia visto giusto nell’attribuirgli la peroratioche in diversi manoscritti accompagna il Liber di Angela da Foligno27: pro-prio Ubertino, quindi, potrebbe aver introdotto il Liber in area brabanti-

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25 Cf. GIAN LUCA POTESTA, Ubertino da Casale e la ‘‘altissima paupertas’’ tra GiovanniXXII e Ludovico il Bavaro, in «Oliviana», 4 (2012), inserito in linea il 14 marzo 2013,consultato il 13 aprile 2015. A pagina 10, nota 8, dopo aver riferito la posizione di Mar-tınez Ruiz, Potesta avverte: «Vi e da chiedersi pero se tale ‘‘seconda redazione’’ non siastata piuttosto allestita proprio negli ambienti certosini e monastici dalle cui bibliote-che provengono i codici: ambienti interessati per finalita devozionali a esaltare la cifracristologica dell’opera e ad attenuarne la cifra polemica, antipapale e antigerarchica».URL: http://oliviana.revues.org/471.

26 Cf. MARTINEZ RUIZ, De la dramatizacion, pp. 72-75; IDEM, Ubertino de Casale, autorde dos versiones del ‘‘Arbor vitae’’, p. 455, dove lo studioso precisa che «tal operacion, anivel doctrinal, es de maxima importancia»; ma si veda pure, p. 465, l’omissione dialcune affermazioni che comparivano nella prima redazione di Arbor vitae IV, 7 (Iesusdilecto stratus): «Hi enim dilecti, tempore temptationum impii Antichristi tam misticiquam aperti, ab omni distractio temporalium amore se uincti...».

27 ROMANA GUARNIERI, Santa Angela? Angela, Ubertino e lo spiritualismo francescano.Prime ipotesi sulla ‘‘Peroratio’’, in Angele de Foligno. Le dossier, edite par GIULIA BARONE etJACQUES DALARUN, sous le patronage de l’American Academy in Rome, de l’Ecole francai-se de Rome, et de l’Universita degli studi di Roma «La Sapienza», Rome 1999, pp. 203-265. L’ipotesi, comunque, non e nuova: ALFONSO MARINI, Ubertino e Angela: l’ ‘‘Arbor vi-tae’’ e il ‘‘Liber’’, ibid., pp. 319-344: 322-325, offre un riepilogo delle posizioni storiogra-fiche sul rapporto di Angela con gli Spirituali, menzionando anche alcuni interventi suipossibili autori della Peroratio. Il primo, tuttavia, ad avanzare tale ipotesi fu ADOLFO

MARTINI, Ubertino da Casale alla Verna e la Verna nell’ ‘‘Arbor vitae’’, in «La Verna», 11(1913), pp. 273-344: 333-334.

na28. E possibile che il Casalese possa aver rivisto l’Arbor vitae curandoneuna nuova edizione che, tuttavia, non avrebbe avuto altra diffusione senon nella versione purgata negli ambienti della devotio moderna, gli stessiche curarono la redazione minor del Liber di Angela? Siamo, come si vede,nel terreno delle pure ipotesi...

6. IL SUCCESSO POSTUMO DI UBERTINO:PRIME INDAGINI SU ALCUNI VOLGARIZZAMENTI

Gli interventi di Lambertini e Piron spingono, tra l’altro, a riflettere sul‘‘successo’’ di Ubertino nei secoli seguenti. Piron offre dati interessanti ine-renti soprattutto alla diffusione dell’Arbor 29 – si potrebbe forse aggiungerela testimonianza di Camilla Battista Varano, che cita Ubertino nel capitoloXII della sua autobiografia?30 –, mentre le analisi di Lambertini spingono ariflettere sulla scarsa diffusione di altri scritti ubertiniani, quelli in partico-lar modo (ma non solo) redatti nel corso della magna disceptatio. I due in-terventi mi hanno spinto a compiere ulteriori ricerche. Piron, infatti, invita(p. 422, nota 56) a studiare il cod. Roma, Biblioteca Vallicelliana, B-131,segnalato a suo tempo dal Callaey, mentre il saggio di Lambertini mi e sta-to di stimolo e aiuto nel momento in cui mi sono imbattuto in un altro co-dice della Biblioteca Casanatense.

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 329

28 La cosiddetta redazione minor del Liber si presenta, in effetti, come una sua ri-scrittura originatasi negli ambienti della devotio moderna, nella quale furono amputatipassi che nella prima versione conservavano un sorprendente accordo con alcune tesidi Eckhart e cambiata la prospettiva di altri, in modo tale che il tono complessivo del-l’opera diventasse «quello proprio della letteratura di edificazione» (EMORE PAOLI, Ledue redazioni del ‘‘Liber’’: il perche di una riscrittura, in Angele de Foligno. Le dossier,pp. 29-70: 54). Che la proposta sia plausibile lo mostra proprio il fatto che nessu-no dei cinque manoscritti di questa famiglia conservi il testo della Peroratio, il cui tonoaggressivo avrebbe potuto ingenerare problemi. E ben possibile, come anche Paoliprospetta (cf. ibid., p. 70), che proprio Ubertino abbia introdotto l’opera in area bra-bantina.

29 Da correggere, pero, quanto si dice a p. 435, circa la traduzione castigliana chie-sta da Isabella la Cattolica al canonico di Toledo Alonso Ortiz, «restee inedite mais con-servee en quatre volumes manuscrits», poiche, in realta, l’opera e stata edita alcuni an-ni or sono: UBERTINO DE CASALE, Arbol de la vida crucificada. Edicion LUIS PEREZ SIMON

(Publicaciones Instituto Teologico Franciscano. Serie Mayor, 46), Murcia 2007 [rinvioalla mia recensione, in «Archivum FranciscanumHistoricum», 103 (2010), p. 517-520];allo stesso modo non credo (cf. p. 424, nota 59) sia da identificare con il Liber chronica-rum del Clareno la Cronica gestorum beati Francisci et sociorum eius usque ad modernatempora che si trovava un tempo nella biblioteca conventuale di Santa Croce a Firenze,ma con la Chronica XXIV Generalium.

30 Cf. SILVANA DI MATTIA SPIRITO, Una figura del francescanesimo femminile tra Quat-trocento e Cinquecento: Camilla Battista da Varano (problemi e ricerche), in Cultura e so-cieta nell’Italia medievale. Studi per Paolo Brezzi, I (Studi storici, 184-187), Roma 1988,pp. 295-314: 304.

Il codice della Vallicelliana31, in realta, sembra non produrre nuovi te-sti ubertiniani: da un suo primo esame, le parti che vengono comunementeattribuite a Ubertino sembrano infatti essere un’opera autonoma, regolar-mente divisa in capitoli in gran parte costituita da passi ubertiniani trattidall’Arbor vitae, testo messo insieme da un anonimo frate che peraltro po-trebbe essersi servito dell’edizione a stampa del 1485, come si evince dalfatto che trascrive lo stesso errore che quest’ultima presenta a p. 184b[«propter quod et apostolus dicit II Cor. VIII Sicut (recte: Scitis) gratiamDomini nostri Iesu Christi...»]: «Como dice lo apostolo Paulo alli Corinthij8º capitulo Sicut gratiam Domini nostri Yesu Christi...» (fol. 61r).

Che ci troviamo di fronte a un’eterogenea antologia, valgano a dimo-strarlo le affermazioni seguenti: «Onde allegano costoro che el nostro Se-gnore messer Yheso Christo alli apostoli dixe: Mangiate et bevete de quellecose che ve sonno aprontate. Et dicono ancora che sancto Francesco repe-tendo dice nella regola: De tucti li cibi che li sonno posti nanti li sia licitode mangiare. Contra de quisti tali prevaricatori responde el venerabile pa-tre frate Johanni de Capestrano, dicendo nella sua declaratione // che que-sta licentia, cioe De omnibus cibis qui apponuntur eis liceat manducare, chesolo e data ad colloro che vanno de intorno per viaggio mandati per lasancta obedientia et non per quilli che vanno vagabundi o vero per sensua-lita de le loro corpora» (fol. 60r-v). Se l’antologia ubertiniana inizia racco-gliendo brani (fol. 60r) dall’Arbor vitae III, 9 – testo sul quale abbiamo giasoffermato la nostra attenzione –, essa non si limita pero a quel lungo capi-tolo. Esemplifico ancora una volta con le affermazioni che seguono: «Eldice el venerabile Ubertino in varii lochi, maxime nel versiculo el qualecomenza cosı Yhesu normam constituens, in 5º cº, dove dice, de po moltecose...» (fol. 68r). Il testo in verita meriterebbe un’edizione e una piu accu-rata analisi, dalla quale per ora mi esimo; basta qui l’aver fornito elementiatti a dare un’idea sufficiente della sua natura.

E interessante peraltro segnalare – cosa finora non rilevata nelle descri-zioni del codice a mia conoscenza – che subito dopo questa silloge si trovaun altro testo molto interessante, Delle punitioni et maledictioni che ha li

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31 Il manoscritto B-131 della Biblioteca Vallicelliana di Roma – un documento che,sotto molteplici aspetti, appare di estremo interesse per la storia francescana – non haricevuto, finora, un’attenzione adeguata da parte degli storici. Imprecise e lacunose ri-sultano le descrizioni che ne abbiamo, per lo piu interessate agli scritti di Francesco inesso contenuti: si vedano, ad esempio, JACQUES CAMBELL, Les ecrits de Saint Francois de-vant la critique, in «Franziskanische Studien», 36 (1954), pp. 87-88; SOFRONIUS CLASEN,Legenda antiqua S. Francisci. Untersuchung uber die nachbonaventurianischen Franzi-skusquellen, Legenda trium sociorum, Speculum perfectionis, Actus B. Francisci et socio-rum eius und verwandtes Schrifttum (Studia et documenta franciscana, 5), Leiden1967, pp. 142-143; KAJETAN ESSER-REMY OLIGER, La tradition manuscrite des Opusculesde saint Francois d’Assise. Preliminaires de l’edition critique (Subsidia scientifica franci-scalia, 3), Ed. Antonianum, Rome 1972, pp. 81-82. Nelle mie trascrizioni uniformo ac-centuazioni e «u/v» all’uso corrente.

giudei dela morte de Yheso Christo (foll. 70r-71r), che si chiude con la noti-zia: «Et queste cose referı secretamente uno giudeo facto christiano chese chiamava mastro Francesco da Bologna, homo assai docto in medicina.Et e stato per medico in Ascoli et in piu altri lochi della Marcha de Ancona.Amen» (fol. 71r)32.

Il codice 5120 della Biblioteca Casanatense di Roma e stato descritto inanni non lontani da Claudia Costacurta e Luca Montecchio, i quali propen-dono per attribuirlo a fra Antonio Bruni, «considerando la possibilita cheesso sia un autografo»33. In realta, il codice – cosı come si presenta ora, nel-la sua complessita – e il frutto di mani diverse e gli stessi autori ne indivi-duano quattro34. Conto di tornare in altra occasione sulla questione, limi-tandomi per ora a osservare che avrei qualche difficolta ad attribuire allaprima mano i foll. 191r-232v, che contengono il volgarizzamento delleCostituzioni generali di Assisi del 1316. La prima mano, dunque, avrebbevergato i foll. 1r-190v, 321r-340v; non sono infatti convinto che le sezioni«A e B sembrano essere state prodotte dallo stesso copista ma con tipi discrittura diversi»35. Anzi, neppure credo siano state prodotte nello stessoscrittorio, perche diverso e lo specchio di scrittura. Allo stesso modo, nonsono affatto sicuro che l’opera possa attribuirsi ad Antonio Bruni: il codiceviene localizzato a Siena36 perche un colophon riporta quali indicazionitopica e cronica: «die 6 iunii 1503, in mane, in loco fr. minorum de Ob-servantia Capriole extra Senas» (fol. 278r). Il volgarizzatore delle Costitu-zioni farineriane e lo stesso sia delle Costituzioni di Benedetto XII del1336 sia della bonaventuriana Epistola de tribus quaestionibus, come risul-ta dal colophon di fol. 316r, che reca quale indicazione cronologica «27 Iu-nii 1503».

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 331

32 Una versione latina dello scritto e stata pubblicata da ALEXANDER PATSCHOVSKY, Li-turgie des Bosen: Ketzer, Juden, Muslime, in «Rivista di storia del cristianesimo», 5(2008), pp. 115-129: conto di tornare sulla questione in altra occasione.

33 CLAUDIA COSTACURTA - LUCA MONTECCHIO, Vita e opere di frate Antonio Bruni da Fi-renze. Descrizione del codice della Biblioteca Casanatense di Roma, ms. 5120 e trascrizio-ne di un opuscolo, in Revirescunt Chartae. Codices documenta textus. Miscellanea in ho-norem fr. Caesaris Cenci ofm, I, curantibus ALVARO CACCIOTTI et PACIFICO SELLA (Medioevo5), Ed. Antonianum, Romae 2002, pp. 431-494: 432.

34 Cf. COSTACURTA - MONTECCHIO, Vita e opere, p. 465, dove, a motivo di un refuso tipo-grafico, si fa terminare la sezione scritta dalla prima mano al fol. 252v; in realta il testodelle Costituzioni di Assisi termina al fol. 232v, come risulta peraltro qualche paginadopo (p. 468). Secondo gli autori (ibid., pp. 465-466) le sezioni si dividono nel modo se-guente: «A) ff. 1r-252v/321r-340v B) ff. 253r-316r. [...] C) ff. 341r-348r [...] D) ff. 348v-350v». In luogo di 252v, bisogna percio leggere 232v; in luogo di 253r, 233r. Come dice-vo, ho difficolta ad attribuire alla stessa mano che verga la sezione A anche i foll. 191r-232v.

35 Ibid., p. 466.36 Cf. ibid., p. 462.

La sezione B, dunque, fu volgarizzata alla Capriola nel 1503, ma cionon prova che anche le rimanenti risalgano allo stesso torno di tempo o al-la medesima zona. Puo affacciarsi, in realta, l’ipotesi che il volgarizzatoredella sezione A abbia tradotto non da testi manoscritti, quanto piuttostoda raccolte a stampa, quali, ad esempio, i Firmamenta trium Ordinum, edi-ti a Parigi nel 1512, oppure lo Speculum Minorum, edito a Venezia nel1513: in esse il volgarizzatore poteva infatti comodamente racimolare lagran parte dei testi da lui volgarizzati37.

Al fol. 323r, dopo alcuni estratti da Peckham, la rubrica introduce untesto anonimo con le parole: «Item Quidam». Che ci si trovi di fronte a untesto di Ubertino lo sappiamo grazie a colui che, in un’epoca successiva, haredatto la ‘‘tavola’’ e che sembra essere molto bene informato quanto allanatura dei testi. Egli si era reso gia conto che – cosı come hanno ormai ap-purato accurati studi condotti nella seconda meta del secolo XX38 – il com-mento attribuito a Bonaventura rinvia piuttosto a Peckham39, e che l’ano-nimo del fol. 323r e in realta Ubertino da Casale in uno scritto da lui direttoa Clemente V40. Il brano, che si estende fino al fol. 328r, volgarizza l’ultimaparte della Sanctitas vestra, edita da Franz Ehrle sulla base del ms. Basel,Universitatbibliothek, C.V. 1941: il brano puo dunque risultare utile in queicasi in cui ci si trova di fronte a lezioni errate o dubbie del codice di Ba-silea.

7. A MO’ DI CONCLUSIONE

In definitiva, se per alcuni aspetti Ubertino resta ancora un mistero,molti punti sono stati senz’altro segnati. Certo, il cammino da fare restalungo e non sappiamo quanto sara necessario attendere per avere final-mente un’edizione critica dell’Arbor vitae, impresa che in verita sembra ec-

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37 Tali testi sono stati accuratamente descritti da JEAN-XAVIER LALO, Les recueils dessources juridiques franciscaines (1502-1535). Description et analyse, in «Archivum Fran-ciscanum Historicum», 73 (1980), pp. 257-340, 527-640; 74 [1981), pp. 146-230. Le dueraccolte indicate – le uniche a contenere tutti i commenti alla Regola tradotti nel codi-ce Casanatense 5120 – sono descritte, rispettivamente, alle pp. 527-571, 572-584.

38 Offre un quadro della questione, prospettando una soluzione che mi sembraplausibile, ROBERTO LAMBERTINI, Apologia e crescita dell’identita francescana (1255-1279) (Nuovi studi storici, 4), Roma 1990, pp. 133-139.

39 Scrive infatti: «La dichiaratione di Giovanni da Picciano frate nostro 1» (fol.350r).

40 «Frate Ubertino da Casale risposta et suplicatione che fece a papa Clementequinto 333» (fol. 350v). L’estensore della Tavola si basa sulla numerazione antica, chepero dal fol. 189 passa al fol. 200, saltando quindi 10 fogli. Le due numerazioni, l’anticae la moderna, concordano percio fino al fol. 189 per poi differenziarsi (cf. COSTACURTA -MONTECCHIO, Vita e opere, p. 463). Qui si e seguita, come hanno fatto gia Costacurta eMontecchio, la numerazione moderna.

41 In specifico, Sanctitas vestra, pp. 84-89, rr. 37-17.

cedere le forze di una sola persona, quel Martınez Ruiz che assicura sia gia«en curso» (p. 116, nota 2). Non lo benediremo mai abbastanza, quandoportera a compimento il voto promesso.

L’Arbor, infatti, ha impregnato di se la vita spirituale soprattutto dal XVsecolo in poi e, in particolar modo – ma non solo – gli ambienti femminili,peraltro causando gran danno ai nemici di Ubertino: ne sa qualcosa il po-vero frate Elia, il quale, a dire del Casalese, avrebbe una volta indossatoun abito che, per lunghezza e ampiezza, grandezza delle maniche e delcappuccio nonche per la preziosita del panno, appariva molto difformedalla modestia prescritta da Francesco: il santo fece allora chiamare Eliae, alla presenza di molti, si sarebbe fatto prestare da lui quell’abito; dopoaverlo indossato sopra il suo, avrebbe quindi messo in scena una di quelle‘‘rappresentazioni’’ che i frati ben conoscevano42, per poi dirgli: «Cosı cam-mineranno i bastardi dell’Ordine!» (Arbor vitae V, 7, p. 449b).

Questo racconto, frutto della leggenda sorta intorno a frate Elia 43, hagoduto di una grossa fortuna. Raccolto dall’autore dello Speculum vitae esuccessivamente veicolato da cronisti e biografi di Francesco, costituisceuna riprova non solo dell’amara sorte toccata all’antico sodale di Francesco,ma anche della fortuna di cui hanno goduto, nel corso dei secoli, Ubertinoda Casale e la sua opera piu famosa, appunto l’Arbor vitae crucifixae Iesu.

SOMMARIO

La Nota di lettura presenta il volume degli Atti del 41º Convegno della Societainternazionale di studi francescani (Assisi, 2013) dedicato alla figura di Ubertinoda Casale, appassionato frate, figura di spicco dell’inquietudine spirituale france-scana tra ’200 e ’300, con una vicenda biografica avvolta ancora nel mistero per variaspetti. La Nota piu che offrire un’analisi dei vari contributi si sofferma particolar-mente su alcuni aspetti nodali della vicenda ubertiniana, cosı come e stata varia-mente trattata nell’ambito storiografico nel corso del tempo.

Parole chiave: Ubertino da Casale OMin; Arbor vitae; Spirituali; Storia francescana.

IL PUNTO SU UBERTINO DA CASALE 333

42 Scrive ERICH AUERBACH, Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale (Saggi,199), Einaudi, Torino 1956, p. 170, che Francesco, dal momento della conversione finoal giorno della morte, «tutto quello che fece fu una rappresentazione; e le sue rappre-sentazioni erano di tale forza che egli trascinava con se tutti coloro che lo vedevano one avevano soltanto notizia».

43 Piu possibilista riguardo alla sua autenticita si mostra GIAN LUCA POTESTA, Storiaed escatologia in Ubertino da Casale (Scienze religiose, 5), Vita e Pensiero, Milano1980, p. 124, nota 48; anche SERVUS GIEBEN, Per la storia dell’abito francescano, in «Col-lectanea Franciscana», 66 (1996), pp. 431-478: 435, ritiene che il racconto, «almeno nelsuo nocciolo, non sembra affatto inverosimile». Ubertino assicura: «Refero unum quodsemel audivi, relatione certissima, contra superfluitate habituum factum a Sancto». Daparte mia, non escludo che Francesco possa aver avuto uno scontro simile con qualchefrate, ma resta certo sospetta la sua identificazione con Elia, che – non va dimenticato –gli Spirituali indicavano come l’origine di tutti i mali.

SUMMARY

This Note presents the volume of the Acts of the 41st Congress of the Inter-national Society of Franciscan Studies, held in Assisi in 2013, entirely dedicatedto the figure of Ubertino of Casale. Ubertino is a passionate friar and a prominentfigure during the Franciscan spiritual apprehension between the ’200 and the ’300but whose biography is still mysterious for various aspects. The Note rather than of-fering an analysis of the various contributions of the Congress, focuses particularlyon some key aspects of the ubertinian story as it has been variously treated in thehistoriography context over the time.

Parole chiave: Ubertino of Casale OMin; Arbor vitae; Spirituals; Franciscan history.

Felice AccroccaPontificia Universita Gregoriana, [email protected]

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