carlo bini, per le lettere all'adele

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LAURA DIAFANI PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI ESTRATTO da RASSEGNA STORICA TOSCANA ORGANO DELLA SOCIETA ` TOSCANA PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO Anno LIX - N. 1 – Gennaio-Giugno 2013 Leo S. Olschki Editore Firenze

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LAURA DIAFANI

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838)DI CARLO BINI

ESTRATTO

da

RASSEGNASTORICA TOSCANA

ORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA

PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO

Anno LIX - N. 1 – Gennaio-Giugno 2013

Leo S. Olschki EditoreFirenze

Anno LIX - n. 1 GENNAIO-GIUGNO 2013

RASSEGNASTORICA TOSCANA

ORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA

DEL RISORGIMENTO

LEO S. OLSCHKI EDITORE

F I R E N Z E

ISSN 0033-9881

RASSEGNA

STORIC

ATOSCANA

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IX,

2013,

n.

1

RASSEGNA STORICA TOSCANAORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO

Anno LIX - n. 1 GENNAIO-GIUGNO 2013

Direttore responsabile: SANDRO ROGARI

Redattore capo: FABIO BERTINI

Redazione: DOMENICO MARIA BRUNI, GIUSTINA MANICA, SHEYLA MORONI,GABRIELE PAOLINI, MARIA GRAZIA PARRI, MARCO PIGNOTTI, CHRISTIAN SATTO

Comitato scientifico: PAOLO BAGNOLI, PIER LUIGI BALLINI, FABIO BERTINI,DOMENICO MARIA BRUNI, COSIMO CECCUTI, ZEFFIRO CIUFFOLETTI, FULVIO CONTI,

ROMANO PAOLO COPPINI, MARIA FRANCESCA GALLIFANTE, LUIGI LOTTI, GIUSTINA MANICA,GABRIELE PAOLINI, MARCO PIGNOTTI, SANDRO ROGARI, MARCO SAGRESTANI,

SIMONE VISCIOLA, ALESSANDRO VOLPI

S O M M A R I O

Bicentenario ricasolianoUna rassegna di studi promossi dal Comitato Nazionale per il bicen-tenario della nascita di Bettino Ricasoli

Sandro Rogari, Il Comitato Nazionale per il Bicentenario della nascitadi Bettino Ricasoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Daniele Bronzuoli, Discussione su Bettino Ricasoli imprenditoreagricolo e pioniere del Risorgimento vitivinicolo italiano . . . . . . . . . . » 7

Fabio Bertini, Discussione su La Toscana dal governo provvisorio alRegno d’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12

Donatella Cherubini, Discussione su Pisa dal Granducato al Regnod’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20

Gabriele Paolini, Discussione su Nazione e Stato. L’Italia di Ricasoli edi De Gasperi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26

Danilo Barsanti, Discussione su La rivoluzione toscana del 1859 . . . » 35

Giustina Manica, Discussione su Bettino Ricasoli. Discorsi parlamentari » 47

Controrivoluzione

Alessandro De Luca, L’insorgenza toscana e la pubblicistica controrivo-luzionaria ad Arezzo: «Digitus Dei est hic» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53

Societa della Restaurazione

Andrea Sallese, Matrimoni e successioni in una famiglia della piccolanobilta toscana nella Restaurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73

Fonti epistolari

Laura Diafani, Per le «Lettere all’Adele» (1838) di Carlo Bini . . . . . » 101

Amedeo Benedetti, Contributo alla biografia di Amelia Sarteschi Calani » 135

Profili

Donato D’Urso, I Prefetti di Pisa dopo l’Unita . . . . . . . . . . . . . . . . » 159

Recensioni

Donatella Cherubini, Stampa periodica e Universita nel Risorgimento. Giornali e giornalisti aSiena, di Fabio Bertini (p. 175); Fiorella Imprenti, Riformiste. Il municipalismo femminile ineta liberale, di Sheyla Moroni (p. 176); Alessandro Leoncini, Pietro Tommi. Un chimico trala Parigi de «I Miserabili» e l’Universita di Siena, di Maria Grazia Parri (p. 177); GiustinaManica, Sonnino, Villari e la questione meridionale nel declino della Destra storica (con do-cumenti editi e inediti), di Fabio Bertini (p. 178); Pistoia nell’Italia unita. Identita cittadina ecoscienza nazionale, a cura di Alberto Cipriani, Andrea Ottanelli e Carlo Vivoli, di GiuseppeGregori (p. 179).

Volume pubblicato con il determinante contributo di

Tutti gli articoli proposti alla rivista sono soggetti a un esame preliminare per valutare laloro rispondenza ai criteri propri di un contributo di carattere scientifico. Gli articoli chesuperano questo screening preliminare vengono sottoposti a un sistema di revisione in‘‘doppio cieco’’, con esame compiuto da uno specialista della tematica. L’autore puo esserechiamato a rivedere il suo testo sulla base delle raccomandazioni del referee perche possasuperare una seconda lettura. La direzione si riserva comunque la decisione finale in meritoalla pubblicazione.

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Pubblicato nel mese di luglio 2013

Anno LIX 2013

RASSEGNASTORICA TOSCANA

ORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA

DEL RISORGIMENTO

LEO S. OLSCHKI EDITORE

F I R E N Z E

Volume pubblicato con il determinante contributo di

Fonti epistolari

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI

1. Storia di una dispersione

Le lettere d’amore indirizzate nel 1838 dallo scrittore e patriota livornese

Carlo Bini (1806-1842) a Adelaide Giuseppa Barbera Veronica De Witt

(1808-1838)1 – per tutti Adele –, moglie del livornese Michele Perfetti, nel-l’ambito di una relazione adulterina durata alcuni mesi, sono arrivate a varcare

le soglie del secondo millennio con molta fatica e dopo tante peripezie. La lo-

ro vicenda e, infatti, intricata e travagliata, come si conviene a un carteggioamoroso scaturito da una relazione segreta.

Alla fine della storia d’amore, gli amanti si restituiscono le rispettive

missive, come usava. Le lettere autografe di Carlo a Adele gia nell’autunnodel 1838 tornano tra le carte dello scrittore, destinate a essere quasi tutte

«postume e clandestine» (con l’azzeccata dittologia coniata per Bini da Gi-

no Tellini 2). Di lı a poco, il 6 dicembre 1838, Adele da alla luce una bam-bina, ma muore pochi giorni dopo, alle 4 del mattino del 10 dicembre, di

«idrope», come recita l’atto di morte.3 Tocca alla «pubblica levatrice» bat-

tezzare la piccola con il nome della madre, Adelaide, il giorno successivo.4

Adele viene sepolta nel cimitero della parrocchia di San Matteo e il marito

(«non sappiamo se rassegnato o ignaro» 5) incarica proprio Carlo di dettare

l’epigrafe sepolcrale:

1 Cosı i nomi di battesimo di Adele, nel Registro dei battesimi del Duomo di Livorno (16 marzo1808, p. 48).

2 Cfr. G. TELLINI, Carlo Bini, scrittore postumo e clandestino, in C. BINI, Manoscritto di un pri-gioniero e altre cose, a cura di G. Tellini, Palermo, Sellerio, 1994, pp. 183-212, poi in L’arte dellaprosa. Alfieri, Leopardi, Tommaseo e altri, Firenze, La Nuova Italia, 1995, pp. 117-138.

3 Dal Registro dei morti del Duomo di Livorno (10 dicembre 1838, p. 163).4 La bambina fu battezzata l’11 dicembre 1838 con i nomi di Adelaide Carlotta Augusta Anna

Perfetti (dal Registro dei battesimi del Duomo di Livorno, 11 dicembre 1838, p. 319).5 D. PROVENZAL, Aneddoti, in Le piu belle pagine di Carlo Bini, scelte da D. Provenzal, Milano,

Treves, 1931, p. 287.

MORTA LA NOTTE DEL IX DICEMBRE MDCCCXXXVIII

QUI FINALMENTE RIPOSA

ADELE PERFETTI NATA DEWITT.EBBE

INDOLE SCHIETTA AFFETTUOSA

CUORE GENTILE MELANCONICO

VITA BREVE INFELICE

E SPIRO GEMENDO DI ABBANDONARE

APPENA NATA LA SUA FIGLIOLETTA.IL MARITO I FRATELLI E LA MADRE QUASI MORENTE

CON MOLTE LAGRIME

QUESTA MEMORIA DI AMORE E DI DOLORE

PONEVANO.6

Quattro anni dopo, il 12 novembre 1842, anche lo scrittore muore, im-provvisamente ma non inaspettatamente, mentre si trova a Carrara per lavoro.Ha inizio ora la vicenda editoriale dei suoi scritti inediti e del suo epistolario e,insieme, comincia la travagliata storia delle lettere a Adele. Per i primi amicieditori delle opere di Bini questo carteggio amoroso clandestino e, com’e ov-vio, materia delicata. La soluzione e presto trovata: nelle edizioni ottocente-sche delle opere di Carlo Bini le lettere a Adele vengono incluse parzialmentein forma di «frammenti», mascherate da brevi prose riflessive, da «pensieri»insomma, accreditando cosı l’immagine di un Bini aforista che non esiste, mache di fatto e schermo nato in sede editoriale per camuffare il Bini epistolo-grafo innamorato di una signora sposata.

Il curatore della prima edizione degli Scritti biniani (1843),7 Silvio Gian-nini, ha tra le mani gli autografi di queste lettere d’amore, ma rinuncia a pub-blicarle perche e precoce rivelare la relazione adulterina: il marito di Adele,Michele Perfetti, non solo nel 1843 e vivente, ma e anche amico e ammiratoredi Bini e figura addirittura tra i sottoscrittori della silloge.8 Giannini non ri-nuncia a portare alla luce alcuni brani che gli appaiono particolarmente pre-gevoli ed escogita un espediente: estrapola ventidue frammenti che pubblicanella sezione Lettere sotto il titolo di Frammenti e con l’accortezza di masche-rare la natura epistolare e sentimentale dei testi di provenienza.9 Il resto lo fa

102 LAURA DIAFANI

6 Scritti di Carlo Bini, seconda edizione notevolmente accresciuta per cura di G. Levantini-Pie-roni, Firenze, Successori Le Monnier, 1900, p. 554.

7 Cfr. Scritti editi e postumi di Carlo Bini [a cura di S. Giannini], Livorno, Al Gabinetto Scien-tifico Letterario [Tipografia di P. Vannini], 1843 [ma gennaio 1844].

8 Cfr. Elenco dei Signori Associati, ivi, pp. I-XVIII.9 Cfr. Scritti editi e postumi di Carlo Bini, cit., pp. 263-269.

Mazzini: approntando l’introduzione anonima agli Scritti con un ritratto ro-mantico e idealizzante di Carlo, lascia cadere il riferimento alla morte precoced’una «fanciulla amata»10 che – in mancanza di precisazioni sul suo stato ci-vile – tutto induce a pensare fosse assai giovane e nubile. E questa pubblica-zione travestita la prima forma in cui sono edite in piccola parte le lettere aAdele, cosı da non destare sospetti e risentimenti.11

Un quarto di secolo dopo, nel 1869, con la pubblicazione di una nuova epiu ampia raccolta di Scritti biniani a cura di Giuseppe Levantini-Pieroni,12 lanecessita di salvaguardare il segreto della relazione amorosa si ripropone, siapur in modo attenuato. Ora la distanza cronologica alleggerisce il problema,ma a complicare la situazione interviene la questione degli autografi delle let-tere a Adele, che, dopo l’edizione degli Scritti del 1843, dalle mani di SilvioGiannini sono passati (o forse sarebbe meglio dire tornati) in quelle dell’avvo-cato livornese Adriano Biscardi, caro amico di Bini e gia depositario del segre-to di quell’amore.13 Levantini-Pieroni riceve i manoscritti da uno degli eredidi Biscardi, Giulio Salvestri, ma tardivamente, a edizione quasi pronta. Il chepregiudica non poco il suo lavoro: solo con gli autografi alla mano il curatorepuo accorgersi che i testi pubblicati da Giannini come Frammenti altro nonsono che estratti del carteggio amoroso. Cosı, per motivi insieme logistici edi discrezione, Levantini-Pieroni opta per la soluzione piu economica: mantie-ne i ventidue frammenti gia editi nel volume di Giannini del 1843, ne aggiun-ge altri e muta il titolo della sezione da Frammenti a Pensieri; accanto, pub-blica ventuno lettere d’amore inedite sotto il titolo Alla sua donna, lasciandola destinataria anonima e omettendo i passi piu strettamente personali cheavrebbe potuto condurre all’identificazione dell’amata.14

10 [G. MAZZINI], Ai giovani, ivi, p. XVI (ma sul proemio idealizzante di Mazzini, cfr. S. TIMPA-

NARO, Alcuni chiarimenti su Carlo Bini, cit., pp. 276-285 e T. SCAPPATICCI, Lo scrittore emarginato.Carlo Bini e la critica, Cassino, Garigliano, 1995, pp. 18-23). Di una «ingenua giovinetta» parla ancheAngelica Palli Bartolommei, nell’articolo Alcune memorie intorno a Carlo Bini, in «La Nazione», Fi-renze, 7-8 gennaio 1869, cit. in ID., Lo scrittore emarginato, cit., pp. 31-35.

11 Solo a Novecento inoltrato, anni dopo la morte dei diretti interessati, sara Pietro Micheli anotare pubblicamente che frammenti della corrispondenza amorosa erano stati pubblicati sin nellaprima silloge di scritti biniani del 1843 (cfr. P. MICHELI, Le lettere di Carlo Bini all’Adele, in «LaRivista di Livorno», I, 5, maggio 1926, p. 262).

12 Cfr. Scritti editi e postumi di Carlo Bini reintegrati sui manoscritti originali e notevolmente ac-cresciuti, per cura di G. Levantini-Pieroni, Firenze, Successori Le Monnier, 1869.

13 Cfr. lett. XIV, in C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 37-39.14 Cfr. G. LEVANTINI-PIERONI, Al lettore, in Scritti editi e postumi di Carlo Bini, prima edizione

[1869], cit., p. III («spesso mi capito, durante la pubblicazione, uno scritto che avevo cercato invano.Cosı, per esempio, ho dovuto lasciare in forma di pensieri alcuni tratti di lettere amorose che ho tro-vato tali, dopo che l’egregio e valente amico mio dottor Giulio Salvestri si decise, anche a nome deglialtri eredi Biscardi, a consegnarmi tutto il prezioso tesoro di lettere dalle quali ho tolto que’ pochi

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 103

Circa trent’anni dopo, nel 1900, lo stesso Levantini-Pieroni allestisce unanuova edizione ampliata delle opere di Bini.15 Questa volta il curatore puopermettersi di venire maggiormente allo scoperto: pubblica ben sessantaquat-tro lettere con il titolo Carteggio amoroso. All’Adele (fornita ora di un nome,ma non ancora di un cognome).16 Di conseguenza, sfoltisce i Pensieri, tra iquali espunge i frammenti tratti dalle missive ora edite integralmente. Per laprima volta, poi, Levantini-Pieroni spiega i criteri di ordinamento delle lettere– quasi tutte non datate –, da anche qualche preziosa notizia sugli autografi eavverte anche che Bini aveva ricopiato alcune missive «con lievi varianti» (alpunto tale che, confessa il curatore, le stesure multiple di alcune lettere lo han-no inizialmente indotto a pensare a materiali per un romanzo epistolare, salvopoi ricredersi di fronte «alle negligenze di stile e di lingua»). Il salto verso lacompletezza e notevole, ma ancora insufficiente: Levantini-Pieroni ammettedi non aver pubblicato tutte le lettere a Adele e di aver operato in quelle editeopportune omissioni di intere «frasi o periodi compromettenti persone estra-nee all’amore» oppure tali che Bini stesso, «secondo una sua dichiarazione»,«non avrebbe tollerato che si facessero pubbliche».17 Un atteggiamento, que-sto, che suscita presso taluni lettori qualche risentita protesta e qualche mor-bosa curiosita, per il momento destinata a restare insoddisfatta.18

104 LAURA DIAFANI

frammenti che ogni discreto non trovera mal fatto avere stampati») e p. XXXIV («Chi avesse vaghezzadi tener dietro a tutti gli effetti di quella passione, sarebbe lieto dando alla luce le lettere nelle quali sie spiegata: ed io di buon grado le mostrerei se non temessi che dalle estreme reliquie quasi ricom-ponendosi Carlo Bini non mi venisse a dire: che ti die il diritto di profanare un affetto che io nascosinel piu riposto sacrario dell’anima? Tuttavia da quello che io ho creduto pubblicare, comprendera illettore, meglio che per le mie parole, l’indole della mente e del cuore che noi volemmo studiare»).

15 Cfr. Scritti di Carlo Bini, seconda edizione notevolmente accresciuta per cura di G. Levantini-Pieroni, Firenze, Successori Le Monnier, 1900, pp. 397-521.

16 «Nel 1838 il Bini s’innamoro d’una signorina livornese nomata Adele, di cui non sappiamoaltre notizie», si legge ancora in uno studio biografico del 1907 (S. VALENTE, Vita e scritti di CarloBini, Bari, Casa Editrice Alighieri, 1907, p. 175).

17 G. LEVANTINI-PIERONI, Prefazione, in Scritti di Carlo Bini, seconda edizione [1900], cit.,pp. III-XVIII.

18 Dalle colonne del supplemento domenicale dell’«Avanti», nel 1906 Giacinto Stiavelli rim-brotta Levantini-Pieroni e Riccardo Zagaria, autore di un articolo sull’argomento (Un amore di CarloBini, in «La Romagna», Iesi, II, 9-10, settembre-ottobre 1905), per non aver esplicitato l’identita diAdele (cfr. G. STIAVELLI, Carlo Bini che attende ancora il suo storico e il suo critico, in «Avanti dellaDomenica», IV, 14, 7 aprile 1906, p. 5: «Alla lettura del ‘‘Carteggio amoroso’’ vien la voglia di saperechi sia l’Adele, questa donna tanto amata e tanto sospirata dal Bini. Ma chi sia l’Adele il Levantini-Pieroni non dice, sebbene avverta di saperlo, avendoglielo rivelato la signora Angelica Palli-Bartolo-mei, che ‘‘ben la conobbe’’. E nemmeno ce lo dice lo Zagaria, o perche non lo sappia, o perche nonvoglia nemmen lui, spiattellarlo in pubblico»). Gli risponde prontamente Zagaria: «il presente e uncaso di delicatezza generalmente rispettato, allorche vivono ancora persone che la impongono [...]. Equestione, piu che di scrupoli, di tempo; non ne passera molto, e sara noto a ciascuno» (R. ZAGARIA,Per un amore di Carlo Bini, in «Avanti della domenica», IV, 17, 1º maggio 1906, p. 4).

La completa uscita allo scoperto avviene soltanto nel 1925, quando questacorrispondenza amorosa e pubblicata dallo scrittore Dino Provenzal sullascorta degli autografi e con nove inediti.19 E, questa del 1925, la prima e unicaedizione integrale e l’ultima ad essere stata condotta interamente sugli origi-nali. Questi ultimi pero, sono ormai passati in altre mani: dalla Prefazione alvolume si viene a sapere che le oltre settanta lettere a Adele, ormai «ingiallitee quasi indecifrabili»,20 appartengono ora quasi tutte a Adolfo Mangini, avvo-cato livornese figlio di Antonio Mangini, l’amico e sostituto di Francesco Do-menico Guerrazzi nel suo studio legale; fanno eccezione poche missive (sei intutto, cinque lettere complete e una incompleta) che fanno parte della privatacollezione di autografi di Ferdinando Martini.21

Se si eccettua la ristampa di Enrico Emanuelli (Milano, Martello, 1944), ladiffusione nel Novecento di questo carteggio amoroso si deve quasi esclusiva-mente allo stesso Provenzal: dopo aver vantato i meriti del Bini epistolografonel suo Dizionarietto degli scrittori italiani,22 Provenzal ospita largamente lelettere a Adele nell’antologia che nel 1931 cura per la prestigiosa collana Tre-ves «Le piu belle pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi», di-retta da Ugo Ojetti;23 qualche anno dopo, poi, include una missiva a Adelequale esempio di lettera d’amore «appassionata, fremente»24 nel volume L’ar-te di scrivere le lettere. Lettere di scrittori italiani, modelli ed esempi (Milano,

19 Cfr. C. BINI, Lettere all’Adele, prima edizione integrale a cura di A. Mangini e D. Provenzal,Roma, Formiggini, 1925.

20 D. PROVENZAL, Prefazione, ivi, p. 18.21 Nella Prefazione Provenzal parla di cinque lettere autografe inedite «favorite» da Ferdinando

Martini, ma precisando in nota la provenienza degli autografi dei testi editi, si confonde: indica comeproprieta dello studioso di Monsummano tre lettere (II, LXXI e LXXX, quest’ultimo chiaro refuso perLXIX e per LXX) e un frammento (I; cfr. ivi, pp. 17-18). A far chiarezza su modalita e entita del pre-stito di Martini, purtroppo non servono ne la corrispondenza conservata nel Fondo Dino Provenzaldella Biblioteca Comunale Labronica «F.D. Guerrazzi», ne le carte del Fondo Ferdinando Martinipresso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (in cui si conservano cinque lettere inedite di DinoProvenzal a Ferdinando Martini [gennaio 1925-aprile 1928, cassetta 22, fasc. 21], di cui soltanto una[Siena, 23 gennaio 1925] accenna fugacemente alle lettere a Adele, ma senza aggiungere niente a quelch’e gia noto). Oggi, nella Raccolta Martini presso l’Archivio del Museo Centrale del Risorgimento diRoma si conservano gli autografi di cinque lettere e un frammento (cfr. qui, piu avanti, la Nota altesto).

22 Cfr. D. PROVENZAL, Dizionarietto degli scrittori italiani, Livorno, Raffaello Giusti Editore,1914, 19243, p. 21. Come umorista Provenzal aveva citato Bini tra «quattrocento scrittori d’ogni pae-se», in Dizionario umoristico. Massime, sentenze, definizioni, battute: ironiche, argute, bizzarre, para-dossali, di quattrocento scrittori d’ogni paese, Milano, Hoepli, 1935, 19574, poi Milano, Cisalpina-Go-liardica 1976, anastatica della quarta edizione (cfr. ivi, p. 178, sotto la voce errore, e p. 358, sotto lavoce Pazienza).

23 Cfr. Le piu belle pagine di Carlo Bini, scelte da D. Provenzal, Milano, Treves, 1931.24 L’arte di scrivere le lettere. Lettere di scrittori italiani, modelli ed esempi, a cura di D. Proven-

zal, Milano, Hoepli, 19472, 19646, p. 324.

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 105

Hoepli, 19472, 19646), ponendo Bini in buona compagnia, con Ugo Foscolo,Giuseppe Mazzini, Giuseppe Giusti, Giosue Carducci, Edoardo Scarfoglio,Scipio Slataper, Giosue Borsi, Renato Serra, Dino Garrone.

Intanto, il tempo inghiotte i manoscritti di Bini. Quasi tutti. Scompaionoentrambi i proprietari degli originali delle lettere a Adele (Ferdinando Martininel settembre 1928, Adolfo Mangini nel febbraio 1929). Gli autografi della col-lezione Martini fortunatamente trovano ospitalita nell’Archivio del Museo Cen-trale del Risorgimento, presso l’Istituto per la Storia del Risorgimento di Roma,ma si perdono le tracce delle lettere ch’erano nelle mani dell’avvocato livorneseAdolfo Mangini: gia nel 1931, a appena due anni dalla morte di quest’ultimo,lo stesso Provenzal, quando antologizza Bini per la collana di Ugo Ojetti, per lelettere a Adele si rifa al testo dell’edizione del 1925 e ammette di non aver no-tizia degli autografi un tempo «di proprieta del Mangini». Il tempo passa; Pro-venzal, ebreo convertito al cattolicesimo nel 1926, si defila per anni a causa del-le persecuzioni razziali, nessuno parla piu delle carte Mangini. Nel 1942, inoccasione del primo centenario della morte di Bini, intorno ai manoscritti delloscrittore regna la confusione: il fatto che in quella occasione nella sua relazionelo storico livornese Ersilio Michel sollevi il dubbio che non tutte le lettere aAdele fossero state edite, perche pensa che Provenzal non conoscesse le carteMartini del Museo del Risorgimento,25 da la misura del caos che circondava giaallora la sistemazione del corpus epistolare (e non solo) di Carlo Bini.

Qualche notizia intorno agli autografi posseduti da Adolfo Mangini la sitrova in un articolo commemorativo, che informa che alla morte dell’avvocatoil suo patrimonio manoscritto e librario ha preso due strade: la raccolta diautografi (per lo piu guerrazziani) e la biblioteca sono ereditate dalle due fi-glie, Lea Mangini Cini e Antonietta Mangini Pacchiarotti; le altre carte sonodestinate all’Archivio di Stato di Livorno.26 Piu tardi, nel 1957 il Comune diLivorno acquista dalle due figlie di Adolfo Mangini l’archivio Guerrazzi, oggiconservato presso il Centro di Documentazione e di Ricerca visiva della La-bronica a Villa Maria, come attestano documenti presenti presso il Centrostesso; quattro anni dopo, anche la raccolta Mangini dell’Archivio storico,«previo accordo tra l’Ufficio Centrale degli Archivi di Stato e il Comune diLivorno, in data 22-12-1961, e stata ceduta alla Biblioteca Labronica»27 e og-

106 LAURA DIAFANI

25 Cfr. E. MICHEL, Carlo Bini cittadino e patriotta, cit., p. 31n.26 Cfr. F. ACHIARDI, Adolfo Mangini, in «Liburni Civitas», VII, 4, 1934, p. 166n: «L’archivio

Mangini si conserva nell’Archivio storico cittadino. L’archivio guerrazziano e il prezioso materialeda lui raccolto e con la sua biblioteca presso le figlie Signore Lea Cini Mangini e Antonietta ManginiVed. Pacchiarotti».

27 Cfr. G. WIQUEL, Dizionario di persone e di cose livornesi, Livorno, Bastogi, 1976-1985, advocem.

gi si trova anch’essa a Villa Maria. Nessuna traccia pero, a Villa Maria e nellealtre sezioni della Labronica, degli autografi delle lettere a Adele. Rimangono,almeno per ora, le cinque missive e un frammento che si conservano nella col-lezione di autografi di Ferdinando Martini presso l’Archivio del Museo Cen-trale del Risorgimento di Roma (corrispondenti alle lettere II, LV, LXIX, LXX eLXXI e frammento I dell’edizione Mangini-Provenzal del 1925).

2. Un amore di carta

Quello che ai primi del Novecento a taluni e parso uno dei maggiori epi-stolari d’amore del nostro Ottocento («il piu bell’epistolario amoroso che van-ti la letteratura italiana dopo quello del Foscolo»,28 secondo Dino Provenzal),oggi risulta un po’ appannato: fin troppo letterariamente atteggiato e, ancheper questo, assai meno originale delle altre pagine dello scrittore livornese.Difficilmente qualcuno sottoscriverebbe oggi il giudizio di Goffredo Bellonci,che nella prefazione all’edizione Einaudi del Manoscritto di un prigioniero(1944) indicava nelle Lettere all’Adele addirittura il vertice dell’arte di Bini econtrapponeva il loro stile piu rotondo alla filigrana cangiante e alla superficiesconnessa e impervia delle opere maggiori:

La prosa del Bini, spesso impura e impropria di vocaboli nei primi scritti, e mossa[...] a modo dello Sterne, si purifica a mano a mano e diventa piu originale quand’egli,nei due anni [in realta meno di uno] d’amore per Adele Dewitt Perfetti si ripiega su sestesso a scrutare, a cogliere i piu tempestosi e i piu lievi moti della psiche per signifi-carli nelle lettere alla sua donna. Allora, l’esperienza della prosa di Sterne e l’esempiodel Foscolo gli giovarono per dare ai periodi una sintassi sua propria. E uno dei po-chissimi epistolari d’amore che possano essere ammirati come opera d’arte.29

Gia nel 1926 ne aveva dato un giudizio negativo Pietro Pancrazi, bollandoil carteggio come monotono, sebbene degno d’attenzione per la scarsita di

28 D. PROVENZAL, La vita, in Le piu belle pagine di Carlo Bini, cit., p. 278.29 G. BELLONCI [senza titolo], in C. BINI, Manoscritto di un prigioniero, prefazione di G. Bellonci,

Torino, Einaudi, 1944, p. XVII. E piu avanti soggiunge: «Le lettere a Adele raccolte e pubblicate inte-gralmente da Adolfo Mangini e Dino Provenzal sono uno dei piu belli epistolari d’amore della nostraletteratura» (ivi, p. XVIII). Addirittura piu «sincero» e dunque meno «svenevole» di quello foscoliano lodefinı qualche recensore (G. STIAVELLI, Carlo Bini che attende ancora il suo storico e il suo critico, cit.,p. 5), mentre Antonio Borriello accomunava con entusiasmo il Bini della lettera VII al Leopardi di A sestesso per l’accento di «strazio profondo» e di dolorosa «imprecazione» (A. BORRIELLO, L’ingannoestremo. Saggio leopardiano, prefazione di F. Moroncini, Milano-Roma-Napoli, Societa Editrice DanteAlighieri di Albrighi, Segati & C., 1928, pp. 42-43). Di una «sincerita [...] ignota» ad altri scritti di Biniparlo per le Lettere all’Adele anche lo scrittore livornese Riccardo Marchi (R. MARCHI, Omaggio a CarloBini nel centenario della morte, Livorno, Stabilimento Poligrafico Toscano, 1943, pp. 16-19).

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 107

epistolari amorosi nella nostra letteratura e in considerazione della figura «de-licata e sfuggente» dell’autore e del suo umorismo «nuovissimo»: per Pancra-zi, insomma, le lettere a Adele brillano soltanto di luce riflessa del Manoscrittoe del Forte dello Stella.30 Di un epistolario che contiene rari momenti di poesiaaffogati in un mare di oratoria, avevano poi scritto, in epoca crociana LuigiPescetti e Maria Luisa Fargion.31 Oltre cinquant’anni dopo, Marziano Gu-glielminetti parla di una corrispondenza che «gronda letteratura da tutti ipori»32 e Timpanaro salva soltanto poche lettere.33

A chi si aspetta il Bini umorista del Manoscritto di un prigioniero e del Fortedello Stella le lettere a Adele danno la sorpresa di trovar vibrata l’altra cordadell’ispirazione di questo scrittore: non la vena sterniana, ma quella byroniana;non l’umorismo, ma, al contrario, l’enfasi romantica. D’altra parte, c’e pocoda stupirsi: difficile cimentarsi nell’epistolografia amorosa – e specie in un sot-togenere specifico e complesso quale un amore adulterino vissuto tra i salotti ei teatri alto-borghesi di due secoli fa – senza giocare carte altre dal Manoscrit-to. Bini appunto questo fa: nel ruolo del corteggiatore abdica quasi semprealla propria vena umoristica per insistere sulle tonalita romantiche, talvolta an-che di maniera. Insieme, pero, va detto, si dimostra coerente con le idee ol-tranzistiche e il disperato pessimismo che trapela degli scritti maggiori: le let-tere a Adele conservano infatti riflessi di quella accesa originalita di cui Bini daprova negli scritti del carcere; solo che, come scriveva Foscolo per il suo Di-dimo, forse paion piu «riflesso di fiamma lontana». In fondo, sono passati cin-que anni dal Manoscritto di un prigioniero e dal Forte della Stella, e ne man-cano solo quattro alla fine della favola breve della vita di Bini.

Occorre tener conto della cronologia. Lo scrittore-patriota ha ormai allaspalle sia la militanza mazziniana che la prigionia e la stesura dei capolavori.Diceva Guerrazzi34 che la «morte morale», la morte in vita, per Bini parvearrivare intorno al 1834, con la perdita dell’amatissima madre.35 All’«Indica-

108 LAURA DIAFANI

30 Cfr. P. PANCRAZI, Carlo Bini innamorato, in «Corriere della Sera», 20 aprile 1926, p. 3.31 Cfr. P. MICHELI, Le lettere di Carlo Bini all’Adele, cit. (che parla anche di «atteggiamenti gla-

diatori esagerati») e L. MARI [M.L. FARGION], Le lettere all’Adele, in «Liburni Civitas», XV, 5-6,1942, pp. 284-295.

32 M. GUGLIELMINETTI, Introduzione, in C. BINI, Il manoscritto di un prigioniero e altro, a curadi M. Ambel e M. Guglielminetti, Bologna, Cappelli, 1978, p. 17.

33 Cfr. S. TIMPANARO, Alcuni chiarimenti su Carlo Bini, cit., p. 266: «Di quel troppo copiosoepistolario, le uniche lettere che si salvano sono le poche in cui il Bini si rende conto di tale falsita,o, meglio ancora, invece di parlare del proprio amore per Adele, si diverte a satireggiare gli amori e imatrimoni di altri borghesi, o il rapporto stesso tra se e Adele visto con distacco».

34 F.D. Guerrazzi a A. Palli Bartolommei [1843], in Scritti scelti di Francesco Domenico Guer-razzi e di Carlo Bini, a cura di A. Cajumi, Torino, Utet, 1955, 19662, p. 659.

35 Cfr. soprattutto E. MICHEL, Carlo Bini, in Dizionario del Risorgimento nazionale. Dalle ori-

tore livornese» resta affidata la fase mazziniana; alle scritture del carcere le pa-gine piu originali della maturita stilistica e di pensiero. Segue il silenzio: Bininon pubblica quello che ha scritto in carcere e, dicono gli amici o ex amicicome Guerrazzi, sembra sopravvivere a se stesso. Quel passato, pur recente,a tratti sembra lontano anni luce, ma non lo e. E vero che nelle lettere a AdeleBini svela un sensibile «ripiegamento religioso»,36 probabilmente enfatizzatoai fini della seduzione della gentil dama, ma ribadisce la sua allergia ai miticlassici della conoscenza e della gloria letteraria:

E tu sei messa in capo una fantasia molto strana, che io non mi possa contentaredel tuo modo di scrivere. Questa tua idea e cosı nuova, cosı amabilmente bizzarra,che mi rallegra per un momento. Io ti ho gia detto, che faccio poco conto di tuttoquesto, che se volessi, potrei scriver dei libri, e non lo faccio perche non me ne im-porta nulla. Se io volessi fare all’amore collo stile, potrei ricorrere ai monumenti la-sciati dal Genio fra le nazioni antiche e moderne, e l’ho fatto per lunghi anni, ma que-sto non ha fatto progredire d’un pollice la questione della mia felicita.37

Non solo. Nelle lettere a Adele conferma pure l’adesione al principio san-simoniano del libero amore38 e si fa peroratore della causa della condizionefemminile nell’Ottocento, con pagine anticonformiste sull’istituzione del matri-monio nell’Ottocento;39 e vero che – come ha notato Timpanaro – lo fa pie-gando queste idee allo scopo, ovvero riducendole a «semplice strumento dipersuasione per vincere i veri o finti scrupoli di una ricca signora sposata»,ma quell’adesione conserva un discreto valore, visto che ha alle spalle, con coe-renza ineccepibile, la dura requisitoria del Forte della Stella: una «schietta af-fermazione di edonismo-comunismo-ateismo»40 con cui l’alter ego dell’autore

gini a Roma capitale. Fatti e persone, direttore M. Rosi, II, Le persone, A-D, Milano, Vallardi, 1930,p. 299.

36 S. TIMPANARO, Alcuni chiarimenti su Carlo Bini, cit., p. 266.37 Cfr. C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 106-107.38 Cfr. ivi, pp. 24-26.39 Cfr. ivi, pp. 39-42.40 Cfr. C. BINI, Il Forte dello Stella (1833), in Manoscritto di un prigioniero e altre cose, a cura di

G. Tellini, Palermo, Sellerio, 1994, p. 159: «E credete pure, che l’idea di proprieta, che gli uomini sison fitti in testa, di possedere la donna come posseggono un pappagallo, e una prepotenza tutta no-stra, derivata dalla forza brutale, e non dal diritto. La donna e libera come l’uomo, ha le medesimefacolta, e fra lei e lui non esiste che una leggiera differenza di organismo. L’uomo solo, o la donnasola, sono imperfetti; l’uomo e la donna uniti insieme formano l’ente completo; quindi e fra loro ana-logia inevitabile d’elementi. perche non posso io amare la donna di Tizio, ed ella non puo riamarmi?Gia per le donne non e un peccato, e voi non trovate scritto nella legge di Dio: ‘‘O donna, non de-siderar l’uomo altri’’; quindi non inarcate le ciglia se le donne sono cosı ben disposte ad usare diquesto loro privilegio; per esse i comandamenti son nove; e il desiderio dell’uomo altrui non essendoloro formalmente vietato, per lo meno e per loro una cosa indifferente. Ma voi direte: v’e un con-

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confessa a Innocenzio Tienlistretti di non aver osservato il nono comandamen-to e di donne altrui di averne desiderate molte senza interrogarsi sul loro statocivile, non per immoralita ma per profondo convincimento interiore.

Se i temi talvolta sono ancora quelli del Manoscritto e del Forte della Stella,le risorse stilistiche investite appaiono sensibilmente diverse. Bini tutto som-mato conserva lo stile diseguale ch’e la cifra peculiare della sua scrittura – atratti ondeggiante, a tratti aforistica –, ma snellisce la sintassi ed esibisce le ar-mi della retorica tradizionale. Il Bini del Manoscritto si giustificava di sperpe-rare qua e la citazioni classiche schernendosi e eleggendo il riferimento dotto aingrediente fondamentale del proprio umorismo:

Quandoquidem bonus dormitat Homerus [Orazio, Ars poetica, 359]. Non lo dicocosı per superbia di paragone, lo dico cosı per citare, e per far vedere, che anch’iosono stato in collegio, dove in quattro anni m’insegnarono a non sapere il latino.41

Il Bini delle lettere a Adele, al contrario, da sfoggio della cultura classica edel patrimonio retorico appreso in collegio e da autodidatta, vegliando «lun-

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tratto di mezzo. Il contratto nuziale e come tutti gli altri contratti regolato da un interesse reciproco.Il contratto nuziale stabilito in perpetuo e contro natura; quindi la ragione per cui viene infranto sıspesso. Un contratto che ha per base l’amore, vuolsi stipulare per infino che dura l’amore. L’amorenel matrimonio e il principio fondamentale a cui si rannoda la convenienza delle due parti. Se io do-po un lasso di tempo non ho piu mezzi di piacere alla donna, e colpa mia; son io che manco allacondizione principale, e la donna rimane sciolta, e cosı viceversa. E come se voi in una scritta di cam-bio condizionata intralasciaste di pagare i frutti all’epoca convenuta; allora l’altra parte rimane in ar-bitrio di rompere il contratto. Quando la donna cessa d’esservi grata, non siete voi il primo che vimovete subito in cerca di miglior ventura? E perche la donna alla sua volta non potra usare del me-desimo diritto? Quando l’uomo non ama piu la donna, ne la donna piu l’uomo, cade l’interesse percui si erano congiunti. A che stanno insieme? Per tormentarsi, e nulla di piu. Quell’uomo potrebbebenissimo acconciarsi con un’altra donna, e quella donna con un altro uomo. Ma voi direte, che que-sta sarebbe licenza, e offesa grave del buon costume. Ed io vi rispondo, che questo sarebbe un go-dere, e un pigliar le cose per il loro manico. Tanto, vogliate o non vogliate, non segue lo stesso? Einvece, come dico io, la cosa allora sarebbe legalizzata dal consenso generale. Perche il gran busillisnelle cose di questo mondo sta nell’andar d’accordo. Ma voi replicherete: questo sarebbe un rimetterfuori il caos: come regolare l’eredita, come provvedere alla confusione delle proli? Oh! vi da noja unafestuca come questa? Togliete il sistema sociale dai cardini antichi, perche son rugginosi, mettetelosopra un nuovo pernio, e allora scioglierete il problema. Le sostanze possono essere il patrimonio ditutti; i figlioli possono essere i figlioli di tutti, e di nessuno al tempo stesso. San Simone [Claude-Hen-ri de Rouvroy de Saint-Simon, 1760-1825] ha pensato questo sistema, ma nessuno gli ha dato retta;altri in seguito piu felice di lui, rettificandolo, potra dargli pratica. Sparta nell’antichita ne ha dato unabbozzo praticamente. Che ve ne pare, messere? ragiono io? sono un filosofo, o sono un allocco?».Al riguardo, cfr. S. TIMPANARO, Alcuni chiarimenti su Carlo Bini, cit., p. 266: «cio che nel Forte eraschietta affermazione di edonismo-comunismo-ateismo, nelle lettere a Adele scade a semplice stru-mento di persuasione per vincere i veri o finti scrupoli di una ricca signora sposata; meglio, percio,lasciare da parte il comunismo, e, piu che alla Natura, appellarsi continuamente a Dio (anche se, ov-viamente, si tratta di un Dio amico del libero amore e anche se, in parte, questo linguaggio puo ri-flettere quel vago ripiegamento religioso di cui s’e detto [...])».

41 C. BINI, Manoscritto di un prigioniero e altre cose, cit., p. 90.

ghe notti sui volumi della sapienza antica e moderna».42 Intesse vari clichesromantici (il mito romantico della passione come incontro tra due anime elet-te, che si assomigliano; l’oltraggio alla morale dei benpensanti; l’ansia di riscat-to da un senso di solitudine e di fallimento), li fissa sulla carta con tinteortisiane e le infarcisce di suadenti allusioni virgiliane e dantesche. Nellacorrispondenza amorosa prende sul serio quell’arte dello scrivere che nel Ma-noscritto ha usato con formidabile autoironia e sfodera il suo repertorio diautori prediletti con enfatizzata serieta. Certo spiazza trovare Bruto – cui Biniha dedicato due pagine intensissime nel Manoscritto quale modello altissimodi suicidio eroico e protestatario43 – citato a sproposito nelle lettere a Adele,per convincere la donzella della relativita del concetto di «virtu» e indurla acedere al corteggiamento.44 Ma una chiave di lettura di questa letteratissimacorrispondenza amorosa forse la si puo trovare proprio in questa overdose re-torica. Nel Manoscritto, Bini aveva denunciato l’insufficienza dell’arte di scri-vere a esprimere i sentimenti umani, l’indicibilita della vita interiore e, di con-seguenza, la sua incomunicabilita; aveva anzi sostenuto il totale fallimentodelle parole nel restituire le passioni (parole che bastano a malapena a riferirei piu lineari pensieri umani, figurarsi i sentimenti) e aveva deprecato l’assenzadi una soluzione linguistica diversa per ciascuno dei due rami dell’attivita ce-rebrale umana: la lingua delle parole per l’area della razionalita, del calcolo,una lingua alternativa e «complessiva» per l’area delle passioni. Lo aveva scrit-to nell’intenso finale del capitolo XXI:

La parola e troppo scarsa e troppo semplice, appena basta per delineare gli svol-gimenti pacati del pensiero umano. Perche l’uomo si rivelasse intero come esiste, bi-sognava assegnare la parola al calcolo; e alla passione dare un linguaggio complessivo,un linguaggio che non un segno solo esprimesse il suono, il gesto, il colore, in somma,diro cosı la materia e lo spirito di una sensazione. Invece al presente la piu parte deisentimenti fremono e muoiono isolati nel cuore dell’individuo senza che possanosporgere in fuori alla vista di tutti, senza che possano in un attimo comunicarsi dauomo a uomo, come la favilla elettrica. La parola e un bel dono, ma non rende la ric-chezza del nostro interno; e un riflesso smorto e tiepidissimo del sentimento e sta allasensazione come un sole dipinto al sole della natura.45

Se «la piu parte dei sentimenti» umani e destinata a essere indicibile, nonpartecipabile agli altri, allora scrivere di sentimenti e una scommessa perduta,

42 ID., Lettere all’Adele, p. 31.43 ID., Manoscritto di un prigioniero e altre cose, cit., pp. 88-90.44 ID., Lettere all’Adele, pp. 48-50.45 ID., Manoscritto di un prigioniero e altre cose, cit., p. 110.

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 111

un esercizio pretenzioso e vacuo, un disegnare un «sole dipinto» e pretendereche brilli e scaldi come il «sole della natura»: e allora perche quel sole nondipingerlo a tinte forti, come un fondale di carta che deve accendersi diuna luce che non ha e illudere gli occhi di chi lo guarda?

Appunto un «sole» anche soltanto «dipinto» che illumini e scaldi le lorogiornate cercano i due protagonisti della vicenda amorosa. Lei e una fragileMadame Bovary dell’alta borghesia labronica, delicata e di temperamento me-lanconico, purtroppo destinata di lı a pochi mesi ad accrescere il numero al-tissimo di donne morte di parto nell’Ottocento. Ce ne ha lasciato un ritrattovelenoso come di «donna svenevole nell’aspetto» e «triviale nei modi» Guer-razzi, che altrettanto veleno postumo ha sparso su Bini, di cui non approvavale frequentazioni plebee ma, evidentemente, neanche questa parentesi galantenella buona societa:

ma dov’era Carlo per se, quando insanendo di amore per una donna svenevole nell’a-spetto, triviale nei modi, non la pote sollevare fino a lui, e gli fu forza abbassarsi mi-serevolmente fino a lei? Dov’era Carlo per se quando con arti, deplorevoli in tutti, inlui ridicole, fu visto accomodato in cincinni i capelli, co’ guanti bianchi farsi frequen-tatore di palchi al teatro, accompagnatore di femmine eleganti; di veglie, di conviti, diballi assiduo visitatore?46

Lui e l’intellettuale trentaduenne, «ingegno arguto e animo candidissi-mo», «spirito acuto e bizzarro» che «versava a larghissima mano» «pensieri»e «arguzie»47 e che nel 1838 ha gia bruciato le tappe della sua militanza cul-turale e patriottica ed e approdato al disincanto, decretando di lasciare ine-diti i suoi scritti; con gli occhi «ceruli»,48 grosso e tarchiato, e l’opposto dei«giovani eleganti, lustri» che frequentano abitualmente la societa e intervie-ne «di rado nella conservazione, poiche «per indole e per abitudine» prefe-risce «la parte di osservatore a quella di attore».49 Scrive lettere aggrovigliateintorno a pochi, ritornanti temi (la passione e il desiderio, l’incomprensionee la solitudine, l’insofferenza per l’ipocrisia delle convenzioni sociali), e quasidel tutto avulse dal mondo di fuori, dove al dialogo con l’amata si sostituisce

112 LAURA DIAFANI

46 F.D. Guerrazzi a A. Palli Bartolommei [1843], in Scritti scelti di Francesco Domenico Guer-razzi e di Carlo Bini, cit., pp. 659-660.

47 G. GIUSTI, Cronaca dei fatti di Toscana (1848-1849) (1890), in Tutti gli scritti editi e inediti diGiuseppe Giusti, con introduzione, indici, ritratto e fac-simile a cura di F. Martini, Firenze, Barbera,1924, p. 272.

48 Cosı Antonio Mangini in A Carlo Bini, «poesia a stampa» per i «funebri onori alla sua me-moria il 12 novembre 1847 [...] nella chiesa dei Domenicani» (Centro di Documentazione e di Ri-cerca visiva, Biblioteca Comunale Labronica «F.D. Guerrazzi», Fondo Mangini, filza 2a, fasc. 1847).

49 A. PALLI BARTOLOMMEI, Alcune memorie intorno a Carlo Bini, cit.

spesso un «angoscioso monologo».50 Il che pone chi legge in una situazioneparadossale: si sa che queste oltre settanta lettere di Bini sono tutte – eccettodue – non datate; il loro ordine e incerto e i rapporti cronologici impossibilida indicare con certezza, dal momento che i riferimenti interni sono presso-che nulli; eppure, tutto questo non desta cosı poi gran rammarico in chi leg-ge, tanto la corrispondenza si attorciglia intorno a un pugno di motivi cicli-camente alla ribalta del colloquio epistolare, al punto che – se si eccettuanole prime missive, che precedono l’avvio vero e proprio della relazione clan-destina e sono ben riconoscibili perche scritte con il ‘‘Voi’’ – un ordine, sipuo dire, vale l’altro.

Nel magma alla lunga monotono di dichiarazioni, recriminazioni, sfoghi,crisi e ritorni di passione, alcuni motivi di interesse e di fascino le lettere aAdele lo conservano ancora oggi, dall’affondo dell’introspezione autobiogra-fica ai lampi di umorismo che vi si accendono qua e la. Oggi si offrono mag-giormente all’attenzione del lettore moderno proprio quelle missive dove laprosa epistolare di Bini meno indulge nel sentimentalismo e dove affioranoi tratti piu originali del suo stile, dall’umorismo all’espressivita visionariache tanto piaceva a Federigo Tozzi;51 come le lettere in cui la descrizionedel cielo plumbeo di una Livorno sommersa dalla pioggia si risolve in una dia-positiva interiore, diventa una sorta di correlativo oggettivo dello sgomentodello scrittore:

Poco tempo fa, di rado, alzavo la fronte al Cielo; e se la faccia del cielo era turbatao serena, non m’importava. Oggi, guardo fisso per aria piu che non fa il navigante, e imiei umori si governano collo stato dell’atmosfera.

Piovera dunque eternamente? Ed io, che purtroppo devo combattere con me, colmondo, e forse con Dio, dovro combattere ancora coll’acqua?

Nell’immenso faticare che fa la mia testa, sul presente e sull’avvenire, su tutti icasi possibili e impossibili, se vuoi, io non avevo neppure una volta pensato a questomio nuovo nemico, a questo rivale che vien di mezzo anch’esso a rubarmi la tua pre-senza. Vedi quanto son fiacche e ridicole le previsioni umane! Dopo una giornata in-tera di desiderio e di anelito, dopo avere lungamente invocate le tenebre della nottecome altri invoca la luce, scende la notte e il cielo si mette alla pioggia: e rovina in uncolpo la trama delle mie magnifiche illusioni.

Giornata grave, fastidiosa, di piombo. Il sole manda una luce interrotta, scherni-trice, maligna e non spira un alito di conforto da nessun lato. Pessimo augurio per ildomani. La Natura parla chiaro a chi vuole intenderla. Da quanto sento internamen-

50 M. ESCOBAR, Su Carlo Bini, in «Frontespizio», XV, 2, febbraio 1937, p. 148.51 Cfr. L. DIAFANI, «Ragionar di se». Scritture dell’io e romanzo in Italia (1816-1840), Firenze,

Societa Editoriale Fiorentina, 2003, pp. 203-204.

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PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 113

te, da quanto mi apparisce al di fuori concludo, che noi dimani non ci vedremo. Ma-ledizione e morte sull’universo!52

Nelle lettere a Adele Bini delinea un autoritratto certo esasperato, dai con-torni esponenzialmente calcati per lo scopo, ma che in larga parte dovevacoincidere con la sua effettiva percezione di se, qui appena elevata al quadratoai fini della seduzione: quell’autoritratto collima ampiamente con l’identitadello scrittore che trapela dalle opere maggiori di cinque anni prima. Proprioil Manoscritto al Forte della Stella garantiscono per la sostanziale onesta intel-lettuale delle lettere a Adele: le opere maggiori testimoniano che certi motiviche qui risultano di maniera in realta non lo sono. Manierata qui e, semmai, lascrittura, con un vocabolario sentimentale estremizzante, ridotto a poche zonesemantiche. L’autore qui abusa del pedale romantico e fa lievitare a dismisurae stucchevolmente le «quotazioni del cuore»53 (in poco piu di settanta letterela parola «cuore» torna ben duecentosettantaquattro volte, tallonata dalla pa-rola «Dio», con duecentosettantatre presenze).

Dunque, nessuno oggi direbbe piu che queste lettere sono un capolavoroda allineare al Manoscritto e al Forte della Stella, ma un cortocircuito tra scrittimaggiori e epistolario amoroso li illumina vicendevolmente, cosicche lettere eopere si sorreggono a vicenda nel trasmettere l’autoritratto di uno scrittoreprofondamente pessimista, romantico per educazione e sensibilita letterariama decisamente originale e isolato nel suo pessimismo radicale, nelle sue sim-patie sansimoniane e nella sua vena di amaro umorismo. Bini qui si dipingecome amante della «malinconia», portato alla vita interiore, quindi inetto a vi-vere in societa («Io sono per la vita intima, per la vita degli affetti»54) e di con-seguenza apparentemente «freddo, impassibile, o leggiero» quando si muovenel mondo: «Non vi faccia meraviglia, o Signora, se talvolta l’uomo generosodi cuore e d’intelletto, assume una maschera, e cela le sue schiette sembianze;la colpa e del mondo stupido e miscredente, nel quale e condannato a vivere».55

Costruisce un’immagine di se da eroe byroniano, da titano solitario perseguitatoda un’oscura «maledizione», perennemente in «lotta» con il proprio «cattivodestino»:56

114 LAURA DIAFANI

52 C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 33, 85.53 Dal titolo di un articolo di G. TELLINI, Le quotazioni del cuore (1996), in Filologia e storio-

grafia. Da Tasso al Novecento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2002, pp. 169-177. Cfr. al ri-guardo ID., Carlo Bini, scrittore postumo e clandestino, pp. 192-193.

54 C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 81-82.55 Ivi, p. 19.56 Ivi, pp. 23, 26.

Io non so cosa sia, ma uno sgomento perenne, un presagio che mi parla alto mi facredere, che io sia uno di quegli uomini che la mano del Fato ha segnato di nero sullafronte».

Quand’anche e Cielo e terra cospirassero a fabbricare per me il piu magnificoedifizio di felicita che si sia dato mai, io son fatto in guisa che, di quando in quando,avrei bisogno di rovinarlo colle mie mani. Ne so darmi conto di questa mia maledettatendenza, ma sento una forza superiore, fatale, che m’empie il cuore di spavento, mivince e mi trascina mio malgrado.57

Non senza palesi echi foscoliani («se ascoltassi quel che mi rugge den-tro»58), si dice anima esiliata in patria, abituata a «soffrire patimenti oscuri,silenziosi»59), scossa da un «nemico» («cesso di scrivere – sento che il nemicomi supera»60), cavalcata da un «demonio».61 Si dice in rotta con il tempo incui gli e dato vivere, ingigantendo certo il proprio agonismo titanico per la suacarica seduttiva, ma in fondo confermando quella solitudine intellettuale chetrapela dai suoi scritti piu originali: «Io, o Adele, vivo infamemente; non re-spiro l’aria mia naturale; io era nato per le grandi agitazioni di un popolo li-bero, o per i pericoli generosi delle battaglie. Io vivo soffocato in questi tempi,in cui la volpe prevale al leone».62 Questa volta, il consunto luogo comunedella letteratura romantica non doveva essere disgiunto da un effettivo senti-mento di scontento e impotenza che doveva assalire Bini di fronte al propriototale isolamento intellettuale, quello che lo porto a scrivere senza un pubbli-co e che un anno prima di morire gli faceva dire in una lettera a Zanobi Bic-chierai: «il dolore, che piu corrode, e avvelena l’esistenza d’un nobile artista equello di non essere compreso».63

Apre uno spiraglio sul rapporto di Bini con la propria vocazione scrittoriaquel che si legge nella bella lettera numerata come VIII nell’edizione Mangini-Provenzal, dove l’autore si lascia andare scopertamente all’amarezza e evocascenari apocalittici per indicare la sua penna – quasi un Savonarola laico – co-me fulmine scagliato sull’avvilente mondo contemporaneo:

Del resto, non ti dia noia il mio gran talento. Egli e una povera cosa questo miogran talento, ed io ne ho fatto sempre cosı poco conto che non l’ho mai adoperato. La

57 Ivi, pp. 63, 68.58 Ivi, p. 74.59 Ivi, p. 23.60 Ivi, p. 29.61 Ivi, pp. 24, 36, 68, 95, 107, 112.62 Ivi, p. 126.63 C. Bini a Z. Bicchierai, Livorno, 25 giugno 1841 (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze,

Carteggi vari, provenienza Bicchierai, cassetta 212, n. 10).

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 115

scienza, Adele, le piu volte e una fastosa impostura. Io ho vegliato lunghe notti suivolumi della sapienza antica e moderna, e li richiusi sospirando; il velo del misteroera piu fitto di prima. Oh! Questo mio gran talento mi fa pieta. Forse, volendo, avreipotuto scrivere dei libri, ma questo a che buono? Il mio ingegno, irritandosi nellecondizioni presenti, si sarebbe scaldato a quel grado di calore che genera il fulmine,avrebbe maledetto, fulminato la razza umana.64

Ne risulta una vocazione annichilita dalle «condizioni presenti»; ma non– come vollero i suoi critici, da Mazzini in poi – nel senso che i tempi gli hannoimpedito di scrivere, bensı (e lo ha detto magistralmente Timpanaro) nel sensoche Bini ha avvertito l’inutilita della propria azione presso i propri contempo-ranei, sordi alle sue rivendicazioni di intellettuale anticonformista e avanguar-dista, democratico in modo estremo rispetto ai democratici del suo tempo, pes-simista e materialista in tempi di progressismo e spiritualismo.65 Viene inmente la protesta lucida e dolorosa – tanto piu dolorosa quanto piu e lucida –dell’autore della Palinodia al marchese Gino Capponi e della Ginestra.

In queste lettere Bini si veste di sofferenza come di un manto imperlato,avvolto nel silenzio e nella rinuncia, e si erge polemicamente a pose titaniche:«E Dio volesse che, in un’epoca come questa, ci fosse del sangue; il sanguealmeno e qualche cosa. Se io vedo qualche cosa, vedo piuttosto un orizzontescritto a caratteri di noia e di vilta, e terminato da una morte ignobile, illacri-mata».66 Si dice uomo sulla cui vita da tempo e tramontato il sole, una di quel-le «creature, che muoiono deserte, inaridite nell’abbandono d’ogni affetto».67

Premonisce la propria morte precoce, e lo stesso fa, in ossequio al classico«muor giovane colui che e caro agli dei», anche per le persone che piuama, dall’amico Adriano Biscardi a Adele stessa («Adriano, quando lo con-templo, mi sembra nato a morir presto, e tu, Adele mia, cosı cara e perfettacreatura, io non so, ma spesso mi assalisce l’idea, che tu pure, amor mio,sia nato a brevissima vita»68), azzeccandoci in ben due casi su tre (Adele muo-re trentenne, Carlo trentaseienne, Adriano Biscardi vivra fino alle soglie deisessant’anni). Promette un «amore passione» profumato di «malinconia»69

116 LAURA DIAFANI

64 C. BINI, Lettere all’Adele, cit., p. 31.65 Per le idee sociali e politiche di Bini, cfr. soprattutto F. BERTINI, Carlo Bini e il progetto po-

litico educativo dei democratici, in Carlo Bini. Un livornese europeo, con un saggio sul mito popolaregaribaldino, Atti del Convegno Nazionale, Livorno, 3 novembre 2006, a cura di P.F. Giorgetti, Pisa,Ets, 2008, pp. 25-47.

66 Ivi, p. 25.67 Ivi, p. 37.68 Ivi, p. 117.69 Ivi, p. 23.

e si fa amante cavalleresco, dedito al culto stilnovistico dell’amore, celato «agliocchi dei profani».70 Usa le parole che furono di Didone nel confessare il suoamore per Enea alla sorella Anna e poi di Dante per Beatrice («Conobbi segnidell’antica fiamma»).71 Disegna due ruoli per se e l’amata: lui il «cavaliere»72

triste, lei la dama salvifica, stilnovisticamente distinta dal «volgo delle don-ne».73 Lui il cavaliere triste, perche l’esperienza della vita e degli uomini gliha conferito la capacita di conoscere e di capirli, ma senza che questa cono-scenza costituisca per lui un valore positivo, piuttosto un «dono funesto», per-che fonte di dolore: «Io sono ormai vecchio del mondo – il dono funesto dellascienza del bene e del male non mi fu negato – ho una terribile esperienza delcarattere umano».74 E approdato a un pessimismo radicale, degno dell’ultimoLeopardi, il Leopardi dell’Inno a Arimane: «noi per noi stessi non siamo nulla,o presso a poco; noi siamo l’effetto, o forse il trastullo, di chi e molto piu fortedi noi».75

Per contro, all’amata riserva delicate metafore, ora di ambito floreale («miadolcissima Adele, fiore caro, leggiadro, che Dio ha mescolato alle spine dellamia esistenza»),76 ora idealizzandola in angelo, un «angiolo d’amore», messodivino dal potere taumaturgico: «Dio forse ti ha mandato verso di me a salvarmidal suicidio dell’anima. Un angiolo doveva salvarmi, e Dio ti ha prescelto».77

Piu volte le attribuisce un potere salvifico e una natura divina («rimango perore spossato, immemore, assorto in una divina visione, e ti vedo non donna,ma spirito di luce destinata ed illuminarmi il cammino della vita»),78 mentreprospetta per se «il suicidio dell’anima».79 Questo il senso che Bini ambiscea affidare all’amore per Adele: lo concepisce come un risveglio dell’anima,un’occasione estrema per tornare ad appassionarsi alla vita, per dolersi di mo-rire; la primavera di un’anima da tempo in letargo, da tempo nella morsa del-l’inverno e che un sole – non importa se di carta – puo tornare a scaldare.

Gli altri in queste lettere entrano poco; e ci entrano o come vittime disprezzanti pettegolezzi o come nemici da anestetizzare, da cui proteggersi:

70 Ivi, p. 19.71 Ivi, p. 94.72 Ivi, p. 147.73 Ivi, p. 20.74 Ivi, p. 22.75 Ivi, p. 128.76 Ivi, p. 35.77 Ivi, pp. 29, 24.78 Ivi, p. 38.79 Ivi, p. 24.

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 117

«Il mondo ha mille e mille occhi per vedere, e quando ha veduto e spietato,implacabile, sovente iniquo nei suoi giudizi».80 Affiora piu volte il problemadella clandestinita della relazione, del bisogno di segretezza, che presto spingeAdele a suggerire a Carlo di bruciare le sue lettere, suscitandone la replicasdegnata: «Accennarmi di bruciare i fogli e una meschinita. Mi pare, ancora,che tu contraffaccia il carattere. Non ti fidi di me? E dovrei io abusare dei tuoifogli? E leggerli a chi? e leggere cosa? forse i miei trionfi?».81

In un contesto sovreccitato e irto di fitte accensioni sentimentali, qua e laBini lascia comunque affiorare la sua vena amaramente umoristica, comequando paragona la propria anima a un «pavimento» («l’anima mia non hapiu impeti, non piu furori, non piu delirio. Essa e fredda, immobile, ineccita-bile come il pavimento che tu calpesti»82), o quando ironizza sulla virtu coniu-gale di Adele («E cosı tu rimani coll’uomo che ti ha dato Dio, ed io colla ma-ledizione che mi ha dato Dio»: o discetta di se stesso e dell’amata come dei«bei frutti gelati»:

tu sei un’eroina, una santa, e puoi aspirare a un posto nel calendario; e se vuoi ch’iofaccia altrettanto, prestami la tua quintessenza di vaporosa congelazione, e cosı riusci-remo due bei frutti gelati d’amore. Allora, potendo vederci, nella solitudine da te tan-to vagheggiata, potremo fare delle accademie di scherma amorosa, dove si dispense-ranno gran colpi senza che ci sieno ne morti, ne vincitori, ne vinti, e da ultimo,quando saremo stanchi, ci metteremo a sedere, e prendendo una rocca per uno file-remo la nostra libbra d’amor platonico, allegri e contenti come due sposi.83

La carta del distacco umoristico si dispiega pienamente nel frammentonarrativo che Bini scrive ispirandosi alla propria vicenda amorosa84 e che me-rita un discorso a parte. Riprendendo l’espediente dell’amico-narratore ester-no, Bini racconta il suo amore «arruffato» e «lunatico» in terza persona, con ilruolo che nella realta dovette essere di Adriano Biscardi («Io era l’unico con-fidente delle loro follie»): il punto di vista di chi guarda da fuori e, partecipe epaziente ma anche distaccato e raziocinante, puo cogliere i risvolti umoristicidi una situazione dolorosa, con lo sguardo doppio di un’erma bifronte che, sisa, vede piu di due occhi appannati dalle lacrime. E il risultato questa volta edavvero originale, una piccola perla di narrativa umoristica: e una radiografiadistaccata e divertita, tracciata con un sorriso pensoso sulle labbra, della pas-

118 LAURA DIAFANI

80 Ivi, p. 19.81 Ivi, p. 25.82 Ivi, p. 92.83 Ivi, p. 104.84 Cfr. ivi, pp. 147-150.

sione come patologia irrazionale, fonte di chimere ma anche di piccinerie ecapace di tirar fuori da ciascuno e in modo esacerbato i propri limiti («que-st’amore doveva passare traverso a tante contraddizioni, a tanta varieta d’u-mori, di capricci, e di temperamenti, che quest’amore era per forza la cosala piu bizzarra, la piu scomposta e la piu originale del mondo»). E Bini quisi prende la sua buona parte di colpe:

L’amore del cavaliere era un bel viluppo di tenerezza, di rabbia, di gelosia, di ri-morsi, di pentimenti; un’estasi, un delirio, una procella siffatta da sgomentare un leo-ne, nonche una povera creatura di donna. E la donna che potesse amarlo sino allafine, potrebbe dopo morte comparire dinanzi a Dio con la palma di martire e assidersinella sua gloria senza dover passare per esame.

Qui siamo dalle parti degli esperimenti narrativi maggiori di Bini, con losgretolamento del cliche romantico delle pene d’amore. A condurre il giocosono la volubilita dei sentimenti e l’esasperazione, la passione e i patemi d’a-nimo si svelano vani e addirittura risibili: ne viene fuori una coppia di amantiche non ha nulla a che fare con Jacopo Ortis e la sua Teresa, con gli amantinobili d’animo e tragicamente infelici del Romanticismo, ma semmai fa venirea mente il giovane Carlino Altoviti alle prese con la Pisana e anticipa quel con-nubio di generosa idealita e di lucido disincanto per cui passera il rinnova-mento della nostra letteratura. Il Manoscritto e Il Forte della Stella non sonocosı poi molto lontani.

LAURA DIAFANI

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 119

NOTA BIBLIOGRAFICA

84Edizioni e antologizzazioni delle lettere di Carlo Bini a Adele De Witt Perfetti

L’edizione in volume appare nel 1925: C. BINI, Lettere all’Adele, prima edizioneintegrale a cura di A. Mangini e D. Provenzal, Roma, Formiggini («Lettere d’amo-re»), 1925 [ma 7 maggio 1926]. Il volume raccoglie settantatre lettere, otto frammentiepistolari di missive non conservate integralmente e due frammenti in prosa che nonafferiscono al carteggio ma sono ad esso legati tematicamente.

Queste le tappe precedenti della travagliata storia editoriale delle lettere a Adele:– ventidue frammenti estratti da ventuno lettere a Adele si leggono in Scritti

editi e postumi di Carlo Bini [a cura di S. Giannini,] Livorno, Al Gabinetto ScientificoLetterario [Tipografia di P. Vannini], 1843 [ma gennaio 1844], pp. 263-269, sotto iltitolo Frammenti. Si tratta di passi che recano talvolta omissioni e adattamenti e pro-vengono, nell’ordine di stampa, dalle lettere che nel 1925 saranno numerate da DinoProvenzal e Adolfo Mangini come XXV, XXIX, VIII, XVI, XLIV, LVIII, LIV, DI NUOVO VIII,XVIII, LX, XXXI, XL, III, VII, di nuovo XLIV, XXVIII, XL, LXVI e LXXII, I, XXII, VIII, LI. Unsolo frammento («I Tedeschi non fanno mai di quei libri facili, trasparenti, spumosi,oppio vero dell’anima: i Tedeschi fanno pensare, e tengono l’anima del Lettore in pie-di da mattina a sera») non e riconducile a nessuna delle lettere a Adele oggi nota;

– ventuno lettere a Adele sono pubblicate per la prima volta – sia pure consostanziosi tagli e con il nome della destinataria occultato da una «X» – nel volumeScritti editi e postumi di Carlo Bini reintegrati sui manoscritti originali e notevolmenteaccresciuti per cura di G. Levantini-Pieroni, Firenze, Successori Le Monnier, 1869,pp. 460-489, sotto il titolo Alla sua donna, nella sezione Lettere (nn. 32-52): si tratta,nell’ordine di stampa, delle lettere che nell’edizione di Mangini e Provenzal sarannonumerate come I, XXIII, XXXVIII, XXVII, LVIII, XXXV, XVI, XIV, LVII, XVIII, LI, LVI, XL,XVII, XXXII, XXIV, VIII, XII, XXIX, XLI, XLIV. Inoltre, sotto la dicitura fuorviante di Pen-sieri (pp. 254-261), Levantini-Pieroni ripubblica i ventidue frammenti gia editi da Sil-vio Giannini, li organizza per temi (Di se stesso, Della donna e Argomenti varii) e neaggiunge altri tre: uno estrapolato della lettera LIX e due non riconducili a nessunadelle lettere a Adele oggi note («Oh l’Amore! l’Amore e una rugiada stillata dalla Na-tura sul cuore; – spesso lo rinfresca; spesso pure l’abbruccia»; «O ingannati che cer-cate la quiete innanzi d’arrivare al fine del vostro viaggio, sapete voi che cos’e vivere?

Un alternare d’alte e basse passioni. Sapete voi quando vi sara data quiete? Allorchecessera questa vicenda. Ora se non e dato trovare quiete nelle passioni magnanime,immaginate in quelle che o per loro natura, o per educazione di pensieri si stimanoinique!»);

– sessantaquattro lettere a Adele appaiono, sotto il titolo di Carteggio amoroso.All’Adele, nel volume Scritti di Carlo Bini, seconda edizione notevolmente accresciutaper cura di G. Levantini-Pieroni, Firenze, Successori Le Monnier, 1900, pp. 397-521:vengono qui pubblicate tutte le lettere oggi note eccetto nove (le nove che vedrannola stampa soltanto nel 1925 a cura di Adolfo Mangini e Dino Provenzal con i numeriVII, X, XI, XVII, XXII, XXV, XXVI, XXXI, XL; ovviamente, nella sezione dei Pensieri sonosoppressi i frammenti delle lettere a Adele ore edite nella loro interezza);

Dopo l’edizione in volume del 1925, si registrano una ristampa e varie antologiz-zazioni:

– ristampa le sole sessantaquattro lettere pubblicate da Levantini-Pieroni nellaseconda edizione degli Scritti di Carlo Bini, del 1900, Enrico Emanuelli, in C. BINI,Lettere all’Adele, a cura di E. Emanuelli, Milano, Martello («Il Cormorano. Scrittoriitaliani e stranieri»), 1944, pp. 15-235;

– ventinove lettere a Adele sono antologizzate da Dino Provenzal in Le piu bel-le pagine di Carlo Bini, scelte da D. Provenzal, Milano, Treves («Le piu belle paginedegli scrittori italiani scelte da scrittori viventi. Collezione diretta da U. Ojetti»), 1931,pp. 178-240 (sono le lettere I-XII, XIV, XV, XVII-XIX, XXI, XXXIX, XL, XLIV, XLVI, XLVII,L, LII, LXI, LXVII, LXVIII e frammento VI dell’edizione curata da Provenzal stesso conMangini nel 1925);

– ancora Provenzal, nel volume, piu volte ristampato, L’arte di scrivere le lette-re. Lettere di scrittori italiani, modelli ed esempi, a cura di D. Provenzal, Milano, Hoe-pli, 19472, 19696, pp. 324-326, offre una lettera a Adele (la XLVII dell’edizione Man-gini-Provenzal) come esempio di lettera d’amore «appassionata, fremente» (ivi,p. 324);

– nove lettere a Adele sono antologizzate da Arrigo Cajumi, in Scritti scelti diFrancesco Domenico Guerrazzi e di Carlo Bini, a cura di A. Cajumi, Torino, Utet(«Classici italiani. Collezione diretta da F. Neri e M. Fubini», LXXXVII), 1955 (esuccessive ristampe), pp. 637-658 (lettere I-IV, XII, XLIV, LII, LVI, LVIII dell’edizioneMangini-Provenzal);

– sette lettere a Adele sono antologizzate in C. BINI, Il manoscritto di un prigio-niero e altro, a cura di M. Ambel e M. Guglielminetti, Bologna, Cappelli («Bibliotecadell’Ottocento italiano», diretta da Gaetano Mariani, 29), 1978, pp. 204-218 (lettereVII, VIII, XV, XIX, XLII, LIII, LXV dell’edizione Mangini-Provenzal);

– una lettera di Bini a Adele e antologizzata da Enrico Ghidetti, nella sezionededicata a Carlo Bini nell’antologia Toscani dell’Ottocento. Narratori e prosatori, a cu-ra di E. Ghidetti, Firenze, Le Lettere («Pan», 16, «Ottocento italiano. Serie diretta daE. Ghidetti», I), 1995, pp. 105-134, alle pp. 119-121 (la lettera I dell’edizione Man-gini-Provenzal).

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 121

Studi sulle lettere di Carlo Bini a Adele De Witt Perfetti

G. LEVANTINI-PIERONI, Di Carlo Bini e de’ suoi scritti, in Scritti editi e postumi di Carlo Binireintegrati sui manoscritti originali e notevolmente accresciuti per cura di G. Levantini-Pie-roni, Firenze, Successori Le Monnier, 1869, pp. V-XLII.

— Prefazione, in Scritti di Carlo Bini, seconda edizione notevolmente accresciuta per cura diG. Levantini-Pieroni, Firenze, Successori Le Monnier, 1900, pp. III-XVIII.

R. ZAGARIA, Un amore di Carlo Bini, in «La Romagna», Iesi, II, 9-10, settembre-ottobre 1905.

G. STIAVELLI, Carlo Bini che attende ancora il suo storico e il suo critico, in «Avanti della Do-menica», IV, 14, 7 aprile 1906, p. 5.

R. ZAGARIA, Per un amore di Carlo Bini, in «Avanti della Domenica», IV, 17, 1º maggio 1906, p. 4.

S. VALENTE, Vita e scritti di Carlo Bini, Bari, Casa Editrice Alighieri, 1907, pp. 175-185.

P. PANCRAZI, Carlo Bini innamorato, in «Corriere della Sera», 20 aprile 1926, p. 3.

D. PROVENZAL, Prefazione, in C. BINI, Lettere all’Adele, prima edizione integrale a cura diA. Mangini e D. Provenzal, Roma, Formiggini, 1925, pp. 9-18.

P. MICHELI, Le lettere di Carlo Bini all’Adele, in «La Rivista di Livorno», I, 5, maggio 1926,pp. 260-264.

— Guerrazzi e Carlo Bini, in «Liburni Civitas», II, 5, 1929, pp. 121-138.

A. CAJUMI, Un amore in provincia, in Galleria. Saggi di varia letteratura, Torino, Buratti, 1930,pp. 127-138.

M. ESCOBAR, Su Carlo Bini, in «Frontespizio», XV, 2, febbraio 1937, pp. 145-148.

L. MARI [M. L. FARGION], Le lettere all’Adele, in «Liburni Civitas», XV, 5-6, 1942, pp. 284-295.

R. MARCHI, Omaggio a Carlo Bini nel centenario della morte, Livorno, Stabilimento PoligraficoToscano, 1943, pp. 16-19.

G. BELLONCI [senza titolo], in C. BINI, Manoscritto di un prigioniero, prefazione di G. Bellonci,Torino, Einaudi, 1944, pp. VII-XVII.

G. MARIANI, Il romanticismo di Carlo Bini, in «Convivium», XVIII, 3-4, marzo-aprile 1950, poi,con il titolo Carlo Bini, ovvero un «pastiche» mancato, in Ottocento romantico e verista, Na-poli, Giannini, 1972, pp. 81-94.

G. FONTANELLI, Lo spirito del Risorgimento nell’opera letteraria di Carlo Bini, in «Rivista di Li-vorno», X, 3-6, maggio-dicembre 1960, pp. 204-237.

A. JERI, Nota, in C. BINI, Manoscritto di un prigioniero e Il Forte della Stella [a cura di A. Jeri],Milano, Rizzoli, 1961, pp. 5-10.

M. GUGLIELMINETTI, Introduzione, in C. BINI, Il manoscritto di un prigioniero e altro, a cura diM. Ambel e M. Guglielminetti, Bologna, Cappelli, 1978, pp. 5-18 (poi, rivista e con il titoloIl manoscritto di un prigioniero, in M. GUGLIELMINETTI, Gertrude, Tristano e altri malnati.Studi sulla letteratura romantica, Roma, Bonacci, 1988, pp. 63-75).

T. IERMANO, Carlo Bini e i suoi scritti minori, in Intellettuali e stampatori a Livorno tra ’700 e’800, Livorno, Nuova Fortezza, 1983, pp. 89-104.

S. TIMPANARO, Alcuni chiarimenti su Carlo Bini, in Antileopardiani e neomoderati nella sinistraitaliana, Pisa, Ets, 1982, pp. 199-285.

G. TELLINI, Carlo Bini, scrittore postumo e clandestino, in C. BINI, Manoscritto di un prigionieroe altre cose, a cura di G. Tellini, Palermo, Sellerio, 1994, pp. 183-212, poi in L’arte dellaprosa. Alfieri, Leopardi, Tommaseo e altri, Firenze, La Nuova Italia, 1995, pp. 117-138.

122 LAURA DIAFANI

NOTA AL TESTO

Si pubblicano, riscontrati sui manoscritti originali, le cinque lettere e il frammen-to di lettera di Carlo Bini a Adele De Witt Perfetti di cui sono disponibili gli auto-grafi, conservati presso l’Archivio del Museo Centrale del Risorgimento, nella raccoltadi autografi che fu di Ferdinando Martini (1841-1928): si tratta delle lettere II, LV,LXIX, LXX, LXXI e del frammento I secondo la numerazione accolta in C. BINI, Lettereall’Adele, prima edizione integrale a cura di A. Mangini e D. Provenzal, Roma,Formiggini, 1925.

Nella nota in calce a ciascuna lettera, sono indicati, nell’ordine: luogo di conser-vazione, catalogazione, con indicazione di busta (b.), fascicolo (fasc.) e numero (n.) esintetica descrizione, con numero di facciate (f. / ff.) e di carte (c. / cc.). In questasede si rende conto anche delle datazioni congetturali.

La trascrizione si attiene scrupolosamente agli originali, preservando la punteg-giatura di Carlo Bini, come pure l’uso non sistematico delle maiuscole e le frequentioscillazioni morfologiche e grafiche (opur, nepur, scopro, piuttosto, elixir). Si sono in-vece uniformati all’uso moderno l’apostrofo (buon’orologio > buon orologio, un’intri-go > un intrigo, un’angiolo > un angiolo, un’appello > un appello, un’istante > un istan-te, un’amore > un amore, un’affetto > un affetto, un’avvenire > un avvenire, un’infelice >un infelice, un’altro >un altro, un’ondeggiamento > un ondeggiamento), l’accentazionedei monosillabi (chı > chi, no > no, fu > fu, sta > sta, so > so, fa > fa, va > va) e lasemivocale j (jeri > ieri, abbujasse > abbuiasse, bujo > buio). Si registrano pure le cor-rezioni d’autore, indicando tra parentesi uncinate rovesciate (> <) il testo biffato esegnalando i termini aggiunti nell’interlinea. Tra parentesi uncinate (< >), infine, siintegra una sillaba mancante per svista d’autore (pr<ep>arato).

Sulla scorta degli autografi, qui si correggono alcuni errori di trascrizione presentinelle precedenti edizioni: nella lettera 1 si sono integrati due avverbi (mai, meglio) chenon figuravano nell’edizione della lettera in C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 21-23,e si e eliminato un corsivo non attestato dall’originale (giuoco); nella lettera 5 si pro-pone la lezione suolo in luogo di cielo, a mio parere frutto di una lettura errata deiprecedenti editori.

Quanto alla lettera 2, il testo riscontrato sull’autografo differisce in piu punti daltesto edito in C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 109-111: quest’ultimo, rispetto allalezione attestata dall’originale, presenta infatti alcune omissioni (tra cui quella delladata, presente sull’autografo) e sostituzione di vari termini con sinonimi. Le differen-

ze sono cosı sostanziose da non essere imputabili a meri errori meccanici di trascri-zione e inducono ragionevolmente al sospetto che ci troviamo di fronte a due stesurediverse di una stessa lettera: verosimilmente, l’autografo conservato tra le carte di Fer-dinando Martini in MCRR, irto di cassatura e riscritture, testimonia la minuta, mentrel’edizione C. BINI, Lettere all’Adele, cit. reca una seconda stesura.

E, questa, una ipotesi purtroppo oggi non dimostrabile, data l’irreperibilita dellecarte Mangini, ma confermata anche da altre circostanze. Innanzitutto, che alcune let-tere d’amore fossero state ricopiate da Bini «con lievi varianti» e che ne esistessero leminute e notizia data da Giuseppe Levantini-Pieroni nel 1900 con gli autografi in ma-no (cfr. Un amore di carta, paragrafo 2). In secondo luogo, la nostra ipotesi potrebberagionevolmente spiegare perche Dino Provenzal nel 1925 indica come «favoriti» daFerdinando Martini soltanto cinque «inediti» (non sei, quanti sono gli autografi dellelettere a Adele presenti oggi nella «Raccolta Martini»): Provenzal parla di lettere II,LXXX (che sta, erroneamente, per LXIX e per LXX), LXXI e di frammento I (cfr. qui nota17 del saggio introduttivo). Come si vede, degli autografi della collezione di Martinirimane fuori proprio quello della lettera LV – qui lettera 2 –: tutto torna se si ipotizzache Provenzal scarto quell’autografo proprio perche recava la minuta di un testo a luigia noto dalle Carte Mangini.

Non e questa la sede per lunghe disquisizioni filologiche, ma merita evidenziarealmeno che un confronto tra i testi editi in C. BINI, Lettere all’Adele, cit. e la trascri-zione condotta secondo criteri moderni e conservativi sui sei autografi disponibili of-fre risultati di rilievo per gli studiosi di Carlo Bini. Si tratta, purtroppo, di una occa-sione rara, essendo i manoscritti in questo autore oggi in larga parte dispersi e la cuiopera ci e testimoniata quasi interamente da stampe ottocentesche. Il raffronto gettaluce sul loro grado di attendibilita e fornisce qualche indicazione di prima mano sullaprassi scrittoria di Bini.

Qualche osservazione sui fenomeni piu macroscopici. Dalla comparazione tra lalezione attestata dagli autografi e quella offerta nelle precedenti pubblicazioni risultainnanzitutto che gli editori hanno ampiamente regolarizzato l’interpunzione, che neglioriginali e scarsa, asistematica e vicina alle «abitudini interpuntive di Mazzini e diGuerrazzi» (M. AMBEL, Nota al testo, in C. BINI, Il manoscritto di un prigioniero e al-tro, cit., p. 23). Risulta anche che il modus scribendi di Bini e stato fortemente norma-lizzato: negli autografi esso si rivela di tipo piu aggregazionale, procedente per accu-mulazione di sintagmi, assemblati ricorrendo a un ampio uso della lineetta, sulmodello attestato dal Manoscritto di un prigioniero. In particolare, si registrano cometipici della scrittura di Bini: l’uso irregolare della maiuscole e degli ‘‘a capo’’ (norma-lizzati dagli editori); nella punteggiatura, l’uso della virgola prima del pronome rela-tivo e la congiunzione che e dopo la copula e nelle dittologie di aggettivi e sostantivi(sempre soppresse dagli editori); l’utilizzo della lineetta in luogo di altre forme inter-puntive (sostituita dagli editori con i due punti e il punto e virgola).

124 LAURA DIAFANI

Un doveroso ringraziamento va a quanti hanno agevolato con competenza e dispo-nibilita le mie ricerche: Fabrizio Alberti (Archivio del Museo Centrale del RisorgimentoItaliano, Roma), Maria Luisa Fogolari (Archivio Diocesano, Livorno), Marcella Previti,Cristina Luschi, Emilia Bartolotti, Claudia Cravini, Gianfranco Morandi (Biblioteca Co-munale Labronica «F. D. Guerrazzi»); Massimo Sanacore (Archivio di Stato, Livorno);Giorgio Notari (Camera di Commercio, Livorno), Laura Dinelli e Laura Rossi (Comunedi Livorno). Infine, un affettuoso grazie a Sandro Rogari e a Fabio Bertini per la dispo-nibilita ad accogliere la pubblicazione sulla «Rassegna storica toscana» e a Gino Telliniper i consueti, preziosi consigli.

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 125

1

CARLO BINI A ADELAIDE DE WITT PERFETTI – [Livorno]

[Livorno, febbraio 1838]

Sapreste dirmi o Signora chi vi ha soffiato nella mente il grottesco sospetto di unarelazione tra me, e quella puppatola1 marcata P. A.?2 Credete punto alla mia parola?Ebbene se ci credete vi diro, che non la conosco fuorche di vista, che non ho maiparlato con lei, che non ho posto mai piede in sua casa, e qualche rara volta l’ho sa-lutata incontrandola col marito perche conosco il marito. Se poi credete bugiarde lemie parole, prendete le debite informazioni, e sentirete da tutti confermata la verita diquanto asserisco, e sentirete un bisbiglio, che vi fara sapere, se pure non vi e gia noto,che da lunghi anni la coltiva un giovane creato apposta per lei, sistematico, e regolarecome un buon orologio, un giovane, che pensa come lei, vede come lei4

71/, sente come lei, parla come lei, cuce, e ricama come lei, e partorira un figliuo-lo come lei, se la signorina avra un giorno la grazia di fare un figliuolo. Sapete voi cosami rappresenta mai quella donna, che vi da tanta ombra? un fiore di cencio, che ve-duto da lontano ferisce l’occhio per una certa vaghezza del colorito, e poi quando siadora non ha fragranza di nulla. Credete voi, che io sia uomo da contentarmi d’unamacchina inverniciata di bianco, e di rosso? No, no, no, e sempre no.

Bandite da voi, se vi piace, quello strano sospetto; non esiste di certo fuorche nel-la vostra testa, e se ne trapelasse la piu lieve ombra nel mondo ecciterebbe l’ilaritauniversale.

E poi mi credete voi cosı miserabile da venirvi a parlare d’amore col cuore occupatoda un’altra? Voi non avete il diritto di essere tanto ingiusta verso di me. Questo fatto eper me cosı inconcepibile, che talvolta dubito, che abbiate voluto prendervi giuoco di

84 1. Museo Centrale del Risorgimento, Roma, «Raccolta Martini», busta 345, fasc. 48, n. 1. Let-tera manoscritta, 3 ff. su un bifolio (3006420 mm). Filigrana sul margine destro della seconda c.: «J.GREEN & SON / 1828». E la lettera II in C. Bini, Lettere all’Adele, cit., pp. 21-23. La data congettu-rale e ricavata dal fatto che questa missiva attesta ancora l’uso della formula di cortesia ‘‘Voi’’ e rap-porti formali tra i due interlocutori, per cui dovette seguire di poco la lettera inaugurale del carteggioamoroso, anch’essa non datata ma certamente di poco successiva al 5 febbraio 1838 (cfr. D. PROVEN-

ZAL, Prefazione, ivi, p. 18: «La lettera [...] con cui comincia la relazione amorosa [...] e scritta, nelprimo abbozzo, su di una lettera diretta a Carlo Bini da Pietrasanta col bollo postale del 5 febbraio1838»).

1 puppatola: pupattola, bambola.2 P.A.: non identificata.

me. E siccome e antica consuetudine, che il cavaliere faccia, in tutto e per tutto il piaceredella dama, se questo giuoco vi giova, se rallegra la vostra malinconia, continuate.

Opure, Adele sarebbe questo un movimento d’una vostra particolare tattica d’a-more? Supponete voi forse, che io sia per credere meglio alla forza del vostro affettodimostrandomi una gelosia, che per ora non ha avuto luogo, ne tempo di nascere?Signora ve ne prego procurate di conoscermi meglio. Io sono ormai vecchio del mon-do – il dono funesto della scienza del bene, e del male non mi fu negato – ho unaterribile esperienza del carattere umano, e nessuna donna, almeno di quelle, che vi-vono in Livorno, saprebbe ingannarmi mai. Signora siate semplice con me – il mioocchio e profondo, e svolge in un baleno le piu contorte pieghe dell’anima – il mioocchio Adele sapra conoscere in un momento se voi amate per arte, o sinceramente– sapra conoscere le molle nascoste dei vostri pensieri come il Dio, che un giorno vidovra giudicare.

Adele io ve l’ho gia detto – io son dissimile, in gran parte, dagli uomini, che in-contrate in societa. Non mi fate il torto di mettermi nella folla di quei tanti che, senzadistinguere confondono un intrigo di galanteria con una passione vera, e profonda. Sevoi mi regalaste tutte le donne del mondo per un intrigo io ve le renderei senza farnenulla. La parte del farfallone amoroso non mi sta bene, ne l’ho mai recitata.

Non posso dissimularvi, o Signora, che questo fatto non abbia destato in me delleidee dolorose, che mi hanno quasi avvilito. Una cattiva serata e gia passata per noi, oalmeno per me, e la cosa e sul primo nascere. Voi cominciate a versare il veleno nel-l’anima mia senza aspettare, che il tempo, o la fatalita, facciano questo misero ufficio.

Adele Adele se non avete forza, o volonta di nutrire, e mantenere una sincera pas-sione confessatevi ingenua. Un vostro cenno fara sparire le illusioni, che adesso misorridono, ed io mi rimettero in lotta col mio cattivo destino senza mormorare divoi. – Addio. –

2

CARLO BINI A ADELAIDE DE WITT PERFETTI – [Livorno]

[Livorno], Lunedı notte [marzo-novembre 1838]

Conosco pur troppo, Adele mia, che la tua lettera di ieri fu concepita, e dettatanella febbre dell’anima, e dei sensi. Questo non e un delitto per me, ma un monumen-to immortale d’amore, e mi sei sempre piu cara, e sempre meglio scuopro i tesori d’a-more, che tu nascondi nell’anima. Povera Adele! io soffro dei tuoi patimenti, ma l’ar-

2. Museo Centrale del Risorgimento, Roma, «Raccolta Martini», busta 345, fasc. 48, n. 3. Letteramanoscritta, 4 ff. su un bifolio (3006420 mm). Filigrana sul margine destro della seconda c.:«J. GREEN & SON / 1828». E la lettera LV in C. Bini, Lettere all’Adele, cit., pp. 109-111. Per gli estre-mi cronologici, si tien conto della data d’inizio della relazione (febbraio 1838) e della data di morte diAdele (dicembre 1838).

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 127

te, o la potenza degli uomini non hanno virtu di sanare le tue ferite. Sono inevitabili,sono conseguenza necessaria della creatura perfetta, nata a sentire profondamente, esentire significa patire. E se il fuoco non ti circolasse nelle vene, se l’idea fissa non tiscompigliasse tutta, non abbuiasse in te il lume della ragione, non ti rendesse ebbra,forsennata, allora, o Adele, tu saresti una del gran volgo delle donne, il tuo cuore sa-rebbe un calcolo avido, miserabile, invece d’essere com’e una fiamma divina, andrestifiera, e l’anima mia non avrebbe sentita, abbracciata la tua come se fossero nate nellastessa ora, e dal medesimo pensiero.

E io, Adele, adesso mi taccio, perche devo tacermi, perche devo trattarti con tuttala tenerezza, con tutta la delicatezza d’un’amore materno, ma se io potessi farti unquadro dello stato mio, rimarresti fulminata dallo spavento.

Perche tu almeno soffri d’una pena sola – tu soffri d’amore estremo, eccessivo, neconvengo, ma puro, angelico, splendido come gli astri, che l’hanno generato. Io soffrodi mille passioni cupe, feroci, indomabili. Un sangue energico, africano mi ribolle, mituona nelle vene, e l’anima mia si pasce continuamente di pensieri di morte, di distru-zione, perche a momenti io distruggerei l’universo, anche Dio, e se tratto tratto nonvenisse a consolarmi, a rinfrescarmi la tua bella immagine in certi atteggiamenti digrazia, che tu sai prendere cosı spesso, e che mi stanno eterni nella memoria, il sangueassalirebbe con tanta foga il cervello, che di certo lo spezzerebbe.

Tu parli di morir d’amore nelle mie braccia. Questo tuo pensiero e il piu puroalito, che possa esalare dal cuore d’una donna innamorata; questo tuo pensiero e ilpiu alto premio, che io avrei potuto desiderare alla mia passione, ma questo pensieroti fa sacra per me, ne io abusero mai della tua confessione, che e figlia non del delirio,ma dell’estasi, figlia d’un’anima sublimata alle piu pure ragioni del Cielo.

Non pensare Adele – saro generoso – io sento d’esser piutosto generoso, che co-dardo, e quando tu vedessi traviare fa un appello alla fierezza del mio cuore, ed eglirispondera tosto al tuo cenno con un fremito d’esultanza, come il cavallo animoso allostrepito della tromba di guerra. Tu dovresti ormai conoscermi abbastanza. Se io aves-si voluto fare l’uomo disinvolto, l’uomo di mondo, credi Adele, avrei saputo comefare. E assai piu facile corrompere, prostituire la natura umana, che nobilitarla, san-tificarla. Ed io ti ho trattato con tanta cavalleria, che se il mondo lo risapesse, farebbedi me un soggetto da commedia.

Di che temi dunque mia buona Adele? Spiegati piu chiaramente. Appena tu mifacesti qualche difficolta al progetto, che ti accennai non ci ho piu pensato. Adele,Adele io son pronto a tutto per te – tu domini ormai talmente tutto l’essere mio,che se tu mi dicessi – uccidi – io ucciderei.

Tu vuoi Adele, che io ti dica, che non abbandoneremo questa breve vita senz’avergustato la felicita per un istante. O Adele mia, ma che vuol dir tutto questo? Io ti ri-peto, che son pronto a tutto per te – al bene, e al male – e se dipendesse da me, nonun istante, ma vorrei offrirti secoli di felicita, ma vorrei spogliare Dio della sua eter-nita di beatitudine, e fartene un manto, perche per me tu sei piu che Dio. E se il Crea-tore mi fulminasse giu nell’inferno, io gli griderei baldanzoso: Tiranno, tiranno, fincheavro nel cuore un’idea, un’immagine, una memoria della mia Adele, per me non ci e

128 LAURA DIAFANI

inferno, e questa idea non la potrai cancellare se non distruggendomi il cuore, e quan-do non avro piu cuore, piu anima, quando non avro piu l’idea della mia Adele, allorabruci l’inferno a sua posta, perche io allora non saro piu nulla.

Addio mia dolcissima Adele; la mia passione non e piu inquieta scapigliata comeprima, ma invece acquista un’intensita, una forza di tanta concentrazione, che io misento capace delle piu terribili risoluzioni. Addio, addio. –

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CARLO BINI A ADELAIDE DE WITT PERFETTI – [Livorno]

[Livorno, marzo-novembre 1838]

Hai tanta ragione Adele, che non ardisco quasi piu alzar gli occhi verso di te – ma lamia lettera di ieri mi avra in parte scolpato – ma se in mezzo a tanto fremito di passioni tupotessi vedere come regna splendido, immenso, perenne un pensiero d’amore per te,invece di gridarmi tanto come hai fatto, mi abbracceresti piangendo di tenerezza.

E d’altronde non t’ho io detto spesso, che tu sei un angiolo, e che io sono un po-vero mortale? Non mi sono spiegato abbastanza fin dal principio? t’ho io forse ingan-nato? non t’ho io dato ad intendere continuamente, che sono un’originale da far pian-gere, e ridere? E se per me, passione vuol dir patimento la colpa e mia forse? Io ti hodetto, che son forte di fronte al mondo, ma recito una parte forzata; perche mi con-tenderai tu o Adele, che ridiventi uomo con te, che sfoghi, conservando coll’animatua, la soverchia energia, che mi divora? E vedi Adele io non posso amarti, che cosı– indarno tenteresti ravviarmi, compassarmi, ridurmi a proporzioni simmetriche. El’amarti, come io faccio, con una forza, che mi consuma l’esistenza, e per me tal vo-lutta, che io l’antepongo alle gioie sperate del Cielo.

Adele lasciami amare come mi sento capace di amare. Non ti spaventare – lasciaruggire a sua posta questo leone1 – egli non rugge contro di te. E poi pensa, che io hotrovato la cosa anelata per 30 anni d’inedia, e di spasimo – pensa, che tra la mia mano,e l’oggetto anelato s’interpone l’oceano del mondo – un oceano di fango – pensa, cheesiste dolore da far gemere uno spirito immortale, non che la povera creta dell’uomo2 –pensa a tutto questo, e vedi se Dio vorra vendicarsi della bestemmia esalata da quel

3. Museo Centrale del Risorgimento, Roma, «Raccolta Martini», busta 345, fasc. 48, n. 2. Let-tera manoscritta, 4 ff. su un bifolio (2506420 mm). Filigrana sul margine destro della seconda c.:«BONDON». E la lettera XLIX in C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 96-97. Per gli estremi cronologici,si tien conto della data d’inizio della relazione (febbraio 1838) e della data di morte di Adele (dicem-bre 1838).

21 Chiara eco foscoliana, dal sonetto Forse perche della fatal quiete, v. 14 («quello spirto guerrierch’entro mi rugge»), come anche nella lett. XXXVI in ID., Lettere all’Adele, cit., pp. 74-75.

2 Identica immagine biblica («una povera creta») nel Manoscritto di un prigioniero (ID., Mano-scritto di un prigioniero e altre cose, cit., p. 99).

9

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 129

dolore. Dio non somiglia gli uomini Adele – io sento ch’Egli mi ha gia perdonato; e tuanima d’amore non vorrai tu perdonarmi?

E poi Adele bisogna, che tu ti contenti dell’amore mio scapigliato, furibondo,vulcanico come tu me l’hai suscitato nel petto. E la colpa e tua o Adele; perche seiper me cosı gentile, cosı dolce, cosı angiolo? Rompi quest’incanto se ti riesce, ed ionon ti amero piu. Ma finche il fascino dei tuoi occhi mi fara battere il cuore con tantoprecipizio di palpiti, Adele io ti amero come ho cominciato ad amarti.

E quest’amore, se Dio nella sua pieta non lo guida, sento che puo darmi la pazzia.Sai quante volte la sera sono sul punto di prenderti, cosı leggiera come sei, fra le miebraccia, e fuggire fuggire non so io nepur dove?

Ascoltami, Adele – io ho fatto un terribile giuramento davanti al Cielo, e all’In-ferno – tu sarai mia dovesse esserci di mezzo anche un delitto. Chi si opporra fra gliuomini? Tu sola potresti opporti dicendomi: va tu non sei degno di me.

Che tu fossi infelice io lo sapeva – indovinava le tue sciagure senza saperne le cir-costanze, perche il tuo volto, guardandolo mi raccontava una storia di dolore. – Manon sai Adele, che il dolore purifica l’anima? Non sai che il dolore ha rivelato Dio,l’amore, le maraviglie dell’Universo, le leggi piu arcane del cuore? Non sai che il do-lore e la musa dei piu grandi intelletti? Ma se ti dicessi, che mi sei cara perche infe-lice? se ti dicessi che, lieta, e fortunata, tu non saresti l’anima dell’anima mia?

Il dirmi poi o Adele, che io sono libero, e faccio quel, che voglio e una parolaamara, che non dovevi lanciarmi. O Adele Adele! Se potessi fare quel, che voglioora nell’alto della notte non scriverei queste parole tremando di passione per ogni ve-na – e tu invece di giacere accanto all’uomo, che non doveva esser tuo, tu ora sarestimeco in una di quell’estasi d’amore, che creano il paradiso sulla terra.

Rileggi meglio la mia lettera di giovedı – ti dico io forse, che tu non mi scriva cosıspesso? Io ti dico, che tu non mi rammenti con tanta frequenza il termine vicino dellanostra felicita – in quanto al resto scrivimi dei volumi – le tue lettere mi fanno buono,ed io me le pongo sul cuore perche diventi simile al tuo.

Guardero alle imprudenze; ma santo Dio! sono ormai cosı pieno di te, cosı forsen-nato, che non so quanto sapro riuscirvi. Ieri sera mi fu forza aspettarti d’intorno a casaper vederti scendere di carrozza, e quella fu un’imprudenza, ma se io non l’avessi fatta,avrei dovuto errare tutta la notte sconsolato, e fremente come un’anima dannata.

Del come faremo in seguito non so nulla affatto. Se tu vedessi cosa e diventataquesta mia testa, tanto superba un giorno della sua ragione ti verrebbe da ridere.Ora abbiamo mutate le parti – a te sta l’aver senno, il regolare, il comandare; a mesta l’obbedirti come un fanciullo.

Una di queste sere, e forse lunedı sera credo, che venga a visitarti Adriano,3 e ti

130 LAURA DIAFANI

3 Adriano Biscardi (1805-1864), amico di Bini dalla fanciullezza, quando entrambi avevano stu-diato a Livorno nel collegio di San Sebastiano, presso i padri Barnabiti: «di sensi liberi e caldi, d’unaonesta proverbiale per casa Biscardi, d’una delicatezza di sentire squisita, non e a dire se a Carlo Binifosse carissimo, e se da lui fosse riamato» (G. LEVANTINI-PIERONI, Di Carlo Bini e de’ suoi scritti, cit.,p. XXXVIII); Biscardi aveva poi proseguito gli studi in legge all’Universita di Pisa con Giuseppe Giusti

parlera. Accoglilo come il messaggio dell’anima mia – aprigli tutti i tuoi pensieri, efidati di lui come di me. Egli e assai migliore di me.

Rispondimi Adele senza gridarmi.4 Addio. Addio.

4

CARLO BINI A ADELAIDE DE WITT PERFETTI – [Livorno]4

[Livorno, marzo-novembre 1838]

Adele mia, io ho lottato lungamente contro il destino, ho cercato di vincerlo, hopreteso di non essere un infelice; ma il destino e rimasto come Dio l’aveva fissato. Efinita – io dovevo soffrire per sempre, e forse sconto con pene piu grandi il delittodella resistenza.

Che precipizio di cose in tanto poco tempo! Da quale altezza son rovinato! >Nonsono, che pochi mesi< A momenti io non credo a quanto e avvenuto tra noi, non cre-do a me stesso – e tu, Adele mia mi sembri un fantasma creato nel delirio della febbre,e l’amor nostro mi sembra >in< il1 racconto >maraviglioso< d’un altro mondola storia2 d’un fatto >misterioso< strano, incredibile successo da tempo immemorabile.

Ma il cuore, che mi duole pur troppo mi richiama alla realta delle cose, e dissipa ildelirio, e mi avverte, che tu sei creatura vera, esistente, creatura da me amata >dispera-tamente< ogni giorno piu. Il perche non so dirtelo, ma io sento, che l’incendio prendeforza col tempo, io mi sento corrodere profondamente da un’idea sola, da un’immaginesola – e quell’idea, quell’immagine sei tu mia dolce Adele, che >forse non pensi, noncapisci uno solo degli infiniti tormenti< un giorno mi amasti, e che forse oggi... Ionon oso terminare questo pensiero di morte, >Io< e chiudo gli occhi sull’abisso, e sento,che ti amo coll’istinto disperato onde si ama la cosa sul punto di perderla.

e Giuseppe Montanelli, ed esercitava l’avvocatura a Livorno. Successivamente, si trasferı a Pisa, dovenel 1847 diresse il giornale «L’Italia» (1847-1848), di orientamento democratico. Proprio in un opu-scolo per le sue nozze, nel 1857, fu pubblicato per la prima volta da Silvio Giannini (1815-1860), IlForte della Stella (cfr. S. GIANNINI, Ai coniugi Avv.o Adriano Biscardi e Mirra Nesi, Tip. Le Monnier,s.l., s.d.). Per ulteriori notizie, cfr. soprattutto la lettera di ricordi di Biscardi a Domingo Fransoniparzialmente cit. in Le piu belle pagine di Carlo Bini, scelte da D. Provenzal, Milano, Treves,1931, p. 283; G. BONIFACIO, Amicizie livornesi di Giuseppe Giusti, in «Liburni Civitas», XIV, 1-3,1941, pp. 48 sgg. e E. MICHEL, Carlo Bini cittadino e patriota, cit., p. 32n.

4 «Dicesi altresı gridare uno in senso affine a sgridarlo; e allora gridare, gridata vale un po’ meno. Lamadre grida il suo bambino anco con parole, e non gravi, anzi temperate d’affetto. Lo sgridare e piu av-verso» (Dizionario dei sinonimi della lingua italiana di Niccolo Tommaseo, nuova edizione, cit., ad vocem).

4. Museo Centrale del Risorgimento, Roma, «Raccolta Martini», busta 345, fasc. 48, nn. 7, 5.Lettera manoscritta, 3 ff. su 2 cc. (2106150 e 2506210 mm), erroneamente catalogate come stac-cate. E la lettera LXX in C. BINI, Lettere all’Adele, cit., p. 134. Per gli estremi cronologici, si tien contodella data d’inizio della relazione (febbraio 1838) e della data di morte di Adele (dicembre 1838).

41 >in< il: correzione soprascritta.2 d’un altro mondo la storia: aggiunto nell’interlinea superiore.

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 131

Io son pr<ep>arato a tutto, e immolero volentieri la mia alla tua felicita! Se ti sentiintepidita, se ti arride un’esistenza piu riposata, piu conforme alle idee comuni aprimil’animo tuo. E forse e cosı come io sospetto. Stanca d’un amore cupo, feroce, maniaco,tu aneli forse di riafferrare lo stato, che godevi prima di conoscermi. Io lo vedo Adele tupuoi esser felice un poco. Il tuo padrone basta ai tuoi bisogni, e ne avanza; e fra nonmolto diventando madre, occupata del tuo fantoccio passerai dolcemente il tempo, eavrai pieno il cuore, e la coscienza in riposo. E quando uno e cosı temperato, o Adele,il mondo non e da fuggirsi, ed offre qualche fiore da cogliere.

2

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CARLO BINI A ADELAIDE DE WITT PERFETTI – [Livorno]

[Livorno, marzo-novembre 1838]

Adele mia, rendimi il passato se puoi, rendimi i giorni della speranza, e dell’estasi,ritorna per me angiolo d’amore, conforta d’un gesto, d’uno sguardo, d’una parolad’un niente il dolore, che tu hai versato a torrenti nell’anima mia. Non badare a quelche dico, a quel che ho detto, a quello che ho dimostrato. Io non so piu nulla di me,non so quello, che sono, quello che sono stato – un buio d’inferno, un’orribile con-fusione mi regna nello spirito. Solo, straniero a tutto il mondo non vedo, che la tuafigura, non odo che la tua voce. Non mi deridere, non mi sdegnare – compiangimi,compiangi un’infelice, un forte diventato debole. >Non ho piu forza di nulla, e sono<Prima di conoscerti Adele, io non godevo di certo, e l’esistenza mi si volgeva arida, emalinconica – pure una certa fierezza mi sosteneva – e lo spiraglio d’una lontana spe-ranza mi dava animo a proseguire il viaggio. Adesso Adele mia non ho piu forza dinulla – sono veramente avvilito – sento franarmi ogni giorno il terreno sotto le piante,il cielo mi sparisce – sento, che Dio, e la mia Adele mi hanno abbandonato.

Ma perche mi avete abbandonato? Ed io o Adele mia ho amato, ho adorato te, eDio con un amore1 cosı puro cosı grande santo, che avrei creduto quell’amore capaced’espiare le colpe del genere umano. Ma mi sono ingannato – e invece di essere statopremiato, o perdonato sono stato punito.

Compatiscimi Adele, compatisci un cuore divorato da un dubbio feroce, da unatremenda gelosia. Io darei tutto per l’amor tuo – darei l’anima, il Cielo, l’onore, mal’amore non si contratta, e se tu hai cessato di amarmi, io ti perdono, e forse e piucolpa mia, che tua.

132 LAURA DIAFANI

5. Museo Centrale del Risorgimento, Roma, «Raccolta Martini», busta 345, fasc. 48, n. 6. Let-tera manoscritta, 6 ff. su 3 cc. (2106150 mm). Filigrana presente parzialmente sul margine sinistrodella prima c. («M. F. P.») e della terza c. (stemma recante un’aquila). E la lettera LXXI in C. BINI,Lettere all’Adele, cit., pp. 135-136. Per gli estremi cronologici, si tien conto della data d’inizio dellarelazione (febbraio 1838) e della data di morte di Adele (dicembre 1838).

21 con un amore: aggiunto nell’interlinea superiore.

Segui il tuo fato Adele, e prego ferventemente, che si volga meno cupo del mio. Il mioe feroce Adele. E se tu potessi vedere un istante dentro di me io sarei sicuro di ricon-quistare il tuo affetto, perche tu non puoi avere dimenticata in un tratto la tua naturadi donna pietosa, e gentile.

Vedi a che son ridotto Adele! Potessi almeno esser sicuro di non esserti affattoindifferente, potessi almeno ottenere anche l’ultimo posto nel tuo cuore io sopporte-rei meno dolorosamente la vita. Ma un nero presentimento mi avvelena anche questaleggiera e incerta speranza.

Tu sei alla vigilia d’essere madre, e quando sarai madre, una nuova esistenza ri-comincera per te – l’universo si rivestira agli occhi tuoi di freschi, e lieti colori: unaffetto casto, continuo, profondo, ti riempira l’esistenza, ravvivera la tua gioventu,e l’idea del tuo povero amico sara sbandita2 affatto dalla tua mente.

Ed io che faro miserabile, ed abietta creatura? Avessi almeno l’ardimento di ri-pararmi nel sepolcro! ma sento che non ho piu forza di nulla; sento che tremo a vi-vere, ed a morire, sento che son condannato ad assistere immobile colle braccia in-crociate ai funerali del mio amore, e gia vedo l’anima mia seduta sulle rovineconsumarsi d’un amore solitario, e pascersi di atroci memorie.

Perdonami Adele, ed accogli questo sfogo di dolore, che io non potevo piu chiu-dere in me, questo sfogo >di< che io faccio a te sola puoi comprendere se vuoi l’a-marezza, che mi contrista, perche se >sola puo< vaneggio tu sola puoi compatire l’uo-mo, che ha smarrito la ragione per te. Addio.

2

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CARLO BINI A ADELAIDE DE WITT PERFETTI – [Livorno]

[Livorno, luglio-novembre 1838]

[...] fatte ad un altro.Ma quando nell’alto della notte nel silenzio della mia stanza, di quella stanza dove

poco fa respirava una santa, ed infelice creatura, ed ora e cenere,1 quando penso a te,e rammento il passato, e il presente, e ti vedo contaminata nelle braccia d’un altro,dove forse tu mi dimentichi, allora Adele tu mi fai schifo, e ribrezzo, e ti disprezzoaltamente.

2 sbandita: bandita.

6. Museo Centrale del Risorgimento, Roma, «Raccolta Martini», busta 345, fasc. 48, n. 4. Fram-mento di lettera manoscritta, 2 ff. su 1 c. (2506210 mm). Filigrana lungo il margine destro: «BON-

DON». Manca la prima c. E il frammento I in C. BINI, Lettere all’Adele, cit., pp. 141-142. Per gli estre-mi cronologici, si tien conto della data d’inizio della relazione (febbraio 1838) e della data di morte diAdele (dicembre 1838).

21 una santa...cenere: la madre, Violante Milanesi, morta nel 1834. Per il forte legame di Bini conla madre, cfr. soprattutto il frammento Mia madre (1833), in C. BINI, Manoscritto di un prigioniero ealtre cose, cit., pp. 134-135.

PER LE «LETTERE ALL’ADELE» (1838) DI CARLO BINI 133

E vedi io non sono contento di nulla, neppure di te. Mi scrivi, che non sono tran-quillo. Tranquillo non saro mai, e mi piace il non essere. Tranquilli, credo, che sieno imorti, o i nati senz’anima. Ma tu saresti forse tranquilla? Io credo di sı. La prima, e laseconda volta, che ti vidi costa mi piacesti perche lessi sul tuo volto il dolore, e l’in-quietudine. Ma ora mi e parso di averti trovata quieta, e rassegnata. Adele, Adele tusei donna pur troppo – e la donna ha sensazioni squisite profonde sul principio io nonlo nego, ma rapide, fugaci, mobilissime.

La quiete mortale, che regna nella tua lettera mi ha fatto spavento. Scorgi un av-venire doloroso, e presenti una tremenda catastrofe con quella nonchalance con laquale un uomo ben alloggiato vede il cattivo tempo, chiude la finestra, e si corica.Viva >la< questa2 santa, ed impassibile filosofia, che e il vero elixir di lunga vita.

Sei stata 15 giorni senza vedermi, e nella tua lettera non dimostri di essertene ac-corta, non ne fai parola, ti perdi in frasi vaghe, e comuni, e pare impossibile come indue settimane tu abbia saputo trarre dall’anima tua cosı poche note. Valeva meglionon toccare la penna, che scrivere una lettera arida, e vuota come la tua.

Dimmi la verita, Adele, l’amor mio ha cominciato forse a fatigarti? Ti spaventanoforse le conseguenze che possono derivarne? O non e forse piu per te quel sentimentocaro, santo, sublime, che nei primi giorni ti faceva scrivere = Dall’alto grado nel qualetu mi hai collocata?.

Parlami sincera una volta, perche fra tanti dolori, il piu grande, il piu umiliantesarebbe per me quello d’essere amato per convenienza, o per impegno.

ABSTRACT – The «Letters to Adele» by Carlo Bini. The writer and patriot CarloBini, who lived in Leghorn at the beginning of XIX century, is one of the most ori-ginal voices in that period. His love letters to Adelaide Giuseppa Barbera VeronicaDe Witt, a married woman on 1838 – just a little time before the death of both ofthem – introduce us to the most important themes of his political activity and ofhis works – society, religion, feelings –. Besides, the recovered autographs of someof these letters represent some notes on his writing.

134 LAURA DIAFANI

2 questa: aggiunto nell’interlinea superiore.

SANDRO ROGARI, Direttore responsabile

FABIO BERTINI, Redattore capo

MARCO PIGNOTTI, Redattore

Registrato Tribunale di Firenze, n. 970 del 31 gennaio 1955

CITTA DI CASTELLO . PG

FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI LUGLIO 2013

RASSEGNA STORICA TOSCANAORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO

Anno LIX - n. 1 GENNAIO-GIUGNO 2013

Direttore responsabile: SANDRO ROGARI

Redattore capo: FABIO BERTINI

Redazione: DOMENICO MARIA BRUNI, GIUSTINA MANICA, SHEYLA MORONI,GABRIELE PAOLINI, MARIA GRAZIA PARRI, MARCO PIGNOTTI, CHRISTIAN SATTO

Comitato scientifico: PAOLO BAGNOLI, PIER LUIGI BALLINI, FABIO BERTINI,DOMENICO MARIA BRUNI, COSIMO CECCUTI, ZEFFIRO CIUFFOLETTI, FULVIO CONTI,

ROMANO PAOLO COPPINI, MARIA FRANCESCA GALLIFANTE, LUIGI LOTTI, GIUSTINA MANICA,GABRIELE PAOLINI, MARCO PIGNOTTI, SANDRO ROGARI, MARCO SAGRESTANI,

SIMONE VISCIOLA, ALESSANDRO VOLPI

S O M M A R I O

Bicentenario ricasolianoUna rassegna di studi promossi dal Comitato Nazionale per il bicen-tenario della nascita di Bettino Ricasoli

Sandro Rogari, Il Comitato Nazionale per il Bicentenario della nascitadi Bettino Ricasoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Daniele Bronzuoli, Discussione su Bettino Ricasoli imprenditoreagricolo e pioniere del Risorgimento vitivinicolo italiano . . . . . . . . . . » 7

Fabio Bertini, Discussione su La Toscana dal governo provvisorio alRegno d’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12

Donatella Cherubini, Discussione su Pisa dal Granducato al Regnod’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20

Gabriele Paolini, Discussione su Nazione e Stato. L’Italia di Ricasoli edi De Gasperi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26

Danilo Barsanti, Discussione su La rivoluzione toscana del 1859 . . . » 35

Giustina Manica, Discussione su Bettino Ricasoli. Discorsi parlamentari » 47

Controrivoluzione

Alessandro De Luca, L’insorgenza toscana e la pubblicistica controrivo-luzionaria ad Arezzo: «Digitus Dei est hic» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53

Societa della Restaurazione

Andrea Sallese, Matrimoni e successioni in una famiglia della piccolanobilta toscana nella Restaurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73

Fonti epistolari

Laura Diafani, Per le «Lettere all’Adele» (1838) di Carlo Bini . . . . . » 101

Amedeo Benedetti, Contributo alla biografia di Amelia Sarteschi Calani » 135

Profili

Donato D’Urso, I Prefetti di Pisa dopo l’Unita . . . . . . . . . . . . . . . . » 159

Recensioni

Donatella Cherubini, Stampa periodica e Universita nel Risorgimento. Giornali e giornalisti aSiena, di Fabio Bertini (p. 175); Fiorella Imprenti, Riformiste. Il municipalismo femminile ineta liberale, di Sheyla Moroni (p. 176); Alessandro Leoncini, Pietro Tommi. Un chimico trala Parigi de «I Miserabili» e l’Universita di Siena, di Maria Grazia Parri (p. 177); GiustinaManica, Sonnino, Villari e la questione meridionale nel declino della Destra storica (con do-cumenti editi e inediti), di Fabio Bertini (p. 178); Pistoia nell’Italia unita. Identita cittadina ecoscienza nazionale, a cura di Alberto Cipriani, Andrea Ottanelli e Carlo Vivoli, di GiuseppeGregori (p. 179).

Volume pubblicato con il determinante contributo di

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Pubblicato nel mese di luglio 2013

Anno LIX - n. 1 GENNAIO-GIUGNO 2013

RASSEGNASTORICA TOSCANA

ORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA

DEL RISORGIMENTO

LEO S. OLSCHKI EDITORE

F I R E N Z E

ISSN 0033-9881

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STORIC

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2013,

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