bunker di villa ada

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Periodico romano di approfondimento culturale: arti, lettere, spettacolo “...non più una cul- tura che consoli nel- le sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le eli- mini...” Elio Vittorini, 1945 “Scrivere non è descri- vere. Dipingere non è rappresentare.” George Braque VESPERTILLA - Anno XIII - n° 2 marzo-aprile 2016-prezzo 5 euro

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Periodico romano di approfondimento culturale: arti, lettere, spettacolo

“...non più una cul-tura che consoli nel-le sofferenze, ma unacultura che proteggadalle sofferenze, chele combatta e le eli-mini...”

Elio Vittorini, 1945

“Scrivere non è descri-vere. Dipingere non èrappresentare.”

George Braque

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VESPERTILLA

Direttore Responsabile: Serena Petrini

Direttore Editoriale: Luigi Silvi

Condirettore: Ilaria Lombardi

Vicedirettori: Francesca Martellini

Segretaria di Direzione: Maria Pia Monte-duro

Hanno collaborato a questo numero: Micaela De Filippo, Ada Foschi, Silvia Guidi,Marina Humar, Maria Pia Monteduro, Sofia Or-sino, Sibilla Panerai, Laura Ruzickova, LuigiSilvi, Ofelia Sisca, Marco Stacca.

La collaborazione sotto ogni forma è gratuita

Impaginazione grafica: Maria Pia Monte-duro

Editore:Associazione Culturale ANTICAMentevia Sannio 21, 00183 Roma

INFO [email protected]@tiscali.it

Pubblicazione registrata presso il TribunaleCivile di Roma n. 335-05.08.2004

Stampa:Copypoint - via de’ Funari 25 00186 Roma

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M ISCELLANEA

LETTERATURA

FUMETT O

SOMMARIO

M ISCELLANEA

RADICI COMUNI DELL’EUROPA NELLA CLASSICITÀI libri che hanno fatto l’Europa. Manoscritti latini e romanzi da Carlo Magno all’invenzione della stampa, Roma, Biblioteca del-l’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, di Luigi Silvi PAG. 4

SOSTITUIRE LA TECNOLOGIA CON L’ ETICAAldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia, Venezia, Gallerie dell’Accademia, di Luigi Silvi PAG. 22

L’I TALIA DISEGNA IL MONDO DEL CINQUECENTOQuando l’Italia disegnava il mondo. Tesori cartografici del Rinascimento, Bergamo, Palazzo del Podestà, di Luigi Silvi PAG. 104

LA PIÙ ANTICA SOCIETÀ DEL MONDO DI NAVIGAZIONE ANCORA IN ATIVITÀLloyd. Le navi di Trieste nel mondo, Trieste, Porto Vecchio, Centrale Idrodinamica, di Luigi Silvi PAG. 108

BOMBARDAMENTI FASCISTI SUI CIVILI CATALANICatalogna bombardata, Venezia, Sala Tese 2 di Ca’Foscari alle Zattere, di Luigi Silvi PAG. 140

UN BUNKER A V ILLA ADA PER L’ ULTIMO RE D’I TALIA , di Marina Humar PAG. 178

DA CINQUECENTODIECI ANNI AL SERVIZIO DEL PAPAThe Life of a Swisss Guard. A Private Wiew, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cortile delle Carrozze, di Ada Foschi PAG. 186

L ETTERATURA

ESSERESE STESSIA PRESCINDEREDAL GENERESESSUALELa vita a rovescio, Simona Baldelli, di Maria Pia Monteduro PAG 228

SCRITTURA LUCIDA E PULITA COME UN BISTURILe regole del fuoco, Elisabetta Rasy, di Laura Ruzickova PAG 234

DADA DOCCaravanserraglio, Francis Picabia, di Maria Pia Monteduro PAG. 238

LA COLPA DI ESSEREDIVERSILa prima verità, Simona Vinci, di Laura Ruzickova PAG 244

ALEKSANDRINKE O LES GORICIENSStanca morta, Elena De Vecchi, di Maria Pia Monteduro PAG 252

SCRITTORI PERI QUALI SCRIVEREE VIVERE NON SONOMOMENTI DISGIUNTIAddii, fischi nel buio, cenni, Silvio Perrella, di Maria Pia Monteduro PAG. 256

FUMETT O

IL DISEGNATORE DELL’ AVVENTURA E DELLA NATURARicordando Gallieno Ferri, di Luigi Silvi PAG 260

4

Miscellanea

RADICI COMUNI DELL’EUROPI LIBRI CHE HANNO FATTO L’EUROPA. MANOSCRITTI LATINI E ROMANZI DA CARLO MAGNO ALL

5

Miscellanea

UROPA NELLA CLASSICITÀALL’INVENZIONE DELLA STAMPA, Roma, Biblioteca dell'Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana

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Miscellanea

La mostra, attraverso opere fondamentali eattraverso l'evoluzione della forma-libro dallariforma carolingia alla rivoluzione di Guten-berg, intende rappresentare il percorso co-mune storico-culturale che ha portato dallacultura e letteratura classico-cristiana e me-diolatina a quella romanza e moderna, vale adire alla cultura europea occidentale. Sonoproposti 186 tra manoscritti e stampe; accantoa manoscritti latini e romanzi sono espostianche manoscritti greci, arabi ed ebraici, perillustrare le grandi tradizioni che hanno con-tribuito alla formazione della cultura euro-pea. La prima sezione "La tradizioneclassico-cristiana" comprende il Trivio, ilQuadrivio, la Bibbia, gli Auctores e i Padrifondatori. Dopo il crollo definitivo dell'Im-pero romano nel V secolo d.C. il sapere euro-peo per più di mille anni fu assicurato quasiesclusivamente dalle strutture territoriali edalle istituzioni scolastiche ecclesiastiche, chesi ispiravano ai Padri della Chiesa Agostino eGirolamo, tra i grandi fondatori della culturaclassico-cristiano, che caratterizza tutto ilMedio Evo. Questa cultura rielabora e fa pro-prio il patrimonio classico greco-latino fil-trato attraverso gli insegnamenti cristiani e laBibbia. Agostino e Girolamo rafforzano inchiave cristiana il quadro dottrinario dellearti liberali e l'intero patrimonio della culturaclassica. Queste e altre opere segnano inprofondità l'Occidente e lo sviluppo della cul-tura medioevale, che con il passare dei secolinon si esprimerà più in latino, ma nelle lin-gue volgari germaniche, romanze, slave. L'at-tività di trascrizione e di trasmissione dicodici è dovuta alla rete dei monasteri: Mon-tecassino (VI secolo); Bobbio e Sangallo (VIIsecolo), Farfa (VII secolo), Cluny (X secolo),Citeaux (XI secolo). Il Medio Evo mutua dal-l'antico il ciclo delle sette arti liberali, propriedell'uomo libero da attività manuali o servili,organizzate in Trivio che comprende i verba(Grammatica, Dialettica e Retorica), disciplinequeste dedicate all'acquisizione di lettura escrittura per il dominio del parlato e della ca-pacità di racconto: altre quattro discipline -Quadrivio - le res (Aritmetica, Geometria, Astro-nomia, Musica) che hanno come obiettivo lacapacità di "conto" e quelle più elevate di"calcolo" e di "misura". Gli autori latini, fon-damento dell'insegnamento linguistico, neltempo formano un canone, gruppo di testiesemplari che sono presenti in tutte le grandibiblioteche medioevali europee. Oltre al ca-none latino, la Bibbia, i cui episodi e perso-naggi con i loro significati allegorici e figuralisono sempre presenti nelle opere medioevali,sia in latino che in volgare. La Bibbia e i clas-sici sono letti non solo nel significato lette-rale, ma anche in senso allegorico (da allonagoreuein, cioè "dire con riferimento ad

altro"). L'allegoria di fatto permette di riuti-lizzare i testi pagani traendone insegnamentimorali. Le due culture pagana e cristiana sifondono e confluiscono in una grande tra-smissione di valori si scritti che orali, for-mando così di generazione in generazioneuna tradizione (da tradere, trasferire, conse-gnare) che nel tempo diventa forma mentis. Inquesta sezione sono esposti, tra gli altri, per ilTrivio: Institutio de arte grammatica di Pri-sciano; De nuptiiis Philologiae et Mercurii diMarziano Capella; Fiore di retorica di Guidottoda Bologna; Ars poetica di Orazio; Grammati-chetta di Leon Battista Alberti; De vulgari elo-quentia di Dante Alighieri. Per il Quadrivio:Liber abaci di Leonardo Pisano; Collectiomathematica di Pappo di Alessandria; Elementageometriae di Euclide; Almagesto di Tolomeo;Tabulae astronomicae di Alfonso, Speculumastronomiae di Alberto Magno; De institutionemusica di Boezio; De architectura di Vitruvio:Tra le Bibbie Bibbia atlantica e Bibbia universi-taria. Tra gli auctores: Terenzio, Virgilio, Ora-zio, Ovidio, Lucano. Seconda sezione "Versola nuova cultura europea". L'Europa medioe-vale esprime il proprio rapporto con il saperee con la sua diffusione materiale attraversosummae, compilazioni ed enciclopedie. Altraforma medioevale di conoscenza universale edi costruzione enciclopedica dei concetti è l'e-timologia, che risale dai nomi all'essenzadelle cose, nella convinzione che la ricerca delrapporto tra nome e cosa permetta di risalireallo statuto originario delle cose stesse. Unavasta trattatistica amplia il Quadrivio attra-verso la Naturalis Historiae di Plinio e il lascitodella medicina greco-latina e araba con operedi Ippocrate, Galeno e Avicenna. Sono espostitra le enciclopedie Etymologiae di Isidoro, Tre-sor di Brunetto Latini, Llibre felix de les mera-velles del mon di Raimondo Lullo; tra i trattatidi scienza: De natura hominis di Ippocrate,Therapeutica di Galeno, Canon medicinae diAvicenna, Geographia di Tolomeo. Terza se-zione: "La nuova cultura europea". I maggioricentri culturali dell'Europa feudale non sonole città, ma i grandi complessi abbaziali. DalXII secolo nella produzione e fruizione cultu-rale si affermano le corti e successivamenteanche le città con la conseguente nascita del-l'Università e con l'avvento della borghesia.Corti e città rivendicano, di fronte allaChiesa, l'autonomia culturale: attraverso l'usodel volgare e della letteratura in volgare, cheporta all'allargamento del pubblico e a una ri-voluzione dei generi letterari, le cui conse-guenze saranno profondi cambiamenti siasociali che antropologici, nasce la letteraturaeuropea moderna. Il sapere giuridico siestende al mondo universitario e rivaleggiacon la teologia. Dal XII secolo le opere di Ari-stotele diventano il fulcro del passaggio dal

Boncompagno da Signa (Signa 1170 ca, Firenze 1250), Boncompagnus, secondo quarto del XIII secolo.

Roman de la Rose, metà del XIV secolo, Paris.

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Miscellanea

Medio Evo alla modernità nel duro scontrotra idealismo cristiano e razionalismo greco.Nel contempo le vite dei santi, che offrivanouna vasta gamma di modelli comportamen-tali - exempla - con l'espansione delle lingueromanze vennero prontamente tradotte involgare. Finalità morali e pedagogiche sonoaffidate anche a opere di ambiente laico, ca-ratterizzate da una tradizione allegorico-di-dattica e favolistica rivolta a un pubblico laicoe cortese. L'Europa in simbiosi tra ambientilaici ed ecclesiastici fissa i suoi fondamentimorali e i suoi modelli di riferimento desti-nati a durare nei secoli. La storia e la storio-grafia nelle grandi corti e nelle città spieganoe legittimano il presente. La chanson de geste èil genere dove fatti ed eventi dalla storicitàreale o presunta sono cantati in poemi dall'ar-gomento eroico e guerresco, eseguiti da giul-lari professionisti in luoghi pubblici. Il ciclocarolingio celebra le imprese di Carlo Magnoe dei suoi paladini. La tradizione epica fran-cese è recepita e imitata in tutta Europa dal-l'estremo Nord alla Sicilia. In particolare inItalia nella pianura Padana e in Veneto nelcorso del Trecento prende forma una tradi-zione epica in lingua franco-veneta o franco-italiana, misto di francese, forme italiane evenete. Viene così a costituirsi un repertoriodi storie cavalleresche, cui attingeranno i can-tari e i grandi autori fino ad Ariosto. Nasce ilromanzo in volgare per rispondere alla ri-chiesta di narrazione e divagazione e sidiffonde rapidamente nell'intero continente.In Inghilterra il ciclo arturiano fornirà mate-ria per opere e cicli che ebbero grande fortunain tutta Europa. I temi dei romanzi attingonoall'epica classica, alla storiografia antica,tardo-antica e medievale ma anche al folklorespesso di matrice bretone come Tristano eIsotta. La lirica moderna europea nasce nelXII secolo alla corte del duca d'Aquitania Gu-glielmo IX, primo trovatore. La lirica troba-dorica si diffonde in Francia esuccessivamente nell'Europa cortese. Nellecittà si sviluppa la lirica stilnovistica, dante-sca e petrarchesca. Dal XII secolo la lirica eu-ropea viene riunita in grandi raccolteantologiche arricchite da miniature con fun-zione narrativa. Fra XIII e XIV secolo nell'Ita-lia centrale si diffonde il fenomenodevozionale delle laude, componimenti liricidestinati al canto delle confraternite religioseraccolti in volumi miscellanei, detti laudari.Tale fenomeno fin da Jacopone da Todi si ac-compagna a quello contiguo della produzioneteatrale con rappresentazioni dedicare allapassione di Cristo e alle vite dei santi: misterie sacre rappresentazioni. Sono esposti tra glialtri: Institutiones di Giustiniano, Decretum diGraziano, Libri naturales di Aristotele, Ethicadi Aristotele, Summa theologiae di San Tom-

maso d'Aquino, Legendae sanctorum di Jacopoda Varazze, Fioretti di san Francesco, Esopo mo-ralizzato di Accio Zucco, Storie di Erodoto,Bellum Iughurtinum di Sallustio, Prima decadedi Tito Livio, Chronicon di Eusebio di Cesarea,Mirabilia urbis Romae, General estoria diAlfonso X, Nuova Cronica di Erodiano, Iliadedi Omero, Guerin Meschino di Andrea da Bar-berino, Historia de Troie di Guido delle Co-lonne, Lancelot e Yvain di Chrétien de Troyes,Roman de la Rose di Guillaume de Lorris-Jeande Meun, Canzoniere trobadorico, Canzonierefrancese, Rime di Pietro Bembo, Rime di Vitto-ria Colonna, Laudario urbinate, Laudario di Pe-rugia, Mistero di Sant'Agnese. Quarta sezione"Il promo canone". La Commedia di Dante, lalirica di Petrarca, e la narrativa di Boccacciocostituiscono il promo canone della lettera-tura italiana e per secoli sono il punto di rife-rimento della cultura europea. Dante tentauna riflessione globale sull'esperienza umanae l'espediente letterario del viaggio ultrater-reno gli consente una visione complessiva siasul proprio tempo che sull'intera storiaumana. La commedia non ha precedenti ed èla summa poetica di tutta la tradizione e ditutta la cultura classico-cristiana e medievale.Petrarca e Boccaccio comprendono l'eccezio-nalità dell'opera di Dante e la assumono comemodello nelle opere in volgare. Petrarca dopola peste del 1348 riprende la lirica da dove l'a-veva lasciata Dante nella Vita Nova, invecedella Commedia propone un testo tutto liricoil Canzoniere. Boccaccio allarga gli orizzontidella novellistica fino a farne una commedia"umana" che si affianca a quella "divina" diDante. Di Dante sono esposti Vita Nuova, Con-vivio, Monarchia, Commedia, di Petrarca Canzo-niere, Trionfi, di Boccaccio Teseida, Filocolo, Demulieribus claribus, Decameron. Quinta sezione"Verso la modernità". A Subiaco nel 1467viene stampato il primo libro italiano, lastampa si diffuse rapidamente in tutta Eu-ropa e Venezia ne divenne la capitale mon-diale, la trasmissione e diffusione del libroprovocata dai procedimenti di stampa cam-biò profondamente i modi di lettura, le formedel libro, le lingue utilizzate e il pubblico. Al-cuni autori vennero promossi a modelli clas-sici dei singoli generi ed entrarono a far partedi un canone di poeti e scrittori, che rappre-sentavano millenni di tradizione letteraria,tra essi, oltre a Dante, Petrarca e Boccaccio:Lorenzo Valla, Pietro Bembo, Nicolò Machia-velli, Erasmo da Rotterdam, Ludovico Ario-sto, Baldassar Castiglione. Sono esposti:Elegantiae linguae latinae di Lorenzi Valla, Hy-pnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna,Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam,Prose della volgar lingua di Pietro Bembo, Illibro del Cortegiano di Baldassar Castiglione.

Luigi Silvi

Dante Alighieri (Firenze 1265, Ravenna 1321), Divina Commedia, 1355-1360, Bologna?

Volgarizzamento veneto del Roman de Tristan, secondà metà XIV secolo, Italia settentrionale, Roma, Biblioteca del-l’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana.

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Francesco Pe-trarca (Arezzo1304, Arquà1374), Trionfi, se-conda metà del se-colo XV, Firenze.

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Miscellanea

Anicio Manlio Severino Boezio (Roma 475/477, Pavia 524/526), De Institutione Musica, ultimo quarto del XV se-colo, Italia settentrionale.

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Ramon Lull (Palma di Maiorca 1233 ca, Mediterraneo 1316), Llibre de les meravelles, ultimo quarto del XV se-colo, Catalogna.

Miscellanea

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Giovanni Boccaccio (Certaldo 1313, Certaldo 1375), Volgarizzamento del De mulieribus claris, 1460, Firenze.

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Miscellanea

Aristotele (Stagira 384/383 a.C., Calcide 322 a.C.), Metereologica Italia, secolo XV, Roma, Biblioteca dell'Accade-mia Nazionale dei Lincei.

Trattato di astronomia, in arabo, inizi del XV secolo, Persia.

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Miscellanea

La mostra ricorda i cinquecento anni dalla scom-parsa di Aldo Manuzio, il più grande stampatoredella storia dell'editoria, maestro di grammatica, ori-ginario di Bassiano nel Lazio; aveva studiato a Romaed esercitato nelle corti padane, prima di approdarea Venezia. Obiettivo è narrare come il libro cambia ilmondo e perché questo obiettivo si realizza a Vene-zia. Il fulcro è la rivoluzione tipografica di Aldo Ma-nuzio con l'invenzione del carattere corsivo e delformato in ottavo, quello tascabile, dell'impagina-zione secondo la sezione aurea, assieme al rigore fi-lologico del testo. Grazie alle "aldine", i testi classicigreci e latini e quelli degli autori italiani del Trecentosi diffusero in tutta Europa e nel bacino mediterra-neo. Sintesi e capolavoro l'Hypnerotomachia Poliphilidel 1499 di Francesco Colonna, corredato da xilogra-fie visionarie del miniatore Benedetto Bordon. L'al-tro protagonista della diffusione dell'Umanesimo èErasmo da Rotterdam, che fu a Venezia per un anno,ospite dello stesso Manuzio, per seguire la pubblica-zione del suo Elogio della follia, che egli stesso avevadeciso di affidare a Manuzio. Grazie alla pubblica-zione dei classici e alla rinnovata conoscenza dellamitologia antica, gli artisti ripropongono sulla tela imiti della grecità. Appaiono anche nuove formed'arte: Giovanni Bellini, dopo decenni di opere reli-giose, produce dipinti da stanza di carattere mitolo-gico. Giorgione dipinge il ritratto individuale, chepropone non più il ruolo sociale dell'effigiato, ma ilsuo mondo privato e personale. La riscoperta dellapoesia greca e latina, Virgilio e Teocrito in partico-lare, spinge la pittura a guardare in modo diverso lanatura, non più ostile come nel Medio Evo, ma ilpaesaggio inteso quale culla della civiltà. Sono espo-ste oltre cento opere, tra cui trenta edizione aldine edipinti, sculture, incisioni, opere di arte suntuaria edi cartografia. In quegli anni Venezia conquista e af-ferma il proprio ruolo di cerniera tra Oriente e Occi-dente, diventando da semplice piattaforma perscambi commerciali, il luogo dove si mescolano cul-ture, tradizioni e saperi. Manuzio, sfruttando lagrandiosa rete logistica commerciale di Venezia, rea-lizza il suo ambizioso programma che per la primavolta prevedeva di rendere disponibili a studiosi eletterati i grandi classici della cultura greca - Omero,Aristotele, Sofocle, Euripide, Tucidide - e quello la-tini: Virgilio, Cicerone, Orazio, Ovidio, Catullo, Pro-perzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e gli italianidella letteratura volgare. Volgare che si afferma, gra-zie alla collaborazione di Manuzio e di PietroBembo, e diventa, assieme al latino, la lingua dellacontemporaneità in Europa, confermandosi tale se-condo il canone Dante, Petrarca, Boccaccio. Manuzioimpone ai tipografi il primato dell'editore, sosti-tuendo così alla tecnologia l'etica. La circolazione dif-fusa di questi testi con il relativo patrimonio di ideemise le basi di una cultura comune europea, che in-tegrava la classicità greco-romana al mondo mo-derno e contemporaneo.

Luigi Silvi

SOSTITUIRE LA TECNOLOGIA CON L'ETICAALDO MANUZIO. IL RINASCIMENTO DI VENEZIA, Venezia, Gallerie dell'Accademia

Anonimo medaglista veneziano(XVI secolo), Medaglia ritratto di

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Miscellanea

NOLOGIA CON L'ETICA

atto di Aldo Manuzio, 1515 ca, bronzo, fusione, ø mm 50, Venezia, Museo Correr.

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Miscellanea

Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca, Venezia1526), Sant’Orsola e i pellegrini incontranopapa Ciriaco a Roma, 1490-1491 ca, olio su tela,cm 281 x 307, Venezia, Gallerie dell’Accademia.

26

Miscellanea

Anonimo intagliatore da Jacopo de’ Barbari, Trionfo degli Uomini sui Satiri, 1496-1497 ca, xilografia su tre blocchi, mm 328 x 1312, W

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Miscellanea

, mm 328 x 1312, Wien, ALbertina.

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Miscellanea

Jacopo de’ Barbari (Venezia 1460/1470, Venezia 1516 ca), Famiglia di Satiri, 1501-1503, bulino, mm 85 x78, London,The British Museum.

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Albrecht Dürer (Norimberga 1471, Norimberga 1528), La famiglia del Satiro, 1505, bulino, mm 115x 70, London, The British Museum.

Montagna (Benedetto Cincani detto il) (Vicenza 1480 ca, ante 1588), La famiglia del Satiro, 1512-1520 ca,bulino, mm 157 x 105. Wien, Albertina.

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Bottega di Severo e Niccolò Calzetta da Ravenna, Satiro con conchiglia, 1510-1530, bronzo con patinabruna, tracce di lacca nera, fusione, cm 23,2 x 13,5 x 12,5, Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia.

32

Miscellanea

Bottega di Severo e Niccolò Calzetta da Ravenna, Mostro marino, 1510-1530, bronzo con patina naturale bruna, fusione, cm 1

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Miscellanea

e, cm 11 x 25, Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia.

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Andrea Riccio (Andrea Briosco detto) (Padova 1470 ca, Padova 1532), Pastore chemunge una capra, 1505-1510 ca, bronzo parzialmente dorato, fusione, h cm 25,5, Fi-renze, Museo Nazionale del Bargello.

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Arte ellenistica e bottega di Tullio Lombardo (metà XV secolo, Venezia1532), Musa detta Cleopatra Grimani, II secolo a.C. e 1500 ca., marmo,h cm 109, Venezia, Museo Archeologico Nazionale.

Scultore veneto (primo quarto del XVI secolo), Due centauri e una centauressa, 1510 ca, marmo, cm 53 x 35, Ve-nezia, Museo Archeologico Nazionale.

Lorenzo Lotto (Venezia 1480 ca, Loreto 1556), Allegoria della Virtù e del Vizio, 1505, olio su tavola, cm 56,5 x 42,5,Washington, National Gallery of Art.

38

Miscellanea

Ulocrino alias Andrea Riccio (Andrea Briosco detto) (Padova 1470 ca, Padova 1532), Aristotele e Alessandro d’A-frodisia, 1495-1500 ca, plachetta di bronzo fuso, mm 72 x 55, Belluno, Museo Civico.

39

Miscellanea

Fonditore dell’Italia settentrionale, Campanello con stemma Bembo, 1540 ca, bronzo, fusione, h cm 14,5, ø cm 13,2,London, Victoria and Albert Museum.

Bottega di Severo e Niccolò Calzetta da Ravenna, Cofanetto, 1510-1530, bronzo con patina bruna, fusione, cm 9 x 20 x 12, V

2, Venezia, Museo Correr.

42

Trionfo di Cesare, su disegno di Benedetto Bordon, xilografia, mm 286 x 425, London, The British Museum.

43

44

Monogrammista PP, Il Trionfo della Luna, bulino e punteggiato, mm 180 x 225, London, The British Museum.

45

Museum.

46

Giulio Campagnola (Padova 1482 ca, dopo il 1515), Nudo di donna distesa in un paesaggio, 1510-1515, incisione, mm 121 x 182, London, The British Museum.

47

mm 121 x 182, London, The British Museum.

Girolamo Mocetto (Murano 1448 ca, Murano 1531), La Calunnia di Apelle, post 1496, bulino, mm 323 x 459, London, The British Museum.

The British Museum.

50

Giovanni Bellini (Venezia 1433 ca, Venezia 1516), Incostanza, 1490 ca, olio su tavola, cm 33,5 x 22, Venezia, Galleriedell’Accademia.

51

Giovanni Bellini (Venezia 1433 ca, Venezia 1516), Prudenza, 1490 ca, olio su tavola, cm 34,5 x 21, Venezia, Galleriedell’Accademia.

52

Giovanni Bellini (Venezia 1433 ca, Venezia 1516), Perseveranza, 1490 ca, olio su tavola, cm 32 x 22, Venezia, Galle-rie dell’Accademia.

53

Giovanni Bellini (Venezia 1433 ca, Venezia 1516), Invidia, 1490 ca, olio su tavola, cm 34 x 22, Venezia, Gallerie del-l’Accademia.

54

Miscellanea

Tullio Lombardo (Venezia 1455, Venezia 1532), Doppio ritrattto, 1491-1493 ca, marmo, cm 47,5 x 50,5, Venezia, Gal-leria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro.

55

Cima da Conegliano (Giovanni Battista Cima da Conegliano), (Conegliano 1459 ca, Conegliano 1517 ca), Sant’Elena,1495 ca, olio su tavola, cm 40,4 x 32,4, Washington, National Gallery of Art.

56

Miscellanea

Cima da Conegliano (Giovanni Battista Cima da Conegliano), (Conegliano 1459 ca, Conegliano 1517 ca), Giudiziodi Mida, 1500-1505 ca, olio su tavola, cm 24,6 x 25,5, Parma, Galleria Nazionale di Parma.

57

Miscellanea

Cima da Conegliano (Giovanni Battista Cima da Conegliano), (Conegliano 1459 ca, Conegliano 1517 ca), Il sonno diEndimione, 1500-1505 ca, olio su tavola, cm 24,8 x 25,4, Parma, Galleria Nazionale di Parma.

Cima da Conegliano (Giovanni Battista Cima da Conegliano), (Conegliano 1459 ca, Conegliano 1517 ca), Danielenella fossa dei leoni, 1495 ca, olio su tavola, cm 57,7 x 43,5, Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca.

59

Vinceno Catena (Venezia 1470 ca, Venezia 1531), San Girolamo nello studio, 1510 ca, olio su tela, cm 75,9 x 98,4,London, The National Gallery.

60

Giovanni Agostino da Lodi (Lodi 1470 ca, ante 1519), Pan e Siringa, 1506 ca, olio su tavola, cm 46 x 36,5, Barcelona,Museu Nacional d’Art de Catalunya..

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Giovanni Agostino da Lodi (Lodi 1470 ca, ante 1519), Ladone e Siringa, 1506 ca, olio su tavola. cm 46 x 36,5, Bar-celona, Museu Nacional d’Art de Catalunya.

62

Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1480/90, Venezia 1576), Orfeo ed Euridice, 1510 ca, olio su tavola, cm 39,6 x 53, Ber

63

3, Bergamo, Accademia Carrara.

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Giorgione (Giorgio Zorzi o Giorgio da Castelframco detto) (Castelfranco Veneto 1477/78, Venezia 1510), La Tempe-sta, 1502/1503-1505 ca, olio su tela, cm 82 x 73, Venezia, Gallerie dell’Accademia.

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Bartolomeo Veneto (notizie 1502, 1530), Ritratto di donna in veste di Flora, 1505-1510, olio su tavola, cm 44 x 35,Frankfurt am Main, Staedel Museum.

66

Palma il Vecchio (Jacopo Negretti detto), (Serina 1480 ca, Venezia 1528), Ritratto di donna, 1520 ca, olio su tela, cm47 x 37, Lyon, Musée des Beaux-Arts.

67

Parmigianino (Francesco Mazzola detto il) (Parma 1503, Casalmaggiore 1540), Ritratto d’uomo con un petrar-chino, 1526, olio su tavola, cm 66 x 51,5, Montecarlo, Collezione privata.

68

Lorenzo Lotto (Venezia 1480 ca, Loreto 1556), Ritratto di Laura da Pola, 1543-1544 ca, olio su tela, cm 90 x 75, Mi-lano, Pinacoteca di Brera.

69

Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1480/90, Venezia 1576), Ritratto di gentiluomo (Iacopo Sannazaro?), 1514-1518ca, olio su tela, cm 85,7 x 72,7, London, Royal Collection Trust/HM Queen Elisabeth.

71

Miscellanea

Jacometto Veneziano? (attivo tra1472 e 1497, Venezia 1516), Ri-tratto di Luca Pacioli e diGuidubaldo da Montefeltro,1495, olio su tavola, cm 99 x120, Napoli, Museo nazionale diCapodimonte.

72

Miscellanea

Artefici bizantini, romani e veneti, Reliquiario della Vera Croce del cardinale Bessarione, XIV-XVIII secolo,argento, argento dorato, bronzo dorato, rame dorato, ferro, vetro, perle, turchese, granati, resine vegetali, legno e tem-pera, Venezia, Gallerie dell’Accademia.

73

Andrea Riccio (Andrea Briosco detto) (Padova 1470 ca, Padova 1532), Esaltazionedella Vera Croce, 1500 ca, bronzo, fusione, cm 80 x 45, Venezia, Galleria GiorgioFranchetti alla Ca’ d’Oro.

Aristotele, Organon [Graece], Venezia, Aldo Manuzio, 1495, 2°, San Lorenzo de El Escorial (Madrid, Real Bi-blioteca de San Lorenzo de El Escorial).

75

Giovenale e Persio, Saturae, Venezia, Aldo Manuzio, 1501 [1515 ca], 8°, Cambridge, The Syndics of Cam-bridge University Library.

Costantino Lascaris, Erotemata [Graece], Venezia, Aldo Manuzio, 1495, 4°, Windsor, The Provost and Fellows of Eton College.

College.

Aldo Manuzio, Musarum Panegyris [Venezia, Baptista de Tortis, 1489], 4°, Manchester, The University ofManchester, The John Rylands Library.

79

Ovidio, Heroides, Amores, Ars amatoria, Remedia amoris [et alia], Venezia Aldo Manuzio,1515 [ma Firenze, Eredi di Filippo Giunta, 1519 circa], 8°, New York, collezione Scott Clemens.

80

[Poetae Christiani veteres], vol. 2, Venezia, Aldo Manuzio, I 1501 [ossia VI 1502], 4°, Windsor, The Provost and Fellows of Eton College.

81

and Fellows of Eton College.

Tucidide, Historiae [graece], Venezia, Aldo Manuzio, 1502, 2°, London, Collezione privata.

83

Miscellanea

Quentin Massys (Lovanio 1466, Anversa 1530, Ritratto di Erasmo da Rotterdam, 1517, tavola trasferita su tela, cm59 x 47, Roma, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma.

84

Erasmo da Rotterdam, Erasmi Roterodami Adagiorum chiliades tres, Venezia, Aldo Manuzio, IX 1508, 2°,Tours, Bibliothèque municipale.

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Miscellanea

Erasmo da Rotterdam, Erasmi Roterodami Adagiorum chiliades tres, Venezia, Aldo Manuzio, IX 1508, 2°,Tours, Bibliothèque municipale.

86

Aristofane, Comoediae novem [graece], Venezia, Aldo Manuzio, 1498, 2°, Norkolk, The Earl of Leicesterand Trustees of Holkham Estate.

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Scipione Forteguerra, il Carteromaco, Lex Neacademiae [graece], Venezia, Aldo Manuzio, [1500-1501circa], foglio unico, mm 280 x 178, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana.

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Miscellanea

Aldo Manuzio, Institutionum grammaticarum libri quatuor, Venezia, Aldo Manuzio, 1508, 4°, Fi-renze, Biblioteca Medicea Laurenziana.

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Aldo Manuzio, Institutionum grammaticarum libri quatuor, Venezia, Aldo Manuzio, 1508, 4°, Fi-renze, Biblioteca Medicea Laurenziana.

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Horae ad usum Romanum [graece], Venezia, Aldo Manuzio, 1497, 16°, Verona, Biblioteca Civica.

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Teocrito, Idyllia, Venezia, Aldo Manuzio, 1495/1496, 2°, Windsor, The Provost and Fellows of Eton College.

93

ege.

94

Virgilio, Vergilius, Venezia, Aldo Manuzio, IV 1501, 8°, London, The British Library.

95

Francesco Petrarca, Le cose volgari, Venezia, Aldo Manuzio, VII 1501, 8°, miniato da Bene-detto Bordon?, Paris, Bibliothèque nationale de France.

96

Dante Alighieri, Terze rime [Commedia], Venezia, Aldo Manuzio, VIII 1502, 8°, Cambridge,The Syndics of Cambridge University Library.

97

Pietro Bembo, Li Asolani di messer Pietro Bembo, Venezia, Aldo Manuzio, III 1505, 4°,London, The British Library.

98

Jacopo Sannazaro, Arcadia, Venezia, Aldo Manuzio, IX 1514, 8°, Vicenza, Istituzione Pubblica Cul-turale Biblioteca Civica Bertoliana.

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Jacopo Sannazaro, Arcadia, Venezia, Aldo Manuzio, IX 1514, 8°, Vicenza, Istituzione Pubblica Cul-turale Biblioteca Civica Bertoliana.

[Poetae christiani veteres], vol. 3, Gregorius Nazanzienus, Carmina, Venezia, Aldo Manuzio, 1504, 4°, Cambridge,The Syndics of Cambridge University Library.

Santa Caterina da Siena, Epistole devotissime, Venezia, Aldo Manuzio, IX 1500, 2°, su disegno di BenedettoBordon?, Windsor, The Provost and Fellows of Eton College.

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Marziale, Epigrammi, Venezia, Aldo Manuzio, XII 1501, 8°, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana.

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Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio per Leonardo Crasso, XII, 1499, Windsor,The Provost and Fellows of Eton College.

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Miscellanea

La mostra, che propone tesori cartograficie libri antichi, ha anche la funzione di ri-lanciare il Palazzo del Podestà-Museo del‘500. Le carte e i libri esposti documentanol’impatto che ebbero sulla civiltà europeale terre scoperte da Cristoforo Colombo, daAmerigo Vespucci, dai fratelli Giovanni ePiero Caboto e da Giovanni da Verrazzano.Tali scoperte ebbero effetti fondamentalisulla visione del mondo, ma anche politicied economici in Europa. I materiali espostidanno conto dell’eccellenza di cartografi,incisori, stampatori e mercanti di cartegeografiche di Firenze, Roma, Venezia.Nella Sala dei Giuristi è stato allestito un“atlante cinquecentesco”, utilizzando oltresettanta carte geografiche. Trattasi di unviaggio attraverso terre appena scoperte ealtre credute esistenti, tra mostri marini,animali misteriosi, spezie e ricchezze daconquistare. Il mondo viene ridisegnatograzie al primato riconosciuto degli Ita-liani nella realizzazione delle carte geogra-fiche. A quei tempi le carte geograficheerano insieme strumenti di conoscenza eoggetti d’arte. L’Italia diviene così l’inter-prete dei grandi cambiamenti culturali estorici. Le scoperte geografiche, fruttodelle capacità delle conoscenze dei naviga-tori italiani, sono trasferite e disegnate sucarte e su mappe. È l’Italia a disegnare ilmondo di allora: l’Italia infatti detiene ilprimato nella produzione e nel commerciodelle carte geografiche. Tra i maggiori pro-fessionisti in questo settore Paolo Forlani,Ferrando Bertelli, Giacomo Gastaldi, chedisegnano la visione cinquecentesca delmondo. Sono esposti anche i nuovi stru-menti por la misurazione delle distanze, esono illustrati i meccanismi del mercatoeditoriale e dell’esibizione della carte geo-grafiche quale status symbol. Sono espostesettantaquattro carte e stampe, pubblicatetra il 1525 e il 1575, di cui alcune murali.Tra queste planisferi, continenti, regioniitaliane e vedute a volo d’uccello di città,sempre italiane. Nella sala Tassiana dellaBiblioteca Civica Angelo Mai viene presen-tata per la prima volta una raccolta di cartegeografiche del XVI secolo.

Luigi Silvi

L’ITALIA DISEGNA IL MONDO DEL CINQUECENTOQUANDO L’ITALIA DISEGNAVA IL MONDO. TESORI CARTOGRAFICI DEL RINASCIMENTO, Bergamo, Palazzo del Podestà

Paolo Forlani e Ferrando Bertelli, Universale Descrittione Di T

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Miscellanea

ONDO DEL CINQUECENTOBergamo, Palazzo del Podestà

e Di Tutta la Terra Conosciuta Fin Qui, planisfero, Venezia, ante 1565.

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Miscellanea

Antonio Floriano, Planisfero a proiezione polare, Venezia, 1555 ca.

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Miscellanea

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Miscellanea

La mostra ripercorre la storia della compa-gnia di navigazione triestina ancora oggiin attività, fondata nel 1836 da KarlLudwig von Bruck. Il nome deriva daquello di una “casa del caffè” sorta a Lon-dra nel 1688, nei pressi di Tower Bridge. Illocale era frequentato da armatori, capitanie spedizionieri, che chiedevano al titolare,il gallese Edward Lloyd, informazioni sul-l’affidabilità delle navi e dei loro coman-danti, e sulla serietà degli spedizionieri,tanto che dal 1696 Lloyd pubblica un bol-lettino trisettimanale, Lloyd’s News,che dal1734 diviene Lloyd List, il più antico quoti-diano d’informazioni commerciali e marit-time, ancora oggi il più importante diquesto settore. Il Lloyd Austriaco diven-terà una delle compagnie più importantidel mondo, dopo il passaggio di Trieste al-l’Italia diventerà Lloyd Triestino. Dopovarie vicissitudini oggi, con il nome ITALModern, è la più antica società di naviga-zione del mondo ancora in attività. As-sieme alla navigazione a vapore nasce lafotografia; la prima immagine di una naveè quella eseguita dall’inglese William Tal-bot nel 1844 per la Great Britain. La primanave del Lloyd fotografata è il Pluto nel1857 dal fotografo Wilhelm Fredrik Engel.Nel 1855 il Lloyd assume Engel dando cosìvita al primo studio fotografico stabile diTrieste. Uno dei suoi primi allievi fu Giu-seppe Wulz, che tra il 1884 e il 1886 foto-grafa tutta la flotta lloydiana. Nel 1849nasce la Terza sezione letterario-artisticadel Lloyd. A essa fanno capo le sale di let-tura cittadine, ivi compresa quella del Ter-gesteo, dove sono offerte in consultazione147 testate italiane e straniere e le corri-spondenze inviate periodicamente dai 190agenti della Compagnia sparsi in tutto ilmondo. Dalla Terza sezione dipendonoanche la tipografia sociale, lo stabilimentoartistico e la pubblicazione dei numerosifogli periodici stampati in italiano, tede-sco, francese e greco. La Terza sezione dàlavoro a centinai di maestranze specializ-zate in campo editoriale. Dalla tipografiaescono volumi illustrati di alto livello qua-litativo, con obiettivi di propaganda turi-stica e commerciale. Alla fine degli anni ‘80

del XIX secolo anche il Lloyd si avvia a unareclame aggiornata e moderna, consistentein manifesti e opuscoli che reclamizzano ipropri servizi di linea. Una delle tipogra-fie triestine più attrezzata, la Modiano,stampa riproduzioni cromolitografiche.L’azienda, ancora in attività, inizia la suaproduzione nel 1873: la sua principale pro-duzione riguarda le carte da gioco e le car-tine per sigarette. Tra il 1890 e i primi annidel nuovo secolo diviene responsabile arti-stico il pittore Giuseppe Sigon, che realizzaper il Lloyd un gran numero di manifestiillustrati e di altre stampe promozionali.Importanti pittori triestini collaborano conil Lloyd: Argio Orell che produce splendidibozzetti per carte da gioco, e marinistiquali Guido Grimani, Giuseppe Miceu, cheritraggono i piroscafi in navigazione per leriproduzioni su cartoline, calendari, locan-dine, manifesti da distribuire in tutta Eu-ropa. Dal 1923 all’ufficio stampa vienechiamato Bruno Astori che fonda riviste ebollettini, e pubblica volumi di argomentostorico-tecnico e commerciale. Durante lasua direzione collaborano con il Lloyd, tragli altri, Gino Boccasile, Giorgio Dabovich,Marcello Dudovich, Antonio Quaiatti, Gio-vanni Giordani, Paolo Klodic, FranzLenhart, Argio Orell e Marcello Mizzoli,che firmano manifesti brochure, cartoline esulle pagine delle riviste promuovono iservizi del Lloyd in tutto il mondo. Anto-nio Quaiat, poi Quaiatti, lavora per tutta lasua carriera all’ufficio stampa del Lloyd.Giovanni Giordani studia alla Kunstgewer-beschule di Vienna con Eugenio Scompa-rini, lavora a Milano per la società Ricordi,insegna all’Accademia di Belle Arti di Bo-logna, firma varie copertine per La Lettura,mensile del Corriere della Sera; dal 1925 al1939 firma per la rivista del Lloyd Sul marenove copertine, oltre a realizzare brochuree manifesti per il Lloyd e anche per la Co-sulich Line. Durante gli anni tra le dueguerre la nave diviene campo di sperimen-tazione architettonica e artistica. Nel 1929il Lloyd indice un concorso per l’arredodella motonave Victoria e si vieta l’usodegli stili storici, per privilegiare il designd’avanguardia. L’ammiraglia del Lloyd di-

LA PIÙ ANTICA SOCIETÀ DI NAVIGAZIONE DEL MONDO ANCORA IN ALLOYD. LE NAVI DI TRIESTE NEL MONDO, Trieste, Porto Vecchio, Centrale Idrodinamica

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Miscellanea

IONE DEL MONDO ANCORA IN ATTIVITÀica

Giuseppe Sigon(Trieste 1865,Trieste 1922),Società di Na-vigazione a Va-pore del LloydAustriaco, ma-nifesto cromoli-tografico, 1890ca, StabilimentoLitografico Mo-diano, Trieste.

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Miscellanea

Veduta del nuovo Arsenale del Lloyd Austriaco a Trieste, incisione su carta.

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Miscellanea

viene capolavoro estetico in stile Nove-cento sia dentro che fuori, grazie alal strttacollaborazione tra l’ingegner Nicolò Co-stanzi e l’architetto Gustavo Pulitzer Fi-nali, tanto che Giò Ponti le dedica unnumero speciale sulla rivista Domus. Daquel momento le navi italiane farannoscuola nel mondo: le opere d’arte, l’artigia-nato e la produzione di arredo italiani di-ventano tra i più noti a livellointernazionale. Pulitzer Finali è stato unodegli architetti più noti e più attivi negliinterno navali in Italia e negli Stati Uniti.Per la Victoria Pulitzer collabora con arti-sti triestini e di tutta Italia: Marcello Ma-scherini, Elena Fondra, August Cernigoj,Giò Ponti e Libero Andreotti. Il Lloydcommissionerà a Pulitzer anche l’allesti-mento della Calitea e nel dopoguerra rea-lizza i saloni di prima classe dellamotonave Australia ed Europa. e nel 1962per la turbonave Galileo Galilei. MarcelloMascherini collabora per la prima voltacon Pultizer Finali nel 1931 realizzandodue busti in bronzo del re e del duce per ilsalone delle feste della Victoria. Nel 1933realizza la scultura Calitea; collabora poicon Pulitzer alla ristrutturazione delle mo-tonavi Saturnia e Vulcania. Nel dopoguerrarealizza il vestibolo per la motonave Au-stralia: Mascherini lavora anche per l’A-driatica di Venezia, la Costa Armatori diGenova e la panamense Home Lines. Per laGuglielmo Marconi realizza il ritratto delloscienziato e per la sala delle feste di primaclasse Cavallo rampante e Chimera alata.Paolo Klodic von Sabladoski, conosciutocome “pittore delle navi”, tra le dueguerre lavora per le maggiori compagniedi navigazione, non solo nazionali, e rea-lizza moltissimi ship portraits, che vengonoutilizzati per produrre manifesti e brochureper gli uffici turistici di tutto il mondo. Lemaggiori navi da battaglia costruire neicantieri triestino negli anni ‘30 sono arre-date con sue opere. Le navi del Lloyd sonosempre di gran lusso: il Mahmudiè del1837, il cui nome rende omaggio al sultanoMahmud II, è un tipico esempio per gli in-terni dal lusso e dal fasto orientaleggianti.La mostra è un excursus sulla storia di unadelle più grandi compagnie di navigazionenel mondo ed è una tra le maggiori im-prese triestine

Luigi Silvi

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Umberto Schiavon (1894, 1968), Lloyd Triestino, Società di Navigazione a Vapore, Trieste 1836-1920, illustrazione per copertina, Istituto Italiano d'arti grafiche, Ber

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trazione per copertina, Istituto Italiano d'arti grafiche, Bergamo, 1920.

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Giuseppe Sigon (Trieste 1865, Trieste 1922), Société de navigation à vapeur du Lloyd Autrichien,cartoncino promozionale, collezione privata, 1896.

Studio Battistella, Lloyd Triestino, bozzetto per calendario, 1954 ca.

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Giuseppe Miceu (Trieste 1873, Trieste 1909), Österreichischer Lloyd Triest, Vergnügunsfahrten,1913, copertina di opuscolo, collezione privata.

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Miscellanea

Vittorio Antonio Cocever (Capodistria 1902, Padova 1971 ), Bollettino Mensile, Numero del centenario delLloyd Triestino, bozzetto per copertina, tempera su carta, 1936.

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Miscellanea

Giorgio Federico Dabovich (Trieste 1903, Milano 1957), Bozzetto per brochure,tempera su carta, 1927.

Oscar Hermann Lamb (Trieste 1876, Vienna 1947), Crociere Mediterranee, Flotte Riunite Italia Cosulich LloydTriestino, bozzetto per manifesto, tempera su carta, 1933.

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Miscellanea

Oscar Hermann Lamb (Trieste1876, Vienna1947), Lloyd Triestino, Egitto, India, Estremo Oriente, Levante, Cro-ciere, bozzetto per manifesto, tempera su carta, 1931 ca.

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Gino Boccasile (Bari 1901, Milano 1952), Sud Africa, bozzetto per manifesto, tempera su carta, 1934 ca.

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Miscellanea

Antonio Quaiatti (Trieste 1904, Trieste 1992) (attr.), Bozzetto per brochure, tempera su carta, 1934 ca.

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Antonio Quaiatti (Trie-ste 1904 Trieste 1992),Lloyd Triestino, boz-zetto per brochure, tem-pera su carta, 1930 ca.

Miscellanea

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Miscellanea

Elena Fondra (Smirne 1930, attiva a Trieste negli anni Trenta), Rivista Sul Mare, bozzetto per copertina, tempera su carta, 1934.

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Marcello Claris (Pola 1897, Trieste 1949), Rivista Sul Mare, bozzetto per copertina, tempera su carta, 1939.

Marcello Dudovich (Trieste 1878, Milano 1962), Rivista Sul Mare, bozzetto per copertina, tempera su carta, 1934.

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Miscellanea

Marcello Dudovich (Trieste 1878, Milano 1962), Rivista Sul Mare, bozzetto per copertina, tempera su carta, 1931.

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Marcello Claris (Pola 1897, Trieste 1949), Rivista Sul Mare, bozzetto per copertina, tempera su carta, 1935 ca.

August Cernigoj (Trieste 1898, Sesana 1895), Rivista Sul Mare, bozzetto per copertina, tecnica mista su carta, 1927.

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Miscellanea

Meridiana da ponte, Reynolds & Wiggins, Tower Hill, London, 1885 ca.

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Miscellanea

Puntatore di rotta, H.&F. Müller, Trieste, 1890 ca.

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Miscellanea

Salsiera, ceramica, Davenport & Co. – Longport, Inghilterra, 1880.

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Miscellanea

Marcello Mascherini (Udine 1906, Padova 1983),Aborigeno australiano, legno intarsiato, 1951.

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Paolo Klodic de Sabladoski (Trieste 1887, Trieste 1961), M/n Victoria nella rada di Hong Kong, tempera su cartoncino, 1933.

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ino, 1933.

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Antonio Quaiatti (Trieste 1904, Trieste 1992), M/n Victoria nella rada di Alessandria d’Egitto, olio su tela, 1930.

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ela, 1930.

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Miscellanea

La mostra è organizzata in occasione dell'ottante-simo anniversario della guerra civile spagnola(1936-1939). Tale guerra rappresenta dopo il ciclorivoluzionario 1917-1921 il punto più alto dellalotta delle classi popolari per l'emancipazione edè una delle pagine più importanti dell'antifasci-smo europeo. In particolare si fa riferimento al75° anniversario dei bombardamenti dell'Italiafascista sulla popolazione civile catalana episo-dio che contraddice il luogo comune "Italianibrava gente". Questo fu uno dei primi bombar-damenti di civili indifesi, che vide protagonistaappunto l'Italia fascista di Mussolini. La guerradi Spagna fu il primo conflitto armato in cui l'a-viazione ebbe ruolo decisivo. I reiterati bombar-damenti che colpirono la "zona repubblicana"diedero inizio a un nuovo modello di scontro bel-lico, in cui anche la retroguardia diventa frontedi guerra e la popolazione civile è bersaglio delnemico. I bombardamenti della Catalogna causa-rono migliaia di morti, feriti e danni materiali.Essi si concentrarono sulle principali città: Bar-cellona, Lleida, Granollers, Tarragona, Reus, e Fi-gueres. L'esposizione dà particolare risalto allaresistenza di cittadine e cittadini che costruironoin tutta la Catalogna centinaia di rifugi antiaerei.Il fascismo italiano si ispirava alle teorie di Giu-lio Douhet, che pronosticava il ruolo decisivo chel'aviazione avrebbe dovuto avere nei futuri con-flitti. Con gli aerei si dovevano interrompere lelinee di comunicazione di un esercito, distrug-gerne i centri di produzione assieme a quelli diapprovvigionamento, incendiare gli arsenali, pa-ralizzare un paese con una minaccia costante, percancellare ogni resistenza materiale e morale. Ilconflitto servì come banco di prova dell'aviazioneitaliana e di quella tedesca. L'Italia contribuì conl'Aviazione Legionaria e con 764 aerei, la Germa-nia con la Legion Condor e 277 aerei. Le ForzeAeree della Repubblica, note come La Gloriosa,disponevano di bombardieri francesi e sovietici.Le vittime causate dai bombardamenti aerei e na-vali sulla popolazione civile nella zona sotto con-trollo dei golpisti e in quella repubblicana furonooltre dodicimila. Di queste più del 90% risiedevain territorio repubblicano, circa 5500 in Catalo-gna di cui 2500 a Barcellona , 2500 nella regionedi Valenza e intorno a 1000 tra Andalusia, Madride Paesi Baschi. Il numero di caduti nella zonafranchista per causa dei bombardamenti fu 1088,secondo i dati forniti dai vincitori. La Catalognafu l'obiettivo prioritario dei bombardamenti, Bar-cellona in quel momento era capitale di tre go-verni repubblicani; quello centrale, quello basco equello catalano. Oltre 140 cittadine catalane fu-rono bombardate. Il primo attacco dal mare con-tro Roses è del 30 ottobre 1936; dall'inizio del

1937 l'aviazione italiana, stabilitasi a Mallorca,iniziò una campagna di bombardamenti sul lito-rale catalano e valenziano; la maggior parte col-pirono nuclei urbani e causarono vittime tra lapopolazione civile. Dopo l'insuccesso (agosto1936) della spedizione repubblicana, volta a re-cuperare Mallorca, l'isola divenne la portaereidell'aviazione di Mussolini, con la presenzaanche di idrovolanti tedeschi. Tali attacchi ave-vano come obiettivo la popolazione civile e leprincipali infrastrutture. L'aviazione ribelle pe-ninsulare formata da effettivi italiani, tedeschi edall'Aviazione Hispana era stata destinata aifronti di guerra. Tra il 25 dicembre 1938 e il 15gennaio 1939 furono bombardate trentasei loca-lità catalane. Gli attacchi erano pianificati dall'a-viazione franchista in funzione dell'importanzastrategica. Furono insediati nella zona repubbli-cana gruppi di spionaggio conosciuti comeQuinta Columna, inoltre anche italiani e tedeschicontavano sui propri servizi d'informazione e diintelligence. Gli obiettivi principali erano indu-strie di guerra, fabbriche, stazioni ferroviarie,strade, ponti, caserme, aeroporti, centrali idroe-lettriche. Tra gli altri furono colpite le centraliidroelettriche del Pirineu, la fabbrica Cros di Ba-dalona e l'elettrochimica di Flix. Nel 1937 l'incro-ciatore italiano Eugenio di Savoia attaccòBarcellona, provocando danni ingenti e diciottovittime. Nei giorni 16, 17, 18 del marzo 1938 Bar-cellona subì tredici attacchi, che provocarono unmigliaio di vittime. Una bomba colpì un camioncarico di tritolo sulla Gran Via de les Corts Cata-lanes. A conflitto finito la dittatura cercò di can-cellare le tracce dei bombardamenti, siadistorcendo la storia (i segni del bombardamentodella chiesa di Sant Felip Neri furono trattaticome fori casuali provocati dalle fucilazioni deirepubblicani), sia facendo pressione, perché leparole di Winston Churchill, che aveva elogiatola resistenza dei barcellonesi, non apparissero neidiari delle sessioni del parlamento britannico. Gliattacchi colpirono le centrali idroelettriche nei ba-cini dei fiumi Flamisell, Noguera, Pallaresa eSegre per paralizzare la fornitura di energia elet-trica all'industria intorno a Barcellona. I bombar-damenti franchisti furono indirizzati anchecontro la popolazione civile, colpendo uomini,donne, bambini e anziani in fuga verso la Francia:questo genere di attacchi di altissima crudeltà as-solutamente, non giustificabili dal punto di vistamilitare, rispondevano alla politica di elimina-zione sistematica del nemico, applicata da Franconel corso di tutta la durata della guerra. Dopo iprimi bombardamenti di Barcellona del '37, fu-rono costruiti rifugi e installate batterie antiaeree,oltre a sistemi di allarme e di segnalazione di

BOMBARDAMENTI FASCISTI SUI CIVILI CACATALOGNA BOMBARDATA, Venezia, Sala Tese 2 di Ca' Foscari alle Zattere

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Miscellanea

CISTI SUI CIVILI CATALANI

Abitanti del quartiere della Barceloneta di Barcellona recuperano oggetti personali tra le macerie dopo un bombarda-mento, 13 marzo 1937 - 29 maggio 1937, Archivio Nazionale di Catalogna.

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Miscellanea

Barricata eretta dalle milizie antifasciste nel quartiere di Gràcia, 19 luglio 1936, Archivio Nazionale di Catalogna.

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Miscellanea

aerei nemici. Quando l'intensificarsi dei bombar-damenti obbligarono la popolazione a stare neirifugi per ore, se non per giorni interi, questi ven-nero dotati di servizi di base: illuminazione elet-trica, pozzi di ventilazione, panchine per sedersi,latrine e armadietti di medicinali- rifugi furonoorganizzati anche nelle chiese. In Catalogna nefurono costruiti 2100, di cui 1400 a Barcellona. Ilavori furono portati a termine volontariamenteda donne, bambini e anziani, che non avevanol'obbligo di andare al fronte. Gli abitanti dei cen-tri urbani colpiti da attacchi aerei notturni, al tra-monto abbandonavano le proprie case perrifugiarsi nei campi, nei boschi o nelle grotte emolte famiglie di Barcellona fuggirono in zonemeno colpite accolte da amici o da parenti.Obiettivo dell'aviazione fascista era quello di di-sgregare la società, distruggere e demoralizzare.Paesi e città non si paralizzarono: gli esercizicommerciali continuarono ad aprire nonostantela scarsezza della merce; le rubriche dei giornalicontinuarono a pubblicizzare spettacoli teatrali.Nel 1938 il violoncellista catalano Pau Casalsoffrì un concerto benefico al Teatro del Liceu diBarcellona per raccogliere fondi per l'acquisto divestiti, alimenti e medicine per bambini e an-ziani. La Catalogna che fino al '38 rimase lontanadal fronte, divenne principale centro d'acco-glienza di rifugiati provenienti dal resto della pe-nisola. Il numero di tali rifugiati arrivò a 318.000,a Barcellona rappresentavano il 30% della popo-lazione. Fu formato personale specializzato disoccorso che si faceva anche carico di diffonderelo stato d'allarme. La partecipazione spontaneadei cittadini che si attivavano dopo ogni bombar-damento aiutò a salvare vite umane e a rimuo-vere macerie. I repubblicani ebbero aiuti anchedall'estero : nel 1936 l'Unione Sovietica invia aBarcellona una nave con 3000 tonnellate di ge-neri alimentari, e un'altra nel gennaio del 1937con 2500 tonnellate e due container di vestiti egiocattoli. Il Messico aprì le porte del paese ai ri-fugiati repubblicani durante e dopo la guerra; al-cuni comuni del Sud della Francia accolsero icatalani, che erano stati vittime dei bombarda-menti. Organizzazioni di assistenza come il Co-mitato Svizzero d'Assistenza ai Bambini e laCommissione Internazionale per l'aiuto ai bam-bini rifugiati evacuarono centinai di bambini re-sidenti in zone in cui avevano luogocombattimenti e bombardamenti, organizzandocolonie infantili in province lontane dal fronte eanche nel Sud della Francia. I primi bombarda-menti della storia sono dei primi anni del XX se-colo e furono eseguiti dagli italiani in Libia nel1911. Nella Prima Guerra Mondiale furono uti-lizzati più per intimorire che per distruggere.Molti rifugi sono stati recuperati e valorizzati,come anche molti aeroporti e la batteria antiaereadi Sant Pere Màrtir e quella del Turó de la Rovira(Barcellona).

Luigi Silvi

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Mercato del Carmen di Madrid distrutto da un bombardamento del 1936, Archvio Nazionale di Catalogna.

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Bombardamento della Legione Condor tedesca e dell’Aviazione Legionaria italiana su Gernika, lunedì 27 aprile 1937, Centr

ntro di Documentazione del Bombardamento di Gernika, Fondazione Museo della Pace di Gernika.

Cittadini di Sant Adrià del Besòs cercano tra le macerie degli edifici, 29 maggio 1937, Commissariato di Propaganda, Genralitat di Catalogna (II Repubblica), Ar

nralitat di Catalogna (II Repubblica), Archivio Nazionale di Catalogna.

Gran Via di Barcellona pochi giorni dopo la caduta di una bomba su un camion carico di tritolo, Archivio Fotografico di Bar

Barcellona.

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Case distrutte in calle Anselm Clavé a Granollers, 1938, Archivio Municipale di Granollers.

Miscellanea

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Miscellanea

Donna piange il marito morto nel bombardamento italiano sul Liceo Escolar di Lleida, 2 novembre 1937, Archivio Nazionale di Catalogna.

nale di Catalogna.

Pagina del quotidiano francese Ce soir del 9 novembre 1937 con immagini delle vittime del bombardamento di Lleida del2 novembre 1937, Archivio Nazionale di Catalogna.

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Manifesto per la campagna a favore dei rifugiati giunti in Catalogna per sfuggire alla guerra e alla re-pressione franchista, Biblioteca del Pavello de la Republica-Crai (Universitat de Barcelona).

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Miscellanea

Bombardamento aereo di Reus nel 1938 da parte di aerei Savoia S79 dell’Aviazione Legionaria italiana, Archivio perso-nale Pere Martorell Jareno, Archivio Municipale di Reus.

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Donne impegnate nella costruzione di un rifugio antiaereo a Gavà.

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Palamos dopo un bombardamento, Biblioteca del Pavello de la Republica-Crai (Universitat de Barcelona).

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Municipio di Sant Feliu de Guixos distrutto da un bombardamento.

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Costruzione di rifugio antiaereo nel quartiere del Poblenou de Barcelona, 1936-1937, Archivio personale Alicia Bou.

Calle Fontanella de Barcellona con vetrine protette dai bombardamenti, Commissariato della Propaganda, Generalitat di Catalogna (II

Catalogna (II Repubblica), Archivio Nazionale di Catalogna.

Personale della Croce Rossa rimuove macerie dopo un bombardamento di Barcellona, Archivio Fotografico di Barcellona.

a.

Ottobre 1936, nave sovietica al porto di Barcellona carica di alimenti, indumenti e giocattoli, Archivio Fotografico di Bar

Barcellona.

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23 gennaio 1938, bombardamento della città di Figueres condotto da parte di aerei Savoia S79 dell’Aviazione Legionariaitaliana, Ufficio Storico dell’Aereonautica Militare (Roma).

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Interno del rifugio antiaereo della piazza Macià di Sant Adrià del Besòs.

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Ingresso del rifugio antiaereo situato sotto la chiesa romanica di Santa Maria de Agramunt.

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Ingresso del rifugio di Can Sorgues nell’ex-complesso del campo di aviazione di Rosanes.

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Nel parco di villa Ada-Savoia, a Roma Nord, èstato reso accessibile il rifugio antiaereo realiz-zato negli anni 1940-42 per proteggere la fami-glia reale dai bombardamenti. Dopo circasettant'anni di abbandono, il bunker è statoaperto per la prima volta al pubblico nel marzodel 2016, grazie ai lavori di recupero affidati al-l'associazione Roma Sotterranea con la supervi-sione della Sovrintendenza Capitolina ai Beniculturali. I danni maggiori erano stati causati davandali e sbandati, che spesso trovano rifugionel parco: con graffiti e murales avevano rico-perto tutte le pareti di mattoni del bunker dive-nuto una vera discarica. I lavori in particolarehanno ripristinato l'impianto elettrico conser-vando le tracce esistenti e gli ingranaggi delleporte blindate e antigas. Più di 3000 ore di la-voro dei volontari, coordinati da Fabio Cicconee dalla restauratrice Roberta Tessari, hanno ri-portato le murature allo stato originale. Peresempio, per ricostruire i bagni presenti nel ri-fugio si è risaliti, attraverso alcuni frammentilasciati dai vandali, alla ditta costruttrice delleceramiche di Alessandro Sbordoni fondata nel1910. In tal modo si è ricreata l'atmosfera origi-nale aggiungendo anche elementi di arredo conmobili d'epoca, secondo le indicazioni di RosaPerona Gallotti camerista della regina Elena. Ilbunker fu costruito nel parco della villa scavan-dolo interamente nel tufo della collina detta"delle Cavalle madri", perché vi era un casale incui venivano portate dalle scuderie del Quiri-nale le cavalle che dovevano partorire. La villacon il parco di oltre 160 ettari era stata acqui-stata nel 1904 da re Vittorio Emanuele III, chene fece la residenza ufficiale della famiglia realedal 1919 fino all'8 settembre del 1943. Origina-riamente il terreno sulla Salaria apparteneva aVilla Potenziani e fu acquistato nel 1872 dal reVittorio Emanuele II, che lo ingrandì con altredieci proprietà adiacenti. Nel 1879 però il reUmberto I decise di vendere questa tenuta alconte Giuseppe Telfener, amministratore deibeni della Real Casa, che le diede il nome dellamoglie Ada, nome che ancora oggi conserva:Villa Ada-Savoia. Nel parco si trova anche laPalazzina reale, dove risiedevano il re e la re-gina Elena, che è stata venduta nel 1997 alla Re-pubblica Araba d'Egitto, che già dagli anni '50la utilizzava come Ambasciata. Al di sotto dellapalazzina reale vi erano delle cantine, che findagli anni '30 erano state trasformate in rifugioantiaereo, collegandole con una cava presentenei pressi dell'edificio e rinforzandone le volte.Successivamente Mussolini, resosi conto che incaso di bombardamenti su Roma non sarebberostate in grado di garantire l'incolumità dei Sa-voia, decise di far costruire dei veri bunker siaa Villa Torlonia, sua residenza, sia a Villa Ada-Savoia dove risiedeva la famiglia reale. Il rifu-gio dista dalla palazzina reale 350 metri, perciònon poteva essere raggiunto a piedi in caso diattacco aereo, è prevedibile quindi uno sposta-

mento in auto, confermato anche dalla presenzadi una galleria carrabile di mq 159, alla quale siaccedeva attraverso un portone a due battentispessi 20 cm e pesanti circa 1800 Kg l'uno, per-ché pieni di cemento. L'accesso al bunker è at-traverso un arco in mattoni il solo visibiledall'esterno in mezzo alla vegetazione. Ilbunker ha forma quasi circolare: dopo una cortagalleria sulla sinistra vi è una porta blindata chedà accesso a un primo ambiente dal quale siraggiunge il nucleo centrale del complesso, se-parato dal resto della costruzione da una se-conda porta blindata con guarnizioni in gommaantigas e con un sistema di chiusura a doppieleve che si potevano azionare sia dall'internoche dall'esterno. Su una delle porte antigas siconserva ancora la placchetta con il nome delcostruttore la ditta di Federico Bologna spe-cializzata nella costruzione di casseforti e rifugiantiaerei, fondata a Roma nel 1936. Il nucleo delbunker era una vera camera ad alta pressione,una Gasschleube, con un sistema di depurazionee ricambio d'aria e un impianto di elettroventi-lazione a pedaliere. In caso di malfunziona-mento dell'impianto infatti si poteva ricorrere aun meccanismo azionato da pedali come unabicicletta che produceva energia cinetica. Dueambienti di servizio e due bagni completavanola struttura. La galleria carrabile era molto spa-ziosa, tanto da poter ospitare tre autovetture,ed era dotata di un ambiente utilizzabile comearea di manovra. La macchina del re VittorioEmanuele III e dalla famiglia reale era una Fiat2800 Torpedo reale che fu portata a villa Savoianell'agosto del 1940. Nel pavimento dell'areagarage sono stati trovati due pozzi. Uno era unimpianto di depurazione per le acque nere, for-mato da una vasca di sedimentazione (vascaImhoff) con uno spazio destinato alla dige-stione anaerobica dei fanghi. In fondo alla gal-leria carrabile vi è una scala a chiocciola conquaranta gradini in travertino, alta 13 metri, chepermetteva di uscire dal bunker direttamentesulla collina attraverso un passaggio cilindricoin mattoni di metri 5,3 con copertura a fungo.Grandi lastre di cemento vicino alla torretta, na-scoste dalla vegetazione, costituivano unoscudo di 213 mq a protezione dai bombarda-menti. Anche al di sotto il bunker era protettoda uno spesso rivestimento di mattoni, che lorendevano del tutto impenetrabile. Fino al 2012questa struttura, proprio per la particolarità ela segretezza della posizione, ha incuriosito eattirato molte persone, che però purtroppo,come detto, hanno distrutto e ricoperto i muricon graffiti e scritte, anche inneggianti a Satana,e hanno utilizzato questo luogo per riti pseudosatanici, tanto da esser conosciuto anche come"Bunker del Diavolo". Oggi finalmente il rifu-gio è tornato a essere un'importante testimo-nianza della storia italiana della prima metà del'900.

Marina Humar

UN BUNKER A VILLA ADA PER L'UL

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A PER L'ULTIMO RE D'ITALIA

Bunker di Villa Ada-Savoia, ingresso (foto M. Humar).

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Bunker di Villa Ada-Savoia, galleria carrabile, area di manovra (foto M. Humar).

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Bunker di Villa Ada-Savoia, scala a chiocciola, uscita di sicurezza (foto M. Humar).

Bunker di Villa Ada-Savoia, anticamera (foto M. Humar).

Bunker di Villa Ada-Savoia, porta antigas (foto M. Humar).

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Bunker di Villa Ada-Savoia, porta blindata a doppia leva antigas (foto M. Humar).

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Miscellanea

DA CINQUECENTO E DIECI ANNI AL SERTHE LIFE OF A SWISS GUARD. A PRIVATE VIEW, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cortile delle Corazze

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Scatti raffinati e quasi insoliti quelli dedicati dal foto-grafo Fabio Mantegna al glorioso corpo della Guar-dia Svizzera Pontificia, oggetto della mostrainaugurata dal Professore Antonio Paolucci, direttoredei Musei Vaticani, e dal colonnello Christoph Graf,comandante dell’antico Corpo di Guardia al serviziodel papato. Ottantasei immagini fotografiche, in B/Ne a colori, realizzate da Fabio Mantegna, fotografocreativo ed elegante protagonista della scena artisticacontemporanea, stanno a testimoniare l’esperienza divita e di servizio che rappresenta qualcosa di unico.Sono momenti “normali”, quasi “banali” nell’eserci-zio del quotidiano, quelli immortalati nelle foto inmostra; tuttavia, il taglio delle inquadrature, la mo-dulazione e l’uso della luce, la scelta dei soggetti, l’in-tercalare di autentiche testimonianze, rendonol’apparente “normalità” un paradigma dell’eccezio-nalità di un servizio straordinario. Appare, dunque,come una reale “vocazione” quella che conduce al-cuni giovani cattolici dai Cantoni svizzeri a un’espe-rienza di vita e di lavoro presso i gradini del Sogliopontificio, a occuparsi della vigilanza, della sicurezzae della protezione del Successore di Pietro, sia all’in-terno dei Palazzi Apostolici, sia durante i viaggi al difuori della Città del Vaticano. Così ammonisce untesto in mostra: “Per essere una buona Guardia Sviz-zera ci vuole disciplina e impegno costante. Avolte èdifficile ma, cosciente del giuramento prestato, il mioservizio mi dà una soddisfazione interiore che è dif-ficile far comprendere con le sole parole”; e poiché, inverità, le parole non bastano, si può ben godere anchedelle immagini esposte. Da più di cinquecento anni,alcuni “privilegiati” cittadini della Confederazioneelvetica, al di sotto dei 30 anni e al di sopra dei 174centimetri di altezza, prestano giuramento di fedeltàal romano Pontefice, acriter et fideliter, con coraggio efedeltà: sono l’esercito “più piccolo al mondo”, un to-tale di 110 uomini, eredi di quel contingente di mer-cenari del Canton Uri giunti a Roma nel 1506, surichiesta di Papa Giulio II della Rovere. La cerimoniadel giuramento, riprodotta in mostra con immaginidai tratti estremamente suggestivi, ha luogo nel Cor-tile di San Damaso, il 6 maggio, data in cui ricorre ilricordo del terribile Sacco di Roma del 1527, duranteil quale le Guardie Svizzere, con estremo valore e de-dizione e con il sacrificio della propria vita, permi-sero a Clemente VII di mettersi in salvo, fuggendoattraverso il Passetto di Borgo nell’inespugnabile for-tezza di Castel Sant’Angelo. Dice così un soldato: “Igiorni che precedono il 6 maggio, data del nostro giu-ramento, sono frenetici. Già alcuni mesi prima ci siinizia a preparare: esercitazioni militari, prove dellanostra banda musicale, controllo e prova delle arma-ture… mentre continua la vita quotidiana e il serviziogiornaliero”. Originale e accattivante l’allestimentoespositivo che usa i colori “simbolo” del corpo degliSvizzeri: blu, rosso e giallo; sono quelli delle noteuniformi tradizionali, dal caratteristico taglio rinasci-mentale, il cui disegno è leggendariamente attribuitoalla mano di Michelangelo. Le immagini fotografichesono intervallate da motti o da frasi che contribui-scono a rendere l’immagine di una realtà quotidiana,

semplice ed eccezionale. Oltre alle fotografie, si ap-prezzano quindi le testimonianze dei protagonistidella mostra: “4.45, la sveglia suona. Mi alzo, faccio ilmio letto e faccio la barba. Ho messo un’uniforme daesercitazione blu controllando le scarpe, la fibbiadella cintura e i polsini, tutto dev’essere impeccabile”.“La divisa è una fiamma di vita che deve essere riac-cesa ogni giorno dalla guardia”. Senso del dovere eumanità sono questi i temi messi particolarmente inevidenza nella mostra. Temi che sono identificati inun istante, in un gesto, in un’opera: “Viviamo mode-stamente, i primi anni condividiamo una stanza condue o più compagni. I bagni, le docce sono in co-mune, come in una regolare caserma durante il ser-vizio militare. Anche i pasti vengono consumatiinsieme in mensa, preparati con cura dalle nostre cor-dialissime suore polacche”. La volontà è quella di of-frire un ritratto inedito dei membri della GuardiaSvizzera, ripresi dall’obiettivo di Mantegna sia neimomenti più privati e ignorati dai più, sia in quelliben noti soprattutto ai turisti cha affollano i MuseiVaticani e l’area intorno alla Basilica. Sono esposti nelCortile delle Corazze anche alcuni manichini con ladivisa dai colori tradizionali che la contraddistin-guono: giallo, rosso e blu; e alcune belle alabarde elance, elementi essenziali dell’armamentario delleGuardie Svizzere. “Durante la sentinella, l’alabardadiventa parte di se stessi”. Curata da Romina Co-metti, la Mostra è accompagnata da un bel catalogo,in un’unica edizione in tre lingue, inglese, italiano etedesco, sempre a cura di Romina Cometti, e realiz-zato con il generoso supporto del Capitolo della Ca-lifornia dei Patrons of the Arts dei Musei Vaticani. Itesti sono a firma di Romina Cometti, Michael ScottFeeley, Christoph Graf, Antonio Paolucci, GianlucaRanzi, Andreas Widmer. La mostra si vale della dire-zione editoriale del Direttore dei Musei Vaticani Pro-fessor Antonio Paolucci, di Arnold Nesselrath,Delegato per i Dipartimenti Scientifici, e di Monsi-gnor Paolo Nicolini, Delegato all’Amministrazione eal Management. Così il Direttore Antonio Paolucciintroduce il catalogo: “La consapevolezza di una sto-ria antica è sempre presente nella vita quotidiana deigiovani soldati della Guardia Svizzera. Così comeessi sono orgogliosi e onorati del ruolo che rappre-sentano e del servizio al quale sono chiamati. Sonoperò anche ragazzi di vent’anni con i sogni, l’entusia-smo, le speranze che hanno tutti i giovano ventennidel mondo. Questo racconta il servizio fotografico diFabio Mantegna. Qui l’immagine fotografica offreuno sguardo sulla realtà della Guardia che non è maibanale e che trasmette anche, pur nell’evidenza di al-cuni notissimi sfondi architettonici, il volto meno co-nosciuto della città del Vaticano, cogliendo il sensodel dovere e l’umanità d’accenti delle guardie impe-gnate ad assolvere le loro mansioni”. The Life of aSwiss Guard. A Private View è stata ideata anche peressere destinata a girare per le città del mondo, rac-contando una storia nobile e antica, ma anche la gio-vinezza, la spontaneità, il fervore e le speranze di ungruppo di ragazzi giunti a Roma per servire il Papa.

Ada Foschi

ANNI AL SERVIZIO DEL PAPACortile delle Corazze

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Secondo l’indiscussa definizione di “ro-manzo storico”, l’ultima fatica letterariadella scrittrice pesarese Simona Baldelli Lavita a rovescio rientra appieno in questo ge-nere letterario: infatti, sullo sfondo dellastoria vera dell’Italia centrale della primametà del XVIII secolo, s’innesta la storiaparticolare e personale di Caterina Vizzani(1718-1743). L’autrice si ispira a una storiavera e si avvale della ricostruzione dei fattiriportata dalla monografia scritta nel 2014dal sociologo Marzio Barbagli sul casodella ragazza, ispiratosi a sua volta al sag-gio scritto da Giovanni Bianchi, medico ri-minese coevo di Caterina, che sul corpo diquesta passing woman compì dapprima l’au-topsia e poi degli studi. Caterina nascedonna a tutti gli effetti, ma una voglia divaiolo sul viso le fa vivere una fanciullezzaun po’ emarginata. Il romanzo iniziaquando Caterina, né ricca, né come dettobella, ha quattordici anni ed è convinta diessere “nata a rovescio”: infatti ama lavo-rare nella falegnameria del padre, detesta ilcucito e tutte le occupazioni femminili. Maproprio a scuola di ricamo incontra la bel-lissima Margherita, figlia di un avvocatomolto vicino al Papa, che la conquista persempre leggendole le meravigliose avven-ture di Bradamante, la donna cavaliere del-l’Orlando innamorato. Per Caterina è lasvolta della vita: caduti tutti i dubbi, com-prende che ama le donne e su tutte Marghe-rita, di un amore smisurato e voglioso, chele fa sperimentare per la prima volta i pia-ceri del sesso. Però un giorno la madre diMargherita le coglie in flagrante e la vita diCaterina subisce una brusca sterzata: conuna denuncia per sodomia e stregoneriache le pende sulla testa deve fuggire e na-scondersi. Se fosse stato un uomo, com-prende, sarebbe stato tutto diverso: decideperciò di vestire panni maschili e trasfor-marsi in Giovanni Bordoni (sceglie, non acaso, il nome del proprio fratello e il co-gnome dell’amata). Per incanto le portedella società si aprono davanti a lei/lui, fa-cendole guadagnare libertà di movimento,indipendenza economica e tante avventurecon donne, che, dapprima stupite dalla sco-perta che Giovanni è una donna, poi accet-

tano la nuova situazione, perché si trovanocoinvolte in un gioco erotico che non le re-lega a mero strumento di piacere per il ma-schio. Giovanni impara pian piano come unuomo pensa e vive e cosa sia un uomo dalpunto di vista sociale e psicologico. A causadi una mal sortita fuga d’amore, a soli ven-ticinque venne uccisa e soltanto allo Spe-dale di Siena ci si accorge che era unadonna. Lei, intanto, prima di morire avevachiesto a una suora di essere sepolta vestitadi bianco come le vergini (con un riferi-mento anche alla figura di Giovanna d’Arcoche fu costretta, lei pure, a travestirsi dauomo per poter raggiungere gli straordi-nari risultati che ottenne), confermandocosì la sua natura femminile. Espletandol’autopsia e constatandone la verginità, ildottor Bianchi dimostrò così che Caterinaera donna in tutto per tutto: egli rimase af-fascinato dalla storia e intervistò le personeche avevano conosciuta la ragazza, arri-vando anche ai suoi genitori, che gli spie-garono come avessero sempre saputo delleparticolari inclinazioni della figlia e chenon vi avessero trovato mai nulla da com-battere o disprezzare, forse solo una fontedi dolore per la figlia stessa che avrebbecozzato contro regole invalicabili. Fino al-l’ultimo, anche nella divisione dei propribeni, Caterina/Giovanni dà sfogo alla pro-pria natura materna, quindi femminile,contrapponendosi di fatto al maschilismoche soggiogava il mondo. Il romanzo èmolto affascinate e si lascia leggere congrande interesse. Scorre ampiamente unaricca vena d’erotismo, che aiuta a compren-dere le scelte, i dolori e le gioie della prota-gonista. Il libro, redatto con lo stile delromanzo di “cappa e spada”, anche per leavventure un po’ picaresche narrate, silegge tutto d’un fiato, ed è uno stimolantedocumento sugli stereotipi sociali e legalidi quasi tre secoli fa, che però in parte sus-sistono ancora. Interessanti, perché atipi-che per l’epoca, le figure dei genitori diCaterina, che, di fatto, impartiscono un’u-tilissima lezione di modernità, che po-trebbe aiutare a far riflettere molti genitoridi oggi...

Maria Pia Monteduro

ESSERE SE STESSI A PRESCINDERE DAL GENERE SESSUALELA VITA A ROVESCIO, SIMONA BALDELLI, Giunti, pagg. 416, € 16

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Letteratura

NDERE DAL GENERE SESSUALE

Simona Baldelli.

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Caterina Vizzani, incisione, 1755.

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Rovescio del manoscritto di Giovanni Bianchi, 1744.

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SCRITTURA LUCIDA E PULITLE REGOLE DEL FUOCO, ELISABETTA RASY, Rizzoli, pagg 180, € 17

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Letteratura

Le regole del fuoco sono quelle da osservaredurante i bombardamenti. Elisabetta Rasyambienta il suo ultimo romanzo, finalistadel Premio Campiello 2016, in un piccoloospedale militare del Carso durante laGrande Guerra. Nata a Roma, ma origina-ria di una famiglia napoletana con fortitratti cosmopoliti e parentele aristocrati-che, la scrittrice intreccia elementi auto-biografici e invenzione letteraria nelnarrare di due donne e della loro storiad’amore. Maria Rosa Radice, aristocraticanapoletana, parte come infermiera volon-taria per sfuggire a un ambiente familiaresoffocante e per lei insopportabile. DellaPatria le importa poco o nulla, vuole sola-mente andarsene di casa adducendo unmotivo nobile, socialmente approvato, edi fatto incontestabile. L’addestramento,lontano dal fronte, dove lei incontra pre-valentemente persone del suo stesso cetosociale, e trova persino qualche occasionemondana, le fornisce poche nozioni prati-che, e, soprattutto, non la prepara mini-mamente alla realtà della guerra. Sangue,morte, viscere, feriti, dolore, urla, la tra-volgono con un impatto brutale che leisopporta solamente per non dovere ritor-nare a casa. La scrittura della Rasy, lucidae pulita come un bisturi, nulla risparmiaal lettore, e il distacco chirurgico con ilquale descrive la quotidianità di un con-flitto lungo e crudele ne rende tutto lostrazio. Il fronte è dovunque, dice unodegli ufficiali di stanza all’ospedale, ed èproprio questo senso di continuo accer-chiamento e di fatalistico carpe diem chepermette a Maria Rosa di abbandonarsi aun sentimento, tanto inatteso quanto in-tenso, per Eugenia, sua compagna di la-voro e di stanza. Le due ragazze sicompletano. Maria Rosa, ribelle e passio-nale, deve superare debolezze, pigrizia,fragilità, confusione. Eugenia, rigorosa,severa, efficiente, austera anche nell’a-

spetto, si rivela capace di dolcezze e affet-tività profondissime. Di ceto più basso diquello di Maria Rosa, ha imparato a con-frontasi presto con la realtà e a lottare perrealizzare le proprie aspirazioni. Più lu-cida di Maria Rosa, Eugenia si rendeconto che solamente le condizioni deltutto altre rispetto al mondo e alla vita dientrambe hanno dato loro la libertà di vi-vere una relazione inaccettabile per la so-cietà di quel tempo. Nonostante ciò, e purnon recedendo dal proposito di diventaremedico, Eugenia progetta un futuro dicoppia, per quanto difficilissimo e ovvia-mente del tutto clandestino. L’autrice sisofferma anche sulla fisicità fra le due ra-gazze, cogliendo l’attrazione e la passionecon una scrittura garbata, di classe, e ri-spettosa dell’intimità più profonda e pri-vata. Lo scambio di lettere fra Maria Rosa,che, dopo la disfatta di Caporetto, ritornaa Napoli, ed Eugenia, che invece rimaneal fronte, è una pagina di poesia. La pudi-cizia del “lei” usato da entrambe, i codiciusati sotto forma di allusioni o versi dicanzoni, danno risalto a un amore reci-proco che traspare fra le righe con un’in-tensità ben più forte di una dichiarazioneesplicita. L’improvvisa morte di Eugenia,vittima della devastante epidemia di “spagnola”, getta Maria Rosa in un doloreche sembra insuperabile. Poco a poco,però, la giovane donna si riprende. Du-rante il volontariato, Maria Rosa ha cono-sciuto Nico, un fotografo, e ha provato adusare la Kodak di lui, scoprendosi portataper la fotografia. Trova così il coraggio diandarsene di nuovo, non per fuggire, maper seguire quello che sente come un ta-lento, e mettersi alla prova. Alla fine dellaguerra raggiunge Nico a Parigi, dove col-tiverà con lui, oltre alla fotografia, unalunga e profonda amicizia, e diventeràuna donna indipendente e libera.

Laura Ruzickova

PULITA COME UN BISTURI

Elisabetta Rasy.

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Letteratura

DADA DOCCARAVANSERRAGLIO, FRANCIS PICABIA, Clichy, pagg. 216, € 12

Assolutamente pirotecnico, imprevedibile,spiazzante, geniale, originale, anticonfor-mista, disorientante, ironico, provocatorio,dissacrante: insomma dada. Caravanserra-glio è l’unico romanzo scritto da FrancisPicabia nel 1924, anche se sarà pubblicatopostumo nel 1974, perché lo stesso autore,dopo averlo terminato, lo ripose in un cas-setto, per niente convinto, se non addirit-tura insoddisfatto. Infatti dall’edizioneoggi ripresentata alla stampa mancano al-cuni fogli e così a volte il racconto, già diper sé fuori da ogni schema narrativo econsequenziale, salta passaggi logici (am-messo che in Picabia ci siano passaggi lo-gici…). Lo stesso autore aveva scritto al“nemico” André Breton: “Sono otto mesiche scrivo quattro o cinque ore al giornosenza aver trovato niente da dire”. Ammis-sione di incapacità scrittoria o, piuttosto,boutade dadaista? Anche l’anno di stesuradel romanzo non è stato scelto casual-mente. Il 1924 è l’anno in cui Breton e isuoi pubblicano il Primo Manifesto surrea-lista. Picabia non è certo d’accordo di es-sere messo da parte e perciò nel suoromanzo attacca tutto e tutti. Più che Cara-vanserraglio (titolo per altro molto azzec-cato) avrebbe potuto benissimo intitolarsiPicabia contro tutto e contro tutti: con sfer-zante ironia l’artista parigino se la prendecon intellettuali, personaggi della high so-ciety francese, cantanti, attori, per i motivipiù diversi e disparati. Ad esempio egliera molto turbato che “Pica-sso” avessepiù successo di “Pica-bia”… Ma, pur seimplacabile nei giudizi, s’intravvede sem-pre una sorniona bonarietà. A Picabiapiace stupire e il suo attacco a 360° in de-finitiva vuole principalmente sortire que-sto effetto. Unico artista risparmiato dai

suoi strali Marcel Duchamp, di cui Picabiaama incondizionatamente la passione per“l’effimero”. Il romanzo è strutturato indodici capitoli che sono quasi a se stanti; ènarrato in prima persona con imposta-zione autobiografica. Si scoprono tantecose sull’autore: la sua straordinaria ric-chezza (possedeva, pare, centoquaranta-sette automobili!), l’amore per la velocità,il gusto di girare per i casinò, ma, più cheper giocare, per verificare i tic scaraman-tici e le manie assurde dei giocatori, nar-rate in pagine esilaranti. Come esilarantisono molti dialoghi in cui Picabia si di-verte a elaborare definizioni assurde e ina-spettate di correnti artistiche, colleghi evarie personalità dell’intellighenzia fran-cese; oppure ancora la seduta spiritica,dettagliatamente riferita, ricca di colpi discena e personaggi improbabili. Il libro èuna sorta di labirinto, in cui volentieri cisi perde: si aprono porte, si scoperchianoscatole cinesi, ma non tutte le porte poivengono richiuse e non su tutte le scatoleviene ricollocato il coperchio. La curadella ripubblicazione del romanzo è diTommaso Gurrieri e Tania Spagnoli, chehanno svolto un egregio lavoro, appo-nendo note ricche di informazioni e datistorico-artistici. A volte però l’enormemole di note stesse interrompe e fram-menta il piacere della lettura: si può consi-gliare forse di leggerlo una prima voltatutto d’un fiato, per non perdere il gustodella derisione e dell’irritualità, di cui ilromanzo è ricco. Poi, con più calma, lo sipuò rileggere per apprezzare quasi l’enci-clopedismo del sottotesto che trasparedalle note, scientifiche, profonde e detta-gliate.

Maria Pia Monteduro

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Letteratura

A DOC

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Letteratura

Francis Picabia (Parigi 1879, Parigi 1953), 1919, in Danse de Saint-Guy.

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Letteratura

Man Ray (Filadel-fia 1890, Parigi1976), Francis Pi-cabia, 1921.

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Simona Vinci, già finalista al PremioCampiello nel 1998 con il libro di raccontiIn tutti i sensi come l’amore e nel 2003 conil romanzo Come prima delle madri , entranella cinquina anche quest’anno con LaPrima Verità , caleidoscopico e crudo ro-manzo, in cui l’autrice alterna invenzionee verità, passato e presente, e si addentrain un viaggio coraggioso nel territoriodella malattia mentale. La protagonista,Angela, una giovane ricercatrice triestinache vuole riscattare un passato familiarepesantissimo, segnato dalla malattia edalla morte del fratello, si unisce a ungruppo di volontari diretti all’isola grecadi Leros. Leros, per decenni sede di unospedale psichiatrico di nome, un lager difatto, nel 1992, epoca in cui l’autrice am-bienta la vicenda di Angela, è un luogonoto a tutta Europa, una vergogna che laGrecia cerca di riscattare con iniziativeinternazionali, mirate a rendere miglioreun luogo paragonabile a un girone infer-nale. Simona Vinci prende spunto da unreportage fotografico, effettuato in condi-zioni rocambolesche da Antonella Pizza-miglio nel 1989, e raccolte in una mostrapiù tardi con il titolo Leros, anche il nullaha un nome . Angela entra in un universodi orrori inimmaginabili, in cui il degradodell’essere umano tocca abissi che, oltre lemura del cosiddetto ospedale, non sononeppure concepibili . Medici con scarsimezzi e sostegni per curare i pazienti, as-sistiti da guardiani assunti fra gli abitantidell’ isola e assai scarsamente preparati ,gestiscono i ricoverati come fossero be-stiame. Eppure, in quel luogo che è neicasi migliori carcere, in altri stalla, con“reparti“ dove i malati sono letteralmentemurati vivi, Angela riesce a ricostruirevite, storie, a dare volto, nome, umanitàad alcuni dei ricoverati. La follia si pre-senta sotto molte forme, alcune di tale

originalità, poesia, e purezza, da dare unadimensione quasi fiabesca ed eterea a sto-rie personali, di per sé dure e tragiche, diuomini, donne, bambini, che hanno spez-zato il f i lo già fragile che li legava almondo. E il mondo non ha perdonato lorol’essere diversi, altri , alieni, e, definen-doli alienati, li ha relegati dove non pos-sono fare danno, laddove il danno èl’essere visibili. La scrittrice sposta luoghie tempi del piano narrativo ricostruendoil passato di alcuni dei ricoverati , euscendo da Leros per camminare insiemea loro nei luoghi della loro vita prece-dente. Simona Vinci parla anche di sestessa, rievoca la propria infanzia vissutaa Budrio, un paese alle porte di Bolognadove aveva sede una struttura psichia-trica che raccoglieva da tutta Italia coloroche i paesani chiamavano “mattucchini”.Tratteggia qualche singolo ritratto in cuiil tratto emergente è la trasversalità dellamalattia mentale, eguale in ogni parte delmondo e pesantemente presente. La folliafa paura, e quando diventa visibile,quando cammina per le strade incarnatain una persona, ci ricorda quanto possaessere labile il confine fra la nostra quo-tidianità e gli universi in cui la menteumana può facilmente smarrirsi. L’autriceha trattato con coraggio e fermezza untema difficile e sgradevole, e costruisceun ponte fra invenzione e realtà con lanota finale del romanzo. Simona Vinci èstata a Leros più volte, e rende noto che,negli anni, le condizioni sono migliorate,che i pazienti sono stati seguiti da perso-nale qualificato, nei casi più gestibili col-locati in case famiglia dislocate sull’isola.Molti di loro sono morti, e la struttura siè progressivamente svuotata: nel 2010nell’ospedale si trovavano ancora trenta-quattro pazienti.

Laura Ruzickova

LA COLPA DI ESSERE DIVERSILA PRIMA VERITÀ, SIMONA VINCI, Einaudi, pagg. 397, € 20

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ESSERE DIVERSI

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Simona Vinci.

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Antonella Pizzamiglio, dalla mostra Leros, anche il nulla ha un nome, 1989.

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Antonella Pizzamiglio, dalla mostra Leros, anche il nulla ha un nome, 1989.

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ALEKSANDRINKE O LES GORICIENSSTANCA MORTA, ELENA DE VECCHI, Robin, pagg. 352, € 16

Inserito nell’interessante collana di gialli Iluoghi del delitto, grazie alla quale “i lettoripossono indagare aspetti sconosciuti dicittà notissime o di intere regioni”, il ro-manzo di Elena De Vecchi si svolge nellazona di confine Gorizia-Nova Gorica. L’am-biente, come si evince chiaramente dallecoordinate della collana editoriale, è impor-tante, se non addirittura decisivo. La storiasi sviluppa e ha la sua ragion d’essere in uncrocevia di lingue, culture, tradizioni popo-lari, retaggi storici che, finalmente, nelprimo decennio del XXI secolo, hanno tro-vato la strada della pacifica convivenza edel reciproco rispetto. L’ispettore di poliziadi Gorizia, Giuliano Kaucich, e il capo del-l’anticrimine di Nova Gorica, Marko Deve-tak, collaborano tranquillamente e senzaalcun senso di rivalsa reciproca, tesi solo arisolvere enigmi e ad assicurare alla giusti-zia, italiana o slovena che sia, i malfattori.Anche l’arrivo presso la Questura di Gori-zia del nuovo sovrintendente Vincenzo Ca-sertano, trasferito per sua sicurezzapersonale dalla terra dei fuochi, non alteral’equilibrio delle due unità di polizia, ma siintegra con professionalità e tanta umanità.La vicenda ruota attorno alla sparizione(volontaria? rapimento?) di una donna“tranquilla”, Emma Torriani, e coinvolgeun’intera zona storico-geografica. Questo è,per così dire, il casus belli, ma, in effetti, ilmotore della vicenda è collegato a un anticofenomeno storico-sociale che la De Vecchiinserisce con grande stile nella storia, percosì dire, locale del noir: il fenomeno dellealeksandrinke. Trattasi precisamente didonne del goriziano che vanno a vivere perlavoro ad Alessandria d’Egitto. Il fenomenodi massa dell’emigrazione femminile dalGoriziano in Egitto inizia nella secondametà del XIX secolo, poiché durante la co-struzione del Canale di Suez, e ancor piùdopo la sua apertura (1869) aumenta il nu-mero di uomini d’affari in Egitto, che si sta-biliscono principalmente ad Alessandria eal Cairo. Le ragazze e le donne, quasi tutted’origine contadina, trovano lavoro pressoricche famiglie europee come cuoche, came-riere, badanti dei bambini, balie, gover-nanti, sarte, eccetera. Di fatto, le donne

nubili svolgevano questa professione a vita.Mediamente tornano a casa solo per brevivacanze, nel paese nativo fanno ritorno de-finitivo solo dopo il pensionamento. Il ter-mine specifico aleksandrinke, alessandrine,diffusosi nel Goriziano, è segno che si trat-tava di quello che oggi viene definito feno-meno di massa. Il guadagno inviato a casaper posta o, a volte, tramite parenti e amici,inizialmente serviva alla sopravvivenzadella famiglia e di seguito per l’istruzionedei bambini della famiglia e per la costru-zione o ricostruzione della casa e/o dellastalla. Le ultime donne del Goriziano chehanno lavorato in questa situazione inEgitto sono della fine degli anni ‘60 e iniziodegli anni ‘70 del XX secolo, ma certamenteil fenomeno inizia a calare drasticamentedopo la Seconda Guerra Mondiale. In Egittoqueste donne venivano chiamate “les Gori-ciens, les Slaves, les Slovenes”. Che ci fos-sero stretti rapporti non solo commerciali,ma anche sociali tra la zona giuliana-gori-ziana e l’Egitto è confermato, ad esempio,dal fatto che presso gli uffici anagrafici delComune di Trieste, sotto l’Impero Austro-Ungarico, esisteva una sezione particolarededicata ai cittadini alessandrini che vive-vano a loro volta a Trieste, anche per breviperiodi, ma continuativi, così da avere unasorta di “facilitazione burocratica” per do-cumenti, certificati, e così via. Questo in-quadramento storico, molto dettagliato efulcro della vicenda, non appesantisce ilracconto, anzi, gli dona una prospettiva au-tentica molto interessante e stimolante,oltre che anche istruttiva. Traspare da moltepagine del romanzo la voglia di pace e se-rena coabitazione dei popoli transfronta-lieri che hanno subito uno tra i confini piùassurdi e decisi “a tavolino” della storiadello scorso secolo. La narrazione della DeVecchi è sovente ironica, talvolta elegante-mente dissacrante, e conferisce al libro unafacilità di lettura lodevole, ma, nel con-tempo, induce ad acute riflessioni sullavita, sui rapporti interpersonali, sul con-flitto generazionale e sulla voglia cheognuno ha, lecitamente, di conoscere il pro-prio passato e le proprie origini.

Maria Pia Monteduro

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E O LES GORICIENS

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Elena De Vecchi.

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SCRITTORI PER I QUALI SCRIVERE E VIVERE NON SONO FENOMENI DISGIUNTIADDII, FISCHI NEL BUIO, CENNI, SILVIO PERRELLA, Neri Pozza, pagg. 384, € 18

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Come specif ica l ’autore Si lvio Per-rel la nella prefazione, i saggi conte-nuti in questo volume sono stat iscr i t t i nel corso di trent ’anni . Perquesto è r isultata necessaria la tr i -part izione del l ’ indice: Anni Ottanta ,Anni Novanta , Nel Duemila . Pur sescri t t i nel la parte f inale del XX se-colo, sono r ivolt i , forse principal-mente, al tempo precedente, così darisultare un viaggio colto e affasci-nante entro la storia let teraria delNovecento, a braccetto di scr i t toripromossi da Perrella a “generazionedei nostri antenati”. Perrel la scegliedi ascoltare e di far tesoro della vocedi questi antenati, sublimandoli. Natiquasi tutt i tra le due guerre mon-dial i , taluni nello stesso anno in cuinacque i l fascismo, gl i scr i t tori cheappartengono alla generazione degliantenati “ebbero – come evidenzaPerrella – la possibil ità di essere gio-vani donne e uomini in un momentoin cui l ’ I tal ia da monarchica diven-tava repubblicana e sembrava la-sciarsi a l le spal le i l retaggio delprecedente regime. Chi in un modochi in un altro contribuì, sia pure in-direttamente, a scr ivere la Cost i tu-zione, che ancora oggi è consideratauna del le poche leggi i ta l iane chenon siano dettate dai sol i t i e i ta l ic iazzeccagarbugli”. Tali scrittori hannoquindi l ’ innegabile privi legio (al -meno tale è per l ’autore) di rappre-sentare “per ragioni insieme storichee anagraf iche l ’ul t ima generazione

dei padri e del le madri . Quel le chevennero dopo, distanziate anche dipochissimi anni, furono invece le ge-nerazioni dei f igl i . Figl i e f igl i deif igl i” . Perrel la , parafrasando alcuniversi di Eugenio Montale, ha compo-sto queste pagine aff inché i “f igl i”possano sentire ancora risuonare “gliaddii, i fischi nel buio e i cenni” dellagenerazione degli antenati . I cenni diI talo Calvino che “vuol leggere i lmondo non scritto”, di Goffredo Pa-rise che “prova a leggere la vita cosìcom’è”, di Pier Paolo Pasol ini che“legge la mutazione antropologicadegli i taliani”, di Anna Maria Orteseche legge i l “corpo celeste”, di Raf-faele La Capria che “legge se stessocome se fosse un altro”. Scrittori peri qual i scr ivere e vivere non eranodue fenomeni disgiunti , ma, anzi ,complementari e interdipendenti l ’unl ’al tro. Addentrarsi negl i i l luminatisaggi di Perrella, palermitano di na-scita ma ormai da molti anni napole-tano d’adozione, dà la sensazione disvolgere i l gioco delle scatole cinesi :spesso parlando di uno scri t tore in-fatt i , dai saggi di Perrel la s i dipa-nano dotti riferimenti ad altri autori ,che si r ichiamano ad altri ancora, inun affascinante e inf inito labir intoletterario, che dà il senso inequivoca-bi le del lo spessore culturale degl istessi saggi e della capacità di stabi-lire confronti esercitata da Silvio Per-rella.

Maria Pia Monteduro

IVERE NON SONO FENOMENI DISGIUNTI

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Silvio Perrella.

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Gallieno Ferri nasce a Genova nel 1929. Unavita avventurosa: a Genova gli ex-sommoz-zatori della X MAS lo avviano alle attivitàsubacquee con pezzi d’alluminio legati aipiedi al posto delle pinne. Grande appassio-nato di vela e pioniere del windsurf; cono-sceva ogni buca dei fiumi liguri, cheesplorava in canoa. Fin da ragazzo leggevaavidamente fumetti, immergendosi tra le vi-gnette de Il Vittorioso, de Il Corriere dei Pic-coli e soprattutto del Topolino di Nerbini e deL’Avventuroso. Dopo il diploma di geometraesercita la professione in una ditta genovesee contemporaneamente intensifica lo studiodel disegno, realizzando anche bozzettipubblicitari, che gli permettono di esaltareulteriormente le sue doti di illustratore e difarsi conoscere come disegnatore. Nel 1948risponde a un annuncio de Il Secolo XIX peruna selezione indetta dall’editore GiovanniDe Leo, alla ricerca di giovani talenti: risultatra i migliori. Realizza le avventure de IlFantasma Verde e di Piuma Rossa, firmate conil nom de plume Fergal e pubblicate nel 1949.Poi disegna la prima serie di Maskar, succes-sivamente lavora per Il Vittorioso e illustraper il mercato francese i western dell’in-diano Tom Tom e della giubba rossa ThunderJack per l’editore Pierre Mouchott. Per lestesse edizioni si ricordano anche Agent se-cret, Kid Colorado e Jim Puma. Contempora-neamente per Il Vittorioso realizza le serieJolly e Capitan Walter. Nel 1959 si stabiliscea Recco e nel 1960, di passaggio a Milano,con alcuni dei lavori francesi, si presentaalla redazione delle Edizioni Araldo, doveconosce Tea Bertani e Sergio Bonelli. Per lafutura Sergio Bonelli Editore realizza due al-betti striscia di Giubba Rossa, scritti da Gian-luigi Bonelli, pubblicati nel 1961. Nellostesso anno con Guido Nolitta (alias SergioBonelli) dà vita a Zagor con l’intenzione chelo Spirito con la scure incontri il favore deipiù giovani, senza scivolare in certi infanti-lismi di alcune pubblicazioni di quei tempi.Eroe forte, giusto, dal fisico prestante, do-veva diventare protagonista di storie d’av-ventura e anche di episodi tratti da altrigeneri narrativi. L’operazione ebbe enorme

successo e prosegue ancora oggi. Per ZagorFerri realizza innumerevoli episodi e tutte lecopertine, comprese quelle degli speciali,degli almanacchi, dei giganti, dei maxi e deicolor. Ferri lavora a Zagor fino all’ultimo perle copertine che, ancora per qualche mese,occuperanno le prime pagine dei mensili edegli speciali. Nel 1975, sempre per SergioBonelli, Ferri dà vita a Mister No, di cui dise-gna il numero 1 e le prime centoquindici co-pertine. Con oltre 20.000 tavole per Zagor,Ferri è il disegnatore che ha realizzato piùpagine per un singolo personaggio nella sto-ria della Sergio Bonelli Editore, e a oggi è ilsecondo più prolifico disegnatore in asso-luto della casa editrice, dopo FrancescoGamba, autore, tra gli altri, di Pecos Bill,Tex, Il Piccolo Ranger e degli speciali diCico. Nel 2009 gli è stato assegnato il premioRomics d’Oro e il 16 febbraio 2016 le im-pronte delle sue mani entrano nella “Walkof Fame” di Lucca Comics. Muore nell’apriledi quest’anno nella sua città natale. Ferri siispirò in particolar modo ai disegnatori diTopolino e de Il Vittorioso Phil Davis, LymanYoung, Ray Moore, Harold Foster e Alex Ry-mond, che, con i suoi richiami all’arte clas-sica, influenzò fortemente il giovaneGallieno. Ferri cercò di carpire la capacità disintetizzare un racconto in un’unica imma-gine dagli illustratori de La Domenica delCorriere, Walter Molino e Achille Beltrami. Ildisegnatore genovese ha fatto amare e cono-scere a tre generazioni i paesaggi incontami-nati del Grande Nord, della forestaamazzonica e della Cordigliera delle Ande,forse meglio lui dei libri di geografia; ha di-segnato uccelli rapaci, scimmie, orsi, monta-gne, fiumi, laghi, foreste, paludi, isole inmezzo ai laghi e lungo il corso del fiumi, ca-scate, con i pennelli che il suo editore fran-cese si faceva arrivare dall’Indocina,ispirandosi ai corsi selvaggi dei fiumi dellaLiguria, che amava percorrere in canoa. Chiha osservato con emozione la natura dise-gnata da Ferri non può che amarla e com-piangere e rattristarsi per quanto a essa oggisuccede.

Luigi Silvi

IL DISEGNATORE DELL’AVVENTURA E DELLA NARICORDANDO GALLIENO FERRI

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VVENTURA E DELLA NATURA

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Gallieno Ferri, prima copertina di Zagor.

Gallieno Ferri, copertina del numero 1 di Mister No, originale in bianco e nero.

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Letteratura“... La vera terra dei barbari non è quella che non ha maiconosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori,non sa né apprezzarli né conservarli...” (Marcel Proust)

Gallieno Ferri.