47° natale come noi - come noi onlus

20
Circolare interna per gli aderenti di COME NOI - Non in vendita COME NOI O.N.L.U.S - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale - C.F. 97546260015 Via F. Valentino, 18 - 10136 TORINO (Italia) - Tel./Fax: 011/356000 - c/c postale 29696101 - IBAN IT20.S02008.01107.000003911699 c/c bancario: Unicredit Banca - IBAN IT20.S02008.01107.000003911699 - www.comenoi.org e-mail: [email protected] Spediz. in a.p. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - N. 2/2013 Direttore Responsabile: G. Germano - Soci: Amari-Ferrero, Balliano, Caciagli, Calarco, Carlevaris, Casassa G., Casassa Balosso, Cavallini, De Vecchi, Faccenda, Ferraris, Fornero, Garis, Germano, Milanese, Mollea, Petruzzelli, Peyron, Puccio, Rabajoli, Roggero, Rowinski, Salvi, Schiffo, Sibille,Tresso, Tuzii-Peyron, Urani - Autorizz. Trib. n. 3524 dell’11.4.1985 - Le opinioni esposte negli articoli firmati non impegnano la direzione, ma solo i singoli autori. novembre 2013 www.comenoi.org SABATO 30 novembre 2013 Vi invitiamo con gioia al 47° NATALE COME NOI Ore 15,30 Istituto Sociale - Corso Siracusa 10 Torino CONDIVIDERE CAMBIA IL NOSTRO SGUARDO SUL MONDO Il pensiero di mons. Franzelli apre anche quest’anno l’invito al Natale di Come Noi. Queste parole sono l’au- gurio che il vescovo di Lira, in Uganda, ha rivolto ai nostri diciassette giovani che l’estate scorsa sono stati ospitati dagli amici ugandesi. Il racconto della loro esperienza sarà uno dei momenti significativi della prima parte del pomeriggio, che si svolgerà in teatro. Vi renderemo anche partecipi degli approfondimenti affrontati nella nostra giornata annuale di riflessione sul problema delle nuove povertà a Torino. Durante le relazioni in teatro, i bambini saranno intrattenuti da un animatore, che sarà anche il regista dell’aper- tura dei salvadanai: un momento speciale che grandi e piccoli condivideranno in allegria. Durante la festa in sala, i referenti di progetto, con foto e cartelloni, saranno a disposizione per aggiornarvi sull’andamento delle varie iniziative. Per chi ancora non ci conosce, sappiate che ci piace chiacchierare intorno ai tavolini mangiando le merende fatte da noi, con i bambini che ci giocano intorno. Per tradizione, vendiamo al miglior offerente le torte casa- linghe… fatte da voi sostenitori! Soprattutto, però, ci piace sentire da vicino l’appoggio e l’interesse di chi ci sostiene tutto l’anno e ritrovare il comune “sguardo sul mondo” che ci anima. Ci piacerebbe, infine, ampliare la nostra rete di conoscenze e vi invitiamo, quindi, a partecipare portando con voi amici, parenti e simpatizzanti. Sarete tutti i benvenuti! SIETE TUTTI ATTESI! “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”. Nelson Mandela

Upload: khangminh22

Post on 17-Mar-2023

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Circolare interna per gli aderenti di COME NOI - Non in venditaCOME NOI O.N.L.U.S - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale - C.F. 97546260015Via F. Valentino, 18 - 10136 TORINO (Italia) - Tel./Fax: 011/356000 - c/c postale 29696101 - IBAN IT20.S02008.01107.000003911699c/c bancario: Unicredit Banca - IBAN IT20.S02008.01107.000003911699 - www.comenoi.org e-mail: [email protected] Spediz. in a.p. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - N. 2/2013

Direttore Responsabile: G. Germano - Soci: Amari-Ferrero, Balliano, Caciagli, Calarco, Carlevaris, Casassa G., Casassa Balosso, Cavallini, De Vecchi, Faccenda, Ferraris, Fornero, Garis, Germano, Milanese, Mollea, Petruzzelli, Peyron, Puccio, Rabajoli, Roggero, Rowinski, Salvi, Schiffo, Sibille,Tresso, Tuzii-Peyron, Urani - Autorizz. Trib. n. 3524 dell’11.4.1985 - Le opinioni esposte negli articoli firmati non impegnano la direzione, ma solo i singoli autori.

novembre 2013

www.comenoi.org

SABATO 30 novembre 2013Vi invitiamo con gioia al

47° NATALE COME NOIOre 15,30 Istituto Sociale - Corso Siracusa 10 Torino

CONdIVIdErE CAMBIA IL NOSTrOSguArdO SuL MONdO

Il pensiero di mons. Franzelli apre anche quest’anno l’invito al Natale di Come Noi. Queste parole sono l’au-gurio che il vescovo di Lira, in Uganda, ha rivolto ai nostri diciassette giovani che l’estate scorsa sono stati ospitati dagli amici ugandesi. Il racconto della loro esperienza sarà uno dei momenti significativi della prima parte del pomeriggio, che si svolgerà in teatro.Vi renderemo anche partecipi degli approfondimenti affrontati nella nostra giornata annuale di riflessione sul problema delle nuove povertà a Torino.Durante le relazioni in teatro, i bambini saranno intrattenuti da un animatore, che sarà anche il regista dell’aper-tura dei salvadanai: un momento speciale che grandi e piccoli condivideranno in allegria. Durante la festa in sala, i referenti di progetto, con foto e cartelloni, saranno a disposizione per aggiornarvi sull’andamento delle varie iniziative. Per chi ancora non ci conosce, sappiate che ci piace chiacchierare intorno ai tavolini mangiando le merende fatte da noi, con i bambini che ci giocano intorno. Per tradizione, vendiamo al miglior offerente le torte casa-linghe… fatte da voi sostenitori! Soprattutto, però, ci piace sentire da vicino l’appoggio e l’interesse di chi ci sostiene tutto l’anno e ritrovare il comune “sguardo sul mondo” che ci anima.Ci piacerebbe, infine, ampliare la nostra rete di conoscenze e vi invitiamo, quindi, a partecipare portando con voi amici, parenti e simpatizzanti. Sarete tutti i benvenuti!

SIETE TuTTI ATTESI!

“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”.

Nelson Mandela

Cari aderenti ed amici,siamo stati tutti fortemente colpi-ti dalla tragica morte di centinaia di immigrati nel barcone affondato il 3 ottobre dinnanzi alle coste di Lampedusa. I commenti ufficiali sono stati che l’Europa deve proteggere e difende-re le sue frontiere, quasi che l’emi-grazione economica clandestina o la fuga da guerre o dittature siano equiparabili ad attacchi esterni, e che la legge italiana, che intende l’emigrazione clandestina come un reato ed i soccorritori come favoreg-giamento di reato, non possa e non debba essere cambiata.Ci sembra che di fronte al ripeter-si di questi drammi debba invece maturare la coscienza di intervenire maggiormente nei paesi di prove-nienza per aumentare le speranze di vita in loco da un lato, ed ampliare l’accoglienza ed il reinserimento in Italia ed in Europa dall’altro.La nostra associazione opera su entrambi i fronti sia con gli interventi allo sviluppo in loco, sia con l’aiu-to ai percorsi di cittadinanza delle donne magrebine e musulmane a Torino.Gli interventi di Come Noi, oltre ai progetti agricoli, sono fortemente orientati all’educazione e alla for-mazione e perciò sosteniamo piena-mente l’appello di Malala Yousafzai ( ragazza pachistana di 16 anni che i talibani avevano cercato di uccidere perché voleva studiare) all’ONU del 13 luglio 2013: appello rivolto a tutti i governi per garantire un’istruzio-ne gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino. Di tutto il bellissimo discorso, che vi invi-tiamo a leggere, citiamo soltanto una frase… “Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il

potere dell’educazione li spaven-ta. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti inno-centi nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo che uccidono le insegnanti donne. Questo è il moti-vo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società”…Malala ha r icevuto i l premio Sakharov ed è stata candidata al Nobel per la pace.Nel notiziario diamo l’aggiornamento dei progetti in corso, spesso attra-verso la voce di chi li ha visitati di recente, con le emozioni e i senti-menti derivanti dal contatto diretto con le persone e le realtà locali.

Così è stato per i l viaggio di Francesco Salvi e Francesco Tresso che insieme ad amici e figli sono stati in gruppo (14 persone nel mese di agosto) a visitare il progetto in Uganda. Le impressioni dei giova-ni che trovate nella relazione sulla visita, come “ Il calore dell’acco-glienza…sempre in mezzo ai bam-bini che non mi hanno mai mollata… l’allegria e la felicità delle genti loca-li, nonostante vivano in povertà….il bisogno di contatto con gli stranie-ri…. I colori della natura e dei loro magnifici vestiti…impressionante come hanno utilizzato e moltiplicato i fondi pervenuti…” testimoniano del valore dei viaggi per conoscere da vicino i nostri progetti.

(Continua a pag. 19)

2

In questo numero:

• Cari amici e aderenti - di Antonio Puccio• “Dove termina l’arcobaleno” di R. Rive

Appunti di viaggio: - Senegal – di Valentino De Vecchi - Uganda – di Francesco Tresso - Uganda – di Francesco Salvi - Brasile – di Piero Caciagli - Lettera di mons. Franzelli sull’Uganda

Notizie da e sui progetti: - Brasile: notizie dalla Para Ti – di Lidia Urani - Eritrea – di Francesco Tresso - India: piccole donne crescono… – di Cristina Peyron - Rwanda - di Annalisa e Franco Schiffo - MEIC: il progetto continua – di Maria Adele Roggero

Notizie da amici e riflessioni: - Lettera di P. Franco Nascimbene - Abbiamo incontrato… - Pensieri di fronte alla crisi - di William Revello• INFO...NEWS...• Ringraziamenti• Ricordiamo gli amici• Bilancio 2012/2013

Li avete riempiti piano piano per un anno intero ed è arrivata l’ora di portarli il 30 novembre, alla festa di Come Noi. Vi aspettiamo tutti, insieme li apri-remo in allegria!

Non mancate!

sI AproNoI sAlvAdANAI !

dovE TErMINA l’ArCoBAlENo Dove termina l’arcobalenoDeve esserci un luogo, fratello,Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,E noi canteremo insieme, fratello,Tu ed io, anche se tu sei bianco e ionon lo sono,Sarà una canzone triste, fratello,Perchè non sappiamo come fa,Ed è difficile da imparare,Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.Non esiste una canzone nera.Non esiste una canzone bianca.Esiste solo musica, fratello, Ed è musica quella che canteremoDove termina l’arcobaleno.

Richard Rive

sENEGAl

Quest’anno, a differenza dei prece-denti anni, in cui mi recavo in Sene-gal nel mese di giugno, ho anticipato il mio viaggio a maggio. Ho trovato un mese con un tempo meraviglioso, senz’altro da consigliare anche solo a chi vuol trascorrere una piacevole vacanza in terra africana.

Il nuovo presidente Macky Sall e in particolare il suo ministro per il turi-smo M. Youssou N’Dour (la nota star internazionale di musica senegalese) hanno avviato una serie di iniziative (sviluppo alberghiero, maggior atten-zione alla natura, sconti su viaggi ae-rei ecc.) che dovrebbero portare ad un sensibile incremento del flusso tu-ristico, considerando che il Senegal ha da novembre a giugno il clima più sano e bello del mondo! In contrasto con questa politica, dall’1 di agosto 2013 per recarsi in Senegal è necessario dotarsi di un visto di ingresso del costo di 50 euro e non semplicissimo da ottenere; tut-to ciò, a mio modesto avviso, non è proprio un incentivo al turismo…mi-steri africani…Passando ora ai nostri progetti, quel-lo che in primis voglio sottolineare, è

3

AppUNTI dI vIAGGIo

sENEGAl•

il grande successo che hanno avuto le visite mediche. Come ricorde-rete, quest’anno insieme al consueto corso sulla malaria (che continua ad avere un grande segui-to ed è molto apprezzato dalla popolazione locale), avevamo previsto che si effettuassero delle visite mediche in sperdute loca-lità del Paese. Nel mese di marzo, un giovane medico di Dakar, individuato da Ibou, motivato e professio-nalmente molto preparato, accompagnato oltre che da Ibou dalla nostra brava infermiera Angele di Mbour e dall’ottimo autista Bonifacio, si è recato a Kumpentum dove hanno ef-fettuato consulenze mediche a circa 137 persone, donne, uomini, molti bimbi e anziani, fornendo loro me-dicinali di base e prestando le prime cure per diverse patologie mediche quali anemie, parassiti intestinali, malattie urogenitali, diabete ecc.Il giorno successivo in un villaggio che dista circa 85 km da Kumpen-tum hanno visitato altre 164 persone che, sommate alle precedenti, danno un totale di 341 persone visitate e medicate: direi un bel risultato in due giorni!

Le malattie, in base al dettagliato re-soconto redatto dal dr. Bassen nei tre giorni di consultazione, sono per la maggior parte di natura tropicale, con una netta prevalenza di casi di anemia, malnutrizione proteico calo-rica, infezioni respiratorie e parassi-tosi intestinali.

Nel mese di maggio vi è stato un se-condo viaggio in una località molto più lontana, il Paese dei Bassary, al confine col Mali. La località esatta si chiama Kèdougou. Il viaggio è stato lungo e faticoso, però i nostri amici

con lo spirito di abnegazione che li contraddistingue hanno saputo af-frontarlo bene, superando le nume-rose difficoltà logistiche. Anche qui hanno portato un aiuto che è stato molto apprezzato dalla popolazio-ne locale, che ha pregato, di ripete-re, se possibile, l’iniziativa in futuro.La documentazione fotografica, con il relativo filmato girato nell’occasio-ne, dimostrano quanta gente è sta-ta coinvolta nel progetto, le terribili malattie presenti e la quasi assoluta assenza di strutture sanitarie locali o organismi internazionali che si oc-cupino di loro. Le persone visitate in questo secondo viaggio sono state 184. Alla festa di Natale di Come NOI cercheremo di rappresentare il tutto, con un breve filmato, delle foto e il

doNNA AllA lAvorAzIoNE dEI vAsI

I CoMpUTEr NEllA BIBlIoTECA dI soMoNE

CI sI pEsA

lE vIsITE MEdICHE

Il MEdICo E l’INfErMIErA ArrIvANo A KUMpENTUM

l’EqUIpE dEllE vIsITE MEdICHE

4

dettagliato resoconto del dr. Bassen.Quello che mi ha particolar-mente colpito di questo pro-getto è quanto si è riusciti a fare con i pochi mezzi di cui disponevano i nostri inviati. Basandoci su questa semplice considerazione, per il prossi-mo anno speriamo di riuscire a dotare i nostri collaboratori locali di più strumenti (me-dicine, un adeguato mezzo di trasporto, un tempo di visite maggiore ecc.) in modo che tale progetto possa essere ancora più incisivo e allargato.Per quanto riguarda invece l’invio dei mezzi informatici alla scuola, confer-

mo che i computers sono arrivati tutti integri e funzionanti e collocati come previsto nella nostra Biblioteca della Somone. Per il prossimo anno, Ibou Diouf,

BrAsIlE•

dAl BrAsIlE – 2013

Ho visitato i progetti di Come Noi in Brasile dal 29 maggio al 10 giugno, in compagnia di Roberto Palieri, un amico che si è “offerto” di accompa-gnarmi, (dato che Franca non poteva venire con me e di viaggiare da solo non me la sentivo).L’arrivo a Rio de Janeiro, al mattino, è sempre un’emozione forte, e lo è tanto più per Roberto, che vede Rio per la prima volta. Poi vieni travolto dal traffico di Rio, peggiorato dalla presenza di tanti cantieri (World Cup e Giornata mondiale della gioven-tù in rapida sequenza, Olimpiadi in tempi ormai prossimi e quant’altro!) e non si è più tranquilli fino all’arrivo nell’oasi di casa Urani, a Vila Cano-as, accolti da Wallace anche alle ore più improbabili. Un giorno di sosta, per riprendersi dal volo e prenotare l’autobus, e poi via, a nord, verso il Minas Gerais.La prima tappa è a Governador Va-ladares, per il pernottamento. L’in-domani mattina ancora poche ore di autobus e siamo a Teofilo Otoni, accolti da Paolo e da don Giovanni Lisa, dell’APJ, ed ospitati a casa di Joana, che però è via per il week-end con tutta la famiglia.A Teofilo otoni vistiamo le varie ini-ziative dell’ApJ (centro formativo -Aprender Produzir Juntos-), che sta andando incontro ad una profonda ristrutturazione: i vari laboratori – fa-legnameria, bigiotteria, panetteria, maglieria con annessa serigrafia, officina meccanica e autolavaggio, ecc. – si stanno trasformando in co-operative autonome. Stessa strada dovrà seguire l’azienda agricola (fa-zenda) di Itamunheque, in cui sia-

mo intervenuti alcuni anni fa con un finanziamento mirato alla siste-mazione della strada, alla recinzione della fazenda e alla messa in opera della piscicoltura. La strada è fatta, ma il ponte ha subito danni irrepara-bili dall’ultima esondazione del fiume (un affluente del Mucurì); fortuna che c’è una strada alternativa, un po’ più lunga ma praticabile. La recinzione è in ordine e, novità rispetto alla visita di quasi 3 anni fa, anche la piscicol-tura è in funzione: si è dovuto rifare il progetto e scavare le vasche per i pesci in una zona diversa da quella inizialmente prevista, troppo sog-getta alle esondazioni, appunto, ma ora due vasche sono funzionanti ed in produzione. Nel territorio della fa-zenda è in funzione la scuola rurale (fino alla 6° classe) che serve i bam-bini di tutta la zona: i maestri vanno e vengono in motociclo da Teofilo Oto-ni. Purtroppo le famiglie che abitano nella fazenda sono solo due e le per-sone che lavorano in fazenda proprio poche, ma dovranno crescere per costituirsi in cooperativa ed affronta-re la trattativa con lo Stato Federale per il rinnovo della concessione.Abbiamo avuto occasione di cono-scere anche alcune realtà di Teofi-lo Otoni di iniziativa imprenditoriale (due fratelli che producono ortaggi in grande stile), di cooperazione locale (una cooperativa di vivaisti, animata da Silvio, un settantenne con la vitali-tà di un trentacinquenne) e di coope-razione internazionale (La “Casa das Meninas” e “UAI Brasil”). Ciò che è stato seminato in fraternità e coope-razione da don Lisa, dai preti di Alba e dai tanti, religiosi e laici, che hanno dato il loro impegno a Teofilo Otoni, sta dando i suoi frutti.Lunedì 3 giugno viene a prenderci p. Sergio Stroppiana e, con lui, ci trasferiamo a ouro verde per una visita alla Casa Come Noi ed alla ACop, la prima associazione di co-

operazione fondata da p. Sergio in Minas. La rua Ataleia, dove hanno sede Casa Come Noi e l’ACOP, ha cambiato aspetto, dall’ultima volta (non parliamo poi rispetto alla prima volta!). La via è pavimentata, le case sono ancora semplici, ma i tuguri di un tempo stanno scomparendo e c’è persino un bar! Siamo accolti da bambini del turno del pomerig-gio, una ventina. La struttura è ben tenuta ed in buone condizioni. Ci sa-rebbe bisogno di qualche miglioria e ristrutturazione (pavimenti, porte e finestre, tinteggiature varie, ecc.), ma i fondi sono quel che sono, si vedrà. I ragazzi sono organizzati su due tur-ni, a seconda che vadano a scuola al mattino (e quindi vengono a Casa Come Noi al pomeriggio) o al pome-riggio. Entrambi i turni ricevono una refezione. Ci sono due educatrici a tempo pieno, che si dividono i bam-bini/ragazzi per fasce di età (prima, seconda e terza; quarta e quinta). Bambini in età pre-scolare non ce ne sono quasi più, perché il pre-scuola statale funziona; ne arriva solo qual-cuno accompagnando i fratelli o so-relle più grandi. La cuoca è una sola, l’affezionatissima Concepção, che lavora a tempo pieno. Complessiva-mente la struttura funziona e fa un buon servizio, che pure è cambiato nel tempo perché cambiate sono le esigenze dei bambini di Ouro Verde.Per l’indomani mattina è prevista la visita al terreno agricolo dell’ACop, il sitio paraguai, e l’incontro con i soci nel sitio, presso la nuova “farin-heira”, ma nella notte piove a dirotto per parecchie ore e la strada per il sitio è impraticabile. Rinunciamo alla visita, ma la riunione si fa ugualmen-te, in tarda mattinata, presso la sede dell’ACOP nella nuova sala riunioni (nuova nel senso che è un locale che è stato ristrutturato negli ultimi tem-pi) e qualche socio più coraggioso arriva anche dal sitio, con la biciclet-

insieme all’apposita Commis-sione, ha redatto un dettagliato progetto che dovrebbe permet-tere ad un grande numero di allievi di partecipare ad un im-portante e qualificato corso in-formatico. Infine mi sembra doveroso concludere rivolgendo un sen-tito ringraziamento al medi-co Bassen e a tutti quelli che hanno reso possibile il grande successo delle visite mediche: Ibou Diouf, Angele, Bonifacio, la commissione locale dei proget-

ti, il responsabile della farmacia della Somone e le autorità Centrali per i relativi permessi.

Valentino De Vecchi

lE doNNE ATTENdoNo lA vIsITA

5

ta infangata fino alla sella! L’ACOP funziona, con qualche stanchez-za, dovuta soprattutto all’età media dei soci, ma funziona. In riunione si apre una lunga discussione sull’op-portunità e possibilità di scavare un bacino e costruire uno sbarramento per l’irrigazione di una parte del sitio non irrigata. Il preventivo è intorno ai 15000 R$, più le opere di scavo. Ne parleremo ancora, anche in comi-tato, per valutare l’opportunità di tale lavoro e la possibilità di finan-ziarlo.Lasciamo Ouro Verde per Corral di Dentro nel primo pomeriggio: fortu-na che lo Stato del Minas Gerais ha asfaltato almeno una strada per ogni paese per metterlo in comunicazione con le strade federali, nel nostro caso la Rio-Bahia, se no saremmo bloccati a Ouro Verde per un paio di giorni, come succedeva dopo le piogge ne-gli anni passati. Il 5 giugno 2013 ho visitato, assieme a p. Sergio Stroppiana e al mio com-pagno di viaggio, Roberto Palieri, il CET a Cachoeira de pajeù. Siamo stati accolti dai ragazzi, sia quelli del mattino che quelli del pomeriggio, dai monitori e dalla direttoria. Era presen-te anche il Sindaco di Cachoeira.

La Direttrice del CET (5° da sinistra nella foto in alto) è cambiata, dall’ulti-ma volta. Quella attuale è una donna con molta esperienza di direzione: è stata responsabile per molti anni delle scuole della zona e di pubbli-ca amministrazione. La responsabile amministrativa, Miriam (1° da sini-stra), ed il coordinatore delle attivi-tà (Adinei, il giovane alto alto, 4° da destra) sono invece gli stessi di tre anni fa. I ragazzi, circa 120 dai 7 ai 14 anni, sono organizzati in due turni: uno che entra alle 7 del mattino e sta fino alle 11,30 (poi vanno a scuola), l’altro entra alle 12,30, dopo l’uscita da scuola. I bambini sotto i 9 anni sono una novità al CET, ma il Prefet-to (Sindaco) ha fornito due monitori a spese del Municipio di Cachoeira e così è stato possibile prendere anche bambine/i di 7-8 anni, un gruppo per

turno. Ogni giorno fanno i compiti ed altre attività che variano nella settimana. Tutti hanno due lezioni da 50’ di com-puter alla settimana (in gruppi di 6-7, ognuno con un PC). Tutti fanno un’ora di lettura la settimana (un cittadino di Cachoeira ha regalato una bibliote-ca!) ed un’ora di lezione di musica (per ora chitarra, ma dal 2° semestre avranno anche lezioni di flauto). Le lezioni di musica avvengono in un lo-cale attiguo al CET, costruito da una qualche associazione che però poi non lo ha mai usato: il CET lo ha chie-sto in prestito e l’ha ottenuto in uso a titolo gratuito. Tutti fanno a turno

attività artigianali varie (ricamo, pittura su stof-fe, falegnameria- molto rudimentale-, crochet, orto). C’è un gruppo di capoeira ed un gruppo di calcio. L’attività cal-cistica è sponsorizzata dal SESI, il servizio so-ciale dell’associazione degli industriali del Mi-nas Gerais, che ha for-nito l’attrezzatura (scar-pe, divise, palloni). Una volta al mese si organiz-zano attività in piazza, per raccogliere fondi e

cibo. Una volta ogni due mesi ven-gono contattati i genitori dei ragazzi. Il collegamento con gli insegnanti è costante e più frequente, in modo da poter dare supporto scolastico mi-rato alle diverse esigenze/ carenze dei ragazzi che frequentano il Centro (“aula de reinforço”).Il CET ha ottenuto il riconosci-mento di “Entitade de Utilidade publica” da parte del Municipio

di Cachoeira, e questo permette di avere finan-ziamenti dal Mu-nicipio. Ora si sta muovendo per avere lo stesso ri-conoscimento da parte dello Stato di Minas Gerais, per poter poi pro-vare ad accedere a finanziamenti anche statali.In complesso, il

CET appare ben curato e ben gesti-to, e ben determinato a percorrere la strada del finanziamento interno (brasiliano), ma per ora, hanno detto, hanno ancora bisogno di aiuto e si sono raccomandati di non abban-donarli troppo presto.Dopo la visita al CET andiamo al sitio dell’AgriCAp e facciamo un bel giro tra i campi e la porcilaia, che è stata ampliata per ospitare le “cucciolate”. Non c’è molto di coltivato, perché qui è autunno e quindi siamo in pe-riodo di transizione. Ma un gruppo di soci sta aiutando uno di loro nella lavorazione della mandioca appena raccolta, che va pulita, sbucciata, la-vata, grattugiata, pressata e poi cotta al forno. Stiamo un po’ con loro, in modo informale, ce la contiamo un po’, poi torniamo con un’impressio-ne positiva, pur nella stasi stagionale.Il giorno 6 giugno 2013 abbiamo fatto visita alla fondazione Berto-lusso di Corral de dentro. L’As-sociazione ha ora un nome diverso (tipo” Associação da … agape”). Il cambio di nome, assieme ad alcuni cambiamenti nello statuto, si è reso necessario per far fronte alle norme per il riconoscimento di “Entitade de Utilidade Publica”, strada che Ser-gio ha intrapreso, nonostante mol-te difficoltà, e che è stata coronata da successo proprio nei giorni della nostra visita: la scuola ha ottenuto il riconoscimento ed ora proverà il gradino successivo presso lo Stato del Minas Gerais (come il CET).I ragazzi (circa 120 in età scolare) ci accolgono con un saggio di capoeira e una esibizione di quadriglia.Poi visitiamo il resto della struttura e ci riuniamo con la Direttoria. Anche

lA “dIrETTorIA” dEl CET Ed AlCUNI “AGGrEGATI”

I rAGAzzI dEl CET A CACHoEIrA dE pAJEù

lEzIoNE dI CHITArrA Al CET

l“AUlA dE rEINforço”, Il doposCUolA MIrATo AllENECEssITà dEI sINGolI rAGAzzI

6

qui la responsabile del centro è cambiata: ora è la signora Rena-ta, una donna che viene da San Paolo, ha buone capacità orga-nizzative e molto ascendente sui ragazzi e sui monitori, oltre ad una notevole esperienza profes-sionale di sartoria. Anche qui i ragazzi, organizza-ti su due turni, fanno i compiti e ricevono aiuto specifico nei loro punti deboli, grazie al collega-mento con gli insegnanti della scuola locale. Oltre alla nuova responsabile e a donna Maria, la ex responsabile stipendiata dal Municipio in attesa di pensione, ci sono 1 cuoca , 4 monitori (2 al mat-tino e 2 al pomeriggio), un istruttore di capoeira ed un’ istruttrice di com-puter.I ragazzi sono incentivati alla lettura attraverso i prestiti alla biblioteca ci-vica, fanno varie atttività di artigiana-to e pratica di computer e, a turno, aiutano a lavare i piatti, accudire i conigli e seguire l’orto. Renata vor-rebbe far partire un corso di uso del-le macchine da cucire professionali, perché, dice, “tanto questi, qui non restano e quando vanno nella grande città è bene che sappiano fare qual-cosa”. occorrono circa 8000 r$ per le macchine ed i materiali per iniziare l’attività; renata farebbe istruzione a titolo gratuito.La “ex-Bertolusso” é ben tenuta e or-dinata, come sempre e forse persino un po’ di più. Hanno sistemato me-glio il cortile ed aggiunto un campo di sabbia per attività sportive (oltre ai computer che la volta scorsa non c’erano), l’orto è ben coltivato ed i lo-cali ben tenuti.

Anche in questo caso la strada verso l’autonomia (cioè il finanzia-mento con fondi brasiliani) è stata avviata con determinazione, ma dovremo ancora aiutarli per un po’, in attesa che si concretizzi un even-tuale intervento da parte dello Stato del Minas Gerais, dopo il - per ora sperato - riconoscimento di ente di pubblica utilità.Nei giorni seguenti visitiamo altre iniziative della zona di Corral de dentro in cui siamo stati coinvol-ti: la farinheira di Maristela, ormai

completata e funzionante, sistemata anche nella recinzione e nelle aiuole davanti all’edificio; la comunità di Su-midoro, dove crescono le coltivazioni irrigue, anche se diminuiscono i resi-denti presso il sitio, perché la frazio-ne si è sviluppata, negli ultimi anni. Ci arriva l’autobus, c’è anche un em-porio, ed è ormai comune avere un mezzo, anche solo un motociclo, con cui muoversi dal centro abitato alla campagna. Sulla via verso Maristela, visitiamo con p. Sergio una delle piantagioni di eucalipto attorno a Corral de Dentro. C’è un gruppo di famiglie di lavorato-

ri dell’eucalipto che vive nella pianta-gione, isolati da tutto, e p. Sergio li va a trovare all’incirca ogni due settima-ne. Vicino ai forni per la produzione del carbone, la comunità si sta co-struendo una semplicissima chieset-ta, a tempo perso e con materiali di recupero, e ti viene da pensare che è così che nascono le comunità, per la costanza ed il lavoro paziente di qualcuno. Andiamo anche alla CodEpAl, per cui abbiamo finanziato la tenda da farinha; l’associazione ha ora cam-biato nome in ADEPAL, ha ridotto un po’ le attività (la casa del miele sem-bra chiusa, ma potrebbe essere un problema di stagione), però stanno preparando la grande festa annuale e sembra che tutto sommato le cose vadano abbastanza bene. Di ritorno a Rio de Janeiro, ospiti di Lidia Urani nel frattempo arriva-ta dall’Italia, visitiamo i locali della ParaTi, profondamente ristrutturati, dove si stanno finendo una serie di

stanze con bagno, semplici ma funzionali, per ospitare volontari e persone di passaggio. Visitia-mo poi anche l’ex favela di vila Canoas, sempre meno favela e sempre più quartiere popolare: ci sono negozi d’ogni tipo, lo studio di un avvocato, ristoranti, pizzerie, botteghe artigiane, etc. Le case sono decorate con co-lori vivaci e mosaici, le vie sono pulite e ben tenute, il torrente è pulito, il servizio di raccolta rifiu-ti funziona persino di domenica (!). Insomma, un bel posto dove vivere! AI piedi della via che sale alle case del “bairinho” c’è ora

un capolinea di autobus per il centro di Rio e presto arriverà la metropoli-tana. Ce ne andiamo da Rio, dopo aver fatto anche un po’ i turisti (in fondo, Roberto la vedeva per la prima volta!) con un’impressione molto positi-va delle attività che noi seguiamo, ma anche del paese. Il Brasile sta crescendo economicamente e, pur nella disparità permanente tra ricchi e poveri, si percepisce che una par-te della nuova ricchezza arriva anche alle fasce più povere, che stanno ac-quisendo coscienza della loro condi-zione. Il nuovo benessere fatica a pe-netrare nel profondo nord (almeno in Minas Gerais) e si nota una netta de-marcazione nello stato a livello della valle del Rio Doce. Governador Vala-dares appare come una città moder-na e ben curata, con evidenti segni di interventi infrastrutturali in città ne-gli ultimi anni (marciapiedi, giardini, rotonde, ecc...). Teofilo Otoni, più a nord, ha anch’essa qualche segno di novità (la pista ciclabile lungo il fiumi-ciattolo che l’attraversa, l’Università Federale e ben tre Università priva-te). Ma andando ancora più a nord i segni si fanno sempre meno evidenti. Pochi giorni dopo la nostra partenza da Rio scoppieranno incidenti e tu-multi contro la FIFA world cup ed i mondiali di Calcio a Rio de Janeiro, previsti per l’estate 2014, ma, con l’arrivo dei giovani da tutto il mondo per la Giornata Mondiale della Gio-ventù e di papa Franceso, sembra che tutto sia rientrato. Alla GMG hanno partecipato, tra i tanti altri, anche alcuni giovani rwandesi, compresi alcuni dei ra-gazzi di don patrice, che Come Noi ben conosce. Siccome son arrivati a Rio un giorno prima dell’inizio uf-ficiale dell’incontro, sono stati ospi-tati nelle nuove stanze della ParaTi a Vila Canoas, che, di fatto, hanno inaugurato! fusione difficile da im-maginare tra un progetto a rio de Janeiro (Brasile) e uno a Nyagatare (rwanda)!

Piero Caciagli

sAGGIo dI CApoEIrA All’Ex “foNdAzIoNE BErTolUsso”, A CorrAl dE dENTro

Il NUovo CAMpo dA CAlCIo sU sABBIA AllA BErTolUsso

l’orTo dEll’Ex “foNdAzIoNE BErTolUsso” A CorrAl dE dENTro

7

UGANdA•

UGANdA

IMprEssIoNI dI vIAGGIo (raccolte da francesco Tresso)

Esperienza irripetibile, emozioni in-tense, scala dei valori e delle priorità completamente ribaltata rispetto alla mia percezione sinora assoluta. Mi hanno particolarmente colpito i nostri figli adolescenti, ragazzini ai quali da quando sono nati hai cerca-to di trasmettere dei valori, ma che sembravano impermeabili, concen-trati sulle loro dinamiche comunicati-ve mediate da uno schermo. E invece no, sono stati loro la vera sorpresa, proiettati improvvisamente in una dimensione irreale, si sono rivelati portatori di una ricchezza interiore ed una disponibilità ai rapporti umani che fa ben sperare per il futuro.

Cristina

Impressioni… Grande stupore nel sentire il bisogno di contatto (e mail, cellulari, foto) con noi stranieri che pensavo essere visti come ap-partenenti a mondi distantissimi. I ragazzi della scuola si sono moltipli-cati col passare dei giorni a fare batik e collanine con un entusiasmo, un impegno ed un bisogno di conferme che da noi risulterebbe incredibile per una proposta così semplice.Grande e ancora in corso la riflessio-ne...

Roberta

Pensieri sparsi. Esperienza partico-lare. Non essendo stato coinvolto precedentemente nel progetto, è stato strano ritrovarsi a parlare con la gente del posto, con la paura di dire castronerie e incapacità di valutare. Detto questo, fa impressione vedere quanto il progetto è sentito dai vari membri e pensare che per 5 anni ha rappresentato l’unico sostentamento di intere famiglie.Impressionante come hanno utilizza-

to e moltiplicato i fondi assegnati, di come l’idea di risparmio sia pene-trata tra i partecipanti.

Abu

Le mie impressioni riguardano so-prattutto la gente, il loro modo di vivere, essenziale ma per niente tri-ste, la loro ospitalità, il bisogno di contatto umano, centinaia di mani strette. Aggiungerei poi i colori del-la natura e dei loro magnifici vestiti. I giovani sembrano avere il mito dell’oc-cidente, ma forse non hanno idea di cosa sia veramen-te, soprattutto la differenza nei ritmi di vita… Ancora, uomini e donne che camminano lungo le strade… ma dove andranno?

Chico

La cosa che più mi ha impressionato di questo viaggio è stato il calore con cui ci hanno ac-colto le persone di Minakulu: non mi era mai capitato di essere al centro dell’attenzione di centinaia di ragazzi che muoiono dalla voglia di stare un poco con te e di starti vicino.Sono stata molto bene nei giorni passati nel villaggio, sempre in mez-zo ai bambini che non mi hanno mai mollata e di cui non mi son mai stan-

cata. Una cosa che mi ha colpito è l’allegria e la felicità di que-sta gente, nono-stante vivano in povertà e senza nessuna delle comodità che abbiamo noi nel-le nostre case.Spero di tornare, è stata una delle vacanze più bel-le proprio perché

diversa da tutte le altre.

Maddalena

Il sorriso sma-gliante di ogni sin-gola persona che abbiamo incontra-to e la loro capacità di trarre gioia e fe-licità da qualunque situazione, anche dalle più spiacevoli: questo è quello che più mi ha colpito di questo viaggio.

Tommaso

Uno degli aspetti che più mi ha colpi-to è l’energia che bambini e bambine mettono nel gioco.Abbiamo giocato a netball con ragaz-ze appena ventenni, che finita la par-tita andavano a occuparsi dei propri figli. Abbiamo passato del tempo con bambine di 5/6 anni che dovevano badare a fratellini ancora più piccoli.Nonostante non abbiano nulla, i gio-

chi se li costruiscono e sembrano sempre tutti felici: quando abbiamo regalato loro i palloni è partito un bo-ato da stadio.In ogni attività che abbiamo fatto in-sieme a loro c’era una grande voglia di partecipare.

Hanen (17 anni)

Una caratteristica degli ugandesi è il modo di interagire con l’altro al primo approccio; è buon costume salutare sempre, non come accade spesso in Italia in modo freddo e affrettato. In Uganda il saluto è un rito, qual-cosa di fondamentale che deve es-sere fatto “bene”. Inoltre nel saluto è molto importante il contatto fisico, che può essere un abbraccio o una stretta di mano prolungata. Mi sono sentito molto in comunione con que-sto modo di relazionarsi con gli altri e trovo che sia una delle tante cose che dobbiamo imparare da loro.

Alessandro (19 anni)

8

Dopo una mattinata di duro lavoro nei campi, io, Alessandro e Tomma-so eravamo seduti vicino alla capan-na che ci ospitava, di proprietà di Alfred. A un tratto compare un ra-gazzo che si presenta con il nome di

Wilfred; è il cugino di Alfred ed ha bisogno di discutere con lui di alcune faccende. Gli spieghiamo che purtroppo Alfred sarà via per tutto il giorno ed egli senza nessun turbamento ci risponde: ”Pecca-to che non ci sia, ho camminato per 20 chilometri da casa mia a qui per parlare con lui!”. Ci saluta e se ne torna a casa, di nuovo a piedi.

Davide (20 anni)

Un’immersione tra la gente, questa è stata la nostra Uganda. Il progetto Note Ber ha generato fi-ducia, consapevolezza che insie-

me si è più forti, speranza di poter raggiungere risultati magari piccoli ma concreti. Abbiamo ascoltato mol-to nelle nostre riunioni nei villaggi, sotto l’albero più grande, abbiamo stretto centinaia di mani, abbiamo sentito i canti delle donne e danzato con loro. Mi ha preso, questo entu-siasmo, questa voglia di fare insieme per risolvere bisogni pratici, come mandare a scuola i figli o le 2 capre da comprare. Impressioni che mi sto portando dentro, che ogni tanto pro-vo a risentire quando vedo intorno la stanchezza, la sfiducia nel futuro.

E poi, la prima volta in Africa con la mia famiglia, un’emozione nell’emo-zione. Osservare le reazioni dei miei

figli, coglierne la commozione e lo sgomento, vedere come si muovono e come provano le sensazioni che io provo. Un viaggio che dura.

Francesco Tresso

UGANdA•

UGANdA

Francesco Salvi, esperto conosci-tore degli usi e dei costumi locali, è ormai al suo decimo (!) viaggio in Uganda… Ci racconta con il suo stile colori-to ed avvincente le sue esperien-ze e i risultati che, a distanza di 5 anni, gli sforzi, suoi e delle persone coinvolte nel progetto, hanno pro-dotto. L’impegno di tante persone e l’accompagnamento paziente verso una piccola autonomia han-no costruito sviluppo, condizioni di vita e relazioni che sembravano irraggiungibili.

pE AGIKI, ApMoyo(lA fINE No pEr fAvorE)

Ultima assemblea a Minakulu, pre-senti più di 1200 persone.Pe agiki è il loro messaggio.S’era detto 5 anni poi stop.Stop per sottolineare lo spirito non assistenzialista ma di sostegno allo sviluppo.Stop perché voleva essere la spinta iniziale per tendere all’autonomia.Stop perché il progetto è molto gran-de ed impegnativo.Stop perché non può essere più di una spinta e ora la bici ed il ciclista devono proseguire con energia pro-pria e decidere di frenare o girare senza inquinamenti e condiziona-menti esterni. La nostra idea di svi-luppo, di autosufficienza e di autono-

mia è molto diversa. Difficile stabilire se meglio o peggio ma sicuramente diversa.I principi ispiratori da parte di Come Noi erano:- Sostegno allo sviluppo nel rispetto della cultura locale- Crescita e responsabilizzazione delle persone- Lotta alla povertà- Promozione sociale - Appoggio alla preesistente produ-zione agricola- Rapporto diretto con le persone at-traverso visite periodiche e sensibi-lizzazione in Italia

Gli obiettivi del progetto scelti e vo-tati dalla gente di Aliwang e Minakulu erano (in ordine d’importanza:1. “iryonget”. Ricostruire la rete so-ciale distrutta da guerra e deporta-zioni2. “lim”. Sostegno ad attività agricole per ricominciare a produrre reddito3. “diro”. Sviluppare ed aumentare le capacità e competenze da anni sopi-te nei campi profughi.In sintesi sviluppare rete sociale, moltiplicare reddito e promuovere formazione.Vediamo com’è andata, la parola alle

cifre.Certo bisogna tener conto del signi-ficato che qui la gente dà ai numeri.Il 30% di loro sono analfabeti, non esiste censimento o compleanni, il guadagno ha tre misure: “ginnero pe” niente, “nek” poco, “ber” bene. Non esiste sistema di immagazzina-mento dati se non in qualche proget-to delle onlus straniere. Anche il tempo si conta in modo di-verso.In quest’ultimo viaggio eravamo in 14. Cosi c’era da preparare l’arrivo dei 14 muzungu, bianchi, e sono andato 2 settimane prima (assolutamente inu-

tile organizzare le cose da qui per telefono). Ho potuto anche lavorare bene coi gruppi. Alfred Ojok mi ospita nel suo “ot” la capanna col tetto di paglia ed i muri di mattoni di fango. Lui ha 7 figli. Boni 20 anni e Lawrence 16 dormono insieme, Susan 15, Cla-rence 14, Christopher 13 e Gilbert 8 dormono in quella più vicina al “gango” la capannuccia

col buco usata come bagno. Sua mo-glie Molly sta con lui, la piccola Laura 2 anni e la bici in quella centrale. Una è usata da cucina, una da ripostiglio per legna, sementi e zappe. Questa, ripulita, diventa la mia. Il villaggio a 6 kilometri da Minaku-lu dove abitano si chiama Ocamcut che significa “prima lavori poi ti do da mangiare”. Come se noi chiamas-simo una frazione di Bra “primaildo-verepoiilpiacere”. Sono 80 famiglie sparse in un’area verdissima molto grande. Il centro è “corner Li” dove si divide la strada. Da una parte arriva

ATTorNIATI dAI BIMBI

9

fino alla foresta e poi al Nilo, dall’altra si restringe subito, diventa sentiero, mille sentieri che portano a capanne e campi coltivati. La nostra giornata tipo, sulla carta, è fatta di sveglia alle 5,30, lavoro nei campi fino alle 9, sulla via del ritorno passare con la tanica dal pozzo per prendere acqua, lavarsi, fare cola-zione e partire in moto alle 9,30 per essere alle 10 al primo incontro con qualche gruppo nelle diverse zone. In-contri fino alle 17 e ritorno a casa. La-varsi, chiacchierare, cena e a nanna.Siamo vicini all’equatore (mi spiace non ci sono lavandini per controlla-

re se il vortice dello scarico gira al contrario) quindi il sole sorge sempre verso le 6 e scompare alle 18. Subi-to dopo il tramonto è buio. Ma buio-buio.La prima sera Alfred mi saluta: “Buta ber” (dormi bene).“Buta ber Alfred” gli rispondo.“Onen diki, koti poto cawa acel” (a do-mani, all’ora 1 seminiamo nel campo).“Ber, apmoyo” (ok grazie).Mi preparo alla notte. Approfitto del buio-buio e mi lavo fuori fra le piante. Mi bagno, mi insapono e mi sciacquo con una tazza con cui prendo poca acqua per volta da una bacinella sen-za sporcarla tutta di sapone. Quando piove l’operazione è agevolata dalla natura, anche se bisogna fare i conti col fango. Ma stasera è pieno di stel-le, la strada è polverosa. In 5 ore che sono qui è passato solo un camion, la sua scia di luce era invasa da milioni di ali di robe tipo libellule. Milioni. Se cammini al buio le senti in faccia. Se ti passi le mani sul viso ridono. L’in-domani avrò una sorpresa, la strada coperta di ali di questo strano inset-to che qui chiamano gweci. Solo le ali. Il corpo assomiglia a quello delle lucciole. La strada è piena di piccole buche con intorno la terra smossa di fresco. Dentro si nascondono le gwe-ci a gruppetti di una decina. Quasi tutti i bambini sono in giro con tazze di plastica che riempiono di gweci. Infilano le dita nella buca, fanno leva e tirano fuori gli insetti che cercano di andarsene in tutte le direzioni. Le manine velocissime le catturano tut-te, senza ali non hanno scampo. An-che le donne le raccolgono, ridono e

me le offrono. Crude e vive bisogna infilarsele in bocca e gustarle. Non posso sottrarmi alla prova, non tanto per scortesia ma per non togliergli il piacere per una volta di aver mostra-to ed insegnato loro qualcosa di nuo-vo ad un muzungu. Il loro muzungu, quello che ha dormito nel loro pic-colo villaggio. Ocamcut. Se uno è un evento pensa un po’ fra pochi giorni che saremo in 14. Quindi non posso cambiare la storia, la loro storiella da raccontare. Assaggio. Una bimba me ne infila in bocca una manciatina meno quella che le sta scappando ar-rampicandosi su per l’avambraccio.

Quella se la mangerà poi lei mentre mi fissa senza perdere un istante delle mie smorfie. Il primo istin-to, come con tutte le cose nuove, è di assaporare con lentezza, tenere in bocca, esitare, lasciare che lingua e palato esplorino nell’im-mobilità del cibo. Cosi fac-cio, ma cazzo qui il cibo è vivo e si muove! In fretta

masticare, annientare il movimento, sterminare l’invasore. Pensa se una di queste gweci se ne andasse in giro per le mie budella viva a rovistare fra esofago, laringe, trachea. Non posso sputare e allora 5 secondi di caccia spietata contro tutto ciò che sgam-betta. Tritati tutti gli esoscheletri (ne conservo ancora oggi con disgusto il ricordo del suono) passo al sapore. I bimbi ridono e mi mostrano come si fa masticando insetti a bocca aperta perché nulla è più esplicativo della di-mostrazione empirica. No, non ve lo svelo il segreto del sa-pore, dovrete andare e assaggiare di persona.Torniamo alla doccia. Mi asciugo, m’infilo sotto la zanzariera appesa ai rami che sostengono la paglia del tetto. Sono nella mia cuccia, ho una lucina che si ricarica a manovella, leggo un po’. Spengo ed è silenzio totale. Io e il mio nuovo buio-buio. Chissà che acqua è perché mi pizzica un po’ la pelle. Metto la sveglia sul cellulare. Calcolo: dunque Alfred mi ha detto cawa acel, l’ora 1. Qui con-tano le 12 ore di luce e 12 di buio. Quindi cawa acel sono le 6. Sveglia 5,45. Dormo con molti pensieri. Sveglio e vesti-to aspetto Alfred nel letto ancora un po’.Malgrado mi ab-bia sempre detto di essere pronto per cawa acel

Alfred non è mai arrivato alla stessa ora. Niente orologio, niente sveglia, niente cellulare. Niente per ricaricare. Solo a Minakulu c’è una capannetta che ricarica cellulari. Quando ha ben-zina per il generatore. Ma se tu abiti a Ocamcut ti fai 7 km, glielo lasci e lo passi a ritirare il giorno dopo.Comunque Alfred questo problema lo ha risolto ieri quando è andato a cagare perché s’è ricordato di avere il cellulare in tasca dei pantaloni solo dopo esserseli calati e accovacciato. Ma non è proprio che se lo è ricorda-to è stata più un’associazione di idee con lo “splash” causato dall’atterrag-gio del cellulare sul fondo della fossa.”Wojo!!!” sì bravi ottima traduzione: merda. Wojo gli sarà tornato in mente nella notte perché il programma è cambia-to. Dobbiamo recuperarlo. Il sistema è semplice: smontiamo tutta la gango (piccola capanna wc), ci caliamo e lo recuperiamo. Il soffitto è un intreccio di rami e paglia, solo appoggiato ai muri, basta sollevarlo e appoggiarlo intero da parte. La capanna è roton-da, un metro di diametro, alta un me-tro e mezzo. Tanto ci stai solo chinato, non s’è mai visto nessuno “restituire-allaterra” da in piedi. Il pavimento è fango secco con due travi parallele con una fessura in mezzo che copro-no la fossa profonda 5-6 metri e larga mezzo metro. La fessura è larga 6-7 centimetri. Gente con la mira precisa gli ugandesi. Mentre Alfred va a pren-dere l’acqua che ci servirà a prepa-rare nuovo fango per il nuovo pavi-mento io zappo quello esistente per liberare le due travi e scoperchiare la fossa. Oramai è l’alba ma è ancora troppo scuro per vedere il fondo. Ci ha raggiunto Tom, 16 anni, il nipote di Alfred con 5-6 amici. Dove il tempo è una risorsa abbondante è imme-diato l’effetto “pensionato e lavori in corso”. Tutti guardiamo giù perplessi ma dura poco. Ci allontaniamo quel minimo per lasciare libero il cervello di pensare senza essere intasato dal tanfo. Iena! Telefono ad Alfred cosi si illumina. Ahimè non raggiungibile. Troppo nella m... per rispondere, si-tuazione di m… Ci guardiamo. Tutti

UGANdA: lA sTrAdA…

UGANdA: fEsTA INsIEME…

10

conosciamo l’unica soluzione pos-sibile. Sono sguardi in cui si decide anzi si sancisce in silenzio il già de-ciso. Il predestinato lo sa e abbassa per primo lo sguardo appena si ac-corge che tutti gli occhi convergono verso di lui. È il più giovane e non può neppure fare tante storie davanti al muzungu. Si spoglia, qualcuno ha già recuperato una corda e si cala. Riemerge vittorioso, anche se il cel-lulare è un po’ offeso di aver passato la notte lì. Non funzionerà mai più. Il bello è passato i ragazzi se ne vanno rincorsi dal più giovane mezzo nudo che minaccia di abbracciarli.Mischio acqua e terra rimettiamo le assi e, con le mani usate come caz-zuole, rifacciamo il pavimento.Nei giorni successivi abbiamo rico-struito lo spogliatoio dove ci si fa la doccia, zappato il campo di mais per togliere l’erba infestante, seminato fagioli, tagliato alberi, arato coi buoi del fratello. Mi ha molto colpito la mezz’oretta di sentiero per arrivare ai campi, sempre salutando “girani” che significa vicino di casa. Ma il tuo vicino è anche postino, pompiere, ambulanza, assicuratore, consulente finanziario o matrimoniale, giudice di pace, infermiere, poliziot-to, assessore all’urbanisti-ca, commerciante, cliente. Il tuo girani è potenzial-mente tutto questo. Quindi i saluti sono prolungati e attenti. Ci si prende cura del proprio girani, sarebbe un danno grave non farlo.Ma dicevamo delle cifre.A proposito di sviluppo della rete sociale.Nel 2006 il primo viaggio, in tutto ne sono stati fatti 10.225 “cakere”, riunioni fra gruppi con noi presenti, per condividere infor-mazioni, discutere e prendere deci-sioni. Impossibile contare quelli fatti da loro in autonomia.180 gruppi nati di cui 125 ancora at-tivi. A Minakulu i gruppi sono tripli-cati iniziando dal capitale offerto dai primi nati. Ad Aliwang invece molti si sono dispersi a causa del conflitto fra alcuni leaders e il parroco che li ha “licenziati”. Cifre a parte, cosa dicono i parteci-panti?Il progetto ha riunito le persone che non erano più abituate a incon-trarsi, fidarsi, aiutarsi. I conflitti con-tinuano ad esistere, ma sono gestiti con discussioni in gruppo invece di farsi giustizia da sé. Questo ha contri-buito anche a diminuire il livello di vio-lenza che la guerra aveva generato. Mentre andavo su un sentiero con Wilbert a zappare il campo di Alfred

con la mia kweri, la zappa, a spalla in-crocio un anziano su un ponte com-posto da 2 tronchi.Il vecchietto mi saluta per nome, è un membro di uno dei gruppi. Mi mostra il ponte tutto orgoglioso e mi raccon-ta che prima non c’era, si era rotto o portato via dalla piena e nessuno lo ricostruiva. Ne hanno discusso nel suo gruppo, hanno deciso di convo-care un’assemblea di villaggio per trovare un sistema di manutenzione dei sentieri. Hanno suddiviso il terri-torio in pezzi affidati a turno alle fami-glie che lo abitano. Le feste per matrimoni o funerali sono passate da 20 a 200 invitati.25 persone sono venute dall’Italia per un viaggio di scambio con la gente.Di questi 5 minorenni, 14 sotto i 23 anni.Questi viaggi hanno prodotto in Italia diversi eventi e incontri di sensibiliz-zazione in scuole, associazioni, case, discoteche, parrocchie e circoli cul-turali.

A proposito del reddito.Abbiamo investito quasi 250 mila euro dal 2006 ad oggi.Ogni gruppo di 30 persone ha ricevu-to in media 280 euro all’anno per un massimo di 1500 euro in tutto. Oggi c’è chi ha in cassa “nek”, poco, e chi molto. Il minimo è 800 euro, il massimo 20 mila euro, la media 4500.A questi vanno aggiunti i soldi usati in questi anni per pagare le scuole ai figli, per medicine, attrezzi, cibo.quindi a spanne ogni euro “semi-nato” nel progetto Note Ber a Mi-nakulu non è stato consumato per sussistenza, ma si è moltiplicato per 8 ed è tutt’ora attivo a genera-re nuovo reddito.Infatti, il capitale gestito in gruppo è suddiviso in capre, buoi, attrezzi, ma-iali, polli, sementi, affitto o acquisto campi e denaro per prestiti ai propri membri che li usano per piccoli inve-stimenti e li restituiscono pagando un interesse del 20%. È molto alto, ma

non fa che aumentare il capitale del proprio gruppo, quindi è come un ri-sparmio forzato.Questa modalità l’hanno pensata, scelta e progettata loro.Inoltre tengono da parte una cifra chiamata “wagoba”, una sorta di welfare per i casi di malattia o altre urgenze.Gli animali vengono accuditi insieme, i campi lavorati in gruppo. Ovviamen-te ci sono i pigri e gli approfittatori, i ladri, chi tira di più la carretta, chi cerca di influenzare gli altri eccetera. Le dinamiche umane direi che sono assolutamente simili alle nostre. A proposito di formazione.Ogni gruppo ha partecipato ad alme-no 3 eventi formativi all’anno.Su agricoltura, allevamento animali, micro finanza, cooperazione.I formati a loro volta hanno promosso incontri con chi non era presente o con altri gruppi o persone esterne al progetto.l’ultimo atto a Minakulu: imparare

dal passato, costruire vi-sione per il futuro e deci-dere per il presente.Essendo ufficialmente chiuso un ciclo, c’è stato bisogno di stabilire 3 cose:- Cosa possiamo impara-re da questa esperienza? Cosa ci ha ostacolato o facilitato? Cosa può es-sere utile trasmettere ad altri gruppi che stanno ini-ziando esperienze simili? Come valutiamo gli effetti del nostro lavoro?- Come possiamo prose-guire questa esperienza?- Come utilizziamo l’ultimo sostegno economico pro-

veniente dall’Italia?Le decisioni andavano condivise, chiarite e negoziate con tutti i gruppi.Abbiamo fatto un primo giro per in-contrare tutti i gruppi, raccogliere le prime impressioni sui 3 argomenti e far emergere un primo acerbo orien-tamento.Raccolti tutti gli stimoli, abbiamo fatto un secondo giro di nuovo con tutti i gruppi per condividere quanto emerso negli altri incontri, cominciare a discutere e valutare per prepararsi alla votazione finale nell’assemblea generale.Difficile spiegare l’emozione dell’ulti-mo incontro.Una imat, signora anziana di 75 anni, è arrivata da Alworopii col marito di 78: significa che ha camminato per 25-30 km. È intervenuta per ringra-ziare gli italiani rimasti a casa.Mentre si stava componendo il gran-de cerchio sono andato in giro, mi avvicinavo alle persone rimaste ai bordi che in piedi si sporgevano per

11

guardare. Da dietro chiedevo: “kwene cakere note ber project?” (è qui l’assemblea del progetto note ber?)Molti rispondevano “eyo” (sì) senza neppure voltarsi. Sembrava la tensione prima dei concerti, l’attesa dell’entrata delle squadre in campo.I vicini mi guardavano e ride-vano, allora chi era di spalle si girava, si accorgeva che era un muzungu ad aver posto la do-manda e ci si salutava. Con le mani.La partecipazione, il protagoni-smo, il sapere che si conta qual-cosa dopo anni in cui neppure la propria vita conta nulla penso

sia il frutto più prezioso generato da queste persone. Qualcuno di loro ha detto: “queste presen-ze significano che abbiamo riscattato noi stessi da anni di orrore e nullità”.Sono emerse molte richieste per il futuro e molte idee.Qualcuna di queste diventerà progetto sulla carta.Qualcuna progetto sulla terra rossiccia di Minakulu.E qualcuna nascerà e si realiz-zerà sotto il segno dei balawan (come noi) locali, cioè i gruppi che sono cresciuti e hanno pre-stato le loro risorse, la loro espe-rienza e le loro competenze per aiutare nuovi gruppi.

Francesco Salvi

30 Settembre 2013Carissimi amici di “Come Noi”,un caloroso saluto a tutti voi dall’Uganda!Mi ero proposto di passare da Torino ed incontrarvi durante la mia breve vi-sita estiva in Italia, ma non mi è stato possibile. Spero di riuscirci la pros-sima volta. Intanto, vorrei almeno farvi pervenire il mio ringraziamento e valutazione globale della presenza ed intervento di “Come Noi” in questi anni nella diocesi di Lira.Ho già avuto occasione in passato di esprimere il mio apprezzamento per quanto avete fatto con e per la mia gente. Di fatto, potrei semplicemente ripetere quanto vi scrissi il 29 Apri-le 2011, valutando la situazione ed il cammino dei due progetti Notte Ber e Otim i lwak nelle due parrocchie di Minakulu e Aliwang. So che da Fran-cesco e Giorgio avete ricevuto re-golarmente notizie e resoconti sulle iniziative realizzate, compreso il rac-conto dell’ultimo viaggio di quest’an-no, conclusosi con la grande assem-blea di Minakulu. Non sto quindi ad entrare in un’analisi dettagliata di quanto è stato fatto. Mi limito ad al-cune considerazioni riassuntive di valutazione dell’intero progetto. per me, i miei collaboratori e la gente di qui, il bilancio è altamen-te positivo. Non sono certo manca-te le difficoltà. Fin dall’anno scorso abbiamo preso atto insieme del fatto che, per ragioni contingenti e legate ad alcuni protagonisti locali, dopo un inizio promettente, ad Aliwang il progetto non è decollato del tutto e non ha portato i frutti sperati. Per un momento, la colpevole spregiudica-

tezza finanziaria del nuovo parroco ha messo in pericolo la realizzazione del progetto anche a Minakulu. For-tunatamente, anche per l’intervento della diocesi, questo ostacolo è stato superato e i vari gruppi hanno potuto continuare il loro cammino regolare, fino alla conclusione del progetto in questo anno 2013. di fatto, le difficoltà incontrate mettono ancor di più in risalto la bontà ed importanza dei risultati ottenuti. Questi vanno dagli obietti-vi concreti raggiunti e materialmente misurabili – dalla messa a disposi-zione di capitali iniziali per l’acquisto di bestiame, attrezzi agricoli ed altre iniziative a seconda dei progetti dei vari gruppi – ad altri risultati meno fa-cilmente valutabili ma estremamente importanti, quali la creazione di una mentalità e di una capacità di inizia-tiva che rende i membri del gruppo persone responsabili e protagoniste del loro progresso e sviluppo. La di-mensione comunitaria del progetto ha approfondito i vincoli di solidarie-tà all’interno del gruppo, innestan-dosi sul tradizionale senso di soli-darietà africano. Non so se e quanto ciò soddisfi e rientri esattamente nei vostri parametri di valutazione di un progetto in Italia, ma vi assicuro che, guardato da qui, in un contesto africano in cui imprevisti e tradizioni spesso ne rallentano il ritmo di attua-zione, questo non è un risultato da poco. In fondo, tale cambiamento di mentalità ed attitudine sono la cosa principale, l’unica che possa assicu-rare un futuro e continuità al cammi-no di un popolo. Vorrei in particolare sottolineare il modo con cui gli animatori ed i gio-vani venuti dall’Italia si sono accosta-ti agli amici ugandesi, considerandoli davvero gente “come noi”, alla pari, con diversa capacità tecnica ma uguale dignità, accomunati dallo

A fine progetto mons. Franzelli che ci ha sostenuto fin dall’ini-zio, ci ha inviato una sua valu-tazione.

stesso desiderio di far crescere non solo la quantità e qualità del raccolto e del bestiame, ma anche e soprattutto la consapevolezza e capacità imprenditoriale dei singo-li e dei gruppi. Il soggiorno dei vari gruppi di giovani nella parrocchia e villaggi di Minakulu è stata una vera esperienza di cammino insieme e di condivisione di vita. Oltre all’eviden-te impatto positivo sulla gente e so-prattutto sui giovani Lango, c’e’ sta-to senz’altro anche un “ritorno” del progetto e un impatto sulle persone – soprattutto i giovani – che da Tori-no sono stati in Uganda. Sono certo che questa esperienza di cammino e condivisione ha lasciato un’impronta positiva di coinvolgimento solidarie-tà e fraternità importante per la loro vita. E’ un seme che spero porti a maturazione altri frutti nella vita e nello sguardo sul mondo dei nostri giovani in Italia. Concludendo questa lunga lettera, a nome mio personale e a nome di tut-ta la mia gente, voglio ripetere il mio sentito GRAZIE a tutti voi. Grazie in particolare a Francesco, Giorgio e ai giovani che li hanno accompagnati. E GRAZIE a tutti i membri e sosteni-tori di Come Noi che hanno dato loro fiducia e li hanno sostenuti con gene-rosità, impegno e sacrificio. Spero che la felice conclusione del progetto Notte Ber possa essere di stimolo ed incoraggiamento alla vostra Associazione a mantenere il contatto con la realtà e la gente di Lira…. magari con l’assunzione ed il sostegno di un nuovo progetto! Il Signore ci benedica tutti!

p. Giuseppe Franzelli Vescovo di Lira

UGANdA: lE rAGAzzE…E lE CollANINE

12

NoTIzIE dA E sUI proGETTI

BrAsIlE•

IN BrAsIlE, A rIo dE JANEIro, lE ATTIvITà dEllA pArA TI AUMENTANo dI GIorNo IN GIorNo…

Cari amici,i molti sforzi fatti dalla Para Ti stanno dando i loro frutti. Terminati i lavo-ri di ristrutturazione dell’edificio che ora ospita la Guesthouse, ci siamo impegnati nella costruzione di letti, comodini, lampade, suppellettili va-rie. para Ti Guesthouse ora offre 14 camere con bagno e con pos-

sibilità di uso cucina comune a tutti gli ospiti. Il terrazzo in legno sulla ca-scata è spettacolare. Ci aspettiamo di poter sostenere la Para Ti ancora meglio anche finanziariamente entro un anno. Prevediamo che le nuove attività potranno dare piccole ma si-gnificative opportunità di lavoro ad alcuni giovani della comunità. Il lavo-ro di promozione, sia in rete che nelle relazioni pubbliche è stato non meno impegnativo, ma sta già dando i suoi risultati.Tra giugno e luglio abbiamo aperto l’attività di accoglienza, ospitan-do un folto gruppo di africani del rwanda, in visita a rio, insieme a pére patrice, per la visita del papa.Poche settimane prima erano stati nostri ospiti Piero Caciagli e i genitori

di Mauro, Gladys e Domenico, che a 86 anni ha tenuto per i bambini la-boratori di costruzioni realizzate con materiali di recupero. Tra questi un plastico della comunità e un teatrino per i burattini.A giugno abbiamo anche ospitato tre nuovi volontari: Stefano e Rober-to da Torino e Cody da San Franci-sco. Un’esperienza molto piacevole e produttiva. Roberto si è fermato a tempo indeterminato per collabora-re con noi all’impegnativa gestione della Guesthouse. In agosto abbia-mo ospitato per 15 giorni altre due volontarie provenienti da Milano ed è arrivata Flore Morel, nostra amica francese appassionata di ballo, per alcune lezioni di danza alle ragazze.È stato davvero un evento di nota ad agosto la giornata organizzata e te-nuta da Iazaldir, dedicata alla salute, allo sport, a l l ’a l imen-tazione, ma sopra t tu t -to alla ce-lebraz ione della forza di volontà e della deter-minazione. Iazaldir era un bambino povero del-la comuni-tà che fre-q u e n t a v a la para Ti; oggi, a 40

anni, è maratoneta di livello internazionale, specializzato nelle cor-se in montagna. Non solo ha incoraggiato i nostri ragazzi a lotta-re per affermarsi nella propria vita, ma ha an-che dato un assegno di 2000 RS a sostegno del nostro Centro.Altre attività di rilievo sono state quelle con il nostro nuovo collabora-tore Chepa. Amico della comunità, profondo co-

noscitore di erbe e piante della foresta, si occupa da quest’anno della realizza-zione e del mantenimento di un piccolo giardino bota-nico e ci ha accompagnati, con tutti i ragazzi della Para Ti, in un’interessantissima escursione nella foresta sovrastante l’abitato.Lo stesso Chepa, insieme ai fratelli e ad Alan, ragazzo della Para Ti, si è occupa-to della costruzione di una tettoia con bambù e palme

per proteggere una delle nostre ter-razze dalla pioggia.In Italia abbiamo realizzato una pic-cola raccolta fondi con facebook per aiutare Gilmar, che da alcuni anni porta avanti a sue spese un centro di arti marziali.Per concludere, il 1° settembre han-no avuto luogo le elezioni a Vila Ca-noas, con l’elezione di Iracilda a pre-sidente dell’“Amavica” (Associazione degli abitanti di Vila Canoas).Sempre a settembre, al nostro ritor-no in Italia, abbiamo iniziato il fitto calendario di appuntamenti per la promozione del progetto Para Ti, con una presentazione a Olbia, in Sarde-gna, al festival dei 4 Mondi.per chi è collegato in rete è possi-bile entrare in contatto con i bam-bini e i ragazzi che sono stati so-stenuti negli scorsi anni. Il vostro

aiuto e sostegno è sempre impor-tante. Oltre all’aiuto in donazioni po-tete anche venire in viaggio presso la nostra guesthouse e partecipare sia ai programmi di viaggio culturale a Rio che abbiamo varato, sia parteci-pare come volontari.Chi ha la possibilità di organizzare una serata di presentazione del pro-getto Para Ti può mettersi in contatto con noi tramite mail:[email protected] o telefonando (0039 392 7823427).Un affettuoso saluto e auguri di un prossimo anno felice.

Lidia Urani

pArA TI: UNA sTANzA dEllA GUEsTHoUsE

pArA TI: Il lABorATorIo dI CUCINA

pArA TI: pITTUrA INsIEME AI voloNTArI

pArA TI: pErE pATrICE Al pArA TI

13

così ci sentiamo incoraggiate. Non è tanto, ma è già un buon inizio, anche se il costo del cotone è aumentato per cui continueremo a chiedervi di aiutarci”.Si tratta ora di capire come inten-dono proseguire, se formando delle piccole cooperative o lavorando sin-golarmente, e sicuramente l’iniziativa potrà essere replicata anche in altri villaggi vicini.

Sempre lo scorso dicembre è stata avviata la scuo-la nel villaggio di Sciacat.Sr. Efret scrive: “Il giorno dell’iscri-zione siamo ri-maste sorprese perché si sono presentate prati-camente tutte le donne del villag-gio: sono arrivate 90 giovanissime donne con tutta la voglia di impara-re. Per noi è stato difficile dire che ne

prendevamo solo 20, perché abbia-mo visto che tutte erano donne po-vere con bambini sulle spalle, che vo-levano imparare per poi guadagnare qualche cosa per sopravvivere. Per-ciò abbiamo iniziato con il ricamo a mano seduti sui gradini della nuova chiesa che si sta costruendo, come si vede nelle foto che ti mando. A Scia-cat non c’è neanche una casa dove si può mettere i telai, così abbiamo

fatto una riunione con gli anziani e con l’ammini-stratore del villaggio che ci hanno dato un terreno, dove possiamo costruire almeno un tukul o una ca-panna per cominciare la tessitura. Veramente la si-tuazione ti tocca il cuore, il loro desiderio, la buona volontà e la sete che han-no di imparare ti suscita uno slancio ad aiutarle e incoraggiarle. Sono per-sone semplici, sorridenti e molto accoglienti. Sono giovanissime perché si sposano a 13 -15 anni e già le vedi con un bambi-no in braccio. Dopo che ci è stato dato il terreno,

ErITrEA

Anche quest’anno mi è stato negato il visto per andare in Eritrea, senza al-cuna motivazione, in linea con la po-litica di questo paese che tende ad un sempre più evidente isolamento pur di inibire ogni forma di libertà.Per fortuna abbiamo notizie fresche tramite posta, internet e telefono; in più nel mese di agosto è venuto in Italia P. Thomas e Paolo Patti, in maggio, è stato ad Asmara, da dove è riuscito raggiungere Barentu e ad incontrare tutte le persone coinvolte nei nostri progetti.

Sr. Efret ci scrive che la scuola di tessitura, avviata lo scorso dicembre nel villaggio di delle, prosegue bene con 20 donne ormai al termine della fase di apprendimento, che stanno iniziando a tessere i “netsela”, gli scialli tradizionali in cotone. Paolo ne ha portati diversi fatti da loro, di ottima fattura. Le ragazze lavorano regolarmente ai telai dalle 8 di mattina fino alle 5 del pomeriggio. Si tratta per lo più di ragazze madri, divorziate, vedo-ve o ragazze povere che non potevano continuare le scuole superiori e che in questo modo possono imparare un lavoro e ini-ziare una piccola attività in proprio.

Sr. Efret scrive: “…Con grande gioia e gratitudi-ne vi informo anche che dal ricavato degli scialli già abbiamo messo in banca 5000 Nakfa (circa 250 e) per la cooperativa,

ErITrEA•

IA TEssITUrA dEl NETsElA

lE rAGAzzE CoN sr.EfrET NEl lUoGo dovE sTANNo CosTrUENdo Il NUovo loCAlE

p. THoMAs CoN rAGAzzI dI AfATEIlA

Il rICAMo sUllA sCAlINATA

14

le donne entusiaste hanno iniziato a raccogliere le pietre e a trasportarle nel posto dove pensiamo di costruire il locale”.Insomma, queste ragazzette e le suorine si sono messe a trasportarsi a mano le pietre, e per fortuna che dopo qualche giorno P.Thomas lo ha saputo ed è riuscito a prestare loro un veicolo, in modo da preservare un po’ più a lungo queste giovani schiene che già quotidianamente si

caricano di tani-che d’acqua e di bambini. Paolo è stato an-che a Barentu, dove ha incontra-to le donne del progetto Naite-ma, del tutto si-mile a questo e iniziato nel 2011: il gruppo ormai

Infine il pozzo di Afateila: Come Noi sta affiancando il progetto della dio-cesi di Barentu (di cui e vescovo P. Thomas), che prevede la realizza-zione di 6 pozzi in altrettanti villaggi del Gash Barka. I pozzi sono già stati scavati e lo scorso settembre è arrivato il contai-ner con l’attrezzatura (pompe, pan-nelli solari, tubazioni) spedito dall’Ita-lia. La speranza è di ultimare i lavori entro fine anno.

Francesco Tresso

INdIA

pICColE doNNE, E UoMINI, CrEsCoNo...

NoTIzIE dAll’INdIA

Cari sponsor delle adozioni a di-stanza, quando questo notiziario va in stampa io non ho molti ag-giornamenti da darvi rispetto ad aprile. Gli scambi intensi di notizie con gli istituti riprendono a novem-bre, quando voi riceverete il noti-ziario e le mie letterine. Ho deciso quindi di fare un po’ un riepilogo di tutti i sei istituti che se-guiamo.

Gli istituti Mount Carmel Convent e Nalla Ayan Convent sono en-trambi a Kotagiri nel Tamil Nadu, a sud est dell’India. In entrambi gli Istituti sono cambiate quest’an-no le responsabili: adesso sono Suor Jaculinnickola e Suor Paska, entrambe alla prima esperienza come direttrici, molto giovani ed entusiaste. Le loro allieve sono tutte residenti nella comunità e sono tutte bambine, frequentano le classi elementari presso l’isti-tuto e le scuole superiori lì vicino. La scuola per loro inizia sempre intorno al 15 di agosto e le bimbe

seguite da Come Noi sono circa 40 tra i due istituti.C’è poi un istituto misto a p.T parru ora seguito da Father Rayappa, sa-lesiano. Siamo nell’Andra Pradesh, subito a nord del Tamil Nadu, sem-pre ad est della penisola indiana e lì abbiamo 18 ragazzini, tutti nati tra il ‘96 ed il ‘97. Tra poco tempo quindi saranno tutti maggiorenni ed alla fine

dei loro studi, salvo chi tra loro conti-nuerà l’università.

Ad Hassan, nello stato del Karnata-ka, a sud ovest dell’India abbiamo Suor Helen che conosciamo da anni. Qui i bambini/e non vivono nell’istitu-to ma sono casi che lei segue da anni perché in particolari difficoltà familia-ri. Sono circa 15, maschi e femmine

e lei è molto attenta a darci notizie dettagliate delle loro attività e dei loro progressi.

A premnivas, sempre nell’Andra Pradesh, la situazione è un po’ diversa: i ragazzi hanno qualche handicap fisico e quindi sono a volte già grandini ma sempre biso-gnosi di aiuto. Ne seguiamo sette e i contatti li tiene Father Thomas Remalla, anche lui arrivato solo un anno fa.

E per ultimo l’Istituto MBKG pan-nai, a Vellore, nello stato del Tamil Nadu, dove sosteniamo ancora 10 ragazzi/e, seguito da Franco Sibille.

Spero di avervi dato delle precisa-zioni interessanti e vi raccomando sempre di contattarmi per ogni esi-genza e dubbio, grazie e sempre a tutti da parte dei quasi 100 bambini che sostenete da anni.

Cristina Peyron 306 943870

[email protected]

lo sCAvo dEl NUovo pozzo

CoME sI prENdE l’ACqUA oGGI NEI vIllAGGI dEl GAsH BArKA

è autonomo, Come Noi ha sospeso i con-tributi l’anno scorso e, ol-tre agli scialli, il gruppo sta realizzando e vendendo altri prodotti come ceste, sotto-piatti, tova-gliette ecc...

15

disponibilità per finanziare l’acquisto e la spedizione del container.Infine la diocesi di Bergamo devolve-rà una parte della raccolta della Gior-nata Missionaria di ottobre al centro di Nyagatare.

Allevamento delle ti-lapie a MuyanzaLe tilapie hanno rag-giunto le dimensio-ni giuste per essere pescate e messe in vendita, ma la coo-perativa deve atten-dere la visita di un responsabile dell’Uf-ficio Nazionale, che verificherà la quali-tà e i difetti dei pe-sci, prima che siano messi sul mercato.Il problema attua-le è la mancanza di un’ulteriore rete da pesca, che non si trova facilmente,

ma si stanno orga-nizzando per acquistarne una.Coltivazione dei funghi presso il centro delle vedove a ByumbaAd aprile 2013 Come Noi ha finan-ziato l’acquisto di 3 macchine per

AGGIorNAMENTo sUI proGETTI IN rWANdA

Centro per i ragazzi di strada di NjagatareNella scuola professionale è finito il primo ciclo triennale di formazione dei corsi di cucito-maglieria, saldatu-ra e muratura. Ai 36 ragazzi e ragaz-ze, che hanno lasciato il centro, sono stati consegnati, con l’aiuto di Come Noi, 4 kit di attrezzi per iniziare auto-nomamente l’attività lavorativa (2 kit a 2 gruppi di saldatori di 15 ragazzi; 1 kit a un gruppo di 9 muratori; 1 kit per un gruppo di 12 sarte). La consegna dei diplomi avverrà il 10 novembre, quando noi saremo lì, in visita.Nel 2014 inizierà un nuovo corso di cucina.I ragazzi dei labora-tori per muratori e saldatori hanno co-struito 2 nuove aule ed una cappella, per le quali Père Patrice ha potuto comprare solo il materiale. Inol-tre è stato realizzato un campo di calcio.Per il prossimo futu-ro Père Patrice ha in-tenzione di costruire un secondo serba-toio per la raccolta dell’acqua piovana, date le sempre mag-giori esigenze idriche (irrigazione) del cen-tro.Inoltre Père Patrice ha intenzione di allestire un con-tainer per far arrivare alla scuola di falegnameria 13 macchinari offerti gratuitamente da una ditta di Seve-so, che ha cessato l’attività; per ora 3 famiglie di Milano hanno dato la loro

rWANdA•

lA CAppEllA dEl CENTro EdUCATIvo dI NJAGATArE

lE dUE NUovE AUlE dI NJAGATArE

MUyANzA: lA pEsCA

MUyANzAA: I pEsCI

durante la giornata delle vedove.la produzione delle boutures per la distribu-zione è promettente.Alla fine di settembre è stata programmata una sessione di lavoro con le responsabili parrocchiali delle vedove: in quell’oc-casione saranno distribu-ite le boutures e le vedo-ve potranno familiarizzare con il progetto.Annalisa e Franco Schiffo

la produzione delle “bou-tures” dei funghi, finaliz-zato ad allargare la distri-buzione di queste talee ai gruppi di vedove di 16 parrocchie della diocesi (3388 vedove!). Per poter-le installare è stato neces-sario costruire un hangar e ottenere una linea elettrica trifase. E’ stata poi rac-colta e immagazzinata la materia prima, sono stati effettuati i lavori di messa a punto delle macchine e avviata la produzione.L’avvio effettivo del pro-getto ha avuto un ritardo per diversi motivi: un lun-go periodo di siccità, una riparazione iniziale di 2 delle 3 macchine, la for-mazione delle responsabili dei gruppi di vedove delle altre parrocchie, la ri-strettezza del magazzino di stockag-gio delle boutures che ne può con-tenere solo 1000, invece delle 3000 che le macchine potrebbero produrre ogni 4 mesi, e l’insufficienza dello spazio in cui si interrano le “boutu-res”, che impedisce di ingrandire il campo per la dimostrazione durante la formazione.

Adesso, però, risolti i problemi più gravi, la produzione è incominciata e i primi funghi sono stati raccolti. Le primizie sono state offerte in ren-dimento di grazie al Signore nella Messa per i benefattori di Come Noi,

TorINo•

MEIC – Il proGETTo CoNTINUA

Con l’inizio di ottobre 2013 riprendo-no le attività di “Torino la mia città”. Nonostante i ridotti finanziamenti, contiamo di riuscire anche quest’an-no a tenere aperte le quattro sedi degli anni passati. Le donne che par-teciperanno ai nostri corsi saranno quindi, come l’anno scorso, più di 300, accompagnate da un centina-io di bambini. Abbiamo program-mato molte interessanti attività di educazione alla cittadinanza di cui renderemo conto nel prossimo no-tiziario.

Sono anche lieta di segnalare che i corsi di “Torino la mia città” sono sta-ti inseriti nella home –page del Porta-le istituzionale www.integrazionemi-granti.gov.it, in qualità di esperienza positiva a favore dell’integrazione

Impariamo l’italiano,diventiamo cittadine.

-

Torino la mia citta’Alfabetizzazione e cittadinanza attiva per donne nordafricane

MEIC MOVIMENTO ECCLESIALE di IMPEGNO CULTURALE www.meic.net/gruppilocali/[email protected]

San Paolo (circoscrizione 3)Via Moretta 55 bis Lunedì - mercoledì (+ martedì)ore 14 - 16Iscrizioni obbligatorie e fino ad esaurimento posti:martedì 1 e mercoledì 2 ottobre h 14 - 16 in sedeBus: 16, 42, 55, 68, 15, 33

Barriera Milano (circoscrizione 6) Via Leoncavallo 17 Biblioteca civica Primo Levi Lunedì - mercoledì (+ venerdì)ore 10 – 12Iscrizioni obbligatorie e fino ad esaurimento posti:mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre h 10 - 12 in sede (1o piano)Bus: 4, 18, 49, 75, 57, 27

Lingotto (circoscrizione 9)Via Vado 9Oratorio Santa Monica Giovedì - venerdì (+ martedì)ore 9,30 - 11,30Iscrizioni obbligatorie e fino ad esaurimento posti:giovedì 3 e venerdì 4 ottobre h 9,30- 11,30 in sede Bus: metro 1, 1, 18, 35

San Donato (circoscrizione 4) Via Fossano 8 - Cartieramartedì - giovedì (+ lunedì)ore 9 -11Iscrizioni obbligatorie e fino ad esaurimento posti:martedì 1 e giovedì 3 ottobre h 10- 12 in sedeBus: 3, 16, 9, 72

Servizio sorveglianza bambini

Dov

e e

quan

do?

Con il contributo di:

Patrocinio gratuito:

Partners:

CTP Gabelli CTP 3 CTP Saba CTP Castello di Mirafiori

socio-culturale delle donne migranti in Italia.

La notizia è consultabile al link seguente: http://www.integra-zionemigranti.gov.it/esperienze-

territorio/pariopportunita/Pagine/torino-la-mia-citta.aspx.

diventiamo quindi un’“esperienza modello” per tutta Italia!

Maria Adele Roggero

ByUMBA: l’offErTA dEI fUNGHI NEllA MEssA

ByUMBA: sr AldEGoNdE CoN Il rApprEsENTANTE dEl vEsCovo NEllA MEssA pEr CoME NoI

16

NoTIzIE dA AMICI E rIflEssIoNI

17

Tumaco, 1 maggio 2013Cari amici che mi seguite dall’Italia,oggi è il primo maggio e proprio 6 anni fa in questa data arrivavo a vive-re in questa città di Tumaco.Oggi è il giorno dei lavoratori e sta-mattina ringraziavo Dio nella pre-ghiera per questi sei anni di vendita di latte di soia, che mi assicura il so-stentamento di ogni giorno, mentre intorno a me c’è tanta gente che non trova un lavoro o che ogni due o tre mesi lo perde e deve ricominciare a cercarlo.Pensavo... cosa è cambiato in questi sei anni?Il quartiere è cresciuto di alcune cen-tinaia di famiglie nuove, che hanno costruito le loro palafitte; il quartiere ha fatto passi avanti, con una linea elettrica ormai regolare quasi per tut-ti; due delle strade del quartiere sono state pavimentate ed alcune altre sono un poco migliorate. Rispetto al mio lavoro pastorale sono in atti-vità 8 piccole comunità di adulti. Mi piacerebbe vederle più fedeli agli im-pegni presi e più impegnate nel so-ciale però per lo meno, nonostante i difetti, hanno il pregio di esistere e di

essere per molte persone uno spa-zio di fraternità, di accoglienza, di ascolto, di speranza. Pensavo che il mio impegno nei mesi o negli anni in cui ancora sarò qui sarà non tanto di fondare nuove comunità, ma di ac-compagnare, non lasciare morire, e cercare di rafforzare il cammino di quelle che ci sono.L’ultima delle comunità è nata con l’occasione della Pasqua ed è una comunità diversa dalle altre. La mag-gioranza di esse, infatti, è formata al 90% da donne e gli uomini non vi tro-vavano uno spazio per loro, così mi è venuta l’idea di proporre ad alcuni uomini che conoscevo un po’ di più di formare una specie di confraternita di uomini che si attivassero nelle va-rie celebrazioni della Settimana San-ta: apostoli nella lavanda dei piedi, caricatori di statue nelle processioni, soldati romani nella via crucis dram-matizzata.Ho spiegato loro che per potere ave-re quel privilegio dovevano fare quat-tro incontri di preparazione durante la Quaresima. La cosa ha funzionato: una decina di uomini ha partecipa-to ai 4 incontri, poi ha lavorato nella Settimana Santa ed hanno poi accet-tato di continuare a riunirsi dopo la Pasqua. Sono ormai dieci settimane che si riuniscono e sembrano ben animati.Ho avuto l’occasione di leggere il di-scorso di Papa Francesco ai preti il giovedì santo e mi è piaciuta in par-ticolare una frase in cui invita i preti ad essere “pastori che puzzano di pecora”.Io non so in che modo se la cavi lui

a puzzare di pecora nei palazzi vati-cani, ma mi sembra un’espressione molto bella e pensavo in che modo sto cercando di viverla qui nel mio quartiere: pensavo al mio lavoro di tutte le mattine in strada con il sole o sotto la pioggia, pensavo alle molte ore passate nelle case della gente o sui ponti e nelle strade del quartie-re. Pensavo ai casi in cui mi occu-po di qualche famiglia in particolare difficoltà, pensavo alle ore in coda per ottenere una visita medica della mutua, pensavo al vivere in un am-biente dove l’omicidio e la violenza sono la regola, pensavo al muoversi in bicicletta ed in bus e non in taxi o in auto propria, al non avere tele-fonino e computer ma usare quelli pubblici. Continuo ad essere pastore e non pecora, però quel profumino a pecora aiuta molto a che le pecore ti accolgano tra di loro e ti credano con più facilità.Da sei mesi sono in corso i dialoghi di pace tra il governo e la guerrilla. le cose vanno lentamente ma c’è otti-mismo. Sembra che in questo mese finiranno col mettersi d’accordo sul primo e più importante dei punti in discussione che è la riforma agraria, poi passeranno al secondo che sarà la partecipazione in politica degli ex guerrilleri che si smobiliteranno.La salute è buona ed in comunità ci appoggiamo bene.Che la Pentecoste che si avvicina porti a tutti spirito di gioia, di fraterni-tà e di voglia di trasformare il mon-do. Un abbraccio.

P. Franco Nascimbene

Continuiamo a mantenere i con-tatti con Padre Franco Nascim-bene, missionario comboniano in Colombia.

Lo scorso sabato 20 aprile alcu-ni membri del Comitato Promotore hanno avuto il privilegio di assistere all’emozionante e ultima lezione in Aula Magna del Prof. Giordano Rao Torres, professore di Diritto Privato presso l’Università degli Studi di Mi-lano, che aveva voluto dedicare la sua lectio magistralis a Come Noi.

Erano presenti oltre 100 persone, molti suoi studenti e colleghi dell’uni-versità, in un’atmosfera di gioiosa riconoscenza e interesse. Giorgio Rowinski ha presentato i principi ispiratori e le realizzazioni di Come Noi e Lidia Urani le molte attività del-la Para Ti a Rio de Janeiro, con un particolare ricordo dei suoi genitori, Maria Giuliana e Franco, straordina-ri testimoni di un grande amore per i poveri. Alcuni studenti hanno avviato

delle raccolte di fondi, incontrando una generosissima risposta da parte dei presenti. ringraziamo di cuore il prof. rao Torres per aver organizzato e con-dotto questo bellissimo evento e per la sensibilità e l’impegno verso i più bisognosi che ha saputo tra-smettere a tutti.

Il lunedì 29 aprile, sempre su inizia-tiva del Prof.Rao Torres, rotariano, abbiamo incontra-to i soci del rota-ry Club Moncalie-ri, nella loro sede del Parco delle Vallere. Ci hanno accolti il Presiden-te Dr.Caporello e l’Avv.Gianluca Lucchetti che ha organizzato la se-rata.Lidia Urani ha pre-sentato le iniziative

della Para Ti e Maria Adele Roggero il nostro impegno sul territorio citta-dino e nei paesi più poveri. Il calore dell’accoglienza ricevuta e l’interesse dimostrato con molta generosità ci hanno fatto sentire parte di un grande e comune spirito di solidarietà verso i poveri di ogni parte del mondo.

Franco Sibille

ABBIAMo INCoNTrATo

18

Il 5 ottobre 2013 il Comitato Pro-motore ha incontrato il Sig. Wil-liam Revello, Responsabile Servizi alle Persone dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, e il Sig. Gabriele Mossano che opera nello stesso ente. Desideravamo cono-scere meglio la realtà della nuova povertà a Torino e li ringraziamo per la loro presentazione, detta-gliata e molto interessante. Riportiamo qui di seguito alcuni loro pensieri.

si dice che la povertà nei paesi in via di sviluppo continui ad esiste-re... ma a Torino continua a cre-scere.Cosa succede a Torino? Come è cambiata la povertà? Sono doman-de che sento spesso, in particolare dopo la puntata del 2 settembre di Presa Diretta, che ha definito Torino “la città più povera del Nord Italia”.In quella trasmissione si è detto che il 10% della popolazione detiene oltre il 50% della ricchezza privata nazio-nale, dato tra l’altro confermato dalla Banca d’Italia che indica come “la quota di ricchezza netta detenuta dal decile più ricco è risalita tra il 2008 e il 2010 dal 44,0 al 46,1 per cento”, mentre il 50% più povero non arriva al 10% della ricchezza.Dal mio osservatorio presso l’Ufficio Pio posso affermare che questo effet-to di polarizzazione verso gli estremi pare essersi accentuato negli ultimi anni. Se nel 2007/2008 parlavamo di “vulnerabili”, intendendo quelle per-sone a rischio di impoverimento di fronte a un evento imprevisto o una spesa inattesa, oggi diventa difficile mantenere tale classificazione. Non esiste più il periodo del declino, del lento scivolamento... Oggi se perdi il lavoro, se si ammala un componente del tuo nucleo familiare... sei subito povero... Bastano 1 o 2 mesi. Sta scomparendo la fascia intermedia di coloro che certamente non potevano definirsi ricchi ma che non faceva-no i conti con l’avvicinarsi della fine mese, che riuscivano a fare progetti di spesa e a realizzarli. Racconto un aneddoto, di questi giorni. Incontriamo una mamma, ita-liana, separata, con un lavoro come badante, con due figli preadolescen-ti. Alcuni mesi fa ha iniziato un im-portante intervento ortodontico su entrambi i figli. Ora ci racconta che deve interromperlo. Ha perso il lavo-ro e deve farsi operare, per cui appe-na si rimetterà, se riuscirà a trovare un nuovo lavoro, riprenderà anche le cure per i figli...Un altro aspetto è che, ormai da tre anni, a Torino rivedo la fame.

O meglio la vedo. Io l’avevo co-nosciuta solo nei racconti dei miei nonni oppure intravista nei paesi del “terzo mondo”. Ora, invece, spesso nascosta come vergogna, compare nelle narrazioni delle persone che incontriamo, o nei racconti dei nostri volontari che descrivono i frigoriferi delle case visitate. Anche qui potrei narrare aneddoti, tristi, come i due fratelli ricoverati la scorsa settimana per malnutrizione o gli inviti dei geni-tori a mangiare tutto durante la pausa mensa, per non gravare sulla cena, la sera a casa...Un ulteriore elemento è la mancanza di prospettive. Il periodo che stiamo vivendo, ormai noto come “tempo di crisi”, pare essersi mangiato non solo la crescita del PIL ma anche la speranza, la forza di progettare, di provare a costruire un futuro. Le per-sone paiono bloccate, immobilizzate. Oggi più che un gap formativo è il gap “logistico” quello che più osta-cola il ritorno o l’entrata nel mercato del lavoro, il saper cioè conciliare i tempi e i luoghi del lavoro con i tempi e i luoghi della famiglia, della vita...la povertà di “beni relazionali” è ciò che caratterizza come “nuova” la povertà di oggi. Accanto ai “poveri tradizionali” si affiancano i giovani in cerca di prima occupazione, i cittadi-ni con reddito insufficiente, i cassain-tegrati, gli stranieri precari, le perso-ne senza titoli adeguati, le famiglie numerose e con un solo stipendio, ..., quelle situazioni dove la carenza di reddito si intreccia appunto con la carenza di beni relazionali, di appog-gi familiari, di amicizie generative. Per immaginare azioni di contrasto efficaci a tali carriere di povertà, per-tanto, non è possibile limitarsi a tra-sferimenti monetari, a “offrire” casa e lavoro (!), ma occorre contribuire alla costruzione e al mantenimento di reti

di prossimità significative.Quello che stiamo proponendo non è una rivoluzione copernicana, ma il riscoprire i legami di solidarietà e di fratellanza che una volta carat-terizzavano le nostre comunità e i nostri paesi. Anni di esposizione alla televisione e ad una visione di società mordi e fuggi, da consumare nell’im-mediato, senza tempi di attesa..., ci hanno anestetizzato e resi incapaci ad affrontare i problemi a partire da chi sta accanto a noi, i nostri vicini, il nostro quartiere. In questo momento storico i redditi, quando ci sono, sono temporanei o insufficienti a garantire la sopravvi-venza di un’intera famiglia (sono in-teressanti a tal proposito le soglie di povertà assoluta definite dall’ISTAT nell’ultimo rapporto sulla povertà in Italia), pertanto le risorse possono essere riscoperte o sul piano delle spese (apprendendo nuove forme di gestione del denaro, attraverso per-corsi di educazione finanziaria) o sul fronte della condivisione di risorse. Piccole soluzioni per rendere possi-bili i singoli percorsi di vita. Come il caso delle due mamme con figli che sono riuscite a mantenere i loro lavo-ri di pulizia, uno al mattino l’altro nel tardo pomeriggio, solo sostenendosi a vicenda nella gestione dei bambi-ni... o come quel signore che andan-do in città accompagna lo studente che al momento non riesce più a pa-garsi l’abbonamento ai trasporti. Alla fine di queste riflessioni, mi sento di dire che ritengo degne di interes-se non le singole soluzioni, separate per capitoli di spesa o situazione, ma solamente i percorsi che sottendono una nuova visione di società, solida-le e fraterna, meta imprescindibile di ogni percorso di inclusione sociale.

William Revello

SI APrONO I SALVAdANAI

rICordIAMo GlI AMICI...

Il 27 marzo 2013 è mancato Enzo salemi, marito di Maria Neri Sale-mi, di Ciniselllo Balsamo (MI), no-stri aderenti e sponsors di bambi-ni dell’India da moltissimi anni. Ci uniamo al dolore di Maria e di tut-ta la famiglia, ricordandolo come uomo molto buono e attento ai bisogni degli altri.

Ricordiamo con voi Marco scotti che ci ha lasciato lo scorso mag-gio. Marito di Anna Vigliardi Para-via e papà di Luca Scotti, era un amico carissimo di molti aderenti e ci ha sostenuto nei momenti dif-ficili con grande generosità.

Il 19 luglio scorso è deceduta la prof.ssa Maria luisa piola ve-dova quazza che da alcuni anni dava il suo concreto contributo per i nostri progetti in Rwanda. Partecipiamo al dolore della fami-glia per la perdita dell’amata Ma-ria Luisa.

Il 1° settembre è mancato im-provvisamente, a soli 49 anni, Marco Barberis, grande amico di Clemente Battaglia. La famiglia ha proposto una raccolta di do-nazioni a favore di Come Noi per un “progetto Marco” destinato a chi è maggiormente nel bisogno. Ci uniamo al dolore di familiari e li ringraziamo per aver scelto la nostra associazione per ricordare Marco con un impegno di solida-rietà.

pENsIErI dI froNTE AllA CrIsI...

e CGIL, del Forum del Terzo Settore, nonché il vicesindaco e l’assessore al lavoro.La qualificata partecipazione poli-tico-sociale attesta la gravità della situazione e la necessità di un’alle-anza tra tutte le forze per individuare risposte efficaci alle richieste che i poveri portano alla città.In ultima pagina troverete infine il bilancio dell’anno 2012-2013.In totale le entrate si sono purtrop-po ridotte di circa e 35000 (da e 200.000 a e 165000) pari al 17%, di cui circa 20.000 e in meno a causa della trasformazione delle sponso-rizzazioni per i bambini della favela di Rio in contributi a favore delle necessità di tutti i poveri di Vila Canoas.

Il calo delle offerte ricevute è certamente un effetto della crisi in Italia, ma non possia-mo ignorare le esigenze dei poveri del mondo e faccia-mo appello ai nostri aderenti e sostenitori chiedendo un maggior sacrificio economi-co nella consapevolezza che investimenti minimi nei paesi poveri provocano importanti miglioramenti nella vita delle persone.Siamo certi che risponderete con la consueta generosità.

Antonio Puccio

vero riferimento per la comunità eritrea italiana e milanese in parti-colare. Delle oltre 300 famiglie di eritrei ed etiopici residenti a Mi-lano non ce n’è una che non sia passata da lui per un aiuto, per un consiglio o un conforto. Nel 2012 è stato anche insignito dal Comune di Milano dell’“Ambrogino d’Oro”. Persona intelligente, vivace, e con un bel sorriso aperto a tutti, ci la-scia un bel ricordo di amicizia e di impegno per il popolo eritreo.

19

Lo scorso mese di settembre ci ha lasciati padre Marino (Tekle-mariam Haile), frate Cappuccino eritreo con cui abbiamo condivi-so molte iniziati-ve per la sua gen-te, e alla quale ha dedicato tutta la vita, anche quan-do è stato co-stretto a lasciare il suo paese. Era nato ad Adi-fini nel 1942. Una volta divenuto frate aveva ope-rato principal-mente tra Asmara e Mendefera sino al 1975, anno in cui fu co-stretto a fuggire perchè ricercato dalla polizia del governo etiopico. Da qui era arrivato a Milano, dove aveva fondato l’ASPE, Associazio-ne di Solidarietà e Promozione per l’Eritrea e l’Etiopia. L’ASPE, con cui collaboriamo da anni, si occu-pa di adozioni a distanza, di assi-stenza sociale a rifugiati, di svilup-po di progetti socio-umanitari. Padre Marino era diventato un

UN GrANdE GrAzIE...

A stefania Conrotto e piermas-simo Enrico che, in occasione del loro matrimonio, lo scorso 18 mag-gio, hanno rinunciato ai regali e in-vitato amici e parenti a contribuire al costo del vitto dei ragazzi della scuola di Père Patrice, in Rwanda!Grazie e auguri di una futura vita felice da tutti!

Ad Anna silvia lingua e paolo fiorio, sposi a Zubiena, Biella, il 28 giugno, che hanno chiesto a tutti di partecipare insieme a loro alla rea-lizzazione di un progetto sanitario in Senegal. Auguri agli sposi e gra-zie per le generose offerte ricevute!

Ai 302 amici che hanno scelto Come Noi per il 5 per mille: ci è già pervenuto in agosto l’importo di e 16.938 per la denuncia dei redditi 2011, che rappresenta un piccolo aumento nel numero di scelte, ma si è ridotto di circa il 9% rispetto all’anno precedente a cau-sa del tetto di budget stabilito dalla normativa. CONTINUATE A CON-SIGLIARE AMICI E CONOSCENTI DI SCEGLIERE COME NOI – CF 97546260015 – GRAZIE!

(Segue da pag. 2)

Su tale progetto potrete anche leg-gere la lettera del vescovo della Diocesi di Lira che mette in risalto l’importanza dei risultati raggiunti.Anche il viaggio di Piero Caciagli e Roberto Palieri in Brasile, nel mese di giugno, nello stato di Minas Gerais, oltre al controllo sull’avanza-mento dei progetti, come pote-te leggere nella relazione, ha rin-novato una forte relazione con le persone locali e con i ragazzi della Fondazione Bertolusso di Corral de Dentro, che oltre allo studio, fanno attività di artigianato, pratica di com-puter, e a turno aiutano a lavare i piatti, ad accudire i conigli e a colti-vare l’orto.Sono stati quindi a Rio nella fave-la di Vila Canoas, su cui pubblichiamo un articolo di Lidia Urani che eviden-zia le nuove attività.D iamo anche not i z ia dell’avanzamento dei pro-getti in Rwanda, Senegal ed Eritrea, delle sponso-rizzazioni in India e dei corsi di cittadinanza per le donne musulmane a Torino.Nella giornata del 5 otto-bre abbiamo rif lettuto insieme sull’aumento della

povertà a Torino che ha colpito anche le classi medie, con l’inter-vento di William Revello e Gabriele Mossano dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, che sono a diretto contatto con la povertà. Riportiamo nel notiziario una sintesi di tali interventi.Sull’argomento della povertà si è svolto un convegno il 4 ottobre sulla base di un libro-inchiesta di Paolo Griseri, Pierluigi Dovis e Roberto Cardaci “Poveri nella città“ edito da Celid, che dà indici preoccupanti, ad es. 100.000 poveri a Torino, caduta dei redditi in città di 2 milioni di Euro al giorno. Al convegno hanno parte-cipato i rappresentanti di organizza-zioni imprenditoriali (Legacoop, API, CNA, MESAP), dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, della UIL

• Aiutateci a farci conoscere! I membri del Comitato Promotore

sono sempre disponibili a incontra-re gli alunni di scuole di ogni gene-re, associazioni e/o gruppi parroc-chiali, per presentare Come Noi e sensibilizzare giovani e adulti sui problemi dei paesi in via di sviluppo e sulle finalità dei nostri progetti.

• Indirizzi per il recapito del notiziario Per favore segnalateci gli eventuali

cambi di indirizzo o di intestazione. Purtroppo i versamenti effettua-

ti a mezzo bonifico bancario sono spesso privi di indirizzo del ver-sante. Vi preghiamo di precisare sempre alla banca la necessità di riportare il vostro indirizzo nei dati del versante o di comunicarceli per e-mail, soprattutto nel caso di boni-fici telematici. Grazie.

• Codici IBAN Vi ricordiamo gli identificativi dei

conti correnti di COME NOI, riporta-ti sul frontespizio del bollettino, che secondo l’attuale normativa, sono obbligatori per eseguire i bonifici:

Unicredit Banca – IBAN IT20.s02008.01107.000003911699

Conto Corrente postale – IBAN IT26.E07601.01000.000029696101

• deducibilità fiscale Tutte le offerte a COME NOI Onlus,

effettuate con versamento sul con-to corrente postale o con bonifico bancario, sono fiscalmente deduci-bili ai sensi del D.L. 35/05 - Legge 80/05. Chi avesse bisogno di una ricevuta fiscale formale, in caso di smarrimento o insufficienza della documentazione, ci contatti.

• offerte in occasione di eventi fa-miliari

A chi desidera proporre ad amici e parenti una sottoscrizione a nostro

favore in occasione di eventi familia-ri (battesimi, anniversari, matrimoni, ecc.) possiamo far avere del materia-le illustrativo delle nostre attività, an-che riferite a particolari progetti (es. aiutare i bambini di…). Contattateci.

BILANCIO COME NOI Onlus (Euro)1° agosto 2012 - 31 luglio 2013

Progetti Adozioni a distanza gestione Totali Saldo iniziale 35.704 11.067 46.771 Entrate 138.191 (1) 26.510 (4) 113 164.814 dettaglio: dettaglio: donazioni 119.628 India 26.510 5 per mille 18.563

Totale disponibile 173.895 37.577 113 211.585 uscite -133.404 (2) -26.281 (4) -6.332 -166.017

dettaglio: dettaglio: dettaglio: Brasile 49.511 India 26.038 postali 101 Rwanda 38.965 Altri 243 notiziario 3.795 Mozambico 3.009 segreteria 1.501 Senegal 8.283 assicurazione 501 Eritrea 3.001 bancarie 192 Uganda 20.634 eventi 200 MEIC 10.001 sito web 42

Saldo finale 40.491 (3) 11.296 -6.219 (5) 45.568 Note: (1) - Le entrate per i progetti sono ora comprensive delle quote per le adozioni a distanza di Vila Canoas a Rio de Janeiro. Al netto di queste (e 23.222) sono diminuite del 9%, restando allineate con quelle degli ultimi anni, nonostante le difficoltà dovute alla crisi economica. grAZIE INFINITE A TuTTI VOI! (2) - Le uscite per i progetti sono aumentate del 32% con un incremento dei finanziamenti per il Brasile, il Rwanda e l’Uganda. (3) - Il saldo netto dei progetti, ridotto dei costi di gestione, è di € 34.443, in linea con l’anno scorso. (4) - Le entrate e le uscite per adozioni a distanza si sono di molto ridotte e riflettono solamente le quote per i bambini sostenui in India. (5) - Le spese amministrative sono ulteriormente diminuite, anche come percentuale delle uscite scese al 3,7%.

20

INfo ... NEWs ... INfo ... NEWs ... INfo ... NEWs ... INfo ... NEWs ... per informazioni, potete contattarci, scrivendoci a [email protected] oppure lasciando un messaggio presso la nostra sede (011 356000)

• Il 5 ottobre 2013 si è svolta a Sciolze l’Assemblea annua-le dei soci dell’Associazione Come Noi onlus, durante la quale sono stati approvati la relazione delle attività dell’an-no trascorso e il Bilancio 2012-2013. I nostri aderenti, gli amici e tutti coloro che siano interessati possono visionare i documenti sul nostro sito www.comenoi.org che vi invitiamo a visitare. Suggerimenti ed impressioni sono sempre utili e graditi!