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USCIRE DALLA MARGINALITÀ: LA COSTRUZIONE DEL DISCORSO POLITICO IN UN DISTRETTO PERIFERICO Introduzione Questo saggio è un’analisi critica del processo elettorale che ha preceduto le elezioni presidenziali e parlamentari del dicembre 2008 in Ghana. Partendo da un caso particolare, quello del distretto di Saboba, nella regione settentrionale del paese, lo studio propone una riflessione su temi chiave della dialettica politica nel periodo pre-elettorale — sviluppo, corruzione, media, conflittualità, etnicità, chieftaincy, democrazia — cercando di leggerne l’uso e l’abuso nel corso della campagna con l’obiettivo di rivedere criticamente alcuni luoghi comuni interpre- tativi, quale la presunta immobilità del cittadino di fronte all’inarrestabile mac- china del potere, ovvero i rischi che si corrono nell’interpretare la realtà politica locale attraverso modelli occidentali. Lo sguardo sulla situazione particolare di Saboba pone, a mio avviso, nume- rosi punti di domanda che ci portano a ricercare risposte che hanno molto da dire anche e soprattutto alla più vasta realtà nazionale, sia per quanto riguarda le dina- miche centro/periferia, sia per quanto riguarda la varietà degli ambiti del potere che concorrono, ogni giorno ma con più evidenza durante una campagna eletto- rale, a determinare la complessità del discorso politico. Emergeranno anche que- stioni relative alla costruzione del moderno Ghana e alle sfide che pone oggi l’“imperativo democratico” nel percorso politico degli stati africani postcoloniali. Un comizio Saboba, Northern Region del Ghana. Martedì 2 dicembre 2008. Il campo da calcio del piccolo capoluogo di distretto inizia ad accogliere la folla sin dal mattino. Attorno alle tre del pomeriggio si attende il discorso del dr. Alhaji Mahmadu Bawumia, candidato vicepresidente della Repubblica per il par- tito di maggioranza, il New Patriotic Party (NPP), in vista delle nuove elezioni pre- sidenziali del 7 dicembre. I primi ad arrivare sono i ragazzini che oggi saltano la scuola, visto che molti dei loro insegnanti sono impegnati in politica e devono occuparsi dell’organizza- zione dell’evento. Seguono i giovani che, nell’attesa, danno il via ad una partita di calcio, lo sport più giocato e più amato. Indossano quasi tutti una maglietta del partito, a volte risalente a tornate elettorali precedenti, con le immagini di John A. Kufuor, presidente uscente, di Nana Addo Danquah Akuffo-Addo, attuale candi- dato alla presidenza, di Charles Bintin, rappresentante parlamentare (Member of Parliament, MP) negli ultimi quattro anni di governo NPP e nuovamente candidato per il distretto di Saboba. Anche quest’anno e, a detta degli abitanti, con maggior Africa, LXIV, 3-4, 2009, pp. 316-337

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USCIRE DALLA MARGINALITÀ:LA COSTRUZIONE DEL DISCORSO POLITICO

IN UN DISTRETTO PERIFERICO

Introduzione

Questo saggio è un’analisi critica del processo elettorale che ha preceduto leelezioni presidenziali e parlamentari del dicembre 2008 in Ghana. Partendo daun caso particolare, quello del distretto di Saboba, nella regione settentrionale delpaese, lo studio propone una riflessione su temi chiave della dialettica politica nelperiodo pre-elettorale — sviluppo, corruzione, media, conflittualità, etnicità,chieftaincy, democrazia — cercando di leggerne l’uso e l’abuso nel corso dellacampagna con l’obiettivo di rivedere criticamente alcuni luoghi comuni interpre-tativi, quale la presunta immobilità del cittadino di fronte all’inarrestabile mac-china del potere, ovvero i rischi che si corrono nell’interpretare la realtà politicalocale attraverso modelli occidentali.

Lo sguardo sulla situazione particolare di Saboba pone, a mio avviso, nume-rosi punti di domanda che ci portano a ricercare risposte che hanno molto da direanche e soprattutto alla più vasta realtà nazionale, sia per quanto riguarda le dina-miche centro/periferia, sia per quanto riguarda la varietà degli ambiti del potereche concorrono, ogni giorno ma con più evidenza durante una campagna eletto-rale, a determinare la complessità del discorso politico. Emergeranno anche que-stioni relative alla costruzione del moderno Ghana e alle sfide che pone oggil’“imperativo democratico” nel percorso politico degli stati africani postcoloniali.

Un comizio

Saboba, Northern Region del Ghana. Martedì 2 dicembre 2008.Il campo da calcio del piccolo capoluogo di distretto inizia ad accogliere la

folla sin dal mattino. Attorno alle tre del pomeriggio si attende il discorso del dr.Alhaji Mahmadu Bawumia, candidato vicepresidente della Repubblica per il par-tito di maggioranza, il New Patriotic Party (NPP), in vista delle nuove elezioni pre-sidenziali del 7 dicembre.

I primi ad arrivare sono i ragazzini che oggi saltano la scuola, visto che moltidei loro insegnanti sono impegnati in politica e devono occuparsi dell’organizza-zione dell’evento. Seguono i giovani che, nell’attesa, danno il via ad una partita dicalcio, lo sport più giocato e più amato. Indossano quasi tutti una maglietta delpartito, a volte risalente a tornate elettorali precedenti, con le immagini di John A.Kufuor, presidente uscente, di Nana Addo Danquah Akuffo-Addo, attuale candi-dato alla presidenza, di Charles Bintin, rappresentante parlamentare (Member ofParliament, MP) negli ultimi quattro anni di governo NPP e nuovamente candidatoper il distretto di Saboba. Anche quest’anno e, a detta degli abitanti, con maggior

Africa, LXIV, 3-4, 2009, pp. 316-337

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vigore della precedente tornata elettorale, sono state distribuite moltissime ma-gliette del partito non solo ai militanti ma anche ai partecipanti ai vari comizi.All’arrivo del carro carico di T-shirt tutti vi si avventano con la speranza di acca-parrarsene una.

Con i giovani arrivano anche i primi danzatori che, al suono dei tamburi, co-lorano il polveroso sterrato di danze di giubilo tipiche dei momenti di festa. Bal-lano in cerchio battendo i piedi al suolo con tanti rumorosi anelli di ferro alle ca-viglie. Con l’accompagnamento musicale prendono posto nel piazzale gli adulti ealcuni anziani, molti di loro vestiti con l’elegante smock(1),alla ricerca di una zonad’ombra sotto i baobab nel torrido mattino di fine novembre. L’harmattan, ventoche proviene dal deserto, arriverà soltanto a fine dicembre a rendere le giornatepiù ventilate e le notti più fresche.

Per gli anziani e i membri più influenti della sezione locale del partito sonomesse a disposizione delle sedie, mentre il resto della folla aspetta in piedi, perore, l’arrivo del candidato.

Nel frattempo, finché viene montato un imponente palco decorato dibianco, rosso e blu, i colori del partito, alcuni militanti portano le prime attesis-sime casse di bibite fresche. Uno dei numerosi oneri dell’MP in occasione di uncomizio politico è, oltre alla consegna di magliette, l’acquisto e la distribuzione dicoca cola, fanta, malta(2) ecc, utilizzando il proprio budget personale. L’entità deibeni distribuiti durante questi meetings è uno dei metri per misurare non solo ilsuccesso dell’evento, ma anche la credibilità e l’affidabilità del candidato e delsuo partito. Chi molto ridistribuisce in campagna elettorale, molto ridistribuiràdurante i quattro anni di mandato. Si fanno poi strada numerose donne e bambiniche distribuiscono cibo, posto su vassoi issati in testa, come da consuetudine:yam(3) fritto e bollito, banku(4), noccioline, dolcetti di pasta d’arachide e frittelledi farina di mais, qualche banana. Le donne indossano magliette del partito eorecchini, bracciali e collanine di perline di plastica bianche, rosse e blu. Dopo unpo’ appoggiano i vassoi per terra e iniziano a ballare e cantare sulle note delle can-zoni più in voga e utilizzate in campagna elettorale, sparate a tutto volume da unimponente impianto di amplificazione montato accanto al palco. Quindi soprag-giungono dei giovani in motocicletta, sventolando bandiere NPP, girando in cer-chio sul piazzale e facendo originali acrobazie che sollevano molta polvere. Qual-cuno si fa male, tutti vengono applauditi dalla folla.

Ed ecco che arrivano quattro vecchi grossi camion. Hanno fatto il giro deivillaggi del distretto, lontani anche dieci, venti chilometri da Saboba, e hanno ca-ricato tutti coloro che volessero giungere al comizio, sentire il discorso, avere una

(1) Casacca tradizionale tipica del Ghana settentrionale con cui si vestono gli uomini inoccasioni ufficiali e di festa. È composta di strisce colorate tessute al telaio (la composizione piùclassica è bianca e blu) cucite tra loro.

(2) Bibita analcolica, molto diffusa in Ghana, a base di malto di frumento.(3) Igname, tubero coltivato per la maggior parte nel Ghana settentrionale, che costitui-

sce la base della dieta delle popolazioni dell’area.(4) Palla di pasta di frumento fermentata.

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maglietta, una bibita, e spesso dei soldi per comprarsi del cibo. Tutto dai fondipersonali del candidato MP. Anche i camion, i conducenti e la benzina sono sov-venzionati dall’MP: Kuntuli, Demon, Wapuli, Kpalba, Gbedagbem, Nambiri,Sanguli, Kunjuul, Garimata ecc, sono infatti villaggi sparsi nella savana ad unacerta distanza uno dall’altro, senza un servizio di bus, tro-tro(5) o taxi che li colle-ghi tra loro lungo le dissestate piste sterrate. La folla scende, triplica il numero de-gli astanti, prende le magliette, le bibite sono già finite, inizia lo spettacolo.

Le jeep e gli imponenti SUV dei politici e del loro seguito entrano nel piaz-zale a tutta velocità, preceduti dai giovani in motocicletta che sventolano le ban-diere. Ormai sono le quattro del pomeriggio. Hanno tardato tanto perché lunga èstata la visita di cortesia al palazzo del Paramount Chief, l’Uchaboborr(6), che qui èuna figura tanto importante quanto discussa e complessa, come vedremo nelle pa-gine seguenti.

La folla, numerosa, accoglie con un boato l’arrivo delle cinque scintillantivetture nuove di zecca dalle quali escono gli invitati. Alhaji Mahmadu Bawumia,che indossa uno smock tessuto con i colori del partito, viene accompagnato sulpalco e qui fa il suo discorso in inglese, tradotto di tanto in tanto in likpakpaaln(7)dal candidato MP che lo accompagna. Il discorso è piuttosto breve, imperniato suiquattro punti che più interessano e colpiscono la popolazione di questo piccolo epovero distretto periferico. Da un inizio in gran carriera, che loda l’operato diotto anni di governo NPP nell’area e promette un generico “sviluppo”, il candi-dato passa ad elencare le necessità del distretto: nuove cliniche(8), nuove scuolepubbliche(9), il miglioramento della strada che collega Saboba a Yendi(10), la ripa-

(5) Piccoli bus in pessime condizioni gestiti da una rete informale che, solitamente, colle-gano i villaggi ai paesi più grandi. Spesso rappresentano, soprattutto per le zone più isolate,l’unico mezzo di trasporto e collegamento fra centri abitati.

(6) Letteralmente “il capo del clan Chabob” [Uchaboborr u-chabob-(o)borr: compo-sto dal prefisso “u” che indica la persona, dal suffisso “oborr” che significa capo, e da “Cha-bob”, il clan konkomba più numeroso a Saboba, da cui la città prende il nome].

(7) Lingua parlata dai Konkomba, gruppo che costituisce la quasi totalità della popola-zione nel distretto di Saboba.

(8) A Saboba esiste soltanto un ospedale, che serve tutto il distretto, costruito durante ilgoverno NDC e gestito dagli Avventisti del settimo giorno, di cui fa parte anche l’unico medicodel centro, una dottoressa americana.

(9) Le scuole pubbliche del distretto sono primarie e sono soltanto due. L’offerta forma-tiva è compensata dalla presenza di molte scuole private religiose, soprattutto protestanti, catto-liche, islamiche. L’unica SSS (Senior Secondary School) è gestita dai presbiteriani.

(10) Il distretto di Saboba e il suo capoluogo sono situati lungo il fiume Oti, al confinecon il Togo. L’unica strada che collega Saboba al resto del paese, in particolare alla direttriceYendi-Tamale (Tamale è la capitale regionale), è la strada sterrata verso Yendi che versa in pes-sime condizioni. Ciò che più preoccupa i cittadini è la condizione in cui si riduce la strada du-rante le stagione delle piogge, che ha il suo picco durante agosto e settembre. Per due mesiall’anno, infatti, le copiose piogge allagano lunghi tratti del percorso verso Yendi lasciando, difatto, un intero distretto isolato e abbandonato per un lungo periodo. Basterebbe asfaltare lastrada (appena 40 chilometri) e costruire un ponte nella zona più a rischio perché attraversata daun torrente, affluente del fiume Oti. Nonostante le numerose promesse, nessun governo si è maispeso per realizzare quest’opera pubblica.

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razione della pompa dell’acqua(11). La folla acclama l’oratore che saluta, ringraziae se ne va in tutta fretta, scortato dal rombante seguito di fuoristrada.

I commenti che ho raccolto durante questa lunga giornata, simile a molte al-tre in cui la campagna elettorale si fa più viva e presente anche in periferia, sonoemblematici per quanto riguarda la riflessione sulla complessità e sui mutamentiche investono il campo del politico nel Ghana contemporaneo.

La maggioranza degli astanti, soprattutto i giovani, è scettica: “Charles [Bin-tin] non ha fatto nulla per questa comunità. Non lo vedi? Siamo ancora allo stessopunto di quattro anni fa. La pompa dell’acqua si rompe ancora e nessuno l’aggiu-sta. Nessun collegamento asfaltato per raggiungere Yendi. Tu non lo sai, ma que-ste promesse le fanno ogni quattro anni, sempre le stesse. In otto anno di governoNPP non abbiamo visto nessuno sforzo per lo sviluppo del nostro distretto. Noivogliamo un cambiamento”. E ancora: “Siamo stanchi di sentire sempre le stessecose. Loro arrivano qui un solo giorno con le loro macchine nuove, si fanno sug-gerire i problemi della comunità cinque minuti prima di parlare e poi fannograndi promesse. Non ci credo. Che cosa ne ha fatto Charles [Bintin] di tutti isoldi che guadagna e che dovrebbe investire per il nostro sviluppo? Si è costruitouna bella casa ad Accra”.

Ma c’è anche chi apprezza il governo uscente per diversi motivi: “Guarda lastrada asfaltata(12). Prima del governo NPP non c’era. Eravamo sempre immersi inuna nuvola di polvere. Adesso Charles [Bintin] ha detto che aumenterà le lineeelettriche. Questo è un buon governo, svilupperanno ancora il distretto”. E poi:“A me non piace Charles. Si è arricchito coi soldi che erano destinati a noi e ai no-stri figli. Ma il governo NPP ha fatto molto per i Konkomba. Lo sai che l’Uchabo-borr è stato ufficialmente ricevuto, con gli anziani e i linguisti, nel palazzo presi-denziale da Kufuor?”(13). Quest’ultimo punto di vista anticipa una questione chesta al centro della mia riflessione sulle dinamiche politiche nel Ghana contempo-raneo, e riguarda il ruolo attivo del potere “tradizionale” nell’ambito della poli-tica statuale. Le profonde connessioni tra potere centrale e sistema politico tradi-zionale e, di fatto, la loro compresenza nel quadro politico nazionale, impongonoa mio avviso un ripensamento di alcune categorie di uso comune, in particolarequella di “democrazia”, che risulta non sempre utile ai fini della descrizione deimutamenti politici della realtà ghanese.

(11) La questione dell’approvvigionamento di acqua pulita e potabile ha dato vita ad undibattito che ha profondamente influenzato il risultato elettorale nel distretto. Saboba, infatti, ènormalmente servita da un sistema idrico che si rifornisce di acqua nel vicino fiume Oti (2-3 chi-lometri dal centro) tramite una pompa. Come tutti gli anni, con la stagione delle piogge che nel2008 è iniziata a fine maggio, la pompa si è rotta ma nessuno si era ancora mosso per ripararla,con un rimpallo di responsabilità tra il comitato di comunità che ne ha la gestione, l’AssembleaDistrettuale e il parlamentare (MP).

(12) A Saboba c’è una sola strada asfaltata, anch’essa foriera di polemiche per la pre-sunta scarsa qualità dei materiali con cui sarebbe stata costruita, che attraversa il paese fino araggiungere la piazza del mercato.

(13) Conversazioni private con alcuni partecipanti al comizio NPP. Saboba, 2/12/2008.

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Exit polls

Saboba, Northern Region del Ghana. Domenica 7 dicembre 2008.Oggi si vota. Dopo una giornata passata in file composte nelle cinque stazioni

elettorali organizzate nel paese, i votanti se ne tornano altrettanto tranquillamenteverso le proprie abitazioni. L’imponente spiegamento di forze dell’ordine, in par-ticolare di militari armati, ha dimostrato che per il governo questa è ancora una“zona calda”. Nel febbraio 1994, infatti, la Northern Region del Ghana è stata col-pita da una guerra civile che ha coinvolto diverse popolazioni che abitano la re-gione, Dagomba, Nanumba, Gonja da un lato, Konkomba dall’altro. Il conflitto,animato da questioni di gestione dei diritti fondiari e di accesso alla rappresentanzapolitica tradizionale, ha avuto uno dei suoi momenti centrali proprio a Saboba,sede della Konkomba Youth Association (KOYA) che si è fatta portavoce dei dirittikonkomba sulla terra contro l’egemonico controllo dei gruppi limitrofi(14).

Oggi è con orgoglio che i cittadini di Saboba hanno dimostrato all’opinionepubblica nazionale che “questa è una zona pacifica, che oggi vuole uscire dalla po-vertà e dalla marginalità e lavorare a tempo pieno per lo sviluppo”(15). Verso serale radio annunciano i primi exit polls. È già buio ma c’è fermento nelle strade; im-provvisamente un gruppo di giovani passa correndo ed esultando “ha vinto! ab-biamo vinto! è lui! è Nikpe!”. Il nuovo parlamentare eletto per il distretto di Sa-boba, confermato il giorno dopo dall’Electoral Commission, è Joseph NikpeBukari, candidato del National Democratic Congress (NDC), partito all’opposizione.Il piccolo gruppo di sostenitori che esulta per le vie diventa sempre più animato;i chioschi che vendono alcolici si riempiono e la gente festeggia bevendo pito(16) ebirra. Anche il vincitore fa la sua comparsa, beve una birra, ne offre molte, rin-grazia un po’ incredulo i suoi votanti e promette che davvero cambierà le cose.

Saboba, Northern Region del Ghana. Lunedì 8 dicembre 2008.Il paese si sveglia a suon di tamburi e canti, con gruppi di ragazzi che inva-

dono le strade ed esultano per il risultato elettorale. Ancora nulla si sa sull’esito

(14) Sul conflitto del 1994 e sugli episodi precedenti, che hanno coinvolto anche Mam-prusi, Kusasi, Bimoba si vedano S. DRUCKER-BROWN, Local wars in Northern Ghana, in “Cam-bridge Anthropology”, Vol. 13, No. 2, 1989, pp. 86-106; A. BOGNER, The 1994 civil war inNorthern Ghana: the genesis and escalation of a ‘tribal’ conflict, in C. LENTZ and P. NUGENT (eds)Ethnicity in Ghana. The limits of invention, London, Macmillan, 2000; N.J.K. BRUKUM, The gui-nea fowl, mango and pito wars. Episodes in the history of Northern Ghana, 1980-1999, Accra,Ghana University Press, 2001; P. SKALNIK, The State and local ethnopolitical identities: the caseof community conflicts in Northern Ghana, in “Nouveaux Mondes”, no.10, Genève, CRES,2002; G. CASENTINI, Conflitti di terra e cittadinanza nel Ghana settentrionale, in “Africa”, LXIII,1, 2008, pp. 31-55.

(15) Intervista con Philip Jidoh, pastore protestante, capo del “Council of ChristianChurches” di Saboba. Saboba, 21/11/2008. In altre forme, e con varie perifrasi, questa afferma-zione è stata una della più ricorrenti e sottolineate sia dai personaggi pubblici (candidati MP,membri dell’assemblea di distretto, rappresentanti religiosi), sia dai privati cittadini.

(16) Birra locale, tipica del Ghana settentrionale, prodotta dalla fermentazione del migliorosso.

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delle votazioni presidenziali, ma qui sembra già molto che l’NDC, con il suo slogan“change”, abbia cacciato dal suo posto un MP che non soddisfaceva più da tempole aspettative dei cittadini. Con mia grande sorpresa vedo che i giovani esultantisfilano con la maglietta e le bandiere dell’NPP, e non con quelle verdi, rosse, bian-che e nere dell’NDC vincitore. Non mi spiego il fatto, per un attimo penso di averfrainteso i risultati della sera prima, e chiedo agli amici presenti di tradurmi il si-gnificato degli inni e degli slogan in likpakpaaln che riempiono le strade.

Scopro che sto sentendo canti di derisione. I giovani, infatti, scimmiottano isostenitori dell’NPP e li prendono in giro, dipingendoli come dei perdenti e deipatetici boriosi. Alcuni sono vestiti da donna, uno fa indossare la maglietta con lafaccia dell’MP sconfitto al suo cane. Banalmente mi stupisco di come e perché tuttiquesti simpatizzanti NDC posseggano una maglietta del partito avverso; chiedo, esi apre un ventaglio di risposte interessanti. “Ma guarda che al comizio uno ci vacomunque. Non importa se sei di quel partito o no, al comizio ci vai così magaririesci a prendere una maglietta, una bibita, se vieni da un villaggio lontano tidanno anche i soldi per il viaggio e per mangiare”. E ancora: “Al comizio dell’al-tro partito io ci vado, sento cosa dicono, ma tanto sono tutte promesse che poinon manterranno mai. Intanto prendo una maglietta e la tengo per quando perde-ranno, per indossarla coi miei amici e prenderci gioco di loro”. E poi un anziano,che mi chiama in un angolo e mi dice sottovoce: “Molti di questi giovani, io lo so,sono saltati sul carro del vincitore ieri sera. Prima dicono di non sostenere nes-suno, vanno a tutti i comizi e se possono guadagnarci sono contenti. Poi, appenauno dei candidati vince, lo festeggiano e sperano di guadagnarci ancora. Qui ècosì, non abbiamo niente”(17).

Saboba. Anatomia di un distretto

Il distretto di Saboba è situato nella parte orientale della Northern Regiondel Ghana, al confine con il Togo. La frontiera, in quest’area settentrionale, ètracciata dal fiume Oti che scorre a pochi chilometri dal centro della città di Sa-boba. Il distretto copre un’area di 2.810 chilometri quadrati e, secondo il censi-mento del 2000, conta 94.215 abitanti(18). È un’area a bassa densità abitativa, ed èla meno urbanizzata della Northern Region, con oltre l’80% della popolazioneche vive in contesto rurale. L’agricoltura è quindi l’attività più diffusa, anche se laproduzione è piuttosto scarsa a causa delle difficili caratteristiche climatiche edelle asperità del suolo: l’arida savana è interessata da una sola stagione dellepiogge, tanto abbondante da allagare buona parte della regione, bloccando le co-municazioni tra gli oltre 400 piccoli villaggi che lo compongono. Le scarsissimeinfrastrutture presenti nel territorio, tra cui l’allacciamento alla luce elettrica, una

(17) Conversazioni private con i cittadini di Saboba nel giorno successivo alla vittoriaelettorale locale dell’NDC, 8/12/2008.

(18) Dati consultabili sul sito www.ghanadistricts.com

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strada asfaltata e l’impianto di distribuzione dell’acqua potabile, sono concen-trate a Saboba mentre gran parte del distretto rimane in condizioni di assoluta pe-nuria ed isolamento rispetto al resto del paese.

L’alfabetizzazione e l’accesso all’istruzione, già scarse nella Northern Re-gion come appare dalla comparazione dei dati regionali con quelli del resto delpaese(19), risultano ancora più carenti nella realtà sociale di Saboba. È questo unodei motivi, se non il principale, per cui ho deciso di aprire questa analisi elettoralecon la narrazione di un comizio. L’occasione pubblica in cui il candidato rag-giunge personalmente gli elettori e annuncia il suo programma è e resta, infatti,l’unico momento per la maggioranza della popolazione locale in cui viene fornitauna possibilità per formarsi una “coscienza politica”. I comizi, che spesso sonoitineranti e toccano gran parte dei villaggi sparsi nella savana, sono la sola occa-sione in cui si “parla” il linguaggio della politica locale e nazionale, in un contestonon soltanto privo di elettricità e quindi di accesso ai programmi di informazionetelevisivi, ma anche escluso dalla distribuzione dei quotidiani. Inoltre, la linguaparlata dai Konkomba, il likpakpaaln, non è ammessa nella produzione di pro-grammi radiofonici di informazione politica trasmessi da Radio Savannah, l’emit-tente con sede a Tamale che copre le regioni settentrionali. È evidente che, nono-stante la gran parte della popolazione di Saboba comprenda il dagbani(20) e le al-tre lingue usate nella radio locale, l’assenza del proprio idioma alimenta un’esclu-sione politica percepita come molto grave.

È palese che l’area soffre di una grave marginalità, non soltanto geografica,che con gli anni è diventata il clou dei discorsi politici locali. Appaiono quindiparziali le pur stimolanti letture sull’incidenza del fenomeno mediatico nel deter-minare il voto finale, che privilegiano l’analisi di aree più sviluppate e tendono arappresentare televisioni, radio e giornali come l’elemento fondante nella costru-zione di un’opinione politica nei cittadini(21). Saboba rappresenta una realtà di ar-retratezza molto diffusa nella Northern Region(22); per questo l’impatto dei mediae delle performance televisive dei candidati non può certo essere uno dei punti divista privilegiati attraverso cui leggere gli effetti della campagna elettorale. La

(19) Secondo il Ghana Living Standards Survey (GLSS 4, 1998-99) il tasso di analfabeti-smo nelle regioni settentrionali è del 85% nelle donne e del 65% tra gli uomini, mentre il livellonazionale è del 63% nelle donne e del 36% negli uomini (www.statsghana.gov.gh ).

(20) Lingua parlata dai Dagomba, che costituiscono la maggioranza a Tamale e sono lapopolazione più numerosa nella parte nord-orientale della Northern Region.

(21) Si vedano J.R.A. AYEE, The 2000 general elections and presidential run-off: an over-view, in J.R.A. AYEE (ed), Deepening democracy in Ghana. Politics of the 2000 elections (vol.one), Accra, Freedom Publications Ltd, 2001, pp. 23-55, e anche A. SMITH DANIEL - J. TEMIN,The media and Ghana’s 2000 elections, in J.R.A. AYEE (ed), op. cit. (vol. one), 2001, pp. 160-178.

(22) Dal 2005 ho avuto la possibilità di visitare molti distretti della Northern Region e diconoscerne qualcuno in modo più approfondito oltre a Saboba, come Yendi, Chereponi, Bim-billa, Zabzugu-Tatale, Damongo e Tamale. Posso affermare che l’elettricità e l’accesso ai quoti-diani sono servizi praticamente assenti, situazione che può escludere soltanto la municipalità diTamale, capitale della regione, che offre un accesso più agevole, anche se intermittente, ai mezzidi informazione.

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realtà del paese, infatti, è molto più composita e spesso le periferie vivono condi-zioni che non vengono prese in considerazione dagli studi politologici(23).

L’area in analisi offre un esempio di come il comizio, la personalità del can-didato, la sua reputazione, i suoi legami familiari e, non da ultimo, i soldi che rie-sce a mettere in gioco durante la campagna costituiscano il cuore stesso del pro-cesso che porta i cittadini al voto. Le dinamiche nazionali, come i panorami inter-nazionali, sono elementi che non raggiungono la realtà locale.

La questione della ridistribuzione economica, anche detta corruzione nelleanalisi di alcuna scienza politica ma soprattutto degli organismi internazionali,trova qui uno spazio che merita di essere considerato(24). Credo che definire la di-stribuzione di soldi e/o beni materiali come “corruzione”, termine che porta consé una valutazione morale del fenomeno, sia perlomeno fuorviante in un contestoin cui, solitamente, è opportuno che chi “ha fatto carriera” o viva una condizioneeconomica più avvantaggiata si comporti da buon big man e condivida con i suoivicini parte di ciò che possiede. La consegna di “doni” durante la campagna elet-torale rientra spesso in questa categoria, ma, come ho notato a Saboba, sembra es-serci un limite che stabilisce cos’è “dono” e cos’è “corruzione”, limite non semprechiaro e spesso differente a seconda dell’interlocutore, ma presente e menzionatocon costanza dai cittadini. Benché l’elargizione economica sia un fatto comune ecaldeggiato dagli elettori che, oltre a guadagnare qualcosa per se stessi, ottengonola possibilità materiale di recarsi a comizi lontani dai propri villaggi, viene aspra-mente criticata appena diviene evidente che può andare a discapito di investi-menti per la comunità. La questione del sistema idrico, il cui generatore al mo-mento delle elezioni non era più in funzione da sei mesi, costituisce un buonesempio a proposito. Anche se, di fatto, la riparazione di tale servizio è diretta re-sponsabilità del comitato di comunità che ne ha in mano la gestione, dopo diverseconversazioni con le persone coinvolte ho appreso che, qualora il danno ammontia più di 500 cedis, è l’Assemblea distrettuale che deve intervenire ed aiutare eco-nomicamente la comunità(25). Il fatto che il Capo distretto (District Chief Execu-tive, DCE) David Biwin Nyami fosse dell’NPP, unito alla mancanza di informazionelocale, ha contribuito a costruire nell’opinione pubblica l’idea che la responsabi-lità fosse completamente nelle mani del partito al potere e quindi della sua ema-nazione locale, il parlamentare uscente e nuovamente candidato Charles Bintin.

(23) Sulla parzialità dell’incidenza dei media nelle aree rurali si veda anche P. NUGENT,The things that money can buy: chieftaincy, the media and the 1996 elections in Hohoe-NorthConstituency, in “Ghana Studies”, 4, 2001 (a), pp. 85-106.

(24) Per uno sguardo sul dibattito riguardante la corruzione e lo stato cleptocratico inAfrica si vedano, tra gli altri, J.P. OLIVIER DE SARDAN, L’économie morale de la corruption enAfrique, in “Politique Africaine”. vol. 63, 1996, pp. 97-116; J.-F. BAYART - B. HIBOU - S. ELLIS,The criminalisation of the State in Africa, Oxford, Currey, 1999; G. ABED - S. GUPTA, The econo-mics of corruption: an overview, in G. ABED - S. GUPTA (eds), Governance, corruption and econo-mic performance, New York, International Monetary Found, 2002; A.T. PAUL, Reciprocity andstatehood in Africa: from clientelism to cleptocracy, in “International Review of Economy”, n° 55,2008, pp. 209-227.

(25) Conversazione con N. Z., chairman del Water Board di Saboba. Saboba, 4/12/2008.

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“Se tutti quei soldi per organizzare comizi, regalare magliette e soldi, li avesse datia noi per la riparazione del generatore, adesso avremmo l’acqua corrente! Acquapulita da bere per il nostri figli, non questa melma maleodorante che raccogliamodai pozzi. Le nostre donne non dovrebbero più camminare un’ora con le taniched’acqua in testa per fare il bucato”(26). Il fatto che la scarsità di informazione,specchio di una realtà in cui il politico agisce e il cittadino non è messo in condi-zione di comprendere cosa accade e perché, abbia prodotto una lettura non com-pletamente conforme alla realtà, non ci autorizza a non prendere in esame il fortesentimento di coesione sociale che, in una situazione che parla di otto anni di im-mobilità, ha provato a dare un nome a questa situazione ponendo nella categoria“corruzione e spreco di denaro”, tanto osteggiata negli enfatici discorsi dei candi-dati di tutti i partiti, l’attività pre-elettorale di un governo che non ha portatonella zona lo sviluppo sperato.

Dinamiche elettorali

Il distretto di Saboba si inserisce in una più ampia realtà elettorale, quelladella Northern Region del Ghana, che a volte riproduce ma da cui spesso si di-stanzia, facendosi portavoce di istanze più legate alla propria storia profonda-mente conflittuale (27).

Fin dalle elezioni del 1992, che hanno segnato il ritorno del Ghana al go-verno civile dopo più di dieci anni di regime autoritario(28), la parte settentrionaledel paese ha espresso il proprio voto favorendo la tradizione di orientamento piùsocialista e populista di cui l’NDC è l’espressione.

Le elezioni 2008 hanno avuto come risultato la vittoria del partito rimastoall’opposizione per i due mandati precedenti, l’NDC, in un quadro di serena

(26) Conversazione con P.J. Saboba, 20/11/2008.(27) Si veda P.A. LADOUCEUR, Chiefs and politicians: the politics of regionalism in

Northern Ghana, London, Longman, 1979.(28) Nella storia politica del Ghana indipendente vari sono stati i cambi di governo e i

colpi di stato. Dopo il conseguimento dell’indipendenza sotto la guida di K. Nkrumah nel 1957e l’acquisizione dello status di Repubblica nel 1960, il Ghana subisce il primo golpe nel 1966 permano del generale Ankrah. Nel 1969 il potere torna ad un governo civile guidato da K. Busia,influente uomo politico all’opposizione durante il periodo nkrumahista. Nel 1972 colonnello I.K. Acheampong prende il potere con un nuovo colpo di stato militare, rovesciato nel 1979 dalCapo del Ministero della Difesa, generale F. Akuffo. Le elezioni politiche del giugno 1978 ve-dono vincitore il dr. H. Limann che, dopo un’ondata di malcontento nelle file dell’esercito perle misure economiche prese, subisce un golpe nel 1981 per mano del luogotenente J.J. Rawlings,che già aveva tentato senza successo di rovesciare Limann nel 1979. Dopo più di dieci anni di re-gime autoritario, durante il quale vengono bandite associazioni e partiti politici, nel 1992 Raw-lings guida il paese verso il ritorno al governo civile, indicendo libere elezioni e presentando unanuova costituzione democratica, attualmente in vigore, che vieta al presidente di venire elettoper più di due mandati. Nel 1992 e nel 1996 le elezioni sono vinte da Rawlings con suo partito, ilNational Democratic Congress (NDC), mentre nel 2000 e nel 2004 è J.A. Kufuor, a capo del NewPatriotic Party (NPP) a guidare il Ghana.

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espressione di un multipartitismo(29) in cui però i partiti che davvero si contende-vano la maggioranza erano due, NPP e NDC(30), riducendo quindi la dialettica poli-tica, soprattutto a livello locale, ad un bipolarismo di fatto. La questione del bipo-larismo in Ghana è stata tema di dibattito dell’analisi politica(31), con spunti inte-ressanti di riflessione. È evidente che esiste un modello bipartitico nazionale che alivello regionale è sostenuto e rinforzato non da una mera replica del sistema na-zionale stesso, ma da una più complessa e multi sfaccettata rete che va da modellisegnati dalla predominanza di un solo partito a modelli fondati sul multipartiti-smo. Ponendo sempre l’accento sulla fluidità delle tendenze di voto a seconda delcontesto, è comunque da notare che le elezioni 2008 sono state caratterizzatedalla pressoché totale predominanza dei due maggiori partiti, NDC e NPP. I risul-tati del primo turno delle elezioni presidenziali (seguite dal ballottaggio del 28 di-cembre, che ha dato la vittoria all’NDC), hanno fornito i seguenti eloquenti risul-tati: NPP (49,13%), NDC (47,92%), CPP (1,34%), PNC (0,87%), DFP (0,33%), DPP

(0,10%), RPD (0,08%)(32). Questo netto bipolarismo, confermato anche dai risul-tati delle tornate elettorali precedenti(33), è stato motivato da diversi studiosi coninteressanti riferimenti al regionalismo(34), all’etnicità(35), alle differenze genera-zionali e di posizione sociale(36). Credo, però, che il riferimento allo studio di casoci possa fornire un ulteriore spunto per leggere queste tendenze.

A Saboba, i candidati per la posizione di Membro del Parlamento eranoquattro: Charles Bintin (NPP), Joseph Bukari (NDC), Bismark Penajah (CPP) e Ken-neth Wujangi (DFP). Quest’ultimo è un personaggio molto conosciuto e apprez-zato nella comunità, gestisce una piccola ong locale che si occupa di sviluppodella scolarizzazione nei villaggi, è stato il presidente della Konkomba Youth Asso-

(29) I partiti che si sono presentati alle elezioni 2008 sono otto: New Patriotic Party (NPP),National Democratic Congress (NDC), Convention Peoples’ Party (CPP), Democratic Freedom Party(DFP), Reformed Patriotic Democrats (RPD), Ghana National Party (GNP), Peoples National Con-vention (PNC), Great Consolidated Popular Party (GCPP).

(30) NPP e NDC sono i partiti che oggi esprimono le due tradizioni politiche storiche delGhana. L’NPP si richiama all’eredità di nazionalisti come J.B. Danquah e K. Busia, con una ten-denza liberale e conservatrice, mentre l’NDC si rifà ad un tradizione legata all’opzione socialistapraticata da K. Nkrumah.

(31) Si vedano, per esempio, S.I. LINDBERG - M.C.K. MORRISON, Exploring voter align-ments in Africa: core and swing voters in Ghana, in “The Journal of Modern African Studies”, 43(4), 2005, pp. 565-586; M.C.K. MORRISON - HONG JAE WOO, Ghana’s political parties: howethno/regional variations sustain the national two-party system, in “The Journal of Modern Afri-can Studies”, 44, 4 (2006), pp. 623-647.

(32) Fonte: Electoral Commission of Ghana. (33) Elezioni 1996: NDC (57,3%), NPP (39,7%), altri partiti (3%). Elezioni 2000: primo

turno NDC (44,8%), NPP (48,4%), altri partiti (6,8%); ballottaggio NDC (42,6%), NPP (57,4%).Elezioni 2004: NDC (44,6%), NPP (52,5%), altri partiti (2,9%). Fonte: www.ghanaweb.com

(34) Si veda M.C.K. MORRISON - HONG JAE WOO, op. cit., 2006.(35) Si vedano FREMPONG A. - KAAKIRE DUKU, Ghana’s election 2000: the ethnic under

current, in J.R.A. AYEE (ed), op. cit (vol. one), 2001, pp. 141-159; P. NUGENT, Ethnicity as an ex-planatory factor in the Ghana 2000 elections, in “African issues”, Vol. 29, No. 1-2, 2001 (b), pp.2-7.

(36) Si veda S.I. LINDBERG - M.C.K. MORRISON, op. cit., 2005.

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ciation (KOYA) durante gli anni della lotta contro la subordinazione deiKonkomba rispetto ai più potenti gruppi vicini e, poi, durante la guerra civile del1994. È un uomo colto, un’insegnante, influente e stimato da tutti, che nel 2008ha deciso di presentarsi per la prima volta come candidato alle elezioni. Teorica-mente, le possibilità di “Ken” di raccogliere consensi all’interno della propria co-munità erano molto alte, ma la scelta di candidarsi per un partito minore lo hafortemente penalizzato. La sua opzione, dettata dalla possibilità di lavorare piùautonomamente e scegliere una linea politica più consona ai bisogni della comu-nità, nonché dalla mancanza di spazio in partiti più strutturati che avevano già datempo i loro candidati, è stata percepita negativamente dagli elettori. Alle mie do-mande su chi reputassero più adatto tra tutti gli aspiranti MP, molti hanno rispo-sto che apprezzavano moltissimo Kenneth Wujangi ma che non aveva alcun sensovotare per un partito che non avrebbe mai vinto le elezioni presidenziali. La per-cezione corrente, infatti, è quella secondo cui un parlamentare può fare poco peril suo distretto se è parte di uno schieramento che non governa il paese, mentrepuò disporre di molti più “fondi per lo sviluppo” se il suo partito vince le ele-zioni.

Il bipolarismo di fatto è certamente sostenuto anche da queste tendenze. Ilvoto, in pratica, è ripartito tra i due partiti che oggi rappresentano le due tradi-zioni politiche che hanno fatto la storia del Ghana contemporaneo e che quindidispongono dei fondi necessari per avere un apparato di sostegno e rappresen-tanza che li renda delle forze credibili nel panorama nazionale. In Ghana, infatti,non ci sono finanziamenti pubblici ai partiti. È il partito al potere che ha a dispo-sizione più fondi (governativi) per la propria campagna elettorale. Ne consegueche sono NPP e NDC, che hanno gestito il potere durante la quarta Repubblica, adavere più risorse economiche per organizzare comizi ed esprimere la propria pre-senza sul territorio.

In questo quadro, il voto subisce decisive tendenze regionali in quanto,delle dieci regioni del paese, Ashanti, Brong-Ahafo, Western, Central, Easternhanno rappresentato nel corso degli ultimi due decenni il bacino elettorale prefe-renziale dell’NPP; l’NDC, invece, ha una preponderanza schiacciante nella VoltaRegion, nelle tre regioni del nord (Northern Region, Upper West e Upper East),nella Central Accra Region e, a fasi alterne, nella Western Region. Uno dei motiviè riscontrabile nell’orientamento che caratterizza l’NDC, di maggiore attenzionealle periferie, che ha sempre trovato larghi consensi nelle zone più emarginate esottosviluppate del nord e della parte orientale del paese. L’NPP, invece, di orien-tamento più liberale, ha trovato un certo seguito nelle regioni più industrializzatee produttive del paese. Queste tendenze sono rimaste abbastanza stabili dal 1992ad oggi, registrando però variazioni locali che dimostrano quanto l’analisi dei casispecifici introduca nuovi elementi per leggere i mutamenti della dinamica eletto-rale in un paese lontano dall’essere uniforme, sia dal punto di vista economico, siada quello politico e sociale.

Il nord è un’area fortemente sottosviluppata rispetto al resto del paese. Ilforte legame dell’NDC con questa regione è dovuto principalmente al fatto che le

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infrastrutture esistenti, in particolare le principali strade asfaltate e l’allaccia-mento alle linee elettriche, sono sostanzialmente opera del governo NDC guidatoda J.J. Rawlings. Durante gli otto anni di governo NPP pochissimi sono stati gli in-terventi di sviluppo nella regione e nessuna chiara posizione è stata espressa ri-guardo alle numerose crisi di chieftaincy(37) che hanno interessato l’area, tanto darafforzare la marginalizzazione del nord e l’opinione corrente che l’NPP sia unpartito “del sud” interessato solo allo sviluppo delle più fiorenti regioni meridio-nali.

Le dinamiche elettorali degli ultimi anni, però, hanno subito costanti muta-menti rispetto al trend regionale di supporto all’NDC. Gli equilibri locali, infatti, sigiocano in gran parte sulla capacità che i diversi rappresentanti di partito dimo-strano nel gestire la profonda conflittualità che caratterizza l’area.

Il distretto di Saboba rappresenta un esempio interessante se ci proponiamodi considerare conflittualità e marginalità come elementi fortemente condizio-nanti la campagna elettorale e il suo linguaggio. I già citati disagi che distinguonola zona — e che sono comuni a buona parte del Ghana settentrionale — uniti allapressoché totale assenza di servizi di informazione attraverso i quali il cittadinopossa percepirsi come parte di una realtà nazionale, portano inevitabilmente glielettori a scegliere un partito che si interessi alla loro posizione periferica promet-tendo il superamento dell’emarginazione sociale, politica ed economica. Nellapratica, ciò si traduce in un voto che “faccia gli interessi dei Konkomba”, svinco-landosi quindi da dinamiche regionali e nazionali. Molte delle persone con cui hoparlato e che si descrivevano come “stanchi dell’NPP” ritenevano importante sot-tolineare che non stavano esprimendo un giudizio negativo sull’operato del go-verno, ma sul proprio MP che, secondo l’opinione più diffusa, aveva approfittatodella sua posizione per arricchirsi e non per portare lo sviluppo sperato a Saboba.

Un ulteriore punto di vista importante mi è stato dato dalle conversazioniche ho avuto con i Konkomba che dal distretto di Saboba si sono spostati ad Ac-cra, capitale del paese, per gestire il fiorente mercato dell’igname. Durante le mievisite al mercato, punto nevralgico della crescente importanza economica deiKonkomba, produttori e commercianti di un tubero fondamentale nell’alimenta-zione ghanese, molti mercanti hanno accettato di condividere con me le loro im-pressioni sulla politica e sulle imminenti elezioni. Il loro punto di vista mi è statomolto utile per problematizzare una presunta uniformità di voto per classe so-ciale, espressa per esempio dagli studi di Morrison(38), in quanto i commercianti

(37) Con “crisi di chieftaincy” si intendono i frequenti conflitti che avvengono all’internodi una stessa popolazione per questioni di successione al trono reale del Paramount Chief, ilcapo supremo, figura estremamente importante per la gestione delle risorse locali. La regionedel nord è stata colpita di recente dal più sanguinoso conflitto di successione del Ghana contem-poraneo: nel 2002 lo Ya Na, re dei Dagomba, è stato assassinato con altre 40 persone nel suo pa-lazzo reale. Nonostante l’istituzione di numerose commissioni di inchiesta (si veda “Republic ofGhana, Waku Commission, C.I. 36/2002”) nessun colpevole è ancora stato assicurato alla giu-stizia.

(38) Si veda S.I. LINDBERG - M.C.K. MORRISON, op. cit., 2005.

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che ho ascoltato hanno espresso tendenze di voto assai differenti. “Io voglio vo-tare l’NDC, vogliamo un cambiamento. Poi l’NDC è sempre stato vicino aiKonkomba, è stato Rawlings il primo a dire power to the people, a interessarsi allacondizione dei Konkomba e a darci una possibilità di sviluppo. Il primo parla-mentare konkomba, infatti, è salito al potere con l’NDC”(39). “Io sostengo l’NPP, èun partito che ha investito molto sui Konkomba, infatti ben cinque Capi distretto(District Chief Executive, DCE) nominati da questo governo sono dei Konkomba:quelli di Saboba, Kpandai, Wulensi, Kpasa, Bunkurugu Yunyoo. Inoltre l’MP diKpasa, un Konkomba, è diventato Ministro per la Volta Region. E poi Kufuor hariconosciuto l’autorità del nostro Paramount Chief ricevendolo al palazzo presi-denziale. Ha promesso di aiutare i Konkomba a salire la scala del potere, così fini-ranno tutti i soprusi”(40).

Due sono gli elementi che emergono in quest’ultimo discorso ma che per-corrono costantemente tutta l’analisi del processo elettorale a Saboba. In primoluogo ritroviamo una sorta di “etnicismo”, una tendenza che spinge verso unascelta che privilegi nettamente il proprio gruppo di appartenenza, che risulta piùimportante di un interesse corporativo. In secondo luogo appare ancora, in uncontesto che riguarda la politica statuale, l’elemento “potere tradizionale” che,per quanto possa sembrare finora un elemento marginale della campagna eletto-rale, non lo è affatto. La situazione politica interna ai Konkomba costituisce unbuon modello per osservarne gli intrecci con la politica “partitica”.

La chieftaincy. Connessioni politiche

I Konkomba, che costituiscono la maggioranza della popolazione del di-stretto di Saboba, stanno vivendo, negli ultimi vent’anni, una transizione socio-politica che presenta delle particolarità paradigmatiche se dobbiamo affrontare,come in questa sede, un discorso sulle dinamiche di potere e sui soggetti, pub-blici, privati e “tradizionali” che il potere lo maneggiano e lo utilizzano a propriofavore, entrando in una complessa dialettica l’uno con l’altro.

I Konkomba, gruppo definito dall’antropologia sociale come “senza stato”o “a potere diffuso”, vivono una condizione di eterna contesa con le popolazionilimitrofe a potere centralizzato nella continua definizione degli spazi e degli am-biti di influenza(41). Ciò che li relega oggi in una posizione fortemente minoritariaè certamente legato ad un passato precoloniale, quando costituivano la “perife-ria” di gruppi vicini organizzati in base a istituzioni politiche centralizzate (chief-taincy). La condizione di subordinazione si è radicalizzata durante il periodo co-loniale quando il governo britannico, al fine di amministrare più efficacemente i

(39) Conversazione con P. D., Accra, 12/11/2008.(40) Conversazione con B. K., Accra, 12/11/2008.(41) Per un’analisi sulla duttilità dei sistemi “a potere diffuso” si veda, tra gli altri, G. BA-

LANDIER, Antropologia politica, Roma, Armando Editore, 2000 (ed. or. 1967).

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possedimenti della Costa d’Oro — oggi Ghana — ha affidato ai gruppi centraliz-zati la gestione dei territori. Di conseguenza, si è formalizzata la situazione di vas-sallaggio e dipendenza dei gruppi “senza stato”, divenuti così semplici periferiedipendenti dai regni organizzati. Lo status quo non ha subìto sostanziali modifi-che a seguito del processo di indipendenza, favorendo la formazione di un conte-sto altamente conflittuale, la cui portata si è resa nota all’opinione pubblica conl’esplosione delle ostilità dapprima nel dicembre 1981, poi con più violenza nelfebbraio 1994. Queste guerre civili, che non sono state risolte ma solamente se-date, hanno assunto negli anni successivi una posizione minoritaria nell’agendapolitica dello stato-nazione del Ghana, lasciando l’area in una delicata situazionedi conflitto latente. Dal 1994 ad oggi, nonostante i diversi governi centrali non ab-biano lavorato davvero per mutare i precari assetti della regione settentrionale, iKonkomba hanno dato vita a quello che chiamerei un movimento su basi comuni-tarie per mutare gli assetti politici locali e di fatto con l’obiettivo di ridefinire, suvari fronti, i rapporti con i gruppi limitrofi e il governo centrale.

Il nocciolo della questione è rappresentato dal fatto che i Konkomba nonpossiedono una chieftaincy riconosciuta né a livello locale né a livello nazionale, ilche significa, nella pratica, da un lato che non sono parte della Regional House ofChiefs(42), dall’altro lato che non controllano direttamente attraverso i propri rap-presentanti l’uso, la gestione e la cessione della terra che, in una società prevalen-temente agricola, è il bene più prezioso in mano ad una comunità, sia dal punto divista economico sia da quello rituale. La terra in Ghana, infatti, è controllata perl’80-90% dal sistema tradizionale(43).

Il fatto che, come cittadini del Ghana, essi possano candidarsi alle elezioni,diventare parlamentari, essere nominati Capi distretto o membri dell’AssembleaDistrettuale — che sono gli organi del governo locale — non muta il rapporto disubordinazione che vivono rispetto ai gruppi limitrofi strutturati secondo la chief-taincy. Avere un sistema di rappresentanza basato su capi riconosciuti, come ab-biamo visto, dà un rapporto privilegiato con la terra, in quanto fornisce la ge-stione diretta dei diritti fondiari. Sono quindi i Paramount Chiefs di Dagomba eNanumba che, a capo delle rispettive aree di controllo (Traditional Areas) entrole quali sono inserite le terre occupate e coltivate dai Konkomba, hanno ancoraoggi l’ultima parola sull’uso e la cessione del territorio.

(42) La Costituzione del Ghana (1992) riconosce, insieme alle istituzioni di governo lo-cale su basi parzialmente elettive, le istituzioni di governo tradizionale, dette di chieftaincy. LaRegional House of Chiefs è un organismo regionale composto da un certo numero di capi chehanno facoltà decisionale sulle questioni di chieftaincy che interessano la propria regione: no-mina, elezione o deposizione di capi; giurisdizione sulle terre controllate dallo stool (per ilGhana del sud) e dalla skin (per il settentrione; letteralmente “sgabello” e “pelle”, sono i simboliche rappresentano il potere tradizionale, su cui si siede il capo); occuparsi delle dispute di chief-taincy; definire le regole tradizionali e le linee di successione applicabili per ogni seggio regale.(Constitution of the Republic of Ghana, Chapter 22, Art. 274).

(43) K. KASANGA - N.A. KOTEY, Land management in Ghana: building on tradition andmodernity, London, International Institute for Environment and Development, 2001, p. 13.

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Non essere “insigniti” dell’istituzione della chieftaincy è diventato, per iKonkomba, un problema cruciale sia per la gestione della terra e dei profitti chese ne possono ricavare, sia per la questione della rappresentanza politica. Esiste,infatti, nel Ghana contemporaneo, un legame molto stretto tra chieftaincy, dirittidi cittadinanza e appartenenza alla nazione. La gestione delle risorse locali è sì inmano ai Ministri Regionali, ai Capi distretto, alle Assemblee Distrettuali, ma an-che e inevitabilmente ai capi locali che, come abbiamo visto, amministrano laterra e le risorse naturali.

Risulta evidente che non è sufficiente avere una rappresentanza negli orga-nismi del governo locale per usufruire dei diritti di cittadinanza ma che, nel Ghanacontemporaneo, i piani da coprire sono due, quello governativo e quello cosid-detto tradizionale. I Konkomba, allora, si costruiscono una legittimità politica pro-prio attraverso la costruzione di un sistema politico “tradizionalmente” konkombariproducendo la chieftaincy dei gruppi limitrofi, strumento fondamentale sia perdefinire l’appartenenza alla nazione, sia per ribadire la propria autoctonia.

La campagna elettorale 2008 è un utile osservatorio per analizzare il modoin cui i Konkomba articolano il proprio discorso politico, utilizzando sia i discorsipropri del sistema politico nazionale, sia le retoriche del sistema politico “tradi-zionale”. Secondo la Costituzione del 1992, che ha inaugurato il ritorno delGhana al parlamentarismo democratico, i capi non possono essere eletti nelle filedi un partito(44) e, di conseguenza, non potrebbero prendere parte attiva nellacampagna elettorale. Osservando da vicino le dinamiche del processo pre-eletto-rale, però, è possibile notare come l’elemento “capi tradizionali” sia costante-mente presente, nel nostro caso anche in un gruppo che non sarebbe “tradizional-mente” legittimato ad averli.

Nel distretto di Saboba, infatti, un candidato al seggio in parlamento, e ilpartito per cui corre, sono tanto più apprezzati quanto più si dimostrano in gradodi giocare sui due fronti: promettere (e mantenere) investimenti sullo sviluppo deldistretto e prendersi cura del problema della marginalità della chieftaincy locale.Quest’ultimo punto è evidente nei discorsi di numerosi capi konkomba che dele-gano allo “stato” la responsabilità di fare pressioni sulla Regional House of Chiefsperché riconosca anche ad altri gruppi, oltre ai maggioritari Dagomba, Nanumba,Gonja e Mamprusi, il diritto di vedersi attribuita un’area di influenza per metterefine, cito le parole di un capo di Saboba, ad una situazione in cui “alcuni sono cit-tadini, altri restano sudditi”(45). È chiaro quindi come sia percepito in modo pre-ciso uno stretto legame tra chieftaincy e appartenenza alla nazione. Quei gruppiche, con l’avvento del colonialismo britannico hanno visto formalizzare l’autoritàdei propri capi e delle proprie strutture di potere accentrato, sono oggi cittadini apieno titolo perché possono gestire autonomamente i diritti fondiari. Chi è rima-sto, come i Konkomba, alla periferia di questi regni è ancora oggi, dopo cin-quant’anni di indipendenza, in una posizione subordinata.

(44) Constitution of the Republic of Ghana, 1992, Chapter 22, Art. 276.(45) Conversazione con A. K. Saboba, 27/11/2008.

NOTE E TESTIMONIANZE 331

Questo è uno dei punti cruciali delle discussioni che ho avuto con molti capie sottocapi konkomba nel distretto di Saboba. Quando ho chiesto se il governoprecedente fosse stato un buon governo e perché, mi è stato risposto in modo af-fermativo, poiché ha nominato molti Konkomba in posizioni di potere e perchéJohn A. Kufuor, il presidente uscente, in viaggio di rappresentanza nellaNorthern Region, è andato in visita ufficiale al palazzo dell’Uchaboborr, legitti-mando così la sua posizione sia rispetto ai Paramount Chiefs delle popolazioni li-mitrofe (Dagomba, Nanumba, Gonja), sia nei confronti degli altri due ParamountChiefs konkomba.

Ecco che qui si inserisce un altro importante elemento che determina lacomplessità della condizione politica dei Konkomba e indica quanto le due realtà,statuale e “tradizionale”, siano in costante scambio. Il conflitto interetnico del1994, infatti, si è concluso con la nomina, mai ufficializzata alla Regional House ofChiefs, non di un unico Paramount Chief(46), bensì di tre capi supremi per iKonkomba. Lo Ya Na, re dei Dagomba e capo della Northern Regional House ofChiefs, approfittando della divisione clanica e della forte litigiosità interna aiKonkomba, ha concesso loro tre paramountcy: l’Uchaboborr, capo del più nume-roso clan Chabob, il Sanguli oborr (clan Bimomkpem) e in Nambiri oborr (clanKutultib). Questa mossa politica dello Ya Na si inscrive nella dinamica di gestionee discussione degli equilibri e degli ambiti di influenza tra diversi gruppi in questaregione ad alta conflittualità. Oggi è evidente che questa mossa volta a dividere etimperare non facilita l’accesso alla rappresentanza politica tradizionale in quanto,per accedere alla Regional House of Chiefs ad esercitare il proprio ruolo, il caposupremo di un gruppo deve essere uno solo e riconosciuto da tutti.

Le ragioni per cui sia stata adottata proprio questa strategia per mantenere iKonkomba in una condizione di stallo politico affondano le loro radici nel pas-sato coloniale e sono troppo complesse per essere trattate compiutamente in que-sta sede; ma vale la pena di accennarle perché è proprio in queste conflittualità in-terne che si esplicita un’altra connessione con la politica statuale.

Nelle elezioni di quest’anno il candidato NCD e vincitore del seggio parla-mentare appartiene alla famiglia reale dell’Uchaboborr. Benché, come ho già ac-cennato, i capi non possano fare politica attiva, fra i sostenitori dell’NPP serpeg-giava un certo malcontento per quella che era percepita come una posizione privi-legiata: “è ovvio che la famiglia del Paramount Chief appoggerà la candidaturadell’NDC. Anche se non si presenteranno ai comizi, lo sanno tutti che il capo è conNikpe [Joseph Bukari, candidato NDC]”(47).

Il candidato NPP, a quel punto, aveva, assieme al suo entourage, spostato leattenzioni sui capi di Nambiri e Sanguli, spezzando quella logica che vede iKonkomba più istruiti e politicamente attivi concordi nel cercare di appoggiaretutti lo stesso Paramount Chief, al fine di diventare competitivi rispetto agli altri

(46) I “capi supremi” konkomba, proprio in quanto nominati da un altro capo supremo,lo Ya Na, sono in posizione a lui subordinata.

(47) Conversazione con A. Z. Saboba, 1/12/2008.

332 NOTE E TESTIMONIANZE

gruppi. Infatti la retorica anti-konkomba di una parte dell’élite dei regni limitrofifa leva proprio sulla frammentarietà e litigiosità interna dei Konkomba, rappre-sentandoli quindi come un gruppo non unitario e, per questo, illegittimo deten-tore della chieftaincy.

Ad ogni modo è evidente, come afferma Valsecchi, che “se dovessimo far ri-ferimento ad un modello dicotomico tra “élite moderna” ed “élite tradizionale”nell’analizzare il tipo di background sociale, in particolare familiare, dei membridell’élite nazionale […] non riusciremmo assolutamente a districarci: ci scontre-remmo col fatto che i due supposti “ambiti distinti” sono in realtà uno ed un solocontesto, all’interno del quale i medesimi individui molto spesso sarebbero ascri-vibili all’uno e all’altro ordine”(48). A questo proposito un’altra storia individualepuò essere presa in esame. Il ventinovenne E. K., figlio di un influente sottocapodi Saboba, torna a Saboba da Londra dove studia economia all’università, e si can-dida alle “primarie” dell’NPP per diventare il candidato parlamentare del suo di-stretto, non riuscendo però a scalzare l’MP Charles Bintin. Nonostante la sconfitta,E. K. continua a lavorare nelle fila dell’NPP durante la campagna elettorale, piani-ficando un percorso preciso per se stesso, che prevede una candidatura alla pros-sima tornata: “Sono tornato per fare politica per la mia gente. Non sono statoscelto io quest’anno perché manco da sei anni, ero in Inghilterra, ma ora starò quie riprenderò contatto con la gente e i suoi problemi”(49). Alle mie domande suisuoi progetti futuri, e sul possibile “conflitto di interessi” nel candidarsi alle ele-zioni essendo figlio di un capo tradizionale, ha risposto risoluto “non c’è alcun pro-blema perché il capo è mio padre, non io. Ma è possibile che anch’io un giorno di-venti capo, vorrei diventarlo. Quali migliori credenziali di una formazione acca-demica all’estero e di un percorso politico in parlamento per essere un buoncapo?”(50).

Oltre alle riflessioni sulla complessità della costruzione dell’autorità, e sullavarietà degli ambiti chiamati a comporla, vediamo ancora una volta come i due si-stemi, “tradizionale” e “moderno”, siano due facce della stessa medaglia. L’ipo-tesi di carriera di E. K, ma anche quella del candidato vincente Joseph Bukari,membro influente della famiglia dell’Uchaboborr, parla di due ambiti che ven-gono considerati uniti e inestricabili, entrambi un ponte per raggiungere l’altro:l’uno serve ad accumulare credenziali per accedere all’altro e viceversa. Come sievince chiaramente dallo studio di Logan, anche qui, a livello locale, non si perce-pisce una sostanziale incompatibilità tra posizioni tradizionali e ruoli partitici(51).

Per essere parte del moderno stato del Ghana, costituito di fatto sia da un

(48) P. VALSECCHI, Linguaggi di potere. La “rinascita” delle autorità tradizionali in Africaoccidentale, in P. VALSECCHI (a cura di), Cultura, politica, memoria nell’Africa contemporanea,Roma, Carocci, 2006, p. 41.

(49) Conversazione con E. K., Saboba, 02/12/2008.(50) Conversazione con E. K., Accra, 09/01/2009.(51) Si veda C. LOGAN, Selected chiefs, elected councillors and hybrid democrats: popular

perspectives on the co-existence of democracy and traditional authority, in “Journal of ModernAfrican Studies”, 47, 1 (2009), pp. 101-128.

NOTE E TESTIMONIANZE 333

governo democraticamente eletto sia da un sistema di chieftaincy riconosciuto,approvato e tutelato(52), bisogna quindi essere inseriti in entrambe le sfere politi-che. Da ciò deriva che non si può parlare di due sistemi distinti, ma di una dina-mica politica che si fonda nella connessione tra il sistema politico statale e la chief-taincy, dove uno legittima l’altro nella corsa al potere e nella gestione della cosapubblica.

Un voto etnico?

A questo punto credo sia utile considerare se e come l’identità etnica abbiagiocato un ruolo determinante nelle scelte politiche operate dai cittadini ghanesinelle elezioni presidenziali del 2008. L’elemento etnico, che pervade gran partedelle analisi politiche sui processi elettorali degli stati africani contemporanei(53),è certamente presente anche nella realtà sociale del Ghana, ma ritengo che debbaessere discusso alla luce di altri fattori, come la conflittualità e la marginalità. An-che in questo caso è lo studio della situazione particolare del distretto di Sabobache introduce uno spunto interessante per la comprensione di un concetto spessoabusato.

È importante sottolineare subito quanto siano numerosi gli studi che ten-dono a costruire un’immagine fluida e dinamica del paradigma identitario(54) so-prattutto in un paese come il Ghana che, a differenza di stati come il Kenya o laNigeria, non ha una storia attraversata da costanti rivendicazioni “etniche” ancheperché non presenta, come sostiene Nugent, delle “super tribes”(55) (con l’ecce-zione dell’Asante) in grado di catalizzare completamente l’attività di una partico-lare parte politica. Tuttavia l’etnicità può diventare uno strumento politico ed es-sere mobilitata con effetti spesso dirompenti, come dimostra il caso della guerrainter-etnica tra Konkomba, Dagomba e Nanumba. Detto questo, è possibile par-lare di una tendenza “etnica” nelle scelte degli elettori?

L’elemento identitario è stato una costante nelle numerose conversazioniche ho avuto durante la campagna elettorale con i cittadini di Saboba. Tuttavia, ilforte sentimento identitario presente in questo contesto non si è tradotto in un

(52) Constitution of the Republic of Ghana, 1992, Chapter 22, Art. 270.(53) Per uno sguardo sull’utilizzo del paradigma dell’etnicità nella politica africana con-

temporanea si veda C.M. YOUNG, Nationalism, ethnicity and class in Africa: a retrospective, in“Cahiers d’études africaines”, 103, XXVI-3, 1986, pp. 421-495; T.H. ERIKSEN, Ethnicity and na-tionalism. Athropological perspectives, London, Pluto Press, 1993; C. LENTZ, “Tribalism” andethnicity in Africa: a review of four decades of anglophone research, in “Cahiers des sciences hu-maines”, 31, no. 2, 1995, pp. 303-28.

(54) Si veda per esempio C. LENTZ - P. NUGENT (eds), Ethnicity in Ghana. The limits ofinvention, London, MacMillan, 2000.

(55) P. NUGENT, Ethnicity as an explanatory factor in the Ghana 2000 elections, in “Afri-can issues”, Vol. 29, No. 1-2, 2001 (b), pp. 2-7. Con il termine “super tribes” si intendono quellepopolazioni che riescono, per importanza numerica e politica, a catalizzare l’attività di un par-tito o di una fazione diventando, così, delle forze politiche in se stesse.

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netto schieramento dei Konkomba per un partito in particolare. I risultatidelle elezioni per il seggio in Parlamento danno un indizio chiaro in proposito,che si aggiunge all’ immagine che già emerge dalle conversazioni con gli elettori: ivoti si distribuiscono in maniera piuttosto equa tra i due partiti maggiori, NPP eNDC, come illustra la tabella sottostante.

Tabella 1: Election of Parliamentary computation of results for Saboba Consti-tuency, 7th December 2008.

NPP NPP NDC NDC DFP DFP CPP CPP Totale Totale Totale Totale Affluenzan° % n° % n° % n° % voti voti votanti votanti alle urne

voti voti voti voti validi nulli alle urne registrati %8944 43% 10331 49% 571 3% 993 5% 20872 640 21512 26423 80.88%

Fonte: Electoral Commission of Ghana.

È evidente, a mio avviso, che non siamo di fronte ad un “voto etnico”, bensìad una scelta elettorale che, nonostante il filo rosso dell’identità accomuni la mag-gioranza delle opinioni che ho raccolto tra i cittadini, ci obbliga a spostare l’atten-zione verso la problematica della marginalità. Votare un candidato ritenuto ingrado di portare avanti le istanze di emancipazione dei Konkomba è, in questocaso, una scelta politica che ha più a che fare con la marginalità che si nutre dellinguaggio etnico, elemento tanto dinamico e in continua costruzione da risultareperfettamente adatto allo scopo.

Possiamo quindi affermare che il paradigma etnico non è certo una perico-losa trappola radicata nel profondo delle strutture sociali africane, bensì rappre-senta uno strumento e un linguaggio politico che diventano particolarmente fe-condi quando l’esclusione di determinati gruppi dalla vita politica, sociale ed eco-nomica dell’intero paese dà vita a movimenti di emancipazione che rimangonosenza voce. L’emarginazione della lingua konkomba dai programmi radiofonici co-stituisce un buon esempio a questo proposito. Già dalla tornata elettorale prece-dente (2004), come ho potuto notare nelle mie precedenti visite nella comunità, laKOYA (Konkomba Youth Association) e molti intellettuali locali si erano scagliaticontro la decisione di Radio Savannah, emittente di Tamale, di non mettere inonda alcuna trasmissione, neppure di aggiornamento elettorale, in likpakpaaln(56).Il discorso costruito sulla necessità di avere una voce che li rappresentasse, soprat-tutto alla radio che è il mezzo di comunicazione più diffuso tra le piccole comunitàdi contadini di Saboba, ha dato vita ad un discorso fortemente incentrato sull’iden-tità e sulla lotta ad un’esclusione dai media pianificata a tavolino dai gruppi limi-trofi, organizzati secondo la chieftaincy, che sono interessati a mantenere iKonkomba in una posizione periferica, soprattutto dal punto di vista politico.

L’elemento etnico, quindi, risorge e ricompare con forza come strumentopolitico in condizione di esclusione: sta alla politica non utilizzarlo a scopo eletto-rale, rischiando di conseguenza una “etnicizzazione” del voto.

(56) Da una conversazione con K. W. Saboba, 26/04/2008.

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Alcune conclusioni

L’analisi dei passaggi salienti della campagna elettorale del 2008 in un pic-colo distretto del Ghana settentrionale risulta utile ad un’analisi più generaledelle dinamiche politiche nel Ghana contemporaneo.

L’enfasi posta sul concetto di democrazia, sia dai media ghanesi sia daglistudi politologici, merita una riflessione alla luce degli elementi emersi nello stu-dio di caso. Credo sia doveroso premettere che le elezioni 2008 sono avvenute inun contesto pacifico in cui la libertà di espressione è stata garantita. La situazioneche è emersa è una in cui l’elettore è piuttosto consapevole della realtà in cui è ca-lato e spesso dispone di un certo margine reale d’azione per contribuire al suomutamento. Come afferma J.-F. Bayart, però, non sono certo elementi sufficientiper affermare che sia in atto una sostanziale “democratizzazione” del sistema(57).Il percorso compiuto seguendo le dinamiche elettorali ci impone piuttosto di ri-flettere a fondo sulla complessità del concetto di democrazia in un contesto in cuiuna tale varietà di attori e pratiche entra nel gioco della politica.

L’analisi della situazione particolare di Saboba, nonostante i suoi tratti spe-cifici, ci parla di una commistione tra istituzioni che sono espressione del contestostorico e culturale locale (“tradizionali”) e istituzioni originate e sostenute dalquadro dello stato che è diffusissima nel Ghana di oggi. Maxwell Owusu sostieneche “la democrazia in Ghana non può essere pensata senza l’elemento chieftaincyche, anche se si basa su ineguaglianze sociali, incorpora valori condivisi”(58). Nonsolo: la chieftaincy è anche uno strumento importante per l’accesso a una risorsafondamentale come la terra, attraverso la gestione dei diritti fondiari. La strategiaseguita dai Konkomba, che mirano all’ottenimento di uno statuto “tradizionale”per essere legittimati di fronte agli altri gruppi, dimostra più di ogni altra conside-razione quanto la chieftaincy rappresenti un elemento costitutivo della vita poli-tica del Ghana(59). E tuttavia, possiamo considerarla uno strumento fondamen-tale per rafforzare la “democratizzazione”? In realtà, visto che alcuni gruppi nesono sistematicamente esclusi, è difficile percepire il sistema politico “tradizio-nale” come una sorta di ponte tra la popolazione e le istituzioni dello stato(60).

Insomma, è sufficiente che un paese riesca a condurre libere elezioni per es-sere definito “democratico”? Forse ci può venire in aiuto l’analisi critica dei Co-

(57) J.-F. Bayart in J.-F. BAYART - A. MBEMBE - C. TOULABOR, Le politique par le bas enAfrique noire, Paris, Karthala, 1992, pp. 81-82.

(58) M. Owusu in J. PALEY, Towards an anthropology of democracy, in “Annual Review ofAnthropology”, vol. 31, 2002, p. 474.

(59) Si veda anche C. LENTZ, “Chieftaincy has come to stay”: la chefferie dans les sociétésacéphales du Nord-Ouest Ghana, in “Cahiers d’Études africaines”, 159, XL-3, 2000, pp. 593-613.

(60) Si vedano a questo proposito, con un particolare riferimento all’accesso ai diritti fon-diari S. BERRY, Debating the land question in Africa, in “Comparative Studies in Society and Hi-story”, 44, 4 (2002), pp. 638-668; P.E. PETERS, Inequality and social conflicts over land in Africa,in “Journal of Agrarian Change”, vol. 4, n° 3, July 2004, pp. 269-314.

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maroff che affermano: “la transitività culturale del concetto di democrazia è in sestessa profondamente problematica. Posto che il suo significato è difficilmentenon ambiguo o non contestato in ambito occidentale, quanto più oscuro diventain Africa, dove vasti assortimenti di culture dinamiche ed evanescenti portanocon sé le proprie teorie e pratiche della politica, della personalità, del potere, dellarappresentazione?”(61). A questo proposito, è Claude Ake a condurci ad un altrolivello di lettura, suggerendo che i principî democratici — quali la diffusa parteci-pazione, il consenso dei cittadini, la responsabilità pubblica di chi governa — do-vrebbero contare di più delle specifiche istituzioni che le incorporano. Do-vremmo accettare e fare in modo, secondo Ake, che siano i principî democratici aprevalere, in un’ampia varietà di pratiche politiche che ovviamente variano a se-conda delle condizioni storiche(62).

Anche se queste questioni racchiudono gran parte delle conclusioni versocui mi ha condotto il lavoro sul processo elettorale in Ghana, credo sia necessarioaggiungere un altro spunto critico. Molto più dei contributi sopracitati, che perquanto condivisibili non sciolgono tuttavia il nodo gordiano sull’uso del concettodi democrazia, è sicuramente il grande divario tra centro e periferia, e tra gruppi“maggioritari” e gruppi “minoritari”(63) che per il cittadino ghanese è al centro diquella che possiamo definire la “problematica democratica”. Un paese che nongarantisce equo accesso all’informazione e alla scolarizzazione, per esempio, pro-durrà una grave differenza nei criteri con cui, al centro o in periferia, si “sceglie”un determinato candidato. Lo studio di caso condotto a Saboba suggerisce comenei distretti più marginali sia il fattore personale ad assumere una valenza chiavenell’elezione (mancano, infatti, altri riferimenti come i quotidiani e i programmielettorali in televisione), circoscrivendo la prospettiva dell’area entro orizzontiunicamente locali. Ciò va di pari passo con un sentimento di esclusione dalle di-namiche politiche che interessano la totalità del paese. Tale situazione, che tendead accomunare la gran parte dei distretti del Ghana, deve essere attentamenteconsiderata in ogni discorso analitico che si voglia azzardare sulla “democrazia”.L’esclusione delle regioni settentrionali e la forte conflittualità che le caratterizzasono eredità di un passato che ha posto le zone periferiche e meno produttive “aservizio” di un meridione più ricco e fiorente, esportando forza lavoro al sud eutilizzando la violenza sistematica per gestire le profonde differenze tra gruppi.Parafrasando Achille Mbembe(64) possiamo affermare che il Ghana settentrionale

(61) Jean COMAROFF - John COMAROFF, Postcolonial politics and discourses of democracyin Southern Africa: an anthropological reflection on African political modernities, in “Journal ofAnthropological Research”, Vol. 53, No. 2, Summer 2007, pp. 126-127.

(62) C. AKE, The feasibility of democracy in Africa, Dakar, CODESRIA, 2000. (63) Nella retorica politica dell’esclusione dalla gestione dei diritti fondiari al nord sono

chiamati “gruppi maggioritari” quelli che, regolati dall’istituzione della chieftaincy, detengono ilpotere decisionale, mentre sono detti “gruppi minoritari” quelli che, come i Konkomba, restanoin condizione di subordinazione a causa della loro struttura politica definita ancora“senzastato”, anche se oggi è profondamente mutata.

(64) A. MBEMBE, Postcolonialismo, Roma, Meltemi, 2005 (ed. or. 2000).

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rappresenta un insieme di luoghi che hanno vissuto la violenza coloniale — e an-che precoloniale, aggiungerei(65) — che lo stato postcoloniale non è stato in gradodi digerire e sovvertire, lasciando intatta la profonda spaccatura tra un “centro”,il sud, e una “periferia”, il nord.

Forse, come afferma Gyimah-Boadi(66), la sfida che il Ghana deve affrontareè oggi quella di dotarsi di un apparato di governo che guardi all’unità del paese,alla riconciliazione e all’inclusione delle zone marginali e di conflitto, con l’obiet-tivo di costruire una partecipazione più vasta e reale alle dinamiche politiche delpaese.

GIULIA CASENTINI

(65) Per ricostruire i rapporti di subordinazione presenti tra le popolazioni della regione,rintracciabili già in periodo precoloniale, si vedano, per esempio, R.S. RATTRAY, The tribes of theAshanti hinterland, Oxford, 1932; I. WILKS, Asante in the Nineteenth Century, Cambridge,Cambridge University Press, 1975.

(66) E. GYIMAH-BOADI, The December 2000 elections and prospects for democratic consoli-dation, in J.R.A. AYEE (ed), op. cit. (vol. one), 2001, pp. 56-74.