doc archeologia proibita

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OGGETTI DAL PASSATO VUOLE ESSERE ESCLUSIVAMENTE UNA RACCOLTA

DI DOCUMENTI REPERITI DALLA RETE NEL RISPETTO DEI DIRITTI D’AUTORE.

FONTI:

http://mmmgroup.altervista.org/i-pirami.html

http://www.nonsiamosoli.com/

http://www.ndonio.it/Piramidi%20e%20Sfinge.htm

Mi Scuso per eventuali dimenticanze....

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OGGETTI DAL PASSATO Una serie di oggetti provenienti dal nostro passato che non trovano alcuna logica spiegazione rispetto alla presunta epoca in cui sono stati realizzati. Questa serie di scoperte sono state attentamente catalogate, scrupolosamente trascritte, per finire… sistematicamente ignorate… forse perché rappresentavano un rompicapo troppo imbarazzante per gli studiosi. Ne citiamo qualcuna, in ordine sparso: Sudamerica, Altopiani delle Ande, in una tomba molto antica, sono stati trovati ornamenti di platino fuso. Il punto di fusione del platino è di ben 1730 °C, una temperatura impossibile da raggiungere con le attrezzature dell’epoca. In una tomba di 1.600 anni fa sono stati trovati oggetti di alluminio, un metallo che si può ottenere solo con l’elettrolisi, scoperta però solo nel 1833. Sudamerica, in Colombia è stata rinvenuta una statuetta d’oro raffigurante un aeroplano, in tutto simile ai nostri Jet da combattimento. La statuetta ha almeno 2000 anni. USA, in un giacimento di carbone in Pennsylvania, in uno strato di almeno 1 milione di anni fa, è stata rinvenuta una catena d’oro. Nel 1952 in Irlanda furono rinvenuti, sparsi per la campagna, una sessantina di cubi con iscrizioni in un carattere cinese antichissimo. Nel 1900 in grecia, sul fondo marino, fu rinvenuto dai palombari un blocco di bronzo antico e corroso. Una volta ripulito, l’oggetto si rivelò essere un complicato meccanismo con più di 20 quadranti rotanti, i quali indicavano il sorgere ed il tramontare di una serie di stelle. Le iscrizioni sull’oggetto, che ne spiegavano il funzionamento, erano in greco antico. Nel Messico furono rinvenuti antichi specchi concavi. Oggi se ne usano per riflettori e telescopi. Non è assolutamente chiaro come li costruissere e a cosa servissero all’epoca. Nel 1968 in Armenia, furono rinvenuti oggetti in miniatura del 3.000 aC, in quella che fu un’antica industria metallurgica. Furono anche ritrovati, al suo interno, pinzette d’acciaio e maschere protettive. A Londra, nel British Museum, ci sono delle tavolette cuneiformi provenienti da Babilonia, l’odierno Irak, che descrivono la posizione esatta di un lontano pianeta, impossibile da individuare senza l’ausilio di un telescopio. In India, a Nuova Delhi, esiste una torre di ferro, che ha almeno 1.500 anni, e non mostra ancora segni di ruggine. La lega di cui è composta la torre rimane un mistero. In Perù, a Cuzco, su una mummia, sono stati ritrovati degli ornamenti con minuscole perline di quarzo. Ogni perlina ha un minuscolo foro. Solo da qualche anno la nostra civiltà è riuscita a produrre un trapano in grado di praticare fori microscopici sul quarzo. Nelle mura dell’antica città di Tiahuanaco, in Perù, la più antica città precolombiana, sono scolpiti una serie di volti umani che raffigurano più razze: caucasica, negroide, asiatica, semitica, ecc... come potevano migliaia di anni fa, gli scultori del luogo, conoscere le varie razze umane?

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Sempre in Sudamerica, numerose statuette raffigurano uomini con tuta spaziale e casco, le statuette risalgono tutte almeno a 2.500 anni fa. Come è possibile? In Perù, a 3810 mt sul livello del mare, c’è il più alto lago del mondo, il lago Titicaca, lungo 180 km, largo 50 km e con una superficie di 8300 kmq. Dalla riva del lago si vede solo acqua. Nella lingua locale, l’AYMARA, Titicaca vuol dire “pietra del giaguaro”. Il dio giaguaro era uno dei più adorati in Perù. Perché un giaguaro? Gli astronauti, da 300 km di quota, fotografando il lago Titicaca, hanno svelato il mistero: il lago ha la forma di un giaguaro nell’atto di balzare su un coniglio in fuga. Ma chi poteva aver visto il lago dallo spazio, più di 3000 anni fa? In Sudamerica, sempre in Perù, un gran numero di scheletri umani, risalenti a 4000 anni fa, mostrano resti di interventi chirurgici sul cranio effettuati prima della morte. Altri mostrano protesi dentarie in oro, trapianti ossei, cauterizzazioni, amputazioni. A Tiahuanaco esiste la Porta del Sole, un’imponente struttura in pietra con una serie di raffigurazioni. Rappresenta un gigantesco calendario in cui l’anno solare è di 298 giorni. Secondo alcuni studiosi 11.500 anni fa la luna non era in orbita intorno alla terra e l’anno solare era appunto di 298 giorni, anziché gli odierni 365. A Sacsahuaman, nelle Ande, antica città precolombiana, esiste un enorme masso che ha inciso un serpente ritto sulla coda. Le antiche leggende locali narrano che inserendo il pugno nella testa del serpente, i guerrieri ottenevano forza fisica e poteri magici per vincere il nemico. Oggi, inserendo una bussola in quella fessura, si può vedere l’ago magnetico impazzire e girare senza sosta. Come facevano gli antichi a conoscere quesa anomalia elettromagnetica? Nel deserto di Nazca in Perù e nel Mare d’Aral in Russia, ci sono centinaia di raffigurazioni gigantesche, eseguite con tratto continuo e visibili solo dall’aereo. I geroglifici di Nazca occupano un’area di 300 kmq, queli russi un’area di 500 kmq. Nel deserto Mojave, in California, lungo il corso del fiume Colorado, c’è una fila di canali esattamente tagliati nel fondo di laghi ora asciutti. Noto come Labirinto di Mojave. Sulle pareti del Titus Canyon, nella Valle della Morte, ci sono analoghe gigantesche incisioni di pecore, lucertole, figure geometriche, un candelabro capovolto simile a quello di Nazca, e linee ondulate. In Cile ci sono strani intrecci di canali. Anche in Australia, fotografando dal satellite Europa I, di giorno, con i raggi infrarossi, la pianura di Nullarbor, una distesa di sabbia di 167000 kmq, si sono notate sul terreno 5 righe parallele, larghe circa 14 km, lunghe 400 km, distanti da 80 a 100 km l’una dall’altra. Un complesso troppo regolare e troppo esteso per essere naturale. In Valcamonica (Brescia), su 900 rocce sono incisi ben 40.000 geroglifici, si tratta del parco d’arte rupestre più grande d’Europa. Le incisioni risalgono almeno a 3.000 anni prima di Cristo e raffigurano scene di caccia e di culto. Ma c’è anche tutta una serie di incisioni molto strane, che raffigurano uomini con caschi e antenne che reggono in mano strani arnesi, nonché oggetti volanti di forma geometrica. Sul Monte Musiné (Torino) vi sono numerose incisioni risalenti a 20.000 anni fa che raffigurano dischi volanti. Il Monte, attualmente, è interessato ripetutamente da avvistamenti di UFO. A Civitella del Tronto (Teramo) nel ‘71 sono stati trovati i resti di una donna alta 2,10 metri, morta nel Medioevo. Sulla mano sinistra stringeva un oggetto di ferro e rame, con l’estremità uncinata e avvolta da una rete metallica. Ignota la funzione

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dell’oggetto. Nella Cina del sud e in Africa orientale, furono esumati negli anni ‘60 i resti fossili di umanoidi, denominati gigantopiteco e megantropo, di dimensioni veramente impressionanti: alti 5 metri e con un peso stimato, da vivi, di 500 Kg! Sono solo alcuni degli strani fenomeni del nostro passato che collidono piuttosto aspramente con quanto la scienza e gli storici hanno appurato fino ad ora. La più sconcertante delle scoperte, recentemente balzata all’attenzione dei media mondiali, è quella effettuata da un matematico russo. Si tratta di un codice matematico che, inserito in un computer, consente di ricavare dal testo originario della Torah (Bibbia in ebraico), una serie di informazioni criptate. L’aspetto inquietante risiede nel fatto che le informazioni nascoste si riferiscono al nostro presente, passato e futuro, lontano migliaia di anni rispetto a quando la Bibbia è stata scritta. Il codice, sul quale lavorò anche Newton, può essere decifrato solo con l’ausilio di un computer. Cosa dire? E’ un altro dei misteri di cui il nostro mondo è pieno, ma che, generalmente, nessuno ci fa presenti.

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Oggetto recentemente trovato tra vecchie collezioni di fossili sull'isola di Axel Heiberg nell'Artico canadese, molto al di sopra del circolo antartico. Sembra essere un "dito umano fossilizzato", non dissimile da quelli precedentemente trovati in strati del Cretaceo in Texas dal Dr. Carl Baugh del Museo delle Testimonianze del Cretaceo. L'età di questo nuovo fossile è stimata tra circa 100 e 110 milioni di anni fa, anche dall'era geologica che gli evoluzionisti chiamano "Periodo Cretaceo". Il reperto è conosciuto con il nome "DM93-083". La vista laterale ai raggi X mostra aree scure che sono interpretate come le parti interne delle ossa e del midollo. Queste aree hanno minore densità delle pietre circostanti, e quindi sono più facilmente attraversate dai raggi X, causando lo scurirsi dell'immagine. Immagine:

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Alcune "lampadine" nel tempio di Hathor a Dendera (Egitto), con cavi a treccia collegati a quello che potrebbe essere un interruttore o un generatore. Il serpente all'interno rappresenta il filamento della "lampadina". Immagine:

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Immagine:

13,09 KB Il famoso "astronauta di Kiev": è l'unica statuetta europea sinora rinvenuta che mostri tratti "spaziali" così evidenti.

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Navicella di Toprakkale Immagine:

16,46 KB http://www.edicolaweb.net/st000830.htm

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QUALCHE COSA IN PIU SUL TESKIO DI CRISTALLO Immagine:

10,22 KB Fu scoperto nel 1927 nel Belize, in un'antica città Maya. Il teschio, datato purtroppo in un periodo molto esteso che va dagli 800 ai 2000 anni fa, dopo accurati studi, risulta essere stato scolpito in un unico blocco di quarzo, compresa la mandibola articolata. Appare evidente che non è stato intagliato con utensili di metallo, data la durezza del minerale, che può essere lavorato solo con strumenti a punta di diamante. Inoltre la pietra è stata lavorata senza tener conto dell'asse della stessa, cosa irrealizzabile al giorno d'oggi. Secondo gli studiosi per completare l'opera a mano ci sarebbero voluti trecento anni di lavoro continuo ed in ogni caso con le conoscenze odierne, non saremmo capaci di riprodurla in maniera così precisa.

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Sfere metalliche provenienti da Klerksdorp (Sud Africa), una presenta tre scanalature parallele attorno al suo equatore. Le sfere furono rinvenuta insieme a molte altre in un deposito minerale del Precambriano, datato 2,8 miliardi di anni. Alcune hanno un guscio sottile circa 6 millimetri e mezzo e, quando vengono rotte, le cavità sono riempite con uno strano materiale spugnoso che si disintegra a contatto con l'aria polverizzandosi. A quanto riferisce Roelf Marx (curatore del museo South African Klerksdorp), la sfera in esposizione ruota per conto suo, chiusa in una vetrina da esposizione, senza vibrazioni esterne. Per saperne di più: nersp.nerdc.ufl.edu/~ghi/spheres.html Immagine:

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Immagine:

23,16 KB Martello incassato nell'arenaria, scoperto dal fisico David Brewster a Myinfield nel 1844, datato dal dott. Med del Centro Ricerche Geologiche Britannico, ha circa 400 milioni di anni.

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Due statuette giapponesi preistoriche: rappresentano creature vestite di speciali scafandri e con grandi elmi collegati allo scafandro da una specie di collare a bulloni. Uno dei "caschi" (quello a sinistra) è dotato di enormi occhiali, come quelli polari che difendono gli occhi dalla luce. Immagine:

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Immagine: statuette risalenti al 4° millennio a.C., trovate in Iraq. Rappresentano umanoidi dal corpo umano e testa rettiloide. Possibili extraterrestri? Immagine:

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PILA DI BAGDAD Immagine:

8,09 KB Nel 1938 l'archeologo Wilhelm Koning durante dei lavori alla fognature di un museo a Bagdad, rinvenne nei sotterranei uno strano oggetto. Questo era composto da un vaso di argilla alto 15,5 cm, contenente un cilindro di rame di 12 cm. La sommità del recipiente era saldato con una lega 60/40 di piombo/stagno. La parte inferiore era chiusa da un disco di rame e sigillata con uno strato di bitume. Nella parte superiore c'era lo stesso strato di bitume che manteneva al centro del recipiente di argilla, una barretta di ferro, la quale appariva corrosa da un acido. Fu grazie al background del dottor Koning che si capì la funzione del cilindro di rame, un'antica pila elettrica.

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Il mistero del papiro " Tulli" La trascrizione che Vi mando viene da un papiro originale del Nuovo Regno, che ho trovato tra altre carte e documenti dello scomparso Prof. Alberto Tulli, già Direttore del Museo Egizio del Vaticano. Egli portò quei documenti dall'Egitto, ma la sua morte ne impedì la traduzione e pubblicazione Immagine:

22,1 KB E' per la cortesia di suo fratello, Mons. Gustavo, dell'Archivio Vaticano, che ebbi l'opportunità di tradurli. La presente trascrizione è una parte degli Annali Reali dei tempi di Thuthmosis III (1504-1450 circa a.C.) e l’originale è in condizioni mollo cattive. L'inizio e la fine mancano, la sua scrittura (molto pallida) è ieratica, e con diverse lacune che ho riprodotto nella mia trascrizione ierografica con numeri progressivi. Un breve commento seguirà la mia traduzione. Da tutto il papiro (cm20x18) ho scelto la parte meglio conservata e forse la più interessante. « Nell'anno 22, terzo mese d'inverno, ora sesta del giorno (2). Gli scribi della Casa... Vita scoprirono che era un cerchio di fuoco che arrivava dal cielo. (Anch'esso) Esso non aveva testa, il fiato della sua bocca (aveva) un cattivo odore. Il suo corpo (era) lungo 1 pertica e largo 1 pertica. Non aveva voce... I loro cuori divennero confusi ...poi si stesero in terra sullo stomaco (…3…) Andarono dal Re ... a riferire ciò. Sua Maestà ordinò (...4...) è stato esaminato (…5…) circa tutto quello che è scritto nei rotoli di papiro della Casa della Vita. Sua Maestà stava meditabondo sull’accaduto. Ora dopo che qualche giorno fu trascorso da quegli eventi, Là! Brillavano in cielo più del sole ai limiti dei quattro supporti del cielo (…6…). Potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L'esercito del Re guardava in avanti e Sua Maestà era nel mezzo di esso. Era dopo cena. In quel momento essi (cioè i cerchi di fuoco) se ne andarono più in alto diretti a Sud. Pesci e volatili caddero giù dal cielo. (Era) una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra!. Causò a Sua Maestà il portare incenso per pacificare la terra (...9... A scrivere?) cosa accadde, nel Libro della Casa della Vita (...10… da essere ricordato) per l'eternità». ...Penso che questo papiro fosse parte di un libro conservato in quella misteriosa istituzione chiamata Casa della Vita (della quale Sir Alan Gardiner ha scritto), su cui io sto attualmente indagando profondamente. In essa erano eseguiti riti magici e era istruito un gruppo speciale di scribi. E sono una parte di questi scribi a notare la prima apparizione dei cerchi di fuoco nel cielo. Due cose sono da notare. Dietro di sé lasciò un cattivo odore e non faceva alcun rumore. Le sue dimensioni erano di 1 rod cioè 100 cubiti. Corrispondendo 1 cubito a circa 20.6 pollici, potremmo arguire che il primo cerchio di fuoco era lungo e largo circa 50 m. Durante la loro seconda apparizione essi erano numerosissimi e brillanti!!, e pesci e volatili caddero dal cielo. E il loro movimento attraverso il cielo da Nord a Sud era regolare e più ancora potentissimo.

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Perciò il Re pensò che la cosa migliore da fare era di pacificare la Terra. ...Le lacune numerate erano naturalmente molto più numerose, nell’originale Da " The Forthean Society Magazine" L'articolo portava la firma di De Rachewltz (LAFORGHIANA n. 6 -1969) fonte: "Il Giornale dei Misteri" n.4 (1971) www.tedeschi-net.it

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AEREOPLANI...? Immagine:

10,37 KB In occasione di una mostra d'arte precolombiana negli Stati Uniti, la Colombia inviò i maggiori reperti che custodiva nei propri musei. Tra questi un monile dorato, datato intorno all'anno mille, attirò l'attenzione del professor Ivan Sanderson. La figura rappresentata dal gioiello, appariva ad un osservatore distratto quella di un uccello, ma ad un'occhiata più attenta, si vedeva chiaramente che non rappresentava alcun tipo di volatile o altro animale, bensì sembrava ricordare la forma di un aereo. Le ali rigide, la coda trasversale rispetto all'asse del corpo centrale, un incavo dove abitualmente siede il pilota, tutti particolari che richiamano l'odierna aeronautica. Quello che stupì gli studiosi fu una sorta di insegna nella parte laterale del timone di coda, rappresentante la lettera aramaica Beth, posta nello stesso punto in cui oggi i velivoli espongono lo stemma della loro nazionalità. Fatto esaminare successivamente il reperto da un pilota ed ingegnere aeronautico tedesco di nome Ulrich, questi vi riconobbe un ben determinato modello di aereo, F 102, differente solo per le ali ricurve verso il basso, utilizzate nei modelli a decollo rapido, arrivando addirittura a identificare le parti sull'orlo delle ali, come freni di velocità.

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STRANO MECCANISMO Immagine:

15,57 KB Nel giorno di Pasqua del 1900 una squadra di sommozzatori egiziani, trovò il relitto di una nave affondata, in prossimità dell'isola di Antikythera. Tra gli oggetti rinvenuti nello scafo, uno in particolare colpì la loro attenzione. Era un reperto composto da bronzo corroso e legno ormai marcio che, insieme agli altri ritrovamenti, fu inviato al museo di Atene. Ad esaminarlo fu l'archeologo Valerio Statis, il quale, interpretando un'iscrizione su di un frammento del reperto, poi datata intorno al I°secolo a.C., notò delle affinità sorprendenti con un calendario astronomico del 77 a.C.. Inoltre i pezzi di legno asciugandosi, si spaccarono, rivelando all'interno dell'oggetto un complesso meccanismo simile a quello di un orologio. Solo nel 1977 lo scienziato americano De Solla riuscì a ricostruire il sofisticato sistema di ruote dentate, di diverse grandezze, che permettevano il corretto funzionamento dell'oggetto in origine. La scoperta sorprendente fu che il meccanismo serviva a determinare i moti astronomici dei corpi celesti, in particolare le fasi solari e lunari. L'oggetto che fu trovato ad Antikythera era presumibilmente un complesso calcolatore, una sorta di planetario a tutti gli effetti. Immagine:

27,51 KB Questa fotografia mostra quello che rimane del meccanismo di Antikythera (a destra lo schema tecnico). Fu ritrovato nel 1900 al largo delle coste di Antikythera, vicino all'isola di Creta (Grecia) e risale al primo secolo d.C. circa. Questo meccanismo di bronzo è un ritrovamento eccezionale, è infatti la prova che gli antichi avevano delle conoscenze molto più avanzate di quello che pensiamo. La particolarità di questo calcolatore astronomico è la presenza al suo interno di un "differenziale". PER SAPERNE DI PIU' PULTROPPO IN LINGUA INGLESE http://ccat.sas.upenn.edu/rrice/usna_pap.html

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RICOSTRUZIONE DELLO STRANO MECCANISMO Immagine:

21,54 KB Immagine:

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GIGANTI DAL PASSATO

Immagine:

30,26 KB

Gigante fossilizzato che venne scoperto nel 1895 da Mr. Dyer nel corso di attività minerarie nella Contea di Antrim, in Irlanda. Nella foto (pubblicata dalla rivista

britannica "Strand") viene messo a confronto con un vagone ferroviario. Le misure principali erano: altezza complessiva 3,70 metri, circonferenza toracica 1,97 metri,

lunghezza delle braccia 1,37 metri, peso 2050 Kg. Il piede destro presentava sei dita. Del gigante e dei suoi proprietari, dopo diverse dispute legali per determinarne la

proprietà, non se ne è saputo più nulla. Immagine:

12,76 KB Immagine:

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151,97 KB Immagine:

18,99 KB

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DIPINTI FUTURISTICI...O FEDELI RAPPRESENTAZIONI? Immagine:

85,04 KB Immagine:

20,66 KB Queste due foto sono tratte dagli "Annales Laurissenses", manoscritti inerenti avvenimenti religiosi e storici del dodicesimo secolo, sono le raffigurazioni di un avvenimento del 776 d.C. avvenuto in Francia mentre i Sassoni avevano preso il

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sopravvento; si narra che durante una battaglia tra Francesi e Sassoni apparvero degli"SCUDI INFUOCATI" che volavano al di sopra di una chiesa francese, cosi i Sassoni credendo che quegli scudi infuocati proteggessero i Francesi fuggirono. Interessante é sottolineare che la descrizione parla di SCUDI INFUOCATI, oggetti cioé con una forma ben precisa, il che puo dar diritto a escludere eventi come fulmini globulari e similari. Immagine:

13,17 KB Due arazzi del secolo quindicesimo dove viene trattata la vita della Madonna; in entrambi é possibile vedere sue oggetti volanti di colore scuro, per la prima foto in alto a sinistra e per la seconda in alto a destra: entrambi gli arazzi sono conservati a Burgandy nella Basilica di Notre Dame in Beaune. Non é affatto inusuale trovare di queste raffigurazioni per tutto il corso del Medioevo e oltre, probabilmente l'artista nel raffigurare la scena non potendo mettere del suo nella rappresentazione principale poteva solo far variare lo sfondo del paesaggio inserendo luoghi e manifestazioni naturali e non frutto dell'eperienza umana. Immagine:

32,33 KB Questa é una illustrazione rinascimentale dal Prodigiorum Liber, scritto da uno storico romano che narra della discesa sopra roma delle"Clipei ardentes" e delle "Trabes ignities", oggetti volanti, i primi simili a scudi lucenti e i secondi simili a travi infuocate. Nel corso della storia é facile trovare di queste cronache che raccontano di travi

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ardenti che discese dal cielo bruciano terreni o case per poi sparire tra i cieli; é un fenomeno descritto in piu cronache sia medioevali che piu datate: un fenomeno di cui vale la pena riflettere e studiare. Immagine:

38,43 KB Ecco una ulteriore cronaca sulle "Travi Ardenti" che testimonia la probabile genuinità del fenomeno; questa volta siamo nel Febbraio del 1465 in Inghilterra, durante il regno di Enrico IV, il fenomeno viene descritto in maniera molto simile a quello delle cronache romane e fa nettamente pensare alle NAVI A FORMA DI SIGARO CHE SONO STATE FOTOGRAFATE E FILMATE IN TUTTO IL MONDO NEL 20* SECOLO. Questo é un documento importante perché attesta che il fenomeno ufologico non é di recente individuazione, ma che risale a secoli fà. Immagine:

50,65 KB Questo dipinto del 15* secolo raffigura una Madonna col Bambino e come al solito é

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possibile che l'artista abbia messo degli accadimenti dell'epoca su tela frutto della sua o di altrui esperienza, tanto piu che i fenomeni celesti un tempo erano considerati portatori di grandi accadimenti (in meglio o in peggio). E' possibile infatti notare dietro alla Madonna un oggetto volante molto dissimile dal solito "Occhio Divino", dato che é nero e ha tutto fuorché la forma di un occhio, che assomiglia molto al classico ufo; a sorreggere questa teoria abbiamo un pastore col suo cane che (entrambi) guardano l'oggetto volante nero che emana raggi luminosi: vale la pena di dire che molti ufo filmati fotografati e descritti avevano tali forme e comportamenti. Diego Cuoghi nel suo sito ha una pagina dedicata solo a questo dipinto per "scagionarlo" da fenomeni ufo, ma sinceramente rimaniamo della nostra opinione. Immagine:

5,85 KB Dal libro "Prodigiorum ac Ostentorum Cronicon" del 1557 parla di un ufo avvistato in Arabia nel 1479; da notare il disegno che toglie ogni dubbio circa le descrizioni, infatti, seppur ai testi di qualsiasi scritto si possano dare a volte diverse interpretazioni, in questo caso l'illustrazione toglie ogni dubbio. Immagine:

55,2 KB

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Un arazzo del 1538 del Museo Nazionale di Bayer, anche questo é un esempio in cui l'artista ha inserito nello sfondo oggetti volanti non identificati (in alto a sinistra), notate che la loro forma é quella caratteristica degli ufo dei nostri giorni; che sia solo fantasia a questo punto é improbabile visto che é il terzo che presentiamo e che ce ne sono altri dello stesso tipo in epoche e contesti sociali diversissimi. Immagine:

16,03 KB Foglio volante di Norimberga del 14 Aprile 1561, la scena descritta ha del sensazionale per due motivi; il primo é che si narra nel testo che oggetti volanti a forma di sfere fuoriuscivano da altri oggetti volanti sigariformi per combattersi, fenomeno che é stato oggetto di avvistamenti anche recenti, prova ne sia che nella classificazione delle navi UFO vi siano le famose "NAVI MADRI SIGARIFORMI" dei quali abbiamo numerosi filmati e foto sulla loro natura da "portaerei del cielo"; il secondo motivo della sensazionalita é che si narra della caduta al suolo di navi che si sono distrutte a vicenda: il testo é interessante e l'illustrazione lascia pochi dubbi. Immagine:

18,39 KB Foglio volante di Basilea del 1566, parla di una moltitudine di globi neri apparsi nel cielo e come al solito l'illustrazione vale piu di mille parole Immagine:

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25,79 KB Illustrazione del 1803 dal "Ume No Chiri" dove si descrive una "nave straniera" ritrovata nella spiaggia di Haratono che secondo le cronache era fatta di vetro e ferro e all'interno sono state viste delle strane lettere riportate in figura

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La ricostruzione ufficiale della storia antica dell’umanità appare sempre più insoddisfacente alla luce di numerose prove archeologiche. Quanto si dovrà attendere per una

revisione radicale delle tesi ortodosse?

I mass media hanno battezzato ‘Egittomania’ il proliferare nelle librerie di pubblicazioni dedicate ai misteri dell’Antico Egitto. I detentori dell’ortodossia dormono sonni tranquilli, poiché sono convinti che certe teorie "fantasiose e strampalate" incontrano i favori del pubblico grazie all’atmosfera mistica che pervade la fine del millennio. In realtà il lettore è poco informato sulla pretesa solidità scientifica delle teorie tradizionali, le quali non forniscono spiegazioni convincenti sui metodi utilizzati per la costruzione dei grandi templi di Giza, visto che gli Egizi della IV Dinastia (attorno al 2600 a.C.), a cui si attribuisce la paternità della più grande e sofisticata opera in pietra della storia, non lasciarono alcuna testimonianza scritta in proposito. Due problemi tecnici sono cruciali: il sollevamento di enormi massi e il taglio e levigatura delle pietre.

EGITTOLOGIA UFFICIALE E FONTI CLASSICHE Esaminiamo le conclusioni tratte da due autori "ortodossi" completamente in antitesi: l’egittologo Georges Goyon nel libro Il segreto delle grandi piramidi, il fisico Kurt Mendelssohn in L’enigma delle piramidi. A parere del primo è sufficiente mettere in opera, piano su piano, strati (corsi) orizzontali digradanti di muratura a partire dalla base prestabilita, mentre il secondo ritiene necessaria la costruzione preliminare di un nucleo a gradoni (con i contrafforti inclinati verso l’interno come la piramide di Zoser a Saqqara), su cui ancorare il riempimento successivo che definisce la forma della piramide. Questo è l’unico modo, dice Mendelssohn, basandosi sull’osservazione della piramide crollata di Meidum, che permetta ai costruttori di apporre sulla sommità un segnale da traguardare per dare la corretta pendenza agli spigoli. In caso contrario l’angolo di inclinazione dovrebbe essere calcolato alla base con la precisione della frazione di grado per essere sicuri di posizionare correttamente il vertice (fig.1-2).

Figura 1. Con i mezzi a loro disposizione, gli egizi non avrebbero potuto innalzare correttamente una piramide dal livello del suolo, poichè non si può correggere un errato allineamento degli spigoli in una fase successiva di costruzione. Un piccolo errore di soli 2° avrebbe portato a uno

sfasamento di 15 metri al vertice di udelle piramidi di Giza.

na

era

stabilità e un traguardo, o viva

n doveva li ti

Figura 2. Una struttura a gradini costituisce sempre il nucleo di una vpiramide. I suoi contrafforti dannocontrassegno, posto sulla cima, ser

ad allineare in modo corretto gli spigoli della piramide. Questo, comunque, nessere un problema per g artefici della Grande Piramide, la cui base è formata da 4 la uguali a meno dello 0,1% di tolleranza, 4 angoli retti con uno scarto di pochi secondi di grado, ed è orientata verso il nord geografico con l’errore di 3’ di grado. Mendelssohn

o

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riconosce che le grandi piramidi non potevano essere soltanto le tombe dei faraoni, ma ammette che gli egizi del III millennio a.C., pur essendo architetti formidabili, erano pessimi matematici; infatti il famoso rapporto di 2π tra il perimetro della base e l’altezsarebbe un risultato fortuito (fig.3).

za

Figura 3. La sorprendente precisione con cui il rapporto tra altezza e perimetro nella Grande Piramide rappresenta la quadratura del cerchio 1/2π, fu probabilmente dovuta al fatto che gli egizi devono aver misurato lunghe distanze orizzontali facendo ruotare un cilindro e contando il numero delle sue rivoluzioni. In questo modo, essi sarebbero arrivati al numero trascendente π = 3,141... senza rendersene conto. Ritiene, inoltre, che una manodopera volontaria di circa 70.000 persone (composta di operai specializzati permanenti e contadini stagionali) fosse impiegata nella costruzione di diverse

piramidi contemporaneamente. Però, non indica alcuna soluzione ai problemi tecnici del cantiere, limitandosi ad immaginare l’utilizzo di rulli e piani inclinati per il trasporto dei blocchi e di leve per il loro sollevamento. A tale proposito, Goyon ha invece le idee chiare. Egli rifiuta decisamente alcune soluzioni proposte da altri colleghi nel passato, che prevedevano l’uso in serie di macchinari come argani di sollevamento, con pulegge e montacarichi di legno, o il fantomatico "elevatore oscillante"(fig.4), sia perché non si ha traccia di carrucole o ruote tra i reperti archeologici, sia perché tali metodi sarebbero troppo lenti.

Figura 4. Elevatore oscillante. E’ da scartare anche l’utilizzo in grande scala dei rulli di legno (se privi di cerchiature metalliche) per fare rotolare i massi, inefficienti su terreno sabbioso, per dpiù in un paese povero di legname resistente adatto allo scopo. Al contrario, sostiene che sia stato sufficiente tirare i blocchi su

i

tregge di legno, delle slitte molto familiari agli egizi del Medio Regno (fig.5),

lungo rampe ascendenti poco ripide (circa 3° di inclinazione, 5% di pendenza) e ricoperte di argilla bagnata per renderle scivolose.

Figura 5. Trasporto di una statua colossale. Da una figurazione tombale della XII dinastia. Ma la famosa rampa non può essere perpendicolare al

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monumento, altrimenti, a costruzione ultimata (a 147 m di altezza), occuperebbe una lunghezza di 3 km sulla piana di Giza e un volume triplo della piramide stessa. Diventerebbe quindi un’opera gigantesca, ancora più onerosa, da realizzare anch’essa tramite giganteschi blocchi di pietra, non certo con materiale di riporto. Per cui, a prima vista, appare convincente l’idea di Goyon di costruire una rampa avvolgente (fig.6), cioè un rilevato di mattoni che si sviluppa a spirale per 3 km, appoggiandosi sulle pareti già costruite (fig.7).

Figura 6. Rampa avviluppante proposta da Goyon.

Figura 7. Sezione della grande piramide con la rampa avvolgente di mattoni. Si ha così il vantaggio di costruire la rampa una sola volta (nell’altro modo bisogna rifare la spianata della rampa ad ogni corso); ma lo svantaggio di impedire la vista dell’allineamento degli spigoli. A questo punto occorre ricordare che la maggior parte dei circa 2.300.000 blocchi di calcare e arenaria che costituiscono la Grande Piramide di Giza ha, mediamente, un volume di 1 m cubo (equivalente a quasi 3 tonnellate di peso), ma, sorprendentemente, con l’altezza della costruzione le dimensioni aumentano a 10-15 t (NOTA 1), e la Camera del Re, collocata a 45 m di altezza è realizzata con megaliti da 50-70 t. Dunque, Goyon prova a giustificare la sua teoria con il calcolo.

Figura 8. Analisi delle forze agenti sulla slitta

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In figura 8 è schematizzata una rampa inclinata di un angolo α, con la forza peso P del blocco scomposta nelle sue componenti tangenziale e perpendicolare. La forza T necessaria ad applicare il movimento è data dalla componente del peso lungo il piano inclinato più la forza di attrito (proporzionale alla forza che schiaccia la slitta sulla superficie), che, per la bassa pendenza (α= 3° 30’), risulta predominante. µ è il coefficiente di attrito posto pari a 0,25 , persino ottimistico considerato che si tratta di legno che striscia su argilla (notare che, per l’attrito radente di ruota di locomotiva su rotaia ferroviaria, si assume µ= 0,3):

T= P sen α + µ P cos α = 0,06 P + 0,25 P = 0,31 P

Si stima, poi, la forza che ogni addetto al traino può presumibilmente esercitare, in modo continuo per un lungo periodo di tempo, tra i 10 e i 15 kg . Per un blocco di 40 t risulta un tiro di 12 t, che, ripartito su operai dalla forza media di 12 kg ciascuno, fa circa 1000 persone. Ma il brillante Goyon si accorge che sono obiettivamente troppi (per problemi di manovra e di sovraccarico della rampa) e preferisce accettare un coefficiente minimo di attrito o addirittura sopprimerlo (testualmente, pag.81), riducendo così la forza a solo 2,5 t, la manodopera a 200 uomini. Seguendo il suo ragionamento, se il piano fosse orizzontale, basterebbe dare una spintarella al blocco per vederlo levitare su questa magica rampa scivolosa. In questo modo, anche il trasporto dei blocchi più "piccoli" da 3 t risulta molto più agevole: 20 uomini invece di 80. Ecco come la scienza moderna interpreta uno sconcertante enigma della civiltà umana (sottotitolo dell’opera). Ma non basta. Goyon deve tenere basso il numero degli addetti ad ogni squadra di traino perché altrimenti essi non potrebbero girare attorno alle curve a gomito della rampa, che, con una larghezza di 17 m, forniscono uno spazio utile di manovra in diagonale di circa 15-20 m. Inoltre, la rampa sarebbe costruita con mattoni crudi, cioè argilla impastata con paglia ed essiccata al sole, rinforzati con traverse di legno atte a conferire al rilevato resistenza a trazione, secondo una tecnica costruttiva (già nota ai Sumeri) documentata nel Nuovo Regno durante la XIX dinastia, 1000 anni dopo l’epoca delle piramidi. Perciò i 1500-1800 uomini necessari a trasportare un blocco da 70 t, non solo non possono girare ad angolo retto (divisi in 15 file, devono comunque sviluppare le funi per 100 m in linea retta, poiché non vi sono carrucole), ma producono un ulteriore sovraccarico distribuito, superiore a 100 t, estremamente gravoso per una struttura, la cui sicurezza andrebbe calcolata con le formule prescritte in ingegneria geotecnica per la cosiddetta ‘terra armata’. Infatti il continuo bagnamento della superficie provocherebbe infiltrazioni nel corpo dell’opera ed i mattoni assumerebbero la consistenza plastica dell’argilla umida. Tutto ciò appare ancor più improbabile alla luce del ritmo fenomenale di costruzione tramandatoci dalle fonti classiche. Lo storico greco del V secolo a.C. Erodoto, nelle sue Storie, riferisce che il faraone Cheope costrinse 100.000 dei suoi sudditi a lavorare come schiavi alla costruzione della sua tomba, durante il periodo di 3 mesi all’anno di inondazione del Nilo. Il lavoro durò 30 anni (di cui 20 per la messa in opera dei blocchi) e venne svolto con sistemi di armature in forma di gradinate, utilizzando macchine formate da travi corte. Gli egittologi considerano queste affermazioni, che sono l’unico collegamento storico tra la IV dinastia e la Grande Piramide, come verità assolute, quando in realtà, sono delle dubbie voci riferite oralmente da sacerdoti vissuti 2000 anni dopo. Ad esempio, Goyon è soddisfatto poiché la sua ricostruzione confermerebbe la storia di Erodoto, a patto di considerare le slitte come le famose ‘macchine’. Secondo lui è

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accettabile che, lavorando ininterrottamente ogni giorno per 20 anni, 12 ore al giorno, si riescano a porre in opera i circa 2.300.000 m cubi di pietra al ritmo di 355 m cubi al giorno, vale a dire mediamente 1 traino ogni 2 minuti; mentre non è accettabile che lavorassero solo durante la pausa estiva con la velocità quadrupla di 2 blocchi/min. Secondo i suoi calcoli sarebbe sufficiente una manodopera di 20.000 uomini, di cui, solo tra quelli impiegati al lavoro sulla piramide, circa 5000 addetti a cavare le pietre, 2000 impiegati nel traino (non realistico, come si è visto), 700 muratori per la posa in opera. Anche nel caso più favorevole dobbiamo immaginare la rampa che resiste per tutta la vita a centinaia di sollecitazioni giornaliere di carichi mobili trascinati con una organizzazione infallibile. E soprattutto fantasticare sull’abilità tecnica dei posatori delle pietre che in pochi minuti devono decidere la giusta collocazione in base al progetto, articolare alla perfezione le camere interne maneggiando blocchi di decine di tonnellate, il tutto con strumenti sconosciuti. In altri brani, i sacerdoti di Eliopoli raccontano ad Erodoto che il periodo predinastico egizio era durato quanto il tempo che impiega il sole a sorgere due volte dal posto in cui tramonta, il che interpretato alla luce del fenomeno della precessione degli equinozi, significa circa 40.000 anni (NOTA 2). E allora, quanto delle fonti classiche si può ritenere credibile? Viene accolto ciò che si conforma agli schemi mentali degli archeologi, mentre ciò che è estraneo viene considerato un’invenzione letteraria. Si pensi, ad esempio, alla storia di Atlantide descritta nel Timeo e nel Crizia di Platone. Il filosofo greco sostiene con precisione che una grande civiltà visse 9000 anni prima della sua epoca in un territorio grande come l’Asia Minore che si estendeva al di fuori del Mediterraneo, cioè nel vero Oceano attraverso cui si può raggiungere un altro continente. I ricercatori ortodossi, invece, insistono nel dire che egli aveva compiuto un errore decuplo nelle dimensioni e nella datazione, e aveva scherzato sulla collocazione. In realtà la sua Atlantide era l’Isola di Thera nel Mar Egeo, distrutta da un’eruzione vulcanica verso il 1500 a.C., come è stato ribadito ultimamente da un documentario televisivo e dal recente libro Atlantide il continente ritrovato. Questa evidente forzatura è chiaramente sponsorizzata dalla comunità archeologica ufficiale per la sua comodità. Ma il problema fondamentale è che, per convenienza, si evita di esaminare obiettivamente certi anacronismi tecnologici, scartandoli come anomalie della teoria dominante. Ciò è esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare uno scienziato quando trova delle prove che mettono in dubbio un ipotesi precedente. E’ credibile che una civiltà dell’età del rame abbia accumulato 21 milioni di tonnellate di pietre in circa 1 secolo, di cui 12 milioni solo a Giza, realizzando qualcosa che si discostava completamente da quanto mai realizzato sia prima che dopo? Gli egittologi ribattono che solo durante la IV dinastia lo stato centralizzato egizio permise lo sfruttamento di una forza lavoro obbediente così enorme, e vedono nelle costruzioni della III dinastia il progresso tecnico che si è concluso con la perfezione di Giza. In realtà la questione non è il numero degli addetti, ma la loro dotazione tecnologica. Per quanto riguarda l’evoluzione lampo dell’ingegneria egizia, si esaminino le candide osservazioni di Mendelsshon, nel seguito. Verso il 2700 a.C. il faraone Zoser (III dinastia) fa costruire a Saqqara la prima piramide a gradoni, realizzata con pietre piccole e maneggevoli. Poi si rileva il crollo della piramide di Meidum, in cui il riempimento esterno, male ancorato, slittò sul nucleo interno. Attorno al 2650 a.C. a Dahshur, con Snefru (il padre di Cheope, IV dinastia) si progettano piramidi molto più grandi: quella a doppia inclinazione (52° in basso, 43° in alto, 3,6 milioni di

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tonnellate di massa, 102 m di altezza) e la piramide rossa (con le facce a 43° più stabili, M= 4×10^6 t, h= 101 m). Queste ultime sono realizzate con blocchi più grandi che nel passato e mal squadrati. Ciò comporta l’insorgenza, nella massa della costruzione, di sensibili tensioni laterali che vanno compensate inclinando verso l’interno gli strati di muratura, e tenendo bassa l’inclinazione delle pareti. Per correggere tali difetti, la generazione successiva, dopo il 2550 a.C., decide di intraprendere le opere utilizzando massi molto più grandi e perfettamente squadrati, in questo modo, grazie alla perfetta aderenza dei corsi (giuntati con la tolleranza di 0,2 mm), si sviluppano prevalentemente tensioni verticali, e si può dunque ritornare alla pendenza maggiore di 52° gradi con la più massiva piramide di Cheope (M= 6,2×10^6 t, h= 147 m) che, comunque, mantiene ancora una raffinata inclinazione interna (fig.9).

Figura 9. Allo scopo di fornire ulteriore stabilità, le file di materiale costruttivo nella piramide di Cheope vennero disposte con andamento leggermente concavo rispetto al vertice della piramide. Presumendo che la scienza delle costruzioni egizia avesse esclusivamente una base empirica, senza alcuna teoria matematica per calcolare le pressioni, bisogna chiedersi come fecero a dimensionare correttamente i particolari delle cinterne al terzo tentativo. Il

amere soffitto a incorbellamento (già

ande Galleria e il tetto della Camera del Re presente a Dahshur) della Gr (NOTA 3), sono gravati da un peso mai sperimentato fino ad allora. E i particolari costruttivi degli interndenotano una capacità di spostare blocchi di decine di tonnellate in spazi ristrettissimi, copiccola manodopera. Sotto il successore Chefren ci si accorge che il lavoro è ancora migliore se si costruisce la base della seconda piramide di Giza (M= 5,3×10^6 t, h= 140 mcon

i n

) monoliti di granito da un centinaio di tonnellate l’uno. Ma, contestualmente, gli

strumenti tecnici utilizzati dagli egizi rimanevano gli stessi oggetti di legno e rame usfin dalla I Dinastia (3100 a.C.), in palese contrasto con la facilità di esecuzione dei monumenti megalitici della IV dinastia. Studiando dei modellini di legno ritrovati nelle tombe del Nuovo Regno, Osvaldo Falesiedi ha tentato recentemente di risolvere questo problema, realizzando delle macchine per il sollevamento basate sul principio modificato della "culla" (fig.4), accolte entusiasticamente dal Museo Egizio di Torino. Ciò getterebbe una nuova luce sul racconto di Erodoto, ma, il modellino proposto (fig.10) per il posizionamento dei blocchi nella

camera del Re, non è stato testato in vera grandezza, è molto inefficiente (il peso si solleva di 20 cm ogni doppia oscillazione) e, soprattutto, non viene spiegato dove andrebbe montata tale armatura durante la costruzione della piramide (si pensi che i gradini sono larghi poche decine di centimetri).

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Figura 10. Macchina proposta da Osvaldo Falesiedi. Con la piramide di Micerino, piccola (M= 0,6×10^6 t, h= 65 m) ma perfettamente realizzata in blocchi di granito rosa, si conclude l’epoca delle meraviglie. Una delle sue camere interne, scavate direttamente nel sottosuolo, è sormontata da

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un tetto a spiovente formato da enormi lastroni, quasi schiacciati contro la soprastante parete rocciosa. Quindi devono essere stati sollevati dal basso, in uno spazio ampio appena (4×2,5) m. Le successive V e VI dinastia, fino al 2300 a.C., costruiscono i loro monumenti funebri ad Abusir e Saqqara, con pessimi risultati. Ufficialmente, questi cumuli di macerie testimonierebbero l’improvviso collasso della capacità organizzativa e costruttiva egizia.

UNA TECNOLOGIA INSPIEGABILE Come spiegare, poi, i risultati sofisticati ottenuti nella lavorazione delle pietre? Gli scalpelli primitivi di rame sono forse sufficienti a incidere e scavare una roccia sedimentaria come il calcare, con un lavoro paziente. Mentre non sono stati ritrovati strumenti adatti per la squadratura geometrica di grandi blocchi. Bisognerebbe usare una sega abbastanza lunga e rigida (magari di bronzo, purtroppo non disponibile nell’Antico Regno) ed un abrasivo come la sabbia di quarzo, per ottenere un risultato simile a quello che si ottiene, ad esempio oggi, nel taglio del marmo (usando una sega a filo liscia e smeriglio). Eppure gli antichi egizi lavoravano con grande facilità il granito e la diorite, rocce ignee tra le più dure esistenti in natura, formate da una miscela di diversi minerali tra cui quarzo. E’ certamente possibile spezzare la roccia forzando una fessura naturale con un cuneo di legno che si dilata impregnandosi d’acqua. Ma qui si parla di tagli millimetrici. La diorite non si può lavorare nemmeno con il ferro; ciò nonostante è stata finemente modellata nella splendida statua di Chefren, presumibilmente con uno strumento più duro. In petrografia, la disciplina che classifica le caratteristiche fisiche delle rocce, i parametri che misurano la segabilità e la logorabilità per attrito attestano che, mediamente, l’arenaria è 2 volte più dura del calcare compatto; granito, basalto e diorite, sono 4 volte più duri. La tecnologia odierna per tagliare in modo efficiente blocchi di granito usa come abrasivo la polvere di diamante o di carborundo (carburo di silicio, un minerale sintetico simile al diamante). Vanno ricordati alcuni elementi sulla scala di durezza relativa dei minerali, che va da 1 a 10: 2= gesso, 7= quarzo, 8= smeriglio, 9= carborundo, 10= diamante. Quindi, non è dato sapere come sia stato lavorato quello che viene considerato il sarcofago di Cheope. Questo parallelepipedo di granito, intagliato esternamente alla perfezione, è stato scavato all’interno in un modo che ha sconcertato l’egittologo del XIX secolo Flinders Petrie: devono aver usato un cilindro perforatore rotante, sul quale andrebbe esercitata una pressione enorme, superiore a 1 t. Come evidenziato da Colin Wilson in Da Atlantide alla Sfinge, Christopher Dunn ha dimostrato, con strumenti moderni, che diverse superfici in granito lavorate nell’antichità sono lisce al 1/50 di millimetro, e che gli strumenti utilizzati nella perforazione erano più efficienti di quelli odierni. Analizzando la spirale del taglio su alcune "carote" (cilindri prodotti dalla trivellazione) di granito rinvenute a Giza, si può calcolare la velocità di penetrazione del trapano rotante nella roccia: 2,5 mm a giro, contro i 2/1000 di mm a giro scavati da un trapano moderno, che funziona a 900 giri/minuto. Ciò non può essere ottenuto, ovviamente, con un cilindro di rame azionato a mano e sabbia di quarzo, come vorrebbero gli egittologi ufficiali. Dunn suggerisce una tecnologia basata sulle vibrazioni ad alta frequenza (una specie di martello pneumatico che vibra alla frequenza degli ultrasuoni), compatibile con l’indagine microscopica condotta su un foro praticato nel granito: il trapano aveva tagliato più velocemente il quarzo, rispetto al feldspato (minerale più tenero). Ovviamente, una simile tecnologia non è raggiungibile con i mezzi di 4500 anni fa. Una vasta produzione di vasellame in diorite, basalto e quarzo rinvenuta a Saqqara e a

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Naqada, risalente ad epoca predinastica (4000 a.C.), è ancora più inconcepibile. Diverse coppelle sono incise con iscrizioni nettissime spesse 0,16 mm (prodotte perciò con punte resistentissime da 0,12 mm). Vasi, anfore e altri oggetti comuni sono arrotondati e modellati con simmetria in un modo che si può ottenere solo con la lavorazione al tornio, presentano una superficie perfettamente levigata, quasi lucida. Una lente di cristallo è talmente perfetta da sembrare molata meccanicamente. Alcuni recipienti hanno un elegante collo allungato e sottilissimo, e sono internamente cavi: questo significa che la roccia è stata scavata da fuori, attraverso un’apertura che non permette nemmeno il passaggio di un dito, un’operazione che anche oggi è semplicemente impossibile. Un passo avanti significativo sarebbe quello di riconsiderare, almeno, le conoscenze metallurgiche normalmente attribuite agli Egizi, contraddette da alcuni oggetti di bronzo e da una lamina di ferro ritrovati in un condotto della Grande Piramide. Questi, rinvenuti nel XIX secolo, furono "smarriti", e saltarono fuori dai sotterranei di un museo nel 1993. Secondo tradizioni antichissime, i costruttori delle piramidi avevano lasciato strumenti di ferro e armi che non arrugginivano, e vetro che si piegava senza rompersi, e strane formule magiche.

Figura 11. Lamina di ferro ritrovata nella muratura della piramide di Cheope

ANOMALIE E ANALOGIE TRA EGITTO E SUD AMERICA Tipicamente, chi cerca delle risposte ad anomalie del genere è un ricercatore indipendente, dalla attitudine mentale aperta. Professionisti in discipline diverse dall’archeologia si rivolgono direttamente al vasto pubblico, con i loro saggi divulgativi, poiché l’egittologia accademica li allontana dal riconoscimento scientifico, disprezzandoli come ciarlatani, ignoranti dei fondamenti di storia e archeologia. In realtà si sta accumulando una mole di prove scientifiche che minano profondamente le idee preconcette sulla storia dell’Antico Egitto e, indirettamente, della civiltà umana in generale. Il semplice fatto che nessuno, per un secolo, abbia messo in discussione ciò che si insegna sui libri di storia, al riguardo dell’età delle piramidi, non implica che sia la verità definitiva. Anzi, è arrivato il momento di introdurre una nuova ipotesi di lavoro per lo scenario preistorico, che riesca a risolvere una serie "enigmi". Negli anni ‘90 un’équipe di studiosi guidata dall’egittologo John West ha tentato di mettere in dubbio il dogma ufficiale. Il geologo Robert Schoch notò un’evidenza sperimentale che è sempre stata sotto gli occhi di tutti: il corpo della Sfinge e l’adiacente Tempio della valle di Chefren sono stati erosi dalla pioggia.

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Figura 12. Una veduta del Tempio della valle di Chefren

La famosa statua metà uomo metà leone fu scolpita approfondendo una cava nell’altopiano di Giza, che è una stratificazione sedimentaria di diversi calcari. Tutti gli edifici in pietra della civiltà egizia presentano i consueti segni dell’erosione eolica: la sabbia portata dal vento incide più profondamente le rocce più tenere, in modo uniforme. Il risultato è uno schema orizzontale: ad esempio un fronte di roccia stratificato diventa una successione di sporgenze (roccia compatta) e incavi (roccia tenera). I fianchi e le pareti della fossa della Sfinge sono gli unici monumenti egizi che presentano anche un modello di erosione verticale, con forme arrotondate e profondamente incise (fino a 2 m), tipico dell’azione continua di intense precipitazioni che si rovesciano a cascata giù per i fianchi. Naturalmente gli egittologi "seri", dopo la prima reazione irrazionale volta a negare l’evidenza, si sono sforzati di trovare spiegazioni alternative poco convincenti: la causa sarebbe l’inondazione periodica del Nilo (ma il plateau di Giza non è rialzato?) o le infiltrazioni di umidità all’interfaccia sabbia-calcare. Le osservazioni di West destano scalpore perché degli ultimi 4500 anni la Sfinge ne ha trascorsi 3000 sepolta sotto la sabbia, quindi protetta dagli agenti atmosferici usuali in un clima desertico. Invece per trovare delle piogge di intensità tale da giustificare il forte degrado del corpo, bisogna risalire al periodo pluviale che caratterizzò il Nord Africa tra il 7000 a.C. e l’11000 a.C., al termine dell’ultima glaciazione.

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Figura 13. L'erosione verticale presente sulla Sfinge

Inoltre il Tempio funerario della valle, attribuito a Chefren, è stato realizzato con i blocchi estratti dalla fossa della Sfinge, riconoscibili dalla stratigrafia e dall’erosione tipica. Questi ultimi sono monoliti calcarei ancora più grandi di quelli utilizzati per le piramidi: alcuni raggiungono il volume di 100 m cubi ed un peso di 260 t. Blocchi come quelli, alti più di 3 m, sono stati squadrati nella fossa e poi sollevati in verticale, prima di essere messi in opera. Ciò è veramente inconcepibile se si pensa che oggi al mondo esistono solo 3 o 4 gru capaci di sollevare un carico superiore alle 200 t (per paragone si pensi alle gru che manovrano i container nel porto di Genova, che sopportano un carico massimo nominale di 60 t).

Figura 14. Il Tempio funerario della valle

Come fa notare Graham Hancock in Impronte degli Dei, l’architettura megalitica del Tempio somiglia in molti punti alla tipica composizione "a puzzle" che si osserva nelle mura di Machu Picchu e Sacsahuamàn in Perù (qui si trovano blocchi da 300 t).

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Figura 15. Le mura di Sacsahuamàn, in Perù

Figura 16. Le rovine di Machu Picchu

Anche quel poco che rimane del rivestimento delle grandi piramidi, spesso riutilizzato nel medioevo come materiale da costruzione, evidenzia la tecnica raffinata di incastrare blocchi poligonali con giunture a spigolo irregolari. Purtroppo non potremo mai sapere se anche il rivestimento di calcare bianco della Grande Piramide, oggi quasi del tutto assente, fosse solcato dai segni della pioggia. Il complesso Seconda piramide-Sfinge-Tempio della Sfinge-Tempio della valle, intimamente interconnesso, è attribuito in blocco al faraone Chefren e datato attorno al 2500 a.C., esclusivamente in base a indizi contestuali. Il Tempio a Valle era pieno di statue del faraone quando fu dissepolto, mentre sulle pareti delle colonne non è inciso alcun geroglifico. Il volto della Sfinge dovrebbe essere il ritratto del figlio di Cheope, ed invece non assomiglia assolutamente a quello della sua famosa statua, anzi denota, addirittura,

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tratti somatici razziali differenti. Si afferma che la testa della Sfinge (ben conservata), sia stata scolpita per prima, ricavata in uno strato di calcare molto più resistente rispetto a quello immediatamente sottostante che forma il corpo (pesantemente degradato). Quest’ ultimo sarebbe così friabile che soltanto 3 secoli dopo la costruzione furono necessarie le integrazioni di mattoni delle zampe anteriori. In realtà, come risulta chiaro a chiunque osservi la Sfinge di lato, la testa è sproporzionatamente piccola rispetto al corpo: essa è un elemento estraneo riscolpito molto più tardi, probabilmente quando la testa originaria (di leone?) era ormai irriconoscibile a causa dell’erosione. Inoltre Thomas Dobecki, geofisico collaboratore di West, tramite l’analisi geosismica, ha evidenziato che l’alterazione superficiale del calcare penetra nel corpo per 0,9 m nella parte posteriore, 2,4 m in quella anteriore, dimostrando che furono scolpite a millenni di distanza una dall’altra. La geologia ci conferma qualcosa di cui, stranamente, erano convinti egittologi come Gaston Maspero, Auguste Mariette, Flinders Petrie, all’inizio del secolo, e cioè che la Sfinge era già antica al tempo di Chefren, che ne fu il restauratore. Ciò è documentato dalla Stele della Sfinge, eretta da Tutmosi IV faraone della XVIII dinastia, ed erroneamente interpretata. Egli, dopo aver liberato la mitica statua dalle sabbie, riconobbe al suo antico predecessore lo stesso ruolo, apponendo il cartiglio di Chefren. Nel Tempio della valle, si distingue chiaramente lo stacco tra i monoliti giganteschi e la struttura di rivestimento in granito a dimensione più "umana". Incomprensibilmente, anche nel Tempio Mortuario di Micerino si alternano blocchi di calcare da 200 t e inserzioni di mattoni in fango e gesso. Un altro monumento megalitico controverso è l’Osireion di Abido. Esempio unico di struttura a Dolmen, con enormi ed anonimi parallelepipedi di granito fino a 200 t, circondato da un muro di cinta in arenaria spesso 6 m, si trovava profondamente sepolto sotto i sedimenti quando fu scoperto nel 1914. Nonostante fosse subito chiaro che si trattava di un tempio antichissimo, in seguito esso venne considerato il cenotafio del faraone Seti I della XIX dinastia, che costruì il suo tempio nelle vicinanze. Ciò in base a frammenti sparsi che riportano iscrizioni del 1300 a.C.. Eppure il pavimento dell’Osireion si trova 15 m al di sotto di quello del tempio suddetto, i suoi pilastri sono immersi nella falda freatica.

Figura 17. L'Osireion di Abido

In verità l’intera necropoli di Giza è oggetto di un clamoroso equivoco. Tenendo presente la consuetudine storica dei faraoni di appropriarsi dei monumenti sacri dei predecessori, la prospettiva si capovolge completamente. Le pareti interne delle grandi piramidi sono del tutto prive di iscrizioni, bassorilievi, formule rituali, così come le camere non

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ospitarono mai la mummia di alcun faraone (solo nella piramide di Micerino fu trovata una sepoltura di epoca più tarda). Questo fatto viene spiegato, nel caso di Cheope, chiamando in causa fantomatici predatori che avrebbero trafugato tutto il tesoro sepolcrale passando attraverso un’apertura di 90 cm. Pure l’architettura scarna dei monumenti citati sembra estranea allo stile ornamentale tipico dell’Antico Egitto. I corsi inferiori della Seconda Piramide e alcuni Templi Funerari sono riconducibili alla medesima tecnica e concezione costruttiva megalitica, su cui si legge la stratificazione e l’inserzione di elementi architettonici molto meno giganti. Una fotografia scattata dal vertice della Piramide di Chefren evidenzia che i corsi inferiori, con blocchi colossali di granito, formano uno spigolo perfettamente allineato, mentre quelli superiori, con blocchi più modesti, sono posizionati con maggiore approssimazione.

Figura 18. La piramide di Chefren

Ora le piramidi di Meidum e Dashur ci appaiono non come il prototipo di quelle grandi, ma come il tentativo di imitare un modello perfetto già esistente. L’unico riferimento scritto all’interno della Grande Piramide fu scoperto nel 1837 dal colonnello Howard Vyse in una delle camere di scarico. Si trattava dei cosiddetti marchi di cava, dei graffiti che riportano il cartiglio di Cheope (ripresi durante la recente trasmissione Misteri dedicata all’argomento). E’ insostenibile pensare che l’artefice della più grande tomba della storia abbia lasciato la propria firma soltanto in un angolo sperduto, con dei segni pitturati che possono essere stati aggiunti in qualsiasi epoca, forse dallo stesso Vyse. Infatti i geroglifici erano disegnati rovesciati o con errori di grammatica, segno evidente di contraffazione. Tutte le prove archeologiche che rimandano alla IV dinastia sono intrusive: stele, bassorilievi con geroglifici, vasellame e statue furono sempre trovati all’esterno delle piramidi, nei numerosi complessi funerari (mastabe) attigui ai colossi di pietra, costruiti con tecniche più semplici e compatibili con i mezzi limitati di 4500 anni fa. Questo vale anche per le tre cosiddette piramidi minori (o sussidiarie) di fianco alla Grande, dedicate, si dice, ai familiari del sovrano. Al contrario, una stele ricoperta di geroglifici risalenti alla XXI dinastia (I millennio a.C.) conferma tutti i sospetti. La Stele dell’Inventario, trovata da Mariette nel 1850, è una copia posteriore di un originale eretto da Cheope per commemorare i suoi restauri al Tempio di

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Iside: egli sostiene che molto tempo prima del suo regno, esisteva già la Casa della Sfinge accanto alla Casa di Iside, Padrona della Piramide (presumibilmente la Grande), e che fece costruire la propria piramide e quella della figlia Henutsen, ai piedi di quella di Iside. Quindi un documento storico autentico afferma che la tomba di Cheope è una delle 3 modeste piramidi minori: un fatto troppo scandaloso per gli egittologi che lo scartano come un’opera di narrativa inventata, poiché troppo recente. Ciò è ovviamente un pretesto ingiustificato; si ricordi che le storie di Erodoto, che narrano fatti accaduti 2000 anni prima, sono oro colato. Non avendo un metodo affidabile di radio-datazione delle pietre, in mancanza di documenti storici che confermino ciò che gli archeologi hanno deciso essere la verità, ci si limita ad attribuire l’età agli insediamenti antichi dai resti umani organici, che si possono datare in base al tempo di decadimento del carbonio radioattivo (C14). Secondo Zahi Hawass, direttore del Museo Archeologico del Cairo, l’attribuzione in base al contesto è conclusiva. Ma il fatto di aver trovato le sepolture di migliaia di operai nella necropoli di Giza non implica che fossero i costruttori delle piramidi, esattamente come gli abitanti di Roma dell’Alto Medioevo non progettarono il Colosseo. Il fatto che le loro colonne vertebrali fossero deformate dallo sforzo di spostare grandi pesi non significa che portassero i blocchi da 50 t sulla testa. Il professor David Bowen del Dipartimento di scienze della terra dell’Università del Galles ha elaborato un metodo di datazione basato sull’isotopo radioattivo Cloro-36, che può fornire una stima del tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all’atmosfera. Dei test preliminari, eseguiti sulle "pietre azzurre" di Stonehenge nel ‘94, fornirono un’età superiore ai 14.000 anni, contro i 4000 normalmente accettati. In attesa di un esame simile sulle pietre di Giza, per avere una stima approssimata dell’età del sito, ci si può affidare all’archeoastronomia, applicata con successo proprio nel campo dell’Ingegneria megalitica europea (NOTA 4).

CONFERME DALL’ARCHEOASTRONOMIA Questa giovane branca dell’archeologia si cura di identificare gli allineamenti astronomici dei monumenti antichi, ricostruendo la configurazione della volta celeste come doveva apparire all’epoca della loro costruzione. Come spiega l’ingegnere ed egittologo Robert Bauval in Il Mistero di Orione, la posizione relativa e la massa delle 3 grandi piramidi di Giza rispecchiano fedelmente la configurazione e la magnitudine delle 3 stelle della cintura di Orione. La simmetria perfetta nella proiezione ideale tra la volta celeste e la superficie terrestre si ottiene in una data attorno al 10450 a.C., in coincidenza con la minima altezza sull’orizzonte raggiunta da Orione nel suo moto precessionale. Quindi l’inizio del ciclo di Orione coinciderebbe con il cosiddetto Primo Tempo (Tep Zepi) della tradizione egizia, nell’era astrologica del Leone. Infatti la Sfinge (il leone) è un indicatore equinoziale puntato precisamente a Est, costruito per fissare l’epoca in cui il sole, all’equinozio di primavera, sorgeva in quella costellazione (tra l’8700 a.C. e il 10800 a.C.). L’intima connessione tra l’astronomia e la concezione religiosa degli egizi viene confermata dai 4 condotti obliqui che partono dalle camere della Grande Piramide, erroneamente definiti "di aerazione". Quelli meridionali puntano, rispettivamente, sulla costellazione di Orione (Osiride) e sulla stella Sirio (Iside, Sothis), però, all’altezza a cui attraversavano il meridiano di Giza nel 2450 a.C., a indicare, secondo Bauval, che il progetto di Giza fu intrapreso nel XI millennio a.C. e ultimato dai faraoni. Di diverso parere è il professor A.N. dos Santos, docente di fisica nucleare in Brasile. Le sue

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argomentazioni si basano sul funzionamento dell’antico calendario sotiaco egizio, in cui l’anno solare è di 365 giorni. Il ritardo accumulato (circa 1 giorno ogni 4 anni) non viene recuperato, e va di pari passo con lo spostamento della stella Sirio, per cui, dopo un Ciclo Sotiaco di 1507 anni(NOTA 5) il calendario ritorna al punto di partenza e si celebra l’Anno Sotiaco. Risultano anni sotiaci il 10410 a.C. (in ottimo accordo con Bauval), e soprattutto l’11917 a.C., in cui ebbe inizio il calendario, secondo i calcoli di dos Santos. Ciò sarebbe confermato dall’allineamento astronomico della Grande Piramide con Vega, la stella polare di 14000 anni fa, e dal ritardo di 3-4 giorni accumulato nelle date dei solstizi tra il 12000 a.C. e l’anno zero . Anche diversi siti archeologici del nuovo continente andrebbero retrodatati. In Bolivia, a 3800 m di altitudine, tra le gigantesche rovine di Tiahuanaco, si trovano i resti di un porto anticamente situato sulle rive del lago Titicaca (moli con blocchi fino a 440 t), e una grande piramide a gradoni semidistrutta (originariamente 210 m di base per 15 m di altezza, perfettamente orientata a Nord). Oggi, stranamente, la città si trova 30 metri più in alto dell’attuale linea di costa, e la sua costruzione viene fissata attorno al 500 d.C., ad opera della civiltà Inca, una cultura priva persino della ruota. Ancora una volta la datazione in base al contesto degli insediamenti non dimostra nulla e contraddice la logica, secondo cui un rivolgimento geologico di tali proporzioni non può essere avvenuto in breve tempo, addirittura nell’era cristiana. Invece la datazione archeoastronomica del professor Arthur Posnansky, basata sull’obliquità dell’eclittica (NOTA 6), sposterebbe l’innalzamento delle mastodontiche pietre indietro al 15000 a.C.. Ciò concorda con diversi frammenti di vasellame e con i fregi visibili sulla celebre Porta del Sole, che raffigurano teste di elefanti, toxodonti e altri mammiferi estintisi in Sud America tra il 12000 a.C. e il 10000 a.C.. Queste osservazioni, note fin dagli anni ’30, riprese dallo scrittore Peter Kolosimo negli anni ’70, sono respinte perché contraddicono il modello di popolamento delle Americhe, i canoni di sviluppo dell’uomo nella preistoria, e confermano i sospetti di una grande catastrofe climatica e geologica che coincise con la fine dell’ultimo periodo glaciale, il cui ricordo è impresso nel mito del Diluvio Universale, comune a tutti i popoli della Terra.

CIVILTA’ DEL PERIODO GLACIALE Lontano dai consueti preconcetti sulla preistoria dell’uomo, il buon senso suggerisce che popolazioni come gli Egizi dinastici e gli Incas si stabilirono nei pressi delle vestigia di una civiltà precedente, scientificamente e tecnologicamente avanzata, a cui loro davano un significato magico-religioso. Sia le tradizioni orali riferite dagli indigeni peruviani ai cronisti spagnoli del XVI secolo che le fonti storiche egizie definiscono i giganti di pietra come l’opera degli Dei civilizzatori, della perduta Età dell’oro: un ricordo trasfigurato del passato, tramandato oralmente di generazione in generazione. Di nuovo si incontra il tipico filtro delle informazioni storiche: la Pietra di Palermo (V dinastia, 2500 a.C.), il Papiro di Torino e l’Elenco dei Re di Abido, scolpito da Seti I (XIX dinastia, 1300 a.C.), la storia d’Egitto redatta da Manetone, sacerdote di Eliopoli (III a.C.), gli scritti degli storici greci Erodoto (V a.C.) e Diodoro Siculo (I a.C.) sono tutti considerati fonti attendibili della storia egizia dinastica, mentre vengono ignorati quando parlano della lunghissima era predinastica, il Primo Tempo, durata 30.000 o 40.000 anni.

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Figura 19. Particolare dell'elenco dei re dal tempio di Ramses II, ad Abido (Londra, British Museum)

Gli archeologi del XX secolo segnano un netto confine tra l’invenzione della scrittura, con Menes (primo faraone della storia), e le vicende precedenti, considerate pura mitologia. Presentano la cronologia delle dinastie storiche con una precisione ingannevole, quando invece essa si basa solo sul conteggio probabile delle generazioni (si pensi che il celebre Champollion negli anni ’30 fissava l’inizio della I dinastia al 5867 a.C., oggi stimato al 3100 a.C.). Viene dato per certo che l’Egitto predinastico fosse popolato esclusivamente da popolazioni neolitiche. Invece, prove archeologiche incontestabili, finora opportunamente ignorate, dimostrano il contrario. E’ logico che la cultura dell’Antico Regno sia comparsa improvvisamente, con la sofisticata mitologia astronomico-religiosa, la complessa grammatica geroglifica già pienamente formate? Come è possibile che gli Indiani nordamericani Micmac usassero una scrittura geroglifica formata da decine di simboli appartenenti alla scrittura corsiva (ieratica) egizia? Il professor Barry Fell, in America BC, del 1976, ha dimostrato che gran parte degli ideogrammi coincidono sia nel disegno che nel significato. Si ha la sensazione che manchino diversi capitoli della storia antica. Alcune prove del passato dimenticato si trovano in siti archeologici noti e, come si è visto, erroneamente datati. Ma la maggior parte delle testimonianze devono ancora essere scoperte, perché nessuno guarda nei posti giusti. Alcuni egittologi affermano che le sabbie del Sahara nascondono ancora la maggior parte della storia egizia; secondo J.West bisognerebbe cercare lungo le rive del Nilo antico. Alla fine dell’800 era inconcepibile immaginare una civiltà precedente a quella egizia, eppure, seguendo le indicazioni dell’Antico Testamento e sfidando la pubblica derisione dei colleghi, un gruppo di archeologi scavò in Mesopotamia e trovò i resti di Sumer, un’altra civiltà improvvisa e rivoluzionaria che, nel IV millennio a.C., era già socialmente e scientificamente evoluta, con un bagaglio di conoscenze astronomiche superato solo nel XIX secolo (NOTA 7). Questo dovrebbe insegnarci a esaminare le tradizioni e la mitologia delle antiche culture sotto una prospettiva diversa. Se qualcuno sospetta che una civiltà preistorica sia vissuta durante l’ultima glaciazione, ci si aspetta di trovare numerosi insediamenti sommersi dall’aumentato livello degli oceani, il che è puntualmente avvenuto. Nel 1968, l’archeologo Manson Valentine rilevò accuratamente un muro di 600 m, formato da grandi massi poligonali che si trovano a 7 m di profondità, al largo di Bimini nelle Isole Bahamas. L’esame del C14 su delle mangrovie fossilizzate, lo farebbe risalire al 9-10000 a.C. Sui bassi fondali circostanti furono spesso

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osservate forme geometriche e piramidali da parte di diversi aviatori. Nei pressi delle Isole Canarie esiste una piramide a gradoni. Chilometriche strade rettilinee partono dalle coste dello Yucatàn e della Florida per perdersi nell’Atlantico. Analogamente diversi allineamenti di menhir, sulle coste dell’Europa occidentale, continuano in mare, mentre sul fondo del lago di Loch Ness è stato fotografato un cromleck (cerchio di pietre).

Figura 20. Allineamento di menhir a Carnac (Francia)

Le segnalazioni di porti sommersi nell’Oceano Indiano e Pacifico, in particolare tra l’Indonesia e l’Oceania non si contano. Proprio nel 1997 un’équipe di oceanografi giapponesi, coordinata dal professor Kimura, ha scoperto le rovine di un’antica civiltà, nelle acque dell’arcipelago Ryu Kyu, nel Mar del Cina (tra il Giappone e Taiwan): una telecamera subacquea ha ripreso palazzi, scalinate e piramidi. Un altro problema è l’esplorazione di luoghi resi inaccessibili dalle mutate condizioni climatiche o da vincoli politici. Una recente spedizione archeologica ha scoperto nella Siberia meridionale, un gruppo di piramidi a gradoni. In alcune fotografie scattate nel 1975 da satelliti meteorologici che sorvolavano l’area di Pantiacolla, in Perù, si distingue un gruppo di grandi piramidi nascoste dalla vegetazione. Nella pianura di Qin Chuan e nella valle di Qin Lin, nella provincia Shensi, della Cina centrale, in un’area di 2000 km quadrati si trovano un centinaio di enormi piramidi in terra, alcune simili a quelle di Teotihuacan. Come quelle centroamericane, sotto alla copertura di terreno, potrebbero nascondere monumenti in pietra. Furono osservate per la prima volta negli anni ’40, ma ancora oggi nessuno le ha studiate.

Figura 21. Una veduta delle piramidi cinesi

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Figura 22. Una piramide cinese

Nel 1993 l’ingegnere Rudolf Gantenbrink scoprì una nuova camera segreta all’interno della Grande Piramide, raggiungibile attraverso il condotto Sud della Camera della Regina; contemporaneamente, le indagini sismiche della squadra di J.West mostrarono una vasta camera scavata al di sotto della Sfinge. Da allora, nessuna altra ricerca ufficiale è stata intrapresa, mentre West è stato allontanato da Giza. L’archeologia è una scienza empirica ancora apertissima a nuove scoperte. Forse sarebbe l’ora di adeguare la teoria alle evidenze sperimentali, anche se ciò significa ammettere un secolo di ingenuità e danneggiare il prestigio di certe autorità intoccabili del campo. Perché solo in un passato remoto gli uomini si divertivano a spostare, senza sforzo apparente, blocchi di centinaia di tonnellate? Si ricordi il Menhir Brise in Bretagna, di età indefinibile, che, quando era integro, misurava 23 m di altezza e pesava più di 300 t; oppure le fondamenta del Tempio di Giove a Baalbek, in Libano, con un blocco da 900 t.

Figura 23. Il menhir Brise, in Bretagna, alto 23 metri e pesante oltre 300 t.

Perché conoscenze astronomiche sofisticate, di gran lunga esuberanti rispetto alle necessità dell’agricoltura, spuntano in culture dalle scarse realizzazioni tecniche? Normalmente

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sono le civiltà marinare ad affinare l’astronomia per gli scopi dell’orientamento e della navigazione. Né i Sumeri, né i Maya navigavano, eppure questi ultimi (900 a.C -1000 d.C.), privi di strumenti adatti, elaborarono un calendario formidabile che stimava la durata dell’anno solare in 365,2420 giorni (il risultato più preciso di tutti i tempi dopo quello ottenuto dalla scienza europea), calcolava il periodo delle fasi lunari al secondo ed era tarato sui cicli astronomici di Venere per mantenersi preciso nei millenni. Il sistema numerico vigesimale e il calendario maya erano, peraltro, un’eredità degli Olmechi, una popolazione apparentemente non autoctona (NOTA 8), insediatasi nel Messico sud-orientale dal 1500-1200 a.C.. Civiltà raffinate come quella egizia, sumera e olmeca, sorte all’improvviso per poi declinare lentamente, hanno i caratteri di un retaggio del passato e non di un progresso coerente. Esse sono le sopravvivenze di un’evoluzione culturale iniziata millenni prima, che si arrestò ad un certo punto della storia.

EREDITA’ DEL PASSATO Questa civiltà dimenticata, ha lasciato, su tutto il pianeta, le sue impronte materiali (piramidi, architettura megalitica) e culturali (miti, simboli religiosi comuni); per cui sarebbe riduttivo identificarla con l’isola platonica di Atlantide. Essa ci ha anche lasciato in eredità una cartografia dettagliata della terra: si tratta di mappe nautiche che furono disegnate da cartografi medievali copiando dei documenti, forse originariamente conservati nella Biblioteca di Alessandria. Tali carte raggiungono un livello di precisione inspiegabile, riportando la longitudine corretta (NOTA 9) di località distanti fra loro migliaia di chilometri, rilevando la presenza di terre ancora sconosciute all’epoca della loro compilazione. In alcune mappe si osservano calotte glaciali sul Nord Europa, il Sahara occupato da una verde pianura ricca di fiumi e laghi, un lembo di terra al posto dello stretto di Berings: caratteri morfologici compatibili con il clima dell’era glaciale tra il 15000 a.C. e il 10000 a.C.. Ma la più celebre è la carta di Piri Reis, che riporta, tra l’altro, la topografia della penisola antartica libera dai ghiacci (come dimostrò uno studio dell’Aeronautica statunitense nel 1960, commissionato dal professor Charles Hapgood, autore di Mappe degli antichi Re dei mari) e faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione centrata nei pressi del Cairo, che denota l’utilizzo di trigonometria sferica.

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Figura 24. La mappa di Piri Reis

Figure 25-26. Confronto tra la mappa di Piri Reis e la linea di costa attuale

Recentemente, nella necropoli di Giza e ad Abido, sono state disseppellite delle imbarcazioni che si pensa siano servite a scopi rituali, traghettando il corpo del faraone lungo la corrente del Nilo. Diversamente, esperti in archeologia nautica, come Thor

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Heyerdahl e Cheryl Haldane, hanno mostrato che le loro prue alte e affusolate sono ideali per affrontare la navigazione in mare aperto e che il loro disegno, del tutto simile a quello delle barche di giunco del Lago Titicaca, rivela un alto livello di esperienza in questo campo. Il puzzle della nostra preistoria è senz’altro incompleto, ma molti pezzi vanno al loro posto, fornendoci un quadro nettamente più logico e coerente di quello ufficialmente consacrato. Si è visto che numerose datazioni convergono in un periodo compreso tra il 12000 a.C. e il 10000 a.C., un’epoca che ha visto improvvise estinzioni di massa tra i mammiferi (si ricordino i mammuth siberiani congelati) e l’inversione dei poli magnetici terrestri. Subito dopo, attorno al 9500 a.C., iniziano i primi esperimenti di agricoltura, contemporaneamente e agli antipodi della Terra: nei pressi del Lago Titicaca, sugli altopiani etiopici, e su quelli thailandesi. La rivoluzione agricola è il primo passo verso la formazione della civiltà. Non sembra più così remota l’eventualità che una catastrofe planetaria abbia troncato lo sviluppo di una precedente civiltà umana. Inoltre questa nuova prospettiva non toglie dignità alle pur civilissime culture storiche le quali tentavano di perpetuare un sapere e una forma di civilizzazione sofisticata, con mezzi insufficienti. Allora che cosa impedisce alla comunità scientifica di prendere in considerazione tale ipotesi? Probabilmente si tratta di un pregiudizio consolidato dalla nostra civiltà industriale, che si considera l’apice dell’evoluzione intellettuale dell’uomo, vista come un cammino lineare e ininterrotto. Questa visione rassicurante, residuo del positivismo ottocentesco, postula che gli strumenti della scienza moderna detengano il primato nel livello di comprensione dell’universo. Invece, con il progredire della nostra tecnologia, le informazioni provenienti da un remotissimo passato acquistano nuovi significati. I Testi delle Piramidi, cioè i geroglifici che ricoprono le pareti della camera funeraria della piramide di Unas (V dinastia), sono la trascrizione di antichissime tradizioni predinastiche. Secondo G.Hancock, essi sembrano il tentativo di esprimere complesse immagini tecniche e scientifiche in un idioma del tutto inappropriato. Nell’800, i primi traduttori del Mahabarata e del Ramayana (poemi epici che trascrissero antichissime tradizioni orali dell’India) ebbero difficoltà a comprendere le descrizioni dettagliate dei mezzi volanti (Vimana) e dei diversi effetti prodotti dalle armi degli dei: grandi esplosioni che sterminano istantaneamente uomini e animali, paralisi, ustioni, contaminazione del cibo, colonne di fuoco che si alzano nel cielo, pioggia di zolfo (tipico della Bibbia). Queste narrazioni verranno considerate delle fantasiose coincidenze da chiunque non sappia che la città di Mohenjo Daro, nella valle dell’Indo, fu distrutta da un’ondata di calore inspiegabile, incompatibile sia con un normale incendio che con fenomeni naturali conosciuti. Analisi condotte dal CNR di Roma, negli anni ‘70, per conto di David Davenport, esperto di letteratura sanscrita, hanno dimostrato che vasellame e pietre furono sottoposte ad una temperatura superiore a 1500 °C, sufficiente a vetrificare le mura della città.

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Figura 27. Le rovine di Mohenjo Daro (Pakistan)

La potenza di elaborazione raggiunta dall’informatica ha permesso di trovare nuove risposte ad antichi interrogativi. Maurice Cotterel, ingegnere e programmatore, grazie ad una sofisticata simulazione al computer, ha riprodotto l’andamento dei campi magnetici del Sole. Oltre a confermare l’origine elettromagnetica del fenomeno delle macchie solari, egli ha scoperto diversi cicli regolari nella radiazione in arrivo sulla Terra (tra cui un ciclo di 28 giorni e un grande ciclo di 1.366.040 giorni), ipotizzando di aver trovato la causa della inversione periodica dei poli geomagnetici. Le sue deduzioni portano a riconsiderare l’origine autentica dell’astrologia, il ricordo degenerato di ciò che gli antichi sapevano sull’influenza dei campi elettromagnetici sulla biologia terrestre: ogni periodo mensile (segno zodiacale) è caratterizzato dall’irraggiamento di vento solare con prevalenza di ioni positivi (segni di fuoco e aria) oppure ioni negativi (segni di terra e acqua). Inoltre egli ha evidenziato la connessione tra il ciclo delle macchie solari e il calendario maya che, attraverso un macchinoso sistema numerico, giungeva a calcolare il cosiddetto Lungo Computo di 1.366.560 giorni. Va ricordata l’ossessione maniacale che le civiltà precolombiane messicane avevano per lo scorrere del tempo, e la loro concezione della storia dell’umanità, ciclicamente distrutta da catastrofi naturali. Considerazioni simili valgono anche per altre discipline che, probabilmente, sono l’eredità di una scienza dimenticata, basata su un rapporto più diretto tra i sensi e le energie dell’ambiente. La medicina tradizionale cinese (come l’agopuntura), il Feng-Shui (l’arte di collocare le abitazioni in armonia con l’ambiente), la rabdomanzia sono esempi di conoscenze antiche, contaminate nei millenni da rituali esoterici. Secondo C.Wilson una possibile chiave di lettura per interpretare i misteri del passato sta proprio nel rapporto magico-spirituale sviluppato dai nostri antenati con l’ambiente. Indagini recenti evidenziano la natura duale del cervello umano. Wilson ritiene che, da quando fu introdotta la scrittura, gli uomini vivano un’esistenza alienata, governata a livello cosciente dall’emisfero cerebrale sinistro (facoltà analitiche e razionali), e a livello subcosciente dall’emisfero destro (facoltà artistiche e intuitive). Al contrario l’uomo della preistoria, coltivando le capacità della memoria e un approccio intuitivo alla realtà, godeva di un’armonica fusione dei due emisferi, ideale per lo sviluppo delle capacità extra-sensoriali della mente, come telepatia, telecinesi, visione lontana e l’inconscio collettivo (quello che induce uno sciamano nella sua tribù attraverso riti magici). Nonostante la pesante disinformazione su questi argomenti, bisogna essere consapevoli che i fenomeni ESP, negati categoricamente dalla scienza ufficiale per la mancanza di una spiegazione teorica, sono stati indagati con successo dall’apparato militare e dai servizi di intelligence, molto più interessati ai risultati pratici.

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FONDATI SOSPETTI L’idea di Wilson è suggestiva e risponde a un quesito fondamentale che è l’unica obiezione giustificata mossa ai sostenitori delle nuove teorie: perché sono stati trovati soltanto i prodotti finiti della tecnologia dimenticata (es: le pietre levigate) e mai gli strumenti (es: le seghe e i trapani)? Il panorama è in realtà molto più complesso. Diversi strumenti del passato non sono stati riconosciuti al momento della scoperta e altri reperti vengono fatti sparire o considerati falsi. Bastano due esempi eclatanti. Le pile di Baghdad. Si tratta di vasi di terracotta vecchi di 2000 anni, contenenti un cilindro di rame e un tondino di ferro immersi nell’asfalto. Erano classificati come oggetti di culto fino a che non li notò Wilhelm Konig, negli anni ’30. Inserendo una soluzione elettrolitica (solfato di rame) il congegno produsse corrente elettrica. Il geode di Coso. Nell’omonima località della California, negli anni ’60, venne alla luce una sfera incrostata di conchiglie fossili. Una radiografia mise in evidenza l’interno, formato da una sottile anima di metallo, circondata da una sezione circolare di materiale ceramico durissimo (tale da consumare la sega al diamante utilizzata per il taglio), con un cappuccio esagonale. Un esempio incredibile di tecnologia sconosciuta di 500.000 anni fa. La cosiddetta paleoastronautica annovera decine di queste sconvolgenti anomalie della preistoria. Quindi, anche se le prove esistono, basta semplicemente ignorarle o screditare chi le propone. A questo punto, è necessario chiedersi se il ritardo di 150 anni della teoria rispetto alle prove oggettive sia fisiologico oppure patologico. Si tratta certamente di uno sgradevole meccanismo di filtro scientifico, messo in luce recentemente dal ricercatore Michael Cremo. Nel suo fondamentale trattato Archeologia proibita, egli dimostra l’infondatezza della linea evolutiva dell’Homo Sapiens, i cui fossili sono stati trovati, con certezza, in ere geologiche fino a 50 milioni di anni fa. Eppure le evidenze sperimentali che lo provano sono state occultate o screditate per più di un secolo, mentre autorità anonime hanno il potere di decidere quali ricerche vanno pubblicate sulle riviste scientifiche in modo che solo le teorie "gradite" guadagnino notorietà. La ricerca di M.Cremo ci svela solo la punta dell’iceberg: si può solo indovinare quanti reperti siano stati completamente soppressi. E tutto ciò è semplicemente dovuto a un circolo vizioso avviato dai vertici del sapere accademico? Forse, invece, si può parlare esplicitamente di un piano preordinato di inganno ai danni dell’opinione pubblica. Ma a quale scopo? E’ noto che oggi l’economia e la politica mondiali sono in mano a pochi gruppi di potere (la lobby militare e finanziaria, le multinazionali, le case petrolchimiche) che, nel loro interesse, influenzano e dirigono l’operato dei governi, controllando le informazioni che possono raggiungere il pubblico. I vertici del potere politico ed economico, legati a doppio filo agli organismi militari e scientifici, sono responsabili di manipolazione delle notizie attraverso i mass media, di soppressione di tecnologie innovative che, per esempio, renderebbero il petrolio obsoleto. Il loro obiettivo è mantenere indefinitamente un ordine sociale ed economico vantaggioso per loro. La ricerca scientifica va, forzatamente, nella direzione indicata dai finanziatori. Non è una coincidenza che fondazioni private americane abbiano influenzato seriamente le ricerche sull’evoluzione dell’uomo all’inizio del ’900, sponsorizzando selettivamente le teorie neo-darwiniane. Non è plausibile che le conoscenze dei nostri predecessori aprano la porta verso un certo tipo di verità "scomode" a cui la struttura sociale mondiale non è pronta? Potrebbe trattarsi di tecnologie rivoluzionarie, il cui impiego comprometterebbe l’establishment economico mondiale. Al solito, le tradizioni locali forniscono utili indizi.

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Gli antenati degli indigeni boliviani tramandavano la tradizione secondo cui gli edifici di Tiahuanaco furono realizzati in brevissimo tempo, sollevando e trasportando le pietre in aria al suono di una tromba. Nel ’400, lo storico egiziano Ahmed Al-Maqrizi riferiva che agli operai delle piramidi bastava appoggiare un foglio coperto di scrittura magica sopra un blocco di pietra per vederlo percorrere una distanza di 26 km. La tentazione di pensare a congegni anti-gravità è forte. Nel 1996 ricercatori dell’università di Tampere in Finlandia hanno dichiarato di aver ottenuto accidentalmente un effetto di perdita reale di peso di oggetti, mentre studiavano il comportamento di un super-conduttore. La notizia, apparsa sul Sunday Telegraph britannico, non sembra aver ricevuto molta attenzione, il che si inquadra perfettamente nel sistema di sabotaggio delle energie alternative, che ha colpito, ad esempio, la fusione fredda di Martin Fleischmann o il motore a idrogeno. Informazioni ugualmente destabilizzanti sarebbero la scoperta di fenomeni naturali ancora poco conosciuti, capaci di mettere periodicamente in pericolo la vita sulla Terra (NOTA 10), o la conferma dell’esistenza di intelligenze extraterrestri (NOTA 11). Tra i reperti proibiti, M.Cremo annovera diversi oggetti artificiali, fossili e impronte di uomo rinvenuti in strati del periodo Carbonifero, ed altri del Pre-Cambriano, fino a 2,8 miliardi di anni fa. Questi manufatti metterebbero in crisi le teorie sull’origine casuale e sullo sviluppo della vita sulla Terra (NOTA 12). Notizie del genere non raggiungono il pubblico, mentre un’élite di studiosi conduce delle ricerche riservate per conto di strutture segrete. Antiche costruzioni rese irriconoscibili dalla vegetazione sono state spesso ritrovate grazie a rilevamenti satellitari. E’ plausibile che una struttura così maestosa e visibile come la Grande Piramide Bianca di Xian in Cina (un colosso di 300 m di altezza) sia sfuggita accidentalmente ai sensori? Soltanto oggi, a 50 anni dalla scoperta, la sua esistenza è stata resa nota. Forse la rivoluzione archeologica può essere il primo passo verso la rivelazione di una vera e propria realtà nascosta.

Figura 28. La Grande Piramide bianca di Xian (Cina)

NOTA 1: Su questo argomento un documentario sull’Antico Egitto, trasmesso da Quark, è molto più ottimista: sarebbero sufficienti 6 uomini per trasportare un blocco di 6 t su per una rampa del 10% di pendenza. Ciò equivale a dire che ciascun uomo possa tirare in salita, per diversi chilometri, una automobile familiare con le ruote frenate che strisciano. RITORNA NOTA 2: Infatti, a causa dell’oscillazione dell’asse terrestre (che descrive un cono nel cielo

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ogni 26000 anni), ogni 2160 anni circa, il sole sorge, all’equinozio di primavera, in una costellazione diversa. Quando il sole sorge nella costellazione in cui tramontava, ha attraversato metà della fascia zodiacale, cioè sono passati 13000 anni. Quindi, all’epoca di Erodoto si sarebbe compiuto un ciclo precessionale e mezzo, equivalente a 39000 anni. RITORNA NOTA 3: In questa occasione gli architetti introducono per la prima volta l’espediente delle camere di scarico: 7 vani posizionati al di sopra del soffitto, con la funzione di alleggerire la flessione sulla struttura. Come calcolarono la giusta dimensione al primo progetto? RITORNA NOTA 4: L’astronomo C.A. Newham, negli anni ‘60, ha confermato che il cerchio di pietre di Stonehenge costituisce un sofisticato calendario solare, che funziona come una meridiana. Coloro che realizzarono i numerosi allineamenti, cerchi ed ellissi di pietre che si trovano in Inghilterra e in Bretagna avevano solide nozioni di geometria e conoscevano il π, 3000 anni prima di Euclide e Pitagora. RITORNA NOTA 5: Il capodanno egizio cade all’alba del giorno in cui Sirio sorge immediatamente prima del sole. L’intervallo tra due successive levate eliache di Sirio è esattamente 365,25 giorni, perciò lo spostamento graduale (0,25 giorni/anno) del punto in cui sorge la stella scandisce, come un orologio, lo sfasamento del calendario rispetto alle stagioni. Questo spiega la venerazione degli Egizi per Sirio. Approssimativamente, la rotazione si completa in 365/0,25= 1460 anni. In realtà l’esatta frazione di anno persa è 0,2422, per cui il vero ciclo di rotazione è 365/0,2422= 1507 anni. RITORNA NOTA 6: Oltre ad oscillare, causando la precessione, l’asse di rotazione terrestre si inclina diversamente rispetto al piano dell’orbita. L’angolo formato dal piano dell’eclittica (piano orbitale) con il piano dell’equatore celeste (prolungamento dell’equatore terrestre, solidale con l’asse) è detto obliquità dell’eclittica, e varia, regolarmente, tra 21°55’ e 24°20’ in un periodo di circa 41000 anni. Oggi l’obliquità è 23°27’. I calcoli di Posnansky, controllati da diversi astronomi, dimostrano che i monumenti di Tiahuanaco furono innalzati quando essa era 23°8’48", circa 17000 anni fa. RITORNA NOTA 7: Come ha recentemente riscoperto Zecharia Sitchin, esperto di civiltà orientali, i Sumeri possedevano una complicata astronomia sferica (che implica la conoscenza della sfericità della terra), distinguevano dettagliatamente le stelle fisse dai pianeti e dagli altri fenomeni celesti, come meteore e comete, avevano precise tavole delle effemeridi e prevedevano regolarmente le eclissi. Inoltre possedevano una sorprendente cosmologia che descrive l’origine del sistema solare, di cui conoscevano tutti i pianeti del fino a Plutone, e definirono il Grande Anno di 25920 anni (una stima eccezionale del ciclo di precessione). Tutto ciò dovrebbe essere il risultato di secoli di osservazione del cielo con adeguati strumenti. Alcuni studiosi affermano che il calendario sumero iniziasse attorno all’11600 a.C. RITORNA NOTA 8: Nelle loro rappresentazioni artistiche, tra cui le famose teste in basalto, si distinguono nettamente sia tratti somatici negroidi che di caucasici barbuti (gli amerindi sono glabri). Su ceramiche e steli gli studiosi di cinese antico Han Ping Chen e Mike Xu hanno scoperto diverse figure identiche a ideogrammi cinesi del 1200 a.C. Gli Olmechi possedevano già un alto livello tecnico nella realizzazione di sofisticate opere idrauliche e di piramidi. RITORNA NOTA 9: Prima del XVIII secolo, non esistevano cronometri abbastanza precisi per calcolare con esattezza la longitudine durante la navigazione e il rilevo topografico delle coste. RITORNA

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NOTA 10: Per esempio l’inversione dei poli magnetici. Durante tale fenomeno, gli esseri viventi sarebbero indifesi dalle radiazioni cosmiche ad alta energia, normalmente schermate dal campo. Si pensi che non è ancora stata formulata una teoria scientifica chiara che spieghi l’esistenza stessa del campo magnetico terrestre. RITORNA NOTA 11: Il fenomeno UFO è troppo vasto e complesso per poterlo affrontare in una nota. Essendo di stretta competenza delle autorità militari, per le evidenti implicazioni sulla sicurezza nazionale, è da sempre oggetto di insabbiamento e disinformazione. Basti sapere che la casistica di avvistamento di oggetti volanti non identificati, non è peculiarità degli ultimi 50 anni, ma è documentata nel medioevo, in età romana, e, forse, in diversi brani della Bibbia. RITORNA NOTA 12: Oggi gli scienziati non hanno idea di come i composti organici del cosiddetto "brodo primordiale" si siano organizzati "spontaneamente" nel formare la prima cellula, trasgredendo il III Principio della Termodinamica. Alcuni, inoltre, ritengono che mutazioni casuali del patrimonio genetico non possano essere le sole responsabili nell’evoluzione della vita terrestre, sfidando la visione meccanicistica dominante. RITORNA

AUTORE: ing. Quagliati Mauro, e-mail: [email protected]

FONTI: Robert Bauval-Adrian Gilbert, Il mistero di Orione, Corbaccio, 1997. Maurice Cotterel-Adrian Gilbert, Le profezie dei Maya, Corbaccio, 1996. Michael Cremo-Richard Thompson, Archeologia proibita, Gruppo Editoriale Futura, 1997. Georges Goyon, Il segreto dele grandi piramidi, Newton Compton, 1980. Graham Hancock. Impronte degli Dei, Corbaccio, 1996. Francis Hitching, Atlante dei Misteri, De Agostini, 1982. Kurt Mendelssohn, L’enigma delle piramidi, Mondadori, 1976. Roberto Pinotti, Angeli, dei, astronavi, Mondadori, 1991. Zecharia Sitchin, Il dodicesimo pianeta, Edizioni Mediterranee, 1983. Colin Wilson, Da Atlantide alla Sfinge, Virgin Books, 1996.

Amateur Astronomy & Earth Sciences, n°9, agosto-settembre 1996. Egitto, collana Fabbri Video, 1997.

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LE PIRAMIDI - LA PIANA DI GIZA ED ORIONE

La disposizione delle piramidi nella piana di Giza, confermano la raffigurazione in terra della costellazione di Orione dove gli egizi pensavano vivesse Osiride.

Le piramidi viste dall'alto Le piramidi e la costellazione di Orione

Piramidi e Orione sovrapposte Piramidi e Nilo disegnano Orione in terra

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...REPERTI SUMERI... ALLEGO QUALCHE OPERA SUMERA. SONO BELLISSIME . NOTARE COME CHI SIEDE SUL TRONO E' ALTO QUANTO CHI STA IN PIEDI! I FAMOSI GIGANTI DI CUI I SUMERI PARLANO? Immagine:

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28,13 KB Museo di stato di Berlino. Il sigillo, catalogato VA/243, mostra un gruppo di 12 globi intorno ad una stella con raggi che raffigura il sole. È l’immagine del sistema solare.

NIBIRU: X° o XII° PIANETA? Un comunicato ANSA del 12 dicembre 2002 ed un articolo della rivista britannica New Scientist ci informano dell’esistenza di un "decimo" pianeta nel nostro sistema solare. Grande come la Terra, si dice, ma come vedremo più avanti vi sono subito delle discrepanze; si troverebbe oltre l’orbita di Plutone, ai confini della fascia di Kuiper, dove stazionano asteroidi e materiale interstellare. Le informazioni inviate dalle sonde spaziali suggeriscono, infatti, l’esistenza di un altro pianeta o di un corpo celeste, oltre Plutone, che influenza le orbite dei pianeti esterni. La ricerca di pianeti, in particolare di questo, va avanti da decine di anni. Fin dal 1846, dopo la scoperta di Nettuno, venne dichiarato che poteva esserci un altro pianeta in quella zona e cercato il pianeta che si credeva influenzasse l’orbita di Nettuno; ma non erano stati considerati gli effetti di Urano su Nettuno. Quando fu trovato Plutone, nel 1930, gli scienziati si resero conto che era troppo piccolo per determinare effetti gravitazionali su Nettuno, quindi la ricerca fu indirizzata oltre Plutone, verso un pianeta che fu chiamato "Pianeta X". Mentre ci chiediamo come mai un corpo celeste di grandi dimensioni non sia stato visto prima, qualcuno prospetta che nel maggio di quest'anno passi vicino alla Terra. Si potrebbe pensare a previsioni fatte sotto l’influenza delle profezie del monaco russo Basilio, profeta vissuto alle soglie del 1700; ma abbiamo anche letto nel Web che il Vaticano possiede un telescopio sul monte Graham in Arizona, costruito nel 1988 proprio per tenere sotto controllo il Pianeta X. Lo stesso stato pontificio prevede il suo arrivo nel maggio 2003. Vero o falso che sia sorgono domande davvero inquietanti. Non è stato mai dato molto peso, almeno ufficialmente, alle saghe sumere; forse, come prospetta Alan Alford, per distogliere l’attenzione dai grandi investimenti fatti per la costruzione di telescopi; Alan si chiede se la ricerca di Nibiru sta continuando in gran segreto. Sono stati esclusi dalla Bibbia alcuni libri definendoli "apocrifi"; allora perché si costruisce un telescopio, violando le leggi sull’ambiente degli Stati Uniti? Perché il Congresso americano concede una esenzione speciale per condurre a termine la costruzione? Per quale motivo si controlla l’orbita di un pianeta lontano e sconosciuto? Cosa si sta nascondendo e cosa si teme di questo pianeta? Il telescopio spaziale Hubble lo sta monitorando? Personalmente penso di sì, come sta monitorando molti altri oggetti e corpi celesti nello spazio. Sembra sia stata registrata la sua velocità, che va aumentando progressivamente. Non posso fare a meno di storcere la bocca in un risolino sarcastico.

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Di cosa si tratta: di un pianeta o, come afferma Sitchin nei suoi libri, un "pianeta da battaglia"; un’astronave sferica che esce dai fotogrammi di Star Wars? Non vi sono molti fatti attendibili per credere all’arrivo di una "Morte Nera". Nondimeno la vicenda è seguita, più o meno ufficialmente, fin dal 1983. All’epoca lo Washington Post pubblicava un paio di articoli che parlavano di "un misterioso corpo celeste, grande come Giove, scoperto da un telescopio all’infrarosso in orbita" (l’IRAS n.d.a). Grande come Giove o come la Terra? Passerà a 42 milioni di miglia e tutti temono la sua coda, detta del "Drago", già visibile ai telescopi, perché investirà il nostro pianeta con meteoriti e polveri. La notizia inoltre evidenzia che secondo gli astronomi il nostro sistema solare potrebbe contenere ben novecento pianeti; solo otto si troverebbero fuori della fascia di Kuiper. In pratica si teme che il suo passaggio sia causa di una catastrofe di proporzioni globali. Ammesso sia così, dato che la sua orbita è stata calcolata in 3600 anni, significa che ad ogni suo passaggio si verifica un tale evento. L’ultimo in ordine cronologico sarebbe avvenuto nel 1600 a.C.? È indiscutibile che ogni civiltà faccia riferimento ad un grande diluvio che inondò la terra e decimò la razza umana. L’evento è ricordato in ogni religione, in ogni tradizione; ma studi fatti lo datano oltre il 6000 a.C.; per alcuni risalirebbe a 12.000 anni fa. Dopo tali date non vi è ricordo di simili catastrofi globali. Evidentemente qualcosa non collima, oppure i passaggi di questo pianeta non sono poi tanto disastrosi per la Terra. Anzi, dal momento che viene chiamato in causa Zacharia Sitchin e il suo "Dodicesimo Pianeta", si sottolinea che il genere umano abbia compiuto un salto di qualità e acquisito una maggiore tecnologia ogni volta che il Pianeta X ha incrociato il nostro sistema; dal Paleolitico, al Mesolitico, al Neolitico e alla civiltà Sumera. Sitchin fa presente che il calendario di Nippur parte dal 3760 a.C. come quello giudaico. Secondo gli antichi testi interpretati da Sitchin, il Pianeta è stato espulso da qualche altro sistema e catturato dal nostro passando vicino a Nettuno. Con un’orbita contraria a quelle dei nostri pianeti ha iniziato urtando un pianeta che si trovava dove adesso staziona la cintura di asteroidi. L’evento avvenne ben quattro bilioni di anni fa. In seguito a quella collisione il pianeta, che i Sumeri chiamavano Tiamat, fu spaccato in due pezzi formando con una parte la Cintura e con l’altra la Terra e la Luna ponendole in un'orbita diversa da quella attuale. Secondo la storia sumera vi era un sistema solare, con un sole e nove pianeti, che fu invaso da un grosso pianeta dall’orbita cometaria proveniente dallo spazio esterno. Il suo nome era Marduk, il Signore degli Dei. Iniziò il suo tragitto per incontrare Nettuno passando vicino a Urano; sfiorò Saturno ed in prossimità di Giove incurvò il suo percorso verso il centro del sistema, assumendo un’orbita permanente intorno al Sole e ritornando più volte nello stesso posto. La nuova orbita lo portò a scontrarsi con Tiamat, un pianeta del sistema situato fra Giove e Marte. Tiamat si spaccò in due tronconi. Una metà finì in una nuova orbita, dando origine alla Terra, l’altra metà venne colpita di nuovo da Marduk e si sbriciolò, formando un "braccialetto nei cieli". Tiamat era chiamato anche il pianeta Oceano, il mostro delle acque. Isaia fa un chiaro riferimento all’episodio: "La potenza del Signore colpì il Superbo, fece roteare il mostro acquatico, prosciugò le acque di Tehom-Raba". In ebraico Theom è l’abisso d’acque e deriva da Tiamat. Così Theom-Raba significa il Grande Tiamat. Abbiamo già illustrato in altro articolo la saga dell’Enuma Elish; diamo comunque alcune spiegazioni basilari per continuare la nostra disquisizione. Perché dodicesimo, se fin qui abbiamo parlato di un decimo pianeta? Semplice: i Sumeri consideravano il nostro sistema composto da undici pianeti, comprendendo il Sole e la Luna, quindi il pianeta che giungeva dai confini del cielo era il Dodicesimo. Un sigillo conservato al Museo di Berlino mostra un Dio circondato da 12 pianeti e ben 24 piccoli globi rappresentanti delle lune. Nel nostro sistema solare il numero delle lune dei pianeti presenti, fino alla scoperta di altri satelliti intorno a Giove e a Saturno, dal 1979 al 1981, erano in effetti ventiquattro.

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Al di là del fatto che rimane un mistero su come i Sumeri vennero a conoscenza di questo dato, dobbiamo credere che vi erano anche dodici pianeti. Ridotti ad undici dopo la collisione, contando sempre il sole e la luna. Il dodicesimo era indicato come quello dei Nefilim, chiamati anche Anunnaki. Il vocabolo Anunnaki significa "quelli che dal cielo vennero in Terra"; ritroviamo dunque i caduti, i Nefilim, i duecento Veglianti che scesero sul Monte Hermon. Veniva chiamato Nibiru, che significa "Pianeta dell’Attraversamento"; il suo simbolo era un globo alato, figura frequente in tutte le antiche civiltà come gli Ittiti, gli Assiri, i Babilonesi, gli Egizi. Il numero 3600, in sumero, viene scritto come un grande cerchio. Il pianeta veniva chiamato anche "Shar" che significa cerchio completo e indica pure il numero 3600. Poteva essere visto anche di giorno "visibile all’alba scompariva dalla vista al tramonto". Un grande pianeta rosso scuro che, come molte comete, appariva e scompariva alla vista della Terra. Rappresentato graficamente da una "Croce" formata dall’incrocio di due caratteri cuneiformi. Immagine:

1,53 KB Anche questo simbolo ben presto entrò a far parte della simbologia di tutte le civiltà antiche. Tale carattere significa, infatti, "divino"; nel linguaggio semitico venne adottata la lettera "Tau" col significato di: "il segno". Sono talmente tante le coincidenze, con la versione ebraica del Vecchio Testamento, che sembra derivato dalle storie della civiltà Sumera. I Sumeri avevano sette sacre tavolette che narravano l’epica della Creazione; può essere che nella traduzione siano divenuti i "sette giorni della creazione". Nel Vecchio Testamento sta scritto che il Signore dimora nell’alto dei cieli; un Signore celeste che, invisibile, nei cieli si muove in cerchio. Notevoli le parole di Isaia: "Come un frastuono di una moltitudine tra le montagne, un rumore tumultuoso come di molta gente, è il Signore degli Eserciti che comanda un esercito in battaglia. Da una terra lontana essi vengono, dal punto estremo del cielo il Signore e le Armi della sua collera vengono per distruggere l’intera terra. Perciò io agiterò il cielo e la Terra sarà scossa dal suo posto quando il Signore degli Eserciti attraverserà il giorno della sua collera ardente". Nel libro di Giobbe si può leggere: "Sul profondo tracciò un’orbita; dove luce e oscurità si fondono è il suo limite più lontano". E ancora:"Il Signore celeste aveva colpito anche i servitori del Superbo. Il baldacchino martellato estese nel luogo di Theom, la terra sospese nel vuoto, i suoi poteri arrestarono le acque, la sua energia squarciò il Superbo; il vento misurò il braccialetto martellato, la sua mano estinse il Drago guizzante." "I cieli rivelano la Gloria del Signore, il braccialetto martellato proclama la sua opera, egli giunge come uno sposo dal baldacchino; come un atleta si compiace di compiere la corsa. Dalla fine dei cieli emana". (Salmi) L’inizio della Genesi descrive come il vento del Signore aleggiava sulle acque di Theom e come il fulmine del Signore (Marduk) rischiarò la tenebra dello spazio quando colpì Tiamat, creando la Terra e il Raka, chiamato Cielo. La Terra ebbe una nuova orbita intorno al sole, si crearono le stagioni e la rotazione assiale, donandoci il giorno e la notte. Secondo la scienza la Terra era una sfera rotante con vulcani eruttanti, vapori e nubi. In un determinato momento la temperatura diminuì, i vapori si mutarono in acqua, si formarono gli oceani e la terraferma. La quinta tavoletta dell’Enuma Elish racconta che Tiamat sputava lava eruttante prima si formassero l’atmosfera, gli oceani e i continenti. Apparvero pioggia e nebbia. Lo sputo continuava a scaturire disponendosi a strati. Per l’Epica della Creazione Kingu, protettore di Tiamat, in pratica un suo satellite, viene spostato in un'altra orbita con uno dei pezzi del pianeta spaccato; sarà privato dell’atmosfera, delle acque, rimpiccolito in una massa senza vita, sarà il satellite della Terra.

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Gli studi condotti dalla NASA sul suolo lunare hanno accertato che il nostro satellite possiede una struttura diversa da quella della Terra. Un tempo, però, era "viva". Genera ancora calore, ma solo dagli strati radioattivi vicino alla superficie. Un’influenza esterna ha invertito i campi magnetici, le sue antiche rocce si sono magnetizzate. Sono state trovate pietre formate dalla frantumazione della roccia e dalla sua successiva rifusione in seguito ad un fortissimo e improvviso calore. Vi sono sostanze in superficie ricche di potassio e fosforo radioattivo, elementi che si trovano solo a grandi profondità. Secondo gli scienziati la Terra e la Luna si sono formate nello stesso tempo ma come due corpi separati. L’Apollo 15 rilevò una frana sei volte più grande di qualsiasi frana terrestre. L’Apollo 17 trovò una scarpata prodotta da un terremoto otto volte più grande di quelli conosciuti. La struttura attuale si è formata oltre tre miliardi di anni fa, dopo ottocento milioni di anni di catastrofi causate da corpi di grandi dimensioni. Marduk, il Signore, ordinò i pianeti dividendoli in due gruppi e rivolse il suo sguardo a Nettuno. Fissò un’orbita diversa a Plutone, rivolta verso il profondo, assegnandogli un luogo nascosto e il ruolo di "Consigliere dell’Abisso delle Acque". Curiosamente Plutone possiede in effetti l’orbita più estesa ed ellittica, fuori quadro di ben 17 gradi ed è l’unico che attraversa l’orbita di un altro pianeta: Nettuno. La scienza è certa della sua origine di satellite sfuggito al suo pianeta per girare da solo intorno al sole. E questo è quanto descrivono i testi sumeri. Inoltre i Sumeri furono i primi a ideare una lingua scritta e ogni studioso è concorde nell’affermare che ancora oggi facciamo uso della loro matematica, della loro scienza, delle leggi, dell’astronomia, della misurazione del tempo, della musica e di molte altre cose fra le quali la rappresentazione elicoidale del DNA. Se è vero che la scoperta fruttò, nel 1962, un Nobel al biofisico inglese Francis Compton Crick e al suo collega americano J.D. Watson è innegabile che il simbolo dei due serpenti avvinghiati, intrecciati, da noi usato in medicina, sia il simbolo adottato dai Sumeri per indicare il DNA. Era infatti il simbolo del Dio Enki impegnato in un progetto di ingegneria genetica teso a produrre l’Adamo. Le tavolette narrano che l’uomo fu creato, attraverso un procedimento di ingegneria genetica nella Casa delle Nascite dalla Dea Ninti, mescolando l’argilla della terra con il sangue (il Nepesh in ebraico) di un Dio. Più semplicemente il primo uomo fu generato con una inseminazione artificiale attraverso il reimpianto nell’utero di una femmina di Homo Erectus di una miscela di sperma e ovuli creata in laboratorio. Recenti ricerche sul DNA hanno stabilito che esisteva un "Eva" vissuta in Africa da 250 a 270 mila anni fa; una prima madre dalla quale discendono tutti gli umani; come è esistito un unico Adamo. I due serpenti intrecciati emulano la struttura del codice genetico che rappresentava la segreta conoscenza che permise la creazione dell’Adamo. A questo punto non possiamo fare a meno di rilevare che la civiltà sumera ci offre anche la spiegazione plausibile al significato di "peccato originale". Quanto scritto nella Bibbia non è del tutto errato, l’uomo venne in possesso della conoscenza, ma quale? Non certo rendersi conto della sua nudità, bensì di come avveniva la sua creazione. Imparò a riprodursi attraverso l’accoppiamento con l’altro sesso. Non aveva più bisogno dell’intervento divino per moltiplicarsi. Ecco il "peccato dell’origine", ma considerato tale solo dalle entità divine perché esse persero il controllo sulla nuova specie. Le nascite non furono più programmate e limitate; l’aumento della popolazione umana generò una serie di problemi fra i quali la perdita di fiducia nell’entità divina. Di conseguenza fu deciso di abbandonare l’umanità al suo destino quando gli Anunnaki vennero a conoscenza che una catastrofe cosmica avrebbe colpito la Terra. D’altra parte gli "Dei" non erano in grado di impedire tale evento. Enki si era innamorato degli uomini e decise di salvarne una parte insegnando ad uno di loro come costruire una nave in grado di affrontare il Diluvio che stava per abbattersi sulla Terra. Siamo giunti al Noè sumero. Tutto sommato sono sempre le storie di un popolo antico, ma forse più credibili di

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quelle super censurate del Vecchio Testamento. Possiamo anche dissentire e considerare il tutto una errata interpretazione di alcuni antichi documenti. Allora mi sembra interessante riportare quanto dichiara Alan Alford, allievo di Sitchin in merito alle vicende di cui sopra. Alford è abbastanza critico nelle sue conclusioni. Pensa che in effetti vi sia stato un intervento genetico dal quale ha preso vita un ibrido, un incrocio fra gli Anunnaki e l’Homo Erectus. Pur ammettendo che i testi antichi affermano che gli Anunnaki vennero da un pianeta chiamato Nibiru, tesi appoggiata anche dall’astronomo Tom Van Flandern, per Alford è molto più probabile che essi siano giunti passando da Nibiru. Seguendo il ciclo precessionale e i 2.160 anni, fornisce la data del loro arrivo: 272.000 anni fa; calcola anche la data della creazione dell’Adamo: meno di 200.000 anni fa. Snocciolare date così lontane secondo il mio parere a volte è un azzardo. Teniamo conto per esempio quanto è emerso dagli scavi di Atapuerca, a nord della Spagna, condotti fin dal 1990. Si sono scoperti resti umani fossilizzati risalenti a 400.000 anni fa; appartengono all’Homo Heidelbergensis, precedente al Neanderthal. L’ascia in pietra ricavata da un pezzo di quarzite rossa di quindici centimetri, rinvenuta nel luogo e battezzata Excalibur, testimonia l’esistenza di riti funebri che si pensava risalissero solo a 60.000 anni fa. Quindi le date sono indicative, dal momento che un nuovo ritrovamento può spostarle nel tempo. Anche per Alford, riguardo Adamo, i testi antichi affermano che fu creato per svolgere il duro lavoro assegnato agli Anunnaki, che stavano sfruttando le risorse minerarie della Terra. Il diluvio universale probabilmente fu causato dalla caduta di un asteroide e non dal pianeta Nibiru. Secondo Alan, gli Anunnaki erano abili astronauti e possedevano navi spaziali; la piattaforma di Baalbek era uno dei luoghi di atterraggio. Particolare evidenziato in un mio articolo su questo sito archeologico, apparso a suo tempo su Hera. Anche riguardo alla Grande Piramide l’opinione di Alford collima grosso modo con le nostre tesi; forse può essere stata costruita dagli Anunnaki, ma al di là dei suoi costruttori funzionava come generatore d’energia, probabilmente sonica. Siamo in accordo con quanto dichiara in merito a Sodoma e Gomorra distrutte da armi nucleari; stesso sistema adottato per distruggere anche un centro spaziale nel Sinai, come dimostrano le foto ravvicinate scattate dai satelliti che riprendono pietre annerite a causa di un forte calore. Gli studiosi affermano che la causa è vulcanica, peccato che nel Sinai non vi siano vulcani. I calendari di Stonehenge e di Machu Picchu avevano lo scopo di osservare le stelle e misurare la velocità dei cambi precessionali. Tale argomento è trattato in un altro mio articolo. L’ultima precisazione di Alford si commenta da sola: Yahweh era un Dio in carne ed ossa conosciuto come il "Dio della Tempesta". Forse mi sono lasciato prendere la mano, ma la scoperta di un decimo pianeta nel nostro sistema solare conduce a Nibiru; a Marduk; al Dodicesimo pianeta di cui parla Zacharia Sitchin. Cose note a molti da tempo; ma anche la notizia del rilevamento di un Decimo Pianeta non è poi una novità. Sembra divulgata per abituarci all’idea che presto potremo osservare un altro pianeta. Entro l’anno in corso? Aspettiamo e lo sapremo. Fonte:Edicolaweb 32 KB

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Stonehenge: falsa leggenda fonte: la Repubblica del 23/02/01 Immagine:

3,12 KB E' stato ricostruito in epoca vittoriana uno dei più famosi siti archeologici del mondo Prima pietra, 3000 avanti Cristo. Ultima pietra, 1964 dopo Cristo. All'alba del solstizio d'estate, quando sacerdoti druidi, guerrieri New Age e hippies randagi fanno a botte per vedere il perfetto allineamento del sole che sorge sulle pietre millenarie di Stonehenge, potrebbero anche mettere su un disco dei Beatles, se proprio vogliono celebrare i mitici costruttori del misterioso circolo. Perché l'ultimo esoterico allineamento è opera di una prosaica gru degli anni '60. Il velo sul mistero meglio pubblicizzato d'Inghilterra l'ha sollevato un ragazzo di Bristol, Brian Edwards, alle prese con una tesi di storia. Ha trovato le foto. Risalgono al 1901, hanno il fascino sabbiato di un dagherrotipo, ma documentano spietate le approssimative tecniche edilizie di un gruppo di operai vittoriani con cazzuola. Sono solo le prime di una serie: il '900 è stato tutto un cantiere, che ha rifatto e "migliorato" il volto di Stonehenge, come in una plastica facciale su una signora un po' invecchiata. Scavatrici, corde e cemento hanno ricostruito, spostato, innalzato, sistemato, riallineato quei monoliti che milioni di "fedeli" presumono intatti, e ne adorano la mistica geometria, credendola un computer preistorico, un orologio neolitico, un osservatorio celtico, o addirittura il regalo fantascientifico di una civiltà superiore, sbarcata da un'astronave sulla Terra cinquemila anni fa per consegnarci la Conoscenza. Sistemare un monumento traballante non è un reato. Gli archeologi l'hanno fatto sempre e dovunque. Quelli inglesi in modo un po' più vigoroso degli altri. Nel 1919, l'anno dopo che Sir Cecil Chubb, proprietario del terreno, vendette il tutto al governo per poco più di 6000 sterline, sei grandi pietre furono rimosse e innalzate in posizione verticale, agli ordini dell'energico Colonnello William Hawley, entusiasta membro della "Stonehenge Society". Altri tre monoliti furono spostati da una gru nel 1959, a uno dei giganteschi "trilithons" venne messo un cappello di pietra nel 1958, e ai tempi di John Lennon, 1964 per l'appunto, quattro pilastri neolitici cambiarono di posto. La Stonehenge che vediamo oggi è un'opera del XX secolo. Senza tutti questi lavori, ammettono ora gli archeologi dell'English Heritage, «avrebbe un aspetto molto diverso. Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa». Non era difficile da sospettare. Bastava indagare nell'arte, dove il fascino di Stonehenge ha lasciato dettagliate testimonianze, nei dipinti di Constable e Turner, che raffigurano una distesa di enormi pietre rovesciate, sradicate dal tempo, smosse

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dalle intemperie, e non quel circolo perfetto che pseudoscienziati e creduloni New Age pensano innalzato per calcolare le eclissi lunari, o i solstizi del sole. Gli archeologi seri già lo sapevano, e l'hanno pure scritto nei loro libri. Ma a noi, poveri mortali, nessuno l'aveva mai detto. Anzi, ce l'avevano accuratamente nascosto. Sulle guide e gli audiovisivi del "trust" che cura la conservazione del luogo e incassa i proventi di un milione di turisti all'anno, c'è appena un vago accenno a generici lavori di «rafforzamento delle pietre». Fino agli anni '60, per la verità, i depliant erano un po' più chiari. Poi, l'esplosione di massa del fenomeno Stonehenge dovette consigliare una robusta censura. Il fatto è che il mistero di questa mitica costruzione si gioca tutto in pochi millimetri. Per essere un osservatorio astronomico preistorico, le pietre devono puntare con precisione matematica al primo sole d'estate, devono riprodurre alla perfezione le costellazioni celesti, devono seguire a intervalli implacabili di 46 mesi le evoluzioni lunari. Un'intera nuova scienza, la "archeometria", ha calcolato all'infinito i dettagli di Stonehenge. Un immenso tam tam su Internet ne ha diffuso il credo in tutto il mondo. E' per mettersi in asse con quei pochi millimetri che ogni anno, il 21 di giugno, migliaia di giovani in cerca di un'esotica trascendenza si azzuffano a sangue, abbattono le barriere, si arrampicano sulle pietre, e le cospargono di rifiuti; al punto che per sedici anni l'alba fatale è stata proibita al pubblico dalla polizia in assetto di guerra ed è stata riaperta solo l'anno scorso, in omaggio al Terzo Millennio. E' per celebrare quella perfetta geometria che austeri signori gallesi in tunica bianca, sacerdoti druidi, vi si danno convegno come i bossiani in riva al "dio Po", alla riscoperta delle antiche radici celtiche della loro etnia. Se quei pochi millimetri sono stati "aggiustati" da una mano umana, il gioco e il business è finito. Il più gigantesco teatro di posa di "X Files" rischia di essere degradato a quello che è sempre stato, uno straordinario sito archeologico senza particolari messaggi spirituali. Intendiamoci, a Stonehenge vale sempre la pena di andare, almeno una volta nella vita. La delusione rivelata dallo studente di Bristol non è colpa delle popolazioni primitive che con sforzo sovrumano innalzarono ciò che forse era un luogo di culto: non potevano certo prevedere l'esplosione della New Age. Nonostante i lavori edili del '900, furono loro, i primi "britons" di cinquemila anni fa, a orientare queste immense pietre verso il sorgere del sole. Come l'uomo in preghiera ha sempre fatto. Anche le chiese cristiane sono allineate all'orizzonte orientale, dove sorge il sole, eppure non sono né osservatori scientifici né templi di adoratori degli astri. A Stonehenge, per chi la cerca, si può sempre vedere la mano di Dio. A patto di sapere che il Diavolo si nasconde nei dettagli. fonte: la Repubblica del 23/02/01

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Boston 1852: il vaso giunto dall'impossibile di Michele Manher Il 5 giugno del 1852 la rivista Scientific American pubblicò un articolo che riferiva il ritrovamento d’un piccolo vaso metallico, durante lo sbancamento d’una collina a Boston, in una roccia la cui età, secondo i geologi, è di 320 milioni d’anni. Questo vaso presenta l’inquietante particolarità d’avere incisi, sulla sua superficie, disegni che riproducono piante estinte del Carbonifero Superiore, cioè la stessa età della roccia in cui il manufatto sarebbe stato eccezionalmente ritrovato. I fossili di quelle piante, come dimostra l’Autore in questo articolo, erano ancora del tutto sconosciuti all’epoca in cui il vaso apparve. Ecco qui di seguito, tradotto in italiano, il testo dell’articolo pubblicato il 5 giugno del 1852, in seconda pagina, sul n° 38 di « Scientific American », sotto il titolo Una Reliquia d’una Età scomparsa: Pochi giorni fa una potente esplosione è stata prodotta nella roccia alla Meeting House Hill, nel quartiere di Dorchester, pochi isolati a sud del luogo d’incontro del Reverendo Signor Hall. L’esplosione ha prodotto un’immensa quantità di pietrame, alcuni pezzi dal peso di alcune tonnellate, e scagliando piccoli frammenti in tutte le direzioni. Tra di loro è stato raccolto un vaso metallico in due parti, per la frattura provocata dall’esplosione. Rimesse insieme le due parti, questo forma un vaso a forma di campana, alto 11,4 cm, 16,5 cm alla base, 6,3 cm alla sommità e di circa tre millimetri di spessore. Il corpo di questo vaso assomiglia nel colore allo zinco, o ad una lega metallica in cui c’è una considerevole percentuale d’argento. Sui lati vi sono vi sono 6 figure d’un fiore, o un bouquet, splendidamente intarsiato nell’argento puro, e attorno alla parte bassa del vaso una pergola, o tralcio, intarsiata anch’essa nell’argento. Il cesello, l’incisione e l’intarsio sono squisitamente eseguiti dall’arte di un abile artigiano. Questo strano e sconosciuto vaso era saltato fuori dalla dura roccia puddinga, 4,63 mt sotto la superficie. Adesso è in possesso del Signor John Kettell. Il Dr. J. V. C. Smith, che ha recentemente viaggiato in Oriente, ed ha esaminato centinaia di curiosi utensili domestici, disegnandoli anche, non ha mai visto qualcosa che assomigli a questo. Egli ha fatto un disegno e preso accurate misure di questo, da sottoporre ad esame scientifico. Non vi è alcun dubbio tuttavia che questa curiosità era saltata fuori dalla roccia, come sopra detto; ma vuole il Professor Agassiz, o qualche altro scienziato, dirci per favore come questo è arrivato lì? L’argomento è degno d’investigazione, in quanto non vi è inganno nel caso. Quanto sopra proviene dal Transcript di Boston e quello che ci stupisce è come il Transcript può supporre il Prof. Agassiz qualificato a dirci come questo sia giunto lì più di John Doyle, il fabbro ferraio. Non si tratta di una questione di zoologia, botanica o geologia, ma una questione relativa ad un antico vaso metallico, forse fatto da Tuba-Cain, il primo abitante di Dorchester. Questa, dunque, la nuda cronaca dei fatti, che dobbiamo soltanto emendare dalle finali considerazioni personali del cronista dell’epoca, riguardanti leggendari primi abitanti dell’antico quartiere di Boston, generate forse dalla consapevolezza che nessuno, in quell’epoca e in quei luoghi, poteva sicuramente essere in grado di concepire, e realizzare, un oggetto di quel genere. Gli scettici hanno tuttavia ragione ad avanzare dei dubbi sulla possibilità di un inganno, dal momento che le modalità del ritrovamento non sono quelle proprie d’una rigorosa ricerca scientifica o da uno scavo comunque archeologico. Si trattava

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infatti dell’area d’un cantiere edile, installato sul terreno di proprietà d’una Chiesa locale, sui cui doveva essere edificata la Meeting House Hill. L’Impresa incaricata d’eseguire il lavoro si trovò presto alle prese con un problema: l’area su cui gettare le fondamenta era solida roccia puddinga e per lo scavo degli scantinati era un duro ostacolo da superare. Così non si poté far altro che sbancare tutto con la dinamite. Stando così le cose, è del tutto naturale pensare che il fortuito ritrovamento d’un oggetto “anomalo” possa essere stato in realtà la burla di qualche buontempone che, in ogni epoca e ad ogni latitudine, a riguardo non manca mai. Immagine:

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LE TECNOLOGIE DEGLI DEI Alcune parti delle opere sacre indiane, alla luce delle conquiste scientifiche, se spogliate del loro alone mitologico, sembrano trasmetterci un chiaro messaggio: il futuro è un'ombra già proiettata su di noi. Fonte: Edicolaweb Il 24 Giugno 1947 il pilota civile americano Kenneth Arnold, sorvolando il monte Rainier, nello Stato di Washington, avvistò nove brillanti oggetti volanti non identificati di forma discoidale: iniziò allora ufficialmente l'"era dei dischi volanti". Per la verità, una serie di fatti portano a pensare che l'uomo, alzando lo sguardo verso il cielo, avesse avuto modo di vederlo solcato da bizzarri veicoli già da diversi millenni. Gli antichi testi sacri, a questo proposito, se studiati con attenzione, danno la possibilità di effettuare delle osservazioni interessanti. In particolare, i "Veda" indiani rivestono, in questo contesto, un'importanza fondamentale. Per "Veda" (letteralmente "conoscenza") si deve intendere un corpus di opere sacre scritte da Krishna Dvaipayana Vyasa circa 2800 anni fa (secondo alcuni studiosi 6000 anni fa), ma sicuramente più antiche, in quanto trasmesse oralmente da un tempo che non è possibile precisare. L'opera è divisa in quattro parti ("Rig Veda", "Yajur Veda", "Sama Veda" e "Atarva Veda") a loro volta divise in diverse branche (come i "Purana" ed il "Mahabharata"). Gli antichi documenti indiani in sanscrito, riferiscono di creature-divinità provenienti da altre parti dell'Universo su carri volanti conosciuti con il nome di "Vimana", curiosamente impegnate a contendersi le donne terrestri. Il "Ramayana" è pieno di descrizioni di tali immense aeronavi; per esempio, il carro del re di Lanka, Vibhasana, viene così descritto: "Quel carro si muove da sé, era tutto lucente e dipinto: aveva due piani e molte finestre molte camere e tante bandiere; mentre volava emetteva un suono melodioso che sembrava un mormorio". Sempre in tale testo, l'intervento di Garuda in difesa di Rama nel corso della guerra tra quest'ultimo ed il perfido Ravana viene così descritto: "Improvvisamente si levò un grande vento che fece tremare le montagne, e si vide una fiamma di fuoco che navigava nell'aria". Su un altro testo, il "Mahabharata", possiamo poi leggere: "Scorgemmo nel cielo una cosa che sembrava una nube luminosa, come delle fiamme di un fuoco ardente. Da questa massa emerse un enorme Vimana scuro che lanciò dei proiettili fiammeggianti. Si avvicinò al suolo a velocità incredibile, lanciando delle ruote di fuoco." Ed ancora, sempre in uno dei libri del "Mahabharata" (precisamente il "Vanaparvan"), nella parte in cui si riferisce della guerra tra Arjuna e gli "asura" (demoni), troviamo scritto: "Arjuna salì nei cieli per ottenere le armi divine dagli esseri celesti ed imparare ad usarle. Durante la sua permanenza, Indra, Signore dei Cieli, ordinò ad Arjuna di distruggere l'esercito degli asura (...) Indra, Signore dei Cieli, prestò ad Arjuna il proprio carro volante, pilotato dal suo abile assistente Malati. Il velivolo poteva anche viaggiare sott'acqua." In aggiunta, il "Varnaparvan" riferisce di un viaggio dello stesso Arjuna nei cieli con la sua macchina volante e della scoperta da parte di quest'ultimo di una città situata nello spazio e ruotante intorno al proprio asse denominata "Hiranyapura" (a questo proposito è di estremo interesse ricordare la presenza nel "Rig Veda" di più città volanti difese da falchi ed aquile di bronzo). Nel "Samaranga Sutradhara" si specificano addirittura alcuni dettagli tecnici degli aereomobili "Vimana": "Forte e durevole deve essere il corpo, come un grande uccello volante, di materiale leggero". Il potere distruttivo dei "Vimana" doveva inoltre essere enorme: il fatto che possedessero una vasta gamma di armi letali, si evince chiaramente dalle furibonde battaglie aeree raccontate dai testi vedici, che richiamano alla mente i combattimenti della saga di "Star Wars". Il "Mausola Parva", ad esempio, parla di un raggio della morte che in pochi attimi poteva incenerire intere armate e provocare nei sopravvissuti la caduta delle unghie e dei capelli (effetto che non può non ricordare quello provocato dalle bombe

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atomiche). In un altro testo, precisamente il "Drona Parva", vi è l'interessante descrizione degli effetti provocati da un'arma di nome "agneya": "Una freccia sfolgorante che possedeva lo splendore del fuoco senza fumo venne lanciata. All'improvviso, una densa oscurità avvolse gli eserciti. (...) Venti terribili cominciarono a soffiare. Le nuvole ruggirono negli strati superiori dell'atmosfera, facendo piovere sangue. (...) Il mondo, ustionato dal calore di quell'arma, sembrava in preda alla febbre. (...) Perfino l'acqua si riscaldò, e le creature che vivono nell'acqua parvero bruciare. I nemici caddero come alberi arsi da un incendio devastatore." Anche qui appaiono chiare le analogie con gli effetti provocati dalle esplosioni nucleari. Leggendo poi lo "Srimad Bhagavatam", nella parte riguardante la guerra tra il dio Krishna ed il demone Banasura, troviamo altre interessanti descrizioni del potenziale offensivo dei "Vimana". Da segnalare, in particolare, la descrizione del "sivajvara", un terrificante congegno che poteva distruggere qualunque cosa entro la sua portata, producendo temperature dodici volte superiori a quella solare, e la cui forma (descritta con tre teste e tre gambe) ricorda i moderni missili a testata multipla con tre derive di coda. Per di più, il "Ramayana" riferisce che: "Il figlio di Ravana possedeva un'arma molto terribile che dicevano fosse stata donata dal dio Brahma: aveva la caratteristica di esplodere durante il suo percorso e di incenerire qualsiasi bersaglio." Una bomba teleguidata? Semplici miti e leggende tramandatisi di generazione in generazione? Così non sembrano pensarla diversi studiosi ed esperti delle opere indiane. Secondo il prof. Dileep Kumar Kanjilal, docente di sanscrito presso l'Istituto di sanscrito di Calcutta, l'unica deduzione logica che si può ricavare dallo studio di questi testi è che la Terra, migliaia di anni fa, deve aver conosciuto una civilizzazione con una conoscenza scientifica sufficiente a costruire aerei e colonie orbitanti intorno alla Terra. Lo scrittore e studioso di sanscrito Subramanyam Iyer, che ha passato diversi anni della sua vita a tradurre i "Shastras" (testi scientifici vedici), sostiene di avervi scoperto la descrizione di numerose differenti leghe metalliche sconosciute e le loro applicazioni per la costruzione delle fusoliere dei "Vimana". A dargli man forte è intervenuto il dotto C.S.R. Prabhu, Direttore Tecnico del Centro Informatico Nazionale (il dipartimento del governo indiano dedito alla traduzione di antichi testi), il quale sostiene di essere già riuscito a preparare alcuni materiali descritti. A suo dire, si tratterebbe di super-leghe con proprietà sconosciute nei tempi moderni, utilizzabili nel settore aeronautico, in quello della tecnologia spaziale e nella difesa. E aggiunge che i campioni, preparati in base alle formule ritrovate, hanno avuto modo di essere collaudati non solo in India, ma anche all'estero: per esempio dall'Università di S. José in California. Altro ricercatore convinto della veridicità dei racconti vedici era lo scomparso scrittore inglese, nato in India, David Davenport, esperto di sanscrito e di tradizioni popolari indiane. Giunto agli onori delle cronache una ventina d'anni fa per aver sostenuto con forza la tesi di un'esplosione nucleare avvenuta millenni fa nel bacino della valle dell'lndo, con epicentro a Mohenjo Daro, nell'attuale Pakistan, egli ottenne una inaspettata conferma dalle analisi effettuate dagli esperti del C.N.R. di Roma. I bracciali, le anfore e le pietre da lui raccolti in loco (che si mostravano come vetrificati) risultarono essere stati esposti in passato ad una temperatura di circa 1500 gradi seguita da un brusco raffreddamento. Ciò che si può certamente dire è che non esiste nessuna calamità naturale che avrebbe potuto procurare simili effetti sugli utensili e sul terreno del posto, né tantomeno alcuna battaglia combattuta con lance e spade. In conclusione, dunque, alcune parti delle opere sacre indiane, alla luce delle conquiste scientifiche, se spogliate del loro alone mitologico, sembrano trasmetterci un chiaro messaggio: il futuro è un'ombra che si è già proiettata su di noi.

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Ipotesi extraterrestre

Gli Dei dell'Eden Il primo risale all'anno 18.617.837 a.C.; l'ultimo al 607 a.C.: stiamo parlando degli sbarchi di popoli extraterrestri che avrebbero aiutato l'evoluzione della nostra civiltà , se non, addirittura, "creato" l'uomo con ardite operazioni di biogenetica. Tra i vari pseudo-culti legati agli UFO, la cosiddetta Ipotesi extraterrestre è senz'altro il più popolare. All'origine della civiltà umana vi sarebbe una visita - anzi, parecchie visite, come leggerete in questa stessa voce - di un popolo alieno, proprio come sostengono le varie mitologie quando parlano di "Dei venuti dal Cielo". I visitatori spaziali avrebbero fornito ai terrestri le conoscenze necessarie per iniziare il loro lungo cammino verso la civiltà; poi, compiuta la missione, sarebbero tornati al loro mondo sperduto nella Galassia. Non é facile risalire a un inventore "ufficiale" dell'ipotesi extraterrestre: per anni, infatti, è stata relegata a riviste estremamente specializzate diffuse tra gli ufologi o in altri club interessati a cose misteriose. Tra gli scrittori più popolari che se ne sono occupati ricordiamo i francesi Robert Charroux e Pauwels & Bergier, l'italiano Peter Kolosimo, e, soprattutto, il tedesco Erich Von Daeniken, i cui libri sono divenuti best-seller in 26 lingue Immagine:

11 KB nella foto: Bassorilievo di un museo (Irak) rappresentante una divinità Nephilim. ( I Nefilim, secondo Zecharia Sitchin provenivano dal pianeta Marduk e sbarcarono in Mesopotamia centinaia di migliaia di anni fa dando origine alla civiltà sumera ) Un'ipotesi che vale miliardi Milioni e milioni di copie vendute, miliardi di diritti d'autore, una denuncia per truffa, un vero e proprio esercito di seguaci, decine di imitatori in tutto il mondo: questo é quanto ha reso a Erich Von Daeniken una serie di libri iniziata nel 1967 con Erinnerungen an die Zukumft (letteralmente "Ricordi dal futuro"; tradotto in Italia con il titolo Gli extraterrestri torneranno ). L'abile scrittore tedesco ha saputo elaborare l'ipotesi extraterrestre in forma estremamente divulgativa e leggibile, anche se le prove esibite a suo favore sono assai scarse. Von Daeniken (come i suoi imitatori) si limita infatti a mostrare foto di antiche statuette e monili; se la testa della statuetta è rotonda, secondo lui

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rappresenta senz'ombra di dubbio un casco da astronauta; se il personaggio porta un copricapo con le corna (come in molte antiche raffigurazioni), queste sono antenne radio, e così via. Spesso, poi, lo scrittore cita viaggi che non ha mai compiuto, inventa testimonianze, parla di luoghi che in realtà non esistono; cosicché la sua opera ha, paradossalmente, fornito nuove armi ai detrattori di un'ipotesi che, dopotutto, potrebbe nascondere un fondo di verità. A ovest e a est Von Daeniken e i suoi continuatori propongono una soluzione extraterrestre a molti degli enigmi descritti in questo stesso volume: i disegni giganteschi visibili solo dal cielo che si snodano per chilometri sull'altopiano di Nazca facevano parte di uno spazioporto; le grandi costruzioni come Stonehenge, le piramidi, Tiahuanaco furono edificate con l'ausilio di tecnologie aliene; l'incisione sul sarcofago del tempio di Palenque, le statuine Dogu e certi graffiti in Australia e nel Sahara rappresentano astronauti in tenuta da volo; la Carta di Piri Re'is fu disegnata a bordo di un'astronave; le esplosioni che distrussero Mohenjo-Daro e Tunguska furono provocate da armi extraterrestri. Anche nell'attuale Confederazione di Stati Indipendenti l'ipotesi extraterrestre è sorprendentemente diffusa. Autori come Alexandr Kazantsev hanno raccolto in vari volumi le "prove" delle remote visite di "Dèi venuti dallo spazio" in quella che fu l'Unione Sovietica. Gli esquimesi che vivono nell'estremo nord della Comunità di Stati Indipendenti proverrebbero, in realtà , da fertili regioni tropicali, e sarebbero stati trasportati nell'Artide (per pura cattiveria?) da "grandi uccelli metallici" provenienti dalle stelle. Altri popoli che vivono all'interno del circolo polare, come gli Jucaghiri stanziati tra i fiumi Jana e Kolyma, discenderebbero addirittura da progenitori extraterrestri, giunti con un aspetto informe e successivamente trasformati per magia in esseri umani. "Prove" del passaggio di extraterrestri nei paesi dell'Est sono costituite dagli graffiti, i quali rappresenterebbero - al solito - particolari di scafandri o veicoli spaziali. Presso il villaggio di Fergana, sul fiume Shiahimardan, un'incisione riproduce un essere munito di un "casco" stilizzato. A Sarmys, in Uzbekistan, un graffito che risale almeno a 3000 anni fa riproduce un "missile" circondato da uomini che portano in volto un oggetto simile a un respiratore. Nel monastero di Visoki Decani, in Albania, gli affreschi sulle pareti raffigurano alcuni personaggi a bordo di navicelle spaziali molto rumorose: i personaggi di contorno dell'affresco, infatti, si coprono le orecchie con le mani. Nel museo di paleontologia di Mosca si trova un cranio di bisonte rinvenuto in Yakutija, con un foro perfettamente rotondo al centro della fronte. Secondo Alexandr Kazantsev, esso sarebbe stato causato da "una specie di pallottola"; e poichè l'osso parzialmente riformato intorno al buco indica che l'animale riuscì a sopravvivere, questo significa che fu colpito quando era ancora vivo, migliaia di anni fa. Ma chi poteva disporre, allora di un'arma da da fuoco? Forse gli spiriti che, secondo gli abitanti della regione, " scendevano dal cielo con i loro carri splendenti " a prelevare le anime dei morti? Extraterrestri nella Bibbia La Bibbia ha fornito ai seguaci dell'ipotesi extraterrestre una vastissima serie di "prove": c'è chi ha attribuito all' intervento alieno l'episodio in cui Giosuè ha fermato il Sole o quello in cui ha abbattuto grazie a una tromba le mura di Gerico; chi ritiene

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che l' Arca dell'Alleanza sia un manufatto alieno; chi ancora che gli angeli siano piloti di astronavi. Insomma, tutti gli eventi straordinari dell'Antico Testamento accettabili solo grazie alla fede in Dio (quello che segue ne costituisce un ridottissimo elenco) sono stati rispiegati con l'aiuto di un'altra fede: quella nell'esistenza di alieni particolarmente interessati nel destino dei nostri antenati. L'avvento degli Elohim. La dizione al plurale del nome di Dio (nella Genesi si chiama sia Elohim , che significa dèi ; sia Yahwè al singolare) è giustificata dal fatto che gli Elohim erano un gruppo di extraterrestri i quali costruirono l'uomo per mezzo di elaborate operazioni biogenetiche. Il disco volante di Ezechiele. La visione del Carro di fuoco di Ezechiele non rappresentava un angelo, bensì un disco volante completo di propulsori a forma di ruota. Atomiche a Sodoma. La distruzione di Sodoma e Gomorra è stata causata da un esplosione atomica scatenata dagli extraterrestri. Lo prova il fatto che la moglie di Lot, voltatasi a osservarne il bagliore, si sia trasformata in una statua di sale, ovvero sia stata calcificata dal calore. Il passaggio del Mar Rosso. Mosè aprì le acque del Mar Rosso con l'aiuto di forze amiche extraterrestri. La manna con cui si nutrirono gli Ebrei fuggiaschi altro non era che un deposito (evidentemente commestibile) lasciato dalla combustione dei motori delle astronavi aliene. Fonte: http://www.bvzm.com/reference.html

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Il disco di Nebra Il ritrovamento è avvenuto vicino al villaggio di Nebra situato presso Mittelberg, una collina alta 252 mt nella foresta di Ziegelroda, a 50 km ad ovest di Lipsia, nella Germania orientale. Nello stesso sito sono state ritrovate anche delle spade di tipo miceneo. Il disco di Nebra è un manufatto circolare in bronzo e oro datato 1600 a.C. circa, con un diametro di 32 cm. con raffigurati sole, luna e stelle tra le quali si distinguono le sette Pleiadi. Il disco di Nebra sembra essere la più antica rappresentazione di stelle in assoluto. Questo singolarissimo ritrovamento archeologico, sembra corroborare gli stretti legami, evidenziati nel libro "Omero nel Baltico" di Felice Vinci, tra l'Europa centro-settentrionale e il mondo omerico. Il disco è il perfetto pendant dei versi del XVIII libro dell'Iliade in cui Omero illustra le decorazioni astronomiche fatte dal dio fabbro Efesto sullostrato in bronzo posto al centro dello scudo di Achille: "Vi fece la terra, il cielo e il mare,/ l'infaticabile sole e la luna piena,/ e tutti quanti i segni che incoronano il cielo,/ le Pleiadi, le Iadi, la forza d'Orione". I reperti di Nebra insomma mostrano lo stretto rapporto, per così dire "triangolare", che, attraverso l'archeologia, si può stabilire tra il mondo nordico della prima età del bronzo, quello omerico (lo scudo) e quello miceneo (le spade). Immagine:

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15,31 KB Ciò d'altronde è perfettamente in linea con quanto afferma Stuart Piggott - grande accademico ed archeologo, professore di archeologia preistorica all'università di Edimburgo - nel suo "Europa Antica": "La nobiltà degli esametri [di Omero] non dovrebbe trarci in inganno inducendoci a pensare che l'Iliade e l'Odissea siano

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qualcosa di diverso dai poemi di un'Europa in gran parte barbarica dell'Età del Bronzo o della prima Età del Ferro. 'Non c'è sangue minoico o asiatico nelle vene delle muse greche... esse si collocano lontano dal mondo cretese-miceneo e a contatto con gli elementi europei di cultura e di lingua greche', rilevava Rhys Carpenter; 'alle spalle della Grecia micenea... si stende l'Europa'". Fonte: Antikitera.net Il Disco di Nebra, Lo straordinario e ritrovamento del reperto archeologico è avvenuto vicino al villaggio di Nebra situato presso Mittelberg, una collina coperta della foresta di Ziegelroda alta 252 mt, a 50 km ad ovest di Lipsia, nella Germania orientale. Nello stesso sito sono state ritrovate anche delle spade stile miceneo. Il disco di Nebra è un artefatto circolare in bronzo e oro datato 1600 a.C. circa, con un diametro di circa 32 cm. con raffigurati sole, luna e stelle tra le quali si distinguono le sette Pleiadi (attualmente visibili appena sei). Il disco di Nebra fino a questo momento è la più antica rappresentazione astronomica in assoluto. Questo ritrovamento archeologico sembra di sicura manifattura locale poichè il rame ha caratteristiche minerali isotopiche della zona stessa del ritrovamento e sembra corroborare gli stretti legami, evidenziati nel libro "Omero nel Baltico" di Felice Vinci, tra l'Europa centro-settentrionale e il mondo omerico. Il disco è il perfetto pendant dei versi del XVIII libro dell'Iliade in cui Omero illustra le decorazioni astronomiche fatte dal dio fabbro Efesto sullostrato in bronzo posto al centro dello scudo di Achille: "Vi fece la terra, il cielo e il mare, l'infaticabile sole e la luna piena, e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, le Pleiadi, le Iadi, la forza d'Orione". I reperti di Nebra insomma mostrano lo stretto rapporto, per così dire "triangolare", che, attraverso l'archeologia, si può stabilire tra il mondo nordico della prima età del bronzo, quello omerico (lo scudo) e quello miceneo (le spade) Immagine:

L'importante scoperta archeologica è avvenuta in Germania ed è stata resa pubblica solo recentemente. Ce ne siamo occupati superficialmente qualche numero fa parlando del sito sacro agli antichi germani Exterstaine. Ora lo faremo con maggiore approfondimento, essendo questa scoperta di fondamentale importanza per la comprensione della scienza dell’Uomo del Neolitico. Si tratta di Goseck, il più antico sito preistorico conosciuto con evidenti relazioni astronomiche, un luogo in cui gli uomini che, ancor oggi sono definiti "primitivi", osservavano i movimenti del Sole, i cicli lunari e il moto delle costellazioni. Ciò avveniva circa 7.000 anni fa, ben 2.000 anni prima della realizzazione di Stonehenge. L'archeologo che coordina il team di ricerca dell'Università di Halle-Wittemberg è fermamente convinto che Goseck rappresenti, oltre che un punto di osservazione astronomica, uno dei siti sacri più

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antichi e importanti del Centro Europa. Il sito di Goseck tratteggia dunque, semmai ve ne fosse bisogno, una nuova immagine dell'uomo del Neolitico, rivolto alla conoscenza del proprio habitat, ma anche proiettato verso l'osservazione del cielo in cerca, forse, delle risposte ai grandi misteri della sua esistenza. Una scoperta inattesa Come si è giunti alla scoperta dell'importante sito di Goseck? L'archeologo Francois Bertemes, responsabile del progetto Goseck, ci ha raccontato le circostanze che hanno portato alla scoperta del sito. È stato il caso, come molte altre volte nella storia dell’archeologia, ad averne permesso il ritrovamento. Un piccolo aereo da turismo, sorvolando la zona, segnalò di aver individuato nei pressi della cittadina di Goseck una sorta di impronta circolare nel terreno, con quelle che sembravano essere tre porte di accesso. I primi scavi cominciarono nel 2002 e subito ci si accorse subito della sua importanza, in quanto la sua funzione fu presto evidente: si trattava di un osservatorio stellare. Il sito preistorico, paragonato ai circa duecento luoghi simili sparsi in Europa, possiede una particolarità: le vie di accesso all’interno della struttura sono tre, disposte, rispettivamente, a sud-est, sud-ovest e a nord, mentre normalmente, in siti similari, risultano essere quattro. Goseck era costituito da una serie di anelli concentrici realizzati con pali di legno dell'altezza di un uomo. Le stesse entrate e gli anelli si stringevano progressivamente fino al centro, in una sorta di percorso a imbuto, indicando forse che solo pochi uomini avevano accesso al cerchio centrale, al luogo sacro. Secondo Wolfhard Schlosser, uno dei massimi esperti di archeo astronomia in Germania, questa particolare conformazione costituisce il primo esempio di osservatorio astronomico preistorico. Il circolo ha un diametro di settantacinque metri e originariamente era composto da quattro cerchi concentrici, una collinetta, un fossato e due palizzate di legno con tre porte di accesso. Secondo l'archeoastronomo, l’entrata meridionale punta il sorgere e il tramontare del Sole nel solstizio d’estate e d’inverno, mettendo i primi europei in condizione di determinare con accuratezza il percorso del Sole attraverso il cielo. Schlosser è convinto che il sito fosse stato eretto per l’osservazione dei fenomeni astronomici come il movimento del Sole, della Luna e delle stelle, e quindi per tracciare il corso del tempo. Per la datazione del sito il team di archeologi tedeschi si è basato sullo stile di alcuni frammenti di vasi rinvenuti al suo interno, risalenti 4900 a.C. ca. Gli scavi effettuati nei pressi hanno messo in luce resti di abitazioni in legno e argilla con rimanenze di granaglie e evidenze di addomesticamento di animali. Si trattava, probabilmente, di un popolo stanziale dedito all'agricoltura e all'allevamento del bestiame e che occupò il luogo 500 anni di erigere l'osservatorio di Goseck. L’intervista a Bertemes Si tratta, lo ripetiamo, di una grande scoperta: un popolo del Neolitico misurò per millenni i movimenti del Sole e della Luna e la posizione delle costellazioni, con estrema precisione. Goseck, però, non è solo una “costruzione calendario” ha spiegato Schlosser, “ma è chiaramente un edificio sacro”. Gli archeologi hanno trovato numerose prove che testimoniano che Gosek fosse un luogo in cui venivano svolte cerimonie di culto. La disposizione delle ossa umane, per esempio, è tipica dei siti sepolcrali, e segni indicativi presenti su di esse suggeriscono che fossero esercitati sacrifici umani. Bertemes ha dichiarato che non è strano che gli osservatori astronomici fungessero anche come luoghi di venerazione, centri di vita sociale e religiosa e, allo stesso tempo, fossero di importanza vitale in una società dominata dai mutamenti stagionali. Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista che Bertemes ci ha rilasciato: F.G.: Quale fu il popolo che costruì questo sito? F.B.: Di certo un popolo appartenente alla cultura danubiana neolitica, proveniente dai Carpazi, loro luogo di origine. Questa popolazione si sparse in tutta Europa, fino ai Paesi Bassi e nell'Ucraina. F.G.: Cosa rappresentava Goseck per queste popolazioni? F.B.: Era un luogo di culto e di osservazione astronomica. Conoscere l'altalenarsi delle stagioni era di importanza vitale per comprendere i momenti in cui seminare. Tutta la vita era regolata sul ritmo delle stagioni. Avere dei riferimenti astronomici

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che permettessero di stabilire con esattezza il momento di inizio delle stagioni costituiva un grande vantaggio. F.G.: In questo luogo di culto esisteva, a suo avviso, una classe sacerdotale? F.B.: Finora non abbiamo avuto nessuna evidenza archeologica circa la possibilità che vi fosse una classe sacerdotale. Tenga presente che queste evidenze le riscontriamo solo dopo il terzo millennio a.C. Goseck è ancora in piena fase di studio, ma escluderei questa possibilità. F.G.: Quali metodi sono stati utilizzati per datare il sito? F.B.: Abbiamo utilizzato il metodo di comparazione stilistica e tuttora sono in corso degli esami con il carbonio 14. Presto avremo i risultati, ma già oggi siamo ragionevolmente certi della sua datazione. F.G.: Mi ha detto di aver rinvenuto, all'interno del sito, resti di ossa umane. Nel cerchio di Goseck venivano effettuati sacrifici rituali? F.B.: Sì, è esatto. Abbiamo trovato resti umani e la loro disposizione ci fa credere che si effettuassero riti sacrificali importanti per la vita sociale, economica e religiosa di queste popolazioni. E d'altra parte il ritrovamento di questi resti all'interno di quello che è chiaramente un sito di osservazione astronomica, ci porta a pensare che quest’attività fosse mitologicamente e religiosamente collegata ai fenomeni astronomici. F.G.: La maggior parte dei siti astronomici preistorici avevano quattro entrate mentre Goseck ne presenta tre. Qual è la sua opinione? F.B.: Finora non abbiamo una risposta precisa. Normalmente le quattro o più porte identificavano la connessione con i due solstizi d'estate e d'inverno, o delle complesse relazioni con le stelle. A Goseck sembra che solo il solstizio d'inverno rivesta un’importanza rituale. Il Disco di Nebra Quindi Goseck assume fondamentale importanza per le sue relazioni con l’osservazione del cielo in epoca molto antica. Ciò va a formare un quadro completo e molto intrigante della scienza dell’Uomo Neolitico, in quanto la scoperta di questo sito va ad aggiungersi (e può spiegare) a quanto rinvenuto alcuni anni fa, un prezioso reperto, un disco “astronomico”, chiamato Disco di Nebra. Un disco metallico ritrovato nel 1999 da "cercatori di tesori" insieme a una spada e altri arnesi. Successivamente, nel 2003, il disco fu oggetto di contrattazioni nel mercato dei ricettatori archeologici ed è grazie all'intervento dell'archeologo tedesco, Harald Meller, che il Museo di Halle è potuto entrarne in possesso (cfr. HERA n° 28 pag. 12). Il reperto in questione è un disco bronzeo di circa 32 centimetri di diametro, in cui sono presenti inserzioni e raffigurazioni in oro. Il prezioso oggetto è stato datato intorno al 1600 a.C. L'eccezionalità del reperto consiste, a detta di molti studiosi, nell'essere la più antica mappa esistente del cielo. Sul disco, infatti, sono presenti, un cerchio grande, una porzione di cerchio, tre archi e 23 cerchi più piccoli sparsi, più altri sette disposti in maniera ravvicinata. Lo studio del disco ha individuato in queste incisioni la rappresentazione del Sole (il cerchio grande), della Luna crescente (la porzione di cerchio), di 23 stelle (i cerchi più piccoli) e la raffigurazione della costellazione delle Pleiadi (il gruppo di sette). I due archi, quello alla destra e alla sinistra del disco sono stati interpretati come la porzione di orizzonte in cui il Sole sorge. Il terzo arco raffigurerebbe invece una barca solare che solca le acque celesti: la barca che trasporta il Sole da ovest ad est. L'immagine della barca solare è una costante nella visione cosmogonica di alcuni popoli, in special modo, della cultura egizia, ma ne riparleremo più avanti. La validità di queste considerazioni induce a pensare che il disco rappresenti l'esatta visione frontale di un individuo che si trovi in un preciso luogo d’osservazione del cielo, un osservatore che possa confrontare il disco, come si farebbe con una mappa, con la volta celeste di fronte a sè. L'interessante particolarità che unisce le due scoperte, il sito di Goseck e il disco astronomico, consiste nel fatto che Goseck dista appena 25 chilometri da Nebra, venendosi a costituire un ideale ponte, una diretta connessione tra un sito per l'osservazione astronomica e la relativa carta del cielo, in cui un popolo stanziale, annotava i risultati delle sue scoperte cosmiche nel corso di migliaia di anni.

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Il disco di Nebra, ha subito numerose analisi per stabilirne l'autenticità, in quanto la raffigurazione incisa, che mostra la costellazione delle Pleiadi, aveva generato numerosi dubbi nella comunità scientifica. Le due scoperte focalizzano un’antica visione cosmo-mitologica del mondo delle civiltà europee dell’Età del Bronzo. Il disco di Nebra, a prima vista, sembra essere un oggetto rituale, ma gli studi di archeoastronomia in corso rivelano una profonda conoscenza del cielo, evidenziando come forse il disco sia stato un utensile in grado di "registrare" le osservazione stellari di Goseck o di altri siti simili. L'immagine che abbiamo dei popoli del Nord Europa nell'Età del Bronzo, è quella di "barbari" distanti anni luce dalle sofisticate civiltà di Grecia ed Egitto. Nel Nord Europa non vi erano grandi città, non vi erano forme di scrittura e nessun segnale di studi filosofici. Tutto ciò è ora da riconsiderare proprio in seguito al ritrovamento del disco di Nebra. Ma, come spesso accade per i reperti che mettono in discussione teorie consolidate, la comunità scientifica ha considerato l'oggetto un falso, uno scherzo. L’archeologo Harald Meller che ci ha confidato di considerare il Disco di Nebra come la più grande scoperta della sua vita, nonostante lo scetticismo iniziale di molti suoi colleghi. La conferma dell’autenticità dell’importante reperto è venuta solo in seguito alle immediate analisi archeometallurgiche. E’ stato il dottor Heinrich Wunderlich che ha potuto analizzare lo stato di corrosione dell'oggetto. La patina di corrosione di un oggetto archeologico di dubbia provenienza può essere il frutto di particolari tecniche di falsificazione. È importante effettuare una profonda analisi della struttura corrosiva atta a stabilire il suo tipo di cristallizzazione. Fu così riscontrato che la struttura chimica dei cristalli presentava la tipica formazione a grandi bolle, propria di una corrosione non artificiosa. Ciò eliminava ogni possibile ipotesi di contraffazione ma non precisava la data storica per la sua realizzazione. Ciò è stato raggiunto grazie agli oggetti rinvenuti insieme al disco: due spade. Usando il metodo di datazione associativa furono presi in esame gli oggetti e paragonati stilisticamente ad altri di nota datazione, grazie a materiale sottoposto al C-14. Il risultato stabilì una data intorno al 1600 a.C., una conclusione stupefacente, se si considera il tipo di cultura e di civilizzazione che si è sempre pensato occupasse quei luoghi a quel tempo. E’ certamente europeo! Come si è giunti però a identificare nel disco di Nebra la ricostruzione di una mappa stellare? Lo abbiamo chiesto al Professor Wolfhard Schlosser, uno dei più famosi archeoastronomi tedeschi, che ci ha messo a conoscenza degli studi effettuati sul reperto. Schlosser ci ha spiegato che la sua prima impressione, quando gli sottoposero il reperto, fu proprio quella di trovarsi di fronte a una mappa celeste. Il problema era comprendere se si trattasse di una raffigurazione fantasiosa oppure se le incisioni rappresentassero una reale e precisa collocazione degli astri nel cielo. In questo caso, quando il cielo si presentava in quel modo e soprattutto da dove? Il professore tedesco ha individuato, immediatamente e senza alcun dubbio, le sette inserzioni dorate come la raffigurazione delle Pleiadi. Queste stelle erano ben conosciute dai popoli antichi, sia in Grecia, che in Mesopotamia, che in Russia. La costellazione delle Pleiadi si compone di undici stelle, ma nell'epoca in cui non vi erano i nostri potenti telescopi, ad occhio nudo, era possibile vederne solo sette, le stesse raffigurate nel disco di Nebra. Schlosser fu giustamente colpito da questa scoperta, in quanto la raffigurazione delle Pleiadi era sì conosciuta in Egitto o in Mesopotamia a quell'epoca, ma non certamente in Europa centrale o in Germania. Mappare le stelle, raffigurarle e identificarle è sempre stata una sorta di "ossessione" nella storia dell'umanità, ma nessuno può dire chi e quando si cominciò a comprenderne il movimento. Di certo si sa che in Egitto e in Mesopotamia venivano associavate le stelle a figure di animali e che la prima immagine realistica di costellazioni la si ritrova in Egitto intorno al 1400 a.C. Come è possibile quindi che sul disco di Nebra risalente al 1600 a.C. circa vi sia una così chiara raffigurazione e disposizione di queste stelle? Come ha affermato Meller, il disco di Nebra è la prima reale, concreta rappresentazione astronomica nella storia dell'umanità. Ci chiediamo quindi: è possibile che in questa parte dell'oscura Europa vi fossero uomini in grado di

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sviluppare una conoscenza astronomica più avanzata della civiltà egizia? Il disco presenta oltre alle stelle anche il Sole e la Luna. In basso, vicino al bordo è possibile vedere quella che sembra una barca: la barca solare. Per lo studio di questa figura, Harald Meller ha contattato il dottor Flemming Kaul del Museo Nazionale della Danimarca, che possiede la collezione più completa di antiche immagini di barche incise sulle rocce di tutto il nord Europa. Le immagini mostrano una linea curva, spesso circondata da rematori. Non si tratta di raffigurazioni di barche associate a culti religiosi, mentre quella del disco di Nebra sembra "accompagnare" il viaggio del Sole verso il mondo nascosto. Kaul, in base alla sua esperienza, ha affermato che la barca incisa sul disco sia proprio una barca solare. La rappresentazione di una barca quale "traghetto" per il Sole è una delle immagini più forti presenti in molte civiltà antiche e ha origine non in Europa, ma in Egitto. Gli antichi egizi credevano che la potente divinità del Sole, il dio Ra (cfr. articolo di pagina 20), viaggiasse nel cielo notturno a bordo di una nave, potendo così ritornare e rinascere all'alba successiva. Com'è possibile, quindi, ritrovare questa stessa idea nel disco di Nebra? Gli archeologi si trovano così di fronte a due "anomalie": la prima costituita dalla raffigurazione delle Pleiadi, la seconda da un simbolo che richiama fortemente la cultura egizia. È possibile che il disco di Nebra non sia Europeo? Oppure c'è dell'altro? E’ l'esperienza archeoastronomica del professor Schlosser a chiarire i nostri dubbi. Misurando l'angolo di ampiezza del semicerchio posto sul bordo del disco, Schlosser nota che corrisponde a 82 gradi, “una misura molto precisa”, specifica. Questa misura ricorda le conoscenze degli antichi, i quali costruivano i loro monumenti allineandoli con i solstizi d'estate e d'inverno, quando il Sole compie un movimento con un angolo di 80 gradi attraverso l'orizzonte. Ma questo preciso angolo varia da luogo a luogo: dai 90 gradi del nord ai 70 del sud. Solo in una piccola fascia del centro Europa l'angolo misura 82 gradi esatti. Il professor Schlosser decide quindi di recarsi a Nebra, nel luogo del ritrovamento del reperto. Lì, a Nebra entrambi i solstizi presentano un angolo esatto di 82 gradi! Potrebbe però essere una coincidenza, afferma Schlosser. Bisogna approfondire gli studi ed è quello che ha fatto Harald Meller del Museo di Halle, chiedendo la consulenza del Professor Ernst Pernicka, dell'Università di Tubinga, specialista di antichi metalli. Pernicka doveva stabilire, con esatta scientificità, la provenienza del metallo che compone il disco di Nebra. Per farlo aveva bisogno di confrontare il disco con un metallo proveniente dalle antiche miniere delle Alpi austriache. Il disco di Nebra è in bronzo ma contiene parti in rame; quest'ultimo presenta la caratteristica di possedere isotopi che sottoposti alle analisi con lo spettrometro di massa consentono di stabilire, attraverso il loro indice di radioattività, il luogo di provenienza. Comparando un campione prelevato dal disco di Nebra con il rame proveniente dalle miniere del Mediterraneo è stato possibile, così, provare scientificamente che la provenienza è senza dubbio dal cuore dell'Europa: dalla Germania. Era la prova che ci si aspettava, il risultato scientifico che determinava una volta per tutte che le popolazioni europee dell'Età del Bronzo possedevano davvero sofisticate capacità astronomiche, come in Egitto. Una Bibbia portatile Si pone ora un'ultima domanda: che significato poteva avere il disco di Nebra per quel popolo? Vi erano aspetti religiosi legati al disco? E’ l’analisi delle immagini presenti sul disco che può offrire la risposta. Il Sole era un asterismo molto importante nella religione dei Nordeuropei dell'Età del Bronzo; è chiara la connessione tra il Sole e la vita. Se il Sole scompare anche la vita muore. La seconda figura è la Luna crescente. La Luna nelle culture germaniche era simbolo del passaggio del tempo. Il tempo era qualcosa di inesplicabile anticamente e se qualcuno poteva comprenderlo e controllarlo aveva in mano il potere. Abbiamo poi il semicerchio che funge da orizzonte e che stabilisce i solstizi sacri nell'Europa centrale. Sotto queste figure provenienti dalla cultura del Nord e Centro Europa osserviamo la figura della barca solare. In ultimo abbiamo le stelle e, più importanti, il gruppo delle sette sorelle: le Pleiadi. Questa costellazione ebbe una notevole rilevanza nell'antichità, in quanto la loro visibilità in marzo e in ottobre, segnava due date di grande valore per la vita agricola. Esiodo conferma nelle sue opere questa

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importanza: "Quando le Pleiadi sorgono, figlie di Atlante, la mietitura incomincia; l'aratura al loro tramonto; esse infatti quaranta notti e quaranta giorni stanno nascoste, poi, volgendosi l'anno, appaion dapprima quando è il momento di affilare gli arnesi.". Il Sole, la Luna, la barca solare, le Pleiadi e i solstizi: cinque grandi concetti connessi alle tematiche religiose di questo popolo, stanziato nel cuore dell'Europa. Ritrovarli collegati insieme in un unico oggetto, il disco di Nebra, rappresenta realmente una grande scoperta. La professoressa Miranda Aldhouse Green, esperta in religioni dell'Età del Bronzo, ha paragonato il disco di Nebra ai testi biblici, all'Antico Testamento, nel senso che questo disco rende visibili concetti e messaggi sacri come quelli rintracciabili nella Bibbia. Secondo la Aldhouse Green l'uomo Europeo dell'Età del Bronzo è stato in grado di inserire tutte le sue credenze religiose in un unico oggetto "portatile. Ricapitolando, il sito di Goseck risale quasi al 5000 a.C. e, anche se in corso di studio, può essere considerato il più antico osservatorio astronomico d’Europa; in questo luogo una popolazione stanziale osservò il cielo per millenni, seguendo e rilevando i movimenti delle stelle. Il disco di Nebra rappresenta la summa delle loro credenze, delle loro osservazioni, del loro modo di vedere il mondo". Immagine:

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FONTE:www.mitopositano.it

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Ricerca in ordine cronologico sino ad oggi di oggetti dal passato.

Fonte: Indymedia Italia - network di media indipendenti http://italy.indymedia.org/mail.php?id=475751

- La più antica impronta fossile umana fu trovata nel giugno 1968 da William J. Meister ad Antilope Spring, Utah (USA). Si tratta di due impronte di scarpe umane

risalenti a circa 300-600 milioni di anni. Le impronte mostrano distintamente la forme di due scarpe, con tanto di tacco. Uno dei due reperti trovato mostra

inconfutabilmente un impronta di scarpa che schiaccia un trilobite, che erano piccoli animali invertebrati marini che popolarono la terra dai 600 milioni di anni ai 280

milioni di anni fa. La scarpa che schiacciò il trilobite era lunga 10,5 pollici: il calcagno è leggermente impresso più della suola, come un’impronta di scarpe umane deve

essere, ed il trilobite risulta schiacciato dal tacco della scarpa. Nell’agosto del 1968 Mr. Dean Bitter, scoprì altre due impronte fossili di scarpe o sandali ad Antilope

Spring. Nessun trilobite era presente in questa impronta, ma un piccolo trilobite fu scoperto vicino alla stessa roccia. Se si pensa che secondo la scienza ufficiale la

prima comparsa dell'umanità moderna (Homo sapiens sapiens) risale a circa 100.000 anni fa, nell'Africa meridionale.....

- A Klerksdorp (Sud Africa), furono trovate dai minatori centinaia di sfere metalliche con con 1 o 3 incisioni parallele lungo l'equatore delle sfere. Le sfere sono di due tipi: .uno di metallo bluastro con punti bianchi, e un altro di sfere cave riempite nel centro

di un materiale elastico. Le sfere, che hanno una struttura fibrosa all'interno ed un guscio esterno, sono molto dure e non è possibile scalfirle nemmeno con una punta

d'acciaio. Le sfere furono rinvenute in un deposito minerale del Precambriano, datato 2,8 miliardi di anni. Le sfere sono lavorate dall'uomo, ma risalgono ad un'epoca in cui, secondo la storia della Terra, non esisteva alcuna forma di vita intelligente.

- Nel 1928 un minatore stava lavorando in profondità in una miniera due miglia a nord di Heavener, in Oklahoma, quando un'esplosione dissotterrò alcuni blocchi

cubici, ben levigati, il cui lato misurava all'incirca 30 centimetri e che sembravano fatti di un qualche tipo di cemento. Uno scavo successivo rivelò che i blocchi

appartenevano a un muro lungo più di 130 metri. Il fatto che fossero stati trovati in un filone di carbone in quell'area attribuiva loro un'età di almeno 286 milioni di anni.

- Nel 1922 in Nevada vennero trovate delle impronte di scarpe fossilizzate in un roccia risalente al triassico, cioè a 213-248 milioni di anni fa. In una impronta di

scarpa si vede persino la forma delle cuciture.

- Nel 1891 la signora S. W. Culp in un grosso pezzo di carbone che aveva spezzato per accendere il suo focolare trovò una catena d'oro "di antica e caratteristica

fattura" della lunghezza di 25 cm. Quando cercò di prenderla tra le mani si accorse che era saldamente attaccata al pezzo di carbone, e dovette usare una certa forza

per staccarla dal blocco: fatto ciò si accorse che era rimasta un' impronta nitida della catenella impressa nel carbone. Il pezzo di carbone che la conteneva proveniva dalla antichissima vena carbonifera delle miniere di Taylorville o Pana, nel sud dell'Illinois.

- Un medico rinvenne in California, un pezzo di quarzo aurifero che, quando si ruppe accidentalmente, rivelò al suo interno un piccolo aggeggio metallico, dalla forma di

un manico di un secchio.

- Nel 1844 il fisico David Brewster scoprì un oggetto simile ad un martello incluso in un blocco di arenaria, in località Kingoodie, MyInfield . L'arenaria risale ad un

periodo compreso tra i 360 e i 460 milioni di anni.

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- Nella cava di Kingoodie, nell’Inghilterra del nord, venne alla luce un secondo

manico di secchio. Esso si trovava racchiuso per metà in un blocco di pietra lungo 23 cm, formatosi nel Pleistocene (8500-700 mila anni fa).

- Nel 1934 a Londra (Texas,Kimball Country), venne ritrovato un martello di ferro quasi puro con il manico di legno che era stato inglobato nella roccia formatasi a

torno al martello. Il reperto è stato ritrovato inglobato in una formazione di arenaria che ha un’età compresa fra i 140 ed i 65 milioni di anni, che risale quindi al cretaceo. La sua testa è lunga circa 15 centimetri ed ha un diametro di 3. Il manico in legno è parzialmente carbonizzato all’interno, mentre l’esterno risulta fossilizzato, come se fosse stato esposto prima ad un fuoco intenso e successivamente immerso a lungo

nell’acqua.

- Nel 1862 uno scheletro completo di Homo Sapiens fu scoperto in un bacino carbonifero risalente ad almeno 300 milioni di anni, presso Macoupin, in Illinois.

- Nel 1912 mentre si stavano lavorando nel Municipal Electric Plant in Thomas, Okla, venne alla luce un pezzo di solido carbone che era troppo grande per l’uso. Questo

pezzo fu rotto con un martello da fabbro e dal dentro cadde una ciotola di ferro lasciando il calco o la matrice della stessa nel pezzo di carbone. La ciotola presenta

due imboccature opposte sui bordi superiori. Il carbone veniva dalle miniere di Wilburton, Oklahoma. Al Carbone delle miniere di Wilburton è riconosciuta un’età di

295 milioni di anni.

- Nel novembre del 1869, un minuscolo oggetto che non esisteva più, aveva lasciato una traccia inconfutabile: una vite lunga 5,08 cm, rimasta per milioni di anni a consumarsi nel cuore di una roccia delle Gallerie dell’Abbazia di Treasure City

(Nevada). Quando la pietra fu spaccata proprio in quel punto, la vite di metallo non esisteva più; esistevano però i suoi contorni nitidissimi, rivelanti un verme perfetto.

- Un dito umano fossilizzato fu trovato da un proprietario terriero durante i lavori per la costruzione di una strada di ghiaia estratta dalla formazione calcarea del Walnut cretaceus Formation del Commanche Peak. Il tessuto molle del dito è fossilizzato e

preservato con eccezionali dettagli quando l’organismo stesso è rapidamente sepolto subito dopo o prima della morte. Ma è stato trovato in una roccia cretacea, datata

circa un centinaio di milioni di anni fa.

- In in una formazione del Pliocene in Argentina fu trovato un Femore di Toxodonte che presenta una punta di lancia o di freccia incastrata nell'osso.

- Nel 1885 saltò fuori da una miniera austriaca uno stranissimo cubo metallico,

attualmente conservato nel museo di Salisbury. Il letto di carbone in cui fu ritrovato risale all’era terziaria (70-12 milioni di anni fa). L’oggetto, analizzato, risultò

composto di ferro e carbonio, con una modesta quantità di nichelio. Inoltre era cubico con una delle due facce opposte perfettamente arrotondate.

- Nel Nevada, in un filone carbonifero del Cow Canyon (25 miglia ad est di Lovelock)

venne rinvenuta l’impronta aggraziata di un piede umano stampata sull’argilla in piena metà dell’Era Terziaria, quando non esistevano neanche le scimmie.

- A Glen Rose (Texas) è stata trovata l’impronta di una mano umana trovata in una roccia risalente al periodo Cretaceo, nello stesso strato con l’impronte dei piedi dei dinosauri. L’impronta fossile della mano sinistra è così precisa che mostra l’effetto delle impronte digitali, l’impronta del tessuto connettivo tra il dito pollice ed il dito indice, e l’impronta profonda dovuta alla penetrazione del dito medio nel fango.

- The Burdick Trak, è un’impronta di piede umana, nel limo del cretaceo, trovato nello

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strato del Cross Branch, un affluente del Paluxy River in Glen Rose (Texas). The Burdick Track è larga16,5 cm e 35,5 cm lunga. La lunghezza dell’impronta

indicherebbe che la persona potrebbe essere stata alta 2,13 metri.

- A Quindio (Colombia) è stato scoperto dal professor Henao Martiri lo scheletro di un iguanodonte, lungo 20 metri, insieme ad un cranio umanoide, che a causa del

processo di fossilizzazione era diventato calce.

- Nei pressi di Olancha (California) fu rinvenuto il "geode di Coso", un antico geode (una cavità di roccia con pareti rivestite di cristalli) nel cui interno è stato trovato

questo oggetto di metallo e porcellana. Nella radiografia dell'oggetto vi appare una struttura metallica artificiale assurda per un oggetto di remotissima datazione (le conchiglie fossili sulla sua superficie hanno oltre mezzo milione di anni). L'oggetto conosciuto a cui più si avvicina è una candela di accensione di un motore a scoppio. Infatti l'oggetto sezionato presentava una parte metallica esagonale, un isolante di materiale che poteva essere ceramica o porcellana con un filo metallico centrale: Il

geode è stato datato ad almeno 500.000 anni fa.

- In Uruguay nel territorio di Artigas (un centro situato circa 650 km a nord-est di Montevideo) c’è una pietra con possibili scritte risalenti a 130 milioni d’anni fa. Le

incisioni in rilievo si trovano nella parte cava della pietra e potrebbero essere artificiali.

- A Carson City (Kentucky) sono state trovate delle impronte umane fossilizzate di

piedi, anche con calzature, risalenti a 110 milioni di anni fa.

- Nel 1851 a Dorchester (Massachussetts) durante alcuni lavori di sbancamento, l’esplosione di una mina sbriciolò un blocco di granito e al suo interno fu trovato un vaso alto 13cm fatto di una lega metallica sconosciuta e recante alcune incisioni in uno stile mai riscontrato in quella zona. Si tratta di un vaso a forma di recipiente a campana, di una lega metallica formata principalmente da argento ed ornato con

motivi floreali. Il blocco di granito contenente il vaso risale a centinaia di milioni di anni fa.

- Nel 1851, nel Massachusetts, un collezionista di minerali ruppe accidentalmente un

blocco di quarzo della grandezza di un pugno. Il blocco rivelò al suo interno un chiodo di ferro lungo sette centimetri, leggermente corroso ma perfettamente diritto

e con la testa perfettamente distinguibile

- Una mano fossile umana è stata ritrovata a Bogotà (Colombia). La roccia che la contiene ha un'età di 100-130 milioni di anni.

- Nel 1852 fu trovato in Scozia un frammento di acciaio identico alla punta di un

trapano racchiuso in un blocco di carbon fossile. Il carbone della miniera risale ad almeno undici milioni di anni fa.

- A Bearcreek, nel Montana, nel 1926 venne trovato in una miniera di carbone un blocco del minerale nel quale era incastrato un dente umano, per la precisione un

secondo molare inferiore, interamente fossilizzato, identico al dente di un uomo della nostra epoca. Secondo gli studi dei geologi, il carbone della miniera si era formato

intorno ai dieci milioni di anni fa.

- Omero e femore di uomo attuale si sono rinvenuti in Kenia, datati rispettivamente 4 e 2 milioni di anni.

- Nel 1860 delle ossa di Homo Sapiens furono rinvenute a Brescia dal geologo

Giuseppe Regazzoni in strato del PIiocene (3-4 milioni di anni).

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- Un femore anatomicamente moderno fu trovato sull'Isola di Giava nel 1894. Venne erroneamente associato, ad un teschio di ominide primitivo a formare un fantomatico

miscuglio che prese il nome di Homo Erectus, caposaldo ormai incontestabile della nostra linea evolutiva ufficiale.

- Nel 1999 è stata ritrovata una lastra di pietra dell'età di 120 milioni di anni

ricoperta con la mappa in rilievo della regione degli Urali. Gli scienziati della Bashkir State University hanno trovato prove inconfutabili dell'esistenza di un'antica civiltà altamente sviluppata. La mappa contiene opere di ingegneria civile: un sistema di canali della lunghezza di circa 12000 km, chiuse, potenti dighe. Non lontano dai

canali, ci sono territori a forma di diamante, la cui funzione è sconosciuta. La mappa contiene anche delle iscrizioni in un linguaggio geroglifico-sillabico di origine

sconosciuta.

- Tra il 1991 ed il 1993 in Russia, nei pressi del fiume Narada (monti Urali), una spedizione di archeologica scoprì fra gli scavi di strati preistorici risalenti al

Pleistocene (2 milioni di anni fa) alcune viti e rondelle minuscole che variavano fra 0,003mm e 3 cm. Rigorosissimi esami scientifici hanno appurato che si tratta di

manufatti artificiali composti da molibdeno e tungsteno. Le analisi furono effettuate anche dalle accademie delle scienze di Mosca, San Pietroburgo, Syktyvka e da un istituto scientifico finlandese, con il risultato che i manufatti sono artificiali e si è ricavata una datazione finale che li fa risalire ad un’epoca compresa tra 20000 e

318000 anni fa a seconda dei reperti.

- Una monetina di bronzo fu rinvenuta nel 1871 durante i lavori di scavo nei pressi di Chillicote, nell’Illinois, ad oltre 42,5 metri di profondità. Essa (ridotta a un piatto dischetto) venne persa o lasciata dove è stata rinvenuta, quando non esistevano

neppure le mani per fabbricarla.

- Nel 1989 ad Ocucaje (Perù), nello stesso luogo delle pietre di Ica, il dott. F. Jimenez Del Oso ha rinvenuto i fossili di una colonna vertebrale umana accanto a quelli di

dinosauri, ed entrambi risultano vecchi di 100 milioni di anni.

- Nel 1945 l'archeologo Waldemar Julsrud scoprì delle statuette di argilla, sepolte ai piedi del monte El Toro, nelle vicinanze di Acambaro, presso Guanajuato, in Messico. Le statuette sono perfette rappresentazioni di varie specie di dinosauri, che si ritiene

siano scomparsi da almeno circa 65 milioni di anni.

- Scienziati sovietici affermano che certe ossa appartenenti a giganteschi Sauri della preistoria sono state spezzate da proiettili esplosivi. Infatti i reperti sono

contraddistinti da fratture che non ammettono altre spiegazioni, sia per il modo in cui si presentano, sia per la posizione degli scheletri e la natura del terreno

circostante.

- Nel 1974 in Romania, due chilometri a est di Aiud, un gruppo di operai al lavoro sulle sponde del fiume Mures trovarono tre oggetti sepolti nella sabbia, in un fosso profondo circa 10 metri. Due di questi reperti, si rivelano come ossa di Mastodonte,

vecchi di alcuni milioni di anni, tra il miocenico ed il pliocenico. Il terzo oggetto invece si rivela essere un blocco di metallo,simile in tutto e per tutto alla testa di un martello, viene inviato, per uno studio, all'Istituto archeologico di Cluj-Napoca. Gli esami scientifici di questo oggetto, lungo cm 20,2 largo cm 12,5 e alto cm 7, hanno evidenziato che si tratta di un oggetto artificiale composto di una lega in metallo

estremamente complessa. Lo studioso Gheorghita ha rilevato che la lega è composta da 12 diversi elementi, dei quali l'alluminio è presente con la maggiore quantità. Lo

studio dell'ossidazione del reperto e l'averlo trovato accanto a resti di animali preistorici porta a ritenere che sia vecchio di alcuni milioni di anni. Gli scienziati

credono che il reperto sia una sorta di dispositivo di atterraggio di un veicolo volante, sia pur di dimensioni ridotte, come i moduli lunari o la sonda Viching. A riprova di ciò,

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ci sarebbero sia la forma dell'oggetto, sia i due fori ovali, sia i graffi nella parte inferiore e agli angoli, come pure la composizione del materiale, vale a dire

all'alluminio leggero. In sotanza il reperto risulta essere il piede di una gamba meccanica di atterraggio di un oggetto volante.

Nel settembre del 1995 il ricercatore Hesemann tenne la conferenza a Cluj-Napoca davanti ad un pubblico di un migliaio di persone tra le quali c'era anche il sindaco di

Cluj-Napoca. Il giorno seguente venne accompagnato all'Istituto dove oggi è conservato il reperto, e gli permisero di scattare delle foto. A quanto pare l'oggetto fotografato, che presentava alette in metallo ed una diversa forma del foro, non è lo stesso che, all'epoca, aveva esaminato Gheorghita. Questo fa supporre che esistano

due oggetti quasi identici.

- Nel 1862 ci fu la scoperta di una perfetta sfera di gesso in un letto di lignite dell'Eocene, nei pressi dei Laon (Francia). La sfera e l'ambiente immediatamente circostante mostravano strani segni di un'accurata lavorazione. Da un blocco di

maggiori dimensioni era stata ricavata la sfera, la quale era stata successivamente liberata con un taglio netto. In sostanza era un manufatto. Era da escludere che la sfera fosse stata posta nello strato in epoca più tarda. La posizione della sfera nello

strato di lignite gli assegna un'età tra i 45 e i 55 milioni di anni.

- Nel 1851, sempre nell’Illinois, a Whiteside Country, venivano tratti da 36,5 metri di profondità, due anelli di rame risalenti ad età remote.

- Il teschio di un bisonte preistorico esposto al museo di paleontologia di Mosca,

venne rinvenuto ad ovest del fiume Lena, nella Repubblica Socialista autonoma di Jakuzia, ed ha un foro circolare sulla fronte che solo un proiettile di un arma da fuoco

poteva causare. Essa è una ferita vecchia come il bisonte, poiché il processo di ricalcificazione in atto ai suoi orli esclude che sia stato sparato al cranio in tempi

recenti, e conferma che il bisonte preistorico sopravvisse allo sparo.

- Un cranio neandertaliano (venuto alla luce nei pressi di Broken Hill, in Rohodesia) presenta il foro d’entrata e di uscita di un proiettile. Questa è una delle prove che

fanno pensare che i parenti stretti del genere umano sono scomparsi per via di una pulizia etnica compiuta da alieni.

- Nel maggio del 1970 è stata scoperta in Australia un impronta antichissima di un

piede enorme di 59 cm e largo 18, impressa sulla roccia da un essere umanoide gigantesco, per non parlare delle innumerevoli impronte fossilizzate di sandali presenti negli strati sedimentari australiani, impronte che si riferiscono ad un

passato lontanissimo e ad individui sconosciuti, visto che gli aborigeni non hanno mai utilizzato calzature.

- Il 9/11/1972 in una collina rocciosa nella zona deserta ad oriente del lago Rodolfo in Kenya, è stato scoperto un cranio umano completo e le ossa delle gambe di altri due individui, tutti reperti vecchi di 2,5 milioni di anni, cioè risalenti a periodi in cui

non dovevano esistere.

- Nel 1881 il geologo H. Stopes trovò una conchiglia lavorata con volto umano rudimentale, eppure riconoscibile, inciso sulla superficie esterna. Questa conchiglia

fa parte della formazione Red Crag, in Inghilterra, del Pliocene, risalente ad oltre due milioni di anni.

- Degli oggetti artificiali, per lo più a forma di spirale, sono stati trovati trovati negli anni 1991-1993 sul piccolo fiume Narada, sul versante est dei monti Urali (Russia).

Le loro dimensioni variano da un massimo di 3 cm (1.2 in.) fino ad un incredibile 0.003 mm, circa 1/10.000 di pollice. I più grandi sono fatti di rame, mentre quelli

piccoli e molto piccoli sono di tungsteno e molibdeno, che sono metalli rari. Le

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misure esatte di questi oggetti spesso microscopici hanno mostrato che le dimensioni delle spirali sono nel cosiddetto Rapporto Aureo. Tutti i test eseguiti per datare

questi oggetti danno loro un'età tra 20.000 e 318.000 anni. Essi hanno una considerevole somiglianza con elementi di controllo usati in dispositivi miniaturizzati dell'ultima generazione, i cosiddetti nanomeccanismi. La somiglianza con i prodotti della nostra "micro-tecnologia" è impressionante, così come sono impressionanti le

leghe super moderne che li compongono.

- In tutto il mondo ci sono disegni preistorici dove gli antichi, tra le altre cose, raffiguravano astronavi alieni ed esseri alieni con dei particolari perfettamente corrispondenti a quelli rilevabili dagli studi moderni sugli UFO. La stessa cosa

avveniva con le statuine che gli antichi realizzavano. In particolare è innegabile la somiglianza di disegni e statuine agli alieni Grigi e ad astronauti con tute spaziali,

così come è innegabile la perfetta riproduzione dei vari tipi di astronavi aliene.

- Un tipo di ominide unico è stato trovato sulle coste algerine e marocchine. Esso è stato denominato l’uomo di Muillans, è stato trovato in gruppi di circa cento individui

ed ha circa 12 mila anni. Il suo volume cranico è di oltre 2000 cm cubici, mentre quello dell’uomo moderno è di 1400 cm cubici. Il cranio si sviluppava oltrepassando le orbite oculari, ma il viso rimaneva sempre infantile, con una piccola mandibola e

piccoli denti. La base cranica è più rotonda dell'uomo moderno e con il passare dell'età cresceva in altezza. Antropologicamente parlando, l'uomo di Muillans corrisponde a ciò che l'uomo dovrebbe divenire fra migliaia di anni. L'uomo di Muillans è meno simile alle scimmie di qualsiasi cranio più moderno. Uno degli

studiosi di questo tipo di umanoide è lo studioso inglese Arthur Keith.

- Nel New Messico, nel museo “Million Dollar” di White City, ci sono i resti mummificati di strani esseri umanoidi ritrovati nelle vicine montagne. Essi hanno una

testa grande su un corpo esile e lunghe braccia.

- a Fergana in Uzbechistan vi sono delle pitture risalenti a settemila anni fa, che mostrano in modo chiaro e dettagliato un disco volante che atterra ed un essere con

una tuta d’astronauta.

- figure dipinte preistoriche in California mostrano esseri con scafandro.

- nel sud della Francia vi sono pitture rupestri risalenti a 15 mila anni fa, che mostrano ripetutamente dei dischi volanti di diverso tipo, tanto che è stato possibile fare un identificazione dei veicoli. I disegni sono così chiari che chiunque abbia una

minima conoscenza ufologica può riconoscere i dischi volanti più comuni.

- figure dipinte da civiltà sahariane del Tassili raffigurano esseri giganti (nell’altipiano del Sahara Centrale).

- Pitture rupestri in Australia esseri con scafandri, con tonache, con caschi che

mostrano solo gli occhi, con guanti e scarpe nere.

- Nel centro-america vi sono raffigurazioni preistoriche giganti misteriose raffiguranti soggetti non umani ma nemmeno folcloristici..

- Un candeliere gigantesco si trova nelle Ande dalla preistoria, come a segnalare

qualcosa a coloro che volavano.

- Vi sono solchi enormi fatti in età remota a Nazca fatti apposta per comunicare con gli oggetti volanti che gli antichi vedevano sfrecciare sulle loro teste. Alcune linee

preseguono per chilometri nonostante monti e valli sul loro percorso.

- Sulle montagne del Cile vi è una figura gigante fatta in un lontano passato fatta

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apposta per segnalare qualcosa agli dei che sfrecciavano nei cieli con le loro astronavi.

- In Colombia sono stati rinvenuti antichi artefatti che raffigurano mezzi

aerodinamici, molto simili ad aerei (conservati nel museo di Bogotà), realizzati in seguito all’avvistamento ripetuto di mezzi volanti. Le analisi dell’Aeronautical

Institute of New York rivelano la perfezione aerodinamica dei modelli in questione, alcuni dei quali sono simili ai recenti modelli di caccia realizzati dopo anni di ricerche

(e pensare che bastava che si facevano un giro per i musei!).

- La Skystone è una strano tipo di pietra scoperta in Sierra Leone (Africa Occidentale) da Angelo Pitoni, un geologo archeologo. Si tratta di un minerale che risale a 12 mila anni fa, è di colore azzurro, ha una struttura artificiale e si trova

vicino a statuine di origine sconosciuta chiamate “Nomoli”. Le statuine rappresentano strani esseri simili a gnomi deformi e sono considerati dagli indigeni Kiui come i ritratti degli angeli caduti; accanto a loro si rinviene sempre uno strano

minerale azzurro-turchese con sottili venature bianche. La pietra azzurra è stata analizzata da moltissimi laboratori, ed è risultata di composizione artificiale, in pratica uno dei materiali (forse stucco) che individui appartenenti ad una civiltà

tecnologica impiegavano per i propri edifici. Infatti risulta formata da calcite, larnite, portlandite, che è la composizione tipica del cemento, e sembra colorato

artificialmente.

- Ad Acambaro, presso la Sierra Madre messicana, sono state ritrovate statuine di argilla che raffigurano uomini stranamente abbigliati, insieme ad animali preistorici.

- Ad Ica in Perù, durante la sua vita il dottor Javier Cabrera ha scoperto e catalogato

scientificamente circa ventimila pietre decorate con incisioni antichissime che mostrano in maniera dettagliata oggetti tecnologici quali macchine volanti, telescopi, apparecchiatura mediche per trapianti, esseri in compagnia di tutti i tipi di dinosauri

conosciuti.

- In Libano, nella pianura di Baalbek, esiste una granitica piattaforma che ha l’aspetto di un astroporto (di fortuna?). Di questo ne è assolutamente certo anche lo

scienziato russo Agrest Matest M..

- Le rovine di Mohenjo-Daro rivelano le caratteristiche di una città moderna e sembra distrutta da bombe atomiche poiché le rovine sono inesistenti al centro e più alte

verso la periferia.

- Nel New Messico, nel museo “Million Dollar” di White City, ci sono i resti mummificati di strani piccoli esseri umanoidi ritrovati nelle vicine montagne. Essi

hanno una testa grande su un corpo esile e lunghe braccia.

- Nel massiccio del Bayan Kara Ula, fra Cina e Tibet, nel 1938 dalla spedizione dell’archeologo cinese Chi Pu-Tei scoprì in una caverna 716 tombe disposte

ordinatamente in fila, con all’interno giacevano resti di esseri particolari: il cranio era enorme, il corpo era esile, le cavità oculari erano molto larghe, le braccia erano

lunghissime. Sulle pareti della grotta c’erano strani disegni e qualcosa che ricordava una mappa spaziale. In un cumulo accanto alle tombe si trovano 716 dischi di

granito, che vanno da 35 a 50 cm di diametro, hanno 2 cm di spessore, hanno un foro al centro che va da 5 a 10 cm di diametro, e sono coperti da una serie di incisioni sottili che li rendono simili ai nostri dischi a microsolco. I doppi solchi partono dal foro centrale e finiscono all’orlo, in forma di spirale. Furono ritrovati anche oggetti

con sezioni trasversali quadrata provvisti di foro cilindrico e scuri piatte. Tutti i reperti risalgono ad almeno 12 mila anni fa. Quando gli esperti moscoviti

analizzarono i reperti con l’oscilloscopio, i dischi vibravano freneticamente, in quanto erano stati caricati elettricamente e forse erano parte integrante di un circuito

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elettrico. Però il governo di Pechino mise a tacere tutto e tutti. L’ultima volta che furono visti i dischi, fu nel 1974, in una vetrina del museo Banpo a Xian.

- Sono state scoperte tre "particolari" caverne ai piedi del monte Baigong, che si

trova nel cuore del Qaidam Basin, provincia di Qinghai, Cina. Due di esse sono crollate e sono inaccessibili. Quella centrale è la più grande, con il soffitto che si

trova a due metri dal pavimento e che raggiunge gli otto metri nel punto più alto. La caverna è profonda circa sei metri e contiene all'interno pura sabbia e roccia. La cosa incredibile è che all'interno c'è un mezzo tubo di 40 centimetri di diametro che pende

dall'alto fino all'estremità più interna della caverna. Un altro tubo dello stesso diametro penetra nel terreno e di esso è visibile solo l'estremità superiore.

All'ingresso della grotta c'è una dozzina di tubi con diametri tra i 10 e i 40 centimetri che penetrano dritti nel monte, mostrando un'alta tecnica di fissaggio. A circa 80

metri dalla caverna c'è il lago di Toson, sulla cui spiaggia 40 metri più in là si possono trovare molti tubi di ferro disseminati sulla sabbia e sulle rocce. Sono

disposti in direzione est-ovest con un diametro tra i 2 e i 4,5 centimetri. Hanno molte strane forme e il più sottile è come uno stuzzicadenti. Inoltre ci sono dei tubi anche

nel lago, alcuni che fuoriescono dalla superficie dell'acqua ed altri che giacciono al di sotto, che hanno forme e spessore simili a quelli sulla spiaggia. L'alto contenuto di

biossido di silicio e di ossido di calcio è il risultato di una lunga interazione tra il ferro e la sabbia, ciò significa che i tubi sono antichissimi. Sono conosciuti dalla gente del

posto come "i relitti degli extraterrestri".

- Secondo alcuni miti, tra cui quelli della tribù africana dei Dogon, intorno al 7000 a.C. una razza aliena venne sulla Terra e portò agli uomini ancora primitivi i concetti della scienza cosmica. Si fermarono sulla Terra per alcuni secoli. Prima di ripartire giurarono che un giorno essi sarebbero ritornati e si sarebbero stabiliti in mezzo a

noi.

- Nel sito preistorico di Ain Ghazal, nei pressi di Amman (Giordania), sono stati rinvenuti tre volti "umani" in gesso modellati sul teschio di defunti risalenti al 7000-

6500 a.C. circa, che ritraggono alla perfezione il tipo di alieno noto come alieno di Roswell. Addirittura è possibile sovrapporre le due immagini con la massima

precisione.

- In tutto il mondo sono state trovate statuette che raffigurano uomini, donne e bambini con fattezze insettiformi o comunque serpentiformi, risalenti fino ad oltre il

5500 a.C. e che presentano anche il particolare del cranio allungato.

- Nel Mahabarata i Vimana sono descritti in modo chiarissimo come macchine volanti discoidali o sferiche per percorrere lunghe distanza in tempi brevissimi. I Vimana da guerra distrussero la triplice città (o città dalle porte d’oro): essa aveva tre sezioni che dovevano essere trapassate e distrutte contemporaneamente da un solo missile

e infatti aveva una forma circolare e cerchiata tre volte. Prima avvenne un bombardamento generale e poi venne usato il terribile missile che contiene la

potenza dell’universo: la città cominciò a bruciare e il fumo era sfolgorante come 10 mila soli.

- Nel Mahabharata (Drona Parva) parla di un’arma chiamata Agneya usata in una guerra: era un missile sfolgorante che aveva lo splendore del fuoco senza fumo.

- Nel Mausala Parva si parla di un fulmine di ferro, per mezzo del quale due razze

intere furono consumate e ridotte in cenere.

- Il Manusa è un’opera in sanscrito che parla di vari fatti reali, tra cui si parla dei Vimana, dicendo che con queste macchine gli esseri umani possono volare nei cieli e

gli esseri celesti discendere sulla Terra.

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- Una antica statuetta chiamata "Astronauta di Kiev" rappresenta un individuo con quella che sembra una tuta spaziale con relativo casco. I tratti sono così "spaziali"

che sembra uscita da un film di fantascienza.

- Due statuette giapponesi preistoriche rappresentano creature vestite di speciali scafandri e con grandi elmi collegati allo scafandro da una specie di collare a bulloni.

Uno dei "caschi" è dotato di enormi occhiali.

- Uno scheletro completo di Homo Sapiens moderno fu trovato a Olduvai George, in Tanzania, fossilizzato in strato di 1-2 milioni di anni. Fu rinvenuto dal dottor Hans Reck nel 1913. Lo scheletro era completamente cementificato in parte della roccia che si era formata successivamente alla morte dell'uomo di cui è stato ritrovato lo

scheletro.

- La Bibbia parla di Giganti con 6 dita che popolavano la Terra insieme all'uomo fino al Diluvio Universale. Anche nel Ciad (Africa) ci si tramanda una storia simile.

- Un essere "umano" gigante fossilizzato venne scoperto nel 1895 da Mr. Dyer nel corso di attività minerarie nella Contea di Antrim, in Irlanda. Le misure principali

erano: altezza complessiva 3,70 metri, circonferenza toracica 1,97 metri, lunghezza delle braccia 1,37 metri, peso 2050 Kg. Il piede destro presentava sei dita. Era più

alto di un vagone ferroviario ed infatti fu fotografato appoggiato ad un vagone ferroviario.

- Nel 1577 a Weiillisau, in Svizzera, vennero alla luce i resti di uno scheletro umano che, benché mancante di alcune parti, venne ricostruito dall’anatomista Plater nella

creta e risultò appartenere ad un essere alto 5,80 metri.

- Hernan Cortes, durante la sua conquista del Messico, entrò in possesso di ossa gigantesche, che secondo gli indigeni appartenevano ad una oramai estinta razza di giganti. Il prode Cortes stesso si incaricò di spedire al Re di Spagna un “femore alto

quando un essere umano”.

- Nel 1935 a Glozel, vicino Vichy (Francia), furono rinvenute ossa umane giganti, crani grandi il doppio, impronte di mani giganti, oltre a monili fatti a misura per arti

giganteschi, il tutto risalente fra tra i 17-15000 anni fa. Furono trovati anche manufatti in ceramica ed esempi di scrittura.

- Lo storico Erodoto (storie 1-68) narra di un ritrovamento di un gigante di circa 3,10

metri di altezza.

- Intorno al 1810, a Braystown, Tennesse, vennero rinvenute antiche orme di piedi umani, muniti da sei dita, di circa 32 cm di larghezza, oltre ad antiche impronte di

zoccoli di cavallo misuranti dai 20 ai 25 cm

- Nel 1870, un agente indiano, Frank La Fleche, annunciò che gli indiani Omaha avevano dissotterrato otto giganti con i teschi misuranti 60 cm; le stesse tribù

indiane chiamavano questi giganti Mu-A-Luskha, e narravano che erano arrivati millenni primi dall’Oceano Pacifico sulle coste americane, avevano combattuto e distrutto le tribù amerinde esistenti, stuprato le donne di questi, e fondate città e

scavati pozzi.

- Nel 1924, la spedizione scientifica Donnehey ritrovò, nell'Havai Supai Canyon, un'incisione rupestre di un tirannosauro in posizione di combattimento e le guide

indiane affermarono che questa strabiliante incisione era stata opera di un “essere gigantesco”che abitava, nei tempi remoti nella regione. Nel sito vicino di Glen Rose

(Texas) sono state rinvenute orme di esseri umani e dinosauri coesistenti.

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- Nel 1943, alcuni genieri militari di stanza a Shemya, un’isola del gruppo delle Aleutine, ritrovarono delle ossa di proporzioni notevoli e crani enormi (le dimensioni

di questi oscillavano fra i 50 e i 60 cm!). Questi giganti misuravano circa 7 metri.

- In California, nel 1810, venne rinvenuto lo scheletro di un gigante con sei dita

- Un teschio, con una doppia fila di denti saldati alla poderosa mascella, appartenete ad un gigante fu rinvenuto sull’Isola di Santa Rosa, nel canale di Santa Barbara,

California.

- Alcuni soldati di stanza a Lampock Ranch, in California, rinvennero lo scheletro di un gigante, e un frate cattolico ordinò loro di sotterrarlo nuovamente poiché i nativi locali erano adirati da tale profanazione, credendo tali resti quello che rimaneva di

un antico dio.

- In Marocco, presso Agadir, vennero ritrovati un set di utensili, risalenti a 300000 anni fa, concepito per essere usato dalle mani di un uomo alto minimo 4,50 metri.

- Negli anni ’70 un proprietario terriero, Martinez, in Messico, rinvenne le ossa di due

uomini d'indicibile altezza.

- Nel 1970 uno scheletro umano di 2,38 m è stato ritrovato in mare a 250 km a nord di Santiago dei Cile, insieme ad ossa di animali preistorici e vasellame.

- Scheletri di 2,8-3,1 metri sono stati rinvenuti da antropologi sovietici nella regione

caucasica.

- A Gargayan, nelle Filippine, è stato scoperto uno scheletro di 5,18 metri.

- A Ceylon i resti misurano 4 metri, mentre a Tura, in Pakistan è venuto alla luce uno scheletro di 3,35 metri. Scoperte simili sono state compiute in Marocco, in Moravia e

Siria.

- Erodoto (storie 1-68) parla di un fabbro che scavando di imbattè in una bara di sette braccia (un braccio equivale a circa 44 centimetri). Aperta la bara vide che il

morto era di lunghezza pari alla bara (oltre 3,10 metri); poi lo misurò e lo riseppellì".

L'antichità

- Nella storia fenicia di Sanconiatone da Berite, viene menzionato un aeromobile di forma allungata e stretta (serpente) con le eliche.

- Antichi testi Sumerici cuneiformi riportano incontri ripetuti con alieni, descritti con

eccezionale accuratezza di particolari. Questi testi hanno inoltre moltissimi riferimenti biblici incredibilmente coincidenti.

- Sempre da testi Sumeri (3.800 A.C.) si riporta di esseri provenienti dallo spazio e scesi sulla terra con le loro barche celesti per colonizzarla; che crearono l'uomo e lo

posero sotto la guida di Dei Minori chiamati Anunnaki . Contribuirono con i loro interventi sulla genetica ad elevare l'uomo a Homo Sapiens e lo istruirono sulla

sopravvivenza, e poi, sulla conduzione della vita donandogli una tecnologia elevata.

- Nelle antichissime cronache indiane in sanscrito (Manusa) come il Ramayana, il Rig Veda, il Drona Parva, il Vimanika, il Mahavira Bhavabhuti, ecc. sono menzionate

dettagliatamente le gesta di "esseri superiori" che utilizzano tecnologie avanzatissime e vere e proprie astronavi, con descrizioni sempre molto ricche,

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sopratutto delle armi usate in varie battaglie. Sottolineo che si tratta di cronache e l'intento era quindi quello di descrivere fatti reali e non mitologici.

- la tribù dei Dogon, nella repubblica del Mali (Africa), che ha la sua cultura

imperniata sulla venerazione di Sirio B, di cui possiedono tutte le informazioni assolutamente perfette. I Dogon riferiscono che tali informazioni sarebbero derivate dal contatto con strani esseri scafandrati chiamati Nommos, atterrati con astronavi luminose. Essi sarebbero atterrati per la prima volta sulle rive del Golfo Persico, in

prossimità della città sumera di Eridu, nel 4° millennio a.C.. Questi alieni furono classificati dalle civiltà del tempo come animali anfibi dotati di ragione, e furono

chiamati Apkallu. Essi sbarcavano in riva al mare da un uovo luminoso, indossavano uno scafandro con sotto una tuta e si dedicavano all’erudizione degli uomini.

Successivamente altri alieni Apkallu vennero fuori da un mezzo sottomarino nel delta del Nilo, del Tigri e dell’Eufrate.

- Enkido, un eroe mesopotamico, viene rapito da Uruk, suo avversario, attraverso

una nuvola tonante discesa dal cielo, e viene fatto accoppiare con una donna semi-umana.

- I Frigi adoravano una Dea che sarebbe scesa sulla Terra dalla costellazione del

Leone.

- In India e nell’Asia del Pacifico si parla di Dei dalla pelle bianca venuti da numerosi pianeti lontani per educare ed istruire l’umanità.

- la Genesi biblica risulta essere è l’adattamento di quella sumerica, dove si dice che l’uomo è un ibrido alieno creato con un DNA metà terrestre e metà alieno. Secondo lo

studioso Zecharia Sitchin, gli alieni sarebbero i responsabili dell’esistenza dell’umanità e questo si ricaverebbe dai testi sacri, che raccontano la creazione

dell’uomo da parte di divinità cosmiche. Secondo la Genesi sumerica, il popolo degli Dei si servì di un essere già esistente (un primate, un uomo scimmia) per renderlo

più evoluto fino al livello di abilità e intelligenza richiesto, legandolo alla sua immagine divina, e consegnando all’uomo insegnamenti e conoscenze eccezionali (ad esempio, come nel caso dei Sumeri). Questa storia coincide con quelle di molti testi

sacri di varie culture di tutto il mondo, che narrano di “dei del cielo” che hanno educato la razza umana alla civiltà, e che sarebbero stati responsabili della comparsa

delle più antiche culture umane. Tra l’altro la civiltà egiziana, olmeca e sumerica, sono apparse all’improvviso con una cultura artistica e scientifica sviluppatissima,

senza alcun segno di uno sviluppo graduale di queste conoscenze avanzate.

- La Bibbia è ricchissima di interventi di esseri alieni che interagiscono e guidano lo svolgimento della stessa storia biblica. A parte la Genesi che è stata copiata da quella sumerica, da Mosè avvengono continui rapporti tra gli ebrei ed esseri superiori che si

manifestano sempre su nubi luminose volanti e colonne di fuoco volanti, praticamente la perfetta descrizione dei tipi di UFO più comuni. Inoltre nella Bibbia ci

sono più volte veri e propri strumenti tecnologici alieni che vengono dati all'uomo, come l'Arca dell'Alleanza e il Serpente di Bronzo magico di Mosè. Se è evidentissimo

il ruolo di Mosè come contattista alieno, è anche evidente il ruolo di profeti come Ezechiele, che vengono rapiti dagli alieni e portati su vere e proprie basi aliene o

astronavi aliene, che vengono descritti con il linguaggio dell'epoca, ma in maniera efficace al punto tale che sulla base di tali descrizioni sono stati realizzati (e

brevettati) modelli scientificamente corretti di astronavi aliene, come il modello della famosissima astronave aliena descritta da Ezechiele e realizzato dall'ingegnere

aerospaziale Joseph F. Blumrich. D'altronde nella Bibbia si è sempre affermato che queste manifestazioni erano fatte da esseri non terrestri, che poi sono stati chiamati angeli e simili non è una colpa di quelle popolazioni ignoranti in materia ufologica. Da precisare che però non in pochi casi i personaggi biblici chiamano gli alieni con termini che si avvicinano più alla parola alieni che a quella angeli. Come nel caso di

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Ezeciele, che chiama "Viventi" gli esseri che pilotano il famoso “carro divino” che proviene da nord, sollevando una nuvola di polvere ed emettendo un forte bagliore al

centro del quale è però possibile scorgere una massa metallica.

- I primi a sostenere ufficialmente che le sacre scritture contenessero episodi UFO furono l’astronomo statunitense Morris Jessup e lo scienziato sovietico Matest

Agrest. Ad esempio, le circostanze della distruzione di Sodoma e Gomorra richiamano alla mente un’esplosione nucleare come avrebbe potuto essere descritta da un

osservatore vissuto in tempi antichi; in particolare, l’onda d’urto provocata dall’esplosione nucleare avrebbe spazzato i giacimenti di salgemma del Mar Morto e investito la moglie di Lot, trasformandola in una “statua di sale”. Inoltre è fin troppo

evidente l’obbligo di non doversi girare per non guardare la luce dannosa dell’esplosione nucleare.

- Abramo vide di notte passare su un punto preciso due misteriosi veicoli che egli

descrisse come una fiaccola ardente e un forno fumante, in pratica un classico UFO tubolare luminoso ed un ancor più classico disco volante luminoso con la famosa

nebbiolina che lo circonda.

- La Bibbia parla di patriarchi, come Enoch, che vengono rapiti in cielo da oggetti volanti misteriosi, e dell’apparizione ripetuta di uomini misteriosi al servizio di Dio

che sono dotati di alta tecnologia, come dimostra l’episodio in cui questi uomini misteriosi colpiscono con raggi abbaglianti delle persone spregevoli che volevano

entrare in casa di Lot. Nei libri apocrifi di Enoch, si parla di Enoch che viene portato nello spazio da astronavi ed incontra Angeli astronauti, che gli mostrano la terra

vista dallo spazio, ed altri esseri “bianchi” simili ma non uguali agli uomini (grigi?).

- Dei veicoli UFO nella Bibbia descritti come il carro di fuoco ed il turbine rapiscono ripetutamente in cielo il profeta Elia.

- La Bibbia parla del Leviatan come un veicolo cilindrico capace di muoversi tanto in

cielo come sulla terra e nell’acqua.

- Giona viaggiò per tre giorni in un mezzo sottomarino simile a quello in cui rientravano gli Apkallu. Questo mezzo aveva un grande portale, degli oblò ed una

illuminazione interna.

- Come dimenticarci della misteriosa colonna di fuoco (che di giorno assomiglia ad una nube) che indica a Mosè e agli ebrei la via dell’esodo e come dimenticarci l'altra

l’astronave madre sigariforme al cui passaggio si aprono le acque del mar delle Canne, il quale altro non era che una palude (quindi non il mar Rosso: l’errore è

dovuto ad una errata traduzione).

- Se seguiamo le indicazioni date a Mosè sulla costruzione dell’Arca dell’Alleanza, non si ottiene altro che un condensatore del valore di qualche centinaio di volt. Inoltre non bisogna dimenticare un vero e proprio cibo alieno per definizione: la manna.

- Il profeta Isaia vide dischi volanti fare ritorno all’astronave-madre, come colombi

che volano al loro sportello.

- Il profeta Ezechiele sul fiume Kebar commentava un disco volante con le conoscenze dell’epoca: una nuvola con dentro una ruota con sopra una cupola e con

sotto dei carrelli di atterraggio.

- I Serafini vengono definiti “serpenti fiammegianti”, anche se bisogna considerare che “Serafini” significa gli ardenti, i brucianti, vale a dire esseri costituiti da energia

pura (come i ben documentati alieni parafisici).

Page 99: DOC Archeologia Proibita

- Popoli antichi abbastanza evoluti come gli egiziani, i greci ed i romani annotavano meticolosamente tutti gli eventi che accadevano e fra questi ci sono molte cronache riguardanti veri e propri avvistamenti di astronavi aliene, prevalentemente di forma sigariforme, sferica o discoidale, descritte come colonne di fuoco, nuvole luminose, sfere infuocate e così via, che sorvolavano e compievano manovre su antiche città.

La cosa più interessante è che anche molti storici famosissimi dell'antichità riportano tali avvistamenti.

- Alcune statuette in terracotta copte, risalenti al VII secolo d.C, mostrano dei

riconoscibilissimi alieni Grigi.

- La divinità brasiliana Bep Cororoti scese dal cielo da un astronave tuonante. Egli indossava una tuta spaziale, aveva un generatore di energia ed impartì degli

insegnamenti agli Indios brasiliani Caiapò.

- Ad Abido vi fu una battaglia tra Dei (tra Horus e Seth), in cui essi attaccavano i nemici su dischi alati. Oggi qui vi sono geroglifici che rappresentano chiaramente i mezzi usati nella battaglia: un elicottero, due aerei ed un carro armato, insieme a

segni che significano spostarsi, muoversi nell’aria e volare. Anche se sembra assurdo i disegni sono chiarissimi e non lasciano altre interpretazioni.

- Gli egiziani menzionano un astronave tubolare scintillante (grande serpente), lunga

30 aune e larga 8, che è atterrata lungo il fianco di una montagna.

- Il papiro Tulli (conservato nei musei vaticani) ci dice chiaramente che il faraone Tumosis III il Grande vide un disco volante e una formazione di oggetti luminosi.

- nel tempio di Abydos (Egitto) sono stati ritrovati alcuni geroglifici che ricordano un

elicottero, un carro armato, un aerocargo e un aliante. Erano nascosti sotto altri geroglifici, che si sono staccati dalla parete.

- Presso Dendera (basso Egitto) l’archeologo francese Auguste Mariette scoprì nelle

cripte del santuario della Dea Hator alcuni bassorilievi che rappresentano praticamente le moderne lampadine o delle grosse lampade. L'immagine mostra dei

tubi di vetro oblunghi con all'interno un serpente a forma di filamento. Nei vicini geroglifici il serpente che attraversa i tubi viene descritto come “seref “ che significa illuminare ed inoltre nei bassorilievi è raffigurata una specie scatola da cui partono

diversi “cavi” che giungono ai suddetti “tubi”. Regalo degli dei alieni?

- Nel 1898, in una tomba egizia presso Sakkara, sia stato rinvenuto un modello di aereo che venne catalogato con la denominazione di "uccello" al Museo Egizio del Cairo, ove rimase per mezzo secolo. Nel 1969 il dott. Khalil Messiha rilevò che il reperto in questione presentava caratteristiche aereonautiche, e che in sostanza

rappresentava in maniera perfetta un aliante. Le sue ali sono diritte, il piano di coda rialzato ed il corpo centrale lavorato in modo aerodinamico. Il reperto, che

consisteva di due parti (una specie di fusoliera ed una sola coppia di ali che si incastrava perfettamente in una scanalatura della prima) era lungo 14 centimetri con

un' apertura alare di 18 centimetri e non vi è traccia di zampe.

- Presso il British Museum a Londra è conservata una lente di un binocolo o di un telescopio proveniente da una tomba egiziana di Elwan. La lente, perfetta, mostra

inoltre una lavorazione ti tipo meccanico.

- Ramses II usò in guerra un’arma donatagli da un dio alieno (Amon), con la quale sterminò migliaia di nemici da solo e senza nessuna protezione, proprio come era

avvenuto precedentemente per il faraone Tutmosi III nella battaglia di Armageddon.

- L’Arma di Amon aveva la forma di un bastone cilindrico, proprio come quello che fu

Page 100: DOC Archeologia Proibita

donato da “Dio” a Re Salomone per tagliare le pietre del tempio. Si trattava dello stesso bastone cilindrico di Mosè, che guarda caso era simile agli oggetti cilindrici

degli Dei serpentiformi della cultura Ubaid di Jarmo. Anche le tradizioni indiane Navaho parlano di armi simili possedute da un popolo stellare, così come armi “divine” tecnologiche venivano impiegate dagli angeli in varie occasioni, ma in

questo caso il bastone cilindrico veniva chiamato “spada”. Si tratta delle stesse armi che oggi vengono usate dagli alieni, come i famigerati cilindri paralizzanti.

- Nel 1936, durante la realizzazione di una ferrovia, vicino a Baghdad, venne

scoperta una antica tomba coperta da una lastra di pietra. Fra i numerosi oggetti che ne furono estratti c'era una pila a batteria chimica atta a produrre elettricità. Un

ingegnere americano, Willard F.M. Gray, costruì nel '40 un modello funzionante di questa pila. Sempre in Iraq, altri scienziati hanno scoperto materiale dorato risalente a quattromila anni fa, materiale che non può essere stato placcato se non mediante l

'elettricità.

- Nel 600 a.C. circa, il profeta Baruk fu fatto salire da un angelo a bordo di una macchina volante che lo portò in viaggio nel sistema solare per svelargli alcuni

misteri di “Dio”.

- Una radio a galena fu rinvenuta su uno scheletro umano risalente a circa 2500 anni fa, scoperta in una caverna nella zona di Yianghe, nella provincia sud-orientale di Yiangxi in Cina, ad opera di una équipe di archeologi guidata dal prof. Han della

Nanking University. Il reperto è costituito da due auricolari collegati ad una scatola contenente delle lamine d' argento (forse funzionanti da trasduttori di frequenze) e

un cristallo di colore viola (avente forse funzione di antenna). Indossando gli auricolari, si udrebbe un suono che si ritiene essere un canto funebre

inneggiante all 'oltretomba.

- Nel 329 a.C. l’esercito di Alessandro Magno fu "attaccato" da due scudi argentati volanti, che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India

- la fibbia da cintura rinvenuta in Cina nei pressi della tomba del generale Chou Chu, della dinastia Chin, vissuto dal 265 al 316 d.C. Dall' analisi compiuta dall' istituto di fisica applicata dell' Accademia delle Scienze cinese e dal politecnico di Dunbai, si è

appurato che il metallo della fibbia è una lega formata dal 5% di manganese, dal 10% di rame e dall' 85% di alluminio. l' alluminio sarebbe stato scoperto solo nel

1803 e si è riusciti a produrlo in forma sufficientemente pura solo nel 1854.

- Omero parla di carri volanti.

Nell’impero Romano gli UFO furono visti spesso in cielo, ma anche atterrare e ripartire, e furono classificati principalmente come travi di fuoco dorate, scudi

ardenti, torce fiammeggianti, globi di dorati.

- Cicerone parla di globi nel cielo.

- Lo storico latino Tito Livio ci parla di scudi ardenti che sfrecciavano nel cielo (clipei ardentes).

- Secondo Tito Livio il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu testimone personale della caduta dal cielo di uno "scudo volante". Tali oggetti furono osservati anche in

futuro nei cieli non solo di Roma, ma per tutto l’Impero

- Carcopino narra che nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare per sette giorni consecutivi prima del tramonto si vedeva su Roma un UFO luminoso che

procedeva verso Nord.

Page 101: DOC Archeologia Proibita

- Lo scienziato romano Plinio il Vecchio parla di scudi argentati che sfrecciavano nell’antica Roma. Inoltre riporta avvistamenti in cielo di lumi, di fiaccole, di bolidi

volanti e travi volanti uguali a quelle che comparivano nell’antica Grecia. più precisamente egli classifica gli UFO in fiaccole, lampade e bolidi volanti, nonché le

travi volanti.

- Giulio Ossequente parla di avvistamenti (diurni e notturni) di scudi di fuoco, di torce, di più soli, di più lune, di ruote luminose, apparsi su Roma e su altre località (I

Secolo a.C.).

- Cronache di identici avvistamenti furono riportati nelle opere di: Plutarco, Valerio Massimo, Seneca, Eschilo, Senofonte.

- Senofonte fa addirittura una classificazione degli oggetti volanti in base alla loro

forma (a conchiglia, a piatto, a campana, triangolari, ecc.).

- I Manoscritti del Mar Morto risalenti al primo secolo a.C. parlano di uomini provenienti dal cielo che sono venuti sulla Terra ed altri uomini che sono stati

prelevati dalla Terra e portati in cielo.

- Nel 91 a.C in Palestina vi è un avvistamento UFO con relativa pioggia di bambagia silicea. Per maggiori informazioni si veda il caso del 1954 in Italia, dove tale

bambagia silicea fu raccolta ed analizzata ufficialmente.

- Nell’89 a.C. è riportato l’atterraggio di un globo di fuoco.

- Nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare, Carcopino ci dice che per sette giorni consecutivi poco prima del tramonto fu vista una sfera incandescente

solcare i celi verso nord.

- Nel 7 a.C., che è la data di nascita reale di Gesù, compare un oggetto luminoso volante chiamato Stella Cometa. L’oggetto luminoso, che aveva la forma dello scudo di Davide, volava poco sopra le teste dei magi e si fermò sopra il luogo della natività.

In pratica la stella cometa era un aeromobile discoidale che infatti a seconda delle occasioni spariva, si fermava e poi riprendeva il cammino.

- Gesù ha evidenti relazioni con "esseri superiori" che viaggiano sempre su "nuvole luminose". Esemplare il caso dell'ascensione al cielo di Gesù su una nuvola luminosa

e la promessa che ritornerà nello stesso modo.

- Accuratissimi esperimenti scientifici effettuati da Thomas Philips della Harvard University e dal professore Jean Baptiste Rinaudo hanno replicato alla perfezione il processo di formazione della Sindone, attraverso il bombardamento di protoni di un telo di lino all'interno di un accelleratore di particelle. I risultati scientifici portano

senza dubbio al fatto concreto che l’immagine della Sindone è il risultato di una scarica protonica (proveniente dall’alto, visto l’impronta lasciata nel lino) che fu la

causa della resurrezione. Tra l'altro E. Lindner, professore di chimica tecnica a Karlsruhe (Germania) ha dimostrato che la Sindone si sia creata grazie ad una radiazione elettronica omogenea e perpendicolare al corpo, ed altri suoi esami

chimici e spettroscopici affermano l'altissima probabilità che la Sindone sia stata irraggiata con neutroni. Questo irraggiamento energetico risulta essere frutto di

sofisticati strumenti ipertecnologici posti al di sopra del corpo di Gesù, e quindi della Sindone. E su questo ci sono ben pochi dubbi.

- Nell’Apocalisse di San Giovanni si legge chiaramente che Giovanni vide aprirsi un

portale dimensionale nel cielo e successivamente vi entrò a bordo di una nuvola luminosa, trovandosi così in un mondo diverso dal nostro popolato da alieni

caratterizzati da luminosità intensa e varia.

Page 102: DOC Archeologia Proibita

donato da “Dio” a Re Salomone per tagliare le pietre del tempio. Si trattava dello stesso bastone cilindrico di Mosè, che guarda caso era simile agli oggetti cilindrici

degli Dei serpentiformi della cultura Ubaid di Jarmo. Anche le tradizioni indiane Navaho parlano di armi simili possedute da un popolo stellare, così come armi “divine” tecnologiche venivano impiegate dagli angeli in varie occasioni, ma in

questo caso il bastone cilindrico veniva chiamato “spada”. Si tratta delle stesse armi che oggi vengono usate dagli alieni, come i famigerati cilindri paralizzanti.

- Nel 1936, durante la realizzazione di una ferrovia, vicino a Baghdad, venne

scoperta una antica tomba coperta da una lastra di pietra. Fra i numerosi oggetti che ne furono estratti c'era una pila a batteria chimica atta a produrre elettricità. Un

ingegnere americano, Willard F.M. Gray, costruì nel '40 un modello funzionante di questa pila. Sempre in Iraq, altri scienziati hanno scoperto materiale dorato risalente a quattromila anni fa, materiale che non può essere stato placcato se non mediante l

'elettricità.

- Nel 600 a.C. circa, il profeta Baruk fu fatto salire da un angelo a bordo di una macchina volante che lo portò in viaggio nel sistema solare per svelargli alcuni

misteri di “Dio”.

- Una radio a galena fu rinvenuta su uno scheletro umano risalente a circa 2500 anni fa, scoperta in una caverna nella zona di Yianghe, nella provincia sud-orientale di Yiangxi in Cina, ad opera di una équipe di archeologi guidata dal prof. Han della

Nanking University. Il reperto è costituito da due auricolari collegati ad una scatola contenente delle lamine d' argento (forse funzionanti da trasduttori di frequenze) e

un cristallo di colore viola (avente forse funzione di antenna). Indossando gli auricolari, si udrebbe un suono che si ritiene essere un canto funebre

inneggiante all 'oltretomba.

- Nel 329 a.C. l’esercito di Alessandro Magno fu "attaccato" da due scudi argentati volanti, che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India

- la fibbia da cintura rinvenuta in Cina nei pressi della tomba del generale Chou Chu, della dinastia Chin, vissuto dal 265 al 316 d.C. Dall' analisi compiuta dall' istituto di fisica applicata dell' Accademia delle Scienze cinese e dal politecnico di Dunbai, si è

appurato che il metallo della fibbia è una lega formata dal 5% di manganese, dal 10% di rame e dall' 85% di alluminio. l' alluminio sarebbe stato scoperto solo nel

1803 e si è riusciti a produrlo in forma sufficientemente pura solo nel 1854.

- Omero parla di carri volanti.

Nell’impero Romano gli UFO furono visti spesso in cielo, ma anche atterrare e ripartire, e furono classificati principalmente come travi di fuoco dorate, scudi

ardenti, torce fiammeggianti, globi di dorati.

- Cicerone parla di globi nel cielo.

- Lo storico latino Tito Livio ci parla di scudi ardenti che sfrecciavano nel cielo (clipei ardentes).

- Secondo Tito Livio il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu testimone personale della caduta dal cielo di uno "scudo volante". Tali oggetti furono osservati anche in

futuro nei cieli non solo di Roma, ma per tutto l’Impero

- Carcopino narra che nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare per sette giorni consecutivi prima del tramonto si vedeva su Roma un UFO luminoso che

procedeva verso Nord.

Page 103: DOC Archeologia Proibita

- Lo scienziato romano Plinio il Vecchio parla di scudi argentati che sfrecciavano nell’antica Roma. Inoltre riporta avvistamenti in cielo di lumi, di fiaccole, di bolidi

volanti e travi volanti uguali a quelle che comparivano nell’antica Grecia. più precisamente egli classifica gli UFO in fiaccole, lampade e bolidi volanti, nonché le

travi volanti.

- Giulio Ossequente parla di avvistamenti (diurni e notturni) di scudi di fuoco, di torce, di più soli, di più lune, di ruote luminose, apparsi su Roma e su altre località (I

Secolo a.C.).

- Cronache di identici avvistamenti furono riportati nelle opere di: Plutarco, Valerio Massimo, Seneca, Eschilo, Senofonte.

- Senofonte fa addirittura una classificazione degli oggetti volanti in base alla loro

forma (a conchiglia, a piatto, a campana, triangolari, ecc.).

- I Manoscritti del Mar Morto risalenti al primo secolo a.C. parlano di uomini provenienti dal cielo che sono venuti sulla Terra ed altri uomini che sono stati

prelevati dalla Terra e portati in cielo.

- Nel 91 a.C in Palestina vi è un avvistamento UFO con relativa pioggia di bambagia silicea. Per maggiori informazioni si veda il caso del 1954 in Italia, dove tale

bambagia silicea fu raccolta ed analizzata ufficialmente.

- Nell’89 a.C. è riportato l’atterraggio di un globo di fuoco.

- Nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare, Carcopino ci dice che per sette giorni consecutivi poco prima del tramonto fu vista una sfera incandescente

solcare i celi verso nord.

- Nel 7 a.C., che è la data di nascita reale di Gesù, compare un oggetto luminoso volante chiamato Stella Cometa. L’oggetto luminoso, che aveva la forma dello scudo di Davide, volava poco sopra le teste dei magi e si fermò sopra il luogo della natività.

In pratica la stella cometa era un aeromobile discoidale che infatti a seconda delle occasioni spariva, si fermava e poi riprendeva il cammino.

- Gesù ha evidenti relazioni con "esseri superiori" che viaggiano sempre su "nuvole luminose". Esemplare il caso dell'ascensione al cielo di Gesù su una nuvola luminosa

e la promessa che ritornerà nello stesso modo.

- Accuratissimi esperimenti scientifici effettuati da Thomas Philips della Harvard University e dal professore Jean Baptiste Rinaudo hanno replicato alla perfezione il processo di formazione della Sindone, attraverso il bombardamento di protoni di un telo di lino all'interno di un accelleratore di particelle. I risultati scientifici portano

senza dubbio al fatto concreto che l’immagine della Sindone è il risultato di una scarica protonica (proveniente dall’alto, visto l’impronta lasciata nel lino) che fu la

causa della resurrezione. Tra l'altro E. Lindner, professore di chimica tecnica a Karlsruhe (Germania) ha dimostrato che la Sindone si sia creata grazie ad una radiazione elettronica omogenea e perpendicolare al corpo, ed altri suoi esami

chimici e spettroscopici affermano l'altissima probabilità che la Sindone sia stata irraggiata con neutroni. Questo irraggiamento energetico risulta essere frutto di

sofisticati strumenti ipertecnologici posti al di sopra del corpo di Gesù, e quindi della Sindone. E su questo ci sono ben pochi dubbi.

- Nell’Apocalisse di San Giovanni si legge chiaramente che Giovanni vide aprirsi un

portale dimensionale nel cielo e successivamente vi entrò a bordo di una nuvola luminosa, trovandosi così in un mondo diverso dal nostro popolato da alieni

caratterizzati da luminosità intensa e varia.

Page 104: DOC Archeologia Proibita

- La stessa Apocalisse di San Giovanni attesta nella visione introduttoria che il vero

corpo di Cristo è quello di un angelo, visto che Gesù asceso nel suo ambiente celeste viene descritto esattamente come in altre parti della Bibbia vengono descritti gli

angeli.

- Lo storico romano Giulio Ossequiente nel 3° secolo d.C nel suo Prodigiorum Liber riportata brani originali di Cicerone, Tito Livio, Seneca, Plinio, ecc. dove vengono

descritti anche oggetti volanti di forma semi-sferica, nonché oggetti volanti chiamati travi infuocate. Da comparazioni (superflue), risulta che tali oggetti volanti descritti

siano assolutamente corrispondenti ai vari tipi di UFO che oggi conosciamo.

Il medioevo

- Nel 500 d.C. a Hereford (Gran Bretagna) una trave infuocata atterrò e ripartì.

- Nel 583 in Francia San Gregorio di Tours vede un globo luminoso.

- Ai tempi di Carlo Magno, vengono descritti eventi dove risulta che navi spaziali presero a bordo alcuni abitanti della Terra per mostrare loro i sistemi di vita del

popolo celeste.

- Nell'anno 776 fu avvistato un oggetto volante durante l'assedio del Castello di Sigiburg, in Francia. I Sassoni circondarono e assediarono i francesi. Essi stavano combattendo quando improvvisamente un gruppo di dischi (scudi fiammeggianti)

volando apparvero sopra il tetto della chiesa. Ai Sassoni ciò apparve, come se i francesi fossero protetti da questi oggetti, e quindi fuggirono ritirandosi. Ci sono due

illustrazioni dell'accaduto su su un manoscritto del XII° secolo" Annales Laurissenses" ( libri di eventi storici e religiosi). Gli oggetti raffigurati in cielo sono

vere e proprie astronavi con tanto di oblò sui lati.

- Nel 793 in Northumbria apparvero bagliori eccezionali e dragoni rossi che volavano nell’aria.

- Nel 796 in Inghilterra apparvero piccoli globi volteggianti intorno al sole.

- Nell'ottavo secolo d.C. nella storia dei Longobardi si legge che apparve una colonna

molto luminosa in posizione verticale rispetto alla Terra, che discendendo bruciò molte cose e poi risalì di nuovo in cielo dove cambiò posizione.

- Nell'839 dagli annali di Giuda risulta che per alcune notti delle città furono

sorvolate da degli oggetti infuocati a forma di stella.

- Nel 842 vi fu l'avvistamento di un UFO sopra la città francese di Angers. Vi è anche un'illustrazione dell'epoca che tetimonia l'avvistamento.

- Nel 900 sul Giappone vi fu un avvistamento di una "ruota di fuoco" . C'è anche

un'illustrazione dell'epoca di quest'evento.

- Gli Aztechi ed i maya avevano acquisito una vasta conoscenza da un singolare straniero bianco chiamato Quetzalcoatl dagli Aztechi e Kukulcan dai Maya.

Egli viene descritto come un individuo misterioso venuto dall’oriente su una barca

che si muoveva da sé, senza pagaie; era un uomo bianco dalla corporatura robusta, con una fronte spaziosa e con barba e capelli fluenti.

Page 105: DOC Archeologia Proibita

- La stessa Apocalisse di San Giovanni attesta nella visione introduttoria che il vero

corpo di Cristo è quello di un angelo, visto che Gesù asceso nel suo ambiente celeste viene descritto esattamente come in altre parti della Bibbia vengono descritti gli

angeli.

- Lo storico romano Giulio Ossequiente nel 3° secolo d.C nel suo Prodigiorum Liber riportata brani originali di Cicerone, Tito Livio, Seneca, Plinio, ecc. dove vengono

descritti anche oggetti volanti di forma semi-sferica, nonché oggetti volanti chiamati travi infuocate. Da comparazioni (superflue), risulta che tali oggetti volanti descritti

siano assolutamente corrispondenti ai vari tipi di UFO che oggi conosciamo.

Il medioevo

- Nel 500 d.C. a Hereford (Gran Bretagna) una trave infuocata atterrò e ripartì.

- Nel 583 in Francia San Gregorio di Tours vede un globo luminoso.

- Ai tempi di Carlo Magno, vengono descritti eventi dove risulta che navi spaziali presero a bordo alcuni abitanti della Terra per mostrare loro i sistemi di vita del

popolo celeste.

- Nell'anno 776 fu avvistato un oggetto volante durante l'assedio del Castello di Sigiburg, in Francia. I Sassoni circondarono e assediarono i francesi. Essi stavano combattendo quando improvvisamente un gruppo di dischi (scudi fiammeggianti)

volando apparvero sopra il tetto della chiesa. Ai Sassoni ciò apparve, come se i francesi fossero protetti da questi oggetti, e quindi fuggirono ritirandosi. Ci sono due

illustrazioni dell'accaduto su su un manoscritto del XII° secolo" Annales Laurissenses" ( libri di eventi storici e religiosi). Gli oggetti raffigurati in cielo sono

vere e proprie astronavi con tanto di oblò sui lati.

- Nel 793 in Northumbria apparvero bagliori eccezionali e dragoni rossi che volavano nell’aria.

- Nel 796 in Inghilterra apparvero piccoli globi volteggianti intorno al sole.

- Nell'ottavo secolo d.C. nella storia dei Longobardi si legge che apparve una colonna

molto luminosa in posizione verticale rispetto alla Terra, che discendendo bruciò molte cose e poi risalì di nuovo in cielo dove cambiò posizione.

- Nell'839 dagli annali di Giuda risulta che per alcune notti delle città furono

sorvolate da degli oggetti infuocati a forma di stella.

- Nel 842 vi fu l'avvistamento di un UFO sopra la città francese di Angers. Vi è anche un'illustrazione dell'epoca che tetimonia l'avvistamento.

- Nel 900 sul Giappone vi fu un avvistamento di una "ruota di fuoco" . C'è anche

un'illustrazione dell'epoca di quest'evento.

- Gli Aztechi ed i maya avevano acquisito una vasta conoscenza da un singolare straniero bianco chiamato Quetzalcoatl dagli Aztechi e Kukulcan dai Maya.

Egli viene descritto come un individuo misterioso venuto dall’oriente su una barca

che si muoveva da sé, senza pagaie; era un uomo bianco dalla corporatura robusta, con una fronte spaziosa e con barba e capelli fluenti.

Page 106: DOC Archeologia Proibita

Indossava una lunga veste bianca che gli arrivava fino ai piedi, condannava i sacrifici, era giusto e amante della pace, conoscitore delle arti e delle scienze.

Predicò l’amore e la pace e nelle sue raffigurazioni risulta avere l’identica fisionomia di Gesù Cristo.

Prima di riprendere la via di casa, egli promise che un giorno sarebbe ritornato

quando vi sarebbero stati determinati segni nel cielo.

- Nel IX secolo l’arcivescovo Agobardo di Lione ricevette numerose lamentele dai suoi fedeli sul del fatto che la regione era infestata da marinai celesti che sbarcavano

dalle nubi e saccheggiavano frutteti e campi di frumento.

- Nel 1147 da Nizza fu osservata una croce sul disco lunare.

- Nel XIII secolo un veicolo aereo rimase incastrato con una sua appendice in un tumulo di una città inglese. L’astronauta alieno che era intento a liberare l’astronave

fu raggiunto da una folla di persone del luogo e fu ucciso.

- Nel 1217 tre croci volanti fluttuarono nel cielo di Nizza.

- L’1/1/1254 su St. Albans (Inghilterra) compare nel cielo una grande nave elegante, ben equipaggiata e di colore meraviglioso (oltre a vari fenomeni

inspiegabili). Lo stesso veicolo va visto mesi dopo anche a Parigi.

- Dal 1300 incominciano ad essere riportati nei dipinti alcuni avvistamenti UFO. Ciò infatti si riscontra in dipinti di vari artisti dell'epoca che raffigurano UFO di vario tipo nei cieli dei loro dipinti. I quadri dell'epoca in cui ci sono UFO riconoscibilissimi sono molti e di vari artisti, come Filippo Lippi, Masolino da Panicale, Paolo Uccello, ecc.

- Nel 1301 su Firenze apparvero delle croci luminose volanti

- Nel 1338 in Francia fu l'avvistamento di un enorme UFO sferico. Un'immagine

dell'evento è presente nel libro francese "Le Livre Des Bonnes Moeurs" di Jacques Legrand.

- Nel 1350 fu dipinta una scena della crocifissione sopra l'altare nel Visoki Decani

Monestary in Kosovo. A destra ed a sinistra della croce si vedono nel cielo degli UFO con al loro interno delle persone che li pilotano.

- Nel febbraio 1465, durante il regno di Enrico IV, una trave di fuoco scintillante

apparve nei cieli. Esiste anche un'illustrazione dell'evento.

- Nel rinascimento Corrado Lychostene ci parla di avvistamenti di oggetti strani che solcano il cielo effettuati nel medioevo e nel rinascimento, tra cui un astronave a

forma di trave che apparse nel cielo d’Arabia nel 1479, di cui esiste anche un'illustrazione.

- In un dipinto di Carlo Crivelli chiamato "L'Annunciazione" (1486) si vede un disco

volante che dal cielo spara una specie di raggio verso la Madonna.

- Nel 1487 apparvero a Forlì tre lance volanti.

- Il 14/8/1491 alle ore 20:00, Gerolamo Cardano incontra sette uomini vestiti simili a quelli dell’antica Grecia, con calzari splendenti e con le vesti scarlatte sotto il

pettorale: essi dissero di essere uomini provenienti dallo spazio che potevano vivere trecento anni.

- Il 15/9/1492 Cristoforo Colombo vide scendere dal cielo un “ramo” infuocato.

Page 107: DOC Archeologia Proibita

Indossava una lunga veste bianca che gli arrivava fino ai piedi, condannava i sacrifici, era giusto e amante della pace, conoscitore delle arti e delle scienze.

Predicò l’amore e la pace e nelle sue raffigurazioni risulta avere l’identica fisionomia di Gesù Cristo.

Prima di riprendere la via di casa, egli promise che un giorno sarebbe ritornato

quando vi sarebbero stati determinati segni nel cielo.

- Nel IX secolo l’arcivescovo Agobardo di Lione ricevette numerose lamentele dai suoi fedeli sul del fatto che la regione era infestata da marinai celesti che sbarcavano

dalle nubi e saccheggiavano frutteti e campi di frumento.

- Nel 1147 da Nizza fu osservata una croce sul disco lunare.

- Nel XIII secolo un veicolo aereo rimase incastrato con una sua appendice in un tumulo di una città inglese. L’astronauta alieno che era intento a liberare l’astronave

fu raggiunto da una folla di persone del luogo e fu ucciso.

- Nel 1217 tre croci volanti fluttuarono nel cielo di Nizza.

- L’1/1/1254 su St. Albans (Inghilterra) compare nel cielo una grande nave elegante, ben equipaggiata e di colore meraviglioso (oltre a vari fenomeni

inspiegabili). Lo stesso veicolo va visto mesi dopo anche a Parigi.

- Dal 1300 incominciano ad essere riportati nei dipinti alcuni avvistamenti UFO. Ciò infatti si riscontra in dipinti di vari artisti dell'epoca che raffigurano UFO di vario tipo nei cieli dei loro dipinti. I quadri dell'epoca in cui ci sono UFO riconoscibilissimi sono molti e di vari artisti, come Filippo Lippi, Masolino da Panicale, Paolo Uccello, ecc.

- Nel 1301 su Firenze apparvero delle croci luminose volanti

- Nel 1338 in Francia fu l'avvistamento di un enorme UFO sferico. Un'immagine

dell'evento è presente nel libro francese "Le Livre Des Bonnes Moeurs" di Jacques Legrand.

- Nel 1350 fu dipinta una scena della crocifissione sopra l'altare nel Visoki Decani

Monestary in Kosovo. A destra ed a sinistra della croce si vedono nel cielo degli UFO con al loro interno delle persone che li pilotano.

- Nel febbraio 1465, durante il regno di Enrico IV, una trave di fuoco scintillante

apparve nei cieli. Esiste anche un'illustrazione dell'evento.

- Nel rinascimento Corrado Lychostene ci parla di avvistamenti di oggetti strani che solcano il cielo effettuati nel medioevo e nel rinascimento, tra cui un astronave a

forma di trave che apparse nel cielo d’Arabia nel 1479, di cui esiste anche un'illustrazione.

- In un dipinto di Carlo Crivelli chiamato "L'Annunciazione" (1486) si vede un disco

volante che dal cielo spara una specie di raggio verso la Madonna.

- Nel 1487 apparvero a Forlì tre lance volanti.

- Il 14/8/1491 alle ore 20:00, Gerolamo Cardano incontra sette uomini vestiti simili a quelli dell’antica Grecia, con calzari splendenti e con le vesti scarlatte sotto il

pettorale: essi dissero di essere uomini provenienti dallo spazio che potevano vivere trecento anni.

- Il 15/9/1492 Cristoforo Colombo vide scendere dal cielo un “ramo” infuocato.

Page 108: DOC Archeologia Proibita

- Cristoforo Colombo nei suoi diari menzionava insoliti fenomeni astronomici ed il

passaggio di scie di fuoco nel cielo.

- Nel dipinto di Filippo Lippi, "La Madonna e san Giovannino", risalente al XV secolo e conservato nel Palazzo Vecchio, a Firenze si vede un disco volante ritratto in alto a

destra, che viene osservato con attenzione da due figure sullo sfondo, un uomo e un cane.

- Ci sono due UFO a forma di cappello di prete rappresentati nei cieli di due arazzi

che furono fatti nel XV° secolo e che sono conservati nella basilica francese di Notre-Dame in Beaune, Burgandy

Il rinascimento e il seicento

- Benvenuto Cellini parla di una trave di fuoco che splende su Firenze.

- Nel 1500 Giordano Bruno fu bruciato sul rogo dall’inquisizione perché osò credere che esistevano altri mondi abitati a seguito di avvistamenti di veicoli volanti guidati

evidentemente da esseri non di questo mondo.

- Anche nei quadri del rinascimento sono indicati diversi tipi di UFO, prevalentemente inseriti in quadri riferiti a soggetti religiosi perché si credeva che gli UFO erano

manifestazioni divine. Da notare che gli UFO rappresentati sono per lo più di forma discoidale.

- Nel 1520 si legge dalla Cronaca dei Fatti Prodigiosi di Corrado Licostene che una

trave ardente di orrenda grandezza fu vista in cielo, e la volta che si fu avvicinata alla terra, discendendo, bruciò molte cose! Quindi tornata in alto assunse forma circolare.

- Appaiono alcuni inconfondibili dischi volanti nei cieli dell' un arazzo chiamato “Il

trionfo dell’estate” creato a Bruges nel 1538

- Antiche cronache tedesche narrano una lunga serie di avvistamenti UFO avvenuti nel 1544 i in Germania.

- Il 14/4/1561 sfere, dischi, croci e tubi con dentro sfere, furono visti “combattere”

su Norimberga da tutte le persone del luogo (l’evento ebbe risonanza in tutto il mondo) e furono dettagliatamente descritti nelle cronache del tempo. Di notevole importanza la descrizione di grandi cilindri volanti che stazionavano immobili nel

cielo e da cui fuoriuscivano delle sfere che volavano a velocità fantastiche.

- Il 7/8/1566 furono viste sfere nere passare davanti al Sole. Lo stesso fenomeno avvenne sempre lo stesso anno sopra Basilea (Svizzera), dove il cielo fu invaso da

grandi sfere nere che sfrecciavano rombando verso il Sole. Dopo aver compiuto incredibili manovre aeree, le sfere diventarono rosso fuoco e scomparvero. Esiste una chiara rappresentazione d'epoca dell'evento. C'è una chiara illustrazione che

mostra l'evento sopra Basilea.

- Nel 1571, nella battaglia di Lepanto una notte in cielo apparve una gigantesca colonna lucente.

- A Nizza nei primi di Agosto del 1608 ci fu una pioggia rossastra e l’apparizione in

cielo di due uomini che combattevano tra di loro. Quest’ultimi furono anche osservati per tre giorni sull’isola di Martigues.

Page 109: DOC Archeologia Proibita

- Cristoforo Colombo nei suoi diari menzionava insoliti fenomeni astronomici ed il

passaggio di scie di fuoco nel cielo.

- Nel dipinto di Filippo Lippi, "La Madonna e san Giovannino", risalente al XV secolo e conservato nel Palazzo Vecchio, a Firenze si vede un disco volante ritratto in alto a

destra, che viene osservato con attenzione da due figure sullo sfondo, un uomo e un cane.

- Ci sono due UFO a forma di cappello di prete rappresentati nei cieli di due arazzi

che furono fatti nel XV° secolo e che sono conservati nella basilica francese di Notre-Dame in Beaune, Burgandy

Il rinascimento e il seicento

- Benvenuto Cellini parla di una trave di fuoco che splende su Firenze.

- Nel 1500 Giordano Bruno fu bruciato sul rogo dall’inquisizione perché osò credere che esistevano altri mondi abitati a seguito di avvistamenti di veicoli volanti guidati

evidentemente da esseri non di questo mondo.

- Anche nei quadri del rinascimento sono indicati diversi tipi di UFO, prevalentemente inseriti in quadri riferiti a soggetti religiosi perché si credeva che gli UFO erano

manifestazioni divine. Da notare che gli UFO rappresentati sono per lo più di forma discoidale.

- Nel 1520 si legge dalla Cronaca dei Fatti Prodigiosi di Corrado Licostene che una

trave ardente di orrenda grandezza fu vista in cielo, e la volta che si fu avvicinata alla terra, discendendo, bruciò molte cose! Quindi tornata in alto assunse forma circolare.

- Appaiono alcuni inconfondibili dischi volanti nei cieli dell' un arazzo chiamato “Il

trionfo dell’estate” creato a Bruges nel 1538

- Antiche cronache tedesche narrano una lunga serie di avvistamenti UFO avvenuti nel 1544 i in Germania.

- Il 14/4/1561 sfere, dischi, croci e tubi con dentro sfere, furono visti “combattere”

su Norimberga da tutte le persone del luogo (l’evento ebbe risonanza in tutto il mondo) e furono dettagliatamente descritti nelle cronache del tempo. Di notevole importanza la descrizione di grandi cilindri volanti che stazionavano immobili nel

cielo e da cui fuoriuscivano delle sfere che volavano a velocità fantastiche.

- Il 7/8/1566 furono viste sfere nere passare davanti al Sole. Lo stesso fenomeno avvenne sempre lo stesso anno sopra Basilea (Svizzera), dove il cielo fu invaso da

grandi sfere nere che sfrecciavano rombando verso il Sole. Dopo aver compiuto incredibili manovre aeree, le sfere diventarono rosso fuoco e scomparvero. Esiste una chiara rappresentazione d'epoca dell'evento. C'è una chiara illustrazione che

mostra l'evento sopra Basilea.

- Nel 1571, nella battaglia di Lepanto una notte in cielo apparve una gigantesca colonna lucente.

- A Nizza nei primi di Agosto del 1608 ci fu una pioggia rossastra e l’apparizione in

cielo di due uomini che combattevano tra di loro. Quest’ultimi furono anche osservati per tre giorni sull’isola di Martigues.

Page 110: DOC Archeologia Proibita

- Lo scienziato romano Plinio il Vecchio parla di scudi argentati che sfrecciavano nell’antica Roma. Inoltre riporta avvistamenti in cielo di lumi, di fiaccole, di bolidi

volanti e travi volanti uguali a quelle che comparivano nell’antica Grecia. più precisamente egli classifica gli UFO in fiaccole, lampade e bolidi volanti, nonché le

travi volanti.

- Giulio Ossequente parla di avvistamenti (diurni e notturni) di scudi di fuoco, di torce, di più soli, di più lune, di ruote luminose, apparsi su Roma e su altre località (I

Secolo a.C.).

- Cronache di identici avvistamenti furono riportati nelle opere di: Plutarco, Valerio Massimo, Seneca, Eschilo, Senofonte.

- Senofonte fa addirittura una classificazione degli oggetti volanti in base alla loro

forma (a conchiglia, a piatto, a campana, triangolari, ecc.).

- I Manoscritti del Mar Morto risalenti al primo secolo a.C. parlano di uomini provenienti dal cielo che sono venuti sulla Terra ed altri uomini che sono stati

prelevati dalla Terra e portati in cielo.

- Nel 91 a.C in Palestina vi è un avvistamento UFO con relativa pioggia di bambagia silicea. Per maggiori informazioni si veda il caso del 1954 in Italia, dove tale

bambagia silicea fu raccolta ed analizzata ufficialmente.

- Nell’89 a.C. è riportato l’atterraggio di un globo di fuoco.

- Nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare, Carcopino ci dice che per sette giorni consecutivi poco prima del tramonto fu vista una sfera incandescente

solcare i celi verso nord.

- Nel 7 a.C., che è la data di nascita reale di Gesù, compare un oggetto luminoso volante chiamato Stella Cometa. L’oggetto luminoso, che aveva la forma dello scudo di Davide, volava poco sopra le teste dei magi e si fermò sopra il luogo della natività.

In pratica la stella cometa era un aeromobile discoidale che infatti a seconda delle occasioni spariva, si fermava e poi riprendeva il cammino.

- Gesù ha evidenti relazioni con "esseri superiori" che viaggiano sempre su "nuvole luminose". Esemplare il caso dell'ascensione al cielo di Gesù su una nuvola luminosa

e la promessa che ritornerà nello stesso modo.

- Accuratissimi esperimenti scientifici effettuati da Thomas Philips della Harvard University e dal professore Jean Baptiste Rinaudo hanno replicato alla perfezione il processo di formazione della Sindone, attraverso il bombardamento di protoni di un telo di lino all'interno di un accelleratore di particelle. I risultati scientifici portano

senza dubbio al fatto concreto che l’immagine della Sindone è il risultato di una scarica protonica (proveniente dall’alto, visto l’impronta lasciata nel lino) che fu la

causa della resurrezione. Tra l'altro E. Lindner, professore di chimica tecnica a Karlsruhe (Germania) ha dimostrato che la Sindone si sia creata grazie ad una radiazione elettronica omogenea e perpendicolare al corpo, ed altri suoi esami

chimici e spettroscopici affermano l'altissima probabilità che la Sindone sia stata irraggiata con neutroni. Questo irraggiamento energetico risulta essere frutto di

sofisticati strumenti ipertecnologici posti al di sopra del corpo di Gesù, e quindi della Sindone. E su questo ci sono ben pochi dubbi.

- Nell’Apocalisse di San Giovanni si legge chiaramente che Giovanni vide aprirsi un

portale dimensionale nel cielo e successivamente vi entrò a bordo di una nuvola luminosa, trovandosi così in un mondo diverso dal nostro popolato da alieni

caratterizzati da luminosità intensa e varia.

Page 111: DOC Archeologia Proibita

donato da “Dio” a Re Salomone per tagliare le pietre del tempio. Si trattava dello stesso bastone cilindrico di Mosè, che guarda caso era simile agli oggetti cilindrici

degli Dei serpentiformi della cultura Ubaid di Jarmo. Anche le tradizioni indiane Navaho parlano di armi simili possedute da un popolo stellare, così come armi “divine” tecnologiche venivano impiegate dagli angeli in varie occasioni, ma in

questo caso il bastone cilindrico veniva chiamato “spada”. Si tratta delle stesse armi che oggi vengono usate dagli alieni, come i famigerati cilindri paralizzanti.

- Nel 1936, durante la realizzazione di una ferrovia, vicino a Baghdad, venne

scoperta una antica tomba coperta da una lastra di pietra. Fra i numerosi oggetti che ne furono estratti c'era una pila a batteria chimica atta a produrre elettricità. Un

ingegnere americano, Willard F.M. Gray, costruì nel '40 un modello funzionante di questa pila. Sempre in Iraq, altri scienziati hanno scoperto materiale dorato risalente a quattromila anni fa, materiale che non può essere stato placcato se non mediante l

'elettricità.

- Nel 600 a.C. circa, il profeta Baruk fu fatto salire da un angelo a bordo di una macchina volante che lo portò in viaggio nel sistema solare per svelargli alcuni

misteri di “Dio”.

- Una radio a galena fu rinvenuta su uno scheletro umano risalente a circa 2500 anni fa, scoperta in una caverna nella zona di Yianghe, nella provincia sud-orientale di Yiangxi in Cina, ad opera di una équipe di archeologi guidata dal prof. Han della

Nanking University. Il reperto è costituito da due auricolari collegati ad una scatola contenente delle lamine d' argento (forse funzionanti da trasduttori di frequenze) e

un cristallo di colore viola (avente forse funzione di antenna). Indossando gli auricolari, si udrebbe un suono che si ritiene essere un canto funebre

inneggiante all 'oltretomba.

- Nel 329 a.C. l’esercito di Alessandro Magno fu "attaccato" da due scudi argentati volanti, che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India

- la fibbia da cintura rinvenuta in Cina nei pressi della tomba del generale Chou Chu, della dinastia Chin, vissuto dal 265 al 316 d.C. Dall' analisi compiuta dall' istituto di fisica applicata dell' Accademia delle Scienze cinese e dal politecnico di Dunbai, si è

appurato che il metallo della fibbia è una lega formata dal 5% di manganese, dal 10% di rame e dall' 85% di alluminio. l' alluminio sarebbe stato scoperto solo nel

1803 e si è riusciti a produrlo in forma sufficientemente pura solo nel 1854.

- Omero parla di carri volanti.

Nell’impero Romano gli UFO furono visti spesso in cielo, ma anche atterrare e ripartire, e furono classificati principalmente come travi di fuoco dorate, scudi

ardenti, torce fiammeggianti, globi di dorati.

- Cicerone parla di globi nel cielo.

- Lo storico latino Tito Livio ci parla di scudi ardenti che sfrecciavano nel cielo (clipei ardentes).

- Secondo Tito Livio il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu testimone personale della caduta dal cielo di uno "scudo volante". Tali oggetti furono osservati anche in

futuro nei cieli non solo di Roma, ma per tutto l’Impero

- Carcopino narra che nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare per sette giorni consecutivi prima del tramonto si vedeva su Roma un UFO luminoso che

procedeva verso Nord.

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- Lo scienziato romano Plinio il Vecchio parla di scudi argentati che sfrecciavano nell’antica Roma. Inoltre riporta avvistamenti in cielo di lumi, di fiaccole, di bolidi

volanti e travi volanti uguali a quelle che comparivano nell’antica Grecia. più precisamente egli classifica gli UFO in fiaccole, lampade e bolidi volanti, nonché le

travi volanti.

- Giulio Ossequente parla di avvistamenti (diurni e notturni) di scudi di fuoco, di torce, di più soli, di più lune, di ruote luminose, apparsi su Roma e su altre località (I

Secolo a.C.).

- Cronache di identici avvistamenti furono riportati nelle opere di: Plutarco, Valerio Massimo, Seneca, Eschilo, Senofonte.

- Senofonte fa addirittura una classificazione degli oggetti volanti in base alla loro

forma (a conchiglia, a piatto, a campana, triangolari, ecc.).

- I Manoscritti del Mar Morto risalenti al primo secolo a.C. parlano di uomini provenienti dal cielo che sono venuti sulla Terra ed altri uomini che sono stati

prelevati dalla Terra e portati in cielo.

- Nel 91 a.C in Palestina vi è un avvistamento UFO con relativa pioggia di bambagia silicea. Per maggiori informazioni si veda il caso del 1954 in Italia, dove tale

bambagia silicea fu raccolta ed analizzata ufficialmente.

- Nell’89 a.C. è riportato l’atterraggio di un globo di fuoco.

- Nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare, Carcopino ci dice che per sette giorni consecutivi poco prima del tramonto fu vista una sfera incandescente

solcare i celi verso nord.

- Nel 7 a.C., che è la data di nascita reale di Gesù, compare un oggetto luminoso volante chiamato Stella Cometa. L’oggetto luminoso, che aveva la forma dello scudo di Davide, volava poco sopra le teste dei magi e si fermò sopra il luogo della natività.

In pratica la stella cometa era un aeromobile discoidale che infatti a seconda delle occasioni spariva, si fermava e poi riprendeva il cammino.

- Gesù ha evidenti relazioni con "esseri superiori" che viaggiano sempre su "nuvole luminose". Esemplare il caso dell'ascensione al cielo di Gesù su una nuvola luminosa

e la promessa che ritornerà nello stesso modo.

- Accuratissimi esperimenti scientifici effettuati da Thomas Philips della Harvard University e dal professore Jean Baptiste Rinaudo hanno replicato alla perfezione il processo di formazione della Sindone, attraverso il bombardamento di protoni di un telo di lino all'interno di un accelleratore di particelle. I risultati scientifici portano

senza dubbio al fatto concreto che l’immagine della Sindone è il risultato di una scarica protonica (proveniente dall’alto, visto l’impronta lasciata nel lino) che fu la

causa della resurrezione. Tra l'altro E. Lindner, professore di chimica tecnica a Karlsruhe (Germania) ha dimostrato che la Sindone si sia creata grazie ad una radiazione elettronica omogenea e perpendicolare al corpo, ed altri suoi esami

chimici e spettroscopici affermano l'altissima probabilità che la Sindone sia stata irraggiata con neutroni. Questo irraggiamento energetico risulta essere frutto di

sofisticati strumenti ipertecnologici posti al di sopra del corpo di Gesù, e quindi della Sindone. E su questo ci sono ben pochi dubbi.

- Nell’Apocalisse di San Giovanni si legge chiaramente che Giovanni vide aprirsi un

portale dimensionale nel cielo e successivamente vi entrò a bordo di una nuvola luminosa, trovandosi così in un mondo diverso dal nostro popolato da alieni

caratterizzati da luminosità intensa e varia.

Page 113: DOC Archeologia Proibita

- Cristoforo Colombo nei suoi diari menzionava insoliti fenomeni astronomici ed il

passaggio di scie di fuoco nel cielo.

- Nel dipinto di Filippo Lippi, "La Madonna e san Giovannino", risalente al XV secolo e conservato nel Palazzo Vecchio, a Firenze si vede un disco volante ritratto in alto a

destra, che viene osservato con attenzione da due figure sullo sfondo, un uomo e un cane.

- Ci sono due UFO a forma di cappello di prete rappresentati nei cieli di due arazzi

che furono fatti nel XV° secolo e che sono conservati nella basilica francese di Notre-Dame in Beaune, Burgandy

Il rinascimento e il seicento

- Benvenuto Cellini parla di una trave di fuoco che splende su Firenze.

- Nel 1500 Giordano Bruno fu bruciato sul rogo dall’inquisizione perché osò credere che esistevano altri mondi abitati a seguito di avvistamenti di veicoli volanti guidati

evidentemente da esseri non di questo mondo.

- Anche nei quadri del rinascimento sono indicati diversi tipi di UFO, prevalentemente inseriti in quadri riferiti a soggetti religiosi perché si credeva che gli UFO erano

manifestazioni divine. Da notare che gli UFO rappresentati sono per lo più di forma discoidale.

- Nel 1520 si legge dalla Cronaca dei Fatti Prodigiosi di Corrado Licostene che una

trave ardente di orrenda grandezza fu vista in cielo, e la volta che si fu avvicinata alla terra, discendendo, bruciò molte cose! Quindi tornata in alto assunse forma circolare.

- Appaiono alcuni inconfondibili dischi volanti nei cieli dell' un arazzo chiamato “Il

trionfo dell’estate” creato a Bruges nel 1538

- Antiche cronache tedesche narrano una lunga serie di avvistamenti UFO avvenuti nel 1544 i in Germania.

- Il 14/4/1561 sfere, dischi, croci e tubi con dentro sfere, furono visti “combattere”

su Norimberga da tutte le persone del luogo (l’evento ebbe risonanza in tutto il mondo) e furono dettagliatamente descritti nelle cronache del tempo. Di notevole importanza la descrizione di grandi cilindri volanti che stazionavano immobili nel

cielo e da cui fuoriuscivano delle sfere che volavano a velocità fantastiche.

- Il 7/8/1566 furono viste sfere nere passare davanti al Sole. Lo stesso fenomeno avvenne sempre lo stesso anno sopra Basilea (Svizzera), dove il cielo fu invaso da

grandi sfere nere che sfrecciavano rombando verso il Sole. Dopo aver compiuto incredibili manovre aeree, le sfere diventarono rosso fuoco e scomparvero. Esiste una chiara rappresentazione d'epoca dell'evento. C'è una chiara illustrazione che

mostra l'evento sopra Basilea.

- Nel 1571, nella battaglia di Lepanto una notte in cielo apparve una gigantesca colonna lucente.

- A Nizza nei primi di Agosto del 1608 ci fu una pioggia rossastra e l’apparizione in

cielo di due uomini che combattevano tra di loro. Quest’ultimi furono anche osservati per tre giorni sull’isola di Martigues.