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Conoscenza per il cambiamento Corvetto Chiaravalle

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Conoscenza per il cambiamento

CorvettoChiaravalle

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4 Interpretazioni e prospettive per il progetto Corvetto Chiaravalle, quale periferia? p.71

Prospettive a supporto dell’intervento territorialea Corvetto-Chiaravalle p.80

L’intervento avviato da Lacittàintorno p.84

5 Postfazione

Quali strumenti di redistribuzione per lo sviluppo locale?(L. Padovani) p.89

1 Prefazione

Le ragioni dei quadernidi Lacittàintorno (C. Bartolozzi) p.5

2 L’approccio alla ricerca Quali prospettive di ricercasulle periferie? (A. Balducci) p.9

Ricercare per attivare. Una metodologia per rigenerare luoghi inclusivi (F. Cognetti) p.12

3 Descrizioni dal fronte della ricerca

Corvetto ad altezza d’uomo. Racconto di un attraversamento p.25

Una lettura socio-urbanistica del territorio p.31

Attori e reti locali.Una varietà di protagonisti p.50

Politiche pubbliche e trasformazioni in corso p.60

Indice dei box

• Suggerimenti per approfondire l'approccio p.14• Le interviste p.16• Situating & Engaging p.18 • Enabling p.20• L'edilizia pubblica p.46• Gli abitanti di età inferiore ai 10 anni p.47• Gli abitanti di origine straniera p.48• La popolazione laureata p.49• Principali attori presenti nell'area di Corvetto p.56• Principali attori presenti nell'area di Chiaravalle p.62• Vuoti in attesa p.68• Testi e siti web che raccontanno l'area di Corvetto-Chiaravalle p.71

Indice deicontenuti

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Prefazione1

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Le ragioni dei quadernidi Lacittàintorno

Chiara Bartolozzi

Fondazione Cariplo incarna l’ideale filantropico della finanza illuminata e mira alla restituzione di valore alla comunità attraverso il contrasto alla povertà e all’esclusione. Si tratta di un mecenatismo consapevole e strutturato che in Lombardia ha radici antiche e del quale proprio la Fondazione è protagonista, nei diversi assetti che si sono succeduti, dal 1823. Dotata oggi di personalità giuridica privata senza fini di lucro e di piena autonomia statutaria e gestionale, la Fondazione rappresenta la continuazione storica della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde e persegue esclusivamente finalità di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”.Fondazione Cariplo opera prevalentemente nelle province della Lombardia, di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, promuovendo iniziative proprie e sostenendo finanziariamente progetti promossi da soggetti terzi nei settori d’intervento della cultura, dell’ambiente, della ricerca scientifica e dei servizi alla persona.Particolarmente sensibile al tema delle politiche urbane e delle periferie, la Fondazione si propone come catalizzatore dell’azione delle comunità locali quale principale fattore di riqualificazione. In quest’ottica, nel 2016, è nato il programma Lacittàintorno nelle aree milanesi di Corvetto, Chiaravalle, Via Padova e quartiere Adriano. Il progetto punta ad arricchire i quartieri di nuovi servizi e funzioni che siano in grado di aumentare le opportunità a disposizione degli abitanti e, contemporaneamente, di attrarre pubblici provenienti dal resto della città. Lo strumento principale di Lacittàintorno è rappresentato dai Punti di comunità (PuntoCom), luoghi polifunzionali nei quali i cittadini fruiscono di servizi ma soprattutto si incontrano nel contesto di iniziative partecipative di scambio culturale e dibattito. Luoghicomuni è poi l’iniziativa volta alla trasformazione, da parte degli abitanti del quartiere,

degli incolti urbani in giardini e orti condivisi. Vi è inoltre il bando Sottocasa con cui le organizzazioni, attive nelle zone d’intervento ma non solo, vengono invitate a proporre iniziative di natura culturale e aggregativa capaci di coinvolgere pubblici diversificati e che raramente hanno l’opportunità di incontrarsi. Anche i bambini danno il proprio contributo esplorando il quartiere, analizzandone le criticità ed elaborando delle soluzioni semplici in grado di renderlo più bello, sicuro e inclusivo: si tratta dell’azione Ideebambine. Abbracciami, è infine, il progetto che prevede un percorso ciclabile che tocchi tutti i quartieri collocati tra la città storica e il confine cittadino: una fascia circolare che sia anche una porta verso i grandi parchi della cintura periurbana; in ogni quartiere il percorso si arricchisce di diramazioni tracciate dai giovani residenti con l’obiettivo di promuoverne la conoscenza, rafforzare il senso di appartenenza e diffondere una cultura legata agli stili di vita sani e sostenibili.Lacittàintorno è frutto di una riflessione interdisciplinare nella quale agli ideali di ispirazione umanistica legate ad ambiente, arte, cultura e servizi alla persona ha contribuito fattivamente anche il settore della ricerca scientifica con le sue istanze di responsabilità, tutela dei portatori di interesse, condivisione dell’agenda e pianificazione del rischio.

Ultimo ma non ultimo, con il Comune di Milano è stato siglato un protocollo d’intesa nel quale le due istituzioni si impegnano a realizzare azioni coordinate per il miglioramento e la valorizzazione dei quartieri periferici.

La Fondazione ha poi chiesto al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano di produrre i quadri conoscitivi di sintesi necessari per operare, e al Dipartimento di Ingegneria Gestionale di studiare dei modelli di business sociale sperimentabili in quei contesti. Parallelamente ha avviato progetti specifici rivolti alle scuole primarie e promosso il coinvolgimento del terzo settore. Ha infine aperto il dialogo con alcune associazioni di categoria, fondazioni d’impresa e realtà aziendali che si sono manifestate particolarmente interessate a contribuire alla rigenerazione delle periferie.Fondazione Cariplo ritiene oggi necessario condividere i quadri conoscitivi a supporto di Lacittàintorno con tutti i potenziali attori della rigenerazione – a partire dal decisore pubblico e dal mondo imprenditoriale. L’auspicio è che su questa base sia possibile comporre un piano di interventi coerente ed efficace.

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L’approccio alla ricerca

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Quali prospettive di ricercasulle periferie?

Alessandro Balducci

Il problema delle periferie è da qualche tempo tornato al centro della discussione per diverse ragioni. In primo luogo le periferie erano state a lungo i bacini elettorali dei principali partiti, soprattutto della sinistra, e invece hanno da anni cambiato orientamento schierandosi spesso contro i governi in carica, testimoniando la loro sofferenza. In secondo luogo hanno modificato le ragioni del proprio disagio: non più la distanza dal centro e la conseguente carenza di servizi, ma problemi assai più complessi che incrociano povertà economica, esclusione sociale, pressione migratoria, senso di insicurezza. In terzo luogo le periferie si sono molto differenziate tra di loro: alcuni quartieri sono diventati aree residenziali ben integrate nella città, anche ad una certa distanza dal centro (si pensi per Milano al QT8, al Forlanini o al quartiere Feltre), altri quartieri molto più centrali sono diventati invece aree di sofferenza grave (come il Corvetto, via Gola, Molise Calvairate o il quartiere San Siro). Se parliamo delle periferie in cui la presenza dell’edilizia pubblica è decisiva, incide anche, su questa differenziazione, il regime delle proprietà, ed in particolare la crisi dell’ente proprietario Aler (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale Pubblica). Ma più in generale incide il fatto che l’edilizia pubblica è bloccata ormai da decenni, e di conseguenza si concentrano nello stock pubblico esistente i gruppi sociali in condizione più critica per età, reddito e varie dimensioni della sofferenza sociale. Una situazione aggravata dal fatto che gli appartamenti che progressivamente si liberano vengono assegnati a nuclei che a causa della loro multi-problematicità si trovano in cima alle graduatorie.A fronte di queste profonde trasformazioni le forze di governo hanno messo sempre più al centro dei propri programmi interventi sulle periferie, ma allo stesso tempo hanno avuto sempre maggiori difficoltà a capire come intervenire. E lo stesso termine “periferie” sembra aver perso la propria capacità di connotare fenomeni complessi e diversi, tanto che recentemente lo stesso Comune di Milano ha deciso di abbandonarlo, rinominando il “Piano Periferie” “Piano Quartieri”.Rispetto ad un passato relativamente semplice, nel quale la distanza dal centro e la mancanza di servizi allo stesso tempo spiegavano il fenomeno ed indicavano come intervenire, siamo oggi di fronte alla necessità di muoversi sia nella direzione di una maggiore conoscenza delle diverse condizioni di perifericità che i diversi quartieri vivono, sia nella direzione della innovazione delle politiche in una

situazione di progressivo taglio dei finanziamenti destinati al welfare: non sono più possibili risposte standardizzate e solo pubbliche a situazioni molto differenti.

Il lavoro di ricerca presentato in questo Quaderno consente di fare passi in avanti in entrambe le direzioni. Abbiamo infatti bisogno di guardare in modo nuovo alla relazione tra cambiamento della società, dell’economia e dello spazio che le ospita.Abbiamo bisogno di guardare agli attori del territorio ed alle iniziative molteplici che intraprendono come risorse per la costruzione di nuove politiche di integrazione.Sul primo aspetto l’analisi spaziale deve consentirci di andare oltre immagini semplificate ed unificanti, e di guardare alla relazione fra città fisica e corpo sociale, tra morfologie fisiche e morfologie sociali, per riconoscere ambienti e sub-quartieri con traiettorie di trasformazione e problematiche differenti. Non basta più guardare alla dotazione di servizi, alle caratteristiche della popolazione, al degrado degli edifici e degli spazi pubblici per comprendere i problemi, ma è importante capire quali effetti sullo spazio hanno le trasformazioni socio-economiche del quartiere e come la diversa qualità dell’ambiente fisico può incidere sulla mitigazione, se non sulla inversione, di alcune forme del disagio.Sul secondo aspetto, l’analisi della rete degli attori e delle loro iniziative è una mossa essenziale per due motivi: da una parte perché possiamo davvero avvicinarci alla differente fenomenologia dei problemi dei quartieri periferici solo guardando a come la società già si organizza per affrontare le proprie emergenze ed esplorare le opportunità che si presentano, dall’altra perché potremmo riuscire a lavorare a un processo di rigenerazione effettivo solo se utilizziamo tutte le risorse, che solo in parte sono fatte di servizi e di qualità spaziali ma che soprattutto sono costituite dalla vitalità della società locale (che è sempre stata una sua caratteristica a Milano). Una vitalità che consente una tenuta ed una cura di diverse dimensioni problematiche, ma che non riesce a diventare strategia di rigenerazione per la grande frammentazione che presenta. Molte sono le iniziative che però sono caratterizzate da ambiti tematici e spaziali assai circoscritti, che non riescono da sole a diventare rete: la biblioteca della scuola, la parrocchia, le molte associazioni di volontariato che si occupano di specifici problemi, le organizzazioni di gruppi etnici di mutuo aiuto, ecc. È dall’incontro delle istituzioni con questa pluralità di attori che può darsi l’innovazione nelle politiche per le periferie. Dall’alto e attraverso misure fondate sulla riqualificazione degli spazi o la messa a disposizione di servizi non si riesce a raggiungere davvero la molteplicità e la specificità dei problemi locali.

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Dal basso l’azione di cura dei soggetti locali non riesce a far uscire i quartieri dalla situazione di crisi.È dall’incontro vero tra iniziative dall’alto e azioni degli attori locali che si possono rafforzare le reti, mettere in connessione azioni pubbliche e private, ed eventualmente trasformare le azioni di rete in una strategia di rigenerazione.

La capacità di avvicinarsi al territorio guardando simultaneamente a queste diverse dimensioni – trasformazioni socio-economiche, spazio fisico e azioni degli attori locali - è una precondizione fondamentale per riuscire a mettere in campo un intervento di tipo integrato. È dall’inizio degli anni ’90 del ’900, dai primi programmi promossi dall’Unione Europea, che il tema dell’intervento integrato è al centro del dibattito sulle modalità di intervento in contesti svantaggiati. Ma non basta prevedere forme di accompagnamento sociale ad interventi di carattere edilizio per garantire il carattere integrato delle misure. Non è mai bastato e lo è ancora meno oggi per le ragioni che ho spiegato sopra. Per essere efficace l’intervento in questi contesti deve prevedere una integrazione orizzontale – tra diversi settori di politiche economiche, sociali, culturali, della formazione, e della riqualificazione dello spazio fisico-, una integrazione verticale tra diversi livelli dell’amministrazione ed una terza fondamentale forma di integrazione tra soggetti pubblici, privati, del terzo settore e del mondo associativo espressione delle forme di auto-organizzazione locale.Se così è, la conoscenza necessaria per aprire nella direzione dell’intervento integrato deve necessariamente abbracciare queste diverse dimensioni.È interessante che nel caso specifico si tratti del supporto conoscitivo al programma “Lacittàintorno” di Fondazione Cariplo, che, pur senza alcuna pretesa di esaustività né di sostituzione dell’azione pubblica, sta provando a mobilitare tutti i propri settori di intervento dall’ambiente, alla cultura, ai servizi alla persona, al supporto allo sviluppo economico per costruire episodi esemplari di innovazione nell’approccio all’intervento in aree urbane svantaggiate.Si tratta di episodi che, se potranno dimostrare la loro efficacia, si potranno estendere ad altre parti della città ed influenzare l’azione di soggetti pubblici e privati.Uscire da una immagine piatta delle diverse periferie, dalla rincorsa alle tante emergenze, identificarne i caratteri specifici e le risorse esplicite e latenti costituisce la premessa essenziale per poter compiere il passaggio da un insieme di episodi interessanti alla costruzione di una vera strategia di cui la città ha certamente bisogno.

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e variegati di comprensione della situazione locale si traducono in visioni progettuali inedite, pensate ad hoc e particolarmente efficaci.Il patrimonio relativo agli scenari progettuali diviene inoltre un capitale di conoscenza ed emancipazione per la comunità allargata. Sintetizzando con alcune parole chiave, possiamo dire che l’approccio di ricerca utilizzato (Immagine 01) è: • Interattivo, ossia capace di costruire un terreno di confronto, scambio e condivisione con il territorio e i suoi attori.• Emersivo, ossia in grado di far affiorare lo sguardo e il sapere dei soggetti locali come chiave di attivazione del cambiamento.• Situato, ossia ancorato alla dimensione locale e aderente alle dinamiche sociali del contesto.• Progettuale, ossia orientato alla produzione di conoscenza organizzata per la programmazione e pianificazione dell’intervento.• Abilitante, ossia indirizzato alla crescita delle comunità, allo sviluppo delle competenze individuali e di gruppo, al rafforzamento di uno spirito critico nei confronti della complessità della città.

Riconoscere risorse territoriali latenti e chiavi di attivazione L’attività di ricerca ha preso avvio con la precisa individuazione dell’area al centro dell’intervento. Una necessità legata a un’idea di territorio che non ha un esclusivo valore geografico, ma piuttosto verte sul senso di appartenenza, sulle pratiche d’uso e sui valori simbolici. Se intendiamo il territorio come esito di questa complessità, possiamo comprenderlo solo abitandolo pazientemente e producendo letture e rappresentazioni

Ricercare per attivare. Una metodologia per rigenerare luoghi inclusivi

Francesca Cognetti

Il programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo nasce per ricollocare la periferia al centro di politiche urbane inclusive, innovative e integrate. Un’idea di rigenerazione che ruota attorno a due relazioni fondamentali: quella fra persone e comunità e quella fra comunità e spazi. Da una parte il progetto parte dalla costruzione di nuovi legami sociali nei quali il singolo possa vedersi come risorsa di un’esperienza sociale inclusiva e proattiva; dall’altra, prende piede dall’attivazione di nuove configurazioni degli spazi della città nei quali la comunità allargata possa essere agente del cambiamento. L’obiettivo è la generazione di luoghi inclusivi nei quali sia centrale tanto l’attivazione delle persone nei confronti della comunità, quanto il coinvolgimento di reti ampie di attori e motori di cittadinanza responsabile. Quale ricerca è dunque necessaria per generare questi luoghi?

L’approccio di ricerca La ricerca sul territorio costituisce il supporto per la comprensione delle specificità dei caratteri periferici di ciascun contesto, e per l’individuazione dei conseguenti orientamenti strategici. È quindi un lavoro “orientato all’azione” che indaga i caratteri rilevanti della situazione attuale e le possibilità di trasformazione futura.

Il percorso si svolge di fatto in parallelo agli interventi sul campo costituendo una sorta di “accompagnamento” ad essi; un percorso di conoscenza e supporto in perenne evoluzione sulla base del confronto continuo con abitanti, stakeholder, responsabili del programma e progettisti.

L’approccio è coerente con le nuove direttive sulla ricerca responsabile di Horizon 2020, il Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione.Questo implica una forte interazione tra ricercatori, cittadini, policy maker, imprese e organizzazioni del terzo settore al fine di perseguire in concreto i valori, i bisogni e le aspettative della società. All’interno di questo contesto, il gruppo di ricerca ha messo a punto una specifica metodologia di indagine interattiva, orientata alla progettazione e basata sulla collaborazione riflessiva degli attori locali che al pari dei ricercatori hanno un ruolo fondamentale nella produzione della conoscenza. Livelli così profondi

SITU

ATO

PROGETTUALE

AB

ILITAN

TE

EMERSIVO

INTERATTIVO

RICERCA ORIENTATA ALL’ AZIONE

COLLABORAZIONE RIFLESSIVA DEGLI

ATTORI

le lenti del PROGETTISTA per RICERCARE

le lenti del RICERCATORE

per PROGETTARE

abitanti

stakeholders operatori

policymaker

 La metodologia01

“da dentro”, utili a narrare la specificità dei singoli contesti e di conseguenza i peculiari elementi di progettazione di politiche. Al di là, quindi, di una generica definizione di periferia spesso associata a condizioni di marginalità e assenza di opportunità, e alla definizione dei confini fisici dei territori, la ricerca ha messo in campo specifiche descrizioni delle condizioni di perifericità, da cui sono emersi i tratti caratteristici nonché le chiavi per l’attivazione di un intervento inclusivo. Dal punto di vista degli strumenti di indagine applicata e di modellizzazione scientifica, ci si è avvalsi di un set di dispositivi interdisciplinari, in grado di osservare: • condizioni materiali (spazi e ricorrenze territoriali) • pratiche (usi ed eventi)• immaginari (percezioni e proiezioni)• attori (reti e interessi)• azione (progettualità, programmi, politiche)

Ci si è basati su rilevazioni urbanistiche e socio-antropologiche, anche attraverso l’integrazione di dati qualitativi e quantitativi. L’indagine ha elaborato questo primo quadro (in cui si sono intersecati elementi materiali e immateriali), rintracciando situazioni potenziali da sostenere, sistemi di opportunità da rafforzare, risorse disponibili da intercettare.Attraverso queste operazioni si è tracciato il campo di lavoro locale: i confini e gli ingredienti di interventi di rigenerazione dei luoghi e attivazione delle comunità. In dettaglio, è stato utile riconoscere alcune potenzialità interconnesse per il progetto di rigenerazione. Risorse che si prestino a costituire quattro layer di avvio della progettazione a differenti scale (da quella del cortile e del condominio, all’isolato, al quartiere, alla città).

Queste potenzialità per il progetto possono essere così nominate (Immagine 02): • Scintille, ossia attori, reti, esperienze e competenze che compongono il “capitale” locale dal quale deve partire l’intervento.• Ingaggi, ossia leve di attivazione, intese come prospettive e investimenti potenziali che gli attori esprimono intorno all’intervento. • Supporti, ossia opportunità territoriali intorno alle quali è possibile valutare la collocazione e la realizzazione fisica dell’intervento. • Inneschi, ossia vocazioni dei territori e rispettivi assi di sviluppo locale, ai quali l’intervento può agganciarsi come motore di rivitalizzazione dell’area.

La si è orientata all’individuazione degli spazi e degli attori necessari alla realizzazione del Punto di Comunità previsto dal Programma “Lacittàintorno’, tassello fondamentale per il futuro sviluppo di questi territori.

Le fasi di una indagine collaborativa Sulla base degli obiettivi e delle linee guide indicatela ricerca è stata strutturata in diverse fasi strettamente correlate (Immagine 03): • Local inquiry & Mapping - Una prima fase di raccolta dati allo scopo di comporre mappe interpretative di natura quali-quantitativa. Gli strumenti di indagine attingono alle discipline urbanistiche, sociali, antropologiche e dell’analisi delle politiche pubbliche e permettono uno sguardo multidisciplinare e multiscalare. I primi quadri di riferimento vengono resi disponibili attraverso attività di mappatura, raccolta informazioni cartografiche e demografiche, osservazione partecipante, interviste. • Situating & Engaging - La seconda fase di lavoro è dedicata ad attività di indagine intensiva di natura emersiva, esperienziale, collaborativa e interattiva. L’obiettivo è includere gli abitanti e le realtà locali in attività di co-ricerca, interazione e delineamento delle leve di attivazione. Animano questa fase incontri di mappatura interattiva: walkshop, cioè camminate di quartiere e percorsi a tappe attraverso i luoghi significativi e le parole di chi li abita (Immagine 04); format ludici per l’incremento della conoscenza condivisa delle dinamiche sociali e culturali del quartiere; momenti di racconto pubblico di alcune esperienze virtuose di soggetti locali e workshop di progettazione (Immagine 04). • Visioning & Reporting - La terza fase del lavoro è quella dedicata alla sistematizzazione della conoscenza acquisita. Si tratta qui di costruire il passaggio a una conoscenza di tipo strategico: individuare nel concreto piste di lavoro specifiche e avvicinare cosi la ricerca a una ricognizione progettuale in grado di proporre spunti operativi.

 La conoscenza come potenzialità del progetto02

PRO

GET

TUALI

TA

CONDIZIONI ATTUALI

ATTORI

IMMAGINARI

RIGENERARE LUOGHI

INCLUSIVI

Opportunità spazialo

SUPPORTI

Attori e competenzeSCINTILLE

PR

ATICH

E

VocazioniterritorialiINNESCHI

chiavi di attivazioneINGAGGI

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• Enabling - L’ultima fase del lavoro è volta a costruire occasioni di formazione attiva per i diversi soggetti coinvolti, primi tra tutti gli abitanti del quartiere. Questo avviene attraverso momenti di “mutual learning” o apprendimento attivo, ossia occasioni di formazione in cui i soggetti sono sollecitati a sviluppare nuove competenze a partire da basi conoscitive comuni. L’obiettivo ultimo è rafforzare le possibilità di ingaggio della comunità in cambiamenti diffusi. Diffusione e formazione per condividere la conoscenza e lavorare sulle capacità Sulla base di quanto esposto, possiamo pensare questa ricerca come una “palestra di collaborazione” che mescola narrative, bagagli socioculturali, logiche organizzative e sensibilità diverse nella quale ogni attore è disposto a ridiscutere i propri convincimenti. Questa ricerca collaborativa per l’azione è poi attenta non solo a come si producono informazioni e in quale prospettiva, ma anche a come si rielabora e si diffonde la conoscenza, in modo che divenga elemento di crescita della consapevolezza diffusa. In questa prospettiva, in qualche misura, i veri committenti della ricerca non sono solo i soggetti che l’hanno formalmente richiesta, ma tutti gli attori coinvolti fin dalle prime fasi di “inquiry” e “mapping’.Alla luce di questi ultimi punti, la divulgazione della ricerca è cruciale. Si è proceduto quindi alla sistematizzazione dei risultati e alla loro esposizione in maniera fruibile per un pubblico trasversale: l’esito di questa operazione complessa e stimolante è il quaderno che avete in mano.

 Le fasi dell’indagine collaborativa03

LOCAL INQUIRY &MAPPING

SITUATING &ENGAGING

VISIONING &REPORTING

ENABLING

Appadurai A. (2006), “The right to research”, in Globalisation, Societies and Education Vol. 4, No. 2, July

Cognetti F. (2016), “Ricerca-azione e università. Produzione di conoscenza, inclusività e diritti”, in Territorio n.73.

Cognetti F., Padovani L. (2018), Perché (ancora) i quartieri pubblici. Un laboratorio di politiche per la casa, F.Angeli, Milano.

Cognetti (2018), “Enabling spaces. Quali ponti tra istituzioni e cittadini per pratiche di governo collaborative?”, in Tracce Urbane n.3, giugno.

Colucci F. P., Colombo M., Montali L. (a c. di) (2008), La ricerca-intervento. Prospettive, ambiti e applicazioni, Bologna, Il Mulino.

Crosta PL. (1998), “L’interazione tra università e città come pratica di apprendimento“, in Archivio di Studi Urbani e Regionali 60-61

Chevalier M., Buckles D. J. (2013), Participatory Action Research. Theory and Methods for Engaged Enquiry, New York, Routledge.

Hult M., Sven-Ake L. (1980), Towards a definition of action research: a note and bibliography, in «Journal of Management Studies», 17, 2, pp. 241-250.

Lanzara G.F. (2003),  “La logica del bricolage. Osservazioni sulla pratiche “minori” della progettazione”, in Gemelli G., Squazzoni F. (a cura di), NEHS / Nessi. Istituzioni, mappe cognitive e culture del progetto tra ingegneria e scienze umane, Baskerville, Bologna.

Lazzarino E. (2014), Ricerca-azione fra etnografia e auto-etnografia: pratiche dell’abitare in una periferia milanese, in Cellamare C., Cognetti F. (a cura di), Practices of reappropriation. Roma-Milano, Planum Publisher.

Ingold T. (2000), The perception of the environment. Essays on livelihood, dwelling and skill, London-New York, Routledge.z

McFarlane C. (2011), Learning the city: knowledge and translocal assemblage, Wiley-Blackwell, Oxford.

Padovani L. (2016), “Partecipazione come forma di apprendimento”, in Sentieri Urbani, VIII, n. 21

Reardon, K. M. (2006), “Promoting reciprocity within community/university development partnerships. Lessons from the field” in Planning Practice a nd Research, 21, 95–107.

Saija L. (2016), La ricerca-azione in pianificazione territoriale e urbanistica, F.Angeli, Milano.

● SUGGERIMENTI PER APPROFONDIRE L’APPROCCIO

 Un momento del walkshop nel quartiere Corvetto04

 Un momento di apprendimento nel quartiere Corvetto05

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Lo strumento dell’intervista qualitativa è utilizzato nella fase preliminare della ricerca per sondare gli attori locali a proposito della percezione del territorio, degli interventi ritenuti necessari e delle eventuali leve di ingaggio per alcune ipotesi di lavoro formulate dal programma Lacittàintorno.Gli intervistati sono selezionati secondo criteri di rilevanza per il progetto e tra diverse tipologie di attori, individuando dapprima una rosa di soggetti “apripista” e poi riducendola fino a 15 individui “rilevanti’. Le interviste sono realizzate sul posto di lavoro dell’intervistato oppure camminando per il quartiere e seguono una traccia unica, in modo da rendere comparabili le conoscenze raccolte.

La conversazione informale comprende 24 domande suddivise in quattro specifiche dimensioni narrative:1. La storia del soggetto all’interno del territorio: biografia, progettualità, competenze, target, radicamento locale e chiavi di ingaggio.2. La relazione sviluppata dal soggetto nei confronti del territorio: prospettive di lavoro, reti e leadership locali, dispositivi di partecipazione e temi di attivazione dei cittadini.3. La descrizione del territorio dal suo interno: specificità, problemi, risorse, geografie, comunità e popolazioni.4. La rappresentazione del territorio alla città: confini, relazioni, interconnessioni, centralità e strategie di inquadramento in una visione urbana d’insieme.

● LE INTERVISTE

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Il Situating & Engaging è la fase interattiva della ricerca e si svolge in diretta relazione con una fase di ricerca dedicata all’indagine intensiva sul campo, a braccetto con attori e istituzioni locali. Si tratta di un’attività esperienziale e collaborativa che si muove lungo i binari della “ricerca-azione’, condividendone le finalità: produrre conoscenza condivisa, stimolare la riflessione sul campo e costruire occasioni concrete di intervento basate sulla proiezione di scenari futuri improntati all’inclusione.

Le attività che animano questa parte del lavoro vanno dalle mappature interattive alle staffette di quartiere e alle passeggiate narranti e, in generale, contemplano azioni a bassa soglia e laboratori a invito. Nell’ambito Corvetto-Chiaravalle sono state condotte nello specifico due iniziative, che si sono concentrate sulla zona di Corvetto: un Workshop di lettura territoriale e un Walkshop di narrazione territoriale.

Al Workshop di lettura territoriale hanno partecipato venti attori locali, invitati dall’équipe di ricerca a costruire una riflessione comune su alcune priorità di intervento a partire dalle nuove conoscenze acquisite.

Il Walkshop ha preso la forma di una narrazione territoriale itinerante: i venti partecipanti (soggetti locali, staff del Programma Lacittàintorno, altri stakeholder rilevanti e ricercatori) hanno passeggiato per il quartiere co-producendo un racconto del territorio in presa diretta e acquisendo conoscenze nuove mirate al cambiamento. Tra le tappe del pomeriggio, le zone del quartiere capaci di portare narrazioni di cittadinanza attiva e di rappresentare pratiche vive di attivazione territoriale (Immagine 06).

● SITUATING & ENGAGING

Tappa 3 - Laboratorio di Quartiere Mazzini, via Mompiani 5, Operatore Massimo Zerbeloni (Comune di Milano) e alcuni esponenti/gruppi di cittadiniore 16:00 - 16:40

Tappa 2 - Parrocchia S. Michele e S. Rita, via dei Cinquecento 1, Don Andrea Bellòore 15:00 - 15:40

Tappa 1 - Cascina Nosedo, via S. Dionigi 78Progetto UIA con Rossana Torri (Comune di Milano) e Paolo Larghi (La Strada)ritrovo ore 14:00 - 14:40

Pausa caffè - Gobbato Backery

Tappa 4 - Spazio In.co.mincio, via Mincio 4Giulia Aloni (Animondo) e alcuni esponenti/gruppi di cittadini, ore 17:00 - 18:00

 Mappa del Walkshop di Corvetto06

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La fase di Enabling rappresenta l’ultimo tassello del processo di ricerca e si interroga su come la conoscenza coprodotta con i diversi stakeholder territoriali possa essere uno strumento di abilitazione delle reti e di trasmissione delle competenze. Si tratta in sostanza di trasmettere a chi vive il quartiere gli strumenti di interpretazione e progettazione territoriale. Il fine ultimo è quello di definire piani progettuali condivisi tra tutte le parti in causa. Le attività che caratterizzano questa fase vanno da quelle frontali a quelle più partecipative: dal commento facilitato dei materiali prodotti dalla ricerca, alla definizione partecipata di nuovi livelli di lettura territoriale; dal workshop di co-progettazione alle visite guidate a casi studio più rilevanti.

Nell’ambito Corvetto-Chiaravalle sono stati previsti tre momenti che hanno visto la partecipazione di abitanti, reti locali e stakeholder cittadini.

Workshop di confronto, approfondimento e integrazione dei quadri di conoscenza: un primo momento di appropriazione dei materiali conoscitivi della ricerca, di trasmissione di strumenti metodologici e di costruzione di un’immagine condivisa del quartiere con l’obiettivo di dare vita a una “mappa di comunità”, stimolando nuovi livelli di lettura.

Workshop su casi studio, strategie progettuali e lavoro di rete per generare cambiamento condiviso: un momento di condivisione delle strategie progettuali sviluppate all’interno della ricerca e acquisizione degli ingredienti progettuali dalla rete territoriale attraverso la visita in autobus di progetti di rigenerazione urbana e la discussione con i loro protagonisti.

Workshop sulle idee-forza, necessarie al progetto di riqualificazione urbana: un momento di chiusura del percorso volto a individuare i capisaldi progettuali intorno ai quali sviluppare interventi di rigenerazione urbana. L’obiettivo è quello di trasferire ai partecipanti strumenti progettuali utili per l’attivazione di processi di sviluppo locale e per l’interazione tra i diversi livelli d’azione.

● ENABLING

 Momenti di lavoro durante il workshop07

 Momenti di lavoro durante il workshop08

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Descrizioni dal fronte della ricerca

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Corvetto ad altezza d’uomo. Racconto di un attraversamento

Qualunque contesto urbano ci si trovi a esplorare, è stupefacente osservare il gioco delle parti fra persone e luoghi, ovvero le interazioni (a volte obbligate) tra gli individui e come il territorio assecondi o meno questa rappresentazione sociale.Ricorrendo a una vecchia semplificazione, Milano continua a chiamare indistintamente “Corvetto” una vasta area che si estende fra lo scalo ferroviario di Porta Romana e la fermata della metropolitana di Porto di Mare, e fra Piazzale Cuoco e il Parco della Vettabbia; un poliedro sghembo che, quasi senza preavviso, s’incunea in una strada di campagna verso il Borgo di Chiaravalle.Eppure, solo una minoranza dei suoi abitanti si definirebbe davvero “di Corvetto”. Certamente coloro che abitano il quartiere di edilizia popolare Mazzini, una delle più grandi e problematiche zone popolari di Milano, racchiusa fra Via Polesine e Via dei Cinquecento; ma forse anche chi vive nell’area più eterogenea che si allunga fra via Ravenna e Viale Omero, fino a Piazzale Gabrio Rosa, arrivando a Via Fabio Massimo e Via San Dionigi. Allargando l’obiettivo, invece, sentiremo spesso le persone affermare di abitare o lavorare nei Grigioni; oppure vicino alla fermata Brenta, nei pressi di Corso e Piazzale Lodi; oppure dalle parti della stazione Rogoredo, intorno alla Parrocchia Medaglia Miracolosa o a quella di Ognissanti; ma anche su Viale Lucania oppure ancora nei dintorni di Porto di Mare. Tramite i luoghi in cui si dice di abitare o a cui si dice di appartenere, le persone sanno di veicolare – spesso loro malgrado – un’informazione cruciale per il proprio riconoscimento sociale. Qualora poi ci sia margine per “manipolare culturalmente” questa informazione (per esempio nominando un luogo neutro per l’immaginario urbano invece che un luogo stigmatizzato, ossia una fermata della metropolitana invece che un quartiere storico), riescono anche a comunicarci come vorrebbero essere riconosciute. Non sorprende, dunque, che molte persone tendano a rinnegare l’appartenenza al Corvetto.Il desiderio di prendere le distanze da quello stigma che da almeno un ventennio grava sul quartiere si sta diffondendo e vien da chiedersi se un giorno, forse, “Corvetto” sarà completamente bandito dalla toponomastica attraverso la quale le persone si collocano socialmente. Qui la frammentazione è permanente e densa di significati e, se non viene pienamente compresa rischia di mettere in difficoltà il ricercatore. La pluralità di questo “grande quartiere dalle mille città” è d’altronde anche un fatto puramente fisico: ci si può arrivare in treno alla stazione di Porta

Romana e poi scendendo lungo l’infilata di vetrine di piccole attività di quartiere; oppure zigzagando fra runner e biciclette sul recente viale alberato che divide le due carreggiate di Corso Lodi; si può sbucare in superficie dalla fermata MM di Corvetto che si apre su un piazzale che pare un puzzle di confine, composta di spazi silenti come i parcheggi fra i piloni della sopraelevata, i vecchi magazzini, il rondò e gli svincoli verso Rogoredo e Porto di Mare; ma anche di spazi vocianti come le facciate della UPIM che gettano luce sul marciapiede e ne fanno un punto di ritrovo affollato, il triangolo di cemento addossato ai giardini della scuola con le sue bancarelle di vestiti, il giornalaio, il fioraio e il mitico chiosco di Giacomo. Ma, ancora, al Corvetto si può giungere dall’uscita della tangenziale, lungo la sopraelevata fra le case di Viale Lucania, fino a Piazzale Bologna; oppure pedalando sulla ciclabile, dopo aver percorso via San Dionigi fra cascine quasi abbandonate e capannoni della logistica. Ogni volta si ha la sensazione di arrivare in una città diversa per vocazione, storia e popolazione. Nel “Corvetto dissimulato” ci arriviamo, invece, da Via Marco D’Agrate, dove, verso Piazza Angilberto, si appaiano quasi ai fronti opposti della strada la vetrina colorata di Casa per la Pace, che funziona come una bacheca di quartiere, e quella di una Libreria Araba che funge da centro culturale italo-egiziano. Non ti aspetteresti certo, a qualche decina di metri, dove Piazza Angilberto piega in via San Dionigi, di imboccare un vicolo stretto fra edifici d’epoca rurale, un residuo pressoché invisibile del secolo scorso. Alcuni abitanti storici chiamano “Bettolina’ questo scorcio di quartiere un tempo attraversato dal canale della Vettabbietta oggi interrato fra le case. Al culmine di questa porzione di ex-fabbricati rurali, su un’ampia terrazza rivolta a sud, svetta come la polena di una nave il grande Cristo benedicente chiamato “el Signurun de Milan” che nessuno sa come, quando o perché sia arrivato qui. Forse serviva a benedire i pellegrinaggi verso la vicina Abbazia di Chiaravalle oppure ad accogliere coloro che entravano in città dalle campagne. Oggi questo Cristo sembra guardare alle alte torri di alloggi popolari di Via San Dionigi che svettano isolate su un verde difficile da capire: un po’ area cani, un po’ parco, un po’ giardino di risulta, un po’ aiuola condominiale, un po’ parcheggio (Immagine 09). Se non fossero i rari passanti a fartelo notare con un certo orgoglio, non indovineresti che là dietro, fra le case e qualche albero, c’è l’Istituto Tecnico Albe Steiner noto in città per la qualità dei suoi insegnamenti legati alle arti. Una scuola che ha scelto di legarsi al territorio, di esplorarlo e valorizzarlo come materia di ispirazione per il lavoro di decine di studenti che vi arrivano da tutta Milano. Via San Dionigi, vista da qui, appare quasi come un’anomalia. Sulla destra incombono le grigie torri di venti piani e sulla sinistra un reticolato di casette,

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 Scorcio sulla via San Dionigi09

 La Bakery all’angolo fra via Ravenna e via Barabino10

capannoni e stecche a un piano e di giardinetti con siepi condominiali. Manca quasi del tutto un’armonia a misura d’uomo. Questa non mancava, invece, al più grande quartiere di edilizia residenziale pubblica della città, proprio quel “Quartiere Mazzini” progettato tra gli anni Venti e Trenta dall’architetto Broglio e che adesso appartiene all’Aler e alle Metropolitane Milanesi.Ne intuiamo il profilo in lontananza, oltre Via Ravenna. All’incrocio con Via Barabino, ha luogo uno di quei fenomeni che gli scienziati sociali non sanno spiegarci: una panetteria con pasticceria e caffetteria annesse, ristrutturata di recente con semplicità e garbo, è oggi un luogo ad altissima densità (Immagine 10). Ecco come una storica attività di quartiere si è trasformata in una brillante gestione familiare che sa chiamare le persone per nome, ne conosce i gusti, le abitudini e le vicende. Vien da pensare che in fondo ci vuol poco – un caffè buono, uno spazio piacevole, una persona che ti si rivolge con gentilezza – a riconoscere dignità alle persone che abitano le case popolari, che portano i figli nella scuola elementare di via Ravenna (additata dai giornali quale scuola-ghetto), che comprano il pane e scambiano un saluto, che invecchiano spesso sole, e che da Gobbato Bakery trovano il giornale e un tavolino pulito. Ci vuol poco, perché queste persone hanno voglia di riscattarla, la propria dignità.

E vogliono sentirsi parte di un mondo che le riconosca, cominciando col sorseggiare un tè in un bistrot di Corvetto che fa sentire un po’ a Montmartre o all’Alfama. Una cosa, invece, non è affatto da poco: il radicamento di chi lavora qui da venti o trent’anni. Come i commercianti del Mercato comunale coperto di Piazzale Ferrara. Ci si arriva passeggiando lungo l’alberatura centrale di Viale Omero, con le sue panchine a distanze regolari che cambiano frequentazione a seconda dell’ora senza mai restare vuote. Sulla corsia centrale i ragazzini in roller filano fin quasi a Piazzale Gabrio Rosa e da qui, lungo la Via Mompiani, i marciapiedi diventano l’area dei giochi in una babele di lingue e un andirivieni di generazioni che vivono la strada come il luogo naturale della socialità: sono indizi chiari che funzionano un po’ come gli odori, ossia anticipano nell’aria la presenza di qualcosa che sta per palesarsi. Ci troviamo così nel mezzo del quartiere ERP Mazzini, che attraversiamo fino a sbattere contro il mercato. Un murales coi colori dell’arcobaleno, voluto e realizzato dagli abitanti nel maggio 2017 grazie all’impulso del Laboratorio di Quartiere Mazzini del Comune di Milano, lo accende anche da lontano (Immagine 11). Piazzale Ferrara è un perfetto sfogo socio-urbano per i palazzi che lo cingono, uno spazio di

 Piazzale Ferrara11

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attraversamento e di sosta per le persone che vanno in farmacia, nei bar, alla sala slot, al CAF oppure al Polo Ferrara, un punto di riferimento multifunzionale per attività ricreative e sportive. Spingendo le porte a vetri del Mercato comunale sembra di entrare in un luogo lontano. Forse Palermo? Le colonne in klinker beige, il controsoffitto a liste bianche, i cartelli penzolanti dal soffitto con le promozioni scritte a pennarello, le postazioni di vendita che si affacciano sull’ampio corridoio pavimentato di piastrelle bianche e blu. Un ambiente di riposo, finalmente, un sollievo di ordinaria umanità. Come raccontano alcuni commercianti da dietro i banchi, il mercato vive per lo più di una clientela abituale (Immagine 12). Negli anni è diventato sempre più uno spazio relazionale, discreto presidio di socialità in una piazza carica di tensioni sociali, fra edifici vuoti o incompleti, microcriminalità e insicurezza vera e percepita. Il mercato oggi conta 20 stalli, 12 dei quali sono occupati da attività commerciali ad alta prossimità (panetteria, fruttivendolo, bar caffetteria, latteria, polleria, macelleria, salumeria gastronomia, pescheria); quattro sono invece dismessi e le saracinesche abbassate ricordano l’incertezza che per anni aveva inghiottito il luogo: nel 2005 era infatti stato portato al vaglio dell’amministrazione un progetto di smantellamento dell’intero edificio che a lungo aveva impedito investimenti e opere di ammodernamento. Nel corso dell’estate del 2018 quell’opzione sembra esser stata archiviata e così altri quattro stalli sono stati destinati ad attività di animazione sociale e culturale grazie ad un bando del Comune di Milano: un progetto sperimentale promosso da una fitta rete di soggetti locali e dal programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se già abitanti non avessero da tempo coltivato un intenso desiderio di riappropriazione della piazza e del mercato. Come ci racconta una signora in attesa dal macellaio: “È scattata la scintilla: cambierà la piazza e cambierà il mercato perché è già cambiata la mentalità delle persone”.

 Interno ed esterno del Mercato Comunale Ferrara12

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 Ortofoto dell’area Corvetto-Chiaravalle13

Una lettura socio-urbanistica del territorio

Un territorio di frangia, una campagna attiva e in evoluzione Alla periferia sud-est di Milano, la zona di Corvetto-Chiaravalle è un ambito complesso, composto da parti molto diverse tra loro, caratterizzato dalla vicinanza di importanti infrastrutture stradali e ferroviarie, nonché da un ben definito confine tra lo spazio urbano compatto e quello agricolo aperto con al centro il borgo di Chiaravalle. La presenza di importanti nodi infrastrutturali – come l’ingresso alla tangenziale est in prossimità della connessione con l’Autostrada del Sole, raggiungibile dalle due arterie urbane di corso Lodi a est e da via Ripamonti a ovest – rende questo settore facilmente accessibile dalla città e ne fa un importante crocevia per i flussi da e verso il sud Italia. Il sistema ferroviario poi rafforza la rete dei collegamenti con la stazione Fs Milano-Rogoredo dalla quale si raggiunge il centro città con la Linea 3 della metropolitana. Grazie alla presenza di grandi spazi dismessi come lo scalo ferroviario di Porta Romana ma non solo, queste infrastrutture rappresentano anche grandi opportunità di sviluppo e riqualificazione urbana (Immagine 13).All’interno di questo settore della città, il quartiere Corvetto e il Borgo di Chiaravalle si configurano come due ambienti morfologicamente distinti, all’interno dei quali si trovano diversi principi insediativi e si sviluppano diverse relazioni tanto con la città quanto con la campagna (Immagine 14).

Il quartiere Corvetto è costituito prevalentemente da parti di città compatta e consolidata ma anche da zone in fase di trasformazione. Contesti fragili ne caratterizzano poi il confine con lo spazio agricolo. In generale si tratta di una porzione di città densamente popolata che ospita più di 36mila residenti dai profili sociali molto diversie in cui la componente straniera – oltre novemila persone – rappresenta il 25% della popolazione (la media cittadina si attesta intorno al 19%), con una crescita di oltre dieci punti percentuali in appena dieci anni. Un fenomeno dovuto, come vedremo, non unicamente alla presenza di edilizia pubblica. Corvetto presenta, infine, una concentrazione più alta di popolazione tra i 20 e 39 anni, attirata in parte anche dai nuovi sviluppi a sud dello scalo di Porta Romana.

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Attrezzature scolasticheAttrezzature religioseAttrezzature sanitarieSedi Amministrazione PubblicaCentri culturali e museiMercati generaliParchi e giardini pubbliciAttrezzature sportiveAttrezzature e aree militariParcheggi e interscambiMetropolitanaConfini comunali

Legenda

 Mappa di inquadramento dell’area Corvetto-Chiaravalle14

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Ancora più a sud, lungo il canale della Vettabbia, all’interno del Parco Agricolo Sud Milano, si trova Chiaravalle, tipico borgo rurale che si sviluppa lungo una strada direttrice al confine con il Comune di San Donato Milanese. Un piccolo agglomerato ai piedi dell’Abbazia con poco più di mille abitanti, calati di oltre il 5% negli ultimi dieci anni, anche a causa della scarsa attrattività di questo territorio per la popolazione straniera (solo il 13.7%). Un piccolo centro, staccato dalla città, con un profilo demografico composto da nuclei familiari con più di due componenti (33%) e caratterizzato dalla predominanza della fascia di età tra i 40 e 64 anni (42%) e una presenza di anziani in linea con i valori cittadini (Immagine 15). Un territorio che dopo anni di declino sta oggi riacquisendo la propria attrattività in virtù di una rinnovata qualità del costruito storico, della presenza del Parco Agricolo Sud Milano e di percorsi di mobilità dolce – già esistenti e in fieri – che la connettono direttamente alla città.

Corvetto-Chiaravalle è dunque un territorio dal duplice volto: da una parte la città con i netti confini del suo costruito, dall’altra parte il borgo circondato dal territorio agricolo. Proprio la componente agricola sta affrontando nuove sfide e acquisendo un ruolo sempre più cruciale nel settore: è uno spazio dove il disegno dei campi, il reticolo idrico con al centro il canale della Vettabbia e il sistema sparso delle cascine caratterizzano il paesaggio. Si tratta anche di uno spazio nel quale non coesistono soltanto elementi legati al mondo agricolo, ma anche sistemi e funzioni che lo stanno orientando a diversi sviluppi: tra tutti, va citato il Depuratore di Nosedo per la raccolta delle acque reflue provenienti dalla zona centro-orientale della città.

A collegare il Corvetto allo spazio agricolo sono proprio le numerose cascine, che col tempo sono state assorbite dal costruito lungo il confine urbano. Esse da un lato rappresentano un importante patrimonio storico da tutelare e dall’altro offrono notevoli occasioni di riuso e riqualificazione socio-territoriale.

Un territorio di parti complesseIl settore Corvetto-Chiaravalle è connesso al centro della città attraverso la direttrice di corso Lodi-corso di Porta Romana, lungo la quale ci sono diverse fermate della M3, e da un importante percorso ciclo-pedonale che abbraccia anche i percorsi del Parco delle Vettabbia e delle vicinali agricole.Se alla scala più ampia appare evidente la netta distinzione tra città consolidata e campagna, l’osservazione ravvicinata di questa porzione di territorio rende possibile una distinzione più minuta per parti, per funzioni e per caratteristiche dell’area e della sua struttura sociodemografica.

36.102 9.242 - 25,6%totale abitanti abitanti stranieri

45,8 annietà media

2015 NIL Corvetto 2015 NIL Chiaravalle

1.086 149 - 13,7%totale abitanti abitanti stranieri

46,7 annietà media

2016

36.049 abitanti

+5,4 % +5,6 %

1.066 abitanti-5,2 %

201520142013201220112010200920082007200620052004

2007 2015

45,6 % - 8.224

44,9%

1 componente

2 componenti

3 componenti

4+ componenti

26,7 % - 4.826

14,5 % - 2.625

13,1 % - 2.370

40,7 % - 215

26,5 % - 140

27,1 %

19,7 % - 104

14,8 %

13,1 % - 69

13,1 %

2007 2015

8,8 % - 3.184

6,0 % - 65

8,8 %

0 - 9 anni

10 - 19 anni

20 - 39 anni

40 - 64 anni

+ 65 anni

7,9 % - 2.842

8,7 % - 94

20,2 % - 219

42,5 % - 462

8,2 %

24,1 % - 8.716

23,4 %

34,9 % - 12.590

36,0 %

24,3 % - 8.770

22,7 % - 246

23,5 %

9.174 abitanti25,4 %

146 abitanti13,7 %

19,0 %

201620152014201320122011201020092008200720062005

 Corvetto-Chiaravalle, dati sintetici sulla popolazione15

I dati dell’anagrafe comunale 2015 illustrati nella pagina seguente si riferiscono alle sezioni NIL (nuclei di identità locale) denominate Lodi-Corvetto e Chiaravalle. I NIL sono unità statistiche introdotte dal PGT per identificare un insieme di ambiti, connessi tra loro da infrastrutture, servizi per la mobilità e spazi aperti che definiscono i “quartieri” di Milano.

Incremento popolazione %

Famiglie per componenti

Età popolazione

% Abitanti stranieri

NIL CorvettoNIL ChiaravalleComune di Milano

Legenda

Emerge infatti un territorio complesso, caratterizzato dalla compresenza di cinque zone ben definibili: il quadrilatero del Corvetto, la corona del quartiere Grigioni, il bordo di Porto di Mare; il Parco della Vettabbia e, infine, il borgo storico di Chiaravalle.

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 Il quartiere Mazzini a Corvetto16

 Il quartiere Mazzini, la casa di cura18

Il quadrilatero del CorvettoCompreso tra via Polesine e via Comacchio a nord, dal proseguimento di corso Lodi a est, da via Fabio Massimo a sud e da via Ravenna a ovest, si trova il cosiddetto quadrilatero di Corvetto, ovvero lo storico comparto di Edilizia Residenziale Pubblica. Al suo interno, il Mazzini rappresenta a sua volta una porzione con una spiccata identità. Ancora oggi interamente ERP, il Mazzini è una realtà urbana compatta costituita da un sistema di edifici e corti interne che definiscono gli isolati e il loro rapporto con le strade che lo attraversano. Nel quartiere Mazzini sono riconoscibili molte delle criticità comuni all’edilizia pubblica cittadina: scarsa qualità edilizia, decadimento materiale e sofferenza sociale. La zona è connotata da gruppi fragili quali anziani e famiglie numerose con alte concentrazioni di bambini tra gli 0-9 anni, e dalla quasi totale assenza di popolazione con titoli di studio universitari.

Al centro del quadrilatero sorge poi il grande piazzale Gabrio Rosa dove vive un’altra Corvetto. Qui gli alloggi ERP sono stati negli anni venduti in larga parte agli inquilini, determinando uno sviluppo molto diverso al quello del Mazzini: la popolazione è generalmente afferente al ceto medio ed è ridotta la presenza di popolazione straniera. Anche la stessa natura edilizia del comparto ha visto un’evoluzione differente ed è oggi connotata da spazi condominiali di qualità. Sul piazzale si affaccia la Chiesa di San Michele e Santa Rita, importante presenza nel quartiere nonché testa di una serie di servizi che definisce un particolare settore del quadrilatero: l’oratorio della Parrocchia, l’asilo nido, la scuola dell’infanzia e quella elementare, il Centro Diurno per disabili, la casa di riposo e RSA. Il quadrilatero è diviso in senso nord-sud da Via Omero, un luogo di incontro e sosta degli abitanti, una sorta di giardino lineare attraversato dal passaggio del percorso ciclo-pedonale che collega il Corvetto alla città verso nord e alla campagna verso sud (Immagini 16, 17, 18 e 19).

 Il quartiere Mazzini, cortili interni17

 Il quartiere Mazzini, la ciclabile di via Omero19

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 Il cavalcavia su viale Lucania20

 Piazzale Ferrara22

La corona del quartiere GrigioniDiviso in due parti da corso Lodi, il quartiere Grigioni si estende a corona a nord di Corvetto ed è servito dalle fermate della M3 di Brenta e Corvetto. Il settore a est, difficilmente raggiungibile dal Corvetto a causa del raccordo autostradale e della strada sopraelevata, è un ambiente vario dal punto di vista della composizione, ma comunque prevalentemente residenziale; la presenza di alcuni servizi rivolti al quartiere stesso lo rendono una parte a sé e indipendente rispetto al contesto. Questo è il settore da cui prende il nome dalla Società Grigioni che ha dato vita al complesso residenziale che si estende tra via Lucania e via Boncompagni. Il settore a ovest, costituito anch’esso principalmente da un tessuto residenziale risalente agli anni ‘60, si aggancia, invece, direttamente al quartiere Mazzini in piazza Ferrara, perno del quartiere caratterizzato dalla presenza del Mercato Comunale Coperto. Sulla piazza confluisce l’asse di Via Mincio che insieme all’asse di Via Oglio accoglie i principali servizi, tra cui una piscina e una sede del Comune di Milano. Nonostante il diretto collegamento con il quadrilatero del Corvetto, è importante sottolineare come queste due parti dell’ambito d’indagine rimangano ben distinte tra di loro anche dal punto di vista identitario. Oltre che per la natura morfologica e delle architetture, quest’area si distingue per un maggiore mix abitativo e sociale nel quale all’alta presenza di abitanti stranieri fa da contraltare una popolazione italiana giovane e con alti tassi di istruzione. È un’area in grande trasformazione: tra il quartiere Grigioni e lo scalo ferroviario di Porta Romana la riconversione di un’antica distilleria a opera della Fondazione Prada e diverse altre operazioni di riqualificazione stanno cambiando il tessuto urbano e dando vita un sistema misto legato anche a nuove funzioni terziarie che attirano sempre più giovani professionisti qualificati (Immagini 20, 21, 22 e 23).

 Via Mincio21

 Sede del Municipio 4 in via Oglio23

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 Via Fabio Massimo24

 Via Fabio Massimo26

Il bordo e le fragilità di Porto di MareA discapito delle dimensioni ridotte, via Fabio Massimo, al limite sud est di Corvetto, è una via d’accesso all’autostrada e viene quotidianamente attraversata da ingenti flussi di traffico. Praticamente priva di accessi pedonali sul lato ovest della strada (l’unico elemento di connessione verso l’interno del quartiere è un piccolo parco urbano nelle vicinanze della sede ASL), essa costituisce anche l’accesso all’intricato tessuto dell’area di Porto di Mare, in parte appartenente al Parco Agricolo Sud Milano. Il territorio deve il suo nome al susseguirsi di progetti che, a partire dal 1917, ne volevano fare la nuova darsena di Milano. Tramontate da tempo quelle ipotesi, oggi Porto di Mare è una grande area connotata da elementi molto diversi tra loro ed esprime le criticità tipiche delle periferie: il sistema produttivo, con una scarsa qualità urbana e degradato (piccoli capannoni e depositi a cielo aperto); il sistema delle cascine, di cui alcune con funzioni definite – cascina Corte San Giacomo e cascina Casottello – e altre ancora sottoutilizzate o abbandonate; il patrimonio di strutture pubbliche oggi in disuso; il sistema interno di dotazioni sportive rivolte ai quartieri a nord e il parco Cassinis; l’area interna di spazi aperti degradati al confine con il tracciato ferroviario di Rogoredo, oggi oggetto di diversi interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. Un’area dunque dal futuro ancora incerto ma anche ricca di potenziale (Immagini 24, 25, 26 e 27).

 Via Fabio Massimo, attività produttive25

 Via San Dionigi27

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 Il depuratore di Nosedo28

 Cascina Grande30

Il Parco della VettabbiaAl confine sud del quartiere Corvetto, superata la rotonda di via San Dionigi, si estende il Parco della Vettabbia, risorsa agricola e paesaggistica dell’intera area e snodo di connessione con il Parco Agricolo Sud Milano e, verso la città, con il quartiere Ripamonti. Si tratta di uno spazio aperto di particolare pregio, in cui il sistema delle acque – del quale fanno parte il canale della Vettabbia, la roggia dell’Accessio, la roggia Macconago, il fontanile Cascine Nuove, il fontanile Tecchione, il cavo Comelli e la roggia Carpana – traccia un reticolo idrico complesso che porta sino all’Abbazia di Chiaravalle, estremo limite sud del parco. Al suo interno una rete di percorsi per la mobilità dolce rende la natura una risorsa di svago per il settore urbano. La nascita del parco è dovuta al Depuratore di Nosedo che dal 2004 reimmette acqua purificata nel sistema della Vettabbia e nel cavo Redefossi ed è oggi una dotazione urbana di grande rilevanza. Il sistema delle cascine – alcune attive altre in attesa di riuso –rafforza poi il carattere periurbano del luogo. Da cascina Nosedo, in via di riqualificazione come polo di socialità territoriale, a cascina Carpana con maneggio e agriturismo, fino a cascina San Bernardo in via di riqualificazione per ospitare una scuola di formazione, il sistema della cascine è un’opportunità per rafforzare la centralità del parco nella vita del quartiere anche rivitalizzando il sistema storico delle marcite e il giardino dei frutti antichi (Immagini 28, 29, 30 e 31).

 Percorsi nel Parco della Vettabbia29

 Ingresso al parco urbano della Vettabbia31

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 L’Abbazia di Chiaravalle32

 Il viale principale del Borgo di Chiaravalle34

Il Borgo di ChiaravalleAll’estremo sud dell’area, in prossimità del confine tra Milano e San Donato e circondato da campi agricoli, sorge il piccolo Borgo di Chiaravalle, caratterizzato dall’omonima Abbazia e dal suo mulino. Oggi la relazione diretta tra l’Abbazia e il centro abitato è impedita da un ramo ferroviario dismesso che, partendo dallo snodo di Rogoredo, costeggia l’area di Porto di Mare e si addentra, oltre Chiaravalle, nel Parco Agricolo Sud Milano. Questo elemento, pur rappresentando una barriera tra le due parti, racchiude forti potenzialità di future connessioni sia interne al borgo sia relative al territorio più esteso. L’organizzazione dell’abitato è tipica dei borghi agricoli. Esso si struttura lungo la strada principale ed è caratterizzato da edifici storici, alcuni dei quali in fase di riqualificazione, e da nuovi interventi residenziali. Al centro della strada si apre una piazza sulla quale affacciano alcuni locali commerciali e una locanda; al confine del borgo vi sono i ruderi della cascina La Grangia e un insediamento di edilizia residenziale pubblica. Priva di numerosi servizi, Chiaravalle si appoggia a quelli offerti dal Corvetto a cui è collegato da via San Dionigi e dai percorsi ciclo-pedonali del parco della Vettabbia. Il profilo sociale è ancora caratterizzato da famiglie composte da adulti tra 40 e 64 anni e giovani tra i dieci e i 19. Un territorio ancora poco attrattivo, destinato però a cambiare nell’arco dei prossimi dieci anni grazie alle tante riconversioni e riqualificazioni che hanno già cominciato a mutarne parzialmente i tratti (Immagini 32, 33, 34 e 35).

 La ferrovia dismessa nel Borgo di Chiaravalle33

 Una piazza del Borgo di Chiaravalle35

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4746

L’immagine rappresenta le quote di edilizia pubblica nelle diverse sezioni di censimento al 2011. Emerge in colore più scuro il quadrilatero Mazzini con quote tra l’85% e il 100% di alloggi di proprietà pubblica, mentre i colori più chiari nelle restanti aree del quartiere Corvetto rispecchiano il processo di alienazione del patrimonio abitativo pubblico costruito in epoca successiva. Tra le cascine e alcuni edifici nell’area di Porto di mare, emergono comunque altre aree ad alta densità di alloggi pubblici, ancora oggi una caratteristica fondante di questo territorio (Immagine 36).

0.1% – 0.4%0.4% – 2.5%2.5% – 15%15% – 85%85% – 100%

Legenda

 Alloggi di proprietà pubblica (Stato, Enti, Locali, IACP o ATER) sul totale degli alloggi_Fonte: ISTAT e Anagrafe Comunale36

* Le immagini dei seguenti box di approfondimento visualizzano alcune variabili territoriali censuarie (Istat 2011) - da quelle socio-demografiche, alle consistenze dei patrimoni edilizi e le funzioni - all’unità minima territoriale di aggregazione del dato: le sezioni di censimento. Le sezioni di censimento variano di dimensioni sia in termini di estensione spaziale che in termini di popolazione residente. Nelle elaborazioni grafiche le sezioni di censimento sono state utilizzate per mettere in luce i fenomeni di distribuzione spaziale delle diverse variabili analizzate. Nello specifico le gradazioni di colore rappresentano la densità del dato all’interno della singola sezione di censimento accompagnata dal valore assoluto (numero) del dato stesso, per permettere la lettura comparata delle diverse Sezioni di Censimento.

● L’EDILIZIA PUBBLICA

L’immagine rappresenta le concentrazioni di bambini tra 0 e 9 anni nelle diverse sezioni di censimento al 2011. Al centro emerge chiaramente il quartiere Mazzini con picchi del 20%, caratteristica questa che rappresenta un ulteriore profilo di fragilità. Un discorso simile vale anche per l’area di via Mincio e per alcune zone a nord del quartiere. La zona rurale di Chiaravalle, di contro, si caratterizza per la quasi assenza di giovanissimi (Immagine 37).

0.3% – 2%2% – 7%7% – 10%10% – 15%15% – 20%20% – 67%

Legenda

 Popolazione residente di età inferiore a 10 anni sul totale della popolazione residente_Fonte: ISTAT e Anagrafe Comunale37

● GLI ABITANTI DI ETÀ INFERIORE AI 10 ANNI

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4948

0.3% – 8%8% – 18%18% – 30%30% – 45%45% – 70%70% – 100%

Legenda

 Popolazione straniera residente sul totale della popolazione residente_ Fonte: istat e anagrafe comunale38

L’immagine rappresenta le concentrazioni di popolazione straniera nelle diverse sezioni di censimento al 2011. Questa immagine è interessante perché ne emerge una porzione di città caratterizzata da un forte fenomeno migratorio anche al di fuori del quartiere ERP Mazzini. In particolare, si evince come gli assi di corso Lodi e di via Mincio siano zone ad alta densità di popolazione straniera, con quote anche del 70% sul totale, grazie alla presenza di numerosi alloggi in affitto e ai prezzi accessibili (Immagine 38).

● GLI ABITANTI DI ORIGINE STRANIERA

L’immagine rappresenta le concentrazioni di popolazione laureata nelle diverse sezioni di censimento al 2011. È un quadro particolarmente significativo perché rende evidente lo stacco tra il quartiere Mazzini, in cui la soglia di laureati è sotto al 10%, e la città circostante. Inoltre, permette di evidenziare una caratteristica peculiare dell’area subito a sud dello scalo di Porta Romana che vede la presenza di abitanti altamente qualificati. Infine, l’immagine ben rappresenta la trasformazione in atto della zona a nord di via Mincio, influenzata dalla presenza di stakeholder cittadini come Fondazione Prada e dagli sviluppi che ne derivano (Immagine 39).

0.5% – 10%10% – 20%20% – 30%30% – 40%40% – 65%65% – 100%

Legenda

 Popolazione laureata residente sul totale della popolazione residente_Fonte: istat e anagrafe comunale39

● LA POPOLAZIONE LAUREATA

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Attori e reti locali.Una varietà di protagonisti

Lettura e analisi degli attoriAl momento di redigere questo documento, gli attori attivi sul territorio, che sono stati intercettati da questa mappatura, sono 72. Sono stati presi in analisi il loro profilo giuridico (profit o non-profit) e la capacità di mobilitare risorse per le pratiche di rigenerazione urbana in ossequio agli obiettivi del Programma Lacittàintorno.Una loro preliminare mappatura ha evidenziato subito che l’area risulta nettamente divisa in due macro-concentrazioni di soggetti, quella di Corvetto e quella del Borgo di Chiaravalle. Di seguito, una tabella riassuntiva che ne mostra la distribuzione e la qualificazione:

Area di Corvetto e zone urbane limitrofe

Borgo Chiaravalle e aree rurali adiacenti

11 attori profit 5 attori profit

27 attori non profit 9 attori non profit

13 attori di cittadinanza attiva

6 attori di cittadinanza attiva

Sono state poi indagate le attività e dunque le competenze espresse da questi attori, finendo per individuare tre macro-ambiti aggregati: l’ambito “coesione, integrazione, assistenza” racchiude attività per lo più condotte dalle sigle più antiche del territorio, connesse all’erogazione di servizi per le fasce fragili, all’inclusione, all’animazione sociale e all’aggregazione interculturale. All’ambito “innovazione, creatività, cultura, sport” afferiscono invece soggetti legati al campo della produzione culturale e dello sport, sia in senso più tradizionale sia in un’accezione più ibrida e votata all’uso di linguaggi creativi; all’interno dell’ambito “agricoltura periurbana, vendita e ricettività” si collocano infine le più interessanti esperienze di presidio territoriale tramite attività di natura commerciale quali vendita al dettaglio, ricettività turistica e le prime esperienze di produzione agricola periurbana.È stata poi rilevata la presenza di soggetti locali connessi al tema “food’, sia nell’ambito della produzione e della lavorazione sia in quello della preparazione e della vendita. Il cibo considerato nella sua filiera (produzione-trasformazione-somministrazione) rappresenta per Corvetto-Chiaravalle un tema in grado di aggregare diverse specializzazioni. Certamente le più numerose sono legate alla vendita e alla somministrazione

 Mappa generale degli attori di Corvetto-Chiaravalle40

So�etti Profit interessati al locale

Coesione, integrazione e assistenza

Innovazione, creatività, cultura e sport

Agricoltura periurbana, vendita e ricettività

Cittadinanza attiva

Tema food

Imprenditorialità sociale

So�etti Non Profit del Terzo Settore

Coesione, integrazione e assistenza

Innovazione, creatività, cultura e sport

Agricoltura periurbana, vendita e ricettività

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 Mappa degli attori profit41 Mappa degli attori non-profit42

al pubblico (bistrot, mercati, ristoranti…), ma non mancano iniziative di produzione agricola diretta e di trasformazione alimentare.Si segnalano infine almeno sette esperienze di imprenditorialità sociale. Riguardano perlopiù i campi socioassistenziale, socio-formativo e ricreativo e stanno sviluppando forme di equilibrio fra attività non profit e attività a profitto.Dal punto di vista quali-quantitativo, una lettura incrociata dei dati consente alcune riflessioni preliminari.In generale, l’area presenta un’interessante costellazione di competenze che mettono al centro la comunità, le sue fragilità e le sue potenzialità (progetti e interventi di tipo professionale); esperienze che nascono all’interno della comunità e dei servizi (percorsi di cittadinanza attiva); attività profit rivolte od orientabili alla dimensione del sociale e del locale.

Dal punto di vista territoriale, gli attori individuati sono distribuiti con una logica che segue la densità abitativa. Nel quartiere Corvetto, soggetti e iniziative sono disseminati in modo equilibrato, mentre il borgo di Chiaravalle e l’area presidiata dall’Abbazia attirano un’alta densità di attori a scapito delle vicinanze. La ripartizione fra profit e non profit (Immagini 41 e 42) racconta un trend analogo per i due territori, fatte le debite proporzioni. A Chiaravalle il sistema degli attori profit è attivo nell’ambito della ricettività/ristorazione e della produzione agricola. Intorno a Fondazione Prada, in un’area più a nord rispetto all’ambito Corvetto-Chiaravalle, sono presenti diversi soggetti profit, qui attivi nel campo culturale-creativo. Se confrontato con il numero assoluto (72), il numero di iniziative legate alla cittadinanza attiva – 19 in tutto – è rilevante e racconta diverse vicende

che hanno caratterizzato questo territorio negli ultimi anni (Immagine 43). Per esempio, il Borgo di Chiaravalle appare connotato dall’attivazione volontaria dei cittadini su temi di interesse collettivo, sforzi che nel tempo hanno portato all’attenzione dell’Amministrazione la questione dei trasporti urbani e dell’abbandono del verde (sia quello adiacente alle abitazioni, sia quello del Parco della Vettabbia). Nella zona urbana di Corvetto le esperienze di cittadinanza attiva ruotano invece attorno ai temi di qualità dell’abitare (comitati, reti di quartiere, social street), di assistenza e integrazione socioculturale (le parrocchie, i centri culturali) e di educazione e sensibilizzazione su tematiche specifiche tramite l’ingaggio diretto dei cittadini (gruppi costituiti e gruppi informali).Sotto il profilo delle competenze espresse e degli

ambiti prevalenti, emergono tre considerazioni utili a valutare altre interessanti potenzialità che l’intervento locale potrà intercettare ed eventualmente sviluppare: primo, l’offerta culturale e dello sport è nel complesso insufficiente, soprattutto in relazione alle risorse ambientali disponibili; secondo, l’agricoltura periurbana e la ricettività turistica sono evidenti vocazioni dell’area di Chiaravalle; terzo, la fascia di cerniera periurbana tra Corvetto e Chiaravalle è oggi poco presidiata e rappresenta una chiara sfida progettuale.

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Le retiGrazie a un’attività di ascolto e studio della documentazione, risulta anche che i soggetti rilevati si trovino spesso a collaborare fra loro in reti più o meno estese oppure ad aderire a reti più ampie, di tipo sovralocale.A volte si aggregano tramite partenariati allargati su progetti di ampia scala, altre volte si tratta di reti emerse da pratiche di lavoro comune, altre volte ancora non si tratta di reti vere e proprie ma di cluster di soggetti che concentrano la propria azione su una precisa porzione di territorio. È interessante in questa sede riportare l’esistenza di alcune di queste reti, proprio perché il loro agire incrementale rappresenta una risorsa decisiva. Rete Corvetto, costruita grazie alla guida degli operatori del Laboratorio di Quartiere Mazzini (afferente all’Ufficio Contratti di Quartiere del Comune di Milano), è attiva nel quartiere Mazzini e si rivolge ai suoi abitanti con un approccio inclusivo e attento alle fragilità, animando la zona dal basso con attività culturali e sociali. A essa aderiscono singoli cittadini, enti e gruppi informali, fra cui per esempio la Cooperativa La Strada, il Circolo ACLI Terre e Libertà; le associazioni Casa per la Pace, Nocetum, Ciclofficina MiRaggio, Condimente, Equi.Libri, Sunugal; i gruppi informali Edera, Il Quartiere è Casa Nostra e Diversamente Occupati.Si segnala anche il gruppo di lavoro che si è formato tramite il progetto UIA-OpenAgri che, con base alla Cascina Nosedo, lavora alla riattivazione produttiva dell’area periurbana fra Corvetto e Chiaravalle sul tema agri-food. Il partenariato ampio – Comune di Milano, università e altri istituti ed enti sovralocali – ha saputo intercettare diversi attori (le cooperative La Strada e Koinè; le associazioni Nocetum, Sunugal, Terzo Paesaggio e Borgo Chiaravalle; la Società Umanitaria, il Consorzio di cooperative sociali SIR e altri) che concorrono alla rigenerazione del territorio.Valle dei Monaci è un’iniziativa di promozione turistico-culturale del vasto territorio che si estende fra il centro di Milano e la via Francigena, passando proprio da Corvetto in direzione di Chiaravalle. Al Percorso dei Monaci aderiscono oltre 40 realtà, fra le quali compaiono l’associazione Nocetum, la cooperativa La Strada, Consorzio SIR, l’associazione Cascine Milano e il Parco Agricolo Sud Milano.Ci sono, infine, realtà sviluppatesi alle spalle della Fondazione Prada e sulla scia di quello che viene oggi definiti proprio come “effetto Prada”.Questi attori attraggono sul territorio popolazioni da fuori tramite proposte nell’ambito della cultura, dell’arte, della ricettività, anche ibridando in modo innovativo funzioni e servizi. Fanno parte di questo novero di soggetti profit Tag – Talent Garden via Calabiana, Fabbrica Orobia 15, Madama Hostel e la Stazione delle biciclette.

 Mappa degli attori di cittadinanza attiva43

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Il Corvetto è teatro di diverse iniziative distribuite in maniera omogenea sul territorio e caratterizzate dalla grande competenza in tema di coesione sociale, integrazione e assistenza alle fasce più deboli della popolazione.

 Mappa degli attori nell’area di Corvetto44

● PRINCIPALI ATTORI PRESENTI NELL’AREA DI CORVETTO

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Grazie all’alta densità di attori e competenze, il Borgo di Chiaravalle e l’area dell’Abbazia ospitano diversi progetti in corso, fra cui numerose iniziative nel campo della ricettività.

 Mappa degli attori dell’area di Chiaravalle45

● PRINCIPALI ATTORI PRESENTI NELL’AREA DI CHIARAVALLE

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Politiche pubbliche e trasformazioni in corso

Il quadro proposto vuole rappresentare una fotografiail più possibile puntuale di un campo di trasformazioniche, come immaginabile, è soggetto a frequentimodifiche e aggiornamenti.

Il territorio di Corvetto-Chiaravalle è ricco di progettualità promosse sia dall’attore pubblico sia da soggetti del privato sociale.I progetti e gli interventi pubblici che nel tempo si sono stratificati comprendono tanto trasformazioni lunghe e complesse quanto azioni più recenti e a carattere sperimentale.Gli interventi lavorano sulla valorizzazione delle risorse ambientali, agricole, sociali, culturali e legate all’edilizia pubblica, provando a incidere sulle condizioni di fragilità che ancora connotano questa parte di città.

Se un ingrediente costante della trasformazione locale sono gli spazi sottoutilizzati o in attesa di recupero (Immagine 46), si sono succedute azioni afferenti a diverse politiche.

Un esempio sono i Contratti di Quartiere, gli innovativi programmi pluriennali di riqualificazione edilizia e sociale avviati ormai più di dieci anni fa per affrontare il tema del recupero delle aree abitative più fragili delle città.Altrettanto innovativi sono i progetti di valorizzazione del patrimonio rurale nel quadro sia della Food Policy sia del Piano di recupero delle cascine e degli indirizzi strategici per lo sviluppo del sistema agroalimentare.

Tornando ai Contratti di quartiere, cinque in tutto, l’azione più importante ha riguardato l’intervento sul sistema di edilizia popolare Mazzini. Area colpita dal degrado materiale e dal disagio sociale, dal 2006 è stata oggetto di politiche che per dieci anni hanno lavorato sugli spazi pubblici, sull’offerta di servizi e sul rafforzamento della rete dei soggetti locali. Il Politecnico di Milano, grazie a fondi del Ministero dell’Istruzione, porterà a termine i lavori mai conclusi su una proprietà Aler con la realizzazione di una residenza universitaria per studenti in piazzale Ferrara (circa 250 alloggi) e darà supporto tecnico per la rifunzionalizzazione del Mercato comunale coperto, anch’esso in piazzale Ferrara.

Di recente avvio è invece il progetto Scuola dei Quartieri. Un progetto del Comune con il sostegno dei fondi del Pon Metro Milano 2014-2020 che si pone l’obiettivo di far nascere progetti e servizi ideati e realizzati dai cittadini, per migliorare la

vita dei quartieri e cambiare le periferie della città, valorizzando l’energia, la creatività e l’intraprendenza degli abitanti.Avviata nei primi mesi del 2019, il progetto durerà tre anni. La prima fase si svolgerà in due zone di Milano, una delle quali è quella di Lodi-Corvetto-Rogoredo.

Proprio l’area di Porto di Mare è da anni al centro dell’attenzione per il profondo degrado ed è stata acquistata dal Comune di Milano nel 2013 con l’intento di perseguire un obiettivo generale di riqualificazione ambientale, urbanistica, edilizia, economica e sociale.In questi anni sono già state avviate diverse attività propedeutiche alla riqualificazione complessiva e sono stati promossi bandi di concessione d’uso di immobili per l’insediamento di funzioni prevalentemente di interesse pubblico.

Nel Piano Quartieri del Comune di Milano, approvato a fine 2018, formato dai progetti che interessano l’insieme dei quartieri della città, per l’area Porto di Mare sono previsti i seguenti interventi: rimozione dell’amianto diffuso in via Fabio Massimo e via San Dionigi; realizzazione della spina pubblica (dorsale di rigenerazione); messa in sicurezza dell’ex discarica (estrazione dei biogas).

Per far fronte però ai problemi più pressanti, nel 2017 le aree sono state date in concessione all’Associazione Italia Nostra fino al 2022: il progetto di riqualificazione, gestione e presidio, che ha già portato nel primo anno importanti risultati, segue il modello sperimentato con successo al Boscoincittà, al Parco delle Cave e al Parco Segantini.

Tra le iniziative più recenti è invece interessante ricordare il progetto OpenAgri, finanziato dal programma di iniziativa europea Urban Innovative Actions che mira alla riqualificazione di una parte di Cascina Nosedo: prevede la valorizzazione di una porzione dello stabile nel settore dell’agricoltura periurbana e della filiera dell’agri-food. La cascina ospiterà spazi per la formazione, servizi pubblici, laboratori e spazi per la ricerca. Il progetto prevede anche la possibilità di sperimentare nuove tecniche di produzione agricola attraverso la concessione di 30 ettari di terreno agricolo adiacente alla cascina, affidati in comodato d’uso gratuito fino al termine del progetto (aprile 2020) a 18 iniziative innovative individuate attraverso bando pubblico.

Con finalità di carattere ambientale e agricolo sono anche due progetti promossi da Società Umanitaria e da Società Agricola Impresa Sociale Cascinet. Nel 2015, tramite bando, il Comune di Milano ha assegnato a Umanitaria l’immobile di Cascina San Bernardo. Verrà sviluppato un progetto formativo per

avvicinare bambini e ragazzi alla vita agricola. Parte della rifunzionalizzazione dell’immobile è oggetto di un finanziamento di Fondazione Cariplo. Cascinet si occupa invece di riqualificazione culturale, sociale e agricola su otto ettari di proprietà del Comune di Milano attraverso la costituzione di orti e food forest comunitarie

Sempre di iniziativa europea è anche il progetto Sharing Cities che, finanziato dal programma Horizon, ha l’obiettivo di realizzare un quartiere smart a emissioni quasi zero nell’area di Porta Romana-Vettabbia. Avviato nel gennaio 2016, vede la collaborazione del Comune di Milano con le istituzioni di Londra e Lisbona. Venendo più specificamente all’area di Corvetto-Chiaravalle oggetto dell’indagine, il progetto coinvolge l’edificio pubblico di via San Bernardo 29 nel Borgo di Chiaravalle, che sarà completamente riqualificato, consentendo una notevole riduzione dei consumi.Vanno altresì ricordati tre interventi di iniziativa pubblica, che interessano l’intera città, ma hanno ricadute puntuali su Corvetto-Chiaravalle. Il primo è Reinventing cities, un bando internazionale per stimolare la definizione di scenari di sviluppo immobiliare a zero emissioni. Una delle cinque aree milanesi individuate è in via Serio, in prossimità dello scalo ferroviario di Porta Romana. Il secondo è l’intervento per il sedime ferroviario dismesso nell’area di Chiaravalle presente all’interno dell’Accordo di Programma scali ferroviari e, infine, il progetto Rotaie verdi. L’intervento sul sedime è contenuto nel testo dell’Accordo di Programma per la riqualificazione degli scali ferroviari, nella convenzione del Piano Attuativo della Zona Speciale Romana. Qui è prevista la realizzazione della pista ciclabile sul sedime dell’ex ferrovia in località Rogoredo-Chiaravalle, garantendo le connessioni con la rete ciclabile o viaria esistente. Rotaie Verdi è invece un’iniziativa promossa da WWF Italia con il supporto di Fondazione Cariplo e in partnership con Comune di Milano, Cooperativa Eliante e Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Ad oggi è stato realizzato uno studio di fattibilità per creare un parco lineare tra lo scalo di San Cristoforo e quello di Porta Romana utilizzando le fasce di rispetto dei binari ferroviari attivi come connessione tra le oasi urbane previste nei due scali in dismissione. Sull’area di Chiaravalle e sulla valorizzazione delle sue risorse storico-culturali si concentrano anche le attività dell’Associazione Terzo paesaggio – assegnataria della concessione per la gestione dell’ex palestra di Chiaravalle per sei anni – che promuove processi di sviluppo comunitari e progetti artistici. Altri attori sono arrivati in tempi più recenti, spesso anche in seguito alla nuova disponibilità di spazi pubblici vuoti messi a bando con finalità sociale.

Tra questi, uno dei progetti più giovani è quello dell’Associazione Sunugal. Assegnataria per 15 anni dello spazio di Cascina Casottello, organizza attività aggregative di naturale culturale. La Rete di imprese sociali Passepartout gestisce infine il progetto di recupero di Casa Chiaravalle, bene confiscato alla mafia, articolato sui temi dell’accoglienza temporanea, inclusione e inserimento lavorativo di soggetti fragili.

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 Mappa delle politiche in corso e degli spazi in attesa46

Progettualità in corso:

Progettualità pubbliche

Progettualità pubbliche/private

Spazi vuoti e in attesa

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Nell’area sono presenti molti spazi commerciali da lungo tempo sfitti. Si tratta di locali di varia metratura, spesso di proprietà dell’Aler.

Mercato comunale coperto (Immagine 47) edificato in piazza Ferrara nell’immediato dopoguerra, è ubicato in posizione strategica fra il quartiere popolare e l’area di via Mincio. Conta venti box commerciali dei quali alcuni non utilizzati.

Centro di aggregazione multifunzionale (C.A.M.) Polo Ferrara è uno spazio finalizzato all’aggregazione, alla partecipazione sociale tramite attività ricreative, culturali, formative e sportive per tutte le fasce di età. In anni recenti, a seguito della riduzione del contributo pubblico, ha chiuso il piccolo bar che c’era all’interno.

Spazi commerciali

Spazi rurali

Cascina San Nazzaro Sorge in via Fabio Massimo e nel 2015 è stata al centro del progetto presentato dalla Città di Milano al Bando connesso al Piano Nazionale per la riqualificazione delle aree urbane degradate. Cascina Nosedo È un’antica struttura rurale che nel 2015, dopo anni di occupazioni abusive, è stata sgomberata e affidata ad associazioni territoriali che svolgono attività di natura sociale. Cascina San Bernardo (Immagine 48) È costituita da due fabbricati posti l’uno di fronte all’altro a formare un cortile. Di proprietà del Comune di Milano, nel 2015, tramite bando, è stata assegnata alla Società Umanitaria. Diventerà una fattoria e un luogo di formazione culturale. Cascina Grangia Edificio storico nel Borgo di Chiaravalle, è una proprietà privata in stato di abbandono quasi totale. Costituita da sei edifici, si affaccia sulla via principale, via San Bernardo. Fanno parte del complesso anche cinque ettari di terreno agricolo.

 Il Mercato Comunale Coperto di piazzale Ferrara47

 Cascina San Bernardo48

● VUOTI IN ATTESA

Lungo i bordi dell’area di Porto di Mare, su via Fabio Massimo e via San Dionigi, si trova una serie di manufatti di varie metrature che, a eccezione di alcuni cascinali storici, sono stati realizzati abusivamente tra gli anni Sessanta e Ottanta, privi di qualsiasi qualità architettonica e destinati prevalentemente ad accogliere attività di tipo produttivo-artigianale. Di proprietà del comune di Milano, sono spesso sfitti oppure occupati abusivamente. (Immagine 49).

Spazi produttivi/artigianali

Residenza universitaria di piazzale Ferrara verrà realizzata dal Politecnico grazie al finanziamento ottenuto dall’ateneo su un bando promosso dal Miur e, oltre ai posti letto per gli studenti, ospiterà al piano terra anche servizi per il quartiere. Ex discoteca Karma (Immagine 50) È un complesso di capannoni e spazi aperti di circa tremila metri quadrati di proprietà del Comune di Milano. L ’Amministrazione ha promosso, nel luglio del 2017, un’indagine esplorativa finalizzata a identificare soluzioni di recupero e valorizzazione tramite attività artigianali, didattiche, culturali e ricreative. Teatro della XIV È uno spazio da tempo inutilizzato. Inaugurato nel 1985, dal 2003 è diventato lo stabile della storica compagnia di marionette di Gianni e Cosetta Colla. Di proprietà dell’amministrazione comunale, dal 2015 è oggetto di interventi di recupero e restauro.

Spazi di formazione e ricreativi

 Capannoni su via Fabio Massimo49

 Ex-discoteca Karma50

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Comune di Milano, Deliberazione della Giunta Comunale n. 1397 del 04/08/2017 Linee di indirizzo per lo sviluppo dei nuovi “Laboratori di Quartiere” - Servizio di Accompagnamento Sociale (P.A.S.) per i cinque ambiti urbani interessati dal Programma Nazionale “Contratti di Quartiere II’

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Tammaro R., Aleni S., Radaelli V. (a cura di), Trekking urbano: percorsi storico-architettonici in zona 4, Quattro associazione culturale, Milano, 2008

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SitografiaProgettihttp://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/amministrazione/governo/municipi/municipio_4https://www.uia-initiative.eu/en/uia-cities/milanhttp://www.lastrada.it/it/cosa-facciamo#filter=nonehttp://www.casaperlapacemilano.it/https://www.nocetum.it/

Promozione del territoriohttps://www.valledeimonaci.org/http://www.parcoagricolosudmilano.it/http://www.borgodichiaravalle.org/

Cittadinanza attivahttps://www.facebook.com/laboratoriodiquartieremazzini/https://www.facebook.com/groups/585340221548563/about/

● TESTI E SITI WEB CHE RACCONTANO L’AREA DI CORVETTO-CHIARAVALLE

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Interpretazioni e prospettive per il progetto

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Corvetto Chiaravalle, quale periferia?

I caratteri della perifericitàIl territorio di Corvetto-Chiaravalle presenta caratteri specifici che possiamo riassumere in alcune parole chiave e che rimandano a particolari condizioni di perifericità. Si tratta innanzitutto di una periferia “unica” per Milano: un territorio ampio e centrale, incastonato tra città compatta e campagna; un quartiere costituito da parti diverse che propongono o subiscono vari processi di modificazione; un ambiente animato da progettualità endogene che rappresentano scintille di cambiamento e riportano l’attenzione verso spazi e abitanti “in ombra”; una parte di città in cui si alternano risorse inedite e radici di un passato agricolo oggi nuovamente attuale. (52. Mappa delle problematicità e delle potenzialità dell’area Corvetto-Chiaravalle).Questi caratteri, descritti di seguito più in dettaglio, costituiscono altrettante opportunità di rigenerazione. Nella parte successiva del capitolo verranno ripresi in questo senso: come elementi specifici che, anche combinati tra loro, possono stimolare la visione progettuale del cambiamento (Immagine 52).

• Una periferia accessibile, vicina al centro città e porta verso Sud - Se guardassimo esclusivamente all’accessibilità e alla vicinanza al centro, Corvetto-Chiaravalle non potrebbe essere definita una zona periferica. La Linea 3 della metropolitana è garanzia di legame con il centro della città; legame rafforzato da una pista ciclabile che ne segue in superficie il percorso e, attraversando il quartiere Corvetto sulla via Omero, conduce verso il Parco della Vettabbia e il Parco Agricolo Sud Milano. La buona accessibilità colloca questo territorio in posizione baricentrica (il Raccordo autostradale è un collegamento diretto con l’A1; la stazione di Rogoredo è uno dei principali snodi ferroviari del capoluogo); la prossimità al centro non preclude quindi la possibilità di essere presto fuori dalla città (53. Accessibilità dell’area).Il settore urbano è dunque semicentrale, ben servito e vede una buona dotazione di infrastrutture oltre all’emergere di nuove centralità che portano con sé dinamiche importanti di valorizzazione (Immagine 53).

• Una periferia fatta di parti molto diverse, con sacche di profondo disagio e un bordo in trasformazione - Corvetto-Chiaravalle può essere definito un territorio-puzzle, costituito da tessere grandi e piccole, colorate e in bianco-nero. È una parte di città a doppia velocità, nella quale coesistono tanto istanze di cambiamento quanto stagnazione

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 Mappa delle problematicità e delle potenzialità dell’area Corvetto-Chiaravalle52  Accessibilità dell’area53

e desiderio di conservazione. Di sicuro, oggi viene meno lo storico isolamento ed emergono al contrario i temi delle “nuove centralità” (per esempio legate ai luoghi della cultura e della formazione), della qualità diffusa dell’abitare quotidiano (anche con interessanti forme di urbanità calate nella campagna) e dello spazio agricolo contemporaneo che si riscopre ricco di potenziale legato alla produzione innovativa, all’attività sportivo-turistica e al riuso degli spazi rurali.

Da Piazzale Ferrara prende corpo il sistema abitativo organizzato sull’asse di Via Mincio e Via Oglio (54. Mappa degli elementi che caratterizzano Corvetto): una parte di città compatta, che vede un interessante mix di funzioni commerciali e sociali, oltre che edifici abitativi di buona qualità. Rafforzano il cuore del sistema alcune funzioni pubbliche di riferimento

per l’intero settore come la sede del Municipio e il complesso scolastico Marcello Candia. Una nuova vitalità sembra inoltre essere stata portata negli anni più recenti da attività legate alla cultura e all’innovazione sociale, anche per effetto di importanti trasformazioni più a nord; una sorta di “effetto Prada” che, a partire dalla importante riapertura di parte dello scalo ferroviario per funzioni culturali, ha propagato trasformazioni affini nel tessuto più a sud. Il quartiere dei Grigioni, pur segnato dalla grande cesura del cavalcavia e della piazza Gabrio Rosa, si pone in continuità con questo tessuto (immagine 54).

Verso sud invece si apre una situazione molto differente, legata a un brano di verde agricolo che si incunea fin dentro la città. Qui, l’ingresso del Parco della Vettabbia e le cascine Nosedo e Corte San

Giacomo costituiscono i perni di un ampio sistema produttivo urbano legato all’agricoltura. Altro perno fondamentale è il Borgo di Chiaravalle, antica area abitativa che si pone oggi come avamposto del vivere urbano, all’interno di un brano di campagna non distante dal centro città (Immagine 55). D’altra parte, sembrano esserci altri pezzi del puzzle che ci parlano di una città ai margini. Luoghi periferici non solo geograficamente ma anche nel tempo: territori non in sincrono con le accelerazioni della città, e che anzi rappresentano la resistenza al cambiamento.È questo un paesaggio dell’abbandono e dello stigma: aree di frangia in cui spazi verdi e capannoni in disuso divengono rifugio di marginalità e criminalità; alloggi pubblici degradati e teatro di conflitti intergenerazionali e interetnici; cantieri interrotti,icone del cambiamento abortito; scuole, servizi

e spazi pubblici connotati dalla segregazione. Una condizione di margine che però diviene, in alcuni casi, stimolo per lo sviluppo di logiche di mutuo aiuto e genera progettualità.

Questa duplice condizione è ben rappresentata da due territori.Da una parte il quartiere popolare Corvetto che si organizza intorno alle piazze Gabrio Rosa e Ferrara e allo storico quartiere Mazzini. Questo grande insediamento abitativo, nato in uno spazio rurale come testa di ponte della trasformazione urbana e oggi completamente inserito nel tessuto della città, appare avulso dai rapidi cambiamenti che prendono vita tutt’intorno. È connotato da un basso livello di istruzione, dalla presenza di famiglie numerose e spesso povere, da situazioni abitative precarie

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e dall’assenza di centri di riferimento. I progetti di coesione sociale portati avanti da una ricca rete di soggetti locali fanno di questo quartiere un interessante laboratorio di nuove forme di intervento locale in realtà periferiche.Dall’altra parte, la zona cerniera tra area urbanizzata e territorio agricolo: la zona di Porto di Mare, che si attesta sulla via Fabio Massimo,caratterizzata oggi da una forte commistione funzionale tipica delle frange urbane, risultato di processi insediativi ibridi caratterizzati da eterogeneità e frammentazione (Immagine 56).

• Una presenza diffusa di attori (anche sui bordi) tra continuità, radicamento e innovazione - Questo territorio vede la presenza di progettualità diverse, alcune radicate, altre recenti.

Spesso queste pratiche sono insediate nei luoghi che tradizionalmente hanno dato spazio all’accoglienza, come nel caso della parrocchia, della scuola, del laboratorio di quartiere, delle comunità di prima e seconda accoglienza, dei servizi alla persona.Negli ultimi anni, questi stessi soggetti hanno dato il la a misure nuove e ibride che coniugano le tradizionali forme di intervento ad azioni legate alla dimensione del privato sociale, producendo quindi servizi (per esempio legati alla cultura, allo svago, alla cura del verde agricolo) mirati a dare alle comunità più fragili prospettive di autosostentamento e di occupazione. Questi soggetti esprimono una spinta all’innovazione e allo stesso tempo sono molto radicati sul campo e dunque a stretto contatto con gli strati più fragili. Il territorio è poi oggetto oggi di nuove progettualità interessanti che vanno in particolare a ridefinire il

 Mappa degli elementi che caratterizzano Corvetto54  Mappa degli elementi che caratterizzano il Borgo di Chiaravalle55

suo bordo, collocandosi come piccole scintille nelle aree di frangia. Spesso legati al riuso dei vuoti o alla riqualificazione di spazi periferici, questi progetti esprimono una buona capacità di visione, unita a quella di realizzare piccole trasformazioni in tempi rapidi, attraendo un pubblico ampio. È il caso per esempio della Cascina Casottello, dell’intervento di Italia Nostra a Porto di Mare, dei progetti Casa Chiaravalle e Anguriera Chiaravalle. Infine, il territorio è scenario per azioni più ampie di rigenerazione, spesso legate ad attori di scala urbana come il Comune di Milano, proprietario di molte aree agricole in trasformazione, e il Politecnico di Milano impegnato nell’intervento sulla residenza di Piazzale Ferrara.

• Una periferia di centri in cambiamento integrati da un parco che si sviluppa lungo la valle della Vettabbia -

Questo territorio sta infine sviluppando un potenziale di attrattività legata alle sue risorse paesaggistiche e per il tempo libero ben radicate alle dinamiche locali. Nasce così una rete di funzioni che hanno un ruolo contemporaneamente al livello del quartiere e della città (per esempio le cascine rifunzionalizzate, ma anche il nuovo progetto per il Mercato coperto Ferrara). Questa nuova rete è sostenuta e connessa da un “tappeto verde a tre dimensioni” (quindi non solo il suolo, ma anche la sua altezza e profondità), rappresentato dal Parco della Vettabbia, un’area verde di oltre cento ettari a preminente carattere agricolo tra Nosedo e Chiaravalle. In questo senso il parco può essere visto come una valle che connetta diversi centri in cambiamento nel contesto virtuoso della creazione di un nuovo ecosistema e della rigenerazione delle acque. (Immagine 57).

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I sistemi di opportunità Quello che emerge da questa lettura è un territorio complesso, caratterizzato sì da ombre ma anche da luci, da diversi problemi ma anche da forti vocazioni. Da queste vocazioni nascono quei sistemi di opportunità che, a loro, volta possono generare luoghi inclusivi. Far emergere questi sistemi di opportunità dando loro una forma concreta e una casa è il primo passo verso un quadro progettuale concreto.

• Complementarietà delle competenze e delle vocazioni verso “cortocircuiti” progettuali - Le diverse istanze di cambiamento e le ancor più diverse declinazioni operative rischiano di porsi in competizione tra loro ma allo stesso tempo rappresentano, se rilette in un quadro strategico più

 Mappa degli elementi che caratterizzano l’area di Porto di Mare56

ampio, un’opportunità progettuale. A proposito di temi quali il radicamento e l’attrattività, il sociale e il mercato, l’accompagnamento e l’emancipazione, emerge infatti un’interessante convergenza verso la cura dei luoghi e la promozione del paesaggio, come d’altra parte verso il coinvolgimento di fasce deboli della popolazione. Questo territorio, più di altri, esprime profonde diversità che possono convergere verso una visione comune di sviluppo locale e rigenerazione urbana. Visione non semplice, perché si tratta di coniugare in modo inedito settori e competenze generando dei cortocircuiti virtuosi.La sfida è impegnativa ma promettente e riguarda per esempio la possibilità di trattare i temi della povertà con un intervento di promozione turistica

 Parco della Vettabbia e centri in cambiamento57

e promozione del paesaggio; di valorizzare le nuove identità attraverso interventi culturali; di promuovere progetti di riuso e cura sostenendo le competenze locali, di generare occupazione tramite interventi di manutenzione degli spazi comuni.

• Spazi del periurbano come elemento di qualità della vita quotidiana e di attrattività - Gli spazi del periurbano in questa parte di città rappresentano a loro volta una grande opportunità, in diverse direzioni e a più livelli. Innanzitutto, parco della Vettabbia e Chiaravalle sono dei potenziali parchi pubblici da porre al centro della vita quotidiana di Mazzini e Corvetto, aree che pagano oggi la scarsità di aree aperte e di luoghi di qualità. Si apre così la possibilità di migliorare la qualità dell’abitare non solo lavorando direttamente sui contesti problematici, ma anche “uscendo” dal recinto e costruendo ponti strategici verso risorse che si trovano ai bordi. Questo può avvenire attraverso la promozione di stili di vita sani, di un tempo libero legato al verde, allo sport e all’educazione ambientale. Tre le vocazioni territoriali da valorizzare emerge poi anche quella legata al verde “di riappropriazione”, una dimensione che attiene al senso di appartenenza su

cui lavorare coinvolgendo le persone nella costruzione di un nuovo senso di cittadinanza. Questa stessa campagna urbana domestica è infine occasione per stimolare l’attrattività grazie a importanti presenze storiche e a progetti di riuso improntati spesso all’accoglienza e alla promozione turistica; la fascia agricola, oltre a essere uno strumento per ridefinire in maniera virtuosa il rapporto tra cittadini e quartiere, diventa così anche un’importante risorsa economica (Immagine 58).

• Agricoltura periurbana e ricettività come temi in grado di generare sinergie e sviluppo locale - Le aree verdi di questo territorio sono spazi dove possono coesistere forme d’uso legate alla produzione agricola e al tempo libero. Questa commistione funzionale è di per sé una grande opportunità per vivere diversamente la città e può essere terreno fertile per lo sviluppo locale: il contatto tra margine urbano costruito e spazio aperto è un interessante campo di sperimentazione per il rilancio dell’area non solo attraverso una importante dimensione di attrattività ma anche tramite la creazione di nuovi profili professionali e occupazione grazie all’accoglienza

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turistica, alla promozione territoriale e alla lavorazione dei prodotti agricoli.

• Processi di trasformazione in atto e spazi vuoti e in attesa di varie progettualità - Nonostante i processi di trasformazione in atto, questo territorio è ancora caratterizzato da diversi spazi vuoti di varie dimensioni (appartamenti sfitti, locali commerciali, cascine e spazi rurali, capannoni e luoghi della produzione) che rappresentano, in un certo senso, il marchio della crisi socioeconomica sullo spazio fisico. Il vuoto, con il suo essere un’occasione mancata di sviluppo e di socialità, accentua tradizionalmente la condizione di perifericità anche nella percezione degli abitanti; d’altra parte, questi vuoti costituiscono anche grandi opportunità di ripensare la zona: nuove funzioni e nuovi spazi per dare vita ad aspirazioni, idee e sogni delle comunità locali e per attrarre nuove energie da fuori.

 Gli spazi aperti come opportunità58

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Prospettive a supporto dell’intervento territorialea Corvetto-Chiaravalle

Lacittàintorno è un programma di rigenerazione urbana volto a migliorare la qualità dell’abitare nei quartieri periferici e marginali della città attivando le comunità locali.L’obiettivo è produrre sviluppo introducendo oppure ripristinando servizi e spazi ma anche ricollegare la periferia alla città attirando da questa flussi di persone e di opportunità.

Di seguito suggeriamo alcune ipotesi di lavoro per concretizzare questa visione nei territori di Corvetto-Chiaravalle, con l’auspicio che siano supporto all’intervento de Lacittàintorno.

Rafforzare le aspirazioni dirette alla qualitàdella vita quotidianaIl programma Lacittàintorno dialoga con quanto già il territorio sta esprimendo in termini di rigenerazione e sviluppo locale. Ciò significa anche e soprattutto ascoltare ciò che gli abitanti desiderano per sé e la collettività e dare voce a queste aspirazioni. Questa dimensione della rigenerazione urbana afferisce alla capacità delle persone di riflettere, immaginare, aspirare e attivarsi per la trasformazione del proprio contesto di vita, divenendo veri e propri agenti di cambiamento. Queste traiettorie trasformative hanno la caratteristica di essere quotidiane, culturali e plurali.• Sono quotidiane, perché direttamente connesse alle pratiche dell’abitare e ai suoi piccoli e grandi problemi: costruire occasioni di ascolto di bisogni e desideri potrebbe avviare progetti che incidano sulla quotidianità. Pensiamo alla riattivazione del piccolo commercio di prossimità su piazzale Ferrara, alla fruizione quotidiana delle grandi aree verdi della Vettabbia, all’insediamento di nuovi servizi ricreativi e per le famiglie oppure al riciclo dei rifiuti ingombranti abbandonati lungo le vie del quartiere ERP Mazzini.• Sono culturali perché hanno anche a che fare con l’immaginario che le persone coltivano di sé e dei propri luoghi. In questo senso, l’intervento può lavorare anzitutto sul tema dello sviluppo della comunità, ossia sul riconoscimento delle proprie e altrui aspirazioni e sulla loro realizzazione pratica. A riguardo, Corvetto-Chiaravalle presenta alcuni interessanti spunti per il rafforzamento dei legami infra-comunitari e di cittadinanza attiva: l’integrazione dei migranti, la cura dei piccoli elementi urbani, la valorizzazione di alcuni sistemi di via (le “social street”) e il racconto storico-culturale del sistema delle cascine.• Sono plurali perché nascono da gruppi sociali, e dunque progetti di vita, molto diversi tra loro. La formazione e il rafforzamento delle competenze

sono due ambiti di lavoro direttamente connessi al miglioramento della vita quotidiana sul territorio, in quanto offrono opportunità di riposizionamento individuale e di valorizzazione delle persone. In questo senso può essere efficace stimolare i cittadini verso la presa in carico di risorse territoriali da riattivare e custodire quali beni del quartiere. In questa prospettiva, ci sembra siano da leggere come aspirazioni trasversali i percorsi intrapresi dalla Rete Corvetto nei confronti di alcune zone nevralgiche del quartiere come piazzale Ferrara e piazza Angilberto e dai soggetti attivi nella riqualificazione di aree verdi e infrastrutture dismesse intorno a Chiaravalle (la zona di Porto di Mare, il Parco della Vettabbia, la ferrovia dismessa).

Attrarre la città all’interno del quartierePer dare il la al cambiamento nei quartieri periferici è utile intensificare il loro rapporto con il cuore della città tramite progetti che lavorino sul “confine’, riducendo la distanza, anche simbolica, con il centro.Da un lato, questo intento si esprime potenziando i bordi del Corvetto, ossia individuando luoghi che possono fungere da cerniera rafforzando lo scambio tra territori limitrofi, come il quartiere Mazzini e i Grigioni, oppure l’area di Porto di Mare e Chiaravalle.Dall’altro lato, si tratta di valorizzare le tante occasioni di cultura e conoscenza sorte negli ultimi anni, dando loro continuità e moltiplicandole fino a trasformarle in veri “poli attrattivi”, che hanno funziona di antenne di gravitazione di pubblici diversi. In questa prospettiva possono essere ripensati alcuni vuoti o spazi sottoutilizzati interni al quartiere, come il Mercato comunale coperto di piazzale Ferrara o i locali commerciali vuoti ai piani terra del quartiere ERP Mazzini.

Punto di comunità: ricomporre frammenti di community hub esistenti tra reti lunghe e reti locali La ricerca a supporto di Lacittàintorno ha rilevato alcune caratteristiche di questo territorio, che individuano un paniere frammentato di risorse, leve e ingaggi concreti per il processo di rigenerazione urbana. Questi elementi afferiscono ad almeno cinque aspetti peculiari dell’area, ovvero la presenza di:• interventi che mettono al centro la comunità tramite progetti di coesione sociale, inclusione degli ultimi, trattamento del disagio sociale; • iniziative di cittadinanza attiva che nascono all’interno della comunità e sono focalizzate sui temi dell’abitare e del verde; • attività profit rivolte o orientabili alla dimensione del sociale e alla valorizzazione della dimensione locale; • spazi non utilizzati o sottoutilizzati che sono in attesa di una propria vocazione; • progettualità già in corso ma ancora aperte all’individuazione delle proprie prospettive di ricaduta locale.

La ricomposizione qualitativa di questi “frammenti” (Immagine 60) potrà non solo appoggiarsi a processi già in atto ma anche ridefinirli all’interno di un disegno integrato a beneficio della collettività.Una tale messa a sistema dei frammenti in un “laboratorio di comunità” comporta un approccio su più livelli che deve essere guidato da una precisa strategia. Questa deve prima di tutto intercettare le grandi occasioni di sviluppo territoriale per favorire opportunità e radicamento su scala locale. Ma tra le linee attivabili di questa strategia c’è anche la possibilità di: orientare il potenziale delle nuove attività insediate a favore delle popolazioni fragili (supporto scolastico, mensa aperta, volontariato di quartiere…); coinvolgere la popolazione locale all’interno dei progetti di nuova imprenditorialità (cooperative di comunità, corsi di formazione…); promuovere nuovi luoghi di ritrovo e formazione per un pubblico misto (per esempio spazi professionali attrezzati, cucina di comunità); potenziare il sistema dei servizi per le nuove popolazioni insediate (biblioteca, servizi dedicati, spazi di vivibilità di quartiere…). È necessario poi che il piano valorizzi la dimensione periurbana dell’abitare attraverso il ripristino e la cura degli spazi aperti già fruibili e l’apertura di nuovi. In quest’ottica rientrano la segnaletica creativa, le ciclabili protette, i percorsi vita ma anche i giardini condivisi, gli orti di quartiere e quelli urbani. Senza scordare la potenzialità del sistema agricolo e delle attività legate alla produzione locale.Infine, il terzo aspetto strategico riguarda i legami intracomunitari e si concretizza valorizzando le competenze, ampliando i percorsi di arricchimento culturale e rinnovando la narrazione territoriale. I saperi degli abitanti potranno essere messi in circolazione tramite occasioni di scambio, formazione diffusa e moltiplicazione dei micro-presidi sociali di

quartiere (capacity building, attivazione commercio di prossimità, palinsesti di comunità). La capacitazione culturale, d’altro canto, passa attraverso l’incremento dei canali di accesso alle opportunità educative e tramite pratiche quali gemellaggi tra scuole locali e istituzioni cittadine, laboratori espressivi, nuovi servizi culturali. La costruzione di nuova narrazione territoriale avviene gradualmente, mettendo alla prova nuovi immaginari e rappresentazioni per il quartiere e la città. Nell’area di Corvetto-Chiaravalle l’operazione di ricomposizione dei frammenti potrebbe aver luogo in uno spazio, pubblico o privato, da riattivare ma già riconosciuto dagli abitanti come simbolico. Un luogo possibilmente adatto ad accogliere funzioni ibride fra servizi e aggregazione, produzione culturale e commercio, innovazione economica e promozione territoriale (Immagine 61).

Costruire e valorizzare nuove forme di conoscenza del territorio come strumento per orientare l’azione pubblica e privata Come in molte periferie, anche a Corvetto-Chiaravalle l’azione degli attori del cambiamento – dalle istituzioni ai cittadini stessi passando per il terzo settore – è indebolita da una conoscenza parziale del territorio, basata su narrazioni frammentate.In questo senso, ragionare intorno al processo di produzione della conoscenza significa creare nuove letture condivise dalle quali possa scaturire una progettualità specifica, nata dal confronto tra attori e territori.

• Per le politiche - Diverse sono le politiche che si sviluppano e sedimentano intorno a territori fragili come il Corvetto. Un quadro articolato ma anche frammentario, in cui gli interventi faticano a dialogare tra loro. Sistematizzare queste esperienze e porle in dialogo tra loro significa valorizzarle ed esporle a un fattore di moltiplicazione. Questo processo può avvalersi di vari strumenti: momenti di condivisione e discussione dei quadri conoscitivi con gli stakeholder istituzionali come il Comune di Milano, Aler Milano e i rappresentanti di Fondazione Cariplo; workshop tematici che attivino selettivamente parti di patrimonio conoscitivo rafforzandolo e arricchendolo interattivamente; costruzione di quadri strategici condivisi, che favoriscano l’emersione di nuovi strumenti dell’azione istituzionale. Un esito concreto di questo scambio potrebbe essere la stesura di un masterplan di politiche che su alcuni fuochi – l’area ERP intorno a via Mazzini; il sistema delle piazze Angilberto, Ferrara e Gabrio Rosa; l’area tra Porto di Mare, Rogoredo e Parco della Vettabbia – proponga delle linee guida in grado di orientare gli attori della riqualificazione.

RETI E ATTORI PIATTAFORME DI LAVORO TRASFORMAZIONI

 Una piattaforma che “sintonizza” le trasformazioni59

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• Per le reti locali - Le reti locali in una periferia storica come Corvetto-Chiaravalle rivestono un’importanza fondamentale nella produzione dell’identità di quartiere e di conseguenza nella produzione di politiche efficaci e radicate. La valorizzazione di questa conoscenza condivisa non può oggi prescindere dalla creazione di nuove forme di rappresentazione dell’esperienza territoriale e dalla sua attivazione come dispositivo di ingaggio per gli attori locali.Per esempio, si potrebbe lavorare all’emersione degli immaginari di componenti della popolazione tanto numerosi quanto marginali come gli anziani, i bambini e le donne di origine straniera tramite la raccolta delle loro esigenze con strumenti informatici.Al contempo, il senso di appartenenza alla zona può essere stimolato a partire dalla valorizzazione delle competenze e delle eccellenze locali per mezzo di un brand, per esempio “Made in Corvetto”, che funga da stimolo partecipativo all’interno e da polo di attrattività verso l’esterno.

• Per la città - Questa prospettiva permette infine di costruire nuove relazioni urbane attraendo risorse e persone verso Corvetto-Chiaravalle. Diversi strumenti possono essere messi in campo in tal senso: narrazioni accessibili come micro-racconti territoriali, infografiche e rappresentazioni sintetiche; strumenti di orientamento all’uso del territorio per il tempo libero come un sito web e mappe tematiche oppure applicazioni in realtà aumentata; attività volte alla divulgazione delle occasioni offerte dal territorio: itinerari a piedi o in bicicletta legati al patrimonio storico ma anche a fenomeni nuovi come il commercio e il cibo etnico, oppure alla produzione culturale di qualità. Il quartiere assume cosi una nuova luce, diventando un vero e proprio sistema di risorse aperto e attraente verso il resto della città.

Promuovere una piattaforma di lavoro per sintonizzare e orientare le trasformazioni in corso Il quartiere Corvetto e l’area di Chiaravalle sono oggi sede di numerosi progetti legati alla coesione sociale e alla povertà urbana. Si tratta di interventi diversi tra loro non solo per i temi trattati, ma anche per scala di azione, strumenti adottati, attori coinvolti, risorse a disposizione. A fronte di questo dinamismo sembra però mancare uno spazio comune in cui i diversi attori della trasformazione possano scambiare le esperienze, allo scopo di sintonizzare obiettivi ed azioni (Immagine 59).Tale piattaforma, il cui principale motore potrebbe essere la stessa Amministrazione Pubblica, potrebbe non soltanto razionalizzare le azioni in corso ma dare anche vita a nuove logiche ibride di sviluppo, anche le più inaspettate.Esempi della convergenza virtuosa di iniziative diverse sono i progetti di riuso delle cascine e la promozione

culturale e turistica nella zona di Chiaravalle, oppure il nuovo intervento per la residenza studentesca del Politecnico in Corvetto, chiamato a coniugare la riqualificazione urbana di un’area marginale con l’eccellenza.Infine, questo spazio può e deve coinvolgere gli elementi più fragili della popolazione, quelli che troppo spesso non partecipano alla vita attiva del quartiere né tantomeno al suo cambiamento, ad esempio includendo come obiettivi prioritari la valorizzazione delle competenze locali, la generazione di occupazione per gli abitanti, l’apertura di spazi accessibili anche alle persone più svantaggiate.

 Frammenti che si ricompongono in un “laboratorio di comunità”60

Laboratorio di comunità

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L’intervento avviato da Lacittàintorno

Chiara Bartolozzi

Nell’avviare l’intervento di Lacittàintorno nel quartiere Corvetto si è prestata particolare attenzione ad alcune caratteristiche peculiari quali la connessione con il centro cittadino, sia tramite la linea metropolitana sia tramite la pista ciclabile, la densità dei recapiti e la vicinanza di grandi spazi aperti quali l’area di Porto di mare e il Parco della Vettabbia. La prima riflessione ha riguardato il luogo in cui posizionare il Punto di comunità, ovvero il fulcro dell’intervento: uno spazio ibrido e flessibile, un punto di incontro e scambio, ma anche di partecipazione e formazione, dove sviluppare attività a servizio del quartiere, di produzione culturale e di promozione del territorio. Il mercato comunale coperto di Piazzale Ferrara vista la sua posizione nevralgica è il luogo ideale. Questa idea si sposa molto bene con la strategia del Comune di Milano che, a partire dagi ultimi mesi del 2017, mira all’ibridazione di luoghi come questo attraverso l’introduzione di attività socio-culturali volte ad attrarre nuovi pubblici e generare nuove economie. Nell’estate 2018 il Comune ha affidato tramite bando due coppie di stalli liberi a La Strada che insieme ai partner Terzo paesaggio, Milano Bicycle Coalition e Sunugal ha dato avvio a Madeincorvetto, il primo Punto di comunità di Lacittàintorno. Madeincorvetto si articola in una cucina collaborativa e uno spazio di socialità centrato sul tema della bicicletta dove si propongono attività molto varie (corsi, laboratori, performance ecc.) rivolte al pubblico locale e non solo. È inoltre prevista un’offerta di servizi di formazione rivolta alle aziende e la pubblicazione periodica di un bando rivolto ai soggetti locali, che vengono invitati a ideare e realizzare iniziative culturali e aggregative negli spazi comuni del mercato coperto.Nel maggio 2018, contemporaneamente alla coprogettazione di Madeincorvetto, prendeva avvio l’azione Luoghicomuni, animata dalla volontà del Comune di Milano di dotarsi di un Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni. Tale atto normativo, approvato in via definitiva il 20 maggio 2019, consente ai cittadini di collaborare con l’amministrazione pubblica su un piano paritario nello svolgere attività di interesse generale. Luoghicomuni ha contribuito alla sperimentazione in modo significativo, occupandosi specificamente della rigenerazione e della cura di spazi aperti collettivi. I partner scelti da Fondazione Cariplo per realizzare questo progetto sono Labsus e Italia Nostra Nord Milano. Essi agiscono su due piani complementari: da un lato, affiancano gli uffici tecnici, comunali e

municipali, nella costruzione dei patti di collaborazione e, dall’altro, promuovono l’attivazione degli abitanti e delle realtà associative, mediano tra le parti in gioco in vista dell’obiettivo comune di vivere in un quartiere più bello, sicuro, inclusivo, e infine supportano la realizzazione degli interventi concreti. Grazie alla ricerca condotta dal Dastu - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico sono emersi due possibili ambiti di azione a Corvetto: la riqualificazione del verde urbano e quella di strade e piazze. Assecondando la dinamicità del tessuto associativo, Luoghicomuni agisce come aggregatore di istanze, saperi, progettualità e interessi diversi, inserendosi talora in percorsi già avviati. Così è stato per il primo patto di collaborazione, emblematicamente firmato il 21 marzo 2019, primo giorno di primavera: il patto riguarda non a caso Via Mompiani, ovvero la strada che innerva il Quartiere Mazzini e dove ha sede il Laboratorio di Quartiere, punto di riferimento per le realtà associative locali. A pochi passi di distanza si stanno vagliando i soggetti interessati alla rigenerazione di Piazzale Ferrara: la firma del patto, prevista per novembre, costituisce una tappa fondamentale di un processo di condivisione e collaborazione più ampio e che trova una rappresentazione concreta in un’opera artistica collettiva che verrà realizzata nella mezzaluna pedonale antistante il mercato. L’opera si intitola “Tappeto” in riferimento a quello che in tante culture è il cuore della casa, così come la piazza è il cuore del quartiere. Nel frattempo, ha preso vita “Azzaip! Questa non è una piazza”, il patto volto a trasformare un’area di Piazzale Corvetto da spazio di passaggio privo di identità in un luogo piacevole in cui incontrarsi, fare e scambiare cultura. Partito da una proposta del titolare del chiosco bar Casa di Giacomo, il patto si è via via arricchito di nuovi significati e nuovi attori: il fioraio e l’edicolante che affacciano sulla stessa piazza, due collettivi di giovani architetti, una libreria per bambini, un cittadino che organizza letture condivise di poesie, un’associazione culturale. Tra i protagonisti di Lacittàintorno un’attenzione speciale è rivolta ai bambini che, attraverso le attività promosse nell’ambito dell’azione Ideebambine, contribuiscono a plasmare la nuova identità del quartiere. I laboratori promossi dall’associazione Spaziopensiero valorizzano il loro sguardo sul quartiere, il loro modo di raccontarlo e di immaginare soluzioni per migliorarlo. A settembre 2019 è attesa anche la firma che darà il via al progetto “Giardino dei desideri” con il quale gli alunni della scuola primaria Fabio Filzi di via Ravenna si prenderanno cura del verde antistante l’istituto insieme a genitori, insegnanti e ad alcune associazioni locali. Il processo di rielaborazione dell’identità di quartiere verrà sostenuto anche dall’introduzione, ormai imminente, del Portale dei Saperi, una piattaforma

digitale promossa da Rete Italiana di Cultura Popolare in grado di raccogliere e dare visibilità alle storie di vita dei membri di una comunità locale e, grazie all’incontro tra competenze offerte e cercate, dare vita a combinazioni inedite e a nuovi legami sociali. Il Portale è anche parte di una progettualità che vede Fondazione Snam scendere in campo a fianco di Fondazione Cariplo a favore dello sviluppo di Corvetto-Chiaravalle. Il Portale infatti verrà messo a disposizione dei soggetti locali per rafforzare i dispositivi di aggancio, riattivazione e inserimento lavorativo dei giovani che non studiano e non lavorano (cosiddetti NEET): dopo Villapizzone e Quarto Oggiaro, Corvetto è il terzo quartiere milanese più esposto a questo rischio. Oltre che ad affinare le strategie di integrazione sociale dei NEET, Fondazione Snam intende supportare le organizzazioni locali nello sviluppo di un dispositivo efficace di prevenzione della dispersione scolastica. Come ben evidenziato dalla ricerca, Corvetto è collegato con il centro da una delle poche piste ciclabili continue di Milano, quella che corre lungo Corso Lodi e arriva fino a Chiaravalle: qui la città finisce all’improvviso, il paesaggio diventa rurale e si aprono tanti itinerari cicloturistici urbani ed extraurbani che Milano Bicycle Coalition intende connettere alla città attraverso una circle line cittadina, chiamata Abbracciami. L’obiettivo è quello di fare del Corvetto un vero e proprio distretto ciclistico per la città, che trovi in Madeincorvetto il proprio baricentro e negli abitanti del quartiere gli animatori. Abbracciami è un itinerario di circa 70 km che corre attorno a Milano e attraverso oltre venti parchi e giardini (tra cui Porto di mare con la sua nuova pista da mountain bike) tra fiumi, cascine e innumerevoli punti di interesse. Ogni mese vengono organizzate esplorazioni della circle line con partenza da Madeincorvetto che consentono di vivere la bicicletta in diverse declinazioni, non sono solo sportive ma anche culturali, di intrattenimento e di socialità. Le connessioni centro-periferia non passano solo attraverso le infrastrutture, fisiche o simboliche che siano, ma si possono costruire utilizzando la leva culturale e in particolare facendo sì che iniziative di alta qualità, promosse nell’ambito di grandi piattaforme culturali rivolte all’intera città, atterrino a Corvetto e Chiaravalle. Proprio in quest’ottica è nata l’iniziativa Sottocasa tramite cui Lacittàintorno collabora regolarmente con Milano BookCity, PianoCity, JazzMi, PrimaDiffusa, FoodCity, GreenCity, BikeCity, ArchWeek e, ultimamente, CalcioCity. Sottocasa è anche un bando volto a coinvolgere le realtà locali nella realizzazione di attività culturali che vadano a completare la proposta del PuntoCom.

Infine, qualche parola sul processo in corso a Chiaravalle. Oltre ad aver visto la realizzazione di un’ampia serie di iniziative culturali nell’ambito di Sottocasa, l’area periurbana è protagonista di un percorso sui generis. Dalla ricerca del Dastu e dal confronto con le realtà locali sono emersi con forza il profondo legame tra gli abitanti e il borgo, la ricchezza di esperienze associative e, tuttavia, la scarsa propensione alla collaborazione. Da qui, nell’ambito di Luoghicomuni, è nata l’idea di promuovere un “patto cornice” come strumento ideale per valorizzare queste risorse stimolando l’interazione. Il patto cornice di Chiaravalle, ancora in gestazione, definisce il borgo come bene comune sulla base del suo alto valore storico, artistico, paesaggistico e ambientale e attribuisce ai soggetti firmatari la possibilità di promuovere collettivamente attività di promozione e cura in accordo con l’amministrazione. Esso prevede la stipula di patti specifici riguardanti un ampio spettro di iniziative, da gesti semplici come la creazione di bacheche di comunità alla presa in cura di un grande bene comune ambientale quale è il Parco della Vettabbia. Da notare che le parole usate nel testo del patto sono quelle emerse da un processo artistico con cui l’associazione Terzo paesaggio ha voluto coinvolgere la comunità di Chiaravalle all’avvio di tutta l’operazione.

Come si è visto, il numero di soggetti, locali e non, pubblici e privati, coinvolti a vario titolo nelle azioni di Lacittàintorno su Corvetto e Chiaravalle è significativo. È pertanto parso sensato promuovere la condivisione di un linguaggio comune sul tema della rigenerazione urbana. A tale scopo Fondazione Cariplo ha chiesto al Dastu di condurre un’attività di formazione titolo “Periferie in cambiamento - formazione attiva e mutuo apprendimento sulla rigenerazione urbana”. Il percorso si è svolto nel primo trimestre del 2019 e ha consentito non solo di restituire alla comunità locale la conoscenza acquisita attraverso la ricerca, ma anche di arricchirla con i nuovi elementi grazie ai quali è stato possibile elaborare la Mappa delle comunità di Corvetto, qui allegata. I partecipanti hanno visitato alcuni casi studio cittadini (CasciNet, Mercato Lorenteggio, Patto di collaborazione “Green Living Lab San Siro”) e, sulla base di queste esperienze, hanno individuato alcuni grandi temi intorno ai quali organizzare le progettualità future: Periurbano, Identità di quartiere e competenze, Cura degli spazi di prossimità.

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Postfazione5

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Quali strumenti di redistribuzione per lo sviluppo locale?

Liliana Padovani

Milano si è venuta configurando nel periodo recente come una città che ha migliorato le proprie capacità di attrarre persone, iniziative e attività e che presenta oggi, in controtendenza rispetto al resto del paese, segni positivi di crescita in relazione ad una serie di parametri. Milano attira abitanti (tra il 2008 e 2017 sia la città metropolitana che la città di Milano presentano un importante aumento di popolazione, incremento essenzialmente dovuto all’arrivo di nuovi abitanti dato il rapporto negativo tra natalità e mortalità). Un’inversione della tendenza alla decrescita demografica che aveva interessato l’area nel primo decennio dei Duemila. In termini di sviluppo economico, indicatori relativi al decennio 2006-2016 mostrano un ciclo economico positivo, se comparato con le altre città italiane e del paese1. È in aumento il numero delle sedi di imprese e di attività produttive ubicate nella città di Milano, cresciute del 3,5% negli ultimi due anni2. Sono arrivati investimenti3 per grandi progetti di rigenerazione urbana, tema complesso e controverso. Si sono moltiplicate e articolate le iniziative di carattere culturale e si è intensificata la produzione di eventi in vari campi di attività, dal più tradizionale settore della moda al settore del mobile, alle iniziative nate attorno ai temi del cibo e della nutrizione supportate da Expo 2015. Sono aumentati visitatori e turisti con le ricadute positive ma anche le criticità che ne possono derivare (nei dieci anni dal 2007 al 2017 le presenze in strutture ricettive presentano un incremento del 66%4).Sono esiti di mutamenti maturati nel corso degli anni, che recentemente si sono resi manifesti nella loro estensione e percepibilità visiva, creando un clima di sorpresa e di fiducia nelle risorse della città. Tra i segni più vistosi del cambiamento si possono citare il nuovo e più articolato skyline della città, gli spazi di incontro, residenza, lavoro e cultura sorti nelle zone centrali, ma anche nelle aree periferiche, oppure il sistema del verde e dei parchi nati attorno e dentro la città. Nell’area milanese convivono una pluralità di lingue e di modalità e tempi di permanenza e di movimento. Un sistema complesso di popolazioni, nuove centralità e funzioni che coinvolgono anche aree prima ritenute periferiche, rompendo e ri-articolando la struttura monocentrica che aveva caratterizzato l’area milanese ed allargando così il territorio interessato dai flussi indotti dai nuovi poli di attrazione. Tutto ciò agevolato dai notevoli miglioramenti apportati negli scorsi decenni al sistema del trasporto pubblico urbano: nuove linee metropolitane ed estensione di quelle

esistenti, innovazioni nell’offerta dei servizi (dal bike al car sharing) che hanno reso facilmente accessibili parti della città una volta considerate periferiche.Tuttavia, se si guarda con attenzione agli elementi citati come indicatori di segni di ripresa e sviluppo, emerge come queste nuove potenzialità e interventi tendano ad interessare in modo selettivo le varie parti della città, i differenti tipi di attività e i diversi profili di abitanti.Permangono - e non è chiaro quale possa essere la loro evoluzione - problemi di stasi se non di declino e degrado di parti non indifferenti dell’area urbana con problemi di grave disagio per chi le abita ed emergono forme vecchie e nuove di emarginazione o di povertà in una società sempre più polarizzata. Tra queste ultime si può citare, ad esempio, come a fronte di una ripresa occupazionale che nel 2017 ha riportato il tasso di occupazione ai livelli di prima della crisi (69,5% nel 2017 rispetto al 68,2% del 2007), rimanga un forte divario generazionale: i giovani non hanno beneficiato della ripresa come gli adulti (nel decennio si è avuto un incremento di 631 mila posti per gli occupati con più di 45 anni, ma una perdita di 505 mila posti per quelli con meno di 45 anni5). Inoltre, il livello di occupazione cresce nelle fasce di popolazione più scolarizzata a scapito dei lavoratori con basso titolo di studio. Se si guarda alla distribuzione territoriale dei diversi indicatori di benessere e di sviluppo o, all’altro estremo, di declino e disagio, quella che emerge è una mappa di grandi disuguaglianze dove: - la distanza tra zone più centrali, meglio dotate e più appetibili, e zone periferiche sembra giocare ancora un ruolo importante come si evince dalla Mappa n.1 (Immagine 61), in cui il titolo di studio6 viene usato come indicatore di stratificazione sociale, emerge la propensione dei ceti più agiati ad ubicarsi nelle zone centrali e semicentrali, con alcune eccezioni costituite dalle zone Bicocca, Ripamonti e Rogoredo, che in parte sono state oggetto di progetti di rigenerazione urbana. Certo i dati della mappa fanno riferimento al censimento 2011 e possono non riflettere alcuni dei mutamenti più recenti; emerge tuttavia il perdurare della distanza in termini di qualità urbana, servizi e disponibilità di risorse in senso lato, tra aree centrali e aree periferiche. Situazione per altro confermata dalla mappa7, che illustra l’andamento per l’anno 2016 dei valori medi dei prezzi degli immobili che si possono considerare come indicatori della qualità dell’offerta abitativa. Milano quindi come città che, nonostante i segnali positivi di crescita, mantiene al suo interno un forte divario tra i suoi abitanti in termini di accesso alla qualità della vita e dell’abitare;- inoltre se si prende in considerazione la distribuzione spaziale di indicatori di disagio, questi appaiono concentrarsi e sovrapporsi in alcune specifiche parti della città dove i livelli di criticità sono particolarmente elevati. Nella Mappa n.2 (Immagine 62) viene

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illustrata, sempre a partire dalle indicazioni contenute nella Relazione sulle Attività della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie8, l’incidenza della compresenza di più indicatori di disagio nelle diverse zone della città (l’unità di misura utilizzata è quella dei Nuclei di identità locale). Sono presi in considerazione cinque indicatori: elevato tasso di disoccupazione; elevata incidenza di residenti stranieri; non completamento scuola secondaria di 1° grado; elevata percentuale di giovani fuori mercato lavoro, istruzione o formazione; e un indicatore più complesso che identifica i nuclei residenziali con elevata vulnerabilità sociale e materiale. Tre situazioni presentano situazioni di criticità particolarmente gravi per la compresenza di tutti e cinque gli indicatori di disagio; si tratta dei Nuclei di identità locale: Selinunte, Quartiere ERP San Siro in un’area semicentrale, Ponte Lambro nella periferia orientale del comune, Comasina nella periferia nord. Un secondo livello di criticità molto elevata, per la compresenza da tre a quattro indicatori di disagio è presente in altri dodici Nuclei di identità locale. Di questi sette sono ubicati nella periferia nord (Cascina Trivulza/Expo, Quarto Oggiaro, Villapizzone, Bovisa, Dergano, Farini), tre nella periferia sud occidentale (Giambellino, Barona, Gratosoglio) e due nella parte orientale in aree semicentrali (Scalo Romana e Ortomercato). Le caratteristiche di queste aree, al di là della condivisione di pesanti situazioni di disagio, sono molto differenziate: in alcuni casi sono presenti importanti quartieri di edilizia residenziale pubblica in condizioni problematiche, in altri un patrimonio edilizio privato in cattive condizioni, in altri ancora esistono problemi di convivenza con situazioni urbane

problematiche o in stato di abbandono.Milano sta crescendo, sta diventando più attrattiva, a rischio però di un sviluppo diseguale, di una crescita a diverse velocità, se non di stasi o regresso per varie parti del territorio urbano con il pericolo di un approfondimento delle cesure che già esistono tra le

diverse parti della città e le diverse popolazioni che la abitano9. Non esiste solo un problema di distanze tra i cittadini residenti da tempo nella città, ma anche tra i nuovi arrivati “(...) in una città che diventa attrattiva arrivano due tipi di popolazione. La prima è costituita da quelli che possono praticare il gioco della competizione, quindi: studenti universitari, nuovi professionisti, imprese e società di servizi alle imprese. La seconda categoria è data dalla parte opposta dell’oscillazione sociale, cioè quella disperata; la città attrattiva è la città che porta con sé anche chi bussa alle sue mura perché ha bisogno e cerca quelle possibilità che sono occasione di riscatto (…) La città che vince è quella che punta su entrambe le componenti, vincendo su entrambi i fronti non su uno solo” (assessore Gabriele Rabaiotti10).Questi temi sono percepiti dalla amministrazione, come da molti attori del terzo settore o privati, ma anche dagli abitanti delle zone del disagio e delle periferie che hanno espresso il loro dissenso nelle recenti elezioni. Il problema che si pone è non solo quello, per altro non facile, sul quale però sono state formulate proposte, orientamenti e possibili strategie come indicato nelle pagine di questo volume, di evitare un incremento delle disuguaglianze intervenendo nelle situazioni di maggiore problematicità, ma di provare a ragionare

Percentuali di presenza di adulti con diploma o laurea, per nuclei di identità locale – Anno 2011 (Censimento della Popolazione). Fonte: Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. Cartogrammi del Comune di Milano (Cartogramma 8).

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Zone ad alta compresenza di fattori di disagio – Anno 2011.Fonte: Elaborazione dati presi da Cartogrammi del Comune di Milano, Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie (Base Cartogramma 8).

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 Presenza di due-tre fattori di disagio + alto rischio sociale materiale

 Presenza di quattro fattori di disagio + alto rischio sociale materiale

su come orientarsi verso modelli di sviluppo locale che si facciano carico anche di funzioni di carattere “redistributivo”, nel senso di impegnarsi a trasferire parte delle proprie capacità, risorse, innovazioni nelle situazioni di minore dinamicità. Il Comune di Milano ha incominciato a muoversi in questa direzione e nel Piano di governo del territorio in via di definizione viene esplorata l’ipotesi che almeno la metà dei proventi degli oneri di urbanizzazione generati nella zona 1, dove si concentrano gli interventi urbanistici più redditizi, sia destinato alle aree periferiche. Vanno ovviamente valutati tempi e modi di effettiva messa a disposizione di queste risorse rispetto ai tempi degli interventi nelle periferie. Orientamenti analoghi potrebbero essere assunti da altri soggetti impegnati in operazioni di sviluppo locale o di rigenerazione urbana: una sorta di “adozione” dichiarata, in qualche modo formalizzata, di territori e situazioni in difficoltà sulle quali riversare una parte delle proprie esperienze e capacità innovative. Nelle aree del disagio coesistono e interagiscono negativamente problemi che riguardano tanto gli aspetti fisici materiali del territorio, mancanza di cura, degrado, carenze di offerta e qualità dei servizi, immagine negativa stigmatizzante, che aspetti più direttamente connessi alle problematicità del profilo dei cittadini che abitano o vivono questi territori. L’adozione potrebbe riguardare specifici elementi connessi a queste due categorie. Il lavoro esposto nel Quaderno Corvetto-Chiaravalle fornisce linee di orientamento e strategie utili per identificare questi differenti tipi di problematicità e per collocare le proposte in un quadro organico e integrato di strategie e iniziative. Esistono dei primi esempi in questa direzione: imprese o interventi che si fanno carico di problemi specifici al loro contesto, da questioni ambientali a questioni di welfare. Ad esempio, nell’area Corvetto-Chiaravalle, il progetto OpenAgri del Comune di Milano, oltre a riqualificare una porzione della Cascina Nosedo, potrebbe coniugare in modo decisivo l’alta sperimentazione nel settore agri-food con percorsi di formazione tecnico-professionale aperti ai residenti, in modo che tale “specializzazione innovativa e pionieristica” possa offrirsi anche come opportunità lavorativa e di costruzione di nuove competenze per coloro che abitano il territorio; o, ancora, un altro esempio di redistribuzione al livello locale di opportunità di scala sovra-locale (o quanto meno non-locale per vocazione) è rappresentato dalla residenza universitaria del Politecnico in previsione in piazzale Ferrara: l’arrivo di una popolazione giovane di passaggio potrebbe portare benefici diretti agli indotti commerciali e ai servizi ricreativi e culturali della zona; ma anche, d’altro canto, gli spazi della futura residenza potrebbero ospitare servizi di welfare di cui il quartiere è carente, in una logica di “circolazione del prelievo” che calmiera (a monte, ossia nella visione del progetto stesso) gli effetti monodiretti che spesso caratterizzano

1 Per approfondimenti su questi aspetti si rimanda a: Briata P, Fedeli V., Pasqui G. (2017), “Milano ritorno alla città” in Urban@it, Le agende urbane delle città italiane, il Mulino, Bologna.

2 Fonte dei dati, Valtolina G. (2018) Corriere della Sera, 16 settembre.

3 Una ricerca condotta nel 2006 stimava gli investimenti totali in opere di trasformazione urbanistica ed edilizia realizzate o avviate a partire dal 1998 attorno ai 13 miliardi di euro, una cifra pari all’8,5% del PIL dell’intera Lombardia (Airoldi e Senn 2006, “Valutazione delle ricadute economiche dell’attività urbanistica ed edilizia” Intervento all’Expo Italia Real Estate 25 maggio Milano).

4 Elaborazione dati sulle Presenze in strutture ricettive per anno, 2000-2017. Statistiche, Comune di Milano.

5 Nonostante alcuni segnali positivi dal fronte disoccupazione giovanile: nella fascia 15-24 anni nell’ultimo anno il tasso di disoccupazione è sceso di 7 punti percentuali (dal 29,9% al 22,9%) e la percentuale di Neet dal 15,0% al 14,2%, permane un forte squilibrio generazionale (Fonte Rapporto annuale Assolombarda 2018).

6 La mappa è tratta da: Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. Cartogrammi del Comune di Milano, documento reperibile in rete (https://www.istat.it/it/archivio/202052).

7 Come sopra.

8 Relazione Parlamentare sulle Attività della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, approvata dalla Commissione nella seduta del 14 dicembre 2017, reperibile in rete.

9 Il recente incremento delle compravendite all’interno del territorio milanese e il forte aumento dei prezzi delle abitazioni per la popolazione studentesca avvenuto in concomitanza con il riconoscimento del rinato interesse per l’area milanese si pone come elemento di allarme e di preoccupazione su questo versante.

10 Audizione in Commissione Periferie, op. cit.

i grandi interventi mono-target. Un ultimo esempio si riferisce alla ramificazione delle “arterie ciclabili” all’interno della Vettabbia, fino a Chiaravalle e oltre nel Parco Agricolo Sud Milano: a godere della fruizione di queste nuove “vie di fuga verdi” potrebbero essere, se ben orientati, in prima istanza gli abitanti stessi, che per prossimità potrebbero appropriarsi di una qualità alta (e piuttosto rara su queste estensioni) dell’abitare in città. Si tratta dunque di creare delle piattaforme di senso strategico ad iniziative che altrimenti rischiano di perdere parte delle loro potenzialità. D’altro canto, se il progetto di crescita per l’area milanese è quello di una città in crescita, attrattiva, accogliente, ma anche attenta e rispettosa nei confronti dei diritti di cittadinanza e di accesso ai beni fondamentali di tutti i suoi cittadini, e se questo è un progetto condiviso, è necessaria una compartecipazione di più soggetti, pubblici e privati, per mettere a disposizione le risorse necessarie. Quello che si intravede è un modello che si potrebbe definire di rigenerazione “gentile” che porti risorse ed energie nelle aree del disagio, dialogando con, e cercando di valorizzare le risorse locali, evitando fenomeni di allontanamento e sostituzione delle popolazioni e delle attività presenti in questi territori col rischio di ricreare nuove forme di disagio.

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Ricerca e pubblicazione a cura di Dipartimento di Architettura e Studi Urbani - Politecnico di Milano

Gruppo di ricerca:Francesca Cognetti (responsabile scientifico)Elena Donaggio, Daniela Gambino, Jacopo Lareno Faccini, Erika LazzarinoCon Paolo Grassi, Giada Mascherin, Elena Maranghi e Rosella Ferro per la curatela e realizzazione della fase “Enabling’Con il supporto di Maud-Lab. Mapping and Urban Data Lab: Fabio Manfredini, Paolo Dilda

Comitato Scientifico: Alessandro Balducci, Patrizia Gabellini, Antonio Longo, Gabriele Pasqui

Curatela scientifica del Quaderno: Francesca Cognetti ed Erika LazzarinoIl Gruppo di ricerca ha redatto i seguenti capitoli del presente Quaderno:Corvetto ad altezza d’uomo. Racconto di un attraversamento, di E. LazzarinoUna lettura socio-urbanistica del territorio, di D. Gambino e J. LarenoAttori e reti locali. Una varietà di protagonisti, di E. LazzarinoPolitiche pubbliche e trasformazioni in corso, di E. DonaggioNote verso una “mappa delle comunità’ (in allegato), di P. GrassiCorvetto-Chiaravalle, quale periferia?, di F. CognettiProspettive a supporto dell’intervento territoriale, di F. Cognetti, J. Lareno, E. Lazzarino

Tutte le mappe e le rappresentazioni sono di D. Gambino.Lo schema disegnato all’interno del capitolo “Corvetto-Chiaravalle, quale periferia?” è di A. Longo.Gli schemi a supporto del capitolo “Ricercare per attivare. Una metodologia per rigenerare luoghi inclusivi” e la rappresentazione “mappa delle comunità” (in allegato) sono di G. Mascherin

Programma intersettoriale “Lacittàintorno”di Fondazione Cariplo

Gruppo di lavoro: Cristina Chiavarino (direttore Area Arte e cultura, responsabile del programma Lacittàintorno), Valentina Amorese (Area Ricerca scientifica), Chiara Bartolozzi (Area Arte e cultura), Andrea Rebaglio (Area Arte e cultura), Noemi Satta (Area Arte e cultura), Paolo Siccardi (Area Ambiente), Katarina Wahlberg (Area Servizi alla persona)

Foto a pagina 15, 21, di DAStU

Foto a pagina 26, 27, 29, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 64, 65, di Alberto Dedè e Bruno Pulici per Lacittàintorno

Foto a pagina 2, 22, di Marco Menghi, durante la costruzione della mappa di quartiere realizzata dai bambini della Scuola Primaria “Fabio Filzi” e della Scuola Primaria “Oglio” nell’ambito del laboratorio a cura di òbelo a conclusione del percorso Pensieribambini 2018–2019 con Spaziopensero Onlus per Lacittàintorno

Foto a pagina 6, di Agnese Morganti, durante il workshop Azzaip! Coloriamo il Corvetto nell’ambito dell’azione Luoghicomuni con Labsus e i firmatari del patto di collaborazione Azzaip! Questa non è una piazza per Lacittàintorno

Foto a pagina 11, di Emilia Castioni – Blanka studio, durante la mostra Borderlight - City as a Vision a cura di Gabi Scardi all’interno della chiesa sconsacrata di S.Vittore e i 40 Martiri, un progetto di Non Riservato per Lacittàintorno

Foto a pagina 17, di Fabrizio Annibali, durante la mostra Nuova Milano Social Club - documentazione visuale dei luoghi di aggregazione spontanea a Milano realizzata da Fabrizio Annibali a cura di Raffaele Vertaldi, a Cascina Nosedo per Lacittàintorno

Foto a pagina 66, 68, di Camilla Cerea, durante Lumina – spersi nella landa, gioco urbano nel parco della Vettabbia a Chiaravalle, un progetto di Terzo Paesaggio, Urban Games Factory, Federgat, Non Riservato per Lacittàintorno

Foto a pagina 86, di Francesco Carra durante un percorso di Abbracciami, la circle line ciclabile di Lacittàintorno

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a questa ricerca: abitanti, operatori sociali e culturali, amministratori che ci hanno ospitato, ascoltato, raccontato e reso disponibili materiali e documentazione di lavoro

Progetto grafico e impaginazione:Parco Studio

Finito di stampare a ottobre 2019 da Galli Thierry stampa

DOI: 10.4460/LCI2019CorvettoChiaravalle

Azione di

Un programma di

Realizzato con

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