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ERC, AHA, SIMEUP Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010 Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico Le emergenze in allergologia: l’anafilassi Sintomi e segni neurologici di allarme L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svolta Pandemia H1N1 in Italia I risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici Anno 4 - numero 1 1 EMERGENZA E URGENZA Periodico quadrimestrale di informazione e dibattito della Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP) riv ist a di PEDIATRICA

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ERC, AHA, SIMEUPConfronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International LiaisonCommittee on Resuscitation (ILCOR) 2010

Indicazioni sulle modalità per attuare in ProntoSoccorso un processo divalidazione di un triage“globale” pediatrico

Le emergenze inallergologia: l’anafilassi

Sintomi e segni neurologici di allarme

L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svolta

Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

Anno 4 - numero 1

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Milano - Firenze - Napoli

Ragione socialeLingo Communications Srl

Direzione e amministrazione80126 Napoli - Via Cinthia - Parco San Paolo, is 25Tel. 081 7663737 - Fax 081 [email protected]

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EMERGENZA E URGENZA

Periodico quadrimestrale di informazione e dibattitodella Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP)

rivista diPEDIATRICA

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Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso PediatriciSilvia Nider - Gianni Messi - Luisa Crevatin - Alberto Arrighini -Chiara Gualeni - Manuela Bianciotto - Antonio Urbino -Emanuela Piccotti - Maria Cristina Diana - Fortunata Fucà -Francesco Mannelli - Stefano Masi - Eduardo Ponticello - Vincenzo Tipo -Antonino Reale - Tiziana Zangardi - Riccardo Lubrano pag. 5

Direttore ResponsabileAntonio Vitale

Direttore ScientificoGiovanni Cardoni

Comitato di RedazioneElisabetta Fabiani - Pietro FerraraGianni Messi - Nicola Monterisi

sommario

1

Anno 4 - n. 1 - giugno 2010

numero

EDITORIALEpag. 3

L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svoltaGiovanni Cardoni pag. 11

Le emergenze in allergologia: l’anafilassiAnnalisa Ferlisi - Giuseppe Liotta - Cristina Sferrazza -Francesca Ferrara - Stefania La Grutta pag. 28

Sintomi e segni neurologici di allarmeRaffaele Domenici - Silvia Ruggieri - Elisabetta Spadoni -Angelina Vaccaro - Lucia Matteucci pag. 14

European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010Fabio Pederzini - Mario Lattere - Simone Rugolotto - Pedro Dominguez -Luciano Anselmi - Burkhard Wermter pag. 42

Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatricoSilvana Schreiber - Gianni Messi pag. 35

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione puòessere riprodotta o conservata in un sistema di recupero o trasmessain qualsiasi forma, o con qualsiasi sistema elettronico, meccanico, permezzo di fotocopie, registrazioni o altro, senza un’autorizzazione scrittada parte dell’Editore.

© by 2010 - Lingo Communications Srl Via Cinthia-Parco San Paolo is 2580126 NapoliTel. 081 7663737Fax 081 7675661e-mail: [email protected]

PresidenteGianni Messi

Vice PresidenteAntonio Urbino

Past PresidentAntonio Vitale

TesoriereAntonino Reale

SegretarioTiziana Zangardi

ConsiglieriRiccardo Lubrano - Francesco Mannelli - Giuseppe ParisiSalvatore Fabio Renna

Revisori dei contiVincenzo Santillo - Lucia Peccarisi - Antonella La Mazza

Per invio contributi, commenti e richiesta ulteriori informazioni, si prega contattare la Direzione Scientifica:Tel. 071 5962009 - Fax 071 5962017e-mail: [email protected]

Direttore EditorialeRaffaele Cestaro

Direttore Marketing e ComunicazioneMarco Iazzetta

Ufficio PubblicitàStefania BuonavolontàAlessandro Curci

RedazioneAlessandra D’AngeloMauro Vassillo

AmministrazioneAndrea Ponsiglione

Realizzazione graficaSigismondo Spina

VideoimpaginazioneSalvatore Ruggieri

EMERGENZA E URGENZA

Periodico quadrimestrale di informazione e dibattitodella Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP)

Registrazione al Tribunale di Napoli n. 79 del 1-10-2008

rivista diPEDIATRICA SIMEUP

SIMEUP

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2 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

La rivista “EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA”, editada Lingo Communications Srl, pubblica articoli scien-tifici originali, clinici e sperimentali in lingua italiana, suargomenti riguardanti l’emergenza e l’urgenza in pe-diatria. Il board e il comitato redazionale si riservano il dirittodi apportare correzioni al testo per assicurare mag-giore chiarezza e coincisione possibile. Ad ogni Au-tore verrà inviata una copia della rivista su cui l’arti-colo è stato pubblicato.

ISTRUZIONI GENERALILa lunghezza raccomandata per ogni articolo è di circa12000 battute totali (circa 5 pagine word). Le tabelle e le immagini vanno considerate come parteintegrante del testo, calcolando per ognuna di essealmeno 1500 battute.

Esempio:• Testo 9000 battute• 1 immagine 1500 battute• 1 tabella 1500 battute• Totale 12000 battute

TESTODeve essere riportato il titolo dell’articolo, l’Autore(nome, cognome), le affiliazioni e l’indirizzo completo(con telefono, fax ed eventuale e-mail) per l’invio dellacorrispondenza.Indicare allo stesso modo anche gli eventuali collabo-ratori.

ICONOGRAFIAL’iconografia è costituita da foto, disegni, tabelle, cor-redate di didascalie. Foto e disegni devono essere forniti in formato elet-tronico (con estensione .jpg, .bpm, .psf, .tif, .eps, digrandi dimensioni) con file attached o in file salvati susupporto magnetico. Le tabelle vanno impostate su file separati dal testo edevono recare in alto la scritta “Tabella”, seguita dal

numero progressivo di citazione del testo.Didascalie delle figure: devono essere riportate in unfoglio (file) separato.Si possono includere nei propri manoscritti grafici o fi-gure disegnate al tratto. Tali illustrazioni saranno prepa-rate dalla casa editrice in computer grafica. Esse de-vono essere citate in ordine progressivo nel testo.

BIBLIOGRAFIADeve essere citata in ordine progressivo e redatta se-condo lo stile dell’Index Medicus, pubblicato dalla Na-tional Library of Medicine di Bethesda, MD, Stati Uniti. Per gli articoli fino a 6 Autori i nomi devono essere ci-tati tutti; per gli articoli con più di 6 Autori citare solo iprimi 3 seguiti da “et al”.

Esempio:Orlando RA, Redeer K, Authier F et al. Megalin is anendocytic receptor for insulin. J Am Soc Nephrol1998; 9: 1759-66. (citazione di articolo)

LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTODeve essere acclusa al lavoro con le firme degli Au-tori che dichiarano l’originalità del materiale.

MANOSCRITTO IN FORMATO ELETTRONICOIl manoscritto in formato elettronico (contenente la ver-sione finale) deve essere inviato ai seguenti indirizzi:

posta elettronica:[email protected]. 0715962009 - fax [email protected]

posta ordinaria: Lingo Communications Srl.Via Cinthia - Parco San Paolo, is 2580126 Napoli

NOTE AGGIUNTIVESi possono riportare alla fine del lavoro.

Istruzioni per gli Autori

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 3ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

La diffusione della cultura dell’emergenza-urgenza pediatricaè stata e rimane la mission della SIMEUP. Questa funzione vienesviluppata attraverso due forme di comunicazione: quella edi-toriale e quella formativa. La prima trova la massima espres-sione nella Rivista della Società ed il suo ruolo prioritario è statoriaffermato recentemente, quando il direttivo precedente hafortemente voluto che nella copertina fosse nuovamente rein-trodotta la dicitura “Periodico della Società di Medicina d’Emer-genza Urgenza Pediatrica”. Nata nel 2002, essa ha sempre mantenuto le caratteristiche diun efficace contributo ai Soci in termini di approfondimento eaggiornamento delle tematiche inerenti l’emergenza-urgenzapediatrica, con particolare attenzione alla tipologia dei nostrilettori. Una formula editoriale che ha trovato e mantiene un ap-prezzamento ancora oggi e che il nuovo Direttivo non intendecambiare ma implementare attraverso una riformulazione or-ganizzativa. La rivista deve rappresentare infatti il prodotto diun progetto che la pone come obiettivo culturale strategico perla SIMEUP, riconfermandone la priorità nella comunicazionesull’emergenza-urgenza, per i Soci e gli aderenti in primis, maanche per tutti i pediatri in generale, nonché per i medici ed in-fermieri che, lavorando nelle aree delle emergenze ospedalieree territoriali, sono coinvolti nell’assistenza al bambino critico.Per dare nuovo impulso e sviluppo, è stato stabilito di salva-guardare una regolarizzazione nella programmazione di 3 nu-meri all’anno, di coinvolgere con maggior impegno il comitatodi redazione nel favorire il livello scientifico dei contributi inviati.Questi vanno implementati studiando modalità per favorire vi-sibilità e stimolo ai Soci solitamente poco coinvolti nella colla-borazione. L’impegno quotidiano di medici ed infermieri dell’emergenza-urgenza pediatrica deve trovare nella rivista una valorizzazionenella presentazione delle loro capacità ed esperienze matu-rate, garantendo tuttavia il valore dei manoscritti da pubblicare.Questo maggior peso culturale e scientifico sarà raggiunto sot-toponendoli alla valutazione di 1 o 2 referee scelti di volta involta in quanto cultori dell’argomento. Contemporaneamentead un’azione di rafforzamento della rivista, allo scopo di miglio-rare ulteriormente la comunicazione scientifica, è in atto ungrosso investimento culturale e finanziario per la ristruttura-zione del sito della nostra Società, www.simeup.com, esistenteda alcuni anni ma ora in fase di completo rinnovamento ed at-tualizzazione. Il suo ruolo principale è quello di informare e ag-giornare i Soci sull’attività sociale, dare visibilità alle attività deinostri iscritti, offrire la possibilità di un aggiornamento conti-nuo. Una novità in questo senso sarà costituita dal mettere adisposizione e tenere aggiornato settimanalmente uno spazioper gli articoli che compaiono nella letteratura e ritenuti atti-nenti alla tematica dell’emergenza-urgenza, nonché interes-santi ed utili all’aggiornamento dei visitatori. Si chiamano “pil-lole in emergenza” e sono affidate ad un pool di lettori appo-sitamente creato, ma aperto ai contributi dei Soci.

In esso possono anche essere pubblicate brevi procedure chefanno parte della quotidiana pratica e che si vuole standardiz-zare. Inoltre, rispetto al passato, sarà favorito un risalto mag-giore al lavoro svolto nelle realtà regionali dando un senso allafunzione nei confronti dei Soci elettori dei Consigli Direttivi Re-gionali. Infine, tutte le Commissioni sono stimolate a presen-tare periodicamente i progressi nello sviluppo del mandato loroaffidato dal Consiglio Direttivo Nazionale negli appositi spazieditoriali, affinché ci sia un lavoro trasparente che permetta alSocio e agli aderenti alla SIMEUP di valutare i progressi, sug-gerire ed eventualmente intervenire con proposte stimolanti oindicazioni operative. Il sito quindi rappresenterà un canale perun rapporto interattivo con l’attività della Società. La comuni-cazione culturale si completa con l’arricchimento e adegua-mento del pacchetto formativo. Anche in questo campo è statoprogrammato un ampliamento dell’offerta con una riorganiz-zazione del modello finora perseguito. Va riconosciuto che no-tevoli successi sono stati già ottenuti dalla nostra Società inquesta materia, ma l’evoluzione assistenziale, con il coinvolgi-mento quasi totale delle U.O. operative pediatriche nell’emer-genza-urgenza, richiede la disponibilità di nuove conoscenzepratiche soprattutto avanzate, che vanno acquisite in modostandardizzato ma soprattutto certificato. Per questo motivo, nel prossimo futuro la SIMEUP implemen-terà l’articolazione del suo pacchetto formativo, sempre ga-rantendo che sia regolamentato da linee guida accreditate ecertificate, comprendendo sempre il materiale didattico redattoallo scopo e i processi per la verifica della qualità. Nuovi com-piti sono già stati affidati alle Commissioni SIMEUP esistenti(PBLS-D, PALS, Triage Pediatrico, Tossicologia clinica, Tra-sporto Primario Urgente, Maxiemergenze, Ospedale e Territo-rio) e contemporaneamente sono state create nuove Commis-sioni che avranno tra i loro mandati anche quello di costruiree sperimentare nuovi percorsi formativi specifici (Semintensiva,Ecofast, Farmacovigilanza e farmacoterapia, Simulazione). Ilprogetto complessivo prevede che esse siano coordinate inun sistema di formazione integrato, in modo da fornire un’of-ferta globale, articolata su diversi step, finalizzata, come giàdetto, a far acquisire le abilità teoriche e pratiche che oggi ven-gono richieste nell’assistenza al bambino affetto da patologiaacuta critica che richieda un intervento in emergenza od ur-genza. Esse si implementeranno in modo funzionale con altreiniziative che stanno già nascendo in alcune regioni. Tutte que-ste progettualità nella comunicazione devono rappresentare lanostra nuova sfida, perché saranno prodotti SIMEUP garantitidal fatto che, avendo depositato per la registrazione il logo ela denominazione della Società allo scopo di salvaguardare lanostra immagine societaria, rappresentano un impegno for-male del “comunicatore” che, con l’identificazione certificativa,manifesta di garantire la qualità costante dei percorsi.

Gianni Messi

EDITORIALE

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 5ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

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La recente pandemia influenzale da virus AH1N1 cipone a posteriori numerosi ed importanti argomentidi riflessione. In primo luogo dobbiamo pensare che, vista la varia-zione attuata dall’OMS sulla definizione di pandemia,a maggio 2009, avremo sempre più a che fare condelle “pandemie”. Infatti, dalla vecchia dizione “la com-parsa di un nuovo virus dell’influenza contro il qualela popolazione non ha nessuna immunità, che deter-mina epidemie diffuse in tutto il mondo con un enormenumero di morti e malattia”, si è passati ad una nuovadefinizione in cui è stata eliminata la parte “con unenorme numero di morti e malattia” (1). È logico perciò che bisognerà necessariamente abi-tuarsi ad usare il termine “pandemia” non per indivi-duare una condizione di estrema gravità per la popo-lazione, ma anche semplicemente per definire un’in-fezione virale che può non avere una elevata morta-lità o non causare gravi condizioni di malattia nella po-polazione, la cui diffusione può però avvenire in ma-niera molto ampia. Ne deriva perciò che, in qualche caso, pandemia si-gnificherà anche un semplice raffreddore molto dif-fuso tra la popolazione.

Tutto ciò non vuol dire che bisogna abbassare la guar-dia, anzi è necessario sempre vigilare che la pande-mia e comunque l’epidemia influenzale non determiniun grande numero di morti o causi gravi malattie trala popolazione. Questo anche nell’ottica di fornire appropriate infor-mazioni agli organi competenti ed alla popolazione,ed evitare così il successivo diffondersi di comporta-menti inappropriati. Infatti, come nel caso della recentepandemia influenzale, già nell’estate 2009 il CDC ame-ricano ed il NSW-Health australiano avevano pubbli-cato due interessanti report sull’andamento della pan-demia influenzale da virus AH1N1 (1, 2), dando unparticolare risalto a quello che sarebbe potuto acca-dere nella popolazione pediatrica e a quali sarebberostate le categorie interessate.Per tale motivo, la Società Italiana di Medicina di Emer-genza ed Urgenza Pediatrica (SIMEUP) ha creato unarete di Pronto Soccorsi Pediatrici (PSP) sentinella permonitorare con cadenza settimanale quello che av-viene sul territorio nazionale e contribuire ad una in-formazione sanitaria sempre più precisa e corretta. L’andamento degli accessi in 9 PSP distribuiti sul ter-ritorio italiano (5 al Nord, 2 al Centro, 2 al Sud) nel pe-

Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italianadi Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

Silvia Nider, Gianni Messi, Luisa Crevatin Pediatria d’urgenza con Servizio di Pronto Soccorso, IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo, TriesteAlberto Arrighini, Chiara GualeniPronto Soccorso Pediatrico, Ospedale dei Bambini, Brescia Manuela Bianciotto, Antonio UrbinoPronto Soccorso Pediatrico OIRM - Sant’Anna, TorinoEmanuela Piccotti, Maria Cristina DianaPronto Soccorso Pediatrico, DEA, IRCCS G. Gaslini, Genova Fortunata FucàPronto Soccorso Pediatrico, Presidio Ospedaliero di Cristina, ARNAS, PalermoFrancesco Mannelli, Stefano MasiPronto Soccorso Pediatrico, Dea, AO Meyer, Firenze Eduardo Ponticello, Vincenzo TipoPronto Soccorso Pediatrico, AO Santobono-Pausillipon, Napoli Antonino RealePediatra dell’Emergenza-DEA IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma Tiziana ZangardiPronto Soccorso Pediatrico, Dipartimento di Pediatria Ospedale Civile, Padova Riccardo LubranoDipartimento di Pediatra, Policlinico Umberto I, Roma

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6 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA

Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

riodo novembre 2009 - gennaio 2010, è stato con-frontato con quello rilevato nella settimana dal 19 al26 ottobre 2009.

Risultati

Allo studio hanno aderito i PSP degli Ospedali AO Me-yer-Firenze, AO Santobono Pausillipon-Napoli, Dipar-timento di Pediatria Ospedale Civile-Padova, IRCCSBambino Gesù-Roma, IRCCS Burlo Garofolo-Trieste,IRCCS G. Gaslini-Genova, OIRM - Sant’Anna-Torino,Presidio Ospedaliero di Cristina, ARNAS-Palermo. Gli accessi nei PSP dopo la settimana 19-26 ottobre,7208, mostrano un aumento netto nel primo periododi monitoraggio, corrispondente al periodo di scop-pio della pandemia nelle regioni del sud ed al succes-sivo panico parentale, allorché i mass media hannodato notizia dei primi bambini morti per infezione davirus influenzale H1N1 (Figura 1). In concomitanza con la massiccia campagna distampa che invitava a non accedere nei Pronto Soc-corso (PS), se non in caso di segni/sintomi clinici sug-gestivi dell’insorgenza di complicanze, il flusso allestrutture di emergenza è sceso progressivamente perpoi risalire dopo metà dicembre, quando è diminuitala possibilità di un controllo domiciliare delle malattiestagionali, per la chiusura degli ambulatori dei Pedia-tri di Libera Scelta (PLS). Il confronto tra gli accessinel fine settimana (sabato e domenica), rispetto a quellinei giorni feriali (dal lunedì al venerdì), conferma undato già noto, ovvero il maggior numero di accessi aiPSP si ha tendenzialmente nei fine settimana e nellefestività natalizie; ciò corrisponde, nella Figura 2, alla

sostanziale sovrapposizione delle due linee percen-tuali di flusso. Contrariamente a quanto temuto dal Ministero dellaSalute, non si è manifestato l’ipotizzato secondo piccoepidemico della pandemia, atteso nel periodo com-preso tra fine dicembre 2009 e gennaio 2010.Nelle Figure 3, 4 e 5 sono riportate in modo detta-gliato le variazioni percentuali degli accessi settima-nali nelle 3 macroaree del territorio italiano, ovveroNord, Centro e Sud. Il carico di lavoro determinato dalpicco epidemico si è protratto fino alla fine di novem-bre al Nord, mentre al Sud esso ha riguardato il pe-riodo compreso tra la metà di ottobre e la prima set-timana di novembre. I PSP di Roma, Napoli e Palermomostrano un incremento nel numero degli accessi apartire dalla metà di dicembre, in concomitanza del-l’inizio del periodo delle festività natalizie, incrementoche è poi persistito nel mese di gennaio. Quest’ultimo maggior afflusso si è manifestato inmodo lento e progressivo perché probabilmente con-seguente ad un normale aumento delle malattie sta-gionali tipiche dei mesi invernali ed all’inizio dell’epi-demia influenzale stagionale in quelle regioni.

Commento

Questo lavoro considera ed analizza complessiva-mente i dati presentati sul sito web della SIMEUP(www.simeup.com) che, settimanalmente, aveva per-messo ai pediatri di seguire l’affluenza nei PSP italianideterminata dalla pandemia da virus H1N1, ricavandonotizie sui carichi di lavoro e sull’andamento della suadiffusione.

Figura 1.Pandemia H1N1 in Italia. Variazioni in percentuale degli accessi complessivi settimanali nei PSP, rispetto a quelli registrati nella settimana 19-26ottobre 2009.

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 7

Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Figura 3.Variazione percentuale degli accessi complessivi settimanali nei 5 PSP del Nord Italia, rispetto a quelli registrati nella settimana 19-26 ottobre 2009.

Figura 4.Variazione percentuale degli accessi complessivi settimanali nei 2 PSP del Centro Italia, rispetto a quelli registrati nella settimana 19-26 ottobre2009.

Figura 2.Pandemia H1N1 in Italia. Variazioni percentuali degli accessi nei giorni feriali e nel fine settimana nei 5 PSP del Nord Italia, rispetto a quelli registratinella settimana 19-26 ottobre 2009.

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Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

È stato un successo in termini di servizio usufruibilereso ai visitatori, dimostrato dalla forte implementa-zione del loro numero nel periodo oggetto della rile-vazione e presentazione. I dati ottenuti da questa esperienza permettono ditrarre alcune utili indicazioni. Il picco epidemico dellamalattia che ha determinato un maggior numero di vi-

site ai PSP ha avuto sostanzialmente una durata paria 15-20 giorni, si è diffuso prima al sud con succes-siva e progressiva manifestazione nelle regioni delCentro ed infine del Nord Italia. Sono state altresì dimostrate la fattibilità e l’utilità cheun monitoraggio costante, sebbene limitato ad alcunepatologie clinicamente importanti, sarebbe comun-que in grado di creare un sistema di sorveglianza epi-demiologica pediatrica, facente capo proprio ai PSPpresenti nel territorio nazionale.In passato, è stato spesso affermato che il traguardodi ridurre l’accesso improprio ai PS da parte della po-polazione poteva essere raggiunto attuando pro-grammi condivisi di continuità assistenziale. A seguito di indicazioni precise del Ministero della Sa-lute sull’uso appropriato delle strutture ospedaliere esul ruolo di filtro pre – ospedaliero dei PLS, nella pan-demia H1N1 è stata dimostrata una implementazionedell’attività ambulatoriale nel territorio, con conteni-mento dei flussi delle visite pediatriche negli ospedalidurante i giorni settimanali, mentre gli accessi sonorisultati più numerosi il sabato e la domenica e nellefestività quando i PLS non svolgevano attività ambu-latoriale (Figura 2). Il ruolo dei mass media nel diffondere i comunicatitranquillizzanti del Ministero della Salute è stato fon-damentale nel contenere l’ansia dei genitori, tanto cheil picco massimo degli accessi è stato anche deter-minato dal panico della popolazione appena sono statiannunciati i primi decessi in Campania. Il flusso eccezionale nei PSP si è esaurito rapidamente,nonostante il progressivo diffondersi della malattia nellealtre regioni italiane.L’attivazione di un osservatorio epidemiologico èquindi risultata un’esperienza interessante, perché ha

Figura 5.Variazione percentuale degli accessi complessivi settimanali nei 2 PSP del Sud Italia, rispetto a quelli registrati nella settimana 19-26 ottobre 2009.

Settimane di riferimento

% d

iffer

enza

acc

essi

02-nov26-ott

95

80

65

50

35

10

5

-10

-2509-nov 16-nov 23-nov 30-nov 07-dic

NA

14-dic 21-dic 28-dic 04-gen 11-gen 18-gen 25-gen

PA

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 9

Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

dimostrato la fattibilità di raccogliere e produrre dei ri-sultati “in tempo reale” sugli accessi. Inoltre, ha dimostrato che il lavoro di analisi epidemio-logica dei PSP, individuati come osservatori-sentinellapotrà fornire un’informazione più precisa se svilupperàuna sinergia di raccolta dei dati con gli studi della pe-diatria di famiglia. Un’analisi ulteriore sulle necessità

assistenziali nel periodo pandemico, più specifica e ditipo sindromico, si sta già effettuando, utilizzando idati che sono stati raccolti in 15 PSP diffusi sul terri-torio nazionale; essa sarà in grado di fornire un valu-tazione più attenta di quanto è accaduto nei mesi dellapandemia autunnale da virus AH1N1, all’interno dellapopolazione pediatrica italiana.

Bibliografia essenzialeBibliografia essenziale

1. WHO. Pandemic preparedness. http://web.archive.org/web/20050207101237/http:/www.who.int/csr/disease/in-fluenza/pandemic/en/

2. CDC. Surveillance for Pediatric Deaths Associated with2009 Pandemic Influenza A (H1N1) Virus Infection - Uni-ted States, April-August 2009. MMWR 2009; 58: 941-7.

3. NSW-Health (Australia). Weekly Influenza EpidemiologyReport. 29 July 2009.

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 11ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svolta

Giovanni CardoniSOD Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza Pediatrica, Presidio Materno-Infantile di Alta Specializzazione “G. Salesi”, Ancona

Introduzione

L’attuale Sistema Sanitario Nazionale (S.S.N.), pergarantire una buona assistenza secondo le risorsedisponibili, impone ormai delle scelte non rinviabilitenendo soprattutto in considerazione due fattori checondizionano gli investimenti nel settore: l’allunga-mento della vita media e l’adeguamento strutturale-tecnologico dei servizi sanitari al grande progressoscientifico. Evidente pertanto la necessità di programmare e razio-nalizzare la spesa sanitaria agendo innanzitutto sul-l’appropriatezza assistenziale, fenomeno complessoe composito che riguarda la modalità, la logistica, illivello e la tempistica degli interventi ed investe, oltread aspetti organizzativi, anche aspetti individuali dietica professionale e comportamentale.L’età evolutiva costituisce senz’altro il settore di pri-maria importanza strategica dove è auspicabile una“rivisitazione” del setting assistenziale: favorire l’aspettoeducativo-sanitario nell’assistenza di base che orientiad un sano stile di vita ed implementare gli aspettiassistenziali a valenza preventivo-curativa nei confrontidelle frequenti patologie cronico-degenerative dell’etàadulta, che stanno determinando elevatissimi costisocio-sanitari.È altresì importante considerare un aumento dellemalattie croniche, soprattutto per il progresso scien-tifico-tecnologico che le ha evidenziate e che ha tra-sformato diverse condizioni morbose acute, un temposicuramente mortali, in patologie croniche ad altacomplessità che richiedono una peculiare ed artico-lata assistenza.Per favorire un’appropriatezza degli interventi sanitariè innanzitutto fondamentale che l’operatore sanitarioorienti la percezione della necessità della domandasanitaria (fatto di grande importanza psicologica esocio-culturale), considerata l’evidenza di una pato-logia pediatrica prevalentemente acuta e che non rara-mente si risolve favorevolmente in un breve periododi tempo.

L’orientamento della domanda sanitaria, oltre adessere un principio etico, costituisce anche verosimil-mente il primo fondamentale passo per un percorsoassistenziale appropriato, sempre mirato ad un buonesito ed ad una buona qualità delle cure.

La Pediatria Territoriale ed Ospedaliera: considerazioni

Sulla base di quanto sopra, andrebbe rivisto, ampliatoe sostenuto (anche con una maggiore collaborazioneed integrazione culturale/funzionale ospedale/territo-rio) il compito della pediatria di famiglia, sulla qualeoccorre investire per spostare un baricentro assisten-ziale, tutt’ora troppo ospedalocentrico (il dato del-l’ospedalizzazione troppo alto nel nostro paeserispetto alla media europea penalizza particolarmentel’assistenza in età evolutiva), che determina una signi-ficativa inappropriatezza, soprattutto negli interventidi 1° livello.Il problema fondamentale della Pediatria Ospedalieraè quello di razionalizzare l’attuale rete regionale ecce-zionalmente ipertrofica e frammentata (altro esempiodi inappropriatezza e quindi di non corretto uso dirisorse), dove le figure professionali operano demoti-vate in organici insufficienti in un contesto assisten-ziale “a rischio” (per il paziente e per l’operatore!).La razionalizzazione della rete ospedaliera è necessa-ria ed obbedisce a quei principi etici e di buonagestione sanitaria che devono tutelare la dignità e laprofessionalità dell’operatore sanitario, quindi un’as-sistenza di vera qualità. Razionalizzare vuol dire anchedefinire i vari livelli assistenziali di intervento ed i cen-tri di riferimento di 3° livello per specifiche patologie.Allo stato attuale, la Società Italiana di Pediatria (SIP)non è ancora riuscita ad incidere su questa proble-matica, ma dovrebbe, almeno nei nuovi propositi dimiglioramento di un’area assistenziale “ormai obso-leta”, far valere il principio scientifico-gestionale cheparli di struttura di eccellenza (parola abbastanza

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12 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA

L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svolta

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

“inflazionata” in sanità) solo di fronte ad una statisticasignificativa di casi trattati: il che va contro l’attuale“parcellizzazione assistenziale”.

La Pediatria Ospedaliera ed il Pronto Soccorso Funzionale

Altro problema cruciale della Pediatria Ospedaliera èquello di garantire ed implementare le funzioni fonda-mentali di Pronto Soccorso, secondo modalità diversein relazione alle risorse disponibili, all’organizzazionedell’ospedale e della zona territoriale di appartenenza,ma sempre sulla base di un progetto condiviso di col-laborazione con il Pronto Soccorso Generale, la Ria-nimazione, la Pediatria di Famiglia ed il 118.È opportuno insistere sul concetto culturale-assisten-ziale del Pronto Soccorso Pediatrico Funzionale e sullemodalità di attuazione, perché esso rappresenta lostrumento fondamentale per:a. individuare le emergenze e le vere urgenze, pro-

muovendo quindi le forme assistenziali più appro-priate;

b. semplificare e razionalizzare l’assistenza pediatricasecondo i fondamentali parametri di appropriatezzae di sobrietà (la domanda riferibile alle diverse con-dizioni di urgenza soggettiva è diventata ormai lapiù frequente);

c. garantire, di fatto, la continuità assistenziale in etàevolutiva.

Inoltre, l’organizzazione di un Pronto Soccorso Fun-zionale non è strettamente correlata al numero di ope-ratori sanitari disponibili nelle strutture ospedalierepediatriche: infatti, nei casi di personale medico edinfermieristico insufficiente, lo sforzo organizzativo eformativo deve essere rivolto al Pronto SoccorsoGenerale il quale, forte già di una propria cultura inten-siva, può affrontare in prima battuta, con un buon sup-porto culturale, alcune fondamentali criticità pediatri-che. Altro coordinamento necessario è quello con laPediatria di Famiglia e con il 118, fondamentali realtàterritoriali di riferimento, con cui vanno condivisi i per-corsi formativi ed i protocolli di intervento per le comunicriticità, che non raramente possono avere un per-corso territorio-ospedale-territorio.

La Pediatria e le forme assistenziali alternativeal ricovero: Osservazione Breve Intensiva (OBI)ed attività ambulatoriale

Le suddette considerazioni sono necessarie per pro-muovere un’auspicata svolta nell’assistenza in etàevolutiva, contestualizzata sia alle evidenze scientifi-che che alle problematiche sociali ed ambientali cheoggi condizionano come non mai i problemi di salute.

Una necessaria e progressiva deospedalizzazionedeve accompagnarsi alla promozione di forme assi-stenziali ospedaliere alternative al ricovero, in primisl’Osservazione Breve Intensiva (OBI) ed un’articolataattività ambulatoriale.L’OBI, da sempre attuata nei Pronto Soccorso in letti“tecnici”, è oggi opportunamente estesa alle UnitàOperative di Pediatria che attuano un Pronto Soc-corso Funzionale: si tratta quindi di una forma assi-stenziale connessa all’attività di pronto soccorso, atti-vità che per definizione è continuativa e che si arric-chisce con una cultura multidisciplinare. L’OBI è rego-lamentata, nei criteri e requisiti di applicazione, daapposite normative regionali e, specificatamente inambito pediatrico, dalla Società Italiana di Medicinadi Emergenza ed Urgenza Pediatrica. Attualmente siparla molto di OBI, soprattutto come strumento perridurre un’ospedalizzazione assolutamente non in lineacon il miglior standard europeo e diverse pediatrieospedaliere stanno implementando l’OBI cercando dilimitare i ricoveri ordinari.Affinché l’OBI risulti appropriata, bisogna sempre con-siderare i concetti assistenziali che ne giustificano l’esi-stenza. Innanzitutto, essendo una funzione fondamen-tale del pronto soccorso, ha un carattere multidiscipli-nare; questo consente di ampliare un target assisten-ziale esclusivamente medico-internistico e trattarepatologie di “confine” frequenti e specifiche, comedolore addominale ed inguino-scrotale, dolore tora-cico, zoppie, lipotimie e trauma cranico-politrauma,che necessitano di un preciso e tempestivo orienta-mento diagnostico-terapeutico. Le condizioni morbose“reclutabili” in OBI fanno riferimento a diverse patolo-gie acute o subacute di medio-bassa criticità, in cui èragionevolmente attesa una positiva risoluzione o unpreciso inquadramento diagnostico-prognostico entrole 12-24 ore: il rispetto di questo criterio condiziona ilcampo di applicazione e la potenzialità della funzioneassistenziale, che va comunque sempre vista comealternativa al facile ricovero, specie se l’OBI è suppor-tata da un’adeguata attività di follow-up e dalla condi-visione della Pediatria di Famiglia che può completarlacon un’opportuna osservazione domiciliare.L’OBI peraltro dovrebbe anche essere attuata condiverse modalità, nelle varie realtà, a seconda delleseguenti variabili:a. esperienza maturata nella gestione di determinate

patologie acute; b. disponibilità di risorse umane e tecnologiche; c. potenzialità e disponibilità tempestiva della consu-

lenza multidisciplinare; d. collaborazione della Pediatria di Famiglia, specie

per un’eventuale osservazione domiciliare di alcunepatologie.

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L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svolta

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tuttavia la forma assistenziale, alternativa al ricovero,che più occorre potenziare in età evolutiva è quellaambulatoriale: l’implementazione e l’adeguata artico-lazione di questa attività consente di costruire moltipercorsi assistenziali coinvolgendo culturalmente edoperativamente il territorio. Connessa all’attività ambu-latoriale è quella di follow-up, fondamentale per abbre-viare e/o monitorare sia un’osservazione, sia un rico-vero breve, sia un’osservazione domiciliare concor-data con il Pediatra di Famiglia.

Conclusioni

Le considerazioni e le riflessioni esposte in questo arti-colo hanno quale obiettivo principale quello di stimo-lare un dibattito costruttivo per il miglioramento del-l’assistenza pediatrica. Le premesse di tale miglioramento e della necessitàdi ”investire” in nuove forme assistenziali nascono,

oltre che da evidenze scientifiche e da un appropriatouso delle risorse, anche da dati di confronto (ad esem-pio, indice di ospedalizzazione pediatrica, mortalitàneonatale ed infantile che denunciano notevoli diso-mogeneità nel territorio nazionale). Sebbene non sianella natura di questo articolo formulare una proget-tualità di “svolta” nell’assistenza pediatrica, tuttavia siritiene opportuno segnalare due ambiti di auspicabileintervento:a. razionalizzazione della rete pediatrica regionale con

definizione ed implementazione dei pronto soc-corsi pediatrici di riferimento e dei centri di riferi-mento di 3° livello;

b. promozione di forme assistenziali alternative al rico-vero, interagendo maggiormente dal punto di vistaculturale e funzionale con la Pediatria di Famiglia,grande risorsa del nostro sistema sanitario chedobbiamo sempre più tenere in debita considera-zione.

Bibliografia essenzialeBibliografia essenziale

– Messi G, Magnani M, Vitale A. Consensus Meeting “L’Os-servazione Temporanea e Breve in Pronto Soccorso Pedia-trico”. Documento finale. Linee guida per la gestione del-l’Osservazione Breve in pediatria. Rivista Italiana di Emer-genza ed Urgenza Pediatrica 2006; 3: 12-8.

– Ministero della Sanità. Gazzetta Ufficiale n. 114. Serie gene-rale del 17 maggio 1996. “Atto di intesa tra Stato e regionidi approvazione delle linee guida sul sistema di emergenzasanitaria in applicazione del decreto del Presidente dellaRepubblica 27 marzo 1992”.

– D.P.R. del 27/3/92. Atto di indirizzo e coordinamento alleRegioni per la determinazione dei Livelli di Assistenza inEmergenza ed Urgenza.

– Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2009.

– Cardoni G. Il Pronto Soccorso Pediatrico, la cultura del-l’emergenza-urgenza e la formazione. Pediatria d’Urgenza2002; 18: 14-9.

– Prot. N. (OSP/04/43411). Delibera di Giunta Regione Emi-lia-Romagna-N.ro 2005/24, protocollato il 17/01/2005.Approvazione linee guida regionali per la funzione di osser-vazione breve intensiva (OBI). Determinazione della tariffa diremunerazione dell’attività e definizione degli adempimenticorrelati ai flussi informativi.

– D.M. 14 aprile 2000, adozione del Progetto ObiettivoMaterno-Infantile relativo al Piano Sanitario Nazionale per iltriennio 1998-2000.

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14 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

La finalità di questa rassegna è la descrizione dei prin-cipali segni e sintomi di allarme di patologia neurolo-gica che spesso sono motivo di richiesta di visita pe-diatrica di Pronto Soccorso (PS). La tipologia dei sintomi e le loro associazioni possonoconsentire anche di formulare ipotesi sulla sede di in-teressamento del sistema nervoso centrale o perife-rico. Le situazioni che tratteremo sono le seguenti:¸ Il bambino con perdita di coscienza

¸ Il bambino senza perdita di coscienza, ma con:

• alterazione del tono muscolare e/o dei riflessiosteotendinei;

• alterazione di uno o più nervi cranici;

• segni di interessamento focale del sistema ner-voso centrale (vertigini, atassia, afasia);

• segni di ipertensione endocranica (vomito, cefalea).

Non vengono in questa sede affrontate le crisi con-vulsive, che rappresentano un capitolo a sé stante.

Il bambino con perdita di coscienza

La coscienza può essere definita come “consapevo-lezza di sé e dell’ambiente” e si compone di 2 aspetti:

¸ la vigilanza, cioè il fatto di essere svegli, che è ilsupporto necessario della coscienza, ma, da sola,non è sufficiente allo svolgimento delle attività men-tali. La vigilanza è garantita dall’azione dellasostanza reticolare ascendente.

¸ I contenuti della coscienza, cioè il fatto di averecoscienza di sé, di percepire gli stimoli ambientalie di reagire ad essi in modo adeguato. L’assenzadi contenuti della coscienza è segno di lesione acarico degli emisferi cerebrali.

Le alterazioni dello stato di coscienza sono essen-zialmente il risultato di due situazioni:

Le alterazioni dello stato di coscienza comprendonodiversi quadri clinici le cui definizioni sono riportatenella Tabella 1.Nella Tabella 2 vengono riportate le diverse cause dicoma. Di fronte ad un bambino con perdita dello stato di co-scienza, bisogna eseguire un esame neurologico“speciale” che deve analizzare in modo particolare 5funzioni:

1. coscienza;2. respirazione;3. postura, motricità spontanea;4. pupille;5. movimenti oculari.

1. CoscienzaUtili e rapidi strumenti per la valutazione dello stato dicoscienza in (PS) sono L’AVPU (Tabella 3) e il GlasgowComa Scale (GCS) (Tabella 4).

Sintomi e segni neurologici di allarme

Raffaele Domenici, Silvia Ruggieri, Elisabetta Spadoni, Angelina Vaccaro, Lucia MatteucciUO Pediatria Ospedale di Lucca

Grave danno di entrambi gli emisferi

(una lesione a carico di unsolo emisfero in genere nonconduce a compromissione

dello stato di coscienza)

Alterazioni della sostanzareticolare ascendente(di tipo strutturale o

funzionale)

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Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tabella 1.Tipologie di alterazione dello stato di coscienza.

Confusione Il paziente è sveglio, ma disorientato nel tempo, nello spazio, talora nel riconoscimento dei familiari o della suastessa identità. La comprensione è ridotta e le risposte (verbali e motorie) avvengono con latenza (rallentamentopsicomotorio). Il paziente è di solito apatico ed inerte, ma talora può essere agitato, soprattutto durante la notte(inversione del ritmo sonno-veglia).

Delirio confuso Ogni contatto con il paziente è impossibile, a causa della profonda confusione e dell’intensa agitazione. Sonopresenti illusioni ed allucinazioni (soprattutto visive, spesso terrifiche) che alimentano idee deliranti assurde.

Sonnolenza Il malato è immerso in uno stato simile al sonno, dal quale può essere risvegliato facilmente, senza ricorrere a sti-moli intensi né dolorosi. Durante la veglia indotta può essere lucido o presentare sintomi di confusione. Lasciatoa sé, tende a riaddormentarsi.

Stupore Il paziente giace in uno stato di sonno profondo, dal quale può essere risvegliato con stimoli energici e ripetuti,soprattutto dolorifici. Durante la veglia così evocata, appare confuso e può rispondere solo a domande semplicio eseguire ordini elementari.

Coma È uno stato di incoscienza dal quale il paziente non può essere risvegliato, neppure con stimoli dolorosi ripetuti.Gli stimoli evocano di solito attività puramente riflesse (motorie, mimiche, vocali, vegetative). Spesso sono com-promesse le funzioni vitali (respiro, circolazione, attività cardiaca).

Tabella 3.Scala AVPU.

A Alert Paziente vigile

V Voice Risponde alla voce

P Pain Risponde al dolore

U Unresponsive Non risponde agli stimoli

Tabella 2.Cause di coma.

• Mancanza di nutrienti (ipoglicemia, ipossia)

• Avvelenamento (metalli pesanti, etanolo, sedativi, anticonvulsi-vanti, CO, ecc)

• Infezioni (meningite, encefalite, ecc)

• Encefalopatia epatica

• Disturbi endocrini (ipotiroidismo, malattia di Addison, malattia diCushing, feocromocitoma, ecc)

• Disregolazione temperatura corporea (ipo ed ipertermia)

• Uremia

• Stato epilettico

• Causa psichiatrica

• Emorragia cerebrale (15%): intraparenchimale, epidurale, subdu-rale, sub aracnoidea

• Infarto cerebrale (2%)

• Tumori o ascessi (2%)

• Emorragie

• Infarti

Disfunzioni cerebrali diffuse (69% dei casi)

Lesioni sovratentoriali (19% dei casi)

Lesioni sottotentoriali (12% dei casi)

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Sintomi e segni neurologici di allarme

16 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

L’AVPU consiste nel valutare rapidamente (“colpod’occhio”), se il bambino è vigile oppure no e, in talcaso, se è responsivo alla voce, al dolore o se non ri-sponde agli stimoli.La GCS prevede la valutazione combinata delle rispo-ste oculari, verbali e motorie. Ad ognuna di questecorrisponde un punteggio la cui somma rappresentalo score, vale a dire il livello di coscienza del paziente.Un bambino che non è responsivo o responsivo soloal dolore ha un grado significativo di coma ≤8 dellaGCS.

2. RespirazioneLa respirazione è un atto senso-motorio integrato dainfluenze nervose che originano da quasi tutti i livellidell’encefalo e del midollo rostrale. I centri del respirosono situati nella sostanza reticolare della parte cau-dale del tronco encefalico tra la regione medio-pon-tina e la giunzione bulbo-midollare. In caso di comasi possono identificare diversi tipi di respiro (Tabella 5).

3. Postura, motricità spontaneaPer quanto concerne la motilità spontanea e la po-stura, le risposte motorie si valutano in risposta aduno stimolo doloroso (pressione sovraorbitaria, pizzi-cotto sul cucullare) e possono essere finalistiche,afinalistiche oppure assenti.

Le risposte finalistiche, cioè allontanamento dallostimolo doloroso con retrazione rapida dell’arto, mo-vimenti di allontanamento del corpo dallo stimolo do-loroso o spostamento della mano dell’esaminatore,implicano vie sensitive e motorie indenni.

Le risposte afinalistiche, cioè il mancato evitamentodello stimolo, possono consistere in:¸ risposta in flessione del braccio, del polso e delle

dita con adduzione degli arti superiori ed esten-sione, rotazione all’interno e flessione plantare degliarti inferiori (rigidità in decorticazione, probabilelesione della corteccia o del tratto corticospinaleadiacente);

¸ risposta in opistotono, denti serrati, arti superioriestesi addotti e iperpronati e arti inferiori estesi conflessione plantare dei piedi (rigidità in decerebra-zione). Si può pensare a una lesione emisferica bila-terale, a lesioni del mesencefalo o medio pontine,ad alterazioni metaboliche (ipoglicemia, ipossia);

¸ risposta motoria assente. Si osservano solo rea-zioni vegetative (midriasi, iperventilazione, tachi-cardia).

4. PupilleIl passo successivo consiste nella valutazione delledimensioni e della reattività pupillare (riflesso fo-

Tabella 4.GCS in età pediatrica.

GCS per bambino >2 anni GCS per bambino <2 anni

RISPOSTA DI APERTURA DEGLI OCCHI RISPOSTA DI APERTURA DEGLI OCCHISpontanea 4 Spontanea 4A comando 3 Al rumore 3Per il dolore 2 Al dolore 2Nessuna risposta 1 Nessuna risposta 1

RISPOSTA VERBALE RISPOSTA VERBALEOrientata 5 Vocalizza, ride 5Conversazione confusa 4 Piange, è consolabile 4Parole inappropriate 3 Piange, non è consolabile 3Suoni incomprensibili 2 Suoni incomprensibili 2Nessuna risposta 1 Nessuna risposta 1

RISPOSTA MOTORIA RISPOSTA MOTORIAObbedisce al comando 6 Spontanea normale 6Localizzazione stimolo doloroso 5 Localizzazione stimolo doloroso 5Si allontana dal dolore 4 Si allontana dal dolore 4Flessione decorticata 3 Flessione decorticata 3Estensione decerebrata 2 Estensione decerebrata 2Nessuna risposta 1 Nessuna risposta 1

Valori normali: >9 (0-6 mesi) ; >11 (6-12 mesi); >12 (1-2 anni); >13 (2-5 anni); >15 (>5 anni)

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 17

Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tabella 5.Tipologie di respiro nel paziente in coma.

Respiro di Cheynes-Stokes

iniziale aumento della profondità e della frequenza degli attirespiratori fino a un picco massimo, poi graduale diminuzionefino a una breve pausa, seguita da una ripresa del ciclo

Respiro di Kusmaull (iperventilazione)

Respiro di Biot o atassico (ritmo e profondità molto irregolari)

Ritmo molto irregolare, alternanza di iperventilazione e apnee

Respiro apneustico

Fase inspiratoria prolungata e breve fase espiratoria (detto anche “crampo inspiratorio”)

Cause:• lesione diencefalica o cerebrale bilaterale• alterazioni metaboliche• aumento della pressione intracranica• ernia tentoriale

Cause:• lesione tra mesencefalo inferiore e ponte• acidosi metabolica, chetoacidosi, uremia• intossicazione-etanolo, salicilati• alterazioni elettrolitiche e della volemia• ipossia

Cause:• lesione dei centri respiratori bulbari caudali• lesione del midollo

Cause:• lesioni del tronco e del ponte

tomotore). Le aree che controllano il diametro pupil-lare sono anatomicamente vicine a quelle che con-trollano la coscienza, essendo situate a livello deltronco. Le pupille sono quindi un indicatore preziosoper valutare la localizzazione di patologie del troncoche causano coma. Poiché le vie pupillari sono resistenti agli insulti meta-bolici, la presenza di un normale riflesso fotomotorein associazione a segni di disfunzione del tronco è for-temente suggestivo di coma di origine metabolica (Ta-bella 6).

5. Movimenti oculariL’osservazione dei movimenti oculari riflessi permettedi esplorare l’integrità del tronco, per tale motivo ven-gono presi in considerazione il riflesso oculoencefa-lico e quello oculovestibolare con stimolazione calo-rica, descritti nella Tabella 7.

Inoltre, va valutata la presenza di una deviazioneconiugata degli occhi o di segni di paralisi dei

nervi cranici che innervano i muscoli oculariestrinseci. Nel caso di una deviazione coniugata degli occhi, sevi è una lesione cerebrale, la deviazione sarà:• verso la lesione distruttiva in caso di lesione inattiva;

• lontano dalla lesione irritativa (lato opposto) in casodi lesione attiva (es. focolaio contusivo).

Se vi è una lesione del tronco cerebrale, la deviazionesarà lontano dalla lesione distruttiva. Viene altresì va-lutata l’eventuale presenza di anomalie nei movimentioculari da paralisi dei nervi cranici che innervano i mu-scoli oculari estrinseci (Tabella 8).A completamento dell’esame clinico e al fine di defi-nire il coinvolgimento del tronco cerebrale si ricerca ilriflesso corneale. Questo si ottiene stimolando conun batuffolo di cotone l’angolo inferiore laterale dellacornea: si determina così la chiusura forzata dell’oc-chio ipsilaterale. Tale riflesso dimostra l’integrità dellavia afferente (prima branca del trigemino), di quella ef-ferente (nervo facciale) e del centro riflesso positivo.

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18 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA

Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Il bambino senza perdita di coscienza

Alterazioni del tono muscolare e/o dei riflessi osteotendinei

La sofferenza a carico del sistema nervoso centrale operiferico può manifestarsi anche con un’alterazionedella forza e/o del tono muscolare e dei riflessi osteo-tendinei in assenza di perdita di coscienza.Il tono muscolare è comunemente inteso come la re-sistenza incontrata dall’esaminatore quando le artico-lazioni vengono mosse passivamente nelle varie dire-

zioni dello spazio. La valutazione formale del tono siesegue chiedendo al bambino di stare quanto piùtranquillo possibile (compatibilmente con l’età) per poiflettere passivamente ed estendere i segmenti corpo-rei in successione in corrispondenza delle principaliarticolazioni. L’ipotonia è caratterizzata da una scarsarisposta a queste manovre e dal ballottamento (i mu-scoli appaiono flaccidi), mentre l’ipertonia può es-sere caratterizzata da spasticità (aumento progres-sivo della resistenza durante i primi movimenti di fles-

Tabella 6.Aspetto delle pupille e loro significato.

Pupille miotiche (2-3 mm), reattive:lesioni midollari, lesioni diencefaliche, alterazioni metaboliche

Pupille a punta di spillo (1-2 mm): se fisse û lesioni pontine, se non fisse û intossicazione da oppiacei, barbiturici

Pupille dilatate bilateralmente, fisse: danno cerebrale irreversibile (shock, emorragia massiva, encefaliti), farmaci anticolinergici(atropina), ipotermia, convulsioniPupille dilatate bilateralmente reattive: successivamente a stroke, farmaci anticolinergici

Pupilla dilatata unilateralmente, fissa: lesione a rapida diffusione omolaterale (emorragia subdurale, tumore), ernia del tentorio,lesione del nucleo del 3° nc, gocce oculari anticolinergiche, convulsioni

Tabella 7.Movimenti oculari riflessi.

Riflesso oculoencefalico (degli occhi di bambola)

Con gli occhi aperti si gira velocemente latesta da una parte all’altra (N.B. valutareprima la colonna cervicale!)

Riflesso oculovestibolare con stimolazione calorica:

con la testa sollevata di 30° si inietta acquaghiacciata nel canale auricolare per mezzodi un piccolo catetere (dopo essersi accer-tati che il tronco sia integro)

Risposta normale

In un paziente vigile cosciente la mobilizza-zione passiva laterale del capo è accom-pagnata da concomitante movimento late-rale degli occhi

Risposta normale:

nel soggetto vigile cosciente l’irrigazionecon acqua fredda di un orecchio comportaun nistagmo con fase lenta ipsilaterale allairrigazione

Risposta patologica

• paziente in coma con tronco encefalicointatto: il movimento degli occhi è in di-rezione opposta al lato in cui viene giratala testa, come se continuasse a fissarela posizione iniziale

• paziente in coma con lesioni del mesencefalo o del ponte:

il movimento è random

Risposta patologica:

• paziente in coma con tronco cerebraleintatto: deviazione coniugata degli occhiverso l’orecchio irrigato

• paziente in coma con lesioni al tronco ce-rebrale: nessuna reazione

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 19

Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tabella 8.Cause e segni di paralisi dei nervi oculomotori.

Nervo cranico

Muscoli innervati

Muscolo retto superiore, retto infe-riore, retto mediale, obliquo inferiore,elevatore delle palpebre

Muscolo obliquo superiore

Muscolo retto esterno

Segni di paralisi del nervo

• Strabismo divergente• Difetto di rotazione dell’occhio

verso l’interno, l’alto e il basso• Diplopia orizzontale• Midriasi fissa omolaterale

• Inclinazione compensatoria dellatesta verso il lato opposto all’oc-chio con un muscolo paretico

• Slivellamento dei globi oculari sulpiano orizzontale

• Difetto di rotazione dell’occhio inbasso e in dentro

• Diplopia verticale

• Strabismo convergente• Difetto di rotazione dell’occhio

verso l’esterno• Diplopia orizzontale

Cause di paralisi

• Ernia cerebrale• Compressione (ad es. frattura del

cranio)• Lesione intrinseca (es. diabete)• Compressione (aneurisma, tumore)

• Aumento della pressione endocra-nica

• Infezione meningea• Lesione pontina• Trauma, neoplasia

sione e di estensione passiva con successiva diminu-zione della resistenza) e rigidità (resistenza continuaal movimento passivo). La localizzazione della lesione può verificarsi a vari li-velli del sistema nervoso centrale e periferico e siesprime con sintomi e segni diversi a seconda dellasede anatomica coinvolta (alterazioni del tono musco-lare, dei riflessi osteotendinei, dei nervi cranici, della

sensibilità, degli sfinteri ecc). In alcuni casi, tali segni esintomi si associano identificando particolari sindromi.Lo stabilire una diagnosi corretta è spesso possibileproprio grazie alla localizzazione anatomica della le-sione; in altre parole, la localizzazione anatomica con-tribuisce alla definizione di una diagnosi differenziale.Nelle Tabelle 9, 10 e 11, riprese da Marshall e Mayer,sono riassunti i segni e sintomi che aiutano a definire

Tabella 9.Localizzazione a livello del sistema nervoso piramidale.

Sede

Corteccia

Corona radiata

Capsula interna

Tronco encefalico

Midollo spinale

Sintomi

• Deficit di forza del soma e della faccia didiverso grado

• Sintomi sensitivi• Alterazioni del linguaggio, della vista e

dell’attenzione

• Debolezza di diverso grado del soma edella faccia

• Deficit di forza puro

• Paralisi unilaterale o bilaterale• Diplopia, disartria, disfagia• Vertigini

• Difficoltà nella stazione eretta• Difficoltà nell’andatura• Incontinenza urinaria

Segni

• Deficit frazionato (ad es., maggiore a li-vello del braccio rispetto alla gamba e allafaccia)

• Afasia, emianopsia, emineglect• Deficit della sensibilità primaria e corti-

cale• Disturbo cognitivo

• Paralisi frazionata• Deficit della sensibilità primaria

• Il viso, il braccio e la gamba sono colpitiin modo omogeneo

• Emiparesi omogenea• Deficit dei movimenti oculari o orofaringei

• Il volto è risparmiato• Tetra (cervicale) o paraparesi (toracica)

spastica• Livello sensitivo

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Sintomi e segni neurologici di allarme

Tabella 10.Localizzazione a livello del sistema motorio periferico.

Sede

Corna anteriori

Radice/plesso

Nervo

Giunzione neuromuscolare

Muscolo

* EMG = elettromiografia

Sintomi

• Progressiva paralisi flaccida

• Debolezza e deficit sensitivo di un sin-golo arto

• Dolore localizzato al collo, regione lom-bare o arto

• Deficit di forza focale (mononeurite)• Deficit di forza distale (polineuropatia)

• Debolezza muscolare fluttuante• Diplopia

• Debolezza muscolare prossimale• Difficoltà nel salire le scale o pettinarsi• Dolori muscolari• Riduzione della massa muscolare• Debolezza, fascicolazioni• Non deficit sensitivi

Segni

• Ipotrofia, debolezza, fascicolazioni. Nondeficit sensibilità

• Deficit di forza in territorio radicolare o diplesso

• Segni di denervazione all’EMG* nei mu-scoli interessati

• Ipostenia focale o distale• Atrofia dei distretti muscolari interessati• Fascicolazioni• Iporeflessia• Denervazione all’EMG• Diminuzione velocità di conduzione e

ampiezza

• Diminuzione della risposta EMGrafica constimolazione ripetitiva

• Debolezza muscolare prossimale• Conduzione nervosa nella norma• All’EMG unità motorie polifasiche con

ampiezza ridotta

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la localizzazione della lesione dal cervello alla perife-ria, tenendo conto dei due principi generali:• una patologia che interessa il sistema nervoso pi-

ramidale è caratterizzata da aumento del tonomuscolare, spasticità e iperriflessia

• una causa che interessa il sistema motorio perife-rico (neuroni delle corna anteriori del midollo spi-nale, nervi periferici, giunzione neuromuscolare,muscolo) ha esito in ipotonia, flaccidità e ipori-flessia.

In caso di localizzazione a livello del midollo spi-nale, la sede precisa può essere stabilita sulla basedella combinazione delle vie spinali coinvolte (Ta-bella 11).

Interessamento dei nervi cranici

Talvolta, invece, il sintomo di esordio neurologico è rap-presentato dalla compromissione di uno o più nervicranici; anche in tal caso la sintomatologia ci puòorientare sulla localizzazione della lesione (Tabella 12).Le situazioni che si possono presentare sono varie:• bambino con la compromissione del visus: in tal

caso vi può essere o una compromissione delnervo ottico, del tratto ottico e/o della corteccia vi-siva o una compromissione dei nervi oculomotori(vedi Tabella 8). Innanzitutto, bisognerà osservaregli occhi del bambino all’altezza delle palpebre no-tando se vi sono asimmetrie di queste ultime (ptosiparziale o completa, retrazioni palpebrali), se vi è

Tabella 11.Localizzazione a livello del midollo spinale.

Sede

Sindrome Di Brown-Sequard(emimidollo)

Midollo anteriore

Midollo centrale

Midollo posteriore

Foramen magnum

Cono midollare

Cauda equina

Segni e sintomi

• Emiparesi omolaterale• Emianestesia tattile, termica, dolorifica

contro laterale• Perdita del senso di posizione e sensibi-

lità vibratoria omolaterale• Deficit sfinterici

• Paralisi del 1° e 2° motoneurone• Emianestesia tattile, termica, dolorifica• Deficit sfinterici• Risparmio della colonna posteriore

• Paraparesi• Paralisi del 2° motoneurone• Debolezza e fascicolazioni alle braccia• Anestesia a scialle (in caso di lesione cer-

vicale)

• Perdita del senso di posizione e sensibi-lità vibratoria

• Parestesie ed intorpidimento segmentari• Sensazione di costrizione a banda

• Tetra paresi spastica • Dolore e irrigidimento al collo• Intorpidimento da C2 a C4 e facciale• Sindrome di Horner omolaterale• Deficit motorio della lingua e del trapezio

• Anestesia a sella (S2-S5)• Deficit sfinterici, impotenza• Lombalgia e dolore rettale• Deficit motorio da L5 a S1 (ipostenia delle

ginocchia e delle caviglie)

• Disturbi sfinterici• Paraparesi con debolezza muscolare in

territorio di distribuzione di più radici• Anestesia in territorio di distribuzione di

più radici

Cause comuni

• Trauma penetrante• Compressione estrinseca del midollo

• Ischemia dell’arteria spinale anteriore(spesso da T4 a T8)

• Siringomielia• Danno nella flesso-estensione del collo• Tumori intramidollari

• Deficit di vitamina B12• Demielinizzazione (sclerosi multipla)• Compressione esterna

• Tumore (meningioma, cordoma)• Sublussazione dell’atlante

• Tumori intramidollari• Compressione midollare esterna

• Tumori estrinseci• Meningite carcinomatosa• Aracnoidite• Stenosi spinale

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22 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA

Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

protrusione del globo oculare (esoftalmo) o retra-zione (enoftalmo). Successivamente, dovranno es-sere osservate le pupille per constatare asimme-trie (anisocoria) o irregolarità dei contorni (colobomiiridei, aniridia). Si deve poi valutare il riflesso pupil-lare alla luce chiedendo al bambino di guardarelontano e ponendo all’improvviso, da un lato o dalbasso, una luce di fronte all’occhio aperto (riflessodi costrizione diretta) e poi ponendola davanti al-l’occhio controlaterale (riflesso di costrizione con-sensuale). La branca afferente del riflesso pupillarealla luce è costituita dalla retina, dal nervo ottico,dal chiasma e dai tratti ottici; la branca efferente èrappresentata dalle fibre parasimpatiche pregan-gliari del nervo oculomotore (3° nc). Il diametro pu-pillare è controllato da 2 muscoli lisci: il dilatatore,innervato dal simpatico, e il costrittore innervatodal parasimpatico. Chiedendo al bambino di guar-dare un oggetto vicino si deve anche valutare laconvergenza degli occhi che deve essere accom-pagnata da un riflesso di costrizione pupillare (ri-

flesso di accomodazione). Quindi, si prosegue conl’esame del campo visivo: bisogna chiedere al sog-getto di coprirsi un occhio con una mano e di fis-sare l’occhio controlaterale dell’esaminatore. Pren-dendo un oggetto colorato, lo si muove secondoun arco curvo dall’estremità laterale del campo vi-sivo dell’occhio da esaminare verso l’interno sinoa che il bambino non dica di averlo visto. Bisognapoi proseguire l’esame valutando il campo visivonelle quattro direzioni laterali dello spazio (nord-est,nord-ovest, sud-est, sud-ovest) e poi passare al-l’occhio controlaterale. Un’alterazione del campovisivo è da imputare ad una lesione della retina delnervo ottico, dei tratti ottici o della corteccia visiva.La funzionalità dei nervi oculomotori può esserevalutata chiedendo al bambino di fissare un og-getto o la luce di una lampadina dapprima tenutaimmobile al centro del campo visivo e poi spostatalateralmente e verticalmente. Deve essere valutatodapprima un occhio e poi l’altro. Al bambino piùgrande bisogna chiedere se, durante questi movi-

Tabella 12.Compromissione nervi cranici: sintomatologia e localizzazione della lesione.

Segni e sintomi

• Paralisi nello sguardo verticale• Paralisi del 3° nc (la presenza anche di nistagmo nell’occhio controlaterale quando è abdotto rappresenta

l’oftalmoplegia internucleare, OIN)• Paralisi del 4° nc• Segni motori contro laterali (in caso di emiparesi rappresenta la S. di Weber, in caso di atassia la S. di

Claude, in caso di tremori o corea la S. di Benedikt)• Alterazioni dello stato di coscienza, della percezione o del comportamento (allucinosi di origine

peduncolare)

• Disartria e disfagia• Emiparesi ed emianestesia controlaterale• Anestesia del volto omolaterale (% NC)• Deficit nello sguardo verticale omolaterale (formazione reticolare pontina paramediana, FRPP, o

S. one-and-half-FRPP o fascicolo longitudinale mediana FLM)• Nistagmo orizzontale, atassia

• Vertigini (8° nc)• Disartria• Nistagmo orizzontale e verticale• Emianestesia e emiparesi contro laterale

• Sindrome di Horner omolaterale• Dismetria omolaterale• Deficit sensitivo nel volto omolaterale e nel soma contro laterale (sindrome di Wallenberg)• Atassia• Vertigini, capogiro (8° nc)• Disfagia (9°,10°,12° nc)

• Emiplegia• Deficit del cordone posteriore contro laterale• Deficit motorio della lingua omolaterale (deficit 12° nc)

Sede

Mesencefalo

Ponte

Passaggio ponte-midolloallungato

Porzione laterale delmidollo allungato

Porzione centrale delmidollo allungato (rara)

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Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

menti, vede doppio (diplopia). Occorre aver benpresente quali sono i muscoli innervati dai singolinervi oculomotori e quindi gli effetti che si hannoda una lesione a carico di tali nervi (vedi quantodescritto per il bambino con perdita di coscienza);

• bambino con una compromissione dei muscolimimici della faccia (innervati dal nervo facciale, 7°nc). Il nervo facciale è un nervo principalmentemotorio che innerva i muscoli mimici della faccia:in particolare, il muscolo frontale, il muscolo orbi-colare delle palpebre, il muscolo orbicolare dellabocca e il platysma.Per valutare i muscoli mimici, bisogna innanzituttoosservare il volto del bambino a riposo per even-tuali asimmetrie: vanno osservate attentamente lepieghe nasolabiali e frontali, i gruppi muscolari in-feriori e superiori e i movimenti spontanei comel’ammiccamento e il sorriso. Successivamente, siinvita il bambino a mostrare i denti in un sorriso di-grignandoli energicamente, a soffiare mentre le ditadell’esaminatore vengono poste leggermente sulleguance per valutare la forza dei muscoli, a fingeredi dare un bacio, a chiudere gli occhi energica-mente contro la forza esercitata dalle dita dell’esa-minatore poste a sollevare le palpebre, a guardarein alto, a sollevare le sopracciglia, a corrugare lafronte. Durante tutte queste manovre si devonoosservare attentamente i gruppi muscolari per sim-metria e capacità funzionali.Paralisi facciale periferica: lesioni del nucleo odel nervo causano una paralisi facciale globale cheinteressa i muscoli superiori ed inferiori del volto.Paralisi facciale centrale: interessa solo i mu-scoli della metà inferiore del volto;

• bambino con compromissione del meccanismodi deglutizione e/o dei movimenti della lingua e/odella capacità di parlare. In tal caso vi può essereuna lesione a carico del nervo glossofaringeo (9°nc) e/o del nervo vago (10° nc) e/o del nervo ipo-glosso (12° nc). I nuclei di tali nervi sono situati nelbulbo. Nella Tabella 13 sono riportate le funzioni ele aree di innervazione di tali nervi.

• bambino con compromissione del nervo acces-sorio o spinale (11° nc).È un nervo motorio che innerva il muscolo sterno-cleidomastoideo ed il trapezio.

I segni di una compromissione di tal nervo sono i se-guenti: • paralisi del muscolo sternocleidomastoideo unila-

terale e difficoltà a ruotare la testa verso il lato op-posto. L’esaminatore applica la mano contro l’emi-faccia del paziente invitandolo a ruotare il capocontro la resistenza. In caso di paralisi, la testa nonpuò essere ruotata e non si vede o si palpa la con-trazione del muscolo. Nella paralisi bilaterale i mu-scoli sono atrofici ed il malato non riesce a solle-vare il capo dal cuscino; in posizione eretta la te-sta tende a cadere all’indietro;

• paralisi del trapezio: il malato non è in grado di sol-levare il moncone della spalla contro la resistenzadell’esaminatore.

Sintomi e segni neurologici quali spie di malattie oncologiche

1. Sindromi paraneoplastiche ad estrinsecazione neu-rologica

2. Sintomi e segni neuro-endocrini quali spie di malat-tie oncologiche

3. Effetto massa su strutture nervose periferiche ecentrali

4. Ipertensione endocranica

1. Sindromi paraneoplastiche ad estrinsecazione neurologicaLe sindromi neurologiche paraneoplastiche compren-dono un gruppo di malattie neurologiche patogeneti-camente correlate alla neoplasia, ma non attribuibilialla diretta invasione da parte del tumore del sistemanervoso o ad altre cause di danno indiretto quali fat-tori tossici, metabolici, infettivi o coagulativi. La neo-plasia associata, generalmente caratteristica per le di-verse sindromi, non è sempre di facile riscontro.

Tabella 13.Funzioni e aree di innervazione del 9°, 10° e 12° nc.

Nervo glossofaringeo (9°) Componente sensitiva: innerva il terzo posteriore della lingua, la faringe e l’orecchio medioComponente motoria: innerva il muscolo stilo faringeo

Nervo vago (10°) Componente sensitiva: innerva la membrana del timpano, il meato acustico esterno e l’orec-chio esternoComponente motoria: innerva i muscoli del palato, della faringe, della laringe (nervo ricorrente)

Nervo ipoglosso (12°) Componente motoria: muscoli intrinseci della lingua

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24 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA

Sintomi e segni neurologici di allarme

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Un esempio di sindrome paraneoplastica è l’opso-clono-mioclono (“eye dancing syndrome”) unasindrome neurologica che si manifesta solitamentesecondariamente alla presenza di tumori quali neuro-blastoma, ganglioglioma, ganglioneuroblastoma o se-condariamente ad altre condizioni patologiche qualiencefaliti virali, encefalopatie tossiche e metaboliche,emorragie talamiche. La sindrome si caratterizza per la presenza di opso-clonomioclono cioè movimenti oscillatori rapidi, co-niugati degli occhi in ogni direzione spesso associati,nel bambino, a disturbi del movimento (atassia, mio-clonie).

2. Sintomi e segni neuro-endocrini quali spie di malattie oncologicheTalvolta un tumore può manifestarsi con segni e sin-tomi neuroendocrini, come il diabete insipido, possi-bile segno di esordio di neoplasie infiltranti il pedun-colo ipofisario e/o la neuroipofisi. Ad esempio i germinomi cerebrali, tumori maligni de-rivanti da cellule germinali residue, tipicamente a sedelungo la linea mediana, esordiscono quasi uniforme-mente con un diabete insipido.

3. Effetto massa su strutture nervose periferiche e centraliAltre volte i segni e sintomi neurologici di allarme pos-sono essere l’espressione di un effetto massa su strut-ture nervose periferiche o centrali. È il caso della sindrome di Claude-Bernard-Hor-ner, detta anche sindrome oculopupillare, che èespressione di un danno a carico del sistema nervososimpatico cervicale causato da una massa cervico-toracica, che più spesso nel bambino è un neurobla-stoma o un sarcoma di Ewing. Dal lato in cui il sistema nervoso simpatico è stato lesosi noteranno:• ptosi palpebrale;• enoftalmo;

• miosi;• anidrosi, ossia l’assenza di sudorazione sul volto

e di lacrimazione.

4. Ipertensione endocranicaSegni e sintomi di esordio neurologico possono es-sere anche l’espressione di un’ipertensione endo-cranica:• macrocefalia: fontanella bombata, arresto dell’ac-

crescimento, segno del “sol calante”, pianto acuto;• diplopia;• cefalea;• alterazioni mentali;• nausea e vomito;• papilledema.

A questo proposito, di fronte ad un bambino con ce-falea, è indispensabile prima di tutto poter differen-ziare una cefalea primaria o essenziale da una secon-daria (Tabella 14). Quest’ultima è quella forma di ce-falea che sottende una patologia sottostante, tra cuicause neurologiche quali tumori cerebrali, idrocefalo,emorragie intracraniche.Nei bambini, la necessità di escludere lesioni tumoralicerebrali può far considerare più frequentemente chein età adulta il ricorso alle neuroimmagini; tuttavia, oc-corre ricordare che l’incidenza dei tumori cerebrali inetà pediatrica si attesta intorno allo 0,003% per anno.Inoltre, da uno studio del “Childhood Brain TumorConsortium” su 3000 pazienti con cefalea dovuta atumore cerebrale, si evince che più del 99 % presentaalmeno un sintomo neurologico associato e il 98% al-meno un segno obiettivo neurologico. Nella Tabella15 sono riportate le indicazioni ad un approfondimentodiagnostico. L’esame strumentale per eccellenza è la risonanzamagnetica cerebrale (la TAC encefalo è da effettuaresolo nelle condizioni di urgenza, nel sospetto diun’emorragia).

Tabella 14.Cause di cefalea secondaria.

• Infezioni vie aeree superiori con o senza febbre

• Sinusiti

• Faringiti

• Meningiti

• Ipertensione

• Abuso di sostanze tossiche (es. cocaina)

• Farmaci (steroidi, contraccettivi orali)

• Intossicazioni (piombo, monossido di carbonio)

• Malfunzionamento shunt ventricolo-peritoneale

• Tumori cerebrali

• Idrocefalo

• Emorragia sub-aracnoidea

• Emorragia intracranica

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Tabella 15.Cefalea: indicazioni alla neuroimaging.

- Mal di testa ad insorgenza recente- Cefalea in progressivo peggioramento- Cefalea che esordisce di notte e sveglia il paziente- Cefalea costante- Cefalea occipitale o strettamente unilaterale- Presenza di sintomi neurologici focali

- Presenza di vomito a getto- Cefalea esacerbata da tosse, starnuti, sforzi, cambiamenti di

posizione- Non evidenti fattori scatenanti né familiarità per emicrania- Atassia - Presenza di sindromi neurocutanee- Segni meningei

Periferiche:da interessamento

dell’orecchio internoe dell’8° nc

Centrali:da interessamento deltronco dell’encefalo o del lobo temporale

Il bambino con disturbi dell’equilibrio e del movimento

Il sintomo neurologico di allarme può essere anche undisturbo dell’equilibrio e/o del movimento come ver-tigini, atassia, ipo- o ipercinesia.La vertigine è un senso di rotazione (soggettiva o og-gettiva) con instabilità posturale descritta più o menochiaramente nel bambino che ha più di 3 anni. Nei più piccoli, il disturbo può essere sospettatoquando il bambino si aggrappa per evitare di cadereo ha una espressione spaventata o chiude gli occhi.Spesso concomitano nausea e nistagmo. Le vertigini si differenziano in periferiche e centrali

Le cause delle vertigini sono varie, come riportato nellaTabella 16. Le vertigini possono essere distinte in pe-riferiche e centrali già a partire dal quadro clinico,come descritto nella Tabella 17.La presenza di tinnito, ipoacusia, dolore, sensazionedi pienezza all’interno dell’orecchio, oltre che di nau-sea e vomito è molto più frequente nelle forme peri-feriche. Una storia di episodi intermittenti di vertigini intense èmolto più compatibile con una lesione periferica, dalmomento che le vertigini centrali hanno la tendenzaad essere persistenti e meno intense.All’esame obiettivo dovrà essere valutata la presenzadi:• arrossamento o aumento del termotatto posterior-

mente all’orecchio, indice di mastoidite, labirintitesierosa o batterica;

• segni e sintomi di interessamento di nervi cranicida tumori del SNC (ad esempio tumori dell’angolopontocerebellare);

• nistagmo: un nistagmo spontaneo può essere cau-sato sia da una vertigine centrale che da una ver-tigine periferica. Il nistagmo secondario ad una di-

Tabella 16.Vertigini periferiche e centrali: cause.

Vertigini periferiche

Forme ad esordio acuto:• neurite vestibolare virale• labirintite virale• otite media acuta o cronica• cinetosi• trauma labirintico (per frattura della rocca petrosa o temporo-

parietale)• neurinoma dell’8° nc (raro)

Forme ad esordio progressivo:• sindrome di Meniere (nella pubertà)• canalolitiasi• farmaci ototossici (amino glicosidi, fenitoina, furosemide, sa-

licilati, mercurio)

Vertigini centrali

• Emicrania• Ipoglicemia• Trauma• Epilessia (crisi parziale o complessa)• Tumore• Infezione del SNC• Sclerosi multipla

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Sintomi e segni neurologici di allarme

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sfunzione vestibolare è comunemente un nistagmoa scatto, con la componente lenta verso il lato dellalesione, che aumenta quando il paziente guardaverso tale lato. Il nistagmo è primariamente oriz-zontale e diminuisce con la fissazione dellosguardo. Un’origine centrale del nistagmo è pro-babile se esistono componenti verticali o esclusi-vamente rotatorie e se il nistagmo cambia di dire-zione quando la direzione dello sguardo viene al-terata.

L’atassia è un disturbo dell’equilibrio e della coordina-zione che può essere distinto in una forma acuta o ri-corrente e in una forma cronica o progressiva. Le causedi queste due forme sono elencate nella Tabella 18.Può capitare che il bambino venga accompagnato inPS anche per disturbi di tipo ipercinetico del mo-vimento. In tal caso, per poter stabilire la tipologia deldisturbo e quindi orientarsi nella diagnosi, può essereutile far riferimento a quanto riportato nella flow-chartche segue (Figura 1).

Tabella 18.Cause di atassia.

Atassia acuta o ricorrente

• Ingestione di farmaci

• Post-infettiva/immune (cerebellite acuta post-infettiva, sindrome di Miller-Fisher, encefalopatia mioclonica, neuroblastoma, sclerosi multipla)

• Encefalite-tronco cerebrale

• Traumatica (post-contusiva, ematoma, occlusione vertebro-basilare)

• Emicrania (basilare, vertigine parossistica benigna)

• Malattie genetiche (atassia dominante ricorrente, deficit di piruvato-decarbossilasi, deficit di carnitina)

• Malattie vascolari (emorragia cerebellare, lupus, malattia di Kawasaki)

• Pseudo atassia (epilettica)

• Tumore cerebrale

• Reazione di conversione

Atassia cronica o progressiva

• Tumori cerebrali primitivi (astrocitoma cerebellare, medulloblastoma, ependimoma)

• Atassie congenite (aplasia cerebellare, aplasia del verme, malformazione di Chiari)

• Atassie ereditarie (atassia di Friedreich, atassia-telengectasia)

Tabella 17.Vertigini e quadro clinico.

Vertigini periferiche

• vertigine oggettiva ad insorgenza acuta, violenta, in genereabbastanza breve, accompagnata da cospicuo corteo neu-rovegetativo (nausea, vomito, pallore, sudorazione, ipoten-sione, tachicardia)

• disturbi dell’equilibrio statico e dinamico con tendenza a ca-dere o a deviare verso il lato ipovalente

• deviazione degli arti superiori verso il lato ipovalente

• presenza di nistagmo orizzontale-rotatorio, ritmico che batteverso il lato ipervalente, emidirenzionale

• comparsa di acufeni e di ipoacusia monolaterale di tipo neu-rosensoriale

• assenza di sintomi e segni neurologici

Vertigini centrali

• insorgenza subdola

• intensità minore rispetto alle vertigini periferiche

• persistente, continua o sub continua

• assenza di sintomi neurovegetativi (nausea e vomito)

• disturbi uditivi raramente presenti

• presenza di sintomi e segni neurologici

• nistagmo multidirenzionale, batte nelle direzione dello sguardoe aumenta con la fissazione visiva

• (nistagmo di fissazione). Può essere orizzontale fisso, rotato-rio puro o verticale (con scosse verso l’alto e il basso).

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Rapida

Rapida

MioclonoBallismoCorea

Tremori

Atetosi o distonia

TIC

Posturali

Intenzionali

Cerebellari o dalesioni del tronco

encefalico

A riposo

Metabolico,essenziale ofisiologico

IPERCINESIA

Ritmica?

NONO

Figura 1.Flow-chart per l’inquadramento diagnostico delle ipercinesie.

Lenta o sostenuta

Controllabile

MultifocaleProssimaleDistale

Bibliografia essenzialeBibliografia essenziale

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Introduzione

L’anafilassi è una reazione allergica sistemica grave arapida insorgenza e potenzialmente fatale, dovuta alrapido e massivo rilascio IgE-mediato, indotto dal con-tatto con l’allergene, di potenti mediatori dai masto-citi tissutali e dai basofili del sangue periferico. L’anafilassi è una condizione clinica generalizzata cheinclude segni e sintomi cutanei, respiratori, cardiova-scolari, gastrointestinali e neurologici, determinantisvariati quadri clinici non sempre di facile identifica-zione, in rapporto al diverso associarsi di orticaria, an-gioedema, vomito, diarrea, asma, dispnea, edemadella glottide, ipotensione, shock, ma che tuttavia ri-chiede un approccio diagnostico tempestivo e cor-retto. Ad oggi non esistono criteri clinici univocamenteaccettati per definire l’anafilassi, sebbene quelli pro-posti da Sampson nel 2003 e rivisitati nel 2005 dallaSIAIP, siano entrati a pieno titolo nell’uso comune.

Le dimensioni del problema

Considerando l’ampio range di incidenza dell’anafi-lassi nella popolazione generale, compreso tra3,2/100.000 e 90/100.000 casi/anno, non vi è attual-mente univocità sulla reale prevalenza dell’anafilassinella popolazione pediatrica (Tabella 1).

Vi sono infatti valutazioni molto differenti in rapportonon soltanto all’età della popolazione studiata e al di-segno dello studio, ma soprattutto alla definizione uti-lizzata per caratterizzare l’evento. In generale, relativa-mente all’anafilassi da alimenti, il Food Allergy and Ana-phylaxis Network riporta un’incidenza di circa 30casi/100.000 individui-anno (popolazione generale).

Cause di anafilassi

Sebbene qualsiasi sostanza sia potenzialmente ca-pace di determinare anafilassi, le più frequenti causedi anafilassi IgE-mediata sono alcuni alimenti (adesempio, arachidi, noci, crostacei, pesce, latte, uovae grano), le punture d’insetto, i farmaci e il lattice. È altresì importante considerare come non sempre siriesca ad identificare la causa scatenante l’anafilassi.In questi casi è sempre bene considerare l’eventua-lità di un’anafilassi idiopatica.Secondo un recente documento stilato dalla Com-missione per l’Allergia alimentare, Anafilassi e Eczemaatopico della SIAIP, relativamente alla popolazione ita-liana presa in esame, gli alimenti costituiscono i prin-cipali allergeni responsabili di anafilassi in età pedia-trica. In particolare il latte vaccino (41%), la frutta secca(23%), la frutta fresca (9%) e l’uovo (7%) sono quellimaggiormente responsabili di reazioni anafilattiche.

Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

Annalisa Ferlisi, Giuseppe LiottaBiomedicina Immunologia Molecolare - IBIM “Alberto Monroy”, Consiglio Nazionale delle Ricerche(CNR), PalermoCristina Sferrazza, Francesca FerraraIstituto Scuola di Specializzazione Pediatria, Università Studi PalermoStefania La GruttaDocente Allergologia Pediatrica - Scuola di Specializzazione Pediatria, Università Studi Palermo

Tabella 1.Anafilassi: incidenza.

Autore Popolazione Incidenza (x100.000/Anno)

Calvani et al (Italia) 2006 0-14 anni 3,7

Peng, Arc Int Med 2004 Adulti/bambini 8,4

Mullins, CEA 2003 Adulti/bambini 9,9

Bohlke, JACI 2004 0-18 anni 10,5

Yocum, JACI 1999 Adulti/bambini 21

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Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

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Nella ricerca della causa scatenante l’anafilassi e dellaprevenzione delle eventuali recidive non è infrequenteimbattersi nel problema dei cibi nascosti. L’ingestione di alimenti occulti può essere legata acontaminazioni involontarie, a contaminazione con al-lergeni quali l’Anisakis Simplex (parassita di pesci ecrostacei dotato di elevato potere allergizzante), a er-rori o imprecisioni di elencazione di ingredienti ripor-tati nelle etichette, a manipolazione genica con intro-duzione di nuovi allergeni.Un’altra causa di anafilassi è rappresentata dall’eser-cizio fisico (EIA). Questo evento, descritto per la primavolta nei primi Anni Settanta, fu definito come una sin-drome reattiva grave scatenata da qualsiasi sforzo fi-sico o sport. Il corteo sintomatologico di tale sindrome prevede lacomparsa di prodromi quali astenia, prurito, calore ederitema generalizzato, seguiti da orticaria e angioe-dema e, qualora l’esercizio fisico non venisse pronta-mente interrotto, coinvolgimento dell’apparato respi-ratorio, gastrointestinale e cardiocircolatorio. Esistonodiverse varianti di EIA:• Alimento-indotta • Farmaco-indotta• Aeroallergene-indotta

Nel primo caso, le manifestazioni compaiono solita-mente entro 3 ore dall’ingestione dell’alimento. Il fat-tore scatenante è rappresentato dall’attività fisica, perquanto l’anafilassi dipenda dall’allergia ad un partico-lare alimento assunto prima di essa. In questi soggettiil solo sforzo fisico, non preceduto dall’assunzionedello specifico alimento, non determina alcuna rea-zione. Non sempre risulta facile l’identificazione del-l’alimento responsabile della sintomatologia. In que-sti casi si parlerà di “non specific food dependent exer-cise-induced anaphylaxis”. Meno frequenti sono leforme di EIA indotte da farmaci e aeroallergeni.

Fattori di rischio

I principali “fattori di rischio” per anafilassi sono indi-cati nella Tabella 2.

Segni e sintomi

Generalmente, si ritiene che ci sia una diretta correla-zione tra l’immediatezza dell’esordio dei sintomi, in se-guito all’esposizione all’agente scatenante, e la severitàdell’episodio: più rapido è l’esordio, più grave saràl’evento. I sintomi dell’anafilassi di solito esordisconoentro pochi minuti ma, occasionalmente, possono ve-rificarsi anche dopo un’ora dall’esposizione all’allergene.È possibile quindi che i segni ed i sintomi possano se-guire un andamento monofasico, con risoluzione dellasintomatologia nell’arco di ore, o che nel 20% dei casisi osservi un andamento bifasico caratterizzato dal ri-petersi dell’episodio acuto a distanza di 2-8 ore dalprimo episodio. Più raramente si assiste nel 25% deipazienti con anafilassi sistemica severa adeguatamentetrattata, al manifestarsi di anafilassi protratta, carat-terizzata dalla persistenza dei sintomi respiratori e car-diovascolari. Un ritardo nella somministrazione di adre-nalina e una storia di asma grave sono tra i fattori di ri-schio più significativi per un decesso da anafilassi. Ilcorteo sintomatologico può caratterizzarsi per il coin-volgimento di più organi e apparati come elencato nellaTabella 3.Non è infrequente la presenza di segni e sintomi pro-dromici di anafilassi quali:• formicolio diffuso;• prurito e senso di calore al cuoio capelluto, palmi

e piante di mani e piedi;• prurito orale e faringeo;• sensazione di costrizione alla gola;• sensazione di gonfiore a labbra e lingua.

È altresì importante ricordare però che tali segni e sin-tomi possono essere assenti. Le manifestazioni più se-vere dell’anafilassi, che ne condizionano la prognosi,sono quelle a carico dell’apparato respiratorio e diquello cardiocircolatorio. Secondo recenti studi, l’or-gano bersaglio principale della anafilassi sistemica èrappresentato dall’apparato cardiocircolatorio: nellamaggior parte dei casi, si rileva ipotensione seconda-ria alla caduta delle resistenze periferiche con ipovole-mia, aritmie ventricolari, arresto cardiaco e shock.

Tabella 2.Anafilassi: principali fattori di rischio.

Fattori di rischio Considerazioni

Età Alto rischio per anafilassi severa da alimenti in adolescenti e giovani; alto rischio per anafilassi severa da puntura di imenottero in adulti.

Patologie concomitanti Asma grave. Malattie cardiovascolari. Mastocitosi (livelli basali di triptasi elevati).Atopia (livelli basali di triptasi elevati). Infezioni acute. Stress.

Terapie farmacologiche concomitanti β-bloccanti. ACE-inibitori. Sartanici.

Altri fattori Esercizio fisico.

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Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

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Stadiazione dell’anafilassi

In relazione al tipo di segni e sintomi presentati dal pa-ziente, l’anafilassi può essere classificata come lieve,moderata e grave. Sono stati proposti numerosi tenta-tivi di grading dell’anafilassi e ad oggi uno dei modellipiù utilizzato è quello proposto da Sampson nel 2003e da Brown nel 2004 che, seppur con qualche diffe-renza, ben delineano il corteo sintomatologico evoca-tivo per classificare una reazione anafilattica.Viene pertanto definita anafilassi lieve l’interessa-mento di cute e tessuti sottocutanei (eritema genera-lizzato, orticaria, edema perioculare e/o angioedema)che può essere accompagnato da interessamentogastrointestinale (nausea, vomito, dolore addominale,prurito orofaringeo) ed interessamento del rinofaringe(starnuti ripetuti e/o ostruzione nasale).Viene definita anafilassi moderata l’interessamentodegli apparati respiratorio, gastrointestinale e cardio-vascolare (dispnea, wheezing, stridore laringeo, nau-sea, vomito, pre-sincope, dolore addominale, diafo-resi) in aggiunta ai sintomi dell’anafilassi lieve.Viene infine definita anafilassi grave la presenza diipossia, ipotono e compromissione neurologica concomparsa di cianosi, SpO2 ≤92%, bradicardia, statoconfusionale, collasso, perdita di coscienza e perditadi controllo degli sfinteri.Tale classificazione comporta un differente approccioterapeutico e prognostico.

Diagnosi differenziale

Da un punto di vista pratico le reazioni anafilattoidi nonIgE-mediate, sono clinicamente indistinguibili dall’ana-filassi ed entrambe le forme rispondono allo stesso trat-tamento. Tuttavia, lo shock anafilattico dovrebbe es-sere differenziato da altre cause di collasso cardiocir-

colatorio. Le condizioni più comuni che mimano l’ana-filassi sono riassunte nella Tabella 4; in particolare:• le reazioni vasovagali, caratterizzate da ipotensione,

pallore, bradicardia, astenia, nausea, vomito e dia-foresi. L’orticaria, il prurito, l’angioedema, la tachi-cardia ed il broncospasmo non sono risposte vaso-vagali;

• lo scompenso respiratorio acuto causato da graviattacchi d’asma, l’aspirazione di corpi estranei el’embolia polmonare possono presentare una sin-tomatologia respiratoria suggestiva di anafilassi, maaltre caratteristiche (es. prurito, orticaria, angioe-dema) sono assenti;

• l’angioedema ereditario, precipitato da fattori am-bientali aspecifici, stress fisiologici o emotivi, di so-lito si presenta con edema di labbra, lingua, alte vierespiratorie ed altre superfici mucose e sintomi ga-strointestinali come crampi e diarrea, ma non è ca-ratterizzato da prurito ed orticaria, né tantomeno daun esordio iperacuto dei sintomi. Si tratta di unacondizione autosomica dominante e di norma è pre-sente un’anamnesi familiare positiva per angioe-dema ereditario;

• altre condizioni (es. disordini epilettici, infarto delmiocardio e/o aritmie) possono, anche se rara-mente, presentarsi inizialmente con delle analogieall’anafilassi, ma sono rapidamente distinguibili sulpiano clinico.

Approccio terapeutico nel bambino con sospetta anafilassi

L’approccio terapeutico nel bambino con verosimilereazione anafilattica deve essere tempestivo e imme-diato dal momento che l’anafilassi rappresenta unavera e propria emergenza medica. Secondo le Linee

Tabella 3.Anafilassi: segni e sintomi.

Organi e apparati Segni e sintomi

Cute Prurito, orticaria, angioedema.

Cavo orale Sapore metallico, prurito.

Laringe Stridore laringeo, edema laringeo, cambiamento del tono della voce.

Occhi Prurito, lacrimazione, iniezione congiuntivale.

Naso Prurito, congestione nasale, starnuti.

Polmone Dispnea, rantoli, cianosi, arresto respiratorio.

Apparato cardiovascolare Tachicardia, ipotensione, aritmie, arresto respiratorio.

Apparato gastrointestinale Nausea, vomito, dolori addominali, diarrea.

Sistema nervoso centrale Vertigini, sincope, convulsioni.

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Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Guida proposte dalla “EAACI Taskforce on Anaphyla-xis in Children”, la somministrazione immediata pervia intramuscolare di adrenalina rappresenta la “first-line therapy”. L’adrenalina infatti è in assoluto il primofarmaco da somministrare in ordine di tempo (seguitodall’antistaminico e dal cortisonico) in quanto respon-sabile di effetti immediati a carico dell’apparato car-diocircolatorio, dell’apparato respiratorio e nella mo-dulazione del rilascio di ulteriori mediatori della flogosiallergica. Inoltre, il mancato o il ritardato impiego del-l’adrenalina viene considerato il più importante fattoredi rischio di morte per anafilassi nel bambino e nel-l’adolescente. Nella Tabella 5 vengono riportate le modalità e i tempidi somministrazione dell’adrenalina.Nella gestione del bambino con anafilassi il tratta-mento consiste inoltre in:• mantenimento pervietà vie aeree ed eventuale som-

ministrazione di ossigeno;• valutazione del circolo e dello stato di coscienza;• se arresto cardiaco: rianimazione e solo in un se-

condo momento procedere con somministrazionedi farmaci;

• somministrazione di adrenalina im con possibilità diripetere la somministrazione dopo 5-15 min;

• nelle forme refrattarie a successive dosi di adrena-lina im, considerare la somministrazione ev (Infu-sione: 0,1 ml/kg im/ev 1:10.000, 1 mg in 500 cc SFa 0,25-2,5 ml/min pari a 0,5-5 µg/min). Se impos-sibile reperire accesso venoso, considerare sommi-nistrazione intraossea.

• se l’antigene è stato iniettato (es. puntura di imenot-tero): posizionamento di laccio emostatico a monteprossimalmente all’inoculazione ad intervalli di 5 mi-nuti e concomitante somministrazione di adrenalinalocalmente;

• mantenimento del circolo in caso di collasso car-diocircolatorio con soluzione fisiologica o glucosataal 5% o plasma expander (30 ml/kg nella prima ora,poi dose di mantenimento); nelle forme refrattariecon mancato raggiungimento di ottimali livelli pres-sori, utilizzo di vasopressori quali la dopamina (2-20 µg/kg/min);

• somministrazione antistaminici: anti H1 difenidra-mina (1-2 mg/kg o 25-50 mg dose). Il Position Pa-per della Task Force EAACI sulla gestione dell’ana-

Tabella 4.Confronto tra i principali elementi di diagnosi differenziale tra anafilassi e le condizioni più comuni che mimano l’anafilassi.

Anafilassi Reazioni Reazioni Scompenso Aspirazione Embolia Angioedema Crisi Infartoanafilattoidi vasovagali respiratorio di corpi polmonare ereditario Epilettica Miocardico

acuto estraneiCaratteristiche

Prodomi Si/No Si/No Si No No No Si/No No NoEsordio Acuto Acuto Acuto Acuto Acuto – Acuto AcutoAnamnesi Allergica – – – – – Familiare – –Meccanismo IgE non IgE non IgE +/– IgE non IgE non IgE non IgE non IgE non IgETerapia con Si Si No No No No No No Noadrenalina

Segni e sintomi

Arresto cardiaco +/– +/– +/– +/– – +/– +/– – +Aritmie +/– +/– – – – – +/– – +Astenia +/– +/– + +/– – +/– – +/– +Angioedema +/– +/– – – – – + – –Bradicardia +/– +/– – – – – – +/– +Broncospasmo +/– +/– – +/– + + + – –Ipotensione +/– +/– + – – + +/– +/– +Diarrea +/– +/– – – – – + – –Nausea +/– +/– + – – – +/– – –Orticaria +/– +/– – – – – – – –Pallore +/– +/– + +/– +/– +/– – +/– +Prurito +/– +/– – – – – – – –Shock +/– +/– +/– +/– – +/– +/– +/– +Tachicardia +/– +/– – + – + +/– +/– +Vomito +/– +/– + – – – +/– – –

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Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

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filassi consiglia di valutare l’eventuale associazionecon anti H2 quali la ranitidina (1mg/kg), mentre nonesistono ad oggi dosaggi pediatrici per la sommini-strazione di cimetidina. Tale associazione sembrapotenziare l’effetto farmacologico e migliorare il con-trollo dei sintomi.

• somministrazione corticosteroidi: metilprednisolone(1-2 mg/kg ev o im) ogni 6 ore o prednisone (0,5mg/kg per os). L’utilizzo di steroidi sistemici non haun ruolo determinante nel management in acuto del-l’anafilassi dal momento che il loro tempo d’azioneè di circa 4-6 ore, sebbene in alcune categorie disoggetti quali gli asmatici gravi o i pazienti già in te-rapia con steroidi (per l’eventuale rischio di insuffi-cienza surrenalica) sembra ridurre il rischio di com-parsa di anafilassi protratta e/o bifasica.

• somministrazione di adrenalina per aerosol se bron-cospasmo. Laddove tale terapia non fosse suffi-ciente, somministrazione di beta agonisti (salbuta-molo 2-4 puff/dose);

• nei pazienti già in trattamento per altre patologieconcomitanti con beta bloccanti può rendersi taloranecessario l’utilizzo di glucagone alla dose di 20-30 µg/kg, per l’effetto inotropo e cronotropo sul mio-cardio;

• una volta instaurata la terapia, si rende necessarioil ricovero in ambiente ospedaliero per attenta os-servazione e prevenzione di eventuale anafilassi bi-fasica o per ottimizzare la terapia in caso di anafi-lassi protratta.

Follow-up del bambino con pregressa anafilassi

L’approccio al bambino con pregressa reazione anafi-lattica non termina con l’osservazione per almeno 72ore in ambiente ospedaliero, ma necessita la messa inatto di un iter diagnostico volto alla identificazione dellacausa scatenante l’anafilassi attraverso il dosaggio delleIgE totali e specifiche, l’esecuzione di test cutanei e dia-rio retrospettivo al fine di identificare l’allergene verosi-milmente responsabile dei sintomi e prevenire eventualirecidive. Laddove si riuscisse ad identificare l’allergeneva assolutamente proscritta l’assunzione e/o contattocon lo stesso. Inoltre è assolutamente indicata la pre-scrizione di adrenalina a ciascun paziente che abbiamanifestato anafilassi di tipo moderato grave. Esistono però delle indicazioni alla prescrizione di adre-nalina anche in pazienti che abbiamo avuto reazionilievi, ma che presentino uno o più fattori di rischio elen-cati nella Tabella 6. Tale prescrizione deve essere ac-compagnata da quello che gli Autori americani defini-scono “action plan”, ovvero un documento da conse-gnare, previa scrupolosa spiegazione alla famiglia delpaziente, al fine di poter riconoscere e gestire l’even-tuale comparsa di segni e/o sintomi di anafilassi. L’action plan rappresenta uno strumento fondamen-tale per il follow-up del paziente, dal momento che nellostesso sono contenuti: dati anagrafici del paziente con

Tabella 5.Adrenalina: modalità e tempi di somministrazione.

Dose 0,01 mg/kg im di una soluzione 1:1.000 (in pratica 0,1 ml ogni 10 kg di peso corporeo) con dose massima di 0,5 ml

Sede Superficie antero-laterale della coscia, anche attraverso gli indumenti

Somministrazione ripetuta Può essere somministrata una seconda dose dopo 5-15 min in considerazione della breve emivita dell’adrenalina

Se reazioni gravi Infusione: 0,1 ml/kg im/ev 1:10.000 (1 mg in 500 cc SF a 0,25-2,5 ml/min pari a 0,5-5 µg/min).Se impossibile reperire accesso venoso: considerare somministrazione intraossea

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Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

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relative informazioni sullo stato di allergia, nome, do-saggio e modalità di somministrazione dei farmaci inrelazione ai sintomi presentati dal paziente, nonchénome e recapiti telefonici delle strutture ospedaliere allequali rivolgersi in caso di comparsa di sintomi. In aggiunta a ciò, numerosi sono gli Autori e le SocietàScientifiche che propongono e suggeriscono l’utilizzodi un “medical alert bracelet” che consenta l’identifica-zione del paziente e del suo stato di allergia.

Raccomandazione alla dimissione

Fondamentale, per il buon controllo del paziente, è uncorretto programma di istruzione destinato alla fami-glia e alle persone che quotidianamente si prendonocura del bambino (ambiente scolastico, mense, pale-stre, ecc.). In accordo con numerose Società Scientifiche, tra cuila società Canadese di Pediatria, tale programma do-vrebbe prevedere:• coinvolgimento dell’ambiente scolastico e degli am-

bienti abitualmente frequentati dal bambino;• corretta istruzione sull’utilizzo dei farmaci “salvavita”

quali adrenalina, antistaminici, cortisonici e salbuta-molo attraverso la consegna dell’action plan;

• evitare gli alimenti, i farmaci ed i prodotti allergizzantidi altra natura (per es. guanti o prodotti in lattice), il-lustrando le possibili e potenziali cross-reattività esottolineando l’importanza di contaminazioni acci-dentali soprattutto nei casi di allergia alimentare;

• nei soggetti con anafilassi da punture di insetto: bo-nifica degli ambienti domestici ed extradomestici;

• incontri periodici con personale medico specialisticoal fine di effettuare monitoraggio clinico e perfezio-namento del programma di autogestione dell’emer-genza.

Molti sono i problemi che il paziente con storia di ana-filassi e la famiglia si ritrovano a dover affrontare: pro-blemi di ordine psicologico, economico, sociale e rela-zionale. È fondamentale dunque la collaborazione frapersonale medico, genitori, paziente e la collaborazionenegli ambienti extradomestici. In diversi paesi sono statestilate delle Linee Guida per la gestione e la preven-zione degli episodi di anafilassi nelle scuole.Tali Linee Guida prevedono:• l’acquisizione delle informazioni mediche per i pa-

zienti a rischio di anafilassi da parte del personalescolastico;

• la messa in atto di strategie preventive per evitarel’esposizione a fonti allergeniche occulte e non;

• la messa in atto di programmi di educazione sanita-ria rivolti sia al personale scolastico, che agli studenti.

La gestione dell’anafilassi rappresenta un problemadi rilevanza multidisciplinare, in cui assume una note-vole importanza la collaborazione della famiglia e de-gli ambienti extradomestici. Sarebbe auspicabile unaregolamentazione ufficiale della gestione dell’anafilassinegli ambienti scolastici.

Conclusioni

L’anafilassi rappresenta un evento potenzialmente fa-tale che pone il medico dell’area di emergenza difronte ad una gestione complessa e non priva di dif-ficoltà. Nei casi di anafilassi è sicuramente necessa-rio riuscire ad attuare un iter diagnostico volto ad iden-tificare e rimuovere le cause scatenanti, così come es-senziale risulta il pronto riconoscimento e trattamentoin area di emergenza. Sarebbe auspicabile la crea-zione di registri nazionali ed internazionali per megliodefinire, classificare e regolamentare l’approccio te-rapeutico, il follow-up e le strategie di prevenzione.

Tabella 6.Prescrizione di adrenalina: indicazioni.

Età >5 anni

Asma grave non controllato

Paziente con pregresso episodio da frutta secca, pesci e crostacei

Paziente con pregresso episodio verificatosi con minime quantità

Anamnesi positiva per allergia al grano e/o anafilassi da sforzo

Paziente con pregresso episodio con sintomi respiratori

Paziente con dermatite atopica moderata/grave

Residenza lontano da un Pronto Soccorso

Elevati livelli di IgE ( >10.000 UI/ml)

Pazienti in terapia con β-bloccanti o ACE inibitori

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Le emergenze in allergologia: l’anafilassi

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Validare un processo significa fornire una prova do-cumentata del fatto che lo stesso è in grado di darecostantemente un risultato conforme alle specifichee definite attese. In Italia sono stati effettuati rari studidi verifica sul triage pediatrico, motivo per cui si ritieneutile presentare quali possano essere le indicazioniper formalizzare un percorso di validazione da attuaresecondo standard desunti dalla letteratura internazio-nale, rispondenti alle esigenze dell’età pediatrica. L’elaborato rappresenta, a nostro parere, un contri-buto per stimolare le strutture di Pronto Soccorso (PS)che utilizzano un triage pediatrico globale ad attivarenelle rispettive realtà queste verifiche, previste in un’ot-tica di miglioramento della qualità.

Il triage pediatrico

Oggi il termine triage è utilizzato in campo sanitarioper definire un “Percorso decisionale dinamico, ba-sato sull’attuazione di un processo metodologicoscientifico, capace di stabilire il grado di presunta gra-vità clinica presente in un soggetto, identificabile me-diante l’utilizzo di un sistema di codifica indicante lapriorità assistenziale”.La normativa relativa all’assistenza dell’emergenza,con l’introduzione del DPR del 27 Marzo 1992 e lesuccessive “Linee Guida Ministeriali sull’EmergenzaUrgenza”, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n° 114del 1996, sancisce l’obbligatorietà della funzione ditriage all’interno dei Dipartimenti di Emergenza e Ac-cettazione (DEA), prevedendo che “All’interno del DEAdeve essere prevista la funzione di triage, come primomomento di accoglienza e valutazione dei pazienti inbase a criteri definiti che consentano di stabilire le prio-rità d’intervento. Tale funzione è svolta dal personaleinfermieristico adeguatamente formato, che opera se-condo protocolli prestabiliti dal Dirigente di servizio”.

A livello nazionale, le “vere” emergenze ed urgenzedell’età evolutiva, ossia quelle non differibili, registratenei PS, rappresentano una percentuale minore, circail 10%, rispetto al numero complessivo degli accessi.Prevalgono invece le urgenze differibili e le “non ur-genze” ossia richieste definibili come “non appro-priate”, se si tiene conto della strutturazione dell’as-sistenza pediatrica prevista dal Servizio Sanitario Na-zionale.Il sistema di triage pediatrico si differenzia dal triage del-l’adulto perché considera la diversa epidemiologia, ezio-patogenesi ed evoluzione clinica delle patologie pedia-triche, per la diversità dei segni, dei sintomi d’allarmee del significato dei vari aspetti clinici che ne definisconoil livello di gravità, cui corrisponde in PS la necessità piùo meno immediata di prestazione medica.Il triage pediatrico, come sistema valutativo, si ponedue obiettivi:

1. assegnare un codice di priorità alla prestazionemedica a ciascun paziente in età evolutiva cheaccede al PS, definendo così la priorità d’inter-vento;

2. identificare rapidamente le emergenze potenzial-mente pericolose per la vita, dato che il precocericonoscimento e trattamento del bambino in con-dizioni critiche rappresenta il punto focale di ogniservizio deputato istituzionalmente ad affrontarel’emergenza-urgenza, ottimizzando i successiviinterventi assistenziali. Inoltre, ciò permette ditenere in debito conto la peculiarità pediatrica incui le patologie soprattutto acute, con un quadroiniziale severo, migliorano in tempi brevi se sotto-poste a trattamenti precoci.

Nella gestione dell’emergenza-urgenza pediatrica, laprecocità e l’adeguatezza della presa in carico assi-stenziale costituiscono fattori prognostici essenziali,

Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

Silvana Schreiber, Gianni Messi SC Pediatria d’urgenza con Servizio IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo di Trieste

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Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

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sia per la mortalità che per la morbilità a breve e lungotermine; pertanto, l’identificazione rapida del bambinocritico costituisce l’obiettivo prioritario del triage infer-mieristico, rappresentando il primo anello di quella ca-tena di interventi finalizzati alla stabilizzazione inizialee all’avvio del trattamento precoce e necessario peril paziente.Nello specifico il sistema di triage comprende: • l’accoglienza del bambino e dei familiari che lo

accompagnano;

• l’identificazione della principale causa d’accessoal PS rispetto alla quale mirare l’intervista ed il suc-cessivo esame fisico;

• la rilevazione dei segni/sintomi presenti;

• l’attribuzione del codice colore di priorità alla pre-stazione, secondo protocolli e procedure condi-vise dagli operatori sanitari;

• l’attuazione di eventuali interventi terapeutici imme-diati;

• la gestione della lista d’attesa e, qualora necessa-ria per il protrarsi dell’attesa, la rivalutazione perio-dica del paziente;

• l’informazione;

• la documentazione degli atti eseguiti.

Questo modello di triage, definito “globale”, non sipropone una diminuzione del carico di lavoro del per-sonale sanitario di PS, ma è finalizzato a razionaliz-zare le risorse disponibili e a modificare l’ordine se-condo il quale il suddetto carico di lavoro viene esple-tato, salvaguardando che ogni paziente riceva una at-tenzione adeguata al grado di urgenza rilevato all’in-gresso.I codici di priorità alla prestazione sanitaria, in ana-logia con i criteri definiti dal decreto del Ministerodella Sanità del 15 maggio 1992, sono articolati inquattro categorie ed identificabili con codici colorespecifici:

codice rosso: molto critico, priorità massima, pa-zienti con com promissione delle fun-zioni vitali, accesso immediato allecure;

codice giallo: mediamente critico, priorità interme-dia;

codice verde: poco critico, priorità bassa, presta-zioni differibili;

codice bianco: non critico, pazienti non urgenti.

Fondamentale è la successiva gestione dell’attesa,ovvero la rivalutazione delle condizioni dei pazienti chepossono mutare prima dell’accesso alla prestazionemedica.

La verifica di qualità del triage pediatrico

L’attuazione pratica del processo di triage, dopo lafase di elaborazione concettuale, implica la verificadella sua fattibilità, nonché la validazione in termini diefficacia ed efficienza in questo caso della metodolo-gia finalizzata alla gestione degli accessi e alle presta-zioni sanitarie di un PS.Il monitoraggio continuo della performance del triagepediatrico, inserito in un processo dinamico di revi-sione e verifica della sua qualità, consente di indivi-duare in modo continuativo eventuali errori o difetti delsistema valutativo-decisionale, allo scopo di metterein atto strategie migliorative o correttive. La valutazione della qualità è possibile attraverso l’ana-lisi di una serie di parametri quantizzabili, ovvero gli in-dicatori. Gli indicatori rappresentano strumenti di de-scrizione e misura, il cui valore acquisisce un ruolo in-formativo solo quando rapportato ad un predefinitovalore di riferimento, lo standard. È necessario utiliz-zare un sistema “organizzato” di indicatori, che forni-sca un’informazione più ampia rispetto a quella datadagli indicatori considerati singolarmente. L’indicatore non fornisce spiegazioni sulle cause chehanno generato i problemi, ma consente di attivareuna serie di analisi e ricerche finalizzate ad evidenziarele cause e correggere ciò che non funziona. Gli indi-catori che noi presentiamo in questo elaborato, nonessendoci ancora esperienze italiane di validazionedel triage pediatrico globale a parte quella, parziale,di E. Piccotti et al, sono il risultato dell’analisi di quantodesunto dalla letteratura e dal web. La scelta è stata fatta secondo criteri che hanno te-nuto conto delle caratteristiche delle schede più in usonella realtà ospedaliera italiana, della tipologia di triagesu cui dovevano essere applicati, dei parametri fon-damentali per la valutazione del paziente in età evo-lutiva, ma soprattutto dell’adattabilità e facile applica-bilità rapportati alla realtà del contesto. Per questomotivo, a nostro avviso, essi sono da ritenersi adat-tabili anche al sistema di triage accreditato dalla So-cietà Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza Pe-diatrica (SIMEUP).

Gli Indicatori

1. La compilazione della scheda di triage

È un indicatore di qualità. La scheda di triage permettedi valutare tutti coloro che si presentano al PS, il cheequivale a dire che la procedura di triage, per essereefficace, deve essere applicata continuamente nel-l’arco della giornata ed estensivamente a tutti i pa-zienti che accedono al PS, indipendentemente dallevariazioni del flusso afferente.

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Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

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Si può considerare accuratamente compilata lascheda di triage quando vengono riportati i seguentidati:• data e ora di triage;

• sintomo principale/causa d’accesso;

• valutazione infermieristica;

• codice di priorità assegnato.

Lo standard auspicato dell’indicatore è il 100%.

2. Corrispondenza tra codice di triage infermieristico d’accessoe valutazione medica finale (codice in uscita)

È un indicatore di qualità. Il primo obiettivo del triageè rappresentato dall’identificazione del sintomo prin-cipale; l’infermiere non fa né diagnosi, né terapia, nédimette o ricovera un paziente, ma formula un giudi-zio di priorità clinica basato sul sintomo principale ri-ferito dalla persona, in base alla raccolta anamnesticaed alla condizione presentata. Inoltre, l’infermiere ditriage effettua una valutazione obiettiva dei parametrivitali, del colorito cutaneo, della temperatura, della su-dorazione e del livello di coscienza. È quindi fondamentale individuare il segno/sintomoprincipale per poter attribuire il relativo codice di prio-rità facendosi guidare dalla rispettiva scheda o proto-collo. Questo giudizio è uno degli elementi indispen-sabili da riportare sulla scheda di triage.La percentuale di corrispondenza attesa dallo stan-dard, tra codice di triage infermieristico e valutazionemedica finale, è maggiore o uguale all’80%.

3. Sottostima del codice colore

Rappresenta uno degli indicatori essenziali per deter-minare la qualità del sistema valutativo-decisionale ditriage, perché considera la corretta attribuzione delcodice di priorità alla prestazione sanitaria. Questo implica la compliance del triage infermieristicoai protocolli di riferimento, precedentemente validatie condivisi.

La sottostima è considerata un evento sentinella nelcaso del codice colore rosso, in quanto ad essa puòconseguire un grave danno per il paziente se quest’ul-timo, essendo in grave pericolo di vita, non riceve im-mediata ed adeguata assistenza. La percentuale auspicata di sottostima è inferioreall’1% per i codici colore rosso, inferiore al 10% per icodici colore giallo ed inferiore al 15% per i codici co-lore verde.

4. Percentuale di schede colore giallo correttamente documentate

Non sono riportate in letteratura chiare indicazioni perl’assegnazione del codice colore giallo. Al fine di ov-viare alla sola esperienza personale, ma di rafforzarel’assegnazione con evidenza scientifica, l’analisi dellacorretta compilazione delle schede di colore giallo puòavvalorare il sistema di assegnazione adottato. Gli elementi che devono comparire nelle schede co-lore giallo sono: il riscontro al triage di almeno un pa-rametro vitale alterato, di dati anamnestici, di segniclinici o di dinamica complessa che giustificano l’at-tribuzione del colore, oppure la visita medica entro i 5minuti dal triage.

5. Tempo di attesa medio alla visita in rapporto al codice

Affinché il tempo di attesa alla visita risulti valido comeindicatore, deve avere valore in termini di riproducibi-lità ed affidabilità ed essere strettamente correlato alcodice di priorità assegnato (Tabella 1). Inoltre, devefar riferimento alla presa in carico tempestiva dell’in-fermiere di triage e tener conto della variabilità delflusso e della tipologia degli accessi al servizio di PS.

6. Livello di addestramento degli infermieri addetti al triage

Il processo formativo degli infermieri di triage pedia-trico costituisce lo strumento essenziale per lo svi-luppo organizzativo ed attuativo della metodica del si-stema valutativo decisionale.

Tabella 1. Codice colore e tempo di attesa.

Codice Colore StandardTempi di attesa minimi auspicati

CODICE ROSSO 0

CODICE GIALLO <10 min

CODICE VERDE <60 min

CODICE BIANCO Non previsto

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38 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA

Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tra i requisiti essenziali sono previsti: formazione dibase del sistema di triage applicato nella struttura, co-noscenza delle tecniche di rianimazione di PediatricBasic Life Support Defibrillation (PBLSD) (con certifi-cazione di esecutore) e conoscenza delle procedu -re/schede del sistema organizzativo dell’Unità Ope-rativa in cui si inserisce il triage (Gazzetta Ufficialen.285 del 7 dicembre 2001). La frequenza periodica,meglio se come aggiornamento/retraining obbligato-rio per tutta il personale dell’Unità Operativa, a corsidi triage, permette di evidenziare tutte le criticità delsistema in uso e di raccogliere le proposte migliora-tive fatte dagli operatori “sul campo”.Per ciascun evento formativo la percentuale auspica-bile di personale infermieristico adeguatamente for-mato è maggiore o uguale al 90%.

7. Percentuale di utenza che si allontana dopo il triage

La misurazione dei tempi di attesa e del numero di ac-cessi che si allontanano dopo il triage può rappresen-tare un indicatore indiretto di soddisfazione dei geni-tori/accompagnatori al sistema. Per questa finalità, inrealtà, in un’area critica si utilizza spesso un questio-nario di gradimento che però non è uno strumentocompletamente attendibile, in quanto i “genitori”, purponendosi come interpreti del vissuto del figlio, pos-

sono non essere in grado di riconoscere eventualiaspetti inerenti la gestione dell’urgenza/emergenza. Lo standard auspicabile di pazienti che si allontananodopo il triage è una percentuale inferiore al 5%.

8. Rilevazione reclami formalizzati

In base al report annuale dell’Ufficio Relazioni con ilPubblico (URP) si identificano i reclami verso l’UnitàOperativa di PS. L’analisi dei “reclami” entra in un pro-cesso più ampio di Gestione del Rischio Clinico; in-fatti, nel caso in cui dalla segnalazione presentata sipossa supporre o evincere un danno potenziale al-l’utente, la stessa viene segnalata all’Agenzia Regio-nale della Sanità.

Metodologia per l’avvio della validazione e considerazioni sui risultati

L’informatizzazione dei PS italiani è ormai diffusa e fa-cilita i processi di verifica, soprattutto se è disponibileun software che permette un’analisi dei dati archiviatinel caso si intenda procedere ad un processo di va-lidazione di un triage globale. La scelta di quanti e qualiindicatori e standard da valutare (Tabella 2) dipendedagli obiettivi aziendali e dalle aspettative dell’Unità

Tabella 2. Triage globale: indicatori e standard.

Standard Auspicabile

100%

80%

<1% per i codici colore rosso<10% per i codici colore giallo<15% per i codici colore verde

>75% schede correttamente “documentate” ocon tempo di attesa < 5 min alla visita medica

0 min per il codice rosso≤10 min per il codice giallo≤60 min per il codice verdenon previsto per il codice bianco

<5%

N° segnalazioni all’URP

>90% partecipa ad un corso di triage nel periodo>90% partecipa ad un corso di PBLSD nelperiodo

Indicatori

1. Numero di pazienti accolti in PS di cui è stata compilata la scheda ditriage/totale accessi nel periodo

2. Corrispondenza tra i codici di priorità assegnati dall’infermiere di triage e lavalutazione dell’urgenza definita dal medico, dopo la valutazione clinicadello stesso paziente

3. Corrispondenza tra i protocolli di riferimento e codici di priorità assegnatidall’infermiere di triage: sottostime dei codici colore

4. Numero di schede di triage codice colore giallo correttamente documen-tato/totale schede codice colore giallo nel periodo.

5. Tempo medio di attesa del paziente dopo la valutazione, prima della visitamedica, distinto per codice di gravità

6. Numero di utenza che si allontana dopo il triage/totale accessi nelperiodo

7. Rilevazione dei reclami formalizzati degli utenti relativamente al processovalutativo – decisionale di triage

8. Numero di infermieri addetti al triage che ha partecipato all’addestra-mento sul triage/totale personale infermieristico presente nel periodo.Numero infermieri addetti al triage che a partecipato all’addestramentosul PBLSD/ totale personale infermieristico presente nel periodo

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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 39

Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Operativa. Si possono fornire alcune indicazioni pro-cedurali ed interpretative dei risultati.

Indicatore: la compilazione della scheda di triage

Definiti gli item da considerare, si deve procedere al-l’analisi della loro registrazione nelle schede archiviate.La valutazione richiede il controllo di tutte le schededi triage relative agli accessi dell’anno o di un periodotemporale definito, o di un campione di schede (es.,quelle della prima settimana di ogni mese).Il confronto tra la percentuale delle registrazioni conlo standard stabilito ne certifica la completezza. Nelcaso di un riscontro inferiore allo standard, è neces-saria un’analisi multivariata per comprendere se le ca-renze nei dati siano dovute ad una scarsa adesionedegli operatori al modello di scheda di triage propo-sto o se la registrazione sia resa impossibile da un ec-cessivo afflusso di pazienti in alcune fasce orarie, op-pure a scadente informatizzazione.

Indicatore: corrispondenza tra codice di triage infermieristico d’accesso e valutazione medica finale (codice in uscita)

Si verifica confrontando il codice di priorità assegnatoall’ingresso e riportato sulla scheda di triage, con lapriorità finale del medesimo paziente definita dal me-dico; si va a misurare l’aderenza ai protocolli di riferi-mento specifici e ad evidenziare eventuali errori nellelinee di riferimento. Dal punto di vista metodologico questo indicatore puòvenir influenzato dai seguenti fattori:1. le condizioni cliniche del paziente valutate dall’in-

fermiere al triage possono variare durante l’attesa,quindi il giudizio di priorità attribuito non concordanecessariamente con il giudizio medico di gravità,senza per questo inficiare la validità della metodica;

2. il giudizio di gravità attribuito dal medico al terminedell’iter assistenziale del paziente può essereinfluenzato dal giudizio prognostico, che non hanulla a che vedere con il giudizio di priorità di triage.

La valutazione dell’indicatore è ottenuta dalla verificadelle incongruenze tra codice colore assegnato all’in-gresso e codice colore in uscita.

Indicatore: Sottostima dei codici colore

I principali eventi identificabili come causa di sotto-stima possono essere:• erronea selezione anamnestica del sintomo prin-

cipale tra i vari sintomi con cui il paziente accedeal PS;

• mancata individuazione di segni obiettivi criticiall’esame fisico;

• mancata rilevazione dei parametri vitali o erroneainterpretazione del valore alterato del parametrostesso;

• inadeguatezza dei protocolli di triage in uso.

La verifica della congruenza tra protocolli di riferimentoe codici di priorità assegnati dall’infermiere di triage con-sente la misura delle percentuali di sottostima per cia-scun codice e quindi di stimare la sensibilità del triage.

Indicatore: percentuale di schede colore giallo correttamente documentate

Si va a verificare la corrispondenza, per ogni schedacon codice colore giallo, tra il codice infermieristicoed il codice medico alla fine dell’iter diagnostico in PS.Una documentazione non corretta si può evidenziareconsiderando il mancato riscontro anamnestico odobiettivo dello stesso sintomo principale rilevato altriage o l’assenza di almeno un parametro vitale alte-rato o di un’indicazione complessa tale da giustificarel’assegnazione del codice giallo; in alternativa, la ve-rifica se l’ingresso del paziente alla visita medica av-viene entro i 5 minuti dal triage.

Indicatore: tempo di attesa medio alla visita in rapporto al codice

Il dato è desumibile rilevando il tempo trascorso tra ilmomento in cui viene attribuito il codice di priorità el’inizio della visita medica su un campione prestabilitodi schede. La frequenza bassa dei codici rossi e gialliin pediatria facilità il rispetto dei tempi massimi indi-cati, mentre tempi di attesa più elevati possono riguar-dare i pazienti con codice colore verde. La valutazione dovrebbe essere particolareggiata, per-ché un tempo di attesa più lungo dello standard po-trebbe riguardare prestazioni effettuate in ore/giorni incui l’afflusso di pazienti al PS pediatrico è più elevato;questa evidenza fa emergere la necessità di un mi-glioramento organizzativo in termini di incremento dirisorse umane, se non di spazi, in determinate fasceorarie o giorni della settimana in cui i tempi di attesamostrano delle criticità. Deve peraltro essere considerato, in una razionale eponderata valutazione di questo indicatore, il valorefondamentale del contenimento, nei limiti del possi-bile, dei tempi di attesa dei codici critici, anche a sca-pito di un allungamento dei tempi di attesa dei codicimeno critici.

Indicatore: livello di addestramento degli infermieri addetti al triage

Le attestazioni di frequenza a corsi di aggiornamentoè recuperabile presso il Centro attività formativa della

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Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

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propria azienda o sono trattenuti dall’operatore sani-tario. Di esse, va controllata anche la persistenza dellavalidità. Una carenza formativa nei corsi individuati, inquanto ritenuti indispensabili per espletare la funzionedi infermiere triagista, secondo quanto preventiva-mente stabilito dai responsabili istituzionali della strut-tura, implica l’attivazione continua di corsi formativie/o di aggiornamento. Solo se in possesso di adeguate competenze, cono-scenze ed esperienza, acquisibili con percorsi forma-tivi specifici, il personale infermieristico può essere ingrado di assegnare un corretto codice colore.

Indicatore: percentuale di utenza che si allontana dopo il triage

Riflette l’insoddisfazione degli utenti, perché l’attesadella prestazione è ben superiore a quanto dichiaratodall’infermiera di triage al momento dell’assegnazionedel codice colore. Molto spesso corrisponde ad evidenti momenti di ipe-rafflusso di visite, oppure a presenza di bambini conpatologia severa che impegnano gli operatori impe-dendo la prosecuzione dell’attività. Più frequentemente, questi allontanamenti riguardanopazienti con codice colore bianco, mentre più rara-mente si riferiscono ai codici verdi. Talvolta avvieneche questi ultimi pazienti vengano riportati in PS inorari successivi.

Indicatore: rilevazione reclami formalizzati

Sono recuperabili presso l’Ufficio Relazioni con il Pub-blico presente in ogni azienda. Di solito riguardano tempi di attesa troppo lunghi oassegnazioni di codici colore non corrispondenti allavalutazione soggettiva dell’accompagnatore sulla prio-rità alla prestazione.

Conclusioni

La “mission” di un PS è quella di garantire risposte edinterventi tempestivi, adeguati e ottimali ai pazienti chegiungono in ospedale in modo non programmato. Lemotivazioni dell’accesso pediatrico dovrebbero riguar-dare problematiche di urgenza-emergenza per pato-logie acute, che non possono trovare risposta nell’im-mediato nella medicina territoriale. Sappiamo bene, invece, che questo non corrispondealla realtà; è stato dimostrato infatti che, mediamente,il 20-30% delle richieste di prestazioni sanitarie in PSpediatrico hanno caratteristiche di necessità differibili(definite comunemente come “non appropriate”) emolte di esse sono solo urgenze “soggettive” (ossiaritenute tali dai genitori).

La necessità di attivare nei servizi di PS la pratica deltriage, ossia di categorizzare i pazienti con l’attribu-zione di una priorità d’intervento, nasce quindi comerisposta organizzativa al problema del sovraffollamentodella sala d’attesa. Poiché, come già detto, la mag-gioranza degli utenti che si rivolgono al PS non sonoaffetti da una patologia o non sono vittime di un eventoche richieda un intervento urgente, la numerosità diaccessi può quindi comportare ritardi di prestazionesanitaria per quel numero ridotto di pazienti che hannobisogno di cure immediate. La selezione e la decisione delle priorità da parte del-l’Infermiere di triage ottimizza gli interventi e identificail malato critico mediante un percorso metodologico-guida che garantisce tempestività, qualità ed intensitàdelle cure. Infatti, l’introduzione della funzione di triagenel modello organizzativo di un PS non ha la pretesadi determinare una riduzione della quantità totale deitempi d’attesa, quanto piuttosto una migliore distri-buzione del tempo delle cure a favore di chi è più bi-sognoso e a scapito di quegli utenti la cui patologiasicuramente non è aggravata da un’attesa protratta. Nel PS dove all’ingresso sia attuato un processo perla valutazione della priorità alla prestazione sanitaria,qualora accedano pazienti in età evolutiva, si deve pe-raltro tener conto delle peculiarità del paziente pedia-trico che richiede un triage specifico, denominatotriage pediatrico, perchè esso comprende e dà ruoloprevalente ad alcuni fattori che non sono presi in con-siderazione nel triage dell’adulto. È auspicabile che si tratti di un triage di tipo “globale”,come peraltro indicato anche dalla SIMEUP, per unavalutazione più adeguata e completa del bambino.Come tutti i processi attivati per migliorare la qualitàin ambito sanitario, anche il triage pediatrico globalenecessita poi di una periodica validazione, che ri-sponde alla necessità di verificare se gli obiettivi isti-tuzionali, intesi come esiti attesi delle cure conformialle conoscenze attuali e alle risorse disponibili, sianorealmente raggiunti/mantenuti. La certificazione del processo di assistenza definiscela funzionalità dei sottoprocessi intermedi e della strut-tura organizzativa, individuandone i punti di criticità;ciascuno di questi aspetti è fondamentale per analiz-zare ed incrementare la qualità dell’assistenza, ovvero:¸ se sono erogati servizi di salute efficaci/efficienti,

premessa per salvaguardare la qualità del pro-cesso;

¸ se gli esiti sono congruenti con quelli attesi;

¸ se le procedure espletate sono concordi agli stan-dard definiti dalle conoscenze.

I risultati di una metodologia di verifica permettono diconcludere se si possa continuare ad applicare il pro-

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Indicazioni sulle modalità per attuare in Pronto Soccorso un processo di validazione di un triage “globale” pediatrico

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cesso di triage in uso, oppure se sia necessario prov-vedere ad implementare o studiare modifiche dellostesso. Laddove è assente una politica organizzativainterna per la revisione sistematica dei protocolli/pro-cedure, nello specifico del triage pediatrico globale, èimportante sottolineare che c’è bisogno di attivare unadeguamento ai dettami dei processi di accredita-mento di ogni attività sanitaria, previsti ormai in tutte

le Regioni. Questa esigenza è raccomandata, a ga-ranzia della qualità delle cure erogate nei PS pedia-trici, anche dalla SIMEUP, quando indica nel recentis-simo Manuale formativo di triage pediatrico redattodalla Commissione triage, che ogni PS, che ha atti-vato un triage pediatrico, deve garantire una periodicaverifica e validazione dei protocolli, prevedendo inter-valli temporali non superiori ai tre anni.

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Introduzione

L’International Liaison Committee sulla Resuscitation(ILCOR) raggruppa 8 Council internazionali di rianima-zione: l’American Heart Association (AHA), l’EuropeanResuscitation Council (ERC), l’Heart and Stroke Foun-dation del Canada (HSFC), il Resuscitation Councildell’Asia (RCA), il Resuscitation Council del Sud Africa(RCSA), il Resuscitation Council dell’Australia e dellaNuova Zelanda (ANZCOR) e l’Inter-American HeartFoundation (IAHF). La mission di ILCOR è quella di sostenere un’attivitàdi identificazione e revisione delle evidenze scientifi-che rilevanti ai fini della rianimazione cardiopolmonaredell’adulto e del bambino. ILCOR promuove periodi-camente, ogni 5 anni, la revisione delle evidenze di-sponibili per un consenso scientifico sulla scienza dellarianimazione cardiopolmonare (dunque, l’ultima revi-sione è stata effettuata nel 2005) (1). Questo consenso scientifico, unitamente alle corre-late raccomandazioni terapeutiche (International Con-sensus on Cardiopulmonary Resuscitation and Emer-gency Cardiovascular Care Science With TreatmentRecommendations - CoSTR), costituisce poi la base

affinché le organizzazioni internazionali possano svi-luppare le proprie Linee Guida. Dove vi sono evidenzascientifica e consensus on science, le Linee Guidaconvergono; dove non vi è evidenza scientifica o nonsi realizza consenso, restano aree discrezionali discelta per la costruzione delle Linee Guida.Nel 2005, inoltre, ogni Resuscitation Council nazio-nale o internazionale appartenente ad ILCOR ha svi-luppato le Linee Guida appropriate per la propria Re-gione, Linee Guida che sono state alla base della for-mazione anche in Italia. ILCOR 2010 si sta appunto avvicinando e le sue taskforce (Advanced Life Support, Basic Life Support, Pe-diatric Life Support, Neonatal Life Support, Acute Co-ronary Syndrome/Myocardial Infarction, and Educa-tion, Teams & Implementation) sono già al lavoro daun anno con i relativi contributi disponibili on-line. Que-sti elaborati di revisione critica delle evidenze scienti-fiche sono stati presentati e discussi il 30 gennaioscorso a Dallas, mentre la pubblicazione del consensoscientifico è avvenuta il 30 aprile 2010. Dal 30 aprile in poi, i vari Council stanno lavorando perla stesura delle Linee Guida e per la loro implementa-zione locale. In particolare, ERC lavorerà con commis-

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European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010

Fabio PederziniUO Neonatologia e Terapia Intensiva, Ospedale S. Chiara, Trento

Mario Lattere UO Anestesia e Rianimazione, Istituto G. Gaslini, Genova

Simone RugolottoUO Pediatria, Ospedale di Legnago, Verona

Pedro DominguezPediatric Intensive Care Unit, Ospedale Valle d’Hebron, Barcellona, Spagna

Luciano AnselmiPediatric Anesthesiologie, Ospedale San Giovanni, Bellinzona, Svizzera

Burkhard WermterPediatric Intensive Care Unit, MMH Kinderklinik, Hannover, Germania

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sioni dedicate a ciascun modulo formativo; per quantoriguarda la parte pediatrica, vi saranno le commissioniEuropean Pediatric Life Support (EPLS), European Pe-diatric Immediate Life Support (EPILS) e Neonatal LifeSupport (NLS) con esperti proposti dai Council nazio-nali e nominati con meccanismo elettivo. Analogamente, anche Italian Resuscitation Council(IRC) presenterà i propri candidati esperti per il seme-stre di lavoro scientifico. La fase conclusiva di tale pro-cesso si espleterà con la presentazione, da parte diERC, delle Linee Guida Europee ad Oporto (Porto-gallo) il 3 e 4 dicembre 2010. Lo scopo di questo lavoro è quello di confrontare losviluppo del corso PBLS-D nelle tre seguenti LineeGuida 2005 emesse, rispettivamente, dall’ERC (1),dall’AHA (2) e dalla SIMEUP (3) per riconoscere le dif-ferenze e, se possibile, identificarne la ragioni in vistadei cambiamenti che ci attendono.

Materiali e metodi

Abbiamo seguito il format del CoSTR per la rianima-zione cardiopolmonare pediatrica, focalizzando la se-quenza ABCD del PBLS, in particolare soffermandocisu: attivazione del sistema d’emergenza, richiesta deldefibrillatore semiautomatico (DAE), ventilazioni di sup-porto, controllo del polso, tecnica di compressionetoracica, rapporto ventilazioni/compressioni, rivaluta-

zioni e strutturazione del modulo formativo pediatricodi base pediatrica. Per ogni punto della sequenza PBLS-D sono stateconfrontate le tre Linee Guida.

Risultati

In ogni segmento della sequenza ABCD, le LineeGuida esaminate presentano differenze in termini ditecnica, sequenza e criteri di valutazione. Per diffe-renze di tecnica si intende che l’intervento rianimato-rio avviene con tecnica differente.Airway: in SIMEUP il controllo della coscienza sfruttaanche lo stimolo doloroso, ovvero “il pizzicotto sul mu-scolo cucullare”. A paziente incosciente, SIMEUP considera anche lanozione di cardiopatia come condizione per il “callfirst”, cioè la chiamata prioritaria dell’Emergency Me-dical System (EMS). Nelle Linee Guida AHA, il soc-corritore non sanitario solleva il mento ed estende ilcapo anche in caso di trauma e non si ritrova l’atten-zione a guardare nel cavo orale al momento dell’aper-tura delle vie aeree (Tabella 1).Breathing: AHA esegue 2 ventilazioni iniziali (sia laiciche sanitari), mentre per ERC e SIMEUP sono 5 (Ta-bella 2).Circulation: il soccorritore non sanitario AHA, dopo le2 ventilazioni, passa alle compressioni senza la valu-

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European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tabella 1.Linee Guida a confronto: fase A del PBLS.

Manovra AHA ERC SIMEUP-IRC

Valutazione reattività Stimolo tattile gentile e vocale + stimolo doloroso

Attivazione del 118 e richiesta DAE“Call first”

Idem + nozione di cardiopatiaSe l’arresto improvviso è testimoniato, il soccorritore sanitariosolo deve attivare il 118 e richiedere un DAE prima di iniziare l’RCP

Vie Aeree

Controlla le vie aeree

Lattante: posizione neutra del capoBambino: posizione di sniffing+ se hai difficoltà ad aprire le vie aeree, tenta la sublussazionedella mandibola

Per mantenere l’apertura delle vie aeree puoi fare usodella cannula faringea

Usa la sublussazione della mandibola

Guarda in bocca e rimuovi oggetti visibili

Estendi il capo e solleva ilmento

Laico: estendi il capo e solleva ilmento sia nella vittimanon traumatizzata chetraumatizzata

Sanitario: usa la sublussazionedella mandibola

Se non ha successo lasublussazione della mandibola,puoi estendere un po’ il capo

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tazione dei segni di circolo. La sede delle compres-sioni e la profondità differiscono nelle Linee Guida AHArispetto a quelle europee. Il rapporto ventilazioni/compressioni è di 30:2 in AHA(sia laico che sanitario), rispetto al 15:2 in ERC e SI-MEUP; pertanto il soccorritore solo AHA, prima di at-tivare l’EMS, esegue 5 cicli 30:2 di RCP (2 minuti),mentre ERC e SIMEUP indicano di attivare l’EMSdopo 1 minuto di RCP, pari a 5 cicli 15:2, 3 cicli 30:2per i laici (Tabella 3).

DAE: l’uso del DAE, nel caso di un soccorritoresolo, viene posticipato secondo AHA a dopo 2 mi-nuti di RCP; invece ERC e SIMEUP applicano ilDAE subito dopo 1 minuto di RCP. L’applicazione delle placche del DAE sul torace delbambino va eseguita appena il DAE è disponibile,secondo AHA, interrompendo l’RCP; secondo ERCe SIMEUP si deve completare 1 minuto di RCPprima di applicare il DAE, anche se già disponibile(Tabella 4).

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European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tabella 2.Linee Guida a confronto: fase B del PBLS.

Manovra AHA ERC SIMEUP-IRC

Valutazione respiro Guarda, ascolta e senti per 10 secondi

Respirazioni iniziali 5 insufflazioni iniziali di soccorso2 insufflazioni efficaci

Respirazioni di mantenimento 20 ventilazioni/min12-20 ventilazioni/min

Applica la pressione sulla cricoide

Tabella 3.Linee Guida a confronto: fase C del PBLS.

Manovra AHA ERC SIMEUP-IRC

Circolo Lattante: ricerca polso brachiale

Bambino: ricerca polso carotideo

+ ricerca i segni vitali (movimenti, tosse, respiro) per 10 sec

Laico:inizia la RCP dopo le 2insufflazioni iniziali efficaci (saltala valutazione del circolo)

Sanitario:ricerca del polso brachiale nellattante e carotideo nel bambino+ ricerca i segni vitali (pallore ecianosi) per non più di 10 sec

Compressioni: punto di repere

Inizio

Metà inferiore dello sternoUn dito trasverso sopra il processo xifoideo

Metà inferiore dello sterno, ma non sopra la xifoide

Polso < 60 bpm con segni di scarsa perfusione

Metodo Lattante: tecnica a due dita o tecnica a due mani e polliciBambino: 1 o 2 mani

compressione forte, veloce, rilasciamento completo

Profondità compressioni 1/3-1/2 del diametroAP del torace

Almeno 1/3 del diametro AP del torace

Rapporto compressioni/ventilazioni Laico = 30:21 Sanitario = 30:22 Sanitari = 15:2fino alla pubertà

Laico = 30:21 Sanitario = 15:2

(se difficoltà nel passaggio compressioni/ventilazioni, 30:2)2 Sanitari = 15:2

Frequenza 100/min

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Modulo formativo PBLS: AHA non ha un modulo de-dicato all’età pediatrica. Il PBLS per il bambino (>1anno) è inserito nel corso BLS adulto, mentre il PBLSper il lattante è un modulo opzionale. ERC non di-spone di un corso PBLS dedicato e autonomo, ma ilPBLS viene trattato all’interno dei corsi pediatrici avan-zati (EPLS/EPILS). SIMEUP, invece, dedica 8 ore dicorso autonomo PBLS-D, comprendendo sia lattanteche bambino; ciò costituisce requisito per accedereal corso avanzato (Tabelle 5 e 6). La Svizzera (Swiss Resuscitation Council - SRC), ben-ché segua le direttive AHA per quanto riguarda le tec-niche di rianimazione, offre corsi PBLS di 4-6 ore sullafalsariga dei corsi PBLS della SIMEUP. Nella zona li-mitrofa all’Italia (Canton Ticino) è inoltre possibile se-guire il corso PBLS-D SIMEUP, essendo stato talecorso approvato e riconosciuto da SRC (4).

Discussione

Il Consenso sulle evidenze scientifiche di ILCOR 2005si limita ad alcuni punti che costituiscono la linea guidapediatrica di base.

Nelle aeree dove vi è evidenza scientifica e vi è statoconsenso, le tre Linee Guida considerate sono uguali;ma, dove ILCOR non detta la scelta, ERC, AHA e SI-MEUP mostrano nelle Linee Guida PBLS rilevanti dif-ferenze in termini di tecnica, sequenza, criteri di valu-tazione e modulo formativo. Le diverse scelte sem-brano derivare da considerazioni relative ad un diffe-rente contesto operativo. Negli USA, dove AHA è leader, la scelta per il PBLSha tenuto conto di criteri di semplificazione e standar-dizzazione con l’intervento per l’adulto; la sequenzaè fondamentalmente simile all’adulto, 2 ventilazioni,rapporto ventilazioni/compressioni 30:2, 2 minuti diRCP. La realtà organizzativa americana è prevalentementestrutturata nel pre-hospital con i tecnici del soccorso:AHA ha preferito fare una scelta unitaria. Le Comunità scientifiche pediatriche American Aca-demy of Pediatrics e la Canadian Pediatric Societyhanno ospitato le nuove Linee Guida ILCOR AHA2005 nelle proprie riviste e sedi scientifiche, per di-scuterne ed evidenziarne le modifiche più rilevanti epromuovere l’aggiornamento tra i propri soci (5, 6).

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European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010

ANNO 4 - numero 1 | giugno 2010

Tabella 4.Linee Guida a confronto: applicazione del DAE nella sequenza PBLS-D.

Manovra AHA ERC SIMEUP-IRC

DAE Applicazione dopo 5 cicli di RCP 15:2 (1 minuto)

Applica il DAE sempre dopo il 1° minuto di RCP

Applicazione dopo 5 cicli di RCP30:2 (2 minuti)

In caso di collasso improvviso o arresto cardiaco in ospedale, applica il DAE appena disponibile

Tabella 5.Linee Guida a confronto: modulo di corso.

Manovra AHA ERC SIMEUP-IRC

Format di corso PBLS all’interno del corso EPLS/EPILSModulo di 4 ore

Corso PBLS-D Modulo di 8 ore per sanitari, 4 ore per laici

Modulo unico BLS Adulto e bambino (lattante modulo a parte) 6-8 ore di corso con video

Tabella 6.Linee Guida a confronto: sintesi delle differenze per categoria.

AHA-ERC ERC-SIMEUP AHA-SIMEUP

Tecnica 4 4

Sequenza 6 6

Valutazione 3 1 4

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ERC ha pubblicato le proprie Linee Guida nel dicem-bre 2005 e ha dato il via al lavoro delle società scien-tifiche nazionali per la stesura delle Linee Guida. L’ap-proccio ERC appare costruito per dare più specificitàpediatrica all’intervento sul bambino con tecniche de-dicate: uso della jaw thrust, 5 ventilazioni iniziali, nu-mero doppio di ventilazioni nella RCP, con cicli 15:2anziché 30:2. Il modulo formativo distingue ulteriormente l’applica-zione delle tre Linee Guida: in ERC, il corso PBLS èinserito e condotto solo all’interno dei corsi di forma-zione avanzata (EPLS ed EPILS), non essendo rico-nosciuto un corso PBLS autonomo. Il modulo si pre-sta ad una diffusione in ambito di operatori sanitariche affrontano la formazione pediatrica avanzata. Negli USA vi è il modulo BLS, diffuso sia per sanitariche per “laici” e comprensivo tanto dell’età adultaquanto della pediatrica, mentre il lattante è opzionale.La SIMEUP e la SRC si distinguono per aver struttu-rato un corso autonomo pediatrico di base lattante ebambino, con uso del DAE per sanitari e laici. L’offerta e il bisogno formativo riflettono diverse realtàal di qua e al di là dell’Atlantico. Il modo di condurreun corso di RCP di base trova differenti strategie edapplicazioni. Le stesse Linee Guida AHA sono inse-gnate da organizzazioni diverse, come la stessa AHA,ma anche la American Red Cross (ARC) e il dibattitoè aperto sulla qualità delle scelte metodologiche for-mative, sulle ore di training di un modulo, sulla duratadel certificato (1 anno per l’ARC rispetto ai 2 anni perl’AHA). È dunque possibile riconoscere un orienta-mento alla massima standardizzazione e semplifica-zione negli USA con rinuncia alla formazione sul lat-tante; in Europa assistiamo a corsi dedicati pediatrici,poco o parzialmente diffusi, con l’eccezione dell’Ita-lia e della Svizzera, che dispongono del moduloPBLS-D e di una rete formativa. Tale rete negli anni siè molto diffusa in collaborazione con IRC ed è artico-lata in centri di formazione e centri di riferimento, cen-tri radicati in strutture pediatriche per offrire il massimodi credibilità anche nella formazione di base. L’istruttore è il volano che trasmette ai partecipanti l’ap-prendimento delle Linee Guida; deve conoscere i prin-cipi fondamentali dell’insegnamento e dell’apprendi-mento negli adulti per insegnare la rianimazione cardio-polmonare. Seguendo l’esempio e l’esperienza di al-cuni Council Europei (primo fra tutti quello inglese -UKRC), l’ERC ha prodotto un insieme di conoscenzeed esperienze che hanno reso possibile e disponibile icontenuti e la metodologia per la “formazione unificata”degli istruttori, nei due livelli di base e avanzati, condi-visibile dalle discipline dell’adulto e della pediatria. Ciò che distingue l’istruttore PBLS dall’istruttore BLSsono i contenuti di corso, gli algoritmi pediatrici, piut-

tosto che adulti. IRC ha messo a disposizione il tra-dizionale luogo multidisciplinare e multiprofessionaleper garantire la metodologia didattica degli istruttori alivello europeo, con il titolo a diffondere le Linee GuidaEuropee 2010; IRC ha adottato il concetto ERC diistruttore unificato, ne promuove la formazione neiCorsi Istruttori (7) (Generic Instructor Course di basee avanzato), ne segue e sostiene la formazione conlo strumento del “learning path”, dove le competenzedell’istruttore europeo vengono monitorate e stimo-late attraverso l’esperienza nei corsi. Le società scientifiche conservano il ruolo insostitui-bile di partecipare alla stesura e all’aggiornamentodelle Linee Guida, di contribuire a dare “credibilità”,intesa come specificità, esperienza clinica alla forma-zione degli istruttori ed al loro ri-aggiornamento, non-ché di promuovere la ricerca sui risultati clinici speci-fici raggiunti anche in funzione della formazione pra-ticata. Un esempio ci proviene dall’esperienza spa-gnola, dove le società scientifiche pediatriche che sioccupano di urgenza e di emergenza pediatrica, su-bito dopo il 2005 hanno prodotto una analisi dei do-cumenti ILCOR ed una definizione ragionata e pub-blicata delle Linee Guida spagnole sulla RCP pedia-trica (8-10). L’altro esempio viene dalla CommissionePBLS della SIMEUP che nel 2006 ha elaborato le Li-nee Guida e il materiale didattico per la rete formativaPBLS in Italia, utilizzato localmente anche in Svizzerae Germania (11).

Conclusioni

Dal momento che la coordinazione tra i soccorritorie le manovre sul bambino sono fondamentali per larianimazione cardio-polmonare, chi indirizza le scelteper la formazione dei soccorritori laici e sanitari, do-vrebbe essere cosciente di queste differenze nelle Li-nee Guida AHA, ERC e SIMEUP per non compro-mettere il successo del soccorso al bambino.Il Consensus on Science 2010 probabilmente por-terà qualche nuova evidenza scientifica e qualchemutamento nella sequenza e nelle tecniche PBLS;tuttavia, saranno proprio i contesti organizzativi dellesanità nazionali, il ruolo e la rilevanza delle societàscientifiche, la diffusione e la forza delle reti forma-tive, la qualità dei formatori a giustificare differenzenelle Linee Guida nel contesto americano rispetto aquello europeo. La speranza è quella che le differenze siano sempremeno evidenti ed orientate alla massima efficacia per-seguibile e documentabile nell’ambito di territori doveci si augura omogeneità di linea guida, formazione edintervento.

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European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010

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European Resuscitation Council (ERC), American Heart Association (AHA), Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza Pediatrica (SIMEUP)Confronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR) 2010

Bibliografia essenzialeBibliografia essenziale

1. European Resuscitation Council. European ResuscitationCouncil guidelines for resuscitation 2005. Section 6. Pae-diatric life support. Resuscitation 2005; 67: S97-133.

2. American Heart Association. 2005 American Heart Asso-ciation (AHA) guidelines for cardiopulmonary resuscita-tion (CPR) and emergency cardiovascular care (ECC) ofpediatric and neonatal patients: pediatric basic life sup-port. Pediatrics 2006; 117: e989-1004.

3. Pediatric Basic Life Support and Early Defibrillation. Edi-zione Nuove Linee Guida 2005 a cura della CommissioneNazionale permanente PBLS SIMEUP-IRC.

4. Swiss Resuscitation Council. Anbieter mit SRC geprüftenKursinhalten nach den Guidelines 2005 (Stand Dezem-ber 2009). http://www.resuscitation.ch/Kursanbieter.29.0.html

5. The International Liaison Committee on Resuscitation (IL-COR) Consensus on Science With Treatment Recommen-dations for Pediatric and Neonatal Patients: Pediatric Ba-sic and Advanced Life Support. Pediatrics 2006; 117:e955-77.

6. Emergency Paediatrics Section, Canadian Paediatric So-ciety (CPS). Paediatric basic and advanced life supportguidelines: An update. Paediatr Child Health 2007; 12:495-7.

7. European Resuscitation Council. Generic InstructorCourse. Edizione 2.1, ed. I Bullock e M Colquhoun, Eu-ropean Resuscitation Council, Bruxelles, 2007.

8. Dominguez P, Canadas S, Lopez-Herce J, et al. Noveta-tes en RCP 2005: perspectiva global. Pediatr Catalana2006; 66: 268-72.

9. Dominguez P, Canadas S, Martinez A, et al. Novetates enRCP 2005: RCP pediatrica basica. Pediatr Catalana 2006;66: 292-300.

10. Dominguez P, Canadas S, de Luca G, et al. Asistenciainicial al traumatismo pediatrico y reanimacio cardiopul-monary. An Pediatr 2006; 65: 586-606.

11. Kinder Notfallkurse. PBLS-Basiskurs. Ausbildungszen-trum Rheinland. http://www.kinder-notfallkurse.de/Kurse_Seite_1.html

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CONGRESSI 2010

Current Concepts in the Intensive Care of Critically Ill Neonates and Children23-25 Settembre 2010La Spezia

XVII Congresso Nazionale SIGENP7-9 Ottobre 2010Pescara

66° Congresso Nazionale SIP20-23 Ottobre 2010Roma

VIII Congresso Nazionale SIMEUP11-13 Novembre 2010Principina (Grosseto)

Excellence in Paediatrics2-4 Dicembre 2010Londra

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ERC, AHA, SIMEUPConfronto di tre differenti Linee Guida di Corso PBLS-D in vista dell’International LiaisonCommittee on Resuscitation (ILCOR) 2010

Indicazioni sulle modalità per attuare in ProntoSoccorso un processo divalidazione di un triage“globale” pediatrico

Le emergenze inallergologia: l’anafilassi

Sintomi e segni neurologici di allarme

L’assistenza pediatrica, l’appropriatezza delle cure e la necessità di una svolta

Pandemia H1N1 in ItaliaI risultati del monitoraggio epidemiologico multicentrico attivato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica nei Pronto Soccorso Pediatrici

Anno 4 - numero 1

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