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Comune di ACQUAFONDATA - FR -
R e g i o n e L a z i o
PIANO DI GESTIONE ED
ASSESTAMENTO FORESTALE
RELAZIONE
2013 -
2022
DGR 14 febbraio 2005, n. 126
progettista:dott.agr. Piergiulio
Luchetti
collaboratoridott.for.
Daniela D’Ovidio: forestaledott.nat. Amilcare D’Orsi: ril.for.-naturalisticap.a. Marco D’Ercole: cartografia sig. Bruno Petriglia: rilievi botanici
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Parte 1 Inquadramento generale Titolo 1. INTRODUZIONE
Cap. 1 Obiettivi generali del piano e criteri assestamentali utilizzati
Cap. 2 Consistenza del patrimonio
Cap. 3 Pianificazione e gestione passata ed attuale, forme d’uso
Cap. 4 I prodotti secondari del bosco
Titolo 2 ASPETTI SOCIOECONOMICI E VINCOLISTICA
Cap. 1 Dinamica della popolazione
Cap. 2 Comparto turistico
Cap. 3 Forme d’uso del territorio
Cap. 4 Utilizzatori forestali
Cap. 5 Vincolistica e pianificazione 5.1. Piani paesistici 5.2. Documento Preliminare di Indirizzo del P.T.P.G. 5.3. P.R.G.
Titolo 3. CARATTERI AMBIENTALI
Cap. 1 Fattori fisico-territoriali 1.1. Inquadramento geografico-amministrativo 1.2. Inquadramento climatico
1.3. Inquadramento litogeomorfologico 1.4. Inquadramento pedologico 1.5. Inquadramento vegetazionale
1.5.1. Inquadramento fitosociologico pascoli 1.5.2. Inquadramento fitosociologico boschi
Cap. 2 Fattori di rischio idrogeologico
Cap. 3 Quadro delle strutture e infrastrutture
Cap. 4 Quadro della fauna selvatica 4.1. Presenza 4.2. La conservazione della fauna selvatica attraverso le attività selvicolturali 4.3. Strategie di gestione degli habitat e miglioramenti ambientali per la fauna 4.4. Conclusioni
Titolo 4. PROCESSI DI DEGRADO
Cap. 1 Stato fitosanitario
Cap.2 Incendi
Parte 2 Pianificazione delle Risorse Titolo 1 RISORSE FORESTALI
Cap. 1 Pianificazione assestamentale e statistica della foresta 1.1. Presentazione del complesso assestamentale e analisi storica 1.2. Obiettivi generali del piano e criteri assestamentali utilizzati
Cap. 2 Compartimentazione e rilievi 2.1. La compartimentazione e la formazione delle classi colturali o comprese
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2.2. La cartografia, il particellare e le descrizioni particellari 2.3. Rilievi dendroauxometrici 2.4. Metodo di cubatura 2.5. Calcolo dell'incremento medio 2.6. Calcolo della massa legnosa all’epoca del taglio
Cap. 3 Assestamento delle singole classi colturali o comprese 3.1. COMPRESA A: CEDUI A PREVALENZA DI CERRO
3.1.1. Descrizione generale 3.1.2. Modalità gestionali 3.1.3. Calcolo della ripresa 3.1.4. Piano degli interventi
3.2. COMPRESA B: CEDUI A PREVALENZA DI ROVERELLA 3.2.1. Descrizione generale 3.2.2. Modalità gestionali 3.2.3. Calcolo della ripresa 3.2.4. Piano degli interventi
3.3. COMPRESA C: CEDUI A PREVALENZA DI CARPINO NERO 3.3.1. Descrizione generale 3.3.2. Modalità gestionali 3.3.3. Calcolo della ripresa 3.3.4. Piano degli interventi
3.4. CLASSE D: FUSTAIE TRANSITORIE IRREGOLARI A PREVALENZA DI FAGGIO 3.4.1. Caratteristiche generali 3.4.2. Modalità gestionali
3.4.3. Calcolo della ripresa 3.4.4. Piano degli interventi 3.5. CLASSE E: BOSCHI DI PROTEZIONE IDROGEOLOGICA ED AMBIENTALE
3.5.1. Descrizione generale 3.5.2. Modalità gestionali
3.6. CLASSE E : TURISTICO-RICREATIVE-DIDATTICHE 3.6.1. Descrizione generale
Cap. 4 Disciplinare degli interventi selvicolturali
Cap. 5 Prescrizioni di piano
Cap. 6 Criteri di monitoraggio della gestione
Titolo 2 RISORSE PASCOLIVE E ZOOTECNICHE
Premessa
Cap. 1 Ricognizione 1.1. Considerazioni generali sulla gestione 1.2. Modalità d’uso 1.3. Consistenza del carico 1.4. Il comparto zootecnico ( dati Istat) 1.5. Strutture e infrastrutture
Cap. 2 Studio pastorale 2.1. Metodologia di rilevamento della produttivita’ 2.2. Analisi di rilievi 2.3. Descrizione delle facies pastorali 2.4. Delimitazione delle aree a pascolo 2.5. Calcolo della capacità di carico
Cap. 3 Misure di gestione ed interventi 3.1. Tecniche di pascolamento 3.2. Miglioramenti
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3.3. Criteri di gestione 3.4. Pascolo in bosco
Titolo 3 VIABILITA’
Premessa
Cap. 1 Metodologia
Cap. 2 Quadro generale della viabilità 2.a. Comprensorio nord – M. Monna Acquafondata - Monna Casale - M. della Battuta 2.b. Comprensorio sud-ovest Monte Palacante 2.c. Comprensorio est Monte La Posta 2.d. Comprensorio centrale Il Quadro
Cap. 3 Criteri e modalità di esecuzione degli interventi
INVENTARIO DELLA VIABILITA’ PER TRATTI ED INTERVENTI PREVISTI
Titolo 4 USI CIVICI E REGOLAMENTI
Cap. 1 Usi civici. Indagine storico-giuridica
Cap. 2 L’esercizio dell’uso civico di legnatico
Cap. 3 Regolamenti
BIBLIOGRAFIA
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Parte 1 Inquadramento generale
Titolo 1. INTRODUZIONE
Cap. 1 Obiettivi generali del piano e criteri assestamentali utilizzati
Nella elaborazione del presente Piano ci si è proposti di adottare dei criteri assestamentali che
potessero permettere un più corretto miglioramento e mantenimento degli ecosistemi forestali,
tenendo conto del fatto che tale aspetto rappresenta un elemento assolutamente irrinunciabile
se si vuole garantire l'efficace e durevole svolgimento di tutte le funzioni del bosco, tra cui
anche quelle produttive.
Sotto tale aspetto gli elementi che sono stati presi in considerazione, sia per l'assestamento dei
cedui che per le fustaie, sono stati essenzialmente i seguenti:
- garantire la variabilità delle strutture e delle tipologie forestali naturali tipiche dei luoghi;
- assicurare il buon funzionamento dei processi ecologici e delle dinamiche forestali;
- attenzione verso le influenze ecologiche della foresta e verso l'ambiente circostante (ad es.
produzione di ossigeno, paesaggio ecc.);
- mantenere e migliorare la funzione sociale e culturale del bosco;
- conservare la variabilità genetica delle specie animali e vegetali che popolano l’ambiente
forestale.
Pertanto, il presente Piano di Assestamento ha lo scopo di perseguire nel breve periodo il
miglioramento del valore capitale della foresta, fornendo nel contempo un razionale programma di
utilizzazione.
Oltre all’aspetto puramente economico legato alle produzioni legnose si è cercato, inoltre, di non
trascurare altri aspetti fondamentali del bosco, come: la viabilità forestale collegata
direttamente al soccorso antincendio e allo sviluppo turistico, la difesa dei versanti, la
regolamentazione della raccolta dei prodotti secondari del bosco e la funzione turistico
ricreativa ed ambientale.
Cap. 2 Consistenza del patrimonio
I beni comunali assestati interessati dal seguente Piano interessano una sup. lorda complessiva di
1.243,8535 ha e risultano costituiti dalle seguenti tipologie d’uso del suolo:
boschi: 820,2062 ha pascoli: 423,6473 ha
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Cap. 3 Pianificazione e gestione passata ed attuale, forme d’uso
Le ricerche, effettuate nella fase preliminare del presente Piano, hanno evidenziato la totale
assenza di strumenti gestionali appropriati del patrimonio forestale e pascolivo.
Nel territorio comunale, dopo un periodo di intensa attività di sfruttamento dei boschi, evolutosi
tra l’inizio del secolo e gli anni 50, si è assistito a una progressiva diminuzione delle attività
selvicolturali, a cui ha fatto seguito un periodo di relativa stasi che si è protratto fino alla fine
degli anni ‘70.
Nella tabella si riportano, in modo sintetico, le ultime utilizzazioni:
Località Stag. Silv. Sup. (ha)
Colle Sant’Anna 1977-81 10.00 Selva La Terra 1978-80 10.00 Monte La Posta 1993-94 12.00 Monte Molino 2004-06 10.00 Monte La Posta 2009-10 3.30 Madonna del Carmine 2012-in corso 9.10
I boschi interessati al taglio sono stati i cedui di Carpino nero, Cerro e secondariamente
Roverella. Non sono state eseguite opere di compensazione in risposta ai bisogni di manutenzione
forestale e ambientale che vengono via via rilevati sul territorio.
Dal punto di vista produttivo, il tipo di assortimento più diffuso è la legna da ardere. In effetti,
mentre un tempo (fino alla fine degli anni ‘80) risultavano cospicue e remunerative le produzioni
di particolari assortimenti, come le traverse ferroviarie, il carbone, ecc., ora ci si trova di fronte
ad un mercato che non offre più la possibilità di collocare determinati prodotti ormai
completamente soppiantati nell’uso comune da altri prodotti.
Sulle consuetudini locali, per quanto riguarda le pratiche selvicolturali, per i cedui matricinati
attualmente si rispettano matricinature abbondanti, con rilasci di matricine variabili da circa 130
a 150 ad ettaro di superficie, mentre nei boschi invecchiati e non ancora utilizzati sono stati
rilevate riserve di matricine che oscillano tra le 80-100 / ha.
Per l’uso dei pascoli pubblici non esiste un Regolamento e probabilmente anche a causa di questa
carenza gli allevatori non rispettano le più elementari regole che un uso della cosa comune
richiederebbe. Attualmente l’Ente affida annualmente a 21 allevatori, residenti e non, con il
metodo dei capi, indipendentemente dall’età, le aree aperte.
Per quanto concerne la viabilità forestale essa può essere considerata, nel complesso, sufficiente
a soddisfare le esigenze tecniche che usualmente vengono a manifestarsi durante le utilizzazioni
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selvicolturali. Nel recente passato non è stata data importanza al ruolo che la viabilità può
svolgere, non solo ai fini di una gestione razionale del patrimonio agroforestale, ma anche per
l’apporto ad uno sviluppo sostenibile come quello dell’ecoturismo. A riprova di ciò è lo stato di
manutenzione di alcune tratte.
Gran parte del comparto assestamentale risulta servito da strade sterrate a fondo stabilizzato,
nella generalità adeguate al transito di camion, in grado di assicurare il trasporto del materiale
legnoso.
Cap. 4 I prodotti secondari del bosco
Anche se i prodotti secondari del bosco, principalmente funghi, non destano interesse da parte
dell’Amministrazione comunale, al contrario della popolazione, si è ritenuto opportuno
l'inserimento delle norme comportamentali che ne regolino la raccolta nei vari periodi dell'anno.
All'uopo ci si è riferiti direttamente alla normativa vigente in materia, che si identifica nelle
seguenti leggi: L.R. n. 32 del 05/08/1998 (funghi e altri prodotti del sottobosco); L. 352 del
23/08/1993 modificata dal D.P.R. n. 376 del 14/07/1995.
Per quanto riguarda i funghi epigei, la raccolta dovrà essere effettuata in modo da non
danneggiare lo strato umifero superficiale del suolo e il micelio fungino; è vietato l’uso di rastrelli
o uncini e per il trasporto dei carpofori dovranno essere usati dei contenitori che permettano la
regolare diffusione delle spore; la quantità di funghi asportabile per ogni cittadino è fissata
nell'ordine massimo di 3 Kg e va effettuata solo nelle ore diurne. Inoltre, al fine di scongiurare
eccessivi squilibri biologici delle delicate cenosi dei boschi studiati, dovrà essere evitata anche la
distruzione dei carpofori di qualsiasi specie, anche non commestibile.
Per gli altri prodotti secondari del bosco (cioè: tartufi, lamponi, fragole, mirtilli, more di rovo,
asparagi selvatici, corbezzoli, bacche di ginepro) la raccolta dovrà avvenire evitando di
danneggiare gli apparati radicali e le parti epigee delle piante portatrici; le quantità massime
asportabili saranno di 1 Kg pro capite, tranne per le bacche di ginepro, mirto e corbezzolo per le
quali viene fissata una quantità massima di Kg 0,2 pro capite.
Infine, per quanto concerne i periodi di raccolta e il rispetto delle norme appena descritte, si
rimanda direttamente alla normativa vigente sopra elencata.
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Titolo 2 ASPETTI SOCIOECONOMICI E VINCOLISTICA
Cap. 1 Dinamica della popolazione
Il maggior picco della popolazione è stato rilevato nel 1901 con 1676 abitanti seguito da due forti
cali avvenuti intorno al 1905 e 1925, successivamente si è assistito ad una riduzione costante
negli anni sino ad arrivare, con l’ultimo censimento a 316 abitanti, e al 31/12/2008 a 292 abitanti
con una densità di 11.41 ab/ km2 (fonte ISTAT).
Nel settembre 2012 il paese può contare su una popolazione residente di appena 285 unità ( 11.14
ab/km2).
Viste in chiave ambientale queste dinamiche evidenziano come la ridotta pressione antropica sul
territorio, che si esprime anche con una contrazione dei prelievi forestali, sia dovuta non solo alle
mutate condizioni economiche e sociali della popolazione ma anche alla diversa distribuzione della
popolazione sul territorio che tende ad abbandonare le aree più marginali e ad urbanizzarsi.
Al riguardo, va ancora sottolineato come la popolazione residente sia andata concentrandosi nei
tessuti urbani meglio serviti di pianura, abbandonando le tradizionali forme di sussistenza che
assicuravano altresì un diffuso presidio del territorio ed il mantenimento di una vasta rete
sentieristica.
Cap. 2 Comparto turistico
L’offerta è rappresentata da due alberghi con annesso ristorante. Ai fini dalle considerazioni
proprie del Piano, che si propone di migliorare la gestione dei soprassuoli agroforestali e del
sistema rurale dell’area, si sottolinea come le attività agrituristiche, che più di altre possono
beneficiare di finanziamenti a fondo perduto, siano inesistenti nonostante le alte potenzialità del
territorio. E’ bene sottolineare che gli agriturismi rappresentano un importante momento di
innovazione dell’offerta turistica grazie al loro orientamento verso segmenti di domanda in
crescita e sensibili a modelli di fruizione del territorio rurale capaci di apprezzare le risorse
naturali e storico-culturali.
A questo proposito va ricordato come l’area si caratterizzi per la presenza di ambienti con un alto
livello di naturalità, determinato anche da una bassa antropizzazione, che rendono fruibili sistemi
ambientali di interesse escursionistico, sempre più apprezzati sul mercato del turismo.
Il settore, nel suo complesso manifesta alcuni punti di forza:
- ricchezza nella varietà dei beni di interesse naturalistico e paesaggistico;
- bacino di utenza che può riferirsi alle aree metropolitane romana e partenopea.
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Contemporaneamente non vanno sottaciuti i punti di debolezza dovuti alla mancanza di una cultura
dell’accoglienza di tipo rurale e di forme di coordinamento tra i diversi operatori incapaci di
sviluppare sinergie fra le singole offerte.
In questo senso vanno anche intese le carenze sul piano della promozione e del marketing
territoriale oltre alla più banale carenza di materiali informativi e della segnaletica che metta in
luce le diverse risorse presenti sul territorio.
Cap. 3 Forme d’uso del territorio
L’ambito interessato dal Piano si inserisce nel contesto più ampio del comprensorio montuoso a
sud delle Mainarde dominato da un paesaggio tipicamente forestale e agricolo. Qui, come per
altre zone dell’Appennino, il settore primario mantiene ancora una posizione di rilievo nel tessuto
economico e sociale. Esso infatti svolge un ruolo importante, sia per il numero di addetti che vi
partecipano sia per l’importanza che riveste nel presidio del territorio.
Dall’ultimo censimento generale dell’agricoltura, il 5° del 2000, continuano a prevalere largamente
le aziende a conduzione diretta del coltivatore, ed esclusivamente quelle con solo manodopera
familiare, che rappresentano il 98.2% del totale. La restante quota è rappresentata da un’unica
az. condotta con salariati.
Delle complessive 57 aziende quelle di proprietà risultano largamente prevalenti 47, mentre la
differenza è data dalla forma mista ossia parte in proprietà e parte in affitto o in uso gratuito;
l’affitto esclusivo è assente.
I 56 conduttori, insieme alla manodopera familiare 33, risultano predominanti (97.8%) rispetto
ad un totale generale di 91 persone di manodopera agricola; le giornate di lavoro aziendale
risultano 2.768 per i conduttori, 1.425 per i coadiuvanti familiari e complessivamente forniscono
il 99.5% del totale (4.213).
La distribuzione delle aziende per classi di superficie agricola utilizzata (SAU) mostra come il
settore sia tuttora caratterizzato dalla massiccia presenza di micro-aziende. Infatti, sono ben
31 (pari al 54.3% del totale) le aziende che hanno meno di 1 ettaro di SAU, seguite da quelle di
classe 1-2 ha con 14 aziende.
Della superficie totale (1.413 ha) i seminativi (cereali, ortive e foraggere avvicendate)
rappresentano l’1.7%, le legnose agrarie (vite e olivo principalmente) lo 0.2%, i prati permanenti e
pascoli il 51.5% mentre i boschi il 30.6%.
Per quanto riguarda l’analisi del comparto zootecnico si rimanda all’apposito punto per un
maggiore approfondimento.
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Alla superficie privata destinata a pascolo precedentemente citata e corrispondente a 756 ha,
c’è da aggiungere quella che l’Ente concede in fida e complessivamente tale tipologia occupa una
posizione importante sul territorio risultando vitale per la sussistenza di molte piccole aziende
locali.
I boschi occupano una posizione di tutto rilievo e ciò ha favorito sicuramente in zona lo sviluppo
di una cultura e di un’economia legate alla selvicoltura e alla pastorizia, a differenza di quanto
accade in altre aree pianeggianti poste a valle nella parte più favorevole della provincia.
Occupando una posizione così importante, sia da un punto di vista naturalistico che economico, i
boschi possono essere considerati una risorsa irrinunciabile fornendo un reddito costante e
duraturo, sia per i privati che per l’Ente.
Tuttavia proprio in virtù delle utilizzazioni boschive avvenute in passato, poco attente alle
dinamiche forestali, appare indispensabile una pianificazione capace di ripristinare le migliori
condizioni di produttività. Infatti non va omessa l’importanza che i boschi e i pascoli rivestono sia
nella valorizzazione del territorio dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, sia nella
protezione idrogeologica in relazione alla presenza di alcuni fenomeni di dissesto.
Sul territotorio è presente un’azienda faunistico-venatoria che nasce da una convenzione tra il
Comune ed un privato, per l’uso di gestione di tutti i terreni di proprieta’ comunale, della durata
di 6 anni rinnovabile (l’ultimo rinnovo è del 2012). L’azienda immette pernice rossa e fagiani questi
ultimi in numero di 40 annualmente per convenzione.
Cap. 4 Utilizzatori forestali
Vi è una sola impresa locale che opera nel settore e prevalentemente a carattere familiare con
impiego di operai avventizi.
Sebbene i boschi siano in genere facilmente accessibili anche con mezzi pesanti, l’organizzazione
delle imprese utilizzatrici, poco propense ad investire nella meccanizzazione, implica che le
operazioni di esbosco vengano condotte prevalentemente con animali (muli e cavalli).
Il mercato a cui le imprese utilizzatrici fanno riferimento per la vendita è principalmente quello
del circondario.
Non sono presenti nel territorio segherie specializzate per la produzione di tavolame di qualità o
di prodotti diversificati del settore legno.
La realizzazione di uno strumento pianificatorio, che per la prima volta consentirà di disciplinare
e programmare le attività selvicolturali, nel rispetto delle esigenze di protezione e conservazione
del territorio, nel contempo fornirà lo stimolo necessario agli imprenditori locali per meglio
organizzare il reperimento e l’offerta del materiale legnoso, garantendo prodotti di qualità anche
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per il consumatore. Una volta predisposto il mercato si potrà anche procedere alla certificazione
di provenienza del materiale prodotto e alla creazione di consorzi del legno. La produzione
sostenibile di materiale combustibile certificato potrebbe anche collocarsi in un’ottica di
maggiore respiro, con il coinvolgimento anche di altre strutture pubbliche, per la produzione di
energia a basso impatto (ad es. creazione di centrali termiche alimentate a legna) con ampi
vantaggi anche per le popolazioni locali.
Cap. 5 Vincolistica e pianificazione
5.1. Piani paesistici
In sostituzione dei Piani Territoriali Paesistici vigenti che risultano assorbiti e revisionati, e ad
integrazione, completamento e aggiornamento del PTGR, il Piano Territoriale Paesistico Regionale
diventerà l’ unico riferimento per l’intero ambito regionale.
Già il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 aveva imposto alle Regioni una verifica dei
piani paesistici con adeguamenti più rispondenti all’evoluzione tecnica e normativa a seguito di
disposizioni regionali, nazionali e comunitarie.
Così la pianificazione paesaggistica viene ridefinita attraverso questo nuovo strumento di
pianificazione territoriale di settore che si pone come obiettivo fondamentale quello di una
omogeneità di norme e di riferimenti cartografici.
Altra priorità del piano è stata quella di ridefinire le competenze della pianificazione
paesaggistica per disciplinare l’insieme dei beni del patrimonio naturale e culturale in maniera più
settoriale mantenendo sempre una valenza di salvaguardia.
L’attuazione della tutela per la conservazione e creazione dei paesaggi viene concretizzata con
linee di indirizzo e prescrizioni che perseguono specifici obiettivi di qualità.
Il Comune secondo il Piano Territoriale Paesistico, comunque vigente, ricade in ambito
territoriale n. 14 - Cassino Gaeta Ponza (approvato con LL.RR. – 6 luglio 98 nn. 24 e 25) e, in
ottemperanza alle Norme contenute nel suddetto PTPR sono stati individuati i seguenti vincoli:
I sistemi di paesaggio, ai sensi dell’art. 135 del Codice dei beni culturali e del paesaggio
(DLgv 42/2004 e s.m.i.), sono stati individuati e rappresentati nella Tav.A nell’ambito del sistema
del Paesaggio naturale e seminaturale, articolati in Paesaggio naturale e Paesaggio naturale di
continuità.
Il primo è quello costituito dalle porzioni di territorio caratterizzate dal maggior valore di
naturalità per la presenza di beni di interesse naturalistico e vegetazionale, come nel nostro caso.
Il secondo è quello costituito da porzioni di territorio che presentano un elevato grado di
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naturalità, sono collocati all’interno e in adiacenza dei paesaggi naturali oltre che in prossimità ai
paesaggi dell’insediamento urbano. Entrambi coprono l’intero territorio comunale ad esclusione
del centro storico e relativa fascia di rispetto.
Le aree tutelate per legge, rappresentate nella Tav.B, sottoposte a vincolo paesistico ai
sensi dell’art. 142 c.1, riguardano:
- lett. c): i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi e le relative sponde o piedi degli
argini per una fascia di 150 metri ciascuna – art. 35 del PTPR; tra questi risultano: il “Fosso Valle
Lunga” (c 060_1000) ID 226 area 627.359 m2 perimetro 4.651 m a S-E del territorio e a confine
con Viticuso, non riportato in CTR ma riportato in catasto con la denominazione “Fosso del
Mulino”, e risulta da derivazione del “Torrente la Rava” (c062_1058) ID 225 area 1.523.283 m2
perimetro 13744 m denominato in catasto “Ciammettoria” nella parte alta e “Fosso la Rava” di
seguito; in questa parte segna il confine con Viticuso.
Nessun intervento interesserà i suddetti territori tutelati.
- lett. d): le montagne per la parte eccedente i 1.200 metri sul livello del mare per la catena
appenninica – art. 36 del PTPR; interessa la parte circostante Monte Monna Acquafondata
(d 060_023) per 435.626 m2 con perimetro di 2.826 m; la zona di Monte Monna Casale
(d 060_026) a confine con Vallerotonda con una sup. comunale pari a 531.067 m2 con perimetro di
5.231 m; la zona a ridosso di Monte Passero (d 060_024) con una sup. comunale pari a 65.898 m2
con perimetro di 1.059 m. Tutte le aree sono a nord del territorio comunale.
- lett. g): i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e
quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; appartiene a questa categoria la maggior parte del
territorio comunale.
- lett. h): le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici.
- lett. m): le zone di interesse archeologico - art.45 del PTPR; sono individuati sette beni puntuali
in totale di cui cinque riguardano “Antichi terrazzamenti” (tp 060_ 3726 – 3818 – 3819 -3821 –
3822), il sesto definito “Tratto di antica via costruita” (tp 060_3820), il settimo definito “Resti
di fortificazione in opera poligonale” (tp 060_3823).
Nessun intervento interesserà i suddetti territori tutelati.
Tra gli Insediamenti urbani storici e territori contermini (art.43 PTPR), in base all’art.136 c.1
lett.c) del Codice, sono compresi e riportati in Tav. B il centro storico “Acquafondata”(cs 488)
(retino rosso) per una sup. di 27.390 m2, un urbanizzato (retino grigio) di 36.488 m2 ed un
urbanizzato (retino grigio) per “Acquafondata – area cimiteriale” (cs 491) per una sup. di 2.231
m2; i territori contermini, per una fascia di rispetto di 150 m e per entrambe, ammontano a
316.744 m2.
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Nessun intervento interesserà i suddetti territori tutelati.
5.2. P.T.P.G.
Il Piano Territoriale Provinciale Generale tutela e promuove i caratteri ed i valori del territorio
provinciale e ne indirizza i processi di trasformazione e di sviluppo in coerenza con le direttive
regionali.
Il propedeutico Documento Preliminare di Indirizzo del P.T.P.G aveva già dedicato al sistema
ambiente, tutela ecologica e valorizzazione delle risorse naturalistiche e del territorio agricolo
produttivo e dei paesaggi rurali una accurata indagine conoscitiva.
Alle vigenti Norme di Attuazione il Titolo “Tutela ecologica e valorizzazione delle risorse
naturalistiche” all’art.25 – Sistemi ambientali montani, individua tra questi i Monti della Meta, Le
Mainarde differenziandoli per diversità/ricchezza, varietà e grado di naturalità (integrità) delle
componenti biologiche in:
- aree di rilevante valore naturalistico: comprendono i boschi di latifoglie, i boschi misti, le aree a
pascolo naturale e praterie di alta quota; le brughiere ed i cespuglieti, le aree a vegetazione
sclerofilla; rocce nude, falesie, rupi, affioramenti ecc.
- aree di medio alto valore naturalistico: comprendono i prati stabili, i boschi di conifere, le aree
a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione; le aree con vegetazione rada e corsi d’acqua.
- aree agricole con valori residui e potenzialità di recupero naturalistico ambientale.
Gli obiettivi in tali sistemi montani, oltre a conservare la copertura del suolo attuale, sono quelli
di “tutelare sia le aree naturali di elevato valore (come i boschi di latifoglie e le praterie d’alta
quota) che quelle di valore medio (che includono ecosistemi artificiali come i prati-pascoli) e
favorire la loro conservazione e ricostituzione con logica ecosistemica integrata”. Oltre a questi
vi sono quelli di “favorire la realizzazione degli interventi e trasformazioni territoriali che
possono essere funzionali alla conservazione delle attività agricole tradizionali e allo sviluppo di
attività turistiche a basso impatto ambientale (agriturismo, turismo naturalistico, ecc.)”.
In particolare per le Aree di elevato e medio alto valore naturalistico “La Provincia, la Comunità
Montana, i Comuni e tutti i soggetti che hanno competenza in materia di pianificazione o che
rilasciano autorizzazioni o concessioni in questa zona provvedono inoltre a:
a) conservare, di norma, la copertura vegetale del suolo, limitando le attività di trasformazione
dello stato dei luoghi (terrazzamenti, sterri ed altri movimenti di terra);
b) limitare gli interventi di nuova edificazione a quelli necessari per lo svolgimento delle attività
agro-silvo-pastorali e comunque nel rispetto delle procedure previste dalla L.R.39/02 e relativi
regolamenti applicativi;
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c) favorire, nel rispetto della L.R.39/02 e relativi regolamenti applicativi, la conservazione delle
formazioni forestali a fustaia e la naturale evoluzione dei boschi cedui autoctoni verso la
fustaia, utilizzando per la gestione forestale i criteri della silvicoltura naturalistica, ovvero,
una impostazione che punti alla valorizzazione delle specie spontanee e ne assecondi le
tendenze evolutive naturali, con il fine di conciliare la produzione di legname di pregio con le
altre funzioni del bosco; devono essere inoltre favoriti gli interventi di manutenzione, i tagli
curativi, le ripuliture e la progressiva riduzione od eliminazione delle specie infestanti;
d) favorire che l’attività di taglio dei boschi sia effettuata in modo da evitare il completo
denudamento dei suoli (taglio a raso), ad eccezione dei boschi degradati da riqualificare o da
destinare all’attività agro-silvopastorale, e comunque in base alle prescrizioni della L.R.39/02
e relativi regolamenti attuativi (art. 39 L.R.39/02);
e) favorire le attività agro-silvo-pastorali tradizionali facendo ricorso agli strumenti economici,
finanziari ed organizzativi previsti dai provvedimenti di settore, in particolare da quelli
comunitari, resi disponibili attraverso il Piano di Sviluppo Rurale.
f) promuovere attività turistiche, ricreative e sportive nelle modalità previste dall’ art. 43
L.R.39/02 e attraverso programmi mirati e opportuni incentivi.”
Successivamente il Titolo “Tutela paesistica” pone come obiettivo del PTPG la tutela e
valorizzazione del territorio agricolo provinciale riconoscendo “l’attività agricola come
componente determinante del sistema produttivo provinciale, principale condizione per il presidio
antropico del territorio provinciale e per la tutela attiva dei suoi valori ambientali e paesistici”. Di
seguito all’art.36, facendo riferimento al Rapporto sullo stato del territorio, ricompreso nel
Documento preliminare di indirizzo del PTPG, traccia una sintesi degli indirizzi per ciscuna
tipologia del paesaggio rurale. Di queste si riporta integralmente quella direttamente interessata
al PGAF ossia il Paesaggio forestale montano e collinare:
Aspetto Economico:
Incentivi alle attività selvicolturali e del turismo (allevamento brado e semibrado, utilizzazioni
boschive, turismo rurale e ambientale). Creazione di una rete fra i soggetti privati per la
razionalizzazione del ciclo produttivo-trasformativo e di commercializzazione. Creazione di una
rete fra i soggetti privati per il riconoscimento della qualità dei prodotti.
Aspetto Paesaggistico
Tutela delle componenti caratterizzanti il paesaggio quali pascoli montani nelle valli e vallette,
formazioni boschive con soprassuolo ad alto fusto (Faggio) nelle aree non pascolative, vegetazione
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di protezione dei versanti ad elevata pendenza, vegetazione delle linee di compluvio e aree di
deflusso delle acque meteoriche e torrentizie.
Divieto di costruire, ristrutturare o ampliare fabbricati con materiali e forme non tradizionali
della zona;
Divieto di realizzare giardini con specie alloctone (palme, cedri, magnolie, pini, abeti, etc…)
Obbligo di eseguire gli interventi di modifica dello stato dei luoghi solo se strettamente
necessari alla sicurezza o alla sistemazione dei terreni per usi agricoli e con l’uso di essenze e di
materiali naturali autoctoni e con l’applicazione delle norme dell’ingegneria naturalistica.
Ricucitura del paesaggio con mascheramento o eliminazione delle rotture (cave, fabbricati e
manufatti non intonati con l’insieme, giardini con specie alloctone etc…)
Progetti prioritari
Interventi di sistemazione della viabilità esistente, creazione di punti di abbeveraggio per il
bestiame, controllo delle foreste per reprimere i fenomeni di incendio, taglio e pascolo abusivo.
Incentivi alle attività di turismo rurale, ambientale, alla trasformazione, vendita e promozione dei
prodotti della montagna.
5.3. P.R.G.
Si riportano alcuni stralci tratti dalle NTA per le parti del territorio destinate ad usi
prevalentemente agricoli o connessi con l’agricoltura (zona E) e quelle destinate a verde e/o ad
attrezzature di interesse collettivo, pubbliche e private (zona F).
La “zona E-Attività agricole” comprende tutte le aree extraurbane del Comune prevalentemente
usate per attività agricole, che presentano valori ambientali essenziali per il mantenimento dei
cicli ecologici, per la tutela del paesaggio agrario, del patrimonio storico e del suo contesto.
Si articola in 6 sottozone:
E1 verde agricolo di delimitazione e consolidamento dei margini dell’abitato
E2 verde agricolo
E3 verde agricolo vincolato
E4 verde agricolo boscato
E5 verde agricolo con emergenze storico-documentarie
E6 Borgo agricolo
- Nuove Costruzioni: “sono possibili, ove consentiti, interventi di nuova edificazione, finalizzati al
mantenimento e al miglioramento della conduzione agricola e allo svolgimento delle attività ad
essa complementari (quali la conservazione, lavorazione, commercializzazione dei prodotti del
Comune di Acquafondata – Piano di Gestione ed Assestamento Forestale
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fondo), nonché, ove consentito, attività legate alla ricreazione e al tempo libero, all’educazione
ambientali e all’agriturismo. Tali interventi comprendono le abitazioni legate all’attività agricola, i
servizi all’abitazione ed alla conduzione del fondo. La nuova edificazione ad uso residenziale è
subordinata alla redazione di un progetto che ne dimostri il carattere di integrazione con le
attività di coltura del fondo.”
- Recupero manufatti esistenti: “è ammesso il recupero di edifici esistenti alla data di adozione
delle presenti norme anche per uso abitativo, purché finalizzato alla realizzazione di una sola
unità immobiliare per manufatto, ovvero più unità non inferiori a mq. 150 di superficie utile
ciascuna.... Sono consentiti gli interventi di gestione e manutenzione ordinaria del fondo. Nel caso
in cui tali interventi comportino modifiche degli elementi strutturanti il territorio agricolo essi
verranno autorizzati previa redazione di un progetto che preveda le necessarie opere di
inserimento e di miglioramento ambientale e paesaggistico.”
- Usi, attività ed opere compatibili: “ferme restando le normative di leggi vigenti, le attività e le
categorie di opere assentibili, richiedono la presentazione di uno studio di inserimento ambientale
e la contestuale realizzazione di interventi compensativi di ripristino ambientale e recupero
ambientale”.
Sottozona E1: verde agricolo di delimitazione e consolidamento dei margini dell’abitato.
“Comprende le aree agricole interessate da dinamiche di diffusione insediativa, caratterizza da
usi e tipologie miste, non solo agricoli, e/o un’agricoltura residua o su aree residue.
E’ consentita l’edificazione anche a uso residenziale, sempre che sia garantito il mantenimento
delle coltivazioni esistenti per almeno il 50% della superficie dei singoli lotti.
Sono consentite le costruzioni ad uso residenziale legate alla conduzione agricola, con indice di
fabbricabilità fondiaria iff 0.03 mc/mq ed lotto minimo 1 ha (10.000 mq).
I manufatti da realizzare, salvo per allevamenti zootecnici, dovranno essere concentrati in
un’area ristretta e continua di superficie non superiore al 10% dell’appezzamento.”
Sottozona E2: verde agricolo
“Questa sottozona riguarda il territorio a prevalente vocazione agricola
Sono consentite le costruzioni necessarie alla conduzione agricola con indice di fabbricabilità
fondiaria iff 0.01 mc/mq e lotto minimo 3 ha (30.000 mq).
I manufatti da realizzare, salvo che per gli allevamenti zootecnici, dovranno essere concentrati in
un’area ristretta e continua di superficie non superiore al 3% dell’appezzamento.”
Sottozona E3: verde agricolo vincolato
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“Riguarda il territorio situato in corrispondenza dei fossi e comprendente le zone di fondovalle e
di pendio, più o meno interessate da presenze vegetazionali, costituenti sistemi soggetti al
massimo livello di tutela. Ricadono inoltre in E3 le aree agricole di pianura di elevato valore
ambientale.
Non sono consentite nuove costruzioni. L’indice di fabbricabilità fondiaria iff 0.01 di pertinenza,
ove lo permettano gli strumenti urbanistici, potrà essere realizzato in aree limitrofe in cui è
consentita l’edificazione.”
Sottozona E4: verde agricolo boscato
“In questa sottozona si applicano le disposizioni di tutela di cui all’art. 11 “Protezione delle zone
boscate” del PTP Ambito Territoriale n. 14.”
Sottozona E5: verde agricolo con emergenze storico-documentarie
“Questa sottozona individua le aree caratterizzate dalla presenza di emergenze monumentali di
interesse storico-documentario ed anche di valore paesistico, visibili da punti e percorsi
panoramici sia ravvicinati o di accesso, che di area vasta o lunga prospettiva.
In questa sottozona si applicano le disposizioni di tutela di cui al capo II, art:16 del PTP Ambito
Territoriale n. 14.
E’ fatto divieto di erigere nuove costruzioni, aprire strade ed operare trasformazioni alla
morfologia dei luoghi, salvo in quest’ultimo caso previo parere della Soprintendenza e per
motivate e comprovate necessità inerenti la comunità agricola. In questa sottozona sono
consentiti il restauro conservativo e la ristrutturazione interna dei manufatti esistenti previo
parere dell’Organo Competente.”
Riguarda due piccoli nuclei abitativi (Collepezzelle e Polmonara), ma non interessa i beni puntuali e
lineari (art.45 PTPR).
Sottozona E6
“La sottozona individua le parti di territorio in cui è prevista la creazione di un Borgo Agricolo
inteso come edificazione concentrata finalizzata alla gestione ambientale e nello stesso tempo
destinata ad assolvere funzione ricettiva, ricreativa e di agriturismo.
E’ prevista l’edificazione secondo l’indice di fabbricabilità territoriale ift 0.03 mc/mq, applicabile
su un lotto minimo di 1 ha (10.000 mq).”
Tale zona è stata individuata tra le frazioni di Casalcassinese, Colle Merino e Colle Vecchio per
un’area di 14 ha circa.
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La “zona F-Attrezzature di interesse collettivo e verde” comprende tutte le aree destinate a
spazi, attrezzature e servizi, e verde di interesse e di uso pubblico, di livello comunale e
sovracomunale. La zona comprende altresì i servizi di interesse collettivo privati e il verde
privato.
Le attrezzature localizzate in questa zona sono relative alle seguenti attività e funzioni:
scolastiche, culturali, assistenziali, sportive, ricreative, turistiche ed è articolata nelle seguenti
sottozone:
F1 attrezzature pubbliche e/o di uso pubblico
F2 attrezzature private
F3 verde pubblico
F4 verde privato
Saranno riportate di seguito solo le zone di interesse pubblico e direttamente interessate al
PGAF.
Sottozona F1: attrezzature pubbliche e/o di uso pubblico
Maneggio
“E’ da realizzarsi su appezzamenti non inferiori 1 ha, attraverso la redazione di un progetto
unitario.
E’ consentita l’installazione di tutti gli impianti necessari al funzionamento della struttura, ivi
compresa la nuova edificazione per il ricovero degli animali, alloggiamenti per il personale, uffici e
ristoro.
L’altezza massima consentita per l’edificato è di 7.50 m. I manufatti da realizzare dovranno
essere concentrati in un’area ristretta e continua di superficie non superiore al 5%
dell’appezzamento.”
L’opera risulta già realizzata.
Sottozona F3: verde pubblico
Questa sottozona comprende gli spazi aperti interni o di margine ai tessuti urbani che, oltre a
costituirne l’elemento strutturante fondamentale sotto il profilo morfologico, garantiscono,
attraverso il mantenimento dei cicli ecologici, condizioni equilibrate di abitabilità e condizioni di
salubrità a beneficio dell’intera comunità urbana. Comprende, oltre al Verde pubblico a carattere
urbano,
Verde attrezzato ad impianto libero: ossia le aree prevalentemente naturali o in corso di
rinaturalizzazione ed il vivaio.
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“E’ consentito: il mantenimento delle essenze vegetali naturali esistenti; la piantumazione con
essenze arbustive ed arboree tipiche dell’area; l’apertura di percorsi di fruizione dell’area, non
asfaltati, atti al passeggio e al ciclismo; la sistemazione di piccole aree di sosta e ristoro
attrezzate con panche e tavoli.
Non è consentito: la realizzazione di alcuna costruzione se non piccoli ricoveri per gli attrezzi per
la manutenzione del verde; il passaggio di mezzi a motore se non quelli adibiti alla pulizia,
manutenzione, al soccorso e agli eventuali lavori di impianto.”
Riguarda l’area rimboschita destinata dal PGAF a Compresa turistica.
Verde pubblico di rimboschimento a protezione ambientale
“Appartengono a questa sottozona le aree naturali non coltivate.
E’ predisposto il mantenimento delle essenze vegetali naturali esistenti e la nuova messa a dimora
di essenze arbustive e arboree tipiche dell’area allo scopo di incrementare la vegetazione
esistente per creare aree verdi a protezione dell’ambiente circostante.
E’ consentita la creazione di percorsi pedonali di fruizione dell’area, non asfaltati, atti al
passeggio; è consentita la sistemazione dei percorsi stessi con elementi di arredo urbano.”
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Titolo 3. CARATTERI AMBIENTALI
Cap. 1 Fattori fisico-territoriali
1.1. Inquadramento geografico-amministrativo
Il centro del paese di Acquafondata è a circa 900 m s.m. e le coordinate riferibili allo spigolo N-E
del fabbricato comunale risultano: UTM fuso 33 ED-50 4599789 N – 412660 E; WGS-84
4599595.34 N – 412590.95 E; Gauss Boaga 4599605.86 N – 2432599.36 E; TAF 208,039 N –
15978,226 E. Il territorio va da un minimo di 550 m. (Torrente Rava) ad un massimo di 1.391 m
s.m. (Monte Monna Casale) escursione altimetrica di 841 m.; confina a nord e ad ovest con
Vallerotonda, ad sud con Viticuso, a est con Filignano e a sud-est con Pozzilli, questi ultimi in
provincia di Isernia. Fa parte della provincia di Frosinone e della Comunità Montana XIV “Valle di
Comino”. Ricade nella 5a Regione agraria e tutto il territorio è classificato montano.
Cartograficamente il territorio comunale ricade nei fogli IGM scala 1:50.000 403 – Cassino, e
404 – Isernia e nelle tavolette IGM foglio 160 I SE – S.Elia Fiumerapido e foglio 161 IV SO -
Filignano; nella Carta Tecnica Regionale scala 1:10.000 sez. 403040 – Cardito, 403080 – Viticuso,
404010 – Monte della Battuta, 404050 – Coll’Inzolfo.
Il territorio comunale si estende per 25,59 Km2 (Istat) e per 25,50 Km2 (PTPR) sud delle
Mainarde e a confine con la provincia di Isernia, ed è ricco di montagne che superano i 1.000 m: a
nord troviamo la vetta più elevata M.Monna Casale (1.391) M.Passero (1.336), ad ovest M.Monna
Acquafondata (1.324), nella zona centrale M.Raimo (1.023) e a ridosso del paese Colle Fratta
(1.035) e Colle S.Martino (1.038), ad est M.della Battuta (1.071), a sud in direzione di Viticuso
M.Palancante (1.121) e M.Carvello (1.142) oltre a Colle Vecchio (1.124) e M.Alto le Pile (1.121)
M.Pagano a sud-ovest.
1.2. Inquadramento climatico
Il territorio comunale ricade interamente nella Regione Temperata e più precisamente nella
Regione mesaxerica/axerica fredda (sottoregione ipomesaxerica e temperata fredda) .
L’ unità fitoclimatica è riferibile alla 2 (verde chiaro) come definita da Blasi-1994:
Termotipo montano inferiore
Ombrotipo umido superiore/iperumido inferiore
Regione mesaxerica/axerica fredda (sottoregione ipomesaxerica e temperata fredda)
e comprende l’intero territorio comunale tra la quota di 550 e 1391 m s.m. con la vetta di Monte
Monna Casale.
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Fig.1 Estratto da Carta del Fitoclima del Lazio-regionalizzazione (fonte C.Blasi -1984). In blu confini comunali
Si è scelto di riportare i diagrammi riferiti alle stazioni termo-pluviometriche di Monte
Guadagnolo e Leonessa riportati da Blasi in quanto i dati risutano più attendili perchè riferiti ad
un periodo continuo di 30 anni (1955-85). Contemporaneamente si sono analizzati i dati
estrapolati dagli Annali Idrologici del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale
ricompresi tra il 1971 ed il 1999 e relativi alla stazione di Cardito-Lago Selva (884 m s.m.) poco
distante (7 km) dalla zona in esame.
I valori climatici del periodo analizzato, relativamente alla stazione di Cardito, riportano
precipitazioni abbondanti comprese tra 972 e 1.975 mm (media 1.233) con valori estremi di
piogge estive comprese tra 46 e 340 mm e una media di 189 mm in 18 giorni. l’area presenta
assenza di aridità estiva. Freddo intenso da ottobre a maggio, media delle minime del mese più
freddo al di sotto dello zero (-1,3 °C).
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Si riportano di seguito i diagrammi climatici e quelli di Mitrakos per l’intensità e durata del
freddo mensile (MCS) e per l’intensità e durata dell’ aridità mensile (MDS) relativi alle stazioni di
Monte Guadagnolo e Leonessa. Per la stazione di Cardito, oltre a riportare i dati completi degli
anni disponibili, si sono elaborati i due diagrammi e quello rigurdante la nivosità.
Monte Guadagnolo (1.203 msm) 1.247 mm
-5
0
5
10
15
20
25
30
G F M A M G L A S O N D
° C
0
50
100
150
200
250
mm
Monte Guadagnolo
0
20
40
60
80
100
G F M A M G L A S O N D
Uni
tà d
i str
ess
MCS MDS
Leonessa (974 msm) 1.505 mm
-5
0
5
10
15
20
25
30
G F M A M G L A S O N D
° C
0
50
100
150
200
250
mm
Leonessa
0
20
40
60
80
100
G F M A M G L A S O N D
Uni
tà d
i str
ess
MCS MDS
Cardito - Lago Selva (884 m s.m.)
-5
0
5
10
15
20
25
30
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
mesi
°C
TmaxTmin
Tmedia
Cardito - Lago Selva (1.333 mm)
0
50
100
150
200
250
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
mesi
mm
Precipitazioni medie
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-
Cardito - Lago Selva
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
mesi
unità
di s
tres
sMCS
MDS
Cardito - Lago Selva
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
mesi
cm /
gg
quantità media mensile (cm)
giorni medi mensili (gg)
Cardito - Lago Selva (884 m s.m.) - Osservazioni termometriche mensili
1995 1987 1986 1985 Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed G 5,4 -0,3 2,6 4,6 -0,9 1,9 4,7 -0,6 2,1 3,6 -3,7 -0,1 F 8,6 2,0 5,3 5,4 -0,2 2,6 3,7 -2,3 0,7 4,9 -1,9 1,5 M 7,5 1,5 4,5 5,7 -3,0 1,4 8,5 1,9 5,2 6,8 0,5 3,7 A 13,1 4,7 8,9 13,1 3,4 8,3 13,6 4,0 8,8 12,5 3,9 8,2 M 17,9 8,5 13,2 15,8 5,5 10,7 21,9 10,0 16,0 18,8 6,9 12,9 G 21,5 11,2 16,4 22,0 10,0 16,0 21,5 9,0 15,3 28,3 13,7 21,0 L 26,6 15,5 21,1 27,5 14,1 20,8 24,4 12,1 18,3 30,6 16,9 23,8 A 23,8 13,1 18,5 26,5 12,5 19,5 27,4 13,8 20,6 27,5 11,8 19,7 S 18,0 10,1 14,1 25,9 12,3 19,1 22,8 9,8 16,3 24,1 10,3 17,2 O 16,4 7,2 11,8 16,7 8,5 12,6 17,0 7,1 12,1 16,3 5,9 11,1 N 9,7 1,8 5,8 9,8 2,7 6,3 10,4 2,1 6,3 9,1 2,8 6,0 D 9,1 3,2 6,2 7,7 0,6 4,2 5,6 -2,1 1,8 7,5 0,8 4,2
medie 14,8 6,5 15,1 5,5 15,1 5,4 15,8 5,7
1984 1983 1982 1980 Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed G 4,6 -1,2 1,7 7,4 0,1 3,8 6,5 -0,3 3,1 6,8 -1,1 2,9 F 3,8 -2,0 0,9 3,3 -2,4 0,5 6,1 -3,3 1,4 7,4 -0,9 3,3 M 7,2 0,0 3,6 8,8 1,7 5,3 7,7 0,0 3,9 9,1 -0,5 4,3 A 12,4 3,4 7,9 14,6 4,2 9,4 12,7 3,3 8,0 10,9 1,1 6,0 M 15,5 6,6 11,1 18,5 6,7 12,6 19,6 8,3 14,0 14,2 5,4 9,8 G 21,5 9,5 15,5 22,3 9,1 15,7 25,2 11,1 18,2 20,8 8,5 14,7 L 26,0 12,2 19,1 28,9 14,0 21,5 27,4 14,5 21,0 24,5 10,1 17,3 A 24,7 11,5 18,1 25,0 11,6 18,3 26,3 13,6 20,0 27,1 12,3 19,7 S 18,6 8,4 13,5 22,0 9,3 15,7 21,9 11,7 16,8 22,6 9,2 15,9 O 15,0 6,5 10,8 15,9 5,6 10,8 14,1 7,1 10,6 15,8 6,1 11,0 N 11,3 4,1 7,7 9,7 3,4 6,6 10,8 3,5 7,2 11,2 3,6 7,4 D 7,5 0,6 4,1 6,0 -0,2 2,9 6,2 0,4 3,3 5,2 -2,1 1,6
medie 14,0 5,0 15,2 5,3 15,4 5,8 14,6 4,3
1979 1978 1972 medie mensili Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed Tmax Tmin Tmed G 4,5 -3,2 0,7 6,0 -2,7 1,7 6,1 -0,1 3,0 5,5 -1,3 2,1 F 6,1 -0,3 2,9 7,8 -3,0 2,4 6,8 0,3 3,6 5,8 -1,3 2,3 M 10,2 1,4 5,8 9,7 2,5 6,1 10,9 2,6 6,8 8,4 0,8 4,6 A 10,9 2,4 6,7 10,5 2,9 6,7 12,0 4,2 8,1 12,4 3,4 7,9 M 19,0 6,9 13,0 16,2 6,8 11,5 15,7 6,5 11,1 17,6 7,1 12,3 G 25,2 11,3 18,3 22,8 10,2 16,5 23,1 11,2 17,2 23,1 10,4 16,8 L 26,2 11,5 18,9 26,2 11,3 18,8 23,7 11,9 17,8 26,5 13,1 19,8 A 25,6 10,3 18,0 26,5 11,7 19,1 23,4 11,6 17,5 25,8 12,2 19,0 S 21,4 8,4 14,9 20,3 20,3 20,3 16,5 8,0 12,3 21,3 10,7 16,0 O 16,8 6,4 11,6 15,7 7,7 11,7 12,4 3,5 8,0 15,6 6,5 11,1 N 9,9 2,5 6,2 10,3 -0,2 5,1 11,6 3,0 7,3 10,3 2,7 6,5
Comune di Acquafondata – Piano di Gestione ed Assestamento Forestale
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-
D 9,2 2,0 5,6 8,4 0,9 4,7 6,5 0,4 3,5 7,2 0,4 3,8
medie 15,4 5,0 15,0 5,7 14,1 5,3
Cardito - Lago Selva (884 m s.m.) - Osservazioni pluviometriche mensili
1999 1998 1996 1994 1993 1992 mm gg mm gg mm gg mm gg mm gg mm gg G 64 6 70 3 65 4 113 10 3 1 56 5 F 247 10 90 4 152 7 88 9 30 4 13 4 M 130 6 70 6 80 5 11 3 95 8 74 8 A 90 7 105 9 220 11 136 15 19 2 220 13 M 70 8 95 11 185 9 55 7 13 2 34 6 G 35 2 15 2 45 5 37 6 5 2 73 9 L 45 3 10 2 75 7 64 # 2 1 76 7 A 20 3 30 3 35 4 0 0 17 2 9 1 S 150 5 115 6 230 14 23 5 78 10 33 5 O 115 5 140 8 230 10 44 5 184 8 155 # N 210 7 80 8 275 11 81 6 216 18 102 7 D 280 10 175 9 210 11 58 # 226 17 127 5 totali 1456 72 995 71 1802 98 710 # 888 75 972 # 1991 1990 1989 1987 1986 1984 mm gg mm gg mm gg mm gg mm gg mm gg G 50 3 27 4 9 2 268 15 196 14 143 11 F 146 10 28 5 118 4 114 12 241 15 175 10 M 54 9 66 8 105 6 68 8 123 16 119 14 A 117 16 215 16 244 15 35 7 93 13 169 13 M 125 16 86 13 40 9 84 11 34 4 217 15 G 27 4 6 3 109 11 70 11 31 6 81 12 L 6 3 18 4 70 # 8 3 76 9 35 3 A 88 11 33 6 29 # 13 3 2 1 59 6 S 76 5 37 7 63 # 25 4 8 4 147 13 O 188 12 125 12 50 # 78 8 18 3 270 12 N 451 16 201 # 180 9 183 # 116 5 142 10 D 29 7 171 # 62 10 109 8 64 7 154 10 totali 1357 112 1013 # 1079 # 1055 # 1002 97 1711 129 1983 1982 1980 1979 1978 1976 mm gg mm gg mm gg mm gg mm gg mm gg G 30 5 4 1 141 10 200 11 395 13 35 2 F 212 8 60 2 50 4 214 11 202 11 215 9 M 161 8 204 8 150 13 150 11 221 12 110 10 A 102 7 60 9 51 7 168 8 262 14 130 11 M 102 7 82 9 160 13 30 1 195 14 133 12 G 88 9 133 11 100 8 130 9 63 9 130 14 L 82 4 133 5 5 1 49 4 9 1 138 15 A 141 11 56 4 72 6 109 5 50 4 64 8 S 51 9 61 4 16 3 124 4 66 8 92 8 O 71 6 225 11 131 10 281 7 56 9 186 15 N 122 8 252 11 243 14 241 6 66 5 343 14 D 277 10 389 17 78 7 160 8 297 18 399 18 totali 1439 92 1659 52 1197 96 1856 85 1882 118 1975 136
1975 1973 1972
1971 Medie mensili
mm gg mm gg mm gg mm gg precip giorni G 19 2 371 12 190 10 151 12 118 7 F 26 6 107 11 185 10 82 4 127 8 M 118 14 44 5 93 6 71 10 105 9 A 70 9 101 8 185 16 164 9 134 10 M 79 13 0 0 125 12 64 10 91 10 G 86 10 38 4 32 3 81 7 64 5 L 31 4 24 7 240 16 60 5 57 5 A 99 8 74 10 67 5 25 3 50 5 S 39 8 118 10 153 14 110 8 83 8 O 141 11 19 6 158 9 46 5 132 8 N 333 10 13 2 97 6 525 14 203 10
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-
D 172 7 86 10 78 5 82 5 167 9 totali 1213 102 995 85 1603 112 1461 92 1.333 95
Cardito - Lago Selva (884 m s.m.) - Osservazioni manto nevoso mensili
1996 1994 1993 1992 1991 1990
quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg G - - - - - - 35 4 - - 7 1 F 39 4 4 1 22 2 3 1 280 3 - - M - - - - 30 2 - - - - - - D - - - - 3 1 - - 45 3 23 4 totali 39 4 4 1 55 5 38 5 325 6 30 5
1987 1986 1983 1982 1980 1979
quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg G 30 3 5 1 17 2 - - - - 23 5 F 20 1 45 1 20 1 - - - - - - M 10 1 - - - - 8 2 - - 30 1 N - - - - - - - - 9 1 - - D - - 5 1 - - - - 13 2 - - totali 60 5 55 3 37 3 8 2 22 3 53 6 1976 1975 1973 1972 1971 medie mensili
quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg quantità
(cm) gg G 35 2 25 3 13 1 21 2,4 F - - 15 2 35 6 7 1 45 3 45 2,2 M - - 20 1 2 1 - - 40 4 20 1,7 A - - - - 15 2 - - - - 15 2,0 N - - - - 7 1 - - 16 2 11 1,3 D 5 1 - - 18 3 - - - - 16 2,1 totali 40 3 35 3 77 13 32 4 114 10 60 4,8
In questa unità fitoclimatica vengono riconosciuti alberi guida per il bosco le seguenti specie:
Fagus selvatica, Ostrya carpinifolia, Carpinus betulus, Acer obtusatum, Quercus cerris, Tilia
platyphyllos, Sorbus aria, Ilex aquifolium, Castanea sativa;
mentre gli arbusti guida per il mantello e cespuglietto risultano:
Laburnus anagyroides, Daphne laureola, Coronilla emerus, Cornus sanguinea, Cornus mas, Cytisus
scoparius.
1.3. Inquadramento litogeomorfologico
In uno sguardo geologico d’insieme l’area è compresa nel sistema orografico che costituisce
l’Appennino laziale-abruzzese ed il preappenino laziale. Si tratta di massicci montuosi con
direzione preferenziale NW-SE (direzione appenninica) costituiti principalmente da litologie
carbonatiche mesozoiche. In generale la struttura Meta – Mainarde, dove affiorano anche veli di
formazioni riconducibili al Cenozoico, è rotta da famiglie di faglie normali ed inverse, con
direzioni preferenziali NE – SW e N-S, che scompongono in grandi blocchi tale complesso
generando valli e impluvi fluvio – tettonici. Partendo da ovest andando verso est le altitudini
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-
medie di queste rilievi aumentano. Lepini, Ausoni e Aurunci a SW si interfacciano con il
preappennino sorano, il massiccio di Monte Cairo e i monti di Vallerotonda a NE. I monti di
Vallerotonda, in continuità con le propaggini delle Mainarde, sono isolate dal massiccio di Monte
Cairo dalla valle di Atina e dalla valle del Rapido. Questi ultimi rilievi menzionati costituiscono un
esempio di shelf (o piattaforma), in cui si verifica una continua e regolare subsidenza compensata
da sedimentazione calcarea. L’equilibrio tra subduzione e sedimentazione perdura dal liasssico al
Miocene medio e porta ad accumuli di sedimenti di acque poco profonde. Si assiste anche a
interruzioni o mancata sedimentazione, con episodi continentali e lagunari con evidenti termini di
transizione verso aree più profonde del bacino marino molisano.
Le litologie che si rilevano nel territorio comunale di Acquafondata nelle aree limitrofe si
possono ricondurre alle seguenti formazioni:
dt² OLOCENE
Detrito di falda sciolto o debolmente cementato. Queste formazioni sono presenti con
affioramenti importanti ad E dell’abitato di Acquafondata e a S-SE di Monte Monna Casale.
M² - O3 LANGHIANO p.p. – OLIGOCENE p.p.
Calcareniti a grana fine e calcari marnosi avana, spesso selciferi, ben stratificati, con resti di
briozoi, alghe, Amphistegina spp., Miogypsina spp., Miogypsinoides sp., Intercalazioni calcareo-
clastiche di vario spessore, con fossili di età ed ambienti diversi, fra cui microfossili mesozoici,
frammenti di rudiste, numerose nummuliti, lepidocicline, alveoline, discocicline. In quest’area la
formazione delle calcareniti è trasgressiva su (PC-C10), (C 9-5), e (G2-T6) (monti delle Mainarde) .
O-E OLIGOCENE – EOCENE.
Altra formazione frequente sul territorio comunale è costituita da calcareniti biancastre e
brecciole poligeniche avana alternate, verso il basso, a marne e argille verdastre e rosate ben
stratificate; a NE di Isernia si rilevano calcareniti fini avana con arnioni e lenti di selce grigio-
avana.
Microfossili: nummuliti, discocicline, alveoline, Gypsidae, Amphistegina sp., Globorotalia cerro-
azulensis (COLE), G. centralis CUSH & BERM., G. bullbrooki BOLLI. G. aragonensis NUTT.,
Europertia sp..
Lo spessore di questo complesso calcareo-marnoso si aggira intorno a 80-90 metri. In molti
affioramenti mancano tuttavia completamente i livelli marnosi ed il Miocene poggia direttamente
sul complesso basale Calcareo-detritico ad Alveoline e Nummuliti come nel caso di Monte La
Monna.
PC-C¹º PALEOCENE CAMPANIANO.
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-
Si tratta della formazione meglio rappresentata sul territorio comunale di Acquafondata.
Interessa praticamente tutti i rilievi.
Si tratta di calcareniti bianche a cemento spatico, ben stratificate e > con
frammenti di rudiste, frequentemente alternate a brecciole poligeniche e conglomerati mono e
poligenici a cemento ed elementi calcarei, prevalentemente bianchi.
Microfossili: Globorotalia spp., Miscellanea sp., Rotalidae, Orbitoides media (D’ARCH.), O.
apiculata SCHLUMB., Siderolites calcitrapoides (LAMARK). Globotroncana contusa (CUSH.), G.
stuarti (lapp.). La formazione trasgredisce su (C 9-5), ( G2-T6) alle Mainarde. Un esempio di questa
trasgressione evidente a sud di Acquafondata ( S-E di Monte Molino).
G²-T6
Si tratta di Dolomie e calcari dolomitici in strati e banchi, con frequenti lamine stromatolitiche,
talora con prevalenza di calcari nella parte alta; calciruditi intraformazionali con cemento
dolomizzato verde e rosato.
LIAS INF. P.P. – TRIS SUP.
Si tratta di massicci allungati in direzione NW-SE (salvo gli Ausoni) e formati da massicce
formazioni mesozoiche. Fasci di faglie normali ed inverse scompongono in grandi blocchi questa
struttura, dove affiorano anche veli di Cenozoico. Partendo da W in direzione E aumentano le
altitudini medie di queste catene montuose. Lepini, Ausoni e Aurunci a SW si interfacciano con il
preappennino Sorano, il massiccio di monte Cairo e i Monti di Vallerotonda a NE.
I Monti di Vallerotonda in continuità con le propaggini delle Mainarde sono isolate dal massiccio di
monte Cairo dalla valle di Atina e dalla valle del Rapido. Questi ultimi rilievi menzionati
costituiscono un esempio di shelf (o piattaforma ), in cui si verifica una continua e regolare
subduzione compensata da sedimentazione calcarea. L’equilibrio tra subduzione e sedimentazione
perdura dal Liasssico al Miocene medio e porta ad accumuli di sedimenti di acque poco profonde.
Si assiste anche a interruzioni di sedimentazione, con episodi continentali e lagunari e evidenti
termini di transizione.
1.4. Inquadramento pedologico
Il suolo è un “sistema complesso, multifasico e multicomponente, prodotto dall’alterazione
(weathering) di un substrato litologico originario (roccia madre) determinata da diversi fattori
ambientali, quali il clima, l’attività biologica ed antropica, e la topografia, nel corso del tempo”.
Può avere spessore e struttura variabile e si forma nell’interfaccia tra atmosfera, litosfera,
idrosfera, e biosfera, e con questi interagisce dinamicamente.
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-
Il suolo esprime importanti funzioni di interesse fondamentale per gli ecosistemi terrestri e per
la vita dell’uomo:sostiene la vita delle piante e degli animali negli ecosistemi terrestri; contiene la
maggior parte di biomassa vivente presente sulle terre emerse; è fonte di materie prime
(minerali, inerti); esercita l’azione di filtro biologico e di trasformazione di sostanze di vario tipo;
è elemento essenziale del paesaggio; regola la stabilità dei bacini imbriferi; rappresenta
un’importante riserva genetica e di conservazione del patrimonio archeologico e paleontologico; è
il supporto fisico per le attività umane;svolge un’importante controllo della qualità dell’aria e
dell’acqua, superficiale e sotterranea.
I suoli rinvenuti nell’area studio possono essere classificati, secondo le chiavi della World
Reference Base for SoilResources 2006, come Leptosols in quanto si presentano molto sottili,
con roccia madre ad una scarsa profondità (15-25 cm), con abbondante scheletro; inoltre è
evidente un orizzonte mollico, di colore scuro, ben strutturato con un contenuto di materia
organica da moderato ad alto.
Di seguito vengono riportate le descrizioni dei tre rilievi pedologici effettuati a diverse quote, e
per ogni tipologia forestale individuata.
I parametri sottoelencati sono stati determinati mediante i Metodi Ufficiali, G.U. n.248 del
21.10.1999.
STOP 1: Monte La Posta
Nord 41 73 92 Est 45 99 845 (WGS 84)
Quota 550 m. slm.
Il soprassuolo (stop 1) si presenta con una tipologia forestale di Querceto misto, sottobosco a
felci, coronilla, edera e graminacee.
Il suolo dell’area studio è molto sottile, circa 10 cm., ed è caratterizzato da una tessitura
sabbioso-limosa, originatosi da processo pedogenetico su roccia madre carbonatica fratturata,
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umido, a struttura poliedrica sub angolare media. Il suolo, di colore bruno giallastro scuro, si
presenta ricco di Sostanza organica derivante dalla decomposizione dell’abbondante lettiera e a
pH neutro, carbonati nei limiti della rilevabilità. Il rapporto Carbonio- Azoto mette in evidenza un
giusto equilibrio tra input della lettiera e l’output di mineralizzazione.
Tessitura: Sabbia grossa 1%, Sabbia fine 54%, Limo 40% e Argilla 5%
pH: 6,08
Carbonati: 1%
C.E.: 301 µS/cm2
Carbonio Org.: 5,5%
Sostanza Org.: 9,6 %
C/N: 13
Colore: 10YR 4/4 (secondo “Munsell Soil Color Charts”)
STOP 2: Monte Rotondo
Nord 41 43 28 Est 46 01 153
Quota 852 m slm.
Il soprassuolo (stop 2) si presenta con una tipologia forestale di Querceto maturo, sottobosco a
graminacee.
Il suolo dell’area studio è molto sottile, circa 10 cm., con scheletro frequente (10-25%) ed è
caratterizzato da una tessitura argillosa, molto umido, a struttura poliedrica angolare grossolana.
Il suolo, di colore grigio molto scuro, si presenta ben dotato di Sostanza organica derivante dalla
decomposizione dell’abbondante lettiera e a pH neutro, del tutto assenti i carbonati. Il rapporto
Carbonio-Azoto, denota un’efficace attività della biomassa, che decompone prontamente la
riserva di carbonio della lettiera.
Tessitu-ra: S. gr. 2%, S. fine 30%, Limo 25% e Argilla 43%
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pH: 6,31
Carbonati: assenti
C.E.: 539 µS/cm2
Carbonio Org.: 3,54%
Sostanza Org.: 6,09%
C/N: 3
Colore: 5YR 3/1 (secondo “Munsell Soil Color Charts”
STOP 3: Monte Palacante
Nord 41 34 63 Est 45 98 934
Quota 896 m slm.
Il soprassuolo (stop 3) si presenta con una tipologia forestale di Faggeta, sottobosco ad edera.
Il suolo dell’area studio è sottile, circa 20 cm., con scheletro scarso (2-5%), ricco di radici ed è
caratterizzato da una tessitura sabbiosa, molto umido, a struttura grumosa fine. Il suolo, di
colore bruno rossastro scuro, si presenta ricco di Sostanza organica derivante dalla
decomposizione dell’abbondante lettiera e a pH neutro, carbonati nei limiti della rilevabilità. Si
nota un giusto rapporto tra il quantitativo di carbonio apportato con la lettiera e quello
mineralizzato da attività microbica.
Tessitura: Sabbia grossa, 1 %, Sabbia Fine 72%, Limo 24 % e Argilla 3%
pH: 6.79
CE: 575 µS/cm2
Carbonati: 1%
Carbonio Org: 6,47%
Sostanza Org: 11,12 %
C/N: 10
Colore: 5YR 3/2 (secondo “Munsell Soil Color Charts”)
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-
1.5. In
o pascoli
ziano fitocenosi estremamente interessanti dal
contingente di specie vegetali endemiche tipiche del
anza di graminacee, in particolare Bromus
e
mbientali dell’area, ovvero suoli poco profondi, matrice detritica,
anza di Nardus
D li nel
l
o state
cae.
allenza sono cotico erboso discontinuo a dominanza di Bromus
p
c
quadramento vegetazionale
1.5.1. Inquadramento fitosociologic
Le indagini fitosociologiche svolte hanno eviden
punto di vista floristico e fitogeografico.
È stato rilevato, difatti, un considerevole
piano climatico montano e submontano del settore appenninico centromeridionale, contribuendo
ad aggiungere valore naturalistico all’area d’indagine.
Si tratta per lo più di praterie secondarie a domin
erectus, che a seconda delle caratteristiche fisico ambientali dell’area rilevata presentano cotico
rboso continuo o discontinuo.
Le particolari condizioni fisico a
marcate escursioni termiche, sono fattori limitanti di stress, ai quali ben si adattano comunità
vegetali a carattere prevalentemente edafoxerofilo. Tali contesti motivano, altresì, l’elevata
frequenza di camefite suffruticose, poiché specie vegetali con caratteristiche morfologiche
(portamento prostrato, posizione delle gemme svernanti) adattate a tali ambienti.
In modo frammentario sono stati individuati anche esigui lembi di praterie a domin
stricta, rilevabile nelle zone morfologiche che consentono condizioni di estrema mesofila.
al punto di vista fitosociologico, la maggior parte di prati pascoli indagati sono inquadrabi
Phleo ambigui-Bromion erecti, alleanza endemica dell’Appennino centro meridionale, che descrive
e praterie mesoxerofile a dominanza di graminacee dei substrati calcarei del piano
Submesomediterraneo, Mesotemperato e Subsupramediterraneo. Nello specifico son
individuate due suballenaze quelle del Phleo-Bromenion ambigui e quelle del Sideriderion itali
Phleo-Bromenion ambigui
Le praterie riferite a questa sub
erectus (graminacea cespitosa), rilevate su versanti medio acclivi con esposizioni
revalentemente soleggiate. Sono ricche di specie endemiche del piano montano tipiche del
settore appenninico centro meridionale, come Cynoglossum magellense, Phleum hirsutum subsp.
ambiguum e Viola eugeniae. Dal punto di vista dinamico, queste praterie si inseriscono a contatto
on i boschi caducifogli del piano montano a dominanza di Fagus sylvatica, che in questo contesto
raggiungono il loro limite superiore. Laddove il carico del pascolo viene ridotto sensibilmente,
queste praterie vengono colonizzate da arbusti e cespugli, favorendo lo sviluppo di comunità
preforestali, afferibili alla Rhamno-Prunetea, in particolare all’alleanza del Berberidion vulgaris,
descrivente cespuglieti tipici del piano montano a dominanza di Juniperus communis subsp. alpina.
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Inoltre queste stesse precedono le formazioni prative primarie del piano altomontano a
dominanza di Sesleria nitida e Carex sp.pl., afferibili alla Festuco-Seslerietea; nei settori
indagati questi aspetti sono poco pronunciati, poiché ricchi di elementi floristici tipici del Phleo
ambigui-Bromion erecti.
Sideriderion italicae
sta suballeanza sono invece caratterizzate dall’elevata frequenza e
d v
d
a Specie
Le praterie inquadrate in que
copertura di camefite su fruticose, come Satureja montana, Globularia meridionalis,
Helianthemum sp.pl., Anthyllis montana, Teucrium montanum, che formano cotici erbosi
iscontinui, poiché rappresentano uno stadio evoluti o in fase di colonizzazione su detriti
calcarei, o comunque su substrati con suoli sottili ed effimeri. Si tratta allo stesso tempo di
comunità camefitiche molto importanti dal punto di vista fitogeografico, data la presenza di
specie endemiche come Laserpitium siler subsp. garganicum, Erysimum pseudorhaeticum e
Sesleria nitida. Dinamicamente si collegano nel piano inferiore con i brometi del Phleo ambigui-
Bromenion erecti, mentre con il piano superiore sono in contatto seriale con le praterie primarie
el Seslerion appenninae.
SyntaxPhleo-Bromenion ambigui erectus, Phleum ambiguum, Koeleria splendens, Bromus
Helianthemum nummularium, Anthyllis vulneraria, Eryngium amethystinum, Anthoxanthum odoratum
Sideriderion italicae Satureja montana, Globularia meridionalis, Anthyllis montana, n Teucrium mo tanum, Helianthemum oleandicum¸Stachys recta
dei syntaxa citati
-Bl. 1943
ondi & Blasi ex Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995
orr. Biondi, Ballelli, A
RH
950 FE t Bonin 1969
Furnari 1966
.5.2. Inquadramento fitosociologico boschi
Presentazione del complesso assestamentale
Schema sintassonomicoFESTUCO-BROMETEA Br.-Bl. & Tx. ex Br.
Brometalia erecti Br.-Bl. 1936 Phleo ambigui-Bromion erecti Bi
Phleo ambigui-Bromenion erecti Biondi, Allegrezza & Zuccarello 2005 Sideridenion italicae Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995 nom. c
llegrezza & Zuccarello 2005 AMNO-PRUNETEA Riv.-God. & B. Carb. 1961
Prunetalia spinosae Tx. 1952 Berberidion vulgaris Br.-Bl. 1STUCO-SESLERIETEA Barbero e
Seslerietalia tenuifoliae Horvat 1939 Seslerion apenninae Furnari in Bruno&
1
Si rimanda all’apposito punto Risorse forestali -
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31
-
Cap. 2 Fattori di rischio idrogeologico
La legge 267 del 1998 definisce quattro classi di rischio a gravosità crescente: dalla classe 1
-Garigliano
nizioni integrali della AABB accluse nelle Norme di Attuazione e
ossibili la perdita di vite umane, e lesioni gravi
fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima
nte alto (Rpa):
ere definito solo a seguito di indagini e
e alta (Apa):
ne, potenzialmente alto, può essere definito solo
ette Aree per la parte riguardante la
(rischio moderato) alla classe 4 (rischio molto elevato). Nelle classi R3 e R4 sono contemplati
perdite di vite umane e danni gravi a importanti infrastrutture, pertanto maggiore attenzione è
stata rivolta a queste classi da parte della Regione per la stesura del PGAF.
Il territorio comunale, ricadente nell’ambito di competenza dell’Autorità di Bacino Liri
e Volturno, comprende due piccole aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4) in
corrispondenza di due strade ed al limite di due aree A4 in loc. Colle Merino e Colle Vecchio, 23
aree A4 di cui la maggior parte di piccola dimensione, un'unica area Apa con alle estremità due
piccole aree Rpa in loc. Colle Vecchio e Casalcassinese. Le aree di possibile ampliamento (C1) sono
diffuse su tutto il territorio mentre le aree di versante (C2) seppur presenti sono limitate alle
estremità dei confini comunali.
Si ritiene utile riportare le defi
Misure di Salvaguardia limitatamente a quelle interessate:
- Aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4):
nelle quali per il livello di rischio presente, sono p
alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, la
distruzione di attività socio economiche.
- Aree di alta attenzione (A4):
potenzialmente interessate da
intensità attesa alta ma non urbanizzate.
- Aree a rischio idrogeologico potenzialme
nelle quali il livello di rischio, potenzialmente alto, può ess
studi a scala di maggior dettaglio.
- Aree di attenzione potenzialment
non urbanizzate e nelle quali il livello di attenzio
a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio.
In cartografia sono stati tracciati i poligoni delle sudd
proprietà che vengono specificate nella seguente tabella con l’indicazione delle superfici in esse
ricadenti:
Comune di Acquafondata – Piano di Gestione ed Assestamento Forestale
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-
Altro
A4 Area di
ampliamento
Area di
C2 (art 14)
possibile
C1 (art 13)
versante
Compresa Pascoli (Ha) 9,8935 213,5209 5,8955
Comprese Forestali (Ha) 23,9922 555,2031 41,0643
Supererfici forestali interessate al taglio (Ha) 4,8163 220,3200 6,5423
i è creduto opportuno riportare, oltre alla A4, le C1 e C2. In particolare nel nostro caso, è
ra del presente Piano, avente come finalità anche la difesa del suolo e del patrimonio
non sono state notate aree a rischio di dissesto in
ap. 3 Quadro delle strutture e infrastrutture
L’Ente dispone di due strutture:
costruzione, attualmente in fase di ultimazione lavori con
o era destinato a stalle per un maneggio
riconducibili essenzialmente alla viabilità, descritta nell’apposito punto.
S
consentito il “taglio e/o eliminazione delle essenze arboree ed arbustive qualora specifici studi,
asseverati da tecnici abilitati, dimostrino che esse concorrano a determinare stato di pericolo
per la pubblica incolumità o siano di intralcio all’esecuzione di opere strutturali finalizzate alla
messa in sicurezza dell’area”, purché la documentazione tecnico-amministrativa relativa agli
interventi sopra descritti sia corredata da una relazione sintetica di compatibilità idrogeologica
(SCI/01).
Nella stesu
ambientale e culturale, oltre che garantire la sicurezza delle popolazioni, si è tenuto conto di
quanto indicato nelle Linee guida riportate in appendice alle Norme di attuazione, ed in
particolare i punti “Interventi di riqualificazione ambientale e rinaturazione” e “Interventi
nell’agricoltura e per la gestione forestale”.
E’ da evidenziare che durante i sopralluoghi
atto oltre a quelle già indicate nella Carta degli Scenari di Rischio redatta dalla stessa Autorità.
C
la prima riguarda una piccola
destinazione ad ostello, ed è ricompresa in un’area rimboschita con conifere una quarantina di
anni fa. L’area è stata inserita nella Compresa Turistica.
la seconda è rappresentata da due grandi edifici di cui un
e l’altro per i servizi connessi. Nonostante entrambe le strutture siano state completate una
quindicina d’anni non sono mai entrate in funzione e necessiterebbero di particolare attenzione da
parte dell’Amministrazione per l’importante ruolo che potrebbero avere per lo sviluppo socio-
economico del paese.
Le infrastrutture sono
Comune di Acquafondata – Piano di Gestione ed Assestamento Forestale
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-
Cap.4 Quadro della fauna selvatica
6.1. Presenza
i studio comprende aree di notevole interesse naturalistico e se si escludono i
una descrizione dei vari ambienti presenti sul territorio e della fauna
rappresentativa è il lupo (Canis lupus), la cui presenza è legata principalmente
tos marsicanus) è sicuramente l’entità faunistica di maggiore pregio
L’area oggetto d
centri abitati e alcuni piccole frazioni adiacenti, l’area è del tutto spopolata. Il territorio
montano nonostante lo storico utilizzo da parte dell’uomo è riuscito a conservare elementi di
grande interesse naturalistico ponendosi come elemento di continuità con il vicino versante laziale
del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; malgrado ciò dal punto di vista faunistico l’area è
appare poco studiata.
Di seguito si riporta
caratteristica. Le considerazioni sulle specie riportate sono il risultato di indagini in campo
effettuate negli ultimi anni soprattutto legate a studi di più ampio respiro svolti sul territorio
provinciale e regionale (Corsetti e D’Orsi, 2007) e dalla bibliografia (Bibl.) consultata.
Mammiferi
La specie forse più
alle zone boscate poste tra gli 800 ed i 1300 metri. Il lupo è un predatore ai massimi livelli della
catena alimentare e quindi ottimo indicatore della qualità ecologica degli ambienti, il lupo ha visto
in quest’area, come in tutto il territorio nazionale, un rapido declino a causa della forte pressione
esercitata sulle sue popolazioni da parte dell’uomo. Attualmente non si hanno dati sul trend
attuale delle popolazioni locali. La presenza del lupo tuttavia in tutto il territorio è condizionato
dall’abbondanza di prede e dalla presenza di cani randagi e rinselvatichiti. Localmente non sembra
entrare particolarmente in conflitto con gli allevatori e questo è da imputarsi ragionevolmente
con l’abbondanza di ungulati.
L’Orso marsicano (Ursus arc
per l’area. Va specificato che la presenza del grande plantigrado non è stabile, ma dovuta a
incursioni temporanee di individui erratici provenienti dal PNALM. L’area in continuità con il vicino
Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise offre un naturale territorio di espansione per la specie
che trova risorse trofiche sia nei frutti del bosco sia nell’abbondanza di prede potenziali
rappresentate da capriolo e cervo. La presenza sporadica dell’orso (Ursus arctos) nell’area è
documentata da studi recenti (Corsetti e D‘Orsi , 2007) e da sporadici avvistamenti sia di
esemplari sia di impronte. L’area presenta ambienti ideali per la specie che tuttavia sembra non
costituire popolazioni stabili. Sicuramente i boschi, ed in particolare le fustaie di faggio
rappresentano un habitat strategico per la conservazione dell’orso marsicano Ursus arctos
marsicanus. Siamo al margine dell’areale di distribuzione del grande mammifero e proprio per
Comune di Acquafondata – Piano di Gestione ed Assestamento Forestale
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-
q
(Corsetti & D‘Orsi,
o comune della Donnola (Mustela nivalis), della Faina
’area, cervi e caprioli popolano tutte le aree boschive del
l
na- ne controlla la
e ad
s) è presente con
e invece la presenza dello scoiattolo (Sciurus vulgaris) in tutte le
tipologie dei boschi ma particolarmente nel bosco di conifere.
uesto funzionale alla possibilità di dispersione e colonizzazione stabile dell’area (Zunino F., 1976;
Zunino F. & Herrero S., 1972).. Specie strettamente protetta da leggi nazionali e regionali ed
inclusa nella Convenzione di Berna, l’orso vive oggi in Italia con pochi esemplari distribuiti
principalmente nell’area del vicino Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Un’altra presenza da segnalare è quella del gatto selvatico (Felis silvestris)
2007), legato principalmente all’ambiente montano e collinare dove i boschi si alternano a zone di
vegetazione più aperta e dove sono presenti formazioni rocciose in grado di offrire rifugi. Lo
status della specie è sconosciuto per l’area.
Tra i Mustelidi, oltre alla presenza piuttost
(Martes foina), segnalata la presenza del Tasso (Meles meles) e nelle zone boscate meno
frequentate dall’uomo sembra probabile la presenza della Martora (Martora martes), ottimo
indicatore della qualità ambientale .
Gli ungulati utilizzano stabilmente l
territorio comunale. I cervi in particolare durante i periodi invernali e primaverili trovano
importanti risorse nelle praterie montane in genere meno innevate rispetto alle aree interne del
PNALM. Il capriolo utilizza le ampie aree boschive ed in particolare le numerose aree con bosco
in neoformazione sia su terreni pubblici che privati. Altro ungulato diffusissimo è il cinghiale (Sus
scrofa) che privilegia i querceti, ma anche i boschi di latifoglie miste e le formazioni più xerofile,
e zone cespugliate oltre alle aree agricole. Nel comprensorio trova l’optimum ecologico
rappresentato dai boschi del genere Quercus alternati a cespuglieti e pascoli.
La tradizionale braccata collettiva con cani da seguito -molto praticata in zo
densità limitandone i danni, non tanto alle colture agricole -peraltro poco estese- quanto ad altre
specie di interesse faunistico-venatorie (ad es. sul Fagiano ed avifauna nidificante al suolo).
Interessante è la presente nell’area è l’istrice (Hystrix cristata), legata prevalentement
aree con clima mediterraneo, caratterizzate da boschi aperti, incolti o da un’agricoltura di tipo
tradizionale. La specie trova nonostante la media delle quote al di sopra dei 1000 metri s.l.m.
ambineti ideali. Anche se localmente la specie non sembra pesseguitata, la causa di maggior
minaccia è legata alla caccia di frodo per le sue carni oltre ad azioni che compromettono il
foraggiamento o la distruzione di aree idonee per la costruzione dei siti tana.
Rilevata quasi esclusivamente nelle aree prative, la lepre (Lepus europaeu
poplamenti stabili; non sono stati effettuati rilievi specifici sulla