commissione parlamentare d’inchiestacampane e ben trentanove comuni, per cui la relativa emergenza...

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SENATO DELLA REPUBBLIC A XIV LEGISLATURA Doc. XXII-bis n. 2 COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULLE CAUSE DELL’INQUINAMENTO DEL FIUME SARNO (istituita con deliberazione 2 aprile 2003) (composta dai senatori: Cozzolino, Presidente, Izzo e Manzione, Vicepresidenti, Iervolino e Sodano Tommaso, Segretari, Bobbio, D’Ambrosio, Demasi, Fasolino, Flammia, Franco, Gasbarri, Lauro, Montino, Ponzo, Ripamonti, Rollandin, Salzano, Scalera e Vanzo) RELAZIONE INTERMEDIA SULL’ATTIVITA ` SVOLTA Relatore: senatore Roberto MANZIONE Approvata nella seduta del 19 aprile 2005 Trasmessa alla Presidenza il 21 aprile 2005 TIPOGRAFIA DEL SENATO (1000)

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S E N A T O D E L L A R E P U B B L I C AX I V L E G I S L A T U R A

Doc. XXII-bisn. 2

COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTASULLE CAUSE DELL’INQUINAMENTO DEL FIUME SARNO

(istituita con deliberazione 2 aprile 2003)

(composta dai senatori: Cozzolino, Presidente, Izzo e Manzione, Vicepresidenti,Iervolino e Sodano Tommaso, Segretari, Bobbio, D’Ambrosio, Demasi, Fasolino,Flammia, Franco, Gasbarri, Lauro, Montino, Ponzo, Ripamonti, Rollandin, Salzano,

Scalera e Vanzo)

RELAZIONE INTERMEDIA

SULL’ATTIVITA SVOLTA

Relatore: senatore Roberto MANZIONE

Approvata nella seduta del 19 aprile 2005

Trasmessa alla Presidenza il 21 aprile 2005

TIPOGRAFIA DEL SENATO (1000)

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XIV LEGISLATURA – DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

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XIV LEGISLATURA – DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

I N D I C E

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 7

Capitolo 1 – L’istituzione della Commissione parlamentare

d’inchiesta sulle cause dell’inquinamento del fiume

Sarno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12

Capitolo 2 – Cenni storici sul fiume Sarno . . . . . . . . . . . . » 14

2.1 I primi interventi sul fiume . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 142.2 Le bonifiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20

Capitolo 3 – Analisi dei sistemi naturale e antropico del

bacino del Sarno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24

3.1 Analisi del sistema naturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 243.1.1 Il reticolo idrografico del Sarno . . . . . . . . . . . . . » 243.1.2 La struttura geologica e idrogeologica . . . . . . . . » 253.1.3 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27

3.2 Analisi del sistema antropico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 283.2.1 La dinamica delle popolazioni . . . . . . . . . . . . . . . » 283.2.2 La struttura amministrativa . . . . . . . . . . . . . . . . . » 303.2.3 La rete infrastrutturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 313.2.4 La rete dei servizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 323.2.5 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33

Capitolo 4 – La normativa di riferimento . . . . . . . . . . . . . . » 34

Capitolo 5 – Aspetti di rilevanza penale dell’inquinamento

del fiume Sarno e del suo bacino . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40

Capitolo 6 – L’istituzione del Commissariato per l’emer-

genza Sarno e la relativa azione . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46

6.1 L’istituzione del Commissariato . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 466.2 Le risorse finanziarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 546.3 Interventi programmatici del Commissario delegato . » 57

Capitolo 7 – Stato di avanzamento degli interventi e delle

opere di competenza del Commissario delegato per il

superamento dell’emergenza socio-economico-ambien-

tale del bacino idrografico del fiume Sarno e risorse

finanziarie disponibili per la loro realizzazione: crono-

programma definito dal Commissario delegato . . . . . . » 59

Capitolo 8 – Problematiche sanitarie ed epidemiologiche . . » 69

Capitolo 9 – Attivita della Commissione . . . . . . . . . . . . . . » 71

Capitolo 10 – Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 87

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Premessa

Le ragioni dell’istituzione della Commissione parlamentared’inchiesta sulle cause dell’inquinamento del fiume Sarno emergonocon evidenza dalla discussione parlamentare tenutasi nella sedutadel Senato n. 372 del 2 aprile 2003, che si concluse con l’approva-zione della deliberazione istitutiva della Commissione, poi effettiva-mente costituita in data 8 ottobre 2003. In particolare il Senato hariconosciuto la necessita di investigare sulle cause che hanno deter-minato lo stato di emergenza, dichiarato dal Governo gia nel 1992 etuttora in essere, non avendo potuto rilevare sino ad oggi sostanzialimiglioramenti della situazione di crisi ambientale.

Si e infatti partiti dalla constatazione che il Sarno e, presumi-bilmente, il fiume piu inquinato d’Italia (forse addirittura d’Europa),e l’alto allarme sociale ad esso connesso deriva anche dal fatto chedetto fiume, di per se lungo solo 24 chilometri, considerando i con-nessi torrenti Solofrana e Cavaiola viene ad interessare tre Provincecampane e ben trentanove Comuni, per cui la relativa emergenzaambientale coinvolge una popolazione che oscilla tra i settecento-cinquantamila ed il milione di abitanti.

La situazione di inquinamento del fiume Sarno e talmentegrave da risultare assolutamente evidente anche a occhio nudo: sitratta di un fiume ormai tristemente famoso per essere diventatol’emblema del degrado delle acque di superficie.

Nel territorio interessato sono compresi i poli industriali agroa-limentare e conciario, che si ritiene abbiano rappresentato da un latole industrie traino per l’economia delle aree in questione e dall’altrola piu elevata fonte di inquinamento ambientale dell’intera zona. Ilcarico inquinante imputabile al comparto industriale dell’area e sti-mato in termini tecnici pari al contributo di un milione e ottocento-mila abitanti e tale cifra si porta a oltre due milioni e cinquecento-mila se si somma il contributo della popolazione residente.

L’ambiente risulta alterato dalle attivita antropiche in misuratale da essere in contrapposizione con le pur rilevanti valenze ditipo naturalistico, nonostante l’eccezionale fertilita del suolo preva-lentemente vulcanico, e anche in considerazione delle assolute ric-chezze naturali e paesaggistiche presenti nell’area in questione (ilParco nazionale del Vesuvio, il Parco regionale del fiume Sarno,le aree circumvesuviane, i monti di Sarno e i monti Lattari) e diun patrimonio storico e archeologico unico al mondo. Il gravissimo

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stato di degrado ambientale, oltre a rendere necessari massicci inter-venti di riqualificazione, soffoca le ricchezze naturali e storico-ar-cheologiche di questa area, rendendone impossibile lo sviluppo so-cio-economico. In sintesi, la combinazione dell’alta densita di popo-lazione e la presenza di attivita economiche altamente inquinanti hadato luogo in questo territorio a una situazione ambientale diestrema precarieta, che costituisce un ostacolo insormontabile perogni prospettiva di sviluppo dell’area. In tale situazione, i colpevolie talvolta inspiegabili ritardi nell’attuazione degli interventi di risa-namento del territorio hanno determinato una regressione delle atti-vita esistenti e un ulteriore decadimento del quadro ambientale, giagravemente compromesso anche per quanto riguarda la disponibilitadi risorse idriche, la cui carenza e inevitabilmente destinata adacuirsi nel prossimo futuro.

Il disinquinamento del fiume Sarno, iniziato con il progettospeciale di risanamento dell’intero Golfo di Napoli nel 1973, euna storia che a piu di trenta anni di distanza, nonostante le conti-nue attenzioni riservate ad essa dalle istituzioni, non e ancora giuntaa una conclusione. E infatti opportuno precisare che con le deliberedel 25 agosto 1992 e del 5 agosto 1994, il Consiglio dei Ministri hadichiarato area a elevato rischio di crisi ambientale il bacino idro-grafico del fiume Sarno, esteso su parte delle province di Avellino,Salerno e Napoli, a norma dell’art. 7 della legge 8 luglio 1986,n. 349, come sostituito dall’art. 6 della legge 28 agosto 1989,n. 305. La dichiarazione di emergenza ambientale prese origineda una mozione approvata all’unanimita dal Consiglio Provincialedi Salerno nel 1987.

Va ricordato, inoltre, che il Senato della Repubblica aveva giaposto la propria attenzione sulle problematiche del bacino del Sarnocon una Commissione di indagine istituita nella XII legislatura dallaCommissione territorio, ambiente e beni ambientali. L’indagine siconcluse con una relazione, i cui risultati determinarono un partico-lare allarme sociale, tanto da giustificare la proposta per l’istitu-zione di una Commissione d’inchiesta presentata nel 1995 dallostesso relatore, senatore Cozzolino.

In definitiva, cio che ha reso opportuna l’istituzione dellaCommissione parlamentare d’inchiesta e l’esigenza di comprendereappieno i ruoli e le responsabilita di tutti i soggetti a vario titolocoinvolti nella trentennale vicenda, anche con specifico riferimentoalla necessita di individuare eventuali sprechi delle ingenti risorsepubbliche attivate allo scopo di disinquinare il fiume Sarno.

La scelta di presentare una relazione intermedia sull’attivitasvolta deriva in primo luogo dall’opportunita, in un certo qual

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modo interna ai lavori della Commissione, di disporre di un mo-mento e di uno strumento di analisi e di riflessione sui contenuti esulle direzioni concretamente assunti sinora dall’inchiesta, ancheallo scopo di tirare le fila del lavoro svolto in questa prima fase at-traverso un panorama di sintesi, nonche dall’esigenza di far emergerei profili e le questioni meritevoli di maggiore approfondimento, di in-dividuare gli elementi di valutazione da acquisire e di delineare pos-sibili linee di sviluppo, sia dal punto di vista degli accertamenti edelle verifiche da effettuare che dei metodi e delle procedure da uti-lizzare.

D’altro canto, la presentazione di una relazione intermedia ri-sponde anche alla necessita di rendere visibile all’esterno dellaCommissione – sia pure per somme linee e in attesa di esporrecon la relazione finale le vere e proprie risultanze dell’inchiesta –il percorso metodologico ed operativo del lavoro svolto e di offrireuna prima sintesi delle molteplici questioni emerse, dei punti di cri-ticita al momento rilevati e delle principali direttrici di indagine,cosı da rappresentare, in particolare all’opinione pubblica e ai citta-dini direttamente interessati dall’emergenza ambientale del bacinodel Sarno, il senso, i contenuti, ma anche l’estrema complessita,di quel lavoro.

Non possono essere taciute, peraltro, le difficolta con le quali laCommissione ha dovuto confrontarsi nello svolgimento dell’opera diricostruzione di quanto accaduto in passato e di verifica e analisidella situazione attuale, stante la complessita dell’opera di acquisi-zione del materiale documentale – spesso assai risalente nel tempoe frazionato in una pluralita di archivi, relativi anche ad enti ormainon piu esistenti – e attesa la mancanza di coordinamento istituzio-nale tra i soggetti titolari delle diverse competenze e anche l’assenzadi una raccolta compilativa delle leggi e delle ordinanze che a variotitolo hanno interessato il fiume Sarno e il suo bacino.

Tali difficolta hanno, in particolare, reso difficile sinora allaCommissione la verifica dell’effettiva entita di tutte le risorse pub-bliche sino ad oggi impegnate nell’ azione di disinquinamento delfiume Sarno e l’ evidenziazione di eventuali responsabilita. Comeverra posto in risalto in apposita parte della relazione, si e ritenutoopportuno per il momento limitarsi ad indicare le sole fonti di fi-nanziamento individuate nell’ordinanza 14 aprile 1995, che puo es-sere considerato l’originario schema di riferimento per gli interventidi risanamento del fiume sino alla nomina del Commissario Jucci.

Inoltre, l’inesistenza di un adeguato patrimonio di analisi chi-miche e batteriologiche e di indagini epidemiologiche – che pure

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avrebbe dovuto progressivamente formarsi nel corso di questi de-cenni in presenza di una situazione di palese e gravissimo degradoambientale – ha imposto alla Commissione di sforzarsi, in primabattuta, di ricercare presso le varie autorita competenti il maggiornumero possibile di dati e di rilevazioni, per quanto frammentariee parziali, da utilizzare per costruire poi, in una successiva fasedei lavori e anche attraverso l’eventuale attivazione di nuovi e auto-nomi strumenti conoscitivi, un quadro organico di risultanze il piuampio e approfondito possibile.

Il risultato a cui si e potuto giungere sino ad ora e, comunque,di fondamentale importanza perche per la prima volta il problemadell’emergenza ambientale che affligge l’intera area e stato affron-tato con un approccio sistematico volto alla individuazione specificadi compiti, funzioni e conseguenti responsabilita.

Del resto, l’azione sin qui svolta dalla Commissione non evalsa soltanto a creare condizioni di maggiore chiarezza in ordinea tutta una serie di problematiche connesse all’inquinamento del ba-cino del Sarno – sinora circondate da un alone di imprecisione, diindeterminatezza e di vaghezza che non ha certo giovato alla solu-zione dell’emergenza ambientale e che anzi ha oggettivamente fa-vorito il consolidarsi e l’aggravarsi di quest’ultima nel corso dei de-cenni – ma anche a stimolare e a sollecitare un rinnovato, coordi-nato e coeso impegno di tutte le strutture e di tutti i soggetti pub-blici in un contesto di crescente responsabilizzazione di frontealle attese e ai diritti dei cittadini.

Le problematiche affrontate nella presente relazione troverannola loro concreta e puntuale esplicazione secondo il seguente pianoespositivo. In primo luogo si e ritenuto opportuno soffermarsi sullemotivazioni che hanno condotto il Senato della Repubblica all’ isti-tuzione della Commissione d’inchiesta. All’ esposizione di questemotivazioni segue l’analisi dei sistemi naturali e antropico delfiume Sarno, preceduta da un breve inquadramento storico chemette in evidenza il particolare rilievo socio-economico che talefiume ha rivestito rispetto ai territori da esso attraversati. Specificorilievo e attribuito alla individuazione del quadro normativo di rife-rimento, al fine di evidenziare la titolarita delle varie funzioni am-ministrative quale elemento ineludibile per la successiva e conse-guente focalizzazione di eventuali responsabilita. A tale propositoun capitolo apposito e riservato agli aspetti di rilevanza penaleemersi durante l’attivita della Commissione, con particolare riferi-mento all’azione svolta dalla magistratura. Nell’ambito di una rico-struzione sistematica, quale e quella oggetto della presente rela-zione, particolare attenzione e stata riservata all’azione del Commis-

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sario delegato e al cronoprogramma da questi definito. Si e ritenutoquindi necessario prendere in considerazione anche le problemati-che sanitarie ed epidemiologiche connesse con l’inquinamento delbacino del Sarno. Un apposito capitolo e dedicato, infine, ai lavoridella Commissione, con particolare riferimento alle audizioni svoltee ai sopralluoghi effettuati.

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1. L’istituzione della commissione parlamentare d’inchie-

sta sulle cause dell’inquinamento del fiume Sarno

Con deliberazione del 2 aprile 2003 il Senato della Repubblicaha istituito, ai sensi dell’art. 82 della Costituzione, una Commis-sione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’inquinamento delfiume Sarno.

Secondo l’art. 1, comma 2, della deliberazione istitutiva laCommissione ha il compito di:

a) accertare il tasso di inquinamento del fiume Sarno e delsuo bacino idrografico e le cause che lo hanno determinato;

b) accertare le relative responsabilita di amministratori dienti pubblici, territoriali e non, che in qualsiasi modo si siano occu-pati del suddetto bacino idrografico;

c) accertare lo stato dei progetti di disinquinamento in atto ela destinazione dei fondi stanziati, nonche il loro effettivo utilizzo;

d) accertare lo stato di applicazione della normativa dell’in-quinamento sulle acque, da parte di soggetti pubblici e privati, conparticolare riferimento all’impiego di provvidenze pubbliche desti-nate ad evitare l’inquinamento;

e) accertare lo stato, la consistenza e l’efficienza delle operedi collettamento fognario e di depurazione delle acque reflue civili eindustriali gravitanti sul fiume Sarno, nonche i loro costi di costru-zione e di esercizio;

f) accertare se sono regolarmente ed efficacemente effettuatidai soggetti competenti la gestione, la manutenzione e il controllodei canali artificiali scolanti nel fiume Sarno;

g) svolgere indagini atte a far luce sulla gestione delle ini-ziative di disinquinamento in atto, sulle organizzazioni che le gesti-scono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalitaorganizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agliarticoli 416 e 416-bis del codice penale;

h) individuare le connessioni tra le attivita illecite nel settoreed altre attivita economiche;

i) proporre soluzioni legislative e amministrative ritenute ne-cessarie per una piu coordinata ed incisiva iniziativa dello Stato,delle regioni, degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accer-tate;

l) riferire al Senato della Repubblica al termine dei lavori eogni qualvolta ne ravvisi la necessita.

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Le finalita individuate dall’art. 1, comma 2, possono essererealizzate, secondo quanto dispone l’art. 4, comma 1, anche me-diante l’acquisizione di copie di atti e documenti relativi a procedi-menti in corso presso l’autorita giudiziaria o altri organismi inqui-renti, nonche copie di atti e documenti relativi a indagini e inchiesteparlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso laCommissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza.

Fanno parte della Commissione i seguenti venti Senatori:

Presidente: Carmine COZZOLINO, AN;Vice Presidenti: Cosimo IZZO, FI – Roberto MANZIONE,

Mar-DL-U;Segretari: Antonio IERVOLINO, UDC – Tommaso SO-

DANO, Misto-RC;

Membri:

Luigi BOBBIO, ANAlfredo D’AMBROSIO, Misto-POP-UDEURVincenzo DEMASI, ANGaetano FASOLINO, FIAngelo FLAMMIA, DSUPaolo FRANCO, LPMario GASBARRI, DSUSalvatore LAURO, FIEsterino MONTINO, DSUEgidio Luigi PONZO, FINatale RIPAMONTI, VERDI-UAugusto Arduino Claudio ROLLANDIN, AUTFrancesco SALZANO, UDC (dal 30 novembre 2004 ha so-stituito il senatore Gaetano A. PELLEGRINO, dimissiona-rio)Giuseppe SCALERA, MAR-DL-UAntonio Gianfranco VANZO, LP

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2. Cenni storici sul fiume Sarno

«Sgorga per quattro limpidissimepolle da due colline che dagli Ap-

pennini diramansi, sulla falda dellequali sorge ben disposta citta, e ri-

gando le pianure orientali dellaCampania con lento e placido corso

sbocca nel Tirreno, un fiume di cuivetusta e la fama, non ordinarie le

vicende, grandissimi i benefizii.»

2.1 I primi interventi sul fiume

Come testimonio il pubblicista Pasquale Liberatore poco menodi diciassette decenni orsono (Il Poliorama Pittoresco, 2º anno, 2ºsem., 1838) e come tutti sanno, non da sempre il fiume Sarno estato quello che conosciamo adesso, vale a dire una cloaca pura esemplice. A ridurlo in tali condizioni, a partire da alcune centinaiadi migliaia di anni fa – da quando cioe, iniziata la graduale forma-zione della Piana Campana con il concomitante recedere della lineadi costa del Golfo di Napoli, le scaturigini carsiche dei Monti Pi-centini occidentali cominciarono a riversarsi in terraferma piuttostoche in mare – e bastato appena mezzo secolo. Le sue limpide acque,che solo rifrangevano il verde ondeggiante della fitta vegetazionesubacquea, erano aduse a tingersi di color caffellatte soltanto in oc-casione delle forti piogge invernali che, dalle sue piu lontane pro-paggini, trascinavano a valle materiale argilloso: esse ora non recu-perano piu magiche trasparenze e sono perennemente contraddi-stinte da un colore bilioso che richiama alla mente, e all’olfatto,ben altri riferimenti.

Gia le testimonianze archeologiche di epoca preistorica e pro-tostorica, al netto quindi di bucoliche immagini descrittive, ci tra-smettono la sensazione di un fiume che ospitava sulle sue spondepopolazioni operose attratte da quanto esso poteva offrire in terminidi sostentamento: direttamente attraverso la pesca, e indirettamentedalle foreste ripuarie che, con lento progresso, si erano espanse einfoltite a lato del suo corso.

La presa di coscienza del valore del fiume da parte delle gentiche si avvantaggiavano dalla sua presenza gradualmente porto allasua deificazione, attestata in epoca storica da alcune monete, ma so-prattutto da svariati affreschi rinvenuti a Pompei e nel suo sobborgoportuale nell’attuale zona di Bottaro. Il dio Sarno e raffigurato sotto

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diverse sembianze, di cui la piu immediata e riconoscibile e quella– a somiglianza del dio Tevere – di un vegliardo barbuto ricom-bente, appoggiato con un gomito su di un’anfora da cui sgorgaun copioso fiotto d’acqua, simbolo della funzione dissetante e irri-gatrice del fiume.

Il culto di un dio delle acque impersonato dal Sarno ci riportaalle due attivita prevalenti nella vita delle sue popolazioni riviera-sche, il commercio e l’agricoltura, che il fiume assecondava conla sua celebrata pescosita, con una disposizione favorevole, conun lento fluire che rendeva possibile la risalita delle imbarcazioni,e con il provvidenziale accesso all’acqua per innaffiare i campinei periodi asciutti. E dunque pienamente comprensibile che nesia nato un culto magico-sacrale, largamente praticato nell’interavalle, per ingraziarsi un nume tutelare determinante nel generare be-nessere o anche nell’assicurare semplicemente la sopravvivenza deipiu disagiati. Dalla venerazione di un’entita fluviale traspare altresıun ben percepito rispetto per la natura in una delle sue manifesta-zioni piu significative.

La piu antica menzione scritta dell’idronimo Sarno a tutt’ogginota sembra che sia un’epigrafe in lingua osca trovata a Pompei,dove il fiume compare con la forma «Sarinu» in un contesto d’in-certa interpretazione relativo a un’indicazione stradale

Quanto alle testimonianze letterarie, sulle quali ci intratteniamobrevemente, occorrendo mostrare che il Sarno non era un fiume«qualsiasi», si constata che il primo autore a menzionarlo fu Virgi-lio, il maggior poeta della latinita, che ne aveva diretta conoscenzaper essere vissuto da queste parti dal 42 al 39 a.C. e che ne esaltasoprattutto la funzione irrigatrice nei riguardi delle pianure che locircondano.

Un suo contemporaneo, lo storico greco Strabone, ci fornisce,nel descrivere il Golfo di Napoli, un utile accenno alla funzionecommerciale e alla navigabilita del corso d’acqua, che riportiamoin traduzione: « Pompei, presso il fiume Sarno che accetta e spedi-sce merci, e il porto di Nola, di Nocera e di Acerra ... Sovrasta tuttiquesti luoghi il monte Vesuvio.»

Dunque Strabone ci rappresenta un Sarno idrovia di traffici,solcato da imbarcazioni (di modesta entita) che dal mare si spinge-vano (a fatica) fino al pagus omonimo, per imbarcare prodotti pro-venienti da Nola, da Acerra, da Nocera – e in termini piu generalidalle localita che il fiume lambiva – onde convogliarli al porto diPompei, ubicato nell’ambito della sua stessa foce. Ed e facile imma-ginare che nel percorso di risalita le stesse imbarcazioni veicolas-

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sero, per i mercati dell’entroterra, merci d’importazione dagli scalidi provenienza delle navi.

Marco Anneo Lucano, nato a Cordova nel 39 d.C., nel descri-vere luoghi e vicende della guerra civile tra Cesare e Pompeo, ac-cenna anche al Sarno, definendolo «generatore di brezza notturna».Ma c’e da notare che nocturnae editor aurae si potrebbe anche tra-durre «che emana fragranze nottetempo» (qualcosa per certo di di-verso dagli effluvi attuali), fragranze che non si fa fatica a immagi-nare assaporate sulle sue sponde, specie nelle notti estive, da partedi un patriziato impegnato in gradevoli, distensivi soggiorni agresti.La dolce pianura attraversata dal fiume era infatti allora costellatadi ville rustiche che attendevano sı alla gestione di fertili, vasti po-deri, ma erano anche residenze lussuose dei loro padroni.

Fa fede di questo bel vivere un altro grande poeta, Publio Pa-pinio Stazio (45-96 d.C.), partenopeo, quando segnala «gli agi delSarno pompeiano». Gli agi, ovvero ozi, godibili nel territorio delSarno pompeiano (in quanto scorreva per buonissima parte nel di-stretto di Pompei) rappresentano quindi per il poeta un elemento ca-ratterizzante del fiume, in accordo con il quadro generale che ancoroggi ci viene fornito dalle osservazioni archeologiche appena ricor-date.

Accenna al Sarno, riecheggiando Virgilio, anche Silio Italico(25-101 d.C.) qualificandolo un fiume «mite», un’aggettivazioneche puo abbracciare in se l’elemento climatico, il suo pacifico de-flusso, l’attitudine a ricompensare quanti si stabilivano a un di-presso, o altre cose ancora di carattere eminentemente positivo.

Nei secoli successivi subentrano altri autori, passando da Pro-copio di Cesarea (VI secolo d.C.) al Pontano e al Sannazzaro, iprimi due nel contesto di eventi storici verificatisi sulle sue sponde,l’ultimo per reiterare gli antichi elogi relativi all’amenita delle sueterre e alla freschezza delle sue acque.

L’insediamento protostorico recentemente scoperto a Longolapresso Poggiomarino, un complesso di abituri su palafitte in un in-treccio di canali, risalente in base a dati preliminari al secondo mil-lennio a.C., e la prima testimonianza locale di un sito perifluvialemodificato in funzione di una stabile occupazione antropica.

Nell’antichita classica il fiume, con opportuni, limitatissimi in-terventi e servito senz’altro a ricavarne forza idraulica per la moli-tura di cereali e di legumi. I mulini dovevano essere piuttosto fre-quenti lungo il corso del Sarno, soprattutto a causa di un fattore lo-gistico, e cioe la sua vicinanza a importanti centri come Napoli(raggiungibile, dopo un breve tratto di mare, dalle imbarcazioniche muovevano dalla sua foce), Pompei, Nocera, Sarno, Stabia,

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Striano e altri piu modesti nuclei abitativi sparpagliati lungo il suotragitto. Purtroppo pero per registrare la prima menzione storiogra-fica di tale industria occorre superare l’anno Mille, quando da unatto di donazione riportato nel Regestum Sancti Angeli ad Formasconservato nel monastero di Montecassino apprendiamo che nel1107 Ruggiero Seniore del Castello di Lauro – un membro della po-tentissima famiglia dei Sanseverino – possedeva due siti sul Sarno aScafati atti a edificarvi mulini.

Oltre all’uso primario della molitura, la forza idromeccanica estata sfruttata nel corso dei secoli anche per azionare gualchiere,fabbriche di polvere nera, macine per argilla da terraglie, fabbrichedi biacca, ramiere, in tutti quei congegni cioe che potessero avvan-taggiarsene per espletare un lavoro altamente produttivo e, per itempi, assai remunerativo.

Da queste caratteristiche derivarono l’inappagabile, sfrenatacupidigia dei potenti che controllavano il flusso delle sue acque opossedevano a vario titolo le terre che esse attraversavano: vescovi,abati e signori feudali in primissimo luogo.

Alcuni decenni dopo, all’epoca di re Ruggiero il Normanno –nella seconda meta quindi del XII secolo – si ha notizia dell’esi-stenza a Sarno, nei paraggi della sorgente di S. Maria della Focenella frazione Episcopio, di una decina di mulini, due dei quali diproprieta della mensa vescovile di Sarno.

Per i cinque secoli successivi, nel silenzio delle fonti, si puoipotizzare l’esistenza di numerosi altri mulini lungo il fiume, forsedel tipo piu elementare, a ruota verticale (Vitruvio verso il 27 a.C.aveva descritto proprio tale tipo di mulino, un congegno assai sem-plice che attraverso le pale applicate alla ruota trasforma il moto li-neare di un flusso d’acqua in un moto rotatorio), piccoli da non al-terare sostanzialmente il deflusso, che andavano incontro alle neces-sita quotidiane di pane da parte delle sparute comunita locali.

Ma dalla fine del XVI secolo in poi cominciarono a perpetrarsigravi manomissioni e interventi abusivi sul nostro corso d’acqua. Ilprimo a concepirne un disegno di sfruttamento su scala industrialefu il ricchissimo (e sfortunato) conte di Sarno, Muzio Tuttavilla.

Le tre principali sorgenti del Sarno sono, da nord a sud, quelladella «Foce» in contrada Episcopio, quelle di «Palazzo/Mercato»nel centro della citta, e quella di «Santa Marina» in contrada Lavo-rate al confine con Nocera. Esse alimentavano altrettanti rii omo-nimi, che confluivano verso occidente, assieme ad altri rigagnoliminori, in un sito che i sarnesi chiamano «Specchio dell’Affron-tata». Il Tuttavilla decise di captare la piu settentrionale delle tree costruire un canale artificiale che ne convogliasse le acque fino

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alla «Torre dell’Annunciata». Lo scavo si rivelo difficile e dispen-dioso, specialmente quando si trovo di fronte il pur modesto rilievo,derivante dalla sovrapposizione di lave vesuviane preistoriche, sucui era sorta l’antica Pompei, e dovette procedere in galleria, cosache incidentalmente segno l’inizio della scoperta della citta, delcui sito si era persa memoria. Ma il conte/imprenditore non si sco-raggio per questo, reclutando per risolvere i suoi problemi il famosoarchitetto pontificio Domenico Fontana, e l’opera venne portata atermine con la costruzione di tre ordini di mulini a Torre Annun-ziata. Tuttavia l’incapacita, da parte dei suoi eredi, di pagare i cre-ditori per gli enormi debiti contratti, portarono al termine di soffertevicende all’incameramento da parte del Regio Fisco dei primi dueordini di mulini (utilizzati dal 1654 per la produzione di polverenera da parte del governo vicereale spagnolo) e alla vendita a pri-vati del terzo. Il «Canale Conte di Sarno» ha smesso di trasportareacqua negli anni novanta del Novecento, e com’e noto si trova oraimpegolato, con opere mai portate a termine, in una complessa vi-cenda giudiziaria.

Il secondo intervento massiccio sul Sarno fu quello operato daisignori della Terra di Scafati, i discendenti di Antonio Piccolominid’Aragona, che con bolla del 25 maggio 1464 aveva ricevuto indono il dominio utile (usufrutto) della Terra di Scafati da suo zioPio II, dominio che comprendeva tra l’altro i diritti d’acqua sulSarno.

Antonio era il condottiero che aveva fornito un validissimoaiuto militare a Ferdinando d’Aragona, alleato del papa, per scon-figgere, in una battaglia decisiva che ebbe luogo proprio a Scafati,gli ultimi tentativi degli angioini di riconquistare il Regno di Na-poli.

Forse spinto, oltre che dalle ovvie possibilita di lucro, da spi-rito di emulazione nei confronti del conte di Sarno, Alfonso Picco-lomini d’Aragona, conte di Celano (l’ultimo di tre di nome Alfonsosuccedutisi a capo del casato) decise a sua volta di scavare un ca-nale artificiale per alimentare dei mulini da costruire in localita Bot-taro, all’epoca compresa tra i suoi possedimenti in territorio di Bo-scoreale e assai prossima a una pronunciata ansa del Sarno versosettentrione a breve distanza dalla foce.

Per realizzare l’impresa, egli costruı nel centro di Scafati unosbarramento longitudinale che si estendeva a monte del ponte perun paio di centinaia di metri, e a valle per una cinquantina (indicatonelle fonti come «parata»), restringendo e deviando il corso delfiume verso l’alveo artificiale che prese il nome di Canale Bottaro,e verso una diramazione naturale dello stesso Sarno, il Canale di

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Scafati, lasciando cosı all’asciutto il corso principale del fiume sot-tocorrente rispetto al ponte di Scafati.

La data esatta in cui questo avveniva non e nota, ma si evincedai documenti che essa dovette cadere anteriormente al 1630 (unadata attendibile potrebbe essere il 1619) poiche in tale anno i lavori,sia della «parata» che dei mulini, erano gia finiti. Una sentenza del1630 del Consiglio Collaterale imponeva infatti al conte di Celano,signore di Scafati – in risposta ai reclami dei Comuni i cui territorisubivano allagamenti dal rigurgito della «parata» – di demolirla, afronte di un congruo indennizzo da parte degli stessi Comuni.

I mulini di Bottaro, un grandioso complesso di cui sopravviveoggi a Pompei, quasi di fronte alla chiesetta di S. Antonio sullastrada Torre Annunziata-Castellammare, soltanto un casone in ro-vina, comprendevano nel 1740 sette mulini, tre gualchiere, una fab-brica di polvere da sparo e una ramiera. Un documento del 1816 cifa sapere che quest’ultima lavorava principalmente nella produzionedi oggetti di rame per i cantieri navali di Castellammare.

La «parata», tra un giudizio e l’altro, da palificata in legno sitrasformo in diga in terra e muratura, e fu demolita soltanto alla finedell’Ottocento a opera del Genio Civile nel quadro della sistema-zione idraulica del fiume al centro di Scafati. Un’espressione dellafunzione che essa svolgeva e tuttavia rappresentata da portelloni tra-sversali mobili che regolano la ripartizione delle acque tra i tre alveisormontati dal ponte.

Dai due radicali interventi sulle acque del Sarno appena de-scritti, e da tanti altri di minore impatto, derivarono, come c’erada aspettarsi, «lunghi, e strepitosi giudizi» nei tribunali del Regnodi Napoli appena qualcuno degli altri utenti delle acque fluviali ri-teneva i propri interessi lesi da chi costruiva il benche minimo sbar-ramento o breve deviazione a monte delle proprie industrie. Altriprotratti e accesi contenziosi furono sollevati dai Comuni sopracor-rente dello sbarramento di Scafati, i quali lamentavano l’impaluda-mento dei propri territori provocato dal sollevamento del livello del-l’acqua attribuito alla «parata» e il conseguente incremento dellefebbri malariche e della mortalita tra le loro popolazioni – febbrigia endemiche a causa dei numerosissimi fusari per la macerazionedella canapa, alimentati dalle acque del fiume, che ne costellavanole sponde. Ma c’e da notare che, dal punto di vista storico, dob-biamo proprio ai documenti d’archivio relativi alle denunzie, alleindagini, alle istruzioni, alle perizie, alle testimonianze, ai dibatti-menti, alle allegazioni forensi stilate dagli avvocati delle parti incausa e agli atti di tali processi moltissimo di cio che sappiamosu questo, e su tanti altri argomenti relativi al fiume Sarno.

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La fine quasi contemporanea di tutti i mulini idraulici lungo lavalle del Sarno, come altrove, arrivo a cavallo tra l’Ottocento e ilNovecento con la diffusione dell’energia elettrica che affranco persempre gli stabilimenti di molitura dalla prossimita ai corsi d’acqua.

2.2 Le bonifiche

Il capitolo delle bonifiche in Campania nel periodo borbonicos’inserisce su di un percorso iniziato con il vicere spagnolo PedroFernandez de Castro, Conte di Lemos. Questi infatti gia nel 1616diede corso a interventi di sistemazione dei Regi Lagni, che tuttaviarisultarono inadeguati e limitati in rapporto al loro sviluppo sul ter-ritorio, cosı come altri modesti interventi successivi in varie partidel Regno di Napoli nel corso di oltre due secoli.

Fu soltanto con il decreto reale n. 2143 dell’11 maggio 1855,istitutivo dell’Amministrazione generale delle bonifiche, che, re-gnando Ferdinando II di Borbone, decollo un piano organico di in-terventi sul territorio, affidato alla direzione del barone GiacomoSavarese, uomo di grande cultura in campo letterario, scientificoed economico. Tale piano contemplava, oltre alla sistemazioneidraulica dei corsi d’acqua, anche la manutenzione assidua delleopere gia eseguite e lo sviluppo di una rete viaria inserviente ai la-vori in esecuzione, ma tale da integrarsi in permanenza con quellagia esistente sul territorio.

Fu anche messo in atto un nuovo piano per il reperimento deifinanziamenti necessari ai vari progetti, con la creazione delle co-siddette «confidenze», cioe l’unione delle risorse di Province, Co-muni e proprietari terrieri beneficiari delle bonifiche. Questo espe-rimento, trovando ostacolo nella consolidata riluttanza a parteciparealla spesa pubblica da parte dei soggetti chiamati a contribuirvi, nonconseguı i risultati sperati, e fu presto chiaro a tutti che soltantol’intervento finanziario massiccio dello Stato avrebbe portato abuon fine le varie iniziative. E su tale linea si finı col procedere,con esiti compatibili con le disponibilita effettive e proporzionatial tempo residuo che la storia assegnava all’antico Regno delleDue Sicilie.

La creazione della nuova amministrazione fu descritta dallastampa ufficiale come «conseguenza delle incessanti cure del RealGoverno per migliorare costantemente la condizione de’ sudditi edelle loro possessioni, scopo al quale massimamente influisce il bo-nificamento di tutte le contrade paludose, rimuovendo le cause checon grave danno della vita e delle proprieta degli abitanti ne ren-dono malsana l’aria per la disordinata economia delle acque.»

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Il primo lavoro di cui il Savarese ebbe a occuparsi era gia av-viato, riguardava proprio il Sarno e consisteva nella rettifica del suobasso corso dal ponte della ferrovia Napoli-Portici-Nocera fino allafoce. L’intervento fu deciso da Ferdinando II anche allo scopo dicreare le condizioni per l’ampliamento del Real Polverificio di Sca-fati, sorto a partire dal 1851, sia in termini di estensione areale chedi produttivita conseguente all’incremento di forza motrice per lesue macchine. Lo scopo sarebbe stato raggiunto derivando dal Ca-nale Bottaro acque che, attraversando lo stabilimento, sarebbero an-date a scaricarsi nel corso principale del Sarno, rettificato e portatoa lambire – com’e oggi – il lato meridionale del polverificio.

Si tratto di un’opera d’ingegneria idraulica senza confronti perl’epoca in cui fu realizzata, e per il tempo impiegato, incredibil-mente di appena due anni.

La lunghezza del fiume tra Scafati e il mare venne dimezzata,e si recuperarono alle colture le anse abbandonate, riempite col ter-

reno di scavo del canale artificiale. Questo venne per di piu resopercorribile con piccole imbarcazioni a mezzo della costruzione diuna vasca di navigazione a breve distanza dal «Ponte Nuovo» erettosulla strada Torre Annunziata-Castellammare.

In via preliminare si era gia proceduto a sistemare la foce delfiume con una doppia palizzata a traliccio di legno di quercia, cheinoltrava la corrente fluviale ben addentro alla fascia marina lito-rale, nell’aspettativa che i vortici provocati dal moto ondoso contri-buissero a rimuovere la sabbia che altrimenti vi si sarebbe accumu-lata al momento in cui la corrente, con la perdita di velocita dovutaall’incontro con le acque marine, avrebbe perso la capacita di tra-sporto dei materiali detritici che non fossero in sospensione. Inutiledire che soluzione adottata allora ha svolto un ottimo servizio fino a

qualche decennio fa.

Ma gli interventi forse piu saggi e lungimiranti furono quelliintrapresi nei collettori montani, dove gli argini vennero rafforzatie assoggettati a rimboschimento – dove necessario – con sistemiche oggi diremmo eco-compatibili: muretti a secco a gradoni persmorzare l’impeto delle acque, palificazioni, reticolati di canneper fermare il terreno sotto gli alberelli appena messi a dimora, ec-cetera. Alluvioni a valle ce ne furono ancora, poiche e comunquepresuntuoso pensare di poter controllare appieno – allora comeoggi – le furie occasionali della natura, ma certamente venneromeno in gran parte le premesse perche si verificassero eventi fra-nosi come quelli che nel maggio del 1998 seminarono morte e di-struzione a Sarno e dintorni.

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A monte di Scafati gli interventi si risolsero nella sopreleva-zione degli argini fino al ponte di S. Marzano per contenere gli stra-ripamenti, nel ritocco di alcune anse piu pronunciate, nella proget-tazione di controfossi, nella creazione di un sistema di vasche dicolmata per trattenere i materiali trasportati dalle torbide, e di lami-nazione per lo smaltimento delle correnti di piena – tutte opere chevennero proseguite nel periodo postunitario.

Un’opera che fu portata a termine, come ricorda un’epigrafecelebrativa eretta nel 1855 a Scafati e tuttora esistente, fu la siste-mazione del Rio Sguazzatorio, un fiumiciattolo che drenava le cam-pagne in sinistra dal Sarno a monte del paese, e che piu tardi ospi-tera anche le acque dei due controfossi che completeranno il dre-naggio delle pianure paludose ai lati del fiume prima di Scafati.

Dopo la caduta dei Borbone e la costituzione del Regno d’Ita-lia, il nuovo governo riprese gradualmente i programmi di bonificainiziati nel Meridione, e altri ne mise in cantiere. Ma nella fase ini-

ziale non mancarono problemi d’ogni genere – come l’esigenza diriorganizzare il settore sul piano tecnico-finanziario e la diffusa si-tuazione d’insicurezza determinata dal brigantaggio lealista (nonchedal brigantaggio ordinario) per cui e soltanto a partire dal 1882, conl’entrata in vigore della legge Baccarini sulle bonifiche (proposta eapprovata fin dal 3 dicembre 1878) che si potette dar corso ai pro-grammi elaborati. Tale legge codifico tra l’altro il criterio che asse-gnava esclusivamente allo Stato l’esecuzione di tutte le opere di bo-nifica e la relativa tutela e manutenzione.

Si formarono cosı sul territorio nazionale vari Consorzi di bo-nifica, incaricati dell’attuazione dei piani relativi al territorio dicompetenza. Presto pero si dovette intervenire con criteri correttivie di ampliamento della legislazione, sia per tener conto delle pecu-

liarita geografiche del territorio dell’Italia meridionale rispetto aquello del Settentrione, sia degli insuccessi per errate previsioni,come di quelli derivanti dall’inadeguatezza dei mezzi finanziaristanziati.

A differenza di quanto avviene per il tratto terminale delfiume, le carte archivistiche non ci aiutano a ricostruire con un mi-nimo di dettaglio l’epoca, le caratteristiche progettuali e la succes-sione dei lavori svolti nell’ambito della realizzazione della rete deicanali di scolo che solcano la piana, e delle notevoli opere poste inessere per la sistemazione degli alvei di montagna. Tutti furono ini-ziati per certo in epoca preunitaria dall’Amministrazione generaledelle bonifiche, e portati a termine nel 1924, quando la bonificadella valle del Sarno venne dichiarata ufficialmente conclusa con

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l’assunto che i lavori da svolgere successivamente fossero soltantodegli interventi di manutenzione dell’esistente.

La sistemazione idraulica del fiume al centro di Scafati, comin-ciata in epoca borbonica e terminata dopo la prima guerra mondiale,permette di riconoscere tuttora tali elementi idrografici: a monte delponte, sulla destra, i quattro grandi portelloni trasversali rispetto allacorrente sono l’equivalente della diga longitudinale piccolominea,in quanto, se chiusi, deviano l’intera corrente verso il Bottaro e ilCanale di Scafati – nella sistemazione attuale divisi da un partitoioe regolati anch’essi da due portelloni. Guardando a valle del pontesulla destra c’e il Canale Bottaro, al centro il Canale di Scafati esulla sinistra il corso principale del Sarno che l’antica diga esclu-deva, e il cui ruolo era di ricevere le acque di piena che vi venivanoriversate da un portellone regolabile sull’ultimo tratto della «parata»(tenendo presente che allora il partitoio si trovava a valle del ponte,in corrispondenza del palazzo che dal ponte stesso si vede sorgeredove i due canali si allontanano l’uno dall’altro).

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3. Analisi dei sistemi naturale e antropico del bacino del

Sarno

3.1 Analisi del sistema naturale

Lo stato di crisi ambientale del bacino idrografico del Sarno enotoriamente addebitato allo sversamento dei reflui urbani e indu-striali nelle acque superficiali. L’accettare questa ipotesi come unicofenomeno da prendere in considerazione e sembrato riduttivo, per-che significherebbe ascrivere gli effetti unicamente al sistema delleacque superficiali, trascurando l’altro sistema ambientale, non menoimportante, delle acque profonde.

Infatti, mentre per esplicare un’efficace azione di controllosulla qualita delle acque superficiali e possibile adottare linee diazione consolidate nella prassi attuativa (programmazione di inve-stimenti in opere di collettamento e di depurazione dei reflui; azionedi controllo e di prevenzione di sversamenti abusivi) ed e lecito at-tendersi risultati a breve e medio termine, per quanto riguarda il ri-sanamento delle acque profonde le problematiche sono ben piucomplesse: la definizione degli interventi, sia da un punto di vistatecnico che da un punto di vista economico, richiede indagini edelaborazioni macchinose e tempi lunghi di attuazione, dacche gli ef-fetti delle azioni da svolgere si verificano a medio o lungo termine.

Si e pertanto deciso di effettuare un’indagine sul sistema natu-rale del bacino del Sarno per mettere in evidenza le interrelazionitra la struttura della rete idrografica, la struttura geologica e quellaidrogeologica, per poter cosı accertare lo stato di inquinamentodelle acque superficiali e di quelle profonde e valutare l’adegua-tezza complessiva del programma degli interventi che il Commissa-rio di Governo sta realizzando.

3.1.1 Il reticolo idrografico del Sarno

Il fiume Sarno ha origine dalle copiose sorgenti del massicciocalcareo che si sviluppa alle spalle della citta di Sarno. Le piu im-portanti sono quelle che alimentano il Rio Foce, il Rio Palazzo e ilRio Santa Marina; tali corsi d’acqua concorrono a formare il fiumeSarno propriamente detto che, dopo un percorso complessivo di 24km, sfocia nel Golfo di Napoli tra Torre Annunziata e Castellam-mare di Stabia.

Lungo il suo percorso il Sarno, all’altezza di San Marzano sulSarno, riceve l’Alveo Comune che vi recapita le acque dei torrenti

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Solofrana e Cavaiola. Il reticolo idrografico e arricchito da un grannumero di affluenti secondari e di fossi, per uno sviluppo linearecomplessivo di circa 1.630 km. Completa il reticolo un ingente nu-mero di canali di bonifica, che contribuiscono al drenaggio delle ac-que superficiali e consentono la distribuzione di portate irrigue.

L’asta fluviale del Sarno e stata da tempo oggetto di sistema-zioni idrauliche che hanno portato alla realizzazione di un nutritonumero di fossi e controfossi per la regimentazione delle portate.

L’intero reticolo idrografico e stato oggetto di interventi nonsempre commendevoli quali: rivestimento e/o tombatura degli alvei,trasformazione di tratti di alveo in strade. Dalle indagini svolte dallacompetente Autorita di Bacino risulta infatti che 180 km circa dialvei sono stati trasformati in vie di comunicazione e 98 km circasono stati tombati, mentre rimane allo stato naturale circa il 70%dello sviluppo lineare dell’intero reticolo.

Del complesso delle opere di regimentazione idraulica fannoparte anche le vasche di espansione realizzate in periodo borbonico,nonche quelle in fase di realizzazione da parte del Commissariatoper l’emergenza idrogeologica, costituito dopo l’alluvione abbattu-tasi su Sarno e Quindici nel 1998.

E da sottolineare che tutti questi interventi hanno sostanzial-mente stravolto l’assetto naturale del reticolo idrografico; soprat-tutto la trasformazione di alvei in strade e la tombatura degli stessicostituiscono ostacolo al naturale deflusso delle portate con il con-seguente insorgere del rischio di esondazioni, con effetti anche di-sastrosi come quelli innanzi ricordati.

Nelle Tavv.1, 2, 3 e 4 sono riportati rispettivamente:

la modellazione tridimensionale del bacino del Sarno;

il reticolo idrografico del Sarno e dei suoi affluenti;

le opere di regimentazione idraulica dell’asta fluviale delSarno;

lo sviluppo degli interventi effettuati sugli alvei e la localiz-zazione delle vasche e delle aree di espansione.

3.1.2 La struttura geologica e idrogeologica

A nordest e ad est la piana del Sarno e delimitata dai monti diSarno, ovvero da una struttura carbonatica dalle notevoli disponibi-lita idriche sotterranee, la cui permeabilita, per fessurazione e percarsismo, e notevolmente superiore a quella dell’acquifero di pia-nura. Quest’ultimo e caratterizzato da depositi piroclastici, alluvio-

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nali, palustri e marini, attestati su di un substrato carbonatico postoa una profondita di circa 200 m.

A sud il sistema idrogeologico e limitato dai monti Lattari ov-vero da una struttura carbonatica anch’essa molto permeabile perfessurazione e carsismo.

L’unita idrogeologica della piana del torrente Solofrana e ca-ratterizzata da una valle alluvionale piroclastica inserita all’internodi un contesto carbonatico.

Nelle Tavv. 5 e 6 sono riportate rispettivamente la carta geo-logica e quella idrogeologica dell’intero bacino.

Osservando la prima si nota come l’intera fascia montana chedelimita a nord, a est e a sud l’intero bacino sia caratterizzata daconoidi alluvionali, risultando pertanto fortemente soggetta al ri-schio frane.

Osservando la seconda, si osserva come tutta la fascia montanadi confine del bacino alimenti le notevolissime disponibilita idrichesotterranee della valle del Sarno, che hanno favorito lo sviluppodelle attivita antropiche e che da quest’ultimo vengono ora messea rischio.

Per quanto riguarda la caratterizzazione di questo acquifero, ildeflusso sotterraneo avviene secondo uno schema a piu falde so-vrapposte. Infatti, a una serie di falde freatiche molto superficiali,strettamente interagenti, si aggiunge un’ulteriore falda profonda apressione (50-60 m). Le due falde sono separate da un orizzonte tu-faceo che, per la sua tipica fratturazione colonnare, costituisce unospessore semimpermeabile.

La principale differenza tra le due falde e rappresentata dallaricarica, in quanto quella superficiale e alimentata per lo piu da ap-porti meteorici diretti, mentre la piu profonda e condizionata preva-lentemente dai travasi sotterranei dalle strutture carbonatiche limi-trofe.

L’interazione tra il reticolo idrografico e le acque sotterraneedella piana e stata oggetto di studio di molte indagini; una dellepiu recenti (condotta dal professor Celico nel 1994), evidenzia unrapporto non univoco tra falda e fiume: in alcune zone la quotadella superficie piezometrica e superiore a quella dell’alveo, deter-minando consistenti apporti dalla falda ai rii superficiali (area com-presa tra le sorgenti del Sarno e il ponte di San Marzano; zona dre-nata dal canale Mariconda in prossimita della foce del fiume); vice-versa in altre parti della valle e il reticolo ad alimentare la falda (inprossimita dell’abitato di Scafati; lungo i torrenti Cavaiola e Solo-frana la dove privi di un alveo cementato).

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Questo complesso sistema idrico superficiale e sotterraneo rap-presenta un notevole rischio di inquinamento delle falde:

per le falde superficiali: l’apporto diretto di sostanze inqui-nanti, per sversamento sul suolo o per contaminazione con le por-tate inquinanti defluenti in alveo, ha determinato uno scadimentodi qualita talvolta talmente elevato che le stesse non possono essereutilizzate per uso industriale;

per le falde profonde: lo strato semimpermeabile tufaceo incondizioni indisturbate potrebbe assicurare una sorta di invulnerabi-lita; la presenza, pero, di migliaia di pozzi, spesso non completati aregola d’arte, ha determinato una messa in comunicazione presso-che continua tra le due falde, per cui anche quella profonda e statadanneggiata dalle attivita antropiche.

Dalle indagini svolte dall’ARPAC e dall’Autorita di Bacino delSarno emerge un quadro estremamente preoccupante:

nella Tav. 7, infatti, sono riportati i risultati del censimentopozzi alla data del 1 aprile 2004, effettuato dalle amministrazioniprovinciali territorialmente competenti, nonche la rete dei pozzi dimonitoraggio;

nella Tav. 8 e riportata la classificazione dello stato chimicodei pozzi ai sensi del decreto legislativo 152/1999. Dall’esame dellatavola risulta che soltanto due pozzi e una sorgente, ricadenti nellazona montana del comune di Solofra sono stati classificati di classe1; pochissimi di classe 2 e 3; nella stragrande maggioranza diclasse 4;

nella Tav. 9 e riportata la zonizzazione dello stato di qualitaambientale dei corpi idrici sotterranei ai sensi del D. lgs. 152/99 ef-fettuata dalla Autorita di Bacino del Sarno; dall’esame della tavolarisulta che la qualita e scadente per l’intera superficie del bacino adeccezione delle fascia montana del Vesuvio, (classificata come suf-ficiente) e della fascia montana dei monti Lattari (classificata comenaturale-particolare-buona).

3.1.3 Conclusioni

Il problema dell’inquinamento del bacino del Sarno non puoessere limitato soltanto alla considerazione delle acque superficiali,ma deve essere esteso anche alle acque profonde.

Per quanto riguarda le cause, puo ragionevolmente anticiparsiche il completamento delle opere di collettamento e di depurazionedelle acque reflue civili e industriali determinera l’eliminazione diuna delle cause dell’inquinamento delle acque profonde. Riman-

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gono, pero, da valutare gli apporti inquinanti delle attivita agricole,degli emungimenti non controllati, delle discariche abusive; resta daaccertare se sono state svolte in modo proficuo e corretto le azionidi controllo da parte degli enti competenti; rimangono da indivi-duare le azioni che, seppure legalmente esercitate, costituiscono co-munque fonti di inquinamento.

3.2 Analisi del sistema antropico

Le cause dello stato di crisi ambientale di un ambito territorialesono principalmente effetto di attivita antropiche non coordinate,improprie e/o illegali. L’individuazione delle responsabilita e l’ap-plicazione delle conseguenti misure per rientrare nella legalita rap-presentano il primo passo per uscire dallo stato di crisi; a volte,pero, questo modus operandi puo risultare insufficiente se i mezzia disposizione sono inadeguati rispetto alla specificita delle anoma-lie riscontrate.

Nella fattispecie si e considerato opportuno effettuare un’inda-gine sul sistema antropico per verificare se il quadro normativo perla gestione del territorio e delle risorse naturali sia adeguato alle ne-cessita della dinamica delle popolazioni del bacino del Sarno; al-l’uopo sono stati presi in considerazione i dati necessari per valutarela dinamica delle popolazioni, il sistema amministrativo, la rete in-frastrutturale e il sistema produttivo.

3.2.1 La dinamica delle popolazioni

Per valutare la dinamica delle popolazioni, in prima analisisono stati assunti come dati di riferimento quelli dei censimenti de-gli anni 1951, 1971 e 2001. Il 1951 e stato assunto come riferi-mento perche a quell’epoca puo farsi risalire l’inizio dei grandicambiamenti che hanno profondamente trasformato la societadopo la Seconda guerra mondiale; il 1971 e stato assunto come ri-ferimento perche in pratica coincidente con la presa di conoscenzadello stato di crisi ambientale del bacino del Sarno, il 2001 e statoassunto in quanto ultimo censimento.

Nelle Tavv. 10a, 10b e 10c sono riportati rispettivamente:

l’incremento della popolazione dal 1951 al 1971;

l’incremento della popolazione dal 1971 al 2001;

l’incremento complessivo della popolazione dal 1951 al2001.

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Dal confronto di queste tre tavole emerge quanto segue:

complessivamente nel cinquantennio 1951-2001 in tutti i Co-muni del bacino si e registrato un incremento di popolazione fino adun massimo di 1,21%, ad eccezione di Torre Annunziata e di Bo-scotrecase (per quanto riguarda quest’ultimo il decremento e impu-tabile alla suddivisione in due Comuni: Boscotrecase e Trecase);

scendendo poi al livello di analisi di dettaglio, risulta che nelprimo ventennio si e avuto un decremento di popolazione nei Co-muni delle zone interne e precisamente: Forino, Fisciano e Calva-nico; nel successivo trentennio e stato registrato uno decrementonei Comuni di Torre Annunziata, Castellammare di Stabia e NoceraInferiore; nel complesso, pero, questi decrementi sono stati compen-sati nel cinquantennio in tutti i casi, ad eccezione di quello di TorreAnnunziata.

Il confronto dell’incremento della popolazione in termini asso-luti potrebbe essere poco significativo qualora non lo si confronticon i valori della densita abitativa. Nelle Tavv. 11a e 11b e riportatala distribuzione della densita abitativa rispettivamente al 1951 e al1971. Nella Tav. 11c e riportata la distribuzione della densita abita-tiva al 2001; dal suo esame risulta che si raggiungono punte mas-sime di 6.620 abitanti per chilometro quadrato e soltanto nei Co-muni della fascia montana i valori scendono al disotto di 540 abi-tanti per chilometro quadrato; in ogni caso ci si trova di fronte avalori di gran lunga superiori non solo a quelli campani, ma anchea quelli nazionali.

Occorre sottolineare che questi valori di densita di popola-zione, di per se gia altissimi, sono sottostimati; infatti essi sono ri-feriti alle intere superfici comunali, senza scorporare le aree agri-cole; qualora non si voglia tenere conto di queste ultime, i valoridella densita della popolazione aumentano fino a raggiungere puntemassime di 12.200 e valori minimi di 470 abitanti per chilometroquadrato. Nella Tav. 12a e riportata la sinossi dei PRG dei Comunidel bacino assunti come base di calcolo per valutare la superficieabitativa e nella Tav. 12b sono riportati i valori della densita dellapopolazione riferiti alle sole aree edificate.

Per qualificare il dato sulla densita della popolazione si e cer-cato un riscontro sul coefficiente di utilizzazione delle abitazioni.Nella Tav. 13 sono riportati i dati sull’utilizzazione dell’edilizia abi-tativa; dall’esame della tavola risulta che la media del numero diabitanti per abitazione raggiunge punte massime di 3,33 abitantiper abitazione; nessun Comune del bacino denunzia, quindi, pro-blemi sostanziali di sovraffollamento; cio autorizza di conseguenza

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a presupporre che, al pari della densita della popolazione, sia altret-tanto alta la densita del volume edificato.

3.2.2 La struttura amministrativa

Il sistema antropico del bacino del Sarno mostra una singolarediscrasia perche mentre da un lato si possono distinguere tre nucleinotevolmente uniformi per quanto riguarda origini, tradizioni e vo-cazioni economiche, dall’altro, invece, e oggetto di una articolatis-sima organizzazione amministrativa che, di fatto, si sovrappone eostacola ogni progetto pianificatorio unitario, quale l’omogeneitadei nuclei richiederebbe.

Infatti, per quanto riguarda i nuclei antropici vocazionalmenteindividuabili, il territorio del bacino del Sarno puo essere diviso intre nuclei:

il primo, compreso tra la linea di costa e Scafati, abbracciaun territorio segnato dalla vicinanza del mare e fortemente intercon-nesso con la fascia costiera a sud di Napoli;

il secondo comprende tutti i Comuni della piana del Sarnoed e caratterizzato da una vocazione prevalentemente agricolache, grazie alla presenza di una ricca risorsa idrica, ha favorito losviluppo dell’attivita di trasformazione dei prodotti ortofrutticoli;

il terzo, infine, comprende tutta la fascia montana ad est, ca-ratterizzata dalle attivita economiche tipiche delle zone interne edalla presenza di un polo conciario, i cui primi insediamenti sonoi piu recenti dell’intero bacino e risalgono all’incirca al XVI secolo.

Il sistema amministrativo, per contro, e frutto di scelte effet-tuate negli ultimi due secoli che hanno innestato sul territorio un si-stema complesso, sviluppato tenendo in poco o nessun conto le vo-cazioni spontanee dei nuclei preesistenti.

Dall’analisi del quadro amministrativo risulta che:

Il bacino del Sarno e suddiviso in tre Province: Napoli per il29% circa; Salerno per il 54% circa; Avellino per il restante 17%circa (cfr. Tav. 14a). Alla Provincia di Avellino appartiene la fasciamontana ad est, nella quale ricade il polo conciario di Solofra; allaProvincia di Salerno appartengono la fascia montana che delimita asud il bacino e la parte centrale dell’Agro Sarnese Nocerino, nelquale ricade il polo agro-alimentare; alla Provincia di Napoli appar-tengono la fascia costiera e la zona vesuviana. E’ evidente comequesta suddivisione nuoccia allo sviluppo di sinergie del sistemaproduttivo; infatti, difficilmente una linea programmatoria unitariapuo trovare accoglimento, essendo ognuno dei tre segmenti parte-

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cipe di programmi di sviluppo con territori nettamente disgiunti daquello del bacino.

Altrettanto complessa e la situazione degli enti di piu re-cente istituzione, chiamati a sovrintendere alla tutela dell’ambientee all’uso delle risorse naturali. Il bacino del Sarno infatti e suddi-viso:

a) in tre ambiti territoriali ottimali per la gestione del ci-clo integrato delle acque e precisamente: l’A.T.O. Calore Irpino,l’A.T.O. Sarnese-Vesuviano, l’A.T.O. Sele (cfr. Tav. 14b);

b) la gestione dei rifiuti solidi urbani e ancora piu frazio-nata in quanto suddivisa in quattro A.T.O.: Napoli 3, Napoli 4, Sa-lerno 1, Avellino 1 (Tav. 14c);

c) la difesa e la gestione dei territori montani, nonostantele problematiche emergenti per l’elevato livello di rischio frane deiversanti, e suddivisa tra sei Comunita Montane e precisamente: Se-rinese-Solofrana, Penisola Sorrentina, Irno, Penisola Amalfitana,Montedonico-Tribucco, Vallo di Lauro e Baianese (cfr. Tav. 14d).

3.2.3 La rete infrastrutturale

La particolare posizione geografica, punto di passaggio obbli-gato per i traffici verso il sud, ha da sempre conferito alla valledel Sarno un grande importanza per il sistema di comunicazionilungo la direttrice nord-sud.

La strada consolare Popilia collegava Capua con Reggio Cala-bria: entrava nella valle del Sarno da Palma Campania e ne usciva aRota, l’attuale Mercato San Severino; quindi si immetteva nellavalle dell’Irno dove confluiva un’altra strada consolare, la Aquilia,che proveniva da Avellino. La strada consolare Stabiana collegavaStabia con Paestum e lungo le pendici dei Monti Lattari toccavaLettere, Angri, S. Egidio del Monte Albino, Nocera e Cava de’ Tir-reni.

Nel tempo la rete dei trasporti si e andata infittendo sia contracciati stradali (autostrade, strade statali e provinciali), sia contracciati su ferro (ferrovie della RFI e ferrovie in concessione),come:

l’autostrada A30 (Salerno-Caserta) ripercorre i luoghi attra-versati dalla Popilia; l’autostrada A3 (Napoli-Salerno) ricalca lavia Stabiana; il raccordo autostradale Salerno-Avellino coincide,in pratica, con la via Aquilia.

Alle autostrade si affianca una fitta maglia di strade stataliche gravita sull’asse costituito dalla SS 18; nonostante il sistema

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stradale appaia sufficientemente articolato, non e tuttavia in gradodi smaltire il volume di traffico che incide su di esso.

Il trasporto ferroviario si e sviluppato fin dall’Ottocentolungo la direttrice Tirrenica e quella Salerno-Avellino. Per quantoriguarda la direttrice Tirrenica, soltanto grazie alla realizzazionedella galleria di Nocera Inferiore, negli anni ’70, e stato possibileaumentare la capacita di trasporto; i successivi interventi per poten-ziare il traffico merci e la linea ad alta velocita sono ancora in fasedi completamento e presumibilmente, grazie al programma di inve-stimenti della Grandi Opere nel quale sono inseriti, potranno esserecompletati entro la meta del prossimo decennio. Esiste altresı unprogramma di potenziamento della direttrice Salerno-Avellino, mal’intervento non e ancora in fase di attuazione.

Il trasporto ferroviario in concessione e costituito dalla Cir-cumvesuviana, che collega Sarno alla fascia costiera e a Napoli,svolgendo servizio pendolare; e in programma una serie di lavoridi estensione e di ammodernamento per potenziare il collegamentocon Salerno.

Nella Tav. 15a e riportata la sinossi delle infrastrutture linearitrasportistiche. Dal suo esame, considerata la superficie limitata delbacino del Sarno, risulta immediatamente come questa maglia, an-corche di capacita insufficiente, infici del tutto le tendenze dei sin-goli Comuni a poter sviluppare attivita programmatorie autonomeed obblighi, per contro, a trovare sinergie e interrelazioni onde al-leviare la pesante congestione del traffico, che rappresenta unacausa non certo minore del degrado da tutti lamentato.

3.2.4 La rete dei servizi

La rete di trasporto di energia ad alta e media tensione non silimita soltanto al trasporto di energia sulle grandi direttrici, ma siramifica anche per un servizio di bacino; il che testimonia la pre-senza di una diffusa domanda per usi industriali del territorio (cfr.Tav. 15b). Questa particolare situazione puo essere assunta comeun indice della diffusione non polare degli insediamenti e, di con-seguenza, della necessita di estendere le operazioni di prevenzionee di controllo degli scarichi di acque reflue industriali all’intero re-ticolo idrografico.

Gli impianti acquedottistici, infine, sono gestiti da sei entidiversi e precisamente: Alto Calore, Campano, Sarno, Ausino, S.Antuono e Vesuviano. Il sistema complessivo e uniformementedistribuito su tutto il territorio del bacino e, grazie alle intercon-nessioni tra le reti, la suddivisione in diversi gestori non rappresenta

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un ostacolo per soddisfare le richieste dei consumatori (cfr.Tav. 15c).

3.2.5 Conclusioni

L’analisi, seppur sommaria, del sistema antropico conduce auna prima conclusione: il bacino del Sarno presenta una situazionedel tutto atipica, in quanto possiede le caratteristiche proprie di unterritorio urbano o, meglio, di una citta diffusa con tutti i problemi ele difficolta che cio comporta.

La parcellizzazione delle competenze certamente non favorisceinterventi unitari e difficilmente consente di svolgere proficue atti-vita programmatorie, a medio o lungo termine, al di fuori di unasoluzione di commissariamento.

Il completamento dell’analisi del sistema produttivo consentiradi tratteggiare il quadro informativo indispensabile per una valuta-zione delle tendenze dello sviluppo del sistema antropico e, di con-seguenza, per individuare le possibili soluzioni.

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4. La normativa di riferimento

Il quadro normativo, a livello nazionale, in tema di tutela delleacque e venuto articolandosi nei seguenti atti normativi:

legge 10 maggio 1976, n. 319, recante norme per la tuteladelle acque dall’inquinamento (poi abrogata dall’art. 63 del decretolegislativo n. 152 del 1999);

legge 18 maggio 1989, n. 183, recante norme per il riassettoorganizzativo e funzionale della difesa del suolo;

legge 5 maggio 1994, n. 36, recante disposizioni in materiadi risorse idriche;

decreto legislativo 14 maggio 1999, n. 152, recante disposi-zioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento delladirettiva 91/271/CEE e della direttiva 91/676/CEE.

Il quadro normativo, in tema di tutela delle acque, per quantoconcerne la Regione Campania, e articolato nelle seguenti leggi:

L.R.C. 7 febbraio 2004, n. 8, «Norme in materia di difesadel suolo – Attuazione della legge 18 maggio 1989, n. 183, e suc-cessive modificazioni ed integrazioni»;

L.R.C. 21 maggio 1997, n. 14, «Direttive per l’attuazionedel servizio idrico integrato ai sensi della legge 5 gennaio 1994,n. 36».

La legge 10 maggio 1976, n. 319 (la «legge Merli»), nel det-tare le norme per la tutela delle acque dall’inquinamento, ha sosti-tuito la precedente normativa, dispersa tra le varie leggi in materiadi igiene e sanita, pesca, acque e impianti elettrici e miniere.

Secondo la definizione dell’art. 1, l’ambito di competenza dellariferita legge andava individuato nella disciplina degli scarichi diqualsiasi tipo, pubblici e privati, diretti e indiretti, in tutte le acquesuperficiali e sotterranee, interne e marine, sia pubbliche che pri-vate, nonche in fognature, sul suolo e nel sottosuolo.

La normativa in commento conteneva, altresı, la formulazionedi criteri generali per l’utilizzazione e lo scarico delle acque in ma-teria di insediamenti, per l’organizzazione dei pubblici servizi di ac-quedotto, fognatura e depurazione e prescriveva la redazione di unpiano generale di risanamento delle acque, sulla base di piani regio-nali. Nella c.d legge Merli, soprattutto per cio che attiene alla disci-plina degli scarichi, era prevista una chiara ripartizione di compe-tenze e funzioni tra Regioni, Province e Comuni, mentre allo Statoerano specificamente riservate funzioni di indirizzo e coordinamento.

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Nell’ambito della potesta legislativa riservata alle Regioni dalla

normativa in commento – che si esplicava principalmente attraverso

l’adozione della normativa di integrazione e di attuazione dei criteri

e delle norme generali definiti dallo Stato – occorre evidenziare la

redazione dei piani regionali di risanamento delle acque e la rego-

lamentazione e la successiva attivita di controllo degli scarichi e de-

gli insediamenti. La normativa in commento assegnava alle Regioni

ulteriori funzioni di coordinamento e verifica di coerenza dei pro-

grammi degli enti locali rispetto agli strumenti generali elaborati

dallo Stato.

Le principali competenze delle Province possono essere rias-

sunte nell’istituzione del catasto degli scarichi, pubblici e privati,

nei corpi d’acqua superficiali e nelle attivita di controllo degli sca-

richi stessi entro i limiti di accettabilita previsti, nonche nella veri-

fica del rispetto dei limiti di accettabilita delle pubbliche fognature

scaricanti sul suolo o nel sottosuolo.

Ai Comuni, infine, spettava la gestione dei servizi pubblici di

acquedotto, fognature, depurazione delle acque usate, smaltimento

dei fanghi residuati da processi produttivi e impianti di trattamento

di acque di scarico e il relativo controllo dei complessi produttivi

allacciati alle fognatura pubbliche, per quanto attiene alla accettabi-

lita degli scarichi, alla funzionalita degli impianti di pretrattamento

adottati, al rispetto dei criteri generali per un corretto e razionale

uso dell’acqua, nonche al controllo degli scarichi sul suolo o nel

sottosuolo.

La legge Merli ha introdotto un’unica disciplina degli scarichi

di sostanze inquinanti, individuando i limiti di concentrazione di tali

sostanze secondo le previsioni di cui alle allegate tabelle A, B, e C;

la misurazione, per la verifica dei limiti di accettabilita, andava ef-

fettuata a monte del punto di immissione nei corpi ricettori. Nel

caso di scarichi contenenti sostanze pericolose (definite secondo ap-

posite tabelle di riferimento), concorrevano due distinte discipline:

quella generale contenuta nella legge Merli per tutti i tipi di scarico

e quella speciale, relativa alle sostanze pericolose. I limiti tabellari

previsti dalla legge in esame riguardavano unicamente gli scarichi

degli insediamenti produttivi; i limiti agli scarichi civili erano det-

tati, invece, dagli enti locali secondo prescrizioni generali delle Re-

gioni e direttive statali. La legge Merli prevedeva, inoltre, in caso di

attivita di scarico effettuata senza la prescritta autorizzazione o ef-

fettuata superando i limiti tabellari di concentrazione, un regime

sanzionatorio di tipo penalistico che contemplava, per le violazioni

piu gravi, anche l’arresto.

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Successivamente e intervenuta la legge 24 dicembre 1979, n.650 («legge Merli-bis»), che ha integrato la precedente normativaistituendo un programma di finanziamenti e affidando alle Regioniil compito di elaborare i c.d. «Piani Regionali di Risanamento delleAcque», al fine della successiva elaborazione di un «Piano Nazio-nale di Risanamento delle Acque». Con tali piani le Regioni avreb-bero dovuto, tra l’altro, riorganizzare i servizi idrici in «ambiti ot-timali di gestione». Sia la «legge Merli» che la «Merli-bis» sonostate abrogate dall’art. 63 del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, a de-correre dal 14 giugno 1999, data di entrata in vigore del decreto.

La legge 18 maggio 1989, n. 183, nel dettare le norme per ilriassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, ha indi-viduato i bacini idrografici come unita di programmazione delle ri-sorse idriche, distinguendoli in base alla loro rilevanza in nazionali,interregionali e regionali. Con l’individuazione del bacino idrogra-fico si realizza, per ciascun complesso territoriale, un nuovo mo-dello organizzativo che prescinde dalle dimensioni amministrativetradizionali (Regioni, Province e Comuni). A ciascuna di tali ripar-tizioni territoriali e assegnata una «Autorita di Bacino» con la fun-zione di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, lafruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspettiambientali nell’ambito dell’ecosistema unitario del bacino idrogra-fico. Per la prima volta si attribuiscono compiti di pianificazionee programmazione a un ente il cui territorio di competenza e indi-viduato e delimitato sulla base di criteri non politici, ma geomorfo-logici e ambientali.

L’Autorita di bacino adotta il piano di bacino definito quale«strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante ilquale sono programmate le azioni e le norme d’uso finalizzatealla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e lacorretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fi-siche ed ambientali del territorio interessato». In altri termini, perpiano deve intendersi un complesso di dati e protocolli d’azioneche consentono, i primi, l’ individuazione delle esigenze del territo-rio (stato del degrado o del rischio); i secondi, di stabilire le moda-lita d’azione da seguire in relazione a un determinato obiettivo (di-fesa del suolo). Il piano, cosı concepito, rimane valido nel tempo eaggiornato per la verifica periodica delle esigenze e delle priorita.

Dal piano scaturisce il programma, che indica gli interventi ne-cessari sul territorio e contiene valutazioni, sulla base delle disponi-bilita finanziarie correnti, per l’esecuzione pratica degli stessi; ilprogramma di interventi si esaurisce periodicamente con la sua at-tuazione o con la sua obsolescenza in funzione delle nuove esigenze

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emerse dal piano. Uno dei principali punti di criticita nel processodi formazione del piano di bacino e rappresentato dal coordina-mento con gli altri livelli di pianificazione presenti sul territorio,in quanto a ciascun livello corrispondono specifiche competenzeamministrative.

Il piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore e va,quindi, coordinato «con i programmi nazionali, regionali e sub-re-gionali di sviluppo economico e di uso del suolo». Alle sue scelte(entro 12 mesi dall’approvazione) vanno, quindi, adeguati moltistrumenti di pianificazione di settore: la legge n. 183/89 subordinaad esso espressamente i piani territoriali e i programmi regionaliprevisti dalla legge n. 984/77 (e cioe quelli per la zootecnia, l’orto-frutticoltura, la vitivinicoltura, la forestazione, l’irrigazione, legrandi colture mediterranee, l’utilizzazione e la valorizzazione deiterreni collinari e montani), i piani di risanamento delle acque, ipiani di smaltimento dei rifiuti, i piani paesistici, i piani di disinqui-namento delle aree a rischio di crisi ambientale e i piani generali dibonifica. Inoltre, le disposizioni del piano di bacino approvato,hanno carattere immediatamente vincolante per i soggetti pubblicie privati destinatari, purche tale efficacia sia espressamente dichia-rata. In tal modo si afferma un’interpretazione, ribadita dalla sen-tenza n. 85/90 della Corte costituzionale, in base alla quale i pianidi bacino «non si svolgono attraverso misure e opere inerenti allecompetenze urbanistiche o a quelle della protezione civile ovveroa quelle attinenti ad altre competenze regionali o provinciali, qualile cave e miniere, l’agricoltura o la tutela del paesaggio e dell’am-biente, anche se indubbiamente incidono o interferiscono nei con-fronti di ciascuna di queste attribuzioni». In conseguenza dell’affer-mato principio, se i piani di bacino vengono equiparati ai piani ter-ritoriali di settore e «non gia per significare che si tratta di stru-menti inerenti alla disciplina urbanistica (di competenza regionaleo provinciale), ma semplicemente al fine ... di stabilire che i vincoliposti ... obbligano immediatamente le amministrazioni e gli entipubblici (statali e regionali)».

La legge 5 Gennaio 1994, n. 36 («legge Galli»), ha profonda-mente innovato e riorganizzato la normativa relativa al settore dellerisorse idriche, affermando alcuni principi generali molto importantiquali la pubblicita di tutte le acque e la necessita di indirizzare l’usodell’acqua al risparmio e al rinnovo della risorsa nel rispetto del pa-trimonio idrico e ambientale.

La principale innovazione riguarda l’istituzione del Servizioidrico integrato (SII), inteso come l’insieme dei servizi pubblici dicaptazione, adduzione e distribuzione d’acqua a usi civili, di fogna-

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tura e depurazione delle acque reflue, nel rispetto dell’unita di ba-cino idrografico. L’organizzazione del SII si fonda su una netta di-stinzione nella attribuzione dei diversi livelli di funzione, in partico-lare e in via schematica: a) le attivita di indirizzo generale e pro-grammazione competono agli organi dello Stato e alle Regioni; b)le funzioni di governo, organizzazione e controllo competono aglienti locali riuniti in Autorita d’ambito; c) l’attivita di gestione com-pete ai soggetti gestori, sia pubblici che privati.

Dall’istituzione del servizio idrico integrato e scaturita l’indivi-duazione, da parte delle Regioni, di «Ambiti Territoriali Ottimali»(ATO), tali da consentire adeguate dimensioni gestionali, al finedi superare la frammentazione delle gestioni esistenti (oltre 8.000gestori per acquedotti, fognature e depuratori).

Al fine di procedere alla ricognizione delle infrastrutture idri-che e degli organismi gestionali esistenti e predisporre il pro-gramma degli interventi con il relativo piano finanziario (supportiorganizzativi, manutenzioni straordinarie, nuove opere) per il gra-duale raggiungimento delle finalita previste dalla legge e, altresı,contemplata l’istituzione di una Autorita di bacino per ciascunATO.

Con il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 («legge-qua-dro» sull’inquinamento idrico in Italia, che ha recepito le direttivecomunitarie 91/271/CEE sulle acque reflue urbane e 91/626/CEEsull’inquinamento da nitrati in agricoltura, oltre a numerosi altriprovvedimenti comunitari), si e operato un taglio netto con il pas-sato abolendo la pregressa legge 319/76 e tutte le normative satellitidi settore. In particolare, sono state integralmente abrogate:

la legge 319/76 in materia di scarichi (legge Merli);

il decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 130, in materia diqualita delle acque dolci per l’idoneita della vita dei pesci;

il decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 132, in materia diprotezione delle acque sotterranee;

il decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 133, in materia discarichi industriali di sostanze pericolose nelle acque.

Ad oggi il decreto legislativo 152/99 ha subito una sola modi-fica per opera del cosiddetto decreto «acque-bis» (decreto legisla-tivo 18 agosto 2000, n. 258).

Capovolgendo l’approccio della legge Merli, basato sul con-trollo del singolo scarico autonomamente considerato, la nuova nor-mativa prende in esame gli effetti prodotti dall’accumulo e dall’in-terazione di tutti gli scarichi presenti in uno stesso corso d’acquafissando limiti massimi in relazione ad una serie di parametri che

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caratterizzano un’acqua di scarico come, ad esempio, il colore e laconcentrazione di piombo, solfuri, solventi organici e altre sostanze.

La nuova normativa, oltre a contenere la definizione di «sca-rico», da intendersi come «... qualsiasi immissione diretta tramitecondotta di acque reflue... sul suolo, nel sottosuolo e in rete fogna-ria», afferma la regola fondamentale per cui «tutti gli scarichi de-vono essere preventivamente autorizzati» a prescindere dal carattereinquinante degli stessi.

L’unica eccezione alla anzidetta regola riguarda «gli scarichidi acque reflue domestiche in rete fognaria... sempre ammessi nel-l’osservanza dei regolamenti fissati dal gestore del servizio idricointegrato». I soggetti parte del rapporto autorizzatorio sono il tito-lare da cui origina lo scarico e, salvo diversa disciplina regionale,la Provincia o il Comune se lo scarico e in pubblica fognatura.

L’organizzazione dei controlli spetta alle Regioni, che normal-mente la delegano alle Province o ai Comuni. I controlli vengonoeseguiti tecnicamente dalle Agenzie regionali per la protezione del-l’ambiente (ARPA). Sono previste sanzioni sia per chi effettua unoscarico senza autorizzazione, sia per chi supera i limiti. Si applicanosanzioni penali se l’infrazione riguarda acque reflue industriali o sevengono superati i limiti di concentrazione di sostanze pericolose(entrambi i casi sono infatti considerati reati); sanzioni amministra-tive, negli altri casi.

Risulta opportuno sottolineare che all’anzidetto quadro norma-tivo si e sovrapposta, a partire dal 1995, l’azione straordinaria delCommissariato di Governo che si e esplicata attraverso il ricorsoa poteri di intervento assolutamente eccezionali in ragione dell’ac-clarato stato di emergenza ambientale. Al fine di attuare i compitiindividuati dalla deliberazione istitutiva della Commissione d’in-chiesta, sara necessario nel prosieguo delle attivita verificare lostato di attuazione della normativa appena esposta anche con riferi-mento agli interventi, gia completati o in corso di esecuzione, postiin essere dal Commissario straordinario.

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5. Aspetti di rilevanza penale dell’inquinamento del

fiume Sarno e del suo bacino

La Commissione ha approfondito i profili relativi ad eventualiattivita illecite ed implicazioni di natura penale e, nel rispetto del-l’art. 1, comma 2, della deliberazione istitutiva, si e soffermata,sulla scorta della documentazione acquisita e dei sopralluoghi edelle audizioni effettuati, sui seguenti aspetti, opportunamente scor-porati dalla elencazione delle finalita istituzionali:

1. «accertare lo stato di applicazione della normativa sul-l’inquinamento delle acque da parte di soggetti pubblici e privati...»– art. 1, comma 2, lettera d);

2. «svolgere indagini atte a far luce sulla gestione delleiniziative di disinquinamento in atto, sulle organizzazioni che la ge-stiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla crimina-lita organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cuiagli articoli 416 e 416-bis del codice penale» – art. 1, comma 2,lettera g);

3. «accertare le relative responsabilita di amministratori dienti pubblici, territoriali e non, che in qualsiasi modo si siano oc-cupati del suddetto bacino idrografico» e «... se sono regolarmenteed efficacemente effettuati dai soggetti competenti la gestione, lamanutenzione ed il controllo dei canali artificiali scolanti nel fiumeSarno» – art. 1, comma 2, lettere b) e f).

In sostanza si e trattato e si tratta, con precipuo riguardo aquanto risulta dai precedenti punti 1 e 2, di focalizzare quali sianostati l’incidenza ed il grado di applicazione della specifica norma-tiva a tutela delle acque del Sarno e dell’intero bacino (specie sottoil profilo della rilevanza penale, ma non solo, attesa la depenalizza-zione della maggior parte degli illeciti ambientali) da parte degli or-gani giudiziari, con cio ricomprendendo l’operato della polizia giu-diziaria e della polizia amministrativa e sanitaria e l’attivita dellediverse Procure della Repubblica e Tribunali operanti sul territorio,verificando responsabilita commissive nelle condotte di inquina-mento ed eventuali responsabilita omissive dei vari organi pubblici,territoriali e non, preposti al controllo.

Preliminarmente, nel quadro dei riferimenti normativi indivi-duati al capitolo 4, si deve tener presente che l’analisi dal puntodi vista degli aspetti penali puo essere schematizzata metodologica-mente nel modo indicato di seguito.

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a) La normativa di settore

Decreto legislativo 152/99, che ha abrogato e sostituito laprevigente legge 319/77 (legge Merli), con particolare riguardo al-l’art. 51 che fissa le varie fattispecie penali;

art. 635, comma secondo, n. 3, c.p. – Danneggiamento ag-gravato delle acque pubbliche;

art. 674 c.p. – Getto pericoloso di cose;art. 734 c.p. – Distruzione o deturpamento di bellezze natu-

rali e luoghi protetti;art. 1-sexies legge 431/85 ( c.d. legge Galasso) in relazione

all’art. 20, lettera c), legge 47/85 – Tutela dei luoghi vincolati –,ora abrogato e sostituito, a seguito dell’entrata in vigore del Codicedei beni culturali e del paesaggio, approvato con il decreto legisla-tivo 22 gennaio 2004, n. 42.

Trattasi sostanzialmente di reati contravvenzionali, ritenutimeno gravi rispetto a quelli configurati come delitti, che prevedonosanzioni detentive (arresto) in gran parte alternative a quelle pecu-niarie (ammenda) e che sono astrattamente definibili con una obla-zione oppure con un decreto penale di condanna, anche con conver-sione della pena detentiva in pena pecuniaria, e che di fatto evitanoil processo vero e proprio. Peraltro, il termine prescrizionale che de-termina l’estinzione del reato e fissato in tre o due anni appena (asecondo che sia prevista la pena detentiva con o senza quella pecu-niaria, o soltanto quella pecuniaria), salvo l’allungamento dei ter-mini, nel caso ricorrano fatti interruttivi, alla durata massima rispet-tivamente di 4 anni e sei mesi e tre anni.

b) L’oggetto della attivita d’inchiesta

In considerazione del quadro normativo sopra delineato, laCommissione ha interpellato gli uffici giudiziari e le forze di poliziagiudiziaria concretamente presenti nel territorio del bacino idrogra-fico del fiume Sarno. Quest’ultimo, come detto in altra parte dellarelazione, abbraccia sostanzialmente tre Province (Salerno, Avel-lino, Napoli) e, dal punto di vista giudiziario, rientra nel territoriodi due distretti di Corte d’Appello (Salerno e Napoli) e di cinquecircondari di tribunale (Nocera Inferiore e Salerno per la Corte diappello di Salerno; Torre Annunziata, Avellino e Nola per la Cortedi appello di Napoli). Per quanto riguarda la competenza in ordineai connessi reati di stampo camorristico operano due Direzioni di-strettuali antimafia, quella di Salerno e quella di Napoli.

Una prima difficolta immediatamente emersa fin dalle primeindagini della Commissione e che qui si deve mettere in evidenza,

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riguarda l’accertamento dei fatti antecedenti all’entrata in vigore delcodice di procedura penale del 1988 (24 ottobre 1989). Fino a taledata, infatti, operavano prima le preture mandamentali e successiva-mente le preture circondariali.

Non e questo il momento di mettere in evidenza le difficoltaincontrate dall’amministrazione giudiziaria nel momento della rivo-luzione epocale dell’introduzione del nuovo codice di procedura pe-nale, rimandandosi espressamente alla relazione definitiva, nellaquale tale tema potra essere trattato piu ampiamente. In questo mo-mento e necessario almeno mettere in evidenza che la trasforma-zione della toponomastica giudiziaria intervenuta alla fine deglianni Ottanta, e completata con l’introduzione del giudice unico edel giudice di pace all’inizio del nuovo millennio, ha certamente in-ciso se non sulla possibilita o sull’effettivita dell’intervento dell’au-torita giudiziaria, almeno sulla possibilita di una ricostruzione sto-rica dei fatti accertati, atteso che gli archivi dei soppressi uffici giu-diziari non sono piu rinvenibili con facilita. D’altra parte l’effetti-vita dell’accertamento giudiziario di reati contravvenzionali, qualisono la maggioranza dei fatti di inquinamento, ha risentito anchedella trasformazione della geografia e della toponomastica giudizia-ria, atteso che quest’ultima ha indubbiamente inciso sulla prescri-zione dei reati.

Allo stato, la gran parte del fiume Sarno, dei suoi affluenti, delreticolo di canali e, in genere, del sistema idrico superficiale e pro-fondo del territorio preso in considerazione, si colloca sotto la com-petenza investigativa delle Procure della Repubblica presso i Tribu-nali di Nocera Inferiore, Avellino, Salerno, Nola e Torre Annun-ziata.

Per quanto riguarda la polizia giudiziaria e quella amministra-tiva di sicurezza, occorre far riferimento (oltre che alle attivita ge-neriche e generali di questa sotto l’aspetto delle sanzioni sia ammi-nistrative che penali) alle attivita di accertamento dei nuclei opera-tivi specializzati in materia ecologica (NOE) dell’Arma dei Carabi-nieri di Salerno e Napoli, nonche alle indagini espletate dai co-mandi di polizia municipale e, infine, ma non per ultimo come ri-levanza, agli accertamenti espletati dall’ARPAC. Al riguardo sem-bra rilevante l’istituzione di organismi interforze di accertamentocon la partecipazione dell’ARPAC quale organo tecnico, modalitadi coordinamento questa di recente sollecitata da piu parti.

La Commissione ha proceduto alle audizioni dei Procuratori e/o di singoli sostituti delle Procure innanzi indicate, acquisendo, an-che con allegati scritti, informazioni riepilogative e sintetiche suiprocedimenti iscritti e sul loro esito.

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Nel rimandare alla lettura delle suddette audizioni, si deve os-servare che per il prosieguo occorre accertare, per il definitivo ap-prontamento della relazione finale e per eventuali possibili spuntipropositivi – in termini di soluzioni sia amministrative che legisla-tive –, quale sia stata in genere (senza distinzione fra sanzioni pe-nali ed amministrative, interventi cautelari o definitivi) l’azione dicontrasto operata dal sistema sanzionatorio nel suo insieme e qualisiano le possibilita effettive che tale sistema regga in un contestoantropico, come quello messo in evidenza in altra parte della rela-zione, in cui si intrecciano e spesso si scontrano esigenze di tipoindustriale, agricolo, turistico-archeologico, tutte incidenti in un ter-ritorio che presenta un indice di popolazione non conosciuto in altraparte del territorio nazionale e che e afflitto, come pochi altri in Ita-lia, dalla piaga della criminalita organizzata, che mina alla radicel’operato di enti ed istituzioni.

Ha ritenuto la Commissione che ai fini delle indagini occor-reva verificare se l’autorita giudiziaria competente avesse istituitouna sezione per reati ambientali, nonche i dati statistici forniti el’attivita svolta con particolare riferimento ai collegamenti di inda-gini fra piu autorita e, infine, la durata dei procedimenti, nonche l’a-zione cautelare (sequestri preventivi) attuata. Cio sia al fine di va-lutare l’incisivita dei mezzi di contrasto previsti ed il loro utilizzo el’eventuale necessita di nuovi strumenti o di nuove figure incrimi-natrici, sia perche sicuramente la depenalizzazione operata nel corsodegli anni ha ridotto l’area delle condotte penalmente rilevanti conspecifico riferimento agli scarichi industriali che superano i limititabellari non tossico-nocivi (industrie conserviere).

Tali accertamenti, allo stato completi unicamente per quanto ri-guarda alcune Procure, debbono ancora pervenire nella loro inte-rezza alla Commissione e, quindi, consentire un esame esauriente.

In questo contesto si ritiene, allo stato di offrire uno spaccatodelle notizie, non coperte da segreto, fornite dalle due Procure di-strettuali antimafia interessate, in occasione delle audizioni dei ri-spettivi rappresentanti.

Per quanto attiene ai reati di criminalita organizzata (infiltra-zioni camorristiche) l’autorita giudiziaria competente ha fornito, in-fatti, nel corso delle audizioni, informazioni sulle attivita pregresse(si veda l’audizione del dottor Luigi Apicella, procuratore della Re-pubblica presso il Tribunale di Salerno del 13 luglio 2004). Il dottorApicella ha affermato «Vorrei fornire una risposta sui problemidelle infiltrazioni della camorra negli appalti. Premetto che, invia generale, l’interesse della camorra negli appalti puo riguardarepiu situazioni: l’aggiudicazione di appalti o subappalti a ditte col-

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legate con la camorra, la fornitura di materiale – cemento ed altro– da parte di ditte collegate con la camorra medesima o, infine, larichiesta di tangenti da parte dei clan alle ditte appaltatrici affinchequeste ultime possano assicurarsi "una pace" sui cantieri. Perquanto riguarda gli appalti per il disinquinamento del fiume Sarno,sulla base di verifiche e analisi condotte soprattutto con le forze dipolizia, si e potuto escludere – allo stato – che ci siano state infil-trazioni, inserimenti di ditte camorristiche sia collegate ai clan diSalerno che di Napoli nelle ditte appaltatrici dei lavori, ancheper quanto riguarda le forniture. Di recente abbiamo acquisito de-gli elementi, molto affidabili, che invece segnalano l’esistenza di ri-chieste di tangenti da parte di clan della zona di Scafati, di Angri edelle zone vicine alle ditte appaltatrici sul territorio. Su queste tan-genti e richieste stiamo approfondendo le indagini, e quindi nonposso darvi notizie piu precise sugli esiti attuali. Colgo l’occasioneper ripetere un richiamo alla collaborazione che ha fatto gia il pro-curatore nazionale Vigna soprattutto agli imprenditori: rivolgo uninvito alla collaborazione, perche ci accorgiamo sempre di piudel fatto che acquisiamo queste notizie di tangenti pagate da im-prese appaltatrici non dalle ditte, le quali si pongono in una situa-zione addirittura quasi di favoreggiamento degli estorsori. Non c’ecollaborazione ne alcun accenno a segnalare questi problemi, mal-grado sappiano bene che una segnalazione ci consentirebbe diagire e di assicurare alla giustizia gli estorsori».

Come e evidente, il quadro fornito dal dottor Apicella riguardapiu il presente che il passato e sottolinea l’attenzione attuale degliinvestigatori per il fenomeno.

Diverso e il quadro e diverse sono le notizie fornite dal dottorFilippo Beatrice, sostituto procuratore della Direzione distrettualeantimafia di Napoli, audito in data 10 novembre 2004. Questi, inve-stito di domande specifiche su una singola vicenda – quella relativaai lavori di sistemazione del canale Conte di Sarno –, ha ricordatoche in ordine a tali lavori vi sono state due sentenze emesse dal Tri-bunale di Nola, una delle quali gia confermata in appello (per le ra-gioni che hanno portato la competenza territoriale a Nola, vedasi lostenografico n. 18 del 10 novembre 2004), sentenze poi acquisiteagli atti della Commissione.

Lo stesso dottor Beatrice, ha messo in evidenza la genesi deifatti relativi agli appalti, evidenziando attivita illecite per le qualialcuni imprenditori sono stati poi condannati. Si sostiene nel corsodell’audizione che i fatti riguardavano «infiltrazioni camorristiche –in particolare del clan Alfieri-Galasso che aveva come ’"sede so-ciale" Nola – in una serie di appalti pubblici che abbracciavano

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gran parte della Provincia di Napoli e anche parte della Provinciadi Salerno. Le indagini hanno preso le mosse dalle dichiarazionicollaborative dei capi della camorra della Provincia, in particolaredi Carmine Alfieri, arrestato nel settembre del 1992, e di PasqualeGalasso, suo luogotenente ma anche vero e proprio capo ricono-sciuto, arrestato circa un anno e mezzo prima. Oltre a fare riferi-mento a decine, se non a centinaia, di omicidi e ad una serie di col-lusioni anche con esponenti politici, Alfieri e Galasso hanno par-lato dei loro rapporti con gli imprenditori».

Allo stato, risulta delineato un quadro ancora incompleto delleinterferenze da parte della criminalita organizzata nei lavori eseguitie in quelli in corso di esecuzione relativi all’oggetto dell’inchiesta.

In ordine ancora al tema delle eventuali infiltrazioni della ma-lavita organizzata negli appalti per il disinquinamento del fiumeSarno e del suo bacino, la situazione appare senz’altro meritevoledella massima attenzione anche perche in costante evoluzione,come dimostrano le indicazioni fornite alla Commissione dalla Di-rezione distrettuale antimafia di Napoli e i provvedimenti restrittivida quest’ultima recentemente adottati.

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6. L’istituzione del Commissariato per l’emergenza

Sarno e la relativa azione

6.1 L’istituzione del Commissariato

Il risanamento del bacino del Sarno si pose come problema diintervento complessivo nel 1973, quando il colera colpı Napoli. Lafilosofia di approccio al problema, individuata nel PS3, e rimastasostanzialmente immodificata. Questo progetto predisposto dallaCasmez, e approvato dal Ministero dei lavori pubblici il 13 ottobre1975, si prefiggeva l’obiettivo del disinquinamento del Golfo di Na-poli con la costruzione di una serie di depuratori comprensoriali chedovevano consentire il recupero ambientale dei bacini dei Regi La-gni, Alveo Camaldoli, Sarno e Picentino.

L’area di intervento aveva le seguenti caratteristiche:

Superficie 2800 kmq;

Sviluppo costiero (isole comprese) 260 km;

Sviluppo della rete idrografica 2000 km;

Comuni serviti: 195 di cui

91 dell’intera Provincia di Napoli;

43 nella Provincia di Caserta compreso il capoluogo;

42 nella Provincia di Salerno compreso il capoluogo;

17 nella Provincia di Avellino;

2 nella Provincia di Benevento.

L’intero sistema disinquinante venne suddiviso in 9 subsistemicorrispondenti ai bacini imbriferi ricadenti nell’area di intervento eprecisamente:

Bacino occidentale di Napoli

Bacino Orientale di Napoli

Isole di Ischia e Procida

Bacino dell’Alveo Camaldoli

Bacino della costiera Sorrentina e dell’isola di Capri

Bacino della costiera Amalfitana

Bacino dell’area Salernitana

Bacino del fiume Sarno.

I subsistemi erano suddivisi in piu comprensori in relazione al-l’estensione e alle caratteristiche geomorfologiche, idrologiche e de-mografiche dei territori che li costituivano. In particolare il subsi-

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stema corrispondente al bacino del fiume Sarno venne suddiviso intre comprensori:

Alto Sarno (con impianto a Mercato S. Severino)

Medio Sarno (con impianto a Scafati)

Foce Sarno (con impianto a Castellammare di Stabia).

Il provvedimento Cipe del 10.10.1979 per il subsistema delfiume Sarno prevedeva uno stanziamento di circa 164 miliardicosı suddivisi tra i tre comprensori:

Foce Sarno: 63,7 md

Medio Sarno: 60 md

Alto Sarno: 40,2 md

Totale: 163,9 md

Il progetto doveva realizzarsi in 42 mesi.

Alla data del 25.8.1992, quando il bacino del fiume Sarno condeliberazione del Consiglio dei Ministri fu dichiarato area a elevatorischio di crisi ambientale, nessuno degli impianti previsti era infunzione: erano in esecuzione l’impianto di Foce Sarno e quellodell’Alto Sarno, mentre per il depuratore del Medio Sarno nonerano ancora iniziati i lavori.

In considerazione dei ritardi del PS3 la Regione Campania, inuna conferenza dei servizi tenutasi il 2.7.1993, decise di rivederel’impianto progettuale del comprensorio del Medio Sarno. Le con-clusioni di tale conferenza vennero fatte proprie dalla Giunta regio-nale della Campania che, con delibera n. 572 del 16.2.1994, incari-cava l’assessore al ramo di individuare i soggetti idonei allo studiodi rimodulazione del comprensorio del Medio Sarno.

Il 28.4.1994 il Ministro dell’Ambiente, di intesa con la Re-gione Campania, affido all’ENEA l’incarico di studiare la rimodu-lazione del Medio Sarno. La proposta dell’ENEA venne presentataa Napoli il 10.3.1995 in occasione di un’ulteriore conferenza deiservizi; successivamente la proposta ENEA fu rimodulata conclu-dendo con la suddivisione del comprensorio Medio Sarno in quattrosubcomprensori. L’impossibilita di realizzare l’impianto previsto nelComune di Poggiomarino per ritrovamenti archeologici, condussealla scelta di raggruppare i Comuni in 3 subcomprensori e precisa-mente:

«Subcomprensorio 1: Angri, Corbara, Pompei, S. AntonioAbate, Sant’Egidio del Monte Albino, Scafati

Subcomprensorio 2 e 3: Nocera Inferiore, Ottaviano, Pagani,Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, San Marzano, San Valen-tino Torio, Sarno, Striano, Terzigno

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Subcomprensorio 4: Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni,Nocera Superiore, Roccapiemonte, Siano.

Il quadro degli interventi per tutti i tre comprensori del bacinodel Sarno prevede la realizzazione di tre diverse tipologie di opere:reti fognarie interne, collettori e impianti di depurazione.

La situazione attuale, in attesa che vengano realizzate le operepreviste, e riportata nella Tav. 16, dove figura il censimento degliscarichi industriali e civili secondo i dati forniti dall’ARPAC, cheha censito 189 scarichi industriali e 363 scarichi civili.

A questi scarichi individuati lungo gli alvei bisogna aggiungereun numero non precisato di altri scarichi diretti o indiretti negli al-vei, tenendo conto che mediamente l’officiosita delle reti fognarieinterne e di circa il 30%. Nel procedere nella realizzazione dell’in-tervento e stato adottato il criterio di realizzare prima gli impianti didepurazione e la rete dei collettori tributari, forse nell’ipotesi che lereti fognarie interne fossero efficienti o bisognevoli di limitati inter-venti di potenziamento. La reale situazione di fatto contraddice in-vece in pieno questa ipotesi, poiche all’atto del completamento de-gli impianti di depurazione e delle reti di collettori, la scarsa funzio-nalita delle reti fognarie interne consentira di addurre agli impiantidi depurazione soltanto una limitata aliquota degli scarichi previstiin progetto, e bisognera attendere l’avvenuto completamento degliinterventi di adeguamento delle reti fognarie interne per metterein grado gli impianti di funzionare a pieno regime.

Nella Tav. 17 e riportata la rete dei collettori fognari e degliimpianti di depurazione di tutto il bacino del Sarno. Nel complessorisulta che allo stato attuale il comprensorio dell’Alto Sarno (com-prendente i Comuni di Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Forino,Mercato S. Severino, Montoro Inferiore, Montoro Superiore, Solo-fra) puo ritenersi completo per quanto riguarda i collettori e gli im-pianti di depurazione; nel comprensorio del Medio Sarno i tre im-pianti di depurazione e le rete dei collettori sono in fase di comple-tamento ed entro il prossimo giugno e previsto l’affidamento dei la-vori per il completamento delle reti fognarie interne di tutti i Co-muni; nel comprensorio di Foce Sarno (comprendente i Comunidi Boscoreale, Boscotrecase, Casola di Napoli, Castellammare diStabia, Gragnano, Lettere, Pimonte, Santa Maria la Carita, TorreAnnunziata e Trecase) sono altresı in via di completamento l’im-pianto di depurazione e la rete dei collettori tributari.

Al fine di individuare puntualmente le competenze, le funzionie i poteri attribuiti al Commissario Straordinario per l’emergenzaSarno risulta opportuno prendere le mosse dalle delibere del 25 ago-sto 1992 e del 5 agosto 1994, con le quali il Consiglio dei Ministri

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ha dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale il bacinoidrografico del fiume Sarno, esteso su parte delle province di Avel-lino, Salerno e Napoli, a norma dell’art. 7 della legge 8 luglio 1986,n. 349, come sostituito dall’art. 6 della legge 28 agosto 1989,n. 305.

In una prima fase di intervento, durata fino al luglio 1997, l’in-tervento della gestione commissariale (affidata al Prefetto di Napolicon ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del14.4.1995, 28.6.1995, 25.1.1996, 26.4.1996, 30.4.1997 integratacon ordinanza del 5.8.1997), essenzialmente ha mirato al completa-mento dello schema depurativo per l’Alto Sarno e alla definizionedi quello per il Medio Sarno, giuste le previsioni di cui alla richia-mata deliberazione di Giunta Regionale n. 4000 del 2.8.1993 inte-grativa del PRRA.

Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 aprile1995, nel dichiarare lo stato di emergenza a norma dell’art. 5,comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in ordine alla situa-zione socio-economico-ambientale venutasi a determinare nel ba-cino idrografico del fiume Sarno, ha messo in evidenza il pessimostato di qualita delle acque superficiali, gia gravemente compro-messo dalle acque di scarico scarsamente o per nulla sottoposte aprocessi di trattamento, le esigue capacita autodepurative e di dilui-zione dei corsi d’acqua, peraltro ridotte per la presenza diffusa dicaptazioni a scopo civile, irriguo ed industriale, e la pratica diffusadell’abbandono in alveo di rifiuti di varia origine lungo le aste flu-viali del Sarno e dei suoi tributari.

Con l’ ordinanza 14.04.1995, il Presidente del Consiglio deiMinistri ha dettato immediati interventi per fronteggiare lo statodi emergenza socio-economico-ambientale determinatosi nel bacinoidrografico del fiume Sarno. Tale provvedimento ha costituito, sinoall’avvento del Commissario Jucci, lo schema di riferimento perl’individuazione di tutte le opere necessarie a consentire il risana-mento del bacino idrografico. E’ pero opportuno segnalare che l’an-zidetto provvedimento e stato modificato in alcune parti da succes-sive ordinanze che si sono innestate sullo schema degli interventi,sostituendo o integrando le previgenti disposizioni.

Il grave stato di emergenza ambientale, unitamente ai ben notiproblemi di ordine socio-economico, ha imposto al Governo l’ado-zione di immediati ed urgenti provvedimenti per assicurare la rea-lizzazione degli interventi strutturali e gestionali, finalizzati alla ri-duzione delle cause di inquinamento e a consentire la ripresa delleattivita produttive con la garanzia del rispetto della salvaguardiaambientale.

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Gli obiettivi programmatici dell’attivita straordinaria riservataal Commissariato si possono rinvenire nell’accelerazione della rea-lizzazione dei servizi di fognatura, di depurazione, di recapito delleacque depurate, nella realizzazione della riduzione degli apporti in-quinanti, nel potenziamento delle attivita gestionali e nella fissa-zione di limiti, anche temporanei, degli scarichi sul suolo, nel suoloe in acque pubbliche superficiali e in pubbliche fognature.

In tale prospettiva, con la citata ordinanza del 14.4.1995, ilPresidente del Consiglio dei Ministri, avvalendosi dei poteri confe-ritigli ed in deroga ad ogni contraria norma, ha disposto che il Pre-fetto di Napoli, d’intesa con il Ministro dell’ambiente, di concertocon il Presidente della Regione Campania e informati le ammini-strazioni provinciali e gli enti locali interessati e sentite la Regionee le amministrazioni interessate, avrebbe dovuto realizzare gli inter-venti necessari per fronteggiare la situazione di emergenza nel set-tore delle fognature, della depurazione, del recapito delle acque de-purate nel bacino idrografico del fiume Sarno. Nel merito, poi, degliinterventi riservati al Commissario straordinario, la citata ordinanzaha stabilito, all’art. 1, che il Commissario avrebbe potuto provve-dere all’espletamento dell’incarico, con la collaborazione dei Pre-fetti delle Province interessate e con la facolta di avvalersi di sub-commissari; avrebbe potuto avvalersi, altresı, delle autorita e degliuffici competenti in materia, adottando, ove necessario, anche prov-vedimenti in deroga alle norme elencate nella riferita ordinanza, nelrispetto, tuttavia, dei principi generali dell’ordinamento giuridico.

Secondo la specifica previsione di cui all’art. 3 della riferita or-dinanza, il Commissario, per il perseguimento di tutti gli obiettiviindicati nelle precedenti disposizioni, avrebbe potuto disporre l’ado-zione di misure per la riduzione del carico inquinante degli scarichiindustriali, artigianali, agricoli, anche con limitazioni d’uso di ma-terie prime e sostituzione di prodotti, con modifiche ai cicli tecno-logici, con segregazione di particolari scarichi da trattare come ri-fiuti in impianti specifici.

Tra le diverse competenze riservate al Commissario vanno an-noverate l’adozione di misure per aumentare le capacita depurativedegli impianti industriali e civili esistenti nonche l’esecuzione dinuovi tratti di fognature e di collettazione, di nuovi depuratori, dinuovi collettori delle acque depurate di origine sia civile che indu-striale.

In deroga alle norme ordinarie, sono stati riservati alla azionedel Commissario poteri extra ordinem riguardo la fissazione in viatemporanea di limiti anche piu permissivi, fermo restando i limiti diaccettabilita relativi ai parametri di natura tossica persistente e

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bioaccumulabile, di termini e modalita degli scarichi dei reflui sulsuolo, nel suolo, nella pubblica fognatura e in acque pubbliche su-perficiali nonche l’adozione di tutte le misure per la riduzione delcarico inquinante degli scarichi industriali. Il Commissario e stato,peraltro, autorizzato dalla medesima ordinanza in commento ad or-dinare la chiusura degli scarichi che non avessero rispettato tali li-miti, termini e modalita ed a tal fine avrebbe potuto disporre il con-trollo del territorio con l’impiego delle forze dell’ordine e del per-sonale tecnico delle amministrazioni interessate.

Al Commissario e stato, altresı, delegato, l’esercizio di tipichefunzioni amministrative come approvare i progetti, provvedere alleoccupazioni d’urgenza ed agli espropri, eseguire opere anche in de-roga alle disposizioni sugli appalti, autorizzandone l’esercizio, l’af-fidamento e la titolarita ad enti pubblici.

Al fine di consentire l’effettiva realizzazione delle opere anzi-dette per il superamento dello stato di emergenza ambientale, l’or-dinanza 14.4.1995 ha stabilito termini abbreviati per il rilascio diautorizzazioni, concessioni, pareri e visti da parte delle amministra-zioni statali, regionali, provinciali e comunali, e di tutti gli enti in-teressati a qualsiasi titolo per l’esecuzione delle opere. In caso dimancato rilascio entro il predetto termine, detti provvedimenti am-ministrativi si intendevano acquisiti ed il Commissario delegatoavrebbe potuto disporre l’esecuzione dei lavori. Nei limiti stretta-mente necessari per la realizzazione degli interventi, il Commissarioavrebbe potuto operare, sentito il Comune interessato, anche in de-roga allo strumento urbanistico generale.

Il Commissario, in deroga agli ordinari principi che sovrinten-dono allo svolgimento di funzioni amministrative, ai sensi dell’ordi-nanza 14.4.1995, avrebbe potuto adottare ogni potere sostitutivo perl’individuazione, l’organizzazione e l’attivazione dei soggetti gestoridi impianti di depurazione da avviare all’esercizio, nonche per ladefinizione delle modalita di esercizio e controllo dei medesimi im-pianti, delle reti di fognatura e collettamento degli impianti di depu-razione e dei recapiti delle acque depurate.

I poteri di intervento potevano peraltro spingersi finanche alcompletamento di opere in corso di realizzazione, sostituendosialle amministrazioni ordinariamente competenti che fossero statepreventivamente diffidate dal Ministero dell’ambiente a rimuovereimpedimenti che ne avessero ostacolato o rallentato l’ultimazione.

Con specifico riferimento poi al grave stato di degrado ambien-tale in cui versava l’intero bacino idrografico, il Commissarioavrebbe potuto provvedere agli interventi di rinaturalizzazione delfiume Sarno, dei torrenti Solofrana e Cavaiola e dei relativi af-

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fluenti, ivi compresa, ove necessario alla tutela del corpo idrico ri-cettore o della falda, nonche al riassetto idraulico, qualora connessoal risanamento e alla tutela della qualita delle acque, l’attivita di bo-nifica e smaltimento di rifiuti abbandonati, anche mediante realizza-zione di apposita discarica. I progetti degli interventi concernentiprofili di regimentazione dei corpi idrici avrebbero dovuto esseretrasmessi all’Autorita di bacino che, entro venti giorni dal ricevi-mento del progetto, avrebbe dovuto esprimere parere sui profili dipropria competenza.

In tale contesto, con ordinanza commissariale n 556/Sarno del6.11.1995 veniva approvato lo schema depurativo del comprensorioAlto Sarno, d’intesa col Ministero dell’Ambiente e con la RegioneCampania, ed avviato all’esecuzione sia l’adeguamento dell’im-pianto depurativo di Solofra, sia il completamento di quello di Mer-cato S. Severino, compresi nel progetto approvato con successivaordinanza commissariale n 89/Sarno del 15.2.1996.

Per il comprensorio Medio Sarno venivano invece avviate in-dagini scientifiche circa lo stato ambientale dell’area e delle relativeopere di salvaguardia gia esistenti, nonche la definizione delloschema depurativo comprensoriale; anche per la Foce Sarno, in con-formita col PRRA, la Regione Campania provvedeva a curare loschema depurativo.

Il Commissario delegato, con l’ordinanza n 799/Sarno del13.8.1997 disponeva quindi l’approvazione dello schema depurativodel comprensorio Medio Sarno, in linea con gli indirizzi della ri-chiamata deliberazione regionale n. 4000 del 2.8.1993, nonche all’e-sito dei rilievi tecnici e del parere favorevole espresso dalla com-missione scientifica nella seduta del 19.12.1996 presso il Ministerodell’ambiente (con modifiche apportate nella seduta del 6.8.1997).L’intero comprensorio veniva pertanto suddiviso in 4 subcompren-sori, ciascuno necessitante un autonomo sistema di raccolta, convo-gliamento e depurazione dei reflui civili ed industriali e facentiperno:

1. sull’impianto di depurazione di S. Antonio Abate / Scafati(per i Comuni di Pompei, S. Antonio Abate e Scafati);

2. sull’impianto di depurazione di Poggiomarino / Striano(per i Comuni di Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe, Striano,Terzigno, San Valentino Torio e Sarno);

3. sull’impianto di depurazione di Angri / San Marzano sulSarno / Sant’Egidio Montalbino (per i Comuni di Angri, Corbara,Pagani, Nocera Inferiore, San Marzano sul Sarno, Sant’Egidio Mon-talbino);

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4. sull’impianto di depurazione di Nocera Superiore (per iComuni di Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Nocera Superiore,Roccapiemonte e Siano).

L’adozione di detto sistema provvedeva quindi alla modificadel PRRA (giusta la previsione di cui all’art. 3-bis, comma 1, del-l’OPCM 14.4.1995, come modificata dall’art. 4 dell’ordinanzan. 2558 del 30.4.1997), imponendo altresı il divieto di esecuzionedi altre opere in contrasto, da parte delle pubbliche amministrazionilocali.

La richiamata ordinanza commissariale del 13.8.1997 indivi-duava altresı un programma di interventi per fronteggiare l’emer-genza nel settore fognature e depurazione, come di seguito schema-tizzati:

Alto Sarno – Adeguamento del depuratore di Mercato SanSeverino alla direttiva CEE n 91/271/CEE

Medio Sarno – Subcomprensorio 1: impianto di depurazionedi S. Antonio Abate / Scafati; rete di collettori subcomprensoriali.Subcomprensorio 2: impianto di depurazione di Poggiomarino /Striano; rete di collettori subcomprensoriali. Subcomprensorio 3:impianto di depurazione di Angri / San Marzano / Sant’EgidioMontalbino; rete di collettori subcomprensoriali. Subcomprensorio4: impianto di depurazione di Nocera Superiore; rete di collettorisubcomprensoriali

Foce Sarno – Adeguamento del depuratore centralizzato alladirettiva CEE n 91/271/CEE

Completamento delle reti fognarie in tutti i comuni del ba-cino idrografico, nonche del sistema di allacciamenti ai collettoricomprensoriali

Rinaturalizzazione degli alvei Cavaiola e Solofrana

Completamento degli schemi depurativi dei comprensoriAlto Sarno secondo il progetto approvato con ordinanza commissa-riale n. 556/Sarno del 6.11.1995, e Foce Sarno a cura della RegioneCampania ovvero a cura del Commissariato, giusta la previsionedell’art. 2, comma 1, lett. c), dell’ordinanza 30.4.1997.

La medesima ordinanza provvedeva altresı a definire le proce-dure di affidamento, che dovevano svolgersi previa approvazionedei progetti da parte della commissione scientifica; quanto all’esple-tamento delle gare di appalto, si prevedeva la diretta responsabilitae competenza della gestione commissariale per quanto riguarda gliesiti di gara, l’esecuzione dei lavori e l’individuazione dei soggettigestori dei sistemi depurativi.

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Infine, l’ordinanza 799/Sarno indicava in allegato A), in appo-sita tabella, i carichi inquinanti e le portate per i Comuni e i sub-comprensori del comprensorio del Medio Sarno.

6.2 Le risorse finanziarie

Questo argomento merita un necessario approfondimento daparte della Commissione, attesa la difficolta di individuare con as-soluta precisione il flusso finanziario sinora destinato alle diversegestioni commissariali ed ordinarie per l’emergenza ambientale con-nessa al fiume Sarno.

Prendendo in esame l’intero blocco degli interventi di bonificadel bacino del Sarno, il quadro puo riassumersi come segue:

Periodo dal 1973 al 1995:

intervento attraverso la Cassa per il Mezzogiorno;intervento attraverso l’Agensud (che subentra anche nella

precedente gestione).

Periodo dal 1995 ad oggi:

intervento del Commissario delegato.

Pertanto, in stretta sintesi, l’analisi e le verifiche circa gliaspetti di competenza amministrativa dovrebbero seguire questotipo di schema:

azione coordinata e/o finanziata dalla Casmez (compresoPS3);

azione coordinata e/o finanziata dall’Agensud;azione del Commissariato straordinario.

Sicuramente il lavoro piu difficoltoso risulta quello relativo alperiodo 1973-1995, in quanto durante tale lasso di tempo gli inter-venti sono stati numerosi e, in mancanza di una raccolta organica,risulta complesso censire le opere programmate, i soggetti responsa-bili e la relativa spesa. La Commissione comunque ha gia acquisitole relazioni della Corte dei Conti, che in parte sono gia state esami-nate individuando alcune tracce da sviluppare, e ha, altresı, indivi-duato gli archivi relativi agli stati di avanzamento del progetto spe-ciale n. 3 e ai relativi documenti finanziari.

In ordine alla specifica individuazione di risorse finanziarieagevolmente rintracciabili, occorre sottolineare che, allo stato, si einteso procedere alla disamina della sola OPCM 14.4.1995, chepuo essere giustamente considerata lo schema di riferimento pergli interventi di risanamento del fiume Sarno. L’art. 5 dell’ordi-

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nanza 14.4.1995 (modificato ai commi 2 e 4 rispettivamente dal-l’art. 6, comma 3, dell’ordinanza 30.4.1997, n. 2558, e dall’art. 6,comma 2, dell’ordinanza 31.3.1998, n. 2775, ed integrato con icommi 1-bis e 1-ter dall’art. 6, comma 2, dell’ordinanza30.4.1997, n. 2558) e interamente dedicato alla individuazione dellerisorse economiche e finanziarie da destinare all’attuazione degli in-terventi indicati all’art. 3 della medesima ordinanza. In particolare,con la riferita disposizione si stabiliva che, per le finalita indicatedall’ordinanza, il Commissario delegato si sarebbe avvalso delle se-guenti risorse finanziarie:

a) lire 40 miliardi destinati all’area a rischio del bacino idro-grafico del fiume Sarno dalla delibera CIPE del 23 dicembre 1993,di approvazione del programma triennale 1994/1996 di tutela am-bientale, tabella 4, a valere sui fondi di cui al cap. 7705 del bilanciodel Ministero dell’ambiente;

b) lire 100 miliardi mediante utilizzo di somme derivanti darevoche gia disposte con delibere CIPE relative ad interventi gia fi-nanziati ai sensi della legge 1º marzo 1986, n. 64;

c) le ulteriori somme gia destinate dallo Stato, dalla Re-gione, nonche dagli enti locali per la realizzazione nella stessaarea di impianti di fognatura, di collettazione, depurazione e reca-pito delle acque depurate, anche con una diversa localizzazione de-gli stessi, comprese quelle attribuite sui fondi FIO e sui fondi perl’intervento straordinario nel Mezzogiorno, quelle gia attribuite suifondi del Ministero dell’ambiente, e dall’art. 5 della legge 24 marzo1987, n. 119;

d) le somme derivanti dai finanziamenti comunitari ed inparticolare le somme a tal fine previste dal Programma operativomultiregionale ambiente e dal Programma operativo «risorse idri-che» del Ministero dei lavori pubblici relativi al Quadro comunita-rio di sostegno 1994-1999 (previsione introdotta dall’art. 6, comma1, ordinanza 30.04.1997, n. 2558);

e) lire 100 miliardi mediante utilizzo delle risorse assegnateal Ministero dell’ambiente con deliberazione CIPE a valere sulle di-sponibilita derivanti dai mutui contratti ai sensi dell’art. 4, del de-creto-legge 23 giugno 1995, n. 244, convertito dalla legge 8 agosto1995, n. 341 (previsione introdotta dall’art. 6, comma 1, ordinanza30.04.1997, n. 2558);

f) le ulteriori somme che sarebbero derivate dall’attivita diriprogrammazione del quadro comunitario di sostegno 1994-1999(previsione introdotta dall’art. 6, comma 1, ordinanza 30.04.1997,n. 2558);

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g) lire 145 miliardi mediante utilizzo delle risorse assegnateal Ministero dell’ambiente con deliberazione CIPE del 18 dicembre1996, concernente la ripartizione delle risorse destinate alle aree de-presse, a valere sulle risorse derivanti dai mutui di cui al decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 548, convertito dalla legge 20 dicembre1996, n. 641 (previsione introdotta dall’art. 6, comma 1, ordinanza30.04.1997, n. 2558);

h) le somme di cui all’art. 4 del decreto ministeriale 8886/ARS del 20 ottobre 1997, come indicate all’allegato n. 2 del decretostesso (previsione introdotta dall’art. 6, comma 1, ordinanza31.3.1997, n. 2775).

La quantificazione delle somme non direttamente indicate dallaanzidetta disposizione potra essere accertata solo a seguito di appo-sita verifica dei bilanci delle amministrazioni interessate.

Le somme di cui al precedente comma 1 sono state versatedalle amministrazioni pubbliche interessate alle erogazioni, in de-roga al disposto dell’art. 19, comma 3, della legge 24.2.1992, n.225 e delle disposizioni della legge e del regolamento di contabilitagenerale dello Stato relative alle contabilita speciali, direttamentesulla contabilita speciale di tesoreria intestata al Prefetto di Napoli,nella qualita di Commissario delegato per gli interventi volti a fron-teggiare lo stato di emergenza socio-economico-ambientale del ba-cino idrografico del fiume Sarno. Secondo la ricostruzione appenaeffettuata risulta necessario, al fine di accertare con ragionevolezzale somme a vario titolo erogate in favore del Commissariato, proce-dere alla analisi dei bilanci della anzidetta struttura a partire dalladata della sua istituzione, anche con specifico riferimento agli even-tuali trasferimenti di parte delle disponibilita ad altre amministra-zioni interessate.

Per le medesime finalita il Commissario e stato autorizzato apredisporre e presentare tutti gli atti necessari per attingere ai cofi-nanziamenti nell’ambito dei Fondi strutturali e delle iniziative co-munitarie di competenza regionale e locale. Specificamente riser-vata al Presidente della Regione Campania, e stata la funzione disostegno alle imprese operanti nel settore della concia e della tra-sformazione del pomodoro nell’area del bacino idrografico delfiume Sarno, per il conseguimento degli obiettivi di cui all’art. 3,comma 1, primo e secondo alinea nel rispetto della normativa co-munitaria in materia, e subordinatamente all’approvazione dei com-petenti organi utilizzando le risorse presenti nel Programma opera-tivo plurifondo della Regione Campania, approvato con decisionedell’Unione europea n. C(95) 2275 del 28.9.1995, cosı come confer-

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mata con decisione dell’Unione europea n. C(97) 2233 del31.7.1997.

Il Commissario delegato, con specifico riferimento al serviziodi fognatura e depurazione, effettuato attraverso gli impianti darealizzare o completati per effetto della medesima ordinanza, po-teva, altresı, fissare una apposita tariffa, determinata secondo cri-teri tali da assicurare la copertura dei costi di investimento e diesercizio degli impianti nonche la giusta remunerazione del capi-tale investito.

Al fianco del Commissario delegato ha agito una struttura no-minata dal Ministro dell’ambiente che, con apposito decreto, haproceduto alla nomina di una commissione scientifica compostada sette esperti, di cui il Presidente e tre esperti designati dal Mini-stro dell’ambiente e tre esperti dal Presidente della Regione Campa-nia. La commissione, oltre ad assicurare gli adempimenti previstinel protocollo di intesa per la redazione del piano di disinquina-mento per l’area ad elevato rischio ambientale del Sarno, avrebbedovuto assistere il Commissario delegato al fine di fornire validosupporto scientifico e di assicurare la pianificazione degli interventinella fase di emergenza.

6.3 Gli interventi programmatici del Commissario delegato

Per quanto riguarda l’analisi del periodo 1995-2004, e impor-tante tener presente che, con ordinanza n. 21 del 30.7.2003, ilCommissario delegato ha riordinato tutte le precedenti ordinanzecommissariali emanate dal 14.4.1995 al 21.3.2003. Si tratta diben 321 ordinanze, molte delle quali risultano attualmente privedi efficacia, che il Commissario ha altresı provveduto ad ordinareper argomenti. Occorre rilevare che l’anzidetta attivita ricognitivarisulta fondamentale al fine di individuare il complessivo ambitodi intervento della struttura commissariale a far data dalla sua isti-tuzione.

All’esito della anzidetta elencazione, gli argomenti risultanoessere i seguenti:

1) pulizia argini;

2) impianto di depurazione Alto Sarno;

3) rinaturalizzazione degli alvei dei torrenti Solofrana e Ca-vaiola;

4) lavori urgenti per la riduzione dei macroinquinanti soliditrasportati a mare dal fiume Sarno – griglia;

5) impianto di depurazione Medio Sarno;

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6) reti fognarie interne;7) reti collettori comprensoriali;8) studio idrologico;9) affari generali;10) incarichi;11) industrie conciarie e conserviere.

L’ordinanza n 21/2003 puo quindi considerarsi come una sortadi «Testo Unico» dell’emergenza Sarno, rappresentando la fonte dicognizione aggiornata di tutti i provvedimenti vigenti, ma anche diquelli emessi e in seguito decaduti. Risulta, pertanto, evidente lafunzionalizzazione di tale attivita allo scopo di verificare lo statodi attuazione di determinati interventi ed il grado di compartecipa-zione alla attuazione degli stessi da parte delle varie amministra-zioni coinvolte.

Dalla analisi testuale delle ordinanze indicate e possibile rico-struire l’intero iter di ogni singolo intervento di bonifica intrapreso,ed in particolare:

l’affidatario della progettazione e dell’esecuzione;il tempo di realizzazione e la spesa erogata;il gestore dell’opera.

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7. Stato di avanzamento degli interventi e delle opere di

competenza del Commissario delegato per il supera-

mento dell’emergenza socio-economico-ambientale

del bacino idrografico del fiume Sarno e risorse fi-

nanziarie disponibili per la loro realizzazione: crono-

programma definito dal Commissario delegato

Appare opportuno evidenziare gli elementi piu significativi delprogramma di disinquinamento definito dal Commissario delegato elo stato di realizzazione dei relativi interventi, al fine di disporrenon solo di una previsione tecnica di spese e tempi, ma anche diuna esposizione delle priorita assunte. L’evidenziazione dei suddettielementi non puo che essere effettuata con riferimento ai dati fornitidal medesimo Commissario delegato e acquisiti dalla Commissione.

a) Impianti di depurazione

L’ultimazione dei lavori relativi all’ impianto di depurazione diS. Antonio Abate/Scafati e prevista per il 30 settembre 2005, es-sendo i lavori medesimi ripresi in data 1 aprile 2004 dopo un’inter-ruzione dovuta ad un grave inadempimento della ditta originaria-mente titolare dell’appalto (Coop costruttori) – dichiarata insolventedal Tribunale di Ferrara – che ha determinato la risoluzione di que-st’ultimo. In forza della previsione autorizzativa di cui all’art. 6 del-l’OPCM n. 3348 del 2004, i lavori sono stati quindi affidati diretta-mente alla TME spa, che faceva parte del precedente raggruppa-mento temporaneo di imprese, che ha successivamente dato vitaad un nuovo ATI, costituito da se stessa e dalle cooptate TraliceCostruzioni srl e Solmet srl.

L’impianto di depurazione di Nocera Superiore e completato ein fase di collaudo.

Lo stato attuale di avanzamento dei lavori per la costruzionedel depuratore di Angri/San Marzano/S. Egidio Montalbino e del64,62% e il completamento e previsto per i primi mesi del 2006.

Sulla scorta dell’OPCM n. 3301 dell’11 luglio 2003, che ha di-sposto l’eliminazione dal sistema depurativo del comprensorio Me-dio Sarno dell’impianto di Poggiomarino, e alla luce altresı delle di-sposizioni di cui all’art. 1 dell’OPCM n. 3348 del 2 aprile 2004, nelcorso del mese di aprile 2004 sono state risolte le problematiche re-lative alla definitiva chiusura dell’impianto e si e proceduto al pas-saggio di consegne delle aree su cui insiste il depuratore alla So-vrintendenza Archeologica di Pompei, e di quelle comprendenti la

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strada di accesso al Comune di Poggiomarino, che ne aveva fattoespressa richiesta. Il Commissario delegato ha adottato un’ordinanzadi revoca della precedente dichiarazione di pubblica utilita e, conte-stualmente, il Ministero per i beni e le attivita culturali ha dichiaratola pubblica utilita delle medesime aree a fini archeologici.

b) Reti dei collettori comprensoriali

In conseguenza della rimodulazione su tre impianti delloschema depurativo dell’area del Medio Sarno, di cui all’OPCMn. 3301 dell’11 luglio 2003, sono state apportate varianti ed inte-grazioni alle opere comprese nei progetti esecutivi delle reti di col-lettori a servizio dei subcomprensori nn. 1, 2, 3 e 4 e ad alcuni set-tori degli impianti di depurazione sub. 1 e sub. 3 (Scafati e Angri),oltre ad alcune varianti connesse a problematiche insorte in corsod’opera.

L’approvazione delle relative perizie di variante ha comportatomaggiori finanziamenti per gli importi onnicomprensivi di seguitospecificati: collettore sub. 1 per circa 12 milioni di euro; collettoresub. 2 per circa 4 milioni di euro; collettore sub. 3 per circa 13 mi-lioni di euro. Tali costi sono ritenuti dal Commissario delegato ingran parte compensati dalle economie verificatesi a seguito dellamancata realizzazione dell’impianto di depurazione di Poggioma-rino, nonche da quelle derivate da altri prevedibili risparmi di spesa.

La costruzione della rete dei collettori comprensoriali dovrebbeessere completata entro il primo trimestre del 2006.

c) Reti fognarie dei 39 Comuni del bacino

I progetti relativi alle reti fognarie elaborati dalla precedentegestione commissariale (che comportavano una spesa pari a almeno620 milioni di euro) sono stati ridimensionati dal Commissario de-legato, limitando gli interventi alle sole acque nere e miste e conve-nendo di non servire alcune zone scarsamente popolate. Gli inter-venti attualmente previsti comporteranno il soddisfacimento delleesigenze nella misura dell’80% rispetto a quelle iniziali e una spesacomplessiva netta di circa 182 milioni di euro.

Il Commissario delegato ritiene che i lavori di realizzazionedelle opere fognarie (per i quali sono necessari tra i 12 e i 24mesi a seconda dell’entita degli stessi) potranno essere completatinel periodo compreso tra il secondo semestre 2006 e il primo seme-stre 2007. In effetti, il termine finale previsto per la realizzazione

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delle reti fognarie e slittato, rispetto alle iniziali previsioni, a causadi un ritardo di circa sei mesi nell’accreditamento delle risorse as-segnate e a seguito dei tempi occorsi per la conclusione degli ac-cordi con la regione Campania e con l’ATO 3 e per l’adozione del-l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri destinata a de-finire le concrete modalita di finanziamento delle opere.

Gli interventi saranno oggetto di cofinanziamento da parte deisoggetti dell’Intesa, ossia Commissario delegato, Regione Campa-nia, ATO 3-GORI spa.

Le risorse economiche saranno ripartite per il 40% (64 milionidi euro) a valere su fondi statali, 30% (48 milioni) a valere su fondiregionali e residuo 30% (48 milioni) a valere sul sistema tariffariodell’ATO 3, ossia della GORI spa soggetto gestore del relativo ser-vizio idrico integrato.

I fondi finora previsti sono pari a 160 milioni di euro, ma ilCommissario delegato giudica prevedibile un’esigenza di ulteriori30 milioni di euro, che dovra essere definita entro la meta delmese di maggio 2005 per poter rendere possibile l’esecuzione deibandi di gara previsti per fine maggio-giugno. Dovra essere concor-dato con la Regione Campania il soggetto che dovra corrispondereil 30% della spesa dei 4 Comuni fuori dell’ATO n. 3 (spesa com-plessiva circa 18 milioni di euro, di cui il 30% corrisponde a circa5,5 milioni di euro).

La progettazione esecutiva sta procedendo e per la rete dei Co-muni di «Mercato S. Severino – Fisciano» sono gia in corso i lavoriper un importo di circa 1.850.000 euro. Per alcuni Comuni risultaultimata l’istruttoria da parte della commissione tecnica costituitanell’ambito della commissione istituzionale dell’Intesa, mentre peraltri l’esame e tuttora in corso. In alcuni casi sono gia in corso iprescritti adeguamenti progettuali.

d) Dragaggio e bonifica

Sono state per la maggior parte eseguite le operazioni di dra-gaggio sul Canale Marna, con una preliminare attivita di caratteriz-zazione dei sedimenti inquinati effettuata dall’ARPAC in funzionedelle risultanze analitiche. Il progetto approntato, in corso di attua-zione, prevede un pre-trattamento presso il sito di stoccaggio prov-visorio ubicato a S. Antonio Abate, e un definitivo trattamento diinertizzazione in un secondo sito nel territorio di Scafati, primadella finale sistemazione del materiale inertizzato. Le attivita, ini-ziate il 10 maggio 2004, non sono ancora terminate per la necessita

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XIV LEGISLATURA – DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

di dover acquisire le conclusive indicazioni circa la tipologia del

sito da utilizzare per lo smaltimento definitivo da parte del Mini-

stero dell’ambiente e della tutela del territorio e di dover conse-

guentemente reperire un sito idoneo. Il suddetto Ministero ha rite-

nuto che i materiali inertizzati debbano essere conferiti in appositi

siti da attrezzare a discariche per rifiuti speciali non pericolosi e

le relative indicazioni sono state definitivamente sancite nell’OPCM

n. 3395 del 28 gennaio 2005.

Sono in corso trattative tra il Commissario delegato e i Comuni

di Boscoreale, Boscotrecase, Torre Annunziata ed altre amministra-

zioni per acquisire la disponibilita di siti idonei e sono in corso ve-

rifiche con il Commissario per l’emergenza rifiuti nella Regione

Campania e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio

in ordine alla possibilita di utilizzare il materiale inertizzato per

la ricopertura preliminare di discariche esaurite.

Come prima operazione il Commissario delegato ha program-

mato l’effettuazione di carotaggi e di altre verifiche, laddove neces-

sari, ai fini della preliminare caratterizzazione dei siti sotto il profilo

ambientale. Sulla base dei risultati di queste operazioni, si proce-

dera ai successivi interventi di dragaggio previsti sui 170 km del-

l’alveo del fiume Sarno, suoi affluenti e canali. Sono in corso i pro-

getti esecutivi per il dragaggio e la bonifica dei sedimenti di vari

canali del bacino idrografico, ma il Commissario delegato ritiene

di dover dare priorita in particolar modo agli interventi sui canali

Marna, Bottaro e Fienga, e alle attivita di dragaggio, bonifica e si-

stemazione idraulica del tratto del fiume Sarno compreso tra foce

Sarno e il Comune di Scafati. Questo perche gli effluenti dei depu-

ratori di Scafati e Angri hanno come recapito il canale Marna, che

attualmente consente un deflusso nel fiume Sarno di circa 6 mc al

secondo, ma per consentire anche il deflusso delle acque prove-

nienti dal sopracitato effluente si deve arrivare ad assicurare un de-

flusso di 42 mc al secondo attraverso un’adeguata sistemazione

idraulica. Inoltre, il fiume Sarno, che ha al momento una capacita

di deflusso in mare di 36 mc al secondo, una volta potenziata la ca-

pacita idraulica del canale Marna e considerando le ulteriori immis-

sioni provenienti dai bacini tributari, dovra subire un ampliamento

della sezione idraulica tale da consentire un deflusso di almeno

120-130 mc al secondo, senza tener conto delle ulteriori esigenze

che deriveranno dalla sistemazione degli altri canali, tratti di fiume

e affluenti.

In particolare, il bando di gara relativo agli interventi sul tratto

foce fiume Sarno-Scafati e sui canali Bottaro e Fienga sara indetto

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entro il mese di giugno 2005; si auspica di contenere la spesa entro

17 milioni di euro. Si ritiene di poter avviare entro il 2005 le re-

stanti procedure concorsuali necessarie per gli ulteriori interventi

di bonifica programmati.

Per ottenere l’accreditamento delle risorse necessarie, gia asse-

gnate, sono in corso contatti tra il Commissario delegato e il CIPE;

tuttavia, lo stesso Commissario delegato ritiene che i 50 milioni di

euro assegnati non siano sufficienti per la realizzazione delle attivita

previste e che occorrano almeno altri 40 milioni di euro per comple-

tare gli interventi sui 170 km di corsi d’acqua del bacino.

Dal mese di settembre 2004 il Commissario delegato ha prov-

veduto alla progettazione del sito provvisorio di Striano, di am-

piezza pari a circa 35.000 mq. Lo stesso Commissario ritiene che

sara necessario dragare complessivamente almeno un milione e

mezzo di mc di terra e materiali inquinati che, successivamente al-

l’attivita di trattamento, dovranno essere conferiti in discarica. Nel

frattempo sono stati realizzati interventi collaterali attraverso l’ese-

cuzione delle operazioni di sfalcio della vegetazione infestante le

sponde e la pulizia dei materiali galleggianti sul pelo dell’acqua e

di quelli presenti lungo gli argini. I lavori, iniziati nel mese di otto-

bre 2003, sono stati ultimati a fine gennaio 2004. Inoltre, sono state

affidate le attivita di caratterizzazione dei 170 km e sono stati ac-

quisiti gli esiti analitici. Si tratta di circa 300 campionamenti, di

cui alcuni (quelli eseguiti nel tratto foce Sarno-Scafati) effettuati

ad una profondita di 8 metri, per circa 100 parametri e una banca

dati acquisita pari a circa 30 mila valori. Nella porzione di bacino

a monte del territorio di Scafati e stato caratterizzato anche il sub-

strato con profondita variabili da 1 a 3 metri, oltre alla prima coltre

di sedimenti.

Le operazioni di dragaggio si sono procrastinate di almeno sei

mesi oltre i termini preventivati, a causa delle difficolta emerse

nella gestione dei sedimenti e dei fanghi dragati, dovute soprattutto

alla incerta classificazione dei materiali ottenuti dal trattamento di

inertizzazione di detti fanghi e sedimenti. Ad avviso del Commissa-

rio delegato, se i sedimenti inertizzati a seguito del trattamento di

sanificazione fossero stati considerati inerti, avrebbero potuto essere

reimpiegati per la sistemazione morfologica di cave dismesse. In-

vece, essendo stati considerati rifiuti speciali non pericolosi, i costi

da affrontare per l’approntamento delle discariche risultano molto

elevati e conseguentemente le risorse disponibili risultano sufficienti

a coprire le esigenze finanziarie per gli interventi relativi al tratto

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del fiume Sarno dalla foce a Scafati e ai canali Bottaro e Fienga,nonche presumibilmente per gli interventi sul tratto di fiume e suicanali tributari nell’area di Sarno e S. Marzano.

Peraltro, sempre ad avviso del Commissario delegato, qualoranon si potesse perseguire la soluzione delle discariche per rifiutinon pericolosi per la mancata adesione dei consigli comunali o dellepopolazioni interessate, e nemmeno fosse percorribile la soluzionedell’utilizzo del materiale inertizzato per la ricopertura di discaricheesaurite, i sedimenti dovrebbero essere trasportati fuori Regione ecollocati in discariche autorizzate, con oneri di gran lunga superioria quelli preventivati. Conseguentemente i 50 milioni di euro sareb-bero sufficienti soltanto a realizzare le attivita sui canali Bottaro eMarna, nonche sul tratto foce Sarno-Scafati, compresa la sistema-zione idraulica necessaria a consentire il funzionamento, come giadetto, dei depuratori di Scafati e Angri. Il dragaggio e la bonificadegli altri tratti di fiume e degli altri canali del bacino richiedereb-bero ulteriori, notevoli risorse finanziarie, mentre la sistemazioneidraulica resterebbe a carico della Regione.

e) Canale Conte di Sarno

In ordine agli interventi urgenti di sistemazione del canaleConte di Sarno, alle luce delle indicazioni di cui all’OPCM n.3348 del 2004, il Commissario delegato ha prospettato in partico-lare la possibilita di determinare la decadenza dell’atto concessorioe sono state individuate ipotesi progettuali, alternative al completa-mento del canale, per la risoluzione della problematica dello smal-timento delle acque meteoriche del versante orientale del Vesuvio.Il Commissario delegato ritiene necessaria da parte statale una de-terminazione conclusiva che precisi le relative necessita finanziarie(pari a circa 50 milioni di euro, oltre gli eventuali oneri per la ces-sazione della concessione ancora in atto), mentre la Regione Cam-pania ha gia accreditato 20 milioni di euro per la realizzazione degliinterventi proposti.

f) Impianto di depurazione di Foce Sarno: adeguamento al decretolegislativo 152/99

E stata disposta l’attivazione in deroga del depuratore di FoceSarno, nella sua attuale configurazione di impianto chimico-fisico,consentendo gli allacciamenti delle parti di reti fognarie esistentidi Castellammare di Stabia, e il Commissario delegato sta operandoin vista della realizzazione dei tratti necessari a garantire l’allaccia-

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mento anche degli altri Comuni siti sulla destra del fiume (TorreAnnunziata, Boscotrecase, Trecase e Boscoreale). L’intervento do-vrebbe essere ultimato per l’inizio del mese di maggio 2005.

Per quanto concerne poi l’intervento denominato «Emissario diGragnano», che consentira l’allaccio dei Comuni di Gragnano, Ca-sola, Lettere, Pimonte, S. Maria la Carita e la restante infrastrutturafognaria di Castellammare di Stabia, i lavori sono stati consegnatidalla Regione nel mese di ottobre 2004 e se ne prevede l’ultima-zione nell’arco di due anni e mezzo.

E in corso il riesame da parte del Commissario delegato delprogetto preliminare, redatto dall’ENEA, concernente l’adegua-mento alle direttive CEE dell’impianto di depurazione di FoceSarno, in vista dell’introduzione, oltre al trattamento chimico-fisico,anche di quello biologico e della considerazione anche delle neces-sita derivanti dal collettamento dei reflui del Comune di Torre delGreco. Il progetto e in via di conclusione e il bando di gara do-vrebbe essere indetto per il luglio 2005.

La disponibilita totale e di 35 milioni di euro, gia trasferiti dalMinistero dell’ambiente e della tutela del territorio, e il Commissa-rio delegato ritiene di poter rientrare in tale importo a seguito deiribassi d’asta. Peraltro, il Ministero dell’ambiente e della tuteladel territorio si e impegnato, nel caso in cui il ribasso d’asta do-vesse risultare inferiore a 5 milioni di euro, a provvedere a soddi-sfare la residua esigenza.

g) Situazione economico-finanziaria

All’atto del passaggio di consegne a favore dell’attuale Com-missario delegato, risalente al maggio 2003, le risorse trasferitedal Prefetto di Napoli, ovvero assegnate ma non ancora all’epocaaccreditate, ammontavano a circa 240 milioni di euro, destinati acoprire gli impegni residui assunti dallo stesso Prefetto per la realiz-zazione dei depuratori e delle reti di collettori (per circa 204 milionidi euro), nonche all’attuazione di altri interventi di limitato impegnoeconomico (per circa 2 milioni di euro). La somma disponibile alnetto di tali impegni risultava pari a circa 34 milioni di euro.

Le economie derivanti dall’eliminazione dallo schema depura-tivo dell’impianto di Poggiomarino (per un totale di 18 milioni dieuro) e le economie da lavori ultimati (1 milione di euro) hannoreso disponibili circa 19 milioni di euro. Le varianti ai progetti dialcuni depuratori e collettori, conseguenti alla rimodulazione delloschema depurativo, le necessita di modifica di alcuni progetti, non-che alcune circostanze di particolare rilievo sopravvenute nel corso

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dei lavori hanno portato alla determinazione di una nuova previ-sione di spesa (circa 31 milioni di euro). Considerati, inoltre, i costidegli altri lavori affidati dal Commissario delegato (riconfigurazionee sistemazione sponde, intercettatori di macroinquinanti, siti di stoc-caggio provvisorio, indagini geognostiche, ecc. per circa 7 milioni e500 mila euro), e tenuto altresı conto delle spese per l’organizza-zione degli uffici e la gestione corrente della struttura (che per glianni 2003/2004/inizio 2005 sono ammontate a 4 milioni di eurocirca), il totale delle presumibili disponibilita finanziarie e, allostato, pari a circa 10 milioni e 500 mila euro.

Ad avviso del Commissario delegato, le suddette risorse sonosufficienti a coprire:

1) le spese per la gestione corrente della struttura, il cuionere annuale e pari a circa 2 milioni di euro;

2) le competenze economiche spettanti ai 9 raggruppamentidi progettisti, vincitori dei bandi di gara indetti per le reti fognariedalla precedente gestione commissariale;

3) le spese prevedibili per vari contenziosi tuttora in corso.

Dato che i fondi assegnati dal Ministero dell’ambiente e dellatutela del territorio devono essere impiegati per specifiche esigenze(dragaggio, bonifica, reti fognarie, adeguamento fiume Sarno), e co-munque non saranno sufficienti a completare gli interventi program-mati, il Commissario delegato si e riservato di quantificare le neces-sita finanziarie entro il primo semestre del 2005. Lo stesso Commis-sario delegato, peraltro, ritiene senz’altro necessari almeno 30 mi-lioni di euro per il completamento delle reti fognarie (che si ridur-ranno a 12 milioni di euro qualora dovesse intervenire la comparte-cipazione di ATO 3 e Regione) e altri 40 milioni di euro per gliinterventi di dragaggio e bonifica.

Sempre il Commissario delegato ha chiesto alla Presidenza delConsiglio dei Ministri l’assegnazione di almeno 10 milioni di euro,necessari per fare fronte alla gestione corrente, alle attivita dirette aristorare le popolazioni e le amministrazioni comunali interessatedalle iniziative di reperimento delle discariche, agli interventi finan-ziari da attuare in collaborazione con la Regione in occasione dieventi particolari, come ad esempio le esondazioni degli ultimimesi.

Si riportano di seguito le assegnazioni e gli accreditamenti ef-fettuati in favore dell’attuale Commissario delegato, facendo pre-sente che i dati sono in milioni di euro, che i residui accreditamentisono previsti nel corso del 2005 e che comunque, secondo le indi-cazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le procedure di

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gara possono essere avviate sulla base delle risorse assegnate, ossiacerte in termini di competenza:

AssegnazioniAccreditamenti a fine 2004

inizio 2005

Dragaggio e bonifica 50.000.000,00

Reti fognarie (Ministero ambiente) 30.000.000,00 30.000.000,00

Reti fognarie (Regione) 48.000.000,00 8.799.004,96

Reti fognarie (ATO 3) 48.000.000,00

Reti fognarie mutuo (CC.DD.PP.) 20.000.000,00 In corso

Reti fognarie (Ministero ambiente) 15.000.000,00

Ripianamento debiti Conv. Solofra 4.178.732,00 4.178.732,00

Sistema Dep. Alto Sarno (Regione) 7.000.000,00

Sistema Dep. Alto Sarno (Regione) 2.000.000,00

Depuratore Foce Sarno 25.000.000,00 23.325.603,50

Depuratore Foce Sarno 1.674.396,50

Sistemazione rete idraulica (Regione) 30.000.000,00

Canale Conte Sarno (Regione) 20.000.000,00 20.000.000,00

Completamento Modulo biolog.Foce Sarno 10.000.000,00 10.000.000,00

Totale 309.178.732,00 97.977.736,96

Si riporta di seguito la situazione contabile alla data del 31gennaio 2005:

Trasferimenti dal Prefetto 166.198.390,76

Somme assegnate, ma non accreditate 73.857.718,28

Totale 240.056.109,04

Impegni residui per lavorigia affidati dal Prefetto 206.164.098,91

Disponibilita 33.892.010,13

Economie da lavori ultimati 1.106.404,35

Presunte economie 18.000.000,00

Totale somme ancora disponibili 52.998.414,48

Maggiori impegni per variantiapprovate dal Gen. Jucci 30.715.919,76

Maggiori impegni lavoriaffidati dal Gen. Jucci 7.451.490,03

Residuo 14.831.004,69

Spese di gestione anni 2003/2004 4.213.964,53

Spese di gestione al 18/01/2005 189.200,48

Totale disponibilita presunte 10.427.839,68

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Il Commissario delegato, nell’esporre la situazione contabile,da altresı conto delle seguenti ulteriori entrate riferite all’anno 2004:

Reti fognarie 30.000.000,00Solofra 4.178.732,00Reti fognarie 8.799.004,96Dep. Foce Sarno 23.325.603,50

1.674.396,50Conte Sarno 20.000.000,00

Totale 87.977.736,96

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8. Problematiche sanitarie ed epidemiologiche

Nel corso delle attivita istituzionali, sono state rilevate alcuneproblematiche sanitarie ed epidemiologiche. In particolare si e con-statato che i vari esponenti delle istituzioni auditi dalla Commis-sione hanno dichiarato che sussiste un’emergenza sanitaria a causadell’ inquinamento del fiume Sarno e sia il Commissario delegato,generale Jucci, che il direttore generale dell’ARPAC pro tempore,avvocato Tosi, hanno fatto presente che il problema sanitario edepidemiologico deve essere affrontato dalle aziende sanitarie localiper capire se vi sono incidenze di patologie, specie tumorali, in unadeterminata zona e se queste patologie possano essere correlate al-l’inquinamento.

Si deve evidenziare che il fiume Sarno attraversa i territoridelle seguenti aziende sanitarie locali:

A.S.L. AV 2, con sede in Avellino, che abbraccia il com-prensorio solofrano-monterese;

A.S.L. SA 2, con sede in Salerno, che comprende il territo-rio dell’ Alto Sarno della Provincia di Salerno;

A.S.L. SA 1, con sede in Nocera Inferiore, che abbraccia ilcomprensorio dell’Agro Sarnese Nocerino e Scafati e Cava de’ Tir-reni;

A.S.L. NA 5, con sede in Castellammare di Stabia, per i Co-muni che vanno da Pompei alla foce del fiume.

La Commissione ha audito i responsabili delle AA.SS.LL. AV2 e SA 1, e non ancora quelli della SA 2 e NA 5, ma dalla docu-mentazione agli atti, sempre delle AA.SS.LL. audite, e da quantodagli stessi dichiarato in audizione, si evince che vi e stata un’atten-zione periodica, a volte collaborativa, con i dipartimenti provincialidi Avellino e Salerno dell’ARPAC sul problema sanitario, tant’eche l’A.S.L. SA 1 dichiara che «l’inquinamento del Sarno e l’as-senza di fognature provoca la presenza di pozzi assorbenti che in-quinano le falde, ove, a volte, si ritrovano nitrati» e che l’ A.S.L.AV 2 evidenzia che «dalla data 1991/92 permane una situazioneambientale nel comprensorio solofrano-monterese fortemente pre-giudizievole quanto meno alla qualita della vita».

L’A.S.L. AV 2, nel periodo 2001-2003, evidenzia che «il tor-rente Solofrana presenta un inquinamento industriale di natura tos-sica sia organica che inorganica», mentre l’A.S.L. SA 1, nel marzo2002, ribadisce che «il fiume Sarno e una fogna a cielo aperto ...

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con elevato inquinamento delle acque superficiali determinato dascarichi di origine civile, agricola e industriale».

Nessuno, pero, ha mai posto in essere un’indagine epidemiolo-gica per analizzare possibili relazioni causa-effetto tra inquinamentodel fiume ed eventuali patologie specifiche, particolarmente tumo-rali, che possono rapportarsi a detto inquinamento, tant’e che men-tre l’A.S.L. SA 1, in una relazione datata 9 marzo 2002, dichiarache «non si e in grado di stabilire quali siano le cause ambientali(inquinamento Sarno o altro) che portano alla morte e che solo conl’indagine epidemiologica ad hoc potrebbero essere stabilite even-tuali correlazioni», l’A.S.L. AV 2 si limita a relazionare sulle per-centuali di morti per tumori sul totale delle morti (27,78% per i ma-schi e 17,25% per le femmine) e a dichiarare che nel distretto diMontoro Inferiore (di cui fa parte anche Solofra), i tumori sonostati, nel periodo 2000-2002, la seconda causa di morte (21,25%)dopo le malattie del sistema circolatorio (53,44%).

Il direttore sanitario dell’A.S.L. SA 1, nell’audizione presso laprefettura di Salerno (17-18.10.2004), ha dichiarato che l’A.S.L. haavviato una serie di screening per alcune patologie ma poi, a se-guito di una specifica domanda, non ha potuto confermare la con-nessione tra screening e inquinamento del fiume Sarno, dato chegli screening sono avvenuti per tutto il territorio dell’A.S.L. e ancheper patologie che hanno poca attinenza con l’inquinamento (comelo screening mammografico).

Altro argomento che meriterebbe approfondimento e quello re-lativo all’inquinamento dei terreni in occasione delle esondazionidel fiume, terreni che, secondo quanto risulta da studi condotti daalcuni ricercatori e anche a seguito di prelievi effettuati dall’AR-PAC di Salerno, risultano avere un carico di cromo e rame supe-riore ai parametri fissati dalla normativa e che evidenziano un serioproblema di igiene e salute pubblica, specie se si pensa ai danni ap-portati alle colture agrarie.

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9. Attivita della Commissione

La Commissione ha svolto la sua azione essenzialmente su duefronti: da un lato, la raccolta degli indispensabili elementi di infor-mazione e di conoscenza attraverso lo strumento procedurale delleaudizioni; dall’altro, la ricerca e l’acquisizione di dati riferiti al con-testo territoriale, amministrativo e normativo in vista della compo-sizione di una sinossi delle dinamiche antropiche, del quadro nor-mativo, degli investimenti effettuati e dei risultati conseguiti.

Per quanto riguarda la definizione dei temi e dei luoghi oggettodi indagine si sono assunti i seguenti riferimenti:

per i tempi si e tenuto conto del fatto che il problema Sarnosi e posto all’attenzione del Paese nella sua drammaticita con l’epi-demia di colera che colpı Napoli nel 1973; il Governo, in tale oc-casione, decise di sviluppare un intervento anti-inquinamento suscala territoriale attraverso la Cassa del Mezzogiorno, che elaboroil Progetto Speciale n. 3 (PS3). Nelle linee generali questo inter-vento prevedeva il collettamento e la depurazione degli scarichi ci-vili ed industriali di tutti i paesi della Provincia di Napoli, di quellidei bacini idrografici dei: Regi Lagni, Alveo Camaldoli, Sarno, Irnoe Picentino. Si e assunto, pertanto, come termine di riferimento tem-porale il 1970 perche da quella data il bacino del Sarno fu oggettodi un programma di investimenti che a tutt’oggi, purtroppo, non hadato risultati apprezzabili.

Per la definizione dei luoghi l’indagine e stata estesa a 39 Co-muni del bacino del Sarno e precisamente:

17 Comuni della Provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotre-case, Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere,Ottaviano, Pimonte, Poggiomarino, Pompei, San Giuseppe Vesu-viano, Santa Maria La Carita, S. Antonio Abate, Striano, Terzigno,Torre Annunziata, Trecase;

18 Comuni della Provincia di Salerno: Angri, Bracigliano,Calvanico, Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Corbara, Fisciano,Mercato S. Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani,Rocca Piemonte, San Marzano sul Sarno, Sant’Egidio Montalbino,San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Siano;

4 Comuni della Provincia di Avellino: Forino, Montoro Infe-riore, Montoro Superiore, Solofra;

sono stati esclusi dall’indagine i rimanenti 7 Comuni e pre-cisamente: Contrada, Lauro, Monteforte Irpino, Palma Campania,Quindici, San Gennaro Vesuviano e Torre del Greco, in quanto ri-

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cadono parzialmente nei limiti del bacino idrografico con aree mon-tane obbiettivamente prive di contributi inquinanti.

Al fine di affrontare adeguatamente la comprensione delle di-verse questioni esaminate nel corso dei lavori, la Commissione haritenuto opportuno avvalersi, ai sensi dell’articolo 6 della delibera-zione istitutiva, del supporto e delle competenze tecniche di colla-boratori che hanno fornito un prezioso contributo all’attivita dellaCommissione.

Nello svolgimento della propria attivita istituzionale la Com-missione ha sinora tenuto 26 sedute, ha proceduto alla audizionein sede di 16 soggetti e ha effettuato 3 sopralluoghi, durante i qualisono stati ascoltati 48 soggetti. Agli atti della Commissione sonostati sinora acquisiti 157 documenti, di cui una parte e stata fornitadirettamente dalle istituzioni interessate e l’altra risulta acquisita aseguito di specifica richiesta formulata dalla Commissione stessa.Risulta opportuno precisare che, allo stato, pendono ulteriori ri-chieste.

L’attivita di inchiesta e sempre stata improntata alla piena col-laborazione con gli interlocutori: non si e mai, infatti, avvertita lanecessita di attivare il ricorso ai poteri dell’autorita giudiziaria ga-rantiti dalla deliberazione istitutiva. In particolare, allo scopo diconseguire un’esperienza diretta della realta delle diverse aree inte-ressate dal passaggio del fiume Sarno, si e proceduto ad assumereinformazioni mediante appositi sopralluoghi nelle Province di Sa-lerno, Avellino e Napoli. Si e, inoltre, proceduto alla richiesta dispecifica documentazione tecnica e amministrativa ai diversi sog-getti interessati che, allo stato, hanno provveduto soltanto in partealla trasmissione della stessa. Sono state acquisite, infine, agli attidella Commissione le relazioni illustrative delle attivita svolte nelcorso degli anni da parte di alcuni dei soggetti auditi.

Per rendere omogenee le diverse problematiche emerse dallosvolgimento delle attivita appena descritte, si e inteso ripartire peraree geografiche l’esame delle audizioni e della relativa documenta-zione acquisita. Meritano invece specifico approfondimento le audi-zioni del Commissario delegato per il superamento dell’emergenzasocio-economico-ambientale del bacino idrografico del fiume Sarno,generale Roberto Jucci, in ragione dell’esigenza di verificare la ge-stione delle azioni di disinquinamento in atto.

Inoltre, si e considerata l’opportunita, anche per motivi di ne-cessaria sintesi, di stralciare dalla ripartizione per aree geografichele audizioni di quei soggetti istituzionali che hanno competenza ge-nerale in ordine alle diverse funzioni amministrative ricadenti sulbacino del Sarno. A tale scopo saranno, pertanto, evidenziate le ri-

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sultanze sintetiche delle audizioni del Presidente della RegioneCampania, del Segretario generale dell’Autorita di bacino del Sarnoe del Direttore generale dell’ARPAC.

Sotto il profilo sistematico, con la presente relazione si e rite-nuto opportuno sintetizzare schematicamente le principali criticita eproblematiche emerse nel corso delle audizioni e dei sopralluoghieffettuati, rinviando, nel contempo, ai resoconti stenografici delleaudizioni il contenuto puntuale degli interventi di ciascun compo-nente della Commissione.

Audizioni del Commissario delegato per il superamento dell’emer-genza socio-economico-ambientale del bacino idrografico delfiume Sarno, generale Roberto Jucci

Le audizioni della Commissione hanno avuto inizio il 9 dicem-bre 2003 con l’intervento del Commissario delegato per il supera-mento dell’emergenza socio-economico-ambientale del bacino idro-grafico del fiume Sarno, generale Roberto Jucci, che ha ritenuto difarsi accompagnare dall’ingegnere Mario Mautone, provveditorealle opere pubbliche della Campania.

Il generale Jucci ha descritto, nella sua esposizione, le ferite diun territorio devastato sul piano ambientale, con un ecosistema al-terato e violentato, e ha rappresentato una situazione di diffusa ille-galita, parlando di scarichi e ponti abusivi, di sversamento nei ca-nali, di aggiramento dell’obbligo di pagamento della tassa da ver-sare per il disinquinamento delle acque provenienti dalle zone indu-striali, di pozzi abusivi, della necessita di rimuovere 300.000 tonnel-late di materiale vegetale e di altri rifiuti, di dragare 1.500.000 metricubi di sedimenti.

Il generale Jucci e poi passato a specificare i compiti a lui as-segnati dal Presidente del Consiglio con l’ordinanza n. 3720 del 12marzo 2003, consistenti: nel dragaggio del fiume Sarno, dei suoi af-fluenti e dei canali connessi, unitamente alla ridefinizione del si-stema dei depuratori e dei collettori da realizzare; nel completa-mento delle 39 reti fognarie comunali; nella rimodulazione dei si-stemi depurativi utilizzati dalle ditte ed industrie conciarie e conser-viere e dei sistemi tecnologici di funzionamento; nell’adeguamentoalle direttive CEE dell’impianto di depurazione di Foce Sarno, dautilizzare anche per i reflui provenienti dalla rete fognaria di Torredel Greco; nell’adeguamento dei cicli industriali delle circa 500aziende coinvolte.

Il Commissario delegato si e poi soffermato sugli interventi inatto o programmati nell’immediato e ha segnalato, in particolare,

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l’intervenuta rimodulazione dello schema depurativo del MedioSarno, nonche ricordato di aver proposto l’eliminazione dell’im-pianto di depurazione di Poggiomarino e di aver fatto iniziare i la-vori di studio per la rimodulazione degli altri depuratori e collettori.

Il generale Jucci ha dichiarato, altresı, di aver completato la re-dazione dei bandi di gara relativi allo sfalcio dei 170 km di argini eal carotaggio lungo gli stessi 170 Km, nonche di aver avviato lostudio per il ridimensionamento delle 39 reti fognarie comunali ri-spetto ai progetti preliminari a suo tempo approvati.

Per cio che riguarda, invece, la situazione delle imprese con-ciarie e conserviere, da sempre annoverate tra le principali fontidi inquinamento del bacino, il generale Jucci ha presentato il pro-blema nella sua tragicita, derivante dalla necessita di conciliare leesigenze occupazionali con quelle ambientali. Questa necessita hafatto sı che non si potessero applicare nell’immediato regole parti-colarmente severe con riferimento alle sanzioni per violazioni dinorme in materia di tutela ambientale. In tale ottica, il Commissarioha comunicato alle imprese conciarie e conserviere che entro giu-gno 2004 avrebbero dovuto adeguarsi alle vigenti normative alfine di evitare la chiusura degli impianti.

Alle numerose domande avanzate dai senatori, il generale Jucciha risposto nella seconda parte dell’audizione, svoltasi nella sedutadel 21 gennaio 2004, soffermandosi sulle difficolta incontrate perriportare su un binario di sicurezza ambientale la situazione del ba-cino del Sarno con particolare riferimento all’attivita delle industrieconserviere e conciarie. Il Commissario delegato nell’occasione haanche depositato una copiosa documentazione riguardante i rapportiredatti e i provvedimenti adottati in relazione ai settori conciario econserviero a seguito di ispezioni effettuate dal personale del Com-missario e da quello dell’ARPAC.

Ai senatori che chiedevano maggior rigore nel perseguire leaziende inquinanti il generale Jucci ha risposto che «La problema-tica del settore conserviero e particolarmente delicata ed una partedella responsabilita in materia ambientale e dello Stato e della Re-gione che ancora non hanno realizzato depuratori, collettori e retifognarie, responsabilita che quindi va divisa al 50% tra industrialied istituzioni. Nei progetti delle reti fognarie e stato previsto chequasi tutte le industrie possano collegarsi ad esse». E ancora, che«non e possibile comminare sanzioni economiche – veri deterrenti– perche tale facolta appartiene alla Regione Campania».

In ordine ai cicli di lavorazione delle industrie e dei due depu-ratori, il Commissario delegato ha poi affermato che sono in can-tiere due tipi di progetti: uno a lunga scadenza con i fondi della Re-

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gione, che presumibilmente saranno erogati nel 2005, ed uno a

breve termine (per migliorare sia i cicli delle industrie, sia i depu-

ratori), il cui onere gravera per tre parti sui fondi del Commissariato

e per una parte sulle aziende. Riguardo le industrie conciarie, il ge-

nerale Jucci ha riferito di aver emesso, all’inizio della sua attivita,

due ordinanze: con la prima il depuratore dell’impianto di Solofra

e quello di Mercato S. Severino sono stati definiti come parti di

un unico complesso depurativo; con la seconda si e autorizzata

per un anno la fuoriuscita di reflui con 5 sostanze tarate sulla

base di determinati coefficienti, perche non essendo possibile elimi-

nare le stesse con l’attuale funzionalita dei depuratori, si potessero

intanto neutralizzare tre di queste sostanze, studiando nel frattempo

modalita di intervento capaci di eliminare anche le due sostanze ri-

manenti.

Il Commissario delegato ha anche ricordato il bando di gara

per il carotaggio di tutti i 170 km con le priorita Marna, Angri, Mu-

lino, Bottaro, Sguazzatorio, Fienga e poi del tratto del fiume Sarno

da foce Sarno a Scafati ed evidenziato le questioni relative ai sedi-

menti contenenti elementi di pericolosita.

Il generale Jucci ha poi consegnato una documentazione rela-

tiva agli atti posti in essere sia nel corso della sua gestione, sia

in quelle precedenti, come fonti storiche oggettive dell’attivita com-

missariale, ha evidenziato le difficolta incontrate nell’operare velo-

cemente con gli altri enti (governativi, regionali, provinciali e co-

munali), con i quali esiste comunque uno spirito collaborativo, e

si e quindi lamentato della mancanza di fondi che potrebbe mettere

a rischio il lavoro realizzato.

Nel corso dell’audizione, sono emerse forti perplessita, da

parte di alcuni senatori, circa l’opportunita di procedere alla rimo-

zione dei sedimenti, senza prima effettuare mirati interventi struttu-

rali, rispetto soprattutto al disinquinamento dei torrenti e dei canali

che sversano nel Sarno, interventi che eviterebbero nel futuro il de-

posito di nuove sostanze. Altro rilievo e stato rappresentato sulla

necessita di individuare siti provvisori idonei al deposito dei sedi-

menti. L’individuazione, infatti, di siti provvisori – e stato sostenuto

in alcuni interventi – non risolverebbe il problema, potendo provo-

care in concreto la localizzazione di nuove fonti altamente inqui-

nanti. L’accertamento della specificita delle sostanze inquinanti,

che potrebbe essere attuata anche attraverso una piu estesa azione

di carotaggio, viene indicata, unitamente al disinquinamento dei tor-

renti e dei canali, come obiettivo primario rispetto alla individua-

zione dei siti definitivi.

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Il Commissario delegato e stato nuovamente ascoltato dallaCommissione nella seduta del 25 maggio 2004 a seguito dell’esi-genza, rappresentata da alcuni senatori, di ricevere delucidazionisulla tempistica ed opportunita di alcuni lavori eseguiti nel bacinodel Sarno, con particolare riferimento: all’opportunita di effettuareil dragaggio del fiume prima di completare il carotaggio e senzala messa a regime di tutto il sistema infrastrutturale; all’esigenzadi fare chiarezza circa le modalita, i tempi e le risorse necessarieper completare le varie opere di rete fognaria e depurativa; ai com-piti del Commissario delegato per cio che riguarda la sistemazioneidraulica e il canale Conte di Sarno a seguito dell’ordinanza n. 3348del 2 aprile 2004; al problema degli scarichi e all’adeguamento allenorme comunitarie; al rigore dei controlli; alla possibilita di rimuo-vere le cause dell’inquinamento secondo le piu moderne tecnologie,favorendo ad esempio l’autodepurazione del fiume; al rapporto del-l’OMS del 1997, che segnalava come nella zona interessata risul-tasse un indice di mortalita per cancro e leucemia superiore del17% rispetto ad altre zone del mondo.

In occasione di questa seconda audizione, il generale Jucci hainiziato la sua esposizione premettendo di aver risolto molte proble-matiche e di averne avviate a soluzione tante altre. Sull’opportunitadi realizzare la bonifica prima del completamento delle opere infra-strutturali, il Commissario delegato ha ricordato il contenuto di dueordinanze che stabiliscono precise modalita circa la realizzazionedei lavori, nonche la normativa vigente in materia, che attribuisceun ruolo fondamentale alla caratterizzazione dei sedimi inquinantipresenti nei vari corpi idrici che costituiscono il bacino del fiume.Il generale Jucci ha fatto poi presente che le attivita di caratterizza-zione si sarebbero concluse nell’arco di due mesi e che probabil-mente la situazione si sarebbe presentata molto delicata, con possi-bili questioni sanitarie in due aree. Il Commissario delegato ha an-che insistito sulla necessita di procedere al dragaggio, al carotaggioe alla sistemazione idraulica, interventi questi necessari per far an-dare a mare 120 metri cubi d’acqua al secondo e ricreare cosı quellasituazione di equilibrio che e stata compromessa nel tempo. In or-dine ai reflui dei Comuni, il generale Jucci ha sottolineato la neces-sita della soluzione «emissario di Gragnano» per la rete fognaria diCastellammare di Stabia e dei Comuni limitrofi, del collegamentofognario tra Castellammare e i 4 Comuni del Basso Sarno e dellamessa a punto del depuratore di Foce Sarno.

Per quanto riguarda le industrie conciarie della zona di Solofra,il Commissario delegato ha difeso le proprie scelte, che hanno por-tato a migliorare i cicli di lavorazione e ha sottolineato la necessita

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di migliorare l’efficienza del depuratore di Solofra, per il quale estato chiesto al Governo un finanziamento di 15 miliardi di lire. Aseguito di un censimento fatto nelle industrie conserviere, e stato de-finito un elenco di interventi, per circa 30 milioni di euro, finalizzatoal risparmio delle risorse e alla produzione di reflui meno inquinantiattraverso il riciclo delle acque di primo e secondo lavaggio, il riuti-lizzo delle acque di raffreddamento e l’utilizzo di pelatrici che nonimpiegano acqua o che ne impiegano poca. Il Commissario delegatoha precisato che i suddetti interventi risultano suddivisi in due cate-gorie: quelli cofinanziati perche particolarmente onerosi (come quellirelativi alle torri di raffreddamento e alle pelatrici di tipo moderno);quelli per una migliore gestione degli impianti di depurazione, per lacorretta gestione delle acque di lavaggio dei piazzali, per il recuperodelle acque. Il generale Jucci ha inoltre fatto presente di aver con-cluso un accordo in base al quale non sarebbero state date conces-sioni momentanee sino al 2005 se le industrie non avessero eseguitoa loro spese il collegamento con la rete fognaria.

Il Commissario delegato ha poi osservato che per il settore con-ciario la situazione e piu complessa e che i primi interventi sono statirappresentati dall’aver dotato di un regolamento la nuova gestioneunitaria dei depuratori di Solofra e Mercato S. Severino e dall’averintrodotto una tariffa capace di scoraggiare scarichi abusivi ed ille-citi. Ogni inadempienza da parte delle aziende e stata segnalata dalCommissariato alla procura competente.

Il generale Jucci, con riferimento al canale Conte di Sarno, haevidenziato la gravita della situazione sanitaria e ambientale deter-minata dal fatto che tutti i reflui provenienti dalle zone di Poggio-marino, Boscoreale e Pompei sono andati a confluire in questogrande scatolare di cemento armato, e ha fatto presente che occorreprendere i reflui e portarli alle reti fognarie esistenti o ancora darealizzare.

Audizione del Presidente della Regione Campania, onorevole Anto-nio Bassolino

Nella relazione da lui consegnata in occasione dell’audizionedel 15 ottobre 2004, il Presidente della Regione Campania, onore-vole Antonio Bassolino, ha evidenziato che la Regione ha da tempoindividuato nel fiume Sarno una delle principali criticita del territo-rio regionale e ha affermato di aver posto in essere la piu strettacollaborazione con tutti gli enti che intervengono sul riassetto idro-geologico e sul risanamento ambientale del fiume Sarno e dei suoiaffluenti.

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In sintesi, il Presidente della Regione Campania ha fatto espli-citamente riferimento alle attivita di pianificazione realizzate dal-l’Autorita di bacino, agli interventi per la riduzione del rischio diinondazione e, infine, agli interventi per la riduzione del degradoigienico-sanitario, quale ulteriore grave componente dell’emergenzaambientale in cui versa l’intera area.

Il Presidente Bassolino ha anche fatto presente che il Commis-sario delegato per l’emergenza idrogeologica in Campania, oltre adoccuparsi della ricostruzione e della messa in sicurezza di Sarno edegli altri Comuni colpiti dagli eventi del maggio 1998, si e ancheconcentrato, per quanto di sua competenza, sulla sistemazione idro-geologica del fiume Sarno e lo ha fatto in stretto rapporto di colla-borazione con l’Autorita di bacino, prevedendo la progettazione el’esecuzione di alcuni interventi significativi. In particolare, la strut-tura commissariale ha realizzato la sistemazione dell’Alveo comunenocerino, che attraversa il territorio comunale di San Marzano sulSarno e in parte quelli di Scafati e Nocera Inferiore.

Nella sua relazione il Presidente della Regione Campania hapoi evidenziato i risultati conseguiti con i lavori di ripristino e dirinforzo degli argini, che hanno permesso di ottenere la riduzionedei fenomeni di inondazione; inoltre, con le economie ottenute, sie programmato uno specifico intervento sulla vasca Cicalesi, au-mentando in modo significativo il volume utile e riducendo ulterior-mente il rischio di inondazione.

Il Presidente Bassolino ha altresı rilevato che la struttura com-missariale ha appaltato i lavori per la riduzione del rischio di inonda-zione lungo il torrente Solofrana (con inizio entro la fine dell’estate),nonche i lavori per la sistemazione del torrente Lavinaro nei territoridi Bracigliano e di Mercato San Severino. Accanto a queste, sonostate evidenziate le opere gia completate o in corso di completamentonei territori di Sarno, Siano e Bracigliano. Il Presidente della RegioneCampania si e poi soffermato sull’azione svolta dal Commissario de-legato, ricordando che essa si e sviluppata su piu fronti: completa-mento degli impianti di depurazione di Angri, S. Antonio Abate eNocera Superiore; avviamento e completamento dei collettori delMedio Sarno e di Foce Sarno; allineamento delle progettazioni dellereti fognarie urbane ad un livello definitivo, con individuazione deglistralci esecutivi da avviare prioritariamente in appalto; bonifica delfiume Sarno e dei suoi affluenti mediante operazioni di dragaggiodei sedimenti giacenti per 1.500.000 metri cubi; attivita di verificae di controllo delle attivita industriali presenti sul territorio; predispo-sizione del progetto di ripristino funzionale del sistema depurativodel comprensorio dell’Alto Sarno; proposta per un’ipotesi di solu-

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zione tecnico-giuridica dei problemi relativi alla concessione dei la-vori di sistemazione del canale Conte di Sarno.

Audizione del Segretario generale dell’Autorita di bacino del Sarno,dottor Marcello Postiglione

Nell’ambito dell’audizione svoltasi nella seduta del 4 febbraio2004, il dottor Postiglione ha fatto presente che l’Autorita di bacino,istituita nel 1998, lavora in sinergia con il Commissario Jucci, con ilCommissario di Governo per l’emergenza idrogeologica nella Re-gione Campania e con gli altri enti che hanno competenza in mate-ria, in quanto il processo di disinquinamento non puo prescinderedall’assetto idraulico e idrogeologico dell’area del fiume.

Il piano di bacino e stato stilato in due momenti: in una primafase si e realizzato il piano straordinario, che ha individuato le areea maggior rischio idrogeologico (le aree a rischio R4), poi si e pas-sati alla realizzazione del vero e proprio Piano stralcio di bacino perdelimitare le aree a rischio. Il Piano stralcio per l’assetto idrogeolo-gico individua tutte le aree a forte pericolosita (R4, R3, R2 e R1) ele regolamenta entrando nel merito di ciascuna. I piani regolatoridei Comuni si stanno adeguando a queste previsioni. Nell’ambitodel piano e stato redatto anche quello relativo all’assetto idraulicodel Sarno, che tiene conto delle fasce demaniali, tranne quelle incui insistono costruzioni abusive che dovranno essere abbattute infase di realizzazione della sistemazione idraulica. Poiche gli studihanno evidenziato che l’attuale portata del Sarno risulta di granlunga superiore a quella che l’alveo puo contenere, il piano prevedela realizzazione di opere di invaso da realizzare a monte e a valleper un totale di 36 zone. L’opera a valle verra realizzata intera-mente, mentre per quella a monte e necessario attendere le disponi-bilita finanziarie.

Nella seconda parte dell’audizione, svoltasi nella seduta dell’11febbraio 2004, nel rispondere alle domande poste dai commissari, ildottor Postiglione ha ricordato che l’Autorita di bacino ha solo fun-zioni di programmazione e che, essendo pochi i fondi, ha redattouno studio di ottimizzazione degli interventi che poi dovranno es-sere attuati dagli enti locali secondo le rispettive competenze. Trale opere che sono state ipotizzate da finanziare nell’APQ ci sonodue grandi interventi, uno sulla vasca Cicalesi, che passerebbe da75.000 a 150.000 metri cubi, e l’altro a San Valentino Torio.

Il dottor Postiglione ha rilevato che il Parco regionale delfiume Sarno e stato istituito nella logica di salvaguardare il salva-bile, di preparare le aree all’interno per un suo futuro disinquina-

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mento, e ha auspicato la costituzione del corpo dei sorvegliantiidraulici, la cui presenza in loco potrebbe impedire tutti quei disastriche attualmente si verificano impunemente: dallo scarico abusivoall’erosione dell’argine e alla creazione di chiuse per la derivazionedi acque.

Un problema sul quale il dottor Postiglione si e soffermato equello della rottura degli argini, erosi dagli agricoltori per ricavarequalche metro di terra in piu per le loro serre e per le loro colture. Ildottor Postiglione ha poi osservato che la Regione ha demandato lacompetenza per la manutenzione idraulica del fiume proprio a quelConsorzio di bonifica che ha gestito di fatto le captazioni.

Il Segretario generale dell’Autorita di bacino, mentre da unaparte ha evidenziato l’attivita di collaborazione col Commissariodelegato nel complessivo intervento di dragaggio e di sistemazioneidraulica, dall’altra non ha nascosto la difficolta ad operare con glienti locali e, a tal proposito, ha ricordato la revoca dei finanzia-menti ai Comuni di Nocera Superiore e Casola di Napoli per nonaver dato corso alla redazione dei progetti; attualmente la revocadel finanziamento e stata sostituita con la nomina di un commissa-rio ad acta.

In merito alla realizzazione dei depuratori, il dottor Postiglioneha dichiarato che la mancata realizzazione di uno dei depuratoriprogrammati e dovuta al ritrovamento di un villaggio preistoricopresso il sito di impianto, mentre un altro depuratore, quello di Sca-fati-S. Antonio Abate, non e stato ancora realizzato per motivi tec-nici legati ad un problema di interpretazione della falda. Il dottorPostiglione ha poi riferito di non essere a conoscenza della praticarelativa al depuratore di Angri e, rispetto alle problematiche legatealle attivita illecite – pur ribadendo i compiti strettamente program-matici dell’Autorita di bacino –, ha precisato che e prassi di taleautorita procedere alla segnalazione di eventuali abusi alla Procuradella Repubblica e poi al Consorzio di bonifica, al Comune e a chiha competenza affinche si provveda alla rimozione dell’opera.

Audizione del Direttore generale dell’ARPAC, avvocato AntonioTosi

Nel corso dell’audizione svoltasi nella seduta del 18 febbraio2004, l’avvocato Tosi ha illustrato le attivita e le finalita istituzio-nali dell’ARPAC, evidenziando tra i principali compiti le funzionidi vigilanza e di controllo tecnico-analitico sulle fonti di inquina-mento. L’avvocato Tosi ha pero sottolineato la carenza di risorse fi-nanziarie provenienti dalla Regione Campania per l’effettuazione

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dei compiti istituzionali. Nella seconda parte dell’audizione, svoltasinella seduta del 3 marzo 2004, il direttore dell’ARPAC ha conse-gnato una relazione scritta in risposta ai quesiti avanzati dai sena-tori, accompagnata da due tabelle esplicative dei ruoli e delle fun-zioni di tutti i soggetti che intervengono sul territorio per fini di tu-tela ambientale.

Alle domande poste dai commissari sulle responsabilita pre-gresse in tema di abbandono del territorio, di inerzia amministra-tiva, di reati ambientali e sulle cause in genere che hanno determi-nato il gravissimo inquinamento, sostanzialmente non e stata datarisposta, anche se l’avvocato Tosi ha riferito dell’esistenza di unelenco con i nominativi di 26 persone rinviate a giudizio per le in-dagini effettuate dall’ARPAC sul Sarno, che avrebbe successiva-mente fatto pervenire agli atti della Commissione. Infine, il direttoregenerale dell’ARPAC ha evidenziato che i compiti istituzionali sonogeneralmente attuati in rete con tutte le istituzioni, tranne che con ilgenerale Jucci con il quale si ha solo un rapporto convenzionale.

Il quadro delle audizioni

Come gia indicato, al fine di fornire una piu omogenea disa-mina delle problematiche emerse nel corso delle attivita istituzio-nali, si e deciso di raggruppare per provincia le audizioni effettuate.Tale criterio risponde all’intento di precostituire un quadro opera-tivo per la successiva attivita della Commissione, anche con parti-colare riferimento ai compiti relativi alla individuazione delle even-tuali responsabilita.

Provincia di Avellino

La Commissione ha dato corso alle seguenti audizioni in sede:

Presidente dell’amministrazione provinciale;

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino.

Nel corso del sopralluogo del 14 ottobre 2004 sono state effet-tuate le seguenti audizioni:

Prefetto di Avellino;

Vice Sindaco di Mercato S. Severino;

Sindaco di Montoro Inferiore;

Vice Sindaco di Montoro Superiore;

Sindaco di Solofra;

Presidente del CO.DI.SO.;

Direttore generale dell’A.S.L. AV 2;

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Presidente dell’ASI di Avellino;

Presidente dell’Associazione conciatori di Solofra;

Rappresentanti delle organizzazioni sindacali.

L’attenzione della Commissione e stata rivolta particolarmentealla questione del polo conciario di Solofra, che storicamente e statoindicato quale una delle principali fonti di inquinamento del fiumeSarno, ma che rappresenta anche una rilevante componente econo-mica per l’intero territorio. In particolare dalle anzidette audizioni, ein conseguenza del sopralluogo effettuato presso i luoghi oggettodell’attivita parlamentare di inchiesta, sono emerse le seguenti pro-blematiche, meritevoli di successivi necessari approfondimenti an-che in ordine all’accertamento di eventuali responsabilita e alle ve-rifiche relative all’impiego delle risorse pubbliche:

mancato o insufficiente coordinamento tra le diverse istitu-zioni interessate e il Commissariato di Governo;

insufficienti notizie in ordine alla eventuale presenza di infil-trazioni di natura criminosa nella gestione degli interventi di disin-quinamento, con particolare riferimento alla titolarita degli appaltiaggiudicati;

presa d’atto della esistenza di un essiccatoio per l’essicca-zione dei fanghi e di un deodorizzatore interamente acquistati o rea-lizzati mediante l’impiego di risorse pubbliche. Tali strutture oltre anon essere state collaudate, e dunque mai utilizzate, sarebbero stateoggetto di episodi di «cannibalizzazione». La mancata messa in fun-zione delle strutture, con particolare riferimento all’essiccatoio diSolofra, ha determinato un aumento dei costi per il trasporto di fan-ghi. Si segnala che l’eventuale normalizzazione delle attivita com-porterebbe l’erogazione di nuovi investimenti;

necessita di verificare la frequenza e l’intensita dei controllia cui sono soggette le cinque industrie conciarie autorizzate a depu-rare in proprio;

imperfetta attivazione del sistema di verifica e controllodelle attivita da parte delle amministrazioni preposte secondo le vi-genti normative;

possibile presenza di attivita produttive abusive sinora maiaccertata in sede di controlli;

problematiche legate allo smaltimento delle acque dispruzzo, che non possono essere trattate per la mancanza delleprescritte autorizzazioni amministrative presso l’impianto delCO.DI.SO., e sono dunque trattate presso altri impianti con aggra-vio di costi;

diffuso fenomeno di abusivismo edilizio;

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necessita di interventi di ordinaria e straordinaria manuten-zione per l’impianto di depurazione di Solofra;

accertamento della attivita svolta dagli impianti di depura-zione di competenza dell’ASI di Avellino;

questione relativa all’attuale gestione degli impianti di depu-razione di Solofra e Mercato S. Severino con riferimento a questionidi carattere sia tecnico che amministrativo.

Provincia di Napoli

La Commissione ha dato corso alle seguenti audizioni:

Presidente dell’amministrazione provinciale;

Comandante Nucleo operativo ecologico dell’Arma dei Ca-rabinieri;

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di TorreAnnunziata;

Presidente della stazione sperimentale per l’industria dellepelli e delle materie concianti di Napoli;

Sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia diNapoli.

Nel corso del sopralluogo del 15 ottobre 2004 sono state effet-tuate le seguenti audizioni:

Presidente della Regione Campania;

Assessore all’ambiente della Regione Campania;

Prefetto di Napoli;

Commissario straordinario del Comune di Castellammare diStabia;

Vice Sindaco di S. Antonio Abate;

Sindaco di Striano;

Sindaco di Torre Annunziata.

Sono emerse le seguenti problematiche, meritevoli di succes-sivi necessari approfondimenti:

carenza di coordinamento operativo tra le diverse istituzioniinteressate e il Commissariato di Governo;

insufficienti notizie in ordine alla eventuale presenza di infil-trazioni di natura criminosa nella gestione degli interventi di disin-quinamento, con particolare riferimento alla titolarita degli appaltiaggiudicati;

imperfetta attivazione del sistema di verifica e controllo daparte delle amministrazioni preposte secondo le vigenti normative;

diffuso fenomeno di abusivismo edilizio;

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accertata incompletezza delle reti fognarie dei Comuni, condifferenti percentuali, e conseguente rilevamento di scarichi abusiviin numero cospicuo, nonche di pozzi abusivi, per i quali e stato par-ticolarmente difficile applicare le conseguenti sanzioni;

necessita di individuare una proposta per la soluzione tec-nico-giuridica dei problemi relativi ai lavori di sistemazione del ca-nale Conte di Sarno;

questione delle frequenti esondazioni del canale Marna, chenecessita di interventi urgenti e ineludibili;

necessita di verificare gli scarichi industriali di Rovigliano edi Castellammare di Stabia (foce Sarno) e conseguente adegua-mento dei cicli industriali;

adeguamento alle direttive CEE dell’impianto di depura-zione di Foce Sarno;

questione del sito provvisorio di Striano per lo stoccaggiodei fanghi provenienti dal dragaggio.

Provincia di Salerno

La Commissione ha dato corso alle seguenti audizioni in sede:

Presidente dell’amministrazione provinciale;Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nocera

Inferiore;Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno;Commissario straordinario del consorzio di bonifica dell’A-

gro Sarnese Nocerino.

Nel corso del sopralluogo dei giorni 12 e 13 febbraio 2004sono state effettuate le seguenti audizioni:

Prefetto di Salerno;Sindaco di Scafati;Sindaco di Angri;Sindaco di S. Marzano sul Sarno;Sindaco di S. Valentino Torio;Sindaco di Nocera Inferiore;Sindaco di Nocera Superiore;Sindaco di Cava de’ Tirreni;Sindaco di Castel S. Giorgio;Sindaco di Fisciano;Sindaco di Mercato S. Severino;Sindaco di Pagani;Sindaco di Bracigliano;Sindaco di Corbara;

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Sindaco di Calvanico;Sindaco di Roccapiemonte;Sindaco di S. Egidio del Monte Albino;Sindaco di Siano;Commissario straordinario del Comune di Sarno.

Nel corso del sopralluogo dei giorni 17 e 18 novembre 2004sono state effettuate le seguenti audizioni:

Prefetto di Salerno;Questore di Salerno;Comandante del Comando provinciale dell’Arma dei Carabi-

nieri di Salerno;Comandante della Guardia di Finanza di Salerno;Comandante del Gruppo Carabinieri per la tutela dell’am-

biente di Napoli;Comandante del NOE Salerno;Direttore ARPAC di Salerno;Direttore A.S.L. SA 1;Presidente ASI di Salerno;Vice Sindaco di Cava de’ Tirreni;Vice Sindaco di Nocera Inferiore;Sindaco di Nocera Superiore;Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di

Salerno;Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di

Nocera Inferiore.

Sono emerse le seguenti problematiche, meritevoli di succes-sivi necessari approfondimenti:

insufficienti notizie in ordine alla eventuale presenza di infil-trazioni di natura criminosa nella gestione degli interventi di disin-quinamento, con particolare riferimento alla titolarita degli appaltiaggiudicati;

imperfetta attivazione del sistema di verifica e controllo daparte delle amministrazioni preposte, anche in connessione con lasovrapposizione di competenze amministrative;

diffuso fenomeno di abusivismo edilizio;accertata incompletezza delle reti fognarie dei Comuni, con

differenti percentuali, e conseguente rilevamento di scarichi abusivi;problematiche connesse alla individuazione del sito provvi-

sorio di stoccaggio dei fanghi provenienti dalle attivita di dragaggiodel fiume Sarno (Castel S. Giorgio);

presa d’atto della esistenza in Cava de’ Tirreni di un ponte,realizzato dall’ASI di Salerno, parte della cui struttura insiste diret-

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tamente nel sito di impianto del collettore delle acque reflue, impe-dendone, pertanto, il completamento;

problematiche connesse allo stato di particolare degrado am-bientale in cui versa il torrente Cavaiola, anche in considerazionedella necessita di intensificare le attivita di controllo nei confrontidei poli industriali e degli scarichi privati di Cava de’ Tirreni, No-cera Superiore e Nocera Inferiore, quali Comuni interessati dal pas-saggio del suddetto torrente;

problematiche relative al polo industriale agro-alimentare,con particolare riferimento alla necessita di attivare un efficace si-stema di controlli in ordine alla adeguatezza degli attuali impiantidi depurazione in uso presso le aziende e al loro corretto utilizzo.

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10. Conclusioni

Come gia sottolineato in premessa, la presente relazione servea fornire un primo quadro di insieme delle innumerevoli problema-tiche sottese alla questione dell’inquinamento del fiume Sarno, non-che a tirare le fila del lavoro svolto in questa prima fase fornendoun panorama di sintesi, destinato soprattutto a far emergere alcuniprofili e alcune questioni che allo stato sembrano esigere particolareattenzione e approfondimento, ponendosi come punti di criticita, giasin d’ora rilevabili, che nella loro emblematicita dovranno essere te-nuti in attenta considerazione nel prosieguo dell’inchiesta, senzacon questo voler pregiudicare approfondimenti ed indagini in altredirezioni e con riferimento ad altri aspetti dell’emergenza Sarno.

In questo primo anno e mezzo di inchiesta e stato possibileevidenziare alcune circostanze significative, che ben possono esseresintetizzate attraverso una serie di considerazioni in grado di fornireun primo contributo alla definizione del quadro complessivo delleproblematiche relative all’emergenza Sarno.

In particolare:

a) Si e riscontrata la mancanza di un’efficace azione pro-grammatoria rispetto all’analisi della dinamica delle popolazioni edella struttura socio-economica del territorio, dalla quale risultache il bacino del fiume Sarno si presenta come un unico aggregatourbano omogeneo la cui gestione richiede azioni ed attivita comunie coordinate. Le audizioni dei responsabili degli enti locali e dellevarie amministrazioni hanno evidenziato, invece, uno scollamentoistituzionale, aggravato da una sostanziale inefficacia delle azionidi prevenzione e controllo. Dal punto di vista amministrativo, loscollamento istituzionale sopra ricordato si e manifestato attraversoun’evidente sovrapposizione di competenze, che a sua volta ha fa-vorito il consolidarsi di un contesto caratterizzato da una ridottis-sima efficacia e praticabilita concreta dei controlli, tanto di quellipreventivi quanto di quelli successivi. Il dato ordinamentale costi-tuito dalla sovrapposizione, dalla duplicazione e dalla frammenta-zione, in capo ad una estesa pluralita di soggetti, di competenzenon coordinate fra loro ha fatto sı che ciascun ente tenesse un com-portamento autonomo, senza raccordo e collegamento con gli altrienti, in un quadro di disarticolazione delle competenze e di polve-rizzazione delle responsabilita capace solo di generare un annebbia-mento e un occultamento delle responsabilita dei diversi soggettiistituzionali. D’altro canto sempre il dato ordinamentale della so-vrapposizione, duplicazione e frammentazione di competenze ha

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operato come presupposto normativo ed istituzionale di diffuse si-tuazioni di inerzia amministrativa, e in qualche caso di vera e pro-

pria atrofia, sul fronte della vigilanza e del contrasto delle attivitainquinanti, con particolare riferimento al fenomeno degli scarichiabusivi – spesso collegato, peraltro, alla piaga dell’abusivismo edi-

lizio – e a quello delle captazioni abusive della risorsa idrica. Inparticolare la Commissione ha verificato che gia nel 1993 il Con-

sorzio di bonifica dell’Agro Sarnese Nocerino aveva redatto unostudio, curato dal professor Pietro Celico dell’Universita FedericoII di Napoli, che dava conto della presenza nella piana di Sarno

di circa 6000 pozzi, con profondita 70-120 metri, realizzati senzala precauzionale cementazione del foro e per questo non idoneiad impedire il collegamento della falda superficiale, ricca di so-

stanze organiche ed inquinanti vari, con quella profonda. Merita,in effetti, di essere segnalata in particolare l’inefficacia del controllosull’uso della risorsa idrica sotterranea, che ha determinato l’instau-

rarsi di situazioni di inquinamento veramente preoccupanti e il cuirisanamento richiedera tempi e risorse addirittura maggiori di quelli

necessari per il risanamento delle acque superficiali. Un esempio,emblematico sino ai limiti del grottesco, delle conseguenze perversedel sopra descritto contesto di polverizzazione delle competenze, di

mancanza di raccordo e di coordinamento, di offuscamento delle re-sponsabilita e di inefficacia dei controlli e rappresentato dalla vi-cenda del pilone di sostegno di un ponte realizzato dall’ASI che in-

siste proprio sul collettore per la raccolta degli scarichi che proven-gono da Cava de’ Tirreni, vicenda di cui la Commissione ha potuto

acquisire conoscenza attraverso un sopralluogo effettuato in zonaSanta Lucia del suddetto comune. Un altro punto dolente riscontratoe quello rappresentato dall’insufficiente coordinamento tra le azioni

del Commissariato e gli enti territoriali, fenomeno questo certo noninsolito nel vasto panorama delle gestioni commissariali, ma che nelcaso specifico ha assunto dimensioni particolarmente rilevanti. Pe-

raltro, la situazione del bacino del Sarno e divenuta insostenibile an-che dal punto di vista dell’emergenza idrogeologica, atteso che sol-

tanto la realizzazione di interventi ormai assolutamente indifferibilipotra scongiurare il ripetersi di gravi esondazioni, pericolose per leabitazioni e per le persone. Al riguardo si deve ricordare in partico-

lare che, nel mese di dicembre del 2004 e nel mese di marzo del2005, nel Comune di Scafati si sono verificate due esondazioni,che hanno provocato ingenti danni e che hanno indotto l’ammini-

strazione comunale a chiedere la dichiarazione dello stato di cala-mita. Tali esondazioni hanno altresı messo in evidenza che esiste-vano delle passerelle sul contrafosso destro del fiume Sarno, la

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cui demolizione si e resa necessaria per consentire il deflusso delleacque. Inoltre, in occasione degli eventi atmosferici dei giorni 25 e26 dicembre 2004, si sono resi indispensabili dei lavori di consoli-damento dell’argine sinistro del fiume Sarno in localita Ortalonga,sempre nel territorio del Comune di Scafati. Entrambi gli episodi,secondo alcuni, potrebbero essere ricollegabili a lavori precedente-mente fatti eseguire dal Commissariato. Secondo altri, invece, nelcaso degli eventi del 26 dicembre 2004, la tracimazione delle acquee stata sicuramente aggravata – come evidenziato in una denunciatrasmessa alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore indata 25 marzo 2005 – dal fatto che le chiuse del fiume Sarno situateal centro di Scafati sono state aperte soltanto il giorno 26 dicembre,ad esondazione gia avvenuta e nonostante lo stato di allerta datodalla Protezione civile gia dal 24 dicembre, e questo ritardo hamesso in pericolo la vita stessa degli abitanti del luogo. Tali circo-stanze formeranno comunque oggetto di successivi approfondimentida parte della Commissione.

b) Rispetto all’Alto Sarno la Commissione ha dovuto consta-tare da un lato una situazione indubbiamente avanzata e tranquilliz-zante a livello di copertura della rete fognaria e dall’altro la neces-sita sia di realizzare gli indispensabili interventi di adeguamento emanutenzione del depuratore di Solofra, sia di individuare una solu-zione della questione del regime delle acque di spruzzo che con-senta alle aziende conciarie di operare secondo modalita e regolenon dissimili da quelle che attualmente valgono per le aziendedei poli conciari di Arzignano e di Santa Croce sull’Arno e che so-prattutto assicuri la completa e trasparente tracciabilita del percorsodi smaltimento di tali acque, nonche la certezza del loro recapitofinale. Sempre con riferimento al depuratore di Solofra, va rilevatoche rimane tuttora insoluto il problema dell’essiccatoio: si tratta diun impianto realizzato dall’ASI di Avellino con i fondi della Cassaper il Mezzogiorno, ma mai collaudato e mai utilizzato, con la con-seguenza che il depuratore di Solofra ha prodotto e continua a pro-durre fanghi di risulta con una percentuale di umidita elevatissima,che supera addirittura il 70 per cento. Lo smaltimento in discaricadi questa grande quantita di fanghi comporta costi elevatissimi(piu di 3 milioni di euro all’anno) e, nel corso delle audizioni effet-tuate ad Avellino, la Commissione ha preso atto della circostanzaper cui l’entrata in funzione dell’essiccatoio determinerebbe la ridu-zione da un terzo alla meta della quantita di fanghi da smaltire, conun conseguente enorme risparmio di spesa. Tra l’altro, proprio il li-vello elevatissimo della spesa per lo smaltimento dei fanghi, cherappresenta la meta dei costi annuali del CO.DI.SO., ha fatto sı

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che in vari momenti della vita del depuratore di Solofra l’elimina-zione dei fanghi avvenisse con ritardo, con una conseguente soffe-renza per il funzionamento complessivo dell’impianto. L’essiccatoiodi Solofra, senza essere mai entrato in funzione, e riuscito peraltro aformare oggetto di un vero e proprio incrocio di contenziosi dinanzialla magistratura, e questo incrocio ha finito con il rendere sinoraancor piu difficile il reperimento di una via d’uscita da una solu-zione tanto paradossale quanto economicamente insostenibile. Di-fatti, da una parte esiste un contenzioso tra l’ASI di Avellino e laRegione Campania sulla proprieta dell’impianto e dall’altra un con-tenzioso tra l’ASI e l’impresa che ha realizzato l’essiccatoio, nonavendo l’ASI pagato il saldo finale a causa del mancato collaudodell’opera.

c) Rispetto al Medio e Basso Sarno, la Commissione ha do-vuto constatare l’assoluta insufficienza delle reti fognarie comunali,che non riescono a coprire che una parte limitata – e in qualchecaso drammaticamente esigua – del territorio. Il completamentodelle reti fognarie costituisce un passaggio fondamentale del risana-mento ambientale del bacino del Sarno non solo perche ogni sforzodi bonifica e riqualificazione e destinato a rivelarsi inefficace, gianel breve e medio periodo, se non viene accompagnato dalla rimo-zione di quella che e una delle cause principali dell’attuale stato digravissimo inquinamento e degrado, ma anche perche per restituireil Sarno alla condizione di vero e proprio fiume occorre far sı cheesso, con i suoi canali e affluenti, sia di nuovo percepibile dai cit-tadini come un corso d’acqua e non come un sostanziale surrogatodi una rete fognaria inesistente. Del resto, il persistere di una situa-zione che vede il Sarno, i suoi affluenti e i suoi canali ridotti allacondizione di fogna a cielo aperto finisce con l’offuscare ed inde-bolire nei cittadini la consapevolezza dell’antigiuridicita delle con-dotte inquinanti e con l’ostacolare seriamente la pur ineludibileopera di incisiva e diffusa sensibilizzazione ed educazione ambien-tale.

d) La Commissione ha rilevato che la mancanza di coordina-mento delle azioni di controllo ha determinato la polarizzazione del-l’attenzione unicamente sul comparto conciario e su quello conser-viero, trascurando il ruolo inquinante, certo non meno preoccupante,delle altre attivita industriali; valga ad esempio la scarsa incisivitadella magistratura sugli sversamenti abusivi nel torrente Cavaiola.Piu in generale, in ordine all’attivita complessivamente svolta dallamagistratura, si e dovuto constatare che, a fronte di fenomeni di in-quinamento alquanto gravi e diffusi, le iniziative di contrasto e re-pressione poste concretamente in essere risultano numericamente

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esigue. Questo dato, certo non confortante data l’indubbia capacitadeterrente che sarebbe propria di una tempestiva repressione penaledelle condotte inquinanti, va probabilmente ricollegato sia a diffi-colta connesse con i tempi di prescrizione dei reati ambientali, siaa scelte di priorita compiute in sede di esercizio dell’azione penaleda parte delle autorita giudiziarie territorialmente competenti. Nelcorso dei lavori della Commissione e emersa l’opportunita di stabi-lire fra le diverse Procure territorialmente competenti forme e mo-menti di raccordo capaci di contribuire, attraverso l’attivazione diun circuito virtuoso di comunicazione investigativa e di impiegocoordinato della polizia giudiziaria, ad assicurare l’indispensabiletempestivita ed efficienza della repressione dei reati ambientali. Inordine poi al tema delle eventuali infiltrazioni della malavita orga-nizzata negli appalti per il disinquinamento del fiume Sarno e delsuo bacino, la situazione appare senz’altro meritevole della massimaattenzione anche perche in costante evoluzione, come dimostrano leindicazioni fornite alla Commissione dalla Direzione distrettuale an-timafia di Napoli e i provvedimenti restrittivi da quest’ultima recen-temente adottati.

e) Assolutamente carente, e risultata l’attenzione per gli ef-fetti dell’inquinamento sulla salute pubblica. Nelle audizioni, infatti,e stata rilevata l’inerzia delle competenti AA.SS.LL. nel promuo-vere quelle indagini epidemiologiche che pure apparivano doverosee urgenti vista la drammaticita dell’emergenza ambientale del ba-cino del Sarno e considerato il grande allarme sociale provocatodalla diffusa consapevolezza delle possibili conseguenze di taleemergenza sulla salute dei cittadini.

f) Va evidenziato, inoltre, che la Commissione riserva unaspecifica e costante attenzione all’operato del Commissario delegatorispetto alla priorita degli interventi e al conseguente utilizzo dellerisorse finanziarie disponibili.

L’insieme degli esempi innanzi indicati trova riscontro pun-tuale in alcuni aspetti emblematici del grave stato di degrado incui versa ancora il bacino del fiume Sarno, peraltro puntualmentegia ricordati nel corpo della relazione: particolare stato di degradodel torrente Cavaiola; esondazioni dei canali, in particolare delMarna; mancato completamento di opere gia finanziate, valga pertutte la questione irrisolta del canale Conte di Sarno; mancato ade-guamento delle opere esistenti o in corso di realizzazione alla nor-mativa comunitaria; difficolta emerse nel corso della realizzazionedel depuratore di Poggiomarino, legate al rinvenimento di siti ar-cheologici che hanno indotto alla rimodulazione di altri interventi;

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difficolta di individuazione condivisa dei siti provvisori di stoccag-gio.

Sulla questione del dragaggio del fiume Sarno, e dei suoi ca-nali e affluenti, all’interno della Commissione si e registrata una di-versita di valutazioni ed orientamenti. Difatti, alcuni senatori hannorilevato che, poiche la messa a regime del complessivo circuito de-purativo avverra presumibilmente solo nel 2007, non ha senso pro-cedere sin d’ora ad un intervento di dragaggio estremamente impe-gnativo e che fa insorgere in aggiunta il problema (di non poco ri-lievo dal punto di vista logistico ed economico) della caratterizza-zione, dello stoccaggio e dello smaltimento del materiale dragato,anche perche destinare ora risorse finanziarie anche al dragaggiopotrebbe comportare il rischio di non disporre poi dei fondi indi-spensabili per completare la rete depurativa. Da parte di altri sena-tori, invece, si e rilevato che la scelta di procedere al dragaggio ri-sponde all’urgente necessita di rimuovere dall’alveo del Sarno, e deisuoi affluenti e canali, sedimenti inquinati che rappresentano un vul-nus per gli equilibri ambientali e un pericolo per la salute dei citta-dini. Gli stessi senatori osservano, inoltre, che con il dragaggio (allacui realizzazione e riservato uno stanziamento specifico nettamenteseparato da quelli relativi alla realizzazione del sistema depurativo)si perseguono importanti obiettivi di tutela idrogeologica, quali laprevenzione del rischio di esondazioni e allagamenti e il ripristinodello stato originario della quota del fiume.

Sulla base di queste considerazioni emerge che le problemati-che del fiume Sarno riguardano tutte le componenti ambientali enon esclusivamente le acque superficiali e, pertanto, per condurrecon efficacia un’azione di risanamento e indispensabile ampliareil campo di osservazione. Quest’ottica di indagine comporta,come primo effetto, che non ci si puo ne ci si deve limitare soltantoad indagare sulle mancanze e sugli abusi dei soggetti pubblici e pri-vati, perche operare cosı equivarrebbe a rimediare soltanto agli ef-fetti palesi del problema senza risolverlo alla base. Occorre, invece,approfondire l’analisi di un sistema ambientale atipico assimilabilea quello di un unico territorio urbano articolato in sezioni indipen-denti prive di un qualsiasi strumento capace di attivare quelle siner-gie indispensabili per trasformare un continuum abitativo informe inun sistema citta organizzato.

Questa ottica deve essere applicata anche per valutare l’isti-tuto del Commissario straordinario, al quale e stato affidato un com-pito apparentemente omnicomprensivo e che invece risulta esseresettoriale. Questo tipo di analisi fornira gli elementi necessari a va-lutare sia l’efficacia dell’intervento che la stabilita degli effetti e, di

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conseguenza, costituira il punto di riferimento per individuare leazioni da sviluppare per assicurare la definitiva uscita dallo statodi emergenza.

La presente relazione intende mettere in risalto sinteticamenteil percorso sinora compiuto dalla Commissione nello svolgimentodelle attivita programmate. Nel contempo, essa deve ritenersi un do-cumento di programmazione per le attivita che la Commissione an-dra a svolgere sino alla scadenza del proprio mandato. In tale otticarisulta fondamentale procedere all’accertamento e alla quantifica-zione di tutte le provvidenze pubbliche erogate, e al loro conse-guente utilizzo, anche con specifico riferimento alle opere di disin-quinamento in atto condotte dall’attuale Commissario delegato.

Va sottolineato, inoltre, che occorre una sensibilizzazione ul-teriore per incrementare l’intervento nei processi penali del mondodell’associazionismo, degli enti pubblici territoriali e di chiunque al-tro ne abbia diritto, affinche esercitino il loro potere di costituzionedi parte civile.

Non va trascurato, infine, che il carico antropico del territorioha un’incidenza effettiva e determinante sia sull’inquinamento delfiume Sarno che sulla mancata attuazione, fino ad oggi, del pro-cesso di disinquinamento, per cui occorre estendere ulteriormentel’indagine alle cause che hanno determinato tale carico.

Il risultato a cui e pervenuta la Commissione con la presenterelazione intermedia appare di fondamentale importanza, atteso cheper la prima volta le problematiche connesse all’emergenza ambien-tale del bacino del fiume Sarno sono state sistematicamente inqua-drate al fine istituzionale di verificare compiti, funzioni e conse-guenti responsabilita di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti.

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