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Cinque chilometri a piedi a passo soste- nuto almeno tre volte a settimana diven- tano la pratica più adottata per la cura della salute. Forse perché in tempi di crisi si adottano sistemi più semplici per guadagnarsi un salvacondotto per tenere sotto controllo ipertensione, chili di troppo e la preven- zione contro il diabete. L'American Heart Association raccomanda agli adulti di essere fisicamente attivi per almeno due ore e mezzo a settimana. Camminare offre un sacco di benefici per la salute. Ma va rilevato anche che chi cammina di più può farlo perché è sano e non dà stress da prestazione. Vivono meglio e di più, quelli che cammi- nano perché in buona salute. Quindi la buona salute è comunque un bene da cui non si può prescindere per preservarla. Il messaggio quindi è per i pantofolai, biso- gna iniziare ad esercitarsi quando si è sani. Camminare non può essere frainteso come sistema di cura. Camminare!

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Magazine Cittadini & Salute Gennaio 2014

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Cinque chilometri a piedi a passo soste-nuto almeno tre volte a settimana diven-tano la pratica più adottata per la curadella salute. Forse perché in tempi di crisi si adottanosistemi più semplici per guadagnarsi unsalvacondotto per tenere sotto controlloipertensione, chili di troppo e la preven-zione contro il diabete.L'American Heart Association raccomandaagli adulti di essere fisicamente attivi peralmeno due ore e mezzo a settimana.Camminare offre un sacco di benefici perla salute. Ma va rilevato anche che chicammina di più può farlo perché è sano enon dà stress da prestazione.Vivono meglio e di più, quelli che cammi-nano perché in buona salute.Quindi la buona salute è comunque unbene da cui non si può prescindere perpreservarla. Il messaggio quindi è per i pantofolai, biso-gna iniziare ad esercitarsi quando si è sani.Camminare non può essere frainteso comesistema di cura.

Camminare!

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I problemi di criminalità sono diventati un problemaper la cura della salute. Alludo agli smaltimenti abusiviin Campania. Finalmente il Ministero della Salute haemesso l’ordinanza e come alla fine di una guerra sicontano morti e feriti, solo che la guerra non è finita. E a pagarne le spese sarà il sistema sanitario, oltre che ipoveri malcapitati costretti a fronteggiare una condi-zione di ammalati per la quale non dovranno attenderema accettare la malattia e fronteggiarla coi sistemi dicura con cui la medicina oggi riesce a combattere le ma-lattie, dopo averle diagnosticate.

A fare le indagini sui terreni della Campania che po-trebbero esser stati infestati da rifiuti tossici ci sarannol’Istituto superiore della sanità e il Comando dei cara-binieri dei Nas. Con questo si capisce perfettamente chein conseguenza di un problema che si pone da diecianni ancora si deve capire quali sono i terreni devastati.

Dove e qual è la cifra della devastazione, dove la Cam-pania felix si è ridotta a discarica abusiva di rifiuti tos-sici e questo per dare certezza ai prodotti alimentari chederivano dalla terra. Tanto ritardo fa spavento, visti itempi delle confessioni e delle rilevazioni della malattia.

E allora un discorso chiaro bisognerebbe far entrarenella testa di tutti. Non è solo la criminalità organiz-zata a fare disastri, ma anche la lentezza con la qualegli organi dello Stato intervengono a riparare sui danniprovocati anche da incuria degli stessi cittadini cheavrebbero dovuto vigilare le loro terre con maggioreattenzione.

In questa chiamata in correo bisogna che ciascunoprenda la propria fetta di responsabilità e dia il con-tributo necessario per apportare rimedi. Lasciare tuttoin mano ad un’elefantiaca organizzazione del Mini-stero della Salute significherebbe avere i dati tra unanno, gli studi per la soluzione tra due, l’inizio degliaffidamenti per dare gli incarichi per la bonifica tra tre,le prime aree bonificate tra quattro. Sono ottimista!

C’è bisogno invece che i cittadini di buona volontà, leimprese con a cuore il senso della propria terra si im-pegnino di più, prendendosi carico l’impegno di salvarela Campania. Fare questo significa cambiare i proprirappresentanti eletti. In tutti i partiti, in tutte le sedi. E che la Campania sia solo l’inizio.

L’editoriale di Mario Dionisi

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Si tratta di un caso che commuove. Una storia natalizia.Una persona affetta da grave malattia che sfida lasorte, in condizioni di disagio e solitudine. Affronta ilviaggio per la salvezza. Sempre in viaggio vive condi-zioni avverse che lo porterebbero alla fine. Ma arrivatoa destinazione, all’ospedale di Torino Molinette,l’uomo trova la salvezza con atto eroico dei chirurghi.

E allora non si capisce bene chi siano effettivamentegli eroi, se il viaggiatore ammalato o i chirurghi chesfidano con successo l’impossibile: fare nella stessa se-duta il trapianto di due polmoni e del fegato.

Una storia che ha del fantasmagorico e giustamentecommuove tutti. Ma non deve commuovere semplice-mente, come altrettanto semplicemente non devemuovere la stima e l’orgoglio per questi bravissimichirurghi dell’ospedale torinese.

È una storia italiana che fa riflettere. Sì, perché la per-sona ammalata viene da Salerno. E probabilmente daSalerno risalendo su per tutto lo scarpone nazionalenon c’era struttura in grado di prendere in cura l’uomoper la sua patologia delicatissima.

In lista d’attesa per il trapianto, vedendo le sue con-dizioni peggiorare, essendo in cura presso l’ospedaletorinese a causa di una cirrosi autoimmune e per fibrosipolmonare, il 16 dicembre il quarantasettenne prendeil treno da solo. Ma durante il tragitto la bombola d’os-sigeno alla quale è attaccato si esaurisce. Quando ar-riva in ospedale le sue condizioni sono disperate.

A quel punto più che il trapianto del fegato neces-sita di un trapianto dei polmoni. Dopo un passaggio inrianimazione durato qualche giorno arrivano i pol-moni donati da una donna di trentanove anni.

L’operazione dura diciotto ore e implica, chiara-mente una staffetta. Inizia e termina entro il 30 dicem-bre, dalle due del mattino alle venti di sera. Ed è ungiorno che il paziente di Salerno ricorderà.

di Angelo Nardi

Doppio trapianto alle Molinette di Torino

Un caso di transumanza

sanitaria a lieto fine

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Nel verbale riportato dall’Ansa silegge che: “Non esiste documen-tata efficacia del metodo StaminaFoundation”. Pare proprio essere unasentenza senza appello. E su questo hafondato la deposizione al pubblico mi-nistero Raffaele Guariniello coi Nas.

Sempre nel verbale: “Preoccupantela pratica di utilizzare cellule prove-nienti da un paziente e infuse in un al-tro paziente”. E ancora: “Per quantoriguarda la dose di infusione, la si po-trebbe definire omeopatica”. Gli espertisi sono confrontati anche sul fatto che“il metodo Stamina farebbe presup-porre l'uso di Siero Fetale Bovino neiterreni di coltura”. I timori sono incen-trati su possibili “danni neurologici” ealtri “effetti collaterali dopo infusione,da verificare nel tempo”.

Dall’inchiesta della Procura di Torinola terapia è nata in scantinati. L’Ordinedei medici bocciò le strutture già nel2008. L’indagine della procura di Torino,chiusa nel 2012, è stata di fatto quasi su-bito riaperta e integrata con altri ele-menti. In altri casi le sedi erano state“nascoste a San Marino nel palese in-tento di sfuggire ai controlli istituzionaliprevisti in Italia”. Dalla trasmissione divirus all’insorgenza di tumori: sono nu-

merosi i rischi per la salute del metodoStamina secondo le carte dell’inchiesta diTorino. E poi esistono dei cosiddetti “ri-schi potenziali”. Si tratta di un elenco par-ticolarmente lungo. La biopsia midollare,la manipolazione delle cellule staminali,le reintroduzioni mediante puntura lom-bare, i “medicinali imperfetti”, viste an-che le condizioni di lavoro, non eranoesenti da controindicazioni anche gravis-sime: si parte da “nausea e cefalea” perarrivare alle meningiti batteriche, dagliematomi ai traumi midollari, fino alle “lo-calizzazioni cellulari atipiche e incontrol-late” e al “rischio di insorgenza di tumoridovuti alla possibile selezione/trasforma-zione di cellule preneoplastiche durantele manipolazioni in vitro”.

“La politica - ha detto il ministro dellasalute Beatrice Lorenzin - deve fare lapolitica e deve rispettare la scienza e ilmetodo scientifico. Come ministro devovigilare che le cose vengano fatte nel ri-spetto delle regole e nel rispetto primadi tutto della salute dei cittadini”. Al ministro è stato sottolineato dai gior-nalisti che si trova nella terra di Noemi,la bimba di 18 mesi di Guardiagrele(Chieti), che pochi giorni fa ha ricevutoil via libera del giudice dell’Aquila perl’accesso d'urgenza al metodo Stamina:

“C'è un livello giudiziario”, che ri-guarda l’indagine sull’ipotesi di truffadel metodo di Vannoni, ha risposto Lo-renzin, livello che spetta ai giudici. E unlivello, ha aggiunto il Ministro, relativo“al metodo scientifico che non riguardauna singola persona, ma il fatto che ilservizio sanitario nazionale non puòpermettersi di autorizzare cure che nonsiano considerate tali secondo lascienza”.

“Il metodo Stamina non esiste dalpunto di vista scientifico, non abbiamoancora le prove”. Ha detto, sempre Lo-renzin, il 21 dicembre, pochi giorniprima della nomina del nuovo Comi-tato chiamato a pronunciarsi sulla spe-rimentazione del metodo dopo lapronuncia del Tar del Lazio che il 4 di-cembre scorso ha sospeso il decreto dinomina della prima commissione diesperti che aveva bocciato il metodo.

C’è contesa anche nei riscontri praticidelle persone malate. Secondo il quoti-diano La Stampa c’è un decesso so-spetto che secondo Vannoni è dovuto apolmonite.

E la lettura di questo caso è così de-stinato ad uscire dal criterio scientificoper entrare nel riscontro di quello oquell’altro caso. Dolcino da Novara

“Stamina Pericolosa e scadente”È il giudizio del tavolo tecnico composto da Nas, Iss, Aifa e Centro nazionale trapianti

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Robotica in neurochirurgia al Politecnico Milano, inchirurgia del cervello è stato presentato a Tel Aviv nel2011, robotica anche per intervenire sulla tiroide senzataglio. Si moltiplicano gli esempi in cui i sistemi di curadella salute non possono prescindere dalla tecnologiapiù innovativa.

Un versante si riscontra nella diagnostica per immagini conTac e risonanza magnetica, ecografia.

La tecnologia nella Sanità recita un ruolo sempre più pre-ponderante. In Italia, il settore dei dispositivi medici rappre-senta complessivamente lo 0,7% del Prodotto Interno Lordo(PIL) italiano.

In Europa, il mercato dei dispositivi medici genera un fat-turato di circa 95 miliardi di euro l’anno e impiega oltre cin-quecentomila persone. Il 70% del fatturato totale in Europaè generato in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, eSpagna. Il rapporto è del dicembre 2013.

Nella categoria dei dispositivi medici, sono compresi prodottialtamente differenziati: articoli semplici e di uso quotidiano,come i cerotti e i termometri, e strumenti o apparecchiature il

cui contenuto tecnologico è così alto da richiedere, per il loroimpiego, un notevole livello di specializzazione. Mentre a li-vello macro - quando i dispositivi medici sono considerati glo-balmente - pare vi sia una correlazione tra l’innovazionetecnologica e l’aumento della spesa sanitaria, a livello micro -quando si considerano singole classi di dispositivi medici o sin-goli prodotti - si giunge spesso a conclusioni opposte, di inno-vazioni tecnologiche che liberano risorse.

“L’innovazione tecnologica che è uno dei maggiori driverdel miglioramento della salute della popolazione - nella re-lazione del rapporto - ha contribuito a prevenire, diagnosti-care e curare un numero sempre maggiore di patologie,riducendo la mortalità e migliorando la qualità della vita.

Il progresso tecnologico, tuttavia, può rappresentare ancheun determinante significativo dell’aumento dei costi sanitarie non vi è dubbio che i benefici debbano essere maggiori deicosti per produrre valore in un sistema sanitario caratteriz-zato da risorse scarse”. Le tecniche per la cura della salutesempre più si sostengono sull’innovazione delle strumenta-zioni utilizzate. Giovanna Visconti

La Sanità finalmente si occupa dei suoi strumentiStilato il rapporto tra investimento in tecnologia ed effetti per la cura della salute

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Gli occhi e la vista sono un bene primario nella vita di cia-scuno. Se c’è un problema nella loro funzionalità, non si deveaspettare. Agire prima, è meglio. Tempi di attesa troppo lun-ghi aumentano il senso di frustrazione e di insicurezza,creano inutile ansia e, in alcuni casi, peggiorano il problema.

L’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale puòoggi rispondere alle richieste di chi ha bisogno di piccoli in-terventi oculistici in regime di solvenza, evitando lunghe li-ste di attesa, con la garanzia di un risultato certo, affidabilee definitivo.

Il Regina Apostolorum lavora costantemente affinché laqualità dei servizi offerti all’utente sia sempre più elevata esoddisfacente.

L’Ospedale si avvale oggi della collaborazione di impor-tanti specialisti della Chirurgia Oculistica ed ha strutturatoper l’utente percorsi assistenziali dedicati e di alta qualità, ga-rantendogli una risoluzione del problema in tempi brevi,senza ricovero, con accesso ambulatoriale ed a costi contenuti.

L’accesso avviene tramite prima visita ambulatoriale, pre-notabile sia in convenzione con il S.S.R. sia privatamente. Durante la visita lo specialista potrà valutare il problema e,ove necessario, proporre all’utente la soluzione migliore perla risoluzione del problema.

Ad oggi presso l’Ospedale Regina Apostolorum si ese-guono interventi per Cataratta, Blefaroplastica, Cisti palpe-brali, Entropion, Ectropion e Glaucoma.

Ospedale Regina ApostolorumNuova Chirurgia Oculistica Ambulatoriale

Ospedale Regina Apostolorum

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONIC.U.P. Telefonico: 06 93298000E-mail: [email protected]

Dr.ssa Maria Teresa D’AgostinoDirettore Sanitario

Ospedale Regina ApostolorumVia San Francesco d'Assisi, 5000041 Albano Laziale (Roma)

[email protected]

CUP 06.93298000

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A fine dicembre la Commissioneeuropea ha annunciato un nuovopacchetto di norme per ripulirel’aria d'Europa entro il 2030. Si prendeatto degli effetti estremamente dannosi del-l’inquinamento atmosferico sulla salute:malattie respiratorie, cardiovascolari, com-preso il cancro del polmone. L’Unione sipreoccupa dei danni agli ambienti na-turali e costruiti causati dall’inquina-mento atmosferico. E così, avendo comedata di riferimento-obiettivo, il 2030 sistima la spesa di tre miliardi trecentomilioni ogni anno. E così risparmiare intermini di costi sanitari circa quarantamiliardi. Senza politica di rientro eco-nomico non c’è politica sanitaria!

Le attenzioni sono puntate su il bios-sido di zolfo, ossidi di azoto, metano,non metanici composti organici volatili,ammoniaca e particelle di diametro in-feriore a 2,5 micron (PM2 - 5), che di-ventano più severe nel periodo 2020.

Ma alcune misure già esistono per iventotto paesi membri. Ridurre le emis-sioni di anidride solforosa causate dal-l’uomo, è tra questi. Partendo dal 2005,con un calo medio del 59% per ognianno 2020-29 e 81% per ogni anno dal2030.

Ma il periodico scientifico The Lancetnon si illude su queste misure. Anchese vantaggiose, sotto il profilo dei ri-sparmi in termini di costi sanitari, rap-presenterebbero un’impennata per icosti di produzione.

Con questi livelli di qualità nella pro-duzione industriale, indica The Lancet,non meno di 17 paesi del blocco violanogli standard di qualità dell’aria e sonosoggetti ad azioni legali da parte dell’UE.

Limiti nazionali di emissione sonostati proposti per il biossido di zolfo, os-sidi di azoto, metano, non metanicicomposti organici volatili, ammoniacae particelle di diametro inferiore a 2,5micron (PM2 - 5), che diventano più se-vere nel periodo 2020.

Ad esempio, i 28 Stati membri del-l’UE hanno ciascuno obiettivi specificiper raggiungere una riduzione delleemissioni di anidride solforosa di ori-gine antropica, da una base del 2005,con un calo medio del 59% per ognianno 2020-29 e 81% per ogni anno dal2030. Tuttavia, la strada per un’ariapiù pulita in Europa, è probabile chesia irregolare.

I costi finanziari di ridurre l’inquina-mento dell'aria potrebbero aumentare iprezzi del potere nei singoli Stati equindi vincolare la competitività eco-nomica, per esempio, attualmente, nonmeno di 17 paesi del blocco violano glistandard di qualità dell'aria e sono sog-getti ad azioni legali da parte dell’UE.

L’Europa e la sua gente hanno ra-gione a essere preoccupati per gli effettinegativi della cattiva qualità dell’ariasulla salute, come lo sono molti altri intutto il mondo. Nei paesi in via di svi-luppo in particolare l’inquinamento at-mosferico rappresenta un pericolograve ed immediato per la salute.

Per scegliere la Cina come esempio, ilritmo vertiginoso di industrializzazionee di trasformazione economica è statoaccompagnata da grave inquinamentoatmosferico e ben pubblicizzato a Pe-chino e altre grandi città. È stato stimatoche l’inquinamento dell’aria esternaconduce tra le 350 mila e le 500 milamorti premature in Cina ogni anno. In un recente commento su The Lancet,Zhu Chen e colleghi hanno descritto glisforzi della Cina per ridurre l’inquina-mento atmosferico, notando piani perraggiungere riduzioni del periodo di 5anni 2013-17, e che PM2 annuale, e PM5a Pechino, per esempio, dovrebbe es-sere “controllati” a 60 g/m3 nel 2017.

Nonostante gli sforzi per combatterel’inquinamento atmosferico in Cinasono essenziali, questi numeri fanno ri-flettere illustrano la crescente minacciadi inquinamento dell’aria esterna nelle

CURIOSITÀ

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Lotta all'inquinamento atmosfericoIl 2013 per l'Europa è stato l'anno dell'aria. Grandiinvestimenti ma combattere l’inquinamento signi-

fica aumentare il costo di produzione delle merci.Ma pone l’Europa come leader mondiale

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economie in via di sviluppo, riflettendopesante uso di combustibili fossili datraffico stradale, per la generazione dienergia e nell’industria. Il tumore delpolmone e le malattie cardiovascolari,inoltre, sono notevolmente aggravati inmolti paesi con l’uso di tabacco e inqui-namento dell’aria interna dalla cucina,tra le altre fonti.

Sforzi europei - conclude The Lancet -per migliorare la qualità dell’aria sono ibenvenuti, e giustamente riceveranno unesame approfondito nel lungo periododurante il quale le nuove norme devonoessere emanate.

Nel Regno Unito - rileva sempre il pe-riodico scientifico - ci sono segni chel’ambiente politico sta diventando menofavorevole agli incentivi economici allabase del cambiamento di generazione di

energia da combustibili fossili alle al-ternative rinnovabili. Tali dibattiti sonoinevitabili.

Il problema per i governi dei paesi ècome bilanciare le priorità concorrentidi crescita economica, lo sviluppo in-dustriale e la salute e il benessere indi-viduale che sarà pesato in mododiverso nei singoli paesi in base allepriorità politiche e la loro posizionelungo la traiettoria di sviluppo.

Mentre il mondo emerge da un do-loroso periodo di contrazione econo-mica e di incertezza, è importante chegradualmente tornando la crescitaeconomica sia in grado di attuare poli-tiche e incentivi che portano a miglio-ramenti della salute, compreso ilcontrollo del tabacco, limitare i dannicausati dal traffico stradale, e un so-

stenuto miglioramento della qualitàdell’aria in tutti i paesi, sviluppati e invia di sviluppo.

Ma il merito di queste misure sostan-zialmente consiste in tre ordini di motivi.Il primo: finalmente un governo so-

vranazionale si è posto per la primavolta il problema dell’inquinamentoatmosferico, con la speranza possadare il buon esempio a grandi governinazionali: Cina e India sopra a tutti.Il secondo: dare una misura economici-

stica al problema dell’inquinamento at-mosferico sobbarcandosi anche lecontromotivazioni e cioè i costi aggiun-tivi di un sistema di produzione virtuoso.Il terzo: esprimere a chiare lettere la

connessione tra inquinamento di diversotipo, ma principalmente l’inquinamentocausato dall’uomo nei cicli di produ-zione industriale, e malattie gravi, can-cerose, malattie che portano alla morte.

L’Unione europea, in tal senso, ha fi-nalmente la possibilità di recuperareuna leadership culturale persa da qual-che decennio. Gemma Donati

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Lotta all'inquinamento atmosfericoIl 2013 per l'Europa è stato l'anno dell'aria. Grandiinvestimenti ma combattere l’inquinamento signi-

fica aumentare il costo di produzione delle merci.Ma pone l’Europa come leader mondiale

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A causa di diabete, ipertensione, arteriosclerosi, obe-sità aumentano le malattie renali croniche, ma chetroppo spesso vengono trattate da internisti e affrontatesotto il punto di vista cardiologico generale, senza con-siderare la malattia renale cronica come fattore di rischioindipendente. È circa il 10% della popolazione mondiale a es-sere sofferente di malattie renali. Si tratta, circa, di 3 milioni inItalia a essere paziente nefrologico. Nefrologi e medici di medi-cina generale hanno unito le forze per dare assistenza integrata.Al congresso della Società italiana di cardiologia, il 14 dicem-bre, è stato rilevato come in nefrologia troppo spesso non siguardi ad un’azione per ridurre il colesterolo.

In un brevissimo vademecum si vuole identificare in tempirapidi il grado di malattia renale e di istituire terapie adeguate.La riduzione del colesterolo è tra queste.

In Italia sono cinquantamila gli emodializzati. Quattromilain dialisi peritoneale, mentre in ventimila sono in attesa di tra-pianto renale. Sono in diecimila quelli che entrano in dialisiogni anno e sono cinque milioni quelli che hanno malattie re-nali croniche - pari al per cento della popolazione italiana, e iltrenta per cento delle persone diabetiche, ipertese o anziane.

Non deve ritenersi quella del trapianto del rene una soluzioneestrema, tipo ultima spiaggia. Si tratta, invece, di una modalitàche sarà sempre più praticata, dati i suoi maggiori riscontri po-sitivi in termini di terapia risolutiva come in quelli economici.

In sostanza, il trapianto di rene è più vantaggioso della dialisi.Il risparmio per il servizio sanitario nazionale è del 29% in treanni. I termini delle prestazioni sanitarie oramai non si valutanopiù sulla loro riuscita e il suo effetto nella vita dei pazienti, bensìsotto il profilo economico.

Non poteva fare eccezione la ricerca del Censis con la SocietàItaliana di Nefrologia, il Centro Nazionale Trapianti e Pfizer. Il 18 dicembre nella sede Censis di Roma è stata presentataun’analisi empirica dei consumi sanitari e dei costi del trapiantodi rene in Italia. Il periodo di osservazione è tre anni. In ciascunpaziente trapiantato il costo medio complessivo stimato am-monta a 95.247 euro. Di questi, 52.543 euro sono relativi al tra-pianto stesso. I costi della fase post-trapianto sono pari ai restanti42.704 euro. La terapia immunosoppressiva costa in media12.419 euro. Le complicanze circa 12.226 euro, sono le voci dicosto più rilevanti. I controlli periodici sostenuti dal pazientedopo la dimissione, pesano circa 7.020 euro. Alagia Fleschi

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Larghe intese tra cardiologi e nefrologiIl colesterolo è un killer per chi soffre di malattie renali croniche

ATTUALITÀ

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ATTUALITÀ

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Cittadini & Salute

Dal 2014 tutti i cittadini potrannoscegliere dove curarsi non più soloall’interno dei confini nazionali maentro quelli dell’Europa unita.

Il modello è quello britannico: il Natio-nal Health Service. Eppure il nostro mo-dello sanitario che il 28 dicembre scorsoha compiuto trentacinque anni, è vissutonella continua lotta alla sostenibilità.

I tagli sulla spesa sono stati una co-stante eppure i costi sono cresciuti ognianno e ad ogni nuovo aggiornamentoemergeva una spesa fuori controllo. Ma dobbiamo sempre ricordare che ilfronte dell’economia non è il solo ver-sante della riforma sanitaria.

Nel ’78 furono cancellati gli enti mu-tualistici. Si è delineato il nuovo com-plesso di funzioni, dei servizi e delleattività destinate alla promozione.

Con la riforma del Titolo Quintodella Costituzione affidate agli enti re-gione devono garantire l’erogazionedelle prestazioni previste all’internodella programmazione nazionale.

Ma al di là del potere assegnato aglienti regione, il Sistema sanitario nazio-nale comincia a scricchiolare negli anniNovanta. Nel ’92, col ministro France-sco De Lorenzo, si arriva all’azienda-lizzazione delle unità sanitarie locali:

le Usl diventano Asl, aziende sanitarielocali. Ma questo non cambia l’intrecciocon il potere della politica che è alimen-tato dai voti costruiti nel mondo dellaSanità e deve garantire realtà specifiche,al di là dei meriti, per i benefici ottenutiin termini di voti dai territori. La lottiz-zazione, quindi, investe anche il pianetasanitario. Scoppiano veri e propri scan-dali e altre storie di malaffare.

Una svolta che però si traduce comecosa parziale è nel ’99. Si tratta della ri-forma di Rosi Bindi. Vengono introdottii criteri dettati dai Lea (Livelli essenzialidi assistenza). In questo modo si pre-tende di garantire equità nelle cure of-ferte ai cittadini.

Ci prova anche il ministro tecnico Re-nato Balduzzi quando si tenta di cor-reggere in corsa il sistema sanitario.Non riesce anche per la prematura finedel governo Monti.

Oggi il problema principale da affron-tare riguarda le diverse velocità di tantipiccoli sistemi nell’ambito nazionale.Non c’è una Sanità, ma tante, ciascunacon un suo livello di efficienza e questoimplica costi aggiuntivi per esodo di am-malati da una regione all’altra.

Le disparità di condizioni tra una re-gione e l’altra, tra un’azienda sanitaria e

l’altra, vengono combattute con i viaggidei pazienti.

Oggi a voce dello stesso ministro Bea-trice Lorenzin il Patto per la Salute deli-neato da Balduzzi, deve essere realizzato.Si tratta di un vero “piano razionalizza-zione e nuova regolazione” del sistemadi salute. Inevitabile la spending reviewanche della Sanità. In mezzo però c’è ilproblema del federalismo fiscale e un’or-ganizzazione dello Stato che ha preso adessere totalmente in chiave territoriale.

Quindi, riprendendo il tema iniziale, aconcentrazioni di risorse fortemente loca-listiche ci si deve misurare con la concor-renza di altri sistemi in Europa.

La competizione farà bene a sistemi sa-nitari locali già competitivi. Quelli rimastiindietro, rimarranno sempre più indietrofino alla normalità dei viaggi finalizzatialla cura della salute - cosa che nel territo-rio nazionale già avviene come normalità.

Un adeguamento degli ultimi perché sirimettano in linea è necessario. Diventaun obiettivo economico insostituibile.

Questo, prima di rendere inutili le or-ganizzazioni sanitarie arretrate e ina-dempienti - per non assolvere al ruolodi strutture sanitarie nazionali - le re-altà che oggi funzionano meglio sulterritorio nazionale. Natalia Albensi

Sanità tra competizione e recessioneIl nostro sistema rimasto arretrato nell’organizzazione ora deve reggere ilconfronto con realtà maggiormente efficienti dell’Unione europea

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Tempi brevi al Pronto Soccorso. Questa la pro-messa. Questa la premessa, si dovrebbe dire.

La premessa per avere una Sanità che imbocca la stradadella misura del paziente e non insegue solo i suoi problemi.Lo decide la Regione Lazio con una serie di misure.

Tutto doveva partire entro il 31 dicembre. Ma i ritardisono inevitabili. Le misure dell’ente regione presieduto daNicola Zingaretti appaiono come accorgimenti, non comemodifiche o riforme radicali. Vogliono però rendere piùagevole al paziente la degenza e le dimissioni.

Il sovraffollamento verrà segnalato da una suoneria speciale.Fissato in un intervallo di 12 ore il tempo massimo per ilcompletamento delle cure e la chiusura delle cartelle clini-che di pronto soccorso.

Sarà messo a punto un sistema informativo sull’occupa-zione dei posti letto. Ogni struttura definirà la quantità diposti necessari in caso di emergenza e prenderà accordicon le case di cura. Le degenze saranno messe sotto con-trollo attraverso monitoraggi. Al fine di evitare lunghe at-tese nei corridoi, verrà dedicata un’area ai pazienti inattesa di posto letto.

Gli accessi ai pronto soccorso del Lazio nei primi seimesi del 2013 arrivano quasi a un milione.

Ma il provvedimento più importante, se indica una ten-denza e non rimane isolato, riguarda quello dei medici. Fa parte di un pacchetto formato da tre provvedimenti chenell’insieme sono ben lontani dall’essere risolutivi. Sonouna carezza nel dolore della Sanità.

Innanzitutto, via libera all’assunzione di 54 medici neipronto soccorso in deroga al blocco del turn-over. Si trattain particolare cardiologi anestesisti, radiologi, medici e chi-

rurghi dell’urgenza da destinare al potenziamento deipronto soccorso e dell’emergenza. Il provvedimento dàuna prima risposta alle situazione di maggiore criticità se-gnalate dalle aziende sanitarie di Roma e delle provincia.

In particolare 16 medici saranno assunti nelle Asl diRoma, 11 in quelle della provincia, 14 in quelle delle pro-vince, mentre 13 prenderanno servizio nei grandi ospedali.Tutto nel rispetto dei parametri previsti dal tavolo di rientro.

Concorso pubblico, nel 2014, per la nomina di un diri-gente infermieristico in ogni Asl e ospedale. Un segnaleimportante per valorizzare la professione infermieristica.Nei mesi scorsi 90 unità infermieristiche provenienti del-l’ex Inrca sono state ricollocate nelle strutture sanitarie ein parte anche nei pronto soccorso.

Il terzo provvedimento riguarda la certificazione elet-tronica delle fatture.

Un atto dovuto invece la misura contro i falsi operatoridella sanità.

Nel Lazio ci sono cinquantamila medici, seimila sonoabusivi. La Regione Lazio ha sottoscritto un accordo conl’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri. Durerà tre anni.Si prevede anche l’installazione di una targa elettronica.Sarà visibile sulla porta degli studi medici: basterà “pun-tarla” col telefonino per scoprire se quel dottore o quel den-tista sono in possesso di una vera laurea ed esercitanoregolarmente la professione. Ogni sei mesi il controllo se itermini dell’accordo sono rispettati. Lo strumento è anchela denuncia che si potrà effettuare nei siti web in ciascunOrdine dei medici. I moduli si possono scaricare e stam-pare. La denuncia è anonima. L’accordo è stato siglato il 19dicembre. Vanni Fucci

Zingaretti, misura per misuraCorrettivi per un sistema che ha bisogno di essere ripensato dalle suefondamenta

REGIONE LAZIO

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Cittadini & Salute

La ricetta rosa non passa di modaGli enti regione sono ancora in ritardo per smantellare la pratica dellaprescrizione sui tradizionali fogli

ATTUALITÀ

Entro il 2013 si doveva superare la prescrizione amezzo ricetta rosa. Era un impegno per gli enti regione: il ses-santa per cento di prescrizione senza foglietto. Così si ridurrebbedel 30% la spesa farmaceutica (queste le previsioni di Promofarma diFederfarma). Faceva parte degli obiettivi del precedente ministroRenato Balduzzi. Togliere la classica segnalazione del farmaco odella molecola da parte del medico di famiglia, così come dellospecialista, e telematizzare la prescrizione implicherebbe rispar-mio escludendo costi aggiuntivi da eventuali errori di trascrizione.

Ma, come prevedibile, il progetto è al di là della realistica attua-zione. Vicini alla linea di effettuazione di una pratica di questo tipoci sono solo Sicilia e Valle d’Aosta. Potrebbe dirsi questo della ri-cetta rosa uno scoglio difficile da superare. Il resto tra enti regionee Stato centrale, in termini di sanità, sembra metabolizzato. I governatori hanno capito che anche l’era dei ripiani finanziariconcordati col ministero delle finanze è finito. Qui i governi deglienti regione rischiano di trovarsi fortemente ridimensionati comecapacità di intervento e gestione di potere. Quella del federalismorischia di essere un incidente di percorso. Questo, almeno, in tuttii dibattiti che riguardano la riforma del sistema delle autonomie.

E allora pare che l’intesa “Stato-regioni” sia trovata! C’è un ac-cordo sul riparto del Fondo sanitario nazionale 2013. Finalmenteabbiamo i costi standard. Ed è la prima volta. Ha partorito il do-cumento la Conferenza delle Regioni nella serata del 18 del 19dicembre, dopo lunga consultazione con la Commissione Sanitàdel Senato. Si temevano tagli da parte di Carlo Cottarelli, com-missario straordinario alla spending review. Ma avendo fatto icompiti, il taglio non dovrebbe arrivare.

Il Fondo 2013 ammonta in totale a circa 107 miliardi, anche sein realtà ne assegna alle Regioni solo 104,082. Si tratta del “finan-ziamento indistinto”. Altri 2,062 miliardi vincolati (di cui 1,510per gli obiettivi del Piano sanitario nazionale 2013 e gli altri per va-rie voci dall’Aids all’esclusività, dalla medicina penitenziaria alsuperamento degli ospedali psichiatrici giudiziari), 592,07 milionisono vincolati per altri enti (Croce rossa, borse di studio per glispecializzandi, oneri contrattuali, Centro trapianti ecc.) e altri267,51 milioni sono accantonamenti da ripartire successivamentein base ai meccanismi sanzionatori e premiali. Trovato l’accordoper ripartire un “fondino” di perequazione di circa 420 milionidelle quote premiali per gli anni 2012 e 2013. Natalia Albensi

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Cittadini & Salute

Mensile di informazione Socio-SanitariaEditore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti conl’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 08/01/2014

Malaticci e rassegnatiGli italiani al 70% sono in salute. Lo dicono loro stessi nell’Annuario Istat del 2013.Ma non è d’accordo il Censis che assimila la Sanità al resto del paese insipido

CURIOSITÀ

Istat dixit. Il 70.4% “ha dato un giudizio positivo del pro-prio stato di salute, rispondendo “molto bene” o “bene”alla domanda “Come va in generale la sua salute?”.

Ma le donne stanno peggio. O meglio percepiscono uno statodi salute deficitante. Gli uomini sono più ottimisti sulla loro sa-lute al 74,2% a differenza delle donne che sono al 66,8%. (La ricerca è stata trasmessa alle agenzie di stampa il 19 dicembre).

Stanno meglio Nord. (Qualcuno ne dubitava?). In Italia setten-trionale, infatti il 71,9% dice di star bene. Stessa risposta al cen-tro d’Italia, ma con percentuale pari a 69,8%, mentre a Sudd’Italia al 68,8%. Le regioni che hanno le situazioni migliorisono il Trentino Alto Adige, con Bolzano all’84,8% e Trento al76,2%. Ma anche la Lombardia con il 73,5%.

Peggiori al Sud d’Italia, dove solo il 64,1% rispondono con im-pressione di benessere fisico. Ma, relativamente al 2012, sono mi-nori le persone che si dicono in buona salute. Il 20% degli italianihanno dichiarato di avere malattie croniche, con differenze di ge-nere “molto marcate” a partire dai 45 anni.

Ma il Censis non è assolutamente d’accordo con questa quietaaccettazione. Il Rapporto del 2013 fa un’attenta analisi di comeè vissuto il sistema sanitario. Ed è proprio quell’Italia sciapa dicui parla il rapporto, non acquista sapore nella cura della salute.Il Servizio sanitario nazionale riceve tagli, le famiglie sempre piùsotto pressione delle spese per la salute dei cari. Conseguenza:una Sanità sempre più privata. Privata della Sanità pubblica per-ché privata di un vero e proprio servizio pubblico.

Privata perché sempre più un fatto esclusivamente perso-nale di chi si trova a combatterla. Undici milioni di italianihanno sottoscritto un’assicurazione sanitaria. Ma il 33,6% de-gli italiani non ha mai sentito parlare di fondi sanitari inte-grativi e polizze malattia, e un ulteriore 34,9%, pur avendonesentito parlare, non sa esattamente cosa siano. Più del 53%dichiara di non conoscere le differenze tra un fondo sanitariointegrativo e una polizza malattia, e oltre il 57% non è a co-noscenza del fatto che i fondi sanitari integrativi garantisconoun vantaggio fiscale rispetto alle polizze malattia.

Nel rapporto si parla esplicitamente di Previdenza comple-mentare e sanità integrativa. E sono considerate come “questesemisconosciute”. Il rapporto pubblicato il 6 dicembre 2013 recitadirettamente: “Esiste un buco nero informativo e di conoscenzamolto ampio per i filoni di welfare che dovrebbero potenzial-mente affiancare il pilastro pubblico, dalla sanità integrativa (cheoggi conta oltre 11 milioni di assistiti) alla previdenza comple-mentare (con oltre 6 milioni di iscritti). In relazione alla sanità in-tegrativa, da un’indagine del Censis emerge che il 33,6% degliintervistati non ha mai sentito parlare di fondi sanitari integrativie polizze malattia, e un ulteriore 34,9%, pur avendone sentitoparlare, non sa esattamente cosa siano. Più del 53% dichiara dinon conoscere le differenze tra un fondo sanitario integrativoe una polizza malattia, e oltre il 57% non è a conoscenza delfatto che i fondi sanitari integrativi garantiscono un vantag-gio fiscale rispetto alle polizze malattia”. Beatrice Portinari

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