cittadini & salute aprile 2014

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È l’uomo più importante per la cura della no- stra salute. Più importante del ministro, più importante di un primario, più importante dell’assessore della nostra regione alla sanità o il suo presidente. Cosa fa nella vita Cottarelli. Studia, ordina e preordina i risparmi in tutto il sistema della spesa pubblica italiana. E la Sanità entra a pieno titolo coi suoi 110 mi- liardi annui complessivi. Ma mentre prima si pensava che questi ritocchi di spesa sarebbero stati reinvestiti in Sanità ora che il gioco si fa duro in Europa, questi soldi tagliati saranno distribuiti per avere una spesa pubblica meno pesante. Il commissario Carlo Cottarelli ha chiesto di guardare ai ricoveri inappropriati. Questo significherà che si troverà posto in ospedale con grande difficoltà e i tagli saranno preservati. Cottarelli, chi è costui?

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È l’uomo più importante per la cura della no-stra salute. Più importante del ministro, piùimportante di un primario, più importantedell’assessore della nostra regione alla sanitào il suo presidente. Cosa fa nella vita Cottarelli. Studia, ordina epreordina i risparmi in tutto il sistema dellaspesa pubblica italiana. E la Sanità entra a pieno titolo coi suoi 110 mi-liardi annui complessivi. Ma mentre prima sipensava che questi ritocchi di spesa sarebberostati reinvestiti in Sanità ora che il gioco si faduro in Europa, questi soldi tagliati saranno distribuiti per avere una spesa pubblica menopesante.Il commissario Carlo Cottarelli ha chiesto diguardare ai ricoveri inappropriati. Questo significherà che si troverà posto inospedale con grande difficoltà e i tagli sarannopreservati.

Cottarelli, chi è costui?

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“La sanità dovrà tagliare sugli sprechi”. Vorrei sof-fermarmi su questa asserzione letta sui giornali mi-gliaia di volte in questi mesi. Il fatto che in Sanità cisiano degli sprechi - ammesso tranquillamente - do-vrebbe esser nozione che rimanda direttamente a pro-cedure giudiziarie da attivare in proposito: chi hasprecato? Dove e come? Qualcuno si è arricchito perquesti sprechi o è stata solo negligenza?

Dando per scontata la soluzione ai quesiti, i tagli ven-gono comminati prevalentemente a chi lavora nel mondodella cura della salute. Nessuna reprimenda all’esercitodi amministrativi delle 149 Asl italiane che hanno ope-rato acquisendo servizi e beni con prezzi che messi a con-fronto sono disparati. E lo sono in modo evidente daanni, da anni si predica ma nulla è stato fatto. Si fa sulleattività che lavorano a supporto dell’intervento pubblicoper la cura della salute. Quasi che il ragionevole profittoda lavoro autogestito sia qualcosa da penalizzare innome dell’appiattimento, di un mal interpretato univer-salismo. Sì, perché l’universalismo del nostro sistema sa-nitario deve essere diretto al paziente portatore di diritti,non deve tradursi dell’omologazione.

Ma torniamo agli sprechi. Sono stati determinati dovec’erano risacche di eccessiva garanzia sulla produttivitàal lavoro, dove si era tranquilli su pendenze di bilancio.Loro non saranno penalizzati. Saranno invece tagliatifondi per le ospedalizzazioni private, per la diagnostica(ivi, pag.9), per le attività di prevenzione che i cittadinisono costretti a fare in quanto sostanzialmente rigettatida un servizio pubblico lento e farraginoso.

La parte pubblica verrà ridimensionata sui ricoveriinappropriati e sui posti letto. Non si capisce bene comescongiurare questi ricoveri se proprio sulla diagnosticasi vuole tagliare. La risultante sarà lo smantellamento ditanti piccoli ospedali di provincia che nell’insieme svol-gono una funzione di assorbimento della domanda dicura. Domanda che sarà sempre più forte se è vero, comeè vero, che sono a rischio chiusura diverse case di cura edospedali privati (ivi, pag. 19) privati, appunto, della ca-pacità di lavorare dai tagli della spesa.

Attenzione! L’alternativa in men che meno sarà quelladi farsi curare in Francia, Germania o Inghilterra. Chipuò! Chi non può si arrangi. Bella riforma!

L’editoriale di Mario Dionisi

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La medicina è sempre più in mano alla tecnologia.Pochi avanzamenti si sarebbero fatti se non fosse su-bentrata da una parte la genetica, dall’altro l’ingresso lecapacità di fare analisi diagnostiche attraverso metodidi imaging. E queste ultime sono velocemente appli-cate alle strumentazioni di cui si dotano gli stabilimentidi diagnostica.

Il governo della Sanità perfettamente incurante diqueste elementari verità alla portata di tutti che hannocambiato il modo di approcciare la cura della salute,tratta il problema dei sistemi di approccio sociale allamedicine e alle terapie con la stessa logica di cinquantaanni fa: ospedali, ambulatori e medici di base.

In una fase di ristrettezze dice che ogni voce di questetre grandi componenti deve ridimensionarsi dettandotabelle di marcia per il loro ridimensionamento. Questo percorso è praticamente elaborato dai tecnici deidiversi governi degli enti regione, depositari della de-lega piena all’organizzazione sanitaria sul territorio.Non si capisce, invece come questa grande fase di crisie di nuova austerity poteva essere l’occasione per ri-pensare la Sanità e le sue gerarchie. La politica sottoscacco dei ragionieri vede molto bene gli “zero virgola”(e fa bene a vederli) ma non si rende conto che un inve-stimento ingente serve a prestare un servizio primario.

Se questo servizio è inadeguato ai tempi i suoi fruitoricon possibilità di spesa andranno a servirsi di sistemipiù efficienti, anche in Europa (già perché ora si può).

Quindi a servirsi della Sanità italiana, pubblica o pri-vata che sia, saranno quelli in qualche modo impossi-bilitati a fare migrazioni tali da avere garanzie.Conseguenze: la nostra Sanità rischia di morire coi pro-pri pazienti che moriranno perché non avranno cureadeguate, almeno non paragonabili a quelle di altripaesi europei o di qualche regione italiana privilegiatache però entrerà subito in surplus di clienti-pazienti.

Questa lunga premessa serve a esprimere due postulati:Una cattiva politica economica produce poveri. Una cattiva politica sanitaria produce morti.

I nostri riusciranno a raggiungere entrambi gliobiettivi.

di Angelo Nardi

Sensi e controsensi dell’attuale fase di elaborazione sanitaria

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CURIOSITÀ

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Il nostro paese non ha ancora co-municato all’Oms quelli che farannoparte della Commissione per con-trollare che sia morbillo che rosoliasiano eliminate. L’obiettivo prefis-sato è il 2015. Morbillo-parotite-ro-solia sono ancora incluse, ma solonel nostro paese nel 1999 tra le vac-cinazioni obbligatorie e raccoman-date, questo perché la coperturavaccinale è ancora un dato difficileda recepire con esattezza.

Ma il problema resta: l’obiettivo del-l’Oms consiste nell’eliminare in Europa,entro il 2015, morbillo e rosolia. Raggiungerlo, secondo l’Oms, significacreare una commissione ad hoc diesperti per attuare un Piano di preven-zione a livello europeo al quale hannoaderito 53 Paesi in Europa e nel mondo.

Il 20 marzo diverse agenzie hanno ri-levato che è stato discusso il problemaal Congresso europeo di Antalya dedi-cato ai programmi nazionali di immu-nizzazione in Europa. (Ansa)

Dal sistema di sorveglianza europeorisulta che da aprile 2012 a marzo 2013sono stati registrati 8.127 casi di mor-billo nei vari Paesi europei, tra cui laFrancia (559 casi), l’Italia (523), la Ro-mania (3.641) e il Regno Unito (3.523).

Secondo i dati raccolti, l’88% dei casidi morbillo registrati nel nostro Paeseha riguardato persone che non eranostate mai vaccinate: in particolare, i casidel 2013 hanno colpito soprattutto ibambini sotto l’anno di vita (che a quel-l’età non hanno ancora ricevuto il vac-cino), quelli tra 1 e 4 anni e i ragazzi trai 18 e i 25 anni.

“In Italia e in altri Paesi europei - sot-tolinea all’Ansa Susanna Esposito, pre-sidente della Commissione dell’Omsper l’eliminazione di morbillo e rosoliacongenita e Presidente Sitip - il mor-billo e la rosolia sono malattie ancorapericolose. Se vogliamo davvero rag-giungere gli obiettivi prefissati dal-l’Oms e ottenere, in breve tempo, unefficace aumento della copertura vacci-nale è fondamentale il coinvolgimentodella classe politica italiana. Il nostroPaese ha dato un grande contributonell’eradicazione della polio a livellonazionale, lo stesso ci aspettiamo chefaccia nell’attuazione del Piano di eli-minazione di morbillo e rosolia”.

La vaccinazione trivalente (morbillo-parotite-rosolia), in Italia, è stata in-clusa ufficialmente nel 1999 nelcalendario nazionale delle vaccina-zioni obbligatorie e raccomandate, con

indicazioni per la somministrazionedella prima dose per tutti i bambini apartire dai 12 mesi compiuti e comun-que entro il 15esimo mese di vita, e conl’introduzione di una seconda dose al-l’età di 5-6 anni.

Eppure, nel nostro Paese la situa-zione della copertura vaccinale rimaneancora complessa: se la copertura conla prima dose appare buona sebbenenon ottimale (circa il 90%), quella dellaseconda dose è, invece, nettamente in-feriore agli standard richiesti, ancheperché è stata introdotta soltanto nel2005.

Questo il motivo per cui tanti ado-lescenti e giovani adulti non sonovaccinati o lo sono stati solo unaprima volta.

“Morbillo e rosolia - chiarisce sem-pre all’Ansa Susanna Esposito - potranno considerarsi malattie elimi-nate solo quando si constaterà la com-pleta scomparsa di casi delle duemalattie per un periodo di almeno 36mesi dall’ultimo caso conosciuto.

Inoltre, gli Stati partecipanti alPiano dovranno raggiungere il 95per cento dei soggetti di età inferioreai 40 anni vaccinati con due dosi divaccino”. (Ansa) Dolcino da Novara

Prevenzione morbillo, l’Italia è indietroLa vecchia trivalente è ancora un problema per il sistema di comunicazione, non solo sanitario

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REGIONE LAZIO

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Cittadini & Salute

“A rischio 2.000 lavoratori della Sanità privata accre-ditata”, dice Federlazio. Non solo meno posti letto coitagli alla sanità. Anche meno diritto di accedere allaprevenzione coi sistemi di diagnostica in grado di darein tempi decenti il quadro dello stato di cose.

Si deve riorganizzare la rete dei laboratori analisi. Questosignifica farne di meno. Questo significa che alcuni do-vranno chiudere, i più deboli. Si tratta della traduzione inaltre parole di quanto detto dal Sub Commissario alla Sa-nità, Renato Botti, durante l’incontro con le parti sindacalidel 14 marzo. Prevedibile l’accensione dei toni dell’incontroche hanno suggerito a Botti di alzarsi e andarsene.

Un atteggiamento senza precedenti, ha dichiarato il pre-sidente Federlazio del settore, Claudia Tulimiero Melis. Le federazioni degli imprenditori della sanità privata sonoalle prese con la redazione di un documento alternativo aiprogetti del subcommissario.

La questione assume un aspetto nevralgico per il fun-zionamento di tutto l’impianto e avanzare la motivazione

economicistica - posti di lavoro e rischio di chiusura atti-vità - pur essendo una degna argomentazione non rendebene quanto il problema sia nevralgico. Nell’impossibilitàdi pensare una sanità pubblica che da sola riesca a soppe-rire ai problemi della richiesta di diagnostica, l’apportodelle attività cosiddette private-convenzionate diventa, ap-punto, nevralgico.

Tutti sanno che la sfera della diagnostica è fondamentaleperché consente di evitare i ricoveri inappropriati. E sui ri-coveri inappropriati si concentra la scure della spendingreview.

L’eventualità più folle a cui andiamo incontro consistenella prospettiva per cui la Regione Lazio, come il governodi altri enti regione, per spendere di meno taglino questaspesa con aggravio generale sui costi generali. Si spendemeno in una voce marginale per spendere molto di più suuna voce che consiste nella mole principale della spesa:l’ospedalizzazione. Ma anche qui continuiamo a parlare dieconomia e non di salute. Gemma Donati

Lazio, laboratori analisi sotto tiroCome nel gioco del cerino la scottatura arriva sempre all'ultimo della catenache poi è il primo in ordine di prevenzione e cura: il laboratorio diagnostico

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Spesso il consiglio di andare da uno psicologo dell’età evolutivaviene dato dalle maestre quando osservano nei bambini delle dif-ficoltà nell’area cognitiva (disturbi dell’apprendimento), compor-tamentale (disattenzione, iperattività), affettivo-relazionale(isolamento, ansia da prestazione, problematica gestione delleemozioni negative) o altro ancora. Altre volte i genitori stessi no-tano nei figli dei comportamenti che destano loro preoccupazione,ma sono comunque riluttanti a portare il bambino da un profes-sionista, di cui spesso non conoscono le modalità e gli obiettivi.Proprio per questo è utile analizzare e dipanare i dubbi più fre-quenti dei genitori.

Non sappiamo cosa dire a nostro figlio per portarlo… Molti genitori dicono ai figli che vanno da un loro amico con cui

parlare e giocare, altri chiedono allo psicologo di andare a fare i col-loqui a casa propria. È bene rassicurare i genitori che ai bambini sipuò tranquillamente dire che si va da un dottore che aiuta le fami-glie a stare meglio. Andare insieme da uno psicologo apre tra geni-tori e figli un tavolo di confronto che è la premessa delcambiamento, laddove al contrario una bugia mistifica la realtà, ledela fiducia del bambino e ostacola il cambiamento. Va specificato cheandare a casa dei pazienti non è previsito dal codice deontologico ebisogna diffidare dei professionisti che accettano questa condizione.

Abbiamo paura che nostro figlio viva questa esperienza cometraumatica…

Uno psicologo dell’età evolutiva ha tutti gli strumenti per adat-tare la relazione con il bambino alla sua età mentale ed emotiva,ma in ogni caso l’esperienza contiene in sè una minima dose distress. Anche togliere il pannolino e andare il primo giorno a scuolasono eventi stressanti, ma è proprio la sana frustrazione insita nellesfide evolutive che consente di crescere. Il confronto del bambinocon lo stress permette allo specialista di valutare le sue reazioni, ledifese, la forza dell’Io, la capacità di adattamento. La consulenzaserve proprio a evidenziare le fragilità e le risorse del bambino, ilquale da parte sua ha un’occasione per fare un’esperienza nuovache va nella direzione della crescita. Molti genitori spesso si ricre-dono rispetto ai figli, che dimostrano di avere molte più risorse diquanto essi immaginavano.

Temiamo che nostro figlio si senta diverso e problematico…Le famiglie che sviluppano la motivazione ad andare da uno psico-

logo stanno attraversando una fase di cambiamento, rispetto alla qualel’adattamento trovato in precedenza non è più funzionale. Spesso ilbambino si fa carico delle tensioni di tutta la famiglia, ma un bravo psi-cologo è in grado di ridefinire la domanda di aiuto (la problematicitàdel minore) per sottrarre al figlio il ruolo di “capro espiatorio”. Quindi,non abbiamo un bambino problematico, ma una famiglia che ha biso-gno di aiuto per cambiare. Il fatto che i genitori prendano atto che cisono delle difficoltà insegna ai bambini che di fronte ai problemi nonsi fa finta di nulla, ma si cerca tutti insieme una soluzione.

Non ci va di andare da qualcuno che ci fa sentire giudicati…Spostare il focus dal bambino a tutta la famiglia è rassicurante per

il bambino, ma può essere penoso per i genitori, per cui possonoemergere l’ansia del giudizio, il senso di colpa e la paura di averecommesso errori tali da compromettere lo sviluppo dei figli. Da unaparte è un bene che i genitori si confrontino con l’idea dell’errore,perché in questo modo insegnano ai bambini che nessuno è perfettoe che neanche a loro è richiesto di aderire ad un irraggiungibile idealedi perfezione. Dall’altra parte, quelli dei genitori non sono propria-mente errori, perchè la famiglia è in una fase evolutiva nuova, in cuile modalità educative che prima andavano bene ora non sono piùfunzionali. Responsabilizzare i genitori non serve a colpevolizzarli,ma a far capire che sono loro ad avere le risorse per cambiare, inmodo da proporre al bambino nuove modalità di comportamento.

Non ci piace l’idea di delegare a uno specialista ciò che competea noi genitori…

Lo psicologo non lavora sulla delega e il suo compito non èquello di sostituirsi ai genitori nella cura e nell’educazione dei figli.La partecipazione attiva dei genitori è necessaria, perché la consu-lenza non può avere effetto trasformativo se è centrata solo sulbambino. L’aiuto di un esperto serve ad attivare le competenze e lerisorse dei genitori, in modo che essi trovino soluzioni nuove cheattivano il cambiamento. In conclusione, fare una consulenza psi-cologica vuol dire intraprendere un percorso di crescita, una sfidaevolutiva comune al termine della quale la famiglia si ritrova piùunita. In questo modo è possibile crescere insieme.

Italian Hospital GroupCENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM)www.italianhospitalgroup.it

Ci consigliano di andare dallo psicologo per nostro figlio,ma noi abbiamo molti dubbi…

Dott.ssa Tiziana Franceschini, Psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta clinicaAmbulatorio privato di Psicologia dell’Età Evolutiva

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A Renzi la definitiva ardua sen-tenza sulle operazioni di revisionedella spesa? Sarebbe consolatorio ascri-vere al criterio di un giudice il destino diqualcosa. Questo invece sarà determi-nato dalle opzioni di un tecnico, CarloCottarelli. E un tecnico per definizionesceglie senza un cuore, bensì facendosifunzionario della logica determinatadalla tecnica. Tecnico è il giudizio sui me-riti, in Sanità. Tecnica la valutazione deglieccessi. Tecnica anche la simbiosi tra idue ambiti che come in un sistema diequazioni matematiche dovrà dirci qualisono i valori della “x” e della “y”. Quali,quindi, sacrificare. Non si riesce a pen-sare questa come grande occasione perripensare completamene il sistema, l’or-ganizzazione della Sanità che con l’av-vento delle macchine, dell’elettronica,della telematica ha stravolto completa-mente funzionalità e classificazione delleemergenze.

Il nostro primo ministro quindi devesciogliere il nodo della spending review,ma è più preoccupato a comprendere laposizione espressa dai governatori deglienti-regione. Ma i governatori non parlanocome persone che si occupano della curadella salute. I governatori si preoccupanodell’eventualità sia tolto loro un potere.Quello più grande, la voce che da sola rap-presenta almeno i tre quarti del bilancio diun ente-regione: la sanità. Il Ministerodella Salute chiede che le somme rispar-miate siano reinvestite in sanità.

Proposito lodevole ma lontanissimo daicriteri del sistema di austerità al quale sivuole arrivare. Se quanto tolto fosse ridatoalla grande voce da cui è stato tolto non cisarebbe lo scorporo di liquidità a cui sivuole arrivare, ma solo una più attenta al-locazione delle risorse. Una misura chenon è di questa fase. Improponibile oggi.

Commovente il Renzi dal volto umanoquando intervenendo nella trasmissionePorta a Porta dice espressamente: “in sa-nità abbiamo margini di miglioramento,la spending review la facciamo, ma i soldili lasciamo sulla sanità”.

Subito i suoi tecnici frenano. E sono i tec-nici che governano Renzi, non è Renzi chegoverna i tecnici. Massimo Crozza, segre-tario nazionale della Fp-Cgil Medici, ha su-bito richiamato il capo del governo a esserecoerente e mantenere le promesse suquanto già dichiarato. “Le risorse rispar-miate dalla revisione della spesa in sanità -ha affermato - devono essere reinvestite nelsettore, per dare migliori e più qualificatiservizi ai cittadini, senza più tagli e ticket”.

Sulla stessa linea il segretario del mag-giore sindacato dei medici dirigenti,l'Anaao-Assomed, Costantino Troise: “La sanità - avverte - non è quel pozzosenza fondo che ci si ostina a descrivere e

il Ssn non è in grado di sopportare ulte-riori restrizioni. Il premier non può solodichiarare che occorre cambiare verso madeve farlo davvero, rompendo ogni rap-porto di continuità con ciò che hannofatto i suoi predecessori”.

Sul punto, assolutamente cruciale, leRegioni in ogni caso non arretrano di unmillimetro, come attesta il documentopresentato ieri al governo per chiedereche vengano assicurati per la sanità i109,902 miliardi già previsti per il 2014,nonché i 113,352 previsti per il 2015 e i117,563 del 2016.

“È stato concordato che i risparmi de-rivanti da azioni di razionalizzazionedella spesa sanitaria - si legge nel docu-mento - debbano rimanere nella disponi-bilità dei bilanci sanitari”. I governatoriricordano inoltre che si sono svolti vari in-contri per l’elaborazione del Patto per lasalute, “in particolare sui temi dell’ade-guamento dei Livelli essenziali di assi-stenza, con l’impegno di un Dpcm entro il30 giugno 2014, della revisione delle mi-sure di compartecipazione ed esenzione,della gestione delle risorse umane e del-l’assistenza ospedaliera”.

Sulla destinazione delle risorse della re-visione della spesa sanitaria resta ferma

ATTUALITÀ

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A spendersi per la spesa La promessa per cui i tagli nel mondo della cura perla salute sarebbero stati reinvestiti nella stessa voce

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anche Beatrice Lorenzin: “Bisogna renderesostenibile il sistema, tagliare gli sprechi erinvestirli nella Sanità. La sfida dei tagli -ha affermato il ministro, intervenendo a unconvegno di Federanziani - significa rein-vestire i risparmi in salute, assistenza aglianziani, Livelli essenziali di assistenza, tec-nologie e risorse umane”.

Ma c’è un ambito di decisioni sui quali ipolitici, tipicamente concepiti, hanno vocee capitolo. E questo riguarda la riforma delTitolo Quinto. A più riprese, negli ultimidue anni, in ogni convegno della Sanità,sulla Sanità, si è espresso il giudizio co-munemente condiviso per cui l’affida-mento di deleghe sostanziali in merito allagestione della Sanità agli enti regione abbiacreato ulteriore aggravio di spesa senzamiglioramento delle prestazioni.

Ebbene nemmeno questo mantra ap-pare più un giudizio condiviso e all’evi-denza di tutti. Non a caso gli occhi di chi haa cuore le sorti della Sanità vanno in strettamarcatura al ddl costituzionale del go-verno Renzi là dove si modifica il TitoloQuinto e dove si evidenziano cambiamentirelativi all’attribuzione delle competenzelegislative in materia di Sanità. Compe-tenze che, a giudizio di tutti, debbono es-sere assolutamente riviste dopo laconfusione, i guasti e il perenne conten-zioso tra Stato-Regioni conseguente alla“legislazione concorrente” prevista dal-l’improvvida riforma del 2001. Sul punto,però, anche il ddl Renzi sembra tutt’altroche esente da ambiguità: è ben vero che labozza del primo testo abolisce la “legisla-zione concorrente”, ma non è del tutto

chiaro se la materia sanitaria - come po-trebbe sembrare a una prima lettura delprovvedimento - finisca per transitare piùmarcatamente, se non addirittura in viaesclusiva, nella competenza delle Regioni.

I governatori stanno coi forconi ben at-tenti non gli sia portato via il giochettodella Sanità. E i governatori rappresen-tano voti per tutti i partiti. Si riusciràquindi ad avere una Sanità dove sianoesclusi i conflitti di attribuzione, ma doveciascuno farà quel che fa con meno risorseper l’equilibrio di tutti.

E allora l’incapacità della classe politica diguardare agli orizzonti nuovi del mondodella Sanità per quel che riesce ad espri-mere, oggi, anche in chiave tecnologica, co-stringerà alla prossima tornata a consegnaread altri onere e potere di gestione, con revi-sione del dettame universalistico della cartacostituzionale. Si parlerà allora della suainattualità. Ma come i dibattiti sulla Sanitàdavanti a gente che sta male e non trovacure adeguate suoneranno come parole alvento. Beatrice Portinari

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sanitaria si fanno gaffes!

ha avuto un respiro corto. Il primo ministro ha cattivisuggeritori, i ragionieri debbono prendere il loro posto

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Arrivano nuovi investimenti per ospedali più acco-glienti e moderni. Decisi interventi per garantire la ma-nutenzione straordinaria nei reparti e soprattutto neipronto soccorso. La Regione investe 35 milioni di euro perfinanziare interventi di manutenzione straordinaria di am-bulatori, reparti, uffici e aree di accesso, ma soprattutto ipronto soccorso e l’area dell’emergenza.

Il fondo è stato ripartito in modo uguale tra le 21 aziende ope-rative del sistema regionale. Ogni azienda riceverà la stessa ci-fra, pari ad un milione e 675 mila euro. Le opere, visto il brevetempo stabilito per concluderle, saranno affidate anche con lamodalità della somma urgenza. Saranno i nuovi direttori gene-rali definire un piano di utilizzo di queste risorse. Ogni Asl,ospedale o istituti di ricovero deve concludere i cantieri, com-preso il collaudo, entro e non oltre il 31 ottobre di quest’anno.Se i finanziamenti non saranno utilizzati entro la data prevista,le somme residue torneranno alla Regione. In materia di politicaper gli ospedali, che dovrebbe essere una scienza a parte anchein tema di bilanci, la Regione Lazio mostra di credere molto alleCase della Salute, la riforma dell’ex ministro Balduzzi.

Con le Case della Salute si intenderebbe adeguare l’offerta sa-nitaria evitando agli ospedali il sovraffollamento nei pronto soc-corso. Stante le stesse comunicazioni di programmatiche però ilgoverno di Zingaretti guarda a grandi ospedali specializzati.

Del piano di riqualificazione, quindi, non può entrare ilnuovo centro di odontoiatria sociale che si è realizzato al-l’ospedale Umberto I di Roma. Da una parte si dà risposta a unproblema rimandato per decenni, per cui non si capisce beneperché se la cura è un diritto universale la cura odontoiatricadeve, di fatto, essere affidata in modo esclusivo ai privati.

Quindi una prima risposta a decenni di problematicità peravere accesso alle strutture pubbliche. Si aggiunge all’Umberto Iil centro di odontoiatria sociale che si presenta come la piùgrande clinica odontoiatrica pubblica italiana. Dispone di ses-santacinque poltrone per la cura, come si dice in gergo odonto-iatrico. È su tre piani dedicati a diverse specialità.

In sostanza, è una non politica quella sugli ospedali. Piuttostoun “fare” che guarda a quel che si può fare (anche in bene) manon riesce a dare nuove collocazioni alle esigenze delle medicinatecnologica che guarda al futuro. Alagia Fleschi

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La Regione Lazio rinnova gli ospedaliDecisivo non si crei un corto circuito tra le strutture da ammodernare e quelle da tagliare

REGIONE LAZIO

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Il documento World Health Organization TraditionalMedicine Strategy 2014-2023 presentato a Macaoguarda al rilancio scientifico delle medicine tradizionalie complementari, alla seria organizzazione formativa de-gli operatori, al rigoroso controllo qualità dei prodotti na-turali e corretta informazione dei pazienti/consumatori.Lo ha presentato l’OMS.

In relazione alle Medicine tradizionali e complementari sifa riferimento alla Medicina termale. Recenti ricerche dimo-strano che le cure termali rientrano in una visione più ampiadel concetto di salute.

Gli studi sono stati effettuati dalla Femtec e dall’ItalianaFondazione per la Ricerca Termale (Forst) con la supervisionetecnica dell’Oms. Una ricerca su tutte, tra queste. Si chiamaHydroglobe. I suoi risultati saranno presentati nei prossimigiorni a Roma.

Ma del resto nella pratica associata agli allenamenti è statogià provato che le cure termali aiutano a sentirsi meglio e astare meglio. Ricercatori del Regno Unito hanno sottopostogli atleti soggetti ad affaticamento muscolare ad immersioni

di 10 minuti in acqua dagli 8 ai 22 gradi che sono risultate ef-ficaci nel riabilitare i muscoli colpiti da microtraumi.

“Il metodo della crioterapia provoca un abbassamentodella temperatura muscolare e, al contrario, riattiva quellasanguigna” commenta Attilio Parisi all’Ansa, docente di me-dicina dello sport all'università di Roma Foro Italico. “Si tratta di metodi che si stanno sperimentando con successoin tante specialità che prevedono sforzi ripetuti e prolungati,come nelle gare di sci, slalom o fondo da fare giorno pergiorno. Si sfruttano anche massaggi caldo-freddo e immer-sioni in acqua prima fredda e poi calda, utili per avere una ra-pida capacità di recupero, inclusa la rigenerazione deimicrotraumi e l’eliminazione degli enzimi correlati con idanni che ostacolano la performance successiva”.

C’è da credere che se è confermato il pronto recupero pergli sportivi, le terapie termale hanno ottima applicazione an-che nelle persone comuni, non agonisti portatori di traumi emicrotraumi. Un sistema di medicina riabilitativo, quello delleTerme, che il governo della Sanità deve nuovamente conside-rare per la sua effettiva valenza. Matilde di Canossa

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Termalismo, fa bene!Lo dice una relazione presentata all’Oms

CURIOSITÀ

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Chi lavora come impresa nella cura della salute non èconcorrente alla Sanità pubblica. Diplomazia, ma anchefermezza contro il sistema dei tagli adottato da NicolaZingaretti. L’ha espresso a chiare lettere Jessica Faroni,imprenditrice di uno dei complessi più importanti di atti-vità sanitarie dell’area romana e presidente dell’Aiop,Associazione italiana ospedalità privata.

Il suo allarme si legge nelle note di agenzia stampa (nellospecifico Asca): “La chiusura delle case di cura con meno disessanta posti letto, come prevede il decreto Balduzzi, faràserrare le porte nel Lazio a ventitre cliniche dove oggi lavo-rano duemila dipendenti e che forniscono cinquantamila ri-coveri l'anno”.

L’AIOP è la più rappresentativa organizzazione datorialetra le case di cura private nel Lazio. Jessica Faroni lo ha dettoil 21 marzo nel corso dell’incontro con il presidente della Re-gione, Nicola Zingaretti, in occasione dell’assemblea delleistituzioni sanitarie associate.

Diplomaticamente l’imprenditrice ha dato un comples-sivo “giudizio positivo” sul lavoro svolto dall’amministra-zione regionale. Ma sempre Jessica Faroni ha evidenziatoche un concetto chiave per il sistema sanitario nazionale eregionale sia quello per cui il lavoro delle attività impegnatenella cura per la salute che si sorreggono su vera manage-rialità e su risorse che non sono pubbliche non sono un ne-mico della Sanità pubblica. “Siamo una risorsa, non unnemico”. Ha detto Jessica Faroni. “Vogliamo continuare acollaborare con la Regione, come abbiamo fatto in questoanno con la giunta Zingaretti, cercando sempre soluzioni eavanzando proposte perché siamo imprenditori privati chefanno parte di un sistema pubblico”.

Ma la questione delle questioni alla quale né Zingaretti né,forse lo stesso ministro Lorenzin possono intervenire ri-guarda i tagli: “Dal 2007 al 2011 sono stati cancellati 2.300 po-sti letto (tra acuti, riabilitazione e lungodegenza) nellecliniche private convenzionate, ma ci giunge voce che la Re-gione stia valutando ulteriori tagli a danno dei privati: se peròi costi di una prestazione sanitaria resa da una casa di curasono certi, gli sprechi vanno cercati altrove”.

Ma l’imprenditrice ha toccato nel vivo anche i temi di stra-tegia economico-politica che ha la Sanità oggi. Il primo pro-blema che si troverà ad affrontare è quello dell’esodo deimalati in altre regioni d’Italia e d’Europa le cui cure offronomaggiore affidabilità.

“In un momento in cui le frontiere dell’Europa si aprono, ilLazio resta immotivatamente chiuso, disincentivando qual-siasi forma di attrazione di malati da altre Regioni, mentretutti gli altri enti locali intorno a noi favoriscono questa pos-sibilità che potrebbe fare aumentare le risorse e fare crescerel'economia”. Altro nodo quello delle Rsa e delle strutture diriabilitazione (ex articolo 26): “Il tema della quota di com-partecipazione da parte dei Comuni delle rette dei cittadiniseguiti in questi centri è di attualità - fa notare il presidentedell’AIOP - e necessita di un immediato intervento da partedella Regione. Noi vogliamo adeguarci ai requisiti richiesti -ha aggiunto Jessica Faroni - ma insieme alla Regione bisognastabilire un cronoprogramma per arrivare alla scadenza difine ottobre con le carte in regola”.

Infine, Faroni ha rilanciato la proposta di utilizzare unaparte dei posti letto nelle cliniche convenzionate per decon-gestionare i Pronto Soccorso dei grandi ospedali romani,spesso superaffollati. Vanni Fucci

Quando i privati finalmente si ribellanoJessica Faroni, presidente Associazione italiana ospedalità privata: “La crisi finanziaria non deve essere pagata dalle imprese della Sanità”

ATTUALITÀ

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Raffreddore, congiuntivite, tosse secca, asma. Anchechi non ha precedentemente sofferto di allergene devepreoccuparsene andando da uno specialista se im-provvisamente emergono queste manifestazioni.

Terapia preventiva contro gli effetti del polline. Lo racco-manda a chiare lettere Roberto Perricone all’Ansa. Ed è il La-zio un’area particolarmente sotto attenzione dei pollini.

C’è prevalenza di allergie da Cupressacee che difficilmentesi manifestano in questo mese. In aumento anche l’allergia alcipresso. Si tratta di una pollinosi che emerge perché la piantasi è molto diffusa nelle aree urbane del bacino del Mediter-raneo, in particolare negli ultimi 15-20 anni il numero è pro-gressivamente aumento.

A condizionare la pollinosi, causa di molte allergie, sonosicuramente i cambiamenti climatici. Negli ultimi anni sonostate sempre più presenti tra le sensibilizzazioni sulla popo-lazione allergica.

Il polline di Cupressacee determina una di queste pollinosi,un tempo considerata “minore” ed ormai entrata a far partedel rango di quelle “maggiori”.

Il classico Cupressus sempervirens, a cui si affiancano nume-rose altre specie della stessa famiglia, è sempre più diffuso inItalia, in quanto coltivato a scopo ornamentale oltre che dirimboschimento.

Il Cipresso è pianta a fioritura invernale che può liberaregrandissime quantità di polline, soprattutto d’inverno. Dai datidella letteratura sembra che questa pollinosi assuma sempremaggiore importanza, in tutta Europa, al punto che la Comu-nità Europea ha predisposto addirittura dei progetti di ricerca,al fine di identificare cloni di piante meno allergeniche.

Le Cupressacee sono diffuse in ogni dove, in Italia, ma alnord e al centro se ne trovano con maggiore frequenza. Si pos-sono trovare sia in zone di mare che a circa settecento otto-cento metri sul livello del mare. La fioritura di questa famigliadi arbusti è tra gennaio e maggio.

Il Cipresso è la prima pianta che impollina all’inizio dellaprimavera. Altri pollini concentrati si trovano nei mesi di feb-braio e marzo.

Insomma nella prima metà dell’anno c’è sempre una buonaragione per avere il raffreddore allergico. Giovanna Visconti

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Raffreddori stagionali, anticipazioni della percezioneSe arriva prima la primavera arrivano prima anche le allergie da Cupressacee

CURIOSITÀ

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Mensile di informazione Socio-SanitariaEditore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti conl’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 22/03/2014

Qualche tempo fa mi contattò a studio il Signor Alberto(ovviamente nome e riferimenti sono di pura fantasia pertutelare la privacy del paziente), circa 48 anni, di bel-l’aspetto, divorziato e con un lavoro di successo.

Quando si presentò, durante la raccolta dei suoi dati edinformazioni era notevolmente a disagio e subito dopo ca-pii il motivo. Mi raccontò che non aveva grandi problemi,un buon lavoro, un ottimo rapporto con l’ex moglie, emolte soddisfazioni con i propri figli.

Ma il problema era la nuova compagna. Una donna at-traente, sofisticata, decisamente spigliata. Nella loro rela-zione, iniziata da circa 5 mesi, andava tutto bene tranne unpiccolo particolare. Durante i loro momenti di intimità luiultimamente aveva iniziato ad avere defaillance, ovveroormai soffriva di disfunzione erettile.

Una volta preso in carico il paziente, esclusa la possibi-lità di malattie del sistema cardiocircolatorio o dell’appa-rato urogenitale, iniziammo a parlare nello specifico dellasua relazione con questa donna.

Apparentemente una storia da favola, con una donnaestremamente femminile, e nel contesto dell’intimità fisicauna donna molto accesa.

Tutto normale, e allora il problema qual era? Andandonel dettaglio e sentendo parlare il paziente, capii imme-diatamente che il problema era proprio l’eccessiva spiglia-tezza della donna nel contesto sessuale.

Il paziente mi raccontò, all’inizio delle nostre consu-lenze, lui aveva avuto sempre donne meno intraprendentie spigliate.

Affermava che di solito era sempre stato lui a coinvol-gere le proprie partner, e che lui era stato sempre quelloche doveva creare la condizione dell’eros.

Ed ora? Ora invece aveva incontrato una donna chesembrava essere proprio giusta per lui, forse anzi troppoper lui! Lui stesso, sotto mia richiesta, mi disse che avevapaura di confessare le sue paure a lei, perché la sua im-potenza in qualche modo lo rendeva meno uomo.

Forse aveva paura di risultare debole agli occhi di lei.Ovviamente, con un adeguato sostegno ed in seguito adun percorso psicologico, arrivammo al punto cardine dellasituazione, e l’unica soluzione era quella che l’uomo si do-veva confrontare con la sua compagna, aprirsi e rivelare alei i suoi timori e dubbi.

Fondamentalmente lui era intimorito da una compagnatroppo esperta ed attiva sessualmente, lui aveva timore dirisultare non all’altezza. Incentivando una giusta comuni-cazione e cercando di ristabilire un equilibrio nelle loro di-namiche interpersonali, quel disturbo come era arrivatocosì all’improvviso svanì. Senza farmaci, in tempi rapidi,solo ristabilendo una giusta comunicazione di coppia.

Pubblicato su www.cittadiniesalute.it - 11/02/2014

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Dr.ssa Veronica TurchettaPsicologa clinica e di Comunità di Monterotondo (Rm)Esperta in ascolto e sostegno psicologicoe-mail: [email protected]. 327.8259566

Disfunzione Erettile PsicogenaQuando è lei a prendere l’iniziativa a letto

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