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Magazine Cittadini & Salute Marzo 2012

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EditorialeSpending review per la sanità!

di Angelo Nardi

Rimane un’idea ribadita solonei dibattiti ma ben lontana dal-l’essere applicata. Se esiste, comeesiste, uno Stato centrale chedeve pianificare dall’alto la poli-tica sanitaria del nostro paese,deve dare le coordinate econo-mico finanziarie della gestionenella sanità. Anche il rapportoCensis del 2011 evidenzia come il problema sanitario oggiin Italia sia ridotto a un problema finanziario. Il vituperatoStato centrale, in sostanza, deve dare il quadro dei costi ef-fettivi. Se un’operazione di appendicite - tanto per parlarchiaro - costa cento talleri a Palermo, non può costarne tre-cento a Monza. (Solo per dare un esempio sommario del pro-blema). Se si applicassero precisamente questi criteriuniformi si risparmierebbero cinque miliardi l’anno. Si in-trodurrebbe, così, il criterio uniforme delle tariffe per singoliservizi in Sanità per tutto il sistema-paese.La proposta che doveva uniformare i costi della Sanità in-

troducendo criteri in grado di evitare ogni possibile futurodeficit sono invece rimasti sulla carta. Il nuovo criterio diretribuzione dei singoli servizi è stato appena introdotto maè rimasto inapplicato e potrebbe diventare uno dei pilastrifondamentali della “spending review”. La nota diramata dalministro Balduzzi parla di patto per la salute, rimodulazionedei ticket, tetto di spesa farmaceutica, investimenti per l’edi-lizia sanitaria, che enti regione e governo dovranno sotto-scrivere entro il 30 aprile 2012. Si tratta, quindi, di misureche vanno a toccare sempre la parte dell’utente-cliente-paziente e non ancora i criteri di gestione.Una vera e propria rivoluzione culturale dovrebbe essere

quella dei cosiddetti tecnici al governo. Partire dalle catego-rie di intervento e dargli un prezzo che sia equo e identico intutto il sistema-paese.Porre come base di partenza il cittadino, invece, implica la

solita vecchia logica del politico di vecchia maniera: si crea ilservizio, si taglia il nastro, si fa una previsione imprecisa deicosti… Tanto interverrà sempre Pantalone a ripagare, cioè loStato-sovrano, cioè i cittadini. Quando pagano. Non quandoricevono il servizio.

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Allenamento, tra salvezza e isteria

Salute uguale benessere

Aspirina contro il cancro. Perché?

Con la presbiopia invecchia il cervello

IHG/La sindrome da demenza senilerappresentata in un film

I numeri dei tagli alla Sanità

Duecentomila italiani con intestino infiammato

Intestino impermeabile, si difende dal cancro

Bruno Callieri, grande psichiatra di Guidonia

È stato un grande italiano!

La cura Balduzzi

Troppe discariche

Caro Mario Monti

Cittadini & Salute

CCiittttaaddiinnii && SSaalluuttee

MMeennssiillee ddii iinnffoorrmmaazziioonnee SSoocciioo--SSaanniittaarriiaaEEddiittoorree e DDiirreettttoorree GGeenneerraallee Mario Dionisi DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiillee Angelo Nardi AArrtt DDiirreeccttoorr Antonella Cimaglia WWeebbmmaasstteerr Mariano Trissati RReeddaazziioonnee Via Galletti,1600012 Villanova di Guidonia (Rm) EE--mmaaiill:: [email protected] TTeell ee FFaaxx 0774 529498 - 0774 320278 SSttaammppaa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana(Rm). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazionisono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale car-taceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 06/03/2012

Sommario4

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Dimagrire, rassodare, combattereipertensione e anche il diabete di tipo B.Tutto è possibile in palestra. Il luogo ora-mai frequentato da persone di tutte le età,sessi, classi sociali e velleità si presentacome un concentrato di discipline e terapieche poco hanno ereditato solo il nome diquei luoghi dedicati espressamente a indi-vidui di sesso maschile con escrescenzeemotive. In palestra oggi si fa tutto. Si pia-nifica la cura, oltre che la perdita di peso. Siprogramma il proprio benessere. E sullamania della palestra sono state individuatedue nuove malattie: la vigoressia e la orto-ressia. Con vigoressia si intende l’ossessivaricerca da parte del palestrato di scolpire imuscoli, con ortoressia si intende la preoc-cupazione esasperata di migliorare la pro-pria tenuta fisica con l’alimentazione e unamiriade di piccoli espedienti che fanno di-ventare isterica e non liberatoria la scelta ditenersi in forma. Ma non si deve metteresotto accusa solo la palestra, come luogo in-cantato dove si risolvono problemi di insi-curezza e si dà espressione ad un isterismoaltrimenti soffocato ma che presto o tardidarebbe manifestazione di sé. Ad essere messa sotto esame è anche la

corsa praticata come abitudine quotidiana.Fin quando la corsa fa parte di un momentoliberatorio del fisico e viene praticata mo-dus in rebus, il rimedio è ottimo. C’è il fattoperò che la corsa come forma di agonismotrovato ad età matura dà una forma di di-pendenza perché mette in circolo quelle en-dorfine per cui non si può far a meno dicorrere.

Il giusto equilibrio tra costanza nella pra-tica e moderazione nello stile fanno partedi un binomio perfetto che non si deve ab-bandonare se l’obiettivo è la cura della sa-lute. La volontà per l’attività fisica ha alti ebassi, l’allenamento chiede invece unifor-mità. La voglia di sport è determinata dacambiamenti cognitivi. Ci sono poi le con-dizioni umorali prodotte dall’esterno e da-gli stati strettamente psicologici. La primaregola consiste nell’ascoltare sé stessi e nonfarsi schiavizzare da tabelle imposte da al-tri. Chiaramente chi ha un senso della sta-bilità psicologica e cognitiva maggioreriesce a ottenere un rapporto tra lavoro fi-sico e risultati più diretto e riscontrabile.Il segreto pare esser quello di allenarsi

durante la settimana e riposarsi nel fine set-timana. Nei due giorni dedicati al riposodormire di più, socializzare e riposarsi.Avere un atteggiamento tetragono in cui cisi allena sempre, si alza l’asticella delle pre-stazioni, comporta il più delle volte unsenso di eccessiva stanchezza, una rispostafrustrante quando non arrivano i risultatievidenti a tante prestazioni, quindi un ab-bassamento di motivazioni fino all’abban-dono. Esistono sostanziali differenzeinterpersonali nelle intenzioni sportive chenon dipendono dalla disponibilità del

tempo e dalla numerosità degli altri impe-gni ma dalle proprie intime motivazioni. Loha scritto Conroy sul periodico Journal ofSport and Exercise Psychology.Ma non si può delegare la speranza di ot-

tenere risultati positivi solo con attività dipalestra. La dieta alimentare è un compen-dio necessario. E come per la dieta in pale-stra bisogna avere una bussola, unorientamento e una direzione verso laquale rivolgersi. Non ha senso fare eserci-tazioni fisiche tanto per fare. Affidarsi a untrainer e chiarire gli obiettivi per cui si èfatta una scelta di questo tipo. Anche inquesto senso il luogo è cambiato dai de-cenni passati. In palestra un tempo si an-dava per scaricare tensioni e misurarsi conaltri in un ambito di regole che la stradanon offriva. La palestra oggi è il tempio diuna nuova religione laica che vede nellariuscita dei propri obiettivi, anche sul pro-prio corpo, la misura della propria validità.Il fatto che la palestra sia per lo più compo-sta di macchine che non consentono movi-menti errati e limitano i danni di eventualieccessi nell’auto-valutazione, dimostracome anche questo luogo sia tutto inseritonel mondo della tecnica, dove la personapiù che un portatore di volontà è piuttostoun funzionario di operazioni mentali e fisi-

Cittadini & Salute

Attualità

Allenamento, tra salvezza e isteriaÈ una verità inconfutabile l’effetto positivodell’attività sportiva sull’organismo, ma gli

eccessi di attività fisica non mancano di portarenuove malattie

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che per le quali deve garantire efficienza.Questo per dire che anche in palestra nonbisogna mai perdere di vista il proprioobiettivo. Gli strumenti tecnologici di cuiqualsiasi luogo di sport al chiuso disponeconsentono di fare dei movimenti e spen-dere energie in quantità e qualità tali darendere la palestra un luogo deputato al be-nessere. Innanzitutto il tapis roulant. Con-sente di correre in un luogo chiuso, alriparo da freddo, pioggia e anche dall’ec-cessivo caldo. Consente di registrare esat-tamente il passo di corsa per cui in caso dicedimento non permette inconsapevoli ab-bassamenti di ritmo. Permette di accelerare,rallentare, se registrato in diverso modo dicamminare in salita. La disponibilità inogni palestra fa di questo che un tempo erauno strumento per pochi, un mezzo perprogrammare nel dettaglio il fitness, al ri-paro da storte, contusioni ei inciampi - senon causati da veri e propri errori si posi-tura. Lo step consente invece di fare un la-voro di potenziamento sulle gambe e incontempo di sollecitazione verso le pulsa-zioni cardiache tanto da far diventare ilproprio allenamento, aerobico e di poten-ziamento per le gambe, come un naturalesollecitatore per il cuore. La cyclette ha lestesse funzioni delle macchine precedenti

solo con un livello di intensità più mode-rato, tanto da introdurre gradualmente unapersona completamente nuova allo sport alivelli di affaticamento gradatamente mag-giori. La cyclette è un ottimo strumento an-che per la riattivazione dopo un infortunio.Sono questi strumenti che consentono di at-tivare l’organismo per un tipo di sforzo ae-robico, dove cioè la riserva di ossigenoassimilata con la respirazione è sufficienteper mobilitare il corpo in attività. È questo un tipo di attività che fa dima-

grire perché dopo circa quaranta minuti incui si sono esaurite le scorte di glicogenol’organismo attinge energia dai grassi. Maanche con i pesi o con le macchine che nefanno vece si può raggiungere l’obiettivo didimagrire: non si deve privilegiare il peso,ma il numero di ripetizioni per ogni eserci-zio. Di qui la grande differenza tra tipi dilavoro in palestra: aerobico o anaerobico.Ed è l’intensità dello sforzo la sua brevità afare questa differenza. Con i pesi, o megliocon le macchine che suppliscono a eccessidi affaticamento, si svolge il lavoro anaero-bico. Si dice così perché in questo tipo dimovimenti manca quel ristoro di ossigenogarantito dalla respirazione, anche se piùintensa. I muscoli lavorano “senza ossi-geno”. Muscoli del petto, bicipiti, tricipiti,

dorsali, trapezio, ogni singolo muscolo hauna sia facoltà di essere esercitato.L'intensità del movimento non consente

di acquisire tanto ossigeno per i muscolidurante l’esecuzione ed è per questo chel’effetto di essere senza fiato è simile aquello di una lunga corsa o di una corsa ve-loce. L'organismo ha bisogno di ossigeno.C’è quindi necessità di recuperare da quellosforzo. Ma non bisogna dimenticare mai gliesercizi che sono alla base tradizionale diogni allenamento.Addominali. Per quelli ancora non sono

state inventate macchine che fanno megliodei tradizionali movimenti che però deb-bono esser compiuti con una certa fre-quenza e precisione. La muscolaturaaddominale, oltre alle sue funzioni moto-rie, svolge un ruolo fondamentale nel man-tenimento di una corretta postura dellacolonna vertebrale, opponendosi all’ecces-siva lordotizzazione (inarcamento) lom-bare, che è spesso causa della compressionedei nervi spinali lombari che genera dolo-rose infiammazioni (per esempio la "scia-tica"). Ma accompagnato e in equilibratoantagonismo con gli addominali va la gin-nastica lombare. Il mantenimento della stazione eretta è

garantito soprattutto dalle catene muscolariposteriori dell’apparato scheletrico (azioneantigravitaria o posturale). Questa lottacontro la gravità richiede una continua ten-sione e una capacità di lavoro su tempimolto lunghi, con una sequenza infinita diaggiustamenti posturali, il tutto senza ac-cumulare stanchezza. Jacopone da Todi

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Allenamento, tra salvezza e isteriaÈ una verità inconfutabile l’effetto positivodell’attività sportiva sull’organismo, ma gli

eccessi di attività fisica non mancano di portarenuove malattie

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Attualità

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Lo ha detto il presidente dell’Istat, En-rico Giovannini alla Commissione bi-lancio alla Camera.Dopo la salute c’è la cura per i figli e un

lavoro dignitoso. A marzo si prevede la messa a punto

di una serie di indicatori sul benessereall’interno dei 12 domini individuati(ambiente, salute, benessere economico,istruzioni, lavoro, Relazioni sociali, si-curezza personale, benessere soggettivo,cultura, ecc).Istat e Cnel pubblicheranno entro di-

cembre il primo rapporto sullo stato delbenessere equo e sostenibile, una misurache al di là del Pil misura la soddisfazionecomplessiva della popolazione. Am-biente, salute, benessere economico tra gli

indicatori sono i principali che rappre-senteranno i diversi domini.Il sondaggio è su 45 mila persone. “Es-

sere in buona salute” - saldamente alprimo posto. Ma anche “l’incertezza - haspiegato Giovannini rispondendo a unadomanda sull’importanza di poter con-tare su un lavoro stabile - è uno degli ele-menti più importanti per il senso dimalessere”.Ma il tema della salute non poteva che

esser al primo posto. Del resto, è notorio, ilwelfare di una nazione si guarda obiettiva-mente visionando il diritto alla salute an-che dei meno fortunati. Si parla di unsistema con grandi dislivelli quello in cui ilservizio sanitario non è garantito se non sipossiede un’assicurazione molto onerosa.

Ragione per cui, anche le condizioni so-ciali dove appare un benessere diffusopresentano un evidente segno critico lad-dove il servizio sanitario non è garantito atutti. In tal senso l’esempio negativo ripe-tutamente ricordato è quello degli StatiUniti. Il sistema-paese-Italia è invece annove-

rato come uno delle dimensioni più ga-rantiste ed egualitarie al mondo sotto ilprofilo del diritto alla salute. Gli ultimi esempi del Pronto soccorso

dove medici convivevano uno stato di fa-tiscenza assoluta inizia a far tentennarequesta certezza.Il rapporto che ci verrà snocciolato

quindi darà la vivida sensazione di que-sto sentimento diffuso. E non si tratta solo di impressioni. Ele-

menti di privato fanno cenno nel nostrosistema ma solo nella parte dell’esborsoda parte dei cittadini. Cecco Angiolieri

Salute uguale benessereGli italiani vedono nella cura e prevenzione delcorpo la preoccupazione centrale e il principaleindicatore dello stato sociale.

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La ricerca arriva dall’Australia. Èstata pubblicata sul periodico di in-formazione scientifica Cancer Cell.Mette in relazione la velocità delle

cellule tumorali nell’organismo con ifarmaci anti-infiammatori non steroi-dei. Tra questi la celeberrima aspirinache ne limita la diffusione. La scienzamedica conosce da molti anni i beneficidei FANS (così sono chiamati questianti-infiammatori) ma non erano chiariin modo definito. Era noto che i tumorisecernono attivamente una gamma diproteine e di composti, chiamati fattoridi crescita, che attraggono i vasi san-guigni e linfatici nell’immediata vici-nanza e permettono loro di fiorire,metastatizzare e diffondersi. La nota deicuratori della ricerca vuole a mettere in

evidenza l’osservazione che quando lapersona ha il cancro, tali vasi vengono“sequestrati”, diventando un condottoper le cellule che si distaccano dal tu-more primario e si diffondono per l’or-ganismo. La ricerca mostra che i vasilinfatici maggiori si espandono nel pro-cesso di metastasi, aumentando di vo-lume e permettendo quindi alle cellulee al fluido di circolare più liberamente.I farmaci anti-infiammatori come

l’aspirina, a loro volta, frenano la dila-tazione dei vasi linfatici, con l’effetto dibloccare la diffusione metastatica. Tuttoquesto dipende da un gene - PGDH -collega i fattori di crescita al percorsocellulare della prostaglandina. Si trattadel processo alla base dell’infiamma-zione e la dilatazione dei vasi attraverso

il corpo. Nuove terapie potenti sarannoquindi sperimentate. Un’altro studio,questo è di due anni fa e arriva dallaOxford University, ha sostenuto gros-somodo lo stessa tesi. Settantacinquemilligrammi di aspirina al giorno inge-riti in cinque anni consecutivi riduconodel 20 per cento il rischio di morire dicancro. Va detto che in ogni confezioneuna compressa contiene in media 500milligrammi. Non bisogna essere degli statistici né

dei chimici di laboratorio per capire chequesta tesi ha applicazioni più conte-stabili. Sta di fatto che la probabilità disoffrire di tumore all’intestino scende-rebbe del 40 per cento, quello ai pol-moni del 30 per cento, quello all’esofagoaddirittura del 60 per cento. E non c’èpericolo di pubblicità indotta. L’acido acetilsalicilico non ne ha pro-

prio bisogno. Brunetto Latini

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Aspirina contro il cancro. Perché?Sul farmaco sono stati scritti fiumi di inchiostroche vogliono spiegare benefici effetti scopertidopo la commercializzazione dell’acido acetilsalicilico

RICERCA

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Ma ci sono una serie di contromisureper tenere la mente sveglia e adeguarlaalla lentezza della percezione nell’atto delvedere. La presbiopia, dal greco sta per“occhio l’invecchiato”, è, come la mortee le tasse: inevitabile. La presbiopia pro-voca il degrado della visione da vicino.Colpisce praticamente tutte le personecon età superiore ai cinquanta anni. La presbiopia ha molteplici effetti ne-

gativi sulla qualità della visione e la qua-lità della vita, a causa di limitazioni diattività quotidiane - in particolare, la let-tura. Inoltre i risultati della presbiopia, ri-ducendo la profondità della lettura davicino, riduce la sensibilità al contrastoma anche la velocità di elaborazione chediventa più lenta. Soluzioni attualmentedisponibili, quali correzioni ottiche, nonsono l’ideale per tutte le attività quoti-diane. Sono state predisposte, però, al-cune pratiche per l’apprendimentopercettivo. Una di questa consiste nellaripetuta esercitazione visiva su un com-pito impegnativo. Questi compiti per lavista si traducono in una migliore per-formance visiva nei presbiti, consentendoloro di superare e ritardare alcune delledisabilità imposte dall’invecchiamento

dell’occhio. Questo miglioramento è statoottenuto senza modificare le caratteristi-che ottiche dell’occhio. I risultati suggeri-scono che il cervello invecchiando,mantiene plasticità sufficiente per supe-rare il degrado biologico naturale conl’età. La presbiopia arriva mediamentedopo i quaranta anni e, secondo diversistudi, è minore in abitanti delle basse la-titudini. Si manifesta con visione sfocatae annebbiata da vicino, migliorabile al-lontanandosi da ciò che si osserva o au-mentando la illuminazione. Una tecnicamolto recente permette di correggere lapresbiopia e l’ipermetropia con l’utilizzodi radiofrequenze che, scaldando la cor-nea, eliminano le parti lese.Bisogna comunque sempre ricordare

che la presbiopia è causata dal progres-sivo indurimento del cristallino. Per que-sto motivo il muscolo ciliare,responsabile della accomodazione, nonriesce più a modificarne la forma. Ri-mane fissato il potere per mettere a fuocoda lontano. Questa condizione non siraggiunge all’improvviso. In verità il pro-cesso è lento. Molto graduale. Inizia arappresentarsi nella condotta visiva a co-minciare dai trenta anni di età. Si tratta di

un difetto talmente minimo, quando èagli inizi, che il soggetto interessato nonse ne accorge.Le lenti di potere refrattivo con le quali

viene corretta la presbiopia consentonouna visione distinta per vicino. Si trattadi lenti che suppliscono la funzione chela fisiologia dell’occhio non riesce più agarantire. Se è presente un difetto di vi-sta succedono cose diverse. Chi è miopescopre che vede meglio da vicino le-vando gli occhiali. Non si è verificata unariduzione della miopia: infatti per lon-tano la situazione non cambia. Chi è iper-metrope di solito si accorge prima dellapresbiopia. Spesso chi ha piccoli difettiipermetropici utilizza il meccanismodella accomodazione per mettere a fuocoda lontano. Quando arriva la presbiopiaqueste persone hanno bisogno di occhialisia da vicino che da lontano. In sostanzanell’età della tecnica quelle lenti, che da-vano l’apparenza di saggezza e costrin-gono chi prima non era uso agli occhialia particolare cautela nei movimenti enella lettura, sono qualcosa che configgecon l’idea di funzionalità di cui una per-sona deve riuscire a dare dimostrazione,come fosse una macchina. Quelle lentisono lì a dimostrare, invece la nostra fal-libilità ed il loro esser usate con criteriouno stimolo migliore per il nostro cer-vello. Oderisi da Gubbio

Con la presbiopia invecchia il cervelloUna ricerca pubblicata su Nature riporta il tema dellastretta relazione tra elaborazione e capacità ricettiva. Il cervello diventa uno strumento funzionale secorrettamente utilizzato

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Attualità

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Insieme a “La Versione di Barney” il film apre alla tematizza-zione della malattia della psiche, un tempo trattata con superficia-lità nel cinema e relegata al generico. Ad aiutarci in questa analisi,la dottoressa Francesca Barreca, Dirigente Medico presso il CentroDemenze - Unità Alzheimer della Italian Hospital Group. Pubbli-cazioni: “Un modello di rete socio-assistenziale integrata per le de-menze” sulla rivista Demenze nel 2007. Un modello di assistenzadomiciliare per pazienti affetti da Demenza di Alzheimer proba-bile di grado lieve-moderato” sulla rivista L’altro nel 2008. “Malat-tia di Alzheimer e tutela giuridica: l’esperienza del servizio diAssistenza Domiciliare dell’Italian Hospital Group di Guidonia”sulla rivista www.serviziosocialeonline.it nel 2011. Dottoressa Barreca, il film The Iron Lady presenta una chiara

novità: si pensava a un film che valutasse il ruolo storico dellaLady di Ferro, Margareth Thatcher. I fatti storici, invece, sonopresentati con estrema brevità mentre si esalta il lato personalee il disagio dovuto all’Alzheimer. Ritiene corretta la presenta-zione della Malattia così come è stata delineata nel film?Il film è una creazione artistica che segue una sua sceneggiatura

che viene rivissuta, diretta e interpretata in base alla sensibilità de-gli attori e del regista, nello specifico la regia di Phyllida Loyd, lascrittura di Abi Morgan e l’eccellente Meryl Streep. Ma tale deve ri-manere. Da un film non ci si deve aspettare, né pretendere la correttainterpretazione della Malattia, altrimenti diventa un documentarioche deve attestare la realtà che ovviamente è più cruda e dolorosa diquanto ogni film possa pensare di rappresentare. Nel corso della malattia di Alzheimer è solito essere affetti da

visioni? Nel film c’è un ruolo al marito nella sua immaginazionedi persona malata. La sua fuoriuscita anche dall’immaginazionepuò esser determinata da un atto di volontà della persona malataoppure è il semplice manifestarsi del progredire della malattia?Le allucinazioni fanno parte dei disturbi comportamentali della

Malattia di Alzheimer. Il marito Denis con cui parla è un’allucina-

zione che come tale può persistere per un determinato periodo epoi scomparire con l’evoluzione della malattia.Tanta, troppa, risolutezza della persona negli ultimi anni della

sua premier-ship può essere configurata come un primo segnodel manifestarsi della Malattia?La malattia può accentuare alcuni aspetti caratteriali, ma non c’è

correlazione diretta tra una personalità dura e ambiziosa e la pos-sibilità di insorgenza della patologia.Nel personaggio c’è un graduale chiudersi in sé. Quanto è im-

portante la presenza degli altri, l'interagire, nel rallentare il pro-gresso della malattia?La stimolazione e l’interazione con gli altri è fondamentale nel

cercare di mantenere per più tempo possibile le capacità cogni-tive e funzionali residue. La tendenza ad isolarsi è dovuta alla gra-duale difficoltà ad esprimersi, a farsi comprendere e a capirequello che fino a poco tempo prima era normale.Nel film c’è anche la dimensione del ricordo. Si tratta di un

escamotage del regista per presentarci le tappe esistenziali fon-damentali nela vita della Lady di Ferro oppure il malato di Al-zheimer c’è un ruolo importante per il ricordo?E l’autocoscienza?se sì, con il possesso della memoria?La memoria del passato è la memoria che rimane più a lungo, si

perde prima la memoria recente e a breve termine. I ricordi dei geni-tori, della gioventù, dei figli se ne vanno per ultimi anche se confusi.La scelta della sceneggiatura indica un’attenzione che si ritiene

lo spettatore abbia nei confronti della malattia. In altri film (e li-bri) come “la Versione di Barney“ la malattia ha un ruolo deter-minante, quasi un cupio dissolvi, una dimensione consolatoriadai mali dell’esistenza. Cosa ne pensa di questa versione crepu-scolare e un po’ consolatoria della malattia che si dà nel cinema?Il cinema deve creare questa atmosfera crepuscolare, deve

sensibilizzare sull’argomento e sottolineare il malessere affron-tando la sofferenza con morbide visioni.

Italian Hospital GroupCENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM)www.italianhospitalgroup.it

La sindrome da demenza senile rappresentata in un filmMeryl Streep vince il terzo Oscar vestendo i panni dell’ottantenne Margaret Thatcher,

ex Primo Ministro britannico nel film “The Iron Lady”

Dott.ssa Francesca BarrecaSpecialista in Neurologia

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La dotazione di posti letto è dimi-nuita del 15,1% del totale. La nostra Sa-nità che costa 108 miliardi l’anno oggi ilrapporto di posti letto per abitante è pas-sato da 5,1 ogni mille abitanti di 12 annifa, al 4,2 attuale. Bisogna specificare che il3,6 per mille dei letti per acuti e 0,6 permille per le lungodegenze. Al di sotto della media europea che è di

5,5 per mille. Il calo di posti letto arrivaspecialmente nel settore pubblico dove iltaglio è del 17,2%. Sardegna, Friuli Vene-zia Giulia e Puglia, le regioni più tagliate.Campania e Abruzzo, le regioni meno pe-nalizzate. Le regioni più piccole - Molise eValle d’Aosta - sono rimaste esenti dai ta-gli, anzi c’è stato un incremento. La poli-tica del ridimensionamento dei posti lettodoveva essere accompagnata da una pa-rallela crescita dei servizi territoriali cheperò, rileva l’inchiesta, stenta tuttora arealizzarsi in molti enti-regioni italiane. Il risultato di quest’operazione di ri-

strutturazione sanitaria al momento ap-pare quello di una rete ospedaliera vicinaal collasso in molte zone del Paese e so-prattutto in alcune grandi città comeRoma, Napoli, Genova, Torino e Milano,dove la riduzione dei letti in corsia staprovocando l’intasamento dei Pronto Soc-corso ospedalieri con il moltiplicarsi di si-tuazioni limite, come quella fotografata alSan Camillo-Forlanini di Roma.In Italia 429.220 posti letto per sanità e

assistenza. La stima è del 31 dicembre2009, ma serve a dare il quadro dell’offertain termini di servizio al disagio in diverse

forme che esiste nel welfare del nostro si-stema-paese. Si tratta di 7,11 posti-lettoogni mille residenti. Oltre il 70% dei postiletto si colloca in “unità di servizio” ditipo socio-sanitario ed è rivolto prevalen-temente a ospitare anziani non autosuffi-cienti, mentre la quota residua è destinataa servizi residenziali di tipo socio-assi-stenziale.Le differenze territoriali sono notevoli:

oltre la metà dei posti letto complessiva-mente rilevati si concentra nelle regionidel Nord, dove si registrano 10 posti lettoogni 1.000 residenti; al Sud la quota di of-ferta si riduce a 3 posti letto ogni 1.000 re-sidenti. Le regioni del Nord presentano lapiù alta concentrazione di servizi a carat-tere socio-sanitario, con 8 posti letto ogni1.000 residenti, contro i 2 posti letto nelleregioni del Mezzogiorno. Gli ospiti dellestrutture residenziali ammontano com-plessivamente a 404.170, dei quali oltre300 mila sono anziani con almeno 65 anni(il 74%), poco più di 80 mila sono adultitra i 18 e i 64 anni (20%) e circa 23 milasono minori con meno di 18 anni (6%).Gli ospiti anziani hanno, nel 50% dei

casi, un’età superiore agli 85 anni e sonoprevalentemente in condizioni di non au-tosufficienza (75% del totale degli ospiti

anziani). Tra le persone anziane la com-ponente femminile risulta prevalente, co-stituendo più dei due terzi dell'interocollettivo. Tra gli ospiti adulti (18-64 anni)prevalgono gli uomini (61,5%). La tipologia di disagio prevalente è le-

gato alla disabilità o a patologie psichia-triche (circa il 69% degli ospiti). Il 50% deiminori non presenta alcuna problematicaspecifica ma risulta allontanato dal nucleofamiliare per problemi economici, inca-pacità educativa o problemi psico-fisicidei genitori. Il 17,5% ha una disabilità oproblemi di salute mentale. Tra i minoriospiti dei presidi circa un terzo è di citta-dinanza straniera. I minori dimessi nelcorso del 2009 ammontano a 12.663; diquesti il 37% è rientrato in famiglia di ori-gine, il 25% è stato trasferito in altre strut-ture e soltanto il 12,1% è stato preso inaffido o adottato da altra famiglia. La ti-tolarità delle strutture censite appartiene,nel 70% dei casi, a enti privati. In oltre idue terzi delle residenze sono gli stessi ti-tolari a gestire direttamente il presidio,mentre per la residua quota di strutture lagestione viene affidata a terzi. I titolaripubblici che non gestiscono direttamentele strutture si affidano più frequente-mente ad altre istituzioni pubbliche nel

Cittadini & Salute

Attualità

I numeri dei tagli alla SanitàE si continua a discutere di ridimensionamentodel sistema-Italia, negli ultimi dieci anni tagliati

45 mila posti letto. La cura della salute è sempremeno assonante con la degenza ospedaliera

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Nord (63% dei casi), mentre nel Centro enel Mezzogiorno affidano la gestione piùspesso al settore privato (rispettivamentenel 47% e nel 78% dei casi). Nel complessola gestione delle strutture residenziali inItalia è affidata per il 60% dei casi al set-tore privato (il 40% al non profit, il 20% alprivato for profit). Ma nei servizi giorna-listici pubblicati nei quotidiani dei diversiterritori nazionali si denuncia il degrado,il servizio sanitario scarso, non la penuriadi posti letto, né la scarsa redditività eco-nomica. A dare una boccata d’ossigeno afine febbraio la notizia che probabilmenteci sarà uno sblocco dei fondi trattenuti dalgoverno. È stato annunciata la messa a di-sposizione del 10% del budget comples-sivo. Una misura riconosciuta agli entiregione della Calabria e Puglia. Nulla a

Lazio (nonostante le rassicurazioni diMonti a Polverini il 27 febbraio), Campa-nia, Abruzzo, Molise, Piemonte, Sicilia. A loro però va un plauso per aver at-

tuato un piano molto efficace. (Che forseper ottenere i soldi dal governo era van-taggioso fosse meno efficace?). Le azionieconomicamente più efficaci sono stateovunque il blocco del turnover con conse-guente stop alle assunzioni incontrollate,centralizzazione dei bandi per l’acquistodi beni e servizi, taglio dei posti letto noncompensati però da altre forme di assi-stenza. Le conseguenze sono sotto gli oc-chi di tutti e i giornali nei diversi puntid’Italia le evidenziano una per una. A Frascati c’è una protesta contro la chiu-

sura dell’ospedale. E sono proprio i citta-dini quelli che la stanno pagando cara.

La risposta del ministro della salute:“Stiamo lavorando con le Regioni per mi-gliorare la rete di ambulatori e strutture al-ternative all’ospedale ed entro aprile saràpronto un piano per i pronto soccorso”. Sempre nel Lazio salta completamente il

fair play istituzionale. Renata Polverini ri-fiuta l’idea che la sanità del Lazio nonvenga aiutata: “Il tavolo di dicembre non siè concluso e le conclusioni ci sorprendono.Stiamo lavorando bene specie nel settoredegli acquisti. Su 10 gare abbiamo rispar-miato 350 milioni in 3 anni e da questi in-terventi ci aspettiamo molto”. L’obiettivo è ridurre il disavanzo a 840

milioni nel 2011 e 650 quest’anno: “Ce lafaremo. La qualità dei servizi? Il processodi rientro dal debito è più lento della rior-ganizzazione delle cure”. Luciano Bre-sciani, assessore della virtuosa SanitàLombarda contesta il meccanismo deipiani: “Non funziona, sono una scusa.Per noi mantenere il pareggio sarà sem-pre più dura. L’unica via è agire sullecure inappropriate, dove abbiamo giàfatto moltissimo”. Brunetto Latini

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Attualità

Gran parte delle diagnosi sono do-vute al miglioramento delle tecnichediagnostiche. Ma la media dei pazientiche si ammala tocca fasce generazionalisempre più giovani. Morbo di Crohn e co-lite ulcerosa le diagnosi più frequenti. La malattia di Crohn colpisce ed è

spesso di difficile interpretazione. Il fat-tore ereditario può contribuire a spiegaresolo un 5-10 per cento dei casi. Il 45% deipazienti ha impiegato un tempo variabiletra 1 e 10 anni per avere una diagnosi ap-propriata e il 22% ha impiegato ben più didieci anni; il 68% dei pazienti è attual-mente in cura con farmaci amino salicilati,il 23% con immuno-soppressori, il 17%con corticosteroidi e il 15% con medicinalibiologici. Con malattie dell’intestino si in-tendono più comunemente la RettocoliteUlcerosa e il Morbo di Crohn. Importante perciò conoscere la malattia

e fare una visita con il gastroenterologo.Il problema è che i sintomi sono comuniad altre patologie e molti riescono a con-vivere con dolori addominali ricorrenti ediarrea. Per esplorare l’intestino tenue(coinvolto nel Crohn) sono utili la colon-scopia con ileoscopia retrograda, con cui èpossibile visualizzare gli ultimi 15-20 cm

di ileo (esame essenziale quando è coin-volto il colon e indagine cardine nellarettocolite ulcerosa) e l’ecografia tran-saddominale (attraverso una sonda ap-poggiata sull’addome). Un ruoloimportante nella malattia di Crohn èsvolto anche dalla radiologia, sia quellaconvenzionale, sia l’entero-TC, ma ancheanche l’entero Risonanza, che ha il van-taggio di poter essere ripetuta in quantonon prevede radiazioni. Impiego impor-tante in tecnologia medica la videocap-sula. Si visualizza l’intestino tenue,attraverso un “pillolone” contenente unatelecamera. Questa speciale tecnica perònon consente la biopsia.La buona gestione di queste due pato-

logie croniche, con cure giuste e controllicostanti, è fondamentale per assicurareuna vita accettabile. Secondo l’indagine,l’11% dei pazienti è disoccupato per colpadella malattia, il 9% non può lavorare atempo pieno, il 16% ha difficoltà nel con-solidare i rapporti affettivi. La cura devedurare per tutta la vita: prevede cortiso-nici, necessari per attenuare le fasi di riac-censione dell’infiammazione, mentreottimi risultati si ottengono con gli im-munosoppressori, come il metotrexate o

l’azatioprina, in grado di modulare il si-stema immunitario coinvolto nello svi-luppo di queste due malattie. Nellaterapia di mantenimento (dopo la faseacuta) sono invece validi gli aminosali-cilati (5-ASA, mesalazina), il trattamento“base”, di cui esistono oggi nuove for-mulazioni capaci di rendere più comodala cura.Solo il 15% dei pazienti si cura invece con

farmaci biologici, ancora poco usati in Ita-lia, che bloccano la malattia agendo suimeccanismi di controllo dell’infiamma-zione. Però esistono farmaci - anticorpimonoclonali - che favoriscono il controllodei sintomi e rallentano la progressionedella malattia, permettendo al paziente distare bene più a lungo, riducendo gli inter-venti chirurgici e i ricoveri in ospedale.Nei casi più gravi, è necessario il ricovero

in un centro di gastroenterologia compe-tente, il controllo periodico e a volte l’inter-vento chirurgico, che ha un ruoloimportante, ma deve essere eseguito da unchirurgo dedicato ed esperto, abituato acollaborare con il gastroenterologo e capacedi individuare il momento giusto per inter-venire. Nella rettocolite ulcerosa la chirur-gia è risolutiva (resezione del colonmalato), mentre nella malattia di Crohn ilpaziente operato e non curato adeguata-mente può andare incontro a recidivedella malattia. Ulderico degli Uberti

Duecentomila italiani con intestino infiammatoSono dati emersi dal congresso dell’EuropeanCrohn’s and Colitis Organisation (Ecco) effettuato a Barcellona. L’organo pare proprio il più bersagliato

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RICERCA

L’intestino che riesce ad isolarsi dalresto dell’organismo e in questomodo si preserva, quanto meno siprotegge dagli attacchi di cellule in-desiderate. Quelle del cancro. L’azionepositiva consiste nello svolgere un ruolochiave nel rafforzare la barriera intesti-nale e quindi a separare l’ambiente inte-stino dal resto del corpo. La ricerca èstata pubblicata su Plus One. Arriva a di-mostrare, in sostanza che senza il recet-tore, la barriera si indebolisce. In terminipiù stringenti al tipo di studio analiticostatunitense, la scoperta consiste nel si-lenziamento del recettore dell’ormoneguanilato ciclasi C (GC-C) nel rafforza-mento della barriera intestinale, e di con-seguenza in una separazione netta fral’intestino e il resto dell’organismo. La di-sattivazione di GC-C su modello murinoha come conseguenza la compromis-sione dell'integrità della barriera intesti-nale, il che consente agli eventuali agenticancerogeni di danneggiare il Dna di tes-suti esterni. Una stimolazione dell’or-mone al contrario rafforza la barriera eimpedisce questo processo di contami-nazione. Il fatto che la debolezza dellabarriera intestinale aumentasse il rischio

di alcune patologie, come l’asma e le al-lergie, era già noto alla ricerca, ma questostudio associa il fenomeno a una mag-gior probabilità di insorgenza di neopla-sie. Tutto è affidato alla barrieraintestinale. Se si rompe diventa una viadi accesso al mondo esterno e un’ulte-riore fonte di debolezza per l’ambienteinterno. Quando questi due mondi colli-dono allora si possono generare nume-rose malattie, come infiammazioni ecancro. Se si vuole prevenire l’infiamma-zione intestinale o certi tipi di cancro ne-gli esseri umani allora dobbiamocominciare a intervenire sugli ormoniche attivano GC-C per ispessire la bar-riera intestinale. Il cancro intestinale èuno dei tumori più frequenti. Si sviluppasenza dare speciali manifestazioni di sé. Possono passare più di 10 anni prima

che si facciano notare i primi sintomi.L’accertamento diagnostico preventivo sipone quindi come una misura risolutivaper la malattia, riconoscerla per tempo si-gnifica avere buone possibilità di guari-gione. Come frequenza nella casistica ilcancro intestinale. Bisogna sempre ricordare che l’inte-

stino è il maggiore organo immunologico

del corpo umano. Per raffigurare l’esten-sione del grande corpo raggomitolato insé gli specialisti evocano la grandezza diun campo da tennis come identica esten-sione della sua superficie interna. L’inte-stino è un organo essenziale per la vita.Nell’intestino viene effettuata l’ultimafase della digestione e viene assorbito ilnutrimento. L’intestino contribuisce allaregolazione del metabolismo. L’intestinoinsieme allo stomaco è una barriera con-tro le infezioni. Si compone come inte-stino tenue e intestino crasso. Le presenze tumorali si concretizzano

più spesso nell’intestino crasso. Più di unterzo dei casi di cancro intestinale si svi-luppano negli ultimi 15 centimetri del co-lon (retto). Pertanto con “cancrointestinale” s’intende normalmente l'af-fezione dell’intestino crasso. Moltospesso arriva senza dare alcun dolore. Il più delle volte a partire da polipi

della mucosa intestinale. D’altro cantoè pur vero che il richiamo a una formadi interventismo medico preventivoappare alquanto inutile in mancanzadi sintomi evidenti. Vero è che alprimo cenno di malesseri, anche lievi,non bisogna aspettare per affidarsi aun gastroenterologo. Nel frattempo,trattare bene il proprio intestino, evi-tando di abusare in carne, in alcol e inaltri stress digestivi. Vanni Fucci

Intestino impermeabile, si difende dal cancroC’è un soppressore già noto. È presente nel tratto intestinale che con opportuna terapia potrebbe essere attivato per dare maggiore protezione dall’esterno. La ricerca è della Thomas Jefferson University

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Si è spento il 9 febbraio a Roma.Aveva 89 anni. Fu uno dei padri dellapsicopatologia fenomenologica italiana, lanuova scuola che prendendo le mosse dal-l’insegnamento di Jaspers, Brentano, Hus-serl. fonda sull’interazione tra soggettivitàe mondo esterno la spiegazione delle di-namiche che determinano comportamentiin linea o fuori registro dalle dimensionicanoniche dell’esistenza. Libero docente in

Psichiatria nel 1954 e in Clinica delle ma-lattie nervose e mentali nel 1956. Direttoredell’Ospedale psichiatrico S. Maria Imma-colata di Guidonia per sei anni, è statosempre vicino all’impostazione di FrancoBasaglia che poneva la sua attenzione nellaricerca psichiatrica a una dimensione es-senzialmente esistenziale del paziente, ol-tre che strettamente biologica. Uno degliuomini che insieme a Cargnello, Basaglia

e Borgna ha avuto il merito di professareun metodo nella psichiatria da cui hannoattinto in tutto il mondo ponendo la nostraricerca ai vertici mondiale. Secondo ilgruppo di grandi ricercatori, era nella di-mensione interpersonale il metodo per tro-vare le applicazioni dei protocolli terapiciin psichiatria clinica. Le idee del gruppo dipsichiatri si poneva nella sua formazionenaturalistica a vocazione umanistica. Fu un grande uomo, un grande ricerca-

tore, un grande innovatore che normal-mente verrà archiviato e ingiustamentedimenticato. Piccarda Donati

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Bruno Callieri, grande psichiatra di GuidoniaFu direttore a Martellona. in Italia è stato un maestro della scuola fenomenologica che vedenel rapporto diretto del malato neurologico nelsuo ambiente i fondamentali motivi della sua regressione

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Curiosità

Tutti lo ricorderanno per la sua ge-nerosa apparizione all’edizione diSanremo per sostenere la ricerca edare forza alla ricerca sulle cellulestaminali. Sarà ricordato nella Storiadella scienza come l’uomo che ha cam-biato il modo per combattere i tumori. La natura genetica del cancro è il

campo di ricerca più importante. La suaintuizione. A buon ragione può essereconsiderato il pioniere della geneticaapplicata alla medicina. Ma Dulbeccodeve essere ricordato anche per averdato luce alla sua italianità non rinun-ciando mai alla cittadinanza, puravendo quella degli Stati Uniti dal 1953. Considerato il padre delle ricerche

italiane sulla mappa del Dna, condottepresso l’Istituto di Tecnologie Biomedi-che del Consiglio Nazionale delle Ri-cerche (Cnr) a Milano. Nel 1955 riuscìad identificare un mutante nel virusdella poliomielite. Sabin ne fece tesoroper preparare il vaccino. Ma rimarràspecificamente nella storia la sua ricercasui modi con i quali i virus mutano tra-sformandosi. In uno suo studio, altempo fortemente innovativo, analizzò ivirus che rendono cancerose le cellule.

Si tratta del notorio processo di molti-plicazione veloce delle cellule alla basedel profilarsi nella malattia cancerosa lecui cause efficienti, al tempo, erano as-solutamente ignote. L’idea di fondo fu quella di studiare

la genesi di un cancro determinato daun’alterazione genetica. Al centro delsuo studio per la prima volta nella sto-ria della scienza c’erano i geni. Non piùle cellule animali. Ma una volta pene-trati nelle cellule i virus davano l’appa-renza di svanire. La possibilità cheall’ingresso della cellula da parte di unvirus, seguisse un’interazione tra il pro-prio materiale genetico e quellodell’“ospite” balenava già nella mentedi alcuni scienziati, per cui il futuro pre-mio Nobel colse l’occasione offerta dal-l’isolamento di un nuovo virus a DNA,quello del polioma, per verificare la va-lidità di questa tesi. Nel 1960 fa la scoperta che nel 1975 lo

porterà al Nobel: osserva che i tumorisono indotti da una famiglia di virusche in seguito chiamerà “oncogeni”. Mai pago delle ricerche e dei meriti

raggiunti il suo nome è legato anche alProgetto Genoma. Il progetto monu-

mentale stavolta consiste nell’identifi-care tutti i geni delle cellule umane e illoro ruolo, in modo da comprendere ecombattere concretamente lo svilupponel manifestarsi della patologia cance-rosa. La metodologia di ricerca decidedi puntare tutto sugli anticorpi prodottiin laboratorio. Si fornisce una cellula tu-morale e una plasmacellula. Entrambele si dirigono contro l’antigene specifico. Ne consegue che la nuova cellula si

moltiplica rapidamente e consente diprodurre una notevole quantità diquello specifico anticorpo. Questostesso anticorpo si lega soltanto ad untipo cellulare. La ghiandola mammariaè stata il primo fronte di ricerca. Gliamici roditori, il campione sui qualioperare. Si riesce così a mettere in rela-zione tumore e alterazione con la mani-festazione evidente del gene. Il problema però consiste nel conoscere

tutti i temi dell’uomo. Ed è qui l’attività ci-clopica. Con riviste scientifiche (in parti-colare The Science), attivando un’opera dicomunicazione mondiale, iniziano a mol-tiplicarsi le iniziative coordinate all’obiet-tivo comune. Il processo oggi è una realtàdi fatto. Nel 2012 appare come una nor-male condotta il fatto di ricercare in gene-tica l’origine del profilarsi del cancro. Ognivolta che se ne scrive bisognerebbe ricor-darsi allora di Dulbecco. Piccarda Donati

È stato un grande italiano!Lunedì 20 febbraio si è spento Renato Dulbecco.Nel 1975 venne insignito del Premio Nobel per lamedicina

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Obiettivo: disincentivare gli accessiinappropriati ai Pronto soccorso. Il mi-nistro della salute è intervenuto sulla que-stione sanità emersa dalle ultimerilevazioni sullo sfacelo dei pronto soc-corso. “Ho già verificato - ha detto il mini-stro intervenendo alla trasmissioneradiofonica Radio Anch’io - la disponibi-lità dei medici”.Riferendosi quindi ai codici bianchi al

Pronto soccorso, diventati a pagamento,Balduzzi ha sottolineato come ciò sia ri-sultato solo “parzialmente deterrente” aifini della disincentivazione degli accessiinappropriati: “Non abbiamo ancora datiprecisi - ha precisato il ministro - ed esi-stono delle zone “grigie” tra i codici di ac-cesso. C’è stata comunque unadiminuzione complessiva degli accessi,ma - ha concluso - ancora non basta”. Come sempre, in Sanità, tutti i problemi

si riportano alle grandi unità di costo. Cosìcome il caso dei malati assistiti in barella oaddirittura sopra dei materassi accampatiin terra all’ospedale San Camillo di Romaè una questione di reazione ai problemi dideficit finanziario. Il problema è che i ta-gli sono stati effettuati nei luoghi più vivied evidenti della sanità. Pare però che il

ministro abbia iniziato a capire come fun-ziona il mondo della Sanità e abbia inten-zione di tagliare proprio sul superfluo. Traquesti i convegni medici. Ce ne sono tuttii giorni. Ce ne sono sempre. Richiamanol’attenzione dei giornalisti specializzati madifficilmente esprimono qualcosa dinuovo. “C’è una convegnistica pesante insanità” - è stato esplicito Balduzzi. E lo hadetto proprio nel bel mezzo di un conve-gno sulle malattie rare all’Istituto Supe-riore di Sanità. “Lo si nota dal fatto - haaggiunto - che buona parte dei viaggiatori,in aereo, sono professionisti della sanità”.Insomma, per il ministro c’è un “conve-

nire molto robusto” che “spesso ha delloscontato”, ha precisato riferendosi a “queiconvegni sulla continuità della cura, sullapresa in carico...”, di cui “il successivo con-vegno itera i contenuti”.La considerazione del ministro era inse-

rita in un discorso volto a marcare la dif-ferenza tra i convegni che hanno “delloscontato” con l’evento organizzato dal-l’Istituto Superiore di Sanità sul RegistroNazionale delle malattie rare, “che non èdi questo tipo”. Balduzzi ha quindi sotto-lineato di aver deciso “non a caso di colle-gare la prima visita all’Istituto Superiore

di Sanità con qualcosa di simbolico”. Nes-sun ministro riuscirà mai a togliere quelloche è un uso comune nel mondo della me-dicina in tutto il mondo sviluppato. E se,chiaramente, l’incontro tra professionistidella medicina è un momento sostanzialeper la diffusione delle ricerche, il ministrodella salute saprà difendere il momento al-trettanto sostanziale costituito dall’incon-tro col paziente. Questo non può esser dato su internet né

su un materasso in un pronto soccorso cheostenta il suo del suo deficit. Ben arduo saràil lavoro del ministro per ripristinare tra imedici comportamenti sostanziali scorag-giando le auto-celebrazioni. Ma questo valeanche per il ministro. Se promette devemantenere. Ubertino da Casale

La cura BalduzziMedicina a disposizione sette giorni su sette, dalleotto alle venti. A scoppio ritardato, ma anchequesto fa parte del patto per la Salute. Della sanità? Del governo? O della salute degli italiani?

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Attualità

Lo ha deciso la Commissione eu-ropea. Bruxelles, quindi, apre nei con-fronti dell’Italia una procedurad’infrazione per “almeno 102 discari-che, di cui tre di rifiuti pericolosi, nonconformi alla direttiva Ue del 1999, inAbruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Ve-nezia Giulia, Campania, Emilia Roma-gna, Liguria, Lombardia, Marche,Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna eUmbria.Al governo italiano quindi è arrivata

una prima lettera di costituzione inmora. L’Italia sarebbe colpevole di non aver

rispettato la direttiva europea del 1999sulle discariche di rifiuti. In dodici anniil nostro paese si è sballottato il pro-blema perdendosi in competenze regio-nali e provinciali senza dare una svoltanetta alla cultura della gestione dei ri-fiuti come accumulo, mentre invece vaaffrontata la sua gestione funzionale,partendo innanzitutto dalla possibilitàdi utilizzare i materiali. L’articolo 14 della direttiva dice chia-

ramente che gli stati dell’Unione deb-bono prendere le misure per assicurareche discariche “esistenti” (discariche a

cui è stato concesso un permesso o cheerano già operative al momento dellatrasposizione della direttiva del 1999)non avrebbero continuato ad operaredopo il 16 luglio 2009, qualora non fos-sero ancora conformi con la direttivaeuropea.Dal 15 luglio 1999 Bruxelles ha chiesto

informazioni all’Italia dimostrando nellasua risposta - precisa Bruxelles - che ilPaese non era in linea con le disposizionirelative alle discariche “esistenti”. Un anno dopo la Commissione Ue, in

una nuova comunicazione a Roma, os-servava che dal settembre 2009 almeno187 discariche esistenti al momentodella trasposizione nell’ordinamentodella direttiva del 1999, erano presentiin Italia: discariche, o che non eranostate chiuse, o che non erano ancoraconformi alla direttiva europea.La situazione è stata chiarita dall’Ita-

lia il 16 maggio 2011 e, precisa la Com-missione Ue, sulla base di quelleinformazioni, cui si sono aggiunte altrerelative alla regione Piemonte, è emersoche, ancora in 14 Regioni sono presentialmeno 102 discariche “esistenti” dallatrasposizione della direttiva Ue - tre

delle quali di rifiuti pericolosi - o chenon sono state chiuse o che non sonoconformi alla direttiva Ue.L’invio di una lettera di costituzione

in mora rappresenta la prima tappadella procedura di infrazione al Trat-tato Ue. La seconda è il “parere moti-vato” e, se il Paese non si conformaancora, c’è il ricorso alla Corte di giu-stizia europea.Il ministro dell’ambiente Clini, forte

di non avere alcuna responsabilità sullapenalty al sistema-Italia cerca di cavar-sela con filosofia. “L’infrazione è unostimolo a uscire fuori da una situa-zione”, ha detto il ministro dell’Am-biente, Corrado Clini. “In Italia ci sonotroppe discariche” ha aggiunto sottoli-neando che “l’attuale situazione, so-prattutto in alcune regioni italiane, ècaratterizzata dal fatto che le scelte im-portanti, quelle strutturali per la ge-stione intelligente ed ecoefficiente, sonostate rinviate”. Clini ha quindi ribadito che la proce-

dura di infrazione “è uno stimolo ad au-mentare e rafforzare la raccoltadifferenziata, e ad aumentare la quotadi recupero energetico dai rifiuti. Biso-gna lavorare in questa direzione: le di-scariche - ha concluso - non sono daanni identificate come una soluzioneper la gestione dei rifiuti”. (ANSA)

Troppe discaricheL’Unione europea multa l’Italia perché non ha risolto i problemi di gestione dei rifiuti che hannodei contraccolpi nell’igiene di una società

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chi le scrive è un imprenditore della sanità con-vinto che tecnici o politici possano fare ben pocoper la crescita di un’azienda. Chi ha la responsa-bilità delle persone che lavorano con lui deve ca-varsela da solo. Quindi, tranquillo, non vogliochiederle nulla di solido. Piuttosto indicarle qualè la sua missione per chi in Italia lavora e sul pro-prio lavoro fonda ancora la sua scommessa. Credo che l’importanza storica della sua figura

di tecnico alla guida del governo sia quella di averinsegnato agli italiani a “far di conto”. Credo cheerano in troppi presi da una sbornia da finanzacreativa. Credo che il suo merito sia quello di aver ripor-

tato coi piedi in terra tutti noi, perché senza la-voro non c’è ricchezza. Ma siamo solo all’inizio diun’attività che ora deve guardare a bandire i tec-nicismi e i burocrati che li applicano in modo im-produttivo.Lei lo sa: senza impresa, che si afferma in modo

autentico in una società aperta ai meriti di chi salavorare, non c’è speranza nel nostro paese. E in-vece siamo ancora legati ai lacci del giudizio di al-cuni burocrati. Sono i tecnici di professione che

non hanno mai lavorato, mai visto un’impresaoperare sul campo, che danno voti e fanno va-lutazioni. Sono loro che giudicano il nostrooperare.L’esempio è stato quanto deciso per la Regione

Lazio le cui spese di commissione per i tecnici chedovranno valutare sugli importi da distribuire inSanità sono almeno pari ai lievissimi incrementistabiliti dal suo governo per la nostra regione intermini di spese per una sanità sempre più in dif-ficoltà. E allora il problema è l’appropriatezza - Appropriatezza è un espressione che non esi-

ste nella lingua italiana ma che usano i burocratidella Sanità per ammonire i medici a dare curenon troppo costose - “Appropriati” debbono es-sere coloro che lavorano nei punti delicati dellaSanità.Franklin Delano Roosevelt diceva che un paese

ben governato è quello dove ciascuno abbia unapossibilità per affermarsi con il lavoro e dove lacura della salute sia garantita a tutti. Il miracolo,non tecnico, a cui dovrebbe riuscire consiste pro-prio in questo.

Mario Dionisi

Mario

Dionisi

Caro Mario Monti,

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