cinofili stanchi nov dic 2013

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1 ANNO 2, NUMERO 5 - NOV./DIC. 2013 PUBBLICAZIONE GRATUITA -

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Il numero di fine anno di Cinofili Stanchi con nuovi articoli... e gli auguri di Buon Natale e Buon Anno da parte di tutto lo staff del magazine.

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A N N O 2 , N U M E R O 5 - N O V . / D I C . 2 0 1 3 P U B B L I C A Z I O N E G R A T U I T A -

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IN COPERTINAIN COPERTINAIN COPERTINA

Famiglia di New Guinea Singing Dogs

Ringraziamo ancora chi ci segue (e siete davvero tan-ti). Ci piacerebbe, però, che fra i tanti che vengono contattati on line si recepisse maggiormente che chi partecipa alla stesura di questo magazine lo fa per il beneficio di tutti i cinofili A TITOLO GRATUITO. Tant’è che il giornale è gratis, scaricabile gratuita-mente da CALAMEO o ISSUU. A parte questo, si avvicina il Natale e ci auguriamo che Santa Klaus porti ai nostri amici a 4 zampe tanti bei regali: non vorremmo più vedere il traffico clande-stino di cuccioli dall’est Europa, non vorremmo più vedere cani maltrattati o abbandonati, soprattutto non vorremmo più vedere episodi incresciosi come quelli presentati da STRISCIA LA NOTIZIA che, nonostante qualche malpensante scriva o dica, rende alla comuni-tà un servizio pubblico (che dovrebbe fare mamma RAI e che non fa). Noi non siamo per le guerre fra tradizionalisti e genti listi, fra chi usa il collare a scorrimento, quello fisso o la pettorina: a noi interessa il rispetto del cane. Il re-sto sono tutte banalità portate avanti per marketing, egocentrismo o fanatismo da personaggi che evidente-mente non hanno molto chiaro il ‘senso del discorso’, fare accrescere una già scarsa cultura cinofila nel no-stro Paese. Per il resto, auguriamo a tutti i nostri amici lettori ed ai loro cani un Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

La Redazione

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Editoriale 2 E ci risiamo 4 Cani al cinema: 101 Dalmatians 7 Quando il cane tira al guinzaglio 9 Il lupo del Gran Paradiso 12 Il lupo dalla criniera 14 Le doti caratteriali dei cani 16 Associazioni cinofilo-sportive: obbligo di ricevuta? 19 Fobie e apprendimento operante 22 Cani e umani sono ansiosi allo stesso modo? 29 I sali minerali e la loro funzione 32 C’è posta per Fido 35 Cibo spazzatura per animali domestici 36 Cani che si azzuffano per una carezza 38 I cani nella Poesia: Cerbero (Divina Commedia) 42 Umorismo canino 43

Zucvbnm,asdrthlq

SOMMARIOSOMMARIO

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Dopo l’ennesimo episodioportato alla cronaca da Stri‐scia la Notizia in cui un notoaddestratore sedicente ‘genti‐lista’dimostradiesserel’esat‐to opposto, insieme alla pro‐prietaria di un Malinois chepercuote ripetutamente il ca‐ne stesso per indurlo a‘mollarelapresa’(concontor‐nodi altrapersona che inter‐viene per frustare il cane edaltrichestannoaguardare)laRedazione di Cinofili Stanchi,d’accordo con i collaboratoridelmagazineonline,hadecisodi intervenire nel merito. In‐tanto, si vuole ribadire chetuttinoisiamodatempoinso‐spettabile contro l’uso becerodellaviolenza fisicachesive‐de in quel video ed in altriportati nel passato alla lucedallostessoprogramma.Assi‐stere a queste scene racca‐priccianti fa davvero male anoi che da sempre cerchiamodidareunmessaggiodicultu‐ra etologica nel rispetto dellaidentità del cane. Se questonon bastasse, esistono anchestudidegliultimi anni chedi‐mostrano il cane avere unasfera affettiva e relazionalenei confronti del propriopar‐tnerumano,cheilCanisfami‐liaris è una entità cosciente econ alte capacità cognitive.Mentre in quell’orrido videocapita di ascoltare le paroledel noto ‘cinofilo’ in cui egliafferma il caneessereunani‐male stupido, privo di senti‐mentiedi aver lasciato i suoi

cani anche due giorni senzamangiare. Davvero compli‐menti. La reazione avuta daFederCinofila,chel’hasospesoin attesa di maggiori accerta‐menti, era ilminimo che ci sipotesseaspettare.NoidiCinofiliStanchiaborria‐modasempreimetodicoerci‐tivi,l’usodiviolenzaedimez‐zichecausanodoloreainostriamici a 4 zampe. Noi siamoperilrispetto,perlacoopera‐zione attuata tramite la rela‐zione e/o metodi basati sulRinforzo Positivo, che voglia‐moricordareaisuoidetrattorinon è solo il premio in cibo(farebbe molto bene leggerequalche recente libro sullateoria del rinforzo). E’ capita‐to in rete di vedere alcunicomportamenti che sincera‐mentecihannounpo’lasciatiperplessi: dal voler ‘quasi’ di‐fenderel’addestratoreperne‐gare l’evidenza dei fatti, alladifesaadoltranzadellostesso,all’omertà di alcuni. Dovrem‐mo essere abituati ai club eallesettedell’orrido;inretecene sono molte. Sinceramentenonsi riesceacapirecomesipossaaverequestocomporta‐mento di fronte alle scene diviolenzache si vedononelvi‐deo.Tanto per ribadirlo, poichéaltrove si è letto che si tratta‘...dell’ennesimo attacco con‐tro l’Utilità e Difesa...’ il Sig.Edoardo Stoppa, reporter delservizio di Striscia la Notizia,nonnominamaidurantetutto

ilvideoquestaattivitàcinofila.Personalmenteriteniamoque‐sta un’altra occasione persa:persa perché si proferisconoimproperi e falsità contro unprogrammachespessofaser‐viziopubblico(chemagarido‐vrebbe fare la RAI) e trovatanti altarini e scheletri negliarmadi di un’Italia ammalata,anziché riconoscere i tanti li‐miti(diciamocosì)eproblemipresentinellanostracinofilia;persa una seconda volta per‐ché anziché muoversi e farepuliziadatantipersonaggicheusano metodi duri (per nondirecoercitivi)anchesoloper‘educare’ icani,siutilizzaunapoliticachealtrovevienedefi‐nita COVER UP, COPERTURA,finoanegareifatti;persaunaterza volta perché c’è genteche si scaglia contro i‘gentilisti’anzichériconoscerequantosopra,inunaguerradireligione che nulla dovrebbeavereachefareconlacinofili‐a.Cuiprodest(achigiova)?Pro‐babilmente solo a coloro iquali non vogliono cambiarela propria mentalità nono‐stanteiproclami.Falsiprocla‐mi.

LOSTAFFDI

C I N O F I L I S T A N C H I

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Z a w e l j m

The staff of

CINOFILI STANCHI WISHES YOU A

AND A HAPPY NEW YEAR

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di Giovanni Padrone - Trat-to dal romanzo di Dodie Smith I cento e una dalmata. È considerato il 17º classico Disney secondo il canone uffi-ciale. La vita di due giovani maschi, un uomo e il suo ca-ne, procede monotona nel-la Londra dei primi anni qua-ranta (lo si capisce dalle macchine, dai modelli di te-lefono e dall'assenza di elet-trodomestici) sino a quando uno dei due scapoli decide che è ora di cambiare. La decisione è presa da Pongo, un dalmata compagno di vita dell'umano e inesperto com-positore di musica Rudy Ra-dcliff. I due, per non stare tra i bombardamenti della guerra finita da poco, vivono in pe-riferia, in un appartamentino da scapolo a due passi da Regent's Park. Quando Pon-go appostato alla finestra di casa nota una coppia di fem-mine adatta a loro dirigersi al parco coinvolge l'ignaro

Rudy in un rocambolesco in-contro; tanto buffo quanto riso-lutore. Tra le rispettive coppie nasce l'amore. Rudy sposa la bionda Anita e Pongo "sposa" la maculata Peggy, dopo le ri-costruzioni delle case danneg-giate dalla guerra già dimenti-cata. Nella nuova casa elegante in cui i quattro sono andati a vivere, coadiuvati dalla simpa-tica governante Nilla, Peggy è in dolce attesa e forse anche Anita.

Prima della nascita dei cuccioli dalmata, tutto sembra procede-re bene, quando appare sulla scena una vecchia compagna di scuola di Anita: l'eccentrica e benestante proprietaria di un'a-zienda di moda Crudelia De Mon, che, venuta a sapere della notizia, si presenta in casa di Rudy e Anita, ma i due benevo-li padroni le rivelano che i cuc-cioli non sono ancora nati e di ripassare tra qualche settimana. Il grande giorno è arrivato e

Peggy dà alla luce ben 15 cuc-cioli. A rompere la bellissima atmosfera è ancora una volta la presenza di Crudelia che, sban-dierando la sua elevata situazio-ne economica, decide di acqui-stare tutti i cuccioli, anche se il suo intento reale è quello di uti-lizzare la loro pelle per realiz-zare pellicce maculate, l'enorme passione della sua vita. Per for-tuna Rudy si oppone categori-camente alla vendita e Crudelia, infuriata, decide di chiudere ogni rapporto con Anita. La perfida donna assolda allora due manigoldi per rapire e ucci-dere i cuccioli. Nonostan-te Gaspare e Orazio siano due veri imbecilli, riescono nell'in-tento di sottrarre i piccoli cani alla governante quando questa rimane sola ad accudir-li. Scotland Yard indaga sullo strano rapimento, ma a questo punto i genitori Pongo e Peggy, capendo che gli umani non so-no in grado di rintracciare i loro cuccioli, lanciano un disperato grido di aiuto ai loro simili.

In men che non si dica il "telegrafo canino" è innescato. Il passaparola che i cani di tutta la città raccolgono e amplifica-no, rimbalza sino ai limiti della stessa Londra. Anche gli ani-mali della provincia e della campagna circostante recepi-scono la richiesta di aiuto. Tra di loro ci sono il Capitano, un cavallo dal pelo fulvo; il ser-gente Tibs, un gatto strambo; e il Colonnello, un cane che rac-coglie il messaggio sparso da

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Peggy e Pongo, e che subito dopo s'accorge che nella vec-chia casa De Mon, vista in lon-tanza, c'è del fumo che esce dal camino. Così, insospettito, si dirige sul posto insieme al sergente Tibs, e scopre che proprio lì Gaspare e Orazio tengono prigionieri ben 99 cuccioli dalmata. Tra di loro ci sono anche i 15 cuccioli scom-parsi, mentre gli altri sono stati regolarmente acquistati al ne-gozio di animali da Crudelia. Appena la notizia della scoper-ta del luogo dove sono tenuti prigionieri i loro piccoli rag-giunge, sempre grazie al tele-grafo canino, Pongo e Peggy, questi si precipitano immedia-tamente in loro soccorso. I due riescono coraggiosamente a far scappare dalla casa i loro cuc-cioli, anche con l'aiuto del grande Danese e del sergente Tibs, ma a causa della neve per terra, durante il tragitto i cuccioli lasciano delle tracce. Crudelia, aiutata da Gaspare e Orazio, segue le impronte dei cuccioli, ma questi essendo più furbi di quanto pensassero si nascondono sotto un ponte in cui scorre un fiume ormai ghiacciato per non lasciare più tracce. Durante una bufera, Pongo e Peggy si rendono con-to che i cuccioli sono esausti e quindi si rifugiano in una fat-toria lì vicino.

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Costretti però a passare ancora sulla neve, Crudelia li localiz-za di nuovo, ma i cuccioli rie-scono comunque ad arrivare sani e salvi in una città vicina dove, su idea di Pongo, si but-tano tutti in mezzo alla fuliggi-ne per sembrare dei terrano-va e passare inosservati. Pochi alla volta, i cuccioli salgono su un autobus a due piani AEC Routemaster diretto a Londra, ma accidentalmente Crudelia li scopre e l'insegue, finendo pe-rò per scontrarsi con il furgon-cino dei suoi due aiutanti Ga-spare ed Orazio, poi tutti e tre cadono in un burrone e vengo-no raggiunti e portati in galera dalla polizia.

Una volta a casa, Rudy e Anita riabbracciano i loro cani e deci-dono di compra-re una casa più grande in cam-pagna dove po-ter tenere il loro figlio e tutti e 99 i cuccioli, con

Nilla, mentre Rudy diventa ricco con disco d'oro con una canzone composta da lui su Crudelia, per farla riflettere su ciò che ha fatto.

Il cartoon nel tempo ha avuto anche un seguito e due versio-ni cinematografiche dove Glen Close ha interpretato il ruolo di Crudelia Demon, la perfida cattiva che voleva farsi la pel-liccia coi cuccioli di dalmata.

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di Giovanni Padrone - Uno dei problemi di gestione che più affliggono i proprietari di cani è il fatto che questi ten-dano a tirare al guinzaglio come cani da slitta e le pas-seggiate diventino qualcosa di assolutamente stressante per cane e proprietario. Alcu-ni addestratori ed educatori suggeriscono che questo è un comportamento che per-mette di riconoscere nel cane la dominanza. Non vi è nulla di più falso e sbagliato: in-nanzitutto per le ovvie ragio-ni etologiche che non vedo-no fra i canidi sociali (compresi i cani domestici) il comportamento di dominan-za come modus vivendi, pro-blemi comportamentali a parte; in secondo luogo la maggior parte dei cani che tirano è spesso tendenzial-mente ansiosa, introversa ed

a volte il tirare al guinzaglio può voler dire, ad esempio, allontanarsi da qualche sti-

molo ambientale negativo (come un suono o un odore spiacevole) oppure cercare di fuggire da ‘quella cosa che lo infastidisce’ (come potrebbe essere un collare troppo stretto). La gente ancora non com-prende che il cane non nasce né col collare né col guinza-glio e perciò il sopportare questi due mezzi di controllo è un comportamento che de-ve essere insegnato. Fonda-mentalmente vi sono cinque metodi di insegnamento, cia-scuno con i suoi pro ed i suoi contro: 1 - Ogni volta che il cane ini-zia a tirare, voi improvvisa-mente andate nella direzione opposta richiamando la sua attenzione (chiamandolo per nome o dandogli qualche i-struzione come PIEDE) e lodandolo con enfasi

(BRAVOOOOO) quando vi segue. Il tutto va eseguito ogni qual volta il cane tende a tirare. Il lato positivo di questo metodo è che dopo alcune volte il cane in ef-fetti impara a se-guirvi, i lati negativi sono il fatto che se voi strattonate nella direzione opposta a

quella del cane e lui è di mo-deste dimensioni rischiate di

fargli male; inoltre se il cane è particolarmente pesante o forte e voi siete un fuscello, potete correre il grosso ri-schio di essere voi a farvi tra-scinare nella direzione oppo-sta. 2 - Nel secondo metodo non fate altro che arrestarvi in attesa che il cane smetta di tirare. A quel punto lo chia-mate a voi, lo lodate quando arriva e riprendete la cammi-nata. Anche in questo caso l ' insegnamento r ichie-de diverse sedute. Il lato po-sitivo è che si tratta di un metodo particolarmente deli-cato per il cane; i negativi so-no che serve molta pazienza ed esercizio con il medesimo rischio del primo metodo di essere trascinati via con cani di dimensioni consistenti. 3 - Il terzo metodo è basato sui principi del condiziona-mento operante con l'utilizzo del clicker. E' però possibile utilizzare la voce o un clicker visivo su cani ipersensibili al suono del clicker o sordi. In questo caso modelleremo il comportamento con il solo uso di istruzioni verbali o u-sando il clicker visivo come si usa normalmente un cli-cker acustico. Con questa tecnica il lato positivo è il 'rinforzo positivo' (ovvero lo stimolo che serve a memo-rizzare il comportamento): questo, infatti, innesca solita-

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mente l'interesse del cane per l'esercizio. I lati negativi sono tre: nel caso di un uso sba-gliato del clicker nella tempi-stica rischiate di rinforzare un comportamento diverso e rovinare il lavoro, cosa da non trascurare; in secondo luogo, come già scritto, il cli-cker non può essere usato sui cani che presentano patolo-gie ansioso / depressive o sono comunque ipersensibili al suono del clicker stes-so: per questa ragione è pre-feribile l'uso della voce o il clicker visivo dotato di una piccola lampadina che si ac-cende e spegne. Infine, nel condizionamento operante un uso sbagliato del rinforzo positivo, soprattutto i premi in cibo, può portare il cane a deconcentrarsi dall'esercizio e ritardare l'acquisizione del comportamento, come è possibile che egli impari ad effettuare il comportamento solo se premiato e una tem-pistica di premiazione errata può rinforzare un altro com-portamento. 4 - Un quarto metodo, forse il più difficile da comprende-re, utilizza i principi dell'ap-prendimento sociale nel qua-le il cane imita i comporta-menti dell'uomo. In questo caso vengono utilizzate la gestualità del corpo ed altre componenti, come la prosse-mica. I lati positivi sono tre: rispetto ai metodi di inse-gnamento basati sul condi-zionamento il cane non ri-schia la dipendenza psicolo-gica dal cibo o dagli altri ge-

neri di rinforzo, il cane impa-ra a ragionare da sé e reinter-pretare eventualmente il comportamento, infine l’uso dell’apprendimento sociale prevede come unico rinforzo l’auto gratificazione (che può essere anche il solo interagire col proprio partner umano. I lati negativi sono sempre du-e: la lunghezza del tempo con cui il cane apprende e le

difficoltà iniziali dell'istrutto-re di capire i meccanismi e le movenze giuste da utilizzare. In questo caso serve molta pazienza, ma i risultati pos-sono essere sicuramente i migliori. 5 - Esistono, infine, le petto-rine educative con le quali il cane solitamente smette qua-si subito di tirare. Però, al contrario di quanto molti pensano (e dicono) queste non sono la panacea che ri-solve tutti i problemi e da sole non servono, poiché succede spesso che una volta tolte il cane possa riprendere a tirare. Per tale ragione è uti-le abbinare le pettorine ad uno dei metodi di insegna-mento precedentemente de-

scritti. Considerate che la pettorina dovrebbe essere un mezzo provvisorio da utiliz-zare ed il cane dovrebbe im-parare a seguirvi al passo an-che senza guinzaglio. Anzi, inizialmente io preferi-sco insegnare al cane a stare al fianco senza guinzaglio per introdurlo successivamente. Naturalmente in questo caso bisogna avere a disposizione

uno spazio ben recinta-to per evitare che il ca-ne scappi. Perciò, armandovi di pazienza e lavorando costantemente potrete anche voi avere il vo-stro cane che vi segue al guinzaglio come se eseguisse una buona condotta da obedience. L'unico dilemma reste-rà se far stare il vostro

cane alla vostra sinistra (come è d'uso fra i professio-nisti), se tenerlo alla vostra destra (più logicamente per via della strada al di là del marciapiede) o se insegnargli a stare all'uno o all'altro lato a seconda della situazione. A voi, dunque, quest'ultima scelta.

Giovanni Padrone Educatore cinofilo

Autore dei libri ‘SUSSURRA AL TUO CANE’

‘...E IL CANE DECISE DI INCONTRARE L’UOMO’

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di Angelo Romanò - Aria umi-da, quella che all'alba ti entra nei polmoni caldi non ancora abitua-ti a respirarla, temperature per la stagione abbastanza basse, fre-sche particelle d'acqua sospese in aria che si sentono sulla pelle, si fa fatica ad ingranare, a mette-re a fuoco la visuale nei sentieri stretti, a volte fangosi a volte rocciosi, scivolosi a tal punto che due gambe non bastano per sorreggersi, gambe già affaticate dalla salita precedente con pen-denze e sentieri al limite dell'e-quilibrio, sentieri scivolosi per la posizione a sud e per la pioggia battente del giorno precedente, il battito del cuore ed il respiro affannoso si sentono nelle orec-chie, rimbombano, e coprono gran parte dei tuoi sensi, vento ascensionale che dalla valle por-ta l'eco dell'affluente, boschi a perdita d'occhio, alberi, foglie e paesaggi che dopo poco tempo sembrano tutti uguali ma che chi vive all'interno li conosce molto bene, odori portati dal vento, un odore diverso dagli animali che conosce, sudore che lascia una traccia quasi indelebile al pas-saggio, il rumore dei passi in lontananza amplificati dal carico che ti porti, non adatti per un ambiente come quello, il tuo re-spiro affannoso, segno di stan-chezza, i tuoi movimenti, scoor-dinati dall'impervio terreno a tal punto da risultare un chiaro eco per le sue orecchie ed un punto esatto nello spazio per la sua vi-sta, si, perché lui è lì, da tempo allerta, fermo, che ti osserva da lontano, in alto, calmo e senza far rumore e perfettamente mi-

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metizzato nella vegetazione a-scoltando ed elaborando i tuoi movimenti, facendoti capire che quella è casa sua, il suo territo-rio, il suo ambiente, lasciando dei segni sul percorso che solo un occhio attento ed un essere dal fiuto eccezionale può discri-minare e tu lì sei fuori luogo. Ululati in lontananza conferma-no la sua presenza, chiari a tal punto da sottolineare e marcare senza incertezze il suo territorio, monito ed avviso per tutti quelli che ci vivono.

5 - 8 settembre, partenza per il Parco dl Gran Paradiso, 750 chi-lometri di biodiversità protetta dove da pochi anni si pensi che soggiorni un branco di lupi. Par-tenza quindi per un campo che prevede l'osservazione dell'ante-nato del cane organizzato dall'associazione Canislupus Ita-lia (http://www.canuslupus.it), centro per lo studio e documen-tazione sul lupo. La partecipa-zione è stata molto alta ed ecce-zionale è stata la qualità umana, partendo dalle competenze fino alla capacità di formare un grup-po da parte di persone che per la

maggior parte non si conosceva-no e che hanno saputo in manie-ra del tutto semplice e naturale condividere la loro esperienza e conoscenza. Si pensa che la mi-grazione ed i nuovi insediamenti del lupo in Val Soana sia comin-ciato dagli Appennini attraver-sando le Alpi marittime fino a nord in Piemonte ed Valle d'Ao-sta fino all'estremità del parco del Gran Paradiso, montagne la cui presenza di ungulati (camosci, cinghiali), volpi ed altri piccoli animali fanno della

dieta del lupo una risorsa prima-ria. Il suo insediamento nasce dalla necessità di sopravvivere muo-vendosi su vaste aree alla ricerca di un territorio che gli permetta una dieta adeguata, da qui diven-tando stanziali, si riproducono e gli elementi giovani migrano coprendo nuove aree. Questo è il primo campo che si svolge nel territorio del Gran Paradiso ed è stato organizzato in stretta collaborazione con i responsabili del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il contributo

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del PNGP è stato fondamentale, sia per aver accolto la proposta sia per la grande disponibilità e competenza del territorio. Lo stesso vale per l'organizzazione di Canislupus Italia e per la pre-senza del suo presidente, uno dei più grandi esperti di lupo in Italia. Conoscere i posti dove un insediamento di lupi si è stabili-to è molto importante soprattut-to per l'impatto che esso ha sulla popolazione locale e per la dife-sa del patrimonio zootecnico. La convivenza è possibile, ad oggi esistono strumenti di comprova-ta efficacia che permettono una prevenzione contro danni deri-vanti dalla predazione. Non sempre quando si affronta un viaggio ed una permanenza breve si ritorna con dei risultati concreti, molte sono le incognite che separano la programmazio-ne dalla realtà; le condizioni del tempo, gli spostamenti, la deci-sione dei punti dove fare osser-vazione in base alla possibilità o meno dell'attraversamento degli animali, gli strumenti (verifiche e impostazioni) e molto altro. Tutto è pronto da tempo e da tempo molte persone come me aspettano questo momento, an-che loro diverse, lavori diversi, esperienze diverse e anche loro con forti motivazioni. L'inizio del campo ha avuto un prologo molto fortunato, dopo esserci uniti ad un GuardiaParco per un sopralluogo presso un allevatore che ha subito l'ucci-sione di un agnello su presunta predazione (caso che non ha niente a che vedere con lupi), si sente in lontananza una corale lupina. Dapprima non si distin-gueva bene il suono a causa del vento forte, ma dopo qualche istante l'emissione era chiara. Dal tono sembravano giovani lupi, sicuramente più di uno. Da

quel momento in poi non si u-dimmo più nulla. Il posizionamento delle foto-trappole in punti in cui si presu-meva la presenza e la battuta su sentieri, alla ricerca di elementi comprovanti la sua presenza, sono stati determinanti. L'attività è poi proseguita, escur-sioni e dislivelli altissimi da cui abbiamo potuto osservare una buona presenza di fauna alpina, camosci, qualche capriolo, mar-motte, poiane, gheppi, qualche aquila e qualche volpe di notte. L'epilogo del campo ci ha visto riuniti nell'osservazione dei fil-mati catturati dalle foto-trappole e qui abbiamo avuto una merita-ta sorpresa. Un'esemplare di lupo dalle gio-vani linee con prole che si ferma per una breve sosta preceduto da un piccolo. La conferma effetti-va di un piccolo branco è quindi

arrivata. Ogni commento sul filmato lo lascio a voi.

(http://m.youtube.com/channel/UCX1YPi-kpNS4msMwks-E6jg#/

watch?v=ZEVdaus-qo0) Questi momenti ti permettono di fermarti, fare delle analisi, confronti e riflettere a lungo; riflettere anche sul modo di re-lazionarci con i nostri compagni a quattro zampe, sulle loro ne-cessità e sulla loro diversa spe-cializzazione. La biodiversità necessita rispetto, la diversità tra le nostre abitudini e quella del nostro compagno sono a volte abissali e di questo dob-biamo prenderne atto. Sfor-zandoci di dedicare più tempo a capire le sue necessità e las-ciando da parte le nostre, solo così potremo affrontare un cor-retto percorso di relazione. Angelo Romanò - http://www.cuccioliprodigio.it

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di Giovanni Padrone - Chrysocyon brachyurus, ovvero il crisocione o ‘lupo dalla criniera’ (che non è un lupo, nonostante il nome, ma è molto più simile alla volpe) è un canide del sud America relativamente alto (80/85 cm al garrese) ma con una strut-tura molto leggera (i maschi non pesano più di 25 kg). Co-me in tutti i canidi non vi è dimorfismo sessuale accentu-ato fra maschi e femmine. Tendenzialmente è un anima-le solitario, ma quando trova una compagna convive con lei per tutta la vita, rispettan-do i canoni di monogamia della maggioranza dei canidi. Tuttavia, rispetto ad altre spe-cie di canidi, il crisocione ma-schio mostra un diverso rap-porto con la propria femmina (e viceversa): infatti, durante tutte le osservazioni fatte dai ricercatori, in nessuna coppia stabile si è mai verificato all’interno del proprio territo-rio un rapporto di collabora-zione stretto come mostrato in altri canidi sociali, anche se talvolta sono state osservate coppie stabili riposare, caccia-re o viaggiare insieme. Solita-mente, i due riproduttori vi-vono una vita indipendente l’uno dall’altra fino al mo-mento dell’accoppiamento e tornano a vivere in regime di

separazione nello stesso terri-torio dopo che i figli sono in età per allontanarsi e cercare una nuova compagna. La femmina ha un solo estro all’anno e dura 5 giorni. In questo periodo vi è un note-vole incremento delle vocaliz-zazioni e dei marcamenti. Il corteggiamento è caratteriz-zato da approcci frequenti, esplorazioni ano - genitali re-ciproche e comportamenti di gioco. L’accoppiamento ter-mina, come negli altri canidi, con il ‘nodo’ che resta attivo per diversi minuti. La gesta-zione dura circa 65 giorni e la femmina solitamente partori-sce 1/3 neonati. Le tane sono tutte sul terreno ed i crisocio-ni sfruttano i ripari naturali. Le cure parentali, svolte da entrambi i genitori (ma con preponderanza della madre che non esita ad aggredire il maschio se osa qualche atten-zione nei confronti dei cuc-cioli), subiscono una riduzio-ne a partire dal 30.mo giorno, momento in cui i cuccioli stessi iniziano ad alimentarsi tramite il rigurgito di cibo da parte del padre e della madre; intorno alle 15 settimane i cuccioli sono svezzati. Quan-do i figli raggiungono l’anno di età abbandonano la tana e la famiglia di origine sponta-neamente. Intorno ai due an-

ni di età andranno alla ricerca di una propria compagna dal-la quale non si divideranno mai. L’alimentazione è onnivora, tant’è che sono stati spesso ritrovati resti di frutta fra le sue feci. Le sue prede preferi-te non sono gli armadilli ed i formichieri abbondanti nei territori in cui vive, ma prede di dimensioni più ridotte co-me piccoli roditori o uccelli che cattura al volo e spesso si nutre anche di carcasse di a-nimali morti. Questo perché non essendovi nella propria specie comportamento di caccia cooperativa, il crisocio-ne non può permettersi di tentare la sorte con prede più grandi di lui e rischiare di es-sere ucciso nell'intento. Il suo nutrimento può perciò rivol-gersi solo ad animali di picco-le dimensioni. Tutto questo avviene durante la notte, per-ché di giorno questo canide preferisce poltrire all’ombra della foresta tropicale. In questa specie è presente il comportamento competitivo sul cibo, tant’è vero che già fra i cuccioli spesso avvengo-no scontri ritualizzati dove gli stessi ringhiano, mordono l’aria ed arrivano a mordere il fratello che ha l’ardire di an-dare oltre un certo limite. Nonostante nel proprio terri-

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torio convivano con altri pre-datori, non è mai stato osser-vato comportamento di com-petizione per il cibo nei con-fronti degli altri carnivori, in particolare Cerdocyon thous e Pseudalopex vetulus che condi-vidono lo stesso regime ali-mentare. Il linguaggio sonoro del cri-socione è composto da voca-lizzazioni con un ampio spet-tro di variazioni che vanno dall’ululato simile a quello del lupo grigio e del coyote ad abbai come quelli dei cani di

grande taglia, a ringhi emessi a basso volume. In definitiva, Chrysocyon brachiurus è un canide semi-solitario che vive in coppia a partire dal momento in cui un maschio ed una femmina decidono di convivere (cioè

al primo estro della femmi-na); i due non costituiscono mai branchi stabili (cioè co-munità sociali fisse con più di tre individui), ma solo perma-nenti (fino a quando i figli sono in grado di uscire dal nucleo familiare). Questa spe-cie utilizza alcuni rituali rela-zionali come avviene fra altri canidi, anche se i suoi mem-bri mostrano una accentuata competitività sul cibo ed un alto senso della territorialità con i membri della propria specie.

I comportamenti che Criso-cione condivide con i canidi aventi una maggiore socialità, sono, dunque: 1. La cura della prole alla quale entrambi i genitori par-tecipano fino a quando i figli sono autosufficienti.

2. Comportamenti rituali per ridurre le tensioni agonistiche, presenti a partire dal momento in cui i cuccioli iniziano a svi-luppare attività motoria, visiva ed acustica regolare (già intor-no ai 20 giorni abbiamo l’appoggiare le zampe sulla groppa ed il mostrare il ventre stesi a terra che viene utilizzato spontaneamente in presenza dei genitori). 3. Fra i cuccioli, i giovani e gli adulti sono stati osservati com-portamenti di gioco che tendo-no a rinforzare la socialità ed il legame affettivo. 4. Abbandono volontario della famiglia di origine per accop-piarsi e costituire un nuovo nu-cleo sociale.

Tratto dall’ebook “...e il cane decise di incontrare

l’uomo” di Giovanni Padrone

educatore cinofilo (autore anche del libro “Sussurra al tuo cane”)

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Chrysocion brachyurus, il ‘lupo’ dalla criniera

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di Marcello Messina - Impor-tante è aver ben chiaro che ogni soggetto ha una sua singola ma-niera di reagire ai mutamenti am-bientali, questa sua differenzia-zione dipende anche dal carattere dell'individuo. Il carattere è formato dalle doti innate e dalle esperienze derivan-ti dall'apprendimento. Quando si parla d'esperienze er-roneamente si riferisce sempre ai primi mesi di vita di un soggetto, invece di pensare che ad ogni entità biologica, noi come il cane, le esperienze che vive giornal-mente dal primo giorno dopo la nascita all’ultimo giorno di vita permettono di arricchire attraver-so l’appren-dimento delle nuove esperienze i propri comporta-menti, che portano a modificare continuamente il proprio caratte-re. Pertanto, il carattere subisce delle continue modificazioni, seppur lente, in stretta correla-zione con il proprio bagaglio cul-turale e d'esperienze vissute. Trovo poco etologicamente cor-retto parlare del gran carattere del fratello di un cane che si pro-pone per monte, perché come sopra scrivevo, ogni cane ha una sua precisa personalità, un carat-tere diverso dagli altri; in parte questo viene trasmesso dai geni-tori per via genetica, in parte vie-ne influenzato dall'ambiente e

caratteristica caratteriale che non può essere modificata. Credo che in ogni attività spor-tiva occorra un cane con buon temperamento che gli permette di muoversi, correre ed agire con prontezza. Quando valutiamo il tempera-mento di un soggetto, dobbia-mo valutare precedentemente l'età e la costituzione del sog-getto sotto esame, in quanto un soggetto anziano o un molosso avranno un temperamento infe-riore ad un soggetto giovane e magro. Esempio: Un cane di temperamento viva-ce reagirà con prontezza sia all'arrivo del proprietario (stimolo esterno positivo) sia all'aggressione di un malinten-zionato (stimolo esterno negati-vo). Un cane con temperamento vivace sicuramente sarà pronto ad agire al minimo stimolo co-me ad esempio al colpo di voce del conduttore. TEMPRA E' la misura della capacità di sopportazione a stimoli esterni sgradevoli o dolorosi. La tempra si misura in molle o scarsa, media o dura. La tempra come il temperamento non possono essere modificati. Esempio:

dagli esseri viventi che interagi-scono con lui. Le Doti Naturali non sono pe-culiari dell'una o dell'altra razza, come Piero Scanziani, scriveva nel suo libro: “Ogni cane è insieme da guar-dia, da caccia, da compagnia. Chi pensa che un setter o un pastore sia una bestia diversa da un molosso o da un pechinese non è un cinologo né un cinofi-lo” Ma possiamo benissimo notare che alcune caratteristiche natu-rali sono maggiormente eviden-ti in una determinata razza piut-tosto che in un altra, per via della loro funzione e selezione da parte dell'uomo. Per esempio un Labrador Re-triever sarà un ottimo riportato-re ma mai un ottimo cane da Utilità e difesa o da Ferma, que-sto perché il Labrador è stato selezionato per compiti ben precisi. Le doti naturali sono: TEMPERAMENTO Velocità di reazione del cane agli stimoli esterni siano essi positivi o negativi. Il temperamento può risultare scarso, presente o vivace. Im-portante ricordare che è una

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Pestiamo una zampa involonta-riamente al nostro cane, se il cane: -Piange, zoppica, si ferma ha una tempra Molle; -Si rifiuta di proseguire la pas-seggiate ha una tempra Molto Molle -Non farà caso all'accaduto avrà una tempra Dura. -Il cane fa un leggero guaito e poi prosegue ha una tempra Media. Un soggetto con tempra molle sicuramente dovrà essere scar-tato da attività cino-agonistiche e riproduttive in quanto non idoneo a tali attività. Invece, un soggetto con tempra dura sarà difficile d'addestrare e dovrà essere lavorato solo da istruttori/addestratori di com-provata esperienza. AGGRESSIVITA' E' quell'impulso alla lotta come reazione a uno stimolo minac-cioso rivolto a lui stesso, al suo territorio o alle persone che a-ma. L'aggressività non è per forza una problematica comporta-mentale ma semplicemente una dote naturale che non può mancare nel cane, in quanto ha un ruolo primario per la conser-vazione della specie. Si ritiene l'aggressività proble-matica solo quando il cane esi-bisce reazioni aggressive ingiu-stificate e prive di controllo da parte del proprietario. Un cane equilibrato esprime aggressività se la situazione contingente la richiede .

Esistono diverse forme d'ag-gressività: -Competitiva -Da dominanza -Da timore -Da dolore -Territoriale -Predatoria (anche se non è se-condo me etologicamente cor-retto parlare d'aggressività pre-datoria, in quanto un lupo quando morde una preda, non lo fa per aggressività ma per istinto predatorio) -Materna -Appresa -Idiopatica (nda. in un prossimo articolo parlerò in modo più specifico dell'aggressività che merita un approfondimento maggiore) Quando parliamo di Utilità e difesa, molti confondono il concetto combattività con ag-gressività. Infatti, nei cani da lavoro per questo sport si ri-chiede un’ottima qualità della combattività piuttosto di una esaltazione del comportamento aggressivo. COMBATTIVITA' E' la capacità di rispondere ad un impulso spiacevole, con at-teggiamento di lotta nei con-fronti dell'avversario sia esso intraspecifico (un altro cane) che interspecifico (es. uomo). Un cane combattivo esprime questa dote durante il morso, quando inizia a dimenarsi per sbatacchiare la “preda”. Di soli-to un cane combattivo è di tem-pra medio-dura.

DOCILITA' Si intende per docilità quella caratteristica che permette al cane di accettare spontanea-mente l'uomo come suo leader (nda. Leader da to lead = con-durre). Pertanto un cane docile sarà sempre desideroso d'ascol-tare e di lavorare con il suo conduttore. La docilità può essere Scarsa, media o buona. Un cane troppo docile può ave-re tanto desiderio di compiacere il suo conduttore, a tal punto da non esser capace di prendere da solo delle decisioni. Importante ricordare che un minimo d'indi-pendenza è necessaria per evita-re alcune problematiche relazio-nali, ad esempio quando il cane rimane solo e piange. Importante: quando si parla di Docilità non confonderla con la sottomissione . VIGILANZA E' quella capacità di avvertire un possibile pericolo esterno, sia diretto al cane che al nucleo familiare in cui vive. La vigilanza, si manifesta sem-pre in modo più accentuato all'interno del territorio dove vive il cane rispetto all'esterno. Inducendo cosi il cane a fare la guardia assumendo atteggia-menti vigili ed attenti verso gli stimoli che scatenano questo tipo di comportamento. Un addestramento specifico può modificare ed esaltare que-sta qualità naturale. La vigilanza può essere scarsa, media o alta.

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Una vigilanza eccessiva non fa-vorisce la concentrazione del cane che nelle fasi di obbedienza può far risultare il cane eccessi-vamente distratto. Molti pensano che la vigilanza sia un comportamento solo ap-preso da parte del proprietario, conoscendo che in natura esi-stono soggetti destinati all' inter-no del branco (nucleo familiare) a questo tipo di compito. Quando esaminiamo la vigilanza di un soggetto, dobbiamo stare attenti a valutare alcuni concetti strettamente correlati, tipo il tempo di concentrazione (ricordiamoci che i tempi di concentrazione del cane sono diversi che nell'uomo), il territo-rio dove esaminiamo il soggetto e la curiosità. Ricordiamoci sempre che è cor-relata con la tempra per esem-pio: Soggetto molto vigile = tempra scarsa Soggetto mediamente vigile = tempra ottima CURIOSITA' E' l'interesse che il cane mostra verso il mondo esterno e per tutto ciò che può attirare la sua attenzione . Questa è una dote importantissi-ma, in quanto un cane apatico sicuramente ha scarse possibilità di imparare un esercizio o un comportamento. Concludendo questa dote natu-rale non deve mai essere repres-sa anzi esaltata per processi di educazione e d'addestramento.

SOCIALITA' E' l'attitudine a rapportarsi con l'uomo in modo semplice e na-turale. Da non confondere co-me spesso molti fanno Socialità con Socializzazione. La socialità può essere quindi intraspecifica (verso animali del-la stessa specie) o interspecifica (verso animali di specie diverse). La socialità è influenzata soprat-tutto nel periodo definito dell'Imprinting, età preposta per l'individuazione dei partner so-ciali disponibili. La socialità si misura in scarsa, media, buona. POSSESSIVITA' E' la capacità dell'animale di considerarsi “proprietario” di qualcosa (giocattolo) o di qual-cuno (altro cane o persona). E' una caratteristica apprezzabi-le perché se ben canalizzata può risultare utile nell'addestramento del cane. La possessività si misura in bas-sa, media, alta. E può essere modificata ed accentuata stimo-lando precocemente i cuccioli. Spesse volte un soggetto posses-sivo viene ritenuto erroneamen-te problematico e chiamato Sog-getto con aggressività possessi-va. Una possessività alta può risul-tare problematica se il proprieta-rio non riesce a gestirla. Ad e-sempio, quando due fidanzati si abbracciano ed il cane si mette fra i due amanti facendo in mo-do di separarli. Sicuramente l'e-ducazione ed un addestramento specifico possono indirizzare questa dote nel modo giusto. Mettiamo in pratica quanto let-to.

Se cerco un cane per....come de-ve essere? SOGGETTO PER COMPA-GNIA: Temperamento: Vivace ma non troppo Tempra : media Docilità : altissima Socialità : altissima Possessività : medio - bassa Aggressività : medio - bassa Combattività : medio - bassa SOGGETTO DA ESPOSI-ZIONE: Temperamento : Vivace Tempra : media Docilità : alta Socialità : alta Possessività : medio - bassa Aggressività : non troppo eleva-ta Combattività : non troppo ele-vata SOGGETTO DA LAVORO O PER FINI DA GUARDIA E DA DIFESA: Temperamento : vivace Tempra : medio - dura Docilità : corretta Socialità : buona Possessività : alta Aggressività : alta Combattività : alta Vigilanza : altissima Curiosità : elevata

MARCELLO MESSINA Istruttore cinofilo

Esperto in problemi Comportamentali e relazionali

ANIMAL WELLNESS Www.marcellomessina.com

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di Roberto Mannu - Trattiamo oggi un argo-mento delicato, che sep-pur di fondamentale im-portanza rappresenta solamente uno dei tanti aspetti dei quali occorre essere informati se si riveste una qualunque carica all’interno di una Associazione (di qualsi-asi tipo): un Ente non profit è tenuto obbliga-toriamente a rilasciare ricevuta o scontrino per le somme incassate? La risposta immediata al quesito è “no”, cui far seguire però, per amore di verità, alcune precisa-zioni. Andiamo con or-dine: il Decreto Ministe-riale 21 dicembre 1992, n. 6016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del giorno successi-vo ed int i to la to “Esonero dall’obbligo di rilascio della ricevuta e dello scontrino fiscale per determinate catego-rie di contribuenti” ha

stabilito che le Associa-zioni non siano tenute ad emettere scontrino o ricevuta fiscale in caso di cessione di beni o prestazione di servizi. Tale Decreto all’articolo 1, punto 15, ha infatti stabilito che “Non sono soggette all’obbligo di documentazione dispo-sto dall’art. 12, comma 1, della legge 30 dicem-bre 1991, n. 413, le ca-tegorie di contribuenti e le operazioni sotto elen-cate: (…) operazioni poste in essere dalle as-sociazioni sportive dilet-tantistiche che si avval-gono della disciplina di cui alla legge 16 dicem-bre 1991, n. 398, non-ché dalle associazioni senza fini di lucro e dal-le associazioni pro – lo-co, contemplate dall’art. 9 – bis della legge 6 feb-braio 1992, n. 66”. Que-sto a conferma di quan-to precisato, e cioè che le Associazioni non so-

no soggette all’obbligo di emissione di ricevuta o scontrino fiscale. Veniamo ora alle preci-sazioni: - il fatto che le Associa-z ion i non s iano “soggette all’obbligo di documentazione …” non significa che esse non debbano o non possano emettere rice-vuta, ma che non ne sia-no obbligate. Pare una precisazione banale ma così non è: ciò significa che laddove un Ente de-cida di emetterle, queste ricevute devono essere corrette sotto il profilo formale (oltre che ov-viamente sostanziale); - ferme le prescrizioni di legge, l’assenza asso-luta di imposizione fi-scale sulle attività istitu-zionali, dal momento che non si versano im-poste di sorta sui corri-

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spettivi incassati per il raggiungimento delle fi-nalità sociali, induce a ri-tenere che, nell’ipotesi di verifica fiscale, molto ben gradite siano a tutti gli ac-certatori le pezze giustifi-cative a sostegno di una ricostruzione a posteriori della contabilità. Ciò dal momento che molto dif-ferente è indicare ai Fun-zionari incassi per 10 op-pure 10 ricevute da 1 che portano ad un totale di 10. Questa in sintesi la Legge che "regolamenta" il fisco per le associazioni "sportive" dilettantistiche e cinofile. Ma direi che esiste un dato di fatto ine-quivocabile: questa rego-lamentazione viene ese-g u i t a d i e t r o " a u t o c e r t i f i c a z i o n e " dell'associazione, e che se si è associazione dilettan-tistica..è chiaro che sei un dilettante che ti occupi di cinofilia sportiva con il proprio cane, che prepari e partecipi ad eventi spor-tivi con il tuo cane all'in-terno di un associazione. Per cui , all'interno di co-deste associazioni non devono essere richieste somme di danaro dai pri-vati per prestazioni cino-file di Educazione e/o Addestramento del bino-

mio ,cosa che può fare solo un "Professionista" del settore in possesso di P.I. . Altrimenti la parola DILETTANTISTICA non avrebbe più senso di esistere! Così come lo "scopo di lucro" non de-ve essere presente all'in-terno di un associazione ONLUS . Ma nel mo-mento in cui , all'interno di associazioni Onlus, Sportive / Dilettantisti-che, operano Professioni-sti e Specialisti del settore Educazione e Addestra-mento....ecco che non mi sembra che vengano RI-SPETTATE tutti gli Arti-

coli, Comma e n° di leggi descritte nella regolamen-tazione sulle associazioni Onlus. Per cui, visto che siamo in Italia, che resta pur sempre il Paese di Pulcinella...fatta la Leg-ge..trovato l'inganno...Ma se andiamo ad esaminare tutto nei dettagli, ci sareb-be da parlarne e molto seriamente, perché tutto questo, secondo il mio pensiero, non è regolare.

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Roberto Mannu Allevatore Cinofilo Ric. E.N.C.I. -F.C.I.

Iscritto Registro degli Addestratori E.N.C.I. Sez. 1 Cani da Utilità

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di Giovanni Padrone - Alla base di un buon equilibrio psichico del cane vi è un equilibrato periodo di crescita nei primi tre mesi di vita del cucciolo durante il quale, prima attraverso la madre e poi con l’aiuto del partner umano, egli impara a reagire in maniera corretta agli stimoli ambientali e sociali. Tuttavia, e-sperienze fortemente negative successive a questo periodo, anche in età adulta, possono causare nel cane dei traumi che se trascurati sfoceranno in fobie. Uno dei grandi problemi che assillano i proprietari di cani è quanto avviene per mano umana la notte fra il 31 dicembre e l’1 gennaio con il fracasso provocato dallo scoppio di petardi e fuochi d’artificio che mandano in ansia i nostri fedeli amici. Le cronache della notte di San Silvestro ci narrano di alcuni morti e centinaia di feriti fra gli umani, ma soprattutto di centinaia di animali d’affezione (cani, gatti, conigli, ecc.) morti per lo spavento. Sarebbe a questo punto logico proibi-re su tutto il territorio nazionale l’uso di questi ammennicoli esplosivi, perché inutili e spesso dannosi per la salute nostra e dei nostri animali. Dico questo, non perché mosso da uno spirito da ‘animalista oltranzista’, ma per la mia professione di educatore cinofilo che spesso mi vede nelle vesti di rieducatore di cani affetti da fobie di vario genere, fra cui gli scoppi hanno una parte molto importante. Per i lettori di Cinofili Stanchi ho pensato di inserire su questo numero un articolo illustrativo di quelle tecniche che soli-tamente io ed altri educatori usiamo per il trattamento delle fobie. Resta il fatto che quanto qui illustrato deve essere seguito da persona competente ed il fai da te può essere pericoloso e creare maggiori problemi al cane. Onde per cui il mio consiglio è il seguente: se vi trovate nella condizione di avere un cane con fobie acustiche o di altro genere, chiedete l’aiuto ad un educatore cinofilo o, nei casi più gravi (quelli in cui sia necessario l’uso di una terapia farmacologica in appoggio), di un veterinario comportamentalista. Ciò che qui viene illustrato vi sarà d’aiuto per meglio comprendere ciò che si sta applicando. Inoltre, queste tecniche non sono la panacea che risolve ogni problema; sta nell’abilità di chi le applica modificarle o trovare all’occorrenza valide alternative qualora non funzionino a dovere. Bisogna essere eclettici. Lo diceva anche un noto filosofo morto nel 1973 il cui nome era Bruce Lee. TEORIA DELL’APPRENDIMENTO OPERANTE I cani come tutti gli animali agiscono per prove ed errori, principio basilare del condizionamento operante. Secondo lo stesso la produzione di un certo comportamento si ripeterà qualora si ottenga l’effetto sperato (agendo da rinforzo al comportamento stesso), mentre si estinguerà se otterrà un effetto neutro o nullo. Questa legge, formulata da Thorndike ancor prima di B. F. Skinner, è nota come legge dell’azione/effetto: “Quando una azione prodotta porta ad un obiettivo ben determinato ha maggiore probabilità di ripetersi se una situazione simile si ripete nel tempo. Ciò non avviene per quelle azioni che hanno portato all’insoddisfazione del soggetto che le ha prodotte: in questo caso le stesse tenderanno a scomparire di fronte a situazioni analoghe.” Ne è un classico esempio il box di Skinner, una scatola con una linguetta esterna che premuta faceva cadere dei chicchi di mais: il piccione, imparato questo, tornava ogni volta a spingere la linguetta per mangiare il mais. Aveva usato esattamente la legge dell’azione/effetto. Il rinforzo è lo stimolo che a seconda della sua presenza o meno permette la ripetizione o l’estinzione di una azione. Tramite esso si può modellare o aumentare l’intensità dell’azione stessa (modellando il com-portamento si può rendere più preciso ciò che si chiede al cane). Abbiamo quattro tipi di rinforzo: • Cibo – Il più usato (ed a volte abusato) perché immediato. Si sfruttano i bisogni primari del cane (l’istinto di sopravvivenza) per rinforzare i comportamenti che gli si chiede di produrre. • Pallina – Si sfrutta l’istinto di predazione del cane per ottenere gli stessi risultati del cibo. Molti cani considerano questo genere di rinforzo molto più importante del cibo stesso. • Pezza – Si sfrutta l’istinto di competizione del cane tramite il combattimento amichevole. Anche in que-sto caso vi sono cani che preferiscono questo genere di ricompensa al cibo. • Contatto sociale/Lode – Alcune azioni possono essere costruite e rinforzate anche solo accarezzando ed

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usando parole di lode nei confronti del cane. I rinforzi possono essere positivi (come nei quattro casi elencati) o negativi, come nel caso in cui si effettua una azione spiacevole (tirare le redini al cavallo a destra) per indurre l’animale a compiere un determinato comportamento (andare a destra) che non appena viene prodotto causa l’immediata eliminazione dell’azione spiacevole (il cavallo va a destra e si smette di tirare le redini). Nell’apprendimento operante è prevista anche la punizione (positiva e negativa) che tuttavia ai fini educativi e, soprattutto, quelli rieducativi del cane è controproducente e può provocare risposte ne-gative da parte del cane come manifestazioni di aggressività. La punizione è alla base dei metodi addestrativi tradizionali basati sulla coercizione per indurre il cane a compiere una azione. Poiché si tratta comunque di metodi irrispettosi della identità e soprattutto dell’intelligenza e della psicologia del cane non è concepita nello svolgimento delle terapie che agiscono sulla modifica del comporta-mento. TECNICHE DI ESTINZIONE BASATE SUL CONDIZIONAMENTO OPERANTE Al condizionamento operante appartengono alcune tecniche che servono a ridurre ed estinguere rea-zioni esacerbate agli stimoli facenti parti di patologie ansioso/depressive, come le fobie sociali o quelle per gli scoppi, oltre al normale apprendimento che può essere utilizzato per il controllo del cane in determinate patologie (come la sindrome IS/IA). Queste tecniche sono il CONTROCONDI-ZIONAMENTO, la DESENSIBILIZZAZIONE, l’ESTINZIONE ed il FLOODING CONTROLLA-TO. Desensibilizzazione E’ una terapia che serve ad insegnare al cane a non reagire più ad uno o più stimoli fobogeni ai quali risulta ipersensibile (es. spari, fuochi d’artificio, temporale, ecc.). La tecnica inizia sottoponendo il cane allo stimolo con una intensità talmente debole da non causare nessuna rea-zione da parte sua. Dopo diversi tentativi in cui il viene premiato, si aumenta lievemente l’intensità dello stimolo e si ripete il tutto. Passando progressivamente a livelli di difficoltà sempre più alti si insegna al cane a non reagire allo stimolo che prima gli causava reazioni eccessive. Ad esempio, mi è capitato di do-ver lavorare con Lucky, un meticcio simil-labrador che per un petardo scoppiato a breve distanza era diventato ipersensibile agli scoppi. Con la proprietaria abbiamo lavorato in modo tale da fargli ascoltare dei piccoli scoppi da una notevole distanza e gradualmente, nel corso delle settimane suc-cessive (2 mesi e mezzo), siamo arrivati ad appena 50 metri, senza che il cane reagisse. Si tratta di un processo lungo che richiede molto tempo (a volte mesi) per avere successo pieno. La terapia è molto vantaggiosa, soprattutto se il cane è in grado di generalizzare (trasferire, cioè, la me-desima mancanza di reazione a suoni analoghi); in caso contrario si rischia che il cane familiarizzi solo con lo stimolo a cui è stato desensibilizzato, ma non guarisca completamente e, perciò, continui ad avere reazioni negative con stimoli simili. Questo è un rischio concreto con suoni registrati anche se molto fedelmente: il cane impara a non reagire, ma in presenza di un suono ‘naturale’ ha comun-que la stessa reazione di paura. Nel caso di fobia sociale ci sono alcune possibilità: avvicinare il cane gradualmente e premiarlo ad ogni passo in cui egli non ha alcuna reazione, oppure la persona stessa si avvicina gradualmente e premia il cane (gettandogli dei bocconcini dalla distanza). Una terza via, che di solito io uso, è quel-la di lasciare libero il cane in una stanza abbastanza ampia, lo stimolo fobogeno (la persona) resta fermo seduto su una sedia o un divano senza guardare il cane. Getta dei bocconcini sempre più vici-no a se stesso fino a quando il cane arriva a mangiare dalle mani. Questo genere di attività può ri-chiedere da qualche giorno a qualche settimana. Tutto dipende dalla frequenza dell’iniziativa e dalle capacità di apprendimento del cane. Estinzione Quando un comportamento non viene rinforzato in alcun modo, questo scompare. Abbiamo, dun-que, una estinzione del comportamento stesso. A volte l’attenzione del proprietario può costituire rinforzo (es. ordinare al cane di smettere di abbaiare senza insegnargli il significato di quella azione, può rinforzare l’abbaio stesso). Va, comunque, detto che l’estinzione risulta essere il metodo mi-

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gliore per eliminare i comportamenti indesiderati: abbai e latrati incontrollati, richiesta eccessiva di attenzione o cibo, ecc. Il rischio principale che si corre con questa tecnica è di cedere talvolta alle richieste del cane, in ma-niera tale che ci si trovi di fronte ad un rinforzo di significato superiore (bisogna assolutamente evita-re di gratificare nel tempo il comportamento sbagliato del cane): soprattutto quando il cane è abituato a lavorare col rinforzo in addestramento, conosce bene la tecnica del rinforzo intermittente (o discon-tinuo) e può, quindi, considerare l’attimo di debolezza del proprietario come una conferma da parte del partner umano a ripetere quella azione che in realtà si voleva estinguere. Immersione controllata (flooding) La tecnica di immersione tradizionale consiste nel sottoporre l’animale ad uno stimolo fobogeno fino alla scomparsa di ogni sua reazione. Il cane è bloccato o lasciato in uno spazio limitato, comunque senza vie di fuga. L’intensità è quella massima. La tecnica finisce quando il cane, per abituazione, non reagisce più allo stimolo che gli causava stress. Il grande rischio di questa terapia è di portare il cane da uno stato di fobia ad uno depressivo (cioè risolvere un problema per trovarsi di fronte ad un altro problema). Inoltre, spesso la reazione del cane è talmente violenta che lo si sottrae allo stimolo prima dell’abituazione allo stimolo stesso. Per questo si preferisce utilizzare una forma di immersio-ne definita controllata, nella quale lo stimolo fobogeno è, appunto, controllato e contenuto ad un li-vello in cui la reazione del cane sia inferiore. Successivamente si aumenta l’intensità dello stimolo, come per la desensibilizzazione. A questo modo si possono curare le paure e le fobie sociali, alle auto, ai rumori (ad esempio, se il cane ha paura della confusione della gente, lo si lascia col proprietario ad una cinquantina di metri da un folto gruppo di persone). Il proprietario non deve interagire, fingendo che il cane non sia presente. Il cane, rassegnato, ad un certo punto si stenderà a terra. L’accortezza è di non togliere troppo presto il cane dallo stimolo controllato per evitare la sensibilizzazione allo stesso (la fuga e l’allontanamento precoce sono considerati dal cane un rinforzo del comportamento negativo). Controcondizionamento Si impedisce qualsiasi reazione negativa del cane mettendolo in condizione di incompatibilità con la reazione indesiderata. Si coinvolge il cane in una attività per lui molto interessante e, al momento di massima concentrazione, viene attivato lo stimolo che provoca il comportamento da eliminare. Si deve fare in modo che l’eccitazione per l’attività in corso soverchi la paura per lo stimolo stesso. Il risultato può essere raggiunto in due modi: - Gioco: per eliminare la paura, si coinvolge il cane in un gioco che ne provochi una forte eccitazione ed a quel punto si produce lo stimolo fobogeno; - Cibo: è possibile far mangiare il cane e generare lo stimolo ad intensità ridotta durante il pasto, in modo tale da combinare controcondizionamento e desensibilizzazione. Il rischio che si corre con questa tecnica è di ottenere un effetto opposto a quello desiderato qualora la reazione allo stimolo negativo sia più intensa di quella che deve controcondizionare il cane: quest’ultima attività può esse-re considerata dal cane come annunciatrice dello stimolo stesso e provocare una reazione negativa ancora maggiore. Questo va evitato soprattutto se si intende estinguere il comportamento attraverso l’uso del cibo, perché può indurre il cane al rifiuto del cibo stesso. Per evitare questo, si utilizza una forma di controcondizionamento nella quale si inserisce una distrazione, uno stimolo, cioè, che pro-vochi l’interruzione di una sequenza comportamentale. Il cane si ferma per identificarlo e ciò permet-te di ottenere l’attenzione del cane e proporgli una attività alternativa. Ad esempio, il cane inizia una sequenza comportamentale. L’educatore schiocca le dita, chiama il cane o emette un suono con la bocca (fischio, verso, ghigno, ecc.). La sequenza, in questo modo, vie-ne interrotta un attimo e l’educatore ne approfitta per proporre un gioco o un’altra attività incompati-bile con la sequenza che stava per svolgersi (il cane attiva l’istinto predatorio quando vede una bici-cletta in movimento. Al momento in cui passa un ciclista e ci si accorge che il cane sta per scattare, si richiama il cane e, una volta seduto, lo si premia). La tecnica può essere applicata alle medesime pro-blematiche indicate per il controcondizionamento normale, estendendola a quelle strumentalizzate (latrati inopportuni, rifiuto di cibo, ingestione di feci, inseguimenti, fughe durante il richiamo). Il ri-

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schio principale, in questo caso, è il fatto che il cane si può abituare allo stimolo distraente, per cui è d’uopo proporre qualcosa subito dopo la sua attivazione, altrimenti il cane a poco a poco non reagisce più, riprendendo l’attività interrotta. UN ESEMPIO: LA FOBIA PER I TEMPORALI In questo caso riporto una mia esperienza personale ed è un esempio di come spesso l’uscire dagli schemi ed essere eclettici possa portare a risultati insperati. Teodora di Palazzo Manzoni è ospitata da tre anni in casa nostra; è la madre di Opalino, uno dei nostri cani: entrambi sono levrieri della razza whippet. Da quando è entrata nel nostro nucleo sociale misto (due umani e quattro cani) Teodora ha saputo inserirsi, imparando dagli altri cani i ritmi e le dinamiche sociali. Nel nostro gruppo non esiste competitività, a di-mostrazione che con il dovuto criterio questa può essere esclusa dal rapporto fra cani conviventi. Quando Teodora è arrivata a casa nostra aveva due problemi da risolvere: il primo riguardava gli scooter e, con l’aiuto di qualche coinquilino, ho lavorato in controcondizionamento e desensibilizzazione ed ora Dorys (questo il soprannome di Teodora) non guarda nemmeno più le moto. Il problema più grande, però, era un altro: una forte fobia per i temporali durante i quali iniziava a trema-re, agitarsi fino ad urinare sul pavimento. Questa situazione è presente in molti cani ed è di difficile solu-zione, poiché durante un temporale avvengono vari fenomeni che coinvolgono i sensi dei cani. Infatti, non vi è solo il lampeggiare dei fulmini, il fragore del tuono, lo scrosciare della pioggia o il fischiare del vento; durante il temporale avvengono altri due fenomeni per noi impercettibili che il cane invece avverte molto bene: il cambio di pressione atmosferica e le scariche elettrostatiche presenti nell’aria. E’ forse una delle fobie più difficili da risolvere proprio per il coinvolgimento di tutte queste situazioni che se da un lato possono essere risolvibili con le tecniche sopraindicate per quanto riguarda i rumori (solitamente si utilizza inizialmente un suono registrato per poi trasferire l’esperienza al suono naturale), dall’altro lato non possono portare il cane a tollerare le altre manifestazioni atmosferiche. Con Dorys ad un certo punto mi trovai in un vicolo cieco: nulla di quanto utilizzato nella norma riusciva a risolvere la situazione. Finché ebbi l’idea di fare un’altra cosa che si rivelò un’idea vincente: per elimi-nare i lampi chiusi le finestre, per coprire almeno in gran parte i rumori della tempesta alzai il volume dello stereo usando un brano di musica classica rilassante (come ad esempio il concerto n. 23 seconda parte di Mozart) prendere Teodora con me sul divano, confortarla e giocarci insieme in modo da avere la sua attenzione tutta su di me. Ora, dopo diversi mesi in cui abbiamo lavorato a questo modo (riducendo gradualmente il volume dello stereo) Teodora è diventata abbastanza tollerante nei confronti dei tempora-li: certo ancora si gira ma non trema più né produce minzioni emotive. Dovessi trovare una similitudine con una delle tecniche summenzionate, molto probabilmente potrei as-serire che si tratta di una mia versione personalizzata del controcondizionamento, ma non è esattamente controcondizionamento. Concludendo, vorrei ribadire ancora una volta che il presente articolo serve solo a mostrare come io ope-ro in ambito comportamentale in presenza di fobie e che ciò che ho scritto può aiutarvi a comprendere meglio le terapie comportamentali che vengono utilizzate sui vostri cani. NON IMPROVVISATEVI E-DUCATORI!!!

GIOVANNI PADRONE Educatore cinofilo

Scrittore dei libri Sussurra al tuo cane

...e il cane decise di incontrare l’uomo

A N N O 2 , N U M E R O 5 - N O V . / D I C . 2 0 1 3

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STAGE DI OBEDIENCE 14/15 DICEMBRE 2013

con ANNA MARIA CINI

Uno dei rari esempi italiani di cinofilia sportiva dove traspare il benessere ed il rapporto con il

proprio cane. Anna Maria Cini si è cimentata in varie attività cino-sportive quali: Agility, Obedien-ce, IPO, Sheep Dog, utilizzando solo metodologie gentili.

Con uno dei suoi Pastori belgi Malinois, Velvet,ha raggiunto la massima qualifica in IPO 3 (utilità e difesa), ed è stata vincitrice del trofeo ENCI di Obedience e in SheepDog ha ottenuto valutazio-

ne max di 10 su 11.Mai successo in Italia.

Alcuni dei tanti risultati di Anna Maria Cini: Campione italiano di obedience (Onice) - Primo cane non di razza bor-

der e tra i primi in Italia Vincitrice Trofeo Enci di obedience (Velvet)

Nazionale italiana obedience (squadra ed indiv.) 2003-2004-2005 (Onice)

Nazionale italiana obedience (squadra ed indiv.) 2007-2008-2010 (Velvet)

Nel 2006 Onice era ritirata, Velvet troppo giovane, 2009 Velvet infor-tunata

con Erak: Mondiali obedience 2012-2013 (premio dei giudici quale mi-glior binomio del mondiale), Campione italiano di obedience, IPO2

Mondiale obedience FMBB 2003 (Onice) Obedience 3 con Erak a 16 mesi !!! Erak è figlio di Velvet e nipote di

Onice, la terza generazione in casa !! Lo stage sarà incentrato sull' OBEDIENCE sia a livello agonistico che a livello amatoriale anche solo per scoprire una disciplina divertente, e poter condividere col proprio cane un esperienza

nuova ed arricchente.

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di Debora Segna - Gli scienziati già sanno che cani ed umani mostrano compor-tamento ansiogeni simili deri-vanti da una stessa base gene-tica, e rispondono in maniera simile alle cure farmacologi-che, ma recenti studi, in cui sono stati osservati otto Do-bermann affetti da Disturbo C o m p u l s i v o C a n i n o (DCC), condotti dalla Dotto-ressa Niwako Ogata, che in-segna etologia al Purdue University College of Veteri-nary Medicine in Indiana, hanno evidenziato con esami di laboratorio, che cani affet-ti da DCC e persone affette da disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) condivi-dono le stesse anomalie cere-brali (Fonte National Geo-

graphic).

Ma come si manifesta il Di-sturbo compulsivo Canino (DCC)? Questa malattia psi-chiatrica può manifestarsi in vari modi e di diverso grado, se il vostro cane mostra com-portamenti ripetitivi, come inseguire continuamente le ombre o luci, rincorrersi os-sess ivamente la coda (spinning), o “fissazione” per alcuni giochi, animali (mosche, lucertole), fino al leccamento ossessivo di alcu-ne parti del corpo (come più comunemente zampe e coda) f i n o a d a r r i v a r e all’automutilazione, allora il vostro cane può essere affet-to da DCC.

La Dottoressa Jill Goldman, etologa californiana, che da molti anni lavora con cani affetti da DCC ci spiega co-me gestire un cane affetto da questo disturbo.

Come gestire un cane os-sessivo-compulsivo?

“Per prima cosa, i padroni dei cani dovrebbero prestare at-tenzione a ogni comporta-mento troppo ripetitivo, co-me inseguire le ombre, dare morsi all’aria, mordersi i fian-chi o il pelo, inseguire la pro-pria coda o masticarsi a san-gue le zampe.

Nel caso si notasse uno di questi comportamenti osses-sivi, è bene non assecondarli. Per esempio, se quando un cane insegue la propria coda gli si presta attenzione, c’è il rischio che si senta incorag-giato e continui a farlo. “Si deve evitare di alimentare il fuoco”, dice Goldman.

Un altro suggerimento, conti-nua, può essere quello di in-dividuare i fattori di stress che potrebbero innescare l’azione ripetitiva. Per esem-pio, se si notasse che il pro-prio cane intraprende un comportamento ripetitivo per reazione a un rumore forte,

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Nel caso in cui notaste alcuni di questi comportamenti cer-cate di comprendere il vostro cane perché alla base di de-terminati atteggiamenti c’è sempre una motivazione, ed è bene quindi rivolgersi ad un esperto educatore-c o m p o r t a m e n t a l i -sta, che possa seguirvi al me-

glio nella gestione del vostro cane, prima che la situazione possa degenerare.

evitare quel rumore sarebbe la cosa migliore da fare.

Goldman suggerisce anche di tenere il proprio cane occu-pato con qualche tipo di atti-vità ricreativa. Per esempio, c’è una vasta gamma di giochi rompicapo che contengono cibo. Prima che i cani fossero addomesticati, passavano molto tempo e utilizzavano molta energia mentale alla ricerca di cibo; ora viene semplicemente riempita loro una ciotola.

Simili giocattoli stimolanti permettono ai cani di resiste-re allo stress, consentendo loro di impegnarsi in qualco-sa di più costruttivo rispetto al comportamento ripetitivo.

Un gioco che, invece, per i cani è sconsigliato: usare quei puntatori laser usati per gio-care con i gatti. In alcuni casi, inseguire la luce potrebbe so-vraeccitare l’animale.

Se alleviare lo stress e distrarli non funzionasse, a quel pun-to potrebbe essere utile com-binare questi approcci con la somministrazione di ansioliti-ci da parte del veterinario, ag-giunge Goldman.

Infine, se si è molto frustrati per il proprio cane, Ogata in-vita a “ricordarsi che i cani sono stati addomesticati dagli umani”. Siamo “responsabili del loro comportamento, e di prevenire e affrontare il pro-blema sforzandoci di com-prenderlo meglio”.”

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di Davide Bressi - In quest’ultimo articolo legato all’alimentazione parleremo dei sali minerali. Con questa trilogia di artico-li si chiude l’argomento ali-mentazione, ma prima di cominciare vorrei ringraziare le persone che mi hanno se-guito attraverso la consulta-zione gratuita di “Cinofili Stanchi”. Ringrazio anche coloro che mi hanno scritto via mail e colgo l’occasione per girare i complimenti ri-cevuti alla squadra di “Cinofili Stanchi”. Cominciamo col dire che i Sali minerali sono composti inorganici e il cane come l’uomo non è in grado di

sintetizzarli autonomamente e dunque devono essere in-trodotti con l’alimentazione. E’ fondamentale un bilan-ciamento di tutti i composti per un buon funzionamento dell’organismo. Possiamo suddividerli in due categorie: Macroelementi presenti nell'organismo in quantità relativamente elevate. Fanno parte di questa cate-goria il calcio, il cloro, il fo-sforo, il magnesio, il potas-sio, il sodio e lo zolfo. Microelementi presenti nell’organismo in quantità relativamente minori. Fanno parte di questa cate-goria: Ferro, Rame, Zinco,

Fluoro, Iodio, Selenio, Co-balto, Manganese, Molibde-no.

Di seguito un elenco dei principali Sali minerali che a noi interessa approfondire: Calcio: è coinvolto in diver-si processi quali la coagula-zione del sangue e la stimo-lazione di nervi e muscoli. Una sua carenza può porta-re ad alterazione del proces-so di condrogenesi e osteo-genesi con conseguente in-debolimento dell’apparato scheletrico e quindi a frattu-re spontanee. Un suo ecces-so è altresì da considerarsi pericoloso perché favorisce patologie quali la displasia dell’anca e l’osteocondrosi.

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ROTTWEILER KENNEL

OF BRS PASSION

Allevamento amatoriale ric

onosciuto ENCI/FCI

San Marco in Lamis (FG)

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Sito: www.brspassion.it

E-mail: [email protected]

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Un eccesso di calcio ostaco-la l’assorbimento del fosfo-ro. Fosforo: Il fosforo ha un ruolo importante in ogni re-azione chimica all’interno dell’organismo poiché è pre-sente in ogni cellula. E’ im-portante nell’utilizzazione dei grassi, dei carboidrati e delle proteine, per lo svilup-po, il mantenimento, la ripa-razione e la mediazione sia all’interno che all’esterno delle cellule e per la produ-zione di energia. Stimola le contrazioni muscolari, ivi comprese le regolari contra-zioni del muscolo cardiaco. E’ bene tener presente che un eccesso di fosforo crea ingenti danni renali. Un’assunzione insufficiente di fosforo scaturisce diffi-coltà nella crescita, cattiva qualità delle ossa e dei denti e altri disturbi ossei come l’osteoporosi. Uno squilibrio nel rapporto calcio-fosforo può manifestarsi con malat-tie quali artrite, rachitismo e carie dentaria. Sodio: anche il sodio come gli altri elementi può essere dannoso e non poco se in eccesso nell’organismo. E’ contenuto nel sale e non so-lo. Un eccesso di sodio (ipernatriemia) nel nostro cane può causare emorra-gie, ematomi, infarto dei vasi cerebrali, trombosi ve-nose, ischemia del tessuto

nervoso. Favorire l’insorgenza di patologie car-diache e renali. Magnesio: livelli elevati di magnesio nel sangue posso-no causare gravi problemi cardiaci e neurologici, ma anche problemi ai tessuti muscolari.

Potassio: carenze possono causare aritmia cardiaca e problemi muscolari. Scarso appetito, stanchezza. Un ec-cesso di potassio può essere la conseguenza di una ridu-zione della funzionalità re-nale. Zinco: un equilibrio errato può portare ad un calo delle difese immunitarie e una ri-duzione della fertilità nelle fattrici. Manganese: una mancanza di equilibrio di manganese nel sangue può causare alte-

razione all’apparato schele-trico e riduzione della fertili-tà. Ferro: carenza di ferro, co-me è noto, porta anemia con conseguente riduzione di globuli rossi nel sangue re-sponsabili del trasporto di ossigeno. Un calo di ferro abbassa il livello immunita-rio e crea inappetenza.

Rame: un equilibrio errato può causare anemia, altera-zioni muscolari, della cute e del pelo.

Davide Bressi Brs Passion Rottweiler Kennel

San Marco in Lamis (FG) http://www.brspassion.it/it/

home-page

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Per i vostri problemi quotidiani di ge-stione o per questioni relative ai com-portamenti dei vostri cani scrivete alla e-mail cinofili [email protected] e vi sarà risposto in questa rubrica.

Da Bari scrive la signora Maria Pia. “Smilzo è un meticcio di 4 anni di piccola taglia che ab-biamo preso ad una settimana dalla nascita perché la madre è morta. Fin da quando ave-va circa 5 settimane di vita ha manifestato una forte aggressività che nel tempo è sempre più peggiorata. Ora nessuno gli si può avvicinare per accarezzarlo. Accetta solo la presenza delle persone al momento in cui deve mangia-re. E’ molto aggressivo nei confronti degli al-tri cani coi quali spesso si azzuffa e torna a casa piuttosto malconcio. Da qualche tempo ha anche iniziato a girare intorno per pren-dersi la coda e quando ci riesce la prende a morsi fino a sanguinare.

Noi non sappiamo più come comportarci. Il nostro veterinario ci ha suggerito la soppres-sione, ma siamo molto titubanti su questo. Abbiamo un forte senso di colpa, per non a-ver fatto il possibile per poterlo aiutare”.

R. Signora Maria Pia, purtroppo i pro-blemi da Lei descritti sono abbastanza comuni e tipici nei cani la cui storia par-te da un distacco precoce dalla madre. Questo perché con la mancanza della figura materna il cucciolo non è stato in grado di filtrare gli stimoli ambientali e sociali attraverso l’imprinting e le altre iniziative che la stessa madre utilizza

per insegnare ai propri cuccioli le giu-ste reazioni. E’ abbastanza tipico che il cane assuma come unica forma di ri-sposta a qualsiasi stimolo l’aggressività incontrollata che Lei ha così ben de-scritto.

Consideri che questi cani possono esse-re paragonati a quei bambini abbando-nati da piccoli nella foresta o nella giungla che una volta ripresi all’interno di un nucleo sociale umano non sono mai riusciti ad adattarvisi con forti pro-blemi di discernimento.

A parte Le invio i contatti di un profes-sionista cinofilo che opera in Puglia, il quale probabilmente sarà in grado di dare un aiuto al suo Smilzo.

Vorrei, infine, precisare che un cane in quelle condizioni psichiche e sociali po-trà recuperare solo una minima parte di quello che si è perso nei primi mesi di vita; tuttavia potrà sicuramente di-ventare nel tempo un cane gestibile.

Giovanni Padrone

A.C.C.S.C. RAVENNA

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di Roberto Mannu - La die-ta ideale per ogni essere viven-te è sicuramente quella stabilita dalla natura a seconda la specie di appartenenza, la conforma-zione fisica, l’apparato digeren-te, quello dentale, enzimatico, immunologico, istintuale ecc. Nutrirsi in modo difforme alla propria specie significa incorre-re inevitabilmente a malattie di vario genere. Per noi esseri u-mani che per qualunque altra specie animale. La dieta ideale per un animale carnivoro, cioè per un cane o un gatto dome-stico, è quella cui si nutrirebbe-ro spontaneamente allo stato naturale, non certo quella fatta di un miscuglio di prodotti sec-chi tipo croccantini che risulta-no trattati, denaturati, derivati di carni, estratti di proteine, cereali, sottoprodotti di origine vegetale, oli, grassi, lieviti, colo-ranti, conservanti e molti altri additivi chimici, che una volta giunti nell’intestino di un cane o di un gatto vengono assorbiti nella circolazione sanguigna e influiscono sui vari apparati. In natura gli animali terricoli sono raggruppati in tre catego-rie: carnivori, erbivori e frugi-vori. Non esiste una quarta ca-tegoria di animali onnivori: se la natura l’avesse prevista l’avrebbe fornita degli strumen-ti necessari a metabolizzare correttamente tutto ciò che quella specie usa mangiare. Se un animale carnivoro si nutris-se come un erbivoro si amma-lerebbe fino a morire; altrettan-

to succederebbe se un erbivoro si nutrisse allo stesso modo dei carnivori (vedi mucca pazza). E’ risaputo che i cani, animale carnivoro, non digerisce gli a-midi perché non ha l’enzima amilasi, che il gatto ha bisogno di integrare l’aminoacido tauri-na, mentre noi esseri umani non abbiamo l’enzima uricasi per neutralizzare gli acidi urici della carne. La carenza del’aminoacido taurina nel gat-to può determinare problemi anche seri, né il ricorso ad inte-gratori può sempre scongiurare tali pericoli: come nella dieta umana (gli integratori, elementi separati dalle loro armoniche e bilanciate composizioni natura-li) non portano gli stessi bene-fici, anzi molto spesso risultano essere dannosi. Gli animali carnivori, nella fat-tispecie cani e gatti, non di-spongono degli enzimi digestivi adatti per qualità e quantità a metabolizzare alimenti vegetali, sia cotti che crudi. In particola-re quando i cereali vengono cotti, amidi, proteine e grassi si denaturano e diventano tossici. Il cibo innaturale compromette la salute dei nostri animali. I residui del cibo in scatola si attaccano ai denti e alimentano i batteri della placca dentale, come conseguenza si hanno gengive infiammate, alito catti-vo e veleni batterici che inde-boliscono le difese immunitarie del loro organismo. Il cibo spazzatura a base di cereali, ge-

neralmente mal digerito, sosta nell’intestino dove produce tossine. Alcuni veleni attraver-sano la parete intestinale finen-do nella circolazione sangui-gna. A questo punto l’animale manifesta segni di malattia. I cuccioli di frequente manifesta-no diarrea e problemi cutanei. Per i veterinari la cura solita-mente prevede medicinali a forte impatto che contribuisco-no ad intossicare ulteriormente l’organismo dell’animale, cau-sando patologie genetiche, in-fettive, parassitarie, frattura alle zampe, malattie epatiche, cuta-nee, cardiopatie, intestinali, cat-tivo alito orale, dentali e cancro e altre patologie connesse con l’età. Gli animali logorati da tali patologie hanno maggiori pro-babilità di morta prematura. Malattie che scompaiono mo-dificando il regime alimentare e pulendo denti e gengive agli animali. Il cattivo stato di salu-te e le conseguenti sofferenze riguardano la stragrande mag-gioranza degli animali domesti-ci a livello mondiale. Le indagi-ni svolte su animali domestici sofferenti da immunodeficien-za acquisita dimostrano che hanno riacquistato la loro fun-zione e uno stato di salute otti-male quando gli sono state somministrate delle ossa crude e polpose, che fungono da ali-mento e da medicina. Alcune ricerche condotte dalla stessa Nestlè hanno rilevato che la durata media dei gatti alimenta-ti esclusivamente con cibo in-

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dustriale non raggiungono i 12 anni di vita a causa della morte per insufficienza renale o can-cro. Mentre la società Mars ha riferito che l’80% degli animali soffre di malattie gengivali. Ma la maggior parte dei veteri-nari raccomanda cibi industriali per animali come miglior ali-mento per i nostri animali; so-stengono che la carne cruda porta rischi a causa dei batteri e della carenza di calcio, soprat-tutto le ossa sono un pericolo per la rottura dei denti. Ma io ritengo che gli alimenti nutritivi adatti agli animali carnivori de-vono essere crudi e facilmente digeribili, dovrebbero essere grezzi, compatti e adatti ad es-sere masticati a lungo. In so-stanza dovrebbero poter man-giare come natura ha previsto per loro, cioè: pollame, conigli, pesce ed in forma intera o al limite polpose ossa crude. In ogni caso è opportuno prende-re l’iniziativa di dare sempre al nostri animali del materiale da masticare a lungo, oltre alle ne-cessarie sostanze nutritive. I nostri animali vengono gior-nalmente avvelenati dai cibi spazzatura senza che i politici, gli avvocati, gli stessi veterinari o i media prendano posizione in merito ad un così grosso problema, troppo pavidi per avanzare critiche ad un sistema di cose che potrebbe essere poco conveniente. A livello mondiale le cifre del fatturato di prodotti per anima-li domestici è inferiore solo a quello dei prodotti petroliferi. Le conseguenze economiche si

misurano in miliardi di euro, ma oltre a questi vi sono im-mensi costi ambientali, oltre le risorse assorbite dai canili mu-nicipali. Inoltre è da considera-re che i cani alimentati con cibi spazzatura sono più irascibili, più imprevedibili e più difficili da addestrare. Il problema dell’alimentazione dei nostri animali è complesso e non di facile soluzione, spe-cialmente se si pensa ai tanti canili. Compito ingrato ed eti-camente impossibile sarebbe per gli animalisti dover sommi-nistrare della carne ai loro compagni animali. La cosa mi-gliore a mio avviso sarebbe quella di reperire (purtroppo) resti di carne consumati da qualche conoscente ancora on-nivoro, oppure chiedere gli a-vanzi di carne ai supermercati o ai ristoranti. In questo caso sarebbe una sorta di estenuante ricerca di cibo. E quando un giorno tutta l’umanità sarà ve-getariana si potrebbero utilizza-re gli animali morti di morte naturale. Ma questo appartiene ad un futuro ingrato quanto lontano. Certo il pasto secco ormai ali-mento base di cani, gatti o di qualunque altro animale carni-voro domestico, risolve non

pochi problemi, allo stesso mo-do del cibo industriale per gli umani che vivono nelle grandi metropoli per la difficoltà og-gettiva di attingere direttamen-te agli alimenti naturali; ma se un cibo in scatola composto da alimenti cotti, trattati, con ag-giunta di coloranti, conservanti, lieviti, aromatizzanti, è nocivo per gli esseri umani tanto più lo è per i nostri animali. L’alimento cotto è sempre i-nappropriato sia per noi esseri umani che per i nostri animali i quali prima o poi sviluppano patologie di vario genere, dal momento che ogni specie è strutturata per alimentarsi con cibi adatti alla sua natura. Insomma, dobbiamo porre più attenzione all’alimentazione dei nostri animali domestici perché se si ammalano dipende in gran parte da cosa diamo loro da mangiare, diversamente non si spiega perché gli stessi animali allo stato naturale non svilup-pano mai le suddette patologie. Non che (a mio avviso) si deb-ba rinunciare del tutto ai pro-dotti secchi tipo croccantini (questo renderebbe impossibile la vita a molti di noi) perché scarsi o privi dei nutrienti ne-cessari, ma considero un grave errore considerarli ottimali per la loro dieta.

A N N O 2 , N U M E R O 5 - N O V . / D I C . 2 0 1 3

Roberto Mannu Allevatore Cinofilo Ric. E.N.C.I. -F.C.I.

Iscritto Registro degli Addestratori E.N.C.I. Sez. 1 Cani da Utilità

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di Giovanni Padrone - Nel 2013 d.C. ci si aspetterebbe che l’evoluzione umana aves-se portato progresso pari-menti in ogni dove, mentre spesso si assiste, ad esempio, al progresso tecnologico ed al regresso di altre materie. In questo caso parliamo della cinofilia nostrana in cui si fanno battaglie senza senso pro o contro quel tipo di col-lare o pettorina, pro o contro quella fede (tradizionalista o gentilista) e non si pensa al concreto, ai veri problemi che possono affliggere una rela-zione... la relazione fra cane e proprietario. Di fronte a questa sottocultu-ra in cui Guelfi e Ghibellini continuano a combattersi senza alcun motivo (ed io sin-ceramente non capendo le ragioni, al di là del marketing, me ne sto molto volentieri fuori da queste inutili dispu-te), sfuggono le problemati-che che affliggono la coppia cane/umano che per lavorare in simbiosi dovrebbe avere un certo equilibrio psichico/sociale. Cosa che, naturalmen-te, non avviene quando c’è qualche piccolo o grande pro-blema di comunicazione. Uno di questi è il fatto che spesso cani conviventi entrino in competizione fra loro. An-cora più spesso si tratta di du-e femmine e magari una delle due è stata anche sterilizzata. Ma, l’uomo o la donna comu-

ni, di fronte all’inesperienza si trovano spesso a dover af-frontare argomenti che nulla hanno a che vedere con l’etologia del cane e che spes-so danno un contentino, una spiegazione del problema ap-prossimativa dovuta spesso a dicerie e leggende cinofile, diffuse anche da persone che dovrebbero avere la compe-tenza professionale di ricono-scere i propri limiti. Io stesso continuo a dire di avere molto da imparare e che sbagliare è umano per cui se sbaglio lo dico senza alcun problema. Non ho mai creduto nelle Deità o nei semi Dei infallibi-li, soprattutto quando dietro le loro chiacchiere c’è un lau-to compenso ed una cono-scenza etologica di un settan-tennio fa o quando la cono-scenza etologica è inesistente. Come ogni cosa anche la Scienza evolve: un tempo si pensava che l’Universo fosse nato grazie ad una esplosione (Big Bang), ora si parla di In-flazione, si pensava che lo stesso Universo ad un certo momento della propria storia si sarebbe fermato per poi implodere, ora si sono sco-perte la materia e l’energia o-scura e si è capito che il no-stro Universo probabilmente esaurirà in espansione la sua energia fra 100 miliardi di an-ni. Prendendo esempio da questo, anche in cinofilia spe-rerei di vedere questo genere

di cambiamenti, ma la stessa sembra essere invasa (invasa e non pervasa) da varie correnti filosofiche che vanno dal cane dominante e prepotente che deve essere dominato per evi-tare che scali la scala gerarchi-ca ed abbia velleità di conqui-sta del mondo umano ad altre in cui il cane ha una visione più che altro disneyana, alla Lilly e il vagabondo in cui la romanticheria umana ha pre-so il posto della vera natura del cane. Nel mezzo, c’è qual-cuno che cerca, invece, di ca-pire le ragioni dei comporta-menti del cane. E’ un po’ nel mio piccolo quello che cerco di fare anch’io insieme agli amici che contribuiscono o-gni volta alla stesura di questo magazine. La questione di fondo in que-sto mio scritto trae spunto da una richiesta di aiuto su un noto Social Network, Facebo-ok, al quale partecipo da di-versi anni. Una iscritta ad un gruppo di amanti dei Rottwei-ler parla delle sue due cagne, madre e figlia, che spesso si azzuffano quando è il mo-mento delle coccole e presup-pone dai comportamenti della madre che la stessa sia ‘il capobranco’ e che perciò ten-da a dominare la figlia. In un post successivo aggiunge che la madre è stata sterilizzata. Io le rispondo che le due femmi-ne sono in competizione e che non c’è alcun capobran-

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co. Mi vengono chiesti chiari-menti riguardo a questa mia affermazione. E allora partia-mo da quello che io (ed altri) ritengo una visione distorta del mondo sociale dei cani, dopo di che spiegherò il mio punto di vista (o per lo meno ci si potrà arrivare una volta che avrò sciolto il bandolo della matassa). L’AGGRESSIVITÀ - Dire che l'aggressione è molto dif-fusa fra gli animali è un eufe-mismo estremo. Nella mag-gior parte dei giorni della loro vita, gli animali si difendono dalla minaccia percepita, competono per le risorse, cer-cano di ottenere un pasto e cercano di evitare di diventare un pasto. Gli animali senza capacità di normali livelli di aggressività sono sommaria-mente eliminati dal pool ge-netico. Come la paura, l'ag-gressività è "buona" in natura, in quanto migliora la soprav-vivenza e la possibilità di ri-produzione. Il problema con i cani da

compagnia nella no-stra vita inizia con la presunzione che la selezione umana ab-bia cancellato con successo tutte le for-me di aggressività, salvo eccezioni pato-logiche. Mentre i cani con problemi neuro-

logici, squilibri endocrini e altre anomalie organiche in buona fede possono compor-tarsi in modo aggressivo, di conseguenza, la stragrande maggioranza dell'aggressività nei cani domestici sarebbe altamente adattabile in un contesto naturale. Il fatto che l'aggressione non è stata eli-minata nel cane domestico potrebbe essere il risultato di pratiche selettive, la difficoltà insita nella rimozione di una così vitale capacità, o di en-trambi. Pratiche di allevamen-to sub-ottimali, la formazione e la zootecnia possono quindi aver cospirato per peggiorare le cose. CANE DOMINANTE - L’idea della dominanza nac-que agli albori dell’etologia, circa a metà degli anni ’20 del secolo scorso, quando si os-servarono delle GALLINE (e non cani) nel comportamento di alimentazione. Successiva-mente, intorno agli anni ’40, lo zoologo R. Schenkel iniziò una osservazione di alcuni

lupi in cattività e un decennio dopo ne pubblicò i risultati. Da premettere che quei lupi non appartenevano allo stes-so branco ma erano totalmen-te estranei; perciò, in quelle condizioni tendevano a lotta-re e Schenkel presuppose che questo avvenisse al fine di sta-bilire una gerarchia di tipo li-neare in cui un maschio do-minava sugli altri. Trattandosi di lupi in cattività, estranei fra loro, oggigiorno verrebbe su-bito da pensare il motivo di tali ‘adattamenti ambientali’. Di contro, essendo a quell’epoca l’etologia agli al-bori molti scienziati (incluso K. Lorenz) presero per com-portamento normale ciò che avveniva fra i lupi in cattività. Grande errore mai fu fatto. Successivi studi dei lupi allo stato selvatico (a partire da D.

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Mech e L. Boitani) dimostra-rono, invece, che la società dei lupi è tutt’altra cosa. In-nanzitutto, un branco di lupi è una unità sociale di tipo fa-miliare in cui i due riprodut-tori sono i genitori di tutti gli altri membri (a parte qualche cugino e/o zio che può inse-rirsi nel contesto, molto più raramente qualche lupo estra-neo). I lupi mitigano le dispu-te attraverso una lunga serie di rituali sociali, se vi è ag-gressività questa avviene nei confronti di lupi estranei alla famiglia o di branchi concor-renti che osano entrare nel territorio di competenza. Un secondo errore fu quello di assimilare i comportamenti sociali dei cani a quelli dei lu-pi... ma parliamo sempre dei lupi sbagliati, quelli in cattività di Schenkel. Da qui nacque l’idea di cane dominante, cane capobranco, quasi quasi cane col moschetto pronto a domi-nare il proprietario, una visio-ne distorta che mi ricorda molto certi discorsi che si fa-cevano fra la prima e la se-conda guerra mondiale in am-

bito militare e per propagan-da. In realtà, discendendo da una subspecie di lupo estinta (Canis lupus variabilis), il cane ha un background comune agli altri canidi sociali (e non solo ai lupi) e, come tale, non ha acquisito comportamenti dominanti né da capobranco (comportamenti tipici di altre specie animali come leoni e iene... anche se non sempre). Altri mutamenti, però, hanno cambiato diverse cose: nel cervello non è più presente la parte frontale che si occupava di far sopravvivere gli antenati del cane in ambiente selvati-co, la selezione umana ha reso molte razze inabili nella caccia delle prede (eccettuati levrieri, nordici e pochi altri nessun cane è in grado di predare nel vero senso del termine); soli-tamente un cane ben inserito in ambito antropico preferi-sce la compagnia di un uma-no a quella di un proprio si-mile (con le dovute distinzio-ni: in realtà in qualche razza è ancora viva la vita di gruppo fra cani, come nel Fila brasi-leiro).

E dunque, un cane non sarà mai dominante a meno che non si trovi in una condizione patologica: cane dissocializza-to, cane asociale, cane antiso-ciale. Spesso un cane è ag-gressivo per paura, altre volte perché è ansioso, altre volte ancora perché non vi è un buon rapporto col proprieta-rio (a causa del proprietario). Quando due cani vanno in competizione sulle attenzioni e sull’affettività del proprieta-rio è evidente che qualcosa non va nel rapporto. CANE CAPOBRANCO – Premesso che il branco in e-tologia ha una sua struttura ben determinata, il nucleo fa-miliare (società chiusa ad altre specie animali), premesso che in realtà i ‘capobranco’ fra i canidi selvatici sociali sono i genitori degli altri, come si è visto poco più sopra, la do-manda sorge spontanea: se fra i cani si è visto che solita-mente preferiscono il proprie-tario ad altri cani (grazie al doppio imprinting), come è possibile parlare di capobran-co (indipendentemente che si tratti di un despota o di un leader) se fra i cani manca la struttura sociale di base, cioè il nucleo familiare (che, riba-disco, poco più sopra ho scritto trattarsi di struttura sociale chiusa ad altre specie)? Inoltre, i cani da strada, siano essi randagi o pariah tendono a vivere come singoli, a volte in coppia e molto più rara-

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mente in tre o più elementi. I gruppi numerosi sono molto rari e nella maggioranza dei casi si tratta di cani non diret-tamente imparentati fra loro. Solo i cani selvatici o ferali tendono a tornare ad un tipo di società simile a quella dei propri antenati. Inoltre, considerando la storia evolutiva di cane ed uomo, partendo dai loro antenati 500.000 anni fa, come è pos-sibile che questi vivessero nel-la Preistoria con un certo e-quilibrio simbiotico ed ora i cani all’improvviso sembrano voler prendere le redini del gioco? Semplicemente perché anche questa storia è sempre frutto dell’errata interpreta-zione data allo studio di Schenkel sui lupi in cattività. LUPI non CANI. In realtà, la socialità dei cani appartiene a quei sistemi so-ciali definiti autopoietici, cioè con meccanismi che tendono a produrre un certo equilibrio relazionale, allontanando ciò che può perturbare il sistema (come un cane aggressivo, ad esempio) e favorendo ogni iniziativa atta a rinforzare l’equilibrio (ad esempio i ri-tuali sociali che servono a se-dare le dispute). LA COMPETITIVITÀ – Allora, per quale ragione due cani/cagne arrivano ad azzuf-farsi per il proprietario o altre risorse presenti in casa? Di sicuro i cani non vivono per

la competizione, il loro siste-ma sociale come si è visto tende a mantenere un certo equilibrio e a sedare le risse attraverso tutta una serie di iniziative e rituali che servono a ridurre le tensioni. Una ra-gione per cui due cani arriva-no allo scontro e quindi alla competitività su qualcosa può trarre origine da diverse situa-zioni trascurate durante la crescita dei cani ed anche un profilo ormonale alterato ma-gari da una sterilizzazione (femmine particolarmente re-cettive possono diventare ag-gressive grazie alla conversio-ne di antrostenedione in te-stosterone). Un altro motivo che spesso viene trascurato è il fatto che non tutte le razze canine e nemmeno tutti i cani hanno le competenze per co-municare e relazionarsi in ma-niera congrua: c’è una forte probabilità che cani di razze diverse arrivino al contrasto per questa ragione e all’interno di una razza anche cani con storie sociali total-mente differenti (Prendo un altro cane per aiutare il mio vecchio cane spesso ha come risultato che i problemi ven-gono moltiplicati per due). Tuttavia, di solito il tutto scoppia dopo una serie di vi-cende succedute durante la vita dei cani di cui non ci si è accorti o non si è data l’importanza che meritavano. I comportamenti acquisiti e rinforzati possono portare a

questo. Anche una cattiva o mal riuscita socializzazione può produrre lo stesso risul-tato. Personalmente ho nota-to questo problema più fra femmine che maschi convi-venti, soprattutto se una delle femmine è sterilizzata: la mancanza totale di ormoni estrogeni (che hanno effetto calmante stimolando la sero-tonina ed altri ormoni prepo-sti alla calma) fa perdere total-mente il controllo, le cagne arrivano a farsi male sul serio, non vi è controllo del morso ed arrivano a ferirsi anche in maniera molto grave. Le soluzioni: separare i ‘contendenti’, ma questo non risolve il problema; nel caso di femmine operate si può provare una terapia ormonale e feromonale a supporto di una terapia comportamentale, per i maschi feromoni e tera-pia comportamentale. La tera-pia comportamentale dovreb-be fondamentalmente consi-stere nell’aiuto di un cane regolatore/insegnante o che dir si voglia, un cane con alte competenze sociali in grado di reindirizzare le velleità bel-liche verso migliori ambiti, meglio ancora se ci si avvale della cooperazione di più cani con queste abilità.

Giovanni Padrone Educatore cinofilo

Ravenna

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Al tornar de la mente, che si chiuse dinanzi a la pietà d'i due cognati, che di trestizia tutto mi confuse, novi tormenti e novi tormentati mi veggio intorno, come ch'io mi mova e ch'io mi volga, e come che io guati. Io sono al terzo cerchio, de la piova etterna, maladetta, fredda e greve; regola e qualità mai non l'è nova. Grandine grossa, acqua tinta e neve per l'aere tenebroso si riversa; pute la terra che questo riceve. Cerbero, fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra sovra la gente che quivi è sommersa. Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, e 'l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spirti ed iscoia ed isquatra.

CERBERO - Divina Commedia - Dante Alighieri

Inferno - Canto sesto

Urlar li fa la pioggia come cani; de l'un de' lati fanno a l'altro schermo; volgonsi spesso i miseri profani. Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo, le bocche aperse e mostrocci le sanne; non avea membro che tenesse fermo. E 'l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. Qual è quel cane ch'abbaiando agogna, e si racqueta poi che 'l pasto morde, ché solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che 'ntrona l'anime sì, ch'esser vorrebber sorde...

Cerbero in una rappresentazione di Gustave Doré (19.mo secolo)

Cerbero in una rappresentazione di Guglielmo Giraldi (15.mo secolo)

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