cicero und das reichby hans dieter meyer

4
Societe d’Etudes Latines de Bruxelles Cicero und das Reich by Hans Dieter Meyer Review by: Maria Luisa Paladini Latomus, T. 18, Fasc. 3 (JUILLET-SEPTEMBRE 1959), pp. 677-679 Published by: Societe d’Etudes Latines de Bruxelles Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41521406 . Accessed: 15/06/2014 11:30 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societe d’Etudes Latines de Bruxelles is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Latomus. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.109.96 on Sun, 15 Jun 2014 11:30:58 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Upload: review-by-maria-luisa-paladini

Post on 21-Jan-2017

212 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Societe d’Etudes Latines de Bruxelles

Cicero und das Reich by Hans Dieter MeyerReview by: Maria Luisa PaladiniLatomus, T. 18, Fasc. 3 (JUILLET-SEPTEMBRE 1959), pp. 677-679Published by: Societe d’Etudes Latines de BruxellesStable URL: http://www.jstor.org/stable/41521406 .

Accessed: 15/06/2014 11:30

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Societe d’Etudes Latines de Bruxelles is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access toLatomus.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 195.78.109.96 on Sun, 15 Jun 2014 11:30:58 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

COMPTES RENDUS 677

Hans Dieter Meyer, Cicero und das Reich (Cologne, Uni- versité, 1957), III-262 pp. in-8°.

Questa dissertazione di dottorato, che risulta piuttosto voluminosa, fa centro su di un personaggio che è, per così dire, particolarmente attuale : pensiamo infatti alle celebrazioni del bimillenario cicero- niano (*).

Dopo la prefazione, la materia è ordinatamente suddivisa in sei capitoli concernenti i rapporti di Cicerone con Roma e con l'Italia, il suo atteggiamento nei confronti della politica romana del diritto di cittadinanza, e nei confronti dell' amministrazione delle province, la sua funzione di governatore provinciale, il modo in cui vengono da lui riguardati patrocinium e praedia populi Romani. Completano l'opera, oltre alla Considerazione finale , un elenco bibliografico e un indice degli autori antichi e dei relativi passi citati nel lavoro.

Scopo della ricerca : considerare se vi fu un'opera politico-organiz- zatrice dei Romani corrispondente alla loro azione militare ; esaminare pertanto l'atteggiamento di Cicerone in rapporto ai diversi problemi della politica dell' impero, sì da ricavare, dall' opera ciceroniana, quasi uno specchio dell' opinione del tempo, una misura di quelle che pote- vano essere le concezioni e le azioni di un uomo politico dell' epoca ; e tutto ciò al fine di risolvere la questione (che sarà risolta negativa- mente) se l'impero romano presenti о non presenti le caratteristiche politiche di un vero e proprio « impero » (v. prefaz ., pp. i-iii).

Sulla scorta delle testimonianze di Cicerone e delle sue vicende personali (di particolare interesse le considerazioni sopra la lettera a Trebatius in F am ., 7, 6), sono compiute giuste osservazioni nell' in- troduzione (pp. 1-21), circa l'estrema importanza attribuita dai Ro- mani a tutto ciò che avveniva о era fatto in Roma stessa, e, al con- trario, la trascuratezza per ciò che invece accadeva al di fuori e lon- tano dall' Urbe, sì da risultare un accentuato contrasto tra le cose che erano vedute e le cose che erano udite (concetto del uideri e del Yaudiri a p. 4). Tuttavia l'assumere una posizione troppo categorica in tale senso, è piuttosto pericoloso (2) : ed es. non si può condividere

(1) V., in relazione ai problemi trattati dal Meyer, la pubblicazione re- centissima di Ciceroniana (anno I, fase. 1, 1959), e in particolare gli scritti di G. Pacitti e di V. Paladini.

(2) A proposito di questo concetto che le benemerenze acquisite fuori di Roma, nelle province, non procuravano influsso e successo nelle Città, si noti però che, sia pure in epoca del tutto diversa da quella di Cicerone, cioè sotto l'imperatore Traiano, Plinio il G., con il quale pure il Meyer stabilirà più oltre (p. 163 sgg.) un paragone (Cic., Ep. ad Quintum fratrem, I, 1 e Plin. il G., Ep.y 8, 24), poteva scrivere, a proposito di un governatore di provincia candidato in Roma al tribunato delle plebe : nunc , si bene aliquis provinciam rexerit , huic quaesita virtute dignitas offertur... qui provinciam rexerit , non tantum codicillos amicorum пес urbana coniuratione eblanditas preces, sed decreta coloniarum ,

This content downloaded from 195.78.109.96 on Sun, 15 Jun 2014 11:30:58 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

678 COMPTES RENDUS

in linea assoluta l'opinione che il trionfo servisse, per così dire, a ratificare nell' Urbe le gesta guerresche compiute fuori di essa (p. 5) e per questo venisse concesso al magistrato (p. 5 ; cfr. p. 7). Non dimen- tichiamo infatti la stretta connessione del trionfo con questioni reli- giose e sacrali (l'onore reso a Giove Capitolino ecc.). Vero è che, al tempo di Cicerone, Roma ebbe a costituire un centro di vita ben distinto dalla vita e dall' organizzazione di coloro che possiamo chia- mare sudditi, ma ciò era in sostanza la fase iniziale di un necessario e lentissimo processo di amalgama e di accentramento che (nei li- miti del possibile) doveva svolgersi nel corso del tempo.

Il secondo capitolo (pp. 22-72) vuole lumeggiare quali rapporti tra Roma e l'Italia ci risultino dalla testimonianza degli scritti cice- roniani. Esatto criterio dimostra il Meyer nel prendere in considera- zione tre punti-base della carriera politica di Cicerone (la congiura di Catilina, l'esilio, l'inizio della guerra civile tra Cesare e Pompeo), allo scopo di valutare quale e quanta risulti presso 1' Arpíñate l'im- portanza dell' Italia rispetto a Roma (p. 23). Si giunge pertanto alla convincente conclusione (pp. 71-72) che al tempo di Cicerone man- casse ai più una vera e propria coscienza nazionale italica : anche quell' abilità di contegno che in proposito è riconosciuta al perso- naggio, viene proprio a dimostrare che la Romanità prescindeva in realtà dal complesso degli Italici.

Di particolare interesse (cap. III, pp. 73-102) la questione della concessione del diritto di cittadinanza romano, alla luce del concetto che Cicerone sembra averne ; e ciò con speciale riguardo alle orazioni pro Archia e pro Balbo . Risulta (p. 102) che la generosità chiesta da Cicerone nel conferimento del diritto di cittadinanza non mira ad alcuna rechtliche Begünstigung und politische Vereinheitlichung des Untertanengebietes.

In rapporto alla questione dell' amministrazione provinciale (pp. 103-162 ; dice il Meyer che Cicerone non si occupa mai di scru- tare le cause della pur constatata insufficienza della struttura-base politica dell' impero : p. 162), lo studio della lettera ad Quintum fra - trem , I, 1 offre lo spunto per un interessante excursus sull' epistola 8, 24 di Plinio il G., che ebbe a modello la lettera ciceroniana (pp. 163-169) : i concetti (con i relativi confronti) di humanitas e di liber- tas , nonché di fama e di laus , che vengono felicemente sottolineati, meriterebbero anche una più vasta e sottile disquisizione. Alquanto discutibile (perchè non suffragata da più ampio esame dell' opera pli- niana) l'affermazione conclusiva che « cento anni dopo Augusto un Romano alquanto rappresentativo (appunto Plinio) fosse assai poco pronto a den Eigenwert der Provinzen überhaupt anzuerkennnen » (p. 169).

Molto densi i capp. Vo e VIo (pp. 170-210 e 211-239) : nel primo di

decreta civitatum adleget. Bene suffragiis consularium virorum urbes , populi , gentes inseruntur ( Paneg 70, 8-9).

This content downloaded from 195.78.109.96 on Sun, 15 Jun 2014 11:30:58 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

COMPTES RENDUS 679

essi si vuole lumeggiare la corrispondenza tra le teorie espresse nella sopra citata lettera al fratello Quinto e il reale atteggiamento di Ci- cerone come governatore di provincia. Nel cap. VIo è studiato l'i- stituto del patrocinium nel quadro della politica di Roma verso i suoi soggetti, secondo la testimonianza e il giudizio di Cicerone ; e si giunge sempre alla conclusione della mancanza, presso quesť ultimo, di una concezione politica unitaria e ben formata (cfr. anche la Schlussbe- trachtung , p. 240 sgg.). Del pari si osserva infine (p. 252) come Y Im- perium Romanům non potesse essere definito un vero e proprio Reich.

Abbondanti e diligenti le note che accompagnano via via il testo. Idee e svolgimento sono talvolta farraginosi ; anzi spesso non ap-

pare del tutto chiaro ciò che l'autore si propone di acquisire ed acquisi- sce di fatto. Alcune affermazioni о punti di vista appaiono piutto- sto discutibili ; potrebbe forse essere utile un rimaneggiamento della materia. Ma l'autore ha in ogni caso il merito di avere compiuto uno studio faticoso ed accurato in un campo indiscutibilmente difficile e delicato. Maria Luisa Paladini.

Franco Carrata Thomes, Gli Alani nella politica orientale di Antonino Pio (Turin, Università, 1958), 42 pp. in-8°, 1 pl., 400 lires.

Roman intervention in Armenia was spectacular, vacillating and perhaps unnecessary. Relations with the Caucasian kingdoms north of Armenia may have been more significant. Before the middle of the first century A.D. the Alani held a large expanse of territory from the Don to the Caucasus. Here defense of Parthian and Roman civi- lisation depended on tribes in the southern part of the Caucasus, chiefly the Iberes in the west and the Albani in the east. The situa- tion was surely explained by Cornelius Tacitus in connection with the Alanic raid of about A.D. 72 and subsequent measures taken by Vespasian. That part of Tacitus' Histories has been lost. Hence a gap in modern literature ; this admirable study by Carrata Thomes will help to fill it.

The author first offers a careful account of Roman policy in the Caucasus from Pompeius to Hadrian (pp. 5-23). Closer relations seem to have begun with the Flavians (pp. 14-15) ; in 75 Roman for- ces completed some fortifications at Mtzkheta for the king of the Iberes (Dessau, 7. L. »S., 8795). Domitian continued his father's policy ; an inscription, first published by Z. Yampolsky in Vestnik Drevney Istorii, 31 (1950, 1), 177 ff., attests legionaries of XII Fulmi- nata in Albania sometime between 84 and 96.

Then C. T. proceeds to the Antonine period and offers new ideas which depend on the bilingual inscription from Armazi near Mtzkheta (first published by G. Tseretheli in 1941 ; republished by Bruce M. Metzger in Journal of Near Eastern Studies XV, 1956, 18-26).

This content downloaded from 195.78.109.96 on Sun, 15 Jun 2014 11:30:58 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions