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Celeste numero 67 - Ottobre 2011

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La Cina è vicinaSos per il nostro debito sovrano in direzione Estremo Oriente

S a di profezia da lontano il titolo del diario di viaggio (La Cina è vicina, 1957) del raffinato intellettuale Enrico Emanuelli, giornalista e

scrittore che ci avvicinava con l’acutezza dell’attento osservatore al gigante del comunismo mondiale, avvertito nel sentire quotidiano come remoto e un po’ pauroso, sia per le dimensioni, sia per il rigido assetto politico. Evidentemente la Cina non era affatto così lontana, e nei decenni la distanza è diminuita ancora, favorita dalla massiccia migrazione da quel lontano “impero” verso i quattro angoli del mondo, il nostro compreso, e dalla più recente globalizzazione che ci ha messo tutti nello stesso pentolone. Tanto vicina che secondo un’ipotesi recente e corrente, la Cina potrebbe farsi carico di parte del nostro debito sovrano per evitarci di affondare in un disastroso default. Capite? Qui non si tratta più di comunità cinesi più o meno clandestine delle grandi città italiane, né dei laboratori-

lager che copiano il made in Italy a prezzi stracciati o dei ristoranti tipici, ormai tutti vuoti, o dei saloni di massaggio orientale full contact, ma del nostro debito pubblico, di cui quel lontano (?) paese già detiene una quota, come del resto di quello statunitense. Acquistando altri titoli di stato la Cina ci aiuterebbe a schivare la crisi, ma impugnerebbe saldamente i cordoni della borsa (e non solo in senso figurato) e dell’economia di casa nostra. Grandi scommettitori e giocatori d’azzardo, sornioni e spregiudicati, i cinesi guardano lontano,quello che noi non riusciamo mai a fare, troppo impegnati a vivere alla giornata, secondo i calendari di una politica da sempre priva di programmazione e lungimiranza. Al contrario, se fosse vera l’ipotesi di cui sopra, i cinesi starebbero già contabilizzando sul loro pallottoliere la contropartita per un loro eventuale “interessamento” ai destini dell’Italia. Il problema è che già oggi il nostro debito non è più

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solo nostro, ma sta in mano di tutti quei soggetti che detengono sul mercato mondiale i nostri titoli di stato: banchieri, finanzieri, stati esteri, tutti armati di forchetta e coltello davanti al banchetto dell’Europa e dell’euro. Se il timballo europeo venisse sporzionato, con il crollo della moneta unica ci sarebbe un’abbuffata, tuttavia non priva di rischi per i commensali, mangiare troppo non fa mai bene, ma è tanto vero che perfino gli indiani (quelli dell’India, beninteso) si fanno vivi al capezzale di industrie italiane febbricitanti (anche a Padova, fonderie, notizia recente di giorni).Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch, le agenzie di rating (a proposito, a chi appartengono, a chi fanno capo, a chi rispondono, chi le ha volute?) con i loro nomi accattivanti da ristoranti modaioli o negozi di abbigliamento di classe, gestiscono l’orario ferroviario dell’Italia da e per Pechino, che solo qualche anno fa veniva vista come la capitale di una jattura economica dalla quale difendersi alzando insormontabili muri doganali secondo la più classica delle sindromi da fortezza assediata.E invece, se andrà così, strano destino essere risucchiati nell’orbita di un paese dalle mille ombre (i diritti umani negati, il lavoro-schiavitù, i prodotti tossici, le mafie più feroci) ma anche dalle molte luci accese da una crescita impetuosa ancorché ristretta a pochi rispetto al totale abnorme della popolazione. Dunque, saranno i cinesi. Ma, una domanda per chiuder-la qui, se ci daranno i loro soldi, i cinesi per garantirsene la restituzione si affideranno ad una normale agenzia delle entrate sotto stretto controllo o alle loro spietate ma efficientissime triadi? O a quale altra cineseria? I contribuenti infedeli sono fin d’ora avvisati!

Riccardo Monaco

Con lo spettro del default e l’ur-genza di un rimedio, questo po-trebbe essere peggiore del male.

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I nuovi poverii è svolto ad Este, agli inizi del mese di settem-bre, un convegno che ha permesso di presentare un lavoro, realizzato con il contributo del Centro

Servizi per il Volontariato, sezione provinciale di Padova, dal titolo “Povertà oggi. Nuovi percorsi di comunità”. Si tratta di un semplice volumetto che mostra quello che hanno realizzato, con l’impegno durato un anno, 14 volontari, provenienti da diverse associazioni che fanno riferimento all’area della Bassa padovana, e più preci-samente a quello dei 46 comuni compresi nel territorio dell’Ulss 17. Dopo un corso per acquisire il metodo di analisi, l’impegno è passato attraverso l’intervista con alcuni testimoni privilegiati della situazione nell’area, per continuare con la raccolta dei dati e con la definizione, dato nuovo, degli immaginari collettivi di come viene vista e vissuta la povertà. Necessario infatti comprendere, è stato ricordato nella presentazione della ricerca, l’importanza di come si delinea l’identikit del “povero”. Se infatti si pensa a chi non ha abbastanza di che sopravvivere, l’azione di intervento viene condotta in un certo modo, che è ben diverso se la persona con cui si ha a che fare non trovi appoggi o sostegni dagli altri. Da qui la constatazione che la povertà non è solo la mancanza dei mezzi economici, ma pure la carenza di rapporti. In altre parole è povero chi ha minori relazioni sociali, nel senso che spesso la riduzione delle possibilità economiche porta a mettersi da parte nei confronti delle proprie amicizie, con un certo senso di vergogna, oppure nel disgregarsi della famiglia, e ancora nella distanza dal tutto, in particolare, come viene sottolineato, dal mondo scolastico, in particolare dalle occasioni di cultura. In questa chiave di lettura è povero chi non possiede una rete di relazioni, come per esempio le donne straniere con problemi psichici, o le persone sole ed anziane, e in genere chi perde l’autostima e la speranza. Non mancano comunque le proposte delineate dagli stessi volontari, che hanno individuato 3 ambiti di intervento con priorità, e cioè il disagio sia lavorativo che abitativo, e la creazione di una rete di relazioni.Per la prima necessità la proposta è quella di introdurre

un reddito minimo di inserimento, che viene erogato sia attraverso del denaro contante come pure con la partecipazione a dei programmi di inserimento sociale, per consentire alla persona di giungere all’integrazione ed all’autonomia economica. In secondo luogo, per il problema “casa”, la proposta si articola su più livelli. Si va dal dormitorio pubblico, come risposta all’emergenza, per continuare con delle strutture di pronta accoglienza, pure in risposta all’emergenza, per chi è sfrattato. L’in-dicazione è quella di fornire affitti a prezzo agevolato. Ancora, la riqualificazione dell’esistente e una gestione diversa per il patrimonio dell’edilizia popolare nella Bassa padovana. In questo senso si rende necessario realizzare nuove case di edilizia popolare e migliorare le strutture che già esistono. Infine, nell’ambito delle reti di relazioni, l’intenzione è quella, da parte dei partecipanti al lavoro, di essere per primi stimolo e rete, assicurando poi il monitoraggio della situazione che hanno rilevato, passando poi ad un’analisi comune delle situazioni. Infine l’indicazione più pratica è quella di costituire un tavolo di confronto fra la conferenza dei sindaci, l’Ulss 17, e altri soggetti del terzo settore per coordinare gli interventi. Inoltre, creare un gruppo che promuova la cultura della solidarietà, dell’ascolto e dell’aiuto reciproco, e favorire la sensibilizzazione del territorio nei confronti di una cultura del lavoro che sembra portare solamente verso la precarietà.

Forte il disagio individuato nella Bassa, con meno soldi e

meno socialità.di Michele Santi

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Brevi notizie dal territorio: appuntamenti, mostre, manifestazioni, novità. Tutti i colori del nostro quotidiano e le ultime curiosità.

Le brevi, le newsa cura di Michele Santi

Montagnana - Archi e cordeOttobre all’insegna della musica, anzi della buona musica da camera, su proposta di sodalizi di validi interpreti. Dagli inizi sin quasi alla fine del mese prende avvio, a Montagnana, la seconda edizione de “L’arte delle muse”, presso il cinema teatro Bellini, su iniziativa del Quartetto Anthos e dell’Asso-ciazione Chitarristica Città di Padova, con il patrocinio dello stesso comune di Montagnana. Il Primo appuntamento è con il Quartetto Arquà, a cui segue l’esibizione del montagnanese Giovanni Cenci, per finire con il Quartetto Anthos.

Monselice - Lo scout e il pedagogoIncontro in piazza e conferenza sull’educazione per ribadire la presenza di un movimento di grande tradizione a Monselice. Dopo 65 anni dalla fondazione, si sono messi in mostra gli scout dell’Agesci ai piedi della Rocca, con la giornata del primo ottobre dedicata al ricordo. Spazio espositivo e mostra fotografica in Piazza Mazzini, con naturalmente laboratori diversi e attività da vivere per grandi e piccoli, mentre nel tardo pomeriggio si è discusso di fronte al tema “Serve ancora educare?”. A discutere su un argomento così attuale e difficile sono stati chiamati il pedagogista Riccardo Tuggia e padre Danilo Salezze della Comunità San Francesco, mentre a moderare il dibattito è stata Alessandra Fasson.

Montagnana - A piedi fa bene Occasione speciale e gratuita per incontrarsi e condividere qualche momento, all’insegna dello star bene e della necessaria fatica fisica. Parti-ta nella seconda metà di settembre, anche a Montagnana, l’attività dei Gruppi di cammino per le spersone adulte, all’insegna della scelta di fare attività fisica, all’aria aperta, a ritmo tranquillo, senza sforzi o preoccu-pazioni di obiettivi massacranti da raggiungere. Punto di ritrovo e di informazioni per l’iniziativa presso l’ufficio turistico, a Castel San Zeno, in piazza Trieste. L’iniziativa ha il patrocinio dell’Ulss 17, Servizio di educazione promo-zione della salute, del comune di Montagnana e dell’Uisp Comitato di Padova.

Montagnana - Agrifesta10 primavere sulla festa dell’agricol-tura a Montagnana. Fine settimana a cavallo fra fine settembre e inizio ottobre per cono-scere sempre meglio la città murata nel suo volto più bello ed accoglien-te, con un trenino turistico pronto a condurre gli appassionati tra le numerose attrazioni nella zona fiera. Si va infatti dalla mostra divulgativa sull’ornitologia, al padiglione per la degustazione di prodotti tipici a km. zero, che per quest’anno ha proposto anche “La lunga notte del gusto”, con una notte con musica popolare. Se non basta è stato possibile assi-stere pure a un’esibizione equestre a cavallo di vitelli e di specialità della monta western.

Monselice - Clic rubato!Appuntamento per gli appassionati di fotografia, ma in particolare per chi vuole carpire qualche tecnica speciale ad un grande maestro. Fine settembre con il fotografo Ro-berto Salbitani, che ha proposto un workshop dal titolo “Fotografare il territorio”, ossia come leggere i se-gni nell’ambiente e saperli cogliere attraverso l’obiettivo.Previsto l’allestimento di una mostra fotografica con i migliori scatti rea-lizzati dagli allievi del corso.

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Noventa Vicentina - Terreni e fabbricatiL’amministrazione comunale di No-venta Vicentina rilancia sull’assetto del territorio. Da tempo è stata avviata la rilevazione dei fabbricati che non sono più funzionali nell’ambito della coltivazione di un fondo agricolo, e dopo una serie di incontri individuali con gli interessati alla valorizzazione della propria area agricola, si passa all’illustrazione del Piano di assetto del territorio. Si tratta di un piano im-portante, che permette di inquadrare la situazione e verificare le possibilità concrete per passare poi alla defini-zione per i lotti edificabili all’interno delle proprietà. Per illustrare le varie opzioni del Piano di assetto del territorio è stato indetto da poco un incontro con la presenza dell’architetto Mauro Costantini.

Noventa Vicentina - Che gusto!24^ edizione per la mostra dei pro-dotti agroalimentari legati alla sta-gione autunnale appena conclusa a Noventa Vicentina, all’insegna delle numerose possibilità di conoscere e degustare tante prelibatezze legate al territorio. Fra le diverse iniziative, da tenere presenti le opportunità produttive per l’olivo e il ciliegio in terra berica, la catalogazione dei funghi e l’im-mancabile giornata con un concorso per funghi e zucche. Da non dimenticare la ricca espo-sizione di prodotti, a partire dai prodotti a base di carne, per conti-nuare con la scoperta del formaggio a partire dal latte, la degustazione di prosciutto veneto dop con vini del Colli Euganei e infine la trebbiatura con macchine d’epoca.

Noventa Vicentina - La buona vita Un riconoscimento che spesso sci-vola via, ma che segna un passo in avanti verso un miglioramento della qualità della vita. Si tratta infatti della collocazione che ha trovato Noventa Vicentina nella classifica nazionale del benessere stilata a livello di comuni superiori ai 3.000 abitanti. Quarta in graduatoria provinciale, la città ha raggiunto l’interessante risultato di 64° posto assoluto, una posizione invidiabile, da tenere in considerazione in particolare per il metodo con cui viene stilata la classifica. Dopo una prima analisi i fattori ed indicatori legati alla qualità della vita, ed al benessere economico e sociale, sono stati inseriti altri parametri di confronto, come la possibilità di accesso all’istruzione, la partecipazione alla vita politica e la sensazione di sicurezza.

Monselice - Premio BrunacciAppuntamento che si rinnova con la cultura, sia quella scandita dai grossi lavori di esperti scrittori o docenti universitari, sia con il paziente impegno dimostrato dalle istituzioni scolastiche per insegnare ai più piccoli l’amore per la storia locale. Il premio Brunacci viene assegnato per questa edizione al docente universitario Giampaolo Romanato, che ha realizzato un testo sula figura di Giacomo Matteotti, esponente rodigino del socialismo e vittima del fascismo. Segnalazione per Liviana Gazzetta, con un lavoro di ricerca su “Cattoliche durante il fascismo. Ordine sociale e organizzazioni femminili nelle Venezie”. Nell’ambito della storia padovana premio per Francesco Liguori, con una ricerca su una famiglia di costruttori di liuti a Padova a cavallo fra il ‘500 e il’600. Per la tesi di dottorato il riconoscimento è stato attribuito a Dilva Princivalli, che ha descritto il funzionamento della scuola di grammatica e di canto presso la Commissaria Galliera di Tribano tra Rinascimento ed Età Moderna.

Este - Farmaco, e non solo Convegno ad Este, in occasione della IX Giornata sull’Alzheimer, per ribadire l’importanza della sensibilizzazione e delle cure concrete per una malattia che sta ormai purtroppo diventando una delle gravi emergenze del nostro secolo. Lo stesso tema del convegno, che si è tenuto nella mattinata di sabato 24 settembre, ad Este, è indicativo della ricerca di risposte concrete: “ I tratta-menti farmacologici e non farmacologici nella malattia di Alzheimer per un aiuto concreto alla persona malata e alla sua famiglia”. Al momento nel mondo si calcola che vi siano fra i 24 ei 37 milioni di per-sone che soffrono per una forma incurabile di demenza, cifra destinata ad aumentare con l’aumento dell’età media di vita. In Italia sono circa 600.000 le persone colpite da demenza di Alzheimer, numero destinato a raddop-piare nel 2025. Nel territorio dell’Ulss 17 sono circa 3.500 le famiglie che devono convivere con una familiare affetto da questa malattia o da altri tipi di demenze.

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La Quinta salaRitrovamenti sensazionali da Este e da Carceri

esposti al Nazionale Atestinodi Ferdinando Garavello

Il Museo Nazionale Atestino ha un nuovo gioiello nella sua già sfavillante parure di meraviglie archeologiche. Sabato 24 settembre è stata inaugurata la Quinta sala, recentemente sot-toposta a interventi di restauro e tirata a lucido. I lavori hanno messo in luce una serie di affreschi del diciassettesimo secolo, attribuiti alla scuola di Giulio Carpioni. I dipinti sono ora visibili nella sala espositiva, che propone un allestimento museale nuo-vo di zecca. In scena un gran numero di testimonianze funerarie, ritenute dagli esperti particolarmente significative, provenienti dal territorio atestino di età preromana. In particolare sono state esposte per la prima volta - e in modo permanente - le tombe dei contesti funerari dell’età del bronzo finale e degli inizi dell’età del ferro. Materiali che risalgono quindi al decimo e all’undicesimo seco-lo prima di Cristo, che arrivano in parte da borgo San Zeno di Montagnana. Fra questi c’è pure un mistero, riguardante le mo-dalità di inumazione di una giovane donna. Il piacere di scoprire questo enigma del passato lo lasciamo direttamente ai lettori: ogni scusa è buona per tornare nelle sale del museo, ricolme di migliaia di anni di storia. Nella Quinta sala sono state ricostruite

Il suolo di Este e dei dintorni continua a regalare sorprese e ogni cantiere si tra-sforma in una miniera archeologica. I lavori effettuati a Este e a Carceri dal consorzio di bonifica AdigEuganeo hanno fatto emer-gere reperti molto importanti, che vengono definiti “sensazionali” dagli esperti. A presentare i ritrovamenti è Vincenzo Tiné, soprintendente ai beni archeologici del Veneto. “Durante l’escavazione di un nuovo canale del consorzio, vicino al quartiere di Este nuova - spiega l’archeo-logo - sono emersi alcuni tumuli funerari, al cui interno c’erano sepolture risalenti al quarto millennio prima di Cristo. Simili reperti sono rarissimi in Italia ed è la prima volta che vengono scavati nell’estense”. Le tombe sono databili all’età del rame e contengono tre scheletri. I resti, tutti di individui giovani e giovanissimi, sono adagiati sul fianco sinistro ed hanno le gambe ripiegate. Non c’è corredo funebre nelle sepolture. L’unico oggetto ritrovato è una punta di freccia, che rappresenta un mistero per gli storici. Lo scavo è stato condotto dalla ditta specializzata Petra, sotto la direzione della responsabile del museo estense, Elodia Bianchin. A sud dei tumuli, che migliaia di anni fa svettavano alti sul piano campagna, sono state trovate strane fosse. Si tratta di cave d’argilla che sono state riempite durante l’antichità con rifiuti e scarti. Anche la funzione di questi buchi nel terreno rimane ignota. Ma non è tutto. Un altro cantiere del consorzio di bonifica ha portato alla luce una necropoli nei pressi di Carceri. Gli scavi hanno permesso di recuperare 8 tombe a cassetta, tutte in scaglia rossa dei colli Euganei. Le sepolture, che vengono datate nel sesto o quinto secolo avanti Cristo, contenevano manufatti in bronzo e vasellame vario.

Vincenzo Tiné con Elodia Bianchin

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inoltre otto tombe a incinerazione in cassetta. Le sepolture erano protette da una cassetta lignea o di pietra. Sono state rinvenute a Saletto e ad Arquà Petrarca. La necropoli di Saletto, disposta su un antico dosso alluvionale formato dalle sabbie del fiume Adige, è stata scandagliata a fondo una trentina d’anni fa. Ha regalato agli archeologi ben 42 sepolture, databili fra il settimo e il sesto secolo avanti Cristo. Il nucleo di Arquà, parzialmente scavato nel 1938, è composto invece da diciassette tombe a incinerazione. Secondo gli archeologi testimonia la presenza di gruppi di Celti Cenomani in territorio veneto nel periodo di romaniz-zazione, poco più di duemila anni fa.

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oco tem-po fa mi contattò

una giovane don-na per chiedermi un consiglio. Così mi raccontò alcuni eventi della sua vita. Mi disse che era sposata da tempo e che aveva cono-sciuto suo marito a sedici anni. Anche lui allora era molto giovane, ma nono-stante ciò avevano deciso che, appena trovato un lavoro, si sarebbero uniti in matrimonio. Così passarono alcuni anni prima che il loro progetto si attuasse; nel frattempo la giovane aveva conosciuto i genitori del suo fidanzato e non aveva potuto fare a meno di notare il difficile rapporto che c’era tra quest’ultimo e il padre. In effetti il padre era molto severo, autoritario e a volte aggressivo. Le liti erano all’ordine del giorno nonostante la madre facesse di tutto per evitarle. Così quando finalmente si sposarono, la ragazza com-prese che quello per lei diveniva l’evento che coronava definitivamente il loro grande amore, mentre per suo marito rappresentava anche la possibilità di trovare un luogo dove vivere in pace e in tranquillità. Dopo poco tempo nacque un bel bambino che riempì ancor più di gioia la sua vita. Piano piano però la giovane donna cominciò a notare come suo marito mantenesse un certo distacco dal bambino, quasi ne avesse timore; ma si mise il cuore in pace spiegandosi il fatto col pensiero che essere genitori non era certo un’esperienza facile, e che ci voleva del tempo per abituarcisi. La vita intanto continuava serena e lei era contenta di come andavano le cose, anche se continuava a notare la freddezza di suo marito nei confronti del bambino. Poi un giorno si rese conto che nulla stava cambiando; anzi, le cose peggioravano mano a mano che il bambino cresce-

va: il marito aveva cominciato a sgri-darlo spesso e in maniera esagerata, anche per cose di nessuna importan-za. Sembrava quasi avere un odio spa-ventoso e furibon-do verso quel figlio. Improvvisamente la donna ebbe un “flash”, cioè com-prese di aver di fron-te la stessa identica scena di un tempo: “suo suocero e suo marito che litigava-no”, solo con ruoli diversi. Discusse subito a fondo del-la cosa col marito,

giunse anche a litigare pur di salvaguardare il benessere del figlio e della famiglia, ma si trovò di fronte un muro: “era lei troppo buona e non sapeva impartire l’educazio-ne”. La donna non si arrese, e continuò nel suo intento; ma più lei gli consigliava di andare da uno psicoterapeuta, più lui si chiudeva a “riccio”.La giovane, quindi, mi chiese cosa fare, come uscire da questa situazione così pesante per lei, ma ancor di più per il figlio. Io personalmente le consiglio di proporre a suo marito una terapia di coppia, un percorso cioè che aiuti entrambi (lei e suo marito) ad uscire da questa situazione così delicata, in maniera che insieme possa-no essere gli artefici di un benessere famigliare, e che insieme possano ripercorrere le storie delle loro rispettive famiglie, per riscrivere in seguito la loro nuova storia; ciò darebbe loro l’opportunità di staccarsi dai rispettivi modelli di provenienza per sceglierne di nuovi. Inoltre l’esasperazione in cui la giovane donna è caduta rischia di compromettere un’eventuale avvicinamento del padre al figlio; per questo credo sia importante che anche lei, insieme al marito affronti un percorso terapeutico.

Maria Grazia Parigi

PUn tormentato rapporto generazionale si ripropone

e mette a rischio una famiglia

Le colpe dei padri12

Fra un padre e un figlio spesso si instau-ra un complesso edipico alla rovescia che avvelena i rapporti di famiglia.

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Non si vive il mare da terra ma navigando verso terra, in cerca di un approdo, un porticciolo, un molo dove poggiare i piedi.

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Lastovo, isola meridionale della Croazia, c’è un luogo chiamato “Il ponte del capitano”, un appartamento con un terrazzo molto generoso che si affaccia su una baia incantevole. Un isolotto all’ingresso dell’insena-

tura limita l’accesso alle sferzate del vento e solo due fessure, simili a graziosi occhi, permettono al mare di entrare, inchinandosi. Di sera, la piccola rada offre riparo alle barche a vela, ai catamarani e yacht, allora docili pesci stanchi, che solo al mattino riprendono il largo. Fuori il vento di nord-ovest impazza e le onde capricciose si infrangono feroci contro gli scogli. E nonostante l’acqua calma nella baia gli alberi maestri sbatacchiano e i natanti faticano a restare fermi. Quando il vento s’intensifica, le raffiche entrano dalle fessure delle finestre e accarezzano le lenzuola mentre strani uccelli notturni emettono un suono stridente. All’alba, silen-ziose, le barche a vela scivolano sul fazzoletto d‘acqua blu cobalto e, pigramente, vengono inghiottite dalla distesa di mare aperto. Nei pressi decine e decine di pini marittimi, narcisi innamorati, si specchiano nelle splendide acque turchesi, alcuni rami solleticano l’acqua, altri si piegano verso terra in un saluto forzato, qualcun altro svetta deciso nel cielo. Bordure di cespugli odorosi colorano i grandi massi di arenaria che scivolano nel mare. Il vento la fa da padrone nell’isola, ancora selvaggia e poco abitata. Dal terrazzo de “Il ponte del capitano” osservo il brulichìo delle barche che si ormeggiano e si disancorano. Incontro distratta i volti delle persone colorati dal sole, guardo svolazzare sui corrimani asciugamani variopinti. Eppure tra le molte barche di lusso che qui passano ce n’è una che mi riporta in-dietro con gli anni: una barca a remi, dove questi, all’interno dello scafo, riposano, braccia eleganti e magre che si offrono al beccheggio dell’acqua. Una corda le impedisce di allontanarsi dal molo, solo la forza di un nodo scorsoio la stringe a sé.Ricordo le vacanze coi miei genitori. Mio padre ci ha sempre portati per mare, prima con un gommone poi con un piccolo motoscafo, e il mare vissuto così, anziché da riva, ha un’anima diversa e occhi più limpidi. Mi lamentavo con lui delle tante ore trascorse in ammollo, del rollìo dello scafo, del sole violento che ci bruciava le spalle. Ero giovane e quella pace eccessiva mi rattristava. Oggi, che sono trascorsi un po’ di anni, mi accorgo di cercare solo quel mare silenzioso. Con nostalgia ripenso alle lunghe uscite la cui unica meta erano porti, e ancora porti. Di ogni luogo visitato abbiamo conosciuto il porto o l’imbarcadero. Ci soffermavamo davanti alle barche ormeggiate, mio padre sempre avanti, con le mani incrociate dietro la schiena, io, mia madre e i miei fratelli inevitabilmente più indietro. Sembrava non essere mai sazio di quelle immagini. Quanta bellezza nei porticcioli con pochi scafi, sparute barche a vela, barchette a remi ricoperte di reti, dove regnava puzza di pesce e s’incontravano occhi bruciati di pescatori indaffarati. Ora mi riscopro a cercare, con marito e figli, ogni misero scalo, affamata di quiete e di storie che ogni imbarcazione racchiude in sé. Uno scafo è un contenitore, una casa, dietro a ogni oblò, come a ogni finestra, si dipanano vite con sapori di-versi. Questo, gli occhi muti di mio papà, mi hanno insegnato a cercare, e gli dico grazie. Ora. Ora, che il suo motoscafo non accarezza più l’acqua, ora che lui si è appassionato ai classici latini e sembra essere più un uomo di terra che di mare. Ora che è un’onda che si srotola a riva mentre io sono ancora in mare aperto. Ora, che l’ho capito.

Chiara Scavazza

ALastovo

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Doppiozero è una ditta nata ad Este nel 2006 e si occupa di pitture e ristrutturazioni edilizie, ma non solo. Fondata da Stefano Albertin, seguito poi anche da Simone P., l’azienda è giovane e intraprendente, sempre alla ricerca di nuovi traguardi e aggiornamenti nel settore per offrire al cliente un servizio all’avanguardia. Conta già una decina di dipendenti ed è munita di strumenti e impalcature (circa 2000 mt) di proprietà. Offrendo inoltre sopralluoghi, preventivi gratuiti e anche immagini ricavate al pc di quelli che saranno i risultati del lavoro finale, la ditta ha guadagnato la stima e l’attenzione di molti, privati e non, anche nel territorio del basso padovano. Con professionalità e competenza realizza varie tipologie di opere, quali tinteggiature e intonaci esterni e interni, finiture di ogni tipo, pareti e soffitti in cartongesso, rivesti-menti con sistema certificato a cappotto, ristrutturazione di negozi. La qualità dei materiali utilizzati nonché la cura nell’esecuzione del lavoro fanno sì che il cliente riceva un servizio qualificato.Questo ha permesso alla ditta di passare dalla realizzazio-ne di lavori in singole abitazioni, a quella di grandi opere come complessi condominiali, scuole, enti comunali e, non ultima, anche l’ampliamento della locale casa di riposo, utilizzando tecniche di ultima generazione. L’evoluzione rapida dell’azienda è stata quindi del tutto meritata; l’efficienza, la precisione, la rapidità, la pulizia e anche i prezzi hanno consentito a questa squadra di farsi strada da sé, potendo contare su un ottimo “passaparola”, visto anche il fatto che Doppiozero offre inoltre un servizio “chiavi in mano” collaborando con altre ditte note nel nostro territorio in ambito elettrico, idraulico, di serramenti, pavi-menti, tetti e quant’altro. Questo porta a una completezza dell’offerta che ha fatto conseguire alla ditta ottimi risultati in breve tempo. Doppiozero esprime quindi, in questa pa-gina, tutta la sua soddisfazione, ringraziando i numerosi clienti e i partners che le hanno consentito di conseguire questi ottimi risultati.

Doppiozero:un tocco di classe

Dalla pittura alla ristrutturazione, l’azienda si integra con tutti i settori specialistici per il risultato migliore e più conveniente.

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Die Brücke

Le opere di questo movimento rappresentano in modo eccellente la fase iniziale dell’Espressionismo

prima della Grande Guerra svelando un dinamismo e una vivacità che ancora oggi affascinano.

Villa Manin di Passariano, situata nel comune di Codroipo, in provincia di Udine, dal 24 settembre al 4 marzo ospita la mostra “Die Brücke” con oltre 100 opere tra dipinti e carte, tutte provenienti dal Brücke Museum di Berlino. Die Brücke, in italiano “Il ponte”, fu la corrente che pose le basi per l’Espressionismo. Fu fondata a Dresda il 7 giugno 1905 da quattro studenti di architettura alla Technische Hochschule: Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt Rottluff e Fritz Bleyl. Schmidt Rottluff fu l’ispiratore del nome del movimento che nelle intenzioni degli artisti doveva rompere in modo netto e preciso con il passato più vicino, quello dell’accademia del 1700 e 1800, e nello stesso tempo “gettare un ponte” tra gli elementi artistici allora in fermento e una certa tradizione germanica. Ecco perché obiettivo del movimento era di tradurre nell’opera gli oggetti percepiti “in modo diretto e senza falsificazioni”, affrancati da qualunque convenzione accademica. Le opere di questi artisti, soprattutto nel periodo in cui fecero parte del movimento, che si scioglierà nel 1913, sono accomunate dalla visibile semplificazione formale, contorni marcati e colori vivi, accostati in modo disarmoni-co. Accanto a paesaggi e ritratti compaiono scene urbane raffiguranti vie, ponti, caffè, sempre filtrati attraverso la lente deformante di una accesa polemica sociale, primo importante contributo di area tedesca alla modernità. All’interno del movimento non esisteva un programma specifico; erano l’impulso naturale e l’intuito creativo a costituire gli elementi che accomunavano gli artisti del gruppo. L’esposizione curata da Magdalena Moeller e Marco Gol-din, si pone come terza tappa del progetto pluriennale, ideato e curato da Marco Goldin, denominato “Geografie dell’Europa”. Müller, Due ragazze al fiume

Schmidt-Rottluff, Osteria

Heckel, Polder (Dangast)

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Gold news A cura di Fabrizio Ferro

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Vicenza oro 2011 Si è appena conclusa la favolosa kermesse di Vicenza oro 2011, la fiera dedicata al settore delle gemme, dell’oro e dei gioielli. Espositori da tutto il mondo si sono dati appuntamento per “mostrare” le novità che a breve vedremo nelle vetrine delle gioiellerie. Le perle sono sempre di gran moda, spiccano le misure un po’ più grandi delle bianche Australiane o nere-grige di Tahiti, fili di rara bellezza che vengono presentate anche mischiate di vari colori tra loro. La tendenza sull’ambito del diamante è di accostarlo sempre con l’oro bianco se è montato a solitario o a tre pietre mo-dello battezzato trilogy. Tutt’altra cosa se sarà una veretta, l’oro può diventare giallo o rosa, vera novità del salone. Altra tendenza molto modaiola, le pietre semipreziose in qualità di ac-quemarine, tormaline verdi e rosa, tanzaniti dal favoloso color blu viola, topazi di tutti i colori e tantissime altre semipreziose che la natura ha donato all’uomo per farne degli oggetti da sogno. New entry l’ambra, non che fosse sparita, anzi, ma ora si tende ad abbinare e mescolare tra loro i vari colori che questa resina acquista in base alla zona di estrazione, gialla, verde, cognac, ambra fossile, non trattata o non lucidata, formando così giochi su collane e bracciali molto scenografici, etnici e femminili allo stesso tempo.

Ma il diamante si può rompere?Nei giorni scorsi ho scorrazzato nei vari forum della rete e una delle domande più frequenti rivolta al mondo dei diamanti era: ma il diamante si può rompere? Il diamante è la pietra più preziosa, la più pura e la più dura, quella che è in cima alla scala di Mohs, durezza 10. Dunque non è possibile creare dei traumi alla pietra. Non si rompe. Ma se fosse solo così, come si potrebbe tagliare un diamante dividendo un grezzo in due o più parti? Il diamante possiede una proprietà chiamata sfaldatura a causa della quale la pietra può dividersi lungo piani di

minima coesione molecolare dove gli atomi di carbonio sono più deboli. Quindi, una pietra urtata inavvertitamente in corrispon-denza di un piano di sfaldatura potrebbe dividersi. Questo non vuol dire che portando la nostra pietronzola al dito dobbiamo avere l’ansia dell’attenzione a mille ma, averne cura è senz’altro buona norma.

Tag Heuer da 150 anni pionieri del designImmaginatevi un orologio nato nel 1969, quando im-peravano le forme tonde, quando la tenuta della cassa riguardo all’impermeabilità non era così scontata come lo è oggi, quando non esisteva ancora nessun marchio di orologi che avesse nelle proprie collezioni un orologio quadrato, impermeabile, la Tag Heuer in quell’anno inventò il celebre Monaco mettendo a segno ben due primati: prima cassa quadrata impermeabile della storia dell’orologeria e primo cronografo automatico al mondo. Anche il suo design senza tempo rappresentò un’au-tentica conquista. Nel 1970 Steve McQueen decide di indossarlo nel cele-bre film “Le Mans” e, al suo polso, il cronografo diventa un’autentica icona. Dopo quarant’anni la collezione Monaco conserva il suo carattere unico, dando vita nel 2009 a un prototipo che diventa realtà l’anno dopo. Il Monaco Twenty Four calibro 36 cronografo. Un Mona-co che alla sua presentazione a Basilea ha ammaliato stuole di orologiai, forte sia nel concept dei materiali utilizzati, cassa acciaio rivestita in carburo di titanio nero, materiale hi-tech utilizzato per le auto da corsa, che nel sistema antiurto che utilizza quattro pistoncini che partono dalla cassa e si innestano nel meccanismo rendendolo sospeso tra il vetro e il fondello, rigorosa-mente a vista, per far ammirare sia il movimento che batte a 36.000 alternanze ora che la massa oscillante forgiata a simulare una ruota da gara. Cronografo che metterà lo spirito di “Le Mans” al polso di soli 1000 polsi esclusivi.

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ra il pullulare di gruppi di rievocazione storica e il rinnovato interesse verso la scherma spor-tiva, è cresciuta a Monselice una piccola realtà

in cui si studia e si pratica la scherma tradizionale; si tratta dell’associazione sportiva “Sala d’arme Nicoletto Giganti”.Questa singolare “scuola” nasce nel 1998 dalla passione di alcuni ragazzi per il realismo e la verosimiglianza del “gioco d’armi”; da qui la decisione di approfondire l’arte della scherma come disciplina marziale, nel rigore della tradizione, in cui vigeva il concetto del “toccare senza essere toccati”. Vengono quindi rispolverati i trattati di scherma scritti dai maestri del passato (Nicoletto Giganti fu appunto un maestro di scherma veneto vissuto nel Seicento) e si sottoscrive l’affiliazione a FISAS (Federazione Italiana di Scherma Antica e Storica), che a livello nazionale riuni-sce ormai una decina di sale d’armi che perseguono lo stesso obiettivo: maneggiare la spada come se la lama fosse affilata, e quindi con la costante preoccupazione a parare prima che attaccare. La Nicoletto Giganti pratica dunque la scherma come è stato fatto per secoli prima del suo adattamento a disci-

plina sportiva; anche per questo la scherma tradizionale può essere praticata da tutti,

senza obiettivi agonistici, ma anzi sotto la guida di un maestro sensibile alle particolarità di ogni singolo allievo. In Nicoletto Giganti si studiano quat-tro armi. Il primo approccio per un principiante avviene con la spada a due mani, con la quale si affron-tano le regole basilari del fraseggio schermistico e i canoni di base della

scherma definita “antica”. Si prosegue poi con la spada da lato, complemento essen-ziale dell’abito del gentiluomo cinque-seicentesco, per passare poi alla cosiddetta “striscia all’italiana”, l’arma antenata del fioretto e della spada moderna sportiva affrontando il periodo per la scherma definito “storico”. A complemento del percorso formativo c’è infine la sciabola da terreno, arma di derivazione militare ma evoluta per l’uso civile nel periodo così detto “classico”.Le periodizzazioni sono da intendersi ovviamente in senso lato, poiché tecniche e stili nel corso del tempo si sono influenzati e ciascun maestro li ha adattati alle proprie esigenze e teorie.Nel rispetto delle regole FISAS, ci si allena con fedeli riproduzioni di armi d’epoca, soprattutto per quanto riguarda dimensioni, peso e bilanciamento; ovviamente con le dovute protezioni di sicurezza: acciai flessibili, lame rigorosamente non affilate e punte smussate e coperte dal bottone. Maschere, guanti e corpetti di cuoio completano l’equipaggiamento.Chi si avvicina alla scherma tradizionale non lo fa ovvia-mente con l’intento di “sfidarsi a duello”, ma per praticare un’attività che porta a lavorare su se stessi, ad allenare i propri riflessi, la propria capacità di concentrazione e, perché no, a scoprire dentro di sé qualità che nella fre-netica vita di tutti i giorni non sempre sappiamo di avere. Da provare!

Giuliana Desirò

Per ulteriori informazioni:sito: www.nicolettogiganti.it

indirizzo e-mail: [email protected] Telefono: Giorgio 347 4882732

FOvvero, la nobile arte della scherma.

Toccare senza essere

toccati

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L’ultima pista22

di Lamberto Cicognani

Viaggi brevi, escursioni, scoperte per week-end e tempo libero

A costo di apparire monotematici chiudiamo qui il lungo capitolo che abbiamo dedicato alle piste cicla-bili facilmente raggiungibili: ce n’è una che non si può non raccontare come un’esperienza davvero unica nel suo genere, poco sbandierata e conosciuta, oscurata dalle grandi classiche come la Dobbiaco- Lienz o quella della Val Pusteria, eppure di una bellezza che è quasi diffi-cile da raccontare. Si tratta della Cortina- Calalzo, ovvero il versante in discesa della vecchia ferrovia che collegava le due località, dal Cadore all’Ampezzo e poi prose-guiva per Dobbiaco in Pusteria. È noto che questa seconda parte d’inverno si trasforma in una pi-sta di fondo che ospita una delle grandi classiche dello sci nordico, appunto la Gran Fondo Cortina-Dobbiaco (una quarantina di chilometri), mentre d’estate è un ottimo percorso per gare di MTB: meno noto che il versante a scendere da Cortina verso il Cadore, sempre sfruttando il tracciato della vecchia ferrovia è stato trasformato quasi interamente in una ciclabile di incomparabile bellezza. Anche da questa parte sono circa quaranta chilometri pianeggianti o in leggera discesa, con qualche modesta gobba e saliscendi ma in un contesto tanto bello da sembrare una ricostruzione scenografica. Si parte dalla ex stazione di Cortina (vi fanno capolinea tutti i bus di linea della zona) e il primo tratto scivola via fra le splendide ville della conca ampezzana e le montagne che l’hanno resa celebre oltre che patrimonio dell’umanità: a sinistra la cabinovia del Faloria, a destra le Tofane e poi le Torri del Vajolet, in mezzo la strada che sale a Pocol in un tumulto di cartoline in cui la bellezza dei luoghi si accompagna con la bellezza delle opere dell’uomo, case, baite, giardini, fiori, colori.Appena fuori Cortina volendo si può fare una deviazione nel bosco bella e selvaggia, anche se piuttosto impegna-tiva (spesso si deve andare a piedi), per scendere a San Vito fra le anse del torrente Boite, altrimenti si mantiene

la ciclabile normale. A San Vito, sotto l’Antelao, la pista passa davanti a quelle che un tempo erano le stazioncine ferroviarie di montagna con il loro stile inconfondibile tardo-liberty, lambisce prati e boschi, comincia ad inol-trarsi nelle pieghe della montagna, incontra qualche breve galleria e suggerisce quanto deve essere stato bello questo viaggio in treno in mezzo ai boschi, in tutte le stagioni, quando il trenino ancora collegava il Cadore all’Alto Adige, veramente qualcosa di fiabesco che dalla strada normale non si può nemmeno intuire. Ad ogni curva il panorama cambia, si passano i paesi, si scende sfilando davanti a montagne che non hanno uguali, fra il rosa antico della pietra dolomia, l’azzurrino delle nu-vole e i mille verdi cangianti di prati e boschi. Basta, un ciclista rischia di trasformarsi in un madrigalista, ma il fatto resta, la Cortina – Calalzo è di una bellezza com-pleta e rara, tutte le altre fanno da ancelle e non devono lamentarsene. Passato Tai di Cadore, Calalzo è vicina, il punto di arrivo è la stazione ferroviaria da dove i bus di linea ad ore stabilite (informatevi a Cortina prima della partenza e prenotate per telefono il ritorno) caricano voi e la vostra bicicletta e vi riportano dove volete, anche fino a Dobbiaco, ma questo sarebbe veramente troppo, anche per un fervente appassionato!

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Risponde il Dr. Landino Cugola Cosa sono le onde d’urto?Sono onde acustiche ad alta energia che creano fenomeni di cavitazione nei tessuti indu-cendo processi riparativi per richiamo di sangue mediante neo formazione di vasi sangui-gni (neoangiogenesi).Dalla sua esperienza in

anni di attività presso U.O. di Chirurgia della Mano di Verona, centro di riferimento per lo studio e lo sviluppo della terapia ad onde d’urto, ci può spiegare qual è la storia di questa metodica e della sua applicazione nelle patologie ortopediche e nella traumatologia dello sport?I pionieri dell’applicazione delle onde d’urto in campo orto-pedico in Italia, sono stati i Centri di Chirurgia della mano di Napoli e Verona a metà degli anni ’90, mutuando la tecnica dei litotritori usati in urologia per disintegrare i calcoli renali. Chi può essere curato con questa apparecchia-tura? Tutti coloro le cui fratture ritardano la guarigione o vanno incontro alla cosiddetta pseudoartrosi e per coloro che soffrono per malattie ai tendini o per fenomeni degenerativi - vascolari alle ossa.Vi sono delle limitazioni o controindicazioni?Nei bambini o negli adolescenti nelle sedi vicino alle zone di accrescimento delle ossa, nei pazienti con tumori e pro-blemi da coagulazione del sangue e portatori di pacemaker.Il trattamento è doloroso e qual è in media la durata?Generalmente il trattamento non è doloroso anche se dipende dall’intensità dell’onda che può essere regolata a seconda della patologia.

Questo trattamento può sostituire l’intervento chirurgico? Certo, in molti casi si valuta il trattamento con onde d’urto prima di intervenire chirurgicamente. Infatti, in alcuni casi di periartrite di spalla o di epicondilite al gomito il trattamento con questa metodica può risparmiare al paziente una ope-razione, permettendo un ottimo recupero articolare.Quali sono i dati statistici di guarigione con que-sta terapia?A sei mesi di distanza dal trattamento la media generale di consolidazione è del 66,16%. In particolare, la clavicola ha presentato una percentuale di consolidazione del 100%, la tibia, segmento di cui ben si conoscono le problematiche legate all’elevata frequenza di consolidazione insufficiente o assente, non solo non ha opposto particolari difficoltà alla guarigione, ma ha mostrato addirittura una percentuale di successo del 76,11%, ben superiore alla media generale, così come nel trattamento delle pseudoartrosi dell’ulna e del radio sono stati ottenuti risultati soddisfacenti. È co-munque importante sapere che, le onde d’urto non sono in grado di arrestare i processi degenerativi, ma ne rallentano l’evoluzione. Esistono relazioni scientifiche e quali saranno le applicazioni future?Esistono molte pubblicazioni scientifiche sia sulle riviste nazionali che internazionali. In merito alle applicazioni futu-re, posso dire, che le onde d’urto si stanno sperimentando anche sulle patologie cardiache (infarto) e sono ormai in fase di applicazione clinica nella cura delle ulcere oltre che nelle patologie cutanee.

Le onde d’urto nella cura delle patologie ortopediche quale alternativa all’intervento chirurgico

Un’onda che guarisce

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Dr. Landino Cugola

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Il tacchino del RingraziamentoIn gioco tra i fornelli alla ricerca del meglio del gusto

di Lamberto Cicognani

Eccole qua le atmosfere autunnali, le giornate luminose ma corte,oppure già velate da un leggero effetto flou, l’umidità nell’aria che cambia le cose anche in cucina, le papille che si fanno più nostalgiche e richiamano alla mente sapori caldi e pieni. Bisogna mettere in tavola qualcosa di più strutturato e “rotondo” rispetto ai mesi caldi. Ecco allora la proposta autunnale, il tacchino ripieno con le castagne; tutto viene dall’America, lo so, il pennuto era sconosciuto in Europa pri-ma dei viaggi di Colombo (oops, sembra un gioco di parole!), Importato dalle Americhe, a lungo chiamate Indie per il noto equivoco del grande navigatore che pensava di andare alla scoperta dell’India e invece scoprì il continente americano, il tacchino per molto tempo venne chiamato appunto dindio, (in francese, ancora oggi, dindon). Ma insomma, lasciamo da parte la lingua e pensiamo al palato. Dunque, per quat-tro persone prenderemo un tacchino da un chilo e mezzo pulito e disossato, 400 gr. di marroni, 200 gr. di salsiccia fresca, olio extravergine, rosmarino, timo, un bicchiere ab-bondante di vino bianco, sale e pepe. Dunque lessiamo e spelliamo bene i marroni togliendo anche la pellicina scura

Marmellata di zucca

Ingredienti: 1 kg di polpa di zucca, 350 gr di zucchero, 1/2 bicchiere di Amaretto (liquore), 1/2 cucchiaino di cannella, succo e buccia di un limone, un pizzico di noce moscata.Procuratevi una zucca dalla polpa soda. Togliete la scorza e i semi alla zucca, tagliate-ne la polpa a pezzetti e mettetela in una pentola d’acciaio aggiungendo lo zucchero: bisogna lasciarla macerare coperta in un luogo fresco per almeno 12 ore. Trascorso questo tempo, mettete la pentola sul fuoco e aggiungete il succo e la scorza grattugiata del limone, la noce moscata e la cannella: fate cuocere il tutto a fuoco molto dolce per circa un’ora, poi passate gli ingredienti al setaccio, aggiungete il liquore (o gli amaretti polverizzati) e mescolate. Invasate subito, chiudete con i coperchi e capovolgeteli: fate raffreddare i vasetti, poi metteteli in una pentola contenente acqua fredda che li ricopra completamente. Portate ad ebollizione e fateli bollire per 20-25 minuti, spegnete e fate raffreddare il tutto. Asciugate i vasetti di marmellata e poneteli in un luogo fresco, buio e asciutto. La marmellata di zucca è adatta non solo per realizzare crostate, muffin e torte, ma pure per accompagnare salumi e formaggi stagionati.

e mettiamoli da parte. Saliamo e pepiamo il tacchino dentro e fuori, poi prepariamo una farcia con la salsiccia tolta da budello e un due terzi dei marroni. Imbottiamo il tacchino con questo preparato e cuciamolo per evitare fuoriuscite durante la cottura. Intanto scaldiamo il forno a 200 gradi, ungiamo d’olio il tacchino e lo mettiamo a cuocere in teglia con rosmarino e timo per un’ora circa. Passato questo tem-po bagnamo con il vino bianco e abbassata la temperatura facciamo andare per un’altra ora. A fine cottura facciamo brunire il fondo (tolti gli aromi) con i marroni rimasti, impiat-tiamo e versiamo la salsa ottenuta sull’arrosto: fatto! Con il suo sapore da Giorno del Ringraziamento e Halloween (la strage delle zucche anche nel senso di cervelli), il tacchino ridà un filo di dignità alle proposte modaiole che arrivano da oltreoceano, da dove, siamo seri, in troppi campi dovrebbero più imparare che imporre. Il vino. Lungi da me proporvi per contiguità un cabernet californiano, per carità, ma mi basta il cuore per raccomandarvi un Beaujolais nouveau, cara, vecchia Europa che di stupire mai non resta! Per il resto, in alto i cuori e a tavola!

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Ingredienti per gli gnocchi: 350 gr di polpa di zucca, 1 pizzico di cannella, 160 gr di farina, 1 pizzico di noce moscata, 2 cucchiai di parmi-giano reggiano, 350 gr di patate, 1 uovo, pepe macinato a piacere, sale q.b.Ingredienti per il condimento: 150 ml di latte intero, 200 gr di taleggio.Accendete il forno a 180°. Nel frattempo tagliate la pol-pa di zucca a fette grossolane e infornatele per circa 20 minuti, ponendole sulla placca rivestita con carta forno. Quando la zucca sarà cotta, estraetela dal forno e lascia-tela intiepidire. Passatela al passaverdura e fate lo stesso anche con le patate che intanto avrete lessato in acqua salata e sbuccia-to. Unite le due puree in una terrina dove aggiungerete la farina, il parmigiano, l’uovo, la cannella, la noce moscata, il sale e il pepe, e impastate gli ingredienti tra loro fino a quando il composto risulti omogeneo ma non duro. Ora, su una spianatoia, con l’impasto ottenuto formate dei lunghi bastoncini che taglierete a pezzetti delle dimen-sioni di uno gnocco e che lavorerete velocemente con le mani per dargli una forma più arrotondata. Per create le righe caratteristiche degli gnocchi si possono utilizzare i rebbi di una forchetta. Ponete una pentola con l’acqua

Gnocchi di zucca con salsa di taleggio

sul fuoco, e portatela ad ebollizione. Gettateli un po’ alla volta nell’acqua bollente e appena saliranno in superficie saranno cotti; scolateli con una schiumarola. Nel frattempo mettete a bagnomaria il latte e il taleggio tagliato a pez-zetti; fate sciogliere così il formaggio lentamente, appena si raffredda il composto si addenserà. Quando gli gnocchi saranno cotti conditeli con la salsa al taleggio ben calda.

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Sullo scaffale: novità in libreria, titoli e trame.A cura di Chiara Scavazza

in collaborazione con Libreria Gregoriana - Este

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I pesci non chiudono gli occhi“Il mio corpo non mi sta a cuore e non mi piace. È infantile e io non sono più così. Lo so da un anno, io cresco e il corpo no. Rimane indietro. Perciò pure se si rompe, non importa. Anzi, se si rompe, da lì dovrà venire fuori il corpo nuovo”. Il mare e una lunga estate. C’è un ragazzo che prende le misure dell’esistere e del sentire. Gli affetti sono radicati nel perimetro familiare eppure un po’ più in là c’è il mondo col mestiere antico della pesca. E con la tecnica di come i pesci entrano nella rete arriva la saggezza virile di chi conosce l’arte e la passa con naturale generosità. (“I pesci non chiudono gli occhi” di Erri De Luca, Feltrinelli, 115 pagg., 12,00 euro)

AlephTorna Paulho Coelho con un viaggio alla scoperta di sè, così come fece Santiago, il pastore protagonista dell’Alchimista, alla continua ricerca di rinascita spirituale mentre affronta una profonda crisi. Un viaggio mistico che lo avvicinerà all’amore, al perdono e al corag-gio. Aleph ci invita a riflettere sul significato del nostro viaggio personale. Siamo davvero quello che vogliamo essere, facciamo davvero quello che vogliamo fare? Un viaggio nel tempo e nello spazio che gli darà la forza di superare tutti gli ostacoli che la vita presenta.(“Aleph” di Paulo Coelho, Bompiani, 280 pagg., 18,50 euro)

Avevano spento anche la lunaIspirato a una storia vera, spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani. Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che in una notte può cambiare il corso di tutta una vita. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino, ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. (“Avevano spento anche la luna” di Ruta Sepetys, Garzanti, 298 pagg., 18,00 euro)

Tu sei il maleIl primo volume di una straordinaria trilogia poliziesca. Roma, 11 luglio 1982. La sera della vittoria italiana al Mundial spagnolo Elisa Sordi, giovane impiegata di una società immobiliare del Vaticano, scompare nel nulla. L’inchiesta viene affidata a Michele Bali-streri, giovane commissario di polizia dal passato oscuro. Balistreri prende sottogamba il caso e solo quando il corpo di Elisa viene ritrovato nel Tevere si butta a capofitto nelle indagini. Qualcosa però va storto e il delitto rimarrà insoluto. Roma, 9 luglio 2006 Gio-vanna Sordi, madre di Elisa, si uccide gettandosi dal balcone. Il commissario Balistreri, riapre l’inchiesta.(“Tu sei il male” di Roberto Costantini, Marsilio, 669 pagg., 22,00 euro)

Il tribunale delle anime Questa è una storia ispirata a eventi reali. A Roma in un antico caffè, vicino a piazza Na-vona, due uomini esaminano lo stesso dossier. Una ragazza è scomparsa. Forse è stata rapita, ma se è ancora viva non le resta molto tempo. Uno dei due uomini, Clemente, è la guida. L’altro, Marcus, è un cacciatore del buio, addestrato a scovare il male. Sandra è addestrata a riconoscere i dettagli fuori posto, perché sa che è in essi che si annida la morte. Quando le strade di Marcus e di Sandra si incrociano, portano allo scoperto un mondo segreto e terribile. (“Il tribunale delle anime” di Donato Carrisi, Longanesi, 454 pagg., 18,60 euro)

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Non tutti i bastardi sono di ViennaSpesso il nemico da odiare in realtà è un uomo esattamente come noi, con cui sarebbe bello vivere e condividere esperienze, se non fosse per la guerra. Il vero nemico non è lui, è ben più vicino, nascosto e insidioso. Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918.(“Non tutti i bastardi sono di Vienna” di Andrea Molesini, Sellerio, 361 pagg., 14,00 euro)

Ancora ioA soli 37 anni, Sarah ha già dimostrato di essere una fuoriclasse: vicepresidente di una prestigiosa società di consulenza di Boston, moglie innamorata, madre presente di tre figli. Ogni giorno porta con sé nuove sfide da affrontare per dimostrare di essere la numero uno, di potercela fare barcamenandosi tra riunioni, colloqui, lezioni di piano e partite di calcio. Ma non è sempre facile. Fino al maledetto giorno in cui, in macchina sotto una pioggia scrosciante, Sarah viene coinvolta in un terribile incidente e tutta la sua vita cambia. (“Ancora io” di Lisa Genova, Piemme, 370 pagg., 17,50 euro)

Soffiando via le nuvoleHarri, undici anni, è arrivato a Londra da pochi mesi. Viene dal Ghana. La sua nuova vita non è male. Un giorno un compagno di scuola viene accoltellato per strada e Harri decide di trovare il colpevole. Scoprirà i veri responsabili, dei ragazzi che qualche volta gli avevano spiegato come si fa ad aggredire qualcuno. Per lui arriverà il momento di scegliere da che parte stare.(“Soffiando via le nuvole” di Stephen Kelman, Piemme, 292 pagg., 17,50 euro)

Il mercante di libri maledettiAnno del Signore 1205. Padre Vivïen de Narbonne viene braccato da un manipolo di cavalieri perchè possiede un libro molto prezioso che non vuole cedere agli inseguitori. Tentando di fuggire, precipita in un burrone. Tredici anni dopo Ignazio da Toledo viene convocato a Venezia per compiere una missione: recuperare un libro molto raro intitolato “Uter Ventorum”, lo stesso libro posseduto da Vivïen. Il manoscritto conterrebbe precetti derivati dalla cultura talismanica caldaico-persiana e sembrerebbe in grado di evocare gli angeli.(“Il mercante di libri maledetti” di Marcello Simoni, Newton Compton, 347 pagg., 9,90 euro)

Il segreto della collana di perleCaroline riceve in eredità una collana di perle, un dono che si tramanda da generazioni tra le donne della sua famiglia. Decisa a staccare la spina per un po’, si rifugia in una casa sul mare. Qui inizia a fare ricerche per ricostruire la storia delle sue antenate. Grazie ai diari di nonna Rose e alle lettere private di sua madre Helen, scopre vicende femmi-nili molto diverse tra loro eppure segnate da errori e difficoltà comuni, vite legate dalla collana di perle. (“Il segreto della collana di perle” di Jane Corry, Newton Compton, 428 pagg., 9,90 euro)

L’esatta melodia dell’ariaSvizzera, XVIII secolo. Per Moses, il mondo non è fatto di oggetti, di colori, di odori: è fatto solo di suoni che lo accompagnano lungo le strade del suo villaggio, nel Cantone di Uri. I suoni lo circondano nel campanile della chiesa dove lui vive con la madre che, notte e giorno, fa vibrare le campane più potenti mai realizzate. Ed è il rumore di un torrente che rischia di condurlo al silenzio quando il prete del villaggio cerca di annegarlo, per cancellare la prova del suo peccato. Invece Moses si salva e inizia una nuova vita. (“L’esatta melodia dell’aria” di Richard Harvell, Nord, 402 pagg., 18,60 euro)

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Nell’acqua marina l’oro è presente in concentrazioni variabili tra lo 0,1 e 0,2 milligrammi per tonnellata, per un totale stimabile in 270.000 tonnellate, contro le 50.000 tonnellate che si stima contenga ancora la crosta terrestre. La bassissima concentrazione rende, almeno per il mo-mento, antieconomica qualunque ipotesi di estrazione dall’acqua. Il settore dell’oro è un mondo tanto antico quanto moderno. Antico perché si è evoluto insieme al pianeta terra (si estrae dal sottosuolo da millenni) e moderno perche è presente in varie forme, in maggiore o minore quantità, nelle case di tutte le famiglie italiane. L’oro è sinonimo di “bene rifugio” e da sempre conside-rato appetibile moneta di scambio. Nell’antichità si scambiava oro con beni di prima ne-cessità. Oggi compriamo oro offrendo denaro contante.Montedoro, marchio autorizzato dalla Banca d’Italia con i nuovi negozi Compro Oro di Este in via Massimo d’Aze-glio 55 di fronte alla ex Pescheria e Montagnana in via Matteotti 72 di fronte alle poste centrali, ritira il vostro oro (vecchio nuovo, rotto, fuori moda o dimenticato nel cassetto) dando in cambio denaro contante. Fatto, questo, che deve essere visto come segno positivo, dal momento che la liquidità ritorna in circolazione, a tutto vantaggio dell’economia locale.

Oro, eterno oroInvestimento eccellente da sempre, l’oro è al centro di

favorevoli transazioni in denaro contante.di Roberto Ferrari

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Coccole da farmre le proprietà benefiche di almeno una ventina di erbe essiccate contenute nel sacco e mietute direttamente con il fieno. Il trattamento è altamente rigenerante e scioglie contratture e dolori osteo-articolari e muscola-ri. Dopo il periodo indicato dagli operatori, altra tisana abbondante per reintegrare i liquidi e riposo a letto per la reazione al calore. Adesso siete pronti per il ciclo dell’acqua, il bagno turco (hammam), la sauna, più secca e dai tempi più ristretti, le docce da alternare dentro e fuori da questi luoghi di calore secondo un ritmo che vi viene consi-gliato con cura e infine il percorso in grotta nell’acqua fredda che tonifica grandemente le gambe e favorisce la circolazione. Può sembrare un programma intenso e con l’ambizione di risolvere in un giorno i problemi di una stagione, ma non è così, quello che va ricordato è che una giornata così va presa all’insegna del relax, poco cibo, molti li-quidi, soprattutto molta rilassatezza e disponibilità a far sì che i trattamenti vengano accettati dal corpo e dalla mente: l’acqua esce dal nostro corpo, l’acqua circonda il nostro corpo e lo nutre, mentre le tisane depurano e distendono stomaco e intestino. Inutile indicare quante ore sono necessarie per questi trattamenti, ognuno di noi ha un suo orologio in testa, si resta fino a che fa piacere restare, ma l’ideale è non avere fretta e lascia-re che per una volta il tempo scorra…come l’acqua, in una clessidra invisibile in cui entrano anche suoni lievi, aromi, gusti, luci, ombre e sensazioni nuove. In ogni caso personale qualificato segue ogni fase dei trattamenti con discrezione ed è pronto a dare consigli e ad intervenire, ma in fin dei conti a fare cosa? In que-sto mondo ovattato di piccole felicità ognuno di noi sa perfettamente stare a suo agio, in fin dei conti veniamo tutti dall’acqua e tutti abbiamo già nuotato.

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Metti che il grande caldo è finito, metti che vi avanza una giornata da dedicare a voi stessi, metti che la stagione vi porta al chiuso di una confortevole beauty farm, ecco che il percorso ormai classico di questi centri benessere può costituire una vera e propria pila rigeneratrice di energie e tono generale. Il consiglio è di iniziare con un po’ di piscina, meglio se tiepida: movimenti lenti, un nuoto rilassato e silenzioso, niente tuffi o bracciate impegnate, i primi bagni servono a ridare confidenza con l’acqua, elemento portante di tutta la giornata. Alternate la piscina al lettino, riposatevi, lasciate sciogliere il corpo e preparatelo per gli interventi successivi.Dopo la piscina potete affrontare il bagno di fieno; in un ambiente dalle luci soffuse, sorseggiando una tisana alle erbe, o vi immergete in una tinozza di acqua tiepi-da e profumata con un impacco di erbe da bagnare e passare sul corpo, oppure passate direttamente al fieno riscaldato a secco, chiuso in un capace contenitore e disposto sul corpo come un sacco a pelo. Restando sdraiati si assorbe un piacevole calore che invade ogni fibra, fa sudare abbondantemente e permette di assorbi-

Beauty, salute e benessere a portata di mano.

di Sonia Lunardon

Una giornata di piacevole “otium” fra piscina, fieno e

hammam

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Per info: biblioteca civica “Contessa Ada Dolfìn Boldù” Via Zanchi, 17 - 35042 Este, tel. 0429-619044, fax 0429-601801, e-mail: [email protected]

Corsi di lingue straniere Inglese, spagnolo, francese, tedesco sono le lingue che si potranno apprendere frequentando i corsi proposti dalla biblioteca civica di Este, anche quest’anno in collaborazione con la scuola centrale formazione Irea di Este. Per l’inglese è possibile scegliere tra corsi serali di 60 ore, a partire dal livello principianti, e corsi conversa-zionali di 30 ore serali o pomeridiani. Per le lingue spagnola, francese e tedesca i corsi proposti sono serali, di 40 ore, per principianti e per vari livelli. I corsi sono rivolti ad adulti (età minima 18 anni) che, per motivi sia di lavoro che di studio o turismo, desi-derino imparare a comunicare in una lingua straniera. In tutti i corsi sono previste alcune ore di compresenza insegnante-madrelingua, mentre i corsi conversaziona-li sono condotti interamente da madrelingua. La vera novità di quest’anno è che i partecipanti po-tranno usufruire di interessanti opportunità di scambi con le città straniere gemellate con Este, in particolare stage all’estero e incontri inseriti nel programma delle iniziative dei gemellaggi. Le iscrizioni partono il 12 settembre ed è possibile iscriversi fino al 15 ottobre, recandosi in biblioteca.

Teatro dei Filodrammatici Este - Stagione 2011/2012Sabato 29 ottobre 2011 - ore 21.15Domenica 30 ottobre 2011 - ore 16.30Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello Compagnia Benvenuto Cellini di Padova - regia di Giuliano PolatoDomenica 13 novembre - ore 16.30I balconi sul canalazzo di Alfredo Testoni e Gino CavalieriCompagnia Teatro Tergola di Vigonza - regia di Eleonora CasaraSabato 26 novembre 2011 - ore 21.15Domenica 27 novembre - ore 16.30Sior Tita paron di Gino Rocca Compagnia Teatro Veneto “Città di Este” - regia di Stefano BacciniDomenica 11 dicembre - ore 16.30Questi fantasmi di Eduardo de FilippoCompagnia ‘a fenesta di San Donà di Piave - regia di Do-menico RandoloDomenica 22 gennaio 2012 - ore 16.30L’avvocato veneziano di Carlo GoldoniCompagnia F.i.t.a. Veneto di Padova - regia di Beppe de MeoDomenica 5 febbraio - ore 16.30Oscar (ovvero due figlie, tre valigie e un reggipetto) di Claude MagnierCompagnia Tarvisium Teatro di Villorba - regia di Roberto Zannolli

Domenica 19 febbraio - ore 16.30Non ti conosco piu’ (ovvero scusi, me la presta sua mo-glie?) di Aldo de BenedettiCompagnia Teatro Instabile di Creazzo - regia di Armando CarraraSabato 17 marzo - ore 21.15Domenica 18 marzo - ore 16.30La fiorina di Ruzante Compagnia Teatro Veneto “Città di Este” - regia di Stefano Baccini

Ingresso: interi euro 8,00 - ridotti giovani e anziani euro 6,00Prevendita: Pro loco Este - P.zza Maggiore, 9 - tel/fax 0429.3635

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32 Amici dei MuseiL’ottava Giornata nazionale Amici dei Musei ha visto impegnato il sodalizio del Territorio Euganeo Bassa Padovana per il “Premio Letterario biennale nazionale Baveo-Pulliero” per onorare due figure femminili legate al sodalizio e al mondo della scuola: Vittorina Baveo e Luciana Pulliero. La Giornata, celebrata domenica 2 ottobre nella sala del Museo San Paolo a Monselice, ha preso l’avvio con la presentazione del diario inedito “Pietro Bonatti pittore nel Risorgimento” e conferenza dello storico Riccardo Ghidotti, presidente degli Amici dei Musei. Alle 16 la cerimonia di consegna del premio Letterario biennale nazionale Baveo-Pulliero Alla sua terza edizio-ne, il concorso letterario ha visto la partecipazione di diverse decine di autori sia nelle sezione di poesia, sia in quella di narrativa, provenienti da tutta Italia. Per la sezione poesia la giuria, presieduta dal giornali-sta-scrittore Giovanni Lugaresi, ha assegnato il primo premio a Franco Fiorini per “Le mie radici”; al secondo posto, Alexandru Bordos per “Adolescenza”; terzo, Emi-lio Cannaviello per “Il mare d’inverno”. Nella sezione narrativa, primo premio al racconto di Jessica Malfat-to (“Prendi la mia vita”); al secondo posto, Riccardo Rutigliano (“Tutto il male degli uomini”); terza, Chiara Scavazza (“Come petali sparsi”).

Progetto Equilibrio Progetto Equilibrio Centro di Formazione e Ricerca del Benessere promuove corsi e seminari di tecniche e disci-pline orientate al raggiungimento di un sano equilibrio psicofisico individuale.Calendario Appuntamenti Ottobre 2011Venerdì 14 ore 21.00 La Metamedicina di Claudia Rainville “Nati per essere Felici”. A cura di Viviana Cugini e Mauro Ferraris presso la sala Nassiriya di Vicolo Mezza Luna. Domenica 16Seminario di Costellazioni Familiari “Il Perdono”. A cura di Doriana De Vido, prima parte, presso la sede di Progetto Equilibrio.Giovedì 20 ore 21.00 Presentazione a ingresso libero del Seminario “Stru-menti Base di Auto Aiuto” Biologia Karmica. A cura di Shahruz Rouholfada presso la sala Nassiriya di Vicolo Mezza Luna.Il Seminario è programmato per il 5 e 6 novembre pres-so la sede di Progetto Equilibrio in via Olmo 4, a Este.Venerdì 21 dalle 20.30 alle 22.00 Progetto Benessere: i consigli del naturopata tema della serata “La salute dell’intestino”. A cura di Cavestro Si-mona Naturopata presso la sede di Progetto Equilibrio.Venerdì 28 ore 21.00 Presentazione a ingresso libero del Seminario “Corso Base” - Biologia Karmica. A cura di Shahruz Rouholfa-da presso la sede di Progetto Equilibrio. Il Seminario è programmato per il 19 e 20 novembre previsto presso la sede di Progetto.Domenica 30Seminario Costellazioni Familiari Tema “Il Perdono”. A cura di Doriana De Vido, seconda parte, presso la sede di Progetto Equilibrio.

Infoline: 366 7471404 - 347 0611217www.progettoequilibrio.com, [email protected]

www.facebook.com/progettoequilibrio

Info: Museo San Paolo 0429 [email protected]

www.amicimusei.altervista.org

Calendario appuntamenti Amici dei MuseiOttobre 2011Domenica 16 ore 10:30: sala Museo San Paolo in Mon-selice presentazione del gruppo filatelico-numismatico “Ida Lenti Brunelli”. Domenica 16: Pordenone e Villa Manin di Passariano. Sabato 22 ore 17:00: Villa Centanin in Arquà Petrarca,

presentazione del volu-me “Pianoforti antichi” curato da Franco Angele-ri, foto di Filippo Rossato.Domenica 30: Ferrara visita alla mostra “Gli anni folli: la Parigi di Mo-digliani, Picasso e Dalì”. Novembre 2011Sabato 5 ore 15:30: sala Museo San Paolo in Mon-selice. Presentazione della cartellina artistica raffigurante la Madonna di Loreto conservata in

Duomo nuovo. Sabato 19 ore 15:30: sala Museo San Paolo in Monse-lice. Presentazione del libro “Guareschi, fede e libertà” presente l’autore Giovanni Lugaresi.Domenica 20 Padova: visita alla mostra “Simbolismo” di palazzo Zabarella. Dicembre 2011Giovedì 8 (fino all’epifania): Museo San Paolo in Mon-selice 2a rassegna del presepio artistico.Giovedì 8 - domenica 11: Vienna. Venerdì 30 dicembre - domenica 1 gennaio 2012: ca-podanno in Umbria.

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Parrucchiere che mi stendi davanti l'asciugamano fresco di bucato parrucchiere che mi infili nel collo le tue dita grosse, profumate parrucchiere che mi metti in crisi se mi chiedi come voglio il taglio suggerisco - Un po' lunghi sul collo, le basette così come sono - vuoi scolpirmi i capelli a rasoio io non oso contraddirti ecco adesso io mi tolgo gli occhiali potrei anche addormentarmi nelle tue mani Parrucchiere non sentirti in dovere di toccare tutti gli argomenti la politica no non mi interessa quanto al calcio lasciamo andare e non scendere nel personale non parliamo di donne e motori ecco adesso io mi sto ingegnando faccio finta di sonneccchiare d'altra parte hai un garbo leggero vai avanti cosi' che vai bene hai un tocco di velluto mentre massaggi il mio cuoio hai un tocco di velluto mentre massaggi il mio cuoio capelluto

“Parrucchiere” - Giorgio Conte 1993