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Celeste numero 54 - Marzo 2009

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Ci siamo rimessi in gioco. Di nuovo.

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ome in una grande famiglia nei momenti importanti e quando si vuole sottolineare il

valore e il lavoro di tutti è opportuno uscire da dietro le quinte e affronta-re il palcoscenico. Sì, seppure altri momenti hanno segnato la storia

Soddisfazione, sorpresa e desiderio di ringraziare tutti i lettori di Celeste che in tanti anni non hanno smesso di manifestare il

loro apprezzamento.del nostro periodico altri hanno reso evidenti le energie spese. Soddisfa-zione particolare abbiamo ottenuto quando tra tutte le testate d’Italia ri-uscivamo a infilare il secondo posto, per ben due volte, al Premio Cento per l’editoria locale alle spalle di colossi come la Mondadori; seppure

a volte le dimensioni non contano, beh in questo caso forse possiamo dire che hanno il loro peso. Non sono mancate tante soddisfazioni da parte delle aziende con le quali si collabora e ci si confronta ogni giorno sia per quelle di dimensione locale che nazionale. Rimane però il grande stupore, quello del con-fronto con la gente di tutti i giorni. Sono loro a lasciarci con la bocca spalancata e a darci la forza per dire GRAZIE.

Sì, perché siete tutti voi lettori che noi dobbiamo ringraziare, per le risposte che avete dato ad un son-daggio fatto alla fine dello scorso anno e che ci ha reso il periodico sicuramente più atteso ma anche il più letto; certamente gradendo le scelte editoriali fatte ma anche stimolandoci ad essere ancora più presenti e attenti al localismo. Forse siamo riusciti a esternare la volontà di far apparire il territorio ed i suoi eventi importanti in uno strumento che porta il nome di ciò che si op-pone alla nostra terra ma al tempo stesso la completa: Celeste.

Ecco perché, seppure con qualche timidezza, prendo penna in mano e ringraziandovi vi stimolo ancora una volta ad essere occhio critico che, pur permettendo talvolta di volare, ci aiutate a condurre il nostro cammino quotidiano.

Felice Paolo Larosa

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Alcool e guida, un binomio da condannare ma al quale, a quanto pare, si perdona volentieri.

Prosit!a notizia r i s a l e a

metà gennaio scorso ma si can-dida ad un futuro perpetuo, alme-no fino a quan-do perdurerà lo stato delle cose portato alla luce dalla cronaca dei fatti.

Dunque, in pieno inverno, un signore di circa qua-rant’anni si trova con la sua auto a Castelfranco, in pieno centro, fermo al rosso in attesa di passare; dietro a lui una consistente fila di macchine in attesa. L’uomo, definito padovano ma a quanto pare di origine straniera, di fronte al semaforo rosso, non trova di meglio che addormentarsi di botto (siamo verso le otto di sera), incapace di risvegliarsi neanche ai colpi di clacson che esplodono alla sue spalle. Niet, l’uomo al volante appare stroncato da un sonno irresistibile; qualcuno pensa che abbia avuto un malore, ma il vigile in servizio all’incrocio, intervenuto rapidamente riesce a svegliarlo e capisce che l’uomo non sta male, è semplicemente ubriaco stonfo, pieno di alcool fino allo stordimento più definitivo, quello che consegna l’ubriaco all’oblio di sé e del mondo. Conseguenze: multa, denuncia al giudice, sequestro dell’auto, ritiro della patente e ostinato rifiuto da parte dell’allegro autista di sottoporsi all’alcool-test. C’è da ridere? Non so, giudicate voi dal seguito della vicenda. Dopo una rapida indagine si appura che era la quinta volta che all’uomo veniva ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza! E qui i tramortiti siamo noi: ma come, se occorrono due anni di buona condotta per recuperare pochi punti della patente persi per un rosso-tarocco, un ancor giovane quarantenne quale vita pa-

rallela deve aver vissuto per vedersi riconsegnare quattro volte

la patente sospesa perché ogni volta sorpreso ubriaco marcio alla guida della sua auto? La recidiva non è un’aggravante? Ah, ma forse la fedeltà va premiata, sì, quella alla bottiglia!A noi che tremiamo alla vista di una pattuglia in divisa

e cominciamo ad agitarci sul sedile con movimenti fret-tolosi per la cintura, per i fanali, per il telefonino, per un sacco di altri buoni motivi, quali dubbi sono concessi di fronte ad una amministrazione di pubblica sicurezza che perdona un “santo bevitore” con tanta larghezza in attesa di una strage che poi, si dirà, apparirà inevitabil-mente attesa? L’assetato cronico è una categoria protet-ta? Non mi pare che sia una specie in via di estinzione, ma non capisco cosa occorra per essere condannati al monopattino a vita dopo una carriera così evidente di CAP, conducente annebbiato permanente. Uno così in macchina gira con un’arma letale, e poco importa che non abbia stroncato ancora nessuno, si è trattato di pura fortuna.Lo voglio ricordare ai paladini che combattono le bat-taglie in difesa della vita, sempre e comunque: ricorda-tevi di battagliare anche in questi casi, quando c’è da mettere al chiuso o impedire di nuocere ad uno così, sicuramente equivale a battersi in difesa della vita di tutti noi, ignari e incolpevoli frequentatori di strade, autostrade e passi carrabili, dove il pericolo mortale si annida subdolo e nascosto. A meno che non si addormenti.

Riccardo Monaco

La recidiva dovrebbeessere un’aggravante enon un’attenuante

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La nostra società dei consumi ci permette di vivere bene, ma non manca il rovescio della medaglia, e cioè la questione dello

smaltimento dei rifiuti. Un primo settore aperto è quello della necessità dell’eliminazione, nelle forme previste dalla legge, dei rifiuti prodotti. Il consiglio comunale di Este ha approvato, con qual-che contrasto e cambiamento di posizione, il progetto per l’ampliamento dello stabilimento Sesa, la Società Estense per i Servizi Ambientali. L’obiettivo primario del nuovo progetto è quello di intervenire, con un impianto più ampio per il vaglio del secco non riciclabile, per il

massimo riciclo del rifiuto e la minima produzione del rifiuto stesso, per prolungare la vita della discarica di via Comuna e avviare fra i cittadini un comportamento virtuoso. La previsione, secondo la ditta, è di ridurre di una forte percentuale, nell’ordine dal 60 all’80%, la quantità di rifiuti che vengono indirizzati in discarica. In dettaglio nelle cifre a regime Sesa prevede di trattare le 98.000 tonnellate annue di rifiuti, autorizzate nei suoi diversi impianti, in un solo impianto di selezione, che verrà potenziato, per giungere all’obiettivo fissato di conferire in discarica solo il residuo non riciclabile, nel limite delle attuali 48.000 t/anno. La frazione sec-

Il gran rifiuto

Dal ciclo dei rifiuti prodotti

dall’uomo allo scarto animale,

quello dello smaltimento

è il vero problema

ambientaledi Michele Santi

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ca dei rifiuti urbani e assimilati conferiti in discarica verrà quindi preventivamente trattata con recupero delle frazioni non riciclabili, quali carta, plastica e metalli, mentre verranno invece conferiti direttamente in discarica i materiali non selezionabili, come fanghi da depurazione biologica civile, rifiuti inerti e terre da spazzamento. Quest’ultima tipologia di materiale, secondo i dati della ditta, ammonta a circa 40.000 t/anno. Da parte delle commissioni consiliari del co-mune di Este, che hanno esaminato il progetto, sono state proposte parecchie raccomandazioni, in parti-colare sulle fasce di rispetto nei confronti della zona circostante, che non è edificabile. Richiesto ancora di indicare i tempi per la piantumazione delle piante da utilizzare per l’abbattimento dell’impatto ambientale, e inoltre di mantenere attenzione sull’acustica e l’in-stallazione di una centralina per la misurazione delle polveri e degli altri valori per gli elementi inquinanti. La Sesa, società estense per i servizi ambientali, è sorta nel 1994, o qualche anno prima secondo altri, su scelta del comune di Este, che ne detiene il 51% del pacchetto azionario. Oltre al servizio di asporto rifiuti nel territorio del comune di Este e di numerosi altri comuni nell’ambito del Bacino Padova 3, la so-cietà gestisce anche il servizio parcheggi e i cimiteri cittadini, e naturalmente la discarica comunale. Sono diverse le realizzazioni che Sesa ha avviato a favore del comune di Este. L’ultima di queste è il progetto di teleriscaldamento, ossia l’utilizzo dell’acqua calda proveniente dal raffred-damento dei motori che utilizzano il biogas prodotto dalla frazione umida dei rifiuti.

Il secondo ambito aperto per il dibattito e la discus-sione è quello dello smaltimento dei rifiuti organici di origine animale. Sul banco di accusa è la cosiddetta “pollina”, la deiezione di pollo, prodotta da stabilimenti

per l’allevamento del pollame e la produzione di uova, diffusi nella Bassa padovana. Da un lato la necessità, per le aziende agricole interessate, di trovare soluzioni compatibili con l’attuale legislazione per lo smaltimento della cosiddetta “pollina”, mentre da parte di chi vive non lontano dagli impianti sale la preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente e per il rischio di vedere sorgere impianti diversi per l’eliminazione degli escrementi. Il primo segnale si è registrato a Carceri, dove il con-siglio comunale si è pronunciato contro la richiesta di un’azienda locale agricola di creare un impianto di cogenerazione a biomassa. Secondo i dati dell’azienda svizzera Solenia, che ha proposto la realizzazione di un impianto presso la ditta Barbetta, si tratta di un impianto innovativo, che utilizza il processo di piro-gassificazione per ricavare gas che produce energia elettrica. L’impianto in questione, di potenza inferiore a un megawatt, viene realizzato per l’utilizzo della sola pollina prodotta dall’azienda agricola, pari a circa 3.000 tonnellate all’anno. In unione a questo materiale, per consentire il processo di trasformazio-ne, è necessario anche l’utilizzo di 14.000 tonnellate all’anno di biomassa legnosa, per la metà prodotta direttamente nelle pioppaie della stessa azienda. Secondo le previsioni dell’azienda Solenia, le emis-sioni sono al di sotto della normativa vigente, e la soluzione permette di ridurre in maniera drastica i disagi dati dallo stoccaggio della pollina, con presenza proliferante di mosche durante la stagione calda, e la movimentazione di 1 o 2 automezzi al giorno per la movimentazione del cippato di legna. Dati messi in discussione dal comitato locale, che ha raccolto centinaia di firme, che fa notare le preoccu-pazioni dovute ai rumori prodotti dall’impianto, alla tipologia dei materiali da smaltire e all’aumento del traffico per il trasporto del legname, oltre che la ormai prossima diminuzione del materiale da utilizzare dal 2012, con l’entrata in vigore della normativa europea che prevede il raddoppio della superficie delle gabbie e il conseguente dimezzamento del numero di animali in grado di produrre pollina. Una richiesta per un impianto simile è stata presentata a Este, in località Motta, da un’altra azienda agricola, che risulta possedere oltre 400.000 ovaiole, da uni-re alle 240.000 già coinvolte a Carceri. Nella Bassa padovana, la questione ambientale si ripropone con situazioni quasi cicliche. Oltre alla presenza infatti di 2 impianti di smaltimento rifiuti, a Este e a Sant’Urbano, e a 3 stabilimenti per la produzione del cemento, si registra una forte concentrazione di impianti adibiti all’allevamento avicolo e alla produzione di uova.

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ra le immancabili polemiche su chi deve attribuirsi la

maggiore importanza e paternità dei lavori e delle scoperte del gran-de scienziato, il padre o quasi del moderno metodo scientifico, anche Padova si presenta con materiali di tutto rispetto a questo appun-tamento.

Sul finire del 1609 a Padova - ove insegnava da ormai 17 anni, rico-prendo la cattedra di matematica - Galileo Galilei punta un cannocchiale, da lui rivisitato e adattato, verso il cielo e avvia le prime osservazioni astronomiche. Guarda la Luna e Giove, di cui scopre le lune; osserva varie costel-lazioni; scruta la Via Lattea. Un gesto apparentemente semplice ma dalla portata eclatante: è l’avvio della mo-derna scienza dei fenomeni naturali, basata su “sensate esperienze e certe dimostrazioni”, della saldatura tra tecnica e scienza, della nascita e della presa di consa-pevolezza del metodo scientifico.

Le celebrazioni per i 400 anni da quella fondamentale vicenda vedono infatti Padova in prima fila, con una serie di iniziative tutte dedicate a ricordare e a rendere onore al grande scienziato, ma soprattutto con un imponente evento espositivo che ha preso il via il 28 febbraio presso il nuovo Centro Culturale Altinate, nel cuore della città: si tratta di una mostra - promossa dal Comune di Padova,

assieme all’Università di Padova - ideata e curata da Giulio Peruzzi (professore di Storia della scienza e della tecnica dell’Università di Padova) e da Sofia Talas (conservatrice del Museo di Storia della Fisica della stessa Università). “Il futuro di Galileo” questo il titolo - propone un viag-gio appassionante dal passato ai giorni nostri partendo proprio dalle ricerche e dalle intuizioni dello scienziato toscano che a Padova trascorse anni fondamen-tali. Un omaggio originale ed inedito alla

modernità straordinaria di Galileo. Se le scoperte ripor-tate nel Sidereus Nuncius, pubblicate nel marzo 1610 a Venezia e che avallano il sistema copernicano, faranno il giro del mondo portando ad archiviare teorie ritenute fino ad allora verità, è infatti tutta l’opera e la ricerca galileiana a segnare una strada che condurrà lontano.

Nei 18 anni trascorsi a Padova, Galileo svolge ricerche sperimentali e teoriche in innumerevoli campi: studi che saranno alla base delle sue opere successive, dal Saggiatore al Dialogo sopra i massimi sistemi del mon-do, fino ai Discorsi e Dimostrazioni intorno a due nuove scienze. Ne “Il futuro di Galileo” sono state selezionate opere storico-documentarie di altissimo valore, spesso sfogliabili virtualmente, diversi strumenti scientifici origi-nari, e pezzi unici al mondo, che permettono di seguire gli sviluppi della conoscenza scientifica e impadronirsi di alcune fondamentali idee e risultati.

Il 2009 è l’anno che l’Italia dedica al ricordo di Galileo Galilei. Tra polemiche, per l’attribuzione della paternità delle scoperte del grande scienziatodi Michele Santi

Il futuro di Galileo

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Brevi notizie dal territorio: appuntamenti, mostre, manifestazioni, novità. Tutti i colori del nostro quotidiano e ultime curiosità.

Le brevi, le news

Monselice - Anziani attiviA Monselice, la proposta di gin-nastica per anziani, si dimostra molto invitante. L’invito che viene proposto per i corsi parla infatti di un mix, ma diciamo di un insieme di possibilità che si prefiggono di dare stimoli diversi per chi ha superato la soglia delle 50 primavere. Si va dalla classica ginnastica dolce, ma senza dimenticare la musicoterapi-ca, o il fascino orientale dello yoga. Il programma prosegue con l’invito a misurarsi con la cromoterapia, ma anche a inventarsi il relax tramite tisane e infusi, per finire, ed è giusto, con qualche gioco di memoria. I corsi sono attivi sino a maggio di quest’an-no. Per il trasporto da Monselice a Tribano possibilità tramite Anteas all’800 606047.

Monselice - Professionisti del turismo Primo gruppo di professionisti a di-sposizione per il settore del turismo. Consegnati a Monselice i diplomi ai primi 20 allievi che hanno seguito i corsi per il master in governance delle risorse turistiche territoriali.Nella stessa occasione sono stati pure consegnati 3 premi di studio del valore di 1.500 euro ciascuno, per altrettanti elaborato finali che sono stati ritenuti più meritevoli. Si tratta

dei lavori di Alessandro Pastorello, sulla “Governance e pianificazione strategica per lo sviluppo turistico del Delta del Po”, di Barbara Bus-sola, sui “Paesaggi archeologici nel territorio dei Colli Euganei” e infine di Elena Turchetti su “I rifugi montani in Italia. Sostenibilità e prospettive per il futuro”. La sede del master, voluto dall’Università di Padova, è nei locali di Ca’ Emo, una sede attrezzata con aule informatiche e didattiche grazie all’impegno del comune di Monselice e del Parco Colli Euganei.

Monselice - Scrittori in rasse-gnaProsegue il cammino di presenta-zione per le diverse attività culturali all’ombra della Rocca di Monselice. La proposta è quella di “Monselice scrive”, con protagonisti della cul-tura locale, e non solo, accomunati dalla stessa origine monselicense. In rigoroso ordine di presentazione delle conferenze incontro, si è inizia-to con il lavoro di Roberto Valandro, “I secoli di Monselice. Storia e storie per quattro millenni”, mentre ha fatto seguito la poesia di Rino Fer-rari. Dai versi agli articoli finanziari con il lavoro di Marco Calì, mentre l’ultima fatica di Giacomo Mainardi si impernia su 3 novelle. Da qui al mondo affascinante delle relazioni pubbliche con il lavoro di Roberto Fio-retto, mentre Gianni Brunoro porta a conoscere un altro protagonista del mondo dei fumetti con il suo lavoro su Corto Maltese. Ritrova le sue ra-dici venete Guido Paglia, con “Amori di-letti euganei”, mentre la rassegna prosegue con la storia di Marendole descritta a parole e foto da Stefano Quaglio. Giovanni Fortin ci porterà in viaggio tra avventure sconosciu-te, concluderà la rassegna Andrea Augusto Tasinato, in un viaggio non solamente immaginario nel mondo dei sogni.

a cura di Michele Santi

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Noventa - Una nuova casa di riposoNoventa Vicentina investe nel settore dell’assistenza alle persone anziane con il progetto di un centro servizi che sorgerà in area ospedaliera e che sostituirà la Casa di riposo “Ca’ Arnaldi”. Il costo dell’operazione viene calcolato in circa 12 milioni di euro, 7 dei quali provenienti da un contributo statale, e 2 milioni da un finanziamento concesso dalla Cariverona. Il restante della somma necessaria dovrebbe provenire dalla vendita dell’attuale patrimonio di Ca’ Arnaldi e con la copertura dalla società che ha accettato di intervenire con la formula del project financing. Per il nuovo centro servizi è prevista una capienza di 120 posti. Nel contempo l’amministrazione comunale ha deciso di acquistare la villa Ca’ Arnaldi, con le sue adiacen-ze, compresa la chiesetta dedicata a santa Teresa, e il parco. In questo spazio verranno in seguito trasfe-riti i servizi per gli anziani e quelli dell’area sociale.

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Noventa - Sipario per ragazziAnche i più piccoli sono chiamati a gustare il fascino del palcoscenico. Per spettatori sicuramente esigenti, che sanno apprezzare ma di certo pure manifestare il proprio disinte-resse di fronte alle proposte meno gradevoli e gradite, l’Assessorato alla cultura del comune di Noventa Vicentina ha messo in scena una breve rassegna dal titolo “Un sipario fra cielo e terra”, presso il Teatro Modernissimo. Tra gli spettacoli, i classici come “Pollicino” e “Le avventure di Pi-nocchio”, mentre la conclusione è prevista per la prima domenica del prossimo aprile, con un lavoro che vede protagonisti gli alunni della scuola primaria “Mons. Bertapelle” dello stesso comune, dal titolo evo-cativo e gustoso, e cioè “Sanculotti, braghettoni, dove sono i pantaloni”.

Noventa - A nuovo le scuoleNumerose novità, per lo meno dal punto di vista edilizio per i diversi plessi scolastici a Noventa Vicentina. Alcuni lavori sono stati effettuati per l’asilo nido, per ordinaria manuten-zione. Per la materna “2 Giugno” sono stati collocati dei sistemi di ventilazione, mentre nella “Bertapelle” è stata ultimata la sostituzione del tetto e la ristrutturazione completa della palestra. Completato anche l’ampliamento per la “De Amicis” a Saline. Approvato infine dalla giunta provinciale del capoluogo berico il progetto per l’am-pliamento dell’Istituto di istruzione superiore “U. Casotto”, con la crea-zione di un nuovo edificio adiacente alla struttura già presente e la messa a norma pure di quest’ultimo.

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Filo da torcere

Partire svantaggiati non vuol dire essere battuti.Competere

con la vita rende felici

n giorno mi contattò un signore per rac-contarmi la sua vita. Da bambino era stato colpito da dei problemi fisici che lo avevano reso sgraziato e poco attraente. Così, si era

sempre sentito ripetere, sia dai genitori che da tante persone, che la sua vita sarebbe stata sfortunata e che in futuro avrebbe dovuto armarsi di grande pazienza. Eppure egli non percepiva quello che gli altri gli manifestavano perché dentro di sé avvertiva una straordinaria grinta e una profonda serenità. Era ben voluto da tutti e il suo aspetto sgraziato, dopo il primo impatto, veniva messo in secondo piano dal suo carattere così estroverso e sempre allegro. Molta gente continuava a sottolineargli la sfortuna che gli era capitata, ma lui quasi non comprendeva a cosa si riferissero, perché non viveva nella sofferen-za. In effetti non poteva svolgere varie attività fisiche, ma si sentiva compensato dal fatto che aveva tutto ciò che desiderava, soprattutto tanti amici. S’invaghì di una ragazza a cui volle un gran bene e dalla quale fu profondamente riamato. Aver incontrato questa ragazza lo aveva reso un uomo immensamente felice, da poter affrontare qualsiasi prova. Trovò un lavoro, si sposò ed ebbe dei figli, che nacquero normali. D’altronde, se a loro era destinata la sua “condizione”, sapeva che ciò non era per forza collegato all’infelicità. I suoi figli creb-bero considerando i suoi problemi fisici come una sua

caratteristica, dice, e non come qualcosa che li poteva separare o influenzare negativamente; il loro rapporto e l’affetto che li lega non dipende assolutamente da ciò. Oggi egli è una persona che affronta i problemi quotidiani con la forza positiva del suo carattere e con una grande esperienza accumulata nel tempo. Non si è mai lasciato piegare dalle difficoltà fisiche che l’hanno costantemente accompagnato, e nemmeno dal pregiudizio della gente. La sua gioia di vivere e il suo ottimismo hanno sempre avuto la meglio su tutto e su tutti. Inoltre, nel tempo, ha compreso come, dopo il primo impatto negativo, egli risulti una persona che piace e che attrae gli altri, e que-

sto grazie alla sua personalità. Attualmente una grave malattia l’ha colpito e di nuovo si sente ripetere le stesse frasi: “che è una persona sfortunata”. Ancora una volta, lui non percepisce quella

sfortuna, ma solo una serie di eventi che accadono nel tempo e nella vita di tutte le persone, e che devono essere affrontati con grinta. E lui quella grinta ce l’ha, perché fa parte del suo carattere, della sua gioia di vivere. E questa forza, questo entusiasmo, ha sempre caratterizzato le sue azioni, le sue decisioni e sono certa che anche que-sta particolare fase della sua esistenza sarà affrontata allo stesso modo, con la stessa identica forza. Cosicché domani potrà dire a tutti: “Io sono una persona davvero fortunata”.

di Maria Grazia Parigi

Il protagonista ci dimostra che l’ottimismo

è un’arma vincente.

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ntonio Canova (1757-1822), massimo esponente del Neoclassicismo viene con-siderato come l’ultimo grande artista della scultura italiana. Svolge il suo apprendista-

to a Venezia per poi trasferirsi a Roma. Lavora per papi, sovrani, imperatori e principi di tutto il mondo. Nelle sue sculture adopera il marmo bianco che riesce a rendere armonioso, modellandolo con plasticità e leggerezza tanto che le figure sembrano avere un pro-prio movimento. Caratteristica del suo talento è la levigatura delle opere, sempre raffinata al massimo, grazie alla quale i suoi lavori hanno uno speciale effetto di lucentezza che ne accentua la naturale bellezza; e per rendere le sculture ancora più umane le ricopre di uno strato di cera rosa o ambra, per imitare il colore dell’incarnato. È così che Canova regala al mondo la consolazione della Bellezza. In esposizione a Forlì l’Ebe, la Venere Italica, la Danzatrice con le mani sui fianchi, i due Pugilatori vaticani, Amore e Psiche e altri capolavori dell’artista. Sono esposti pure dipinti di Francesco Hayez, che al grande artista si ispira.

Nella vicina Cesena merita una visita la Ma-latestiana, unico esempio di biblioteca umanistica perfettamente conservata nell’edificio, negli arredi e nella dotazione libraria, come è stata riconosciuta dall’Unesco inserendola nel Registro della Mémoire du Monde. Questo significa che la struttura, l’intonaco, la pavimentazione, gli arredamenti e i codici si presentano a noi, oggi, come ai visitatori di cinque secoli fa.La costruzione della biblioteca cominciò, forse, nell’esta-te del 1447 per mano dell’architetto Matteo Nuti, per l’esigenza dei frati di San Francesco di una libreria più ampia in cui contenere i loro testi. Domenico dei Malate-sta detto Malatesta Novello fece proprio il progetto e la biblioteca fu terminata nel 1452. Innovativa è la pianta a tre navate con copertura a volte, illuminata dal rosone posto nella parete di fondo e dalle finestre archiacute nei due lati lunghi dell’aula. 58 plutei hanno la duplice funzione di leggio e di deposito dei libri. Fu definita la “prima biblioteca civica italiana” in ragio-ne del rapporto intrattenuto sin dalla sua origine con il Comune.

Immenso Canova

Da gennaio al 21 giugno 2009 una grande mostra a Forlì dedicata a Antonio Canova, considerato l’artista più celebrato

del suo tempo.

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Per info: Mostra del Canova, Forlì, Musei San Do-menico, dal 25 gennaio al 21 giugno 2009, www.

mostracanova.eu, tel. 199.199.111. Biblioteca Malatestiana, P.zza Bufalini, Cesena,

tel. 0547-610892, www.malatestiana.it

Antonio Canova, Ebe

Biblioteca Malatestiana

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L’hanno trovato sdraiato sul fondo di un canale, infangato e spaventato. Accanto al bambino otto smilzi gatti randagi. Il padre del piccolo, un senzatetto argentino, se l’era perso qualche giorno prima mentre cercava di racimolare alcuni cartoni da vendere. Saranno state le 15.00 quando il piccolo, giocando, si era allon-tanato e svoltato l’angolo non aveva più ritrovato il volto distratto del padre. Per un po’ l’aveva cercato, poi si era seduto su un muretto in preda alla disperazione. Un gatto un tantino guardingo, iniziò a strusciarsi sulle sue gambe di bambino, un po’ spellate e un po’ secche. Ronf ronf che dolce nenia, pensò il bambino e subito altri sette gattini lo circondarono con i loro miagolii curiosi. Quei gatti sembra-vano volerlo tranquillizzare e accudire nella strada vuota e silenziosa. Sorridevano con i loro baffi da leone. Il piccolo li seguì giù per la sponda, verso il letto quasi asciutto del canale. Quella era la loro casa. Tana. Con dolcezza

gli offrirono qual-che avanzo di cibo. Non sappiamo se il piccolo abbia man-

giato. Stanco si lasciò prendere dal sonno e loro, pronti a riscaldarlo, si accucciarono sul suo corpo. Lo hanno leccato e pulito per quel che sono riusciti. Il freddo di

Una colonia di gatti salva dal freddo un bambino perso dal padre, per istinto. Un bruto violenta una donna spezzando la sua vita e i suoi sogni, per odio

Faccia bella, faccia brutta

questi giorni l’avrebbe ucciso. Così è stato trovato dalla polizia: circondato da otto meravigliosi gatti che guardinghi hanno cercato di proteggerlo soffiando verso i soccorritori.

L’hanno trovata seduta su un muretto, infangata e spaventata. Non aveva sentito i passi dell’uomo die-tro di lei; il verso di un uccello notturno li aveva confusi. Aveva freddo e si tirò su il bavero del giaccone infilandovi con le dita i lunghi capelli biondi. Erano le 19.00. Quel piccolo tratto di strada al buio le metteva sempre un po’ di inquietudine così camminò più velocemente fantastican-do con la mente per tenere impegnati i pensieri in cose belle. Passi veloci e frettolosi al suo fianco. Una mano la strattonò e due occhi neri assetati la immobilizzarono. Urlò: grida di terrore e di rabbia. Poi iniziò a piangere e a implorare che la lasciasse stare, che gli avrebbe dato tutti i soldi, il telefonino e chissà che altro. Ma lui non sembrava volere altro che la sua paura. Con una mano le bloccò la bocca e lei vide i suoi lunghi capelli biondi ondeggiare davanti agli occhi, come sono leggeri! si disse piano per farsi compagnia. Il fiato corto di lui le risuonò nelle orecchie come una musica stonata e disgustosa. Ci sono attimi che neppure una vita basta a dimenticarli. Per lei nessun ronf ronf dolce e spensierato. Avesse avuto quel vigliacco la dignità di chiamarsi uomo non l’avrebbe costretta per un’intera vita a convivere con la paura di voltarsi e ritrovarsi due occhi neri pieni di odio. Perché, alla resa dei conti, la sua piccola vita è stata spezzata in modo incosciente e innaturale. Poi se ne era andato ferocemente, imprecando contro il mondo e lasciandola a terra impaurita e stordita, mentre con mano tremante raccattava le sue poche cose, la borsa, le chiavi e i pen-sieri che la guardavano di sfuggita per non dover fare i conti con il presente. Con le lacrime agli occhi si sedette con la consapevolezza che il mondo da quel momento sarebbe stato più brutto di come l’aveva immaginato il pomeriggio stesso.

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di Chiara Scavazza

L’informazione quotidiana spaventa e stupisce.

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“Este Medievale” è un’Associazione storico culturale no profit che nasce nel 2002 per volontà di alcuni amici appassionati di questo periodo storico; ha come scopo promuovere il territorio attraverso manifestazioni e cerca di raccontare la storia e le grandi emozioni del popolo estense nell’Età Medievale.Il gruppo propone e pratica varie attività: la vita nell’ac-campamento militare, il duello con le armi, il tiro con l’arco storico, la danza cortese, il recupero delle arti e dei mestieri di quell’epoca remota, giochi di focoleria. Inoltre collabora e partecipa con le proprie attività alle varie manifestazioni sparse nel territorio. Il gruppo arcieri organizza ogni anno

Sul filo della storia

“Este Medievale” promuove il territorio attraverso manifestazioni e cerca di raccontare le grandi emozioni del popolo estense nel Medioevo.

nella propria città, all’interno del castello marchionale, il Torneo Nazionale di arco storico “Città di Este”, partecipa a molte gare di arco storico e tradizionale propo-ste nel calendario nazionale. Il gruppo armati si è specia-lizzato nella pratica della spada nel periodo compreso tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo con rilascio di attestato. Le danze che il gruppo esibisce risalgono al periodo che va dal 1200 al tardo 1400. Suggestiva è l’attività che il gruppo dei giovani propone con i vari giochi di focoleria.

L’Associazione in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Este organizza e promuove la manifestazione “Alla Corte degli Estensi” che invita a rivivere le magi-che atmosfere ed i fasti della Corte dei Marchesi Estensi. Ogni anno all’interno del castello viene rievocato l’evento storico più glorioso per la città. Nel 1257 liberata Este dal suo signore Azzo VII dalla dura occupazione di Ezzelino III da Romano, definito “uomo di sangue e inumano agli umani”, e con la riconquista dei castelli di Calaone e di Cero, il Gran capitano entra nella sua città, tra la gioia e l’esultanza del popolo. L’Associazione “Este Medievale” inoltre, con la Contrada S. Giacomo (Ferrara) e la Pro Loco di Grottazzolina (Ascoli Piceno) ha dato vita al Consorzio storico culturale “Terre e Castelli Estensi” con la finalità di riscoprire e valorizzare le antiche comuni origini dei tre territori legati dal casato Estense. In nome di questo lega-me è nato il progetto di creare tre manifestazioni gemelle da realizzare nelle rispettive città, in date diverse e con la contemporanea partecipazione dei tre gruppi coinvolti. È stata quindi realizzata la Giostra del Monaco, una sfida itinerante nelle tre città dell’Aquila Bianca dove i cavalieri si contendono il blasone di Paladino Estense. L’evento consiste in una caratteristica giostra a cavallo, ed è così denominata a ricordo della battaglia vinta da Azzo VII su Ezzelino da Romano, detto il Monaco. Fra i prossimi appun-tamenti, la manifestazione “Alla Corte degli Estensi 2009” il 1-2-3 maggio nel Castello di Este (Pd) e il Torneo Nazionale di Arco storico “Città di Este” il 28 settembre 2009.Per info: 0429 56315

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Primavera si approssima e in attesa di un clima più caldo accontentia-moci di brevi passeggiate. Buono per questo il Parco del Sile, fra Treviso e dintorni, segnatamente a Silea, centro che dal fiume prende anche il nome. A Silea, (uscita Tre-viso sud della A27), lungo il corso d’acqua è stata riadattata una riva, quella di un insediamento produtti-vo che già da sé è un bell’esempio di archeologia industriale in ottimo stato di conservazione, cioè l’ex-oleificio Chiari & Forti, da tempo in disuso. La banchina a cui attrac-cavano chiatte e trasporti fluviali è stata allungata e pedonalizzata,

Pomeriggio dandy

con panchine, salici piangenti e, in acqua, paperelle in perenne conci-storo. Dal centro di Silea facilmente trovate la stradina che porta a riva: lì giunti potete passeggiare lungo il fiume, fra acque e canneti, pedala-re o pattinare in un paesaggio quasi anglosassone o portarvi, come nel caso di Charlie, il cane per farvi compagnia e per vederlo trotterella-re lungo la riva. È un luogo semplice ed elegante, per il quale esiste un progetto faraonico sul quale gli enti preposti stanno discutendo: 107.000 metri quadrati di nuove costruzioni nel cuore del Parco, residenze, negozi, uffici, un gran-

de albergo ricavato dalla ristrutturazio-ne dell’ex mulino Stucky (esattamen-te come quello più grande dell ’ isola della Giudecca a Venezia), parchi, giardini, la sede del

Viaggi brevi, escursioni, scoperte per week-end e tempo libero

Parco del Sile, un museo del fiume e una scuola elementare. La viabi-lità interna sarebbe sotterranea, in superficie quasi tutta l’area sa-rebbe pedonale ma collegata con il vicino centro di Treviso e con la A27. Difficile esprimere un’opinione ma è certo che tutto quel tratto di fiume sarebbe ben più densamente popolato di adesso e naturalmente anche il lungofiume risulterebbe intasato. E sarebbe un peccato perché già così com’è va benissimo. Per com-pletare il pomeriggio spingetevi fino in centro a Treviso (bastano pochi minuti), e fate un salto fino al Pa-lazzo dei Trecento, il vero ombelico della Marca; sotto le volte dello storico palazzo un paio di eleganti caffè servono fra l’altro dei deliziosi paninetti rotondi con la porchetta o con mille altre delizie. A ridosso del Palazzo e a cavallo di caratteristici canali si trova la Pescheria, il mer-cato del pesce, della frutta e della verdura e di tutto quello che di buo-

no c’è da mangiare. Lì in mezzo c’è anche la Casa dei Carraresi, da molti anni sede di im-portanti mostre d’arte, e case di riviera che risalgono al medioevo e i cui muri portano ancora significative tracce di colorati affre-schi del tempo.

di Lamberto Cicognani

A Silea è stata riadat-tata una riva, quella di un insediamento produttivo che già da sé è un bell’esempio di archeologia indu-striale.

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Non tutta la cucina etnica è di re-cente scoperta: esistono cibi ben conosciuti agli europei già da molto tempo. È il caso del riso pilaf, giun-to in occidente attraverso i turchi. Il riso pilaf si ottiene con una varietà di riso proveniente dall’Afghanistan, il Basmati, nome che vuol dire “fragrante prodotto della terra”. Si tratta di un riso che viene invecchiato per uno o due anni ottenendo così una fragranza che viene definita “nocciolata”: ogni chicco in cottura raddoppia di volume e non scuoce. Il riso pilaf è il palau dei selvaggi cavalieri degli altopiani afgani, intro-dotto dai turchi come base di accom-pagnamento per carne o pesce e con salse molto speziate, come il curry o la paprika, o altre varietà ancora più esotiche. Ad esempio il pilaf con agnello e verdure si ottiene roso-lando dell’agnello tagliato a tocchi;

Pilaf, l’orientale

Ingredienti per 4 persone: 200 gr. di salsiccia, 100 gr. pancetta affumicata, 300 gr. di riso, 300 gr. di zucca, 1 cipolla piccola, 9 dl di brodo di carne, sale e pepe q.b., e qualche foglia di salvia.

Versate un cucchiaio d’olio d’oliva in una padella piuttosto grande e a bordi alti e scaldate a fuoco medio. Fate dora-re le fette di pancetta tagliate a pezzi e la salsiccia spellata e disfatta a bocconcini. Lasciate dorare bene il tutto e spingete la pancetta sul lato. Aggiungete il burro, abbassate la fiamma e fate appassire la cipolla affettata. Quando la cipolla inizia a dorare mescolate il tutto e versate il riso. Unite quindi la zucca tagliata a bastoncini e due foglie di salvia tagliate a striscioline, coprite con brodo caldo, aggiungete poco pepe e un cucchiaino di sale, coprite e lasciate cuocere a fuoco medio per 12 minuti, senza mescolare. Verso fine cottura controllate che il riso non si asciughi troppo. Il riso è cotto quando ha assorbito tutto il brodo. Controllate il condimento e mescolate delicatamente.

Marina Gallo

In gioco tra i fornelli alla ricerca del meglio del gusto.

una volta rosolata si toglie la carne e al suo posto si mettono in teglia carote e cipolle finemente grattugia-te e affettate più il riso che si lascia tostare in quel fondo. Ottenuta la tostatura si aggiunge la carne ag-giustata di sale e pepe, si copre con acqua fredda il tutto, si incoperchia e si lascia con la fiamma al minimo fino a quando tutta l’acqua sarà stata assorbita e il piatto è pronto. Nella rosolatura originale veniva usato il grasso di montone, per noi l’olio d’oliva è la scelta obbligata. La ricet-ta base invece prevede di rosolare in olio aglio e cipolla, di cuocere a parte il riso in brodo per pochi minuti aro-matizzando con cannella e chiodo di garofano, di scolare e unire al fondo del soffritto con abbondante brodo e di far cuocere per venti minuti fino a quando il riso non è asciutto. Per un piatto più adatto al nostro palato

potremmo preparare un pilaf con scampi avendo a disposizione 400 grammi di riso, altrettanti scampi, olio, una cipolla, un bicchiere di vino bianco, un bicchierino di cognac, un po’ di salsa di pomodoro, pepe. Dopo aver sgusciato le code degli scampi facciamole rosolare nell’olio in cui avremo fatto prendere colore alla cipolla tritata finemente. Sfu-miamo con il vino, poi con il cognac, aggiungiamo un cucchiaio di salsa di pomodoro diluita in acqua calda e un po’ di pepe. Cuociamo il riso a parte in acqua sa-lata, scoliamo, mantechiamo con un po’di burro, facciamo asciugare bene sulla bocca del forno e serviamo con una generosa mestolata di gamberi con il loro intingolo sopra ciascuna porzione.

Lamberto Cicognani

Riso pilaf con salsiccia e zucca

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Sullo scaffale: novità in libreria, titoli e trame.

I segreti di Nicholas Flamel l’immortaleNicholas nasce a Parigi nel 1330. Grandissimo alchimista, si pensa abbia scoperto la formula della vita eterna. Muore nel 1418 ma la sua tomba è vuota. La leggenda narra che è ancora vivo grazie alla sua formula segreta. Il segreto sembra essere custodito in un libro che si trova nelle mani del malvagio dottor John Dee. Saranno due giovani gemelli a recuperarlo dopo essersi battuti contro creature mitologiche e divinità sanguinanti. (“I segreti di Nicholas Flamel l’immortale” di Michael Scott, Mondadori, 393 pag., 17,00 euro)

Un sabato, con gli amiciUn gruppo di amici si ritrova a fare i conti con il passato proprio nell’età matura quando i nodi vengono al pettine. Inesorabilmente. Fin dall’infanzia traumi profondi non risolti portano con sé il grande carico di turbamenti e arriva un momento in cui gli elementi psichici si combinano in una miscela esplosiva. Romanzo anomalo per Camilleri dove i personaggi non conoscono via di fuga, anzi vengono consegnati al loro dramma con precisione rigorosa.(“Un sabato, con gli amici” di Andrea Camilleri, Mondadori, 142 pag., 17,50 euro)

La clessidra della vita di Rita Levi MontalciniCon questo libro si è voluto ricostruire il pensiero e il senso della vita della grande scienziata, riportando aneddoti inediti e descrivendo in modo non ambiguo il suo punto di vista sulle questioni a lei care. Consigliato a coloro che si sentono persi di fronte alle sfide e al caos della nostra epoca.(“La clessidra della vita di Rita Levi Montalcini” di Giuseppina Tripodi con Rita Levi Montalcini, Baldini Castoldi Dalai, 184 pag., 16,50 euro)

La BibbiaSi presenta proprio bene la nuova versione CEI del testo della Bibbia più fedele ai testi originali, con nuovi commenti dei più qualificati biblisti italiani, nuove anno-tazioni basate sugli ultimi studi biblici e note su tre livelli: esegetico, teologico e liturgico. Comprensiva di un atlante biblico a colori, indice tematico e calendario e feste ebraiche.(“La Bibbia, Via Verità e Vita” un progetto diretto da Gianfranco Ravasi per l’Antico Testamento e Bruno Maggioni per il Nuovo Testamento, San Paolo, 34,00 euro)

La DichiarazioneAnna, come tutte le Eccedenze, vive in un istituto per diventare Risorsa Utilizzabi-le. Non avrebbe dovuto nascere e non ricorda il proprio passato fino a quando in quel luogo non arriva un ragazzo strano che le racconterà una storia che lei non conosce. Romanzo che getta una luce inquietante sui temi ecologici e politici del nostro tempo.(“La Dichiarazione”, di Gemma Malley, Salani Editore, 304 pag., 16,50 euro)

Parole d’amoreUn insieme completo di meditazioni e preghiere per ogni giorno dell’anno per tutti coloro che si amano. Pensieri tratti dalla letteratura per trascrivere in un solo testo le più belle parole dell’amore. Perché tutti siamo in cammino sulla via dell’amore.(“Parole d’amore” di Gianfranco Venturi e Marino Gobbin, Elledici, 415 pag., 12,00 euro)

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Agnes Browne nonnaContinua la saga della bella Agnes, proletaria, forte e vedova. I figli sono cresciuti e si ritrovano nel pub di Foley a festeggiare il battesimo di Aaron, figlio di Mark. La nidiata è al completo, manca il povero Frankie. Ci sono nuovi problemi da affrontare e battaglie da combattere ma Agnes tiene testa ai colpi bassi della vita affrontandoli sempre con ironia. Anche ora che si sente chiamare “nonna”.(“Agnes Browne nonna”, di Brendan O’Carroll, Neri Pozza, 190 pag., 15,00 euro)

Almeno il cappelloQuando i viaggiatori d’estate sbarcano sul molo di Bellano dal traghetto Savoia tro-vano ad accoglierli la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Zaccaria Vergottini. Otto elementi che fanno solo sfigurare. Bisogna dare alla città un nuovo corpo mu-sicale e sarà un uomo di polso a riuscire nell’impresa con una serie imprevedibile di circostanze a ritmo di valzer e mazurca. Una storia fatta di furbizie e sogni, ripicche e generosità, pettegolezzi e amori.(“Almeno il cappello” di Andrea Vitali, Garzanti, 405 pag., 17,60 euro)

I love shoppingRebecca Bloomwood è una giornalista economica della rivista “Far fortuna rispar-miando”. Vive a Londra e ha un’irrefrenabile passione: lo shopping. Compra di tutto, una sorta di malattia che le fa vedere in ogni acquisto un’occasione. Nulla riesce a fare contro questo suo bisogno perché ogni oggetto ai suoi occhi diventa irresistibile. Pieno di situazioni paradossali ma non improbabili.(“I love shopping” di Sophie Kinsella, Mondadori, 295 pag., 20,00 euro)

Non vi lascerò orfaniRacconta la vita intensa di una famiglia anche quando è segnata dall’insicurezza. Si parte dalla morte di Giannarosa, la madre apprensiva e irruenta e scavando nella memoria si rivelano molti legami a partire da quello di Vito per le due figlie, Daria e Donatella, dei nonni repubblicani, dei parenti fascisti, dello zio santo, del gatto Alonzo e via via fino ad arrivare ai Supertramp. Tutto fa parte della storia di un’epoca e ha lasciato il segno in una famiglia.(“Non vi lascerò orfani” di Daria Bignardi, 160 pag.,17,50 euro)

La strada di SmirneNarra le vicende del popolo armeno condannato all’esilio, fatto di donne e uomini che hanno sofferto senza spezzarsi, straordinario esempio di voglia di ricostruire un futuro anche dove tutto sembra perduto. Ismene, la lamentatrice greca, si illude di poter prendersi cura degli orfani armeni che vagano per le strade di Aleppo. Ma quando nella Piccola città dove tutto ha avuto inizio qualcuno torna per riprendere quel che gli appartiene, ogni speranza di una vita nuova sembra cadere in frantumi.(“La strada di Smirne” di Antonia Arslan, Rizzoli, 286 pag., 18,50 euro)

Diario di una schiappaGreg non ama parlare delle sue vacanze a causa di un episodio imbarazzante che lo vede coinvolto. Ma il fratello Rodrick conoscendo dettagli della vicenda glielo ricorda in continuazione. Tra risate, scherzi tremendi, vecchi e nuovi amici si evince che essere un ragazzo è un mestiere sempre più complicato.(“Diario di una schiappa” di Jeff Kinney, Il Castoro, 217 pag., 11,00 euro)

A cura di Chiara Scavazza in collaborazione con Libreria Gregoriana - Este

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Un bagno di fiori

Beauty, salute e benessere a portata di mano

L’utilizzo del fieno a scopo curativo trova le sue origini nella tradizione contadina e nelle pratiche fitobalneote-rapiche di Sebastian Kneipp. I contadini dell’Altopiano di Asiago piuttosto che quelli delle vallate trentine usa-vano il cascame o fiarùmine (fiori, semi, foglie, gambi) dentro sacchetti di lino o canapa reidratati e sistemati sulle parti dolenti del corpo. I sacchetti venivano prima scaldati con una pietra calda del focolare per veicolare attraverso il calore i principi attivi dei vegetali contenuti nell’impacco. Ottimo per disturbi delle vie respiratorie, dolori ossei e articolari. Ma i fiori di fieno potevano essere anche “aspirati” facendoli bollire in acqua e ina-lando i vapori profumati contro le riniti e i raffreddori. E il fieno sotto forma di cataplasma curava il mal di denti, il pediluvio di fieno si faceva contro il sudore, l’artrite dei piedi, le piaghe e le contusioni. Le erbe che si trovano nel fieno sono tante e con diverse proprietà curative, ricordiamo almeno il tarassaco, l’achillea, la valeriana,

l’equiseto, la salvia, l’iperico, il verlasco, la primula, la men-ta, l’ortica. Tutte queste piante offi-cinali vengono im-

piegate per combattere disturbi gastro-enterici, epatici, delle vie urinarie, cutanei, articolari, ossei, muscolari, del sistema nervoso, di quello endocrino, immunitario, respiratorio e cardio-vascolare. Oggi i centri di estetica e benessere e i centri termali offrono questi trattamenti con sistemi molto moderni che nulla tolgono all’effica-cia delle proprietà fitobalneoterapiche. Il fieno viene posto in sacchi bucherellati preriscaldati in un apposito

contenitore con calore e vapore; la rei-dratazione serve a liberare il principi attivi delle erbe seccate. La persona viene stesa su un lettino con delle coperte calde, il sacco di fieno viene applicato e subito, oltre al gradevole calore, si avverte un fragrante profu-mo di erbe e di fiori. Completamente coperta la persona rimane in posa per circa 30 minuti dopo i quali, tolto il sacco, la si copre bene nuovamente per la reazione sudorifera che aiuta ad espellere tossine. Da ultimo completa l’opera un massaggio adeguato. Un altro tipo di trattamento prevede l’applicazione del fieno caldo direttamente sul corpo della persona dentro una vasca chiamata caldaia scaldata ad acqua e impermeabilizzata, dove il corpo riposa avvolto dal fieno caldo e asciutto. Il bagno di fieno è sconsigliabile solo nei periodi più caldi dell’anno.

Sonia Lunardon

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Fitobalneoterapia, conosciuta come “bagni di fieno”.

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Passeggiando nella naturaIl Gruppo Micologico Naturalistico Culturale Monselicense organizza nel 2009 delle uscite la domenica mattina con le guide Stefano Formaglio, Gastone Cusin e Renato Giora. 05 Aprile - Monti Partison-ResinoSi scopre la roccia se dimentaria più antica dei Colli Euga-nei: il rosso ammonitico, e si percorrono due colli non fre-quentati spesso. Ritrovo alternativo: P.zza Fontanafredda ore 08.30.19 Aprile - Monte PinoSi cammina tra coltivi e boschi selvaggi verso gli scogli trachitici del monte Pirio, sopra l’abitato di Luvigliano e Villa dei Vescovi (se possibile verrà visitata). Ritrovo alternativo: Villa dei Vescovi ore 08.40.10 Maggio - Delta del PoNel Parco del Delta del Po si pedala tutta la giornata con tappe nei pun ti caratteristici dell’isola di Polesine Camerini. Pranzo al sacco o al ristorante, prenotazione obbligatoria. Ritrovo alternativo: piazza Ca’ Tiepolo ore 09.00.24 Maggio - Laguna di VeneziaSi naviga nella laguna fino all’isola del Laz zareto Nuovo con visita, pranzo di pesce a bordo e pomeriggio libero al Lido di Venezia. Prenotazione obbligatoria per numero chiuso. Ritrovo alternativo: Isola dell’Unione ore 09.00.07 Giugno - Monte CevaPer vedere le fioriture del semprevivo ragnateloso e del fico d’india nano, il panorama dalla cima del monte Ceva e le ultime orchidee. Ritrovo alternativo: ponte Battaglia Terme ore 08.20.13 Settembre - Colli BericiPartendo da Lumignano alle ore 09.00 si effettua un per-corso che porterà all’Eremo di San Cassiano scoprendo le particolarità dei Colli Berici.27 Settembre - Monte RustaSi visita Villa Beatrice, la chiesetta di S. Lu cia e boschi dove si impara a conoscere i funghi. Ritrovo alternativo: parcheggio Villa Beatrice ore 08.35.11 Ottobre - Monte CeroPer vedere il variare della vegetazione nei vari versanti, “ea carega del diavolo”, la sorgente “dee muneghe”, la “Sala-rola”. Ritrovo alternativo: cimitero di Calaone ore 08.30.

25 Ottobre - Giro dei RegazzoniIn questo tragitto per vedere l’unica cava di perli te dei colli Euganei, il “Passo del Coyote”, Vil la Draghi e funghi Ritrovo alternativo: parcheggio Vila Draghi ore 08.30.08 Novembre - Monte Piccolo - Ventolon Escursione panoramica sul borgo di Arquà Pe trarca e sui due monti che lo circondano a nord. Ritrovo alternativo: bar Ventolone Arquà Pe trarca ore 08.3022 Novembre - Monte Brecale-Casara Si cammina in uno scenario quasi montano, ai piedi del Venda, dove si trova la sorgente più antica dei Colli Euganei.Ritrovo alternativo: piazza Val Nogaredo ore 08.4006 Dicembre - Valle S. GiorgioPer l’ultima passeggiata dell’anno si lascia il bosco per seguire i prati aridi e abbandonati (vegri). Da questi luoghi è facile capire la storia geolo gica dei Colli Euganei.Ritrovo alternativo: chiesa Valle S. Giorgio ore 08.30Per info: 0429 72631

La redazione informa30

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Filippo Pavan Bernacchi

Nuovo Presidente UcifUcif, l’associazione dei con-cessionari italiani della FIAT ha riconfermato al vertice Filippo Pavan Bernacchi, quaranta-duenne padovano, ex ufficiale degli Alpini, titolare di una concessionaria in provincia di Padova arrivata alla terza generazione. Pavan Bernacchi è stato eletto con il 100% delle preferenze.Il mercato automobilistico sta vivendo una delle più profonde

crisi di sempre, Ucif è una realtà fondamentale del settore, infatti rappresenta aziende concessionarie che complessivamente fatturano 7,5 Miliardi di Euro. (il doppio del fatturato di Alitalia, ndr). Solamente di Imposta sul Valore Aggiunto, i Con-cessionari Italiani Fiat hanno contribuito al bilancio dello stato italiano con oltre 1 miliardo di euro. Tutte le concessionarie Fiat insieme danno lavoro a 7.000 dipendenti diretti, 9.000 dipendenti nella sottorete, e in questo momento difficilissimo per gli operatori del mondo automobilistico, i rischi di lasciare a casa molti lavoratori sono elevati. L’associazione dei Concessionari Fiat si è distinta

anche per le importanti campagne di sensibiliz-zazione e responsabilità sociale come BimbiSi-curamente, patrocinata dal Ministero dei Tra-sporti e dal Ministero della Gioventù, coinvol-gendo migliaia di fami-glie sull’importanza della sicurezza dei bambini in automobile.

Programma AVO 2009Nel mese di marzo 2009 l’AVO (Associazione Volontari Ospe-dalieri) di Este organizza il Corso per volontari, simpatizzanti e quanti volessero incontrare e conoscere l’Associazione. Il corso è organizzato in cinque serate con temi inerenti l’as-sociazione in particolare e il sociale in generale, e vengono chiamati relatori specifici e qualificati per i diversi temi.Lunedì 2 Marzo 2009: “Solo Pilato si lava le mani?”, Francesco Chio-din, Presidente Avo Este e Caposala Cardiologia UCIC ULSS 17.Martedì 10 marzo 2009: “Frustrazione e gratificazione: la bilancia dell’emotività nel volonta-rio”, Dott.ssa Maria Luisa Girardi, psicologa, respon-sabile Servizio Formazione ULSS 17.Lunedì 16 marzo 2009: “Dare senso a giorni che non si ricordano - Ruolo del volontario con il malato di Alzheimer” - Dott. Lino Pasqui, neurologo, responsabile Focus Group Alzheimer ULSS 17.Martedì 24 marzo 2009: “Cosa e chi mi aspetta alla dimissione dall’ospedale?” Dott.ssa Silvia Ruzzon, asses-sore al sociale comune di Este.Lunedì 30 marzo 2009: “Voglio farmi conoscere a tutti, anche ai giovani! - Strategie di comunicazione per l’Associazione AVO” Dott.ssa M. Luisa Girardi, psicologa, responsabile Servizio Formazione ULSS 17.Gli incontri si tengono presso la Sala Caduti di Nassirya di Este alle ore 21.00. L’ingresso è libero.AVO è un’associazione laica, apartitica, che non ammette discriminazioni di sesso, di razza, nazionalità, religione. Basa la propria attività su prestazioni gratuite, non ricoprendo mansioni professionali, ma collaborando con le strutture ospedaliere esistenti, integrandole con un rapporto perso-nale tra volontario e malato.Obiettivo dell’AVO è colmare la carenza di umanità nel ser-vizio sanitario e proporre attraverso l’opera dei volontari la riscoperta dell’uomo nella pienezza della sua realtà fisica, psichica e morale. Si offre un servizio efficiente, unendo in gruppi tutte le persone che possono dedicare parte del loro tempo all’attività di volontariato così da fornire un’assistenza completa e continuativa.

Francesco Chiodin

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