cammino di avvento e novena 2016

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Ufficio Catechistico Diocesano e équipe ACR Saluzzo 2

Il natale di Letizia

Cari ragazzi,

davvero senza la gioia dell’amore la vita si spegne. Come si può ricevere e donare questa gioia di amare? Poco tempo fa, il nostro Papa Francesco ci ha affidato un compito importante. Ci ha detto che l’amore si impara in famiglia e si

ricarica in casa per condividerlo nel mondo. Proprio per questo, Dio ha scelto di avere una famiglia come le nostre, per farsi uomo.

Vi invito a camminare insieme: eccovi un calendario di Avvento. È un’occasione per preparare passo dopo passo il Natale. Ogni domenica di Avvento c’è una preghiera, ogni giorno un piccolo impegno. Segna ciascun giorno se hai rispettato la piccola missione

d’amore che ti affido. Ci vuole fantasia e coraggio. Durante i giorni delle Novena di Natale, poi, vi invito a trovarvi in parrocchia per il gioioso momento di comunità. Giungeremo così

alla Letizia del Signore che nasce per noi, Buon cammino, il vostro Vescovo

C’era una volta… Letizia Amoris è un personaggio curioso e misterioso che arriva nel paese la sera del 26 novembre. Affitta un vecchio negozio in centro e subito inizia a far incuriosire tutto il paese. Chi è questa signora? Difficile darle un’età. Non è certo giovane ma è fresca e vivacissima. Perché è arrivata in paese? La sera del 26 la grande sala dietro la polverosa vetrina si illumina e resta accesa tutta la notte. Si capisce da fuori che Letizia sta lavorando sodo. Dalla finestra si vede una grande tavola e molte decorazioni, tanti posti pronti e piatti grandi coperti da tovaglioli gonfi. Che cosa succede? Il mattino del 27 c’è un cartello colorato sulla porta: Venite, è pronto! I bimbi tirano le mamme per la mano. Chi sarà questa signora? Qualcuno accetta il suo invito ed entra. Non sappiamo cosa succeda ma tutti, quando ne escono, portano con sé un segreto e un viso sereno. Ogni tanto i vetri della sala si accendono e il cartello riappare. Prima solo le domeniche e le feste. Poi a un certo punto ogni pomeriggio. C’è qualcosa di importante che sta per succedere e Letizia vuole che tutto il paese sia pronto. Ogni giorno a tavola c’è un personaggio che Letizia ha invitato per i bambini. Si ascolta la persona e poi si riceve una missione da vivere. Letizia dice che è tempo di cambiare il cuore di tutti.

• 27 novembre: pazienza • 4 dicembre: benevolenza • 8 dicembre: guarendo l’invidia • 11 dicembre: senza gonfiarsi • 16 dicembre: amabilità • 17 dicembre: distacco generoso • 18 dicembre: senza violenza interiore

• 19 dicembre: perdono • 20 dicembre: rallegrarsi con gli altri • 21 dicembre: tutto scusa • 22 dicembre: ha fiducia • 23 dicembre: tutto spera, tutto sopporta • 24 dicembre: non avrà mai fine

I passaggi (tranne l’ultimo) sono i numeri 91-119 dell’Amoris Laetitia di Papa Francesco. La parola amore è molto usata ma è spesso sfigurata. Attraverso questo cammino sull’inno alla carità di san Paolo (1 Cor 13, 4-7) proviamo a accogliere l’amore di Dio.

Alcune note tecniche PER LE DOMENICHE DI AVVENTO E L’IMMACOLATA Si è offerto più materiale, con una preghiera da adottare a casa per tutta la settimana. Ogni giorno c’è un impegno differente. PER I GIORNI DELLA NOVENA Ogni giorno è offerta una breve celebrazione e, sul calendario dato ai bambini e ragazzi, una casella con un personaggio, un impegno e una preghiera.

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Domenica 27.11.2016 – Pazienza Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: LA MAMMA. “Abbi cura della tua gioia, che nulla ti tolga la gioia interiore della maternità. Vivi con sereno entusiasmo in mezzo ai tuoi disagi, e prega che il Signore custodisca la tua gioia perché tu possa trasmetterla al tuo bambino” (AL 171). Vangelo [Mt 24,37-44] “Vegliate Dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” La Pazienza Siamo pazienti quando riconosciamo che anche l’altro possiede il diritto di vivere su questa terra insieme a noi, così com’è, anche quando agisce in un modo diverso da quello che io avrei desiderato. Coltivando la pazienza, impareremo a rispondere agli altri sempre con meno rabbia, ed alla fine diventeremo persone che sanno convivere in modo autentico. La pazienza è una qualità di chi accetta le difficoltà, le avversità con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività. È la calma, costanza nel fare un’opera o una qualsiasi impresa senza che in cambio venga chiesto qualcosa. Storia Come gli altri giorni il babbo era in bottega, Matilde aveva già finito di studiare la lezione di Storia per il giorno dopo e nel retrobottega stava preparando la cena per tutta la famiglia, la nonna sferruzzava seduta sul divano. Tutto era tranquillo, come al solito. Ma alle 17 entrò in casa Marcolino di ritorno da scuola. Entrò come un uragano e subito mise scompiglio in ogni cosa! Sembrava che la sua agitazione riuscisse proprio ad invadere ogni luogo tanto che nella bottega una donna invece di infilare il cartoccio del riso nella sporta lo lasciò cadere e i chicchi si sparpagliarono in terra; un'altra litigò per farsi servire prima e poi dimenticò il pacco della merce e dovette tornare a riprenderlo tutta affannata. Marcolino si mise a girellare in casa: in cucina Matilde, la sorella più grande, alzò la fiamma sotto la zuppa perché bollisse più rapidamente, la nonna smise di fare maglia e si mise a rincorrere Marco. Proprio in quel momento passò a salutare Andrea, il cugino di Marco anche lui di ritorno da scuola. Matilde si distrasse, si scottò con il coperchio della pentola e si inquietò, la zuppa traboccò e spense la fiamma; il babbo nel sentire quel trambusto nel retrobottega perse la calma con i clienti e si tagliò un dito. Ma che succede in questa casa?! Pensò la nonna. C'erano Marco e Andrea che le girellavano intorno senza sosta buttando a terra soprammobili e spargendo giocattoli dappertutto! Per fortuna si sentì una macchina arrivare in cortile; era la mamma di Marco e Matilde! Entrò in casa, si tolse le scarpe e con molta calma richiamò Marco e Andrea. Entrò in cucina e si mise all’opera. Mise un po’ di crema e un cerotto sulle dita scottate della figlia Matilde; abbassò la fiamma del gas perché la cottura fosse regolare; chiese con dolcezza ai due scalmanati di riordinare i giocattoli, riordinò in bottega ciò che era fuori posto; aiutò il marito a fasciarsi il dito e salutò cordialmente i clienti presenti. Andò poi a sedersi sul divano accanto alla nonna e l'aiutò a riprendere i punti della maglia e a sciogliere il filo aggrovigliato. Marco e Andrea ormai stanchi si sedettero sul divano accoccolati alla nonna in attesa della cena; la pazienza della mamma di Marco li aveva proprio conquistati. La casa era finalmente tornata tranquilla. Arrivata l’ora di cena invitarono anche il cuginetto a fermarsi con loro e tutta la famigliola si sedette intorno al tavolo per mangiare e concludere in pace la faticosa giornata! Preghiera O Gesù, come primo passo mi chiedi di stare sveglio, pronto a riconoscere Te presente nella mia vita. Donami la PAZIENZA, perché io sia pronto non ad aggredire ma ad accettare gli altri, anche chi non la pensa come me.

Impegno Scrivo su un foglio in grande la parola “pazienza” e poi faccio un disegno della storia che ho ascoltato. Tengo il foglio vicino al letto e mi impegno questa settimana ad essere paziente, meno scontroso con le persone che ho vicino e con cui mi arrabbio più spesso.

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Nota Inizia il tempo di avvento. Si prenda il tempo di spiegare cosa significa a partire da particolari piuttosto evidenti.

- Il colore viola. I colori liturgici sono un linguaggio senza bisogno di parole: una volta compreso parlerà da sé (Messale Romano - Introduzione - n. 37). Questo colore esprime l’atteggiamento dell’attesa e della preparazione, ma anche penitenza e suffragio. È dunque il colore della fiducia in Dio. Per questo è usato anche in Quaresima e durante le Esequie (attendiamo la risurrezione), la Riconciliazione e l’Unzione degli infermi.

- La corona d’Avvento. Questa tradizione del nord Europa si è diffusa rapidamente. Circolare come il tempo, fatta di rami sempreverdi come la risurrezione, scandita da 4 candele come l’avvento: la corona è un simbolo che parla dell’attesa in crescendo. Si può accendere la candela della domenica cantando un ritornello e dandole il nome del personaggio indicato: oggi il profeta (“accendiamo oggi la candela del profeta: le parole di chi ci indica Gesù risveglino la nostra fede”)

- L’assenza del gloria. La Chiesa sospende questo antico inno di lode per l’Avvento e la Quaresima. Vuole infatti che abbiamo più tempo e spazio per la preparazione all’ascolto della Parola, chiedendo perdono. Si potrebbe animare dunque il momento lasciando più spazio a un breve momento di silenzio.

Non dimentichiamo che stiamo imparando le varie dimensioni della carità

Inno alla carità di San Paolo

1 Cor 13,4-7

«La carità è paziente, benevola è la carità;

non è invidiosa, non si vanta,

non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto,

non cerca il proprio interesse, non si adira,

non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità.

Tutto scusa, tutto crede, tutto spera,

tutto sopporta»

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Domenica 04.12.2016 – Benevolenza Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: LA NONNA. I nonni sono angeli. Hanno tempo e sapienza. Testimoniano per noi l’amore benevolo e molto creativo di Dio. “Gli anziani aiutano a percepire «la continuità delle generazioni», con «il carisma di ricucire gli strappi». Molte volte sono i nonni che assicurano la trasmissione dei grandi valori ai loro nipoti e «molte persone possono constatare che proprio ai nonni debbono la loro iniziazione alla vita cristiana». Le loro parole, le loro carezze o la loro sola presenza aiutano i bambini a riconoscere che la storia non inizia con loro, che sono eredi di un lungo cammino e che bisogna rispettare il retroterra che ci precede. Coloro che rompono i legami con la storia avranno difficoltà a tessere relazioni stabili e a riconoscere che non sono i padroni della realtà.” (AL 192) Vangelo [Mt 3,1-12] “Fate dunque un frutto degno della conversione” La Benevolenza La Benevolenza non è un atteggiamento totalmente passivo, bensì è accompagnata da un’attività, da una reazione dinamica e creativa nei confronti degli altri. Indica che l’amore fa del bene agli altri e li promuove. L’amore non è solo un sentimento, ma è fare il bene e si vede più nelle opere che nelle parole. Storia Carlo Manfredini. Questo è il nome del signore che vive alla stazione! Un bel posto per vivere! Si possono vedere i treni arrivare e portare tante persone, alcune sorridenti e altre stanche. Tutti vorrebbero vivere in una stazione ma forse non il signor Carlo. La nonna mi ha raccontato che purtroppo lui non dorme nel letto come me e non ha un cuscino con i gatti come il mio. Allora non capisco, perchè lui vive li? Nonna mi ha detto anche questo! Carlo una volta abitava nel mio stesso palazzo però ora non ha più una casa perchè l’ha persa qualche tempo fa e quindi è costretto a vivere alla stazione. Dopo quello che mi ha detto la nonna ho deciso di fare un regalo al signor Carlo: sicuramente a lui mancherà la sua casa e se viveva nel mio palazzo gli farà piacere ricevere qualcosa di mio così magari gli sembrerà di avere con sé un pezzetto della sua vecchia casa. Un giorno così la nonna mi accompagnò da lui e io gli regalai la mia copertina, quella con i pesciolini uguali a Nemo che tenevo sempre sul mio letto. Lui fu molto felice e mi ringraziò dicendomi che non aveva mai ricevuto un regalo più bello di quello. Un giorno però andando a scuola vidi il signor Carlo che ancora dormiva allora cercai di vedere se aveva la mia coperta ma con lui non c’era! Chissà dov’era la mia coperta! Andai a svegliarlo e molto arrabbiato gli chiesi dov’era la mia bellissima copertina! Lui con un sorriso mi disse di fare piano e mi portò dalla porta della stazione e vidi che c’era una piccola bambina addormentata e avvolta nella mia copertina. Il signor Carlo mi spiegò che lui aveva apprezzato molto il mio gesto così tanto da regalare la coperta ad una bambina come me che avrebbe voluto dormire al caldo! Solo allora salutai Carlo e andai a scuola con il sorriso: lui aveva fatto il gesto più bello che io avessi mai visto, aveva regalato un suo regalo molto apprezzato a chi ne aveva più bisogno di lui. Preghiera Gesù, attraverso le parole di Giovanni il Battista, mi chiedi di portare frutto. Rendimi capace di fare del bene ai miei familiari, ai miei amici, felice di donare ciò che di più bello possiedo, quel seme di bontà che hai messo nel mio cuore. Impegno Questa settimana accolgo e faccio compagnia ad un compagno o una compagna che sono soli e scartati dagli altri.

Nota Si proceda oggi con l’accensione della seconda candela della corona d’Avvento. È la candela della città di Betlemme, la patria del re Davide, della famiglia di Giuseppe. Betlemme è un piccolo villaggio vicino alla capitale, luogo di pastori. Dio preferisce i semplici, da sempre. “Accendiamo oggi la seconda candela, quella della città di Betlemme. Signore continua a scegliere anche oggi chi è semplice, scegli anche noi”. Si spieghi ai bambini l’opportunità di ritrovarci anche l’8 dicembre, giovedì, per la solennità dell’Immacolata.

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Giovedì 08.12.2016 – Guarendo l’invidia Al tavolo di Letizia gli invitati speciali di oggi sono: DUE FRATELLI. “Bisogna riconoscere che «avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile», però occorre insegnare con pazienza ai figli a trattarsi da fratelli. Tale tirocinio, a volte faticoso, è una vera scuola di socialità. In alcuni Paesi esiste una forte tendenza ad avere un solo figlio, per cui l’esperienza di essere fratello comincia ad essere poco comune. Nel caso in cui non sia stato possibile avere più di un figlio, si dovrà trovare il modo di far sì che il bambino non cresca solo o isolato.” (AL 195) Vangelo [Lc 1,26-38] “Ecco la serva del Signore”

L’invidia L’invidia è una tristezza per il bene altrui che dimostra che non ci interessa davvero la felicità degli altri perché siamo esclusivamente concentrati sul nostro benessere. Mentre l’amore ci fa uscire da noi stessi, l’invidia ci porta a centrarci sul nostro io. Il vero amore apprezza i successi degli altri, non li sente come una minaccia, e si libera del sapore dell’amaro dell’invidia. Accetta il fatto che ognuno ha doni differenti e strade diverse nella vita. La vita di Maria è completamente aperta alla fiducia in Dio, il suo cuore è reso così immacolato.

Storia Due fratelli, uno scapolo e l'altro sposato, possedevano una fattoria dal suolo fertile, che produceva grano in abbondanza. A ciascuno dei due fratelli spettava la metà del raccolto. All'inizio tutto andò bene poi, di tanto in tanto, l'uomo sposato cominciò a svegliarsi di soprassalto durante la notte e a pensare: "Non è giusto così. Mio fratello non è sposato e riceve metà di tutto il raccolto. Io ho moglie e cinque figli, non avrò quindi da preoccuparmi per la mia vecchiaia. Ma chi avrà cura del mio povero fratello quando sarà vecchio? Lui deve mettere da parte di più per il futuro di quanto non faccia ora. E' logico che abbia più bisogno lui di me!". Con questo pensiero, si alzava dal letto, entrava furtivamente in casa del fratello e gli versava un sacco di grano nel granaio. Anche lo scapolo cominciò ad avere questi attacchi di insonnia durante la notte. Ogni tanto si svegliava e diceva tra sé e sé: "Non è affatto giusto così. Mio fratello ha moglie e cinque figli e riceve metà di quanto la terrà produce. Io non ho nessuno oltre a me stesso da mantenere, è giusto allora che il mio povero fratello che ha evidentemente molto più bisogno di me riceva la mia stessa parte?". Quindi si alzava dal letto e andava a portare un sacco di grano nel granaio del fratello. Una notte si alzarono alla stessa ora e si incontrarono per strada: i due fratelli scoprirono stupiti di avere ciascuno un pesante sacco di grano in spalla. Non si dissero nulla ma bastò loro uno sguardo, seppur nel cuore della notte, per vedere che i loro occhi stavano brillando di immensa gratitudine. Molti anni più tardi, si venne a sapere la loro storia. Così, quando i concittadini decisero di costruire una casa di accoglienza per i poveri, scelsero il punto in cui i due contadini si erano incontrati. In quel luogo infatti i due fratelli avevano piantato la radice dell’Amore, quella che ci porta a rifiutare l’ingiustizia per il fatto che alcuni hanno troppo e altri non hanno nulla e quella che ci spinge a far si che quanti sono scartati dalla società possano vivere un po’ di gioia.

Preghiera Maria, è difficile a volte non essere invidiosi degli altri. Tu che ti sei fidata completamente della Parola di Dio, aiutami tu ad accettare gli altri e la loro felicità. Tu che conosci il silenzio e l’umiltà insegnami che la vera gioia viene da Dio, Amen

Impegno Ogni giorno mi congratulo con un mio compagno di scuola/di squadra per una sua piccola vittoria e lo ricordo nella preghiera.

Nota Nella liturgia di oggi torna il canto del gloria, per mostrare l’eccezionalità di questa festa. Non si accende la candela, perché siamo ancora nella seconda settimana di Avvento, ma si potrebbe riaccendere la seconda, specificando che tra la gente di Betlemme, una notte anche Maria si trova a fare esperienza della forza provvidenziale di Dio. Si può aggiungere un gesto di devozione mariana alla fine della messa. Dopo la benedizione finale, il celebrante insieme a tutti i bambini si porta davanti alla statua della Madonna e porta un fiore, accende una candela, fa salire un po’ di fumo profumato d’incenso. Con l’occasione si richiami alla bellezza della figura della Madre di Dio nella fede.

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Domenica 11.12.2016 – Senza gonfiarsi Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: IL PASTORE “Le famiglie aperte e solidali fanno spazio ai poveri, sono capaci di tessere un’amicizia con quelli che stanno peggio di loro. Se realmente hanno a cuore il Vangelo, non possono dimenticare quello che dice Gesù: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). In definitiva, vivono quello che ci viene chiesto in modo tanto eloquente in questo testo: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato» (Lc 14,12-14). Sarai beato! Ecco qui il segreto di una famiglia felice.” (AL 183).

Vangelo [Mt 11,2-11] “Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”

L’orgoglio Alcuni si credono grandi perché sanno più degli altri, e si dedicano a pretendere da loro e a controllarli. In realtà quello che ci rende grandi è l’amore che comprende, cura, sostiene il debole. Per poter comprendere, scusare e servire gli altri di cuore, è indispensabile guarire l’orgoglio e coltivare l’umiltà. Gesù ricordava ai suoi discepoli che nel mondo del potere ciascuno cerca di dominare l’altro, e per questo dice loro: «tra voi non sarà così» (Mt 20,26). La logica dell’amore cristiano non è quella di chi si sente superiore agli altri e ha bisogno di far loro sentire il suo potere, ma quella per cui «chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,27). Nella vita familiare non può regnare la logica del dominio degli uni sugli altri, o la competizione per vedere chi è più intelligente o potente, perché tale logica fa venir meno l’amore. Vale anche per la famiglia questo consiglio: «rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili» (1 Pt 5,5).

Storia Il re che voleva vedere Dio (L.Tolstoj) C’era un re che aveva vissuto molte esperienze nella sua vita. Poi aveva deciso ad ogni costo di vedere Dio. Siccome era un dittatore, aveva ordinato ai suoi sacerdoti e ai sapienti di soddisfare questo suo desiderio entro un determinato tempo. Ma anche il più saggio fra loro non era stato in grado di soddisfare tale richiesta del re. Tutti aspettavano con timore che pronunciasse le sue sentenze. Allora giunse un pastore dai campi, il quale aveva saputo dell’ordine del re; egli disse: “Permettimi, o sire, di esaudire il tuo desiderio!”. “Bene”, disse. Il re alzò gli occhi per fissare il sole, ma lo splendore lo accecava, abbassò la testa e chiuse gli occhi. “Vuoi che diventi cieco?”, chiese irritato al pastore. “Ma sire, questa è soltanto una minima parte della creazione, un pallido riflesso della grandezza di Dio, la piccola scintilla di un fuoco ardente. Tu, con i tuoi occhi deboli e lacrimosi, come puoi chiedere di vedere Dio? Cercalo con occhi diversi”. […] Questa risposta piacque al re ancor più di quella precedente. “Ti coprirò di regali, però prima rispondi alla mia terza domanda: Che cosa fa Dio?”. Il pastore vide che il cuore del re si era intenerito e disse: “Bene, anche questa volta desidero risponderti. Ti prego di una cosa: scambiamo per un attimo i nostri vestiti”. Il re acconsentì sbalordito e si scambiarono i vestiti. Mentre il re indossava i vestiti poveri, il pastore gli disse semplicemente e solennemente: “Questo fa Dio! Egli è disceso dal trono della sua magnificenza e si è fatto uomo. Egli non si fa grande, ma ci dà ciò che possiede e accetta da noi quello che abbiamo e quello che siamo”.

Preghiera Gesù, liberami dalla voglia di sentirmi migliore di altri, fammi capire che il centro non sono io, ma sei Tu! Rendi il mio cuore umile, disponibile a farsi piccolo per poter essere grande, sì, ma solo davanti a Te.

Impegno Questa settimana, ogni giorno scriverò su un foglio il nome di una persona e il valore che ammiro in lui/lei. Pregherò per lui/lei, chiedendo di poterlo imparare anche io.

Nota: La domenica in gaudete ha un colore liturgico unico: il rosaceo, un viola più luminoso, dice l’attesa colma di speranza: il Natale è prossimo. Il motivo della gioia è oggi la vicinanza sempre più chiara di Gesù. Si accende la terza candela della corona, la luce dei pastori. Non solo Dio sceglie le persone umili (i profeti, Betlemme, Maria), ma ha il coraggio di eleggere coloro che tutto il mondo ritiene scartati, inaffidabili. I pastori piacciono a Dio, perché sono attenti nell’arte della custodia, del condurre il loro gregge: “Accendiamo la terza candela, la luce dei pastori: Signore rendici attenti a chi ci conduce con dolcezza”.

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Note tecniche per la Novena Se la Novena è celebrata durante la s. Messa ricordiamo: - la possibilità di fare il tradizionale Canto delle profezie come canto d’inizio; - la storia dell’ospite può essere inserita nell’omelia che parte dal vangelo del giorno, così come anche l’impegno (che però può esser annunciato anche prima della Benedizione finale); - la preghiera può esser letta al posto della preghiera dei fedeli; - il canto del magnificat può esser fatto dopo la comunione; - la distribuzione degli adesivi segua il congedo finale; Se la Novena è una liturgia della Parola, si suggerisce il seguente schema: - canto di inizio. - monizione di benvenuto - canto delle profezie (Il Signore sta per nascere..) - lettura del vangelo del giorno proposto dalla Liturgia - storia suggerita o una analoga - preghiera - impegno - Padre nostro, orazione di Colletta del giorno, benedizione finale. - canto di Natale - distribuzione degli adesivi. Sarebbe utile far riscoprire i canti natalizi tradizionali, opportuni anche per il tempo di preparazione al Natale (Maranatha, In notte placida, O cieli piovete dall’alto, Maria tu che hai atteso nel silenzio, Dio si è fatto come noi, Venite fedeli, Astro del ciel, Tu scendi dalle stelle).

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Venerdì 16.12.2016 – Amabilità Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: ALEX “Meritano grande ammirazione le famiglie che accettano con amore la difficile prova di un figlio disabile. Esse danno alla Chiesa e alla società una testimonianza preziosa di fedeltà al dono della vita. La famiglia potrà scoprire, insieme alla comunità cristiana, nuovi gesti e linguaggi, forme di comprensione e di identità, nel cammino di accoglienza e cura del mistero della fragilità. Le persone con disabilità costituiscono per la famiglia un dono e un’opportunità per crescere nell’amore, nel reciproco aiuto e nell’unità. […] La famiglia che accetta con lo sguardo della fede la presenza di persone con disabilità potrà riconoscere e garantire la qualità e il valore di ogni vita, con i suoi bisogni, i suoi diritti e le sue opportunità. Essa solleciterà servizi e cure, e promuoverà compagnia ed affetto, in ogni fase della vita»” (AL 47) Vangelo [Gv 5,33-36] Giovanni […] era la lampada che arde e risplende… L’amabilità Amare significa rendersi amabili. Chi ama detesta far soffrire gli altri. È possibile essere amabili solo se si depone uno sguardo negativo, che cerca i difetti e problemi altrui. Chi ama è capace di dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza. Chi pensa solo ai propri interessi crede che gli altri esistano solo per soddisfare le proprie necessità. Storia “Bambini, oggi è davvero una giornata speciale…”. Tutta la quarta A fissava con trepidazione la maestra, che finalmente era riuscita ad ottenere un po’ di silenzio. “…questa mattina conoscerete il vostro nuovo compagno di classe, si chiama Alex!”. Diciannove sorrisi accolsero la notizia con grande entusiasmo. “Speriamo giochi a calcio!” esclamò Luca. “Ma no! Deve giocare a basket!” ribatté Fabio “Uffa un altro maschio!” si lamentarono le femminucce “Lo sfiderò subito con una bella corsa!” sentenziò Andrea. Stavano ancora parlando quando la porta si aprì. Con il fiato sospeso tutti volsero lo sguardo per assistere all’entrata trionfale del piccolo Alex. Una sedia a rotelle entrò nella quarta A, spinta da una mamma un po’ preoccupata. La maestra ruppe il silenzio, fornendo qualche spiegazione: “Lui è Alex, purtroppo è costretto sulla sedia a rotelle dalla nascita, ma è come tutti gli altri. È speciale come voi, non di più. Non ha superpoteri. È unico. Ha una forza incredibile. È un bambino felice”. Tutta la classe lo guardava attonita. Sicuramente non era il compagno di classe che tutti si aspettavano: non avrebbe mai corso, mai praticato nessuno sport…era diverso da tutti loro! Ma era davvero così importante? In fondo sarebbe potuto essere un buon amico, un buon compagno di classe anche se seduto su una sedia a rotelle. “Segui il calcio?! Che squadra tifi?” “Luca, non mi sembra il momento di affrontare questi argomenti!” lo ammonì la maestra. “Tifo Juve…” rispose timidamente Alex intromettendosi nel discorso. “Grande!! Siediti pure vicino a me!” rispose entusiasta Luca alzandosi dal banco per andare a spingere la sedia a rotelle…E già era nata un’amicizia. Le persone molto spesso non sono come ce le aspettiamo. Hanno pregi, ma anche difetti. Non per questo, però, dobbiamo chiuderci in noi stessi e costruire muri. Noi cristiani siamo chiamati ad essere amabili con tutti, perché tutti hanno diritto ad un nostro sorriso. Preghiera Gesù, fa’ che per amore io sappia incoraggiare, dare forza, asciugare le lacrime dei miei amici, di chi è accanto a me, per essere anch’io come Giovanni “una lampada che arde e risplende”, a scuola, a casa, in oratorio. Impegno Nella giornata di domani mi impegno ad essere più sorridente e aperto verso gli altri.

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Sabato 17.12.2016 – Distacco generoso Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: UNO GIOVANE STUDENTE “L’amore che non cresce inizia a correre rischi, e possiamo crescere soltanto corrispondendo alla grazia divina mediante più atti di amore, con atti di affetto più frequenti, più intensi, più generosi, più teneri, più allegri” (AL 134) Vangelo [Mt 1,1-17] “Giacobbe generò Giuseppe, sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” . Distacco generoso Per amare gli altri occorre prima amare sé stessi. Tuttavia, questo inno all’amore afferma che l’amore non cerca il proprio interesse, o che non cerca quello che è suo. Bisogna evitare quindi di attribuire priorità all’amore per sé stessi come se fosse più nobile del dono di sé stessi agli altri. Una certa priorità dell’amore per sé stessi può intendersi solamente come una condizione psicologica, in quanto chi è incapace di amare sé stesso incontra difficoltà ad amare gli altri. Però lo stesso Tommaso d’Aquino ha spiegato che «è più proprio della carità voler amare che voler essere amati» e che, in effetti, «le madri, che sono quelle che amano di più, cercano più di amare che di essere amate». Perciò l’amore può spingersi oltre la giustizia e straripare gratuitamente, fino ad arrivare all’amore più grande, che è «dare la vita» per gli altri. È ancora possibile questa generosità che permette di donare gratuitamente, e di donare sino alla fine? Sicuramente è possibile, perché è ciò che chiede il Vangelo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Storia Una mattina di qualche settimana fa, facendo la spesa, dopo essere uscito da scuola, incontrai una mamma con i suoi figli. Stavano anch’essi facendo la spesa e si poteva notare come fossero attenti a sistemare nel carrello solamente le cose più economiche. Arrivati al reparto pasticceria la bimba più piccola iniziò a chiedere alla mamma di comprarle la torta più bella per festeggiare il suo compleanno e così la madre la mise nel carrello insieme alle altre cose. Arrivati alla cassa però la mamma prese il portafoglio per pagare ma vedendo il conto e il denaro che aveva chiese scusa alla figlia e decise di posare la torta alla cassa perché non potevano permettersela. La bimba rimase molto dispiaciuta ma capendo i problemi che stava affrontando la sua famiglia non fece i capricci e abbracciò la sua mamma. Essendo in coda alla cassa dietro di loro, io vidi tutta la scena e quando arrivò il mio turno decisi di rinunciare ad un vasetto di nutella (lo avevo preso solo perché sono goloso!) e comprai la torta alla bambina. Dopo aver pagato corsi alla ricerca di quella piccola famigliola e una volta trovata diedi la torta alla bambina augurandole un buon compleanno. La madre, porgendomi un foglietto, mi chiese di lasciarle il mio numero di telefono così che un giorno avrebbe potuto ripagarmi la torta ma io decisi di scrivere solo una frase sul quel biglietto: “Un semplice atto di generosità crea un’onda senza fine!”. Preghiera Quanti nomi ti hanno seguito, Gesù! Quanta gente si è messa sulla stessa strada del DONO! Dammi la capacità di essere pronto a stare accanto agli altri senza chiedere niente in cambio, perché è bello donare, molto più che ricevere. Impegno Mi impegno a donare qualcosa di mio (un oggetto, un pensiero, un’azione) senza voler nulla in cambio per rendere migliore la mia giornata

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Domenica 18.12.2016 – Senza violenza interiore Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: IL PAPÀ “Si dice che la nostra società è una “società senza padri”. Nella cultura occidentale, la figura del padre sarebbe simbolicamente assente, distorta, sbiadita. Persino la virilità sembrerebbe messa in discussione. Si è verificata una comprensibile confusione, perché «in un primo momento, la cosa è stata percepita come una liberazione: liberazione dal padre-padrone, dal padre come rappresentante della legge che si impone dall’esterno, dal padre come censore della felicità dei figli e ostacolo all’emancipazione e all’autonomia dei giovani. Talvolta in alcune case regnava in passato l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione». Tuttavia, «come spesso avviene, si passa da un estremo all’altro. Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talora così concentrati su sé stessi e sul proprio lavoro e alle volte sulle proprie realizzazioni individuali, da dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i piccoli e i giovani». La presenza paterna, e pertanto la sua autorità, risulta intaccata anche dal tempo sempre maggiore che si dedica ai mezzi di comunicazione e alla tecnologia dello svago. Inoltre oggi l’autorità è vista con sospetto e gli adulti sono duramente messi in discussione. Loro stessi abbandonano le certezze e perciò non offrono ai figli orientamenti sicuri e ben fondati. Non è sano che si scambino i ruoli tra genitori e figli: ciò danneggia l’adeguato processo di maturazione che i bambini hanno bisogno di compiere e nega loro un amore capace di orientarli e che li aiuti a maturare”. (AL177) Vangelo [Mt 1,18-24] “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Senza violenza interiore L’Inno non ci invita solo ad essere persone pazienti che evitano di reagire bruscamente di fronte alle debolezze. Anche quando questa non appare, quando una debolezza o un errore altrui ci infastidiscono, può nascere una reazione interiore di rabbia e sentimenti negativi che poi ci condizionano nei confronti degli altri. Questo sentimento è una malattia interiore che alla lunga ci fa ammalare e ci isola. Ricordiamo la parola di Dio: “Non lasciarti vincere dal male”. Non finiamo la giornata senza fare la pace, pace con gli altri e pace con noi stessi. Non andiamo a dormire con il cuore colmo di ira (“Non tramonti sole sopra la vostra ira.”). Perdoniamo e desideriamo il bene degli altri. È vero, dobbiamo sempre lottare contro il male, ma diciamo sempre no alla violenza interiore. Storia Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?". "Prendimi la mano" rispose il bambino. Preghiera Quanto è difficile sentirsi bene dentro sempre, anche quando qualcosa non va. Guariscimi dai cattivi pensieri. Aiutami Tu, a partire dalla mia famiglia, a saper finire ogni giornata nella pace, affidando a te ogni piccolo o grande dispiacere. Impegno Questa sera mi impegno a fare un piccolo gesto (una parola, una carezza) per chiedere scusa in casa di ciò che ho fatto di male. E preghiamo insieme chiedendo il dono del cuore guarito dai cattivi sentimenti.

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Lunedì 19.12.2016 – Perdono Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: UN INSEGNANTE “Ugualmente, è indispensabile sensibilizzare il bambino e l’adolescente affinché si renda conto che le cattive azioni hanno delle conseguenze. Occorre risvegliare la capacità di porsi nei panni dell’altro e di pentirsi per la sua sofferenza quando gli si è fatto del male. Alcune sanzioni – ai comportamenti antisociali aggressivi – possono conseguire in parte questa finalità. È importante orientare il bambino con fermezza a chiedere perdono e a riparare il danno causato agli altri. Quando il percorso educativo mostra i suoi frutti in una maturazione della libertà personale, il figlio stesso a un certo punto inizierà a riconoscere con gratitudine che è stato un bene per lui crescere in una famiglia e anche sopportare le esigenze imposte da tutto il processo formativo”. (AL 268) Vangelo [Lc 1,5-25] “Egli […]ricondurrà i cuori dei padri verso i figli”. Il perdono Il cuore corre un rischio: quello di tenere nota del male ricevuto. In questo modo cresce il rancore e manca la gioia. La guarigione è la via del perdono. La radice di questa importante forma di amore è però imparare a perdonare noi stessi. Se questo non avviene, l’accusa all’altro è un apparente sollievo. Per questo l’esperienza di essere perdonati da Dio, gratuitamente e profondamente, potremo fare lo stesso anche con chi ci ha fatto del male. Storia Un giorno un maestro diede a un suo alunno un sacco vuoto e un cesto di patate. "Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco". L’alunno pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate. "Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana" disse il maestro. "Poi ne parleremo". Inizialmente l’alunno non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente gravoso. Ma dopo un pò, divenne sempre più un peso. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato. Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore sgradevole . Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole. Finalmente la settimana terminò. Il maestro domandò l’alunno: "Nessuna riflessione sulla cosa?". "Sì Maestro" rispose l’alunno. "Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un peso per noi, e dopo un pò, peggiora." "Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo peso?". "Dobbiamo sforzarci di perdonare". "Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei capace di perdonare?" "Ci ho pensato molto, Maestro" disse l’alunno. "Mi è costata molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti". Preghiera Gesù, è difficile perdonare chi mi ferisce, chi mi offende, chi mi prende in giro. Tu però hai perdonato tutti. E perdoni anche me. Rendi il mio cuore capace di perdono, capace di comprendere la debolezza degli altri, per camminare con loro verso di te Amen. Impegno Questa sera o domani pregherò per un amico, mio fratello o sorella che mi ha fatto del male e le comunicherò il mio perdono con un biglietto, una frase o un tempo condiviso.

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Martedì 20.12.2016 – Rallegrarsi con gli altri Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: UN ANIMATORE "Neppure Gesù crebbe in una relazione chiusa ed esclusiva con Maria e Giuseppe, ma si muoveva con piacere nella famiglia allargata in cui c’erano parenti e amici. Questo spiega che, quando tornavano da Gerusalemme, i suoi genitori accettassero che il bambino di dodici anni si perdesse nella carovana per un giorno intero, ascoltando i racconti e condividendo le preoccupazioni di tutti: «Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio» (Lc 2,44). Invece a volte succede che certe famiglie cristiane, per il linguaggio che usano, per il modo di dire le cose, per lo stile del loro tratto, per la ripetizione continua di due o tre temi, sono viste come lontane, come separate dalla società, persino i loro stessi parenti si sentono disprezzati o giudicati da esse" (AL 182)

Vangelo [Lc 1,26-38] “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Rallegrarsi con gli altri. Sappiamo che non è cosa buona, ma ammettiamolo: a volte ci sorprendiamo a rallegrarci per le difficoltà di chi non amiamo. Al contrario rallegrarsi per un successo altrui è segno di amore vero. Imparare a rallegrarsi del bene degli altri renderà la nostra vita molto più gioiosa. Dio apprezza chi si rallegra della felicità dell’altro. E allenarsi a condividere la felicità degli altri significa vivere una vita piena di gioia!

Storia Un giorno, non molto tempo fa, ragazzo figlio di contadini si presentò alla porta dell’oratorio e bussò energicamente. Quando Paolo, un animatore, aprì la pesante porta di quercia, il ragazzo gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d'uva. "Paolo" disse il ragazzo "sai a chi voglio regalare questo grappolo d'uva che è il più bello della mia vigna?". "Forse al parroco o a qualche altro animatore dell’oratorio come me?". "No, a te!". "A me?" Paolo arrossì tutto per la gioia. "Lo vuoi dare proprio a me?" "Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d'uva ti dia un po' di gioia!". La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto dell’animatore Paolo illuminava anche lui. Paolo mise il grappolo d'uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un'idea: "Perché non porto questo grappolo al Parroco per dare un po' di gioia anche a lui?". Prese il grappolo e lo portò a don Francesco. Don Francesco ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c'era nell’oratorio un animatore a casa con l’influenza e pensò: "Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco". Così il grappolo d'uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella casa dell’animatore influenzato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia della cuoca della mensa della Caritas, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma la cuoca lo diede al sacrestano (per dare un po' di gioia anche a lui), questi lo portò a un giovane ragazzo che in quel momento era in chiesa a pregare, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro. Finché, di mano in mano il grappolo d'uva tornò a Paolo, l’animatore (per portargli un po' di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia. L'amore è l'unico tesoro che si moltiplica per divisione: è l'unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. E' l'unica impresa nella quale più si spende, più si guadagna; regalalo, buttalo via, spargilo ai quattro venti, vuotati le tasche, scuoti il cesto, capovolgi il bicchiere e domani ne avrai più di prima.

Preghiera O Maria, fa’ che il mio cuore sia pieno di gioia per il bene dei miei amici, sia felice per le cose belle della mia famiglia, sentendo ogni giorno su di me il sorriso di Dio che si rallegra sempre della mia gioia.

Impegno Ora tocca a te, fai partire un cerchio di gioia in famiglia o a scuola. Spesso basta un piccolo gesto, una piccola scintilla di bontà e il mondo comincerà a cambiare. Fai una piccola azione con lo scopo gratuito di rallegrare la giornata di qualcuno.

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Mercoledì 21.12.2016 – Tutto scusa Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: una COPPIA DI SPOSI. “Dopo l’amore che ci unisce a Dio, l’amore coniugale è la «più grande amicizia».[122] E’ un’unione che possiede tutte le caratteristiche di una buona amicizia: ricerca del bene dell’altro, reciprocità, intimità, tenerezza, stabilità, e una somiglianza tra gli amici che si va costruendo con la vita condivisa. Però il matrimonio aggiunge a tutto questo un’esclusività indissolubile, che si esprime nel progetto stabile di condividere e costruire insieme tutta l’esistenza. Siamo sinceri e riconosciamo i segni della realtà: chi è innamorato non progetta che tale relazione possa essere solo per un periodo di tempo, chi vive intensamente la gioia di sposarsi non pensa a qualcosa di passeggero; coloro che accompagnano la celebrazione di un’unione piena d’amore, anche se fragile, sperano che possa durare nel tempo; i figli non solo desiderano che i loro genitori si amino, ma anche che siano fedeli e rimangano sempre uniti. Questi e altri segni mostrano che nella stessa natura dell’amore coniugale vi è l’apertura al definitivo”. (AL 123) Vangelo [Lc 1,39-45] “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Scusare Come usano le parole i credenti? La Parola di Dio ci chiede di non sparlare mai degli altri, di non occupare il nostro tempo a danneggiare la loro immagine. Questo è un grande peccato, che sembra darci sollievo ma in realtà fa molto del male a tutta la nostra persona. Nessuno è perfetto, amare un’altra persona significa convivere con l’imperfezione, farla notare a lui/lei con rispetto e poi tacere. Ma in realtà si riesce a non sparlare solo se si hanno gli occhi giusti, se si vede il difetto nella totalità del bene altrui. Due sposi che si amano, ad esempio, raccontano alle persone il lato buono dell’altro, non sottolineano i suoi difetti ed errori, perché sanno che questi sono soltanto una parte, non sono la totalità dell’altro. Storia Le lenzuola sporche Una coppia di sposi novelli andò ad abitare in una bella zona molto tranquilla della città. Una mattina, mentre bevevano il caffè insieme, il giovane marito si accorse, guardando attraverso la finestra aperta, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria dal terrazzo e disse: "Ma guarda com'è sporca la biancheria di quella vicina! Non è capace di lavare? O forse, ha la lavatrice vecchia che non funziona bene? Oppure dovrebbe cambiare detersivo!... Ma qualcuno dovrebbe dirle di lavare meglio! O dovrebbe insegnarli come si lavano i panni!". La giovane moglie guardò e rimase zitta. La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento perché si asciugasse. Dopo qualche tempo, una mattina l'uomo si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva la sua biancheria pulitissima e disse alla giovane moglie: "Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà detto come si fa?". La giovane moglie gli rispose: "Caro, nessuno le ha detto e le ha fatto vedere, semplicemente questa mattina, io mi sono alzata presto come sempre per prepararti la colazione e ho preso i tuoi occhiali e ho pulito le lenti!". ...Ed è proprio così anche nella vita... Tutto dipende dalla pulizia delle "lenti dei tuoi occhiali" attraverso cui si osservano i fatti. Prima di criticare, sarebbe meglio guardare bene se il nostro cuore e la nostra coscienza sono "pulite" per vedere meglio. Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino... Preghiera Gesù, gli altri non sono perfetti, così come non lo sono io. Rendimi capace di fare silenzio “per amore”, per non rovinare il rapporto con gli altri, per evitare che soffrano per causa mia. L’amore tutto scusa; insegnami a “scusare per amore”. Impegno Per oggi e domani mi impegno a non sparlare mai di nessuno.

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Giovedì 22.12.2016 – Ha fiducia Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: SAN GIUSEPPE “Il Vangelo ci ricorda anche che i figli non sono una proprietà della famiglia, ma hanno davanti il loro personale cammino di vita. Se è vero che Gesù si presenta come modello di obbedienza ai suoi genitori terreni, stando loro sottomesso (cfr Lc 2,51), è pure certo che Egli mostra che la scelta di vita del figlio e la sua stessa vocazione cristiana possono esigere un distacco per realizzare la propria dedizione al Regno di Dio (cfr Mt 10,34-37; Lc 9,59-62). Di più, Egli stesso, a dodici anni, risponde a Maria e a Giuseppe che ha una missione più alta da compiere al di là della sua famiglia storica (cfr Lc 2,48-50).” (AL 18) Vangelo [Lc 1,39-45] “L’anima mia magnifica il Signore”. La fiducia L’amore tutto crede, non ha la necessità di controllare tutto dell’altro. Solo quando si avverte una stima e un rispetto veri, è possibile aprirsi senza paura nel raccontare la propria vita e condividerla. Uno che sa che sospettano sempre di lui, che è giudicano senza compassione, che non lo amano in modo incondizionato, preferirà tenersi i suoi segreti, nascondere le sue cadute e debolezze, fingersi quello che non è. Al contrario, dove c’è fiducia, allora è possibile la trasparenza. Storia Io sono Giuseppe della casa di Davide. Faccio il falegname, da sempre. Questa è la mia bottega e sparsi qua e là ci sono i miei attrezzi. Accomodatevi pure. Di solito sono molto più ordinato ma ora no, non posso proprio, mi sento in subbuglio. Fino a pochi giorni fa era tutto diverso, io ero diverso. C’è stata una festa di fidanzamento la settimana scorsa, la mia festa di fidanzamento. Lo so che sono grande e avrei dovuto pensarci prima, ma ho dovuto lavorare così tanto per mantenere la famiglia che non ho mai trovato il tempo per pensare al matrimonio. Ma poi ho visto Maria e... mi sono innamorato come un ragazzetto. È stata proprio una bella festa, semplice ma bella. Mi dispiace che voi non c’eravate. La mia futura sposa, Maria, era una meraviglia. Ma poi... Ieri sera stavo per andare a dormire quando sento bussare. Apro. Era Anna, la madre di Maria, la mia futura suocera. Mi portava una notizia per me terribile: Maria, la mia fidanzata, è incinta. Mi sono sentito prendere dalla disperazione. Dopo che Anna se n’è andata mi sono messo a piangere perché non sono io il padre del bambino che Maria darà alla luce. Il giorno dopo avrei dovuto rompere il fidanzamento e umiliare Maria in pubblico, come impone la regola. E a quel punto mi sentii ancora peggio perché io volevo bene a Maria e non volevo farla soffrire. Quando, molte ore dopo, mi coricai, avevo preso una decisione: avrei rotto il fidanzamento, ma in segreto. Non riuscivo però ad addormentarmi...continuavo a pensare. Vi dico questo perché voi siate sicuri che io non dormissi. Ero sveglio e l’ho visto! Ho visto un angelo. Un angelo mi è apparso e mi ha detto: << Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.>> Grazie alle parole di quell’angelo e alla mia Fede io ho ritrovato subito la gioia e l’amore. Sapete cosa sto facendo ora? Ve lo dico. Io Giuseppe, umile falegname di Nazaret, sto costruendo la culla nella quale dormirà il figlio di Dio. Preghiera Maria, il tuo canto di gioia nasce dalla grande fiducia che riponevi in Dio. Fammi capire sempre di più che voler bene agli altri vuol dire lasciarli liberi, fidandomi di tutto il Buono che Gesù ha messo nel loro cuore. Impegno Cerco di dare fiducia a chi ho accanto, specie se mi costa fatica

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Venerdì 23.12.2016 – Tutto spera, tutto sopporta

Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: MARIA “Davanti ad ogni famiglia si presenta l’icona della famiglia di Nazaret, con la sua quotidianità fatta di fatiche e persino di incubi, come quando dovette patire l’incomprensibile violenza di Erode, esperienza che si ripete tragicamente ancor oggi in tante famiglie di profughi rifiutati e inermi. Come i magi, le famiglie sono invitate a contemplare il Bambino e la Madre, a prostrarsi e ad adorarlo (cfr Mt 2,11). Come Maria, sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusiasmanti, e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio (cfr Lc 2,19.51). Nel tesoro del cuore di Maria ci sono anche tutti gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, che ella conserva premurosamente. Perciò può aiutarci a interpretarli per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio.” (AL 30) Nel Vangelo di oggi si racconta la memorabile nascita di Giovanni, alla quale Maria ha assistito, essendo andata da Elisabetta per aiutarla durante la gravidanza. Tutta la grande famiglia di Maria si stava trasformando secondo la volontà di Dio, che aveva scelto la sua regina. Vangelo [Lc 1,57-66] “Giovanni è il suo nome… […] e parlava benedicendo Dio”. Tutto Spera nell’Amoris Laetitia viene descritta come Panta elpizei: non dispera del futuro. In connessione con la parola precedente, indica la speranza di chi sa che l’altro può cambiare. Spera sempre che sia possibile una maturazione, un sorprendente sbocciare di bellezza, che le potenzialità più nascoste del suo essere germoglino un giorno.

Tutto sopporta nell’Amoris Laetitia viene spiegata così Panta hypomenei significa che sopporta con spirito positivo tutte le contrarietà. Significa mantenersi saldi nel mezzo di un ambiente ostile. Non consiste soltanto nel tollerare alcune cose moleste, ma in qualcosa di più ampio: una resistenza dinamica e costante, capace di superare qualsiasi sfida. È amore malgrado tutto, anche quando tutto il contesto invita a un’altra cosa. Manifesta una dose di eroismo tenace, di potenza contro qualsiasi corrente negativa, una opzione per il bene che niente può rovesciare.

Storia C'era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in poco tempo crebbe enormemente. I pellegrini la vedevano da lontano e rimanevano ammirati e abbagliati dallo splendore dei suoi marmi e dei suoi bronzi dorati. Era insomma una città felice nella quale tutti vivevano in pace. Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re. Le trombe d'oro degli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio. Non mancava nessuno. Poveri e ricchi, giovani e vecchi si guardavano in faccia e parlottavano a bassa voce. Lo squillo argentino di una tromba impose il silenzio a tutta l'assemblea. Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito superbamente. Era l'uomo più ricco della città. Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: "Cittadini! Noi siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un principe, perché tutti lo rispettino per il suo alto lignaggio". "No! Vattene! Fatelo tacere! Buuuu!". I meno ricchi della città cominciarono una gazzarra indescrivibile. "Vogliamo come re un uomo ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!". Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante muscoloso e gridarono, agitando minacciosamente le picche: "Questo sarà il nostro re! Il più forte!". Nella confusione generale, nessuno capiva più niente. Da tutte le parti scoppiavano grida, minacce, applausi, armi che s'incrociavano. I parapiglia si moltiplicavano e i contusi erano già decine. Suonò di nuovo la tromba. Poco a poco, la moltitudine si acquietò. Un anziano, sereno e prudente, salì sul gradino più alto e disse: "Amici, non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora. Chiamiamo un bambino innocente e sia lui ad eleggere un re tra di noi". Presero per mano un bambino e lo condussero davanti a tutti. L'anziano gli chiese: "Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?". Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: "I re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia mamma". Le mamme al governo. E' un'idea magnifica. Il mondo sarebbe certamente più pulito, si direbbero meno parolacce, tutti darebbero la mano ad uno più grande prima di attraversare la strada... Dio l'ha pensata allo stesso modo. E ha fatto Maria.

Preghiera Gesù, insegnami a non rispondere al male con il male, a non rispondere all’offesa con l’offesa, a credere che anche quelli a me più antipatici possono cambiare, come un fiore può sbocciare in tutta la sua bellezza ad ogni primavera. Impegno Provo a ascoltare e comprendere l’idea/ragione di una persona a me vicina, idea/ragione che differisca dalla mia.

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Sabato 24.12.2016 – Non avrà mai fine

Al tavolo di Letizia l’invitato speciale di oggi è: GESÙ BAMBINO “L’incarnazione del Verbo in una famiglia umana, a Nazaret, commuove con la sua novità la storia del mondo. Abbiamo bisogno di immergerci nel mistero della nascita di Gesù, nel sì di Maria all’annuncio dell’angelo, quando venne concepita la Parola nel suo seno; anche nel sì di Giuseppe, che ha dato il nome a Gesù e si fece carico di Maria; nella festa dei pastori al presepe; nell’adorazione dei Magi; nella fuga in Egitto, in cui Gesù partecipa al dolore del suo popolo esiliato, perseguitato e umiliato; nella religiosa attesa di Zaccaria e nella gioia che accompagna la nascita di Giovanni Battista; nella promessa compiuta per Simeone e Anna nel tempio; nell’ammirazione dei dottori della legge mentre ascoltano la saggezza di Gesù adolescente. E quindi penetrare nei trenta lunghi anni nei quali Gesù si guadagnò il pane lavorando con le sue mani, sussurrando le orazioni e la tradizione credente del suo popolo ed educandosi nella fede dei suoi padri, fino a farla fruttificare nel mistero del Regno. Questo è il mistero del Natale e il segreto di Nazaret, pieno di profumo di famiglia! E’ il mistero che tanto ha affascinato Francesco di Assisi, Teresa di Gesù Bambino e Charles de Foucauld, e al quale si dissetano anche le famiglie cristiane per rinnovare la loro speranza e la loro gioia.” (AL 65) Vangelo [Lc 1,67-79] “Ci visiterà un sole che sorge dall’alto”.

Storia Guido Purlini aveva 12 anni e frequentava la prima media. Era già stato bocciato due volte. Era un ragazzo grande e goffo, lento di riflessi e di comprendonio, ma benvoluto dai compagni. Sempre servizievole, volenteroso e sorridente, era diventato il protettore naturale dei bambini più piccoli. L'avvenimento più importante della scuola, ogni anno, era la recita natalizia. A Guido sarebbe piaciuto fare il pastore con il flauto, ma la signorina Lombardi gli diede una parte più impegnativa, quella del locandiere, perché comportava poche battute e il fisico di Guido avrebbe dato più forza al suo rifiuto di accogliere Giuseppe e Maria. La sera della rappresentazione c'era un folto pubblico di genitori e parenti. Nessuno viveva la magia della santa notte più intensamente di Guido Purlini. E venne il momento dell'entrata in scena di Giuseppe, che avanzò piano verso la porta della locanda sorreggendo teneramente Maria. Giuseppe bussò forte alla porta di legno inserita nello scenario dipinto. Guido il locandiere era là, in attesa. "Che cosa volete?" chiese Guido, aprendo bruscamente la porta. "Cerchiamo un alloggio". "Cercatelo altrove. La locanda è al completo". La recitazione di Guido era forse un po' statica, ma il suo tono era molto deciso. "Signore, abbiamo chiesto ovunque invano. Viaggiamo da molto tempo e siamo stanchi morti". "Non c'è posto per voi in questa locanda", replicò Guido con faccia burbera. "La prego, buon locandiere, mia moglie Maria, qui, aspetta un bambino e ha bisogno di un luogo per riposare. Sono certo che riuscirete a trovarle un angolino. Non ne può più". A questo punto, per la prima volta, il locandiere parve addolcirsi e guardò verso Maria. Seguì una lunga pausa, lunga abbastanza da far serpeggiare un filo d'imbarazzo tra il pubblico. "No! Andate via!", sussurrò il suggeritore da dietro le quinte. "No!", ripeté Guido automaticamente. "Andate via!". Rattristato, Giuseppe strinse a sé Maria, che gli appoggiò sconsolatamente la testa sulla spalla, e cominciò ad allontanarsi con lei. Invece di richiudere la porta, però, Guido il locandiere rimase sulla soglia con lo sguardo fisso sulla miseranda coppia. Aveva la bocca aperta, la fronte solcata da rughe di preoccupazione, e i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. Tutto ad un tratto, quella recita divenne differente da tutte le altre. "Non andar via, Giuseppe", gridò Guido. "Riporta qui Maria". E, con il volto illuminato da un grande sorriso, aggiunse: "Potete prendere la mia stanza". Secondo alcuni, quel rimbambito di Guido Purlini aveva mandato a pallino la rappresentazione. Ma per gli altri, per la maggior parte, fu la più natalizia di tutte le rappresentazioni natalizie che avessero mai visto.

Preghiera Ormai manca poco alla tua nascita, Gesù. Tu sei quel sole che anche tra poco illuminerà di nuovo la mia vita. Ti chiedo un grande dono: quello di saper volere bene a Te e agli altri con gioia, e così dire a tutti che L’AMORE NON AVRÀ MAI FINE!

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Benedizione dei Bambinelli Celebrante Noi ti diciamo grazie, Signore Gesù, che ti sei fatto piccolo come noi; Tutti: Vieni Signore nella tua nascita a Betlemme hai rivelato la dignità dei piccoli e hai fatto di loro la misura del regno dei cieli. Tutti: Vieni Signore Ti preghiamo, perchè con la tua benedizione queste statuine di Gesù, che sta per venire tra noi, siano, nelle loro case, segno della tua presenza e del tuo amore. Tutti: Vieni Signore Benedici e proteggi le loro famiglie e la comunità parrocchiale; tieni tutti e sempre vicini a te con Maria e Giuseppe nella semplicità ed essenzialità della Santa Famiglia; Tutti: Vieni Signore fa' che non manchino mai il pane e la pace a tutti i bambini del mondo. Il tuo Spirito li aiuti a crescere in sapienza e grazia, perchè possano sempre piacere al Padre tuo e nostro che e ̀ nei cieli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Tutti: Amen. Quindi il Celebrante, attraversando la navata centrale, asperge con l’acqua benedetta l’assemblea e le statuine di Gesu ̀ Bambino. Orazione Celebrante: Preghiamo. Signore Gesù Cristo, che hai amato particolarmente i piccoli e hai detto: chi accoglie uno di loro accoglie me, esaudisci le nostre preghiere per questi bambini, custodiscili con l’assistenza dei tuoi Angeli e proteggili sempre, perchè possano vivere per te e, forti della tua amicizia, siano perseveranti con la grazia dello Spirito nella speranza della gioia senza fine. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Tutti: Amen.

Promemoria per la Diocesi di Saluzzo: Festa della Pace diocesana sabato pomeriggio 21 gennaio 2017 (luogo da definire)