bollettino domenicani n.3 maggio giugno 2010

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domenicani - maggio - giugno - 2010 - n. 3 89 A. XLIV - n. 3 - maggio-giugno 2010 - - Sped. A.P. - D.L. 24/12/2003, n. 353, conv. in L. 27/02/2004 n. 46 - Firenze Aut. n. 1800/1967 . SPIRITUALITÀ studio e missione dei domenicani PASTORALE fiumicino: missioni al popolo DOMENICANI DOMENICANI

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SPIRITUALITÀstudio e missione dei domenicani

PASTORALEfiumicino: missioni al popolo

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DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S.Caterina da Siena

Anno XLIV – n. 3maggio-giugno 2010

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI Tel. 070 65 42 98

cell. 339 18 22 685 e.mail

[email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

Sped. Abb. Postale D.L. 24/12/2003, n. 353,

conv. in L. 27/02/2004 n. 46

copertina:FIRENZE: Museo di S. MarcoB. Angelico: Angelo musicante

Anno XLIV - maggio-giugno 2010 - n. 3

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Editoriale.La Redazione.

Spiritualità. Lo studio e la Missione dei Domenicani.

P. Eugenio Zabatta op.Tommaso d’Aquino…

Papa Benedetto XVI.S. Caterina da Siena.

Daniela Olmo, Emilia Lattanzio.Pastorale.Missioni Domenicane al popolo.

Sr Antonella Olivero.Notizie. Bologna: quattro nuovi diaconi.

P. Simone Bellomo.Pratovecchio: Sì! Lo voglio…

Cronista della Comunità.Siena: Il Padre Maestro con il Consiglio in pellegrinaggio… Franca Piccini. Firenze: B. Angelico e il Rinascimento.

P. Alfonso Fressola.Pistoia: Il Convegno di studio: Confronti sulle Migrazioni. Programma.Perugia: Incontro delle Fraternite laiche.

Lucia Marafodi.Fraternite di: Villabasilica, Pisa, Popoli e Cagliari, Roma.In Memoria: P. Michele De Ceglie op.

P. Angelo Belloni op. Pubblicazioni. • • •

Con i Santi, che già godono della gloria di Dio e non cessano d’in-tercedere per noi presso il Padre, la Chiesa ci in-vita a venerare con par-ticolare affetto anche i santi Angeli con i quali il Signore Gesù verrà nella sua maestà e gloria per il giudizio finale dell’ulti-mo giorno (cf Mt. 25 31; LG, 49-50).so

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Il ruolo dei laici e dei sacerdoti nella Chiesa del terzo millennio è tra gli argo-menti più trattati: l’urgenza di risposte valide, di indicazioni precise sul modo di pensare e di agire dei cristiani, ne spiega il motivo.

Da dove cominciare? È stato l’interro-gativo a cui fanno seguito tutte le inizia-tive a livello ecclesiale da parte del Papa con la proposta dell’anno sacerdotale o con il viaggio a Cipro; oppure a livello diocesano da parte dei vescovi con i Sinodi o con iniziative particolari come l’ostensione della sacra Sindone; o, in-fine, per la nostra Famiglia domenicana da parte del Padre Generale che sta gui-dando il “Novenario” in vista dell’VIII centenario dell’Ordine. Attualmente si sta già preparando il Capitolo Generale elettivo che sarà celebrato a Roma.

Per ogni iniziativa si richiede slancio, fiducia nelle stesse iniziative e soprattut-to molta preghiera.

Anche la nostra Provincia Romana di S. Caterina non fa mancare gene-rosamente la sua risposta con le varie iniziative che vengono prese presso le nostre Comunità, anche laicali, o a livello provinciale. Se ne fa garante, di quest’ultime, proprio il presente nu-mero di Domenicani che le riferisce: la missione popolare a Fiumicino, i con-vegni di studio, celebrazioni, raduni e

l’incontro della gioventù domenicana a Torino. Tutto cooperi al bene e ogni iniziativa sia per noi un nuovo passo verso la santità.

Paolo VI nella “Gaudete in Domino” diceva che lo Spirito Santo ci dona l’attivismo della carità. Queste parole ci richiamano la “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, e tutte e due le encicli-che ci educano ad incentrare le energie nell’amore vero: quello che trasforma in condivisione, sguardo per gli altri, servi-zio; amore che è espressione di dono.

Amore, diciamo ancora, che sarà ve-ro, solo se unito con la verità, la bontà, la bellezza, la gioia.

Fermiamoci su quest’ultima dote! Possiamo dire che: una carità non gio-iosa non può essere cristiana: “servite il Signore nella gioia”.

La gioia ha impronta trinitaria, per-ché parte dal Padre creatore, riposa nel Figlio, è sorgente di bene nello Spirito. È gioia che scaturisce dal Vangelo che è la “buona notizia” che non può che far lieti. È gioia che scaturisce dalla consapevolezza che Cristo è con noi… e noi siamo suoi.

Amore vero e gioia sincera che au-guriamo volentieri ai nostri gentili lettori con un periodo di meritate vacanze.

La Redazione. •••

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LO STUDIO E LA MISSIONE DEI DOMENICANIfrati, monache, suore e laici

Lo studio fa parte della “struttura dell’Ordine” ed è “lo strumento del nostro ministero”, e perciò è indi-spensabile per riportarci con fedeltà al carisma che ci appartiene (LCO, 76).

Perché abbia realmente a che fare con la nostra vita spirituale e con la nostra predicazione, lo studio non può essere competenza esclusiva del proprio ingegno e sudore, una giu-stapposizione esteriore alla preghiera. Bisogna passare, dalla coesistenza della preghiera e dello studio, a una simbiosi, in modo da rendere studiosa la preghiera e religioso lo studio.

Lo studio deve compenetrarsi alla preghiera in uno slancio unico, fino a essere “per il continuo e arduo sforzo che comporta, una forma di ascesi” (LCO, 83). Lo studio è un generoso servizio per l’uomo, una carità ecume-nica e nondimeno rende, chi lo prati-ca, magnanimo e liberale con il segno del trascendente e dell’infinito.

FIRENZE: Museo S. Marco.Sala Capitolare.Santi Tommaso e Pietro martire.

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LO STUDIO E LA MISSIONE DEI DOMENICANIfrati, monache, suore e laici

Come fiume dalla sorgente, la pre-dicazione apostolica - fine speciale dell’Ordine domenicano – procede dall’abbondanza della contemplazione.Contemplazione e predicazione sono tra loro tanto unite che la vocazione dome-nicana è “un segno di predestinazione alla contemplazione”1.

Contemplazione che suppone non solo la grazia e le virtù soprannaturali infuse, ma una mozione speciale dello Spirito Santo. Contemplazione che è “infusa e soprannaturale”, anche se ci si dispone ad essa con atti naturali, quali la lettura, la meditazione, lo studio.

La contemplazione, indispensabile al predicatore2, infatti, è atto dell’intelletto che medita cose divine e quindi è lega-ta particolarmente allo studio, per cui possiamo capire il motivo dell’impor-tanza che questo ha avuto nell’Ordine, enumerato tra i mezzi essenziali per il conseguimento del nostro carisma3.

La nostra caratteristica particolare nella Chiesa – riconosciuta da tutti – è stata proprio la preminenza, nelle osser-vanze regolari, data allo studio che non poco incide nello stile di vita.

Quale strumento ordinato al fine, lo studio è un servizio per l’uomo, una “fatica” che richiede rigore e impegno a vantaggio dell’uomo, ma nondimeno

è un arricchimento spirituale di vera crescita per chi lo pratica4.

La presente nota rimanga una sem-plice riflessione e un puro richiamo, sempre utile del resto, al vero valore che lo studio5 ha per noi domenicani, a motivo del suo intimo legame con la preghiera e con la predicazione.

Ne parliamo non solo perché è bene volgere, sovente, la propria attenzione a ciò che fa parte della “struttura dell’Or-dine” ed è “lo strumento del proprio ministero”6, ma soprattutto, data la sua importanza, per rapportarsi con fedeltà al proprio carisma. Chi si riconosce in una spiritualità particolare (benedettina, domenicana, carmelitana…) non solo vive la propria fede, ma fa anche l’espe-rienza di vita alla luce di un carisma particolare, coinvolgendo tutti gli aspetti dell’esistenza7.

Ne parliamo, altresì, perché viviamo in tempi nei quali si corre il rischio di smarrire il senso dello studio e di vederlo solamente in relazione, in funzione, di un’occupazione lavorativa e non come una forte e preziosa esperienza di vita.

Cosa intendiamo con quest’ultima espressione lo si può già facilmente ca-pire da quanto fin qui detto sul “ruolo” riconosciuto allo studio nella vocazione domenicana, ma pensiamo di dover

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mettere ancor meglio in evidenza la sua incidenza vitale nella nostra “missione domenicana”.

Significativo è quanto, con non celata esagerazione, si riporta nell’affermazio-ne attribuita al card. Caietano De Vio: «il domenicano che non studia almeno quattro ore al giorno deve ritenersi in peccato mortale»8.

Data questa intima connessione con la propria vocazione, per il domenicano lo studio diventa, non solo nel periodo di formazione, ma per tutta la vita un’at-tività principale, una forma di ascesi9. Vita domenicana e studio procedono insieme e l’uno diventa per l’altra misura di fecondità. Lo studio del domenicano realmente ha a che fare con la sua vita spirituale e con la sua missione10.

È vero che nelle Costituzioni dei Domenicani, di ogni ramo, si parla dello studio come di un “mezzo” per raggiungere il “fine”11, ma lungi dal ve-

Studio e Simpatiaper l’uomo

Il tratto specifico della spirituali-tà domenicana è una certa simpatia per il mondo, per l’uomo e le sue vi-cende. Il concetto di “mondo” come “campo dell’insidia satanica”, proprio dell’ascetismo medievale, con San Domenico, diventa, potremmo dire, il “campo di azione” in cui l’uomo deve dispiegare le sue potenze, attuare la propria umanità e contribuire ad edi-ficare il regno dello spirito: “Trattan-do le realtà temporali e ordinandole secondo Dio” (LG, 31).

Questa “simpatia”, nel domeni-cano, nasce dallo… studio sul Cristo che per redimere l’uomo si è incarnato ed è entrato nella sua storia, e perciò il domenicano chiede di “vivere”nel mondo, con l’uomo, conoscerlo nella sua natura… studiarlo.

Simpatia che in San Domenico è espressa con «accoglieva tutti gli uo-mini nel largo seno della sua carità»; simpatia che troviamo in San Tomma-so d’Aquino che fa dell’umanità, as-sunta dal Verbo di Dio, lo strumento efficiente della nostra salvezza; sim-patia che abbiamo in Santa Caterina, che offre la sua vita per la Chiesa. Simpatia, aggiungiamo, che può es-sere generata solo da uno “studio” assiduo e continuo. L’uomo e Dio so-no i due poli del suo studio. Meglio si direbbe che l’uomo, creatura di Dio e che torna a Dio, è lo spazio del suo studio teologico.

Sono domenicani: S. Alberto Ma-gno, patrono dei cultori delle scien-ze naturali; il B. Angelico, il “teologo dell’immagine”, patrono degli artisti; S. Caterina, patrona delle Associazioni assitenziali. • • •

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derlo solamente in maniera funzionale ad un’occupazione - fosse anche la più nobile, quale appunto la predicazione - per il suo ruolo e per l’impegno che richiede, dà “forma” a tutta la sua vita. Per “forma” intendiamo un modo di vedere la realtà, di essere al mondo; intendiamo la particolare sensibilità, a certi valori, che si proietta anche in un certo stile di vita12.

Uno di questi valori, il più importan-te, è la preghiera, la contemplazione. «L’uomo di studio – scriveva M. Ledrus – ha parecchio dell’anacoreta (…) sia che si trovi chinato sul tavolino, con la penna in mano, sia che si trovi in raccoglimento all’inginocchiatoio, lo scienziato cristia-no serve un solo Maestro e lo serve a norma del primo comandamento, con tutto il cuore non meno che con tutta la mente»13.

Studio e preghiera sono in intensa dialettica tra di loro, ora serena, ora

inquieta, da formare un binomio inse-parabile che, quando raggiunge la sua armonia, diventa testimonianza profe-tica. Studio, preghiera che sbocciano nella predicazione14.

La sintesi di vita interiore sia capace di vedere e di creare la compenetrazione mutua dello studio e della preghiera in uno slancio unico e non in una giustap-posizione esteriore.

Solo in questa unità e osmosi è elevata la preghiera e reso fecondo lo studio.

Lo studio, di sua natura, come la pre-ghiera, tendendo ad assorbire in profon-dità tutte le energie spirituali dell’uomo può facilmente portare ad una gradevole ebbrezza di autosufficienza che invece di aprire allo spirito di Dio, apre all’auto-nomia… a non aver bisogno di nessuno e quindi all’orgoglio.

Ma sarà proprio la preghiera ad es-sere l’antitodo di questa tentazione e

ROMA. Angelicum.Il cortile interno della sede

dell’Angelicum, presso la chiesa dei santi Domenico e Sisto. L’Angelicum è la “Pon-tificia Università San Tommaso”, uno dei centri di studio più importanti dell’Ordi-ne domenicano in Italia, assieme alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna con sede nel Convento S. Domenico di Bologna.

In questo Convento-Facoltà studiano e si formano i nostri confratelli studenti.

(vedi foto pg. 96).

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mentre assicura fedeltà al vero obiettivo dello studio, dona ad esso maggiore incremento e frutto, proprio per la co-stante fatica che richiede15.

Scendendo ancor più in profondità possiamo dire che il domenicano, anche laico, che vive in questa meravigliosa simbiosi il tempo che dedica alla pre-ghiera e allo studio, offre a Dio maggiore lode e realizza a perfezione il carisma dell’Ordine che è tutto per la salvezza delle anime.

La Cost. Lumen Gentium, documen-to conciliare, suggerisce anche ai laici affinché procurino, si studino di offri-re, dopo averlo purificato, il mondo a Dio: «essi sono chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo… a loro spetta illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente

legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e Redentore»16.

Appropriata l’osservazione di Ledrus: «Il mondo, elaboratamente conosciuto dalla scienza si offre a lode di Dio mol-to più degnamente che non un mondo tuttora caotico, ignorato nei suoi ordina-menti, a modo di materia grezza»17.

Enumerato tra gli elementi costitutivi della vita regolare, «lo studio della sacra verità»18 appare anche nelle Costituzioni delle Monache, come in quelle dei Laici domenicani, i quali – è scritto - «come membri dell’Ordine, ne partecipano la missione apostolica con lo studio, la preghiera e la predicazione…19.

In un discorso serrato il Capitolo Generale di Quezon City (1977), per citarne uno, rivela l’intimo legame dello studio alla nostra predicazione in questi termini: «per essere fedeli alla nostra

«Per non venire meno all’impegno di predicare con le parole e con le opere, dobbiamo essere assidui nello studio (LCO, 1, IV).

BOLOGNA. Basilica di San Domenico. Padri e studenti domenicani in posa con il card. Schönborn di Vienna, domenicano (a. 2006).

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971. P. LIPPINI, La spiritualità Domenicana,

Quaderni di Fam. Domenicana, 2, p. 49.2. cf. B. U. DE ROMANS, De Vita Regu-

lari, I, 58. Al religioso, che è maggiormente dedito alla contemplazione, compete, più che ad altri, la predicazione.

3. LCO, Cost. Fondamentale, IV; e n. 102. «Lo studio è la grande novità creatrice e geniale di San Domenico: per la prima vol-ta, nella storia della Chiesa, si presenta un Ordine religioso fondato sullo studio come elemento costituzionale…» D. ABBRESCIA, Laici Domenicani, ed. Nicolini, Gavirate, (1989), pp. 31-32.

4. Dal domenicano A. D. Sertillanges, au-tore del fortunatissimo libro: La vie intellec-tuelle, del 1920, al P. T. Radcliffe, ex Maestro dell’Ordine, autore, tra l’altro, di La peren-ne sorgente della speranza, abbiamo avuto anche nel secolo scorso, nell’Ordine, tutta

una letteratura sull’importanza, il significa-to e le modalità dello studio e della ricerca alla luce del nostro carisma.

5. Si tratta di studio ordinato alla salvezza delle anime; studio, cioè, della sacra verità, ma anche di tutto ciò che lo prepara ed è strumento indispensabile per la diffusione della stessa verità.

6. LCO, 76-77.7. Cf. A. SPADARO, «La letteratura come

immersione interattiva. Tra “Esercizi Spiritua-li” e “Realtà Virtuale”», in Civiltà Cattolica 2004 II 37-49.

8. P. LIPPINI, La spiritualità Domenicana, Quaderni di Famiglia Domenicana, 2, (ed. minor ESD - Bologna) p. 32.

9. LCO, n. 83.10. Così è sempre stato! Cf. LCO, 102. - «Ri-

aprire Centri di riflessione teologica! Ciò è necessario per la vitalità di ogni Provincia» (CG. di Bologna, 1988).

11. LCO, Cost. Fond., n. IV; n. 77.12. Cf. S. WEIL, Attente de Dieu, ed. Du

Vieux Colombier, Paris 1950, p. 114: «Lo sviluppo della facoltà dell’attenzione costi-tuisce il vero oggetto e quasi l’unico scopo dello studio».

13. M. LEDRUS, Studio e preghiera. Sintesi di una vita interiore», in G. PANI (ed.), Stu-dio e Sapienza. La passione per la verità e l’assoluto, Palermo, Vittorietti, 2008, 49.

14. Chi dallo studio e preghiera passa al-la conoscenza amorosa di Dio (= contem-plazione) non può trattenersi dal narrare le meraviglie del Signore (= predicazione). Cf. P. LIPPINI, op. cit., p. 48.

15. LCO, n. 77,1; n. 83).16. LG, n. 31.17. M. LEDRUS, Studio e preghiera…, op.

cit. 66.18. Dedicarsi allo studio «per aiutare gli

uomini a coltivare il desiderio di conoscere la verità” è “urgente dovere” per le Costitu-zioni dei frati: LCO, 77.

19. Regola dei laici, Cost. Fond., 4; 10 f; Direttorio, n. 21.

20. (CG. di Ocaña, 1926, p.14; Cf. P. E. ZABATTA, Per una Via migliore, (AR 2002)p. 156.

vocazione, dobbiamo essere totalmente impegnati nell’evangelizzazione della Parola di Dio; ma per non venire meno a questo impegno di predicare con le parole e con le opere, dobbiamo essere assidui nello studio (LCO, 1, IV), perché lo studio ci prepara e ci spinge alla pre-dicazione, alla quale dà e dalla quale riceve vigore» (QC, 85).

«Ed anche oggi, pur con la flessione delle vocazioni, l’Ordine non teme di sottoporsi a sacrifici e impegnare i re-ligiosi migliori pur di continuare nelle sue facoltà teologiche a comunicare a chierici e laici la scienza di Dio, sa-pendo che “insegnare la dottrina sacra nelle aule o dal pulpito costituisce per il nostro Ordine la sua differenza specifica e il suo speciale carattere, quasi la sua ragion d’essere”20».

p. eugenio zabatta op.

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Cari fratelli e sorelle, dopo alcune catechesi sul sacerdozio e i miei ultimi viaggi, ritorniamo oggi al nostro tema principale, alla meditazione cioè di al-cuni grandi pensatori del Medio Evo.

Avevamo visto ultimamente la grande figura di san Bonaventura, francescano, e oggi vorrei parlare di colui che la Chie-sa chiama il Doctor communis: cioè di san Tommaso d’Aquino.

Il mio venerato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica Fi-des et ratio ha ricordato che san Tomma-so «è sempre stato proposto dalla Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia» (n. 43).

Non sorprende che, dopo sant’Ago-stino, tra gli scrittori ecclesiastici men-zionati nel Catechismo della Chiesa Cat-tolica, san Tommaso venga citato più di ogni altro, per ben sessantuno volte!

Egli è stato chiamato anche il Doc-tor Angelicus, forse per le sue virtù, in particolare la sublimità del pensiero e la purezza della vita. >>>

All’udienza generale catechesi su Tommaso d’Aquino maestro di teologia e di realismo pastorale

giovedì 3 giugno 2010

«Tommaso d’Aquino: tra fede e ragione naturale armonia»

Benedetto XVI ricorda la figura del Santo

In precedenza il Pontefice aveva dedicato la catechesi a

san Tommaso d’Aquino, il Dottore Angelico,

indicando nella sua figura una sintesi fra il teologo che

parlava «con semplicità e fervore ai fedeli»

e il predicatore dotato di «sano realismo pastorale»

Ora, nella sua catechesi, il Papa ha ricordato che san Tommaso, autore della «Summa Theologiae» svolse un’operazione di fondamentale importanza per la storia della filosofia e della teologia in un’epoca di forte scontro tra culture.Su “Avvenire”, giovedì, 3 giugno 2010 a pagina 22.

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A sinistra. LONDRA. National Gallery - CARLO CRIVELLI (1495). S. Tommaso D’Aquino.

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Tommaso nacque tra il 1224 e il 1225 nel castello che la sua famiglia, nobile e facoltosa, possedeva a Roccasecca, nei pressi di Aquino, vicino alla celebre ab-bazia di Montecassino, dove fu inviato dai genitori per ricevere i primi elementi della sua istruzione.

Qualche anno dopo si trasferì nella capitale del Regno di Sicilia, Napoli, do-ve Federico II aveva fondato una presti-giosa Università. In essa veniva insegna-to, senza le limitazioni vigenti altrove, il pensiero del filosofo greco Aristotele, al quale il giovane Tommaso venne in-trodotto, e di cui intuì subito il grande valore. Ma soprattutto, in quegli anni trascorsi a Napoli, nacque la sua voca-zione domenicana. Tommaso fu infatti attratto dall’ideale dell’Ordine fondato non molti anni prima da san Domenico. Tuttavia, quando rivestì l’abito domeni-cano, la sua famiglia si oppose a questa scelta, ed egli fu costretto a lasciare il convento e a trascorrere qualche tempo in famiglia.

Nel 1245, ormai maggiorenne, poté riprendere il suo cammino di risposta alla chiamata di Dio. Fu inviato a Parigi per studiare teologia sotto la guida di un altro santo, Alberto Magno, sul quale ho parlato recentemente.

Alberto e Tommaso strinsero una ve-ra e profonda amicizia e impararono a stimarsi e a volersi bene, al punto che Alberto volle che il suo discepolo lo seguisse anche a Colonia, dove egli era stato inviato dai Superiori dell’Ordine a fondare uno studio teologico.

Tommaso prese allora contatto con tutte le opere di Aristotele e dei suoi commentatori arabi, che Alberto illu-strava e spiegava. In quel periodo, la cultura del mondo latino era stata pro-fondamente stimolata dall’incontro con le opere di Aristotele, che erano rimaste ignote per molto tempo.

Si trattava di scritti sulla natura della conoscenza, sulle scienze naturali, sulla metafisica, sull’anima e sull’etica, ricchi di informazioni e di intuizioni che appa-

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S. Domenico di Fiesole. - B. Angelico. Madonna tra Santi.

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rivano valide e convincenti. Era tutta una visione completa del mondo sviluppata senza e prima di Cristo, con la pura ra-gione, e sembrava imporsi alla ragione come «la» visione stessa; era, quindi, un incredibile fascino per i giovani vedere e conoscere questa filosofia.

Molti accolsero con entusiasmo, anzi con entusiasmo acritico, questo enorme bagaglio del sapere antico, che sembra-va poter rinnovare vantaggiosamente la cultura, aprire totalmente nuovi orizzon-ti. Altri, però, temevano che il pensiero pagano di Aristotele fosse in opposizio-ne alla fede cristiana, e si rifiutavano di studiarlo.

Si incontrarono due culture: la cultu-ra precristiana di Aristotele, con la sua radicale razionalità, e la classica cultu-ra cristiana.

Certi ambienti erano condotti al rifiu-to di Aristotele anche dalla presentazio-ne che di tale filosofo era stata fatta dai commentatori arabi, Avicenna e Averroè. Infatti, furono essi ad aver trasmesso al mondo latino la filosofia aristotelica. Per esempio, questi commentatori avevano insegnato che gli uomini non dispongo-no di un’intelligenza personale, ma che vi è un unico intelletto universale, una sostanza spirituale comune a tutti, che opera in tutti come «unica»: quindi una depersonalizzazione dell’uomo.

Un altro punto discutibile veicolato dai commentatori arabi era quello se-condo il quale il mondo è eterno come Dio. Si scatenarono comprensibilmente dispute a non finire nel mondo univer-sitario e in quello ecclesiastico. La filo-sofia aristotelica si andava diffondendo addirittura tra la gente semplice.

Tommaso d’Aquino, alla scuola di Alberto Magno, svolse un’operazione di fondamentale importanza per la storia della filosofia e della teologia, direi per

SAN TOMMASO D’AQUINO

«Penso che il compito principale della mia vita sia quello di esprimere Dio in ogni mio pensiero ed in ogni mio sentimento» (C. G, L 1, c. 3).

Questa bellissima frase riassume, in un raro lampo di espressione per-sonale, l’esistenza e la missione di San Tommaso d’Aquino. Tutta la sua fatica per scrivere opere che occu-pano ben 2 CD per oltre 500 milioni di parole, tutta la sua intensissima e sovrumana attività di insegnamento, predicazione, speculazione e scrittura hanno una sola ragione fondamenta-le: esprimere Dio.

Quest’uomo, nella sua breve esi-stenza (1225 ca - 7 marzo 1274) è stato capace di scrivere opere di filo-sofia e teologia di portata tale da co-stituire una svolta epocale, sia per la teologia che per la filosofia.

L’insegnamento, chiarissimo nei contenuti, risuonava nelle aule del-la Sorbona in maniera nuova e sor-prendente, in quanto sintetizzava e rielaborava in maniera originale le fonti più diverse ed allo stesso tempo più importanti del sapere teologico del tempo.

Guglielmo di Tocco, che fu amico e primo biografo di Tommaso lo sot-tolinea con entusiasmo:”Nelle sue lezioni egli introduceva nuovi articoli, risolveva le questioni in modo nuovo e più chiaro, con nuovi argomenti. Di conseguenza, coloro che lo ascolta-vano insegnare tesi nuove e trattarle con metodo nuovo, non potevano dubitare che Dio l’avesse illuminato con una luce nuova: infatti si posso-no mai insegnare o scrivere opinioni nuove, se non si è ricevuta da Dio una ispirazione nuova?» •••

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la storia della cultura: studiò a fondo Ari-stotele e i suoi interpreti, procurandosi nuove traduzioni latine dei testi origina-li in greco. Così non si appoggiava più solo ai commentatori arabi, ma poteva leggere personalmente i testi originali, e commentò gran parte delle opere ari-stoteliche, distinguendovi ciò che era valido da ciò che era dubbio o da rifiu-tare del tutto, mostrando la consonanza con i dati della Rivelazione cristiana e utilizzando largamente e acutamente il pensiero aristotelico nell’esposizione degli scritti teologici che compose.

In definitiva, Tommaso d’Aquino mostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia. E que-sta è stata la grande opera di Tomma-so, che in quel momento di scontro tra due culture - quel momento nel quale sembrava che la fede dovesse arrendersi davanti alla ragione - ha mostrato che

esse vanno insieme, che quanto appari-va ragione non compatibile con la fede non era ragione, e quanto appariva fe-de non era fede, in quanto opposta alla vera razionalità; così egli ha creato una nuova sintesi, che ha formato la cultura dei secoli seguenti.

Per le sue eccellenti doti intellettua-li, Tommaso fu richiamato a Parigi co-me professore di teologia sulla cattedra domenicana. Qui iniziò anche la sua produzione letteraria, che proseguì fi-no alla morte, e che ha del prodigioso: commenti alla Sacra Scrittura, perché il professore di teologia era soprattut-to interprete della Scrittura, commenti agli scritti di Aristotele, opere sistemati-che poderose, tra cui eccelle la Summa Theologiae, trattati e discorsi su vari ar-gomenti. Per la composizione dei suoi scritti, era coadiuvato da alcuni segre-tari, tra i quali il confratello Reginaldo di Piperno, che lo seguì fedelmente e al quale fu legato da fraterna e sincera amicizia, caratterizzata da una grande confidenza e fiducia.

È questa una caratteristica dei santi: coltivano l’amicizia, perché essa è una delle manifestazioni più nobili del cuore umano e ha in sé qualche cosa di divino, come Tommaso stesso ha spiegato in al-cune quaestiones della Summa Theolo-giae, in cui scrive: «La carità è l’amicizia dell’uomo con Dio principalmente, e con gli esseri che a Lui appartengono» (II, q. 23, a. 1).

Non rimase a lungo e stabilmente a Parigi. Nel 1259 partecipò al Capitolo Generale dei Domenicani a Valencien-nes dove fu membro di una commis-sione che stabilì il programma di studi nell’Ordine. Dal 1261 al 1265, poi, Tommaso era ad Orvieto. Il Pontefice Urbano IV, che nutriva per lui una gran-de stima, gli commissionò la composi-

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S. Domenico di Fiesole (FI).B. Angelico - S. Tommaso D’Aquino

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zione dei testi liturgici per la festa del Corpus Domini, che celebriamo doma-ni, istituita in seguito al miracolo euca-ristico di Bolsena.

Tommaso ebbe un’anima squisita-mente eucaristica. I bellissimi inni che la liturgia della Chiesa canta per celebrare il mistero della presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore nell’Eucaristia sono attribuiti alla sua fede e alla sua sa-pienza teologica. Dal 1265 fino al 1268 Tommaso risiedette a Roma, dove, pro-babilmente, dirigeva uno Studium, cioè una Casa di studi dell’Ordine, e dove iniziò a scrivere la sua Summa Theolo-giae (cfr. Jean-Pierre Torrell, Tommaso d’Aquino. L’uomo e il teologo, Casale Monf., 1994, pp. 118-184).

Nel 1269 fu richiamato a Parigi per un secondo ciclo di insegnamento. Gli studenti — si può capire — erano entu-siasti delle sue lezioni. Un suo ex-allievo dichiarò che una grandissima moltitudi-ne di studenti seguiva i corsi di Tomma-so, tanto che le aule riuscivano a stento a contenerli e aggiungeva, con un’an-

notazione personale, che «ascoltarlo era per lui una felicità profonda».

L’interpretazione di Aristotele data da Tommaso non era accettata da tutti, ma persino i suoi avversari in campo acca-demico, come Goffredo di Fontaines, ad esempio, ammettevano che la dottrina di frate Tommaso era superiore ad altre per utilità e valore e serviva da correttivo a quelle di tutti gli altri dottori. Forse an-che per sottrarlo alle vivaci discussioni in atto, i Superiori lo inviarono ancora una volta a Napoli, per essere a dispo-sizione del re Carlo I, che intendeva ri-organizzare gli studi universitari.

Oltre che allo studio e all’insegna-mento, Tommaso si dedicò pure alla predicazione al popolo. E anche il po-polo volentieri andava ad ascoltarlo. Direi che è veramente una grande gra-zia quando i teologi sanno parlare con semplicità e fervore ai fedeli. Il ministero della predicazione, d’altra parte, aiuta gli stessi studiosi di teologia a un sano realismo pastorale, e arricchisce di vi-vaci stimoli la loro ricerca. >

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Tommaso nacque dai conti d’Aquino nel 1225 a pochi anni di distanza dalla morte di S. Domenico. Entrò diciottenne nell’Ordine dei Frati Predicatori dove realizzò in modo perfetto l’ideale del santo fondatore. Alternò l’insegnamento della Sacra Dottrina con un’efficace predicazione e ha lasciato opere di straordinaria importanza per la Chiesa. Morì nel 1274, canonizzato nel 1323, dottore della Chiesa nel 1567 e patrono delle scuole cattoliche nel 1879.

ROMA. Basilica S. M. sopra Minerva. Filippino Lippi, S. Tommaso (part.)

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Gli ultimi mesi della vita terrena di Tommaso restano circondati da un’at-mosfera particolare, misteriosa direi. Nel dicembre del 1273 chiamò il suo amico e segretario Reginaldo per comunicargli la decisione di interrompere ogni lavoro, perché, durante la celebrazione della Messa, aveva compreso, in seguito a una rivelazione soprannaturale, che quanto aveva scritto fino ad allora era solo «un mucchio di paglia». È un episodio mi-sterioso, che ci aiuta a comprendere non solo l’umiltà personale di Tommaso, ma anche il fatto che tutto ciò che riusciamo a pensare e a dire sulla fede, per quanto elevato e puro, è infinitamente supera-to dalla grandezza e dalla bellezza di Dio, che ci sarà rivelata in pienezza nel Paradiso. Qualche mese dopo, sempre più assorto in una pensosa meditazio-ne, Tommaso morì mentre era in viaggio verso Lione, dove si stava recando per prendere parte al Concilio Ecumenico indetto dal Papa Gregorio X. Si spense nell’Abbazia cistercense di Fossanova, dopo aver ricevuto il Viatico con senti-menti di grande pietà.

La vita e l’insegnamento di san Tom-maso d’Aquino si potrebbero riassumere in un episodio tramandato dagli antichi biografi. Mentre il Santo, come suo soli-to, era in preghiera davanti al Crocifisso, al mattino presto nella Cappella di San Nicola, a Napoli, Domenico da Caserta, il sacrestano della chiesa, sentì svolgersi un dialogo. Tommaso chiedeva, preoc-cupato, se quanto aveva scritto sui mi-steri della fede cristiana era giusto.

E il Crocifisso rispose: «Tu hai parlato bene di me, Tommaso. Quale sarà la tua ricompensa?». E la risposta che Tomma-so diede è quella che anche noi, amici e discepoli di Gesù, vorremmo sempre dirgli: «Nient’altro che Te, Signore!»

SIENA. Casa di S. Caterina, cappella delle Confessioni. EZIO POLLAI. S. Caterina abbraccia la Croce (affresco, part).

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Parlare di Caterina, questa straordina-ria creatura amata da Dio in modo così profondo, tanto da unirla spiritualmente a Sé nella fede, in un amore autentica-mente sponsale, non è cosa semplice per un comune mortale, sia pure dotato di straordinaria cultura, perché in effetti, ciò che si è “realizzato” tra santa Cate-rina e nostro Signore, è “qualcosa” che va al di là della comprensione e della nostra umana sapienza.

Tuttavia, mossa dall’ammirazione che il suo fascino ha suscitato in me, vorrei, anche dalle pagine della nostra rivista domenicana, renderle sentito e doveroso omaggio, riconoscente per quanto le devo. Fin da quando ero stu-dente, ho imparato a conoscerla non solo come energica donna di fede, ma anche come personaggio storico al qua-le sono legati fatti e avvenimenti che hanno beneficamente coinvolto tutta la società, religiosa e politica.

L’amore profondo e particolare di Gesù per Caterina, sua sposa nella fede fin dalla più tenera età (nove anni!), ha fatto sì che ella sia cresciuta, maturata e formata in un clima di grande santità, immersa corpo ed anima in un amore vicendevole, talmente vivo da permet-terle di “colloquiare”, in chiara visione, con il suo Sposo.

Caterina dialoga, prega con Lui e “vive la sua vita“ tanto da diventare partecipe di tutto ciò che riguarda Cristo, compresa la sua passione e lo scambio del cuore. Vivono come reali “coniugi” che si sostengono, si consigliano, uniti in amore spirituale indistruttibile: un amore che supera qualsiasi avversità della vita.

Ma oltre a questi fatti, ciò che rende straordinaria la spiritualità di Caterina è l’armonia che ella riesce a mantenere tra la relazione mistica – veramente unica - con il suo sposo divino e le nu-merose delicate attività che, prudente e determinata, svolge in pubblico con principi e papi.

Il grande amore di Dio, del quale è divenuta prova vivente, la sospinge ver-so i sofferenti nello spirito e nel corpo e, compiendo guarigioni, rende visibile e concreto l’amore del Padre Celeste verso i suoi figli.

Spinta dal fuoco ardente dello Spirito Santo, si fa paciera tra fazioni turbolente, tra famiglie ostili; è mediatrice nei con-flitti tra città, tra Stati in lotta; in primis la Chiesa, nelle lotte esterne e negli scismi interni. Sempre e in ogni circostanza fece primeggiare l’amore del Verbo di Dio, l’Agnello svenato.

Molte di noi “donne moderne” vor-

UN RICONOSCENTE OMAGGIO A

SANTA CATERINA DA SIENA

energica donna di fede

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remmo armonizzare la nostra vita socia-le e matrimoniale con quella spirituale, contando esclusivamente sulle nostre forze, ignorando ciò che ci farebbe muovere nella giusta direzione: la fede e l’amore di Dio che, come lo è stato per Caterina da Siena, vuole essere nostro compagno, amico e sposo. Seguendo l’esempio di santa Caterina, è la “cono-scenza di Dio”, sempre più grande, che dobbiamo alimentare!

A Caterina fu concesso di avere im-presso, anche nel corpo, i segni della Passione di Cristo: le Stimmate.

Ormai gravemente ammalata e di-venuta vera effigie del Cristo sofferente, poco prima di morire (aveva 33 anni), ringraziava Dio per averle concesso di donare la propria vita per la Chiesa, come Cristo l’aveva donata per l’Uma-nità intera. Le sue ultime parole furono: “Sangue!” Quello stesso pagato da Cri-sto per il nostro riscatto.

Daniela Olmo (sr Teresa)(Fld di S. Sisto – Roma).

S. Caterinada Siena

Una santa che è gloria dell’Or-dine domenicano e della Chiesa intera. Già il suo nome, conosciuto ovunque, è tutto un programma, un nome che le si addice: Caterina, la pura; come la bianca fiamma del fuoco. Lei stessa diceva: “La mia natura è fuoco”.

L’ideale domenicano di contem-plazione e di azione, ha trovato la sua perfetta realizzazione in Cateri-na che, pur essendo una delle più grandi mistiche, è riuscita, quale profeta ispirata da Dio, a dire e a fare cose straordinarie. Ecceziona-le la sua operosità apostolica, il suo instancabile impegno nel cercare di risolvere i conflitti esistenti nella società del suo tempo; nell’operare per la pace in Italia; nel favorire il ri-torno del Papa a Roma; nella riforma dei costumi.

Nessuna più di lei ha amato la Chiesa e il Papa che ha chiamato. “Il dolce Cristo in terra”. Uguale stima e amore verso i Sacerdoti, dispensa-tori del Sangue di Cristo. L’amore di santa Caterina per la Chiesa, sposa di Cristo, fu tale che non dubitò di offri-re, per la sua unità e la santificazione dei sacerdoti, la sua stessa vita.

È venerata in modo particolare a Siena, sua città natale, e a Roma nella basilica della Minerva, che ne custodisce il suo corpo. Caterina è patrona d’Italia e d’Europa e Dottore della Chiesa.

(Emilia Lattanzio, della fraternita ld di Popoli)

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Lo scorso anno quattro Parrocchie della Diocesi di “Porto Santa Rufina“ (Roma) hanno chiesto ai Padri Dome-nicani della “Provincia Romana di S. Caterina da Siena” e della “Provincia di S. Tommaso d’Aquino in Italia” di fa-re una Missione al Popolo. Padre Mario Gallian, recentemente nominato pro-motore della Predicazione, ha coin-volto subito Suor Antonella Olivero nel cammino di preparazione che è durato quasi un anno.

L’organizzazione non è stata cosa facile! Soprattutto è risultato impegna-tivo aiutare i rispettivi Parroci ed i lo-ro collaboratori ad entrare nell’ottica di

MISSIONI DOMENICANE AL POPOLO

FIUMICINO-ROMA

11 aprile – 2 maggio 2010

… le Missioni sono state due: la prima, della durata di due

settimane, si è svolta a Fiumicino dall’11 al 25 aprile nelle Parroc-

chie di Santa Maria Porto della Salute e di Santa Paola Frassinetti;

la seconda, di una sola setti-mana, si è svolta dal 25 aprile al 02 maggio a Ponte Galeria

nella Parrocchia di Santa Maria della Divina Grazia e a Parco S. Leonardo nella

Parrocchia di S. Benedetto. Vi hanno partecipato comples-

sivamente otto Frati e tredici Suore domenicane.

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una missione e, a reperire i Frati e le Suore ma, grazie a Dio, siamo riusciti ad avere la disponibilità delle persone necessarie a tale scopo.

In pratica le Missioni svolte so-no state due: la prima, della durata di due settimane, si è svolta a Fiumicino dall’11 al 25 aprile nelle Parrocchie di Santa Maria Porto della Salute e di San-ta Paola Frassinetti; la seconda, di una sola settimana, si è svolta dal 25 apri-le al 02 maggio a Ponte Galeria nella Parrocchia di Santa Maria della Divina Grazia e a Parco S. Leonardo nella Par-rocchia di S. Benedetto. Vi hanno par-tecipato complessivamente otto Frati e tredici Suore.

Tre delle Parrocchie in Missione so-no state affidate al ministero dei reli-giosi ”Figli di Maria Immacolata” ed una ad un sacerdote diocesano. L’aper-tura della Missione è stata fatta insieme dalle due Parrocchie che erano interes-sate contemporaneamente. Il Vescovo della Diocesi di Porto S. Rufina, Mons. Gino Reali, ha presieduto tutte e due le volte alla solenne celebrazione Eu-caristica di apertura e ha conferito ai Missionari/e il “mandato” consegnan-do a ciascuno/a il Crocifisso, segno della nostra salvezza.

Durante l’omelia il Vescovo ha pre-sentato ai fedeli il tema della Missione: ”Lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor. 5,20) invitando tutti ad accogliere con gratitudine ed impegno la grazia della Missione. La comunione fraterna che si è subito creata tra di noi e con i Sacer-doti del luogo ha favorito la fedeltà alla preghiera comunitaria, l’accoglienza di ogni possibilità di annuncio e ci ha fat-to sentire meno la fatica del lavoro che abbiamo svolto.

I Frati hanno esercitato il loro mini-stero sacerdotale nei vari ambiti delle

FIUMICINO. Istantanee di alcuni eventi della missione (pp. 107-109).

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Parrocchie comprese le visite agli am-malati e alcuni incontri per categorie di persone; le Suore invece hanno ani-mato le celebrazioni, visitato a tappeto le famiglie, incontrato più volte i bam-bini e i ragazzi del catechismo, in par-ticolare quelli prossimi a ricevere i Sa-cramenti dell’iniziazione cristiana e gli Scouts.

Alla sera poi, tutti indistintamente, siamo andati nelle famiglie, che ave-vano offerto la disponibilità, presso le quali si radunavano il vicinato, i parenti e i conoscenti per l’ascolto della Paro-la. Evidentemente non è stato possibile incontrare tutte le famiglie per motivi di lavoro o perché appartenenti ad altre religioni. Alcune poi hanno dimostrato di non avere interesse per la nostra vi-sita, ma tante ci hanno aperto non solo la porta, ma soprattutto il cuore condi-videndo con noi le loro speranze, so-prattutto le loro angosce e talvolta an-che i loro drammi.

Coloro che hanno partecipato ai

Centri della Parola si sono dimostrati molto contenti di poter dialogare sulla parola di Dio e ci hanno invitati a ri-tornare: ciò che il Padre promotore si è impegnato a fare.

Dalla loro partecipazione molto at-tiva e coinvolgente, abbiamo capito che la gente ha sete di Parola e che oc-corre trovare nuove forme per annun-ciarla. Inoltre abbiamo constatato che non è conveniente limitare la Missione ad una sola settimana, particolarmen-te quando si tratta di Parrocchie grandi perché, nonostante tutta la preparazio-ne e i tempestivi avvisi, la gente all’ini-zio è sempre un po’ diffidente nei no-stri riguardi in quanto non ci conosce, ma poi gradatamente risponde sempre di più e ci permette di lavorare in mag-giore profondità.

Purtroppo la nostra predicazione in quelle comunità ha destato l’attenzio-ne dei Testimoni di Geova, che hanno cercato di precederci e di seguirci nelle visite alle famiglie; non solo, ma addi-

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rittura ci hanno aspettato per discutere con noi. Anche per questo motivo urge l’opera evangelizzatrice.

Una nota dolente è sempre quella della fascia giovanile… Abbiamo in-contrato dei giovani, ma pochi. Tuttavia abbiamo capito che il messaggio della Missione ha raggiunto più del previsto.

Un segno è stato un gruppo di giova-ni, adolescenti e bambini, che ha rea- lizzato, per la chiusura della Missione, un bellissimo concerto che esprimeva molto bene il tema della Missione.

È vero che si può sempre fare di più e meglio, ma noi missionari/e siamo contenti dell’esperienza della Missione al Popolo per tanti motivi: innanzitutto perché allarga i nostri orizzonti, sem-pre tentati a restringersi sia per l’età che avanza, sia per le nostre condizioni di vita, e poi perché ci fa crescere come Famiglia Domenicana; ci fa sentire più vicini ai nostri fratelli e sorelle di fede e ci offre la possibilità di portare il Mes-saggio evangelico.

Sr Antonella Olivero, OP.

PromotoriPredicazione Itinerante.

Nell’ultimo Capitolo Provinciale (Mon-

tecompatri 2009) sono stati designati: Promotore e cordinatore per la Predica-zione itinerante:

P. MARIO GALLIAN op. (per la zona della penisola)P. ALBERTO FAZZINI op.(per la regione Sardegna).A questi confratelli l’esortazione, da

parte del definitorio, di promuovere e curare la collaborazione con i Laici e con le Suore della Famiglia Domenicana (Atti, n. 36). Per comunicare:

P. M. Gallian: 055 265 64 53.P. A. Fazzini: 070 84 60 83.

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BOLOGNA. SAN DOMENICO.

QUATTRO NUOVI

DIACONI

per l’Ordine

e la Chiesa

Sabato 08 maggio, alle ore 11.00, si è svolta, nella Basilica Patriarcale di San Domenico a Bologna, l’ordinazio-ne diaconale di quattro nostri confra-telli: fra Manolo Puppini (della provin-cia Romana di S. Caterina da Siena), fra Matteo Montalcini (della provincia San Domenico), fra Francesco D’Agostino (della provincia San Tommaso d’Aqui-no) e fra Nazareno Muscat (della pro-vincia San Pio V di Malta). Hanno rice-vuto l’ordinazione per le mani di Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola.

Era presente una buona rappresen-tanza di frati della nostra Provincia con a capo naturalmente il P. Provinciale, Daniele Cara. La celebrazione è stata

intensa e partecipata e il vescovo, du-rante l’omelia, rivolgendosi agli ordi-nandi, ha sottolineato: “questo primo passo di servizio alla Chiesa, sostenuti dalla grazia sacramentale, vi conferisce il servizio della parola, del culto divino e della carità”.

Alla celebrazione ha fatto seguito un rinfresco nel chiostro del convento, dove i neo ordinati hanno potuto salu-tare confratelli, parenti e amici. I nuovi diaconi hanno davanti a se ancora un anno di studi teologici, a Bologna!

Auguriamo loro e in particolare al “nostro” fra Manolo, di compiere con gioia i primi passi del ministero diaco-nale a servizio della Chiesa e dell’Or-dine. Ad maiora!

fra Simone Bellomo OP

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“Sì, lo voglio, con l’aiuto di Dio e il vostro”. Con questa formula ripetuta per tre volte, il 1° Maggio scorso, Suor Marcella Domenica Muzzi ha espres-so la sua volontà di consacrare la pro-pria vita al Signore emettendo voto di obbedienza nelle mani di Sr Maria Pia Fragni op., priora della comunità del Monastero di “S. Maria della Neve e S. Domenico”, al quale la trentenne neo professa appartiene. Pochi istanti che “compiono” una vita, a conclusio-ne del percorso di discernimento, della volontà di Dio, che Sr Marcella ha fatto nella vita domenicana contemplativa, raccogliendo le conferme che l’hanno portata ad una risposta piena e totale.

La comunità religiosa ha partecipa-to con grande gioia, riconoscendo la grazia del Signore presente nell’even-to di una nuova professione religiosa; è stata l’occasione perché tutte le mona-che presenti rivivessero e rinnovassero, con nuova linfa, il senso e la gioia della propria donazione al Signore.

Amici e parenti di Sr Marcella sono arrivati dalla sua città natìa, Baricella (Bologna), per partecipare alla sua gio-ia ed accogliere la sua testimonianza di vita cristiana.

La celebrazione, sobria e intensa-mente partecipata, è stata presiedu-ta dal Provinciale, P. Daniele Cara op. Concelebranti: P. Joseph Agius op. e

PRATOVECCHIO. Monastero S. Maria della Neve e S. Domenico.

SÌ! LO VOGLIO!La professione di sr Marcella

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P. Antonio Cocolicchio op., il parroco don Guido Pratesi, don Enzo Ghirelli e don Massimo Cassani da Bologna.

La presenza dei laici domenicani e di alcuni amici della comunità religio-sa ha evidenziato la varietà di vocazio-ni nella Chiesa che, in quella circostan-za, era al completo.

Prendendo spunto dalla liturgia del-la Parola, nella quale sono stati letti i brani dal profeta Isaia e dal vangelo di Giovanni (Is 62, 1-5; Gv 12, 1-8), P. Da-niele ha proposto una meditazione sul senso della scelta della consacrazione religiosa oggi: essa diventa un segno forte e quasi controcorrente nei con-fronti di un mondo che punta sull’at-tivismo, sulla frenesia, sulla quantità e dimentica di dare a Dio il giusto posto.Se ancora la consacrazione religiosa crea sorpresa, sempre più perplessità suscita la scelta della vita contempla-tiva: perché chiudersi in monastero se fuori c’è così tanto bisogno?

La professione temporanea di Suor Marcella ha dato modo di ricordare che “questa scelta va a testimoniare ancora una volta, nella continuità del tempo, la scelta di coloro che, nella lo-ro esistenza e vita, pongono il prima-to su Dio, sull’assoluto, sul valore del-la penitenza, della preghiera, del silen-zio, del distacco dal mondo. Non per una separazione da questo, ma perché sia viva la presenza di Dio, meno visi-bile agli occhi della carne, Sr Marcella richiama, con la sua professione, il va-lore della vita contemplativa, quasi che la Chiesa non possa vivere senza que-ste persone consacrate e questi luoghi di contemplazione”.

La presenza di religiosi e sacerdoti ha fornito anche l’occasione di riflette-re sul senso dei voti di castità, povertà e obbedienza che caratterizzano la vita

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PRATOVECCHIO. Monastero Domenicane. Momenti della cerimonia della professione di Sr Marcella.

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religiosa e che rappresentano la chiave della vera libertà per il cristiano che si affida alla volontà del Signore. La scel-ta di vivere i consigli evangelici “diven-ta un fatto di libertà ma anche di testi-monianza in un mondo come quello di oggi: controtendenza alla voracità del possedere quasi come se nelle cose - nella ricchezza, nel denaro, nel potere - si trovi la felicità. Ma non è così! Non si trova la felicità e, anzi, spesso si ra-senta la disperazione. Allora, la scelta di fare a meno di certe cose e ricercare l’essenziale è una testimonianza e un servizio che rendiamo all’uomo di og-gi, alla Chiesa e alla società del nostro tempo”. In particolare, “attraverso il vo-to di obbedienza offriamo a Dio la par-te più nobile di noi stessi: la nostra vo-lontà. Guardiamo al Magnificat: l’ob-bedienza ci aiuta ad essere umili ad ac-cettare le opinioni degli altri come un segno della presenza e della volontà di Dio. Forse questa è la libertà più gran-de, anche se sembra umanamente la servitù più grande, perché è proprio nel rimettersi nelle mani di Dio, che agisce

attraverso le persone, che si trova la più grande libertà. E questo si sperimenta quotidianamente.

L’obbedienza ci aiuta ad entrare nel-la scuola del Signore Gesù, nella scuo-la del Vangelo, a trovare veramente la gioia piena, interiore, e ad essere crea-ture come Domenico, appassionate del bene dell’umanità. Non ci ritiriamo in un monastero per ritirarci dall’umanità ma per esservi in mezzo in modo più efficace”.Preghiera e penitenza, dun-que, quali mezzi per essere unite, co-me monache contemplative, alla san-ta predicazione del nostro Santo Padre Domenico, per supportare l’apostolato dei frati nell’Ordine, nella Chiesa, e ot-tenere la salvezza delle anime attraver-so l’offerta generosa di sé.

A Sr Marcella, che ha iniziato que-sta nuova fase della sua vita, auguria-mo di perseverare con coraggio e fe-deltà nel suo cammino e di testimonia-re con gioia ed entusiasmo la bellezza di appartenere completamente a Dio.

La cronista della Comunità

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I Padri sono arrivati la sera di mer-coledì 12 maggio. Essi venivano da Bo-logna dove avevano celebrato la Santa Messa, sulla tomba del fondatore, il Santo Padre Domenico.

La sera del mercoledì 12 maggio han-no consumato la cena, insieme alla co-munità dei Padri di Siena e la mattina del giovedì 13 maggio, giorno dedicato alla Madonna di Fatima, hanno concelebrato la Santa Messa, alle ore 7,30.

La celebrazione eucaristica è stata officiata da ben 21 Padri domenicani e ha visto la presenza della Fraternita laica domenicana accompagnata dalla Prio-ra Giovanna Borgogni; dei Caterinati, con il Priore professor Paolo Nardi e di alcuni parrocchiani.

La Messa è stata presieduta dal Mae-stro generale, l’omelia invece l’ha tenuta Padre Bernardino Prella, il quale ha spie-gato di trovarsi in pellegrinaggio sulle strade tracciate da coloro che ci hanno preceduto: “siamo in continuo cammino – ha detto - per cercare l’amore iniziale. Noi qui riuniti siamo a celebrare l’euca-restia intorno a Gesù che ci dà il senso della vita di tutti i giorni con corpo e san-gue”. Un pellegrinaggio presso la tomba di San Domenico a Bologna e presso i luoghi di Santa Caterina a Siena, per

SIENA, 12-13 maggio 2010

Il Maestro dell’Ordine dei Predicatori e il suo Consiglio

in pellegrinaggio da “Mamma Caterina”

Il Maestro generale dell’Ordine dei

frati predicatori, P. Carlos Azpiros Costa,

insieme al suo Consiglio, accompagnati dal Priore della Provincia Romana

di Santa Caterina, Padre Daniele Cara,

si è recato in pellegri-naggio a Siena,

presso l’urna della santa patrona d’Italia

e dottore della Chiesa.

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un religioso domenicano o anche per un laico che segue la spiritualità dome-nicana, vuol dire andare dal “Babbo” e dalla “Mamma” e abbeverarsi a quella fonte di acqua pura che dà la forza di proseguire il cammino tracciato; è co-me nutrire la radice che ci accompagna durante la vita terrena.

Dopo la Messa, i Padri Domenicani hanno fatto una visita al Santuario-Casa della santa. Li ha accompagnati Sr Ca-terina, domenicana, che ha ricordato loro vari eventi lì accaduti. Dopo hanno proseguito in visita ai luoghi cateriniani senesi, accompagnati da Padre Alfredo che ha seguito l’itinerario: Fontebran-da, Costone, Santa Caterina della Not-te, Cattedrale, piazza del Campo, San Cristoforo, Basilica cateriniana di San Domenico e cripta.

C’è stato poi il pranzo offerto dalla Comunità dei Padri domenicani di Sie-na e cucinato dalle signore della Cari-tas parrocchiale. Padre Lorenzo Fatichi,

Sopra: Uno scorcio della Città di Siena. In sequenza: Celebrazione della S. Messa, presieduta dal P. Maestro dell’Ordine, P. Carlos A. Azpiros Costa, e Visita alla città.

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Priore del convento senese, ha pronun-ciato un discorso di ringraziamento per la loro gradita visita.

Il Maestro generale e i Padri compo-nenti il Consiglio generale dell’Ordine dei Predicatori, sono stati accompagnati da Padre Daniele Cara, Priore provincia-le della Provincia Romana di Santa Ca-terina. Padre Daniele ha assistito a molti consigli pastorali della nostra parrocchia e, oltre ad essere il Priore provinciale, è anche amico di tutti noi parrocchiani e frequentatori della chiesa di San Do-menico di Siena.

Padre Daniele è stato con noi anche durante la giornata conclusiva della vi-sita pastorale dell’arcivescovo monsi-gnor Antonio Buoncristiani, avvenuta il 10 gennaio scorso, in un bel momento conviviale che ha visto tutti i gruppi parrocchiali, con i Padri domenicani e l’arcivescovo Buoncristiani, pranzare insieme in allegria.

Franca Piccini

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Desidero presentare l’Associazione “Beato Angelico per il Rinascimento”, che ha sede nel Convento di San Mar-co a Firenze.

Com’è nata questa Associazione?È nata dalla considerazione del

“Grande Dono” fatto all’Ordine Do-menicano e alla Chiesa intera, da Papa Giovanni Paolo II il 18 febbraio 1984, il dono del “Beato Angelico Patrono”, senza che tanti se ne accorgessero.

Di qui la pena dell’inspiegabile mi-stero da sciogliere: perché (?) per venti anni quasi nessuno ha “raccontato” que-sto dono di Dio fatto agli uomini? Perché (?) dopo venti anni nessun artista (non dico dello spettacolo etc., ma nemmeno se pittore) ha saputo di essere protetto dal Beato Angelico? È stato forse il pudo-re che ha dettato ai responsabili il silen-zio? Oppure la semplice pigrizia?

Era quindi il momento di svegliarsi, di diventare araldi di questo messaggio, e di questa riscoperta: e la cantante, e artista poliedrica, Manuela Mattioli ha avuto il merito di ideare, per tutti gli artisti, il premio “Medaglia Beato An-gelico”.

A questo punto, cominciando a lavo-rare, è stato scoperto che l’idea di Papa Wojtyla (che tutti gli artisti del mondo avessero un Patrono, che tutta la bellez-

za creata dagli uomini avesse un Patro-no) è un giardino senza fine, un motivo di resurrezione incessante per chi ne diventa paladino, un vero tesoro che nasconde cose meravigliose.

Si tratta di celebrare il Beato che con-sacra tutte le bellezze che nascono nel mondo, in tutti i campi, per merito di pittori, scultori, musicisti, architetti, can-tanti: tutti sono uniti sotto un solo nome, “Beato Angelico”. Tutti i Grandi dell’Ar-te, di ogni arte, anche famosi, hanno per patrono questo Domenicano!

Ma pensiamoci veramente: “nessu-no”, dico “nessuno”, può dire quante costellazioni è valida ad accendere, nella realtà e nell’anima, un’idea come questa! Quanto lume di sogno e poe-sia, di canto può suscitare nell’anima la consapevolezza di un possesso così pre-zioso e così inestimabile, come quello che ha donato, ai Domenicani e a tutto il mondo, Giovanni Paolo II… il quale amò veramente, e in modo profondo, il Beato Angelico.

Nessuno può dire quante rose po-tranno fiorire ai margini di quest’idea che (come disse Zeffirelli quando venne in San Marco) “contiene le più grandi potenzialità”. Nessuno può dire quale segreto di grazia sia contenuto nella

“BEATO ANGELICO PER IL RINASCIMENTO”

un’associazione nata in suo onore

CONVENTO SAN MARCO - FIRENZEno

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dichiarazione del Pontefice, e quanto pegno di avvenire.

Onde... se esiste qualcuno che riesca a incarnare, riesca a realizzare questo dono che, per Sua Misericordia, ci ha fatto il Signore, qualcuno che riesca, per grazia di Gesù, a misurarne la fecondità; qualcuno che, credendo alla sua bellez-za, riesca a perpetuarla nella speranza, questi è estremamente benemerito.

Tre persone, soprattutto, si sono but-tate in questa impresa, e sono i “Soci Fondatori” dell’Associazione Beato An-gelico: come coloro che, scoprendo una meravigliosa sorgente, l’abbiano trovata più audace di ogni brama. La scoperta di questo Dono è stata per loro una fe-licità immensa, un rombo di campane che suonavano a Gloria. E così tentaro-no di abbracciare questo patrimonio di sogno: e ogni cosa che facevano, nei primi tempi, aveva del miracolo, e pro-iettava senso di bellezza.

Chi mai avrebbe creduto che, per il merito di sole tre persone, sarebbero subito venuti grandi personaggi, come Zeffirelli, Bocelli, Lina Wertmuller, Ma-

rio Luzi, Pupi Avati... Chi erano, loro tre, da pretendere tutto questo? Da po-ter avere più di 5.000 persone in Piazza della Signoria e tantissime in Palazzo Vecchio, con la presenza delle Autorità Cittadine, nel Salone de’ 500, nel Salo-ne Donatello, in Palagio di Parte della Guelfa, etc.? Chi erano da poter appa-rire “tutte le settimane”, per molti anni, sui principali giornali della città, come il Corriere della Sera, La Nazione, Re-pubblica, Toscana Oggi, ecc.?

Questi tre vogliono lottare con tut-te le forze, con le mani giunte, proprio come il Beato Angelico dell’antica leg-genda che assicura dipingesse le sue Madonne stando sempre in ginocchio.

La preghiera li aiuterà e così ten-teranno ogni audacia e affronteranno ogni lotta.

Purtroppo, questi tre dell’associazio-ne, non sono capaci di vedere, in cer-te idee coraggiose, se non il pericolo: pensando a chissà quali dissacrazioni, invece di vedervi la preziosa, magnifi-ca, inestimabile speranza di un “avvi-cinamento dei lontani”, anche famosi, attraverso ogni Arte, nel nome del Beato Angelico.

Così forse, dopo mesi di inattivi-tà in questi ultimi tempi, si riaccende l’azzurro dei loro sogni e si mettono a cantare la speranza che un giorno il Beato Angelico diventi popolare in tutto il mondo, in tutti quelli che fanno cose belle, e, tale speranza, la salutano come unica. Ed essa sia lodata, ché riaccende gli entusiasmi, coltiva i fiori, cresce le idee: sia lodata per le sue potenzialità, e per il suo patrimonio di grandezza, nelle mani giunte di tutti coloro che credono in lei.

P. Alfonso Fressola o.p.

Firenze 31 maggio 2010 •••

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Lunedì 28 giugno ore 16.30 – 19.30

Introduzione al convegno: Sandro Rotili, monaco di Camaldoli:

Lo straniero vicino e di fronte: tra ostilità e ospitalità.

SESSIONE SEMINARIALE: Tra ostilità e ospitalità intervento di:

Stefano Bindi, docente di lettere scuo-la secondaria, ricercatore di ebraismo:

La questione dello straniero: un dialo-go tra M.Buber e E.Jabès. Discussione.

ore 21.00 CONFERENZA PUBBLICA, sala san Domenico: Armido Rizzi, do-

cente di teologia, direzione di ‘Filosofia e teologia’ e ‘Servitium’:Identità e ospitalità.

Martedì 29 giugno

ore 10.00-12.30 - SESSIONE SEMINARIALE: memoria,

riconoscimento, ospitalità.Introduzione al dibattito.

Sara Selmi, docente di religione scuo-la secondaria: Ricordati che sei stato straniero.

Alessandro Cortesi, direttore Centro Espaces G.La Pira: Gesù straniero, tra identità, case e confini. >>>

CONFRONTI SULLE MIGRAZIONI E L’ALTR@Convegno di studio promosso dal Centro Espaces G. La Pira

San Domenico - Pistoia 28-30 giugno 2010

Migrazioni: soglia dell’incontro possibile. Identità, alterità, ospitalità.

PISTOIA:Convento

San Domenico

Convegno di studio28 - 30 giugno 2010

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ore 16.00-19.00 SESSIONE SEMINARIALE: L’altro sco-

nosciuto: domanda aperta su Dio, l’uo-mo, l’incontro.

Introduzione al dibattito. Francesco Gaiffi, docente di filosofia

scuola secondaria, comitato di redazio-ne della rivista ‘Filosofia e teologia’:

Dio in relazione: percorsi filosofici in-contro alla dimensione trinitaria.

Stefano Grossi, docente di filosofia Fa-coltà teologica Italia centrale, Firenze, vice-direttore Istituto Superiore Scienze Religiose ‘beato Ippolito Galantini’, Fi-renze: Identità, etica e riconoscimento. Riflessioni di P. Ricoeur nei suoi ultimi scritti.

ore 21.00 CONFERENZA PUBBLICA, sala san

Domenico: Adel Jabbar, sociologo dei processi migratori e interculturali, Uni-versità di Parma e Torino: Lo straniero e la sua fede nella condizione di esilio.

Mercoledì 30 giugno ore 10.00-12.30 SESSIONE SEMINARIALE: Problema-

tiche aperte nelle società multiculturali: minoranze, convivenza, democrazia.

Interventi di introduzione:Giovanni Paci, consulente per la pro-

grammazione sociale - Comune di Pi-stoia, editor del sito web www.pratiche-sociali.org Confini, appartenenze, rico-noscimento: la crisi della democrazia tra comunitarismi di destra e individualismi di sinistra.

Angelo Abignente, ordinario di filoso-fia del diritto, Università Federico II Na-poli: Diritti collettivi, convivenza socia-le di minoranze e costituzioni a partire dalla riflessione di J.Habermas.

ore 16.30-19.00 SESSIONE SEMINARIALE: Migrazioni

e convivenza: scenari possibili di citta-dinanza e comunità.

Interventi di: Daniele Aucone, ricercatore Centro

Espaces G.La Pira: Migrazioni e appar-tenenza politica nella riflessione di M. Walzer e S. Benhabib.

Vincenzo Caprara, ricercatore Centro Espaces G.La Pira: Questioni etiche del-le migrazioni.

SedeLa sede del convegno è presso il con-

vento san Domenico, piazza san Dome-nico 1, Pistoia.

Le conferenze pubbliche si terranno nella Sala san Domenico.

IscrizioniLe conferenze serali sono aperte al

pubblico. È aperta anche la partecipa-zione alle sessioni seminariali con la preghiera di avvisare previamente e di iscriversi al convegno presso la segre-teria del Centro Espaces, telefonando al n. 0573.50.93.82 (lun-mer-sab ore 9-13; mar-gio ore 15-18) o inviando un messaggio e-mail: [email protected]

Ospitalità Chi proviene da fuori Pistoia può es-

sere ospitato presso la foresteria del convento, contattando previamente la segreteria del Centro Espaces.

Convento San Domenico.51100 [email protected]

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Per il 7 maggio u. s., il Consiglio Provinciale dei laici Domenicani ha promosso l’incontro annuale nella bella città di Perugia con visita alla vicina Città di Castello. Siamo stati alloggiati all’Hotel Sacro Cuore, immerso nel verde, nella quiete della natura che ben dispone gli animi a riflettere e ad accogliere messaggi importanti.

Dopo aver preso possesso delle camere ci siamo ritrovati insieme a passeggiare all’esterno dell’albergo e a scambiarci i saluti, tra alberi altissimi e prati fioriti.

Verso le ore 20 ci siamo accomodati nella grande sala per la cena e anche da lì si poteva godere del parco e della ver-

de vallata. Eravamo una cinquantina di persone. Presenti, insieme al Presidente Provinciale delle Fld, Pier Giorgio Imbri-ghi, il P. Promotore, P. Alberto Viganò, il P. Graziano Lezziero e anche lo stesso vescovo di Perugia, Mons. Gualtiero Bassetti.

Quanto ci è stato servito è stato molto buono: al mio tavolo c’era anche un laico domenicano di Arezzo, al quale ho chiesto della suora che sedeva con noi, di Sr Antonina Cordaro. Abbiamo così saputo, con piacere, che assistente di una Fraternita, la suora, molto ener-gica, si prende cura, a Perugia, della formazione di una decina di ragazzi disabili e soli.

La cena fraterna è finita con una

CRONACA dell’INCONTRO

dei LAICI DOMENICANI

Perugia - Città di Castello

7 - 9 maggio 2010

B. Margheritadi Città di Castello (Pg).

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bellissima torta, abbellita dallo stemma domenicano, che abbiamo mangiato mentre ascoltavamo dei brevi interventi dei Padri e il saluto del vescovo Gualtie-ro che ci ha incoraggiati a perseverare, tutti uniti, nella nostra spiritualità e atti-vità apostolica domenicana.

Il giorno dopo è stato veramente pieno. In mattinata, accompagnati da P. Viganò, siamo andati alla “Galleria Nazionale dell’Umbria” dove abbia-mo ammirato, tra le altre, le numerose opere di Arnolfo di Cambio, di Nicola e Giovanni Pisano, del Beato Angelico, di Piero della Francesca, del Perugino e del Pinturicchio. Inoltre erano esposti capolavori di oreficeria e tovaglie rica-mate che abbiamo ammirato.

Dopo siamo andati a San Domenico, nella “nostra” chiesa. L’edificio origina-rio della bella basilica risale al 1304,

mentre il campanile, che domina il pae-saggio circostante, è stato edificato tra il 1464 e il 1500: alto ben 126 metri fu in seguito (1546) portato a cento metri.

La parte interna dell’edificio è stata ristrutturata tra il 1629 e il 1632. Resta-no dell’edificio primitivo il bellissimo chiostro (1455-1579) e il grandioso finestrone dell’abside tutto istoriato e il coro ligneo sottostante. Autentico ca-polavoro della scultura del secolo XIV è il monumento al Papa Benedetto XI, domenicano. Infine la cappella della Madonna del Voto con sculture del ‘400: qui abbiamo recitato il S. Rosario.

Dopo il pranzo in albergo, alle 14,30 siamo partiti alla volta di Città di Castel-lo per venerare la Beata Margherita, la cieca della Metola, domenicana, nella grande Chiesa gotica di S. Domenico (1424). Visibile il soffitto a capriate con

PERUGIA. Hotel S. Cuore. Il vescovo di Perugia, Mons. Gualtiero Bassetti, rivolge la parola ai laici domenicani che hanno partecipato al Convegno.

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alti pilastri poligoni che sostengono le volte a crociera dell’abside. Numerosi gli affreschi quattrocenteschi tra cui un bellissimo Crocifisso.

È proprio l’altare maggiore a conser-vare il sarcofago della Beata Margherita (1287-1320). Il corpo incorrotto, minuto ed esile e quel viso sereno fanno vera-mente tenerezza. Commovente e mera-vigliosa la vita della beata, trascorsa nel dolore morale e fisico, ma anche nella gioia vera di essere con Gesù!

In questa chiesa abbiamo partecipa-to alla S. Messa celebrata dal vescovo Mons. Domenico Cancian.

Il giorno seguente abbiamo avuto un fraterno incontro con il Presidente Pier Giorgio Imbrighi, il P. Viganò e Sr Antonina di Perugia. Abbiamo trattato delle varie condizioni in cui versano le

nostre singole Fraterne; dei risultati otte-nuti dalle attività svolte e delle iniziative programmate per il futuro, per tutto il territorio della Provincia. Già deciso è l’incontro provinciale dei laici, dall’1 al 3 ottobre p.v., a Montepulciano, Pienza e Cortona, con base a Chianciano.

Il presidente Imbrighi ha fatto appel-lo, tra l’altro, a tutte le Fraternite affinché siano attive e premurose nei confronti di confratelli o consorelle ammalati o di età avanzata: essere pronti a visitarli, a confortarli e renderli partecipi delle attività di Fraternita.

Nel pomeriggio abbiamo concluso il nostro incontro con evidente soddisfa-zione di tutti: “nutriti” dall’arte e dalla bellezza della natura, ma più ancora dalla convivenza fraterna.

Luciana Marafodi della Fld.

PERUGIA. Hotel S. Cuore. A cena durante il Convegno annuale dei Laici.Al tavolo P. A. Viganò, Sr A. Cordaro e P. Imbrighi.

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Come ogni anno abbiamo festeggiato con grande entusiasmo la festa della B. Chiara Gambacorti o.p. che si è svolta il 17 aprile u.s.

Il Rev.do fr Luciano Santarelli o.p. ha presieduto la celebrazione eucaristica e ha messo in rilievo le grandi doti della Beata, la quale è stata l’ispiratrice della riforma dell’Ordine.

Sono stati graditi ospiti gli Ordini secolari, che ringra-ziamo molto della loro presenza.

La Comunità delle suore irachene e la Fraternita hanno offerto a tutti i presenti un rinfresco a conclusione della celebrazione che ha lasciato in noi tutti non solo gioia e soddisfazione della sua riuscita, ma anche la forza di far conoscere alla cittadinanza pisana chi è stata ed è la B. Chiara Gambacorti.

Franco Guidi, laico della fraternita.

PISA - Casa di San Domenico Festa della Beata Chiara Gambacorti.

Nuove professioni nella Fraternita di ”S. Caterina da Siena” nella Basilica di Santa Maria Assunta di Villa Basilica (LU), domenica 2 maggio u. s. La Presi-dente Enrica Cardinotti ha accolto con entusiasmo la professione solenne di Monica Lurci ed Elena Jonel.

La professione solenne è stata emes-sa durante la S. Messa celebrata dal Parroco Rev. do Antonio Tidei, presenti l’Assistente Sr M. Delia Lafarciola op. e la comunità domenicana delle Piccole Ancelle di Nespolo Pistoia. La cerimonia si è conclusa in onore delle professe con un pranzo conviviale.

Franco Guidi delegato della Provincia Romana di S. Caterina da Siena

VILLA BASILICA - Bas. S. Maria AssuntaNuove professioni in fraternita.

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Come ogni anno, dal 26 al 29 aprile, si sono tenuti a Popoli i festeggiamenti in onore di S. Caterina, la santa che è la gloria dell’Ordine domenicano e di tutta la Chiesa.

(…) Nessuna più di lei ha amato la Chiesa e il Papa! Questo è stato il tema particolate che ci ha accompagnato durante il triduo guidato da P. Luciano, venuto da Firenze per la ricorrenza.

Tema più che mai opportuno per noi che aspettiamo, per i primi di luglio, la visita del Santo Padre Benedetto XVI, nella nostra diocesi, a Sulmona che di-sta da Popoli solo qualche chilometro. Sarà una vera gioia accogliere il Papa, manifestargli il nostro affetto sincero, ascoltare la sua parola e pregare con lui e per lui.

Questi giorni del triduo sono stati intensi! La preghiera liturgica, la parola di Dio predicata, le riflessioni ci hanno

aiutato a crescere in spiritualità e ci han-no donato gioia ed emozione perché tre nostre consorelle: Sonia Antonucci (Sr Agnese), Anna Di Ciccio (Sr Caterina) e Fermilia La Capruccia (Sr Caterina) han-no emesso la professione temporanea.

Il rito, con il nuovo cerimoniale, si è svolto durante la Messa alla presenza dell’assistente della Fld, Don Panfilo e della Presidente, Sig.ra Paola (…).

Al termine del suggestivo rito, ci sia-mo strette attorno alle neo professe e con un abbraccio abbiamo loro augurato di compiere un cammino fruttuoso di fede, seguendo il meraviglioso carisma domenicano. Con un buon rinfresco abbiamo concluso le celebrazioni: vi hanno partecipato molti fedeli che si sono congratulati con noi per la loro buona riuscita.

Emilia Lattanzio (segretaria della FLD).

POPOLI - San Domenico Festa di S. Caterina da Siena: nuove professioni.

POPOLI. Celebrazione delle professioni di Sonia, Anna e Fermilia.

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Giovedì, 29 aprile u.s., festa di S. Ca-terina da Siena, si è tenuta la cerimonia delle nuove vestizioni. La celebrazione si è svolta nell’antica Chiesa di S. Do-menico di Cagliari, che fu bombardata durante la seconda guerra mondiale (1943) ed ora è diventata “Cripta”. Ri-mane, comunque, con il bel chiostro del XIV secolo, un luogo che invita al raccoglimento e alla preghiera ed è sta-to ben preparato per l’accoglienza dal signor Paolo Macis.

Erano presenti con noi della Fld ca-gliaritana, in occasione della festa, an-che associate e associati della Croce Rossa, dell’Oftal, della Pasfa (per l’as-sistenza alle famiglie dei militari), che invocano S. Caterina come Patrona, poi tutto il ”Coro S. Domenico” e infine le suore e i frati domenicani. Tra questi ulti-mi, era spiritualmente presente il nostro Assistente, P. Alberto Fazzini, tempora-neamente in Guatemala da dove ha te-

lefonato per un saluto ai festeggiati.Sono stati in quattro ad entrare in

Fraternita: Elena Floris (sr Elena Mar-gherita); Pier Luigi Amat di S. Filippo (fr Pier Luigi); Sonia Bruna Cannas (sr Sonia Bruna Lucia); Stefano Galletta (fr Stefano).

Il canto del “Veni Creator” con l’invo-cazione ai Santi Domenico e Caterina, ha aperto la suggestiva cerimonia pre-sieduta dal p. priore, P. M. Carosi, che nell’omelia ha sottolineato l’importanza della nostra fiducia nella misericordia di Dio “che non tradisce mai“.

È seguita la celebrazione della Santa Messa e il coro ha contribuito alla viva partecipazione di tutti alla liturgia ese-guendo dei canti molto belli. In fine un modesto, ma fraterno e gioioso rinfresco ha coronato la festa.

Marisa Vassena (sr Tommasina).Presidente della Fld calaritana. •••

CAGLIARI - San Domenico Accoglienze nel Laicato Domenicano.

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ROMA - Santa Maria sopra MinervaNuove Professioni in Fraternita.

«Siamo una coppia di coniugi che abitiamo a Roma e abbiamo fatto la Professione perpetua nel Laicato dome-nicano, io Salvatorica Congiargiu e mio marito Gerardo Mazzolla.

La celebrazione, alla quale era pre-sente tutto il gruppo della Fraternita, è stata guidata dal padre assistente, P. Antonio Cocolicchio, e si è svolta nella Basilica di S. Maria sopra Minerva di Roma. Siamo stati tanto contenti di aver fatto questo passo tutti e due insieme: io e mio marito.

Le inviamo alcune foto che può far pubblicare nella rivista “Domenicani”. Sia d’invito, per altre coppie, a consa-crarsi nel laicato e far parte integrante della grande Famiglia domenicana.

In fede, i terziari domenicani Salvatorica e Gerardo».

ROMA. S. Maria sopra Minerva. Professione di Salvatorica e Gerardo Mazzolla.

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Francesco De Ceglie nasce a Trinita-poli (FG) il 19 Luglio 1935 da Giacinto e Anna Maria di Biase ed è il secondo di cinque fratelli.

Subito dopo la nascita la famiglia si trasferisce a S. Arsenio (SA) per motivi di lavoro e qui Francesco trascorre l’in-fanzia e la fanciullezza. Dagli incontri avuti con i numerosi frati domenicani, nativi di quella città, conosce l’ideale apostolico e missionario dell’Ordine di San Domenico.

La vocazione religiosa e sacerdotale lo porta undicenne a San Domenico di Fiesole al seguito del suo compaesano domenicano, P. Angelico Spinillo.

Entra perciò nella “Scuola Apostoli-ca S. Antonino” per compiervi gli studi ginnasiali.

Riceve l’abito domenicano a Fiesole nel 1951 prendendo il nome di Michele e, dopo il noviziato emette la sua prima professione religiosa il 6 ottobre 1952.

Viene quindi inviato allo studio do-menicano di Bologna a compiere gli studi istituzionali. Il 25 luglio 1960 è ordinato sacerdote dal card. Giacomo

Lercaro nella Basilica Patriarcale di San Domenico.

Dopo l’ordinazione viene assegnato a diverse comunità con incarichi di vario genere: a Sassari; a Fiesole dove ricopre l’ufficio di economo, di vice-parroco, e in seguito quello di parroco; a san Marco in Firenze; a Siena; a Montepulciano.

Negli anni settanta, mentre fa parte della Comunità di formazione di San Domenico di Fiesole, ricopre anche l’incarico di Promotore Provinciale delle vocazioni e del Rosario.

Si è sempre distinto per la sua fede semplice, spontanea e fervida espressa nelle forme tradizionali con al centro una devozione speciale per la Vergine Maria e i santi che onorava nel canto con la sua bellissima voce e anche at-traverso numerose immagini sacre di cui amava circondarsi. Questa devozione lo spingeva inoltre a visitare volentieri i lo-ro santuari o i luoghi di devozione.

In questa linea ha seguito gruppi di preghiera e numerosi pellegrinaggi organizzati in Italia e all’estero. Il suo temperamento gioviale e bonario gli ha

IN MEMORIA DI

P. MICHELE DE CEGLIE

A Trinitapoli (FG) 19 Luglio 1935

W Fiesole (FI) 28 Aprile 2010

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permesso di avvicinare tante persone umili e devote e di aiutare anche econo-micamente numerose persone indigenti e istituzioni che a lui si rivolgevano con fiducia.

La malattia lo ha colpito nei primi an-ni del 2000 a Fiesole dove era ritornato da qualche anno. Le ricadute periodiche nel suo male, nonostante la generosità e il dinamismo che lo avevano sempre contraddistinto, lo hanno reso progres-sivamente incapace di provvedere a sé stesso e agli altri.

Dopo un primo attacco ischemico cerebrale vide ridursi la sua capacità di parlare e di comunicare in modo corret-to, per questo il suo ministero all’ospe-dale di Camerata e presso comunità re-ligiose e gruppi di preghiera divenne per lui assai problematico e sofferto.

Con l’episodio ischemico del 2005 subentrò anche l’emiplagia, l’afasia e l’incapacità di nutrirsi in modo naturale e poi da ultimo anche la cecità comple-ta. In tal modo si vide costretto a vivere su una sedia a rotelle dipendendo in

tutto dagli altri e da un apparecchio per la nutrizione parenterale.

Con tutto ciò e nonostante le lacrime abbondanti da lui versate non ha perso, lucidità, tenerezza e buonumore dando a tutti esempio di pazienza, di serenità e di bontà soprattutto a coloro, laici e confratelli, che lo hanno assistito gior-no e notte.

Ha seguito in qualche modo i pro-grammi televisivi religiosi, concelebrato ogni giorno l’eucarestia con alcuni con-fratelli ammalati fino al giorno della sua morte sopravvenuta quasi improvvisa-mente per il complicarsi delle condizio-ni generali la sera del 28 aprile 2010.

Alla liturgia funebre, presieduta dal Provinciale, P. Daniele Cara, oltre alla sua amata sorella Maria e ai nipoti han-no partecipato diversi confratelli e fede-li di San Domenico di Fiesole e Siena da sempre a lui intimamente legati da quando era parroco.

Le sue spoglie riposano nel cimitero di San Domenico di Fiesole.

P. Angelo Belloni op.

ANGOLO DELL’ECONOMO.

Come da vecchio accordo, il nostro economo, quello di “Domenica-ni”, ogni tanto fa visita in redazione per riferire la situazione economica, appunto. Ottimista, qual è, non è solito lamentarsi e preoccuparsi ecces-sivamente e anzi è lieto di cogliere l’occasione di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla stampa con offerta annuale.

Il nostro economo, tuttavia, è anche prudente e lungimirante e per questo va ascoltato e possibilmente aiutato. Il motivo della sua visita in redazione, e più da questo suo angoletto, è dovuto al recente intervento delle POSTE ITALIANE per la spedizione in abbonamento delle Riviste. Il privilegio di tariffa ridotta per le spedizioni di stampe è stato in pratica quasi abolito perché l’aumento di tariffa corrisponde a cinque volte di più. All’aumento delle spese supplisca l’aiuto di tutti. Grazie! •••

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A, SCARCIGLIA OP., Tutte le genera-zioni mi diranno Beata, Inni alla Madre di Dio, ed. Il leccio, Siena (2010), pagine 130.

Dopo la pubblicazione della quarta raccolta “Il profumo di nardo” poesie di Pasqua (ed. Feeria), «ringraziamo padre Alfredo Scarciglia di queste belle poesie che ci fanno partecipare di quel mondo a cui lui stesso si è comunicato».

Si tratta della recentissima pubblica-zione di “Inni alla Madre di Dio” di cui ci fa dono e “il mondo” di cui ci rende partecipi (secondo l’espressione usata dal card. Tomas Spidlik S.I., nella prefa-zione che ha fatto) è proprio quello dei poeti, che a detta di Platone, sono i soli “capaci di ricevere l’ispirazione divina”, e quindi di fare teologia.

L’originalità dell’opera e ciò che as-sicura il contenuto teologico, che non può mancare trattando della Madonna, è il “ricorso“ ai Padri della Chiesa e a molti santi, soprattutto domenicani, che egli cita, per i “nomi“ bellissimi di cui si sono avvalsi nell’invocarLa. (nrd).

G. CAVALLINI, Martino de Porres, i fioretti, ed. Citta nuova, Roma (2007), pagine 306.

Anche se risale ormai a tre anni fa questa nuova edizione della vita del do-menicano San Martino de Porres nella lettura fedele e intelligente della indi-menticabile Giuliana Cavallini, delle Missionarie della Scuola, è giustificata la riproposta di lettura di questo libro, che rimane attuale, specie per i nostri Laici domenicani. “La figura di Martino umile e povero, discriminato per la sua origine, si staglia sulla scena di questo nostro mondo con una originale nobiltà e una grandezza sorprendente” (A. Bal-ducci, prefazione).

Scriveva l’autrice nella Premessa della prima edizione: «sono episodi tratti dalle testimonianze di quelli che lo conobbero in vita e furono chiama-ti a deporre, sotto giuramento, quanto sapevano di lui al processo per la sua beatificazione».

Trattandosi di testimonianze giurate dei processi, le pagine di questo libro tornano più spontanee e attraenti e so-prattutto, i fatti più credibili. (nrd).

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“DOMENICANI” n. 3 / 2010maggio - giugno 2010

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94e.mail: [email protected]

In preparazione all’anno giubilare, il 2010 ha come tema “La Missione della Predicazione” che pone implicitamente tre domande: Da chi siamo stati mandati? A chi siamo stati mandati? Per che cosa siamo stati mandati?

Queste domande ci ricordano che il nostro impegno nella missione e nel ministero è in ultima analisi opera dello Spirito Santo. Questo raffor-za ulteriormente le parole del Vangelo di Luca 24,49: “Restate in città, finché non siate rivesti-ti di potenza dall’alto.” La nostra chiamata dome-nicana alla preghiera, alla contemplazione e allo studio e i frutti derivanti dal nostro stile di vita domenicano ci sono dati come doni dello Spirito.

Raffinare questa consapevolezza ci permette-rà di essere testimoni viventi della vita, morte e Risurrezione di Gesù nel nostro quotidiano. Avre-mo il potere di predicare la Parola senza paura e di offrire la stessa sfida e la stessa speranza a chi ci ascolta durante la nostra giornata.

Se crediamo e viviamo nella forza dello Spiri-to, non c’è alcun ambito della vita che non possa essere raggiunto dal potere e dall’azione dello Spirito. Gesù e Domenico si rivolsero alle eresie del loro tempo. Vollero che tutte le persone sa-pessero e sperimentassero la giustizia, la mise-ricordia e la compassione di Dio, specialmente in mezzo alle confusioni della vita: guerre, scandali, senso di disperazione e mancanza di una casa, sia in senso fisico sia spirituale. Vollero che le per-sone vivessero nella giusta relazione con il Divi-no, con le altre persone e con il loro ambiente. Si rivolsero anche alle persone potenti e influenti e le esortarono a creare sistemi e strutture se-condo il disegno di Dio.

(adattato da IDI. 481. aprile 2010, p. 104).