bollettino domenicani n.1, gennaio-febbraio 2010

44
Anno XLIV - n. 1 - gennaio-febbraio 2010 - Sped. A. P. Comma 20/c - art. 2 - Legge 662/96 - Cagliari. DOMENICANI DOMENICANI EDITORIALE - L’uso dei mass-media STORIA - Progetto Savonaroliano. EDITORIALE - L’uso dei mass-media STORIA - Progetto Savonaroliano.

Upload: santamariadelsasso

Post on 18-Jun-2015

329 views

Category:

Documents


2 download

TRANSCRIPT

Page 1: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

Ann

o X

LIV

- n

. 1 -

gen

naio

-feb

brai

o 20

10 -

Spe

d. A

. P. C

omm

a 20

/c -

art

. 2 -

Leg

ge 6

62/9

6 -

Cag

liari

.

DOMENICANIDOMENICANIEDITORIALE - L’uso dei mass-media

STORIA - Progetto Savonaroliano.

EDITORIALE - L’uso dei mass-media

STORIA - Progetto Savonaroliano.

Page 2: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

2

DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S.Caterina da Siena

Anno XLIV – n. 1gennaio - febbraio 2010

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Tel. 070 65 42 98 cell. 339 18 22 685

e.mail [email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

SPED. A. P. Comma 20c Art. 2 – Legge 662/96 - CA

copertina: ROMA. Basilica San Sisto all’Appia. La B. Vergine tra santi Domenicani (Pala d’Altare).

Anno XLIV - gennaio-febbraio 2009 - n. 1

34

8

14

16

22

26

30

34

3642

SOMMARIO

La Vergine del Rosario, con Bimbo benedicente in braccio, dà a san Domenico la corona del Rosario. Avanti c’è san Pio V, il Papa che istituì la festa del Rosario e a fron-te san Tommaso d’Aquino, il dottore angelico, e S. Caterina da Siena. La grande tela è a s. Sisto, uno dei primi Conventi dell’Ordine, oggi sede genera-lizia delle Suore domenicane.

Editoriale.Da “ad gentes” a “inter gentes”. P.ez.Tra le risorse… l’uso dei mass-media.

P. Eugenio Zabatta op.

SpiritualitàIl Santo Padre Domenico.

Benedetto XVI.S. Tommaso d’Aquino, genio e santità.

Benedetto XVI.Voi siete tutti fratelli.

P. Carlos A.Costa, MO.

Storia domenicana.Il progetto savonaroliano…

Pier Tommaso Messeri.

EventiOnorificenza per P. Adriano Oliva op.

P. Daniele Ols op.Le Giornate di Formazione Permanente

Fr Gian Matteo Serra op.

Notizie di cronaca.Bibbiena. S. Maria del Sasso.

P. Giuseppe Serrotti op.La Famiglia Domenicana. Pubblicazioni (Agiografia). • • •

som

mar

io

DOMENICANIDOMENICANI

Page 3: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

3

editoriale

Nell’evangelizzazione, per l’edifi-cazione della Chiesa, siamo mandati soprattutto “ai lontani”, ai “non-cre-denti” come recita il numero 98 delle Costituzioni dell’Ordine:«Sull’esempio di San Domenico… sappiano i frati che sono inviati a tutti gli uomini, di ogni categoria e nazionalità, credenti e non credenti… volgano il loro animo ad evangelizzare e a impiantare la Chiesa fra le genti”.

Di riflesso, lo stesso anelito per “i lontani” viene comunicato anche ai nostri laici, dato che la loro Regola conferma: «Rientra nella vocazione del laico domenicano promuovere l’unità dei cristiani e il dialogo con i non-cri-stiani, i non-credenti» (Reg. n. 12).

Il carisma del nostro Ordine è stato sempre ordinato al bene della salvezza di tutti gli uomini.

Oggi poi il “dialogo interreligioso” è al primo posto nella Chiesa e farsene maggiormente carico è urgente! L’atti-vità missionaria è stata in ogni tempo il “termometro” segnalatore della stes-sa vitalità dell’Ordine che cresce e si diffonde in misura della operosità nella predicazione.

Di conseguenza l’annuncio ai lonta-ni è stata anche la via per dare impulso alle nostre Comunità e diffusione alle nostre Fraternite.

Questo è stato fin ora il linguaggio che abbiamo giustamente usato, ma con i nuovi sviluppi nel contesto socia-le, culturale e geografico la missione “ad gentes” deve essere compresa sem-

pre più come missione ”inter gentes”. Per la Chiesa primitiva, come per

l’Europa cristiana la missione consi-steva nell’andare fuori verso le nazioni pagane (gentes). In tal modo avevamo “paesi che mandano missionari” e “pae-si che ricevono missionari”. Formavano la chiesa missionaria, i primi; la chiesa di missione, i secondi.

Oggi non è più così! Vari motivi hanno provocato un cambiamento ra-dicale. Per lo scadere delle vocazioni sacerdotali e religiose, l’Europa non è più l’unica e principale culla dei mis-sionari. È già arrivato il tempo in cui dall’Asia, Africa e America Latina ven-gono da noi i missionari.

Ma più che i missionari, vengono tra noi “le genti”, i membri, cioè, di altre religioni. “Genti” forzate ad emigrare per la ricerca di un rifugio, per fuggire dalla povertà. All’alba di questo terzo millennio si sono calcolati oltre 150 milioni di emigranti internazionali: la società sta divenendo sempre più plu-riculturale e il contatto con persone di varie religioni diventa quotidiano.

Le “gentes” non sono solamente quelle che sono fuori, lontano: esistono qui tra noi, quelle attorno a noi. Così, come la missione “ad gentes“ sottoli-neava la necessità dell’annuncio, “l’in-ter gentes” accentua l’indispensabilità del dialogo nella missione.

«Tutti i fedeli e tutte le comunità cri-stiane sono chiamate a praticare il dia-logo» (Ris Missio, 57), tanto più siamo tenuti noi domenicani, per vivere il no-stro carisma. (p. e. zabatta) • • •

Da “ad gentes” a “inter gentes”

edit

oria

le

Page 4: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

4

«La Chiesa, memore del comando del Signore che dice: “predicate il Van-gelo ad ogni creatura” (Mc 16,15) pro-muove con ogni cura la Missioni»1.

Ormai esercitata ed esperta in que-sta promozione, in questo “dovere” (LG, 21), la Chiesa sa che non basta conoscere cosa annunziare, ma per-ché l’annuncio sia capito e accolto, è necessario conoscere bene non solo le persone a cui viene rivolto l’annuncio, ma anche come rivolgerlo.

La parola di Dio è necessariamente legata al modo come essa è annunciata e al come è vissuta nella Comunità cri-stiana. Rimangono pressanti le doman-de: “Come comunicare Dio, oggi? Co-me parlare di Lui all’uomo del nostro tempo?

Il contesto intellettuale e sociale at-tuale che sottopone al vaglio la fede con i suoi contenuti e lo stile di vita cristiana richiede, da parte della Chie-sa, uno “sforzo teologico” continuo per affrontare la situazione in modo da da-re nuovo vigore all’annuncio della pa-rola del Signore agli uomini «oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali»2.

Se non è ben condotto l’annuncio, infatti, è messa in gioco la nostra cre-dibilità di cristiani dinanzi allo sguardo

Il Sacerdote nell’era del cyberspazio.

Il sacerdote resterà sempre il ful-cro della diffusione del messaggio evangelico «qualunque sia la strada da percorrere per raggiungere l’uo-mo, anche se si tratta di una strada telematica». Lo sostiene l’arcivesco-vo Claudio Maria Celli, presiden-te del Pontificio Consiglio delle Co-municazioni sociali, intervistato a ri-guardo della Giornata Mondiale del-le Comunicazioni.

«Missionario a tavolino» è una espressione, dice il presule, certa-mente suggestiva, ma direi, lonta-na più che dalla realtà, dalla natura delle cose… Tuttavia ritengo che sia essenziale vedere i grandi progressi nel campo della comunicazione co-me un aiuto e, magari, uno stimolo per ampliare il campo di ascolto e le occasioni di dialogo…

C’è una sensibilità sempre più forte riguardo al bisogno di una for-mazione dei sacerdoti, religiosi, reli-giose e agenti di pastorale nel cam-po comunicativo.

Certo! Non si tratta semplice-mente di una formazione strumenta-le rivolta alle tecnologie; anche que-sta è importante, poiché è necessa-rio essere attrezzati tecnicamente e, direi, professionalmente. Il dato fon-damentale è quello di cogliere le di-mensioni più profonde dei processi comunicativi che via via emergono.

La persona umana come sogget-to comunicativo si esprime attraver-so un’attrezzatura tecnica che vei-cola un nuovo linguaggio, un modo di capire il mondo (…).

(Cf. L’Oss. Romano, 23/1/2010, p. 8).

L’uso dei mass-media

TRA LE RISORSE NECESSARIEPER REAGIRE

(in margine agli “Atti del Capitolo Provinciale” del 2009, p. 25)

Page 5: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

5

dell’ateo, del pagano, del musulmano o dell’ebreo che chiedono “le certez-ze” che solo noi, discepoli del Cristo, possiamo dare3.

La “comunicazione” di Dio, che ini-zia con l’annuncio della Sua parola, è oggi una sfida importante per la Chiesa e per noi che le apparteniamo. Per vin-cere questa sfida deve sapere annun-ciare il Vangelo, strumento indispensa-bile di comunicazione.

Come trovare un linguaggio che sia “inteso” da coloro ai quali viene pre-dicato? Un linguaggio comprensibile agli uomini e donne della nostra epo-ca, senza tradire il Vangelo stesso!

La comunicazione della parola, l’annuncio, è come invitare a “fare un cammino”: non si limita – è bene no-tarlo - ad una metodologia teologica, ma implica uno stile di vita, un modo di essere e di farsi discepolo di Gesù.

Non a caso il libro che racconta gli “Atti” della prima Comunità cristiana, parlando del nuovo stile di vita del cri-stiano, usa il termine “cammino”. Se-guire il cammino equivale, poi, ad ave-re una determinata “condotta di vita”4.

Anche il termine: “conversione”, di cui facciamo uso comunemente, signi-fica uscire dal proprio cammino (cf. Lc 10) per entrare nel sentiero dell’altro,

del prossimo con il quale procedere in-sieme nella stessa direzione.

Ma quanto molteplici e variegate so-no le “problematiche” che concorrono a questo invito! L’annuncio della paro-la soffre difficoltà che possiamo classi-ficare in: “esterne” se causate dalle va-rie correnti di non sane filosofie quali il relativismo e l’indifferentismo5 e dif-ficoltà “interne” se pensiamo sempli-cemente alle eresie che corrompono il dato rivelato. Anche lo stesso concetto di Dio, che si trova nelle varie culture e religioni, è parzialmente o del tutto erroneo6.

Si aggiunga a queste difficoltà, quale scandalo grave, la controtestimonianza di molti cristiani: il loro scarso senso sociale, la loro “etica individualistica”, e altre incoerenze, che costituiscono un contributo non trascurabile al sorgere dell’ateismo in molti uomini, in modo che “si deve dire piuttosto che nascon-dono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione”7.

Purtroppo a queste difficoltà socio-ambientali e culturali, spesso si ag-giunge nell’annuncio di Dio l’uso im-proprio dei mezzi di comunicazione sociale posti al servizio della comuni-cazione della parola.

Per essere al passo, infatti, la Chiesa

L’uso dei mass-media

TRA LE RISORSE NECESSARIEPER REAGIRE

(in margine agli “Atti del Capitolo Provinciale” del 2009, p. 25)

form

azio

ne

Page 6: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

6

non può rinunciare di entrare nel pro-cesso comunicativo del tempo storico che sta vivendo.

Per farsi capire dall’uomo contem-poraneo, la Chiesa non può non tener conto dell’uso dei mass-media che è il modo più comune, e più efficiente del resto, di comunicare oggi.

Dal “Medioevo” – ha detto qualcu-no – siamo passati all’evo dei media, al “Media-evo”. Quella attuale è proprio l’era dei mezzi o strumenti di comuni-cazione e non usarli vuol dire isolarsi.

Consapevoli dell’importanza dei mezzi di comunicazione per il nostro carisma della predicazione, i Padri ca-pitolarri (2009) trattando appunto della Predicazione, hanno raccomandato «la stampa di un sussidio che faccia cono-scere la Provincia e susciti interesse per l’Ordine» e di «migliorare i nostri siti internet” , ma anche a incrementare la predicazione mediante l’arte. Lo stes-so «avvio di processi di collaborazione con le Suore domenicane» raccoman-dato al Superiore provinciale e al suo

Consiglio o altre iniziative, quali quel-le con i laici delle Fraternite, potranno realizzarsi più facilemente con l’aiuto dei mass-media.

Sarà indispensabile avvalersi, per-ciò, dei mezzi della comunicazione, apprenderne le regole che l’accompa-gnano. Far questo è necessario per il successo di qualunque comunicazio-ne, tanto più se – come nel nostro ca-so - si tratta della comunicazione della parola di Dio.

La voce della Chiesa, a partire dai suoi documenti, che hanno lo scopo di favorire la comprensione del Vange-lo ordinato alla comunicazione di Dio stesso, ha bisogno – per arrivare al cuo-re dell’uomo – di strumenti, dei mass-media. Uguale bisogno dei media lo abbiamo anche noi domenicani quale reale “risorsa per reagire” e averne dei vantaggi reali.

In sintonia con lo spirito del Capito-lo Provinciale, che si riflette negli Atti, questi richiami sui mezzi della comu-nicazione vuole essere un contributo

PISTOIA. Convento S. Domenico. Sala riunioni. Convegno di Formazione.

form

azio

ne

Page 7: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

7

1. Cost. dogm. Lumen Gentium (LG) n. 16. 2. LG, 1. 3. Cf CCEE – KEK, Charta Oecumenica. Un testo, un processo, un segno della Chiesa in Europa, ed. Claudiana. Torino, 2007, 34-39 4. Il termine greco hodòs significa, infatti, queste due cose insieme. Lo stile di vita (modo di pensare e agire) che delimita la Comunità cristiana all’interno del mondo ebreo e pagano e che S. Paolo indica con “camminare secondo lo Spirito” (Rom. 8,4). 5. “Perfino la civiltà moderna, non per se stessa, ma in quanto troppo irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l’accesso a Dio” (GS 19). 6. La “Gaudium et Spes”, costituzione pastorale del Conc. Vat. II, (GS) al n. 19, fa un luminoso elenco dei molteplici atteggiamenti degli uomini dinanzi a Dio, partendo da coloro che negano la Sua esistenza, a coloro che si creano una propria rappresentazione di Dio. 7. GS, 19 8. CEI, Direttorio per le Comunicazioni sociali, Comunicazione e Missione (CeM), Ed. Vat. 2004. 9. GS, 4010. Gv 1,14. 11. Mt. 28,19. • • •

a favorire l’impegno della Pro-vincia nell’impegno che vie-ne dettato negli Atti dell’ultimo Capitolo provinciale. Forse è il caso, specialmente da parte dei più responsabili, di riprendere in mano il Direttorio “Comuni-cazione e Missione”8, così ricco di suggerimentti per la Predica-zione.

Il Direttorio “disegna” la nuova presa di coscienza della Chiesa nel settore della comuni-cazione, il campo che le appar-tiene per sua stessa natura. Con la Chiesa, perseguendo il nostro carisma, potremo «diffondere la luce con ripercussione, in qualche mo-do, sopra tutto il mondo»9.

Tale nuova coscienza ha significato, per la Chiesa, ritrovarsi più dentro alla storia dell’umanità, al pari del Verbo di Dio Incarnato che non ha disdegnato di assumere la natura umana e adattarsi al suo “linguaggio”: Egli ha voluto “abi-tare in mezzo a noi”10. Tale presa di co-scienza sarà vantaggiosa anche per noi della “Provincia Romana di S. Caterina da Siena”.

L’utilizzo appropriato e costante de-gli strumenti di comunicazione, propri della società del nostro tempo, porterà profitto anche alla comunicazione del-la Parola di Dio e attraverso questa, far sì che diventino «discepole tutte le na-zioni”11.

È questo, infatti, il compito affidato dal Risorto, fin dalle origini, ai discepo-li in Galilea: la regione della predica-zione di Gesù. A chi sfugge che l’uni-versalità del messaggio di pace e di sal-vezza, a tutto il mondo, è partito pro-prio da quella terra che oggi è dimenti-cata e dilaniata dalla guerra?

(p.eugenio zabatta op).

Page 8: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

8

ROMA. Chiesa della SS. Trinità, Michele De Meo (2002): S. Domenico di Guzman.

form

azio

ne

Page 9: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

9

All’udienza generale del mercoledì, 3 febbraio 2010,Il Santo Padre Benedetto XVI parla de:

IL SANTO PADRE DOMENICOil fondatore dell’Ordine dei Predicatori

Dedicata a san Domenico di Guz-man la catechesi nell’aula Paolo VI: questo grande santo ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario.

Dal Pontefice l’invito rivolto a tutti, pastori e laici, a coltivare «la ‘dimensio-ne culturale’ della fede affinché la bel-lezza della verità cristiana possa essere meglio compresa».

Nella Chiesa per servire e non per cercare carriera o potere.

«Cari fratelli e sorelle, la settimana scorsa ho presentato la luminosa figu-ra di Francesco d’Assisi, quest’oggi vor-rei parlarvi di un altro santo che, nel-la stessa epoca, ha dato un contribu-to fondamentale al rinnovamento della Chiesa del suo tempo. Si tratta di san Domenico, il fondatore dell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Frati Do-menicani.

Il suo successore nella guida del-l’Ordine, il beato Giordano di Sasso-nia, offre un ritratto completo di san Domenico nel testo di una famosa pre-ghiera: «Infiammato dello zelo di Dio

e di ardore soprannaturale, per la tua carità senza confini e il fervore dello spirito veemente ti sei consacrato tut-t’intero col voto della povertà perpetua all’osservanza apostolica e alla predi-cazione evangelica ». È proprio questo tratto fondamentale della testimonian-za di Domenico che viene sottolineato: parlava sempre con Dio e di Dio. Nel-la vita dei santi, l’amore per il Signore e per il prossimo, la ricerca della glo-ria di Dio e della salvezza delle anime camminano sempre insieme.

Domenico nacque in Spagna, a Ca-leruega, intorno al 1170. Apparteneva a una nobile famiglia della Vecchia Ca-stiglia e, sostenuto da uno zio sacerdo-te, si formò in una celebre scuola di Pa-lencia. Si distinse subito per l’interes-se nello studio della Sacra Scrittura e per l’amore verso i poveri, al punto da vendere i libri, che ai suoi tempi costi-tuivano un bene di grande valore, per soccorrere, con il ricavato, le vittime di una carestia.

Ordinato sacerdote, fu eletto cano-nico del capitolo della Cattedrale nel-la sua diocesi di origine, Osma. Anche

spir

itua

lità

Page 10: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

10

se questa nomina poteva rappresentare per lui qualche motivo di prestigio nel-la Chiesa e nella società, egli non la in-terpretò come un privilegio personale, né come l’inizio di una brillante car-riera ecclesiastica, ma come un servi-zio da rendere con dedizione e umiltà. Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa? Lo ricordavo qualche mese fa, durante la consacra-zione di alcuni vescovi: «Non cerchia-mo potere, prestigio, stima per noi stes-si. Sappiamo come le cose nella socie-tà civile, e, non di rado nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsa-bilità, lavorano per se stessi e non per la comunità» (Omelia. Cappella Papale per l’ordinazione episcopale di cinque ecc.mi presuli , 12 Settembre 2009).

Il vescovo di Osma, che si chiamava

Diego, un vero e zelante pastore, notò ben presto le qualità spirituali di Dome-nico, e volle avvalersi della sua colla-borazione. Insieme si recarono nell’Eu-ropa del Nord, per compiere missioni diplomatiche affidate lo ro dal re di Ca-stiglia. Viaggiando, Domenico si rese conto di due enormi sfide per la Chie-sa del suo tempo: l’esistenza di popo-li non ancora evangelizzati, ai confini settentrionali del continente europeo, e la lacerazione religiosa che indeboliva la vita cristiana nel Sud della Francia, dove l’azione di alcuni gruppi eretici creava disturbo e l’allontanamento dal-la verità della fede.

L’azione missionaria verso chi non conosce la luce del Vangelo e l’opera di rievangelizzazione delle comunità cristiane divennero così le mète apo-stoliche che Domenico si propose di perseguire. Fu il Papa, presso il quale il vescovo Diego e Domenico si recarono per chiedere consiglio, che domandò a

ROMA. S. Sisto.Affresco di P. Besson nel Capitolo: Il s. Padre Domenico resuscita il nipote del card. Orsini.

spiri

tual

ità

Page 11: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

11

Giordano di Sassonia, nato dai conti di Ebemstein in Westfalia il 1176, fu l’mmediato successore di San Domenico, dal quale ereditò la parola eloquente, la tenerezza del cuore e lo zelo appassionato per por-tare tutti gli uomini alla conoscenza e all’amore di Gesù Cristo. Nel 1219 trovandosi a Parigi, già laureato nel-le scienze sacre, fu conquistato dal-la parola del beato Padre Domenico, decidendo di vestire l’abito di Frate Predicatore nel 1220, mercoledì del-le Ceneri nel convento di Saint Jac-ques. Ma presto Dio chiamò a sé il fondatore del nuovo Ordine, per cui nel 1222 i confratelli, ad unanime consenso lo vollero suo primo suc-cessore. Fu propagatore felicissimo del suo Ordine, portando le case da trenta a trecento e il numero dei frati da ca. trecento a quattromila. Gior-dano divenne il primo storiografo di s. Domenico e del suo Ordine. Tor-nando dalla Terra santa in Europa, per il naufragio della nave dinanzi alla costa di Pamphilia, presso Atta-lia, Giordano con i compagni fra Ge-rardo e fra Giovanni, trovò la morte il 13 febbraio 1237. Leone XII, il 10 maggio 1826, ne confermò il culto. La festa si celebra nell’Ordine Domi-nicano il 13 febbraio.

quest’ultimo di dedicarsi alla predica-zione agli Albigesi, un gruppo eretico che sosteneva una concezione dualisti-ca della realtà, cioè con due principi creatori ugualmente potenti, il bene e il male. Questo gruppo, di conseguen-za, disprezzava la materia come prove-niente dal principio del male, rifiutan-do anche il matrimonio, fino a negare l’incarnazione di Cristo, i sacramenti nei quali il Signore ci «tocca» tramite la materia, e la risurrezione dei corpi.

Gli Albigesi stimavano la vita povera e austera – in questo senso erano anche esemplari – e criticavano la ricchezza del clero di quel tempo. Domenico ac-cettò con entusiasmo questa missione, che realizzò proprio con l’esempio del-la sua esistenza povera e austera, con la predicazione del Vangelo e con di-battiti pubblici. A questa missione di predicare la Buona Novella egli dedicò il resto della sua vita. I suoi figli avreb-bero realizzato anche gli altri sogni di san Domenico: la missione ad gentes, cioè a coloro che ancora non conosce-vano Gesù, e la missione a coloro che vivevano nelle città, soprattutto quelle universitarie, dove le nuove tendenze intellettuali erano una sfida per la fede dei colti. Questo grande santo ci ram-menta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a por-tare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evan-gelizzazione: è Cristo, infatti, il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare! Ed è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti – pastori e fe-deli laici, membri di antichi ordini re-ligiosi e di nuovi movimenti ecclesiali – che con gioia spendono la loro vita

spiri

tual

ità

Page 12: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

12

per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo!

A Domenico di Guzman si asso-ciarono poi altri uomini, attratti dalla stessa aspirazione. In tal modo, pro-gressivamente, dalla prima fondazio-ne di Tolosa, ebbe origine l’Ordine dei Predicatori. Domenico, infatti, in pie-na obbedienza alle direttive dei Papi del suo tempo, Innocenzo III e Onorio III, adottò l’antica Regola di sant’Ago-stino, adattandola alle esigenze di vita apostolica, che portavano lui e i suoi compagni a predicare spostandosi da un posto all’altro, ma tornando, poi, ai propri conventi, luoghi di studio, pre-ghiera e vita comunitaria.

In particolar modo, Domenico vol-le dare rilievo a due valori ritenuti in-dispensabili per il successo della mis-sione evangelizzatrice: la vita comu-nitaria nella povertà e lo studio. An-zitutto, Domenico e i frati predicatori si presentavano come mendicanti, cioè senza vaste proprietà di terreni da am-ministrare. Questo elemento li rendeva più disponibili allo studio e alla predi-cazione itinerante e costituiva una te-stimonianza concreta per la gente. Il governo interno dei conventi e delle provincie domenicane si strutturò sul sistema di capitoli, che eleggevano i propri Superiori, confermati poi dai Su-periori maggiori; un’organizzazione, quindi, che stimolava la vita fraterna e la responsabilità di tutti i membri del-la comunità, esigendo forti convinzioni personali. La scelta di questo sistema nasceva proprio dal fatto che i Dome-nicani, come predicatori della verità di Dio, dovevano essere coerenti con ciò che annunciavano. La verità studiata e condivisa nella carità con i fratelli è il fondamento più profondo della gioia.

Il beato Giordano di Sassonia di-

ce di san Domenico: «Egli accoglieva ogni uomo nel grande seno della ca-rità e, poiché amava tutti, tutti lo ama-vano. Si era fatto una legge personale di rallegrarsi con le persone felici e di piangere con coloro che piangevano» (Libellus de principiis Ordinis Praedica-torum autore Jordano de Saxonia, ed. H.C. Scheeben, [ Monumenta Histo-rica Sancti Patris Nostri Dominici, Ro-mae, 1935]).

In secondo luogo, Domenico, con un gesto coraggioso, volle che i suoi se-guaci acquisissero una solida formazio-ne teologica, e non esitò a inviarli nel-le Università del tempo, anche se non pochi ecclesiastici guardavano con dif-fidenza queste istituzioni culturali. Le Costituzioni dell’Ordine dei Predicato-ri danno molta importanza allo studio come preparazione all’apostolato. Do-menico volle che i suoi frati vi si dedi-cassero senza risparmio, con diligenza e pietà; uno studio fondato sull’anima di ogni sapere teologico, cioè sulla Sa-cra Scrittura, e rispettoso delle doman-de poste dalla ragione. Lo sviluppo della cultura impone a coloro che svol-gono il ministero della Parola, ai vari livelli, di essere ben preparati. Esorto dunque tutti, pastori e laici, a coltivare questa «dimensione culturale» della fe-de, affinché la bellezza della verità cri-stiana possa essere meglio compresa e la fede possa essere veramente nutrita, rafforzata e anche difesa.

In quest’Anno Sacerdotale, invito i seminaristi e i sacerdoti a stimare il valore spirituale dello studio. La qua-lità del ministero sacerdotale dipen-de anche dalla generosità con cui ci si applica allo studio delle verità rivela-te. Domenico, che volle fondare un Ordine religioso di predicatori-teologi,

spiri

tual

ità

Page 13: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

13ci rammenta che la teologia ha una di-mensione spirituale e pastorale, che ar-ricchisce l’animo e la vita. I sacerdoti, i consacrati e anche tutti i fedeli possono trovare una profonda «gioia interiore» nel contemplare la bellezza della verità che viene da Dio, verità sempre attuale e sempre viva.

Il motto dei Frati Predicatori – con-templata aliis tradere – ci aiuta a sco-prire, poi, un anelito pastorale nel-lo studio contemplativo di tale verità, per l’esigenza di comunicare agli altri il frutto della propria contemplazione. Da quando Domenico morì nel 1221, a Bologna, la città che lo ha dichiarato patrono, la sua opera aveva già avuto grande successo.

L’Ordine dei Predicatori, con l’ap-

poggio della Santa Sede, si era diffuso in molti Paesi dell’Europa a beneficio della Chiesa intera.

Domenico fu canonizzato nel 1234, ed è lui stesso che, con la sua santità, ci indica due mezzi indispensabili affinché l’azione apostolica sia incisiva.

Anzitutto, la devozione ma-riana, che egli coltivò con tene-rezza e che lasciò come eredità preziosa ai suoi figli spirituali, i quali nella storia della Chiesa hanno avuto il grande merito di diffondere la preghiera del santo Rosario, così cara al popolo cri-stiano e così ricca di valori evan-gelici, una vera scuola di fede e di pietà.

In secondo luogo, Domenico, che si prese cura di alcuni mo-nasteri femminili in Francia e a

Roma, credette fino in fondo al valore della preghiera di intercessione per il successo del lavoro apostolico.

Solo in Paradiso comprenderemo quanto la preghiera delle claustrali ac-compagni efficacemente l’azione apo-stolica! A ciascuna di esse rivolgo il mio pensiero grato e affettuoso.

Cari fratelli e sorelle, la vita di Do-menico di Guzman sproni noi tutti ad essere ferventi nella preghiera, corag-giosi a vivere la fede, profondamente innamorati di Gesù Cristo. Per sua in-tercessione, chiediamo a Dio di arric-chire sempre la Chiesa di autentici pre-dicatori del Vangelo.

(L’Osservatore Romano, giovedì 4 febbraio 2010, p.1). • • •

CAGLIARI. Chiesa San Giacomo, volta della sacrestia:Affresco del S. Padre Domenico.

spiri

tual

ità

Page 14: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

14

«Oggi, memoria di san Tommaso d’Aquino, grande dottore della Chie-sa, desidero proporvi alcune riflessio-ni sulle finalità e sulla missione specifi-ca delle benemerite istituzioni culturali della Santa Sede…

Una delle Pontificie Accademie è intitolata a San Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus et communis, un modello sempre attuale a cui ispirare l’azione e il dialogo con le diverse cul-ture. Egli, infatti, riuscì ad instaurare un confronto fruttuoso sia con il pensiero arabo, sia con quello ebraico del suo tempo, e, facendo tesoro della tradizio-ne filosofica greca, produsse una stra-ordinaria sintesi teologica, armoniz-zando pienamente la ragione e la fede. Egli lasciò già nei suoi contemporanei un ricordo profondo e indelebile, pro-prio per la straordinaria finezza e acu-tezza della sua intelligenza e la gran-dezza e originalità del suo genio, oltre che per la luminosa santità della vita.

Il suo primo biografo, Guglielmo da Tocco, sottolinea la straordinaria e pervasiva originalità pedagogica di San Tommaso, con espressioni che posso-no ispirare anche le vostre azioni: San Tommaso – egli scrive - «nelle sue le-zioni introduceva nuovi articoli, risol-

«Il Papa traccia un breve ritratto in-tellettuale di san Tommaso. Breve ma intenso! Egli ci ricorda che san Tomma-so è un uomo di profondo senso della tradizione e di dialogo, di apertura ai problemi del suo tempo.

Si nutriva della Scrittura e dei Pa-dri della Chiesa e specialmente di san-t’Agostino, questo è molto importan-te, ma allo stesso tempo era molto al corrente della cultura del suo tempo: conosceva la filosofia araba e anche ebraica. Senza contare poi della sintesi che ha saputo fare del pensiero greco antico.

Tutto questo rende Tommaso di una grande attualità per affrontare anche l’odierna temperie culturale.

Il Papa è consapevole dei grandi guasti spirituali che questa cultura può causare alla gioventù. E proprio a que-sto proposito sottolinea la capacità pe-dagogica di san Tommaso…»

(Card. G. Cottier,op.).

Riportiamo parte del discorso tenuto dal Papa Benedetto XVI ai membri delle Pontificie Accademie il 28 gennaio – da Avvenire, 29/1/09, p. 4).

Come armonizzare fede e ragione di fronte alle questioni cruciali del nostro tempo? Il Papa Benedetto XVI addita l’esempio del grande teologo e filosofo, san Tommaso d’Aquino, che seppe confrontarsi con la tradizione greca, il pensiero ebraico e il pensiero arabo.

TOMMASO d’AQUINOgenio e santità

spiri

tual

ità

Page 15: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

15

veva le questioni in un modo nuovo e più chiaro con nuovi argomenti. Di conseguenza, coloro che lo ascoltava-no insegnare tesi nuove e trattarle con metodo nuovo, non potevano dubitare che Dio l’avesse illuminato con una lu-ce nuova: infatti, si possono mai inse-gnare o scrivere opinioni nuove, se non si è ricevuta da Dio un’ispirazione nuo-va? (Vita S: Thomae Aquinatis, in Fontes S. Thomae Aquinatis notis histhoricis et criticis illustrati, ed. D. Prummer M.-H. Laurent, Tolosa, s.d., fasc. 2, p. 81).

Il pensiero e la testimonianza di S. Tommaso d’Aquino ci suggerisco-no di studiare con grande attenzione i problemi emergenti per offrire rispo-ste adeguate e creative. Fiduciosi nella possibilità della «ragione umana», nel-la piena fedeltà all’immutabile deposi-tum fidei, occorre – come fece il “Doc-tor Communis” – attingere sempre alle ricchezze della Tradizione, nella co-stante ricerca della «verità delle cose».

Per questo, è necessario che le Pon-

tificie Accademie siano oggi più che mai istituzioni vitali e vivaci, capaci di percepire acutamente sia le domande della società e delle culture, sia i bi-sogni e le attese della Chiesa, per of-frire un adeguato e valido contributo e così promuovere, con tutte le energie ed i mezzi a disposizione, un autentico umanesimo cristiano.

Ringraziando, dunque, le Pontificie Accademie per la generosa dedizione e per l’impegno profuso, auguro a cia-scuna di arricchire le singole storie e tradizioni di nuovi, significativi progetti attraverso cui proseguire, con rinnova-to slancio, la propria missione. Vi assi-curo un ricordo nella preghiera e, nel-l’invocare su di voi e sulle istituzioni a cui appartenete l’intercessione della Madre di Dio, Sedes Sapientiae, e di San Tommaso d’Aquino, di cuore im-parto la benedizione apostolica».

SS. Papa Benedetto XVI • • •

ROMA. S.Maria sopra Minerva. Cappella Carafa. F. Lippi (sec. XV). S. Tommaso d’Aquino sconfigge l’errore.

spiri

tual

ità

ROMA. S. Maria sopra Minerva. Cappella Carafa. S. Tommaso. Filippino Lippi (sec. XV)

Page 16: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

16

II. I SOGNI DEGLI ALTRI(I sogni dei nostri fratelli)

Conosciamo la storia di Giuseppe e i suoi fratelli. Essi lo legano, lo vendo-no ai mercanti… Ciò nonostante il Si-gnore stava con lui. Questa è una fra-se che nella vita di Giuseppe è ripetuta come una antifona responsoriale, co-me una litania.

Giuseppe poi è venduto a Potifàr, funzionario del Faraone. Potifàr apprez-za rapidamente le qualità di Giuseppe e lo nomina maggiordomo mettendolo a capo della sua casa ed affidandogli l’amministrazione di tutti i suoi beni.

Ahi! Dei sognatori sono nominati amministratori! In questa storia, però,… questo avvenimento aiuta – in qualche maniera – il nostro fratello Giuseppe insegnandogli a far calare a terra i suoi sogni (stiamo attenti, non dico “a smet-tere di sognare”, ma “a far calare a terra i suoi sogni”, a farli diventare realtà! a personificarli!). Man mano che passa-no gli anni, i diversi compiti affidatici nelle nostre comunità e dalle istituzio-ni ci aiutano a personificare i nostri so-gni. Ogni riunione di fratelli (ad esem-pio, i capitoli) dovrebbe essere d’aiuto per ritornare alla domanda già posta:

“Che cosa ne abbiamo fatto dei sogni che abbiamo portato nella vita religio-sa? Che ne abbiamo fatto dell’amore iniziale?” (cf. Ap 2,4).

L’onestà di Giuseppe però non è ri-compensata e nuovamente egli si trova coinvolto nella menzogna. Sappiamo quello che gli è successo con la moglie di Potifàr. Non mi riferisco alle tenta-zioni che sorgono quando, alle volte, i sogni (l’amore iniziale) si intiepidisco-no nel susseguirsi dei giorni, dei lavori, dei compiti che ci occupano: la quo-tidianità… del quotidiano! Semplice-mente desidererei soffermarmi su due aspetti che toccano da vicino il signi-ficato attuale della nostra fraternità do-menicana.

Mi colpisce molto, quando visito le province e le comunità, il ricorso – troppo facile - alla denuncia ed all’ac-cusa, soprattutto quando si giudicano le persone e le loro intenzioni. Lo fac-ciamo molte volte per giustificarci, per prendere le distanze dai problemi reali o da quanto realmente sta succedendo. Lo facciamo per prendere le distanze da quello che sta succedendo a un fra-tello, da quello che sta succedendo a noi stessi! (non siamo così immuni dal

Segue alla seconda (“Domenicani” n. 5 – 2009, p. 184-187), la terza parte della lettera che il Maestro dell’Ordine ha inviato a tutta la Famiglia domenicana

(cf Internet: http://curia.op.org/.

“VOI SIETE TUTTI FRATELLI”lettera ai frati dell’ordine dei predicatori

- terza parte -

spiri

tual

ità

Page 17: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

17

tipico meccanismo di gettare sugli altri le nostre afflizioni personali).

Mi vengono quindi in mente le pa-role con le quali l’Apocalisse descrive il compito del diavolo: “l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte” (12,10). Al contrario, la Prima Lettera di San Giovanni, ci consola ed inco-raggia sempre quando constatiamo che “se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto” (2,1). Qual è il nostro “compi-to” quando ci rapportiamo con i nostri fratelli: siamo i loro accusatori o i loro difensori?

Giuseppe andò a finire in carcere… Ma il Signore fu con Giuseppe, gli ac-cordò benevolenza… Infatti fece in mo-do che egli si guadagnasse la simpatia del capo delle carceri e questi affidò a Giuseppe tutti i prigionieri detenuti nel carcere. A cominciare da quel momen-to egli diresse tutto quello che si face-va colà. Il capo delle carceri non vigi-lava assolutamente su nulla di quello che aveva affidato al sognatore, perché “il Signore fu con Giuseppe” e faceva prosperare tutto quello che realizzava. Il sognatore sembra lasciare definitiva-mente questo “ruolo” per trasformarsi in un buon amministratore. Sappiamo in che cosa consiste l’amministrare. Dare a ciascuno quello di cui ha biso-gno, non necessariamente “quello che chiede”!

Giuseppe non era stato pagato fino ad allora secondo giustizia. Ha cono-sciuto l’odio dei suoi fratelli, dopo, in casa di Potifàr, ha pagato duramente la sua lealtà. Ciononostante, Giuseppe era un uomo giusto. Questa, nell’An-tico Testamento, è la virtù per antono-masia che comprende anche le dimen-

sioni della “santità”. Vale la pena sof-fermarci sulla giustizia di Giuseppe.

Sono celebri i principi fondamen-tali del Diritto attribuiti al giurista Ul-piano: “Honeste vivere, alterum non lædere, suum cuique tribuere” (vivere onestamente, non danneggiare nessu-no, dare a ciascuno il suo)1.San Tom-maso d’Aquino è debitore di questa tradizione romana classica ed afferma che giusto è colui che pratica la giu-stizia. Ebbene, “essere giusto” non si-gnifica operare secondo giustizia ogni tanto o in casi isolati. Quando parlia-mo della virtù della giustizia intendia-mo per essa la perpetua e costante vo-lontà di dare a ciascuno il suo (“il suo” è “quello che spetta a ciascuno” oppu-re “il suo diritto”). Perciò, una delle ca-ratteristiche principali della giustizia è la “alterità”, la presenza dell’“altro”. La giustizia esige sempre la relazione con l’altro. Questa giustizia “ad alterum” è la manifestazione per eccellenza della rettitudine integrale della persona, che include tutte le sue relazioni con gli al-tri, compreso l’uso delle cose ed anche, sebbene in modo molto analogico, con se stesso. Da qui la sua corrispondenza con il significato stesso di “santità”.

Fra Giordano di Sassonia ci aiuta a tradurre tutto questo nel linguaggio e nel modo di vita dell’Or dine. Secon-do le Vitæ Fratrum di fra Gerardo de Frachet, quando un secolare domandò a fra Giordano qual era la regola che professava, egli rispose: “La regola dei Frati Predicatori è questa, “honeste vi-vere, discere et docere” (vivere onesta-mente, studiare, ed insegnare); queste sono le tre cose che David domandò al Signore quando disse: “Insegnami la bontà, la scienza e la disciplina” (cf. Sal 118 (119),66)2. >

spiri

tual

ità

Page 18: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

18

Ritorniamo però alla storia del “so-gnatore”. Mentre Giuseppe si trova in carcere, sono condannati alla prigione due funzionari del re di Egitto, il cop-piere maggiore ed il panettiere maggio-re: sono quelli che assicurano il pane ed il vino quotidiano al Faraone!

Entrambi, nel corso della notte, hanno avuto un sogno, ciascuno con il proprio significato. Apparentemente Giuseppe da tempo ha smesso di so-gnare (o almeno non se la sente più di raccontare a qualcuno i suoi sogni). Le esperienze che gli erano toccate lo ave-vano riportato a una dolorosa realtà: il disamore dei suoi fratelli, la moglie di Potifàr, il carcere… tante menzogne, accuse e denunce!

Durante le visite alle diverse provin-ce e comunità, oppure leggendo gli At-ti dei Capitoli, è interessante osservare come i fratelli ci trasmettono le realtà che vivono. Alcune – senza dubbio – appaiono veri incubi; altre manifestano belle esperienze vocazionali che dila-tano l’anima e fanno sognare un futuro migliore.

Giuseppe è un amministratore. L’amministrare “per gli altri”, tenendo presente “le necessità degli altri”, fa sì

che anche Giuseppe apprenda o sco-pra, in questa tappa della sua vita, pur in un carcere, che anche gli altri si ral-legrino e si rattristino, sognino ed ab-biano degli incubi.

Giuseppe è un carcerato, ha medi-tato a lungo una volta, mille volte, la sua storia, però non si è rinchiuso nei propri pensieri, né si è lasciato paraliz-zare da una sterile concentrazione su di sé. Attento e contemplativo, condi-videndo lo stesso carcere, egli sembra solo capace di scoprire il volto depres-so dei due funzionari del Faraone. Al-lora domanda loro: “Perché oggi avete la faccia così triste?” (Gen 40,7). Non si tratta di un rimprovero di disappro-vazione, si tratta di una constatazione che – dentro un carcere – acquista un certo rilievo: si potrebbe forse avere un’altra faccia quando si viene privati della libertà? Giuseppe vede più in là. Veramente non c’è domanda più sem-plice o quotidiana che questa: “Perché hai questa faccia triste?”. Tuttavia quan-ta vita può contenere! La vita comuni-taria di ogni giorno ci familiarizza con frasi – anch’esse quotidiane – che so-no piene di vita. Ci sono dialoghi che iniziano nella maniera più semplice e

spiri

tual

ità

Gerusalemme. Domenicani celebrano nel Cenacolo Francescano.

Page 19: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

19

terminano in modo molto fecondo. Co-nosciamo la semplice richiesta di Gesù alla Samaritana: “Dammi da bere” (Gv 4,7). Anche l’interrogativo rivolto ai di-scepoli di Emmaus: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?” (Lc 24,17). Sappia-mo anche come si concludono entram-bi gli incontri. Sono storie vocazionali.

I compagni di prigione di Giusep-pe dicono: “Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti”. Giuseppe ri-conosce umilmente: “Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazio-ni? Raccontatemi dunque” (Gen 40,8). Questo episodio della vita di Giusep-pe mi sembra significativo. Egli non è l’unico che fa dei sogni. Anche “gli al-tri” fanno i loro sogni (o incubi!). Non è sufficiente, come nella sua gioventù (nella nostra?), pretendere che gli altri si fermino ad ascoltare i nostri sogni… Arriva il momento in cui è necessario scoprire non solo l’“esistenza” o “pre-senza” dei fratelli, ma che è fondamen-tale interessarci di quello che succede loro ed è vitale sapere che anche loro fanno dei sogni ed hanno dei progetti.

Quanto è importante conoscere i so-gni degli altri! Mi riferisco specialmen-te ai sogni dei fratelli, i sogni di quelli che vivono con noi ed i sogni di tutti coloro che condividono, in una forma o altra, la nostra vita: colleghi o com-pagni di lavoro, i destinatari della no-stra predicazione ed anche quelli che predicano a noi. Penso ai sogni della gente, ai sogni di quelli che chiamiamo “l’insieme della gente” oppure “la gen-te comune”. Il cerchio si va ampliando, è necessario conoscere le facce ed i so-gni di quelli che desideriamo servire…

È vero, “interpretare” è opera di Dio, però sappiamo che Lui ci chie-

de di essere suoi strumenti. Intendere, comprendere, contemplare quello che succede ai fratelli (i loro sogni, le aspet-tative, le illusioni, paure, angustie), tut-to questo esige da parte nostra silenzio e pazienza (pace e scienza); ascolto e at-tenzione; prudenza e docilità; senso del mistero, del sacro, nella vita degli altri.

La prudenza è la principale delle virtù morali, quindi guida e maestra. Però per essere prudenti è importanti essere docili. La “docilitas”, parte della virtù della prudenza, non consiste sol-tanto nell’accettare ciò che ci dice l’ al-tro, ma anche nel “sapere-lasciarsi-dire-qualcosa”.

Sappiamo quel che è successo a Giuseppe. Il sognatore di un tempo in-terpreta ora i sogni dei suoi compagni di sorte (per uno il sogno è tornare a vivere, per l’altro un incubo e la mor-te). I vaticini si sono compiuti. Giusep-pe raccomandò al coppiere di non di-menticarsi di lui, una volta uscito dal carcere… ma questi se ne dimenticò (come facilmente si dimenticano i so-gni). Ancora una volta Giuseppe soffre nella propria carne la noncuranza de-gli altri.

Nella nostra vita comunitaria e apo-stolica molte volte soffriamo diverse difficoltà; sono esperienze di libertà li-mitate dalle diverse circostanze della vita: determinati compiti, lavori, occu-pazioni, malattie fisiche, psicologiche o dello spirito, incomprensioni, malin-tesi, ecc.

Alla luce della difficile esperienza di Giuseppe possiamo considerare le nostre attitudini e le nostre relazioni con i fratelli. Giuseppe, infatti, è un fra-tello, come noi. Dinanzi alle difficoltà Giuseppe non si atteggia a vittima lec-candosi le proprie ferite. Perché tendia-

spiri

tual

ità

Page 20: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

20

mo ad accusare sempre gli altri di tutto quello che ci succede, come se sola-mente gli altri fossero i responsabili o i colpevoli della nostra sorte? Giusep-pe non nutre neppure un senso tragi-co della vita. Non esauriamo e dimi-nuiamo la nostra fraternità rimuginan-do interminabili e sterili lamentele co-me: “La vita non ha alcun significato” oppure “Noi, non te l’avevamo detto?”. A volte sembriamo profeti di sventure, più interessati ad avere ragione che a quello che possa o no succedere. Giu-seppe non riduce le difficoltà che sta attraversando a una questione di “col-pe” (proprie e/o altrui) o di “colpevoli”. Non sogliamo buttare su di noi la colpa di tutto, forse cercando tortuosamente la compassione degli altri? Non pen-siamo che tutto quello che ci succede è per colpa di “qualcuno”? Giuseppe non cova nel suo cuore desideri di ven-detta o di rivincita. A noi può succede-re invece, quando cadiamo nella tenta-zione di imitare Erodiade, la compagna di Erode, di esigere su di un vassoio la testa dei supposti nemici, che conside-riamo ostacoli al nostro benessere o fe-licità! Non è triste perfino esibire il pro-prio dolore, la violenza fisica o psico-logica, come ripiego per fare pressione oppure per punire la comunità?3 Giu-seppe non passa il giorno ad appellarsi alle autorità per commuoverle di quan-to gli succede. A volte, oltre a trascor-rere la vita nel commiserare noi stessi, pretendiamo che anche gli altri ci com-miserino. È un atteggiamento molto co-modo quello di collocarsi nel ruolo di “vittime”! In definitiva, nella situazione che gli tocca di vivere, apparentemente senza uscita, il figlio prediletto di Gia-cobbe non opta per l’autolesionismo perché tutti lo commiserino. Egli pone la sua fiducia in Dio e si rende disponi-

bile ai suoi compagni per aiutarli in tut-to quello che gli è possibile. In questo modo Dio va purificando il suo cuore e la sua intelligenza, la sua anima, la sua vita!

Ci può anche accadere che giochia-mo a nascondiglio con i fratelli, con la vita, con Dio, occultandoci dietro i di-versi modi di autocommiserazione – o di autosufficienza – più o meno camuf-fate di umiltà4. A poco a poco queste attitudini ci vanno alienando da tutto (dalla realtà) e da tutti (dalla comunità fraterna).

La storia di Giuseppe acquista via via una drammaticità che sembra an-dare in crescendo. Ora accade che an-che il Faraone sogna, ma che i maghi ed i saggi dell’Egitto non riescano a spiegarne il significato! Allora, lo sme-morato coppiere si ricorda di Giuseppe e “il sognatore” viene chiamato a inter-pretare i sogni della più grande autorità d’Egitto. Giuseppe nuovamente insiste: “Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del Faraone” (Gen 41,16).

La vita da frate, da fratello, senza al-cun’altra pretesa che questa: essere fra-tello, ci porta a dare ascolto alle gioie e alle speranze, alle tristezze ed alle an-gustie degli uomini e donne di oggi5. Quanti bambini e giovani, donne e uo-mini, fratelli e sorelle fanno sogni per loro, per le loro famiglie, per i loro po-poli, per i loro paesi! Il ministero della fraternità esige di ascoltare, conoscere ed interpretare questi sogni. Perché a volte non creiamo lo spazio necessario affinché i nostri fratelli possano raccon-tarci i loro sogni? Quali situazioni o at-titudini lo rendono difficile?

Il Faraone riconosce la prudenza e la sapienza di Giuseppe e lo nomi-na Primo Ministro, ponendolo a capo

spiri

tual

ità

Page 21: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

21

di tutto il territorio d’Egitto. Giuseppe aveva trenta anni. Potremmo dire che ha terminato la sua formazione, “è rite-nuto maturo, poiché ammaestra gli altri uomini e assume vari incarichi”6.

In questa tappa della sua vita Giu-seppe non si lascia più trasportare dai sogni della sua adolescenza. Può or-mai voltar la pagina di una vita burra-scosa o tormentata, di una vita – fino allora – triste e amara. I nomi che dà ai suoi due figli manifestano questo suo desiderio: Manasse (“Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre”) ed Èfraim (“Dio mi ha reso fecondo nella terra della mia af-flizione”).

Il buon amministratore è l’uomo re-alista per eccellenza: semina e miete, raccoglie e distribuisce, vigila e sorve-glia, controlla ed amministra, valuta e misura, paga e riscuote. Nel Vangelo Gesù usa l’immagine dell’amministra-tore in varie parabole – ricordiamo spe-cialmente quella dei talenti – per parla-re della fedeltà.

Giuseppe è un uomo fedele e lo ma-nifesta nel suo lavoro di amministrato-re: è stato fedele nel poco e lo sarà nel molto. Fino a questo momento stiamo assistendo ad un finale felice e lunga-mente atteso. Se nell’Antico Testamen-to la benedizione di Dio si manifestava principalmente nella buona salute, la discendenza e l’abbondanza dei beni, allora possiamo dire che Giuseppe fi-nalmente è benedetto da Dio! Giusep-pe amministra la ricchezza d’Egitto, ha formato una famiglia nella terra che lo ha accolto come suo figlio adottivo, è giusto e saggio, teme Dio! Ora potrà di-menticare la sua triste storia!

Sappiamo però che – almeno nella Bibbia – non è cosa buona “dimentica-re”. Il popolo, l’uomo giusto che soffre,

1. Eneus Domitius Ulpianus (… Roma 228).

2. Geraldus de Frachet, Vitæ Fratrum (ed. Reichert, MOPH t.1), II pars, c. XLV, III.

3. Il lamentarci per quanto ci infastidisce o ci disturba non ha nulla a che vedere con la correzione fraterna che ci è insegnata da Gesù nel Vangelo (cf. Mt 7,15; 18,15-18). La correzione fraterna consiste nel tendere – mossi dalla carità – non alla punizione, ma al progresso dei fratelli. San Tommaso la considera uno degli atti esterni o effetti della carità (cf. S. Th., II-II, q. 31, prol. e q. 33).

4. Cf. Benedetto XVI, Omelia nella Mes-sa di apertura della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2 Ottobre 2005)

5. Cf. Gaudium et Spes 1.6. Cf. LCO 1 § VI.

il perseguitato, chiedono a Dio “non ci dimentichi”. Anche Dio chiede al suo popolo che non dimentichi la sua Al-leanza e i suoi Comandamenti, la sua opera creatrice, liberatrice e salvatri-ce. È importante fare/conservare me-moria. Sappiamo il significato etimolo-gico di “ricordare” (re: ritornare / cor-cordis: cuore) e di “remember” (re: ri-tornare / member: organizzare o unire quello che è sciolto o – precisamente – “smembrato”). Giuseppe deve ricor-dare e ritornare a unire i pezzi sciol-ti della sua storia, una storia legata a quella dei suoi fratelli.

Una volta terminati gli anni dell’ab-bondanza, il popolo sentì fame e chie-se gridando al Faraone che gli desse da mangiare. Questi rispose: “Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà” (Gen 41,55). Sono parole simili a quelle in-dirizzate da Maria ai servitori in Cana di Galilea, in una difficoltà simile: è ve-nuto a mancare il vino nel mezzo di una festa di nozze». (continua) • • •

spiri

tual

ità

Page 22: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

22

La figura di Girolamo Savonarola è stata al centro ed è tutt’ora oggetto di dibattiti. Senza dubbio, il Frate ferrare-se ebbe non comuni doti di uomo po-litico, dimostrate innanzitutto dall’ope-ra diplomatica attuata nel difficile pas-saggio dal dominio mediceo a quello repubblicano. Infatti, in quel frangente egli grazie al suo carisma e abilità di capire la politica contingente del mo-mento e del luogo, riuscì a mantene-re una situazione di equilibrio a livello interno dello Stato e anche sul piano internazionale, riuscendo a difendere i diversi interessi della Signoria della cit-tà di Firenze, nell’evolversi dello scac-chiere europeo.

Il Savonarola, in linea con il conte-sto storico in cui è vissuto, pone tutta la sua azione riformatrice socio-istitu-zionale nell’ottica religiosa. Partendo dal concetto di “rinnovatio” cerca in tutti i modi di usare la politica come strumento, finalizzato alla rinnovazio-ne dell’essere umano, tutto in una pro-spettiva teologica.

Il Priore di S. Marco è consapevo-

Il Progetto Savonaroliano per una Riforma Politica nella Firenze di fine 400

PIER TOMMASO MESSERI 1

Riletture storiche domenicane. Savonarola e il discorso profetico.GIROLAMO SAVONAROLA (Ferrara 1452 - Firenze 1498)

A 23 anni ha la vocazione e diventa Frate Predicatore dell’Ordine Domeni-cano. Dopo pochi anni di predicazione viene su desiderio di Lorenzo de Medi-ci accolto nel Convento di San Mar-co a Firenze da dove inizia con forza un’opera oratoria critica verso ogni tipo di regime tirannico di governo della cit-tà in particolar modo si scaglia contro la corruzione e l’immoralità proprie, a suo dire, della classe magnatizia della città di Firenze. Voleva che si creasse un rinnovamento della società sul modello cristiano.

Durante la sua opera predicatoria si formarono dei filoni di pensiero che inevitabilmente sfociarono in fazioni politiche: I palleschi, sostenitori della famiglia Medici e quindi avversari del frate; I piagnoni, contrari all’attuale reg-gimento del governo cittadino.

Alla morte del Magnifico, la situazi-one politica nell’ area fiorentina dege-nerò e a causa di contingenze esterne alla realtà cittadina, la calata in Italia di Carlo VIII, i Medici rappresentati dal fi-glio di Lorenzo, Piero, furono cacciati dalla città.

Il partito dei palleschi d’ora in poi cerco’ con tutti i mezzi di avversare e screditare il Savonarola anche dinanzi al Papa Alessandro VI.

Nonostante questo a Firenze il frate fu messo a capo di un governo e pro-mosse una forma statale di forte ispi-razione religiosa dove Cristo fu fatto re di Firenze. A causa delle numerose lamentele promosse contro di lui alla corte pontificia, e le sue parole sul bi-sogno di rinnovazione nella Chiesa, il Savona rola venne scomunicato e do-po una rivolta popolare fu per ordine del Papa, ucciso e bruciato, assieme a due suoi confratelli, in piazza della Si-gnoria il 24 Maggio 1498. Le sue ceneri vennero subito dopo gettate in Arno.

Page 23: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

23

le della crisi radicale che travaglia tutto il mondo cristiano, e si propone il fine di un suo integrale e duraturo rinnova-mento1.

È da questo punto, che bisogna ine-vitabilmente partire per comprende-re pienamente la difficile opera che il Frate Girolamo si era proposto di attua-re: da questa concezione di crisi uni-versale infatti prende il via un progetto di politica, chiaramente di stampo to-mistico, improntato e costituito intorno alla figura dell’uomo, visto come “esse-re cristianamente sociale”.

C’è da porre l’accento su come il Savonarola colga l’intreccio di politica e religione, riuscendo a tenersi voluta-mente al di fuori di un completo coin-volgimento nella nuova forma governa-tiva che voleva attuare per raggiungere la sua opera di riforma. Esula nel suo iter politico, qualsiasi atteggiamento di tipo integralista; in lui è presente e con-tinua solo la polemica, sempre molto

Il Progetto Savonaroliano per una Riforma Politica nella Firenze di fine 400

1. Pier Tommaso Messeri è nato a Firenze il 29 Luglio 1983, ha conseguito la maturità classica ed è laureato in scienze giuridiche all’Università degli Studi di Firenze. Egli sta prendendo, inoltre, la laurea in scienze storiche, indirizzo storia moderna, presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Firenze. Il titolo che si pone a capo di questo articolo è quello della sua tesi di laurea riguardante il Savonarola. •••

Riletture storiche domenicane. Savonarola e il discorso profetico.

accesa, contro una forma Statale di ti-po tirannica. Nella sua opera politica, il Frate si avvale di uno strumento, se così si può definire, molto usato nel pe-riodo storico nel quale egli opera, quel-lo della “profezia”. Dal cinquecento al seicento il concetto di profezia per-corre e divide ogni ambiente cultura-le, sia laico sia interno alla chiesa. Nel periodo preso in esame, il concetto di profezia e più precisamente di “discor-so profetico” appare soprattutto come strumento indispensabile per spiegare ai più, con simboli e immagini, ciò che al più presto sarebbe dovuto o potuto succedere. La profezia è un’esposizio-ne finalizzata a essere compresa da tut-ti senza distinzione di classe sociale. Il discorso profetico è annunciato trami-te l’uso di esempi e figure metaforiche tratte da vicende sacre dei libri della Bibbia, da discorsi e sermoni dei profe-ti o santi della chiesa cattolica, e cerca di spiegare in maniera basilare, chiara

stor

ia d

omen

ican

a

Page 24: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

24

tica”2. Questa rinascita deve avere co-me base la tutela e interesse del bene comune, il fiorire dei commerci, del lavoro, una perfetta dualità tra sistema sociale ed economico, sostenendo più volte all’interno dei suoi sermoni la ne-cessità di una politica popolare per il rifiorire e il prosperare dei commerci3.

Girolamo Savonarola cerca con tut-te le sue forze di riportare il sistema politico della città del giglio alla de-mocrazia. Egli cerca di ricostituire una “Repubblica” di antico stampo. Per il ferrarese la primaria cura era focalizza-ta verso la classe del popolino, com-posta da poveri e umili commercianti da troppo tempo esclusi da ogni ufficio amministrativo.

Cercò e fece approvare delle leggi per alleviare la miseria in città, pensan-do infatti di costituire una realtà sociale nella quale il diritto doveva essere ga-rante e incentivo per una ripresa eco-nomica, che alleviasse le sofferenze al-l’interno del popolino; creò e fece isti-

e accessibile al popolo, il perché o il come di una situazione in atto o da ve-rificarsi.

Per il Savonarola, tramite e grazie al modello dettato dalle Sacre Scritture, e soprattutto dall’Antico Testamento, l’annuncio profetico non si esaurisce con la previsione di una situazione che dovrà accadere. Per lui l’annuncio è soprattutto un “appello etico religioso” finalizzato all’attuazione di un cambia-mento nella vita dei fedeli: una conver-sione e una riforma, “reformatio”, della condotta privata e delle istituzioni ec-clesiastiche e politiche.

Tramite appunto il modello profeti-co, il Savonarola si propone di muta-re la politica della Firenze del tempo. Nelle numerose sue prediche il Frate fa della profezia lo strumento indispensa-bile e sempre presente per cercare di attuare la famosa “rinnovatio”, che, co-me sostiene ripetutamente il ferrarese, non può passare per attuarsi comple-tamente che da una “rivoluzione poli-

FIRENZE. Museo S. Marco. Anonimo sec. XV. Martirio di G. Savonarola.

stor

ia d

omen

ican

a

Page 25: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

25

tuire un Monte di Pietà, un fondo per le ragazze povere bisognose di dote; incoraggiò e promosse numerosissime riforme giurisprudenziali e fiscali che colpissero i grandi evasori, sempre per-seguendo il sogno di riforma dei costu-mi e della morale, legata al riconosci-mento della dignità umana.

Il concetto di dignità umana è stato al centro della speculazione savonaro-liana sia in campo religioso sia civile.

L’esigenza di un governo di stampo popolare era già stata avvertita da mol-ti illustri personaggi dell’epoca e ante-cedenti al Savonarola, basti pensare al Masaccio e a Donatello. Proprio alla situazione storica presa in esame ap-partiene la necessità di una “libertà po-polare” e il Savonarola come aposto-lo del cattolicesimo è chiamato essen-zialmente a liberare, in chiave politica i cittadini di Firenze dalla schiavitù della tirannide operata all’ epoca nella città dalla famiglia Medici. Seguire il mes-saggio savonaroliano significa voler es-sere liberi. Il cristianesimo è quella reli-gione, grazie alla quale l’uomo si libera da ogni legame e da ogni ordinamen-to governativo, che non sia la parola di Cristo4.

Le proposte per un governo repub-blicano non cadono nel vuoto, l’ispira-

zione repubblicana, della antica clas-se dirigente fiorentina5. Recano nuovi impulsi al pensiero tomistico savonaro-liano. Il pensiero per l’attuazione di un sistema popolare attraversa tutto il 400. Nella sua opera di riformatore teologi-co-politico il Savonarola non fu il pri-mo. Prima di lui, già altri esponenti re-ligiosi degni di rispetto, come San Ber-nardino da Siena e il domenicano San Antonino Pierozzi, avevano già incitato in più occasioni il popolo fiorentino a una svolta politica di riforma6. Una ri-forma a tutto campo per arrivare a ri-conquistare la dignità umana non po-teva non interessare la sfera socio-poli-tica di un popolo.

Il Frate di San Marco entra nell’av-ventura politica come più volte ha egli stesso sottolineato, non volutamente, ma perché ci è stato trascinato con for-za dagli eventi, faceva parte della sua missione. La politica mantiene per il Savonarola una fondamentale mora-le teologica ma allo stesso tempo non cessa di essere anche una “techne po-litikè”, articolata in azioni specifiche, adattata agli uomini e alle circostanze7.Il priore domenicano non si fa porta-tore di un progetto politico fondato su una pura spiritualizzazione, ma assicu-ra anche onori e ricchezze per il po-

stor

ia d

omen

ican

a

Page 26: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

26

P Adriano Oliva, domenicano,della nostra Provincia Romana di

S. Caterina da Siena, presidente della Commissione Leonina e membro

dell’Istituto di ricerca e di storia dei testi,

ha ricevuto, da partedell’«Istituto delle Scienze umane

e sociali» del CentroNazionale della Ricerca Scientifica,

la medaglia di bronzo, che premiail suo lavoro di ricercatore,nel corso di una cerimonia

che si è svoltail 19 novembre 2009, presso

la sede dell’IRHT.

L’opera di Adriano Oliva ci insegna che, per Tommaso, la teologia è

una “scientia usualis” che sa porreal suo servizio, nel rispetto

della loro autonomia,le risorse delle altre discipline.

1. M. Ciliberto, Storia della civilta’ To-scana, Firenze, 2001.

2. G.F.Young, .I Medici. Firenze, 1935.3. V. Magni, L’Apostolo del Rinascimen-

to, Firenze, 1939.4. M. Cacciari, Atti della celebrazione

del 500 anniversario di fra’ Girolamo Savo-narola, Firenze, 1998.

5. P. Villari, La storia di Girolamo Savo-narola e de’ suoi tempi, Firenze, 1930.

6. F. Cordero, Savonarola Pensieri Politi-ci, Bari, 1986.

7. M. Cacciari, Atti della celebrazionee del 500 anniversario di fra’ Girolamo Savo-narola, Firenze, 1998.

8. P. Villari, La storia di Girolamo Savo-narola e de’ suoi tempi, Firenze, 1930.

polo capace di instaurare una forma di governo popolare e repubblicano.

La critica politica savonaroliana è improntata quasi esclusivamente contro il governo tirannico e la famiglia Me-dici. Aspre critiche sono rivolte contro questa espressione politica, inadatta a una realtà sociale come quella italiana e più specificatamente fiorentina, il cui popolo è ingegnoso, ed è audace e non può dunque essere sorretto da uno solo senza essere tiranneggiato8. A Firenze, in Italia, è la democrazia repubblicana che si mostra strettamente congiunta alla fede cristiana per la capacità che essa ha di favorire e promuovere quel bene comune da cui procede l’ascesa dell’uomo verso la divinità. Combatte-re contro il tiranno, a favore del gover-no civile, significa battersi per l’affer-mazione e trionfo di Cristo tra gli uomi-ni. Il Frate ha compreso due situazioni di un’importanza fondamentale: che la religione è l’elemento indispensabile per fondare un nuovo Stato e per re-staurare un antico ordinamento, e che la religione è un eccezionale strumen-to di direzione della massa popolare.

P ADRIANO OLIVA OP.

vedi computer

stor

ia d

omen

ican

a

Page 27: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

27

Il 19 novembre scorso, una rappre-sentanza seletta dei medievisti di Pa-ris, più una nutrita delegazione di fra-ti del convento di Saint-Jacques (e un frate della Minerva), si erano riuniti al-l’avenue d’Iéna, fra Trocadéro e arco di trionfo dell’Étoile, presso l’IRHT (Institut de Recherche et d’Histoire des Textes), per far corona al nostro confratello P. Adriano Oliva, Presidente della Com-missione leonina e ricercatore del CN-RS, il quale veniva insignito della me-daglia di bronzo del CNRS (Centre na-tional de la Recherche scientifique).

Come recita il testo ufficiale: «La medaglia di bronzo del CNRS ricom-pensa il primo lavoro di un ricercatore, che così si afferma come specialista di valore nel suo campo. Questa ricom-pensa è un incoraggiamento a prose-guire le ricerche ben avviate e già fe-conde».

Nel caso specifico, tale distinzio-ne (elargita con parsimonia) intendeva premiare le ricerche di P. Oliva sul me-dioevo e, in particolare, la sua opera Les débuts de l’enseignement de Tho-mas d’Aquin et sa conception de la sa-

CENTRO NAZIONALE DELLA RICERCA SCIENTIFICA (CNRS)Istituto francese delle Scienze Umane e Sociali.

ONORIFICENZA PER

P. ADRIANO OLIVA oppresidente della Commissione Leonina

cra doctrina. Avec l’édition du prologue de son commentaire des Sentences, Paris, J. Vrin («Bibliothèque thomiste, 58»), 2006, pp. 416.

Ecco qui appresso, in traduzione ita-liana, il discorso che, in tale circostan-za, ebbe a pronunciare la dott.sa A.-M. Eddé, direttrice dell’IRHT.

“Benvenuti a tutti. Siamo molto fe-lici e molto orgogliosi di celebrare la consegna della medaglia di bronzo ad Adriano Oliva. È troppo giovane perché si debba ripercorrere tutta la sua carrie-ra; tengo però a sottolineare – anche se così facendo rischio di offendere la sua modestia – ch’egli ha fatto una entrata trionfale al CNRS (1.10.2006), poiché, meno di due anni dopo, riceve una me-daglia di bronzo. Si deve dire, è vero, che la sua opera era già ben avviata pri-ma di quella data.

L’IRHT conta fra i suoi membri nu-merosi colleghi formati ai metodi esi-genti dell’École des chartes, dell’École normale supérieure, o dell’École prati-que des hautes études. A. Oliva porta eccezionali competenze attinte ad al-tre fonti, italiane e svizzere. Si è notato,

even

ti

Page 28: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

28

d’altronde, che, in questi ultimi anni, i migliori candidati al CNRS in filologia, ecdotica, paleografia, erano assai spes-so italiani.

A. Oliva ha una formazione esem-plare in questo campo:

Diplomato nel 1988 della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica (descriveva già allora i manoscritti dell’Archivio del Convento della Minerva).

1992: licenza in teologia presso la Pontificia Università S. Tommaso.

1993: membro della Commissione leonina, che cura, da centotrent’anni a questa parte, l’edizione critica delle opere di S. Tommaso; ne diventa presi-dente nel 2000. Vi ha raccolto il meglio di una tradizione portata al suo vertice dai PP. René Antoine Gauthier, Pierre-Marie Gils, Bertrand Georges Guyot e Louis-Jacques Bataillon, con i quali ha lavorato in stretta collaborazione.

2002: Dottore in Teologia presso l’Università di Friburgo (Svizzera) con una tesi, scritta in francese, che sarà pubblicata nel 2006 con il titolo Les débuts de l’enseignement de Thomas d’Aquin et sa conception de la sacra doctrina. Avec l’édition du prologue de son commentaire des Sentences, Paris, J. Vrin (« Bibliothèque thomiste, 58 »), 2006, pp. 416. Con questa opera, si af-ferma come uno dei migliori specialisti di Tommaso d’Aquino e per essa riceve la medaglia di bronzo del CNRS.

Ho soltanto dato una scorsa a que-sto libro, ma Jean-Pierre Rothschild [di-rettore della Seziona latina dell’IRHT, di cui fa parte A. Oliva] ha avuto la gen-tilezza di comunicarmi alcuni appunti al riguardo:

Si tratta di un lavoro che si caratte-rizza anzitutto per la probità e che met-

te in opera un metodo esigente: «non accettare come buono alcun elemento senza averlo prima sottomesso a veri-fica» (Conclusion, p. 341); si impone, poi, per l’indefessa meticolosità nel-la ricerca e nella discussione delle va-rianti. Tutto ciò è esposto nei capitoli i, ii e iii: dapprima sono discussi i principî dell’edizione, segue la descrizione dei testimoni manoscritti, e poi lo studio della tradizione testuale.

Ma questa cura del dettaglio è tut-t’altro che oziosa, poiché essa permette non soltanto di stabilire il testo su ba-si sicurissime, ma anche di far appari-re, mediante lo studio delle modifiche portate da Tommaso stesso al suo testo, il movimento del suo pensiero o della sua evoluzione dottrinale.

Non vi è migliore giustificazione dei lavori che conduciamo qui: il lavoro fi-lologico più tecnico e più austero, ed

even

ti

Page 29: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

29

esso solo, rivela testi, significati o in-flessioni che continuamente spingono a rivedere o affinare le interpretazioni dottrinali.

E queste stesse dottrine non sono delle astrazioni. Qui ancora, A. Oliva s’impegna con la massima cura a rico-struirne il contesto letterario ed istitu-zionale, oggetto del suo capitolo v. Egli inizia con una lucida critica delle no-stre supposte conoscenze: «si vanno ri-petendo tanti luoghi comuni riguardo all’insegnamento universitario, ma essi, spesso, sono soltanto la trasformazione di episodi singolari in regola generale, valida per qualsiasi epoca» (p. 341). Così, lo studio dottrinale si trova rial-lacciato alla storia e ne consegue una mutua illuminazione: in questo modo è stabilita la cronologia delle modifi-che del testo e la centralità del dibattito sullo statuto della teologia a Parigi, alla metà del secolo xiii è dimostrata.

Lo avrete capito: la produzione di A. Oliva (oltre alla sua tesi, un secondo li-bro, in collaborazione con Ruedi Imba-ch, sulla filosofia di Tommaso d’Aquino [Vrin, 2009], tre direzioni di libri o di numeri tematici di riviste e una quindi-cina di articoli) va ben al di là dell’inse-gnamento di Tommaso d’Aquino.

È tutto «il funzionamento delle strut-ture della conoscenza filosofica e teo-logica della prima metà del xiii seco-lo all’università di Parigi » a costituire l’oggetto della sua ricerca, una ricer-ca caratterizzata, oltre che dal rigore scientifico, dall’intreccio delle disci-pline: filosofia, teologia, ma anche di-scipline erudite che ne costituiscono il basamento: paleografia, codicologia, ecdotica, filologia. Questo incrociarsi gli permette ricchissime scoperte, come quella che ha recentemente presentata al colloquio «Philosophy and Theolo-

gy in the Studia of the Religious Orders and at the Papal Court», Notre Dame (Indiana), University Notre Dame, 8-10 October 2008, di un autografo inedito del segretario di Tommaso d’Aquino.

Da questo punto punto di vista, A. Oliva quasi s’identifica con il personag-gio oggetto centrale dei suoi studi: «Il libro di Adriano Oliva ci insegna che, per Tommaso, la teologia è una “scien-tia usualis” che sa porre al suo servi-zio, nel rispetto della loro autonomia, le risorse delle altre discipline; questa stessa tesi ce ne offre un esempio assai degno di nota» (L. J. Bataillon, Thomi-stica 2006, p. 36).

La ricerca di A. Oliva illustra perfet-tamente, sotto questo aspetto, le mis-sioni dell’IRHT: studiare le condizioni di produzione dei testi, rinvenire la lo-ro circolazione, identificare i copisti, le opere, gli autori, descrivere i ma-noscritti, stabilirne la genealogia, far-ne l’edizione critica, senza perdere di vista la loro finalità storica, filosofica, teologica o letteraria...

A quale scopo, diranno coloro i qua-li non sono familiari delle nostre disci-pline? Per stabilire la storia delle dot-trine su solide basi, per capire il modo di diffusione delle correnti di pensiero nell’Occidente latino, fra Greci, Ebrei, Arabi. Per andare contro la tendenza dei nostri contemporanei a «credere ad una verità testuale immediata» e per-ché, quale buon filosofo (e verosimil-mente buon teologo), A. Oliva rimane persuaso che porre bene la domanda è importante quanto dare la risposta.

A nome di tutto l’IRHT, mi permetta di felicitarLa calorosamente e di dirLe quanto siamo felici e orgogliosi di aver-La fra di noi.”

P. Daniele Ols op. •••

even

ti

Page 30: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

30

Accettare di continuare la propria formazione

Continuare a formarsi significa ag-giornarsi per tenersi in armonia con il tempo e con le esigenze della propria missione. Sì! La formazione permanen-te è come il respiro, qualcosa che ac-compagna la vita presbiterale e religio-sa nel suo incedere, ordinario e straor-dinario; è il suo ritmo costante, ciò che la realizza secondo il piano di Dio.

È azione divina, dunque dono e gra-zia, la formazione, prima di essere fa-tica umana, ma richiede, comunque, la piena disponibilità dell’uomo, la sua docibilitas (non solo la docilitas), ovve-ro la libertà, intelligente e attiva, di im-parare da ogni persona e in ogni conte-sto, a ogni stagione ed età, per lasciarsi istruire e arricchire da qualsiasi fram-mento di verità e di bellezza che si tro-va attorno a sé.

Decisiva diventa, allora, la capacità di relazione con le persone ma anche con la propria età che avanza, con gli anni. Questo “mutare” ci fa avvertire maggiormente l’urgenza, il bisogno di riqualificarci, di aggiornarci continua-mente per venire incontro alle sfide del-la società globalizzata che si presenta sempre più come società multicultura-le, multireligiosa, con situazioni nuove da affrontare.

I giovani, protagonisti dell’immedia-to futuro, vengono da queste nuove esperienze culturali; essi rappresentano un’espressione culturale, molto diversa da quella di prima. Per ciò che riguarda la loro formazione si dovrà chiaramen-te tener conto di questa nuova espe-rienza culturale, cui vengono o verran-no sottoposti e del conteso sociale in cui sono chiamati a servire la Chiesa e gli uomini.

«LE GIORNATE DI FORMAZIONE PERMANENTE»Pistoia. Convento S.Domenico, 27-30 dicembre 2009

Dopo il capitolo provinciale, cele-brato nell’ultima estate, un nuovo im-portante appuntamento di provincia : l’incontro di formazione permanente.

L’argomento, deciso straordinaria-mente dal Capitolo per via dei tempi ristretti, è stato “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”, titolo del documen-to che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha pubblicato l’11 maggio 2008. Il tema era già stato lo stesso del-l’ultima Conferenza Nazionale dei Su-periori Maggiori.

even

ti

PISTOIA. Convento San Domenico.G. Cristiani, Madonna con bimbodetta dell’umiltà (part.) sec. XV.

Page 31: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

31

«LE GIORNATE DI FORMAZIONE PERMANENTE»Pistoia. Convento S.Domenico, 27-30 dicembre 2009

Le giornate di formazione si sono svolte come d’abitudine nel convento San Domenico di Pistoia dal 27 al 30 dicembre 2009.

L’agenda, sufficientemente inten-sa, ha visto affrontato il documento su due sguardi diversi ma complementa-ri. Il primo giorno è stato animato da Mons. Agostino Gianfranco Gardin, Segretario della Congregazione della Vita Consacrata e Arcivescovo di Trevi-so, che, avendo lavorato al testo, ha po-tuto ripercorrerlo delineandone i punti di forza e allo stesso tempo quelli in cui, data la delicatezza dell’argomen-to sono stati affrontati in maniera piu’ generale.

Il documento consta di tre parti: Consacrazione e ricerca della volontà di Dio (nn. 4-15), Autorità e obbedien-za nella vita fraterna (nn. 16-22) e in-fine la dimensione della missione (nn. 23-31).

Il documento non è caratterizzato da un linguaggio normativo, quanto piut-tosto una riflessione finalizzata ad una ricezione più ampia. A detta di Mons. Gardin, l’eco della lettura del docu-mento è stato abbastanza positivo.

L’obbedienza è un cammino peren-ne nella vita del cristiano, un elemento-sintesi, come lo ha definito Mons. Gar-din, del cammino di sequela a Cristo.

PISTOIA. S. Domenico. Sala Riunioni. Un gruppo di religiosipresenti all’incontro.

even

ti

Page 32: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

32

La struttura del documento in se vuole rispecchiare questo. La prima è l’ultima parte tratta dell’obbedienza, e include in se , è il cuore del testo, il compito dell’autorità.

Il giorno seguente p. Giancarlo Bru-ni, dei Servi di Maria, ha trattato l’argo-mento in maniera piu’ generale e, sen-za voler cadere nel banalismo, potre-mo definirlo, spirituale.

Denso della sua esperienza e della sua vicinanza alla Parola di Dio, si è riflettuto in primis sull’obbedienza ma-dre di tutte le obbedienze: l’obbedien-za all’esistenza, alla vita. Senza una ri-conciliazione con questa obbedienza, ogni altro discorso risulta secondario.

Non sono mancati, durante questi giorni, i momenti di scambio. I pome-riggi erano dedicati piuttosto alla di-scussione aperta e al dibattito.

L’ultimo giorno, come da tradizio-ne, c’è stato un momento assemblea-re che verteva soprattutto sulla recente pubblicazione degli Atti del capitolo.

Gli argomenti trattati sono stati di-

versi, e quello che rimane ancora più sensibile è la riflessione intorno alla realtà fiorentina. Il tutto si è comunque svolto in un clima di fraternità.

Le giornate sono state guidate da fr Alessandro Salucci, della comunità di S. Maria Novella, che dal Capitolo Pro-vinciale è stato nominato Promotore della Formazione Permanente.

Durante l’ultimo giorno si è fatto an-che un giro di tavola per sentire qual-che proposta o suggerimento per un eventuale argomento per le giornate di formazione del prossimo anno. So-no state avanzate varie proposte: a fra Alessandro il compito di vagliarle, e di organizzare le prossime giornate.

La collaborazione e lo spirito di re-sponsabilità di tutti permetterà che questo momento importante di provin-cia sia sempre maggiormente promos-so e recepito come opportunità forte non solo di studio, ma anche di incon-tro fraterno.

(fr Gian Matteo Serra op).

PISTOIA. Convento san Domenico.

even

ti

Page 33: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

33

ternita del Rosario, il gruppo famiglia “oltre la porta”, il coro, il gruppo mis-sionario e quello di Selargius.

Attività e gruppi più o meno consi-stenti perchè alcuni sono stati fondati da anni, mentre altri sono in fase di ini-zio o di ripresa. Di questi gruppi, gli assistenti sono naturalmente i frati della Comunità che si impegnano volentieri cercando di armonizzare il tutto con le attività specifiche che svolgono per l’in-segnamento teologico, la predicazione e la pastorale sacramentale, presso le parrocchie, chiamati da vari parroci o presso gruppi giovanili.

Alcuni dei religiosi ricoprono inca-richi provinciali di promozione o inca-richi diocesani come quello del rettore della chiesa, oppure della pastorale fa-miliare diocesana.

L’incontro, è stato di vero gradimen-to per tutti ed è terminato con un rin-fresco consumato fraternamente nel-

Nessuno dei vari gruppi, residenti a Cagliari, che a qualche titolo fa parte della famiglia domenicana, è mancato all’incontro programmato nella Cripta del Convento S. Domenico.

Anche se un po’ in ritardo rispetto all’inizio effettivo – era già il 31 ottobre 2009 - l’incontro è stato voluto per ini-ziare tutti insieme l’anno sociale.

Questo intento ci ha fatto ritrova-re non solo uniti nella preghiera, ma anche – come riporta la cronaca con-ventuale del giorno - “per favorire una più profonda conoscenza delle attività svolte dalle singole entità, ordinata ad una maggiore collaborazione e stima”.

Dopo la S. Messa concelebrata, il Padre Priore dei frati ha introdotto l’in-contro riferendo ai presenti le attività svolte dai singoli frati e ugualmente, via via, i responsabili hanno riferito le attività del proprio gruppo: la fraternità laica, le suore domenicane, la confra-

CAGLIARI- La Famiglia Domenicana riunita.

CAGLIARI. Panorama. La cupola bianca appartiene alla Chiesa S. Domenico.

cron

aca

Page 34: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

34

Brevi notizie dell’anno 2009.

Sfogliando la cronaca dell’anno scorso, risaltano due note particolar-mente importanti: una presenza più numerosa di fedeli e turisti, con punte molto alte in alcune ricorrenze, e il mi-nistero di Padre Giovanni qui a S. Ma-ria, dopo aver terminato definitivamen-te l’attività di Telesandomenico.

P. Giovanni ha potuto dedicarsi com-pletamente al Santuario e grande è sta-to pure il contributo che egli, nel mese di agosto, ha dato in una realtà missio-naria del Congo, nella città di Kikwit, che si trova a circa 500 km. dalla capi-tale Kinshasa. A Kikwit, una Comunità di Monache Trappiste, provenienti da Vitorchiano, sta costruendo monastero e chiesa; di questa Comunità fa parte Sr Patrizia Calosci, di Arezzo, cresciuta e formata nel gruppo giovanile San Do-menico, animato da Padre Giovanni.

In questa esperienza missionaria, egli si è adoperato anche nei lavori ma-nuali, per la sistemazione delle vetrate della chiesa e del monastero. L’interes-se e l’entusiasmo nato in lui, visitando la missione, lo ha comunicato a mol-te persone, in particolare ad un gruppo di giovani di Bibbiena, che lo stanno aiutando in varie iniziative per questa causa.

Qui a S. Maria del Sasso, a propo-sito e a favore delle Missioni, va ricor-dato “il mercatino dell’Immacolata”. È

BIBBIENA - S. M ARIA DEL SASSO.

Santuario e Conventola grande sala del chiostro, vicino alla cripta.

Pure numerosi ci siamo ritrovati per l’estrazione dei santi protettori dopo la prima Messa dell’Epifania.

Tutti i gruppi sunnominati sono stati interessati a quest’altra “nota domeni-cana” di inizio d’anno che ci accomu-na proprio come famiglia domenicana (oltre il tempo, in prospettiva della bea-titudine dell’aldilà).

Ugualmente per tutto l’anno, tranne il periodo estivo, i religiosi sono impe-gnati a turno per la lezione di cateche-si, ogni giovedì sera, presso la bibliote-ca conventuale, per un’ora intera.

L’interesse delle persone per gli ar-gomenti trattati sembra piuttosto buono e anche il dibattito che segue è abba-stanza vivace. Il tema di quest’anno era come obbligato: il sacerdozio.

E come famiglia domenicana ri-ceviamo, ogni anno, veramente lie-ti, il giorno della festa di S. Tommaso d’Aquino (28 gennaio) i seminaristi dei due seminari (diocesano e regionale) e molti studenti della Facoltà teologica di Cagliari con il preside e alcuni profes-sori. Una tradizione ormai radicata, la visita degli studenti, in onore di S. Tom-maso, patrono delle scuole cattoliche e onore dell’Ordine domenicano!

Cogliamo occasione, infine, per co-municare che sono quasi terminati i la-vori di ripulitura della zona del Con-vento che viene riservata «all’acco-glienza per la pastorale giovanile e vo-cazionale» in conformità alle decisioni del capitolo provinciale che a questo scopo «ha individuato in modo parti-colare i conventi di Cagliari e Siena» (Atti CP 2009, n. 38).

(Cronista del convento).

cron

aca

Page 35: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

35

questa una iniziativa che cresce di an-no in anno, producendo sorprendenti frutti. Questo mercatino si è ormai af-fermato nella zona e viene visitato da numerose persone.

Ma soprattutto la vita spirituale, che viene vissuta nel Santuario, ha ottenuto ottime risposte da parte dei fedeli.

Ben curate sono state le varie cele-brazioni, quelle ordinarie e le più so-lenni, come la Pasqua, il mese di mag-gio, la solennità dell’Apparizione del-la Madonna che ricade il 23 giugno, la solennità di S. Domenico “l’8 agosto” e, infine, l’Ottavario di settembre, in onore della Madonna del Buio.

Un buon apporto alla Liturgia lo ha dato pure il Coro del Santuario, ora cresciuto con le voci argentine di un bel gruppo di bambini, volenterosi ed entusiasti.

BIBBIENA - S. M ARIA DEL SASSO.

Santuario e ConventoMeritano di essere ricordate a parte

le feste natalizie! Arricchite dal solito grandioso artistico presepe, ogni anno viene comunicato un messaggio par-ticolare. In questo Natale l’attenzione è stata rivolta, naturalmente, all’Anno Sacerdotale.

I bravi presepisti di Camaiore sono riusciti ad interpretare al meglio con suggestive immagini quanto voleva es-sere comunicato: * l’attesa di Cristo, attraverso le antiche profezie, * l’acco-glienza del Figlio di Dio nel grembo di Maria, * la nascita di Cristo a Betlem-me, “Casa del pane”, * Gesù posto in una mangiatoia, * il Verbo di Dio fat-to carne e nostro cibo, che ci è dona-to nell’Eucaristia attraverso il ministero dei sacerdoti.

Il presepe è stato visitato da mi-gliaia di persone, offrendo a tutti una profonda e ricca catechesi. L’Eucari-stia, donandoci il Cristo, rappresenta la continuazione del mistero della In-carnazione e della Nascita di Gesù. Il presepe è rimasto aperto e sempre vi-sitato fino al 21 febbraio 2010.

p. Giuseppe Serrotti op.

BIBBIENA. Santa Maria del Sasso. Un’istantanea del grande presepe.

cron

aca

Page 36: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

36

ROMA-Prati - Prima riunione della Fld.

Il giorno 11 gennaio 2010, alle ore 16,30, si è svolta la prima riunione del-la fraternita domenicana alla presenza della priora Amalia Russo e del nostro assistente spirituale padre Graziano Lezziero, anche nostro parroco.

Dopo la preghiera d’apertura con ri-guardo alle persone malate e molto an-ziane, P. Graziano ci ha dato delle im-portanti comunicazioni: il 21 febbraio è stata organizzata dalla nostra Parroc-chia un incontro a L’Aquila con la par-rocchia di S. Maria Assunta in Pagani-ca per vedere quei luoghi terremotati e i lavori di ristrutturazione della chiesa,

ai quali abbiamo partecipato con una raccolta di aiuti l’anno scorso.

La seconda comunicazione ha ri-guardato il ritiro spirituale che si terrà il 12-13 e 14 marzo al Santuario di Santa Maria del Sasso in Bibbiena.

Ci è poi stato ricordato che a giu-gno ci sarà un bel pellegrinaggio in Ter-ra Santa per una quarantina di persone, quindi prenotarsi in tempo.

La nostra priora Amalia Russo ci ha letto qualcosa su uno dei santi del me-se, beata Villana dè Botti, terziaria do-menicana e ci ha fatto un breve profilo su San Tommaso d’Aquino, che sarà in-

vocato nella S. Messa del 28 gennaio per aiutare tutti gli studenti.

Il Padre Graziano ha iniziato a parlare del se-condo tema dell’anno: la speranza (il primo era sta-to: la fede).

Infine c’è stata la con-sueta estrazione del santo protettore per ognuno di noi e per gli assenti.

La riunione si è con-clusa con la preghiera e con l’apertura di un pa-nettone e un brindisi per l’anno che dovremo tra-scorrere.

Luciana Marapodi, fld.

ROMA- Prati.S. Maria del Rosario.Facciata.

cron

aca

Page 37: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

37

POPOLI (PE) - La fraternita laica domenicana festeggia S. Tommaso d’Aquino.

Volentieri, come sempre, abbiamo celebrato dal 25 al 28 gennaio la fe-sta di S. Tommaso d’Aquino. Essa è sta-ta per noi motivo di gioia e di crescita spirituale.

Il nostro parroco ed assistente della fld, don Panfilo, che ha guidato e ani-mato le funzioni, ci ha illustrato di que-sto grande santo il profilo e l’opera ec-cezionale.

La nostra devozione per il Dottore Angelico – così è chiamato S. Tomma-so – è immensa: molteplici le sue virtù, tra cui spicca l’umiltà; notevoli le sue doti intellettive ed umane; sconfinato il suo amore a Cristo. Per tutta la sua vi-ta S. Tommaso è stato impegnato nel-lo studio della teologia e dalla preghie-ra continua ha tratto forza e vigore per trasmettere, secondo l’ideale domeni-cano, le verità della fede con l’insegna-mento, gli scritti e la predicazione.

In questi giorni abbiamo potuto esprimere, insieme a numerosi fede-li, presenti nonostante la pioggia e il freddo pungente, la nostra devozio-ne al santo, con la recita del Rosario e con la partecipazione alla S. Mes-sa. Siamo state molto contente che un giorno del triduo, di preparazione alla festa, sia coinciso con l’ultimo merco-ledì del mese, giorno in cui facciamo l’Ora di Guardia, cioè la solenne reci-ta del Rosario in onore della Madonna, per la quale S. Tommaso ci ha lasciato l’esempio di filiale venerazione.

Certamente questa festa sarebbe riu-scita molto più suggestiva se fosse sta-ta celebrata in una delle nostre belle

chiese tutte danneggiate dal terremoto. Una bella notizia ci conforta: probabil-mente per la Pasqua prossima, finiti i lavori di riparazione, potrà essere ria-perta al culto la chiesa parrocchiale di San Francesco.

A San Tommaso d’Aquino, che ri-splende nella Chiesa come maestro di sapienza e modello di santità, elevia-mo le nostre preghiere perché ci aiuti a cercare ed amare Dio con tutte le no-stre forze e a farlo conoscere.

Emilia Lattanzio,segretaria della fld di Popoli.

CARTA

SOLO

PARTE CENTRALE

POPOLI. Chiesa San Domenico.

cron

aca

Page 38: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

38

AREZZO-S.Domenico. Attività della Fraternita.

Per la preparazione alla celebrazio-ne del S. Natale abbiamo dedicato tut-ta una giornata. Il sabato, 19 dicembre, alle 9,30 eravamo già riuniti, nella cap-pella della Chiesa San Domenico, in adorazione a Gesù Eucaristia, esposto solennemente. Avvicendandoci e ac-compagnandoci con letture di testi bi-blici e domenicani abbiamo prolunga-to la nostra presenza fino alle ore 12.

Nel pomeriggio, alle 15,30, nella nostra sede presso il chiostro di San Do-menico, abbiamo partecipato alla con-ferenza tenuta dal nostro promotore P. Alberto Viganò che è venuto dal con-vento di Perugia. L’argomento verteva, naturalmente, sul mistero del Natale e non sono mancati riferimenti anche al-l’Anno Sacerdotale in atto. Ritornati in chiesa alle 17,30 abbiamo preso parte alla recita del Rosario e alla S. Messa prefestiva.

Il martedì, 22 dicembre alle ore 15,30, abbiamo avuto l’incontro di for-mazione a cui, naturalmente, ha fatto

seguito il Rosario e la S. Messa, ma so-prattutto sabato, 9 gennaio, ci siamo ri-trovati insieme numerosi.

Come gli anni precedenti, abbiamo fatto la cerimonia dell’estrazione dei santi protettori. Il Parroco di san Do-menico e il nostro presidente, Gasto-ne Dragoni, hanno guidato l’estrazione leggendo le virtù e l’esempio dei santi.

Il richiamo di numerosi santi appar-tenuti alla nostra famiglia Domenicana, santi anche laici come noi, ci ha spro-nati non solo a perseverare nella nostra vocazione domenicana con fedeltà, ma anche ad impegnarci maggiormen-te nella ricerca di Dio e del nostro pro-gresso spirituale.

Nel comunicare le nostre notizie, attraverso la rivista “Domenicani”, che contribuisce a farci sentire famiglia, vo-lentieri rivolgiamo a tutti i nostri cor-diali saluti.

(Gastone Dragoni, presidente della Fld di Arezzo). •••

AREZZO.Basilica S. Domenico (sec. XIII). Interno.

cron

aca

Page 39: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

39

Si è svolto nei locali del Santuario agnesiano il VI Presepe Vivente. Il Pre-sepe si è collocato nelle due date del 24 dicembre, nel dopo cena, con la veglia del Vescovo Diocesano Rodolfo Cetoloni e nel pomeriggio del 6 gen-naio con l’arrivo dei Re Magi a cavallo per le vie del Corso cittadino.

Numerosi i quadri allestiti dai qua-si sessanta figuranti molti dei quali ve-ri artigiani di Montepulciano che si so-no prestati a proporre la loro preziosa opera artigiana per far rivivere l’evento del Natale di Gesù. Suggestivo il qua-dro vivente rappresentate sant’Agnese con alcune monache in atteggiamento di preghiera e nel filare la lana.

Il Laicato di Montepulciano ha par-tecipato sia nell’organizzazione del-l’evento, dato che alcuni di noi laici

fanno parte del Gruppo “Amici del Pre-sepe”, sia attivamente come figuranti e anche con la tenera e gradita presenza del piccolo Lorenzo, figlio della con-sorella Sabrina, che ha impersonificato Gesù Bambino. (Lucia Tremiti)

MONTEPULCIANO - Notizie del Laicato e il presepe vivente

MONTEPULCIANO. Il quadro vivente rappresentate sant’Agnese.

COMPUTER

cron

aca

Page 40: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

40

TERAMO-PESCARA - Apertura dell’anno sociale e ritiro spirituale delle due Fraternite

Scambiandosi le visite le consorelle laiche domenicane, di Pescara e Tera-mo, hanno voluto iniziare insieme l’an-no sociale e insieme hanno trascorso una giornata di ritiro in preparazione al Natale scorso. Lodiamo l’iniziativa e ri-feriamo le notizie pervenuteci:

A Pescara, presso la chiesa San Giu-seppe, sede della fld, è avvenuto il pri-mo incontro, il 13 ottobre 2009, per l’inizio delle attività del nuovo anno.

L’incontro è iniziato con la S. Mes-sa, che è stata celebrata dal P. Maurizio Carosi, assistente, in suffragio di Romo-lo, fratello di Maria Pietrangeli, maestra di formazione.

«Dopo la Messa siamo andate in sala riunioni - scrive la segretaria Ma-riantonietta Marchese - dove, a grandi linee, abbiamo programmato il lavoro dell’anno. Il tema degli incontri verterà sulla lettera enciclica del Papa, Caritas in Veritate, alla luce delle lettere di S. Caterina».

È poi proseguito l’incontro: sono sta-te fatte varie proposte, tra cui quella del ritiro prenatalizio ed è stata presentata, e letta in parte, la lettera del Maestro dell’Ordine, intitolata “Siete tutti fra-telli”. Per quanto ci riguarda facciamo nostre “le raccomandazioni a vivere in maggiore comunione tra noi”.

Il canto dei vespri ha concluso l’in-

PESCARA. Chiesa S. Giuseppe.

La Fraternita riunita, “alle prese” con il nuovo Direttorio:

lettura e commento.

cron

aca

Page 41: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

41

contro che è stato veramente gradito da tutte le partecipanti.

A Teramo, il 30 novembre 2009, è avvenuto il secondo incontro, deciso per trascorrere insieme una giornata di ritiro, guidata dal P. Maurizio. La stessa segretaria pescarese ci scrive: «Accol-te con cordialità dalle nostre consorel-le nella nuova sede – che è poi la se-de centrale di tutti i laici domenicani abruzzesi - dove abbiamo ammirato con quanta cura è stata da loro arre-data e resa accogliente: dallo stemma dell’Ordine riprodotto a mosaico nel-l’ingresso fino alle linde e vaporose tendine alle finestre. Spiccano il busto in gesso di S. Caterina e l’immagine di S. Domenico che sembrano porgerci il benvenuto e invitarci alla preghiera».

Essendo ormai iniziato l’Anno Sa-cerdotale, indetto dal Papa, la rifles-

sione del ritiro si è concentrata sul sa-cerdozio e non pochi spunti, di coin-volgimento, li ha offerti il santo Curato d’Ars, eletto a modello dei sacerdoti e a patrono di questo anno.

Anche il pranzo, consumato in lieta fraternità, tutte assieme, in un ristoran-te teramano, ha contribuito a farci sen-tire una sola famiglia. «Ritornate nella nostra casa domenicana, abbiamo re-citato il S. Rosario, mentre P. Maurizio confessava alcune consorelle e nella cappella attigua alla chiesa S. Dome-nico abbiamo partecipato alla Messa. Tutte ci siamo accostate all’Eucaristia e abbiamo ringraziato il Signore di que-sta giornata indimenticabile, ricca di preghiera, riflessione e fraternità».

(dalle notizie inviate da Mariantonietta Marchese, segretaria della fld di Pescara).

TERAMO. S. Domenico. Alcune laiche riprese dopo la celebrazione

della S. Messa,con l’assistente

P. Maurizio Carosi op. Vicino alla chiesa

è stata ben sistematala Sede della Fraternita

laica Domenicana.

cron

aca

Page 42: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

42

A. PANEPINTO e M.BLASI, Il manua-le degli Enti Ecclesiastici, linee guida ai più rilevanti adempimenti fiscali, contabili, la-voristici e canonici, Ed. Buffetti, 2009, pp. 325 (e.39.00).

Il testo è indirizzato a coloro che opera-no nel settore degli enti non profit (opera-tori, consulenti e responsabili di comunità) ed in particolare negli Enti Ecclesiastici, of-frendo una disamina delle principali fattis-

Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Il Servizio dell’Autorità e l’obbedienza, ed. Vaticana, Città del Vaticano 2008, pp.54.

Il documento consta di tre parti: Con-sacrazione e ricerca della volontà di Dio (nn. 4-15), Autorità e obbedienza nella vita fraterna (nn. 16-22) e infine la dimensione della missione (nn. 23-31).

Il testo del documento è stato scelto come base di riflessione per le giornate di formazione permanente tenute a fine dicembre dello scorso anno a Pistoia (cf. p. 33) ed è stato commentato, per quella circostanza, da Mons. Gardin, che vi aveva lavorato alla stesura.

UBBLICAZIONIper la nostra Biblioteca

pecie fiscali suddivise sia per ente che per tematiche (contabile, fiscale, lavoristica, canonica e civilistica).

Il lavoro offre, quale novità rispetto a te-sti similari in materia, una serie di schemi, formulari, procedure e check-list consulta-bili sia sul testo che tramite il cd-rom, nel quale vengono anche riportate le principali fonti legislative nonché di prassi tributaria e canonica, al fine di poter espletare tutti gli adempimenti di ordinaria e straordinaria amministrazione nel rispetto della norma-tiva civilistica, canonica e tributaria.

L’analisi comparata delle diverse tipo-logie di enti dal punto di vista civilistico, canonico, fuscale, contabile e lavoristico, offrendo una panoramica esaustiva in gra-do di orientare l’operatore nonché il pro-fessionista che si avvicina allo studio e alla gestione di siffatti enti, rende l’opera stru-mento agile ed operativo per individuare con immediatezza e precisione l’esatta ap-plicazione della norma civile, tributaria e canonica per ogni adempimento sia esso di carattere ordinario e straordinario.

P

• • •

Page 43: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

dom

enic

ani -

gen

naio

- feb

brai

o - 2

010

- n

. 1

43

Libri di AGIOGRAFIA DOMENICANA ne consigliamo la lettura.

F. VALLS I TABERNER, San Raimondo di Penyafort, Padre del Diritto Canonico, ed. ESD, Bologna, 2000, pp. 320.

P. G. CAPPELLUTI, Beato Nicola Paglia di Giovinazzo, ed. Mezzina, Molfetta, 1997, pp. 228.

V. ROBLES e A. DIBISCEGLIA, Don Antonio Palladino, servo di Dio, ed. Mezzina, Molfetta, 2007, pp.130.

P.G. IMBRIGHI, Benedetto XIII, il Dome-nicano Pier Francesco Orsini, ed Domenica-ne, Roma, 2007, pp.110.

A: BAGLIONI, B. Colomba da Rieti, Mo-nastero Domenicane Perugia, 1989, pp. 191.

P. SOLDI, Verso l’Assoluto, Pier Giorgio Frassati, ed Gribaudi, Torino, 1982, pp.128.

• • •

pubb

licaz

ioni

Page 44: Bollettino Domenicani n.1, Gennaio-Febbraio 2010

“DOMENICANI” n. 1 / 10gennaio - febbraio

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94e.mail: [email protected]

Messaggio della 43a Giornata Mondialedelle Comunicazioni Sociali.

«L’accessibilità di cellulari e computers, unita alla portata globale e alla capillarità di internet, ha creato una molteplicità di vie attraverso le quali è possibile inviare, in modo istantaneo, parole ed immagini ai più lontani ed isolati angoli del mondo…

Sebbene sia motivo di meraviglia la velocità con cui le nuove tecnologie si sono evolute in termini di affidabilità e di efficienza, la loro popolarità tra gli utenti non dovrebbe sorprenderci, poiché esse rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre.

Questo desiderio di comunicazione e amicizia è radicato nella nostra stessa natura di esseri umani e non può essere adeguatamente compreso solo come risposta alle innovazioni tecnologiche.

Alla luce del messaggio biblico, esso va letto piuttosto come riflesso della nostra partecipazione al comunicativo e unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia.

Quando sentiamo il bisogno di avvicinarci ad altre persone, quando vogliamo conoscerle meglio e farci conoscere, stiamo rispondendo alla chiamata di Dio – una chiamata che è impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza di Dio, il Dio della comunicazione e della comunione».

(Benedetto XVI, messaggio 2009).