birdwatching & wildilife ottobre 2012

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magazine di natura e fotonaturalistica

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Ottobre 2012 Sommario:copertina di Federico Gemma

pag 3: Wildlife Artist, Federico Gemma

pag 9: I piccoli amici dell’inverno, di Riccardo Trevisani.

pag 12: L’intervista di Cristina Usanza al fotografo naturalista Mauro Sanna

pag 15: Il bramito del cervo sul monte Amiata, di Gabriele Ferramola

pag 18: La danza della vita, di Giusy Baffi.

pag 21: Il ponte che si mette al collo, la bridge, di Andrea Simoncini

pag 24: Il comportamento dei fenicotteri, del Dott. Marco Scutellà

pag 28: Comunicato stampa: corso di guida naturalistica, di Claudia Cappello

pag 31: La multifunzionalità dell’agricoltura, di Riccardo Di Giuseppe

pag 32: le foto dei lettori

Tutto il contenuto della rivista è protetto da copyright, vietata la riproduzione e la copia dei testi e delle foto a scopo di lucro

La lettera del Direttore:

Benritrovati amici lettori, anche questo numero è uscito con degli interessanti articoli per tutti gli amanti della natura. Mi spiace avervi fatto aspettare parecchio, gli impegni sono tanti, ma sono fiero di tutti coloro che collaborano con me nel rendere sempre piu’ interessante la nostra rivista.buona lettura e....al prossimo numero!Riccardo Trevisani

http://www.facebook.com/riccardo.trevisanihttps://www.facebook.com/RiccardoTrevisaniPhoto

Vi ricordo il nostro gruppo su Facebook:

https://www.facebook.com/groups/149952581724988/

Il nostro sito ufficiale:

http://bwmagazine.ning.com/

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Federico GemmaMembro della Society of Wildlife Artists

Nato a Roma nel 1970 si è laureato in Scienze Biologiche con una tesi sperimentale sull’ecologia della lepre presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università "La Sapienza" di Roma (Relatore Prof. L. Boitani).

Ha realizzato disegni per libri, riviste, calendari, schede didattiche, pannelli esplicativi e per numerose pubblicazioni a carattere naturalistico con vari enti e associazioni nazionali ed internazionali coinvolte nella conservazione della natura tra cui: WWF, IUCN, FAO, ARP (Agenzia Regionale Parchi del Lazio), RomaNatura (Ente Regionale che gestisce le aree naturali protette nel Comune di Roma), ISPRA, Museo Civico di Zoologia di Roma, Fondazione Bioparco di Roma, Università di Roma La Sapienza, Comune di Roma, Regione Lazio,

Provincia di Ascoli Piceno e vari parchi e riserve naturali. Collabora inoltre con le riviste BBC Wildlife Magazine e Traveller Condé Nast.Ha realizzato le tavole per una guida al riconoscimento dei Mammiferi della Cina (A Guide to the Mammals of China) edito dalla Princeton University Press.

Ama viaggiare e realizzare taccuini di viaggio, ritraendo la natura e gli animali incontrati con particolare predilezione per mammiferi, uccelli e paesaggi; tra le sue mete: Uganda, Guatemala, Messico, Namibia, Stati Uniti, Cina, Madagascar, Sudafrica, Scozia, Mauritania, Tunisia, Finlandia, Tanzania, Brasile e Giappone.Preferisce dipingere ad acquerello per la rapidità di esecuzione e per la freschezza delle pennellate, tecnica particolarmente indicata per il disegno "en plein air". Tiene regolarmente corsi di disegno e pittura naturalistica.

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Federico Gemma - Wildlife Artist

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Dal 2001 espone alcune sue opere nella Mostra Annuale della Society of Wildlife Artists (SWLA) alla Mall Galleries di Londra.Dal 2009 è Associate Member e dal 2012 Full Member della SWLA.2009 - Primo premio nella categoria World Birds del concorso BBC Wildlife Artist of the Year.2009 - Selezionato per la X edizione della Biennale du Carnet de Voyage a Clermont-Ferrand in Francia.Nel 2007 e 2010 ha esposto in due mostre personali a Roma presso la Sala Margana.2010 - “Commended” nella categoria “International Artists” nel concorso Wildlife Artist of the Year 2010 della BBC Wildlife magazine2011 - Selezionato con tre opere di cui due “Highly commended” per esporre a Londra nella Wildlife Artist of the Year exhibition organizzata dalla David Shepherd Wildlife Foundation.2012 - Vincitore del Premio Speciale categoria Mammiferi nel concorso “Disegna la natura” 2011 indetto dalla rivista Oasis.2012 - Opera selezionata per la Wildlife Artist of the Year exhibition organizzata dalla David Shepherd Wildlife Foundation.2012 - "Secondo classificato" (Runner-up) nella categoria International artist nel concorso della BBC Wildlife Artist of the Year 2012.2012 - Mostra presso la Galleria del WWT Slimbridge Wetland Centre, UK (maggio-giugno 2012). 2012 - Selezionato per la XIII edizione del Rendez-Vous du Carnet de Voyage a Clermont-Ferrand in Francia e per una mostra personale di taccuini nella rassegna “La Route de Carnet”.2012 – Vincitore del Premio “Birdwatch/Swarovski Artist of the year 2012”.

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Fin da piccolo sono sempre stato attratto dagli animali soprattutto da quelli selvatici e, dalla prima volta che ho preso in mano una matita, ho sempre tentato di raffigurarli. La passione per la natura mi ha portato a laurearmi in Scienze Biologiche a Roma con l’intenzione di intraprendere la carriera di zoologo ma ancor prima di finire l’università dedicavo la maggior parte del tempo al la r e a l i z z a z i o n e d i i l l u s t r a z i o n i naturalistiche. Sono rimasto comunque legato al mondo scientifico lavorando per parchi e riserve naturali, musei ed enti per la conservazione della natura realizzando disegni e illustrazioni per calendari, pannelli, aree tematiche, libri, opuscoli e riviste. Al lavoro di illustratore ho affiancato quello di pittore e tra un dipinto e l’altro trascorro tutto il tempo libero viaggiando in Italia, in Europa e nel Mondo alla ricerca di soggetti, animali e paesaggi, da ritrarre.

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Sono autodidatta e la natura è la mia principale fonte di ispirazione. E riesco a goderne appieno solo quando posso disegnare e dipingere ciò che vedo. Cerco con i miei lavori di raccontare l’istante in cui è avvenuto l’incontro. Non cerco la descrizione dettagliata ma di ricreare i colori e le luci di un momento, la fugacità di un avvistamento, le sensazione di un paesaggio, la plasticità di uno stormo di uccelli.

I miei soggetti preferiti sono uccelli e mammiferi ma anche paesaggi, alberi e antichi casali. Lavoro principalmente ad acquerello tecnica che amo per la trasparenza e luminosità del colore. La sua velocità di esecuzione inoltre lo rende ideale per l’utilizzo anche sul campo.

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La matita rimane la mia inseparabile compagna. che sia grassa, morbida, dura o appuntita mi permette ovunque di tracciare linee, forme e volumi. E’ lo strumento che fissa ed esprime ciò che osservo attraverso gli occhi. Ogni mio lavoro nasce dall’osservazione diretta, tanto che non riesco a dipingere specie e luoghi che non ho visto. Cerco per quanto mi è possibile di prendere appunti sul campo spostandomi sempre con taccuino, matita e acquerelli.

Ritengo il disegno dal vero un processo fondamentale e uno strumento insostituibile per osservare e per fissare su carta istanti e idee. Da alcuni di questi appunti nascono acquerelli e lavori finiti, altri rimangono così, ricordi indelebili di viaggi e incontri. Federico GemmaVia Michele Barbi 1200125 [email protected]

www.federicogemma.ithttp://federicogemma.blogspot.com/

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I PICCOLI AMICI DELL’INVERNOtesto e foto di: Riccardo Trevisani

Il freddo, nella nostra penisola, è arrivato, e con lui parecchi dei nostri piccoli amici. Al nord e al centro si possono avvistare e sentire già pettirossi, verdoni, scriccioli, cinciallegre, cinciarelle, codibugnoli ed altri.Basta fare una passeggiata nei parchi cittadini, o, meglio ancora, nelle campagne e nei boschi appena fuori città, e l'incontro con questi piccoli visitatori invernali è assicurato.Se abbiamo poi la pazienza di mimetizzarci o di nasconderci, si potrà avere anche la fortuna di osservarli da vicino. Se siamo pigri ed abbiamo la fortuna di avere un giardino o una terrazza, basta posizionare una o più mangiatoie e le visite non mancheranno.Nei negozi specializzati nel “fai da te” ne potete trovare diversi modelli e misure, ma se siete amanti del bricolage vi consiglio di provare a costruirle da voi con del legno di recupero o con altri materiali come le bottiglie di plastica o i contenitori del latte. Qui sotto degli esempi:

immagine presa dal web

immagine presa dal web

Dopodichè basterà riempire le nostre mangiatoie con sementi, biscotti sbriciolati o altro di appetibile e utile ai nostri amici per passare l'inverno.

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http://www.lipupedemontanatrevigiana.it/Mangiatoie_lipu.pdf

Qui sotto una scheda dei mangimi e delle specie attratte tratta da un sto lipu:

Fatto questo vi potrete divertire mettendo dei posatoi adeguati e magari scattando qualche bella fotografia.

Le visite alle mangiatoie saranno caratterizzate da una specie piuttosto che da un'altra in base anche alla regione nella quale vivete.

Riccardo Trevisani

Cinciallegra

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Alcune immagini dei visitatori delle mie mangiatoie:

Regolo

Luì piccolo

Cinciarella

Pettirosso

Scricciolo

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COME E' NATO IL TUO AMORE PER LA FOTOGRAFIA NATURALISTICA?Sono un amante del mondo naturale fin dalla nascita, a 20 anni (nell’85), appena ho avuto due soldini, ho comprato la mia prima fotocamera (mi pare una Fuji stx1) con un obiettivo 50mm e uno zoom 70-200. Con quelli ho cominciato a fotografare ambienti, rettili e anfibi. Poi, nel corso degli anni e con sacrifici, ho cambiato varie volte l’attrezzatura.

2- CHE ATTREZZATURA POSSIEDI?Uso materiale Nikon, fotografo con una vecchia D300 che spero di cambiare a breve con una D600 o (se esce ) con la futura

D400, come obiettivi ho uno zoom 16-85, un micro 60mm, uno zoom 80-200/f2,8, un 200-400/f4 e un 300/f2,8 ai quale aggiungo un Teleconverter 1,4. Non ritengo l’attrezzatura fondamentale per la fotografia naturalistica: facevo le stesse foto con il 300/f4+ tc1,7, quello

che conta è la conoscenza dei soggetti e soprattutto il tempo da dedicare a

questa passione. Oggi tutte le fotocamere in commercio

permettono, se ben utilizzate, di ottenere buone foto, immagini a fuoco e ben esposte, oggi gli automatismi e la tecnologia permettono di essere dei buoni fotografi pur ignorando i principia fondamentali della fotografia.

L’INTERVISTA:MAURO SANNA

CAPOCACCIA

di: CRISTINA USANZA

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3- COME TI PREPARI PER I TUOI APPOSTAMENTI, QUALI LUOGHI PREFERISCI?Scatto sia in appostamento che durante escursioni a piedi, spesso ho anche modo di fotografare dall’auto che ritengo un ottimo metodo per avvicinare gli animali in aree umide: in Sardegna molte lagune e stagni costieri sono affiancati da stradine carrabili. Frequento capanni fissi autocostruiti con canne e teli mimetici, ma quando occorre ho anche 2-3 capanni smontabili tipo pop-up che piazzo all’occorrenza. Prediligo la fotografia ai rapaci, la mia grande passione è il Falco Pellegrino che riprendo sui posatoi abituali, lì costruisco capanni fissi o utilizzo teli mimetici o i cosiddetti teli fogliari. In questo campo la cosa più

difficile è conoscere le abitudini dei soggetti, spesso il tempo impiegato per capire come si muovono, che posatoi prediligono, quali orari preferiscono è superiore al tempo impiegato per la foto.

4- QUALE E' LA FOTOGRAFIA CHE MAGGIORMENTE TRA LE TUE, PREDILIGI?Non c’è una foto in particolare, ma mi piace ritornare a guardare spesso quelle dei Falchi Pellegrini che cacciano gli storni in volo. Sono stati attimi per me indimenticabili, vedere il Falco Pellegrino che isola uno storno e lo preda in volo è uno degli spettacoli più belli che possiamo vedere nei nostri cieli.

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6- QUALI SONO I TUOI PROGETTI FOTOGRAFICI PER IL FUTURO?Spero di portare a compimento un paio di progetti che ho nel cassetto da anni: uno è il Falco Pescatore in Corsica, l’altro è un viaggio dedicato ai rapaci in Estremadura. Ci sono stato nel ’94 in viaggio di nozze, ricordo di aver portato a casa delle belle Dia, quel posto per noi fotonaturalisti è un vero paradiso. Quando questa crisi finirà e ricomincerò a mettere da parte un po' di denaro, vorrei fare un viaggio nel Nord Europa: Scozia, e nord UK sono posti ideali per gli uccelli marini che mi piace molto osservare e riprendere.

7- HAI UN SOGNO NATURALISTICO NEL CASSETTO?Ne ho un paio che necessitano di una buona dose di “fattore

C”: uno è riprendere bene (come dico io) la predazione in volo del Falco Pellegrino, per adesso ho solo fatto scatti da lontano e mossi, spero in futuro nell’intervento del succitato “fattore C”.

8- PENSI CHE LA FOTOGRAFIA NATURALISTICA POSSA ESSERE DI AIUTO PER L'AMBIENTE?No, in questo sono abbastanza disilluso, io penso che le azioni giuste per l’ambiente debbano essere legislative e soprattutto che ci voglia un controllo dell’applicazione delle leggi da parte degli organi preposti più capillare. La fotografia naturalistica può e deve essere un hobby sano e rilassante per chi ha voglia di passare una mezza giornata fuori dal caos e dallo stress.

9- COSA CONSIGLIERESTI A CHI E' ALLE PRIME ARMI?Studiare: troppo spesso si vedono in giro fotografi muniti di un'attrezzatura da 20.000 euro che scattano a soggetti che non conoscono, senza la minima cognizione di cosa stanno riprendendo e perché. Troppo spesso si osservano fotografie di soggetti anche interessanti ma che sono sconosciuti dal fotografo. La conoscenza del soggetto è fondamentale anche per evitare di fare qualcosa che possa danneggiare il soggetto.

http://www.maurosanna.it

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Il primo week end di ottobre ho organizzato insieme ai quattro soci del circolo fotografico di cui faccio parte “l'altro scatto”, una piccola escursione di 2 giorni al parco faunistico del Monte Amiata.Pratico dei luoghi non ho avuto difficoltà ad organizzare soggiorno, cene ecc. ed a pianificare il percorso per far conoscere questi luoghi agli altri partecipanti.Il Parco Faunistico del Monte Amiata è sito nella Riserva naturale del Monte Labbro a sud ovest dell'Amiata. La fauna è principalmente composta da cervi, daini, camosci, caprioli, mufloni e lupi. Purtroppo da qualche anno a questa parte il parco per motivi di sicurezza ha dovuto modificare i percorsi, prima si poteva passeggiare all'interno degli appezzamenti dove erano presenti gli animali mentre

ora gli avvistamenti avvengono da postazioni rialzate che permettono la vista, se fortunati, degli animali.Il nostro obiettivo principale erano i cervi visto il periodo degli amori … arrivati di buon mattino il guardia-parco ci da il benvenuto, così cominciamo i nostri appostamenti sia sulle altane a disposizione sia lungo la strada che costeggia gli appezzamenti dove ci sono le diverse specie. Grandi cervi con dei maestosi palchi ci accolgono! Piccoli e grandi gruppi gironzolano intorno a noi, alcuni sono fermi al sole tenendo d'occhio le 'proprie femmine' e di tanto in tanto bramiscono ricordando la loro presenza... uno spettacolo bellissimo con i primi colori autunnali che si intravedono … Purtroppo fotograficamente parlando sono parecchio distanti, anche se qualche scatto decente si riesce a

IL BRAMITO DEL CERVO MONTE AMIATA

di: GABRIELE FERRAMOLA

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Entusiasti e pieni di voglia di vedere altre specie ci spostiamo verso la zona dei lupi … per arrivarci bisogna attraversare il recinto dove si trovano i camosci e i mufloni. Proprio davanti a noi, rilassato e molto sicuro di sé, un muflone ci osserva permettendoci di fargli qualche scatto in completa tranquillità ….. un animale maestoso non c'è che dire.Entriamo nel sentiero che porta verso la torretta di avvistamento dei lupi, saliamo e cerchiamo di fare più silenzio possibile. Sono quasi le 9.30 del mattino, il sole è alto ma la temperatura è rigida e c’è un fastidioso vento. Tra uno scatto a qualche gazza e qualche avvistamento di rapaci tutt'un tratto esce da un cespuglio il lupo….. partono tutte le nostre macchine fotografiche scattando raffiche e raffiche di foto. Il lupo, come se avesse capito, si ferma al centro del suo giro, ci guarda e ci regala qualche istante di stasi per poi continuare il suo perlustramento sparendo nella vegetazione. Siamo entusiasti come bambini in un negozio di giocattoli ……….soddisfattissimi!!!!! Rimaniamo nella torretta fino all'ora di pranzo per poi scendere e pranzare nell'area indicata come podere de nobili... attiriamo l'attenzione di un guardia-parco che passava di lì e vedendo la nostra attrezzatura ci chiese se avessimo visto il lupo, noi, fieri e tronfi, gli mostriamo la nostra cattura, intanto ci informa che il lupo in questione è una lupa e si chiama 'Oriana' è la più vecchietta del branco e la più attiva nel farsi vedere la definisce la star del parco.

Dopo aver preso confidenza, il guardia-parco ci offre l'opportunità di fare foto ad un 'ibrido', noi, curiosi, accettiamo ed egli ci mostra il risultato di una fuga d'amore tra un lupo e un pastore maremmano di qualche tempo fa.... un cucciolone molto particolare di color rossiccio con il muso da lupo ma il corpo un po’ più robusto.

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Il pomeriggio è arrivato e la stanchezza della levataccia mattutina inizia a farsi sentire, così decidiamo di fare l'ultimo appostamento cercando qualche altro cervo maschio degno di nota.Verso le 15.00 ripartiamo: direzione bed and breakfast, doccia e grigliata raccontando la nostra avventura e visionando gli scatti assieme alle nostre fedeli mogli che ci hanno atteso.Forse per i puristi della fotografia naturalistica non sarà proprio un luogo molto wild, ma l'esperienza, le emozioni e le sensazioni sono state molto forti e tutte positive.L'importante è stare a contatto con la natura e se lo si fa con un gruppo di amici è ancora meglio!Un abbraccio ai miei compagni d'avventura Paolo, Fulvio, Enrico e Dario.

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E così siamo arrivati all’ultima immersione. E’ stata una settimana intensa, dove non abbiamo dato tregua né ad Alberto Balbi con le nostre continue domande e commenti su ogni foto scattata né a Pierpaolo Peluso del diving Sheikh Coast. Ci imbarchiamo direttamente dal pontile del diving su quella che, nel giro di una settimana era diventata la “nostra” barca. Soggetto da fotografare: coralli e gorgonie, destinazione isola di Tiran.Eseguiamo le solite manovre di montaggio dell’attrezzatura subacquea e poi ognuno di noi si dedica nella preparazione

della macchina fotografica, scafandro e flash. Veniamo chiamati su ponte superiore per il doppio briefing: quello di Alberto per spiegarci come dovremo fotografare i soggetti che quello di Pierpaolo che si sgola per chiederci un minimo di disciplina, dato che ormai ognuno è concentrato solo su come scattare le foto e non sull’immersione. Io non ho problemi di sorta, fin dal primo giorno la macchina fotografica caritatevolmente prestatami ha smesso di funzionare, quindi per me tanta teoria e posso quindi godermi le immersioni.

LA DANZA DELLA VITAultima parte

di: GIUSY BAFFI Racconto di un’immersione durante il workshop di fotosub tenuto dal fotografo subacqueo Alberto Balbi

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Siamo arrivati a destinazione, stavolta la barca ormeggia e noi ci tuffiamo ordinatamente. E inizio a scendere.... -10, -15 mt. lo spettacolo è da mozzare il fiato...coralli dai mille colori, coralli gialli detti di fuoco per via dei polipetti altamente urticanti, coralli blu, azzurri, bianchi, enormi coralli dal colore verde brillante e la superficie ondulata al punto da sembrare dei grandi cespi di lattuga:al loro interno una miriade di avannotti hanno trovato un sicuro riparo dai predatori.Strane infiorescenze colorate sembrano danzare davanti ai miei occhi sono crinoidi rossi, neri, appoggiati tanto da

sembrare avvinghiati ai coralli, poco distante scorgo un gruppo bianco ed ondeggiante di Anthelia Glauca, coralli molli i cui polipi si aprono e chiudono ritmicamente nel giro di pochi secondi.

Un baluginio attira la mia attenzione, è una tridacne con le valve aperte che si mostra nel suo iridescente colore viola ed una stella marina perla è mollemente adagiata su un corallo.

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Scendiamo ancora ed eccoci arrivati a destinazione: davanti ai nostri occhi si presenta una foresta di gorgonie, digradanti verso il fondo, dai rami a ventaglio larghi quanto la chioma di un albero. Lo spettacolo è unico, osservo i miei amici intenti a fotografarle, a me è sufficiente ammirare quello che mi circonda; un’enorme stella corona di spine è posata su un corallo, ne resto affascinata, è tanto bella quanto letale ed infestante: si nutre esclusivamente di coralli, è famelica, riesce a divorare 6 metri quadrati di corallo all’anno lasciandosi dietro una lunga una scia di morte. Una conchiglia tritone dall’aspetto innocuo è in realtà l’unica predatrice della stella marina ed è lì, immobile, in attesa del momento opportuno per attaccarla facendo scivolare la sua proboscide sotto la stella e divorandola dal suo interno.E’ così che vanno le cose, sotto il mare; ma la natura e' incredibile, riesce a

riequilibrarsi da sola, basta che l'uomo non intervenga.Stavolta è finita veramente, al segnale risaliamo, pronti per la foto di gruppo.

Ringrazio i miei compagni d’immersione Michele Magnocavallo, Luca Marigo, Pierpaolo Peluso for Sheikh Coast, Sandro Rinaldi, Mario Valenti e il nostro bravissimo docente Alberto Balbi per la pubblicazione le loro foto.

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ANDREA SIMONCINI

Le macchine fotografiche denominate ‘bridge’ (ponte) o ‘prosumer’ (derivante da professional consumer ovvero consumatore professionale) sono il ponte tra le due sponde del fiume della fotografia: le compatte e le reflex. Queste fotocamere sono dotate di superzoom di norma tra i 20 e i 40x, arrivando a coprire anche in un singolo corpo macchina un’estensione focale che spazia da 20 fino a 800mm, ma anche di più grazie ad adattatori e alle nuove tecnologie. Le fotocamere bridge presentano una forma compatta, una comoda impugnatura e una grande possibilità di controllo dello scatto, possedendo però anche modalità automatiche. E’ quindi possibile scattare immagini in panning (fotografare con tempi lenti) o bloccare un uccello in volo. Queste

macchine sono leggere, portatili e sempre pronte allo scatto. L’obiettivo, non intercambiabile ed incorporato all’interno della bridge, è quasi sempre dotato di stabilizzatore. E’ il tipo di macchina che sicuramente è indicato per la fotografia naturalistica grazie all’escursione focale molto estesa ma anche per i paesaggi e per la macro grazie alla possibilità di scendere ai livelli di un grandangolo.

La qualità è una pecca della prosumer che è dotata di un sensore a metà tra quello minuscolo delle compatte e quello delle reflex entry level.

Il ponte che si mette al collo: la bridge

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Diciamo che la prosumer può essere definita con una serie di aggettivi che hanno comunque, come risultato finale, molti pro e pochi contro: “Leggera, maneggevole, pronta allo scatto, dotata di superzoom, mirino elettronico, obiettivo stabilizzato ma non intercambiabile, qualità inferiore alle reflex, scarse prestazioni con bassa quantità di luce”. I risultati, come si può vedere dalle immagini che ho scattato, sono ottimi e questa tipologia di macchina fotografica è veramente fantastica per essere accompagnata al birdwatching. Andando sulla tecnica fotografica, nonostante la presenza del superzoom, è

sempre bene ambientare la foto quando le condizioni di luce non sono ottimali, dato che nella fascia di zoom superiore ai 600mm con scarsità di luce si fa fatica a scattare con semplicità. Quando invece la luce è ottimale ci si può divertire con grandi ingrandimenti di ottima qualità e senza la necessità di crop (tagli alla foto che ne riducono la qualità) successivi.Ed ecco che usciranno le prime magnifiche fotografie di occhi di gabbiani, becchi di martin pescatori con il pesce e così via. Tuttavia, come ho già detto p r i m a , b i s o g n a s e m p r e ambientare una fotografia e in questo la bridge è veramente ottima per la gestione di più piani di messa a fuoco.

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La qualità dei video è sempre meravigliosa e con un’ottima risoluzione, lo schermo è quasi sempre orientabile e quest’ultimo risulta un grande vantaggio che consente di scattare foto al cielo con il minimo sforzo. Il flash è molto spesso incorporato. La prima prosumer fu introdotta nel mercato nel 1990 e prodotta da Olympus. Sicuramente la bridge non offre il controllo dell’immagine pari ad una reflex e neanche la qualità di quest’ultima, ma ne rappresenta una valida alternativa per i fattori già in precedenza elencati. E poi, molto dipende dall’esperienza che in seguito fa diventare le foto di una prosumer incredibilmente belle e il ponte che unisce le due sponde del fiume diventerà invisibile agli occhi delle persone che non mirano a quanti pixel ci sono nelle foto. Tutte le foto dell’articolo sono state scattate con

una Nikon coolpix P500 dotata di uno zoom 36x (24 -810mm) e d i un senso re CMOS retroilluminato da 12 mp che considero la bridge migliore al momento sul mercato, migliore anche alla nuova cugina appena uscita che offre uno zoom 42x, ma poco efficiente per la scarsa gestione dei colori e che produce spesso fo to mosse e mol to b ianche. Sicuramente un passo in avanti verso le reflex si compierà, ma la prosumer è sempre una compagna da tenere al collo pronta a catturare con un’incredibile freschezza ritratti di voli possenti di rapaci, atterraggi di gabbiani e tuffi di martin pescatori.

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Tra gli insetti predati troviamo larve e crisalidi di Ditteri (Ephydra, Chironomus, Thinophilus, Halocladius), di Coleotteri (Berosus, Potamonectes) e di Eterotteri (Sigaria, Micronecta, Notonecta). Anche insetti adulti possono essere predati, come gli Eterotteri sopra citati o Coleotteri acquatici o formiche. I Crostacei che compongono la dieta del fenicottero sono da ricercarsi tra i Copepodi (Cletocamptus, Metis), gli Anostraci (Artemia salina, della quale ricerca in particolare le cisti), gli Anfipodi (Gammarus), gli Isopodi (Sphaeroma, Asellus), gli Ostracodi (Cyprideis). Tra iMolluschi, sono stati segnalati sia gasteropodi che b i v a l v i , a p p a r t e n e n t i a i generi: Paludestrina, Neritina, Cerithium,Cardium, Venus, Mytilus, Tapes, Tympanotomus, Cerithidea, Gemma, Macoma, Cerastoderma, Hydrobia, Abra . Tra g l i Anel l id i , Nereis e Tubi fex . Tra le a lghe , troviamo Spirulina, Arthrospira, Oscillatoria. Infine, tra le piante di palude: Ruppia, Scirpus, Juncus, Cyperus (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992).

La struttura e il funzionamento del becco nel fenicottero sono alla base del suo comportamento alimentare. La struttura del becco è molto specializzata e manifesta una singolare convergenza evolutiva con la struttura del rostro dei grandi Cetacei filtratori (fig. 1). L’acqua viene filtrata attraverso un sistema di lamelle simile a fanoni. La lingua, provvista di dentelli, funziona come un pistone che convoglia l’alimento filtrato verso l’esofago (Feduccia, 1996).

IL COMPORTAMENTO DEI FENICOTTERIseconda parte

del Dott. MARCO SCUTELLA ’

Nel precedente numero abbiamo analizzato comportamenti di disturbo e riposo, comportamenti che possono risultarci utili a capire l’impatto sulla specie della nostra presenza.E’ importante, non lo dirò mai abbastanza, nell’ambito della conoscenza della specie, una delle più affascinanti del regno animale, conoscere tutto quello che gira intorno al suo particolare modo di alimentarsi ed alla sua dieta. La dieta del fenicottero comprende principalmente piccoli invertebrati, quali insetti, crostacei, molluschi, anellidi, nonché semi o stoloni di piante acquatiche. La specie può inoltre nutrirsi occasionalmente di piccoli pesci, granchi, foglie marcescenti o, più spesso, filtrare il fango per ricavarne protozoi (in particolare Foraminiferi), batteri, alghe unicellulari (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992).

figura 1

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1. Mangia da fermo. Il fenicottero è fermo sulle zampe e muove la testa a semicerchio, setacciando la superficie dell’acqua o il fondo. A questo movimento si accompagna quello della lingua che, muovendosi avanti e indietro crea una corrente d’acqua; le particelle alimentari rimangono in questo modo intrappolate nelle lamelle del becco (fig. 2). Questo comportamento alimentare è in genere collegato alla predazione di cisti di Artemia (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992)

Il fenicottero può adottare due modi diversi di utilizzo del becco a scopo trofico:· La mandibola e la mascella restano socchiuse e ferme, la lingua si muove rapidamente e aspira l’acqua contenente le potenziali prede. Queste ultime sono trattenute dalle lamelle, mentre l’acqua viene espulsa. Gli organismi così raccolti hanno una taglia intorno al mezzo millimetro (Johnson, 1983; Zweers et al. 1995).· Il fenicottero apre e chiude il becco. La mandibola e la mascella vengono solo leggermente staccate per lasciar passare gli organismi. Anche in questo caso l’acqua è filtrata attraverso le lamelle, le quali trattengono il nutrimento. La taglia degli organismi introdotti in questo modo varia dai 4 ai 10 mm (Johnson, 1983; Zweers et al. 1995). Ancora più interessante è sapere che un fenicottero può utilizzare sei differenti tecniche di alimentazione (fig. 3.1), le quali vengono indicate comunemente con le seguenti espressioni: 1) mangia da fermo; 2) mangia camminando; 3) mangia camminando e lasciando il solco; 4) mangia pedalando; 5) mangia girando in tondo; 6) mangia nuotando (Johnson, 1983).

figura 2

2. Mangia camminando. Avanzando nell’acqua, l’animale filtra la fanghiglia o raccoglie piccoli organismi acquatici (ad esempio, le larve di Ephydra o molluschi) usando il becco come una pinza (fig. 3). Il fenicottero usa questa tecnica sia in acqua bassa (pochi centimetri) che in acqua alta (fino a 75-80 cm) e lascia sul fondo solo la traccia delle sue zampe (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992)

figura 3

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3. Mangia camminando e lasciando il solco. Rispetto al metodo precedente, il fenicottero lascia anche la traccia di un solco lungo alcuni metri e profondo 1 o 2 cm, dovuto al passaggio del suo becco trascinato in posizione capovolta(fig. 4). In questo caso il fenicottero filtra la materia organica presente sul fondo, spremendo il fango; può usare questa tecnica fino a circa 30 cm di profondità dell’acqua (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992).4. Mangia nuotando. Dalla posizione di galleggiamento in acqua alta, come un cigno, pone la testa in basso, sommergendo la metà anteriore del corpo; la parte posteriore del corpo resta in alto, mentre si bilancia con le zampe e filtra il fango per predare piccoli invertebrati (fig. 5). Il fenicottero usa questa tecnica esclusivamente quando si trova in acqua profonda fino a 90-130 cm circa, a differenza degli altri uccelli acquatici filtratori (ad esempio gli Anseriformi) che arrivano al massimo fino a 80 cm. Anche se potrebbe sembrare notevolmente vantaggiosa, in realtà questa tecnica non è molto usata, forse perché è energeticamente più dispendiosa delle altre (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992).

figura 4

figura 5

5. Mangia pedalando. Utilizzando il becco come filtro, setaccia il fango e muove velocemente le gambe (come per pedalare), restando fermo sul posto o indietreggiando leggermente (fig. 6a). Anche questo metodo sembra utilizzato per la cattura di larve di Ephydra e avviene in acqua profonda tra 5 e 60 cm (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992).6. Mangia girando in tondo. Calpestando il substrato fangoso come per pedalare, si muove descrivendo un cerchio, mentre il becco filtra la fanghiglia (fig. 6b). Per fare un giro completo impiega circa 45-60 secondi e riaffiora con la testa fuori dall’acqua circa 8 volte, ogni giro. Sul fondo rimane un monticello c o n i c o d i d e t r i t i d e t t o “ c o n o alimentare” (Cramp, Simmons, 1977; Johnson, 1983; Simion, 1991; Del Hoyo et al., 1992).

7. E’ stato descritto un settimo modo di alimentarsi, la caccia in corrente: il fenicottero è fermo e, muovendo a scatti il collo, cerca di prendere col becco piccoli pesci (Johnson, 1983; Cianchi, com. pers.). Questo comportamento è molto raro. Si possono verificare casi di commensalismo con altre specie, soprattutto con gabbiani. Il fenicottero agitando l’acqua con le zampe rende disponibili molti invertebrati per i gabbiani; questi ultimi seguono il gruppo di fenicotteri nella zona di foraggiamento, c e r c a n d o d i a s s i c u r a r s i i s o g g e t t i p i ù “produttivi” (Walmsley, 1991; oss. pers.).

figura 6

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Il “latte” dei fenicotteriUna caratteristica peculiare dei fenicotteri è quella di nutrire i propri piccoli con una secrezione ghiandolare prodotta dall’ingluvie. Il valore nutrizionale di questo secreto è simile a quello del latte dei mammiferi: contiene, infatti, il 15% di grassi e l’8-9% di proteine; contiene, inoltre cellule sanguigne, carboidrati e il carotene cantaxantina. La secrezione del “latte” di fenicottero è stimolata dall’ormone prolattina ma, a differenza dei mammiferi, esso è prodotto da entrambi i genitori. Sembra che i richiami costanti del pulcino servano da stimolo per produrre la prolattina la quale, a sua volta, induce la proliferazione delle cellule ghiandolari del tratto superiore dell’apparato digerente (Cramp, Simmons, 1977; Ogilvie, Ogilvie, 1986; Del Hoyo et al., 1992).Nel prossimo numero, sempre con l’aiuto prezioso delle vostre foto, indagheremo su altri interessanti comportamenti della specie.

Dott. Marco ScutellàSegretario letture italiane – Flamingo networkhttp://www.infs-acquatici.it/#Progetto%20fenicotteroPresidente ALVhttps://www.facebook.com/pages/Associazione-ALV-Vasche-di-Maccarese/260221667343189

Marisa Bonaldo

VANNI BELLETTATO

ROMOLO MADDALENI

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Obiettivo del corso è stato quello di fornire ai 35 partecipanti competenze nella gestione delle aree protette, nell’ambito della conservazione, della tutela e della ricerca scientifica sul campo, così come della sorveglianza e della manutenzione delle stesse.

COMUNICATO STAMPA

di Claudia Cappello

Corso di guida naturalistica 2012

Corso di formazione per guida naturalistica e gestione di aree protette per le Oasi WWF di Macchiagrande, Vasche di Maccarese, Bosco Foce dell’Arrone e per la Riserva Naturale Statale “Litorale Romano”

Fortemente voluto da WWF Oasi e patrocinato dal Comune di Fiumicino e dalla Fondazione Anna Maria Catalano, si è concluso, domenica 18 novembre, presso l’Oasi WWF di Macchiagrande il primo corso di guida naturalistica per le oasi WWF del Litorale Romano.Il corso, ideato e organizzato con grande successo dall’Associazione naturalistica “Programma Natura”, ha avuto inizio il 29 settembre ed è stato strutturato in 5 week-end durante i quali i Responsabili delle aree WWF presenti nella Riserva, supportati dall’ausilio di docenze qualificate, hanno proposto un ricco programma di lezioni frontali alternate ad attività di tipo pratico- applicativo svolte sul campo.

I ragazzi del corso in una foto di gruppo

Il Responsabile dell’Oasi WWF di Macchiagrande Geart Tullj, durante l’apertura del corso

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I ragazzi, tutti laureati e laureandi in Scienze Naturali, biologiche, geologiche, ambientali e forestali, si sono mostrati interessati ed entusiasti dell’impostazione dell’intero corso, della vasta gamma di argomenti affrontati e soprattutto della ricchezza del territorio della Riserva, all’interno della quale, nei diversi weekend, hanno potuto scoprire qualcosa in più oltre che osservare con i propri occhi la maggior parte delle cose apprese durante le lezioni frontali.

Lo scopo finale era infatti quello di appassionare i ragazzi e allo stesso tempo di formare personale qualificato da impiegare per le numerose attività di educazione ambientale e per i laboratori scientifici – ideate per gruppi e per scuole di ogni ordine e grado - che si svolgono quotidianamente all’interno delle Oasi WWF di Macchiagrande, Bosco Foce

dell’Arrone e Vasche di Maccarese.

Tra gli interventi, anche quello di Sergio Estivi - Presidente della Fondazione “Anna Maria Catalano” – che ha voluto salutare i partecipanti e ringraziare l’associazione “Programma Natura” con la quale la Fondazione collabora da circa due anni nella realizzazione di progetti di educazione ambientale per le scuole del comune di Fiumicino.Estivi ha inoltre illustrato le finalità della Fondazione che da anni si occupa di ambiente e tutela del patrimonio naturalistico nel territorio, ed ha invitato i ragazzi a rimanere in contatto sia con la realtà delle Oasi WWF che con la Fondazione stessa, complimentandosi per l’affiatamento del gruppo che si è venuto a creare.

“Per il buon esito del corso senza dubbio l’apporto della Fondazione è stato importante – hanno inoltre voluto ribadire i Responsabili delle Oasi WWF nonchè ideatori del corso - specialmente per aver favorito i contatti con l’università della Tuscia e in particolar modo con i Professori Gianluca Piovesan e Alfredo Di Filippo, che attraverso le loro approfondite conoscenze e competenze hanno contribuito a rendere i contenuti del corso di alto spessore formativo.

Il Responsabile dell’Oasi WWF di Macchiagrande Riccardo Di Giuseppe, durante una lezione in Oasi

Il Prof. Corrado Battisti durante una lezione sul campo

Il Prof. Alfredo Di Filippo durante una lezione sulle foreste vetuste

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Infine a chiusura del corso e in occasione della consegna degli attestati importanti anche le parole dette ai ragazzi da Vanessa Ranieri e da Francesco Marcone - rispettivamente Presidente WWF Lazio e Direttore delle Oasi WWF del Litorale – i quali hanno ringraziato l’amministrazione comunale per aver patrocinato il corso e per aver gentilmente concesso l’utilizzo della sala Convegni presso Via del Buttero a Maccarese.

Il Direttore delle Oasi WWF Francesco Marcone durante una lezione sul campo

Inoltre hanno ringraziato i Responsabili delle Oasi Riccardo Di Giuseppe e Geart Tullj per la buona riuscita e successo del corso, e soprattutto i ragazzi per aver voluto prendere parte a un’iniziativa così importante, esortandoli a continuare a credere nell’importanza della tutela e della conservazione del territorio e a prendere parte alle varie attività previste nelle Oasi WWF.

Queste le parole di Riccardo di Giuseppe, al termine della consegna degli attestati: “Il corso è stato un grande successo, sicuramente il prossimo anno ripeteremo questa esperienza; nel corso di questi weekend ho visto i Ragazzi entusiasti e molto interessati, siamo molto felici di aver lasciato un segno positivo. Abbiamo bisogno di persone che abbiano voglia di prendersi cura insieme a noi di questo territorio cosi importante dal punto di vista non solo naturalistico ma anche storico- culturale nel quale viviamo, e il gruppo che abbiamo formato con questo corso è sicuramente un ottimo punto di partenza”.

Vanessa Ranieri ,Presidente WWF Lazio consegna gli attestati ai ragazzi

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La funzione primaria dell’agricoltura è stata da sempre quella della produzione di beni vegetali e animali. Attualmente, però, all’agricoltura sono state riconosciute tantissimi altri ruoli. Non solo funzione produttiva, ma anche ambientale, quella turistico-ricreativa e sportiva, quella di conservazione della tradizione rurale e soprattutto sociale: funzione didattica, funzione terapeutico-riabilitativa ed un occupazione per persone

emarginate e discriminate dalla società. Per quanto riguarda la funzione ambientale l’agricoltura può avere tanto un impatto positivo che negativo sull’ambiente; benefici diretti sull’ambiente e sul territorio come la preservazione e il ripristino di habitat naturali minacciati, l’aumento della biodiversità animale e vegetale, la salvaguardia del patrimonio paesaggistico, la difesa contro il rischio idrogeologico. Le tecniche agricole devono però limitare gli impatti negativi attraverso un uso sostenibile delle risorse impiegate e la

diminuzione delle fonti di inquinamento come diserbanti e pesticidi; metodi di coltivazione non conformi possono avere conseguenze disastrose per l’ambiente naturale e dannose per le persone. L’agriturismo ad esempio è stato uno delle prime esperienze di multifunzionalità in agricoltura; i turisti e gli ospiti possono vivere infatti le realtà rurali, possono mangiare prodotti biologici e tipici del territorio, possono svolgere attività ricreative, culturali e sportive. La funzione storico-culturale dell’agricoltura è certamente la

realizzazione di musei della civiltà contadina dove possono essere raccolti oggetti, testimonianze e tradizioni del mondo contadino. Nella funzione didattica dell’agricoltura, invece, rientrano le iniziative che hanno come obbiettivo l’avvicinamento delle scolaresche ai processi biologici ed alle modalità con cui vengono prodotti gli alimenti. Rientrano in questo sfera le fattorie didattiche, laboratori di biologia all’aperto, orti scolastici e seminari di divulgazione scientifica sulla coltivazione di piante e sull’allevamento degli animali. La funzione

sociale dell’agricoltura, sta suscitando un interesse crescente. Basti pensare alla funzione terapeutica e riabilitativa, di cui possono beneficiare persone svantaggiate dal punto di vista fisico, psichico, mentale e lavorativo. Le attività agricole possono essere finalizzate all’inserimento lavorativo per quelle persone che devono affrontare un reinserimento sociale. La multifunzionalità quindi non è altro che la diversificazione delle funzioni svolte dall’imprenditore agricolo: produttiva, ambientale, paesaggista, ricreativa, educativa,

culturale ovvero la capacità del settore primario di produrre beni e servizi secondari di varia natura insieme a prodotti destinati all’alimentazione umana. L’agricoltura può diventa un “compagno” prezioso della scuola, cosi da arricchire l’offerta formativa, con metodologia toccare con mano ed esperienze “sul campo”; il ruolo sociale delle attività agricole possono diventare fondamentali per i servizi sociali del territorio, dall’altra una possibilità per le aziende agricole di diversificare le proprie fonti di guadagno. Naturalmente i costi della

produzione di questi beni e servizi che sono d’interesse pubblico, non possono e non devono cadere sui bilanci delle singole imprese agricole; deve essere in questo caso la collettività, attraverso politiche pubbliche adeguate, a garantire un’adeguata remunerazione all’agricoltore.

Riccardo Di Giuseppe

La multifunzionalità dell’agricoltura

di Riccardo Di Giuseppe

Naturalista e Responsabile Oasi WWF di Macchiagrande

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LE FOTO DEI LETTORI

ANTONIO VENTURA (nibbio bruno)

PAOLO CUSUFAI (pittima minore)

GIANLUCA FARINA (MARTIN PESCATORE)

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!SALVATORE LA GIGLIA (falco di palude)

ROBERTO ZARLENGA (SULA)

picchio muratore

MASSIMO BRAMBILLA (passera scopaiola)

gufo comune