biotecnologie corso di elementi di chirurgia …
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BIOTECNOLOGIE CORSO DI
ELEMENTI DI
CHIRURGIA SPERIMENTALE
UD2
Prof. Aurelio Muttini
IL CONCETTO DI MODELLO ANIMALE
La maggior parte delle nostre conoscenze nel campo della biochimica generale, della fisiologia e dell’endocrinologia origina dalla sperimentazione animale, idealmente, dovrebbe essere traslata all’uomo.
In molti esperimenti, infatti, l’animale sostituisce l’uomo e viene perciò considerato come modello animale (modello traslazionale).
Un modello è quella condizione che permette di studiare i processi biologici e comportamentali di base, o in cui può essere studiato un processo patologico indotto, e nel quale il fenomeno è simile, almeno sotto un certo punto di vista, allo stesso fenomeno nell’uomo.
Ricerca biologica di base (46,1%)
Ricerca e sviluppo in medicina umana e veterinaria
(21,7%)
Controlli di Qualità di prodotti farmacologici (13,9%)
Valutazione Effetti Tossici (8,8%)
Istruzione e formazione (1,6%)
ANIMALI E SPERIMENTAZIONE SCIENTIFICA
*Dati UE 2013
NUMERO DI ANIMALI
Europa
http://www.aisal.org/wp-
content/uploads/2013/02/StatisticheEuropee2008
Italia
http://www.aisal.org/wp-
content/uploads/2013/02/TabelleDati2007-
2009.pdf
L’animale sostituisce l’uomo
Modelli animali
• La maggior parte dei modelli animali di
laboratorio sono sviluppati e utilizzati per studiare
la causa, la natura e la cura di malattie umane.
• L’importanza dei risultati derivati dalla
sperimentazione dipende dalla scelta di un
adeguato modello.
• La possibilità di estendere l’estrapolazione dei
risultati dipende dal tipo di modello e dalla natura
della ricerca.
Scelta di un modello
La scelta di un modello richiede quindi una pianificazione meticolosa.
Vanno definiti:
Il problema di base;
Il substrato, ossia il tipo di cellule, tessuti, organi da studiare;
Disponibilità dei metodi alternativi;
La specie o il ceppo opportuno;
I fattori decisivi, quali la disponibilità, l’adattamento, l’animal care, la strumentazione, la bibliografia, la perizia tecnica, il costo, la valutazione;
Operare quindi considerazioni scientifiche, pratiche ed etiche.
TIPI DI ANIMALI
82% roditori;
18% pesci, anfibi, rettili;
0,8% grandi mammiferi;
0,4 piccoli mammiferi (furetti-conigli ecc);
0,1% gatti e cani;
< 0,1% primati ;
PRINCIPIO DELLE 3R
Russell & Burch
The Principles of Human
Experimental Technique Methuen ed, London, 1959
“ If we are to use a criterion for choosing experiments to perform, the criterion of humanity is the best we could possibly invent”
David Henry Smyth
Alternatives to animal
experiments Scolar Press [for] the Research
Defence Society, 1978
3R Metodi Alternativi
Le 3R
Replace (rimpiazza)
Reduce (riduci)
Refine (raffina-migliora)
Le regole esistono per motivi etici, scientifici, legali
ed economici e si decidono su criteri che si basano
sulle 3R.
Le 3R
RIMPIAZZA: Utilizzare in alternativa all’animale, quando si può, test in vitro, in silico o altre specie.
RIDUCI: Ridurre al massimo il numero di animali quindi usarne il numero minore per ottenere quell’informazione o ottenere il massimo numero di informazioni dallo stesso numero di animali.
RAFFINA: Usare procedure migliori o migliorabili in modo da ridurre il danno e il dolore all’animale, riducendo anche l’errore e la variabilità per ottenere migliore riproducibilità.
Es. Combinazione delle 3 R: LD50 (bandita in UK), sono stati individuati test migliori per individuare la dose tossica di un farmaco. Permettono di ottenere la stessa informazione della LD50 ma usando meno animali ed in modo che nessuno riceva la dose tossica intenzionalmente.
Es. Sostituzione del procedimento di dissezione a scopo didattico con ricostruzioni virtuali.
Metodi alternativi validati Tossicità topica
Metodi alternativi validati Tossicità topica
Metodi alternativi validati Tossicità topica
Metodi alternativi validati Tossicità sistemica
Metodi alternativi validati Tossicità sistemica
https://eurl-ecvam.jrc.ec.europa.eu/about-ecvam/archive-
publications/publication/ESAC%20statements%20on%20alternative%20methods.p
df/view
Metodi alternativi validati Altro
ANIMALI
CAENORHABDITIS ELEGANS:
Comunemente usato perché è il più piccolo Nematode, molto diffuso, è facile
da allevare, ha un genoma ben studiato, un ciclo generazionale rapido (giorni)
e sono molto prolifici. E’ suscettibile ai cambiamenti ambientali e mutazioni, ha
un piccolo sistema nervoso che svolge molte delle funzioni del sistema nervoso
di organismi superiori (sviluppo neurologico minore).
Sono utilizzati per identificare sostanze chimiche con proprietà antibiotiche
attraverso lo screening di una vasta gamma di possibili candidati.
Si procede infettando i vermi con batteri.
Si distribuiscono 15 vermi infetti e una sostanza diversa da testare in ogni
pozzetto (384 totali).
Dopo 5 giorni si verifica la sopravvivenza dei nematodi all’infezione e quindi la
possibile azione antibiotica della sostanza utilizzata.
Per identificare più facilmente i vermi vivi da quelli morti si può utilizzare un
colorante arancione in grado di penetrare solo nelle cellule morte.
Il processo è automatizzato.
Questo metodo ha portato alla scoperta di 28 antibiotici su 37000 testati in
pochissimo tempo.
Questi test non sono conclusivi ma sono un punto di partenza.
Utili negli studi di genetica per la velocità generazionale.
ANIMALI
DROSOPHILA MELANOGASTER
Diventata popolare perché si accumula comunemente su frutta guasta e per ciò detto anche moscerino della frutta.
Il ciclo riproduttivo veloce l’ha reso subito una specie modello per studi di genetica.
Molto usato anche negli studi dello sviluppo grazie alla sua simmetria bilaterale (scoperta di geni omeotici)*.
*Una mutazione di un gene omeotico è responsabile di malformazioni morfologiche dell'organismo durante lo sviluppo. L'esempio
più noto di mutazione omeotica è la mutazione del gene homeobox Antennapedia nel moscerino della frutta Drosophila
melanogaster, che ha le zampe al posto delle antenne.
ANIMALI
ZEBRAFISH
Utilizzato per lo studio dello sviluppo nei vertebrati perché gli embrioni sono trasparenti (accessibilità del dato).
Si sviluppa rapidamente, produce tantissime uova ed è di facile allevamento.
E’ stato utilizzato tantissimo anche per l’ottenimento di modelli particolari attraverso la manipolazione del genoma (è stato creato un modello di zebrafish che sviluppa un particolare tipo di leucemia dove le cellule leucemiche sono fosforescenti: si può quindi studiare la diffusione della malattia).
ANIMALI
RANA TRASPARENTE
Risultato di una manipolazione, permette di studiare nell’animale adulto lo sviluppo degli organi interni.
Il vantaggio di ottenere una rana trasparente consiste nel facilitare l’osservazione e la raccolta continua di dati (si evita di uccidere gruppi di animali dopo un certo numero di giorni per verificare la fase di sviluppo es. 10 rane le uccido al 3° giorno, altre 10 al 10° giorno ecc..), si riduce quindi il numero di animali necessari, si perfeziona l’esperimento in quanto è sufficiente osservare per ottenere informazioni e usando uno stesso individuo per l’osservazione delle diverse fasi di sviluppo si riduce la variabilità e quindi l’attendibilità dei dati.
Bisogna, però, tener conto delle problematiche che possono derivare dalla manipolazione genetica.
ANIMALI
TOPO
Circa il 70% degli animali usati in laboratorio sono topi.
Sono piccoli, poco costosi e facili da maneggiare.
Hanno ciclo vitale e riproduttivo breve.
Il topo è un ottimo modello per le malattie umane perché l’organizzazione del
loro DNA e la loro espressione genica è simile a quella dell’uomo (uomo e topo
condividono il 98% dei geni).
Molte malattie umane colpiscono anche i topi (cancro, diabete, ansia), inoltre
manipolando i loro geni è possibile ottenere lo sviluppo di altre patologie che
normalmente non li riguardano.
Lo studio di patologie sui topi ha aiutato la comprensione della fisiologia
umana e delle cause dello sviluppo della malattia.
Il massiccio studio su topi e su ratti ha permesso, di realizzare vere e proprie
banche dati, ma anche di ottenere ceppi ad alta omogeneità genetica
importantissimi per ridurre la variabilità e l’errore nelle misure.
Grazie alla selezione artificiale si sono ottenuti topi nudi o immunodeficienti,
presentano infatti un sistema immunitario carente. Necessitano di un ambiente
sterile e di attenzioni particolari, ma permettono studi riguardanti patologie
del sistema immunitario (AIDS, leucemie ecc).
ANIMALI
RATTO
Presenta alcuni vantaggi rispetto al topo:
Dimensioni;
Caratteristiche fisiologiche;
E’ un modello utilizzato molto per gli studi comportamentali;
Il ratto condivide con il topo molte delle caratteristiche dette prima;
Usato inizialmente nella ricerca perché era considerato un animale nocivo.
ANIMALI
PRIMATI
Usati perché sono i parenti più stretti dell’uomo e in alcuni casi non si possono compire studi in altre specie es. patologie che riguardano solo o prevalentemente i primati; studi che riguardano le funzioni superiori del sistema nervoso centrale.
Si utilizzano per studi di:
Tossicologia;
Neuroscienze;
Malattie debilitanti o potenzialmente letali come Alzheimer o Parkinson;
Patologie infettive altamente specifiche (es. HIV, Poliomelite, Malaria);
Vaccini ad uso umano.
Animal Care
Animal Care
ELEMENTI DI CHIRURGIA SPERIMENTELE
Prof Aurelio Muttini
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
OBIETTIVI
Sicurezza del paziente
Sicurezza personale
SUDDIVISIONE
AREA PULITA
AREA MISTA
AREA CONTAMINATA
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
AREA PULITA
SALE OPERATORIE
SALA PREPARAZIONE CHIRURGHI
MAGAZZINO STERILIZZAZIONE
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
AREA MISTA
CORRIDOI
SALA STERILIZZAZIONE
MAGAZZINO ATTREZZATURE
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
AREA CONTAMINATA
SALA ANESTESIA
SALA PREPARAZIONE PAZIENTE
ALTRE SALE
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
DA TENERE IN CONSIDERAZIONE
COLLOCAMENTO
SUDDIVISIONE
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
Organizzazione razionale degli
ambienti in chirurgia
COLLOCAZIONE
VICINO A
ANESTESIA
PREPARAZIONE
TERAPIA INTENSIVA
RADIOLOGIA
LONTANO DA
RECEPTION
SALE VISITA
DEGENZA
UFFICI
ASEPSI E ANTISEPSI
Sicurezza del paziente
Sicurezza personale
Asepsi e Antisepsi
Asepsi
Assenza di germi patogeni nei tessuti
Asepsi e Antisepsi
Antisettico
Sostanza chimica che uccide i microrga-nismi o
ne inibisce la replicazione finchè rimangono a
contatto
Asepsi
STERILIZZAZIONE DELLO STRUMENTARIO
PREPARAZIONE DELLO STAFF
Asepsi
STERILIZZAZIONE DELLO STRUMENTARIO
PREPARAZIONE DELLO STAFF
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Autoclavaggio
Stufa a secco
Chimica a Gas
Chimica a freddo
Al plasma
Radiazioni ionizzanti
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
AUTOCLAVAGGIO
AUTOCLAVI A MOVIMENTO
GRAVITAZIONALE
STERILIZZATRICI A VUOTO
STERILIZZAZIONE “LAMPO”
AUTOCLAVE A MOVIMENTO GRAVITAZIONALE
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
AUTOCLAVAGGIO - Principi
Sterilizzazione a vapore sotto pressione
Temperatura elevata
Elevata pressione
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
AUTOCLAVAGGIO - Vantaggi
Elevato potere di penetrazione
Ottima efficacia antimicrobica
Rapido
Facile uso
Economico
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
AUTOCLAVAGGIO - Metodica
MOVIMENTO GRAVITAZIONALE
10-25 min a 132-135°C
15-30 min a 121°C
A VUOTO
3-4 min a 132-135°C
“LAMPO”
4 min a 132-135°C
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Asepsi
AUTOCLAVAGGIO
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
CONFEZIONAMENTO
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
AUTOCLAVAGGIO
STERILIZZAZIONE CHIMICA A GAS
Ossido di etilene miscelato con ossido di carbonio o
freon
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE A GAS
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
OSSIDO DI ETILENE
STERILIZZAZIONE A GAS
Uccide i microrganismi e le spore (!) tramite
alchilazione
La sterilizzazione è ottimale in ambiente caldo-
umido (T° 49-60°C / U 20-40%)
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE A GAS
La durata dell’esposizione richiesta dipende da
Concentrazione ossido di etilene
Umidìtà
Temperatura
Densità e tipo di materiale
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE A GAS - Uso
Strumenti che non sopportano elevate T° e/o
elevate pressioni
Endoscopi
Materiali plastici
Cavi elettrici
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE A GAS - Svantaggi
Necessità di aerare i prodotti sterilizzati
7 gg in ambiente ben ventilato
12-18 ore in un aeratore
Non si possono sterilizzare
Materiali acrilici
Soluzioni
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE A GAS - Svantaggi
Caustico – provoca ustioni cutanee
Provoca
Nausea e/o vomito
Emicrania
Astenia
Irritazione delle vie aerifere
Distruzione eritrocitaria
Cancerogeno e teratogeno
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE AL PLASMA
Utilizza ioni reattivi, elettroni e particelle
atomiche neutre
Perossido di idrogeno (vapore)
Epossido
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE
AL PLASMA
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE AL PLASMA
Sterilizzazione a basse temperature
Non necessita di aerazione del materiale
immediato utilizzo
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE AL PLASMA
Utilizzabile per
Acciaio inox
Alluminio
Teflon
Lattice
Alcuni polimeri (Resine)
Polimetilmetacrilato
Silicone
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE AL PLASMA - Svantaggi
NON utilizzabile per
Tessuti
Carta
Liquidi
Tubi e cateteri (epossido)
Alcune materie plastiche
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE AL PLASMA - Svantaggi
Durata dell’esposizione circa 75 min
Necessità di avvolgimento in polipropilene
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
RADIAZIONI IONIZZANTI
Cobalto-60 raggi gamma
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
RADIAZIONI IONIZZANTI
Elevato potere di penetrazione
Sterilizzazione “a freddo” Materiale da sutura
Guanti sterili
Tamponi
Strumenti monouso (siringhe)
Polveri
Liquidi
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
RADIAZIONI IONIZZANTI
Costo elevato
Impossibilità di risterilizzazione con altre metodiche
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE CHIMICA A FREDDO
Alcool
etilico (etanolo 70%)
Isopropilico (99% o >)
Aldeidi
Formaldeide (Formalina: soluzione acquosa 37%)
Glutaraldeide (2%)
Clorexidina gluconato
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE CHIMICA A FREDDO
Composti iodati
Inorganici
iodofori
Fenoli
Derivati fenolici
Cresoli – disinfettanti ambientali
Bisfenoli - antisettici
Sali quaternari di ammonio
Benzalclonio cloruro
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE CON ALCOOLI
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Attivi sui batteri
coagulazione delle proteine
A < concentrazioni batteriostatici
Evaporazione !
Non attivi contro virus miceti e spore
Alcool isopropilico
STERILIZZAZIONE CON ALDEIDI
Uccidono batteri, virus miceti e spore
Irritanti sulla cute e le mucose
formaldeide!
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE CON GLUTARALDEIDE
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Non corrosiva (soluzione al 2%)
Usata soprattutto per strumenti
ottici delicati
Endoscopi
Broncoscopi
Cistoscopi
Abbinata ad altre metodiche
Protezione del personale
STERILIZZAZIONE CHIMICA A FREDDO
Glutaraldeide
Tempi di immersione
10 ore a 20-25°C (temperatura ambiente)
10 min a 20-25°C per la disinfezione
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE CON CLOREXIDINA
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Attiva sui batteri G+ e G-
Rapida azione
Attività residua > uso ripetuto
Non irritante sulla cute
Attività incostante su virus e miceti
Non attiva su spore batteriche
STERILIZZAZIONE CON COMPOSTI IODATI
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Attivi su batteri e virus
NON attivi Spore
Macchiano i tessuti e la cute
Concentrazioni > 3,5%
Tossiche
NON + efficaci
Corrosivi per gli strumenti
COMPOSTI
INORGANICI
STERILIZZAZIONE CON COMPOSTI IODATI
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Attivi su batteri, virus e miceti
Poco attivi sulle spore
Macchiano - i tessuti e la cute
Parzialmente inattivata da detriti
organici
Raramente irritanti
Scarsa attività residua
IODOFORI
Ponivinilpirrolidone ioduro
STERILIZZAZIONE CON DERIVATI FENOLICI
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
Attivi sui batteri
Non alterati da residui organici
Usabili in combinazione con prodotti
saponosi
> spettro d’azione
Non attivi su virus e spore
Lenta azione
Tossici (neurotossicosi) Esaclorofene
STERILIZZAZIONE CON SALI QUATER-NARI DI AMMONIO
Dissolvono i lipidi di membrana e dei batteri
Attivi sui batteri G+ G-
Non attivi contro virus e spore batteriche
Selettivamente assorbiti da tessuti (garze)
Asepsi
STERILIZZAZIONE STRUMENTARIO
STERILIZZAZIONE TRAMITE FILTRI
Asepsi
STERILIZZAZIONE
Rimozione di microrganismi
Liquidi (0.2 u)
Gas
Utilizzo diretto sul paziente
Grande varietà
Asepsi
STERILIZZAZIONE DELLO STRUMENTARIO
PREPARAZIONE DELLO STAFF
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
INDOSSARE CAMICE STERILE
INDOSSARE GUANTI STERILI
MANTENIMENTO STERILITA’
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
INDOSSARE CAMICE STERILE
INDOSSARE GUANTI STERILI
MANTENIMENTO STERILITA’
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
Completo non sterile
Cuffia
Mascherina
Calzari
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
Completo non sterile
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
Cuffia
Mascherina
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
Calzari
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
INDOSSARE CAMICE STERILE
INDOSSARE GUANTI STERILI
MANTENIMENTO STERILITA’
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
CLOREXIDINA
IODOFORI
ESACLOROFENE (Neurotossico!)
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
- dita
30-60 secondi
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
- mani
- avambracci
3 volte per
2-3 minuti
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
risciacquare
- mani
- avambracci
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
asciugatura
- mani
- avambracci
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
asciugatura
- mani
- avambracci
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
asciugatura
- mani
- avambracci
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
INDOSSARE CAMICE STERILE
INDOSSARE GUANTI STERILI
MANTENIMENTO STERILITA’
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE CAMICE STERILE
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE CAMICE STERILE
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE CAMICE STERILE
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE CAMICE STERILE
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE CAMICE STERILE
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE CAMICE STERILE
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
INDOSSARE CAMICE STERILE
INDOSSARE GUANTI STERILI
MANTENIMENTO STERILITA’
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “CHIUSO”
Metodo “APERTO”
Con aiuto dell’assistente
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “CHIUSO” - 1
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “CHIUSO” - 2
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “CHIUSO” - 3
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “CHIUSO” - 4
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “CHIUSO” - 5
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “APERTO” - 1
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “APERTO” - 2
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “APERTO” - 3
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “APERTO” - 4
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Metodo “APERTO” - 5
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Con aiuto dell’assistente - 1
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Con aiuto dell’assistente - 2
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
ABBIGLIAMENTO CHIRURGICO
DISINFEZIONE CUTE CHIRURGHI
INDOSSARE CAMICE STERILE
INDOSSARE GUANTI STERILI
MANTENIMENTO STERILITA’
Asepsi PREPARAZIONE DELL’EQUIPE CHIRURGICA
INDOSSARE GUANTI STERILI
Sostituzione guanti durante l’intervento
Antisepsi
PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE AMBIENTI
Antisepsi
PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE AMBIENTI
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
TRICOTOMIA
RIVESTIMENTO PARTI SPORCHE
PULIZIA DELLA CUTE
DISINFEZIONE
DELIMITAZIONE CAMPO OPERATORIO
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
TRICOTOMIA
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
RIVESTIMENTO PARTI SPORCHE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE PARTI SPORCHE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
PULIZIA DELLA CUTE
ACQUA DEMINERALIZZATA
SAPONE ANTISETTICO
ALCOOLI
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
PULIZIA DELLA CUTE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
PULIZIA DELLA CUTE – Grossi Animali
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE DELLA CUTE
CLOREXIDINA
IODOFORI
ALCOOLI
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE DELLA CUTE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE DELLA CUTE
1
2
3
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE DELLA CUTE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE DELLA CUTE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DISINFEZIONE DELLA CUTE
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DELIMITAZIONE CAMPO OPERATORIO
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DELIMITAZIONE CAMPO OPERATORIO
1
2
3
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DELIMITAZIONE CAMPO OPERATORIO
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DELIMITAZIONE CAMPO OPERATORIO
Antisepsi PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
DELIMITAZIONE CAMPO OPERATORIO
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
STRUMENTI VARI
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI
- FORBICI
- PORTAGHI
- PINZE TISSUTALI
- PINZE FERMATELI
- PINZE EMOSTATICHE
- DIVARICATORI
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTI VARI
- ASPIRAZIONE
- CURETTE
- CHIRURGIA ORTOPEDICA
- CHIRURGIA OFTALMICA
- NEUROCHIRURGIA
- CHIRURGIA MININVASIVA
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO BISTURI
STRUMENTARIO CHIRURGICO BISTURI – LAME MONOUSO
STRUMENTARIO CHIRURGICO BISTURI MONOUSO
STRUMENTARIO CHIRURGICO BISTURI IMPUGNATURA CORRETTA
STRUMENTARIO CHIRURGICO BISTURI IMPUGNATURA ERRATA
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI
CLASSIFICAZIONE FORBICI
IN BASE ALLA PUNTA
Smussa-smussa
Acuta – acuta
Smussa - acuta
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI
CLASSIFICAZIONE FORBICI
FORMA DELLE LAME
Rette
Curve
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI
CLASSIFICAZIONE FORBICI
TIPO DI FILO DELLE LAME
Liscio
Dentellato
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI
METZENBAUM
MAYO
DA SUTURA
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI – IMPUGNATURA CORRETTA
STRUMENTARIO CHIRURGICO FORBICI – IMPUGNATURA ERRATA
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI
PORTAGHI MATHIEU
PORTAGHI MAYO-HEGAR
PORTAGHI OLSEN-HEGAR
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI
MAYO-HEGAR
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI
OLSEN-HEGAR
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI
MATHIEU
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI – TIPI DI IMPUGNATURA
IMPUGNATURA POLLICE ANULARE
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI – TIPI DI IMPUGNATURA
IMPUGNATURA PALMARE
STRUMENTARIO CHIRURGICO PORTAGHI – TIPI DI IMPUGNATURA
IMPUGNATURA TENARE
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
PUNTE
ACUMINATE
PIATTE
ARROTONDATE
LISCE
ZIGRINATE
CON DENTI
– Piccoli
– Grandi
- ATRAUMATICHE
- TRAUMATICHE
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
ADSON
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
A DENTI DI TOPO
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI - IMPUGNATURA
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
ALLIS
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
DOYEN
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
BABCOCK
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI
FOERSTER-BALLENGER
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE TISSUTALI - IMPUGNATURA
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE FERMATELI
BACKHAUS
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE FERMATELI
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
TIPO DI PUNTE
RETTE
CURVE
ZIGRINATURA
TRASVERSALE
LONGITUDINALE
OBLIQUA
COMBINATA
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE EMOSTATICHE - CLASSIFICAZIONE
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE EMOSTATICHE
MOSQUITO
KELLY
MOSQUITO
KELLY
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE EMOSTATICHE
CARMALT
STRUMENTARIO CHIRURGICO PINZE EMOSTATICHE - IMPUGNATURA
STRUMENTARIO CHIRURGICO
STRUMENTARIO DI BASE
- BISTURI - PINZE FERMATELI
- FORBICI - PINZE EMOSTATICHE
- PORTAGHI - DIVARICATORI
- PINZE TISSUTALI
STRUMENTARIO CHIRURGICO DIVARICATORI - CLASSIFICAZIONE
MANUALI
AUTOSTATICI
Dieresi
Atto chirurgico con il quale il chirurgo scontinua i
tessuti
Dieresi – tessuti molli
Semplice
Con asportazione di tessuto (EXERESI)
Dieresi - Semplice
Superficiale tessuti superficiali
Profonda tessuti profondi
Penetrante formazioni cavitarie
Dieresi - Semplice
Penetrante formazioni cavitarie
Temporanea
Permanente
Dieresi - Nomenclatura
Dieresi superficiale
Dieresi profonda
Dieresi penetrante temporanea
Suffisso “tomia” + il nome dell’organo o tessuto scontinuato
Es. Dermotomia, miotomia
Dieresi - Nomenclatura
Dieresi penetrante permanente
Suffisso “stomia” + il nome dell’organo o tessuto scontinuato
Es. tracheostomia, uretrostomia
Dieresi - Nomenclatura
Dieresi con asportazione di tessuto (molle e duro)
EXERESI
Suffisso “ectomia” + il nome dell’organo o tessuto scontinuato
Es. ovariectomia, ovarioisterectomia, ostectomia
Dieresi
Dieresi dei Tessuti molli
Dieresi dei Tessuti Duri
Dieresi – tessuti molli
Incisione Strumentale Bisturi
Forbici
Dissezione Strumentale Strumenti smussi
Manuale
Raschiamento Strumentale Curette
Mezzi fisici Calore Termocauterio
Elettrici Elettrobisturi
Freddo Criobisturi
Radiazioni Laser
Dieresi – tessuti molli
INCISIONE
Bisturi
Forbici
CORRETTA ERRATA
Dieresi – tessuti molli
INCISIONE
Netta
Precisa
Perpendicolare al piano di incisione
Degradante dall’esterno all’interno
Epidermide
Derma
Sottocute
Ghiandole sebacee
Follicoli piliferi
Ghiandole sudoripare
Strutture vascolari
Strutture nervose
Struttura della cute:
Ferite
La ferita è una soluzione di continuo prodotta da un
agente meccanico che può interessare cute e
sottocutaneo (ferita superficiale), i piani anatomici
sottostanti (ferita profonda), ed anche le cavità
cranica, toracica e addominale (ferita penetrante)
Cicatrizzazione
Guarigione per prima intenzione: se i margini della ferita si avvicinano spontaneamente o mediante sutura e avviene in pochi giorni.
Il processo fibroblastico predomina sui segni dell’infiammazione.
Nello spazio interposto tra i margini si trovano plasma, leucociti e macrofagi.
Non si rigenerano ghiandole sudoripare e bulbi piliferi.
Cicatrizzazione
Guarigione per seconda intenzione: i fenomeni
riparativi sono simili ai precedenti con maggiore
prevalenza di essudazione. Avviene in casi di
perdita di sostanza e/o per il sopravvenire di
processi suppurativi.
La riparazione è più lenta.
La cicatrice è più estesa e deformante.
Cicatrizzazione patologica
Si ha quando alla lesione primitiva succede la formazione di un tessuto fibroso che in principio può avere l’aspetto di una comune cicatrice e tardivamente la formazione fibrosa si eleva e si estende oltre i limiti della primitiva perdita di sostanza, costituendo una tumefazione.
Istologicamente si hanno fasci stipati di fibrille collagene senza tessuto elastico.
Cheloide
SINTESI DEI TESSUTI MOLLI
CARATTERISTICHE DELLE SUTURE
Materiale da sutura ideale
Facile da manipolare
Minima reazione tissutale
Inibizione della crescita batterica
Sicurezza relativa dei nodi
Non allergogeno e cancerogeno
Assenza di capillarità
CARATTERISTICHE DELLE SUTURE
Parametri da considerare nella scelta
Dimensione del filo da sutura
Flessibilità
Caratteristiche della superficie e del rivestimento
Capillarità
Resistenza alla trazione del nodo
Sicurezza relativa del nodo
CARATTERISTICHE DELLE SUTURE
Dimensione del filo da sutura
Minore diametro possibile
> traumatismo dei tessuti
> effetto “corpo estraneo”
CARATTERISTICHE DELLE SUTURE
Dimensioni del filo da sutura
CARATTERISTICHE DELLE SUTURE
Dimensioni del filo da sutura
> diametro
< diametro
CARATTERISTICHE DELLE SUTURE
Dimensioni del filo da sutura (USP)
5
4
3
2 Laparotomia G.A.
1
0 diametro medio
2-0
3-0 sottocute
4-0
5-0 vascolare
9-0 oftalmico
> diametro
< diametro
CARATTERISTICHE DEI MATERIALi DA
SUTURA
Flessibilità
Rigidità torsionale
Diametro
Influenza la maneggevolezza
> Flessibilità (Multifilamento) > Maneggevolezza
Caratteristiche della superficie
Superfici lisce < traumatismo
Superfici lisce > trazione sui tessuti
Superfici lisce < sicurezza del nodo
Rivestimento (teflon, silicone, cera, paraffina, stearato di Ca)
< capillarità
> finitura “liscia”
< reazione tissutale
CARATTERISTICHE DEI MATERIALi DA
SUTURA
Capillarità
Capacità di veicolare nei tessuti fluidi e batteri
Multifilamento
CARATTERISTICHE DEI MATERIALi DA
SUTURA
Resistenza alla trazione
Forza applicata lungo il suo asse maggiore che un
materiale da sutura può sopportare prima di rompersi
Resistenza alla trazione del nodo
Forza che un materiale da sutura annodato può
sopportare prima di rompersi
Resistenza minima = resistenza del tessuto
CARATTERISTICHE DEI MATERIALi DA
SUTURA
Sicurezza relativa del nodo
Capacità di tenuta della sutura
Espressa come percentuale della sua resistenza alla
trazione
Capacità di tenuta del nodo
Forza necessaria per rompere o sciogliere esercitando una
trazione sulla porzione di filo che forma l’ansa del nodo
CARATTERISTICHE DEI MATERIALi DA
SUTURA
MATERIALI DA SUTURA
ASSORBIBILE
Naturale
Sintetico
NON ASSORBIBILE
Origine organica
Materiali sintetici
Suture metalliche
MATERIALI DA
SUTURA ASSORBIBILI
MATERIALI DA
SUTURA ASSORBIBILI
CATGUT
Naturale (sottomucosa intestino di pecora o mucosa intestinale bovino)
Vantaggi
Ottima maneggevolezza
Svantaggi
Intensa reazione infiammatoria
Perde rapidamente resistenza
Scarsa sicurezza dei nodi ( > se bagnato)
Dissoluzione rapida per fagocitosi
CATGUT CROMICO
Naturale – trattato con cromo
Vantaggi
Maggior tempo di permanenza
Moderata reazione infiammatoria
Svantaggi
Rapida perdita di elasticità (2-3 settimane)
ACIDO
DEXON POLIGLICOLICO
Vantaggi
Idrolisi non fagocitosi
Elevata resistenza ed elasticità iniziale
Ottima sicurezza dei nodi
Svantaggi
Fatica a passare attraverso i tessuti (meglio se
ricoperto)
POLIGLACTINA
VICRYL 910
Vantaggi
Idrolisi non fagocitosi
Elevata resistenza ed elasticità iniziale
Ottima sicurezza dei nodi
Svantaggi
Fatica a passare attraverso i tessuti (meglio se
ricoperto)
PDS POLIDIOSSANONE e MAXON
POLIGLICONATO
Vantaggi
monofilamento
Idrolisi non fagocitosi
Buona sicurezza dei nodi
Elevata resistenza ed elasticità
Svantaggi
costoso
MATERIALI DA
SUTURA NON ASSORBIBILI
Materiali rivestiti
Non usare nella sutura di tessuti profondi
Suture metalliche
Acciaio inossidabile
Lesioni tissutali (scarsa elasticità)
MATERIALI DA
SUTURA NON ASSORBIBILI
AGHI DA SUTURA
AGHI DA SUTURA
Scelta della ago da sutura
Caratteristiche del tessuto da suturare
Penetrabilità
Densità
Elasticità
Spessore
Profondità
AGHI DA SUTURA
Scelta della ago da sutura
Caratteristiche dell’ago
Cruna
Lunghezza
Diametro
Maneggevolezza
Resistenza
Duttilità
Affilatura
AGHI DA SUTURA
Scelta della ago da sutura
Resistenza dell’ago
Grado di deformazione angolare che l’ago può subire
prima di venire deformato in modo permanente
AGHI DA SUTURA
Scelta della ago da sutura
Duttilità dell’ago
Resistenza che l’ago offre alla rottura quando viene
sottofosto ad un determinato grado di flessione
AGHI DA SUTURA
Scelta della ago da sutura
Affilatura dell’ago
Relazione tra l’angolo della punta ed affosolatezza
AGHI DA SUTURA - cruna
AGHI DA SUTURA - forma
AGHI DA SUTURA
Tessuti facilmente
perforabili
AGHI DA SUTURA
Tessuti compatti e spessi
AGHI DA SUTURA
Tessuti superficiali
AGHI DA SUTURA
Aghi a taglio inverso
AGHI DA SUTURA
Aghi a spatola
Chir. oftalmica
AGHI DA SUTURA
Visceri
ALTRI BIOMATERIALI
Adesivi tissutali
Membrane chirurgiche adesive
Punti metallici e clip vascolari
Colla autologa di fibrina
Reti chirurgiche
SUTURE A PUNTI STACCATI
VANTAGGI
Possibilità di applicare la giusta tensione ad ogni
singola parte della sutura
Rottura del filo di sutura = deiescenza parziale
SUTURE A PUNTI STACCATI
SVANTAGGI
> consumo di filo chirurgico
> tempo operatorio
> reattività tissutale
SUTURA CONTINUA
VANTAGGI
Rapidità di esecuzione
< consumo di filo chirurgico
< tempo operatorio
< reattività tissutale
> ipermeabilità all’aria e
ai liquidi
SUTURA CONTINUA
SVANTAGGI
Deiescenza dell’intera sutura dopo rottura del filo
da sutura
< controllo sulla tensione della sutura
ESECUZIONE DEL NODO
Tipi di nodo
Semplice
Quadrato
Donnesco
A mezza chiave
Chirurgico
ESECUZIONE DEL NODO
Nodo quadro o quadrato
ESECUZIONE DEL NODO
Nodo Donnesco
ESECUZIONE DEL NODO
Nodo a mezza chiave
ESECUZIONE DEL NODO
Nodo Chirurgico
ESECUZIONE DEL NODO
Esecuzione del nodo manuale (chirurgico)
ESECUZIONE DEL NODO
Esecuzione del nodo con portaghi
ESECUZIONE DEL NODO
Legatura su pinza emostatica
SUTURE
Classificazione
Suture per apposizione
Suture introflettenti
Suture di tensione
SUTURE
Suture per apposizione
Cute
Sottocute
App. gastroenterico
Nervi periferici
Vasi
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura semplice a punti staccati
Sutura di Gambee
Sutura intradermica a punti staccati
Sutura incrociata a punti staccati
Sutura continua semplice
Sutura intradermica continua
Sutura continua incatenata o di Ford
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura semplice a punti staccati
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura di Gambee
Usata per la sutura dell’intestino (anastomosi)
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura intradermica a punti staccati
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura incrociata a punti staccati o da materassaio
incrociata
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura continua semplice
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura intradermica continua
SUTURE PER APPOSIZIONE
Sutura continua incatenata o di Ford
SUTURE
Suture introflettenti
Organi cavi
Visceri
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Lembert
Sutura di Halsted
Sutura di Cushing
Sutura di Connell
Sutura di Parker-Kerr
Sutura a borsa di tabacco
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Lembert a punti staccati
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Lembert continua
Sierosa Muscolare
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Halsted
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Cushing
Lume
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Connell
Lume
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura di Parker-Kerr
SUTURE INTROFLETTENTI
Sutura a borsa di tabacco
SUTURE DI TENSIONE
Sutura da materassaio orizzontale
Sutura da materassaio orizzontale con rinforzo
Sutura da materassaio verticale
Sutura da materassaio verticale con rinforzo
Sutura da materassaio continua
Sutura “vicino-lontano”
Sutura rinforzata
SUTURE DI TENSIONE
Sutura da materassaio orizzontale
SUTURA DA MATERASSAIO ORIZZONTALE
1 2 3
4 5 6
SUTURE DI TENSIONE
Sutura da materassaio orizzontale con rinforzi
SUTURE DI TENSIONE
Sutura da materassaio verticale
SUTURE DI TENSIONE
Sutura da materassaio verticale rinforzata
SUTURE DI TENSIONE
Sutura da materassaio continua
SUTURE DI TENSIONE
Sutura “vicino-lontano”
lontano-lontano/vicino-vicino
lontano-vicino/vicino-lontano
SUTURE DI TENSIONE
Sutura rinforzata
SUTURA DI UN TENDINE
Sutura lontano-vicino/vicino-lontano
VALIDITÀ DEI MODELLI
ANIMALI
Il cancro è una malattia multifattoriale con eziologia multipla:
In laboratorio esistono protocolli sperimentali di cancerogenesi ben
collaudati;
L’esposizione può essere controllata con estrema precisione;
Gli animali possono essere selezionati per uniformità e quindi la
variabilità sperimentale può essere minimizzata standardizzando i
protocolli, gli esperimenti possono essere condotti
contemporaneamente in più laboratori (sperimentazione multicentrica).
Validita’ dei modelli animali
C’è una buona correlazione (84%) tra agenti che causano tumori
nell’uomo e quelli che causano tumori nel topo.
La maggioranza degli agenti chimici che causano leucemia
nell’uomo, causano leucemia anche nei roditori.
Risultati
L’estrapolazione dei risultati può essere qualitativa, vertente
sui processi fisio-patologici dell’animale e sulle sue reazioni a
stimoli estrapolabili all’uomo o ad altri animali, o quantitativa,
che consiste nella determinazione del dosaggio di certi
composti che potrebbero essere benefici o pericolosi per la
specie bersaglio.
L’estrapolazione dall’animale all’uomo va sempre effettuata
con riserva, e i risultati degli esperimenti dovranno essere, in
ultima analisi, verificati con studi sull’uomo.
Tipi di modello
I piccoli roditori, principalmente topi e ratti, sono le specie più utilizzate.
Nei modelli animali indotti, una malattia o un processo patologico sono indotti
sperimentalmente, sia chirurgicamente (Es. inoculo sottocutaneo di tessuto
tumorale) che somministrando cellule (Es. modello splenico e della vena caudale)
o sostanze biologicamente attive (Es. leucemie), per ottenere una condizione che
somiglia a quella che si verificherebbe nella specie bersaglio.
Nell’ambito dei modelli indotti si collocano gli animali transgenici nei quali viene
inserito un gene della malattia che si vuole riprodurre.
Per modelli animali spontanei si intendono quelli che portano mutazioni
genetiche spontanee, e sono stati caratterizzati in centinaia di ceppi e colonie
animali che manifestano malattie spontanee simili all’uomo.
Inoculo sottocutaneo
Solid tumor
Topo nudo
Nude Mice o Topi Nudi
Una delle più importanti scoperte dell’oncologia sperimentale è stato il topo nudo o “nude mouse”. Infatti è stato possibile grazie a loro poter studiare tessuti e cellule umane in un altro organismo vivente.
Il topo nudo è stato scoperto nel 1962, è immunodeficiente e quindi non rigetta I tumori umani o di altre specie.
Prima della loro scoperta i tumori umani venivano impiantati in sedi particolari a basso rigetto come la camera anteriore dell’occhio, il cervello e le tasche della guancia.
Topi nudi
Un topo nudo è un animale di laboratorio derivato da un ceppo con mutazioni genetiche che causa il blocco funzionale o l’assenza del timo. Questo comporta l’inibizione del sistema immunitario a causa di una riduzione drastica dei linfociti T.
Questi topi appaiono privi di pelo e da questo vengono definiti nudi.
Questo animale è di vitale importanza per la ricerca poichè è possibile far attecchire in essi diversi tipi di cellule senza generare rigetto.
Vita media
La vita media di un topo nudo oscilla dai 6 mesi ad
un anno.
In ambienti sterili e sotto trattamento antibiotico
possono vivere dai 18 ai due anni.
Quindi la loro stabulazione richiede controlli e
strutture particolari innalzando il costo
dell’allevamento.
Tumori solidi da cellule umane
Inoculo sottocutaneo
Tumori solidi da cellule umane
Topo nudo
Inoculo intramuscolare
Inoculo di antineoplastici in situ
Modello caudale
Preparazione del’organo bersaglio
I geni o il gene responsabile di una
malattia viene estratto e iniettato
nell’ovulo fecondato di topo. Gli
embrioni sono quindi impiantati
nell’utero di una femmina. I geni
selezionati verranno espressi nei
nuovi nati.
Topi transgenici
Inoculo di geni nell’uovo fecondato
ovulo
inoculo
nucleo
Una volta ottenuti i campioni?
SI PUO’ FARE ISTOLOGIA SU CAMPIONE E
NON SOLO SU BIOPSIA
SI POSSONO FARE PROVE DI
BIOMECCANICA
SI POSSONO FARE INDAGINI
DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI
Dopo il sangue l’osso è il secondo
tessuto più trapiantato.
La necessità di ricorrere a un
sostituto osseo nasce quando le
capacità rigenereative
dell’individuo sono insufficienti
quali-quantitativamente o quando è
necessaria una maggiore velocità.
Rigenerazione ossea
Fratture (gravi perdite di soatanza)
Pseudoartrosi
Dealyed ritardi di consolidazione
Artrodeis intersomatiche
Rialzo (pavimento) del seno
Sostituti ossei
Un SOSTITUTO OSSEO deve necessariamente essere un biomateriale, inteso come l'insieme dei materiali applicati a sistemi biologici ed in particolare, materiali bioriassorbibili e bioattivi.
E’ noto che un biomateriale deve possedere proprietà:
OSTEOCONDUTTIVE= Per osteoconduzione s’intende il processo grazie al quale tramite supporti diversi, biologici o sintetici (metalli, ceramici, polimeri, e compositi) si facilita la rigenerazione del nuovo tessuto osseo, fungendo da impalcatura temporanea
Idealmente sarebbe ottimale se un sostituto osseo possedesse anche proprietà
OSTEOINDUTTIVE= Per osteoinduzione si intende il processo per cui varie molecole hanno la capacità di determinare una stimolazione delle cellule proposte a formare osso inducendo o incrementando appunto la loro funzione.
OSTEOGENESI = si intende genericamente la formazione di nuovo osso da cellule preposte appunto a questa funzione.
UN SOSTUTUTO OSSEO è QUINDI
NECESSARIAMANTE UN SCAFFOLD
IL REQUISITO PRINCIPALE PER UNO SCAFFOLD E’ LA
BIOCOMPATIBILITA’ (Nicknejad et al. 2008) :
mancata produzione di risposte TOSSICHE,
PERICOLOSE, TUMORIGENICHE O
IMMUNOLOGICHE NEGLI ORGANISMI VIVENTI
Sostituti ossei
BONE SUBSTITUTES
Pre-clinical & Clinical Concepts
SCAFFOLD
CARATTERISTICHE:
Non devono essere distrutti dall’infiammazione;
E devono reagire ad una appropriata risposta
dell’ospite;
Devono avere proprietà meccaniche (Permeabilità,
stabilità, elasticità, flessibilità, plasticità e
RIASSORBIBILITA’ ad UNA VELOCITA’ CONGRUENTE
CON LA SOSTITUZIONE DEL TESSUTO.
GLI SCAFFOLD DEVONO ANCHE FAVORIRE
L’ADESIONE CELLULARE (Cellule residenti e
Cellule Staminali) E IL POTENZIALE RILASCIO E
DIFFUSIONE DI AGENTI BIOMODULATORI
CONE FATTORI DI CRESCITA
SCAFFOLD
TAL QUALE
SCAFFOLD
CELLULE
(differenziate vs precommitted vs non differenziate)
SCAFFOLD
CELLULE STAMINALI
Plastic adherent
Self renewal
Totipotency
Staminali mesenchimali
Caratteristiche delle cellule staminali
Marcatori di staminalità
Differenziano in osteoblasti condrociti e adipociti
Massima importanza quando è necessario/utile stimolare l’osteogenesi:
Quindi l’ipotesi potrebbe essere:
SCAFFOLD+STEM CELLS =
OSTEOCONDUZIONE + OSTEOINDUZIONE + OSTEOGENESI
MODELLI PRECLINICI
SOPRATTUTTO UTILI PER:
ORTOPEDIA
c.d. RIALZO DEL SENO
Valore traslazionale del modello ovino per lo studio del rialzo del seno.
Translational Value of Sheep as Animal Model to Study Sinus Augmentation Valbonetti, Luca DVM*; Berardinelli, Paolo DVM*; Scarano, Antonio MD, DDS†; Piattelli, Adriano MD, DDS†;
Mattioli, Mauro DVM*; Barboni, Barbara DVM†; Vulpiani, Michele Podaliri DVM‡; Muttini, Aurelio DVM*
Journal of Craniofacial Surgery:
May 2015 - Volume 26 - Issue 3 - p 737–740
doi: 10.1097/SCS.0000000000001785
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Rabbit 44 documents
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Sheep 22 documents
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Goat 6 documents
0
1
2
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4
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6
7
8
9
Dog 14 documents
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Pig 14 documents
Valore traslazionale del modello ovino per lo studio del rialzo del seno.
Human maxillary sinus Ovine maxillary sinus
Parameters
Sahlstrand -
Johnson
et al. 2011
Present study Parameters
Volume (right) 15.40 ± 5.00 cm3 11.17 ± 1.50 cm3 Volume (right)
Volume (left) 16.00 ± 6.00 cm3 11.40 ± 1.40 cm3 Volume (left)
Craniocaudal diameter (right) 31.30 5.00 mm 9.66 ± 1.42 mm LM diameter (right)
Craniocaudal diameter (left) 31.30 ± 5.00 mm 10.16 ± 1.08 mm LM diameter (left)
Width (right) 23.40 ± 4.00 mm 10.30 ± 1.26 mm Width (right) at 5 mm
Width (left) 23.70 ± 4.00 mm 10.58 ± 0.84 mm Width (left) at 5 mm
AP diameter (right) 35.00 ± 4.00 mm 60.77 ± 7.30 mm AP diameter (right)
AP diameter (left) 35.60 ± 4.00 mm 60.81 ± 5.68 mm AP diameter (left)
Anterior wall thickness at canine fossa (right) 1.10 ± 0.40 mm 2.02 ± 0.31 mm Anterior wall thickness at II molar (right)
Anterior wall thickness at canine fossa (left) 1.10 ± 0.40 mm 2.27 ± 0.36 mm Anterior wall thickness at II molar (left)
Parameters Aimetti et al. 2008 Present study Parameters
Schneiderian menbrana thickness 0.97 ± 0.36 mm 0.850 ± 0.52 mm Schneiderian menbrana thickness
Parameters Janner et al. 2011
Schneiderian menbrana thickness 1.68 ± 0.40 mm
Present study Parameters
5.18 ± 0.86 mm Infraorbital canal diameter at II molar (right)
5.10 ± 1.10 mm Infraorbital canal diameter at II molar (left)
Valore traslazionale del modello ovino per lo studio del rialzo del seno.
Valore traslazionale del modello ovino per lo studio del rialzo del seno.
Valore traslazionale del modello ovino per lo studio del rialzo del seno.
Always to remermber
T FACTOR
!
Cyst
Diaphyseal defect
Trauma Tumor
Metaphyseal defect
BONE CANINE SHEEP PIG RABBIT
MACRO
STRUCTURE
++ +++ ++ +
MICRO
STRUCTURE
++ + ++ +
COMPOSITION +++ ++ +++ ++
REMODELLING ++ ++ +++ +
+ least similar; ++moderately similar; +++ most similar
Pearce A et al. Eur Cells Mat 2007;13:1-10
Rabbit radial model
SELECTION OF THE APPROPRIATE
ANIMAL MODEL
RADIAL DEFECT NO LESS THAN 10 mm
Spontaneous defect healing at 6 months
Rabbit radial model
•Radius bone is tubular
•Radius has good size for easier
surgical procedures and
specimen healings
•No fixation is required because
of the support of ulna
•The model has been well
studied
SELECTION OF THE APPROPRIATE
ANIMAL MODEL
RADIAL DEFECT NO LESS THAN 10 mm
Sheep
•Bone regeneration similar in
humans (Lippuner 1992,
Wissing 1986)
•Similar skeletal dimensions
•Similar mechanical loads
SELECTION OF THE APPROPRIATE
ANIMAL MODEL
Sheep
SELECTION OF THE APPROPRIATE
ANIMAL MODEL
TIBIA
METATARSAL B.
LARGE ANIMAL BONE DEFECT MODELS
1. Diaphyseal defect in
sheep tibia
2. Partially loaded
metaphyseal defect in
proximal sheep tibia
LARGE ANIMAL BONE DEFECT MODELS
3. Diaphyseal defect in
sheep metatarsus 15 ± 1 mm
4.2 ± 0,5 mm
4.6 ± 0.9
METATARSUS DEFECT NO LESS THAN 30 mm
DIAPHYSEAL DEFECT IN SHEEP
FIXATION???
•Nail
•Plate
DIAPHYSEAL DEFECT IN SHEEP
•External fixation
RESULTS AT 2 MONTHS
HA + MSC
HA
When grafted into horses SDFT spontaneous defects, oAECs did not cause any adverse reaction and induced a rapid clinical and US improvement (increase the number of cases);
The long term follow up (up to 3 years) suggests a good functional result in a high number of horses;
Regenerative ability are illustrated by COL 1 (paracrine effect?);
The possibility to bank oAECs allows the treatment during the acute phase;
Taken together these data suggest that oAECs may be an useful source of cells for tendon regeneration strategies.
AIMS
to study with a standardized protocol the US and
histological outcomes following the treatment of
acute SDFT spontaneous lesions with oAECs
xenotransplantation;
to illustrate, for the first time, the efficacy of this
treatment in the spontaneous chronic SDFT lesions.
INCLUSION CRITERIA
retirement from activity; no treatment in the
previous 15 days (in acute cases) and 4 months (in
chronic cases) before the beginning of the study;
lesion located in the mid metacarpal region where
the tendon is not surrounded by the sheath at US
evaluation.
6 HORSES
MONOLATERAL LESION
4 ACUTE
2 CHRONIC
sonographic controls at 30, 60, 90, 120, 150 and 180
(horses euthanasia).days after oAECs implantation.
The explanted tendons were transversally cut at least 5
mm from the injured area. A portion of the contra-
lateral healthy tendon (same level) was also collected
for comparison.
Cryopreserved, cryosectioned at 7 µm-thickness,
stained with haematoxylin-eosin (H&E) Cellularity,
extracellular matrix fiber organization, and blood
vessels
RESULTS
constant proliferative ability, conserved phenotype
and stable expression profile of stemness markers.
Differentiation into tenocytes was also regularly
documented.
procedure was well tolerated by all horses that did
not exhibit any discomfort or adverse effect
US RESULTS
Acute lesions: a focal, dishomogeneous, hypo-echoic
area into the SDF tendon, with loss of the normal
fibrillar pattern.
Chronic damage: hyper-echoic area with upset of
normal pattern.
Neovessels were never detected at PD evaluation.
acute
180 0
chronic
0 180
Advanced healing process
Tendon and endotenon connective tissues properly and similarly restored in
Higher concentration of fusiform cells was present within the lesion site, compared to the healthy
tissue
Extracellular matrix within the regenerated site closely resembled a healthy tissue with a similar
eosin staining density
Equine col 1 chronic
Equine col 1 acute
Equine col 1 chronic
Ovine col 1 acute
Ovine col 1 chronic
Discussion
AECs easily collected, expanded in vitro with a constant proliferative ability, a conserved phenotype, and a stable expression profile of stemness markers Their differentiation into tenocytes is also regularly documented
AECs can be stored thanks to cryopreservation and used for allogeneic transplantation in veterinary medicine
Good tolerance by the host, due to their low immunologic potential, and their efficacy in regenerating tendon
Discussion
Present study
Confirmation of the excellent clinical outcome after
implantation, as previously reported
Very good correlation between the US findings and
the histologic features of tendon samples, collected
180 days after implantation
US evaluation: decrease of the cross-sectional area
at the level of MIZ; recovery of a normal alignment
pattern of tendon fibers
Discussion
Present study early widening of the lesions (acute) is considered normal during the inflammatory
phase and is due to fluid accumulation during the digestion of disrupted fibers by
proteolytic enzymes and their removal by phagocytosis (Bosch et al. 2010)
Discussion
Present study
Histological evaluation: almost complete restoration of
normal tendon architecture; optimal alignment of
tendon fibers althou a high cellularity = the
regenerative process was not completely concluded
Discussion
New finding!! demonstration of efficacy also in
chronic spontaneous tendinopathies:
clinical improvement
normalization of US architecture
histological analysis
Surprisingly: tendon histology in chronic lesions
completely superimposable to that of the acute ones.
Conclusion
The xenotransplantation of ovine AECs into horses is
able to normalize the mechanical and structural
parameters of treated tendons, irrespective of the
stage of the lesions.
Problems
Low number of cases
No statistical analysis
Clinical nature of the study
Loss of mechanical demonstration