bigoressia. quando lo sport dà dipendenza

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7/21/2019 Bigoressia. Quando lo sport dà dipendenza http://slidepdf.com/reader/full/bigoressia-quando-lo-sport-da-dipendenza 1/4 40    G    E    N    N    A    I    O   -    F    E    B    B    R    A    I    O          2         0         1         6 La pratica sportiva può rendere dipendenti. La bigoressia è una forma disfunzionale del culto di sé, in una società sempre più esigente e perfezionista Bigoressia: quando lo sport dà dipendenza DAN VÉLÉA D a una ventina d’anni articoli scien- tifici e divulgativi si concentrano sul tema delle dipendenze non le- gate al consumo di sostanze. Negli an- ni Novanta l’idea faceva sorridere molti, ma in seguito ha trovato conferma nella ricerca internazionale (Holden, 2001; Vellur e Véléa, 2002). Oggi si parla re- golarmente di dipendenza dal gioco, da Internet e anche dallo sport, di cui mi sono occupato in diversi lavori. La bigoressia, la dipendenza dall’e- sercizio fisico, viene definita dallo psi- chiatra William Glasser “dipendenza positiva” per distinguerla dalle “di- pendenze negative” come l’alcolismo e le tossicodipendenze (Glasser, 1976). Un’attività fisica come il jogging diven- ta una vera e propria dipendenza quan- do è praticata al di là dei limiti posti normalmente dallo sforzo, dalla noia e dalla stanchezza. L’OSSESSIONE DI ESSERE BELLI A ttualmente il concetto è confer- mato sia dalla ricerca scientifica, sia dalla testimonianza di sportivi che si riconoscono in questa descrizio- ne. L’aspetto compulsivo della pratica atletica è rinforzato da vari fattori. La li- berazione di endorfina procura una sen- sazione di benessere, un’euforia spesso descritta dai maratoneti. Come in tutte le dipendenze, si attiva il sistema cere- brale della ricompensa dopaminergica. Anche l’autostima è rafforzata, quando

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Bigoressia. Quando lo sport dà dipendenza(estratto da rivista)

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La pratica sportiva può renderedipendenti. La bigoressia è una

forma disfunzionale del culto di sé,

in una società sempre più esigente

e perfezionista 

Bigoressia:quando

lo sport dàdipendenza

DAN VÉLÉA

Da una ventina d’anni articoli scien-

tifici e divulgativi si concentranosul tema delle dipendenze non le-

gate al consumo di sostanze. Negli an-

ni Novanta l’idea faceva sorridere molti,

ma in seguito ha trovato conferma nella

ricerca internazionale (Holden, 2001;

Vellur e Véléa, 2002). Oggi si parla re-

golarmente di dipendenza dal gioco, da

Internet e anche dallo sport, di cui mi

sono occupato in diversi lavori.

La bigoressia, la dipendenza dall’e-sercizio fisico, viene definita dallo psi-

chiatra William Glasser “dipendenza

positiva” per distinguerla dalle “di-

pendenze negative” come l’alcolismoe le tossicodipendenze (Glasser, 1976).

Un’attività fisica come il jogging diven-

ta una vera e propria dipendenza quan-

do è praticata al di là dei limiti posti

normalmente dallo sforzo, dalla noia e

dalla stanchezza.

L’OSSESSIONE

DI ESSERE BELLI

Attualmente il concetto è confer-

mato sia dalla ricerca scientifica,

sia dalla testimonianza di sportivi

che si riconoscono in questa descrizio-

ne. L’aspetto compulsivo della pratica

atletica è rinforzato da vari fattori. La li-

berazione di endorfina procura una sen-

sazione di benessere, un’euforia spesso

descritta dai maratoneti. Come in tuttele dipendenze, si attiva il sistema cere-

brale della ricompensa dopaminergica.

Anche l’autostima è rafforzata, quando

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b e n e s s e r elo sportivo prende coscienza delle sue

prestazioni e della sua capacità di resi-

stenza. Inoltre, è gratificato dalle mo-

dificazioni fisiche prodotte dall’eserci-

zio. La dismorfofobia, paura ossessiva

di essere brutto, è un disturbo comu-

ne, per esempio, fra chi pratica il body-building.

Nella dipendenza all’ultimo stadio

l’esercizio diventa compulsivo. Il sog-

getto perde totalmente il controllo della

pratica fisica, che dilaga senza freno.

Come in tutte le forme di dipendenza,

sopravviene una focalizzazione esclusi-

va: tutta la vita ruota intorno alla sod-

disfazione del bisogno di esercizio fisi-

co, ormai incontrollabile, e qualunquelimite imposto da problemi di salute,

ma soprattutto dalla vita familiare e so-

ciale, è vissuto come una frustrazione

intollerabile. Tutte le dipendenze com-

portano un cambiamento radicale nella

vita quotidiana. Nel caso della bigores-

sia, il soggetto cambia alimentazione,

rispettando rigorosamente una dieta sa-

lutista, adotta un abbigliamento confor-

me alle esigenze della pratica atletica,abbandona qualunque attività del tem-

po libero che non sia legata alla sua di-

sciplina, frequentando esclusivamente

riunioni sportive. Le conseguenze nella

vita sociale sono pervasive, sia nei rap-

porti di coppia (il partner, ammesso che

esista, quasi sempre condivide la stes-

sa passione), sia nell’attività lavorativa,

che non di rado è trascurata o addirittu-

ra abbandonata a favore di un impegnoesclusivo nella pratica sportiva.

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Alcuni autori parlano di “complesso

di Adone” per definire questa

preoccupazione ossessiva

per l’aspetto fisico

La bigoressia si inquadra nel conte-

sto dell’ipernarcisismo che sopravvalu-

ta l’immagine corporea e il “culto della

performance” (Ehrenberg, 1991). Oggi

si sta cominciando a capire l’importan-

za che i disturbi dismorfofobici hanno

nei pazienti che presentano una dipen-denza dall’esercizio fisico, in particola-

re il jogging o il body-building. Alcuni

autori parlano di “complesso di Adone”

per definire questa preoccupazione os-

sessiva per l’aspetto fisico. La volontà

di trasformare il proprio corpo median-

te l’esercizio mette spesso l’individuo

di fronte ai limiti delle sue attitudini

psicomotorie, mentre cerca senza sosta

di raggiungere la perfezione, l’armonia.Attraverso questa messa in scena estre-

ma della performance (prestazione, in

inglese, ma anche rappresentazione

teatrale), l’individuo cerca disperata-

mente di valorizzarsi agli occhi propri e

altrui, colmando così il suo deficit nar-

cisistico.

Soffrite di bigoressia?

Esistono varie scale per diagnosticare la dipendenza

dall’esercizio fisico. Dan Véléa propone un adatta-

mento semplificato di un classico test dell’alcoli-

smo, consistente in quattro domande:

Hai mai avvertito il bisogno di ridurre la pratica

sportiva?

I tuoi familiari e conoscenti ti hanno fatto notare

che ti eserciti troppo?

Hai mai avuto l’impressione di esercitarti troppo?

Hai mai sentito il bisogno di fare esercizio fisico

fin dal mattino per sentirti bene?

Da due risposte positive in su è da temere uno stato

di dipendenza.

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b e n e s s e r e

Lo sport permette di sfuggire

temporaneamente al burn-out,

all’esaurimento, alle tensioni quotidiane,

scaricando frustrazioni ricorrenti

Riferimenti bibliografici

CARRIER C. (2000), «Modèle de l’investisse-ment sportif de haut niveau et risque delien addictif au mouvement», Annales demédecine interne , 151 (A) , 60-64.

EHRENBERG A. (1991), Le Culte de la perfor- mance , Calmann-Lévy, Paris.

GLASSER W. (1976), Positive addiction , Har-per & Row, New York, 1985.

HOLDEN C. (2001), «“Behavioral” addictions. Dothey exist?», Science , 294 (5544) , 980-982.

VALLEUR M., VÉLÉA D. (2002), «Les addic-tions sans drogue(s)», Toxibase , 6 , 1-13.

VÉLÉA D. (1998), «La toxicomanie au Web», Synapse , 144 , 21-28.

Dan Véléa è psichiatra specializzato indipendenze. Ha pubblicato Toxicomanieet conduites addictives  (Heure de France,2005).

Per chi ne è dipendente, l’attività

atletica agisce come uno stupefacente:

rimedio alla sofferenza fisica o menta-

le. Lo sport praticato quotidianamen-

te in maniera ripetitiva impedisce “il

pensiero doloroso”, anestetizzando co-

me l’eroina. Chi fa body-building, peresempio, ricerca sensazioni precise e

valorizza il dolore conseguente alla ripe-

tuta contrazione muscolare anaerobica.

Quando esaurisce le forze, il soggetto in

preda alla dipendenza soffre una vera e

propria fobia della passività, che spes-

so lo induce a ricorrere a stimolanti ed

eccitanti, al doping e talora alle droghe.

SENSIBILIZZAREL’OPINIONE PUBBLICA

Il bigoressico spesso considera lo sport

un modo di gestire lo stress. La di-

pendenza è infatti una forma di adat-

tamento a condizioni difficili, a solleci-

tazioni intollerabili, di fronte alle quali

alcuni ricorrono a sostanze psicoatti-

ve (alcol, droghe), altri a forme di di-pendenza comportamentale “meno vi-

stose”, dal gioco al sesso, dal lavoro

a Internet (Véléa, 1998), alla pratica

sportiva. Tutte queste dipendenze so-

no il risultato di stimolazioni molteplici

e conflittuali. Lo sport, in particolare,

permette di sfuggire temporaneamente

al burn-out, all’esaurimento, alle ten-

sioni quotidiane, scaricando frustrazio-

ni ricorrenti.

In sostanza, di fronte allo stress si re-

agisce in maniera più o meno adattiva,

ricorrendo all’uso di sostanze o all’ado-

zione di certi comportamenti. Da questo

punto di vista, l’esercizio fisico presenta

una logica in tutto simile a quella di al-

tre forme di dipendenza. Tuttavia, il suo

carattere “positivo”, rinforzato dall’in-

coraggiamento sociale e familiare, im-

pone una sensibilizzazione dell’opinio-ne pubblica, in particolare dei soggetti

a rischio: frequentatori di palestre, pra-

ticanti occasionali del jogging, bambini

spinti dai genitori alla pratica sportiva.

© SCIENCES HUMAINES. TITOLO 

ORIGINALE: «BIGOREXIE, QUAND LE SPORT

REND ACCRO», 272 , 2015, 44-45.

TRADUZIONE DI GABRIELE NOFERI.