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Analisi di un caso
CORSO DI FORMAZIONE
PER CONSULENTI TECNICI
NON SPECIALISTI IN MEDICINA LEGALE
NEI CASI DI COLPA MEDICASezione Dipartimentale di Medicina Legale e delle Assicurazioni
Università degli Studi di Milano
3 novembre 2010
Prof. Andrea Gentilomo, MD PhD
Associato di Medicina legale e delle Assicurazioni
Facoltà di Giurisprudenza, Dipartimento “C. Beccaria”
Università degli Studi di Milano
paziente di di 76 anni
In anamnesi:
resezione gastrica (risalente a circa
40 anni prima)
ipertensione arteriosa
fumo di sigarette attivo.
diagnosi di accettazione:
colecistite calcolosa.
Indagini pre-ricovero
ecografia
Colecisti con pareti regolari e contenuto
ecogeno in sede infundibolare come per
sabbia biliare frammista a microcalcoli. Non
dilatate le vie biliari. Pancreas visibile a livello
di testa, regolare.
Intervento n. 1
Accessi da 5 e 10 mm sec. tecnica europea. Si
reperta quadro di colecistite calcolosa con s.
aderenziale omentale. Lisi parziale di aderenze.
Detensione. Isolamento dell'arteria cistica e del dotto
cistico che vengono sezionati tra clips metalliche.
Scollamento della colecisti dal letto epatico ed
estrazione con endocatch. Controllo emostasi.
Posizionamento di drenaggio sottoepatico. Rimozione
dei trocar sotto visione. Sintesi delle incisioni
decorso
I e II giornata: singhiozzo
III giornata: Rx addome: non livelli
V giornata: EGDS, negativa. Al termine dell’esame, dolore addominale.
VI giornata: peggioramento del dolore
VII giornata: TAC addome: Marcata e diffusa quantità di aria libera endoaddominale, più abbondante in sede retroperitoneale, si estende in sede perirenale lungo la fascia latero-conale in sede inguinale dx, nei tessuti molli della parete toraco-addominale e nel mediastino. emocoltura positiva per Bacteroides, broncoaspirato positivo per Streptococcus Viridans, Enterococcus Faecalis, Proteus Mirabilis
Intervento 2 (VI giornata)
Laparotomia esplorativa xifo-pubica. Reperto di occlusione intestinale da ileo paralitico e sindrome aderenziale sovramesocolica in esiti di recente VLC in paziente gastroresecato per ulcera peptica. Viscerolisi. In considerazione del referto TC si esplorano i visceri endoaddominali senza riscontro di soluzioni di continuo evidenti. Si esamina l'esofago distale, l'anastomosi gastro-digiunale, l'ansa afferente ed efferente della pregressa gastroresezione ed il restante distretto gastroenterico, sino al retto intraperitoneale. Si segnala soffusione edematosa della doccia laterocolica destra. Non versamenti. Pancreas apparentemente indenne, non edematoso. Via biliare principale macroscopicamente non dilatata. Detensione dell'ileo.
Decorso (dopo il II intervento)
IV giornata: TAC. moderata riduzione dell'aria libera
precedentemente segnalata, in particolare ridotta la
componente descritta in sede peri-renale e lungo la fascia
latero-conale destra. Mal valutabile il pancreas, permane
soffusione e disomogeneità del tessuto adiposo contiguo
con parziale estensione verso le fasce renali anteriori.
Alcune piccole bollicine aeree contigue alla regione di
passaggio tra testa del pancreas e C duodenale. Permane
imbibizione del mesentere e falda fluida che "scorre"
anteriormente ai muscoli psoas.
pancreatite acuta necrotica massiva con
interessamento di tutto il retroperitoneo
estendentesi fino allo scavo pelvico. Ematoma
retroperitoneale della radice del maso che
viene evacuato. Si procede a necrosectomie
multiple retroperitoneali, con evacuazione di
materiale necrotico.
Intervento 3 (X giornata dal n. 2)
decorso
A 7 giorni dall’intervento n. 3,
fistola entero-cutanea ad alta
portata fistolografia
comunicazione con duodeno
Intervento n. 4(9 giorni dopo il n. 3)
peritonite con pancreatite acuta necrotica, fistola
enterocutanea ad alta portata. (…) Si identifica la
perforazione sulla III porzione duodenale
posteriore. Lo scollamento del duodeno dai tessuti
circostanti risulta indaginosissimo per la grave
flogosi presente e la necrosi pancreatica
circostante.
Segue duodenocefalopancreasectomia
A 4 giorni, ulteriore accesso
addominale per decompressione
Dopo 3 giorni decesso con quadro
settico e MOF
decorso
Fase giudiziaria
Denuncia - querela da parte dei familiari
alla Procura della Repubblica.
A 2 giorni dal decesso, disposta autopsia
giudiziaria affidata a medico legale e
chirurgo. A questa segue consulenza
tecnica per accertamento tecnico non
ripetibile (aart. 360 cpp)
Rilievi autoptici
scarso liquido siero ematico corpuscolatoprevalentemente raccolto nella loggia sottomesocolicae nel cavo di Douglas e tra le anse del tenue;
aderenze diffuse nella loggia sovramesocolica,specie tra la faccia inferiore del lobo epatico sinistro, ilmoncone gastrico e l’esofago addominale;
estesa colliquazione della loggia pancreatica estesaanche all’omento ed alla radice del mesentere, nellacapsula adiposa perirenale
tenuta delle anastomosi chirurgiche confezionate nel corso del penultimo intervento.
Sviluppi processuali
Inizialmente, sono indagati un numero
elevato di soggetti (personale dei reparti di
degenza, chirurgica e di terapia intensiva).
Esito della CT per il PM
Morte per peritonite, pancreatite e MOF, secondarie a perforazione del duodeno avvenuta nel corso del I intervento
La perforazione è da considerare complicanza
La pancreatite si è sviluppata come conseguenza della perforazione retroperitoneale del duodeno
Censurabile la mancata correzione della lesione nel corso del II intervento.
Altre posizioni
n I consulenti della parte offesa segnalano insistono sul
difetto di indicazione all’intervento laparoscopico e sulla
mancata correzione della perforazione.
n I consulenti della difesa segnalano la posizione
assolutamente atipica della perforazione e che il
precedente intervento sullo stomaco non costituisce
controindicazione a laparoscopia.
Esito delle indagini preliminari
Dopo la CT eseguita per conto del
PM, rimangono solo due indagati
(operatore del I e II intervento,
assistente del II intervento)
Il PM chiede al GUP il rinvio a
giudizio dei due indagati
Analisi delle decisioni della difesa
Nel corso delle indagini preliminari, si è giunti a
concordare il risarcimento delle parti civili, che
non si costituiscono nel giudizio.
Tre possibilità:
Patteggiamento
Dibattimento ordinario
Rito alternativo
Di opta per un rito alternativo, che si svolge di
fronte al GUP.
Non verrà richiesta perizia, puntando ad offrire
una spiegazione alternativa della patogenesi del
decesso e, sulla base di quello, reinterpretando
le decisioni cliniche.
Analisi delle decisioni della difesa
Lo schema alternativo di discussione - 1
Si assume che nel I intervento si sia verificata
una lesione del duodeno
I dati di laboratorio evidenziano una elevazione
degli enzimi pancreatici subito dopo il I
intervento segno di un innesco precoce della
pancreatite che è poi evoluta fino alla forma più
grave (necrotico-emorragica), responsabile
effettiva del decesso.��
1088
686
182
55
686
230
365
203
10038
27
0
200
400
600
800
1000
1200
31.3 1.4 2.4 3.4 4.4 5.4
amilasi
lipasi
II intervento
La mancata correzione della lesione duodenale nel II intervento non è censurabile perché:
la ricerca della lesione avrebbe richiesto una tecnica chirurgica particolarmente aggressiva e quindi rischiosa.
Il trattamento delle lesioni duodenali può anche essere conservativo (drenaggio, alimentazione parenterale, copertura antibiotica).
Lo schema alternativo di discussione - 2
Svolgimento del processo
Si è svolto l’esame dei consulenti del PM e
della difesa secondo lo schema dell’esame
incrociato
Non è stata richiesta la perizia
Si è arrivati all’assoluzione dei due chirurghi.
Considerazioni generali
Da questa vicenda si possono trarre alcune
considerazioni generali.
La prima riguarda la scelta di indagare da subito su
soggetti determinati. L’alternativa sarebbe stata di
procedere contro ignoti nella prima fase, per poi
identificare i possibili responsabili all’esito della
consulenza del PM.
Lo svantaggio della seconda ipotesi sta nella
impossibilità da parte degli indagati di partecipare sin
dall’inizio alle indagini tecniche tramite il consulente.
Il ruolo del consulente della parte è critico, in quanto
partecipando all’accertamento tecnico:
può avere una conoscenza diretta degli accertamenti
non ripetibili (autopsia in rimo luogo);
può interloquire con i consulenti del PM e proporre
approfondimenti di indagine.
Tutto questo si traduce nella possibilità di fornire
elementi utili per le decisioni processuali successive.
È evidente il ruolo chiave della CT per il PM.
Infatti, fornendo l’interpretazione della vicenda
clinica nella proiezione dell’analisi delle
condotte sanitarie, è la base su cui il PM
costruisce la sua ipotesi e arriva a formulare le
sue richieste al GUP, in questo caso in chiave
accusatoria per alcuni soggetti, assolutoria per
altri.
Di fatto, la CT proprio sulla base delle indicazioni
della CT, il PM ha preso la decisione di proseguire
il procedimento solo per alcuni dei soggetti
inizialmente sottoposti ad indagine.
È evidente che la consulenza tecnica si svolge su due piani:
acquisizione diretta di elementi di valutazione (l’autopsia, in questo caso);
valutazione critica di tutti gli elementi disponibili (documentali, testimoniali, tecnici in senso stretto) per arrivare ad una elaborazione di sintesi.
Elaborazione che deve essere condotta secondo
criteri interpretativi controllabili, ciò che significa,
essenzialmente, fornire la chiave di
interpretazione del dati clinico, principalmente
ricorrendo alla letteratura tecnica.
Nella storia che abbiamo ripercorso, è ben
evidente che accusa e difesa hanno a
disposizione lo stesso materiale e che questo
stesso permette interpretazioni opposte
Un altro aspetto molto importante è il ruolo deldibattimento nel mettere a confronto le ipotesiinterpretative alternative e nel saggiarne la solidità, intermini di:
inclusione di tutti gli elementi a disposizioneall’interno di
un discorso coerente con i presuppostiinterpretativi generali (che sono quelli della biologia edelle procedure cliniche derivate dalla letteratura) e cheriesca a spiegare gli eventi
Un ultimo aspetto da sottolineare è che l’apporto
tecnico (per conto del PM o della difesa) non
può essere avulso dal contesto, al contrario
deve essere necessariamente integrato con il
versante giuridico ed è solo da un’azione
coordinata che origina un intervento efficace.