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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. ISABEL ALLENDE Lettere d’amor tradito Prima sequenza Presentazione e prima caratterizzazione del protagonista e dell’antagonista La madre di Analìa Torres morì di una febbre nervosa quando lei nacque, e suo padre non sopportò la tristezza e due settimane più tardi si sparò una rivoltellata al petto. Agonizzò per diversi giorni con il nome della moglie sulla labbra. Suo fratello Eugenio amministrò i terreni della famiglia e dispose del destino della piccola orfana secondo il suo criterio. Fino ai sei anni Analìa crebbe aggrappata alle sottane di una balia india nelle stanze di servizio della casa del tutore; poi, appena fu in età di andare a scuola, la mandarono alla capitale, come allieva interna del Collegio delle Sorelle del Sacro Cuore, dove passò i dodici anni seguenti. Era una buona alunna e amava la disciplina, l’austerità dell’edificio di pietra, la cappella con la sua corte di santi e il suo aroma di ceri e di gigli, i corridoi nudi, i chiostri ombrosi. Ciò che meno le piaceva era il baccano delle educande e l’acre odore delle aule. Ogni volta che riusciva a eludere la vigilanza delle suore si nascondeva in soffitta, tra statue decapitate e mobili rotti, per raccontare storie a se stessa. In quei momenti rubati si immergeva nel silenzio con la sensazione di abbandonarsi a un peccato. Seconda sequenza Analìa diffida del tutore di cui intuisce la bramosia per i suoi beni Ogni sei mesi riceveva una breve lettera dello zio Eugenio, il quale le raccomandava di comportarsi bene e onorare la memoria dei genitori, che in vita erano stati due buoni cristiani e sarebbero stati orgogliosi che la loro unica figlia dedicasse la propria esistenza ai più alti precetti della virtù, ossia entrasse in convento. Ma Analìa gli fece sapere fin dalla prima insinuazione che a questo non era disposta, e mantenne con fermezza la propria decisione

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. ISABEL ALLENDE Lettere d’amor tradito

Prima sequenzaPresentazione e prima caratterizzazione del protagonista e dell’antagonista

La madre di Analìa Torres morì di una febbre nervosa quando lei nacque, e suo padre non sopportò la tristezza e due settimane più tardi si sparò una rivoltellata al petto. Agonizzò per diversi giorni con il nome della moglie sulla labbra. Suo fratello Eugenio amministrò i terreni della famiglia e dispose del destino della piccola orfana secondo il suo criterio. Fino ai sei anni Analìa crebbe aggrappata alle sottane di una balia india nelle stanze di servizio della casa del tutore; poi, appena fu in età di andare a scuola, la mandarono alla capitale, come allieva interna del Collegio delle Sorelle del Sacro Cuore, dove passò i dodici anni seguenti. Era una buona alunna e amava la disciplina, l’austerità dell’edificio di pietra, la cappella con la sua corte di santi e il suo aroma di ceri e di gigli, i corridoi nudi, i chiostri ombrosi. Ciò che meno le piaceva era il baccano delle educande e l’acre odore delle aule. Ogni volta che riusciva a eludere la vigilanza delle suore si nascondeva in soffitta, tra statue decapitate e mobili rotti, per raccontare storie a se stessa. In quei momenti rubati si immergeva nel silenzio con la sensazione di abbandonarsi a un peccato.

Seconda sequenzaAnalìa diffida del tutore di cui intuisce la bramosia per i suoi beni

Ogni sei mesi riceveva una breve lettera dello zio Eugenio, il quale le raccomandava di comportarsi bene e onorare la memoria dei genitori, che in vita erano stati due buoni cristiani e sarebbero stati orgogliosi che la loro unica figlia dedicasse la propria esistenza ai più alti precetti della virtù, ossia entrasse in convento. Ma Analìa gli fece sapere fin dalla prima insi-nuazione che a questo non era disposta, e mantenne con fermezza la propria decisione semplicemente per contraddirlo, perché in fondo la vita religiosa le piaceva. Nascosta dietro la veste, nella solitudine ultima della rinuncia a qualsiasi piacere, forse avrebbe potuto trovare una pace durevole, pensava; tuttavia il suo istinto la metteva in guardia contro i consigli del tutore. Sospettava che le sue azioni fossero motivate dalla cupidigia dei terreni più che dalla lealtà familiare. Nulla di ciò che veniva da lui le sembrava degno di fede, in qualche angolino doveva esserci la trappola.

Terza sequenzaAnalìa e il tutore:due posizioni antitetiche a confronto

Quando Analìa compì i sedici anni suo zio andò a farle visita in collegioper la prima volta. La Madre Superiora chiamò la ragazza nel suo studio, e dovette presentarli perché entrambi erano molto cambiati dai tempi della balia india nei cortili del retro, e non si riconobbero.

«Vedo che le suore ti hanno allevata bene, Analìa» commentò lo zio rimescolando la sua tazza di cioccolata. «Hai un aspetto sano, e sei anche graziosa. Nella mia ultima lettera ti ho detto che a partire da questo compleanno riceverai una somma mensile per le tue spese, come ha lasciato detto nel suo testamento mio fratello, riposi in pace.»

«Quanto?»«Cento pesos.»

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo.

«E tutto ciò che hanno lasciato i miei genitori?»«No, certo. Sai che la tenuta ti appartiene, ma l’agricoltura non è faccenda da donne,

soprattutto in questi tempi di scioperi e rivoluzioni. Per il momento ti manderò una mensilità che aumenterò ogni anno, fino alla tua maggiore età. Poi vedremo.»

«Vedremo cosa, zio?»«Vedremo cosa ti convenga di più.»«Quali sono le mie alternative?»«Avrai sempre bisogno di un uomo che ti amministri i terreni, bambina.

Io l’ho fatto per tutti questi anni e non è stato un compito facile, ma è miodovere, l’ho promesso a mio fratello in punto di morte e sono disposto acontinuare a farlo per te.»

«Non dovrete farlo ancora per molto tempo, zio. Quando mi sposerò penserò io alle mie terre.»

«Quando si sposerà, ha detto la piccola? Mi dica, Madre, ha forse qualche pretendente?»

«Cosa le viene in mente, signor Torres! Ci stiamo ben attente, alle bambine. E solo una maniera di parlare. Le cose che è capace di dire questa ragazza!»

Analìa Torres si alzò in piedi, si stirò le pieghe dell’uniforme, fece una breve riverenza piuttosto

beffarda e uscì. La Madre Superiora versò altra cioccolata al signore, commentando che l’unica

spiegazione per quel comportamento scortese era lo scarso contatto che la giovane aveva avuto con i familiari.

«È l’unica allieva che non va mai in vacanza, e che non ha mai ricevuto un regalo di Natale» disse la suora in tono secco.

«Non sono portato alle moine, ma le assicuro che stimo molto mia nipote e ho curato i suoi interessi come un padre. Però lei ha ragione, Analìa ha bisogno di più affetto, le donne sono sentimentali.»

Quarta sequenzaAd Analìa cominciano ad arrivare lettere dal cugino Luis

Prima dì trenta giorni lo zio sì presentò di nuovo in collegio, ma in tale occasione non chiese di vedere la nipote, si limitò a notificare alla Madre Superiora che suo figlio desiderava intavolare una corrispondenza con Analìa, e a pregarla di farle pervenire le lettere per vedere se i rapporti con il cugino avrebbero rafforzato i legami di famiglia.Le lettere cominciarono ad arrivare regolarmente. Semplice carta bianca e inchiostro nero, una scrittura dai tratti grandi e precisi. Alcune parlavano della vita in campagna, delle stagioni e degli animali, altre di poeti già morti e dei pensieri che avevano scritto. A volte la busta includeva un libro o un disegno tracciato con la stessa mano ferma della calligrafia.

Quinta sequenzaAnalìa dapprima non risponde, ma, dopo qualche tempo, superata l’istintiva

diffidenza, comincia una corrispondenza; in breve i due cominciano a parlare d’amore

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. Analìa si propose di non leggerle, fedele all’idea che qualsiasi cosa legata allo zio

nascondesse un pericolo, ma nella noia del collegio le lettere rappresentavano la sua unica possibilità di volare. Si nascondeva in soffitta, non più a inventare storie improbabili, ma a rileggere con avidità le parole del cugino fino a conoscere a memoria l’inclinazione delle lettere e la testura della carta. All’inizio non rispondeva, ma passato poco tempo non poté farne a meno. Il contenuto delle lettere andò facendosi sempre più intenso a beffare la censura della Madre Superiora, che apriva tutta la corrispondenza. Crebbe l’intimità fra i due, e presto riuscirono a concordare un codice segreto con cui cominciarono a parlar d’amore.

Sesta sequenzaAnalìa si crea una immagine di Luis (splendido interiormente e per questo

deforme nell’aspetto fisico) e se ne innamora

Analìa Torres non ricordava di aver mai visto quel cugino che si firmava Luis, perché quando lei viveva a casa dello zio il ragazzo era interno in un collegio della capitale. Era certa che doveva essere brutto, forse infermo o deforme, perché le sembrava impossibile che a una sensibilità così profonda e a un’intelligenza così acuta si sommasse un aspetto attraente. Tentava di disegnare nella propria mente un’immagine del cugino: grassotto e basso come suo padre con la faccia butterata dal vaiolo, zoppo e mezzo calvo; ma quanti più difetti gli aggiungeva tanto più inclinava ad amarlo. Lo splendore dello spirito era l’unica cosa importante, l’unica che avrebbe resistito al passar degli anni senza deteriorarsi e si sarebbe accresciuto col tempo, la bellezza di quegli eroi utopici” dei romanzi non aveva alcun valore e si poteva trasformare persino in un motivo di frivolezza, concludeva la ragazza, anche se non poteva evitare un’ombra di inquietudine nel suo ragionamento. Si chiedeva quanta deformità sarebbe stata capace di tollerare.

Settima sequenzaInnamoramento, dubbi e nobiltà d’animo di Analìa

La corrispondenza tra Analfa e Luis Torres durò due anni, in capo ai quali la ragazza aveva una cappelliera piena di buste e l’anima completamente soggiogata. Se le attraversò la mente l’idea che quella relazione avrebbe potuto essere un piano dello zio perché i suoi beni che lei aveva ereditato dal padre passassero nella mani di Luis, la scartò immediatamente, vergo-gnandosi della propria meschinità.

Ottava sequenzaIncontro con Luis e prima disillusione di Analìa: l’aspetto di Luis non era quello che

aveva immaginato

Il giorno in cui compì diciotto anni la Madre Superiora la chiamò in refettorio” perché c’era una visita che l’aspettava. Analìa Torres indovinò chi era e fu sul punto di correre a nascondersi nella soffitta dei santi dimenticati, terrorizzata dall’eventualità di dover affrontare finalmente l’uomo che aveva immaginato per tanto tempo. Quando entrò nella sala e se lo trovò di fronte le ci vollero parecchi minuti per vincere la disillusione.

Luis Torres non era il nano contorto che lei aveva costruito in sogno e aveva imparato ad amare. Era un uomo ben piantato con un viso simpatico dai tratti regolari, la bocca ancora infantile, una barba scura e ben curata, occhi chiari dalle ciglia lunghe, ma privi di espressione. Somigliava un poco ai santi della cappella, troppo bellino e un po’ scioccone.

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. Analìa si riprese dall’impatto” e decise che se aveva accettato in cuor suo un gobbo, a maggior ragione avrebbe potuto amare quel giovane elegante che la baciava sulla guancia lasciandole una traccia di lavanda sul naso.

Nona sequenzaUn matrimonio sbagliato

Nonostante Analìa faccia di tutto per salvarlo, il matrimonio si rivela un fallimento, e l’amore si tramuta in odio

Fin dal primo giorno di matrimonio Analìa detestò Luis Torres. Capì subito che si era innamorata di un fantasma, e che non avrebbe mai potuto trasferire quella passione immaginaria alla realtà del suo matrimonio. Combatté i propri sentimenti con determinazione, prima scartandoli come un vizio e poi, quando fu impossibile continuare a ignorarli, tentando di giungere in fondo alla propria anima per strapparli alla radice. Luis era gentile e a volte persino divertente, non la infastidiva con esigenze sproporzionate, né tentò di modificare la sua tendenza alla solitudine e al silenzio. Lei stessa ammetteva che con un po’ di buona volontà da parte sua avrebbe potuto trovare in quel rapporto una certa felicità, almeno quanta ne avrebbe ottenuta sotto una veste monacale. Non aveva motivi precisi per quella strana repulsione per l’uomo che aveva amato per due anni senza conoscerlo. Né riusciva a esprimere con parole le proprie emozioni, ma se anche avesse potuto farlo non avrebbe avuto nessuno con cui parlarne. Si sentiva beffata nel non poter conciliare l’immagine del pretendente epistolare con quella di quel marito in carne e ossa. Luis non menzionava mai le lettere, e quando lei toccava l’argomento le chiudeva la bocca con un rapido bacio e qualche osservazione leggera su quel romanticismo così poco adeguato alla vita matrimoniale, in cui la fiducia, il rispetto, gli interessi comuni e il futuro della famiglia, importavano molto più di una corrispondenza da adolescenti. Non c’era tra loro una vera intimità. Durante il giorno ciascuno si occupava delle proprie faccende, e di notte si incontravano tra i cuscini di piume, dove Analìa — abituata alla branda del collegio — credeva di soffocare. Luis si addormentava subito, lei rimaneva con gli occhi aperti nel buio e una protesta in gola. Analìa tentò in diverse maniere di vincere la ripulsa che lui le ispirava, dalla risorsa di fissarsi nella memoria ogni dettaglio del marito col proposito di amarlo per pura decisione, fino a quella di svuotare la mente d’ogni pensiero e di trasferirsi in una dimensione dove lui non poteva raggiungerla. Pregava che fosse solo una ripugnanza transitoria, ma passarono i mesi e invece del sollievo sperato crebbe l’animosità» fino a tramutarsi in odio. Una notte si sorprese a sognare di un uomo orribile che l’accarezzava con le dita macchiate di inchiostro nero.

Decima sequenzaLa proprietà dei coniugi Torres

I coniugi Torres vivevano nella proprietà acquistata dal padre di Analìa quando quella era ancora una regione mezzo selvaggia, terra di soldati e banditi. Ora si trovava vicino alla rotabile e a breve distanza da un paese prospero, dove ogni anno si tenevano fiere agricole e del bestiame.

Undicesima sequenzaLo zio Eugenio continua ad amministrare le proprietà di Analìa insieme al figlio

tenendola in disparte: la rabbia di Analìa

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo.

Legalmente Luis era l’amministratore del fondo, ma in realtà era lo zio Eugenio a compiere quella funzione, perché Luis non provava che noia per le cose della campagna. Dopo pranzo, quando padre e figlio si installavano in biblioteca a bere cognac e a giocare a domino, Analìa sentiva lo zio decidere sugli investimenti, gli animali, le semine e i raccolti. Nelle rare occasioni in cui lei si azzardava a intervenire per dare una opinione, i due uomini la ascoltavano con apparente attenzione, assicurandole che avrebbero tenuto conto dei suoi suggerimenti, ma poi facevano come volevano. A volte Analìa usciva a galoppare tra i pascoli fino al limite della montagna, desiderando di esser nata uomo.

Dodicesima sequenzaLa nascita di un figlio accentua il distacco tra I due coniugi

La nascita di un figlio non migliorò affatto i sentimenti di Analìa per suo marito. Durante i mesi della gestazione si accentuò il suo carattere chiuso, ma Luis non si spazientì, attribuendolo al suo stato. E comunque aveva altre cose a cui pensare. Dopo il parto lei si trasferì in un’altra stanza, ammobiliata soltanto con un letto stretto e duro.

Tredicesima sequenzaLuis sopraffatto dal vizio trascura la campagna:Analìa lo sostituisce

Nei sette anni seguenti la tensione tra loro aumentò in maniera tale che finirono per diventare nemici segreti, ma erano persone beneducate e di fronte agli altri si trattavano con esagerata cortesia. Solo il bimbo sospettava la grandezza dell’ostilità tra i genitori, e si svegliava di notte piangendo, nel letto bagnato. Analìa si coprì di una corazza di silenzio e a poco a poco parve disseccarsi intimamente. Luis invece divenne più espansivo e frivolo, si abbandonò ai suoi molteplici appetiti, beveva troppo e usava perdersi per diversi giorni in traversie inconfessabili. Poi, quando smise di celare la sua dissipazione, Analìa trovò buoni pretesti per allontanarsi ancor più da lui. Luis perse ogni interesse per i lavori della campagna, e sua moglie lo sostituì, contenta di quella nuova posizione. La domenica zio Eugenio si fermava in sala da pranzo a discutere le decisioni con lei, mentre Luis sprofondava in una lunga siesta da cui resuscitava al tramonto, inzuppato di sudore e con lo stomaco sottosopra, ma sempre pronto a uscire e far baldoria con gli amici.

Quattordicesima sequenzaIl figlio di Analìa va a scuola

Analìa insegnò al figlio i rudimenti della scrittura e dell’aritmetica, e tentò di iniziarlo al piacere dei libri. Quando il bambino compì sette anni Luis decise che era tempo di dargli un’educazione più formale, lontano dalle moine della madre, e volle mandano in un collegio della capitale per vedere se diventava uomo in fretta, ma Analìa gli si oppose con tale ferocia che dovette accettare una soluzione meno drastica. Lo portò alla scuola del paese, dove rimaneva interno dal lunedì al venerdì, ma il sabato mattina la macchina andava a prenderlo per riportarlo a casa fino a domenica. La prima settimana Analìa osservò ansiosa il figlio, in cerca di pretesti per tenerlo con sé, ma non riuscì a trovarne. Il bambino sembrava contento, parlava del maestro e dei compagni con genuino entusiasmo, come fosse nato tra loro. Smise di fare la pipì a letto.

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Quindicesima sequenzaLa lettera del maestro sul buon rendimento del figlio di Analìa, che la legge tremando

e sorridendo

Tre mesi dopo tornò a casa con la pagella e una breve lettera dell’insegnante che si congratulava per il suo buon rendimento. Analìa la lesse tremando e sorrise per la prima volta dopo molto tempo. Abbracciò il figlio commossa, interrogandolo su ogni particolare, com’erano i dormitori. cosa gli davano da mangiare, se aveva freddo di notte, quanti amici aveva. Com’era il maestro. Parve molto più tranquilla, e non parlò più di toglierlo dalla scuola. Nei mesi seguenti il bambino riportò sempre buoni voti, che Analìa collezionava come tesori e retribuiva con barattoli di marmellata e cesti di frutta per tutta la classe. Cer-cava di non pensare che quella soluzione avrebbe funzionato solo per l’istruzione elementare, che di lì a pochi anni sarebbe stato inevitabile mandare il bambino in un collegio cittadino, e che avrebbe potuto vederlo solo durante le vacanze.

Sedicesima sequenzaIl vizio conduce Luis a morte: Analìa torna libera e si compra un vestito bianco

In una notte di gozzoviglia in paese Luis Torres, che aveva bevuto troppo, si mise in testa di esibirsi su un cavallo altrui per dimostrare la propria abilità di cavaliere davanti a un gruppo di compagni di sbornia. L’animale lo scaraventò a terra. Nove giorni dopo Torres morì in una clinica della capitale. Gli stava accanto la moglie, piangendo di rimorso per l’amore che non aveva mai potuto dargli e di sollievo perché non avrebbe più dovuto continuare a pregare che morisse. Prima di tornare in campagna con la salma in un feretro per seppellirla nella sua terra, Analìa si comprò un vestito bianco e lo mise in fondo alla valigia. In paese arrivò vestita a lutto, con il viso coperto da un velo vedovile, perché nessuno vedesse l’espressione dei suoi occhi, e così si presentò al funerale, tenendo per mano il figlio, anch’egli vestito di nero.

Diciassettesima sequenzaAnalìa si libera dall’ingerenza dello zio nei suoi affari

Al termine della cerimonia Io zio Eugenio, che si manteneva in ottima salute malgrado i suoi settant’anni ben spesi, propose alla nuora di cedergli le terre e di andare a vivere di rendita in città, dove il bambino avrebbe potuto terminare la propria educazione e lei di-menticare le pene del passato.

«Perché non ignoro, Analìa, che tu e il mio povero Luis non siete mai stati felici» disse.«Avete ragione, zio. Luis mi ha ingannato fin dall’inizio.»«Buon Dio, figliola mia, è sempre stato molto discreto e rispettoso con te. Luis era un buon

marito. Tutti gli uomini hanno le loro piccole avventure, ma questo non ha nessuna importanza.»

«Non mi riferivo a questo, ma a un inganno irrimediabile.»«Non voglio sapere di cosa si tratta. In ogni caso, penso che nella capitale tu e il bambino

starete molto meglio. Penserò io alla proprietà, sono vecchio ma non ancora finito, saprei ancora abbattere un toro.»«Rimarrò qui. E anche mio figlio, perché deve aiutarmi con i terreni. Negli ultimi anni mi sono occupata più dei pascoli che della casa. L’unica differenza sarà che adesso prenderò le

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. mie decisioni senza consultare nessuno. Finalmente questa terra è solo mia. Addio, zio Eugenio.»

Diciottesima sequenzaAnalìa organizza la sua vita nuova in modo autonomo

Nelle prime settimane Analìa organizzò la sua nuova vita. Cominciò col bruciare le lenzuola che aveva condiviso con il marito, e col trasferire il suo letto angusto nella stanza principale; poi studiò a fondo i registri della proprietà, e appena ebbe un’idea precisa dei propri beni cercò un fattore che eseguisse i suoi ordini senza far domande.

Diciannovesima sequenzaAnalìa mette il vestito bianco e si reca nella scuola del figlio portandosi una vecchia

cappelliera

Quando sentì di avere tutte le redini in mano andò a prendere il suo vestito bianco nella valigia, lo stiro accuratamente, se lo mise e così abbigliata partì per la scuola del paese, portando sottobraccio una vecchia cappelliera.Analìa Torres attese in cortile che la campanella delle cinque annunciasse la fine dell’ultima lezione pomeridiana e che la turba dei bambini uscisse. Tra loro c’era suo figlio in gioiosa corsa, che vedendola si fermò di botto, perché era la prima volta che sua madre metteva piede nel collegio.

Ventesima sequenzaAnalìa entra nell’aula e vede il maestro, zoppo

«Fammi vedere la tua aula, voglio conoscere il tuo maestro» gli disse. Sulla soglia Analìa disse al bambino di andarsene, perché quella era una faccenda privata, ed entrò da sola. Era una grande sala dal soffitto alto, con mappe e schemi biologici appesi alle pareti. C’era lo stesso odore di chiuso e di sudore infantile che aveva segnato la sua infanzia, ma in quella occasione non la infastidì, al contrario, lo aspirò con piacere. I banchi erano in disordine dopo una giornata di lezioni, c’erano cartacce per terra e calamai aperti. Vide una colonna di numeri sulla lavagna. In fondo, su una cattedra rialzata da una piattaforma, si trovava il maestro. L’uomo alzò gli occhi sorpreso e rimase seduto, perché le sue stampelle erano in un angolo troppo lontano per raggiungerle senza trascinare la sedia. Analìa passò tra due file di banchi e gli si mise davanti.

Ventunesima sequenzaDialogo tra il maestro e Analìa: «Lei mi deve undici anni di vita»

«Sono la madre di Torres» disse, perché non le venne in mente nulla di meglio.«Molto lieto, signora. Finalmente posso ringraziarla per i dolci e per la frutta che ci manda.»«Lasciamo stare, non sono venuta qui per ricevere complimenti. Sono venuta per chiederle conto di questo» disse Analìa posando la cappelliera sulla cattedra.«Che cos’è?»

Lei tolse il coperchio e tirò fuori le lettere d’amore che aveva custodito per tutto quel tempo. Per un lungo istante il maestro rimase con gli occhi fissi su quella montagna di buste.«Lei mi deve undici anni di vita» disse Analìa.

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. «Come ha saputo che lo ho scritte io?» balbettò lui quando riuscì a recuperare la voce che gli si era impantanata da qualche parte.«Il giorno stesso del mio matrimonio ho scoperto che non poteva averle scritte mio marito, e quando mio figlio ha portato a casa la sua prima pagella ho riconosciuto la calligrafia. E adesso che la guardo non ho più il minimo dubbio, perché è lei che ho visto in sogno da quando avevo sedici anni. Perché l’ha fatto?» «Luis Torres era mio amico, e quando mi ha chiesto di scrivergli una lettera per sua cugina non mi è sembrato che ci fosse niente di male. E così è stato per la seconda e per la terza; poi quando lei mi ha risposto, non ho più potuto smettere. Quei due anni sono stati i migliori della mia vita, gli unici in cui aspettassi qualcosa. Aspettavo la posta.»«Ah!»

Ventiduesima sequenzaRicomposizione dell’equilibrio iniziale e lieto fine

«Potrà mai perdonarmi?»«Dipende da lei» disse Analìa passandogli le stampelle. Il maestro si infilò la giacca e si

alzò. Uscirono insieme nel tumulto del cortile, dove il sole non era ancora tramontato.

(da Eva Luna racconta, trad. di G. Guadalupi, Feltrinelli, Milano, 1994)

Analisi della struttura del racconto

Prima e seconda sequenzaPresentazione e prima caratterizzazione del personaggio protagonista e del suo antagonista

Il narratore presenta in un sommario, che ha lo scopo di offrire al lettore un’accattivante vetrina del suo racconto, il personaggio protagonista, Analìa Torres: una ragazza con un carattere schivo e introverso, orfana fin dalla nascita di entrambi i genitori, legati da un forte amore (circostanza di forte richiamo simbolico), ricchi possidenti, affidata insieme ai suoi beni alla tutela dello zio paterno Eugenio. Attenzione alla figura del padre: attraverso il gesto estremo del suicidio svolge il ruolo di destinatore di un messaggio profondo di cui Analìa è la destinataria; un testamento spirituale che implicitamente lascia alla figlia e che si può tradurre in una celebrazione dell’amore come primaria e imprescindibile ragione di vita. Sin da questa sequenza si può osservare che il narratore è esterno onnisciente e di primo grado, perché sa tutto di tutti e guarda la vicenda da un punto di vista esterno e illimitato, mostrando di conoscere anche le condizioni passate del personaggio protagonista (e della sua famiglia), le sue emozioni e i suoi pensieri più intimi (adottandone spesso, ma non esclusivamente, il punto di vista). Da notare anche una prolessi nell’accenno agli anni che Analìa avrebbe passato in collegio. Degno di nota, inoltre, ci pare il fatto che la descrizione degli ambienti assolva una funzione metonimica rispetto alla definizione del carattere di Analìa: l’austerità dell’edificio del convento non sembra rimandare all’indole di un personaggio laconico, che ama la sobrietà e non lascia spazio al superfluo e alla frivolezza? Quest’incipit è un vero pezzo di bravura in cui l’autrice, di cui il personaggio sembra rispecchiamento profondo,

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. mostra una padronanza assoluta nel plasmare la materia oggetto della sua arte e nel tracciare in poche righe le linee di fondo d’un quadro che si svilupperà di seguito, suscitando la curiosità e 1l’interesse del lettore. Il personaggio viene presentato e caratterizzato in maniera diretta dal narratore (una caratterizzazione che si approfondirà via via in maniera indiretta e che spetterà alla sensibilità del lettore cogliere attraverso il comportamento e le riflessioni di Analìa di fronte agli eventi della sua vita) che sin dall’inizio ne indica: provenienza familiare, status sociale, sesso, caratteristiche psicologiche e comportamentali. Tuttavia è da rilevare che non un solo elemento materiale viene usato per descriverlo e come questo non venga assolutamente percepito dal lettore come una mancanza o una assenza che ne ostacoli la formazione e la rappresentazione dell’immagine, anzi. Analìa è un’anima bella e così il lettore, senza alcuno sforzo riaprendo il suo sguardo interiore, atrofizzato da un’eccessiva esposizione alle immagini tipica dei tempi attuali, la vede rifulgere in tutto il suo candido splendore! Una cecità che coinvolge sia il lettore verso Analìa, sia la protagonista verso il maestro; una cecità che, come nell’omonimo romanzo di Josè Saramago,2 consente di “aprire gli occhi del cuore“ verso la dimensione più vera dell’uomo: l’anima («non foras ire in te redi. In interiore homine abitat veritas», ammonisce Agostino nelle Confessioni); una cecità che durante la corrispondenza riesce a far vedere ad Analìa l’immagine “reale” dell’uomo che le scriveva lettere piene d’amore. Inoltre, la dimensione temporale è curata dettagliatamente sin dalle prime sequenze, anzi costituisce uno dei pilastri sul quale si costruisce l’intero racconto e non poteva essere altrimenti, visto che il suo tema centrale consiste nella formazione di Analìa. Un racconto di formazione ,dunque, che narra le vicende di una ragazza orfana che -diversamente dallo schema classico in cui il personaggio femminile trova la libertà per mezzo di un eroe maschile che si assume l’onere e l’onore della prova- lotta in prima persona contro il suo antagonista, lo zio Eugenio, per la conquista della propria libertà intesa come autonomia materiale, spirituale ed affettiva. Il narratore costella puntualmente il racconto di precise marche temporali che accompagnano lo sviluppo, le esperienze e la maturazione di Analìa. Fabula ed intreccio non coincidono in quanto la trama del tessuto narrativo presenta fenomeni di prolessi, analessi, sommari ed ellissi sapientemente dosati dal narratore. Tra La durata narrativa e quella della storia c’è una sfasatura notevole (salvo nella terza sequenza ,costituita da una scena dialogata dove coincidono per alcuni minuti); infatti, la prima è di circa quaranta minuti mentre la seconda si snoda lungo un arco di tempo che va dalla nascita della protagonista all’incontro con il maestro (ventisette anni).

Terza sequenzaIncontro e dialogo tra Analìa e il tutore nella stanza della Madre Superiora: due punti di vista

a confronto

Questa sequenza svela la funzione ideologica del pregiudizio: lo zio Eugenio usa il

1 L’interesse degli alunni, che, dopo aver letto questa prima sequenza, rimangono catturati nel cerchio fantastico-evocativo del racconto tanto appassionandosene che ,finita la lettura, sono disposti anche a procedere ad un’analisi di tipo strutturale, è assicurato. Un insegnante non deve limitarsi al solo patrimonio letterario italiano per raggiungere i propri obiettivi, ma può attingere attraverso buone traduzioni al più ricco bacino della letteratura mondiale: ciò che importa è che siano in grado di parlar loro così da suscitarne l’interesse e l’attenzione.2 Cfr. Josè Saramago, Cecità, tr.it.1996, Torino, pp 306 e sgg «Si suole addirittura dire che non esistano le cecità, ma i ciechi, quando l’esperienza non ha fatto altro che dirci che non esistono i ciechi, ma le cecità»; «Secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che pur vedendo no vedono»

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. pregiudizio maschilista nei confronti delle donne come copertura per i suoi particolari interessi materiali, ovvero sottrarre la proprietà ad Analìa l’agricoltura non è faccenda da donne[…]Avrai sempre bisogno di un uomo che ti amministri i terreni, bambina[…] le donne sono sentimentaliÈ una scena dialogata, dove durata narrativa e reale coincidono, che imprime un’accelerazione al ritmo del racconto dando l’impressione della presa diretta attraverso il diretto libero; il narratore costruisce la scena su due rette parallele, adottando prima il punto di vista dell’antagonista poi quello della protagonista (da notare la variabilità del punto di vista) - che invece crede, una volta sposata, di poter badare da sé alle proprie terre-attraverso la tecnica del contrasto per farli emergere chiaramente in tutta la loro radicale antiteticità.

Quarta sequenza Ad Analìa cominciano ad arrivare lettere dal cugino Luis

Questa sequenza narrativa nell’economia del racconto ha la funzione di introdurre il fatto nuovo, che rappresenta la rottura dell’equilibrio iniziale e la scaturigine degli eventi successivi. Le lettere del cugino rappresentano la prima mossa di una strategia attraverso la quale lo zio, servendosi della complicità di diversi personaggi secondari e comparse, Luis, la madre superiora, e lo stesso artefice delle lettere, vuole garantirsi il controllo delle proprietà di Analìa.

Quinta sequenzaCrebbe l’intimità tra i due e in breve cominciarono a parlare d’amore

Sequenza narrativa che rappresenta l’evoluzione della vicenda attraverso fittizi processi di miglioramento. Analìa superata l’iniziale istintiva prudenza, risponde alle lettere e presto i due intavolano una corrispondenza amorosa.

Sesta sequenzaLa cecità che vede

Analìa si crea un’immagine di Luis: splendido interiormente e deforme nell’aspetto fisico. È una sequenza riflessiva nella quale attraverso la mediazione del narratore onnisciente, che ce ne fa un resoconto, veniamo a conoscenza dei pensieri e delle riflessioni con cui Analìa si costruisce un’immagine dell’autore delle lettere, suo cugino Luis…

I pensieri del personaggio sono tradotti in modo classico, cioè vengono riferiti come parole. Il narratore, infatti, propone un resoconto dei pensieri del personaggio citandoli prima con l’indiretto libero

Lo splendore dello spirito era l’unica cosa importante, l’unica che avrebbe resistito al passar degli anni senza deteriorarsi e si sarebbe accresciuto col tempo

poi con il legatoEra certa che doveva essere brutto, forse infermo o deforme, perché le sembrava impossibile che a una

sensibilità così profonda e a un’intelligenza così acuta si sommasse un aspetto attraente, la bellezza di quegli eroi utopici dei romanzi non aveva alcun valore e si poteva trasformare persino in un motivo di frivolezza, concludeva

dove il tag è costituito da “concludere”, “esser certi”, “sembrare”. Siamo ben lontani dalla tecnica novecentesca di registrazione dei pensieri come flusso di coscienza espressa da Joyce. Ma non dispiace affatto, perché Analìa è individuo d’altri tempi (gli scarsi indizi cronotopici in questo senso sembrano rimandare ad un paese dell’America latina

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. presumibilmente il Cile a cavallo tra Ottocento e Novecento); un personaggio a tutto tondo e il suo pensiero è come lei limpido, preciso, parsimonioso, equilibrato, trasparente, chiaro e fermo e non potrebbe essere espresso che così.

Settima e ottava sequenzaInnamoramento, dubbi e nobiltà d’animo di Analìa. Incontro con Luis e prima disillusione

di Analìa: l’aspetto di Luis non era quello che aveva immaginato

Sono due brevi sequenze narrative, che svolgono la funzione di far evolvere la situazione attraverso un falso processo di miglioramento: in due anni di corrispondenza nasce l’amore che conduce al primo incontro tra i due e conseguentemente al matrimonio. La strategia d’accerchiamento di Eugenio raggiunge il pieno successo su tutta la linea. Tuttavia la disillusione di Analìa, che fatica ad accordare l’immagine interiore con l’aspetto esteriore di Luis, esprime il primo segno indicatore di qualcosa non va e che sarà chiarito, ricevendone pieno senso dall’agnizione da parte di Analìa del vero autore delle lettere d’amore, nello scioglimento finale; un segno, dunque, importante, perché insieme con altri indizi, che lo seguiranno, contribuisce a determinare l’effetto suspense (secondo un climax ascendente) che ammalia il lettore. Luis a differenza di Analìa viene disegnato in una breve sequenza descrittiva concentrata sul suo aspetto robusto e sulle parti de viso con un’attenzione agli occhi, definiti privi di espressione. Il punto di vista, sposato appieno dal narratore, rimane quello di Analìa.

Nona sequenzaUn matrimonio sbagliato. Seconda disillusione di Analìa

«Non c’era tra loro una vera intimità […] crebbe l’animosità fino a trasmutarsi in odio»

Sequenza mista di parti narrative e riflessive, dove i pensieri di Analìa vengono espressi sempre attraverso la mediazione forte del narratore (anche attraverso la traduzione in indiretto legato come ad es. “Pregava che fosse solo una ripugnanza transitoria”), ha la funzione di introdurre un nucleo narrativo caratterizzato dall’evoluzione della vicenda attraverso processi di peggioramento; degno di rilievo sembra anche l’uso efficace, perché snellisce e alleggerisce il corpo del testo, già appesantito dalla presenza degli elementi riflessivi, conferendogli più agilità, ritmo, scorrevolezza, di una forma di “dialogo narrativizzato" Luis non menzionava mai le lettere, e quando lei toccava l’argomento le chiudeva la bocca con un rapido bacio e qualche osservazione leggera su quel romanticismo così poco adeguato alla vita matrimoniale, in cui la fiducia, il rispetto, gli interessi comuni e il futuro della famiglia, importavano molto più di una corrispondenza da adolescenti.Si definisce ancor più il carattere schivo e risoluto e introverso di Analìa, cui fa da contraltare l’estroversione e la superficialità, la frivolezza e l’indolenza di fronte alle questioni essenziali della vita (amore, affetti, lavoro, lealtà, sincerità ecc.) di Luis, già descritto nelle sequenze precedenti come qualcosa di finto (nel paragone con i santi della cappella), troppo bellino e un po’ scioccone.

Decima e undicesima sequenzaLo zio Eugenio continua ad amministrare insieme al figlio le proprietà di Analìa tenendola

in disparte: la rabbia di Analìa

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. Sono due sequenze narrative interrotte da qualche breve pausa descrittiva; hanno lo scopo di illustrare il ruolo subordinato di Analìa rispetto allo zio e al marito nell’amministrazione della sua proprietà e di esprimerne il punto di vista di fronte a tutto ciò con la conseguente reazione di rabbia e il desiderio di fuga. Da sottolineare come il discorso narrativizzato sia adoperato con grand’efficacia, per descrivere in poche righe i discorsi quotidiani sugli affari della terra, che avvenivano tra padre e figlio e raramente tra questi e Analìa; lo stesso per il resoconto dei pensieri di quest’ultima, tutti addensati attorno all’icastico “desiderando di esser nata uomo”. Infine, quanta voglia di libertà in quelle galoppate tra i pascoli ai limiti della montagna!

Dodicesima sequenzaLa nascita di un figlio accentua il distacco tra i due coniugi

Sequenza narrativa dove s’introduce l’arrivo di un figlio, che sancirà il distacco definitivo tra i due coniugi: il processo di peggioramento si approfondisce sempre più e raggiungerà l’apice nella sequenza successiva. Da notare come la descrizione degli ambienti in cui vive la protagonista assuma la funzione di approfondire la conoscenza del carattere austero della stessa e di accorciare la distanza con il lettore, rendendogliela più familiare, intima.

Tredicesima sequenzaLuis sopraffatto dal vizio trascura la campagna: Analìa lo sostituisce

È la sequenza in cui, come dicevamo, l’evoluzione della vicenda attraverso processi di peggioramento raggiunge l’apice esaurendosi: i due diventarono “nemici segreti”; Analìa si rintanò in un guscio di silenzio e “parve disseccarsi intimamente”; mentre Luis si ubriacava spesso, perdendosi per giorni “in traversie incoffessabili”.Tuttavia qui, nel ruolo attivo di Analìa, che sostituisce il marito nella gestione con lo zio delle terre, si colloca l’inizio di un’evoluzione positiva. Questa sequenza, inoltre, costituisce una sorta di sommario con cui l’autrice informa su cosa è successo ad Analìa nei sette anni successivi alla nascita del figlio.

Quattordicesima sequenzaIl figlio di Analìa va a scuola

Sequenza narrativa in cui il narratore racconta che Analìa si occupa della prima educazione del figlio e che, compiuti questo i sette anni, lo manda nella scuola del paese; il bambino, che aveva intuito la grandezza dell’ostilità fra i genitori e ne pativa, ne riceve gran beneficio a livello di umore e serenità interiore, tanto che guarisce dall’enuresi: la scuola e il maestro gli hanno fatto bene. Analìa si dimostra madre affettuosa e attenta. Da rilevare l’efficacia del discorso narrativizzato con cui il narratore riporta ciò che il bambino dice alla madre dei compagni e del maestro, adottandone per un attimo il punto di vista. Anche il “genuino entusiasmo” con cui egli parla della scuola e la guarigione dall’enuresi notturna sono dei segni che aumentano il climax dell’effetto suspense; e poi quel “come fosse nato fra loro” cosa vuol dire dietro la lettera? Vuol dire che è proprio lì, come il lettore con sommo piacere scoprirà dopo, dove sono state concepite e scritte tutte le lettere piene d’amore che hanno fatto nascere l’amore fra i due corrispondenti, si trova la vera ragione del matrimonio tra Analìa e Luis e in definitiva della nascita del bambino. Un cerchio si chiude e il bambino

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. svolge una sorta di “funzione anguilla” (canonicamente di aiutante), ma non nel senso montaliano, bensì cristiano: ritornando al padre non muore, salva.

Quindicesima sequenzaLa lettera del maestro sul buon rendimento del figlio di Analìa, che la legge tremando e

sorridendo

Avvenimento centrale di questa sequenza narrativa è il ritorno a casa del bambino con la pagella, accompagnata da una breve lettera del maestro, in cui questi si congratula per il suo buon rendimento. Analìa la legge tremando e, sorridendo per la prima volta dopo molto tempo, si rasserena. Pare importante sottolineare che questi fatti si dispongono su due piani: quello del lettore e quello della protagonista. Analìa nel momento in cui legge la lettera riconosce l’autore delle lettere e questo spiega il tremore, il sorriso, la commozione e, infine, il riacquisto della serenità. Ma per il lettore sono segni non chiaramente interpretabili che si traducono in una domanda: perché trema, poi ride e ,infine, abbraccia commossa il figlio interrogandolo fin nei particolari sulla scuola, sul maestro? Il climax dell’effetto suspense continua a salire. Degni di nota, inoltre, ci sembrano la breve ellissi temporale di tre mesi all’inizio della sequenza e la tecnica del discorso narrativizzato, per indicare il dialogo tra madre e figlio; un dialogo che il narratore ci fa sentire solo da una voce e da un punto di vista, quello di Analìa, sottacendo l’altro. L’ellissi e il discorso narrativizzato e polarizzato sull’ottica di Analìa consentono un ritmo agile al racconto, che corre velocemente verso lo spannung.

Sedicesima, diciassettesima e diciottesima sequenzaIl vizio conduce Luis a morte: Analìa torna libera e si compra un vestito bianco e, dopo il rito

funebre, allontana per sempre lo zio dalla sua vita.

La diciassettesima sequenza coincide con una scena dialogata iniziata nelle prime battute attraverso il discorso narrativizzato e proseguita con un diretto prima legato (“disse”) e poi libero. Rappresenta una svolta importante nella storia di Analìa che, morto il marito (per cause banali come banale era stata la sua vita), può definitivamente liberarsi dal giogo del suo vero antagonista, lo zio Eugenio, e riprendere in mano le redini della propria vita. Finito il funerale, Analìa nel suo stile laconico, incisivo, educato da il benservito allo zio e (nella diciottesima) si avvia risoluta verso la sua vita nuova. Infine, è da notare un altro indizio che fa montare l’effetto suspense, quando Analìa riferisce allo zio che Luis l’aveva ingannata in maniera irrimediabile.

Diciannovesima sequenzaAnalìa mette il vestito bianco e si reca nella scuola del figlio portandosi una vecchia

cappelliera

Questa e la sequenza in cui la tensione è quasi al massimo e spinge potentemente verso lo scioglimento: il climax ascendente dell’effetto suspense è alle soglie della vetta: Analìa indossa il vestito bianco ( notare il valore altamente simbolico ed euristico di questo gesto) prende una vecchia cappelliera e parte per la scuola del paese. Il lettore non sta più nella pelle: cosa ci sarà dentro la cappelliera? E perché va nella scuola di suo figlio?

Ventesima sequenzaAnalìa entra nell’aula e “vede” il maestro, zoppo

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo.

Sequenza dominata dalla descrizione della classe del maestro. Il climax raggiunge il massimo; il lettore dalle stampelle del maestro intuisce che c’è un rapporto stretto, profondo tra la vita di Analìa e quella maestro.

VentunesimaSvolgimento della scena madre e scioglimento: «Lei mi deve undici anni di vita»

Lunga scena dialogata in cui tutto si svela. È il maestro il vero autore delle lettere, scritte prima per compiacere un amico poi per allentare il morso della soledad, l’uomo di cui Analìa si era innamorata, il “gobbo di Notredame” che aveva visto con gli occhi del cuore. Qui il narratore lascia ai personaggi il testimone del racconto (trasformandoli in narratori di secondo grado omodiegetici e conseguentemente adottandone il punto di vista) col compito di recuperare per il lettore fatti del passato (analessi), attraverso il diretto prima legato poi libero, che chiariscono tutta l’evoluzione della vicenda. È da rilevare che nella scena dialogata la diegesi, secondo la lezione di Genette,3 si avvicina alla mimesi fin quasi a coincidervi.

Ventiduesima sequenza«Potrà mai perdonarmi?». «Dipende da lei».

L’equilibrio iniziale si ricompone e Analìa completa il suo processo di formazione riconquistando ciò che il suo antagonista gli aveva strappato: l’autonomia nella sfera economico-sociale e un amore vero nella sfera affettiva, quand’ancora fiero è il suo cuore e alto il sole della sua vita.

Conclusioni didatticheQuesto racconto di Isabel Allende è particolarmente adatto per una classe del biennio superiore nel quadro di un modulo didattico che ha l’obbiettivo di procedere da un lato ad una analisi delle fondamentali strutture del testo narrativo e dall’altro allo sviluppo di una tematica volta all’educazione della dimensione affettivo-sentimentale degli allievi.

personaggi

Sistema

Analìa Maestro Eugenio Luis Madre Superiora

Figlio di Analìa

Padre di Analìa

Balia India

Ruolo Principale secondario secondario Comparsa Comparsa Secondario Comparsa Comparsa

3 Cfr Hermann Grosser, Narrativa, Milano 1985, pg 100: «Genette per primo ha compiuto l’importante precisazione che in un’opera narrativa non è possibile ottenere una vera e propria mimesi (scomparsa del narratore) se non nel racconto di parole». Secondo Genette non si può mai parlare di una vera e propria mimesi ma di diversi gradi di diegesi; la distanza è una funzione direttamente proporzionale al rapporto tra diegesi e mimesi: se maggiore è la mimesi, minore sarà la diegesi quindi minore sarà la distanza; viceversa al crescere della diegesi corrisponderà un decrescere della mimesi, quindi, maggiore sarà la distanza narrativa.

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. Funzioni Protagonista

E destinatariaPrima oppositore,poi oggetto

Antagonista Falso aiutante, oppositore

Oppositore Aiutante Destinatore Aiutante

Scheda sul sistema (ruoli e funzioni) dei personaggi

Autore reale Isabel Allende nata Lima (Perù) nel 1943 è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Con il suo primo romanzo, La casa degli spiriti si è imposta come una delle voci più significative della narrativa contemporanea in lingua spagnola. Ma nessuno gli potrà mai più ridare il padre, morto per amore della democrazia. Che Dio benedica quet’orfana dell’imperialismo statunitense.

Autore implicito

Letterata colta, regista sapiente di temi, mezzi espressivi e finalità della propria opera, che segue con partecipazione intima le vicende della formazione umana di Analìa, fino al colpo di scena finale, che sancisce la conquista della piena maturità sociale ed affettiva in cui consiste il perno della novella. L’eroina della novella si fa portavoce dei valori dell’autrice.

NarratoreLivello

Rapporto

Extradiegetico (I grado) Intradiegetico (II grado)

Eterodiegetico Esterno Potrebbe essere il maestro dopo una vita vissuta accanto ad Analìa.

Omodiegetico Interno Analìa e il Maestro nella scena finale

Narratario Reciprocamente Analìa e il maestroLettore implicito A partire dalle persone mediamente colte in sù

Lettore reale Idem

Scheda su: voce narrante e circuito comunicativo reale e immaginario

Verifica formativa

Il racconto si sviluppa in terza persona, ma assume quasi sempre il punto di vista di Analìa, che, a differenza degli altri personaggi, è colta anche nella dimensione interiore dei sentimenti e delle riflessioni.

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Riolo Francesco, analisi struttura del testo narrativo. A. Il sistema dei personaggi

A.1. Analìa Torres è indubbiamente la protagonista del racconto. Essa, infatti:1. è presente in tutti i momenti e in tutte le situazioni della vicenda;2. e caratterizzata in modo più ricco e preciso di tutti gli altri personaggi;3. è il personaggio di cui il narratore indaga in modo più approfondito la dimensione

interiore;4. è il personaggio di cui il narratore assume spesso il punto di vista.5. Individua nel testo tutti i passi su cui si fondano queste quattro affermazioni e poi delinea un

ritratto di Analìa mettendone in luce i dati anagrafici, lo status sociale e il carattere.A.2. Attorno alla protagonista ruota un ristretto numero di personaggi il cui ruolo presenta aspetti ambigui e sfuggenti. Per quanto riguarda lo zio Eugenio Torres, potremmo definirlo un antagonista travestito da aiutante. Motiva questa affermazione.A.3. La figura del marito appare con ruoli diversi nel corso del racconto. Al tempo della corrispondenza amorosa con Analìa sembra essere decisamente un “aiutante”, mentre la sua collocazione rispetto alla protagonista si fa sempre più ambigua negli anni del matrimonio. E solo alla fine del racconto che si chiarisce definitivamente il ruolo di Luis Torres: come lo definiresti, in base allo schema del sistema dei personaggi? Perché?A.4. Se Eugenio e Luis Torres agiscono nel racconto “mascherati” in ruoli diversi da quelli che svolgono realmente, il maestro si presenta come una figura ancora più complessa sia sul piano psicologico sia in riferimento alla sua funzione nel racconto. Quando acconsente a scrivere le lettere al posto di Luis, quale ruolo svolge? E nel corso della corrispondenza, di mano in mano che si stabili-sce un legame con Analìa, muta ruolo o ne assomma in sé più di uno, e di segno contrastante? E infine, nella parte conclusiva del racconto, potremmo dire che attua un passaggio di campo?A.5. Nel racconto è possibile individuare un “oggetto del desiderio” che mette in moto l’azione della protagonista: di che cosa si tratta?

B. Un intreccio molto coinvolgente

1. A partire da un punto preciso del racconto, il narratore comincia a “barare” nei confronti di chi legge in quanto, pur descrivendo pensieri e sentimenti di Analìa, tiene nascoste alcune circostanze molto importanti: indica i punti in cui risulta più evidente l”’inganno” del narratore e chiariscine la funzione narrativa.

2. Il colpo di scena conclusivo sorprende il lettore, ma, di fatto, è preparato da una serie di indizi. Individuali nel testo con l’aiuto delle note.

C. produrre per capire le tecniche narrative

1. Nelle fiabe, come sai, il sistema dei personaggi è molto schematico e semplice, e i diversi ruoli sono facilmente individuabili. Riscrivi una fiaba che conosci attribuendo alle diverse figure della storia (o almeno ad alcune di esse) un carattere più complesso e dunque anche una collocazione più sfumata nel sistema dei personaggi.