adeste34 domenica 23 agosto 2015c

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ADESTE n°34/ ANNO 4°-23.08.2015

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Francesco, ...per lui il cartello “Chiuso per ferie” è stato abolito. Bergoglio, infatti, come ha dichiarato lui stesso più volte, è allergico alle vacanze. Ferie per lui significa stare in casa con un libro, ascoltare a volte buona musica (ama l’opera italiana), scrivere, pregare. Scopria-mo allora qual è la sua tipica giornata esti-va. La sveglia rimane come sempre alle 4.45 del mattino, poi preghiera e messa in privato. Dopo la colazione, anziché recarsi nel Palazzo apostolico, il Santo Padre resta nella sua stanza di Santa Marta, la 201, e nello studio attiguo a leggere e la-vorare: la corr ispondenza, qualche documento da firmare, fino all’ora di pranzo. Quindi fa la consueta siesta dopo mangiato e poi, se capita, ha qualche in-contro o udienza privata con amici. Nelle scorse estati, per esempio, proprio durante il mese di luglio e agosto Bergoglio ha rilasciato importanti interviste al diretto-re di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, e a Eugenio Scalfari di La Repubblica. Nelle ore più fresche, seguendo i consigli dei suoi medici, fa qualche passeggiata. Magari recitando il rosario sul magnifico terrazzo pa-noramico di Santa Marta o, meglio ancora, nei Giardini vaticani. Alle 20 cena e, poi, va a dormire molto presto, come di consueto. È ca-tegoricamente escluso, invece, che Bergoglio vada in montagna (Valle d’Aosta e Cadore, dove si recavano i suoi predecessori) o nella villa pontificia sul lago di Castel Gandolfo. Sul fronte lavorativo, alcuni dei suoi im-pegni abituali sono stati sospesi: le udienze generali e le messe del mattino nella cappella di Santa Marta. Queste riprenderanno in set-tembre, mentre già dal 5 agosto Francesco so-no reiniziate le udienze generali ogni mercole-dì mattina per la catechesi. Un copione, dun-que, che ricalca quello del passato: seppur un po’ alleggerito, il suo lavoro non si ferma mai. Ricordiamo come nella prima estate da Papa, nel luglio del 2013, scrisse l’esortazione apo-stolica Evangelii Gaudium, mentre nella seconda, lu-glio 2014, preparò le linee dell’enciclica sull’ambien-te Laudato si’. Quest’anno, probabilmente, come ha raccon-tato ai giornalisti nel volo di ritorno dall’America Latina, Francesco si dedicherà a studiare la situa-

zione di Cuba e a preparare i discorsi dell’importante viaggio che dal 19 al 28 settembre lo porterà prima nell’isola caraibica, e poi negli Stati Uniti dove inter-

verrà al Congresso (il Parla-mento americano), alle Nazio-ni Unite e all’incontro mon-diale delle famiglie a Filadel-fia. Inoltre proseguirà anche l’organizzazione del prossimo Giubileo della Misericordia. Ma come è noto, con papa Francesco le sorprese non fini-scono mai e proprio durante il mese di luglio qualche incon-tro o visita speciale potrebbero saltar fuori. L’ozio, per Bergoglio, è una parola sconosciuta fin da bambino. Nel 1950 Jorge ha 14 anni e l’estate prima di ini-ziare la scuola secondaria il padre lo manda a lavorare. «È una cosa di cui gli sono molto grato, perché il lavoro è una delle cose che mi ha fatto più

bene nella vita», commenterà in seguito. Il giovanissi-mo Bergoglio comincia durante l’estate in una fabbri-ca di calze dove suo padre si occupa della contabilità. Gli anni successivi andrà, invece, a lavorare in un la-boratorio alle dipendenze di una simpatizzante comu-nista, Esther Ballestrino de Careaga, le cui figlie han-no incontrato il Papa durante il viaggio in Paraguay. Da seminarista, le sue estati sono sempre più segnate dallo studio e dall’attività pastorale. Colpito

da un’infezione polmonare e costretto a un’operazione con l’asportazione della parte su-periore del polmone destro, Jorge rinuncia anche all’atti-vità che i seminaristi pratica-vano con maggiore entusia-smo durante l’estate: le parti-te di pallone. Divenuto, poi, educato-re nel Collegio Massimo dei gesuiti a San Miguel, padre Bergoglio durante l’estate non è solito accompagnare i ragazzi neppure ai campi estivi: prepara tutto per la partenza e poi rimane “a far la guardia” al collegio. Così continua a fare da arci-vescovo e cardinale: durante

le torride estati a Buenos Aires resta da solo in arcive-scovado e approfitta per intensificare le sue visite nel-la “villas miserias” della capitale argentina dove vivo-no coloro che le ferie non sanno neppure cosa siano perché non possono permettersele… (di Ignazio Ingrao: il mio Papa)

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15 Agosto 2015 Papa Francesco

rompe la tradizione „

In occasione della solennità dell'Assunta a

mezzogiorno Papa Francesco ha recitato

l'Angelus in piazza San Pietro, anziché a

Castel Gandolfo. E' la prima volta in circa 60

anni. Il Pontefice argentino, un po' allergico ai

riti da corte della Curia romana, ha fatto

capire sin dall'inizio di non amare particolar-

mente la tradizione, invalsa tra i suoi prede-

cessori, di trasferirsi per un periodo d'estate al

fresco del palazzo apostolico che sorge sulle

pendici del lago Albano, limitandosi a poche

visite di un giorno nel corso dei tre anni tra-

scorsi dal Conclave che lo ha elet-

to. Quest'anno non si è mai recato a Castel

Gandolfo (dove invece ha trascorso due setti-

mane di vacanza il Papa emerito Benedetto

XVI), preferendo rimanere, anche per le sue

ferie, nella casa Santa Marta dove risiede abi-

tualmente tutto l'anno. Decisio-

ne che

non cam-

bia nep-

pure con

la tradi-

zione del

Ferrago-

sto. Il pri-

mo anno

del suo pontificato, il 2013, Jorge Mario Ber-

goglio si recò a Castel Gandolfo per la messa

mattutina e l'Angelus, proseguendo una tradi-

zione avviata da Pio XII nel 1954 e resa stabi-

le da Paolo VI a partire dal 1964. L'anno scor-

so a Ferragosto il Pontefice argentino si trova-

va in Corea del sud per un suo viaggio inter-

nazionale. Quest'anno Francesco ha recitato la preghiera

mariana a Roma. Il Pontefice ha ricordato le

vittime della città di Tianjin, nella Cina set-

tentrionale, dove una serie di violente esplo-

sioni nell'area industriale hanno causato deci-

ne di morti. "Assicuro la mia preghiera a colo-

ro che hanno perso la vita e per tutte le perso-

E ra il 15 agosto 1954, festa dell'Assunzione della Beata Vergine. Papa Pio XII era nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo e vo-

leva un modo speciale per la celebrazione, in un anno dichiarato da lui stesso come Anno Mariano. Quindi invitò a Radio Vaticana a partecipare alla sua solita recita dell'Angelus a mezzogiorno e a trasmetterla al mondo. "L'esperimento dovette piacere a Pio XII, tanto da accettare di buon grado di recitare l'Angelus insieme ai fedeli, a partire da quell'autunno, non più ai micro-foni di Radio Vaticana, ma direttamente affacciato sulla Piazza dalla finestra del suo studio", ha spiegato L'Osservatore Romano in un articolo speciale sull'ef-femeridi. "Quella finestra che, da allora, il mondo co-minciò a conoscere bene. Un'abitudine affettuosa Oggi, 60 anni dopo, Papa Francesco si avvicina ogni domenica a questa stessa finestra per avere un incon-tro affettuoso con migliaia di pellegrini attorno la semplice e bella devozione in onore della Beata Ver-gine. Lui, come i suoi predecessori, hanno rispettato la tradizione di Pio XII e hanno aggiunto alla preghie-ra mariana una breve catechesi sulle necessità e preoccupazioni più urgenti della Chiesa universale, alle quali si chiede di rispondere con la preghiera e la solidarietà. "L'amore vuole i suoi riti" ha dichiarato Luigi Tesla, autore dell'articolo sul gior-nale della Santa Sede, ci-tando Saint-Exupéry. L'au-tore ha descritto l'incontro settimanale come "un dia-logo d'amore tra Pedro ed i suoi uomini, che è la forma concreta di un legame che rimane attivo". Un dialogo che si fa più vicino nei pic-coli spazi di Castel Gandol-fo, dove i fedeli hanno co-minciato ad esprimere il suo affetto per il Pontefice con modi meno formali e hanno cantato, gridato e commemorato con il Papa nei suoi primi discorsi domenicali mariani. Questo clima di vicinanza e tenerezza identifica ancora oggi questi incontri. Come un valore aggiunto alla celebrazione di 60 anni degli Angeli Papali, il sito ufficiale della Causa di ca-nonizzazione di Papa Pio XII ha pubblicato l'audio di quel primo Angelus pubblico, grazie al contributo de-gli Archivi Pontifici di audio che, applicando le ulti-me tecnologie, permettono di ascoltare la voce del pontefice con straordinaria chiarezza. La preghiera del Papa del 15 agosto 1954 può essere trovata tramite il seguente link: http://www.papapioxii.it/999/ (par te infer iore della pagina). (GPE / EPC)

L’Angelus del Papa compie 60 anni

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Sant’Agostino (354-430)

C hi era quest’uomo che ha influenzato così profondamente il pensiero dell’Occidente? Per gli uni ha parlato in una maniera insupera-bile della grazia, dell’amore di Dio. Per altri è

colpevole di una visione pessimista dell’essere umano che sarebbe più segnato dal peccato che dall’amore di Dio. Nel corso della storia, le correnti più diverse di teologia si sono appellate a lui, dando talvolta luogo ad aspre polemiche. Ma ciò che è sempre affascinante, è il suo cammino verso la fede. Descriven-dolo nelle sue Confessioni, ha aiutato una moltitudine di persone a trovare Cristo. La sua ricerca è stata abbastanza sinuosa. È solo a trent’anni che ha detto finalmente il sì della fede. Allora egli confessa le esita-zioni e il vagare del passato, ma in una lode sublime riconosce anche che Dio era con lui senza che ne avesse avuto coscien-za. Tu eri all’interno di me più del mio inti-mo e più in alto della mia parte più alta. Nella sua terra natale, il Nord Afri-ca, la fede si nutriva del ricordo dei marti-ri. Ma il cristianesimo popolare, così come lo viveva sua madre, non gli diceva gran-ché nella sua gioventù. Anche la Bibbia gli rimaneva estranea, non arrivava a prendere seriamente i suoi racconti antro-pomorfici su Dio. Poi, seguendo una bril-lante carriera di professore prima a Carta-gine, poi a Roma, si era messo a cercare la verità nei circoli religiosi più o meno vicini al cristianesimo. Egli si trova a Milano, all’epoca città imperiale quando, all’apice della sua carriera, si produce uno scombussolamento. Ambrogio, vescovo della città, parla in maniera appassionante della Bibbia. Agostino è colpito dal fatto che «fosse un uomo felice». Un giorno, in un giardino, una voce di fanciullo gli dice d’aprire la Bibbia. Legge allora delle parole dell’a-postolo Paolo e capisce che quelle parole possono cambiare il cuore e tutta l’esistenza. Nella notte di Pasqua del 387, è battezzato da Ambrogio. Il batti-stero è sempre visibile sotto la cattedrale di Milano. La sua grande scoperta è quella dell’umiltà di Dio. Dio che supera tutto ciò che possiamo immagina-re si fa vicino a noi, attraverso le parole tutte umane delle Scritture nelle quali bisogna cercare ciò che ci nutre, come schiacciamo una noce per trovare l’inter-no. La discesa di Dio nel Cristo con l’incarnazione e l’umiliazione estrema della croce gli saranno per sem-pre sorgente di stupore e vita nuova. Non disprezzatevi, uomini: il Figlio di Dio ha rivesti-to un uomo. Non disprezzatevi, donne: il Figlio di Dio è nato da una donna. Chi dispererebbe di sé quando il Figlio di Dio ha voluto, per noi, essere così umile? Ma il suo cammino di conversione non è terminato, infatti esso continuerà sino alla fine della sua vita. Molto presto è portato ad abbandonare il suo ideale di un’esistenza tranquilla con qualche amico nella medi-tazione del Vangelo. Di ritorno in Africa è spinto ad

accettare un servizio per la comunità cristiana come prete poi come vescovo d’Ippona, oggi Annaba in Al-geria. Attraverso il suo ministero egli capirà sempre meglio che Cristo non può essere separato dal suo cor-po che è la Chiesa. Non risparmia i suoi sforzi per ri-stabilire l’unità della Chiesa in Africa, di fronte a uno scisma che dura già da un secolo. È allora la carità che gli appare sempre più chiaramente come il culmine della vita cristiana. Ama e Dio si avvicinerà. Ama ed egli ti abiterà. Il Signore è vicinissimo. Abbiate nessuna inquietudine.

Perché lasci volare le illusioni del tuo pensiero dicendo: Chi è Dio? Qualsiasi cosa tu possa concepire, non è quello. Ma affinché tu possa averne un

qualche gusto, Dio è amore. Sino alla fine Agostino rimane l’uomo che cerca. Al termine della sua vita si annunciano grandi cambiamenti nella socie-tà: Roma che era sembrata eter-na è saccheggiata e bruciata. Nella sua grande opera, La città di Dio, egli cerca di comprende-re e dare una speranza di fronte a ciò che è visto come un disa-stro. Aveva già detto commen-tando il salmo 66: come cristia-ni resteremo sino alla fine dei pellegrini in cammino verso la nostra patria, il cielo. Voi camminate sulla strada con

tutti i popoli, e camminate cantando. Cantate i canti d’amore della vostra patria, come i viandanti canta-no, e la maggior parte del tempo, cantano durante la notte.

Sant' Agostino Vescovo e dottore della Chiesa Tagaste (Numidia), 13 novembre 354 – Ippona

(Africa), 28 agosto 430 Sant'Agostino nasce in Africa a Tagaste, nella Numi-dia - attualmente Souk-Ahras in Algeria - il 13 no-vembre 354 da una famiglia di piccoli proprietari ter-rieri. Dalla madre riceve un'educazione cristiana, ma dopo aver letto l'Ortensio di Cicerone abbraccia la fi-losofia aderendo al manicheismo. Risale al 387 il viaggio a Milano, città in cui conosce sant'Ambrogio. L'incontro si rivela importante per il cammino di fede di Agostino: è da Ambrogio che riceve il battesimo. Successivamente ritorna in Africa con il desiderio di creare una comunità di monaci; dopo la morte della madre si reca a Ippona, dove viene ordinato sacerdote e vescovo. Le sue opere teologiche, mistiche, filosofi-che e polemiche - quest'ultime riflettono l'intensa lotta che Agostino intraprende contro le eresie, a cui dedica parte della sua vita - sono tutt'ora studiate. Agostino per il suo pensiero, racchiuso in testi come «Confessioni» o «Città di Dio», ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa. Mentre Ippona è assediata dai Vandali, nel 429 il santo si ammala gravemente. Muo-re il 28 agosto del 430 all'età di 76 anni.

Agostino e la madre Monica che fu la principale protagonista

della sua conversione

Dallo sceneggiato Televisivo

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La Parola di Dio, parola di vita eterna

G iovanni mette in scena il resoconto di una crisi drammatica. Dopo il lungo discorso sul pane dal

cielo e sulla sua carne come cibo, Gesù vede profilarsi l'ombra del fal-limento: molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

E lo motivano chiaramente: questa parola è dura. Chi può ascoltarla? Dura era stata anche per il giovane ricco: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Dure le parole sulla montagna: ama i tuoi nemici, se uno ti colpisce porgi l'altra guancia. Ma ciò che Gesù propone adesso non è una nuova morale più o meno ardua, ma una visione an-cora più rivoluzionaria, una fede ancor più dura da comprendere e da accettare: io sono il pane di Dio; io trasmetto la vita di Dio; la mia carne dà la vita al mondo. Nessuno aveva mai detto io con questa pretesa, questa autorità. E poi nessuno aveva mai parlato di Dio così: un Dio che non versa sangue, versa il suo sangue; un Dio che va a morire d'amore, che si fa piccolo come un pezzo di pane, si fa cibo per l'uomo. Finita la religione delle pratiche esterne, dei riti, degli ob-blighi, questa è la religione del corpo a corpo con Dio, fino a diventare una cosa sola con lui. Ed ecco la svolta del racconto: forse volete andarvene anche voi? C'è un velo di tristezza in Gesù, consapevole della crisi in atto. Ma c'è anche fierezza e sfida, e soprattutto un appello alla libertà di ciascuno: siete liberi, andate o restate, ma scegliete se-guendo quello che sentite dentro! Sono chiamato anch'io a scegliere di nuovo, andare o restare. E mi viene in aiuto la stupenda risposta di Pietro: Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Tu solo. Dio solo. Un inizio bellissimo. Non ho altro di meglio. Ed esclude un mondo intero. Tu solo. Nessun altro c'è su cui poggiare la vita. Tu solo hai parole: Dio parla, il cielo non è vuoto e muto, e la sua parola è efficace e tagliente, spalanca la pietra del sepolcro, vince il gelo, apre strade e nuvole e incontri, apre carezze e incendi. Tu solo hai parole di vita. Parole che danno vita, la danno ad ogni parte di me. Danno vita al cuo-re, allargano e purificano il cuore, ne sciolgono la durezza. Danno vita alla mente perché la mente vive di libertà altrimenti patisce; vive di verità altrimenti si ammala. Vita allo spirito, a questa parte divina deposta in noi, mantengono vivo un pezzetto di Dio in me, una porzione di cielo. Parole che danno vita anche al corpo perché in Lui siamo, vivia-mo e respiriamo: togli il tuo respiro e siamo subito polvere. Parole di vita eterna, che fanno viva per sempre la vita, che portano in dono l'eternità a tutto ciò che di più bello abbiamo nel cuore.

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C ondividendo con l’amato fratello il Patriar-ca Ecumenico Bartolomeo le preoccupazio-ni per il futuro del creato (cfr Lett. nc.Laudato

si’, 7-9), ed accogliendo il suggerimento del suo rap-presentante, il Metropolita Ioannis di Pergamo, inter-venuto alla presentazione dell’En-ciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, desidero comunicar-vi che ho deciso di istituire anche nella Chiesa Cattolica la “Giornata Mondiale di Preghie-ra per la Cura del Creato”, che, a partire dall’anno corrente, sarà celebrata il 1° settembre, così come già da tempo avviene nella Chiesa Ortodossa. Come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo. Per questo dobbiamo pri-ma di tutto attingere dal nostro ricco patrimonio spiri-tuale le motivazioni che alimentano la passione per la cura del creato, ricordando sempre che per i credenti in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo per noi, «la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che li circonda» (ibid., 216). La crisi ecologica ci chiama dunque ad una profonda conversione spiritua-le: i cristiani sono chiamati ad una «conversione eco-logica che comporta il lasciare emergere tutte le con-seguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda» (ibid., 217). Infatti, «vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto seconda-rio dell’esperienza cristiana» (ibid). L’annuale Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato offrirà ai singoli credenti ed alle comunità la preziosa opportunità di rinnovare la personale ade-sione alla propria vocazione di custodi del creato, ele-vando a Dio il ringraziamento per l’opera meraviglio-sa che Egli ha affidato alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la protezione del creato e la sua miseri-

cordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo. La celebrazione della Giorna-ta, nella stessa data, con la Chiesa Ortodos-sa sarà un’occasione proficua per testimo-niare la nostra crescente comunione con i fratelli ortodossi. Viviamo in un tempo in cui tutti i cristiani affrontano identiche ed im-portanti sfide, alle quali, per risultare più cre-dibili ed efficaci, dobbiamo dare risposte co-muni. Per questo, è mio

auspicio che tale Giornata possa coinvolgere, in qualche modo, anche altre Chiese e Comunità ecclesiali ed essere celebrata in sintonia con le iniziative che il Consiglio Ecumenico delle Chiese promuove su questo te-ma. A Lei, Cardinale Turkson, Pre-sidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, chiedo di portare a conoscenza delle Commis-sioni Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali, nonché degli Organismi nazionali e internazionali im-pegnati in ambito ecologico, l’istituzione della Gior-nata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, affinché, in armonia con le esigenze e le situazioni locali, la celebrazione sia debitamente curata con la partecipazione dell’intero Popolo di Dio: sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici. A tale scopo, sarà premura di codesto Dicastero, in collaborazione con le Conferenze Episcopali, attuare opportune iniziative di promozione e di animazione, affinché questa cele-brazione annuale sia un momento forte di preghiera, riflessione, conversione e assunzione di stili di vita coerenti. A Lei, Cardinale Koch, Presidente del Pontificio Con-siglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, chiedo di prendere i necessari contatti con il Patriar-cato Ecumenico e con le altre realtà ecumeniche, af-finché tale Giornata Mondiale possa diventare segno di un cammino percorso insieme da tutti i credenti in Cristo. Sarà premura inoltre di codesto Dicastero cu-rare il coordinamento con iniziative simili intraprese dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Mentre auspico la più ampia collaborazione per il mi-gliore avvio e sviluppo della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, invoco l’intercessio-ne della Madre di Dio Maria Santissima e di san Fran-cesco d’Assisi, il cui Cantico delle Creature ispira tanti uomini e donne di buona volontà a vivere nella lode del Creatore e nel rispetto del creato. Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a voi, Signori Cardinali, e a quanti collabora-no nel vostro ministero. Dal Vaticano, 6 agosto 2015

Lode del Creatore dal creato "Ai fanciulli a scuola si danno per compito le lodi, e si specifica ciò che devono lodare - realtà tutte operate da Dio -. Si pro-pongono la lode del sole, la lode del cielo, la lode della terra, e, per venire a oggetti minori, la lode della rosa e la lode dell’alloro: tutte sono opera di Dio. Vengono proposte, vengono accettate, vengono lodate: si celebrano le creature, si tace del Creatore. Ma io voglio che in tutte le sue opere si lodi il Crea-tore, non amo chi loda ed è ingrato. Lodi ciò che fu fatto, e taci di colui che lo fece? Se egli non fosse tanto grande, potre-sti trovare argomento di lode? In tutte queste cose che vedi, cosa lodi? La loro bellezza, l’utilità, una qualche loro virtù o una qualche potenza. Se ti allieta la bellezza, cosa è più bello di colui che le ha fatte? Se ne lodi l’utilità, chi è più utile di co-lui che tutto ha creato? Se lodi una virtù, chi è più potente di colui dal quale tutto è stato operato, e da cui le realtà create non sono abbandonate a se stesse, ma vengono tutte rette e governate?" S.Agostino, Esposizioni sui Salmi, 144,7

Lettera del Santo Padre per l’istituzione della “Giornata Mondiale di Preghiera per la

Cura del Creato” (1° GHIIHJKLH)

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P esamosca Alessandro (n. 14 marzo 1930, Co-

stanza, d. 1 Settembre 2011, Bucarest) è stato un chirurgo pediatrico in Romania. Nato in una famiglia di ori-gine italiana, per mezzo se-colo ha fatto circa 45 000 operazioni, evitando una vita storpiata o addirittura la morte di migliaia di bambini, compresi quelli considerati da altri medici senza speranza e inoperabili. A Constanta, ha frequentato la scuola ita-liana e poi il liceo "Mircea cel Batran". Si è laureato alla Facoltà di Medicina di Buca-rest nel 1954 ed è stato assegnato a Nicu-leşti-Jianu (attualmente Dudeşti) Fetesti un villaggio vicino, dove ha lavorato per 3 an-ni (1954-1957). Viene poi trasferito come un chirurgo pe-diatrico all'ospedale dei bambini "Grigore Alexandrescu" (1957-1984) e "Budimex" (ora "Marie Skłodow-ska-Curie") (1984), dove durante la sua carriera esegue circa 45.000 in-terventi chirurgici su bambini. Le sue operazioni, anche al di fuori della tecnica chirurgica tradizionale, hanno esito positivo e ottengono va-sta eco anche all’estero (Cina, Fran-cia, Italia, Moldavia, ecc), guada-gnando così prestigio internazionale nel campo della chirurgia pediatrica anche prima del 1989. Ebbe due figli legittimi che sono de-ceduti, uno dei quali un medico. Rimasto vedovo nel 1999, da allora ha vissuto sempre , in una piccola stanza presso l'Ospedale "Marie Cu-rie Sklodovska" (ex "Budimex") a Bucarest. Negli ultimi anni della sua vita, a causa di una instabilità motoria, ope-rava seduto fino a quando fu messo in pensione forzata. Gli fu comunque concesso di occupare sempre la sua stanzetta che divenne luogo di riferi-mento degli altri chirurghi che face-vano avanti e indietro per chiedere aiuto. Alessandro Pesamosca è il fondatore della Pia Stelian e Chiesa di San Ni-cola, Brancoveanu, nel cortile dell'o-

spedale Sklodovska Ma-rie-Curie (ex Budimex) e Presidente di "Istituzione sociale Brâncoveni santi martiri." Il Patriarca di Romania ha acconsentito che fosse sepolto lì es-sendone il fondatore. Nell'estate del 2011, è stato ricoverato in ospe-dale Floreasca Hospital a causa di malattie cardiache e renali. È morto la matti-na del 1 settembre 2011, all'età di 81 anni. Nel settem-bre 2014 un busto è stato eretto di fronte all' Ospeda-le pediatrico "Marie Curie" di Bucarest.

Durante la sua vita professionale ha salvato decine di migliaia di vite, e il mondo lo ha premiato con l’abbandono. Uno dei più grandi medi-ci di Romania viveva isolato in una stanza d'ospedale, dove aveva lavorato per decenni, e stava in attesa che qualcuno gli portasse una zuppa calda o una tazza di caffè. Questa è la storia drammatica di Alessandro Pesamosca, un chirurgo

geniale e costretto alla pensione. Gli ultimi tempi gli tremavano le mani ma fino ad allora le sue lunghe dita si muovevano con precisione millimetri-ca con la finezza di un pianista e face-vano miracoli in sala operatoria, gior-no e notte, anno dopo anno per più di mezzo secolo, senza limiti e senza eccezioni di ceto sociale. Alla fine quest’uomo che era un titano della medicina rumena era costretto a letto ed in quasi totale isolamento in una stanza a Marie Curie Hospital. La sua

povera camera era piena di libri di medicina e gli scaffali sovraccari-chi di icone, dipinti e fotografie ricevute come ringraziamento dai pa-zienti che aveva operati. Dal 1984 ha trascorso tutto il suo tempo nell’ospedale Marie Curie per bambini.. Non ha neanche avuto il tempo per piangere due figli morti prima di lui. Così l'ospedale divenne la sua casa e lavoro. Verso la fine della sua carriera è divenuto insegnante e accademico e gli fu permesso di rimanere in ospedale. Ma in un certo senso fu dimentica-to anche da coloro che avrebbero dovuto prendersi cura di lui. Si ac-contentava di poco: una zuppa, due mele e un animale domestico po-chi secondi al giorno. All'estero, il professor Pesamosca non era solo rispettato, ma addirittura venerato: le lettere ricevute ogni anno da ex pazienti o colleghi chirurghi lo testimoniano.

ALESSANDRO PESAMOSCA “ TATA PESI “

L’NOPHQR SHT KNJKTOT

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Verso le acque sacre ad Er-cole, questo sta scritto sul frontone di ingresso a Baile Herculane, una stazione termale a mezza montagna non tanto distante da Timi-soara, lungo la via che la collega a Drobeta Turnu Severin. Baile Herculane era nota per le sue acque termali in epoca romana e deve il suo nome ad una leggenda se-condo la quale Ercole si fermò nella valle per pren-dere un bagno e ripo-sarsi. Sono state ritrovate sei statue di epoca romana raffiguranti Ercole: la copia in bronzo di una di que-ste, realizzata nel 1874, si trova ancora nel centro cittadino a simboleggiare la città. Si dice che l’imperatore Traiano stesso abbia commis-sionato la costruzione delle terme di Baile Herculane. Durante il periodo dell’occupazione romana, le terme furono di forte attrattiva per l’aristocrazia dell’ antica Roma. Lo sviluppo del turismo termale nella città in epoca recente risale alla dominazione Austroungarica, quan-do veniva visitata da molti nobili provenienti dall'Eu-ropa occidentale: l'imperatore Francesco Giuseppe e la moglie Elisabetta avevano entrambi un padiglione personale alle terme. Nel 1772, il medico austriaco Johann Krantz, compì il primo studio sulle preziose sostanze attive contenute nelle acque termali e minerali di questi bagni e fece pubblicare le sue conclusioni in un libro. Ebbero un effetto inaspettato e l’anno successivo vi fu un grande afflusso di gente che voleva farsi curare in queste terme. Alla fine del 19° secolo Baile Herculane era uno dei più noti stabilimento termale in Europa, basti pensare alle considerazioni che nel 1852 l’imperatore austria-co Francesco Giuseppe fece a riguardo: “Sulla Valle

del fiume Cerna, in Romania, c’è il più bello stabili-mento termale nel continente europeo”. Il 27 settembre del 1896, dopo l’apertura alla naviga-zione del canale le Porte di Ferro, tre sovrani s’incon-trarono a Baile Herculane per la cerimonia ufficiale d’inaugurazione: quello austroungarico, Franceso Giuseppe, il re serbo Alessandro I, e il re di Romania,

Carlo I. Scelsero questa località proprio per la fama di cui godeva in Eu-ropa a quell’epoca. Lo sviluppo divenne massiccio durante il regime comunista, con la costruzione di grandi alberghi frequentati soprattutto da pensio-nati che utilizzavano buoni-vacanza erogati dallo Stato. Oggi le terme di Băile Herculane sono ancora assai rinomate per le loro acque, che sgorgano da 8 sorgenti ad una temperatura che varia tra 48 e 67 gradi centigradi.

L'acqua delle sorgen-ti termali, ricca di zolfo, è utile nella cura delle patologie dell’apparato moto-rio, come artrosi, e per quelle circolato-rie. L’acqua delle sor-

genti minerali, invece, si può usare per la cura di ma-lattie dello stomaco e del fegato. Va detto che ciascuna delle sorgenti termali è indicata per una particolare patologia. Qui si trova l’unica sorgente termale in Europa con proprietà curative per le patologie oculari.

Le terme imperiali di Le terme imperiali di Le terme imperiali di Le terme imperiali di

Francesco GiuseppeFrancesco GiuseppeFrancesco GiuseppeFrancesco Giuseppe

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore no-stro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spi-rito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Sappiamo tutti come non sia sempre facile scegliere il bene. La nostra libertà spesso è affasci-nata da altro, che ci seduce e ci convince, facendoci perdere di vista Gesù e la bellezza del suo vangelo. Chiediamo perdono a Dio per la nostra poca fede, spes-so vacillante, per la nostra libertà non sempre orientata al vero be-ne. Breve pausa di riflessione personale C. Signore, che hai parole di vita eterna, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, Parola che segna il nostro cammino e Pane che ci do-na forza, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che doni a tutti la tua salvezza, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio nostra salvezza, che in Cristo tua parola eterna ci dai la rivelazione piena del tuo amore, guida con la luce dello Spirito

questa santa assemblea del tuo popolo, perché nessuna parola umana ci allontani da te unica fon-te di verità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal libro di Giosuè In quei giorni, Giosuè radunò tut-te le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servi-re il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri pa-dri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Si-gnore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poi-ché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condi-zione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Gustate e vedete com’è buono il Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R/. Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. Il volto del Signore con-tro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. R/. Gridano e il Signore li ascol-ta, li libera da tutte le loro ango-sce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spi-riti affranti. R/. Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore. Custodisce tutte le sue ossa: nep-pure uno sarà spezzato. R/. Il male fa morire il malvagio e chi odia il giusto sarà condanna-to. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di san Paolo apo-stolo agli Efesini Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mo-gli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salva-tore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha ama-to la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purifi-candola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presen-tare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e im-macolata. Così anche i mariti han-no il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo la-scerà il padre e la madre e si uni-rà a sua moglie e i due divente-ranno una sola carne. Questo mi-stero è grande: io lo dico in riferi-mento a Cristo e alla Chiesa! Pa-rola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Le tue parole, Signore, sono spiri-to e vita; tu hai parole di vita eter-na. R. Alleluia.

† Vangelo Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dis-sero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandaliz-za? E se vedeste il Figlio dell’uo-mo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è con-cesso dal Padre». Da quel mo-mento molti dei suoi discepoli tor-

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Gs 24,1-2.15-17.18 Sal 33 Ef 5,21-32 Gv 6,60-69

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narono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbia-mo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Si-gnore. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose vi-sibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, uni-genito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra sal-vezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergi-ne Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il ter-zo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei pro-feti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdo-no dei peccati. Aspetto la risur-rezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Celebrare l'Eucaristia significa dire come Pietro: “Tu, Signore, hai parole di vita eterna”. Nella fede riconosciamo il dono della salvezza offerto sull'altare, in atte-sa della sua venuta. Preghiamo il Padre perché renda forte la no-stra fede, preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per il Papa, i vescovi e i ministri della Chiesa: aiutino i cri-stiani a conoscere sempre meglio la Parola di Gesù, a interiorizzar-la, perché si traduca in gesti con-creti nella vita di ogni giorno, preghiamo. 2. Per i non credenti, per quanti fanno propria una religio-ne vuota e superficiale: siano gui-dati nella scoperta della bellezza della fede cristiana, preghiamo. 3. Per gli sposi: vivano

nell'unità e nell'amore e siano se-gno dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana: viva nella piena fiducia in Gesù che ci parla, ci interpella, ci nutre e ci ama, preghiamo. C. O Padre, salva il tuo popolo che pone in te la sua fiducia, e abbi pietà di noi, quando la no-stra debolezza esita di fronte ai tuoi inviti e ai tuoi comandi. Per Cristo nostro Signore. A.Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. O Padre, che ti sei acquista-to una moltitudine di figli con l'u-nico e perfetto sacrificio del Cri-sto, concedi sempre alla tua Chie-sa il dono dell'unità e della pace. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Pa-dre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nella sua misericordia per noi peccatori egli si è degnato di na-scere dalla Vergine; morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna, e con la sua risurre-zione ci ha donato la vita immor-tale. Per questo mistero di salvez-za, uniti agli angeli e ai santi, pro-clamiamo con gioia l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo…...

DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli

dei secoli. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Porta a compimento, Signo-re, l'opera redentrice della tua misericordia e perché possiamo conformarci in tutto alla tua volon-tà, rendici forti e generosi nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

La festività odierna, parallela a quella di Cristo Re, ven-ne istituita da Pio XII nel 1955. Si celebrava, fino alla recente riforma del calendario liturgico, il 31 maggio, a coronamento della singolare devozione mariana nel mese a lei dedicato. Il 22 agosto era riservato alla commemorazione del Cuore Immacolato di Maria, al cui posto subentra la festa di Maria Regina per avvicinare la regalità della Vergine alla sua glorificazione nell'assunzione al cielo. Questo posto di singolarità e di preminenza, accanto a Cristo Re, le deriva dai mol-teplici titoli, illustrati da Pio XII nella lettera enciclica “Ad Coeli Reginam” (11 ottobre 1954), di Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, di augusta sovrana e regina della Chiesa, che la rende partecipe non solo della dignità regale di Gesù, ma anche del suo influsso vitale e santificante sui membri del Corpo mistico. Il latino "regina", come "rex", deriva da "regere", cioè reggere, governare, dominare. Dal punto di vista umano è difficile attribuire a Maria il ruolo di dominatrice, lei che si è pro-clamata la serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel più umile nascondimento. Lu-ca, negli Atti degli apostoli, colloca Maria in mezzo agli Undici, dopo l'Ascensione, rac-colta con essi in preghiera; ma non è lei che impartisce ordini, bensì Pietro. E tuttavia proprio in quella circostanza ella costituisce l'anello di congiunzione che tiene uniti al Risorto quegli uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito Santo. Maria è regina perché è madre di Cristo, il re. Ella è regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: "In lei s'aduna quan-tunque in creatura è di bontade ", dice Dante nella Divina Commedia. Tutti i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità dell'amore divino, che l'ha colmata di ogni bene. Ma ella distribuisce regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re; protegge con la sua potenza i figli acquisiti in virtù della sua corredenzione e li rallegra con i suoi doni, poichè il Re ha disposto che ogni grazia passi per le sue mani di munifica regina. Per questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di madre, ma anche con quello reverente di regina, come in cielo la salutano con felicità e amore gli angeli, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini. Maria è stata coronata col duplice diadema

della verginità e della mater-nità divina: "Lo Spirito Santo verrà su di te, e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.23DOM.23DOM.23DOM.23 S. Rosa da LimaS. Rosa da LimaS. Rosa da LimaS. Rosa da Lima

LUN. 24LUN. 24LUN. 24LUN. 24 S. BartolomeoS. BartolomeoS. BartolomeoS. Bartolomeo

MART.25MART.25MART.25MART.25 S. Giuseppe CalasanzioS. Giuseppe CalasanzioS. Giuseppe CalasanzioS. Giuseppe Calasanzio

MERC.26MERC.26MERC.26MERC.26 S. AlessandroS. AlessandroS. AlessandroS. Alessandro

GIOV.27GIOV.27GIOV.27GIOV.27 S. MonicaS. MonicaS. MonicaS. Monica

VEN.28 VEN.28 VEN.28 VEN.28 S. AgostinoS. AgostinoS. AgostinoS. Agostino

SAB. 29SAB. 29SAB. 29SAB. 29 Martirio S.Giovanni BattistaMartirio S.Giovanni BattistaMartirio S.Giovanni BattistaMartirio S.Giovanni Battista Il Parroco va in vacanza

22 agosto Beata Vergine Maria Regina