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**I F. M Source:Famiglia Cristiana

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Page 1: Adeste37 domenica 13 settembre 2015c

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Source:Famiglia Cristiana

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ADESTE n°37/ ANNO 4°-13.09.2015

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02/09/2015 La foto che scuote il mondo ri-trae l'immagine di un poliziotto turco che porta via dalla battigia di Bodrum il cadavere di un piccolo profugo morto nella tra-versata. L'immagine è diventata il simbolo del fallimento dell'Europa sul piano umanitario. La foto che ha scosso il mondo, ma non abbastanza, ritrae il corpicino di un bimbo siriano raccolto dalla battigia di una delle spiagge di Bodrum, la Por tofino turca, l' antica Alicarnasso ricca di vestigia della civiltà greca. Possiamo immaginare la breve vita di quel bimbo morto dove tanti suoi coetanei hanno costruito castelli di sabbia, alla deriva di una rotta di migranti andata a male come tante, vittima della grettezza di un'Europa che anziché orga-

nizzarsi come un ospedale da campo, pattugliare il grande lago del Mediterraneo in modo ancor più capil-lare, creare dei corridoi umanitari, impedendo il molti-plicarsi di vittime, chiude gli occhi e alza muri di fronte a una delle più grandi tragedie dell'umanità. A pubblicare per primo quella foto è stato un quoti-diano britannico, l'Indipendent. "E' troppo facile dimenticare la realtà di una situazione disperata che molti rifugiati devono affrontare", scrive il giorna-le spiegando una scelta non scontata e lanciando, con una domanda, un appello: "Se queste immagini straor-dinariamente potenti di un bimbo siriano morto su una spiaggia non cambiano l'atteggiamento dell'Europa nei confronti dei rifugiati cosa può farlo?". L'Indipendent lo chiede agli inglesi terrorizzati dall'ondata di migranti nel tunnel della Manica e agli ungheresi che costruisco-no muri, al premier David Cameron, intransigente pala-dino della chiusura a ogni aiuto. Il quotidiano spagnolo El Pais parla di "simbolo del dramma nell'Egeo". "Immagini scioccanti" della "tragica epopea dei rifugia-ti", scrive The Guardian. Fino a poche settimane fa quel bimbo giocava con i coetanei nel suo villaggio, nella sua città siriana, pri-ma che la guerra e la forza dei genitori lo portasero

via dalla sua terra, immaginiamo dai suoi affetti, dai nonni, dai giochi, per imbarcarsi verso una vita migliore. Così non è stato. Assistiamo per l'ennesima volta allo sgomento dell'Occi-dente e alle sue lacrime di coccodrillo, dopo la tragedia dell'ottobre 2013, dopo i tanti naufragi nel Mediterraneo, immensa tomba a cielo aperto, dopo lo stillicidio di migliaia di migranti naufragati, dopo i cadaveri ritrovati senza vita per asfissia dentro il container di Tir che viaggiano lungo l'autostrada. Non sappiamo - prima che si metta in campo un serio piano d'emergenza umanita-ria - quante vite debbano ancora essere sacrificate ai populismi, alla demagogia, al cinismo politico e all'ottusità di un'Europa mor-ta su quella battigia insieme alla vita di quel bambino. Quel bam-bino è nostro figlio, anche se qualcuno si volta fingendo di non ve-derlo.

L’immagine che

ha sconvolto il

mondo

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Francesco all'udienza generale ha parla-to dell’assemblea di Gesù come di una «famiglia ospitale» , dove c’è posto anche per «l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle» UDIENZA GENERALE 09.09.2015 Gesù «imparò la storia umana» nella famiglia di Nazaret e, quando inco-minciò la vita pubblica, «formò intorno a sé una comunità, una assem-blea», una «famiglia ospitale», non una «setta esclusiva, chiusa»,dove tro-vavano posto « Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo stra-niero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le fol-le». Papa Francesco ha dedicato l’udienza generale al rapporto tra la fami-glia e la comunità cristiana, proseguendo un ciclo di catechesi in vista del sinodo sulla famiglia di ottobre, ed ha indi-cato ai fedeli la «lezione» di Gesù per sot-tolineare che la Chiesa deve avere le «porte aperte» e «le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!». La Chiesa, ha detto il Papa, «cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore. I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia, e lì rimangono. Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio. Ed è la storia che rimane in eterno. E’ questo il luogo della vita e della fede. La famiglia è il luogo della nostra iniziazione – insostituibile, indelebile – a questa storia. A questa storia di vita piena che fi-nirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! E per questo è tanto importante la famiglia». Gesù, ha proseguito Francesco, «nacque in una famiglia e lì “imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, ac-cogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una “assemblea”, cioè una con-vocazione di persone. Questo è il significato della parola “chiesa”. Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubbli-cano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa diaccogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chie-sa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa fami-glia degli ospiti di Dio. Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunio-ne d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo – ha detto il Papa a braccio tra gli applausi dei fedeli – non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le isti-tuzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei! E oggi, questa è un’alleanza cruciale. Contro i “centri di potere” ideologici, finanziari e politici – ha proseguito Bergoglio ci-tando un testo contenuto nel volume dei suoi discorsi su vita e famiglia da Papa e da arcivescovo di Buenos Aires pubblicato dal pontificio consiglio per la Famiglia – riponiamo le nostre speranze in questi centri di po-tere? No! Centri dell’amore! La nostra speranza è in questi centri dell’amore, centri evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione, e anche sul perdono fra noi. Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente». Le famiglie, ha notato il Papa, «a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: “Padre, sia-mo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata”, “Non ne siamo capaci”, “Abbiamo già tanti problemi in casa”, “Non abbiamo le forze”. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le for-ze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato!» E il Signore «non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo», come fece Gesù alle nozze di Cana: «Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera socie-tà».

UNA FAMIGLIA OSPITALE

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N el corso della sto-ria, in ogni

regione del mon-do, individui o intere popolazioni hanno dovuto abbandonare le loro case per sfuggire a persecuzioni, conflitti armati e violenze. Da sempre l’esilio rappresenta uno degli eventi più dram-matici nella vita dell’uomo. I rifugiati sono persone come noi, gente che, prima di esse-re costretta a fuggire, aveva una famiglia, una casa, un la-voro. Tra loro sono numerosi anche i personaggi celebri che durante la loro vita hanno cercato rifugio lontano dal loro Paese di origine. La storia ci ha consegnato esempi famosi:Abramo, Muhammad, GesùconMariaGiuseppe, come pure Dante Alighieri, Niccolò Machiavelli. Letterati, scienziati e musicisti come Victor Hugo, Bertolt Brecht, Albert Einstein, Bela Bartok, Fryderyk Chopin, Ri-chard Wagner, ma anche la famosa attr ice Marlene Dietrich, il r egista Giorgo Strehler, Luigi Einaudi, poi Presidente della Repubblica Italiana: tutte persone costrette

a lasciare la propria terra per sfuggire a per-secuzioni, per lo più politiche e/o razziali. Ancora oggi molti grandi personaggi non possono far ritorno nella loro patria o hanno potuto farlo solo da poco tempo. Ecco alcune storie di rifugiati famosi del XX secolo:

Albert Einstein Tutti quanti abbiamo sentito qualcosa su Einstein e le sue teorie scientifiche. Che le capiamo o no, esse influiscono fondamentalmente sulle nostre vite quotidiane. Pochi di noi, però, conoscono la sua esperienza di rifu-giato: nel 1933 i suoi libri furono bruciati e, in quanto ebreo, fu vittima dell’antisemitismo e accusato di alto tradimento dal regime nazista. Il suo primo rifugio fu il Belgio, poi si spostò in Inghilterra e infine si rifugiò permanente-mente negli Stati Uniti. Insieme a sua moglie, lavorò inten-samente per aiutare altri rifugiati. Isabel Allende Fu esiliata dopo che lo zio, il Presidente cileno Salvador Allende, fu deposto nel settembre 1973, a causa del col-po di stato di Pinochet. Isabel cominciò infatti a ricevere minacce di morte e il suo nome era sulla lista nera dei mili-tari. Si trasferì in Venezuela il marito e due bambini. Ha

sempre continuato la carriera di giornalista, ini-ziata in Cile, tramite il contributo di un giornale di Caracas (El Nacional). Le sue novelle e i suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, spesso rac-contano della sua esperienza di esilio. Nel 1985 si è trasferita negli Stati Uniti nel 1990, quando è stata ristabilita la democrazia in Cile, è ritorna-

ta, dopo 15 anni di assenza, per ricevere il premio “Grabiela Mistral”. Sigmund Freud Fu costretto a sopportare la rabbia dei nazisti che, subito dopo l’ascesa al potere, si scatenarono contro gli ebrei e gli oppositori. Nel 1933 le sue opere furono bruciate. La casa edi-trice che pubblicava i suoi libri fu occupa-ta dai nazisti. Il figlio Martin fu arrestato e dopo una settimana anche la figlia Anna portata via. Li rilasciarono quasi subito, ma Freud, scon-volto, si vide costretto all’esilio. Ottenne un visto d’entrata in Inghilterra grazie alla fama di cui godeva in quel Paese. Cinque anni dopo, le sue quattro sorelle, rimaste a Vienna, vennero arrestate e uccise in un campo di concentramento. Miriam Makeba

Miriam Makeba ha iniziato la sua carriera di cantante nel 1952 come vocalista dei Manhattan Bro-thers. La sua comparsa nel docu-mentario anti-apartheid Come Back Africa(Ritorno in Afr ica) ha fatto sì che il governo del Sud Africa la sua cittadinanza. Fu costretta perciò a vivere 30 anni della sua vita come “cittadina del mondo”. Nel 1963 ha testimoniato sull’apartheid davanti alle Nazioni Unite. Nel 1968 ha deciso di lasciare gli Stati Uniti e trasfe-rirsi in Guinea, dove ha continuato il suo intenso programma di incontri per denun-ciare l'apartheid. E' ritornata nel suo Paese nel 1990, dopo quattro anni ha avviato una raccolta fondi per proteggere le donne del Sud Africa. La Makeba è anche conosciuta per aver ispirato una moda negli anni '60 per lo slogan "black is beautiful": "Vedo altre donne nere imitare il mio stile, il quale è assolutamente un non-stile, ma consiste soltanto nel lasciare i nostri capelli come sono. Questo si chiama afrolook”. La cantante si è spenta nel novembre 2008 in Italia. Rigoberta Menchu Tum Nata in una famiglia contadina che continua la millenaria cultura Maya-Quiche, Rigober ta fu coinvolta nelComita-

to per l’Unità dei Contadini, un gruppo che protestava contro gli ineguali modelli di proprietà agraria in Guatemala. Lasciò il Guatemala nel 1981, dopo che diversi membri della sua famiglia furono torturati e assassinati dalle forze armate repressive. Cosciente di rappresentare la memoria collettiva del Guatemala, Rigoberta ha

accettato il Premio Nobel per la pace nel 1992, in nome di tutti i popoli indigeni. Nel luglio di quello stesso anno, è tornata nel suo Paese, ma è stata costretta a lasciarlo nuo-vamente, dopo tre attentati alla sua vita. Attualmente pre-siede l'Iniziativa Indigena per la Pace. Aung san Suu Kyi Figlia del generale Aung San, uno dei principali esponenti politici birmani, ha avuto fin da piccola una vita molto tra-vagliata. Dopo la morte del padre, affiancò costantemente la madre,Kyi, che nel frattempo era divenuta una delle fi-gure di maggior rilievo in Birmania, affiancandola costan-temente nel suo impegno politico e durante i viaggi all'este-ro. Conseguì una laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed EconomiaSt Hugh's College di Oxford e proseguì i propri studi a New York, dove lavorò per le Nazioni Unite. Ritor-nò in Birmania nel 1988 per accudire la madre gravemente malata, ma proprio in quegli anni il generale Saw Maung il potere ed instaurò il regime militare. Aung San Suu Kyi fondò la Lega Nazionale per la Democrazia, ma quando l'anno successivo le furono comminati gli arresti domicilia-ri con la concessione, in alternativa, di abbandonare il pae-se, si rifiutò di lasciare la Birmania. La sua detenzione sì protrasse per anni e Il suo caso assunse rilevanza interna-zionale. Le vennero conferite diverse onorificenze tra cui, nel 1991,premio Nobel per la Pace e usò i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione a favore del popolo birmano.13 novembre 2010 Aung San Suu Kyi è stata liberata e il 1º aprile 2012 ha ottenuto un seggio al parlamento birmano. Ecco i nomi di altri personaggi celebri, rifugiati: Milan Kundera (Repubblica Ceca, scrittore)-Pablo Neruda (Cile, poeta)-Marc Chagall (Bielorussia, pittore)-Rudolf Nureyev (ex Unione Sovietica, ballerino e coreografo)-Hannah Arendt (Germania, filosofa della politica)-George Weah (Liberia, calciatore)

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Quella domanda: chi sono per te?

La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Dicono che sei un profeta: una creatura di fuoco e roccia, di fuoco e luce, come Elia, come il Battista; dicono che sei voce di Dio e suo re-spiro. Gesù non si sofferma oltre su ciò che dice la gente. Lui sa

che la verità non risiede nei sondaggi d’opinione. E pone la grande domanda, quella che fa vivere la fede: E voi, chi dite che io sia? Una domanda da custodire e amare, per-ché il Signore ci educa alla fede attraverso domande: tu, con il tuo cuore, la tua storia, il tuo peccato e la tua gioia, tu, cosa dici di Gesù? Ora non servono più libri o formule di catechi-smo; ognuno uscito dalle mani di Dio, ognuno caduto e risorto, affamato e incamminato deve dare la sua risposta. La Bibbia è piena di nomi di Dio - pastore, sorgente, fuoco, rugiada, vino, amante, braccio forte, carezza -: a Dio si addicono tutti i nomi. Un salmo lo chiama «roccia e nido» (84,4); un altro «sole e scudo» (5,13), ma è ancora «ciò che la gente dice», anche se con parole sante. C’è un ultimo nome, il nome che gli dà il mio patire e il mio gioire, che contiene il mio sapore di Dio, che viene dall’averlo molto cercato, qualche volta sentito, in qualche mo-do sfiorato con le dita dell’anima: tu sei il Cristo. Non una persona di ieri, come Elia o il Batti-sta, non un ricordo, niente sei tra le cose passate. Ma Cristo cos’è «per me»? Per me vivere è Cristo, ha detto Paolo; per me, adesso, Cristo si-gnifica vivere. Già solo nominarlo equivale a confortare e intensificare la vita, più Cristo equi-vale a più io. E cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva molto soffrire. Pietro

si ribella, come mi ribello anch’io. Un Dio di molto patire non è ciò che mi attendevo. Posso seguire le indicazioni spirituali di Gesù, le sue re-gole morali mi convincono, mi seduce un Gesù guaritore e camminatore, accogliente e amicale, libero come nessuno, posso avere gli stessi suoi sentimenti. Ma la croce! La croce è l’impensabile di Dio, il mezzo più scandalosamente povero, ma è anche l’abisso dove Dio diviene l’amante, amo-re fino alla fine, senza inganno alcuno, Dio affi-dabile. Solo allora i discepoli capiranno chi è Gesù: di-sarmato amore, crocifisso amore, e per questo vincente. Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda su di sé una vita che sia simile alla mia,

che sia croce e dono, non per patire di più, ma per far fiorire di più la zolla di terra del cuore, e poi essere nella vita datore di vita. Come Lui.

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È una delle 12 gran-di feste dell’anno liturgico, ha un

giorno di vigilia e si conclude il 21 settembre. La data del 14 settembre è comune all’Oriente e all’Occidente dove il papa orientale Sergio I (687-701) ne ordinò la festa.

La festa dell’Esaltazione riassume e richiama alcuni eventi storici legati al santo Le-gno, principalmente la scoperta della Vera Croce. Una tradizio-ne formatasi abbastanza presto riferisce che sant’Ele-na, madre dell’imperatore Costantino, aveva ritrovato a Gerusalemme, presso il Golgota, le tre croci usate per Gesù Cristo e i due ladroni; una guarigione mira-colosa, avvenuta al contatto con una d’esse, permise il riconoscimento della croce del Salvatore e di mo-strarla alla venerazione del popolo. Appena la notizia della scoperta si diffuse nella Città Santa, una vasta folla si radunò per venerare la Croce del Signore. Il Patriarca di Gerusalemme, san Macarios, la portò su di un pulpito: e quando il popolo la vide innalzata verso l’alto, tutti assieme gridarono, decine di volte “Kyrie eleison”, un evento questo ricordato nel servi-zio di oggi, con la frequente ripetizione dei “Kyrie eleison” alla cerimonia dell’Esaltazione. Da allora una parte del sacro legno venne conservata nella basi-lica dell’Anàstasis (detta Santo Sepolcro dai latini), altre parti del sacro legno furono portate a Roma dal-la stessa sant’Elena, che le custodì nella cappella del-la sua abitazione romana, divenuta il monastero di Santa Croce in Gerusalemme. Si commemora anche la seconda grande Esalta-zione della Croce, a Costantinopoli nel 629. Il 4 mag-gio 614, durante il saccheggio di Gerusalemme, la Vera Croce era caduta nelle mani dei Persiani. Nel 628 l’imperatore Eraclio, sconfiggendo il re Persiano Cosroe, recuperò la preziosa reliquia. Lieto della vit-toria, Eraclio a cavallo, vestito della porpora e con il diadema, volle riportare il santo Legno della Salvezza attraverso la porta principale di Gerusalemme. Ma il cavallo si fermò ed il patriarca Zaccaria, che era stato liberato dalla prigionia persiana, fece presente, all’imperatore che il Figlio di Dio non aveva portato in forma solenne la Croce per le vie di Gerusalemme. Eraclio, commosso, a piedi e scalzi, dopo aver depo-sto la porpora ed il diadema, portò sulle sue spalle il legno benedetto sino al Golgota.

Papa Francesco, omelia del 14 Settembre 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il 14 settembre la Chiesa celebra la festa dell’Esal-tazione della Santa Croce. Qualche persona non cristiana potrebbe domandarci: perché “esaltare” la croce? Possiamo rispondere che noi non esaltia-mo una croce qualsiasi, o tutte le croci: esaltiamo la Croce di Gesù, perché in essa si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità. È quello che ci ricorda il Vangelo di Giovanni nella liturgia odierna: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigeni-to» (3,16). Il Padre ha “dato” il Figlio per salvarci, e questo ha comportato la morte di Gesù, e la morte in croce. Perché? Perché è stata necessaria la Croce? A causa della gravità del male che ci teneva schiavi. La Croce di Gesù esprime tutt’e due le cose: tutta la forza negativa del male, e tutta la mite onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fal-limento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria. Sul Calvario, quelli che lo deridevano gli dicevano: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce” (cfr Mt 27,40). Ma era vero il contrario: proprio perché era il Figlio di Dio Gesù stava lì, sulla croce, fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre. E proprio per questo Dio ha «esaltato» Gesù (Fil 2,9), conferendogli una regali-tà universale. E quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato, contempliamo il segno dell’amore, dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la ra-dice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo inte-ro. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la

speranza. Questo è im-portante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù è la nostra unica vera spe-ranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benedicia-mo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma

la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza.

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(La Stampa 3.9.2015) A chi gli ha fatto notare che era la prima volta che un

Papa faceva una cosa del genere, ha risposto con un sorri-so: «Che c’è di strano? Dove si va a cambiare gli occhiali se non dall’ottico». Sorpresa nel centro di Roma per la presenza di Papa Francesco che si è presentato in un noto negozio di ottica di via del Babuino a due passi da Piazza del Po-polo per cambiare gli occhiali. .

U n’utilitaria si è fermata davanti ad una ve-trina a via del Babuino. Ne è sceso il Pon-

tefice sorridente, senza fretta, tranquillissimo. Nes-suna vigilanza. Solo il conducente della macchina lo ha atteso a bordo. Immediatamente una folla di turisti si è messa a scattare foto. Piazza del Popolo è a due passi e il via via di romani e turisti è incessan-te. Come un cliente qualunque, Francesco dialoga con un ottico, si fa misurare la distanza tra gli occhi e spiega di cosa ha bisogno. Dietro la vetrina i cu-riosi osservano stupiti, calamitati da uno una scena senza precedenti, impensabile fino a poco tempo fa. Francesco si è presentato da solo in un negozio di ottica a Roma per comprare un paio di occhiali. L’aveva già detto in un’ in-tervista a una tv sudamericana: «Mi manca non poter mangiare fuori una pizza la sera». E di ritorno dal viaggio in Brasile aveva buttato lì una frase divenuta un simbolo

del suo pontificato: «Dobbiamo essere normali». Stupore e inte-resse dei passanti che lo hanno aspettato all’uscita. Lì accanto abita un suo ex sacerdote a Buenos Aires che lavora in Vaticano. Tempo fa monsignor Guillermo Karcher portò a Spiezia un paio di occhiali da riparare. Erano gli occhiali di Francesco, e l’ottico si offrì di fargliene un paio nuovo, ma il Papa chiese di far riparare quelli vecchi, e così fu fatto. Il costo della riparazione, 5 euro, furono debitamente pagati e quella banconota è stata da allora gelosamente conservata nel negozio. L’ottico, comunque, non si arrese, fece un paio di occhiali nuovi per Francesco e dopo qualche tempo ebbe la gioia di vedere che il Papa li aveva indossati. Sarebbero proprio gli occhiali che attualmente France-sco, ipermetrope e presbite, indossa attualmente. Tanta gente è accorsa

per essere presente a questo curioso fuori programma del Pontefice fra i vigili urbani e i carabinieri che hanno lavorato per man-tenere l’ordine. All’esterno, infatti, si è for-mato immediatamente un capannello di persone. «Dopo quaranta minuti, Francesco ha lasciato il negozio e in auto, nella quale era presente il solo autista, è rientrato in Vaticano», riferisce Radio Vaticana .

La solita normalità di Papa Francesco

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La Croce degli Eroi, collocata sulla Vet-ta Caraiman, nei Monti Bucegi, tra le località turistiche romene di Busteni e Sinaia, è stata inserita nel Guinness dei Primati come la più alta croce del mondo che si trova in cima a una montagna. Monumento storico costruito tra il 1926 e

il 1928 a 2.291 metri di altezza, la croce in acciaio alta 39,5 metri, con un basamento di 8 metri, ricorda i soldati caduti nel-la zona durante la prima guerra mondiale. L’idea di costruirla è appartenuta a Re Ferdinando e alla Regina Maria, e la scelta della vetta di Caraiman non fu casua-le, poichè essa domina la Valle del Prahova, anche se non ha la più grande altitudine. Nel 1916, da qui l’esercito romeno passò verso l’Impero Austro – Ungarico per liberare la Transilvania. La croce sarebbe apparsa nel sogno alla Regina Maria, che poi ha sorvegliato anche i lavori. Fu costruita dalla Dire-zione generale dei ponti delle Ferrovie romene. Il progetto è opera degli architetti romeni Georges Cristinel e Constantin Procopiu. I fondi furono ottenuti in gran parte da donazioni. Il pro-getto di resistenza fu concepito dagli ingegneri Alfred Pilder e Teofil Revici, specializzati nella costruzione di ponti metallici.

Visibile da una distanza di oltre 35 chilometri, è stata inaugurata il 14 settembre 1928, in occa-sione della Festa dell’Esaltazione della Croce. All’epoca della sua costruzione, il monumento era il più alto del mondo. Tuttavia, il monte Caraiman (2.300 metri) non è il più alto del massiccio di Bucegi, essendo superato dal-la vetta di Omu (oltre 2.500 metri). La croce è fatta in un acciaio simile a quello usato dall’ingenere Anghel Saligny per la costruzione del ponte sul Danubio a Cernavoda. Nel basamento si trovava un generatore elettrico che alimentava 120 lampadine di 500 watt ciascuna. Nel perio-do interbellico, la croce era illuminata il 15 agosto, giorno dell’Assunzione della Vergine Maria, e per la celebrazione dell’Ascensione di Gesù, quando si festeggia, a tutt’oggi, anche la Giornata degli Eroi. Il regime comunista ha voluto tagliare i bracci della Croce, per collocare una stella, ma non ci è riuscito. Sotto il regime, era illuminata raramente e l’indifferenza delle autorità ha portato ad azioni di vandalismo. Oggi è una destinazione prediletta dei turisti romeni e stranieri. Attualmente, il monumento è dotato di 300 lam-padine di 500 watt che sono accese ogni notte. Nel 2013 il Guinness dei Primati l’ha dichiarata ufficial-mente come la croce più alta del mondo, installata a oltre 2291 metri

La Croce degli EroiLa Croce degli EroiLa Croce degli EroiLa Croce degli Eroi

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ELLM 30 LMNO LPO QORS STSUSVWO V XVWO YOW ZO NZONNM, LPO V[[WVLLSVTM \TV NOWSO QS VZZO]]SV^OTZS \^VTS NV_\ZV-WS. CPO TO QSLS QS ^OZZOW_S ST YWVZSLV? 9. INIZIA A GODERE DELLE COSE CHE HAI GIÀ Il problema di molti di noi è che pensiamo che saremo felici quando raggiungeremo un certo livello nella vita – un livello che altri hanno raggiunto. Purtroppo ci può volere del tempo per arrivarci, e quando ci arriverai pro-babilmente avrai una nuova meta in mente. Finirai per

sprecare tutta la sua vita lavorando in direzione di qualcosa di nuovo, senza mai fermarti per apprezzare le co-se che hai adesso. Resta quindi in silenzio tutte le mattine quando ti svegli, e apprezza dove sei e quello che hai. 10. INIZIA AD ESSERE ARTEFICE DELLA TUA FELICITÀ Se aspetti qualcuno perché ti faccia felice, stai perdendo tempo. Sorridi perché puoi. Scegli la felicità. Sia que-sto il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Sii felice di chi sei ora, e lascia che la tua positività ispiri la tua giornata per il domani. La felicità si trova spesso quando e dove decidi di trovarla. Se cerchi la felicità tra le opportunità che hai, finirai per trovarla, ma se cerchi costantemente un'altra cosa, purtroppo troverai anche quella. 11. INIZIA A DARE UNA POSSIBILITÀ ALLE TUE IDEE E AI TUOI SOGNI La vita riguarda raramente il fatto di avere un'opportunità, ma riguarda sempre il fatto di rischiare. Non sarai mai certo al 100% che funzionerà, ma potrai essere sempre sicuro al 100% che se non farai nulla non funzio-nerà. Nella maggior parte dei casi hai solo bisogno di andare avanti! E non importa il risultato, finisce sempre come deve essere. O hai successo o impari qualcosa. In qualsiasi modo vinci. 12. INIZIA A CREDERE CHE SEI PRONTO PER LA PROSSIMA TAPPA Sei pronto! Pensa a questo. Hai tutto ciò di cui hai bisogno ora per compiere il prossimo passo. Può essere pic-colo, ma deve essere realista. Abbraccia allora le opportunità che sorgono sul tuo cammino, e accetta le sfide – sono doni che ti aiuteranno a crescere. 13. INIZIA NUOVI RAPPORTI PER I MOTIVI GIUSTI Inizia nuovi rapporti con persone affidabili, oneste, che riflettono la persona che sei e quella che vuoi essere. Scegli amici che sei orgoglioso di conoscere, persone che ammiri e che dimostrano amore e rispetto per te – persone che ricambiano la tua bontà e il tuo impegno, e prestano attenzione a ciò che fanno gli altri, perché le azioni di una persona sono molto più importanti delle sue parole o di come gli altri la descrivono. 14. INIZIA A DARE UNA POSSIBILITÀ ALLE PERSONE NUOVE CHE INCONTRI Sembra sgradevole, ma non puoi mantenere ogni amico che ti sei fatto. Le persone e le loro priorità cambiano. Come alcuni rapporti scompariranno, altri cresceranno. Apprezza la possibilità di nuovi rapporti mentre ne abbandoni naturalmente altri che non funzionano più. Confida nel tuo giudizio. Abbraccia nuove relazioni, sapendo che stai entrando in un territorio sconosciuto. Sii pronto a imparare, sii pronto alla sfida e a trovare qualcuno che può cambiare la tua vita per sempre. 15. INIZIA A COMPETERE CON UNA VERSIONE PRECEDENTE DI TE STESSO Sii ispirato dagli altri, apprezzali, impara da loro, ma sappi che competere con loro è uno spreco di tempo. Sei in competizione con una persona e solo con una – te stesso. Stai competendo per essere il meglio che puoi es-sere. Cerca di battere i tuoi record personali. 16. INIZIA A TIFARE PER LA VITTORIA DI ALTRE PERSONE Inizia a capire cosa ti piace negli altri e diglielo. Apprezzare quanto siano incredibili le persone intorno a te porta a luoghi positivi, produttivi, gratificanti e pacifici. Sii felice, allora, per chi sta progredendo. Tifa per la sua vittoria. Sii apertamente grato per le benedizioni che gli altri hanno ricevuto. Prima o poi, le persone per le quali tifi inizieranno a tifare per te. 17. INIZIA A GUARDARE IL LATO POSITIVO NELLE SITUAZIONI DIFFICILI Quando le cose sono difficili e ti senti giù, fai qualche respiro profondo e cerca il lato positivo – i piccoli se-gnali di speranza. Ricordati che puoi diventare più forte e lo diventerai quando i momenti difficili saranno pas-sati. E resta consapevole delle tue benedizioni e delle tue vittorie – tutte le cose della tua vita che sono positi-ve. Concentrati su ciò che hai, non su quello che non hai.

SECONDA PARTE

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continua

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore no-stro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spi-rito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. All’inizio di questa celebrazio-ne eucaristica domandiamo per-dono a Dio dei nostri peccati, con la disponibilità, a nostra volta, di perdonare a chi ci ha offesi.

Breve pausa di riflessione

C e A: Confesso a Dio onnipo-tente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, paro-le, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandis-sima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli an-geli, i santi e voi fratelli, di pre-gare per me il Signore Dio no-stro. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen. C. Signore pietà. A. Signore pietà. C. Cristo pietà. A. Cristo pietà. C. Signore pietà. A. Signore pietà. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti, non abbandonarci

nella nostra miseria: il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuo-re, e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo, per vivere secondo la sua parola e il suo esempio, certi di salvare la nostra vita solo quando avremo il corag-gio di perderla. Per il nostro Si-gnore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal libro del Profeta Isaia Il Signore Dio mi ha aperto l’orec-chio e io non ho opposto resisten-za, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagella-tori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergogna-to, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei vi-venti. Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghie-ra. Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo. R/. Mi stringevano funi di mor-te, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia. Allora ho invocato il nome del Si-gnore: Ti prego, liberami, Signo-re». R/. Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato. R/. Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle la-crime, i miei piedi dalla caduta. Io camminerò alla presenza del Si-gnore nella terra dei viventi. R/. Seconda Lettura Dalla lettera di san Giacomo apostolo A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse sal-varlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del

cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscal-datevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fe-de: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fe-de». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. R. Alleluia.

† Vangelo Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi in-torno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi disce-poli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli ri-spose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso aperta-mente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcu-no vuol venire dietro a me, rinne-ghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole sal-vare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salve-rà». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti)

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE :Is 50,5-9 Sal 114 Giac 2,14-18 Mc 8,27-35

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Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose vi-sibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, uni-genito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra sal-vezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergi-ne Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il ter-zo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei pro-feti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdo-no dei peccati. Aspetto la risur-rezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI

C. Spesso sogniamo un cristiane-simo facile, rassicurante e como-do. Ma il Signore ha preso su di sé la croce, e ci invita a seguirlo per la stessa via anche nei mo-menti difficili. Preghiamo perché ci aiuti a seguirlo quando il dolo-re sembra troppo grande per le nostre forze. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per il Papa, i vescovi e i sa-cerdoti: aiutino i cristiani a cre-scere nella fede e nella carità, senza lasciarci scoraggiare dalle difficoltà, preghiamo. 2. Per tutti i credenti in Cristo: trovino nella forza della fede luce e forza per assumere le proprie responsabilità e per affrontare le loro prove, preghiamo. 3. Per tutti coloro che soffrono: siano consolati nella preghiera e confortati dagli amici, preghia-mo. 4. Per la nostra comunità cri-stiana, perché le sofferenze e i dolori dei singoli siano condivisi da tutti nella discrezione e nel si-lenzio, preghiamo. C. Signore, tu hai sofferto per la nostra salvezza. Vieni in nostro

aiuto quando siamo nel dolore e ci sentiamo abbandonati, rafforza la nostra fede e rinvigorisci la no-stra speranza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Accogli con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo po-polo, e ciò che ognuno offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, proclamare le tue grandi opere e renderti grazie a nome di tutti gli uomini, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore no-stro. Egli, nascendo da Maria Ver-gine, ha inaugurato i tempi nuovi, soffrendo la passione, ha distrutto i nostri peccati; risorgendo dai morti, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna; salendo a te, Pa-dre, ci ha preparato un posto nel tuo regno. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai san-ti, proclamiamo senza fine l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo…... DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C La potenza di questo sacra-mento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l'azio-ne del tuo Santo Spirito. Per Cri-sto nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

A RM_ZO _O _VLWS^O NMTM ]_S ML-LPSV_S YOW ROQOWO GONa. (Papa Francesco)

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

Assassinio di don Puglisi: «Vi aspettavo». Con queste parole, accompagnate dal suo sorriso di uomo mi-te, don Pino Puglisi si rivolge ai suoi carnefici che sparan-dogli alla nuca lo assassinano davanti alla sua abitazione, intorno alle 20,45 di mercoledì 15 settembre. Un anno dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, la mafia si libera così di un altro “pericoloso” avversario che, armato soltanto del Van-gelo e di una sconfinata fede in Dio, aveva cercato di fare breccia nei cuori della gente, in special modo dei ragazzi, per allontanarli dalla sfera d’influenza di cosa nostra. Cuore di questo mirabile impegno era il centro Padre Nostro, organizzato presso la parrocchia di San Gaeta-no, nel quartiere Brancaccio. Figlio di un calzolaio e di una sarta, don Puglisi guidava dal 1990 la parrocchia del quartiere dov'era nato e qui aveva deciso di dimostrare con tutte le sue forze l'incompatibilità tra la fede cristiana e la cultura mafiosa. Un grande merito che gli verrà riconosciuto nel 2012 da Benedet- to XVI, il quale ne annuncerà la successiva beatificazione (primo martire della Chiesa, vittima di ma-fia) riconoscendone il martirio subito per aver difeso strenuamente la sua fede. Il 25 maggio 2013, a Palermo, verrà ufficialmente dichiarato "beato" per volere di papa Francesco. Le indagini, condotte sulla base delle rivelazioni del pentito Salvatore Grigoli - uno dei killer di don Puglisi - porteranno alla condanna all'ergastolo degli esecutori materiali e dei mandanti ricono-sciuti nei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, boss del quartiere Brancaccio.

Si avvicina la data di partenza del prossimo viaggio del Papa a Cuba e negli Usa: >decimo viaggio apostolico del Santo Padre, questa volta nel Nord Ame-rica, che avrà luogo dal 19 settembre 2015 al 28 settembre 2015.

Dettagli nel prossimo numero

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.13DOM.13DOM.13DOM.13 S. Giovanni CrisostomoS. Giovanni CrisostomoS. Giovanni CrisostomoS. Giovanni Crisostomo

LUN. 14LUN. 14LUN. 14LUN. 14 Esaltazione della S. CroceEsaltazione della S. CroceEsaltazione della S. CroceEsaltazione della S. Croce

MART.15MART.15MART.15MART.15 B.V. Maria AddolorataB.V. Maria AddolorataB.V. Maria AddolorataB.V. Maria Addolorata

MERC.16MERC.16MERC.16MERC.16 S. CiprianoS. CiprianoS. CiprianoS. Cipriano

GIOV.17GIOV.17GIOV.17GIOV.17 S. Roberto BellarminoS. Roberto BellarminoS. Roberto BellarminoS. Roberto Bellarmino

VEN.18 VEN.18 VEN.18 VEN.18 S. Giuseppe da CopertinoS. Giuseppe da CopertinoS. Giuseppe da CopertinoS. Giuseppe da Copertino

SAB. 19SAB. 19SAB. 19SAB. 19 S. GennaroS. GennaroS. GennaroS. Gennaro

Mercoledì 15 settembre 1993 (22 anni fa)

Papa Francesco?..che c’è di strano!