adeste52 natale 2015 domenica 27 dicembre 2015c

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…un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. …un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. …un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. …un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. (Is. 9,5) (Is. 9,5) (Is. 9,5) (Is. 9,5)

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…un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. …un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. …un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. …un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. (Is. 9,5) (Is. 9,5) (Is. 9,5) (Is. 9,5)

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ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

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Carissimi Lettori dell’Adeste, Carissimi Lettori dell’Adeste, Carissimi Lettori dell’Adeste, Carissimi Lettori dell’Adeste, a nche quest’anno la Santa

Notte è alle porte, quasi arri-vata: mancano solo alcune ore! Ci prepariamo a vi-

vere questo momento in cui da secoli si intrecciano le verità più importanti della nostra fede, le tradizioni più sentite dei Popoli raggiunti dalla Buona Notizia, le storie familiari e le relazioni che ciascuno porta più a cuore. Molti di noi, ‘raggiunti’ da questo, ritengo molto ap-prezzato, strumento di collegamento e di informazione, celebreremo la Santa Notte lontano dall’Italia, qui in Terra di Romania. Per me, è il secondo Natale rumeno. Certa-mente mi sento più ‘a casa’ rispetto allo scorso anno, e sono più in grado di apprezza-re le ricchezze culturali e spirituali di questo popolo, le grandi potenzialità; come an-che sono più consapevole delle fatiche, dei problemi e delle sfide che comporta opera-re in questa realtà. È risaputo come vivere all’estero sia una grande opportunità per allargare i propri orizzonti, per scoprire ‘cose nuove’, non solo nel mondo ma anche dentro di noi. Il contatto con situazioni diverse, modi di pensare diversi, anche problemi diversi, rivela nuove strade e nuove possibilità anche a livello personale. La piccola Comunità degli Italiani, che si incontra a Iasi per celebrare insieme l’Eu-carestia e per conservare l’indispensabile dimensione comunitaria della fede cristiana, è uno ‘spaccato’ realistico della possibilità che sopra ricordavo. Un miscuglio di doni e fatiche, di slanci e lentezze, in cui il Signore non manca di far sentire la sua presenza. Non può mancare: fu la sua scelta! Nella notte di Betlemme, in una stalla di periferia,

con intorno solo alcuni pastori. Ancora oggi è la sua scelta. Nel segno del ‘piccolo’,‘piccolo’,‘piccolo’,‘piccolo’, che non è timi-dezza, ma qualità esigita per quel solo spazio in cui, Lui, colui che niente può contenere, ha scelto di farsi presente. A questa piccola Comunità e a tutte le altre che condividono lo stesso cammino in altre zone della Romania, l’augurio sincero di un Santo Natale. L’augurio e la preghie-ra raggiunga anche tutti gli Amici che ci seguono dall’Italia o da altri paesi. Buon Natale e....SBuon Natale e....SBuon Natale e....SBuon Natale e....Sărbrbrbrbători Fericite! tori Fericite! tori Fericite! tori Fericite! Iași, 23 decembrie 2015

Don Alessandro Lembo

Il Presepio vivente di Don Orione presepio vivente di Don Orione, organizzato in più città negli Anni ’30 da San Luigi Orione. Il Santo della Divina Provvi-denza, con quelle singolari manifestazioni religiose intese a ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per aiu-tare a vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, “una ma-nifestazione di fede e di arte veramente grandio-sa” (Scritti 62, 36). Ad assistere ai presepi viventi, che occu-pavano le strade di Tortona, Novi Ligure, Voghera, Bra... convennero decine di migliaia di persone; centinaia erano i protagonisti, le scenografie molto curate.

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L o splendore che irradiava la Santa Vergine diveni-va sempre più fulgido, tanto da annullare il chiaro-re delle lampade accese da Giuseppe. La Madon-na, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso ri-

volto ad oriente. Un'ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Al-la dodicesima ora fu rapita dall'estasi della preghiera, te-neva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sem-pre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d'infinita magnificenza.

Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla. Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola fi-gura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla.

Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l'avvolgesse nel panno di cui l'aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. Sedutasi, la Madon-

na si avvolse col Fanciullo nel velo e col suo santo latte nutri il Redentore. Vidi una fitta schiera di figure Angeliche nelle spoglie umane genuflettersi al suolo e adorare il Neonato divino; erano sei Cori angelici entro un alone di fulgida luce abbagliante.

Un'ora circa dopo il parto, Maria chiamò Giuseppe, che se ne stava ancora assorto nel-la preghiera. Lo vidi avvicinarsi e protendersi umilmente, mentre guardava in modo gioioso e devoto il Bambino Divino. Solo quando la santa Consorte gli ripeté di strin-gere al cuore con piena riconoscenza il dono dell'Altissimo, egli prese il Bambino tra le braccia e lodò il Signore con lacrime di gioia. La Vergine allora avvolse il Bambinel-lo nei pannolini, vidi che lo ricoprì dapprima con un panno rosso, poi lo avvolse in uno bianco fino alle ascelle, mentre avvolse la testolina in un altro ancora. La Madonna aveva con sé solo quattro pannolini. Vidi allora Maria e Giuseppe seduti al suolo; non parlavano ma parevano assorti nella meditazione. Bello e raggiante vidi il Santo Neo-nato tutto fasciato disteso sulla stuoia, mentre Maria lo contemplava. A quella vista esclamai: "Questo Corpicino è la salvezza dell'u-niverso intero". Poco dopo la santa Coppia pose il divino Neonato nella mangiatoia, che era stata riempita di ramoscelli e di fini erbette, e gli ada-giarono una coperta sul corpicino. Deposto il Bambino in questa culla, che si trovava più in basso del posto dove era stato partorito, la santa Coppia pianse di gioia e cantò le lodi del Signo-re. Giuseppe dispose il giaciglio e la seggiola della Santa Vergine vicino al presepe. Vidi Maria Santissima, prima e dopo il parto, sempre velata e biancovestita; nei primi giorni, subito dopo l'E-vento, stava seduta o inginocchiata, dormiva su un fianco e mai la vidi ammalata o affaticata. Quando qualcuno veniva a visitarla si velava an-cor più accuratamente e se ne stava diritta sul posto dove era avvenuta la santa Nascita.

La nascita di La nascita di La nascita di La nascita di Gesù BambinoGesù BambinoGesù BambinoGesù Bambino

Dalle visioni della Beata

Caterina Emmerich

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Il sacrestano della chiesa dell’Holy Child Jesus, nel Queens, a New York, aveva appena finito il presepe. Poi era andato a mangiare, e la grande chiesa di mattoni rossi sulla 86esima strada era rima-sta deserta. Accanto all’altare la capanna, gli angeli, la man-giatoia ancora vuota, nella pe-nombra delle luci basse. Un’ora dopo il sacrestano tor-na, e chissà che tuffo al cuore: dal presepe viene un vagito. L’uomo incredulo si avvicina, è proprio un bambino quello, seminudo, che piange nella mangiatoia. Un bambino con an-cora il cordone om-belicale attaccato, partorito da pochis-sime ore: abbando-nato in un presepe, in un giorno di ini-zio d’Avvento. Gesù Bambino a New York, è il titolo sui tg americani, e chi ascolta si commuo-

ve. Il neonato, due chili di peso, sta bene e dorme ora nella nursery di un ospedale; c’è già chi vuole adottarlo, e non resterà solo per mol-to. Anzi non lo è mai stato. Sembra una fiaba, una fiaba di Natale quella del bambino sce-so come dal nulla tra i palazzi di una im-mensa metropoli, e lasciato proprio nella mangiatoia di un presepe – a ricordarci quanto profondamente ancora, e visceral-mente, ci appartiene questa immagine, que-sto essenziale focolare che attende, sotto a una stella, un figlio. Non è però una fiaba, ma un doloroso dramma, la storia di

Queens, a legger la dalla par te della igno-ta madre. Pare di vederla entrare, in punta di piedi, con un fagotto in braccio, nella chiesa, guardandosi attorno, temendo di in-contrare qualcuno. Lei, per chissà quale miseria o solitudine, da quel figlio deve se-pararsi. Ma già l’averlo avvolto, nel freddo di novembre, in una coperta, già come lo porta stretto in braccio rivela una cura ma-

terna: la più disperata forse, quella di chi cerca un luogo per abbandonare un figlio. La donna si guarda intorno: non deve essere un angolo troppo nascosto, perché qualcuno possa subito tro-varlo. Gli occhi le cadono

sulla mangiatoia vuota, eccola, non pare pro-prio lì apposta? Lì, lo vedranno subito.

E così è infatti, e la storia del Gesù Bambino di New York fa il giro del mon-do. È il tipo di storia che ci fa bene sentirci raccontare, e soprattutto in tempi come

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questi: il dramma di un abbandonato, sì, ma subito abbracciato e accolto . È il tipo di storia che rincuora e fa pensare che il mon-do vada ancora, a vol-te, per il verso giusto. Ma quanti altri bambini proprio in questi gior-ni, in queste ore pre-mono alle nostre porte, e non hanno un tetto, come quello di Betlem-me. Tre giorni fa sul web c’era la foto di una giovane profuga appena sbarcata su un’isola greca, con un neonato in braccio: e per la fog-gia delle vesti orientali, lunghe e col velo, e per la giovinezza dei tratti, pareva proprio una Madonna che venisse dal mare. E quanti infi-nitamente sono i figli profughi sulla via dei Balcani, ora che l’inverno piomba sui sentieri e che le frontiere dell’Occidente sgomento si sono fatte più severe. Quanti sono i bambini, nei campi profughi in Turchia, in Giorda-nia, in Libano, quanti nelle braccia delle madri e sotto un cielo attraversato da ali di guerra, che hanno freddo. Quanti, perduti, sono ormai solo piccole sagome fluttuanti nel-le acque del Mediterraneo. Di bambini come quello del Queens, che ha colpito il cuore de-gli americani col suo presentarsi in un presepe, ce ne sono davvero tanti. Su di loro non si ac-cenderanno i riflettori, e, non vedendoli, potre-mo non pensarci. Potesse la fiaba di New York almeno farceli ricordare. Nella paura e nell’an-sia che ha avvolto le nostre città dal 13 no-vembre, restasse almeno uno spira-glio per pensare a loro, alla marea di figli di fuggitivi che bussa ai confini che ora andiamo a chiudere. Sono, ci spinge ora a dirci uno spa-ventato immaginario collettivo, fi-gli di stranieri magari ostili e peri-colosi: sbarriamo le frontiere, spranghiamo le

porte.

Eppure, sappiamo in fondo che quelli sono semplicemente bambini, e stride la coscienza nel fe-steggiare un Bambino men-tre ne dimentichiamo centi-naia di migliaia. Bella, la fiaba di Gesù “arrivato” in una mangiatoia a New York. Che strana profonda gioia ci dà sapere che un abbandonato, almeno, è

stato abbracciato; come se in quel figlio sal-vato ci fosse un po’ di ognuno di noi. E chis-sà se, nell’ansia di una nuova, subdola guerra, non ci distoglierebbe dalla paura proprio fare il contrario che chiudere le porte: accogliere invece, aprire a quei figli e ai loro genitori. Come farebbe gente forte della sua storia, dei suoi valori e della sua fede, certa che il bene di cui siamo capaci è, di ogni incenerente nichili-smo e di ogni odio, più generoso e più grande. (Marina Corradi 2.12.2015 Associaz. Amici di

Lazzaro)

http://www.amicidilazzaro.it/

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Teodoro Sidoli era nato a Novara nel 1830; malgrado che il padre, commercian-te, volesse indirizzarlo alla medesima atti-vità il ragazzo a 12 anni uscI di casa per aggregarsi al Circo Gillet e intraprendere un tirocinio come cavallerizzo. Ma nel 1849 corse ad arruolarsi nelle file di Ga-ribaldi e a combattere a Roma il 30 aprile, a Porta San Pancrazio, contro i francesi, venuti a risollevare le sorti del Papato, poi il 9 e il lO maggio a Palestrina e a Velletri contro i borbonici e, ancora nel giugno, di nuovo a Roma sul Gianicolo.

Quando Garibaldi il 2 luglio fu costretto a ritirarsi, Teodoro lo segui verso il Nord fino a tanto che il corpo dei gari-baldini non fu sciolto. Si aggregò allora a una compagnia circense per rientrare a Novara dove sposò Emilia Gattin.

Nel medesimo anno, formato un Circo pro-prio, lasciò Novara, e da allora fino al 1863 intraprese quelle tour-nées che lo portarono a dare spettacoli in Egitto, Asia Minore, Grecia, Turchia, Rus-sia, Valacchia e, dal 1864 al 1888, in Ro-mania, Austria, Un-gheria e in Italia. Nel frattempo a Bucarest costruì un Circo sta-bile ed un secondo eresse a Iasi nel 1888. Riprese a viaggiare nel 1889-1890 attra-verso l'Austria-Ungheria per fissarsi definitivamente in Ro-mania, che egli consi-derava la sua seconda patria, e dove, il 7 marzo 1891, a Galați,

cessò di vivere.

Il figlio Cesare (nato a Ber lino il 4 giugno 1868) continuò alla morte del padre, a dar lustro al Circo Sidoli, con il quale egli venne anche in Italia, all'inizio del nostro secolo, nel 1908.

Teodoro Sidoli era invece venuto in Italia nel 1879, con un grande Circo in cui faceva spicco una magnifica ca-

valleria.

Il circo Sidoli è stato il primo circo stabile impian-tato sul territorio rumeno, essendo costruito a Bu-carest nel 1874 da Teodoro Sidoli sul luogo dell'attua-le birreria Gambrinus (Hotel Cismigiu). Il circo fu di-

strutto da un incendio nel 1884, ma Sidoli effettuò mol-ti tentativi di ricostruzione ma alla fine dvette abbando-nare il progetto per mancanza di fondi

Il 25 Dicembre 1888, nel pe-rimetro delle Strade Politiei e Sapientei ( strada che appare negli articoli di Caragiale) è imaugurato un nuovo circo stabile con una capienza di 3500 posti. Se osserviamo una carta attuale di Bucarest, il circo era nelle vicinanze della Chiesa Mihai Voda.

Sotto la direzione del vecchio Sidoli e poi di suo figlio, Ce-sare Sidoli, il circo di Roma-nia raggiunse alti livelli di professionalità e di tecnica circense con artisti di indub-bia bravura e talento. Nei due edifici adibiti a circo stabile di Bucarest e di Iasi si sono formati e hanno debuttato una miriade di artisti rumeni: il quartetto Dumitrescu, i tra-pezisti Stroici, il clown Toni Marculescu, George Matee-scu- primo addestratore ru-meno di elefanti, Franz Kra-teyl, i clown Ciacanica e To-nino Milea e molti altri.

L> ?@ABC> DEF GBE?@CHCA?A ICBIA SCDAFC DC RAK>LC> MALD>@A D> TEADABA SCDAFC, C@>FC>LA, H>BCN>FDCLA E BAKELA DC >DAOCALE.

A Bucarest l’edificio del circo stabile Sidoli

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Secondo le cronache dell'epoca, Cesar Sidoli il figlio maggiore supero' in bravura il padre Teodoro ma an-che Francesco Sidoli, secondo figlio aveva ottime doti di artista circense cimentandosi nel tiro con la pistola insieme a tre sue figlie mentre la quarta figlia era una provetta amazzone.

Dal 1908 e sino alla scoppio della prima guerra mon-diale, il circo Sidoli intraprende turnee di successo in Ungheria, Austra, Italia, Belgio, Olanda, Svizzera e Germania.

In un vecchio libro di Brasvov- Sextil Puscariu ap-pare un paragrafo dove si legge del circo Sidoli: "Il circo mi ha molto impressionato ma molto di più il Sidoli, che aveva a Bucarest un edifico in muratura, nel quale si tenevano anche adunanze politiche. Ca-vali bardati galoppavano e si alzavano sulle zampe, quando il vecchio Sidoli, che portava un barbone co-me Napoleone III e baffi lunghi con la cima appuntita, faceva schioccare una lunga frusta. Nelle pause visi-tavamo le stalle tenute ordinate e pulite, come un bicchiere. La scuola di cavalleria la teneva la figlia del proprietario, la bella Alma Sidoli, che mi piaceva molto quando appariva con una ma-glietta rosa e un toupè da ballerina, saltando in cerchi nei quali era po-sta carta di seta. Dei due fratelli Sidoli, il più pic-colo, Francesco, era giocoliere a cavallo, e il più grande, Cesare, ca-valcava in costume eque-stre facendo tante figure stravaganti. Soltanto un negro, bello come un Adone, li sorpassa-va e salta-va diretta-mente in piedi sul cavallo. Una volta, c'ero an-che io quando anche il figlio Ce-sare ha fatto que-sto salto. “

Nell'anno 1902 la vedette del crco Sidoli era il tede-sco Kleppini, il quale pre-tendeva di aver vinto un duello con il grande Houdini

in cui ogni mago era legato con ma-nette da parte dell'avversario, riu-scendosi poi a liberare. Quando ha sentito di cosa di vantava questo impostore, il grande Houdini è ve-nuto a Dusseldorf dove era il circo di Sidoli, è salito sulla scena e ha messo a Kleppini un paio di manet-te dalle quali il tedesco non ha saputo liberarsi.

Gli eventi della Prima Guerra Mondiale e la morte di Cesare Sidoli (1919) ha portato al disinteresse per gli spettacoli offerti dal circo Sidoli. L'edificio di Buca-rest cambiò destinazione, il maneggio fu adattato a ring di Boxe sin quando nel 1932 fu demolito.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale, gli artisti del cir-co hanno partecipato a diversi spettacoli improvvisati organizzati durante le fiere e mercati.

All'interno degli spettacoli offerti dal circo Sidoli han-no avuto luogo le prime dimo-strazioni di lotta professionista sotto la guida del francese Dou-

blier che ha dato le prime lezioni specifi-che nell'anno 1892.

Nel 1906-1907, nel cir-co Sidoli di Iasi si impian-ta la prima

sala cinematografica di Ro-mania nella quale si facevano proiezioni permanenti. L'edi-

ficio, che oggi non esiste più, era posizionato esattamente alle spalle dell'Hotel Unirea, vicino al palazzo Carmen che esiste ancor oggi. Allo-ra il cinematografo divenne un feno-meno di massa in Romania. Dopo l'anno 2000 un ebreo ha rivendicato la proprietà di 10 immobili e terreni relativi. Fra questi c'e' anche l'ex cir-co-cinema Sidoli.

Per curiosità, il più conosciuto clown rumeno è stato Victor Mono Ciacanica che si è esibito a ungo an-che nel circo Sidoli.

Originario di Cernavoda è rimasto orfano a 7 anni ed è espatriato in Italia col Circo Russieri. Si è esibito in tutta Europa anche come equili-brista, trapezista e clown. Nel 1940 torna in Romania e lotta come sinda-calista per i diritti dei circensi. Nel 1959 viene decorato con „Ordinul Muncii”.

A Iasi, spettatori

fuori del

Cinematografo Sidoli, il primo di

Romania

Locandina del

Circo Sidoli,

stagione 1911-1912 con

annessa

pubblicità del prestigioso

orologio

Longines

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Oggi celebriamo la Santa Famiglia, così diversa dalle nostre famiglie (una madre Vergine, un padre adottivo, un figlio che è Dio!) eppure così identica alle nostre nelle dinamiche affettive. Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti pos-siamo realizzare il Regno,

fare un'esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio. Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei compiti dei figli, una spiritualità del mutuo da pagare. La straordinaria novità del cristianesimo è - ap-punto! - la sua assoluta ordinarietà. Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni. La seconda riflessione deriva dalla risposta, apparentemente dura e scortese, che Gesù rivolge ai propri genitori (da buon adolescente!): egli si deve occupare delle cose del Padre. Gesù richiama i propri genitori (!) al primato di Dio nella vita di una famiglia. Siamo insieme per aiutarci a trovare la felicità, il senso della vita, siamo insieme per camminare incontro alla pienezza. Maria e Giu-seppe vedono il Mistero di Dio che gattona e bordeggia, che passa le notti piangiuc-chiando per lo spuntare di un dentino... Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio. Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa, imbarazzato per l'immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tan-ta meravigliosa tenacia. (Paolo Curtaz)

17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa 14) Non capisco la dinamica di inginocchiarsi e stare fermi per tutto il tempo Siamo esseri spirituali e materiali, non possiamo vivere senza mediazioni, senza con-tatto, senza simboli. La parola simbolo deriva dal greco syn (con, insieme) e ballein (verbo che signi-fica gettare, mettere), e il risultato è eloquente: si tratta di mettere insieme due cose che separate non hanno un significato completo perché ne acquisiscano la pienezza. Ad esempio, nell’antichità si rom-peva un disco a metà e ogni popolo ne conservava una. Le metà in sé non possedevano un significato pieno, ma una volta assemblate diventavano il simbolo che rappresentavano e ricordavano una realtà che va molto al di là del simbolo stesso – in questo caso l’alleanza di pace. Ogni volta che compiamo gesti come inginocchiarci, farci il segno della croce o metterci in piedi, stiamo realizzando una serie di segni liturgici chiamati a esprimere simbolicamente una serie di realtà. Nel caso della Messa, l’a-spetto più straordinario è che molti dei simboli diventano non solo portatori di un messaggio o rappresentazione di un con-cetto, ma realizzano effettivamente quello che significano. Ad esempio, quando il sacerdote alza l’ostia e pronuncia le parole della consacrazione sta “mettendo insieme” la realtà materiale di un pezzo di pane e una serie di preghiere formali; le due co-se separate possono non dirci molto, ma insieme diventano il Corpo di Cristo. Noi ci inginocchiamo. Questo gesto che in altre occasioni potrebbe non significare nulla (mi inginocchio per cercare un oggetto caduto), in quel momento, compiendo-lo davanti all’ostia, che è il Corpo di Cristo, diventa un segno, un simbolo di vera adorazione.

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ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

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LaLaLaLa ricorrenza è stata istituita da papa Paolo VI con un messaggio datato 8 dicembre 1967 ed è stata

celebrata per la prima volta il 1º gennaio 1968. Da quell’anno il Pontefice della Chiesa cattolica in-via ai capi delle nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio che invita alla riflessione sul tema della pace.

«Vinci l’indifferenza e conquista la pa-ce». Questo è il titolo del Messaggio per la 49ª Gior-nata Mondiale della Pace, la terza di Papa Francesco. L’indifferenza nei confronti delle piaghe del nostro tempo è una delle cause principali della mancanza di pace nel mondo. L’indifferenza oggi è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isola-mento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno.

L’aumento delle informazioni non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è ac-compagnato da una apertura delle coscienze in senso solidale; e a tal fine è indispensabile il contributo che possono dare, oltre alle famiglie, gli insegnanti, tutti i formatori, gli operatori culturali e dei media, gli intel-lettuali e gli artisti. L’indifferenza si può vincere solo affrontando insieme questa sfida. La pace va conquistata: non è un bene che si ottiene senza sforzi, senza conversione, senza creatività e confronto. Si tratta di sensibilizzare e formare al senso di responsabilità riguardo a gravissime questioni che affliggono la famiglia umana, quali il fondamentalismo e i suoi massacri, le persecuzioni a causa della fede e dell’etnia, le violazioni della libertà e dei diritti dei popoli, lo sfruttamento e la schiavizzazione delle persone, la corruzione e il crimine organizzato, le guerre e il dramma dei rifugiati e dei migranti forzati. Tale opera di sensibilizzazione e formazione guarderà, nello stesso tempo, anche alle opportunità e possibilità per combattere questi mali: la maturazione di una cultura della legalità e l’educazione al dialogo e alla cooperazione sono, in questo contesto, forme fondamentali di reazione costruttiva. Un campo in cui la pace si può costruire giorno per giorno vincendo l’indifferenza è quello delle forme di schiavitù presenti oggi nel mondo, alle quali era dedicato il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2015, «Non più schiavi ma fratelli». Bisogna portare avanti questo impegno, con accresciuta coscienza e collaborazione. La pace è possibile lì dove il diritto di ogni essere umano è ricono-sciuto e rispettato, secondo libertà e secondo giustizia. Il Messaggio del 2016 vuole essere uno strumento dal quale partire perché tutti gli uomini di buona volontà, in particolare coloro i quali operano nell’istruzione, nel-la cultura e nei media, agiscano ciascuno secondo le proprie possibilità e le proprie migliori aspirazioni per costruire insieme un mondo più consa-pevole e misericordioso, e quindi più libero e giusto. La Giornata Mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata ogni anno il primo gennaio. Il Messaggio del Papa viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo e traccia anche la linea diplomatica della Santa Sede per l’anno che si apre.

1 Gennaio 2016

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ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

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"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni da-vanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stes-so con i soldati nemici qui nei campi di batta-glia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trin-cee ad aspettare. Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni mo-mento che un obice d'artiglieria ci cada addosso,

ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scar-poni. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi. Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddo-liti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria. Ma quando la sera è sce-sa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo. Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: "Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!". Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia. Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. "Che cos'è?", ho chiesto al compagno, e John ha risposto: "Alberi di Natale!". Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: "Stille nacht, heilige na-cht…". Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: "Notte silente, notte santa".

Un fatto storico Prima Guerra Mondiale. Siamo nel fronte occi-dentale ed è il 24 dicembre 1914: senza che nulla sia stato concordato, i soldati degli opposti schie-ramenti cessano il fuoco. Si accendono candele, si canta “Silent Night” e altri inni di Natale. Co-mincia un botta e risposta di auguri gridati da par-te a parte, fino a che qualcuno si spinge fuori dal-la propria trincea per incontrare il nemi-co, stringergli la mano, scambiare la propria giub-ba e perché no, organizzare una bella partita di pallone.

Quando nacque una tregua spontanea e sul campo di battaglia si festeggiò il Natale fra gli opposti schieramenti. Qui di seguito la lettera di un soldato nglese alla srella lontana nella quale descrive quel-la notte.

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Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: "The first nowell the angel did say…". Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: "O tannenbaum, o tannenbaum…". A cui noi abbiamo risposto: "O come all ye faithful…". E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: "Adeste fideles…". Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. "Inglesi, uscite fuori!", li abbiamo sentiti gridare, "voi non spara, noi non spara!". Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: "Venite fuori voi!". Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avan-zare allo scoperto. Uno di loro ha detto: "Manda ufficiale per parlamentare". Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto ma il capitano ha gridato: "Non sparate!". Poi s'è arrampicato fuori dalla trin-cea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capita-no è tornato, con un sigaro tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. "Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra", ha rispo-sto. "Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!". "Forse!", ho ri-sposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: "Non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla". Si è mes-so a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. "Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri". E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la ve-rità. Questi non sono i "barbari selvaggi" di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra can-zone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme (non ti dico una bugia) "Auld Lang Syne". Poi ci siamo separati con la pro-messa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio. E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, signifi-ca poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa acca-drebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazio-ni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succedereb-be se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ulti-matum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresa-glie? Non finirebbero tutte le guerre? Il tuo caro fratello Tom".

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. La vita delle nostre famiglie scorre a volte secondo piani pura-mente umani. Chiediamo perdo-no di tutto ciò che in noi e nelle nostre famiglie non è secondo la volontà di Dio. Breve pausa di riflessione C. Signore, che hai voluto la famiglia icona del tuo amore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Cristo, che hai voluto essere come noi figlio in una famiglia, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. C. Signore, primogenito del Padre che fai di noi una sola fami-glia, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. Amen. Gloria A Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Ge-sù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pec-cati del mondo, accogli la no-stra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissi-mo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Pa-dre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa' che nelle no-stre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, pos-siamo godere la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cri-

sto... Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal primo libro di Samuele Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Sa-muèle, «perché – diceva – al Si-gnore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bam-bino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Si-gnore; poi resterà là per sem-pre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la gra-zia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE RIT: Beato chi abita nella tua casa, Signore. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio viven-te. R/. Beato chi abita nella tua ca-sa: senza fine canta le tue lodi. Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuo-re. R/. Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe. Guarda, o Dio, colui che è il no-stro scudo, guarda il volto del tuo consacrato. R/.

Seconda Lettura Dalla prima lettera di S.Giovanni Apostolo Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà ma-nifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi coman-damenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spiri-to che ci ha dato. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. apri, Signo-re, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo. Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. + I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli eb-be dodici anni, vi salirono secon-do la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre ri-prendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusa-lemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si mise-ro a cercarlo tra i parenti e i cono-scenti; non avendolo trovato, tor-narono in cerca di lui a Gerusa-lemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai mae-stri, mentre li ascoltava e li inter-rogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cer-cavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàza-ret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Parola del Si-gnore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti)

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: 1Sam 1,20-22.24-28 Sal 83 1Gv 3,1-2.21-24 Lc 2,41-52

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Credo in un solo Dio, Padre on-nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visi-bili e invisibili. Credo in un so-lo Signore, Gesù Cristo, unige-nito Figlio di Dio, nato dal Pa-dre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra sal-vezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergi-ne Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il ter-zo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei pro-feti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdo-no dei peccati. Aspetto la risur-rezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Come la Santa Famiglia an-che le nostre vivono delle difficol-tà e percorrono un silenzioso cammino che coltiva profondi le-gami d’amore; l’origine di questa perseveranza e di questa ricchez-za, Signore, non puoi che essere Tu. Preghiamo insieme e diciamo: Signore entra nelle nostre case. 1. Perché ogni famiglia sap-pia condividere le sua ricchezza d’amore con altri, e dagli altri venga aiutata nelle difficoltà. Pre-ghiamo. 2. Perché gli effetti della ve-nuta di Gesù nel mondo non siano relegati a una festa, ma modifichi-no la nostra vita di tutti i giorni. Preghiamo. 3. Perché le figure evangeli-che di Giuseppe e Maria siano riferimento per il cammino spiri-tuale degli uomini e delle donne di ogni tempo. Preghiamo. 4. Perché la volontà di ser-virti sia all’origine del desiderio di migliorare il mondo in cui vi-viamo. Preghiamo. C. O Padre, aiutaci a lasciarti entrare nella realtà che viviamo ogni giorno e a non confinarti nei ristretti spazi delle nostre pie emozioni. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen

LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

(in piedi) SULLE OFFERTE

C. Accogli, Signore, questo sacrificio di salvezza, e per inter-cessione della Vergine Madre e di san Giuseppe, fa' che le nostre famiglie vivano nella tua amicizia e nella tua pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, a te Signore Padre Santo, Dio on-nipotente ed eterno. Il tuo unico Figlio, venendo ad assumere la nostra condizione di uomini, volle far parte di una famiglia per esal-tare la bellezza dell’ordine da te creato e riportare la vita familiare alla dignità alta e pura della sua origine. Nella casa di Nazaret re-gna l’amore coniugale intenso e casto; rifulge la docile obbedien-za del Figlio di Dio alla Vergine Madre e a san Giuseppe l’uomo giusto a lei sposo; e la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e se-reni. O famiglia nascosta ai gran-di della terra e alla fama del mon-do, più nobile per le sue virtù che non per la sua discendenza rega-le! In essa, o Padre, hai collocato le arcane primizie della redenzio-ne del mondo. Per questo dise-gno di grazia, uniti alla grande famiglia di tutte le tue creature, eleviamo a te il nostro canto e proclamiamo insieme l’inno della tua lode.Santo, Santo, Santo…. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risur-rezione nell’attesa della tua venu-ta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-

sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Padre misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, dona-ci di seguire gli esempi della san-ta Famiglia, perché dopo le prove di questa vita siamo associati alla sua gloria in cielo. Per Cristo no-stro Signore. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527

Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

Nasce il cinema con i Lumière sabato 28 dicembre 1895

(120 anni fa)

Un gruppo di operai, per lo più donne, con indosso abiti tipici della Belle Époque, esce dalla fabbri-ca al termine della giorna-ta di lavoro. È l'episodio iniziale del cortometrag-gio proiettato dai fratelli Lumière davanti a una sparuta platea che, alla modica cifra di un franco, assistette a quello che oggi è considerato il primo film della storia del cinema. Da tempo impegnati in esperimenti sul procedi-mento fotografico, Auguste e Louis Lumière (figli dell'im-prenditore e fotografo Antoine) si trovarono la strada spia-nata dall'invenzione di George Eastman, che nel 1885 ave-va brevettato la pellicola cinematografica. Da qui partirono per la messa a punto di uno strumento che fosse in grado di catturare e riprodurre immagini, fungendo al contempo sia

da camera da presa che da proiettore. Azionar-lo era la più semplice delle operazioni: gi-rando una ma-

novella si avviava lo scorrimento e il riavvolgimento della pellicola, in modo da allungare il tempo delle riprese conti-nue e registrare fedelmente le azioni compiute. Il destino volle che venisse brevettata con il titolo cinematographe. Anche se gli storici si dividono sul riconoscere ai Lumière il primato di aver inventato il cinema – una parte l'attribui-

sce al kinetoscopio di Thomas Edi-son, brevettato nel 1891 – non v'è dubbio alcuno nel considerare la proiezione del 28 dicembre 1895, come il primo film in assoluto nella storia della settima arte. L'evento rappresentò uno spartiacque nell'evoluzione del ter-mine cinematografo (dalle parole greche kinema = "movimento" e grapho = "descrivere"), che già dall'anno dopo iniziò a diffondersi, anche in Italia, nella versione abbre-viata "cinema" (pronunciata alla francese con l'accento sull'ultima sillaba). Nella fase antecedente al

1895, si erano compiuti diversi esperimenti legati al movi-mento delle immagini. Tuttavia, un passo significativo ver-so la possibilità di riprodurle dal vero si era avuto con la camera oscura di Leonardo da Vinci e ancor di più con la lanterna magica (inventata tra il XVI e il XVII se-colo), ritenuta la madre del moderno proiettore.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.27DOM.27DOM.27DOM.27 S. Famiglia di NazarethS. Famiglia di NazarethS. Famiglia di NazarethS. Famiglia di Nazareth

LUN. 28LUN. 28LUN. 28LUN. 28 S. Innocenti MartiriS. Innocenti MartiriS. Innocenti MartiriS. Innocenti Martiri

MART.29MART.29MART.29MART.29 S.Tommaso BeckettS.Tommaso BeckettS.Tommaso BeckettS.Tommaso Beckett

MERC.30MERC.30MERC.30MERC.30 S. RuggeroS. RuggeroS. RuggeroS. Ruggero

GIOV.31GIOV.31GIOV.31GIOV.31 S.Silvestro I PapaS.Silvestro I PapaS.Silvestro I PapaS.Silvestro I Papa

VEN.01 VEN.01 VEN.01 VEN.01 Maria Madre di DioMaria Madre di DioMaria Madre di DioMaria Madre di Dio

SAB. 02SAB. 02SAB. 02SAB. 02 S. BasilioS. BasilioS. BasilioS. Basilio