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Scuola di Counselling Psicosintetico – Corso Professionalizzante 2010 – Milano S ULLA SOGLIA NELL IMPERMANENZA A cura di: Cecilia De Paola “Ogni grande opera è vocazione. È per ogni uomo un modo di concepire se stesso, un modo che gli spiana la strada … Quel che crediamo di essere non è che la nostra volontà, la vita che realizzeremo è tutta la sua ombra. Assieme a questo corpo fragile, anch’essa calcola gli ostacoli con cui si farà grande, per renderci infine interamente presenti alla coscienza, sorgente di tutto il nostro essere.” Da: “Il silenzio impossibile” di Joe Bousquet

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Page 1: A cura di: Cecilia De Paola · autobiografia si sono presentate, ... 1Esegesi del termine “sacro” fatta da Umberto Galimberti.Il termine sacro deriva dal latino dotto, sacru(m),

Scuola di Counselling Psicosintetico – Corso Professionalizzante 2010 – Milano

SU L L A S O G L I A N E L L ’ I M P E RM AN E N Z A

A cura di: Cecilia De Paola

“Ogni grande opera è vocazione.

È per ogni uomo un modo di concepire se stesso, un modo

che gli spiana la strada …

Quel che crediamo di essere non è che la nostra volontà, la

vita che realizzeremo è tutta la sua ombra.

Assieme a questo corpo fragile, anch’essa calcola gli ostacoli

con cui si farà grande, per renderci infine interamente

presenti alla coscienza, sorgente di tutto il nostro essere.”

Da: “Il silenzio impossibile” di Joe Bousquet

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Cecilia De Paola Sulla soglia nell’impermanenza Pagina 2

SOMMA R I O Sulla soglia nella impermanenza .......................................................................................... 1

Introduzione ........................................................................................................................... 3

Il tirocinio ............................................................. Errore. Il segnalibro non è definito.

La Soglia ................................................................................................................................. 4

Fisicità della soglia ............................................................................................................. 4

I saperi della soglia ............................................................................................................ 5

Sostenere l’impermanenza ................................................................................................... 7

L’incontro prima dei “Saperi” ............................................................................................. 9

Prepararsi alla soglia nell’impermanenza ....................................................................... 11

L’esperienza di tirocinio nelle scuole ................ Errore. Il segnalibro non è definito.

V. un incontro speciale fra mondi .................... Errore. Il segnalibro non è definito.

Processi attivati ................................................ Errore. Il segnalibro non è definito.

Sulla soglia presso il giaciglio dell’ultimo saluto .............. Errore. Il segnalibro non è definito.

Processi attivati ................................................ Errore. Il segnalibro non è definito.

Continuiamo il viaggio ........................................................................................................ 13

Prendimi per mano ......................................................................................................... 13

Ringraziamenti ..................................................... Errore. Il segnalibro non è definito.

Alcuni capitoli sono omessi per mia personale scelta, i contenuti trasmessi sono quanto ritengo più interessante condividere in questo cotesto.

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Cecilia De Paola Sulla soglia nell’impermanenza Pagina 3

IN T R ODU Z I O N E Un altro giro nella spirale della vita. I momenti di chiusura sono quelli di rinascita e mi è consono osservare il tragitto, riassaporare in una diversa dimensione i passi, le svolte, le salite, le ruzzolate che mi hanno condotto verso nuove coscienze di me. Il momento di autentico incontro con la psicosintesi è stato durante il cammino di specializzazione autobiografica presso la LUA di Anghiari. Lunghi viaggi andata e ritorno fra Milano e Arezzo, mi hanno permesso di conoscere il percorso psicosintetico di una delle persone più care che abbia conosciuto. In quel tempo il percorso autobiografico stava facendo emergere quanto era pronto per essere “ricucito”, per rendere consapevolezza di un tragitto, il “filo rosso” che dona senso al percorso e, al contempo, permette di emanare un soffio di vita verso il futuro, il soffio del divenire, l’espressione autentica di Sé in chiave assagioliana. Nella mia autobiografia si sono presentate, in cerca di un comune direttore d’orchestra, cinque subpersonalità, ognuna delle quali portava in presenza un periodo della mia vita: i primi anni della mia vita (l’innocenza), l’età della scolarizzazione (il grillo parlante, voce fuori campo), l’adolescenza (entusiasmo del fare, dello sperimentare, della scoperta), l’età adulta (pragmatica, più logica che pensiero, scrigno del ricordo e volontà di integrazione) infine il futuro abitato in ogni età, il divenire di futuri possibili e impossibili. Ogni età desiderava essere riconosciuta nella sua più libera espressione. Iniziavo a raccontarmi di me, mi prendevo lo spazio necessario per riconoscere chi mi abitava. Questo viaggio, prima ancora di permettermi di scoprire i suoi tesori, mi richiedeva di fare pulizia di parole, sentimenti, aspettative, rimproveri accusanti che, sotto la maldestra scusa della parola “amore”, venivano applicati ai fini della mia educazione. Così iniziò il viaggio: ogni età della mia vita desiderava parlare con le altre, giocare a scoprire gli altri punti di vista, cercare comunanze e alleanze: cercavo già sintesi! La mia autobiografia termina con l’alleanza delle età e il futuro rivela la possibilità, la fiducia che la Vita parla, nel suo svolgersi la posso ascoltare, nell’abbracciarla la posso vivere perché “ogni illusione richiede spazio e tempo per poter essere sperimentata” (Bach). Ricondurmi al percorso autobiografico mi permette di far emergere quale epistemologia sottende il mio agire, renderla manifesta mi fa capire quali sono gli elementi validi, ai miei occhi, oggi, per l’accudimento, la cura, la trasformazione, lo sviluppo di Sé e delle proprie risorse latenti. Pertanto quanto segue sicuramente sarà influenzato soprattutto da uno sguardo transpersonale, religioso e non (Sé Transpersonale); dalla fiducia che ciò che accade nell’esperienza è quanto serve per imparare a comprendersi e comprendere (scoperta e manifestazione dell’Io); dalla ferma convinzione che esistono infinite possibilità a cui attingere (energie latenti);

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dal fatto che esista la possibilità di utilizzare più risorse psicologiche (funzioni psicologiche); dall’attenzione per ogni cosa che “è”, che allo stesso tempo “non è” (sintesi degli opposti) e dal continuum prodotto in questa manifestazione della cosa. Altre influenze sono il sapiente insegnamento dell’impermanenza, l’esperienza di poter muovere le proprie energie verso un modello ideale (volontà, immaginazione, desiderio), l’interessere ossia la certezza che “in qualche senso e in qualche misura anche gli altri sono noi e che noi siamo gli altri” (Assagioli, Psicosintesi. Per l'armonia della vita., 1993) La trasformazione è nelle forme della possibilità!

LA SOG L I A Il luogo privilegiato per distinguere la manifestazione del Sé è, a mio parere, la soglia, una luce soffusa dà la possibilità di intravedere i contorni e muovere i primi passi: un momento sacro1 in cui si rende possibile l’incontro con l’origine del sentire.

F I S I C I T À D E L L A S O G L I A

Soglia, nella lingua italiana, significa: parte inferiore del vano di una porta, compresa tra la base degli stipiti, generalmente costituita da una striscia di pietra o altro materiale. La soglia è quindi uno spazio, un luogo da varcare che consente il passaggio: non è vuoto, non è fermo, non è uniforme; lo si passa da soli, ma ci può essere chi precede o chi segue o ancora chi accoglie. La soglia è quindi un luogo attraversabile da un corpo. Allo stesso tempo, la soglia intesa come luogo, è anche spazio. In questa accezione diventa possibile considerarlo anche come “vuoto tra l e cose” , un vuoto che pone contatto pur separando, o forse separando mette in contatto persone, cose, culture, identità, spazi tra loro differenti. La soglia può anche essere considerata un f i l t ro in quanto consente il transito di ciò che è fluido e trattiene quanto è solido e grossolano. Il movimento è lo scorrere di un anticipo di un’apertura, seguita da un forte rallentamento che implica una lenta inversione del movimento che si trova ostacolato dalla immobilità della materia compatta: la materia solida si blocca. 1 Esegesi del termine “sacro” fatta da Umberto Galimberti. Il termine sacro deriva dal latino dotto, sacru(m), che a sua volta viene dalla radice sac- o sak-, della lingua indoeuropea e che ha il significato di separazione, recinto. Nelle etimologie baroniane i termini sacerdum o sacrum hanno una base etimologica in sacer, ovvero bosco sacro, qualcosa di oscuro e impenetrabile. Secondo questa definizione il sacro è quindi unità molare di contenuto, rappresentabile anche come mito di fondazione. Il sacro è un concetto fondante, puro, non contaminato, luogo dell’assoluto e del divino, separato dal resto, schierato come “unico” al di qua del recinto. L’essere del sacro è l’essenza pura, per questo molto difficile da rappresentare o circoscrivere in termini visivi. Nella battaglia però il sacro incontra il mondo, incontra l’altro da sé, il diverso, l’estraneo e lo domina o da esso si difende, comunque sia si contamina o è contaminato da questa realtà altra; quindi subisce una trasformazione, un mutamento. Tramite la battaglia il sacro cambia la sua essenza, si tramuta da rito di fondazione e unità molare a rito e mito di passaggio, di tramite tra le due realtà storicamente ed eternamente separate.

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I S A P E R I D E L L A S O G L I A

Riflettendo sui saperi che abitano la soglia si possono osservare alcune caratteristiche quali la capacità di sostare, la possibilità di porre distanza e creare un nuovo mondo, l’utilizzo di procedure analogico-simboliche immaginali, in cui rito, simbolo, metafora vengono chiamati a provocare il senso degli eventi e a comprenderne la natura. Il primo sapere che richiede la soglia è quello di sos tare, fermarsi, attendere. Attendere è parte della natura, che sa una cosa che noi non ricordiamo più: quando nell’inverno tutto sembra morto e coperto dal gelo, i semi stanno dormendo sottoterra e il prato, se si aspetta, tornerà ad essere fiorito. L’attesa è l’esperienza cruciale di chiunque cerchi di costruirsi i propri strumenti per sperimentare se stesso e gli altri, sia nella salute che nella malattia. Saper sostare garantisce una sorta di gestazione psichica, di gestazione dell’anima, in cui progetti, intuizioni hanno la possibilità di prendere forma, di liberarsi da movimenti caotici che potrebbero far deviare irreparabilmente il corso più autentico. Tutti coloro che hanno intrapreso grandi viaggi negoziano l’attesa, spesso occorre, per raggiungere le mete più ambite non solo fermarsi ma fare un passo indietro e guardare la situazione. Attendere non è il vegetare in quanto richiede un animo sempre vigile: presente all’ascolto e pronto all’intervento. A volte sostare può essere considerato un’arte: quella di fermare il tempo, di non porsi tanti domande, né affannarsi a trovare risposte perché occorre anche saper accettare che qualcosa scompaia ed altro rimanga, nella convinzione che quanto può essere utile per la propria crescita si presenterà, forse non saranno le risorse che ci si attende, ma sono quelle che serviranno per accompagnare nella risoluzione di situazioni o sviluppare progetti. Soglia è luogo di di f f erenza , reale o presunta che sia. Rende allo stesso tempo lo spazio vivibile e inconfondibile, per permette a colui che lo descrive di stabilirvi un diritto: una delle prime forme di appropriazione o insediamento nello/dello spazio. La metafora s tessa è una sog l ia , una fessura in cui si incontrano universi differenti e la sua funzione consiste nel rendere compatibili questi due ambiti, nel trovare una relazione di senso. Essere nella e sulla soglia significa abitare un luogo preciso ma non rigoroso, che non possiede confini reali ma immaginal i e malleabili, che consentono la possibilità di avere uno spazio proprio, un’autonomia visibile anche dall’esterno ma protetta dall’intimità dell’incontro. Immaginale, non immaginario, come un’estensione della conoscenza sensibile. La nostra conoscenza non si basa sull’immaginazione ma sulle visioni della mente che sono atti di pensiero già presenti ed evocabili da noi. Si tratta

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di un luogo nascosto dall’azione dei sensi, che dobbiamo trovare sotto l’apparente certezza oggettiva delle percezioni.

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SO S T E N E R E L ’ I M P E RM AN E N Z A “Mettete da parte del tempo per voi stessi. State con la vostra presenza mentale, state con il vostro respiro, così ogni volta che la gioia si manifesta potrete dire: ‘Ah, questa è gioia’. Ma sapete già che anche questa gioia è impermanente. Così non sarete troppo eccitati, perché saprete che scomparirà presto. Ed è una cosa che dà forza poter sorridere alla vostra gioia e dire: ‘Cara gioia, io so che ci sei e che sei impermanente, e quando sparirai non sarò scombussolato. Tornerai di nuovo, lo so’. E anche quando la tristezza si manifesterà direte: ‘Ciao, cara mia vecchia amica, il tuo nome è tristezza. Io so che anche tu sei impermanente. So che ogni tanto vuoi stare con me, va bene, ma so che svanirai e che ci rivedremo in futuro’. Se saprete farlo, sarete forti, non sarete vittima della gioia e della tristezza.”

Thich Nhat Hanh2 Stare consapevolmente in uno stato di impermanenza significa avere presente che tutto ciò che proviamo in un dato attimo non sarà più lo stesso nell’attimo successivo, ma consente anche di stare in quell’attimo come in un presente prezioso. Tutto assume un significato totale e al contempo effimero. Il vissuto si registra per singoli attimi. Malgrado mi distanzi dalla tonalità neutra a cui tende il maestro Thai sugli stati emozionali, per carenza di esperienza suppongo, è importante avvertire che i vari stati emotivi si manifestano in alternanza e mai nulla è assoluto anche se è possibile impegnarsi nel percorrere le vie che desideriamo ponendo la nostra mente in esercizio verso ciò che genera benessere e allontanandolo da quanto intossica il vissuto emotivo.

“Prima legge: Le immagini o figure mentali e le idee tendono a produrre le condizioni fisiche e gli atti esterni ad esse corrispondenti. […] Ogni idea è un’azione allo stato latente.”

(Assagioli, L'atto di volontà, 1977) La tentazione di far scivolare questi attimi come se fossero impalpabili, non percepibili è molto forte, ma la vita è un insieme di questi momenti. Scegliere di essere cosciente nel “qui ed ora” è una pratica filosofica, è la possibilità di sentire la vita. Essere consapevoli del procedere dell’Hic et nunc consente di essere vigili nel

2 Thich Nhat Hanh, nato in Vietnam nel 1926, è monaco buddhista nella tradizione Zen. Ha sempre affiancato alla pratica religiosa un impegno sociale e politico per la pace, contribuendo alla creazione di uno dei più significativi movimenti di resistenza nonviolenti del secolo. E' stato candidato al Nobel per la pace da Martin Luther King. Vive in esilio in Francia, dove ha fondato una comunità di monaci e laici, Plum Village.

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divenire delle proprie risposte, vederle cambiare riporta a noi il senso di pennellate impresse sulla tela della nostra opera di vita. Ogni pennellata ha nell’attimo pressione, tonalità, lunghezza e questo rimane nel tempo ma allo stesso tempo è rilasciata nel momento stesso in cui si compie il gesto, e già non è più. L’attimo non fermato fugge la nostra storia e si cela. Essere presenti mentalmente all’impermanenza è accogliere noi stessi nell’attimo in cui realmente esistiamo. Uno spirito di ricerca che non significa accumulo di esperienze, rischio realistico di questo modo di procedere, ma ricerca dell’ermeneutica che genera il senso della propria vita. La pratica della presenza mentale insegnata da Thich Nhat Hanh sottolinea il ritorno al respiro consapevole, in ogni istante della propria vita, per potersi fermare e guardare in profondità. Avvicinarsi alla presenza mentale significa assumere un atteggiamento attivo in ogni momento. Occorre ricondursi a questo tramite: un atteggiamento meditativo. Alcuni esempi e mezzi abili per raggiungere questo stato sono: la meditazione seduta, la meditazione camminata, la meditazione del lavoro, la meditazione del pasto, la consapevolezza nel mettersi in comunicazione con gli altri,… Utilizzando le parole di Assagioli non essere consapevoli di questi movimenti ci porta ad identificarci con i nostri sentimenti, con le nostre subpersonalità. L’impedimento di realizzare l’esperienza dell’Io, di sapere chi siamo parte dalla distrazione che applichiamo verso noi stessi. Identificarsi porta prima o poi ad avvertire un senso di perdita. L’esercizio psicosintetico per eccellenza è “la dis ident i f i cazione e l’autoident i f i cazione”. Attraverso questa pratica si sperimenta la libertà e il potere di scelta, è possibile imparare a dominare, dirigere ed utilizzare tutti gli elementi della nostra personalità in una sintesi armonica e inclusiva. Thich Nhat Hanh esorta ad un’attenzione costante in tutti i momenti della giornata - sia quando si lavora che quando si cucina, si lavano i piatti o si va in bagno - e a fare attenzione ai piccoli richiami che ci aiutano a far tornare al “qui e ora” la mente sempre distratta. Ogni volta che suona una campana o il telefono si respira tre volte, con la raccomandazione di sorridere, anche quando si è tristi, perché il sorriso influisce sullo stato d’animo. Anche il semaforo rosso può diventare un amico che ci ricorda di fermarci e ritornare a noi stessi. Arrivare alla consapevolezza e al senso di interessere, che la presenza mentale suggerisce, consente di accedere al proprio progetto di vita interamente, di dargli la forma che desideriamo, di raggiungere un modello ideale e inventare il nostro divenire. Il modo di espressione di Thich Nhat Hanh è analogo a quello di Roberto Assagioli: i valori, i metodi si rinforzano verso la via della pace interiore e universale.

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La pratica costante della presenza mentale, eseguita anche con gli esercizi psicosintetici, consente di avere uno sguardo consapevolmente trasformativo, anche nell’apparente immobilità tutto si muove, la scelta o non-scelta della direzione dipende dagli individui e dalla natura.

L ’ I N C O N T R O P R I M A D E I “ SA P E R I ” Il manifesto di “chi-sono-in-questo-momento” incontra un altro “chi-sono-in-questo-momento”: è la relazione. Ma quando si incontra un’altra persona? Quando la si vede? Cosa serve per riconoscerla, per lasciare intatta e libera la sua essenza? Un racconto ebraico narra di un rabbino che domanda ai suoi discepoli quale sia il segno che consente di riconoscere il momento preciso in cui finisce la notte e comincia il giorno:

“È, forse,” reagiscono i discepoli “quando si può distinguere da lontano senza fatica un cane da una pecora?” “No” dice il rabbino. “È quando si può distinguere senza una fatica una palma da datteri e un fico?” “No” dice ancora il rabbino. “Ma quand’è, allora?”, chiedono i discepoli. E il rabbino risponde: “È quando, sperduto nella folla, il volto di uno sconosciuto qualsiasi vi diventa altrettanto prezioso quanto quello di un padre o di una madre, di un fratello, di una sorella, di un figlio o di una figlia, di uno sposo o di una sposa, di un amico … Fino a quel momento, fa ancora notte nel vostro cuore.”

(Chenu, 1996) Il riconoscimento dell’altro nella familiarità dell’universale permette di vedere anche la nostra luce. Il mio viaggio verso la ‘Ricerca’ del Sé, inizialmente non mi permetteva di capire, dal principio non comprendevo il motivo di questa espressione molteplice, ma un desiderio interiore di ricerca di benessere alimentava la volontà di riconoscersi e cercarsi. Al principio del cammino verso l’altro c’è il desiderio, il movimento della volontà verso qualcosa che ci manca, una mancanza, o meglio la necessità di compiersi, che in ogni modo non deve invadere l’altro cercando in lui le proprie conferme.

“Lo Spirito è per sua natura al di sopra di ogni dualismo, di ogni conflitto, esso è Unità; dove esso è presente e

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operante, rinnova, coordina, armonizza, unifica” (Assagioli, Psicosintesi. Per l'armonia della vita., 1993).

Stare con l’altro e attendere la manifestazione di ciò che “è per sé” non consiste nel permettergli lo svelamento, nello scoprirsi di fronte ad uno sguardo interpretante, ciò che consente la manifestazione è la possibilità di “dirsi a noi” nell’esprimersi.

“L’esperienza assoluta non è svelamento ma rivelazione: coincidenza di ciò che è espresso e di chi esprime, manifestazione di un volto al di là della forma.” (Lévinas, 2006)

Attendere che il volto si riveli e nell’essere visto riesca a riconoscersi è l’accompagnamento del counselling. Tramite il linguaggio si entra in relazione con la forma nuda e libera dell’altro che ha senso per se stessa, che è già significante. Nelle esperienze di tirocinio spesso persone sane si sono aggrovigliate nel luogo in cui non si sono sentite presenti, accadimenti e situazioni disagevoli, impediscono il contatto con il proprio Sé traspersonale, con la dimensione creativa, non-giudicante che interconnette. È questa dimensione di risonanza che spesso riconosco danzare con il movimento dell’altro. Cambiano i ritmi, le melodie, i passi ma la coreografia è sempre per un passo a due o di un ballo di gruppo. Lo scopo è consentire di apprendere il proprio modo di sentirsi realizzati, di dirsi ed essere felici. Per il mio modo di essere-nel-mondo la psicosintesi è il modello principe in quanto si sposa perfettamente con la convinzione che ognuno ha tutte le possibilità per imparare ad accordare la propria nota unica e sintonizzarsi con la musica dell’universo. La psicosintesi mi ha fornito un modello base solido per i presupposti di crescita in cui tutto è “comprensibile” nell’attimo in cui serve. Il percorso, parafrasando Buber ne “Il cammino dell’uomo”, comincia da se stessi, ma non finisce con se stessi, occorre prendersi come punto di partenza, ma non come meta; conoscersi ma non preoccuparsi di sé, avere fiducia nell’armonia della vita. Raggiungere uno stato di ben-essere richiede tempo ed esercizio. Nell’esperienza di crescita personale imparare a “sostare” sui e con i miei limiti, nell’esercizio quotidiano verso la strada scelta da percorrere, mi hanno permesso di integrare quegli aspetti accantonati e vissuti come difetti. A mano a mano che imparavo a riconoscere il loro manifestarsi, mi applicavo negli esercizi di trasformazione dell’energia negativa prodotta al fine di accedere alla forza sprigionata e applicare una nuova azione. Questo concede di procedere verso la generazione di visione positiva e creativa flessibile di se stessi nell’incontro con l’altro. Il rapporto, mistero dell’Essere e del Sentire, si tramutava assumendo un significato diverso: non più individui che schiacciano e si riparano con i propri saperi e le

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proprie convinzioni, ma un viaggio verso un’anima3 che cerca di esprimere la bellezza di sé con gli strumenti, le risorse che possiede. Un’anima che protegge la propria fragilità e che ha bisogno di forza e di fiducia per potersi mostrare nell’intimo, per poter rendere manifesta la propria nota caratterizzante. Alla base di ogni incontro quindi c’è il rispetto, ognuno ha il diritto di essere “conservato” nella sua essenza. È fondamentale astenersi dal penetrare gli ambiti che desiderano restare celati, occorre sostare con lui/lei fin quando non arriva il momento in cui tutto è pronto per varcare la soglia, per fare l’esperienza di trasformazione. Occorre educarsi (o essere educato) e desiderare di raggiungere il fine, ma è l’esperienza di essere “un centro di volontà capace di osservare, dirigere ed usare tutti i propri processi psicologici e il proprio corpo fisico” (Assagioli, L'atto di volontà, 1977) che trasforma e fa sperimentare l’essenza di se stessi. Si riconosce e si afferma la propria individualità quale centro di pura coscienza e di energia creativa, dinamica. Si pone a coscienza la propria capacità di imparare ad osservare, dirigere ed armonizzare tutti i processi psicologici e del corpo fisico. (Assagioli, L'atto di volontà, 1977) Credo che questo sia un atteggiamento da assumere con qualsiasi persona incontrata, non da richiamare per necessità di compito durante l’esperienza di counselor che mi appresto ad affrontare. Essere psicosintetici è vivere ogni attimo nell’esercizio verso la sintesi e verso la generatività .

P R E P A R A R S I A L L A S O G L I A N E L L ’ I M P E RM AN E N Z A Prepararsi alla soglia credo che sia come prepararsi alla vita.

“In bilico, tra santi e falsi dei sorretto da un’insensata voglia di equilibrio e resto qui sul filo di un rasoio ad asciugar parole che oggi ho steso e mai dirò. […] In bilico, tra tutti i miei vorrei non sento più quell’insensata voglia di equilibrio che mi lascia qui sul filo di un rasoio a disegnar capriole che a mezz’aria mai farò.” Testo della canzone Estate dei Negroamaro

3 Dal dizionario etimologico on line, anima intesa come “quella parte di noi stessi che pensa e delibera e che gli uomini non seppero meglio esprimere che ricorrendo all’idee di soffio, di aura, di vento, che si avverte ma non si vede.”

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È la sensazione che provo, ogni attimo della mia vita, togliendo quel mai prima delle parole “dirò” e “farò”, a meno che non si considerino le parole mai e sempre come quelle più ironiche utilizzate nel dialogo della vita. Giocare con la vita a vivere è una modalità privilegiata di fare esperienza del mondo, attraverso la quale si apprende e si sviluppa la flessibilità necessaria per aumentare possibilità e risorse in vista di godere4 appieno dei giorni mortali. Occorre allenarsi! Allenarsi a spostare i propri limiti, quelli che ci poniamo. Muovere il senso di tutte quelle idee in cui tendiamo ad identificarci. I limiti che sentiamo sono le prove che la vita ci suggerisce di vedere, attraversare e superare in vista di qualcosa di diverso che ci attende. È doveroso non considerare di andare verso uno stato migliore (seguendo una logica lineare evoluzionistica), ma un nuovo stato necessario per il sopravvenire5. Personalmente desidero prendere l’impegno con me stessa di andare sempre di più verso la sintesi. L’utopico raggiungimento di completa sintesi richiede la ri-messa in discussione costante, con un atteggiamento amorevole, dei momenti dedicati a sé e il mo-vimento verticale sul sentiero che ci pone in diretta comunicazione con il Sé Transpersonale.

“Tanti tanti anni fa in un paese lontano e triste c’era un enorme montagna di roccia aspra e scura. Al tramonto, il giorno seguendo l’altro giorno, in cima ad essa sbocciava sempre una rosa che aveva il potere di rendere gli uomini immortali, ma nessuno osava avvicinarsi perché le sue spine erano velenose. Gli uomini parlavano sempre della paura morte e del dolore ma mai della promessa dell’immortalità. E tutte le sere la rosa appassiva non potendo donare a nessuno il suo potere. Persa, abbandonata in cima di quella montagna di arida pietra, sola, fino alla fine dei tempi.” Da “Il labirinto del Fauno” di Guillermo del Toro.

In questo racconto è presente la possibilità di credere al di là di quanto tutti dicano sia possibile. Allenarsi ad Essere in commistione con il mondo per partecipare dell’Infinito all’Infinito laddove ogni movimento caotico porta all’armonia e alla sintesi della generatività di una stella danzante (rif. a Nietzsche).

4 Seguendo l’etimo della parola: sentire vivo e pieno contento per cosa che appaghi l’anima. 5 Seguendo l’etimo: venir sopra, quindi arrivare all’improvviso senza che nessuno se lo aspetti.

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CO N T I N U I A M O I L V I A G G I O Lascio i miei commenti finali alle parole di Thai, per tutto quello a cui tendiamo è già.

P R E N D I M I P E R M A N O Prendimi per mano. Cammineremo. Cammineremo soltanto. Sarà piacevole camminare insieme. Senza pensare di arrivare da qualche parte. Cammina in pace. Cammina nella gioia. Il nostro è un cammino di pace. Poi impariamo che non c'è un cammino di pace; camminare è la pace; non c'è un cammino di gioia; camminare è la gioia. Noi camminiamo per noi stessi. Noi camminiamo per ognuno sempre mano nella mano. Cammina e tocca la pace di ogni istante. Cammina e tocca la gioia di ogni istante. Ogni passo è una fresca brezza. Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi. Bacia la terra con i tuoi piedi. Imprimi sulla terra il tuo amore e la tua gioia. La terra sarà al sicuro se c’è sicurezza in noi. (Thich Nhat Hanh)

B I B L I O G R A F I A Assagioli, R. (1977). L'atto di volontà. Roma: Astrolabio. Assagioli, R. (1993). Psicosintesi. Per l'armonia della vita. Roma: Astrolabio. Bach, R. Illusioni. Chenu, B. (1996). Tracce del volto. Magnano (BI): Edizioni Qiqajon - Comunità di Bose. Lévinas, E. (2006). Totalità e infinito. Milano: Jaca Book.