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VELATE FLASH NEWS

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Editoriale

NATALE

LA NOTTE DI NATALE E’ SEGNATA DAL SILENZIO...LA NOTTE DI NATALE E’ SEGNATA DAL SILENZIO...LA NOTTE DI NATALE E’ SEGNATA DAL SILENZIO...LA NOTTE DI NATALE E’ SEGNATA DAL SILENZIO...

Pensando all’editoriale di questo tempo di Natale, mi è venuto sott’occhio questo scritto del Papa Francesco sul silenzio. La notte di Natale è segnata dal silenzio dell’apparizione nella carne di Gesù Cristo, così voglio proporla a tutti. Buon Natale, don Rodolfo L’abate Arsenio diceva d’essersi pentito spesso d’aver parlato, e mai d’aver taciuto. Inten-deva che il silenzio è una disciplina interiore alla quale va prestata attenzione. «Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissi-mo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. Così anche la lingua: è un membro pic-colo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande fo-resta! (…) Dice santa Teresa: «È grave colpa quando una sorella abitualmente non osserva il silen-zio». I Padri del deserto hanno molto insistito su questo punto. A modo di esempio: «Ogni lavoro sarà fonte di abbondanza, ma parlare molto spesso sarà fonte di povertà». «Colui che parla molto fa un danno alla sua anima»; «Il ciarlatano è sempre ignorante. Il saggio parla con parsimonia. Parlare molto indica stupidità. La voce dell’insensato moltiplica le parole e gli argomenti»; «Ciò che fai davvero fallo in silenzio e in preghiera».(…) I mezzi di comunicazione di massa ci sottopongono a quella che potremmo chiamare un’«alluvione di parole». Mi domando: «Sono capace di vivere senza la radio? Per quanti giorni?». Esiste un consumismo di parole: parole dolci, seduttive, oggettive, colleriche… di ogni tipo. Parole che cercano di entrarci rumorosamente nel cuore e non apportano niente alla verità. La Parola ha creato l’universo, la Parola di Dio, che ha detto e tutto fu fatto. La parola che usiamo è stata depotenziata della sua potenza creativa. E noi infatti lo sappiamo, perché istintivamente diffidiamo delle parole che ci vengono dette, non vi prestiamo fede, diciamo: «Non sono altro che parole… Non hanno niente a che vedere con la verità». Eppure, quanto ci piace ascoltarle! E quando dobbiamo esprime-re un sentimento, siccome le parole sono così consumate, a volte non sappiamo come far-lo; e allora ricorriamo a una serie di artifizi, anch’essi menzogneri, che prostituiscono il sentimento: la «formalità», la «provocazione», la parola «sdolcinata» dell’intimista.(…) E quando non cediamo al prurito di ascoltare noi stessi, cioè alla vanità dell’anti-silenzio, sfuggiamo alla solitudine di quelle innumerevoli maniere formali, provocatorie, intimisti-che, massificanti… Tutte parole che non danno vita, che non nascono da un cuore passato attraverso il crogiolo della solitudine, nella costanza e nell’affetto. Non nascono – in so-stanza – da un cuore fecondo. Le parole vere si forgiano nel silenzio. Più ancora: il nucleo stesso della parola dev’essere silenzioso. Se la parola è vera, nel suo cuore si annida il silenzio. E la parola, una volta pronunciata, torna al silenzio abissale e fecondo da cui proveniva. La parola muore per fare posto all’amore, alla bellezza, alla verità, che proprio essa ha portato.(…) I Padri del deserto riferivano al silenzio la nostra vita di pellegrini. Dicevano: Peregrinatio est tacere («Il pellegrinaggio consiste nel tacere»). Questo «peregrinare» è «essere alla ricerca di una patria» (Eb 11,14) senza lasciarsi irretire da questa patria terrena. Parlare ci

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SAANTO NATALE 2014

Editoriale 33 33

inserisce nelle questioni del mondo. La nostra missione apostolica ci obbliga a parlare. Ma quando in questo parlare manca il nucleo del silenzio che ci rende pellegrini, finiamo per lasciarci corrompere dallo spirito del mondo, «piantiamo le tende nel mondo». Allora sperimentiamo quel sentimento interiore di fallimento che l’eccesso delle parole ha la caratteristica di lasciare nel cuore. Le parole c’intrattengono e ci fanno scordare che siamo pellegrini. È proprio il silenzio a mantenerci nella nostra condizione di pellegrini. «Vigilerò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua; metterò il morso alla mia bocca finché [poiché sono pellegrino] ho davanti il malvagio» (Sal 39,2). (…)Il gesuita «tranquillo», «modesto», «silenzioso » non è un ingenuo che esclude dalla propria comprensione le voci e i rumori che gli giungono. Al contrario, dev’essere piena-mente consapevole di tutti questi suoni che vengono a bussare alla porta del suo cuore, così come dei suoni che escono dal suo stesso cuore, in modo da accogliere quelli buoni e respingere quelli cattivi. Parla del silenzio l’apostolo Giacomo quando scrive: «Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità» (3,14). Quando nel tuo cuore non c’è silenzio, quando c’è un rumore cattivo, non esprimerlo sotto le mille forme della vanagloria: il sarcasmo, la vanità, l’intimismo, la fatuità, il pettego-lezzo, il fare contrariato e tormentato, il bisogno di avere sempre qualcosa da ridire. Ama-rezze, affetti disordinati, risentimenti, il cullarsi nel proprio egoismo… tutte queste cose sono mancanza di silenzio interiore e corrompono la verità. Infine, il silenzio è l’espressione più alta e più quotidiana della dignità. Tanto più nei mo-menti di prova e di crocifissione, quando la carne vorrebbe giustificarsi e sottrarsi alla cro-ce. Nel momento supremo dell’ingiustizia, «Gesù taceva» (Mt 26,63; cfr. anche Is 53,7; At 8,32). Non è stato al gioco del rispondere a quanti gli dicevano di scendere dalla croce. Tutta la pazienza di Dio, la pazienza di secoli, e anche il suo affetto, emergono qui, in questo silenzio del Cristo umiliato. Nella storia degli uomini fanno irruzione il silenzio eter-no della Parola, la «contemplatività» amorosa del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, tutta la comunione trinitaria dal silenzio dei secoli. È Parola, ma Parola che – nell’ora dell’annientamento provocato dall’ingiustizia – si fa si-lenzio. Iesus autem tacebat. Contempliamo tutto il «viaggio» della Parola di Dio (cfr. Gv 1,1; 14,2-3; 14,10; 16,28); come si fa tenerezza nel seno di una Madre. Questa Madre «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19.51). Nel cuore silenzio-so di Maria ha sede la memoria della Chiesa. Il silenzio «incarnato» del Verbo si esprime in quel momento d’ingiustizia, di umiliazione, di annientamento, nell’ora del potere delle tenebre. Quella è la dignità di Gesù, ed è anche la nostra.

PARROCCHIA S.MARIA ASSUNTA

piazza S.M.Assunta, 6 20865, Velate Milanese Tel 039 670759 Cell 347 8557771

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VELATE FLASH NEWS

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L’ORATORIO E’ SEMPRE IN MOVIMENTO

AAAAPPUNTAMENTIPPUNTAMENTIPPUNTAMENTIPPUNTAMENTI PERPERPERPER IIII RAGAZZIRAGAZZIRAGAZZIRAGAZZI

Oratorio

Novena di Natale 2014 «A Natale con chi stai?» è il titolo della Novena di Natale che proponiamo a te, bambino delle elementari, a te ragazzo delle medie e…… perché no? Anche a te, adolescente.

La storia di Martino e Camilla inizierà domenica 14 durante la messa delle ore 11,00 e con-tinuerà per tutta la settimana, da lunedì 15 a venerdì 19, in oratorio alle ore 16,45. Ci ritroveremo poi do-menica 21 in chiesa per la s. messa delle 11,00 a sco-prire quale sorpresa ci avranno preparato Camilla e Martino. E ancora….. lunedì 22 in chiesa per le ore 16,45 per l’ultimo giorno della Novena e per far festa insieme.

DOMENICA 21 ALLA MESSA DELLE ORE 11,00

PORTA IL TUO GESU’ BAMBINO, DON RODOLFO LO BENEDIRA’ INSIE-ME A TUTTI QUELLI DEI TUOI AMICI. S.MESSA DI NATALE:

GIOVEDI’ 25 ALLE ORE 11,00….. NON PUOI MANCARE, GESU’ E’ NATO ANCHE PER TE!!!

MARTEDI’ 6 GENNAIO A TUTTE LE MESSE POTRAI DARE UN BACIO AL TUO AMICO GESU’ e nel po-

meriggio, alle ore 15,00, ti aspettiamo in oratorio per vivere ancora un breve momento di preghiera insieme e per concludere le feste di Natale con la TOM-BOLA dell’ODB!!!

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SAANTO NATALE 2014

Fratel Mauro 55 55 FRATEL MAURO HA CONCLUSO I SUOI STUDI IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE E DELLA

FORMAZIONE

TTTTRASFORMARERASFORMARERASFORMARERASFORMARE LALALALA VITAVITAVITAVITA EEEE RIRIRIRI----EDUCAREEDUCAREEDUCAREEDUCARE CONCONCONCON ILILILIL LAVOROLAVOROLAVOROLAVORO

Nella tarda mattinata romana di mercoledì 17 dicembre, Fratel Mauro Ripa-monti ha concluso un percorso triennale di studi in Scienze dell’Educazione e della Formazione presso la Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA), ottenen-do la valutazione di 110 e lode. Nell’aula magna dell’università, alla presenza di colleghi di studio, fratelli, sacerdoti e suore di San Giuseppe Benedetto Cotto-lengo e amici della comunità cottolenghina di Roma, Fr. Mauro ha presentato la sua tesi dal titolo Ri-educare con il lavoro. Trasformare la vita con i lavori di pubblica utilità. L’emozione è ancora forte, quando confida: «È stato un mo-mento molto bello, al di là della presentazione del mio elaborato. Il contesto era sì accademico, ma né formale né freddo: anzi direi proprio che è stato caratte-rizzato dal calore umano».

Seguendo un duplice percorso, attendo alle dimensioni sociali e agli aspetti normativi di questa originale forma di sanzione penale, Fr. Mauro ha mostrato come i lavori di pubblica utilità possano davvero condurre chi ha commesso un reato verso una fattiva rieducazione in vista di un positivo reinserimento nella società. Questo approccio all’esperienza lavorativa fa risuonare in modo nuovo il dettato della Costituzione italiana sull’Italia Repubblica democratica fondata sul lavoro e nello stesso tempo ricorda la necessità che ogni pena sia rieducativa. Per meglio comprendere tutto ciò, dalla teoria si è passati all’ascolto della pra-tica, illustrando la buona collaborazione che da lungo tempo vede la Piccola Ca-sa della Divina Provvidenza a fianco del Tribunale di Torino nel proporre i lavori di pubblica utilità come valida alternativa alla detenzione in carcere. «L’importante», sottolinea ancora Mauro, «è stato mettere in evidenza gli aspet-ti rieducativi della pena giudiziaria e sapermi districare tra le varie discipline umanistiche e specialistiche affrontate durante questi tre anni. Spero di riuscire a mettere tutto questo a servizio di Dio, della Chiesa, dei poveri, della Piccola Casa, della Congregazione, per la maggior gloria di Dio».

Fratel Mauro ha accolto il buon esito di questa avventura accademica con quel «Deo gratias!» che gli amici del Cottolengo ben conoscono. È lo stesso in-confondibile stile con cui rivolge il pensiero alla comunità di Velate: «Traendo spunto dal lavoro fatto, auguro a tutti di essere sempre pronti a migliorare la propria vita, facendo emergere sempre il bene. Chiedo la vostra preghiera affin-

ché anche io possa mettermi sempre in discussione per accogliere l’amore di Dio e trasmetterlo a colui che si acco-sterà a me. Deo gratias!».

don Stefano Perego

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VELATE FLASH NEWS

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GRUPPO CARITAS

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caritas

Anche quest’anno è arrivato in qualche maniera alla fine. Un anno ancora duro, molto duro e per molti quasi impossibile da vivere. La crisi è sempre più pesante e l’immagine che ci siamo fatta della si-tuazione italiana è quella di un paese di vecchi ormai rassegnati e di giovani che non vedono un futuro possibile e che scappano via. L’Italia è tornata ed essere un paese di emigranti. L’anno passato se ne sono andati in 82.000. Sono i giovani che lasciano l’Italia,

quelli più scolarizzati che qui non vedono prospettive. E sono anche gli stranieri, che se ne tornano delusi là dove erano partiti. Se ne sono andati in 44.000. Il no-stro paese sembra un posto destinato a un declino inesorabile. Eppure nella crisi del lavoro, e nell’aumento della povertà che questa genera, c’è chi ci sguazza. La crisi ha ampliato la fossa tra i più ricchi e i più poveri. Il 20% delle famiglie italiane più povere ha a disposizione solamente il 7% del reddito nazionale; il 20% dei più ricchi ne ha il 40%. E poi c’è quella che appare come una contraddizione inspiega-bile: i risparmi delle famiglie italiane stanno aumentando. Vuol dire che non ci si fida e si mette via quel che si può per i tempi che verranno e che saranno grami. Lo stato e il suo sistema di welfare non dà più fiducia. In questo clima la solidarietà rischia di diventare una parola fuori moda, se non addirittura pericolosa. La regola che prevale è che ciascuno si arrangi perchè gli altri sono più un ostacolo che una risorsa. Così si preferisce non vederli i poveri, girare da un’altra parte la faccia o perdersi in tante argomentazioni sociologiche che servono solo ad allontanare i loro volti. Eppure le periferie del mondo sono anche qua, e papa Francesco non perde occasione per ricordare il comandamento primo del cristiano: “non ami Dio che non vedi se non ti prendi cura del fratello che invece hai lì davanti. La Carità è il segno visibile della adesione a Cristo e al Padre che Lui ci ha rivelato. Non ci sono altre vie.” Allora la fine dell’anno è occasione per richiamare l’attenzione sulla nostra Caritas e sulle forme nelle quali si esprime la carità nella nostra parrocchia. Un modo con-creto per dare sostanza al Natale e al suo spirito. Ciò che si fa in parrocchia sono piccoli segni, nella consapevo-lezza che sono gocce nel mare di ciò di cui ci sarebbe necessità, ma si-curi anche che sono segni impor-tanti. Compito della Caritas non è quello di fare la carità, ma di a-iutare e sollecitare tutta la co-munità cristiana a farla. Le azio- ni caritative non sono della Caritas, ma della comunità parrocchiale, se non addirittura di quella civile, come per esempio il Fondo di

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SAANTO NATALE 2014

caritas 77 77 Solidarietà. È così che prendono significato il doposcuola, il guardaroba, la distri-

buzione dei pacchi alimentari alle famiglie più in difficoltà. Sono azioni utili per chi viene aiutato, ma forse ancor più utili alla comunità che in questa maniera si rende consapevole dei suoi doveri di carità e la dilata con l’azione quotidiana umile ma preziosa di mille persone di buona volontà. Presto saremo chiamati tutti a darne una prova concreta. Sta finendo la scorta di generi alimentari che avevamo raccolto in paese all’ inizio dell’anno. Già ora alcu-ni generi alimenti si devono andare a comperarli. Dobbiamo organizzare presto una nuova raccolta dei viveri. La comunità risponderà sicuramente, come sempre, in modo generoso e responsabile. Intanto a tutti l’augurio di un Natale sereno vissuto nella gioia della salvezza e con il dono di un sorriso.

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VELATE FLASH NEWS

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Scuola s.anna

MERCATINI DI NATALE ….UN SUCCESSONE!!!

SSSSEEEE SISISISI VUOLEVUOLEVUOLEVUOLE............SISISISI PUOPUOPUOPUO’ ’ ’ ’ FAREFAREFAREFARE!!!!!!!!

ASSIEME IN ALLEGRIA E TANTA…….BUONA VOLONTA’! Ecco conclusa la bella esperienza del mercatino di Natale pro Asilo che ha visto protagoniste tante Super Mamme sia della Scuola dell’Infanzia” S.Anna” sia del Nido Belli&Monelli. Super Mamme perché tra casa, lavoro, gestione dei piccoli non è sempre facile trovare tempo per sé, figuriamoci per gli altri…e invece una bella squadra si tro-vava alla sera presso la stanza “Mamme Creative” a cucire, creare e confeziona-re. Altre invece lavoravano da casa e tra una lavatrice e l’altra o appena i Bell & Monelli se ne andavano a nanna, tiravano fuori pennelli, colla a caldo e nastrini oppure si mettevano ai fornelli a creare bellissimi oggettini che tanti di voi si tro-veranno sotto l’albero e quest’anno arrivano direttamente non da Babbo Natale ma dalle Mamme Natale J Una bella occasione che ha aggregato tante mamme (Viva la tecnologia! Grazie Whatsapp J), tanto impegno per una buona causa e un buon risultato che ha ripa-gato gli sforzi degli ultimi 2 mesi! E come dimenticare le nonne, zie, cognate e tutte coloro che continuano da anni ad aiutare nonostante invece dei figli all’asilo hanno nipoti e pronipoti? Grazie di cuore a loro e a tutti voi che avete acquistato anche solo un piccolo oggettino da 1 euro per fare o farvi un regalo fatto a mano, fatto col cuore! Prossima missione: Festa della Mamma! State sintonizzati! Una Mamma del Nido IL DIETRO LE QUINTE DEL MERCATINO DI NATALE 2014 Sabato 6 Dicembre, nella Sala dell’Orologio tutto è pronto: la tavolata offre idee e proposte di ogni tipo, quasi tutti gli articoli sono stati confezionati dalle abili mani di molte mamme, nonne e non solo che si sono messe all’opera dedicando tempo, energie e idee per la nostra Scuola e il nostro nido. Ma cosa ci sta dietro a tutto questo? Oltre a tanto impegno, l’iniziativa è stata un’esplosione (e questo termine Vi assicuro che non è esagerato) di voglia di fare e di stupire. Tutto è nato dalla proposta di Suor Giusy che ha chiesto alle rappre-sentanti di classe (che Le fanno concorrenza a livello di operosità) di una mano per allestire questo mercatino e…con un gruppo di WhatsApp e i cellulari roventi ad ogni ora del giorno e della notte, è stato un attimo. E’ stata questa l’occasione per dimostrare la nostra riconoscenza nei confronti della Scuola che accoglie i nostri angioletti (o piccole pesti, a seconda dei punti

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SAANTO NATALE 2014

Scuola s.anna 99 99

di vista) con attenzione e calore, un modo per mettere un piede nella Scuola e sentirsi una parte attiva, un’occasione per conoscersi e confrontarsi, un modo per ricordarci che insieme e solo insieme si può superare ogni aspettativa, con la vo-lontà di mettersi in gioco, di scoprire le proprie carte e di sapersi aiutare e soste-nere. Una mamma Carissimi, è con piacere che racconto un inaspettato percorso di lavoro di squadra fatto di mam-me della Scuola dell’Infanzia Sant’Anna e di mamme del Nido Belli & Monelli, che ha por-tato al bellissimo Mercatino di Natale allestito nella sala dell’orologio presso la Chiesa Santa Maria Assunta di Velate. Durante il weekend dell’Immacolata Concezione si sono potuti apprezzare, e so-prattutto acquistare, i meravigliosi lavoretti realizzati dalle splendide mani di queste mamme. È stato creato un vero gruppo di squadra. Chi nel cucito, chi nel cibo, chi nella carta…. ognuna, con tanto impegno e dedizione, riusciva ad inventare qualcosa con poco. Quindi speciali, anzi specialissimi ringraziamenti a tutte le mamme che si sono a-doperate per poter riuscire a creare questo Mercatino di Natale, ma anche un gra-zie a tutti coloro che sono venuti a visitarlo e hanno contribuito, acquistando, a realizzare un cospicuo incasso. A nome di tutte le mamme del Sant’Anna e del Nido Belli & Monelli auguro un gio-ioso Santo Natale.

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ASILO NIDO “BELLI E MONELLI”

UUUUNNNN’’’’AVVENTURAAVVENTURAAVVENTURAAVVENTURA NUOVANUOVANUOVANUOVA CHECHECHECHE FAFAFAFA CRESCERECRESCERECRESCERECRESCERE

Il Nido “ Belli & Monelli” da qualche mese è iniziato e tanti bimbi coi loro genitori l’inserimento hanno affrontato! In questo numero del giornalino vorremmo brevemente raccontarvi che cos’è e come avviene l’inserimento al nido. Questo è un momento delicato sia per il bambino che per la fami-glio, che ha inizio con un primo colloquio, in cui il genitore ha occa-sione di conoscere l’educatrice di riferimento che accompagnerà il bimbo nella nuova esperienza. Durante questa prima conoscenza l’educatrice domanda al genitore notizie riguardanti il bambino, le sue esperienze, il sonno, la pap-pa, il cambio , il gioco. In base a quanto emerso in questo primo incontro , e tenendo conto delle esigenze della famiglia, si potran-no ipotizzare i tempi e modalità di inserimento , che verranno man mano modificate in base alla reale esperienza relazionale tra bimbo ed educatrice. Per favorire l’ambientamento del bambino è richiesta la presenza di un genitore o di un’altra figura adulta di riferimento, che agevoli la conoscenza dell’ambiente e favorisca la costruzione di relazioni di fiducia. Nei primi giorni il genitore si ferma al nido con il bimbo e poi, gradualmente e per un tempo sempre più lungo, lo lascia con l’educatrice di riferimento e gli altri bambini. L’inserimento aiuto il bambino ed il genitore a prendere confidenza con la nuova struttura, con le educatrici e ad accettare progressiva-mente il distacco. Cari genitori non abbiate quindi “paura” a separarvi dal vostro bim-bo, VENITE A TROVARCI!!!

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appuntamenti 11

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DATE DA RICORDARE...

APPUNTAMENTIAPPUNTAMENTIAPPUNTAMENTIAPPUNTAMENTI

BABBO NATALE Anche quest’anno il 24 Dicembre Babbo Natale passerà nelle nostre case a portare i doni ai nostri bambini. I regali dovranno essere consegnati a Babbo Natale il giorno 24 stesso presso la Scuola dell’Infanzia , dalle 13.30 in poi e verranno recapitati a partire dalle ore 18.00

Indicare Nome, Cognome e indirizzo di Consegna

Solo sul territorio di Usmate Velate

Appuntamento col

CORO GOSPEL ALL TOGETHER

Domenica

21 dicembre 2014 - S.Messa

e CONCERTO finale ore 10.30 Presso

Chiesa S.CAMILLO-Milano

Via Mauro Macchi 5

LA CORALE PARROCCHIALE

S.Maria Assunta

di Velate Milanese

in occasione del 50°anniversario di consacrazione della chiesa parrocchiale

CONCERTO di NATALE 2014

Sabato 20 dicembre 2014 Ore 21.00

in CHIESA PARROCCHIALE -S.MARIA ASSUNTA -

Velate Milanese

APPUNTAMENTI da RICORDARE

Maggiori informazioni su questi ap-puntamenti verranno dati nel corso

delle S.Messe

• Cena di S.Agata

• Festa di S.Giovanni Bosco e di S.Agnese

• Giornata della Vita

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VELATE FLASH NEWS

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12 50° GIUBILEO

IN OCCASIONE DEL 50 DI CONSACRAZIONE DEL-LA NOSTRA CHIESA PARROCCHIALE ESCE IL

LIBRO DEL prof.Gianni Magni CHE RIPERCOR-RE 50ANNI E PIU’ DELLA VITA DELLA NOSTRA

COMUNITA’ PARROCCHIALE. ...ecco di seguito la PREFAZIONE...

“ Essa possiede la finezza di un edificio moder-no e la maestà d’un grande tempio” (7 giugno 1956 - Giovanni Battista Montini, Arci-

vescovo di Milano)

“La facciata del tempio è in marmo travertino, splendente al sole. Nell’interno una lunga fila di colonne e di archi danno una sensazione di snellezza, un largo respiro, invitando lo spirito ad uno slancio verso l’alto, verso Dio… Un mira-colo della fede e della generosità della popola-zione che ha risposto magnificamente all’invito accorato del Parroco…” (Angelo Barraciu, Sulle tracce di Dio, Primo an-

no di Visite Pastorali di Mons. Montini )

“La Madonna ci protegga! Se sarà il principio della salita al Calvario del Parroco don Carlo Fantoni, pazienza!”

( don Carlo Fantoni, il giorno dell’inizio lavori, la sera dell’11 febbraio 1950)

“Non l’ho fatta io la Chiesa, l’ha fatta la Madonna!” Deo gratias ac Mariae!

(don Carlo Fantoni, riconoscente alla sua cara Madonna Assunta)

“Proprio alcuni mesi fa essa è stata consacrata dal nostro Arcivescovo, il quale ha espresso un elogio sia per lo sforzo compiuto, sia per la semplicità e modernità e invito al raccogli-mento della costruzione.”

(rag. Angelo Perego, 1964) Giudizi, riconoscimenti, sospiri e ringraziamenti: un rapido sentore della cornice e del clima in cui si è sviluppato lo storico evento della costruzione della Chiesa nuova di Velate Milane-se.

Cinquant’anni di storia della comunità velatese, tanti quanti sono passati dall’evento della Consacrazione di quella chiesa che ancora oggi domina la collina velatese là dove, da uno dei primi poggi della Brianza, fa bella mostra di sé al viandante che non può non coglierne tutto il fascino nelle sue bianche pareti adagiate nel verde e custodite dalla vigile guardia di un cam-panile attempato ma fedele: questa l’avventura che mi è capitato di vivere in questi primi mesi del 2014. Cinquant’anni che, poi, sono diventati cento e per un attimo anche mille, perché sono mille anni che sulla stessa collina fa spicco un puntino bianco, che nel tempo è cresciuto, amplian-dosi, sempre accoccolata nel verde, fino all’aspetto maturo e rassicurante di oggi. Sono diventati cento e oltre! Proprio così, perché tanto è stato lo spazio di tempo intercorso tra il primo allarme di inadeguatezza della costruzione precedente e il 2014, anno del Giubi-leo della Consacrazione a cura dell’ allora ancora semplice arcivescovo e futuro cardinale mons. Giovanni Colombo.

L’ANNO GIUBILARE - 24 MAGGIO 1964 / 24 MAGGIO 2014

IL LIBRO per il“50505050ESIMOESIMOESIMOESIMO DELLADELLADELLADELLA CONSACRAZIONE” CONSACRAZIONE” CONSACRAZIONE” CONSACRAZIONE”

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SAANTO NATALE 2014

50°Giubileo 13

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Il secolo XX per Velate fu assai significativo: fortissimo incremento demografico nel passaggio dal XIX al XX secolo, il passaggio dei capifamiglia dallo status di Coloni agricoli a quello di Col-tivatori Diretti, il nascere della prima attività alternativa all’agricoltura, quella dei “RÜÉ de Milan” e, a seguire, la rivoluzione industriale e l’arrivo del benessere e il problema della man-canza di case e il fenomeno dell’emigrazione e il miracolo delle Cooperative Edilizie e le tra-sformazioni urbanistiche oggi in corso…. Insomma in cento anni è avvenuto molto di più che in un millennio di storia. In tutto questo cammino, grande protagonista e compagna di viaggio, sempre propositiva e stimolante, ma anche concreta e fattiva, è sempre stata la Parrocchia sotto la guida di grandi Parroci. Parroci a loro volta stimolata da grandi Arcivescovi, tra cui due già annoverati tra i Beati di Santa Romana Chiesa e un terzo ormai prossimo: Beato Andrea Ferrari, Beato Ildefonso Schu-ster e, ad ottobre 2014, Beato Giovanni Battista Montini.

Questa vicinanza di santità vorrà pur dire qualcosa! E, unita a quelli dei vari Parroci e Coadiu-tori, di cui possiamo affermare che sono state quelli giusti al momento giusto, ma anche al prezioso contributo della comunità delle Suore del Cottolengo e alla grande generosità della totalità dei Velatesi, sempre orgogliosi nel fare ed entusiasti per natura, ha sortito effetti insperati e grandiosi.

Ecco, in questo libro, scritto con molta semplicità e grande sforzo comunicativo, ho percorso passo passo l’evolversi dei fatti, con occhio fermo e costante, da una parte, sulla popolazione velatese, vera protagonista di tutto il racconto, e, dall’altra, sulla storia dell’edificio attuale della Chiesa: personaggi, date, notizie, attività, stili operativi e pastorali, testimonianze… ; paure, apprensioni, gioie e soddisfazioni, sospiri e commenti…; usi e tradizioni, riflessioni e brevi digressioni…. Insomma, uno squarcio di storia locale. Tutta? No! Come già detto, l’obiettivo era limitato alla costruzione e ai lavori di conservazione ed abbellimenti della nostra bella Chiesa e, per-tanto, molto è rimasto da raccontare ancora, sia deii cento anni presi in considerazione, sia dei secoli precedenti.

Perché quel titolo: “Quel bianco tempio sulla collina”? Si tratta della sintesi di un millennio di storia: fin dal cuore del Medio Evo, sulla stessa colli-na, in quello stesso punto, lo sguardo del viandante della pianura sottostante, volgendo il suo sguardo verso il nostro contrafforte collinare, racchiuso tra la valletta del torrente Brugolana e la Valle Fredda del torrente Molgorana, sporgente verso il piano, staccandosi dalla continui-tà dell’arco morenico del fronte sud dell’antico ghiacciaio, è stato continuativamente attrat-to da un punto bianco in mezzo al verde: di che si trattava? Di un luogo di culto, posto sulla collina, avamposto di un villaggio di lavoratori della terra, forse anche di un’antica roccafor-te; una chiesetta piccolissima, ma cresciuta lungo i secoli, fino a divenire, nel 1607, con il card. Federico Borromeo, chiesa di una Parrocchia, punto di riferimento di una Comunità, che più volte, stimolata dai Vescovi in visita Pastorale, si impegnò ad aggiornarne l’ampiezza, in media una volta ogni secolo, dal XVII, al XVIII, al XIX, fino al XX, quando ben due Beati la sollecitarono e caldeggiarono, lasciando ad un terzo, il Beato Montini, il plauso dell’obiettivo raggiunto con la felice definizione citata in premessa: “Essa possiede la finezza di un edificio moderno e la maestà d’un grande tempio”. Sempre là, sulla collina, sempre luminoso, sempre rassicurante. E nella sua visibilità permanente, vigile sentinella baluginante nel verde, nella sua continuità di presenza, crescente in luminosità e dimensione, possiamo affermare che essa ha sempre avuto, se non l’architettura, senz’altro il ruolo di un tempio sul monte, come su un’acropoli greca, meglio, come sul monte Sion di Gerusalemme.

E’ così che ho scritto la storia dell’ultima fase del “bianco tempio”, quella che riguarda i miei potenziali lettori.

L’auspicio è che sorgano altri appassionati di storia che in sinergia diano il loro contributo

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VELATE FLASH NEWS

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nella ricerca, convinto come sono che chi non conosce il proprio passato non ha futuro. Questa fatica me l’ha confermato in più occasioni e, per questo, invito il fedele lettore a leggere queste pagine, augurandogli di provare le stesse mie impressioni, assieme alle al-tre che la sua sensibilità gli suggerirà. Lungi da noi, la facile obiezione: “Eh! Ma i tempi sono cambiati!” Ebbene sì! I tempi sono cambiati, ma i bisogni dell’uomo no! Anche oggi, come ieri, l’uomo cerca serenità, pace, benessere dentro e fuori…comunità… tutti fattori tuttora di casa là, attorno alla casa di Dio, il quale, ben consapevole dei nostri reali problemi, ha voluto ri-manere a nostra disposizione, prendendo casa molto vicino!

Gianni Magni

NEI LOCALI ADIBITI SOLITAMENTE ALLE MOSTRE ARTISTICHE VERRA’ ALLESTI-TA UNA MOSTRA DI : OGGETTI SACRI , DIPINTI , REPERTI STORICI, filmati e FOTO D’EPOCA rela-tivi ai 50anni di vita della nostra Chiesa Parrocchiale

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SAANTO NATALE 2014

NEI CINEMA UN FILM CHE APPASSIONA

TRASH: TRASH: TRASH: TRASH: UNAUNAUNAUNA STORIASTORIASTORIASTORIA DIDIDIDI SOLDISOLDISOLDISOLDI EEEE BAMBINIBAMBINIBAMBINIBAMBINI””””SPORCHISPORCHISPORCHISPORCHI””””

Bacheca 15

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Trash è un film travolgente e appassionante, ha con un ritmo e una trama molto avvicente e ben costruita. E' la storia di un gruppo di bambini che vivono in una ba-raccopoli, una città-discarica del Terzo mondo, Behala, e passano tutto il giorno a rovistare e differenziare la spazzatura a piedi e a mani nude per riuscire a ricavarne qualcosa, per sè o per una possibile vendita. Sono bambi-ni poverissimi, ma pieni di vitalità, energia ed esuberan-za, come ogni bambino che si rispetti. Il film si apre con le immagini e la descrizione della di-scarica da parte di Raphael, uno dei ragazzi protagonisti: un luogo disumano, ripugnante e sudicio; un mare di ri-fiuti maleodoranti dove sempre si nasconde la stuppa, così chiamano i ragazzi lo sterco umano. "Nella nostra incantevole città [...] è complicato procu-

rarsi parecchie cose, e tra le cose che troppa gente non ha ci sono il gabinetto e l'acqua corrente. Perciò quando scappa la si fa dove capita." Dopo un inizio che stordisce, inizia un vero film d'avventura raccontato di volta in volta dai vari personaggi coinvolti. Dal ritrovamento di un borsello contenente moltissimi soldi, un documento, una mappa e una chiave i nostri piccoli eroi e amici (Raphael, Gardo e Jun-Jun, det-to Ratto) si ritrovano in una situazione pericolosa. Braccati e ricercati dalla poli-zia, che vuole a tutti i costi il borsello smarrito, i tre sono intenzionati ad inda-gare e a capirne di più. Diventano così protagonisti di una serie di rocambole-sche e pericolose imprese dalle quali emerge un intreccio che lega: un senatore corrotto, il suo domestico che gli ha sottratto sei milioni di dollari (per poterli rendere alla gente imbrogliata e derubata) e uno stuolo di poliziotti scorretti, lascivi e violenti. Dalla parte dei bambini si schierano Padre Juilliar e l'assistente Olivia della Missione della città, che si dedicano al sostegno e all'istruzione dei bambini della discarica, e un detenuto, Gabriel Olondriz.

"Certo, esistono i valori, la rettitudine morale e l'etica; esistono le relazioni, la fiducia e l'amore... e sono tutte cose imp

sime. Ma la più importante rimane il denaro, ed è prezioso come l'acqua. Alcuni bevono a grandi sorsate; altri muoiono di sete."

E' inevitabile una riflessione sulle anguste condizioni di vita di questi ragazzini, costretti a vivere ai margini della società

baraccopoli della periferia delle discariche, bambini che affondano mani e piedi tra rifiuti e ratti per far tesoro degli scarti

ricchi che possono per loro rivelarsi ottimi investimenti per la sopravvivenza. Un quadro amaro e drammatico che vede dipinta

una società e una politica opportunista, approfittatrice, cinica ed egoista che si arricchisce alle loro spalle.

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Riflessioni

In questo periodo Natalizio ci avete visto,

notato e soprattutto aiutato economicamen-

te: eravamo presenti sul piazzale della chie-

sa a proporre i Fanciullotti, fantastici Biscot-

ti, e carta Natalizia. La comunità ha dato

una grande mano alla Casa Del Fanciullo. Ci

sembra giusto rubarvi un po’ di spazio e

tempo per descrivervi chi siamo e cosa fac-

ciamo. Gli Amici della Casa del Fanciullo

(www.casadelfanciullo.com) sono una nuo-

va associazione che nasce con oltre 50 anni

di esperienza della precedente gestione e lo

spirito, la voglia di fare, la freschezza della

novità. Amici della Brianza e amici di Pia-

cenza e provincia che si uniscono, sotto lo

stesso cappello, con gli stessi obiettivi e il

medesimo spirito di amore cristiano. A com-

pleta disposizione della Casa del Fanciullo

l'Associazione conta ormai circa 100 soci, e

si prodiga in svariate attività di informazio-

ne, lavoro, raccolta fondi, gestione delle ri-

sorse. Ogni persona ha i suoi talenti (il Van-

gelo ce lo insegna) e l'Associazione cerca di

valorizzarli completamente. In questo cam-

mino e periodo di rilancio dell'Associazione,

non possiamo non ringraziare le figure sto-

riche che ci hanno dato l'esempio dell'amore

gratuito, dell'impegno incondizionato e non

possiamo esimerci dal chiedere la disponibi-

lità a tutti voi, per un aiuto di qualsiasi ge-

nere, dalla colonia estiva, alla quotidianità al

semplice contributo economico. In Brianza i

giovani volontari cercano di attingere espe-

rienza dai volontari storici di Pessano, sem-

pre pronti a faticare con il sorriso e ad acco-

gliere a braccia aperte i nuovi “operai” della

carità. E i gruppi dei diversi paesi (Cernusco

S/N, Valle Guidino e dintorni, Velate e Pes-

sano) tessono una trama di relazioni fatte di

solidarietà, fiducia, rispetto, collaborazione

e aiuto, pronti a rispondere alle esigenze, a

proporre iniziative, a rispondere agli impe-

gni. A Piacenza il gruppo è cresciuto veloce-

mente e solidamente; l'amore e la gioia dei

primi pionieri dell'"Associazione Amici Ca-

sa del Fanciullo" ha contagiato svariate per-

sone, che non si sono trattenute e si sono

fatte coinvolgere completamente. La colloca-

zione fisica favorisce una separazione delle

attività, ma è lo Spirito a guidarci lungo lo

stesso cammino; in questo modo si ottimiz-

zano le energie da spendere e le attività che

si riescono a svolgere crescono in numero e

migliorano in qualità. Due gruppi apparen-

temente separati, ma è solo la geografia a

tenerli troppo distanti; basta una piccola

occasione e tutti si ritrovano, fianco a fianco,

per condividere l'esperienza di essere Amici

della Casa con la A maiuscola. Fieri di esser-

lo. L'impegno gratuito di tutti gli Amici per-

mette all'Associazione di raccogliere fondi, e

di metterli a disposizione della Cooperativa.

Il nostro aiuto, anche a livello economico,

non è da sottovalutare anche se mai suffi-

ciente per il grande bisogno della realtà Ca-

sa del Fanciullo: manutenzione della Casa di

Carenno, delle strutture del dopo scuola,

della Casa Famiglia. Un piccolo contributo,

concreto e tangibile che per l’Associazione e

i bambini che ne gioiscono è un grandissimo

gesto.

un Amico, a nome di tutti gli Amici

DA PIACENZA ALLA BRIANZA, NEL NOSTRO CUORE LA CASA DEL FANCIULLO

EEEESSERESSERESSERESSERE A A A AMICIMICIMICIMICI DELLADELLADELLADELLA C C C CASAASAASAASA DELDELDELDEL F F F FANCIULLOANCIULLOANCIULLOANCIULLO

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Riflessioni 17

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UNA PAGINA TUTTA DA COLORARE

L’L’L’L’ANGOLOANGOLOANGOLOANGOLO DEIDEIDEIDEI P P P PICCOLIICCOLIICCOLIICCOLI

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PENSIERI E PAROLE...TURISTICI

GGGGITAITAITAITA DDDD’’’’INVERNOINVERNOINVERNOINVERNO AAAA S.M S.M S.M S.MARTINOARTINOARTINOARTINO DIDIDIDI G G G GRIANTERIANTERIANTERIANTE

Riflessioni

Non è certo un esercizio vuoto ed infruttuoso impreziosire una domenica o una qua-lunque altra giornata di questo inverno. Se, poi, ciò avvenisse sfruttando al meglio la cristallina atmosfera di questi mesi per garantirsi il più limpido sguardo su una bellezza planetaria da un punto spettacolarmente panoramico, direi che l’obiettivo sarebbe conseguito quanto meglio non si potrebbe. Per farlo, basterebbe portarsi al prato di San Martino e da lì, da quella rupe ripida e scabra di specie orobica, allungare l’occhio verso il sottostante lago ed abbracciare in un colpo solo il verde traboccante dei numerosi parchi pubblici di Griante, la co-sta comasca, la penisola bellagina con la punta spartivento, i tre rami del Lario, la costa lecchese e su su fino al complesso delle Grigne e là là in fondo fino alla conca della città dei Promessi Sposi. Arrivarci una volta raggiunta Como è facilissimo: la SS 340 Regina a fare da apripi-sta così da illuminare dopo Argegno le preziose cittadinanze di posti come Colonno, Sala Comacina con l’Isola Comacina lussureggiante avamposto sul lago, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo. Difficile resistere alla tentazione di fermarsi a ognuna di queste stazioni, le cui terre è come se emergessero dalla presa che su di esse e in modo sempre più pressante e violento sembrano forzare le acque dolci da una parte e la rupe arcigna del Sasso San Martino che scende a strapiombo dall’altra.

Ricca di storia Sala Comacina, Ossuccio merita per il campanile romanico simbolo dell’intero lago e dell’intera Diocesi comasca (le auto ci sfrecciano praticamente …sotto!) e per il Sacro Monte che si chiude nel Santuario della Madonna del Soccorso (da cui ci si può inoltrare a piedi per la val Perlana), Lenno capo pieve con architetture reli-giose suggestive e l’Abbazia dell’Acquafredda, Mezzegra posta a terrazza con numerose frazioni fra cui Giulino nota per un fatto storico accaduto il 28/04/1945, Tremezzo sede della bellezza naturale dei giardini di Villa Carlotta e della sensualità dei marmi candidi del Canova. Ma facciamo forza, facciamoci legare alla portiera dell’auto con tappi auri-colari per evitare di lasciaci sedurre dai richiami di queste sirene di lago e puntiamo deci-samente a viso duro verso Cadenabbia, a centro lago, facendo molta attenzione per le strettoie di una strada già poco larga (d’altra parte, la conformazione del terreno non consentiva di far di meglio), in modo da non finire direttamente dentro un bar …vista traffico!.

Cadenabbia si apre al termine dei Giardini di Villa Carlotta e, come Usmate con Vela-te, fa comune con Griante. Se il primo paese si allunga sulla costa, il secondo è so-praelevato lungo la costa della montagna. Molte le stradine che vi conducono. La mia preferita parte verso l’interno in corrispondenza del cartello segnaletico che indica la fine del nucleo abitato di Griante. Poche centinaia di metri (anche qui … belli stret-ti!) fino a incrociare il verde prato di Villa Maria. L’incrocio fa intravedere un’apertura a destra che sale alla chiesina succursale di San Rocco, estremo lembo orientale dell’abitato, dove si deve lasciare l’auto nel capiente parcheggio. Da lì, ri-mandando di poco la salita a San Martino, si può percorrere in direzione del centro

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paese la passeggiata Adenauer, che taglia l’intero nucleo in direzione Ovest e passa anche davanti alla Chiesa Parrocchiale dei SS. Nabore e Felice (con bell’affresco trecentesco dell’Assunta) fino a Villa La Collina dove il Cancelliere della Germania post-bellica passava le vacanze (altro che Merkel a Positano!) dopo avere avuto cura di crea-re un mini ufficio per poter seguire le vicende di Governo anche dalla Provincia comense. Con tanto di sosta immancabile alla casa dove tra il 1889 e il 1915, da Prefetto dell’Ambrosiana, passava le sue estati con la mamma Mons. Achille RATTI, dal 1921 Papa Pio XI (in essa nel 1918 la madre morì, senza i conforti del figlio, che, Nunzio a Varsavia, ritenne suo dovere rimanere a fianco del marto-riato popolo polacco, unico rappresentante della diplomazia internazionale che, invece, aveva in massa abbandonato la città a causa dei pericolosi disordini scoppiati per le gravissime tensioni geopolitiche dell’epoca!). La sosta è imman-cabile perché l’Ecclesiastico di Desio, oltre ad essere stato per poco Arcivescovo di Milano, è l’unico Papa brianzolo nella bimillenaria storia dei successori di Pie-tro.

Ma è tempo di tornare a San Rocco e seguire i cartelli metallici che indica-

no la direzione San Martino. Un primo pezzo di strada addirittura asfaltato che sbocca su una carrozzabile consorziale che va attraversata e subito abbandonata a destra per scendere pochi gradini che portano a livello del ponte sul torrente del Ronconi. Quindi, l’ascesa su strada selciata inizialmente irta e piena di ripidi tornanti (il cui dislivello è segnato da gradoni), che poi plana e arriva dolcemen-te al pianoro panoramico dove sorge il Santuario della Beata Vergine delle Gra-zie in San Martino. La dedicazione a San Martino dice di una prima edificazione in epoca tardo romana (forse trasformando un’originaria destinazione a Ercole, Apollo o altro dio latino); quella alla Beata Vergine delle Grazie è dovuto al ri-trovamento di una miracolosa effigie mariana nel ‘600, forse lì nascosta in un anfratto da mani pie che vollero sottrarla agli oltraggi delle soldatesche dei Gri-gioni che, essendo appena diventati luterani, sconfessavano il culto mariano e, conseguentemente, pasticciavano o distruggevano le immagini della Vergine. La stessa icona, portata alla chiesa parrocchiale, fu trovata prodigiosamente la mattina dopo nel luogo del primo ritrovamento, segno che fu interpretato quale volontà della Madre di Dio di voler essere venerata proprio in quel posto. Di qui, l’ampliamento in pieno XVII secolo della Chiesa che ha assunto le forme struttu-rali attuali.

Solide e poderose, esse si vedono già dalla costa e da esse si vede tutto l’ampio e solennemente placido bacino del centro lago. Soffermatevi e sorprendetevi a guardare in lontananza, ricordando di non accontentarvi dell’orizzonte ma di ricercare l’infinito, di non rivangare il passato (che è lento) ma scrutare e impo-stare il futuro (che è rock).

Per tornare per lo stesso sentiero che in tre quarti d’ora ci riporta all’auto, cambiati in meglio rispetto alla salita. Buon anno nuovo! Avv. Bruno BASSANI

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M3E M3E M3E M3E IL BELLO DELLA VITA: ESSERE SAPERE E LA COMUNITÀ PASTORALE MADONNA DEL CARMINE

M3E: M3E: M3E: M3E: RITORNORITORNORITORNORITORNO ALALALAL FUTUROFUTUROFUTUROFUTURO

Tutti sappiamo che la Parrocchia S.Maria Assunta di Velate Milanese è stata da qualche an-no assorbita nella nuova Comunità pastorale “Madonna del Carmine”, assieme a quelle di Usmate, Carnate e Ronco Briantino.

Tutti abbiamo capito che il futuro sarà legato sempre più ad un’interdipendenza fra le quattro realtà, ognuna delle quali da sempre organizzata e legata a tradizioni ed abitudini diverse ed autonome.

Tutti siamo consapevoli che l’auspicata integrazione comporterà un percorso molto lungo e non privo di difficoltà:

- organizzative: sotto il profilo della vita pastorale, spirituale e culturale,

- logistiche, legate, cioè, alla distanza geografica, alla presenza o meno di strutture ade-guate alle nuove dimensioni, al coordinamento delle varie iniziative e quant’altro.

- quelle, pur reali, ma assolutamente da evitare, saranno le difficoltà campanilistiche.

Ritengo che le più difficili da superare siano queste ultime, all’insegna della salvaguardia delle rispettive abitudini che non si vorrebbero mai cambiare.

Occorre, di conseguenza, compiere un salto culturale di riflessione ed apprezzamento delle nuove opportunità che l’innovazione comporta: penso, ad esempio, alle maggiori dimensioni della popolazione interessata ( calcolata, oggi in un numero aggirantesi attorno alle 20.000 unità, così come alle maggiori risorse che potrebbero essere trovate, riuscendo così a punta-re a progetti, nei vari ambiti ricordati sopra, di più ampio respiro e di possibile maggior inte-resse ed efficacia.

Insomma, non siamo fuori strada, se, dopo lo scetticismo iniziale, dovessimo aver capito l’opportunità di metterci in gioco, convinti che i vantaggi sono maggiori e tali da giustificare qualche disagio.

C’è un plusvalore di fondo che è determinante: la qualità dei nostri sacerdoti, con le loro doti di dedizione e di lungimiranza.

L’esperienza del “ M3E Il Bello della vita: essere sapere.

In riferimento a quanto sopra, l’M3E si qualifica come un esempio positivo e apri strada per possibili imitazioni nei vari ambiti, pastorali e spirituali oltre che cultura-li.

Ci riferiamo all’organizzazione di quella che, per capirci, vogliamo chiamare Universita’ della Terza Eta’, ma che in realtà, si tratta di IN-CONTRI DI APPROFONDIMENTO DI CULTURA GENERALE, organiz-zati in regolari Anni Accademici (siamo ormai giunti al 4° anno), este-si ai vari campi dello scibile e rappor-tati ai bisogni e agli interessi espres-si dagli iscritti di tutte le età.

Sullo sfondo, come dice il logo, sta

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“la bellezza”, sì, quella che secondo Shakespeare “salverà il mondo” e su di esso, di volta in volta, si alternano i mirabili capolavori dell’Arte, i versi armonici e pregnanti di Dante, l’ascolto della poesia, argomenti legati alla conoscenza e alla salute del corpo (Fisiologia umana e Naturopatia) e dell’anima (Teologia e Catechesi), al Rinascimento delle Signorie, al linguaggio della Musica, all’ Animazione Teatrale, e anche ai Laboratori di Inglese e di Informatica: lavori d’aula, ma anche uscite sul territorio, in parallelo con la Storia dell’Arte e non solo (Milano, Lodi, Vigevano…), tutti simpatici momenti socializzanti, cui si aggiungono anche pranzi, feste e consegna diplomi!

Davvero una comunità in cammino

Bella, eterogenea, interessata e numerosa.

Quattro anni in crescendo: dai 40 iscritti del primo anno siamo giunti al centinaio nell’anno in corso (2014/2015, 4° anno); negli anni sono aumentati anche gli insegnamenti; siamo passati dalla Sala San Luigi al Salone don Bosco dell’Oratorio di Velate; ma abbiamo dovu-to anche decentrare alcuni corsi e abbiamo chiesto ed ottenuto una seconda sede nel Cen-tro Giovanile di Usmate.

C’è da porsi qualche domanda in merito a tanto successo ed interesse: c’è un gran bisogno di cultura, di soddisfazione di interessi, di risposte alle domande di fondo sulla vita e sul futuro, di reagire alla solitudine e di socializzazione intelligente!

Chi scrive ha negli occhi il volto radioso degli “studenti” sui pullman (anche due alla volta) al ritorno dalle varie visite di istruzione, dalla Pinacoteca di Brera, come dalle Basiliche di S.Eustorgio e di San Lorenzo, o, ancora, del Castello Sforzesco… Ma rimane sistematica-mente edificato dalla grandissima attenzione alle lezioni e dalla voglia di dibattito sui vari contenuti ascoltati e dal bel clima che esiste nel gruppo.

Eppure non è un gruppo omogeneo, di un solo paese, di vecchi amici che si ritrovano, anzi! Gli iscritti provengono dalle quattro ex parrocchie che formano la Comunità Pastorale, ma non solo: da Merate, da Lesmo, da Arcore...

E tutto questo non fa che trasmettere ai responsabili stimoli ed impegno a far sempre me-glio, a non deludere le aspettative, a superare ogni pur giustificato momento di stanchez-za, che però è solo di tipo fisico, perché lo spirito è alto, i valori sono profondi, la motivazio-ne è ben fondata sul vecchio assioma, dal sottoscritto ripetuto, senza mai stancarsi, a se stesso e a tutti:

“Nessuno è tanto povero da non avere nulla da dare agli altri!”

Ritengo che il segreto stia qui!

Tutti noi abbiamo ricevuto la bicicletta: l’abbiamo accolta e ora abbiamo il compito di usarla. Non importa se è da campioni o da gregari: essa è sempre funzionante e il compito di cia-scuno è di usarla per noi e per il prossimo, convinti che quello che dobbiamo fare noi, non lo può fare nessun altro, perché tutti hanno il loro compito da svolgere… nell’amore per gli altri!

Gianni Magni

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Li abbiamo visti per un triennio arrivare al parcheggio di viale della Brina, in auto, a piedi, da nord, da sud, incontrarsi, salutarsi, scambiarsi battute, proprio come fanno tutte le mattine i giovani studenti che, vociando, si incontrano prima di entrare con cipiglio serioso nell’austerità delle aule scolastiche. Camminavano con passo affrettato: chi da solo, chi affiancato ad un altro, chi a gruppetti. Un solo tratto in comune ed inconfondibile: la gioia di esserci e di sentirsi protagonisti e facenti parte di un gruppo. Una caratteristica presente e visibile sul volto di tutti: il sorriso pieno e liberatorio, sì, quello che illumina i volti e rende belli, al di là di ogni segno dovuto all’età. Con allegria e seriosità: camminavano per andare ad incontrarsi, coi loro docenti, in aula San Luigi dell’Oratorio don Bosco di Velate, coi quali avrebbero fermato la loro attenzione su una varietà ben assortita di argomenti, discipline, attività; non solo, ma avrebbero trascorso un paio d’ore finalmente diverse dalla routine dei mestieri di casa, ascoltan-do, discutendo, approfondendo, richiamando saperi ritenuti persi per sempre e invece ac-corgendosi che erano semplicemente nascosti dietro l’angolo, pronti a riaffacciarsi non appena fossero stati sollecitati. E poi… colmare vuoti mai accettati, vissuti come un gap incolmabile tra loro e le nuove generazioni, come l’uso del computer o la conoscenza di elementi della Lingua Inglese. E ancora … sperimentare situazioni nuove, come fare Teatro, viaggiare, partecipando a gite e a Visite d’Istruzione, per visitare luoghi, monumenti, mostre e Musei e … vedere cose nuove e, soprattutto belle, da sfoggiare, al ritorno, ai figli e ai nipoti che, magari, li avevano già classificati tra i “matusa” arretrati e tagliati fuori da tutto. Ma chi sono? Beh! L’avrete capito: sono quel centinaio di studenti over 30,40,50,60,70 e anche 80 anni che hanno frequentato il primo triennio dei Corsi Accademici tenuti dall’ “M3E IL BELLO DELLA VITA: ESSERE SAPERE” e che da settembre 2014 riprenderanno il loro cammino con più entusiasmo di prima. Adulti giovani ed anziani: speciali? No semplicemente persone, uomini e donne, alle quali sono state fatte delle proposte concrete da un gruppo di adulti credibili ed impegnati. Adulti, gli uni e gli altri, studenti e docenti, che non hanno mai tirato i remi in barca, che hanno concluso gli anni lavorativi, raggiungendo l’età del collocamento a riposo, ma che hanno preso atto del limite anagrafico, senza adagiarsi nel pur meritato riposo: lo hanno, anzi, reinterpretato, ritrovando motivazioni e soddisfazioni rilassanti e stimolanti verso nuovi interessi ed impegni, nella convinzione che si può sempre, come dice una famosa canzone, “ dare di più”. Certo, “ SI PUÒ DARE DI PIÙ”, sempre, per sé, imparando, e per gli altri, dando. Dando ciò che solo a noi compete, perché “nessun uomo è un’isola” e la società che ci circonda ha bisogno di ognuno di noi, pe-na il rimanere con dei vuoti! E così il tempo libero di questi ADULTI protagonisti ha preso colore: il pensionato non si è limitato al monoto-no gioco delle carte; la casalinga ha arricchito e variato la sua routine; i nonni hanno qualificato il loro accudire i nipotini con nuove competenze e attenzioni; coloro che non hanno mai accettato di essere considerato an-ziani hanno trovato mille occasioni per ulteriori perfor-mance… E gli organizzatori e i docenti? Felici e contenti più di tutti: felici di continuare la loro professione, contenti

M3E M3E M3E M3E IL BELLO DELLA VITA: ESSERE SAPERE E LA COMUNITÀ PASTORALE MADONNA DEL CARMINE

NE SECCHIONI NE BIGOTTI. SOLO “BELLI”NE SECCHIONI NE BIGOTTI. SOLO “BELLI”NE SECCHIONI NE BIGOTTI. SOLO “BELLI”NE SECCHIONI NE BIGOTTI. SOLO “BELLI”

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SAANTO NATALE 2014

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di scoprire, a loro volta, nuove conoscenze e di approfondirne altre, soddisfatti di fare del volontariato, paghi del constatare risultati positivi del loro impegno, raggianti nel trovare una risposta al di sopra di ogni aspettativa alla loro proposta, comprenden-do di essersi avviati su una strada giusta, utile e proficua per tante persone. Insomma, ADULTI come tutti, che hanno mansioni e doveri in famiglia, che sospirano momenti di relax e di distensione, come tutti, che hanno più volte sbuffato di noia per mancanza di alternative alla monotonia quotidiana , come tutti, ma che, a differenza dei tutti hanno captato quello che ci voleva per loro, l’ M3E, cioè un ambito in cui inserirsi in amicizia e ricevere benefici per sé e per gli altri. Ed è un ambito completo, come è giusto che sia un ambiente di scuola: nozioni e for-mazione; mente e cuore; corpo e anima. C’è infatti anche il momento della Catechesi tenuto dal Sacerdote: quanti utili consigli per il proprio cammino lungo la strada della vita, che non è vero che ormai sia diventata corta, ma che ci sollecita ancora e conti-nuativamente a faticare per sé e per li altri. Mi è piaciuto il titolo di un articolo del mio giornale preferito, l’AVVENIRE, scritto da Antonio Maria Mira, all’indomani del raduno degli Scout a San Rossore (Pisa) di metà agosto: - NÉ SECCHIONI NÉ BIGOTTI. SOLO “BELLI” - . Ecco, come per gli scout, i nostri ADULTI, che vengono a scuola e che ascoltano la ca-techesi, non sono né secchioni né bigotti; non si arrotolano su se stessi; non sono timo-rosi e neanche chiusi. Cito dall’articolo: “Tutto questo è essere speciali? A noi sembra che l’aggettivo più giusto sia 'belli'…sono parte della parte bella del Paese, quella che dice ‘ci siamo’, che non si accontenta di essere il futuro ma vuole essere il presente. Da protagonisti.” Proprio così: anche i nostri ADULTI dicono ‘ci siamo’, non si accontentano di essere stati il passato, ma vogliono essere il presente. Da protagonisti. Appunto!

Gianni Magni

Nessun uomo è un’isola Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.___

John Donne

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VELATE FLASH NEWS

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NATALE

Non voglio di certo mettermi a seguire le orme di quel vescovo, successore di Ab-bondio, che nella cattedrale comasca, negli ultimi giorni di Avvento gremita di bimbi e ragazzi, fece tremare tanto quei giovani cuori quanto gli antichi pilastri della chiesa. Resta il fatto che interrogativi e curiosità sul buon Babbo Natale ab-bondano tra gli amici di Gesù, tanto tra i piccoli quanto tra i grandi. Il caso è se-rio, quanto l’amore di Dio che ha scelto di farsi uomo, di nascere bimbo a Bet-lemme, dalla sua mamma stretto in fasce per essere posto in una mangiatoia sot-to lo sguardo stupito e pensoso di Giuseppe e quello, forse più placido e tranquil-lo, di un asino e un bue. A dire il vero, queste due sante bestie – padroni di casa della grotta ad uso stalla dove nacque il Figlio di Dio – sono stati un po’ trascurati dai racconti di Matteo e Luca, ma ben presto segnalati da una letteratura apocri-fa curiosa di riempire di altri racconti ciò gli evangelisti avevano taciuto. Dopo tutto, tra bestie ci si intende… Ma il caso, quello di Babbo Natale, rimane abbastanza serio e, mentre la gloria dei cieli diventa promessa di pace per gli uomini di buona volontà, bisogna fer-marsi un poco a fare i conti con questo festeggiato che per il suo compleanno – il suo Natale, appunto – non vuole regali, ma pretende invece che siano gli altri – suoi fratelli e sue sorelle – a ricevere doni, a scambiarseli a vicenda. Strano modo di festeggiare il Natale, quello del Figlio di Dio! Caso serio davvero, perché il do-no più grande è Gesù stesso, è il suo nascere in mezzo a noi, duplice la sua natu-ra, unica la sua persona e la convinzione di donare la vita per noi tutti, senza trattenere alcunché. È così che la gloria del cielo sopra Betlemme si rinnova nella terra di Gerusalemme, là dove sarebbe stato piantato il legno della croce. E allo-ra, come amava pregare don Luigi Serenthà, impastando con il lievito del Vangelo la poesia di Quasimodo, verrebbe da esclamare: «È Natale, Signore, o già subito Pasqua? / Il legno del presepe è duro, come legno di croce. / Il freddo ti punge, quasi corona di spine. / […] Comincia così il tuo cammino tra noi, la tua ostinata decisione / di essere Dio, non di sembrarlo».

Ma dal legno della mangiato-ia di Betlemme e da quello in seguito lavorato nella bot-tega di Nazareth, torniamo al nostro Babbo Natale, San-ta Claus per gli amici statu-nitensi. E stiamo attenti at-tenti a non dimenticare Ge-sù, il nostro festeggiato! Co-me mai il suo compleanno si sia fissato al 25 dicembre, ottavo giorno prima delle calende di gennaio, sarebbe una storia bella da racconta-

STORIE DI NATALE

NATALE NEL MONDONATALE NEL MONDONATALE NEL MONDONATALE NEL MONDO

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re e non è detto che prima o poi non si trovi il tempo per farlo. Basti sapere che a Roma, per l’anno 354, il bravissimo Furio Dionisio Filocalo, amico del futuro papa Damaso, mise insieme un bel Cronografo, una specie di agenda super-lusso ricca di notizie e curiosità per cristiani alla moda. Ebbene, il suo calendario liturgico inizia proprio il 25 dicembre con l’annotazione «Natus Christus in Bethleem Iudeae». È la prima menzione della celebrazione del Natale di Gesù, nato a Betlemme di Giude-a, ma nulla di Babbo Natale. Per il già citato Abbondio – vissuto lungo il V secolo e amico di papa Leone – è me-glio mettere a tacere le voci che lo vorrebbero originario di Tessalonica e dunque giunto dall’Oriente cristiano sulle rive del lago di Como. Diversamente, per cerca-re Babbo Natale dobbiamo andare proprio in Oriente, tra III e IV secolo. Tappa del nostro viaggio è Myra, antica cittadina dell’Asia Minore, giusto un poco discosta dal Mediterraneo, sul quale comunque gestiva fiorente il porto di Andriaco, spesso tappa obbligata per le grandi navi che portavano buon grano per i panettieri di Roma. Anche Paolo era passato di là: l’estate dell’anno 60 era alla fine, mentre l’apostolo viaggiava per nave, prigioniero condotto a Roma per essere là giudicato a motivo della sua fede in Gesù. Per Babbo Nata-le, invece, il mese giusto è dicembre, in un anno incerto, ma compreso tra il 345 e il 352, dunque poco prima che a Roma pensassero di redigere cronografiche agende di lusso, com-plete di data del Natale. Era il sesto giorno di dicembre, quando a Myra moriva un anziano dalla barba bianca e dalle lunghe e solenni vesti rosse per il ruolo ricoperto tra i cri-stiani della cittadina: era il vescovo Nicola. In Italia Nicola è meglio conosciuto come Nicola di Bari, dato che dal 1087 il suo corpo riposa nel capoluogo pugliese. Alla fine del secolo XI i cristiani rimasti a Myra non erano molti e la maggioranza degli abitanti era ormai musulmana. Come ai tempi antichi, alcuni marinai baresi trasportavano grano da Oriente ad Occidente, facendo tappa nel porto di Andriaco. Due sacerdoti loro concittadini si misero in viaggio con loro, convincendoli a salire nella cittadina che sovrastava il porto per prendere e tra-sportare a casa le preziose reliquie di questo vescovo buono e santo. È certo che i pochi cristiani di Myra ci rimasero male, ma che festa all’arrivo di Nicola nel porto di Bari! Già tutti conoscevano il suo nome perché la sua bontà, soprattutto verso i più piccoli e i giovani, era stata davvero fuor di misura, proprio straordinaria. Con tutti gli onori e grande rimpianto, quel 6 dicembre di tanti anni prima Nicola era stato sepolto nella città dove aveva annunciato il Vangelo e a tut-ti insegnato come volersi bene al modo stesso di Gesù. Non solo il ricordo delle sue parole, ma soprattutto della sua bontà e dei suoi gesti di carità avevano spinto la gente a domandare il suo aiuto. Certa era la speranza che il buon Nicola fosse in paradiso e che potesse pregare il Signore Gesù per tutti i suoi fratelli e le sue so-relle di Myra e dintorni. Fu dunque il popolo di Dio a riconoscere la sua santità e a spargerne ovunque la fama. La ricerca storica, al pari del bue e dell’asino di Betlemme, può dire ben poco di Nicola. Allo stesso modo dei racconti apocrifi su Gesù, la stima devota e la curiosi-tà santa del popolo di Dio ha provveduto a colmare molte di queste lacune. Allora

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Prosegue

alcuni raccontarono come, prima ancora di essere eletto vescovo, egli aveva sal-vato il futuro di tre povere ragazze in cerca di marito. In quei tempi, per sposarsi era necessario presentarsi alla famiglia dello sposo con una dote, ma il padre di quelle tre era caduto in disgrazia e proprio non sapeva cosa fare. La triste notizia passò di bocca in bocca e giunse all’orecchio di Nicola. Quella notte stessa entrò in azione: senza farsi vedere e senza svegliar nessuno, attraverso la finestra di casa gettò tre borse colme dell’oro necessario ad organizzare il matrimonio delle tre giovani. Divenuto vescovo non perse di certo questa buona abitudine di far regali ai buoni che erano nel bisogno. Inoltre, fedele alla parola di Gesù, non al-lontanava mai da sé i bambini, ai quali faceva spesso dono di un buon frutto. Quella bontà da mangiare era l’occasione per invitarli a crescere custodendo la bontà più grande, quella di Dio Padre verso i suoi figli, di Gesù verso ogni suo fra-tello e sorella. Cos’altro aggiungere a questi racconti? Forse che il santo vescovo, giunto che fu in paradiso, finalmente pieno di gioia nell’essere faccia a faccia con Gesù, si sen-tì destinato ad una missione davvero speciale. Proprio in quegli anni le Chiese iniziavano a festeggiare il Natale del Signore. «Mio buon Nicola», gli disse allora Gesù, «perché non continui a portar regali ai buoni che sono nel bisogno e ai bambini che vogliono crescere buoni come me? Va’ a nome mio, a nome di quel Bambino che sono stato e che sono ancora in ogni piccolo che crede in me e nel mio papà che è Dio. Va’ e porta di nascosto i tuoi doni, gettali ancora attraverso le finestre e, se necessario, passa pure dai camini. Nel mio Natale nessuno di-mentichi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere!». Ecco dunque come Nicola, il buon vescovo di Myra, si ritrovò a portar doni nella notte del Natale di Gesù. Ecco come si ritrovò addosso il nome di Babbo Natale e a veder un poco mutato il suo abito di vescovo. Inoltre, per uno cresciuto sulle rive del Mediterraneo orientale, uno che aveva viaggiato a piedi, a cavallo e per nave, venerato e invocato da greci e latini, a Myra come a Bari, volete che dal paradiso abbia problemi, se la gente lo crede domiciliato in Lapponia, pronto a muoversi con renne e slitta? Dopo tutto, nel raccontar di santi, è facile che ognu-no aggiunga qualcosa di suo per farseli più amici, più cari e vicini. Così fecero i cristiani del Nord Europa, così ne parlarono a quanti vivevano dall’altra parte dell’Atlantico. L’importante è non dimenticare la missione ricevuta dal festeggia-to, che per il compleanno non vuole doni, ma pretende che questi siano fatti agli altri. E qualche volta, autentico galantuomo, Nicola cede il posto ad una giovane siracusana di nome Lucia, altre volte si fa aiutare e consigliare dai santi Magi, tre esperti in materia, anche se insistenti nel suggerire oro, incenso e mirra. don Stefano Perego

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dialetto 27

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UNA RUBRICA PER EVITARE CHE SI PERDA LA MEMORIA

GGGGHHHH’’’’ERAERAERAERA UNAUNAUNAUNA VOLTAVOLTAVOLTAVOLTA............

TTri rop sa poe no fà: fà tasè i donn, faà curr i vecc, tignì cuet i bagaet.

Tre cose non si possono fare: far tacere le donne, far correre i vecchi, tener fermi i bambini.

Te doeur el venter. Prega el Signur ch'el te doeura semper, prega san Giuan ch'el te doeura tutt l'ann, prega l'angiulin ch'el te douera amè un tantin. Ti fa male la pancia, prega il Signore, San Giovanni e l'Angelo che continui a farti male ancora per molto molto tempo.

Tutt i cà hinn faa da sass, ognuna ha 'l sò fracass. (Tutte le case sono fatte di

sassi, e ognuna ha le sue vicissitudini, i propri guai)

UUn pà al mantegn dudas bagaj ma dudas bagaj in minga bunn da manti-

gnì un pa'. Un papà sa mantenere 12 figli, ma 12 figli non sanno mantenere un papà. Ul vin e i donn, a tiran scemu l'om. Il vino e le donne, fanno perdere la testa agli uomini. Ul vin al fà sanc, l'acqua l'è buna per lavas i pee. Il vino fa sangue, l'acqua serve per lavarsi i piedi. Ul ben dal padrun l'è cumè al vin in dal fiasch: incoeu l'è bun duman l'è guast. La riconoscenza del padrone è come il vino nel fiasco: oggi è buono, domani è guasto. Utuber te se bell, se ul' fen l'è in cassina u'l vin in dal vassell. (Ottobre sei bel-lo, se il fieno è nella cascina e il vino nella botte)

VVar pussè un "andà" che cent "andemm". (E' meglio una decisione presa

al momento giusto che cento tentennamenti)

ZZucch e dònn brutt ghe n'è da par tutt. (Di zucche e donne brutte ce n'è

dappertutto).

Zucch e melon à la sua stagion (zucche e melone (si devono mangiare) alla loro stagione)

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I PROSSIMI APPUNTAMENTI

TTTTORNEOORNEOORNEOORNEO P P P PICCOLIICCOLIICCOLIICCOLI A A A AMICIMICIMICIMICI ---- 9 9 9 9AAAA E E E EDIZIONEDIZIONEDIZIONEDIZIONE

US Velate

9° torneo “Piccoli Amici”

(riservato a giocatori under

2005)

8° trofeo Andrea Tredesini a.m.

DOMENICA 4 GENNAIO 2015 Presso il Palazzetto dello Sport

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SAANTO NATALE 2014

E' con piacere che scrivo queste poche righe riguardanti l'andamento della prima par-te della stagione appena conclusa. Sono molto soddisfatto di ciò che è stato fatto in questi pochi ma intensi me-si, consapevole di essere solo all'inizio e che un cambio di gestione societaria com-porta grandi difficoltà. Ribadisco la mia soddisfazione, grazie alla"GRANDE" disponibi-lità di tutti gli allenatori e di chi ha collaborato sul campo, rendendo possibile lo svolgimento delle partite e facilitando il mio impegno. Spero che le esperienze matu-rate in qualche anno di contatto diretto con i giovani calciatori potranno migliorare l'efficacia dell'azione degli allenamenti sia sul piano educativo che su quello tecnico. Ma il mio impegno e augurio più grande è che l'U.S.Velate possa contraddistinguersi da altre società calcistiche nel difficile compito di trasmettere ai ragazzi, attraverso gli allenatori, la passione per il calcio, il gusto di"GIOCARE", la fiducia in se stessi e negli altri. Con i migliori auguri.Loris Brambilla Direttore Sportivo Calcio US Velate

Anche quest'anno siamo arrivati a fine andata per le nostre squadre di pallavolo iscritte ai campionati del CSI. I risultati delle nostre ragazze sono stati soddisfacenti, a partire dall' under 12 seconda in campionato ad un solo punto dalla prima in classifica, per poi passare alle under 14 dove, dopo un inizio positivo, si è avuto un leggero calo nelle ultime partite, ma non sempre si può avere il massimo. Discorso diverso per le allieve le quali nelle partite casalinghe hanno avuto un ruolino di marcia da schiacciasassi (4 vittorie su 4), ma lontano dal campo di casa hanno rimediato 4 sconfitte. Per la squadra Open i risultati sono stati ottimi visti gli auspici d'inizio anno. Inoltre tre delle nostre quattro squadre hanno in programma anche chi i quarti e chi gli ot-tavi di finale di coppa in programma da gennaio 2015. E soprattutto non dimentichiamo che ci sono anche le bimbe del primo e mini volley che hanno partecipato ad un raduno il 29 novembre in quel di Paderno Dugnano difendendosi alla grande nonostante fosse la prima volta che partecipavano ad un torneo. Recentemente abbiamo anche organizzato una squadra di “over” che si diverte al mercoledì

sera in palestra, e sembra che stiano facendo pas-si da gigante!! aspettiamocene delle belle ……. Un ringraziamento a tutti gli allenatori dirigenti refertisti e accompagnatori che danno il loro tem-po alle nostre ragazze/ragazzi, per aiutarli a cre-scere ed acquisire importanti valori attraverso questo fantastico sport. Roberto Ripamonti Direttore Sportivo Volley US Velate

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BARZELLETTE, GIOCHI E VIGNETTE

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APPUNTAMENTI IMPORTANTI NEI PROSSIMI MESI

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DICEMBRE 2014

21 DICEMBRE: DOMENICA DELLA DIVINA MATERNITA’ ore 11,00: Santa Messa e benedizione dei GESU’ BAMBINI ore 21,00: a Carnate festa di Natale per adolescenti diciottenni e giovani del-la Comunità Pastorale 22 dicembre: lunedì ore 15,00: celebrazione della CONFESSIONE per la terza media ore 16,45: NOVENA DI NATALE in chiesa ore 21,00: CONFESSIONI a USMATE 23 dicembre: martedì ore 10,30: CONFESSIONI adolescenti e diciottenni in chiesa ore 15,00: CONFESSIONI per tutti 24 dicembre: mercoledì Tempo di CONFESSIONI ore 19,30: ritrovo in oratorio per gli adolescenti e giovani che desiderano pre-pararsi alla Veglia e alla Santa Messa di Natale ore 23,30: Veglia di Natale

ore 00,00: SANTA MESSA NELLA NOTTE 25 DICEMBRE: SOLENNITA’ DEL NATALE DEL SIGNORE Si segue l’orario festivo delle sante Messe

26 dicembre: venerdì ore 09,00: Santa Messa ore 11,00: Santa Messa

28 DICEMBRE: DOMENICA NELL’OTTAVA DI NATALE 29 dicembre: lunedì ore 21,00: recita del santo rosario al Dosso 30 dicembre: martedì Partenza per la vacanza ad Esino per gli adolescenti 31 dicembre: mercoledì ore 18,15: Santa Messa di fine anno col canto del TE DEUM

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APPUNTAMENTI IMPORTANTI NEI PROSSIMI MESI

DICEMBRE DICEMBRE DICEMBRE DICEMBRE ---- GENNAIO GENNAIO GENNAIO GENNAIO

GENNAIO 2015

01 GENNAIO 2015: OTTAVA DEL NATALE GIORNATA MONDIALE DELLA PACE: NON PIU’ SCHIAVI, MA FRATELLI Si segue l’orario festivo delle Sante Messe. Ad ogni celebrazione verrà distribuito il santo patrono dell’anno 02 gennaio: primo venerdì del mese ore 15,00: Santa Messa e adorazione

04 GENNAIO: DOMENICA DOPO L’OTTAVA DI NATALE TROFEO TREDESIN. CHIERICHETTI A VENEZIA

05 gennaio: lunedì ore 18,15: Solenne Veglia dell’Epifania

06 GENNAIO: SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE Al termine di ogni Santa Messa ci sarà il bacio di Gesù Bambino ore 15,00: GRANDE TOMBOLA in oratorio per tutti 08 gennaio ore 20,45: recita della Corona Angelica e Santa Messa in onore di San Mi-chele 09 gennaio: venerdì ore 19,30: a Ronco percorso per adolescenti: per una AC in movimento

11 GENNAIO: DOMENICA DEL BATTESIMO DI GESU’ ore 09,45: incontro di catechismo del gruppo “GESU’BUS” ore 10,00: incontro di catechismo del gruppo “ARCOBALENO” ore 16,00: BATTESIMO 15 gennaio: giovedì ore 21,00: incontro del gruppo della “PASTORALE DELLA SALUTE”

18 GENNAIO: II DOMENICA DOPO L’EPIFANIA SECONDO INCONTRO VOCAZIONALE ore 09,45: incontro di catechismo del gruppo “AMICO CERCASI” 19 gennaio: lunedì ore 20,30: primo incontro per tutti i catechisti sul nuovo progetto della cate-chesi dell’iniziazione cristiana

25 GENNAIO: FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MA-RIA E GIUSEPPE