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Attuazione dell’articolo 11 della legge 24 giugno 2009, n. 77 Tecnico incaricato: ing. P. Brianza Collaboratore: ing. F. Mutti (GIS e Archiviazione) Collaboratore: dott. geol. D. Chiarini (geologia e sismica) STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA ESEGUITO IN BASE AGLI ICMS 2008 “INDIRIZZI E CRITERI PER LA MICROZONAZIONE SISMICA “ E S.M.I. E SECONDO GLI STANDARD DI RAPPRESENTAZIONE E ARCHIVIAZIONE INFORMATICA VERS 3.0 - OTTOBRE 2013 REGIONE LOMBARDIA Comune di Mazzano RELAZIONE ILLUSTRATIVA Regione: Lombardia Soggetto Realizzatore: Data: Aprile 2015

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Attuazione dell’articolo 11 della legge 24 giugno 2009, n. 77

Tecnico incaricato:

ing. P. Brianza

Collaboratore: ing. F. Mutti

(GIS e Archiviazione)

Collaboratore: dott. geol. D. Chiarini

(geologia e sismica)

STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA

ESEGUITO IN BASE AGLI ICMS 2008 “INDIRIZZI E CRITERI PER LA

MICROZONAZIONE SISMICA “ E S.M.I. E SECONDO GLI STANDARD DI

RAPPRESENTAZIONE E ARCHIVIAZIONE INFORMATICA

VERS 3.0 - OTTOBRE 2013

REGIONE LOMBARDIA

Comune di Mazzano

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

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Lombardia

Soggetto Realizzatore:

Data:

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Via G. Randaccio, 21 - 25128 Brescia - tel/fax 0303702821 e-mail [email protected]

INDICE

1. Introduzione ............................................................................................................................ 4

2. Definizione della pericolosità sismica di base e degli eventi di riferimento ............................. 6

2.1. Premessa.......................................................................................................................................... 6

2.2. Pericolosità sismica di base ............................................................................................................. 8

2.3. Definizione della pericolosità sismica di base del comune di Mazzano .......................................11

2.4. Eventi di riferimento , catalogo terremoti e rete sismica Italiana ...............................................13

2.4.1 Tettonica quaternaria ..................................................................................................................20

3. Assetto geologico, strutturale e geomorfologico dell’area ..................................................... 22

3.1. Inquadramento geologico geomorfologico ...................................................................................22

3.2. Inquadramento geologico strutturale ...........................................................................................25

3.3. Geologia .........................................................................................................................................29

3.4. Tettonica locale .............................................................................................................................31

3.5. Cavità, grotte e sorgenti ................................................................................................................32

4. Dati geotecnici e geofisici ...................................................................................................... 32

4.1. Dati geotecnici ...............................................................................................................................33

4.2. Dati geomeccanici .........................................................................................................................36

4.3. Dati geofisici ..................................................................................................................................36

4.3.1. Premessa indagini geofisiche ....................................................................................................36

4.3.2. Modelli geofisici.......................................................................................................................37

5. Modello del sottosuolo, descrizione delle sezioni geologico tecniche ................................... 39

6. Metodologie di elaborazione e risultati dell’analisi sismica di II livello................................ 43

6.1. Analisi sismica di II livello .............................................................................................................43

7. Elaborati cartografici ............................................................................................................ 48

7.1. Carta delle indagini........................................................................................................................48

7.2. Carta Geologico Tecnica per la microzonazione sismica (CGT_MS)...........................................49

7.2.1.Terreni di copertura , litologia di superficie e ambienti di deposizione ............................................49

7.2.2.Elementi tettonico strutturali e traccia delle sezioni geologico tecniche ...........................................49

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7.2.3.Instabilità di versante .....................................................................................................................50

7.2.4.Elementi geologici e idrogeologici .................................................................................................50

7.2.5.Forme di superficie e sepolte ..........................................................................................................50

7.3. Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (Livello 1 o Carta delle MOPS) ....50

7.3.1. Zone stabili................................................................................................................................51

7.3.2. Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali .........................................................................51

7.3.3. Zone di attenzione per le instabilità ...........................................................................................54

7.3.4. Forme di superficie e sepolte .....................................................................................................55

7.4. Carta della pericolosità sismica locale (PSL) ............................................................................55

7.5. Carta dei Fattori di Amplificazione derivante dall’applicazione del livello 2..........................56

8. Bibliografia ........................................................................................................................... 57

ALLEGATI

1. Elaborazione indagini sismiche e risultati

2. Stratigrafie dei pozzi e dei pozzi riqualificati in piezometri

3. Prove penetrometriche statiche

4. Trincee esplorative

5. Sondaggi a carotaggio continuo

6. Analisi di laboratorio

7. Sezioni geologico tecniche

8. Tabelle indagini

ELABORATI CARTOGRAFICI

1. Carta delle Indagini ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000)

2. Carta Geologico Tecnica ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000)

3. Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) ai sensi degli ICMS (scala

1:10.000)

4. Carta della Pericolosità Sismica Locale (PSL) ai sensi dei criteri regionali (scala 1:10.000)

5. Carta dei Fattori di Amplificazione derivante dall’applicazione del livello 2 ai sensi dei

criteri regionali (scala 1:10.000) per l’intervallo di periodo 0.1-0.5s e per l’intervallo di

periodo 0.5-1.5s

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Brescia, Aprile 2015

1. Introduzione

Su incarico dell'Amministrazione Comunale di Mazzano in base alla Determinazione dell’Area del

responsabile dell’ Ufficio Intercomunale dei Lavori Pubblici e Servizi Comunali n170 del

03.04.2015 è stato realizzato uno studio di microzonazione sismica in base ai criteri di cui

all’Ordinanza C.D.P.C. 20 Febbraio 2013 n. 52 e s.m.i. e al Decreto C.D.P.C 15 aprile 2013.

L’O.C.D.P.C. n. 52/2013 prevede l’utilizzo della procedura indicata negli “Indirizzi e Criteri per la

Microzonazione Sismica” (ICMS - Conferenza delle Regioni e Province Autonome – Dipartimento

della Protezione Civile, Roma, 3 Vol. e DVD, Gruppo di Lavoro MS, 2008) e successivi

aggiornamenti e degli Standard di rappresentazione e archiviazione informatica degli studi di

microzonazione sismica (vers. 3.0). La procedura prevista negli ICMS 2008 è articolata in 3 livelli

di approfondimento. Il livello 1 che riguarderà il seguente lavoro prevede la realizzazione della

carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS), redatta con filosofia analoga a

quella della carta di pericolosità sismica locale PSL prescritta dai criteri regionali.

I criteri regionali in base ai quali realizzare studi di microzonazione sismica in Regione Lombardia

sono contenuti nella D.G.R. n. IX/2616 del 30 novembre 2011 (Allegato n. 5: “Analisi e valutazione

degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nei

P.G.T.”). Essi prevedono 3 livelli di approfondimento: in fase di pianificazione sono previsti un

livello 1, qualitativo, tramite la redazione della carta di Pericolosità Sismica Locale (PSL), ove sono

individuate le aree soggette ad instabilità sismica e le aree soggette a fenomeni di amplificazione e

un livello 2, semiquantitativo, finalizzato alla quantificazione dei fattori di amplificazione attesi,

mediante l’utilizzo di abachi regionalizzati; in fase di progettazione è previsto un livello 3,

quantitativo, eventualmente prescritto nelle norme allegate alla carta di fattibilità geologica.

Le differenze sostanziali tra le due carte sono:

- nella carta MOPS vengono indicate anche le aree stabili non suscettibili di

amplificazione/instabilità;

- nella legenda della carta MOPS ad ogni area è associata una stratigrafia tipo di riferimento e

sono previsti simbolismi per indicare forme di superficie e forme sepolte;

- per la stesura della carta MOPS è prevista la redazione della Carta delle Indagini e della Carta

Geologico Tecnica.

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Sulla base dei dati a disposizione e delle eventuali indagini integrative eseguite gli elaborati

compilati e consegnati in base alla richieste secondo l’allegato 1 dell’ordinanza in oggetto sono i

seguenti:

1. Carta delle Indagini ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000);

2. Carta Geologico Tecnica ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000);

3. Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) ai sensi degli ICMS (scala

1:10.000);

4. Carta della Pericolosità Sismica Locale (PSL) ai sensi dei criteri regionali (scala 1:10.000);

5. Carta dei Fattori di Amplificazione Fa 0.1-0.5s e Fa 0.5-1.5s derivante dall’applicazione del

livello 2 ai sensi dei criteri regionali (scala 1:10.000);

6. Relazione illustrativa comprensiva delle note illustrative degli elaborati cartografici ;

7. Stratigrafie e grafici delle indagini geotecniche e dei pozzi, elaborazione prove geofisiche e

relative tabelle o schede.

La carta di pericolosità sismica locale e la carta dei fattori di amplificazione del livello 2 ai sensi dei

criteri regionali sono state redatte sulla base delle cartografie compilate per la redazione della

componente geologica, idrogrologica e sismica del PGT del comune di Mazzano aggiornate grazie

alle nuove indagini sismiche eseguite ad integrazione delle preesistenti.

Ai fini della realizzazione dello studio di microzonazione si è proceduto come segue:

1. si è presa visione dei dati esistenti e delle indagini eseguite per la redazione della componente

geologica, idrogeologica e sismica per il PGT

2. sono state raccolte le stratigrafie dei pozzi autorizzati esistenti nel comune di Nuvolera e nei

comuni limitrofi per una fascia prossima ai confini comunali

3. ad integrazione delle indagini geofisiche preesistenti (3 indagini di sismica a rifrazione in onde

P e S), eseguite in occasione del PGT comunale, si sono eseguite 5 indagini HVSR e 1 indagine

MASW combinata a sismica a rifrazione in onde P, per meglio identificare gli scenari sismici

definiti nella fase di pianificazione;

4. sulla base dei dati pregressi e delle indagini raccolte ed eseguite, come descritto ai punti

precedenti, è stata redatta la Carta delle Indagini prevista dagli ICMS (a scala 1:10.000), nella

quale sono state ubicate e distinte per tipologia tutte le indagini puntuali e lineari disponibili;

5. sulla base delle conoscenze geologiche e geomorfologiche disponibili e rilevate e dei dati

ottenuti dalle indagini è stata redatta la Carta Geologico Tecnica (a scala 1:10.000), nella

quale sono riportate tutte le informazioni di base (geologia, geomorfologia, caratteristiche

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litotecniche, geotecniche ed idrogeologiche) necessarie alla definizione del modello di

sottosuolo e funzionale alla realizzazione della carta MOPS;

6. sulla base dei dati geologico tecnici, geomorfologici di superficie disponibili e rilevati e delle

indagini eseguite è stata redatta ed aggiornata la Carta PSL a scala 1:10.000;

7. sulla base della campagna di indagine geofisica svolta ad integrazione dell’esistente,

finalizzata alla raccolta dei dati richiesti per l’applicazione del livello 2 previsto dai criteri

regionali (e per la redazione della carta MOPS), il quale permette di individuare aree omogenee

dal punto di vista delle amplificazioni attese e le relative sismostratigrafie di riferimento si è

redata la carta dei fattori di amplificazione di 2 livello;

8. in base alla elaborazione delle indagini integrative ed alla correlazione dei dati a disposizione si

è proceduto alla redazione della Carta MOPS, nella quale sono state delimitate le zone stabili,

le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali e le zone suscettibili di instabilità;

9. sulla base dei risultati ottenuti dall’applicazione del livello 2 dei criteri regionali sono state

individuate le zone nelle quali il valore di soglia comunale riferita al livello di sicurezza

prescritto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni risulta inferiore al valore del fattore di

amplificazione atteso;

10. Redazione di tutti gli elaborati e archiviazione dei dati conforme ai disposti degli Standard di

rappresentazione e archiviazione informatica degli studi di microzonazione sismica (vers. 3.0).

2. Definizione della pericolosità sismica di base e degli eventi di riferimento

2.1. Premessa

Non è possibile ridurre la pericolosità sismica, ma è possibile mitigare il rischio riducendo le

conseguenze dei terremoti, mediante azioni per la riduzione di vulnerabilità ed esposizione, quali:

• Progettare e costruire adeguatamente, riducendo la vulnerabilità del costruito;

• Pianificare opportunamente l’uso del territorio (suscettibilità alla liquefazione, frane, etc.) ;

• Predisporre un sistema efficace di protezione civile: sensibilizzazione e diffusione di

informazione, sistemi di gestione dell’emergenza ;

Per realizzare le azioni di mitigazione, è necessario innanzitutto definire quali sono le zone

sismicamente pericolose di un territorio: la conoscenza della pericolosità è essenziale per progettare

e pianificare l’uso del territorio, ed ottimizzare le politiche di spesa.

Secondo il DM del 14/01/2008 sulle norme tecniche per le costruzioni nel campo della

progettazione:

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• le prestazioni della struttura sono definite richiedendo il rispetto di 4 diversi stati limite (SL): 2

SLE (stati limite d’esercizio) e 2 SLU (stati limite ultimi)

• per ogni stato limite si utilizza il confronto tra capacità e domanda

• per ogni stato limite, la domanda è legata al periodo di ritorno (TR) del sisma cui rapportare la

capacità della costruzione

(Da Lai et al.,2006)

• L’azione sismica è valutata in relazione ad un periodo di riferimento VR dell’opera e allo stato

limite (SL) da verificare, cui è associata una prefissata probabilità di superamento PVR;

• VR definisce il periodo di osservazione durante il quale ad ogni SL viene definito un terremoto di

intensità prefissata specificata da una probabilità di superamento PVR, durante tale periodo,

dell’azione da considerare.

VR = VN x CU ≥ 35 anni*

Dove:

VN = vita nominale “numero di anni nel quale la struttura, purché soggetta alla manutenzione

ordinaria, deve poter essere usata per lo scopo al quale è destinata”. CU = coefficiente d’uso (equivalente al coefficiente d’importanza), definito in base alla classe d’uso

(equivalente alla categoria d’importanza)

* Questo limite corrisponde alla necessità di fissare un livello minimo irrinunciabile di sicurezza nei

confronti del terremoto

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In base alla CIRCOLARE 2 Febbraio 2009 , n. 617 - Istruzioni per l'applicazione delle

«Nuove norme tecniche per le costruzioni» esistono 4 stati limite per la progettazione: 2 di

esercizio e 2 ultimi.

Per ognuno si definisce una probabilità di superamento (PVR), che rappresenta la probabilità di

accadimento, nel periodo di riferimento (VR) di almeno un sisma di periodo di ritorno TR (definito

in seguito).

Stato limite PVR Stati limite di esercizio

Stato limite di operatività SLO (di operatività) 81%

Stato limite di danno SLD (di danno) 63%

Stati limite ultimi

Stato limite di salvaguardia della vita SLV (di salvaguardia della vita)

10%

Stato limite di prevenzione del collasso SLC (di prevenzione del collasso)

5%

Fissato il periodo di riferimento (VR) e la probabilità di superamento per ogni stato limite (PVR) e

ipotizzando che i terremoti seguano una distribuzione probabilistica Poissoniana, il periodo di

ritorno dell’azione sismica si ottiene da:

30 ≤ Tr = -VR/ln(1-PVR) ≤ 2475

I limiti inferiore e superiore di TR sono dovuti all’intervallo di riferimento della pericolosità sismica

attualmente disponibile; azioni sismiche riferite a TR più elevati possono essere considerate per

opere speciali. TR consente quindi di definire la severità della domanda sismica, per ogni stato

limite.

2.2. Pericolosità sismica di base

L’azione sismica, in base alla quale valutare il rispetto dei diversi stati limite considerati, si

definisce a partire dalla conoscenza della “pericolosità sismica di base” (o macrozonazione) del sito

di costruzione. La “pericolosità sismica di base” è definita in termini probabilistici con riferimento

a prefissate probabilità di eccedenza (PVR) nella vita di riferimento (VR) della costruzione.

È rappresentata da:

• accelerazione orizzontale di picco attesa, ag, in condizioni di campo libero su sito di riferimento

rigido (suolo di categoria A) con superficie topografica orizzontale;

• spettro di risposta elastico isoprobabile in accelerazione (componente orizzontale) in condizioni di

campo libero su sito rigido (suolo A) con superficie topografica orizzontale;

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In Italia la “pericolosità sismica di base” è stata definita su tutto il territorio nazionale dall’INGV

attraverso un reticolo di riferimento con maglia avente passo < 10 km per periodi di ritorno

ricadenti in un intervallo di riferimento compreso tra 30 e 2475 anni estremi inclusi.

Il calcolo è stato svolto utilizzando il classico metodo probabilistico di Cornell (1968) con un

approccio ad “albero logico” a 16 rami assumendo:

– distribuzione di Poisson per descrivere processo di accadimento temporale dei terremoti

– catalogo parametrico dei terremoti italiani CPTI04

– zonazione sismogenetica ZS9 con sorgenti sismiche a tasso di sismicità uniforme

– relazioni di attenuazione: Sabetta e Pugliese (1996), Ambraseys et al. (1996) e due leggi regionali

Si riporta di seguito la Sismicità del territorio del Nord Italia dal catalogo CPTI04:

Si riporta di seguito la mappa della pericolosità sismica di base a cura dell’INGV che riporta i campi dei valori

di Ag (accelerazione orizzontale di picco attesa su suolo rigido con superficie topografica orizzontale) sul

territorio nazionale per un Tr di 475 anni in riferimento alla OPCM del 28 aprile 2006 n 3519:

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I dati dell’INGV comprendono mappe di ag e accelerazioni spettrali sui nodi del reticolo di

riferimento nell’intervallo di riferimento per:

• 10751 nodi del territorio nazionale con maglia di passo 0,05° (~ 5,5 km)

• 9 periodi di ritorno: TR = 30 - 50 -72 - 101 - 140 - 201 - 475 - 975 - 2475 anni

• 11 periodi strutturali: T = 0 - 0,10 - 0,15 - 0,20 - 0,30 - 0,40 - 0,50 - 0,75 - 1,0 - 1,5 - 2,0 sec

• 3 livelli di affidabilità: 16mo - 50mo - 84mo percentile.

Si riportano di seguito i valori di pericolosità sismica espressi in termini di ag massima in base ai

nodi della griglia INGV :

La pericolosità sismica di “base” è definita al sito specifico, nel § 3.2 delle Norme Tecniche per le

Costruzioni (NTC) di cui al D.M. 14/01/2008 attraverso i seguenti parametri di scuotimento:

• accelerazione orizzontale di picco attesa ag in condizioni di campo libero su suolo di riferimento

rigido con superficie topografica orizzontale (suolo di categoria A);

• parametri Fo e Tc* dello spettro di risposta elastico in accelerazione (componente orizzontale) su

suolo rigido (categoria A) e superficie topografica orizzontale.

I parametri ag, F0 e TC* sono definiti (Allegato B, NTC) in termini probabilistici con riferimento a

prefissate probabilità di eccedenza (PVR) nella vita di riferimento (VR) del manufatto su tutto il

territorio nazionale attraverso lo stesso reticolo di riferimento dello studio INGV (passo 0,05°).

Comune di Mazzano

Ag 0.150 - 0.175

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L’Allegato B delle NTC riporta i valori corrispondenti al 50mo percentile dei parametri ag, Fo e

Tc* sui 10751 nodi del reticolo di riferimento per ognuno dei 9 periodi di ritorno dello studio

INGV.

2.3. Definizione della pericolosità sismica di base del comune di Mazzano

Con il DM 14 gennaio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 - Suppl.

Ordinario n. 30 sono state approvate le nuove norme tecniche per le costruzioni.

Per quanto riguarda la normativa sismica, con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3274,

emanata il 20 marzo 20031 e pubblicata sul supplemento ordinario 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 105

del 8 maggio 2003 recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione

sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, l’intero

territorio nazionale è stato riclassificato: il comune di Mazzano risulta pertanto classificato in zona

sismica 3.

Di seguito si riportano a sinistra l’estratto della carta di classificazione sismica regionale approvata

con D.G.R. n. 14964 del 7 novembre 2003 e a destra l’estratto della mappa di pericolosità sismica

(Gruppo di Lavoro 2004) pubblicata come Allegato 1b all’OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006:

L’accelerazione orizzontale di picco ag attesa su suolo rigido e su superficie topografica orizzontale nel

comune di Mazzano è compresa tra 0.150 e 0.175g.

Le “Norme tecniche per le costruzioni” di cui al DM 14-01-2008, nella Tabella 1 dell’allegato B, forniscono

i valori di accelerazione massima orizzontale attesa su suolo rigido e pianeggiante per 9 tempi di ritorno

diversi e per 10751 punti di riferimento estratti della griglia di analisi utilizzata dal GdL04 per la redazione

della mappa di pericolosità (Allegato 1b all’OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006).

1 Modifiche ed integrazioni all’ordinanza n. 3274 sono state pubblicate con OPCM 3316/2003, OPCM 3333/2004, OPCM 3431/2005

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Con il D.g.r. 11 luglio 2014 - n. X/2129 “Aggiornamento delle zone sismiche in Regione

Lombardia (l.r. 1/2000, art. 3, c. 108, lett. d)” (pubblicato il 16 Luglio 2014 sul Bollettino Ufficiale-

Serie ordinaria n 29) la Regione Lombardia procede alla determinazione di un livello di

classificazione sismica maggiormente cautelativo rispetto a quello vigente e all’aggiornamento della

classificazione del territorio lombardo, anche in funzione del riordino delle disposizioni della

normativa regionale in materia di vigilanza e controllo sulle costruzione in zona sismica.

Nell’allegato A del DGR viene fornito “ l’elenco dei comuni lombardi con indicazione delle relative

zone sismiche e dell’accelerazione massima (Agmax) presente all’interno del territorio comunale

(o.p.c.m. 3519/06 e decreto min. infrastrutture 14/01/08) “.

Il comune di Mazzano viene riclassificato in zona sismica 2 con Agmax 0,158277.

Il presente provvedimento doveva entrare in vigore il novantesimo giorno successivo a quello della

sua pubblicazione (ossia il 14/10/2014) ma con l’approvazione del D.g.r. 10 ottobre 2014 - n.

X/2489 l’entrata in vigore è stata prorogata di un anno (14/10/2015). È stato comunque disposto

che nei comuni che saranno riclassificati dalla zona 4 alla 3 e dalla Zona 3 alla 2, tutti i progetti

delle strutture riguardanti nuove costruzioni siano redatti in linea con le norme tecniche vigenti

rispettivamente nelle zone 3 e 2.

La nuova classificazione, sebbene non interferisca nella determinazione dell’azione sismica in sede

progettuale, costituisce, comunque, elemento di riferimento tecnico-amministrativo per la stima

delle aree territoriali graduate per pericolosità sismica.

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2.4. Eventi di riferimento , catalogo terremoti e rete sismica Italiana

L’analisi di pericolosità sismica del territorio è essenzialmente basata sul catalogo parametrico dei

terremoti italiani grazie al quale è possibile determinare i parametri macrosismici di un’area.

La versione 2011 del catalogo CPTI a cura di Rovida, Carmassi, Gasperini e Stucchi rappresenta

un’evoluzione rispetto alla versione del 2004. Il catalogo fa riferimento ad un database

macrosismico (DBMI11; Locati et al., 2011) e ad una base di dati strumentali più ampia e più

aggiornata. La sezione principale 1000-2006 di CPTI11 contiene 2984 terremoti.

Nel catalogo sono presenti oltre ai parametri generali (tempo origine e area epicentrale) anche :

parametri macrosismici (fino al 1963), parametri prevalentemente strumentali (1981-2006),

parametri misti (1963-1980) e parametri di default.

Si riporta di seguito un estratto della carta del Nord Italia sulla distribuzione degli eventi di

CPTI11 per classi di magnitudo MWdef.

L’area geografica è stata ridotta (linea blu continua) rispetto a quella del catalogo CPTI04 (linea

tratteggiata).

Anche se le soglie di riferimento sono Io=5-6 e Mw=4.5, il catalogo contiene diverse centinaia di

eventi al di sotto di queste soglie. La base dei dati sperimentali è stata arricchita con cataloghi

parametrici e bollettini strumentali. Sono considerati solo terremoti con profondità inferiore a 60

Km.

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Si riporta di seguito un estratto dell’intensità massima dei terremoti Imax mcs - database DBM11:

La procedura per la stima deterministica della pericolosità sismica si basa sulla possibilità di calcolare

sismogrammi sintetici realistici. Il moto del suolo può essere modellato in qualsiasi sito d’interesse a partire

dalle informazioni disponibili sulle sorgenti sismiche e sui modelli strutturali regionali (zone

sismogenetiche). L’approccio deterministico definisce la pericolosità sismica come inviluppo dei valori

assunti dai parametri del moto del suolo (quali accelerazione, velocità o spostamento) determinati

considerando terremoti di scenario compatibili con la storia sismica e la sismotettonica della regione in

esame.

esempio estratto da A.Peresan et alii 2006 - Scenari integrati di pericolosità sismica in Lombardia

Massime magnitudo osservate nel periodo (simboli) Magnitudo “spalmate “all’interno delle zone 1000-1992 e modello sismotettonico (poligoni) sismotettoniche

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La zonazione sismogenetica dell’Italia del Nord secondo Sleiko et alii 1999 individua delle zone di sorgente

sismica legate alla tettonica regionale:

Zone 1 relative all’interazione tra l’Adria e L’Europa lungo il corrugamento orogenetico alpino

Zone 2 di trascorrenza Alpi/Appennini

Zone 3 relative all’affondamento della litosfera dell’Adria e la risalita dell’astenosfera

Si riporta un estratto delle cartografie relative alla pericolosità sismica 1996

La zonazione GNDT (Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti) considera la zona del Garda –

zona 8 e quella di Brescia – zona 9. La pericolosità sismica in termini di PGA ha valori massimi tra

0.2-0.24 g intorno ai Laghi di Garda e d’Iseo.

Si riporta un estratto delle cartografie relative alla pericolosità sismica 2004:

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La zonazione GNDT del 2004 è più schematica e considera solo la zona bresciana – zona 907 e la

zona Veronese – zona 906. La pericolosità diminuisce dal Friuli verso W e nella zona 907 la PGA

varia tra 0.125 e 0.175 g.

Se consideriamo le sorgenti sismiche e la tettonica tra il Lago di Garda e Brescia, area che include il

territorio del comune in esame, possiamo costatare che nell’area benacense:

• risultano attive le strutture subverticali del fascio scledense,

• la massima sismicità è localizzata all’incrocio tra le strutture scledensi e quelle giudicariensi;

• I sovrascorrimenti giudicariensi sembrano meno attivi ad esclusione della Linea del Ballino.

Procedendo verso il pedemonte e la pianura le sorgenti sismogenetiche seguono il fascio

giudicariense e le strutture di Ciliverghe – Monte Netto - Pievedizio e Soncino, passando tra la

zona di pedemonte e la pianura (Collina di Ciliverghe) dell’area comunale oggetto di studio.

Si riporta di seguito un estratto della carta tettonica dell’area benacense e del database delle sorgenti

sismiche italiano:

Da Sleiko e Rebez,1988

Grazie alla rete sismica nazionale del Nord Italia, costituita da un sistema complesso di eterogeneità

strumentale composta da differenti sotto reti e gestita da INGV-MI, vengono registrati i terremoti

che si verificano sul territorio.

Linee scledensi

Linee giudicariensi

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Stazioni sismiche nord italia + reti regionali + SSN/RAF (2006)

Castello et Alii 2007

Per quanto riguarda la distribuzione dell’ipocentro dei terremoti, secondo uno studio eseguito da C.Chiarraba

L.Jovine e R. Di Stefano (A new view of Italian seismicity using 20 years of instrumental recordings

- 2005) su 45000 eventi selezionati tra i 99780 del data set a disposizione, la profondità degli eventi

avvenuti tra il lago d’Iseo e l’area Gardesana rientra in un campo compreso tra 0 e 35 km di

profondità. Si tratta di una sismicità crostale e non del mantello.

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Si riportano di seguito i terremoti avvenuti nel territorio di Mazzano e comuni limitrofi (INGV-

DBMI11) :

Seismic history of Mazzano

[45.518, 10.351] Total number of earthquakes: 3

Effects Earthquake occurred: Is Data - ora Area epicentrale Np Io Mw

F 1901 10 30 14:49:58 SALÒ 190 8 5.70 ±0.10 3 1987 05 02 20:43:53 REGGIANO 802 6 4.74 ±0.09 4 1989 09 13 21:54:01 PASUBIO 779 6-7 4.88 ±0.09

This file has been downloaded from INGV - DBMI11

Seismic history of Nuvolera

[45.533, 10.373]

Total number of earthquakes: 4 Effects Earthquake occurred:

Is Data - ora Area epicentrale Np Io Mw

6-7 1901 10 30 14:49:58 SALÒ 190 8 5.70 ±0.10 4 1971 07 15 01:33:23 PARMENSE 229 8 5.64 ±0.09

4-5 2002 11 13 10:48:03 FRANCIACORTA 770 5-6 4.29 ±0.09 5-6 2004 11 24 22:59:38 LAGO DI GARDA 176 7-8 5.06 ±0.09

This file has been downloaded from INGV - DBMI11

Seismic history of Nuvolento

[45.546, 10.387] Total number of earthquakes: 6

Effects Earthquake occurred: Is Data - ora Area epicentrale Np Io Mw 6 1892 01 05 GARDA OCC. 100 6-7 5.02 ±0.15 7 1901 10 30 14:49:58 SALÒ 190 8 5.70 ±0.10 4 1989 09 13 21:54:01 PASUBIO 779 6-7 4.88 ±0.09 3 1995 10 29 13:00:26 BRESCIA-BERGAMO 408 5-6 4.54 ±0.09 3 2002 11 13 10:48:03 FRANCIACORTA 770 5-6 4.29 ±0.09

5-6 2004 11 24 22:59:38 LAGO DI GARDA 176 7-8 5.06 ±0.09 This file has been downloaded from INGV - DBMI11

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Per il Comune di Mazzano sono disponibili 3 osservazioni macrosismiche (DBMI11 – database

macrosismico italiano 2011) con risentimento IS compreso tra 3°-4° MCS; si evidenziano pertanto il

terremoto di Salò del 1901 con risentimenti al sito di F (avvertito intensità tra 3° e 5° MCS ), il

sisma del 1987 Reggiano (MW 4.8) con risentimento al sito del 3° MCS e quello del 1989 Pasubio

di Mw 4.9 risentito al sito con Is di 4° MCS. Si ricorda inoltre il recente terremoto del 24 novembre

2004 di magnitudo momento 5.2 che ha interessato l’area occidentale della provincia di Brescia con

epicentro compreso tra Vobarno, Salò, Gardone Riviera e Toscolano-Maderno e che ha avuto un

risentimento al sito nei comuni di Nuvolera e Nuvolento pari a 5-6° della scala Mercalli non

segnalato per questo sito.

Si riporta di seguito uno schema (A.M. Michetti, 2006 - Tettonica compressiva attiva lungo il

margine Sudalpino Lombardo) che presenta i principali lineamenti tettonici delle Prealpi bresciane

al contatto con il margine della pianura e sottostanti la pianura stessa (sovrascorrimenti e faglie) e

l’intensità macrosismica I MCS di alcuni eventi storici con l’ubicazione dei due eventi più recenti

avvenuti nelle vicinanze dell’area oggetto di studio:

Si riporta uno schema di dettaglio dei principali lineamenti tettonici nell’area di pedemonte e parte della pianura legati alla tettonica compressiva attiva lungo il margine del Sudalpino Lombardo (giornata di studio dicembre 2006 - Brescia: Rischio sismico nella Lombardia orientale A.M. Michetti e E. Vittori )

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2.4.1 Tettonica quaternaria

Nello schema sottostante vengono evidenziati i lineamenti sepolti (dati AGIP), dovuti alla tettonica

quaternaria compressiva , interpretati come retroscorrimenti, associati alle strutture anticlinaliche

del Monte Netto e delle colline di Castenedolo e Ciliverghe dovuti (A.M.Michetti 2014 – Tettonica

quaternaria e rischio di fagliazione superficiale), le cui fasi deformative sono ascrivibili al

Pleistocene medio e successivamente riattivate.

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Negli schemi della pagina precedente viene illustrata una sezione geologico strutturale profonda

interpretata grazie alle linee sismiche principali dove sono ben visibili i trusth sudvergenti più

profondi e i retroscorrimenti nordvergenti che hanno portato al sollevamento delle Colline di

Ciliverghe Castenedolo e Monte Netto.

Secondo uno studio eseguito da F.Livio et Alii,2009 il modello di deformazione del bacino padano

è stato analizzato in base a due finestra temporali (da 1.6 a 0.89 Ma e da 0.89 Ma al presente). È

degna di nota la riattivazione del retroscorrimento e delle pieghe ad esso associate, invece del

sovrascorrimento principale esterno, forse legata ad un carico di sedimentazione differenziale tra le

porzioni prossimale e distale del bacino. I tassi di sollevamento ottenuti per il sistema di faglie del

Colle Di Capriano definiscono questi sovrascorrimenti come strutture con rapporto di deformazione

da moderato a basso.

Già Desio nel 1966 ritenne, sulla base dei dati raccolti dall’AGIP, che i rilievi isolati del Bresciano

(Ciliverghe, Castenedolo e Capriano) fossero stati sollevati dall’attività di una struttura anticlinalica

sepolta in un’epoca compresa tra 200.000 e 400.000 anni fa.

Secondo il lavoro dell’Eni-AGIP e della Regione Lombardia del gennaio 2002 “La geologia degli

acquiferi padani della regione Lombardia” per quanto riguarda l’evoluzione tettonica del bacino

padano gli eventi di sollevamento si inquadrano nei seguenti intervelli di tempo (tettonica

appenninica pleistocenica):

-0.8-0.65 Ma : sollevamento della dorsale ferrarese

-0.6-0.45-0.35 Ma: sollevamento delle strutture compressive appenniniche.

Tali eventi hanno portato al sollevamento le unità delle coperture sedimentarie determinando

l’erosione o la mancata deposizione di alcuni gruppi acquiferi (gruppo acquifero B - parte del

Pleistocene medio - lungo l’allineamento colline di Ciliverghe - Castenedolo , colle di Monte Netto

– Pievedizio).

3. Assetto geologico, strutturale e geomorfologico dell’area

3.1. Inquadramento geologico geomorfologico

Le caratteristiche geologiche e geomorfologiche del territorio di Mazzano sono tipiche delle zone

pedemontane di raccordo tra le Prealpi bresciane e la pianura di origine fluvio-glaciale.

La genesi della pianura attuale è il risultato della presenza, a partire dal Pleistocene Superiore, di

una pianura alluvionale (Piana fluvioglaciale wurmiana) solcata da diversi corsi d’acqua (Sandur di

Molinetto secondo C. Baroni e M. Cremaschi 1986) con caratteristiche migratorie che hanno dato

origine a canalizzazioni successivamente caratterizzate da sovralluvionamenti e cambiamenti di

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percorso. La piana fluvioglaciale wurmiana (secondo S.Venzo 1965 attribuita al Riss) costituisce il

livello fondamentale dell’alta pianura ghiaiosa caratterizzata da morfologia subpianeggiante

decrescente, nel territorio oggetto di studio, da NE verso SW.

La piana è costituita da depositi fuvioglaciali (denominati Alloformazione di Cascina Rodenga

secondo A. Bini e G. Orombelli 1990 e secondo la “Relazione geologica idrogeologica Linea AV

Torino Venezia” - CEPAV2 - 2014) prevalentemente ghiaioso ciottolosi con presenza di trovanti,

addensati, localmente cementati a diverse profondità (livelli di conglomerati), talora sabbioso

limosi, è ubicata esternamente alle cerchie più elevate dell’anfiteatro morenico gardesano. Tali

depositi presentano coperture eluviali argilloso limose di colore rosso o bruno rosso, generalmente

inferiori al metro mentre verso il limite pedemontano gli spessori della coltre eluvio - colluviale

possono raggiungere i 5-10 m e contenere clasti di detrito di versante.

In prossimità del confine meridionale del comune è presente la collina di Ciliverghe che è costituita

da depositi più antichi di origine glaciale, morenica e fluvioglaciale che si trovano in una posizione

più elevata altimetricamente rispetto alla loro posizione originale.

Tale conformazione è dovuta ad una struttura anticlinalica, collegata con la collina di Castenendolo

e del Monte Netto, provocata da dei retroscorrimenti nord vergenti, associati ai sovrascorrimenti

sudvergenti di compressione sudalpina, ubicati più a S al di sotto della bassa pianura (vedi schemi

strutturali nel paragrafo 2.4.1 sulla tettonica quaternaria). Tale struttura ha portato alla culminazione

di depositi del Pleistocene inferiore e medio (Conglomerato di Ciliverghe e unità glaciale di

Castenedolo - secondo A. Bini 1990 - CEPAV2 2014, unità moreniche e fluvioglaciali secondo

C.Baroni e M.Cremaschi 1986, Mindel I e anaglaciale Mindel secondo Venzo 1965) al di sopra dei

depositi wurmiani della piana fluvioglaciale.

I depositi fluvioglaciali verso N poggiano su un substrato roccioso, calcareo costituito dalla

Formazione della Corna, che forma l’ossatura del rilievo montuoso (Monte Marguzzo 450 m slm)

che occupa la porzione settentrionale del comune, posto a N dell’abitato di Mazzano, e interessato

da attività estrattiva.

Dal punto di vista morfologico secondo lo studio dei suoli pubblicato dall’ERSAL 1997 (I Suoli

dell’area morenica gardesana- Settore bresciano) procedendo da monte verso valle all’interno dei

confini comunali si rinvengono:

1. Sistema P- Rilievi montuosi delle Prealpi lombarde caratterizzate da substrato roccioso e

sovente da affioramenti litoidi; sottosistema PB - piano basale ubicato a quota inferiore dei

700m; da unità PB1 - versanti con pendenze da elevate ad estremamente elevate PB 1.1 (1) a

substrato roccioso di natura calcarea, a stratificazione grossolana o massiva, con locale

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presenza di liste e noduli di selce, versanti da rocciosi a molto rocciosi con pendenze

comprese tra 35 e 100%;

2. Sottosistema PV - fondovalle montani di origine alluvionale comprendenti le superfici di

raccordo di origine colluviale con i versanti limitrofi, unità PV3 - superfice colluviale di

raccordo con la pianura corrispondente con le principali fasce colluviali di piede di versante,

presentano pendenze basse e sono soggette a modellazione antropica, PV3.1 (15) - presenza

di suoli evoluti su materiali colluviali di età antica con pendenze tra 5-20 % , suoli profondi

o molto profondi;

3. Sistema L - Piana fluvioglaciale e fluviale costituente il livello fondamentale dell’alta

pianura formatasi per colmamento alluvionale durante l’ultima glaciazione; sottosistema LG

- ampie conoidi ghiaiose a morfologia subpianeggiante o leggermente convessa costituite da

materiali fluvioglaciali grossolani non alterati compresi tra le superfici rilevate (rilievi

montuosi, apparati morenici e terrazzi antichi) ed il limite superiore della fascia delle

risorgive (alta pianura ghiaiosa):

unità LG2 - Superfici antiche morfologicamente prive di dislivelli significativi in continuità

con quelle modali e caratterizzate da materiali tendenzialmente fini, frutto di una spinta

alterazione in posto dei materiali d’origine, LG2.1 (84) - superfici in cui prevalgono

paleosuoli evoluti su sedimenti limoso argillosi di origine eolica o colluviale distale, suoli

profondi o molto profondi;

Unità LG1 - Superfici rappresentativa modale dell’alta pianura a morfologia

subpianeggiante e con evidenti tracce di paleoidrografia a canali intrecciati braided, in

prossimità dei principali solchi vallivi la morfologia è caratterizzata da ampie ondulazioni,

LG1.2 (80) - aree stabili caratterizzate dalla presenza di una copertura limoso-argillosa

sovrapposta a tipici suoli ghiaiosi arrossati suoli da poco a moderatamente profondi limitati

da substrato ghiaioso-sabbioso;

LG1.3 (82) –aree di flusso allungate e debolmente depresse caratterizzate da colmature

limoso argillose, suoli moderatamente profondi o profondi limitati dal substrato ghiaioso-

sabbioso;

LG1.1 (76-78-79) - aree stabili caratterizzate dalla presenza di depositi essenzialmente

ghiaioso sabbiosi, con debole copertura e minor contenuto in ghiaia, suoli da moderatamente

profondi a sottili su substrato ghiaioso-sabbioso.

4. Sistema R – Terrazzi subpianeggianti, rilevati rispetto al livello fondamentale della pianura,

costituenti antiche superfici risparmiate dall’erosione e comprendenti la maggior parte dei

rilievi isolati della pianura; sottosistema RA – Terrazzi superiori o pianalti mindelliani più

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rilevati delle altre superfici terrazzate, costituiti da materiali fluvioglaciali grossolani molto

alterati attribuibili al pleistocene inferiore generalmente ricoperti da sedimenti eolici e/o

colluviali. Sono presenti suoli antichi con orizzonti induriti a frangipan:

unità RA2 – Superfici più rappresentative modali e meglio conservate del pianalto

caratterizzate da una morfologia subpianeggiante o ondulata, RA2.2 (69) – aree

caratterizzate da profondi depositi limoso-argillosi (loess) (Colline di Castenedolo e

Ciliverghe) suoli sottili limitati da orizzonti induriti (frangipan);

unità RA3 – Porzioni di pianalto degradate a morfologia ondulata o collinosa solcati da

una fitta rete drenante proveniente dai rilievi montuosi o richiamata dalle limitrofe aree

ribassate, la pendenza del versante va da moderata a elevata caratterizzate da una

morfologia subpianeggiante o ondulata, RA3.1 (71) – aree ondulate occupate da depositi

fluvioglaciali fortemente alterati ricoperti da depositi limoso-argillosi di origine eolica .

3.2 . Inquadramento geologico strutturale

Dal punto di vista geologico - strutturale per quanto riguarda i rilievi carbonatici ubicati a N

dell’abitato la successione stratigrafica è costituita da rocce sedimentarie carbonatiche

comprendente formazioni riferibili ad un intervallo compreso tra il Lias (Corna) e il Pliensbachiano

(Corso). La zona è ben nota dal punto di vista dell’evoluzione geologica e stratigrafica (Cassinis

1968, Schirolli 1997) sia da quello tettonico e

idrogeologico (Picotti e Pini 1993 e Picotti

2002). La serie stratigrafica dell’area tra

Botticino e Gavardo, che comprende l’area in

esame, è controllata da eventi tettonici e

paleogeografici ( alto di Botticino – paleofaglia

di Paitone ad andamento NO-SE in attività nel

Mesozoico Fig.1 - Atti del Convegno : “Dalle

sorgenti ai pozzi dai pozzi alle sorgenti”-

Brescia 18 maggio 2000).

Fig 1 attività Mesozoica della paleofaglia di Paitone

La zona è stata deformata da pieghe e sovrascorrimenti durante il Miocene e da una successiva fase

tettonica distensiva Plio-Pleistocenica sul cui sistema di faglie normali si è impostato lo sviluppo

dell’attuale rilievo (Fig.2). Le principali linee di dislocazione determinano localmente i diversi

spessori e lacune nella successione stratigrafica. Nella maggior parte dell’area considerata affiora la

formazione della Corna depositata fra il Retico Superiore e il Sinemuriano Inferiore costituita da

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calcari bianco avorio molto puri, dello spessore di alcune centinaia di metri, fortemente carsificabili

e ad alta trasmissività idrogeologica.

Si riporta lo schema plicativo dei rilievi a monte di Mazzano tra Nuvolera e Botticino

Fig.2 la struttura plicativa miocenica è stata disturbata da faglie distensive Plio -Pleistoceniche

La Paleofaglia di Paitone è stata riattivata come zona di trasferimento come evidenziato dalla brusca

variazione di stile plicativo a cavallo della stessa, in particolare la terminazione ad occidente della

sinclinale di San Gallo - Castello e dell’anticlinale del Monte Fratta –Serle.

La struttura più occidentale è data dall’accavallamento del monte Maddalena che si è sviluppato

come una rampa laterale, pertanto le strutture plicative hanno seguito l’orientazione della rampa

laterale, durante questa fase si sono sviluppate zone di tagli minori con cinematismo trascorrente

che influenzano molto gli acquiferi principali provocandone la compartimentazione in bacini di

dimensione limitata.

A

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Sezione geologica strutturale condotta tra le colline di Brescia , il monte Maddalena, Botticino e la zona ad E

con interpretazione in profondità basata su linee sismiche a riflessione, che mostra l’inversione alpina del

margine mesozoico (A)

B

Ricostruzione paleogeografica alla fine del Lias lungo lo stesso tracciato che mette in luce l’attività della

faglia principale durante il rifting che separava l’alto di Botticino dal bacino della Val Trompia. (B)

Di seguito ricostruzione paleogeografica secondo Cassinis 1968:

(Cassinis 1968)

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Di seguito la carta strutturale pubblicata dall’AGIP 1997 dell’area compresa tra il Lago D’iseo e il

Lago Di Garda mette in evidenza i principali sovrascorrimenti sepolti, le principali falde tettoniche

e il sistema di piegamenti sudalpino.

Si riporta un estratto della carta idrogeologica e strutturale della parte meridionale delle Prealpi

bresciane redatta in scala 1:50.000 (P.Forti e G. Marchesi – Atti del convegno “Dalle sorgenti ai

pozzi e dai pozzi alle sorgenti”, 2000) e di cui le strutture principali sono state riprese e riviste nel

dettaglio nella carta geologico tecnica del lavoro in esame:

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3.3 . Geologia

Da un punto di vista geologico la successione stratigrafica delle unità presenti nel territorio in

esame può essere così riassunta (dal basso verso l'alto) :

FORMAZIONE DELLA CORNA (Retico superiore –Sinemuriano inferiore)

Costituisce il litotipo predominante e l' ossatura del territorio a cui possono essere ricondotti i

principali rilievi montuosi di Rezzato, Mazzano, Nuvolera, Nuvolento e Serle. Si compone di

calcari quasi puri, bianchi, in potenti bancate (strati compresi tra 0.50-2.00 m) compatte e

normalmente affioranti nell’ area considerata. Si tratta di una formazione di mare basso depositatasi

in un ampia piattaforma, presenta tessiture di tipo peritidale e frequenti oncoliti proveniente da un

margine non conservato. Tale unità appare interessata da diffusi fenomeni di dissoluzione chimica e

frequenti strutture carsiche evolute. Sono infatti presenti numerose doline anche di notevoli

dimensioni, inghiottitoi, grotte, cavità di dissoluzione, strutture riconducibili a campi solcati, calcari

cariati a testimonianza di un carsismo ben sviluppato e diffuso.

Nell’area in esame forme carsiche epigee si rinvengono presso il Monte Marguzzo.

Le caratteristiche geomeccaniche di resistenza del litotipo sono elevate in assenza di fenomeni di

alterazione o intensi fenomeni carsici.

Mentre ad E della Faglia trascorrente di Paitone il settore rimane privo di sedimentazione per tutto il

Mesozoico ad W della faglia sono presenti le formazioni giurassico cretaciche.

Pertanto il limite superiore con il "Corso" in questa zona è concordante e graduale, mentre la

potenza complessiva della formazione è compresa tra 200 e 400 m.

Dalla formazione della Corna viene estratto il “Marmo Di Botticino” e la “Breccia Aurora” di

Paitone .

L’area a monte dell’abitato è interessata dall’ambito estrattivo ATE n1 assoggettato ad escavazione

e rimodellamento che verrà riportato nella carta geologico tecnica.

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Verso valle dell’abitato tale formazione si inflette al di sotto dei depositi quaternari.

FORMAZIONE DEL CORSO (Sinemuriano –Pliensbachiano )

Consta di calcari in strati sottili da 5 a 40 cm di spessore costituiti da micriti di mare profondo,

spiculitiche, con rari noduli di selce , di colore bianco, nocciola , rosato, a volte nodulari. Lo

spessore varia da 50 m ad W (Botticino) fino a 20 nei pressi di Molvina.

Nell’area in esame affiora sulla cima del Monte Marguzzo.

Seguono i depositi superficiali, quaternari dai più recenti ai più antichi:

DEPOSITI ELUVIO COLLUVIALI (el)

L'alterazione dei litotipi del substrato roccioso ad opera degli agenti meteorici ha nel tempo

prodotto l'accumulo di terreni rossastri di spessore di norma poco sviluppato.

Si tratta di materiali residuali essenzialmente argillosi che si accumulano alla base dei versanti,

interessati da affioramenti della Corna. Nelle aree considerate la frazione granulare detritica risulta

di norma in subordine alla matrice argillosa. Si tratta di argille inorganiche e argille ghiaiose

rossastre (CL-GC). Vengono segnalati al pedemonte anche depositi loessici che possono ricoprire i

depositi colluviali (CL-ML).

DEPOSITI FLUVIOGLACIALI GHIAIOSI (fg) Pleistocene superiore (Alloformazione di Cascina

Rodenga)

Si tratta di depositi da molto grossolani a ghiaiosi talora sabbiosi da poco gradati a ben gradati (GP-

GW), con tracce di un’antica rete di canali intrecciati (Sandur di Molinetto – secondo C.Baroni e

M.Cremaschi 1986) connessa agli scaricatori nord occidentali dell’apparato morenico gardesano,

che presenta generalmente uno strato di alterazione superficiale argilloso rossiccio, di spessore

ridotto e DEPOSITI FLUVIOGLACIALI TARDIVI prevalentemente ghiaiosi. Occupano buona

parte del territorio comunale e rappresentano il livello fondamentale della pianura.

DEPOSITI FLUVIOGLACIALI del terrazzo di Prevalle (fg) Pleistocene medio (Alloformazione di

Cascina Rodenga)

L’apice della conoide che ha dato origine al Sandur di Molinetto è ubicata subito a valle di Gavardo

dove le cerchie più esterne dell’anfiteatro morenico si trovano a ridosso del pedemonte.

Tale apice è separato dal margine pedemontano dal terrazzo di Prevalle costituito da depositi

fluvioglaciali (GP-GC) del Pleistocene medio (C.Baroni e M.Cremaschi 1986).

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La collina di Ciliverghe è costituita da DEPOSITI MORENICI CEMENTATI E

CONGLOMERATI CEMENTATI (GR-mo) (Conglomerati di Ciliverghe -Pleistocene inf o medio)

nel lato occidentale che si presenta acclive e da DEPOSITI FLUVIALI di provenienza Valsabbina e

FLUVIOGLACIALI (GM-GP-fg) intensamente pedogenizzati (Unità glaciale di Castenedolo -

Pleistocene Medio) ricoperti talora da DEPOSITI LOESSICI (ML-lo) nella parte centrale e

orientale. I depositi loessici attribuibili al Pleistocene Medio sono stati per una buona parte cavati.

3.4. Tettonica locale

Dal punto di vista delle caratteristiche strutturali locali le principali strutture tettoniche presenti

nella regione ad est di Brescia sono riconducibili alla "fase neo-alpina", con cui tra 29 e 10 milioni

di anni fa, si realizza il generale sollevamento della catena ed il conseguente ripiegamento delle

strutture locali. La tipologia di tali strutture e l'orientamento delle stesse rispecchiano il generale

assetto del margine prealpino considerato.

Il motivo strutturale dominante è caratterizzato essenzialmente da pieghe e pieghe-faglie con assi

orientati secondo una direttrice prevalente SW-NE la quale tende a ruotare nell’area di Botticino

così da assumere direzione SSW-NNE.

Alla determinazione di questo stile tettonico ha partecipato soprattutto la formazione della Corna in

considerazione del suo comportamento rigido rispetto agli sforzi applicati, mentre le formazioni

soprastanti più duttili si sono adattate a tale assetto .

Sezione geologica del territorio compreso tra Botticino e Serle (Cassinis 1968)

A N della zona di studio si possono osservare una successione di pieghe anticlinali e sinclinali, che

tendono a degradare verso la pianura.

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All’interno del confine comunale si osserva una blanda piega anticlinalica secondo l’asse monte

Marguzzo e la cima di quota 450 mslm antistante l’ATE01, mentre a N dell’ampio pianoro di cava

di quota 360 m slm si osserva l’anticlinale del Monte Camprelle.

I versanti sovrastanti l’abitato presentano giaciture a franapoggio con inclinazioni da 15 a 30°.

Procedendo verso S ove il substrato si inflette al di sotto dei depositi quaternari è possibile la

presenza di una faglia inversa con andamento parallelo alle assi delle pieghe, sottostante il centro

abitato, che si interrompe nella carta idrogeologica e strutturale delle Prealpi bresciane limitandosi

principalmente al comune di Nuvolera, cartografata come thrust sepolto nello schema tettonico del

lavoro AGIP 1997.

3.5. Cavità, grotte e sorgenti

Per quanto riguarda la presenza di cavità, grotte o sorgenti sul territorio comunale che si sviluppano

all’interno della formazione della Corna, è stato fatto riferimento alla fornita bibliografia ed agli

studi effettuati nell’ambito della predisposizione rispettivamente della Carta delle grotte e delle

sorgenti delle Prealpi bresciane a cura della SSI (Società Speleologica Italiana) e della ASM Spa di

Brescia, della Carta idrogeologica della parte meridionale delle Prealpi Bresciane a cura di CNR,

ASM Spa di Brescia, SSI e dell’istituto di Vie e Trasporti del Politecnico di Milano (Avanzini-

Denti-Forti-Francani-Marchesi-Picotti-Pini-Sala-Turri), della Carta della Vulnerabilità integrata

all’inquinamento degli acquiferi carsici della porzione meridionale delle Prealpi bresciane a cura di

CNR (unità Operativa 4.9), ASM Spa Brescia, Università di Bologna, Dip. Scienze Geologiche,

Università di Trieste Dip. Scienze Geologiche.

In particolare e come evidenziato nella carta geologico tecnica è presente solo una cavità

orizzontale censita in prossimità del confine nel comune di Rezzato sul Monte Marguzzo:

• 241 Bus del Nas - quota 400, dislivello 0 m, sviluppo 10 m, orizzontale

4. Dati geotecnici e geofisici

Per quanto riguarda i dati geotecnici, geomeccanici e geofisici per la compilazione delle carte si

sono raccolte le indagini a disposizione quali:

• Stratigrafie di pozzi presso la Provincia di Brescia e l’amministrazione comunale

• Trincee e prove penetrometriche

• Sondaggi eseguiti per l’alta velocità Venezia –Torino (CEPAV2)

• Rilievi geomeccanici relativi agli ATE attraverso la banca dati SILVIA

• Indagini sismiche a rifrazione svolte in occasione dello studio geologico per il PGT -2009

e si è eseguita una nuova campagna di indagini geofisiche.

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4.1. Dati geotecnici

Attraverso le stratigrafie dei pozzi, le prove penetrometriche, gli scavi e i rilievi geomeccanici si

sono potuti caratterizzare i terreni e le rocce per stilare la carta geologico tecnica.

I pozzi a disposizione, utilizzati per le sezioni geologico tecniche di cui si allegano le stratigrafie ,

sono 28 all’interno del comune, 1 in comune di Nuvolera e 1 in comune di Castenedolo e vengono

di seguito riassunti con la profondità raggiunta e la soggiacenza della falda ove segnata.

Vengono cartografati quattro piezometri utilizzati per la discarica RSU dalla riqualificazione di

pozzi esistenti.

Codice pozzo TANGRAM

o PGT Comune Proprietario

Num. Pozzo PA

Profondità [m]

Quota [m slm]

Soggiacenza falda [m]

Anno

Quota falda [m

slm] 171070001 Mazzano COMUNE PA01 83 159 32,30 2004 126,7

171070002 Mazzano COMUNE PA02 85 153 32,10 2004 120,9

171070003 Mazzano COMUNE PA03 85,7 147 30,20 2004 116,8

171070004 Mazzano COMUNE PA04 92 146 30,44 2004 115,56

171070005 Mazzano COMUNE PA05 83 159

171070006 Mazzano COMUNE PA06 65 149

171070007 Mazzano SICAS PA07 * 67

171070101 Mazzano COOPERATIVA

PRODUT PA08* 74 149

171070102 Mazzano SICAS PA09 67 148.30 25,00 1974 123,3

171070105 Mazzano PORTESI PIETRO PA10 48 146

171070106 Mazzano PANNI WALTER PA11 42 149

171070107 Mazzano MONTAGNINI ITALO PA12 47 147

171070108 Mazzano FASSA TRE PA13 73 148

171070109 Mazzano GIRDINI ACCURSIO PA14* 92 146

171070110 Mazzano BIEMME PLASTIC DI

NOVE PA15 60 147,5

171070111 Mazzano AZ. AGR. DAMIOLI

BRUNO PA16 90 145,5 29,09 2004 116,4

171070112 Mazzano AZ. AGR. CHIARINI

PAOLO PA17 78 157

171070113 Mazzano ROSE

RIFIORENTISSIME PA18 72 145

171070117 Mazzano SERVICEMETAL SRL PA19 70 148,5

171070118 Mazzano VEZZOLA PA20 60 153

171070119 Mazzano TAMBURINI PA21 74 153

M06 Mazzano COPROLAMA CASEIFICIO

PA22 74 151 29,25 2004 121,75

M101 Mazzano FASSA TRE spa PA23 * 92 147.5 30,44 2004 117,06

171070103 Mazzano BRAGA BRUNO E

GIANMARI PA24 101 139 15,32 1997 123,68

M23 Mazzano MONTAGNINI ITALO PA25 47 145

M20 Mazzano AVICOLA

MONTEVERDE SRL PA26 71,70 148,10

M22 Mazzano ZANOLA E FRANZONI

PA27 80 159 34,0 1974 125

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C102 Mazzano TRA SE SPA PA28 85 143,2

171200102 Nuvolera Marmolux S.P.A N04 60,9 161,5 39,0 1973 122,5

171200103 Nuvolera Bresciana Graniti N05 104 163

Codice

piezometro da riqualificazione pozzo nel PGT

Comune Proprietario Num.

Piezometro SP

Profondità [m]

Quota [m slm]

Soggiacenza falda [m]

Anno

Quota falda [m

slm] M11 Mazzano DISCARICA RSU SP01 31,5 139,8 17,6 1997 108,5

M12 Mazzano DISCARICA RSU SP02 150 139,9 11,0 1997 129

M13 Mazzano DISCARICA RSU SP03 21 140,0 11,6 1997 128,3

M14 Mazzano DISCARICA RSU SP04 23 141,2 14,9 1997 126,3

*Dato non considerato in quanto non attendibile o ripetuto Come verrà descritto nel modello del sottosuolo dalle stratigrafie dei pozzi si rinvengono

prevalentemente orizzonti di ghiaie, ciottoli e trovanti sabbiosi o con sabbia (GP/GW) da addensati

a molto addensati, definiti dal punto di vista idrogeologico tradizionale come Unità ghiaioso –

sabbiosa, passanti a livelli conglomeratici (GR) a partire da 20-30 m di profondità che appartengono

all’Unità a conglomerati (tradizionalmente nominata “Ceppo”) e fluvioglaciale Mindel Riss

(comprendente l’unità di Castenedolo) costituita da conglomerati, arenarie e ghiaie con

intercalazioni argillose.

Al di sotto di questi si rinviene l’Unità Villafranchiana o Unità sabbioso-argillosa costituita

prevalentemente da argille, limi e sabbie sovraconsolidate e addensate di facies continentale e

transizionale con presenza di fossili del pleistocene medio e inferiore.

La presenza della collina di Ciliverghe definisce uno scenario diverso per l’area centromeridionale

del comune in quanto presenta unità più antiche a quote più elevate rispetto alla pianura

fondamentale.

Si riporta di seguito uno schema presente nello studio condotto dalla Regione Lombardia e dall’ENI

Divisione AGIP nel 2002 “La geologia degli acquiferi padani della regione Lombardia” secondo il

quale il Bacino Idrogeologico Padano è costituito da 4 gruppi di acquiferi fondamentali, ciascuno

costituito da un’unità idrostratigrafica sequenziale, posti a profondità variabili ed identificati con le

lettere A, B, C e D . Nello schema sottostante tali gruppi acquiferi vengono correlati alle unità

stratigrafiche e idrogeologiche tradizionali descritte dai vari Autori e associati alla scala

cronostratigrafica.

In prossimità delle Colline di Castenedolo e Ciliverghe c’è stata, a causa del sollevamento tettonico,

una locale erosione o mancata deposizione del gruppo acquifero B, pertanto troviamo l’unità

Villafranchiana o gruppo acquifero C-D in posizione elevata rispetto al resto della pianura, e in un

intorno della Collina di Ciliverghe tale unità si rinviene a profondità minime comprese tra i 15-20 m

dal p.c.

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Estratto da Regione Lombardia - ENI-AGIP 2002 – schema Gruppi acquiferi padani

Sono presenti in prossimità del tracciato della ferrovia nella zona NE del Colle di Ciliverghe ,

eseguiti per la Linea ad Alta velocità da CEPAV2, 4 sondaggi a carotaggio continuo profondi tra i

40 e i 50 m (S01-S02-S03-S04) le cui stratigrafie si riportano in allegato con i valori di SPT.

Si allegano le stratigrafie di 5 scavi esplorativi eseguiti al pedemonte nell’abitato del comune di

Mazzano per la realizzazione di nuovi edifici e la ristrutturazione di un cascinale esistente, per

conto dell’Impresa Pelizzari, grazie ai quali si individua il passaggio dalle argille eluvio colluviali

alle ghiaie intorno a 3.5-4.0 m.

Per la caratterizzazione delle argille superficiali e delle ghiaie argillose si sono considerati i limiti di

Atterberg eseguiti sulle argille residuali e sulle ghiaie sporche rinvenute negli scavi (si allegano le

prove di laboratorio).

Le 6 prove penetrometriche statiche (CPT01-CPT06) profonde intorno ai 5-10 m eseguite per la

realizzazione dei nuovi edifici e la ristrutturazione del cascinale, hanno fornito la stratigrafia

indiretta dei primi 10 m confermando il passaggio dalle argille alle ghiaie e ghiaie sporche a 3.5-4.5

m di profondità dal p.c., si rimanda agli allegati.

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4.2. Dati geomeccanici

Dalle relazioni relative agli ATE limitrofi si sono estratte e di seguito riassunte le caratteristiche

geomeccaniche della formazione prevalente affiorante rappresentata dalla Corna:

Minimo Massimo

RMRbase 55 85

CLASSE di QUALITA’ III - discreta I - ottima

Coesione apparente c (kPa) 280 >400

Angolo di attrito φ (°) 32 >45

La stratificazione della formazione della Corna nei vari ATE presenta giaciture prevalentemente a

franapoggio con immersioni da SE a SW e inclinazioni da suborizzontale nei punti più elevati a 20-

30° nei versanti sovrastanti l’abitato e le famiglie delle discontinuità principali presentano i seguenti

campi di giaciture:

St K1 K2 K3

170-210/10°-35° 40-80/70°-85° 200-250/80-85° 320-350/35°-55°

Gli spessori degli strati variano tra 0.5 e 2.5 m di altezza.

4.3. Dati geofisici

4.3.1. Premessa indagini geofisiche

Per quanto riguarda le indagini geofisiche esistenti si dispone di tre indagini di sismica a rifrazione

in onde SH condotte nell’ambito dello studio geologico comunale a supporto del Piano di Governo

del Territorio, dalle quali sono stati desunti i rispettivi modelli geofisici.

Alle indagini esistenti sono da aggiungere le indagini condotte ex-novo nell’ambito del presente

studio e rappresentate da:

- n. 1 indagine MASW combinata con sismica a rifrazione (MASW01), eseguita in località Borgo

Caldana;

- n. 5 indagini HVSR, di cui n. 4 condotte in prossimità dei siti caratterizzati con l’indagine di

sismica superficiale e n. 1 realizzata in prossimità della località Santellone ad est della Collina

di Ciliverghe.

I modelli geofisici cosi predisposti hanno permesso di assegnare un significato sismo-stratigrafico ai

diversi picchi di risonanza osservati nelle curve HV; tali osservazioni sono state quindi utilizzate

per individuare, insieme ai dati stratigrafici disponibili, specifici areali omogenei in prospettiva

sismica.

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4.3.2. Modelli geofisici

Dalle 4 indagini di sismica superficiale (n. 3 esistenti e n. 1 ex-novo) sono stati predisposti i modelli

geofisici monodimensionali validi per la zona pedemontana (modello n. 1), per la zona di pianura

(modello n. 2) e per la zona prossima alla Collina di Ciliverghe (modello n. 3), nei quali si è cercato

di definire una variabilità sia in termini di spessore sia in termini di caratteristiche elastiche delle

diverse unità sismo-stratigrafiche, associando a ciascuna di esse un significato litologico desunto

dalle stratigrafie di pozzo, ove disponibili.

Le profondità investigate con le indagini di sismica superficiale sono comprese tra i 30 e i 40 m,

mentre le indagini HVSR hanno fornito informazioni per profondità anche maggiori, che sono state

interpretate sulla base della frequenza di risonanza dei picchi HV ritenuti significativi, vincolandoli

alle caratteristiche elastiche delle unità sismo-stratigrafiche.

La campagna di acquisizione a stazione singola ha permesso di identificare 3 diverse tipologie di

risposta per i siti investigati:

- siti caratterizzati dall’assenza di evidenti fenomeni di risonanza nel sottosuolo, indizio della

presenza di un graduale aumento di rigidezza dei materiali con la profondità; i siti investigati

sono HVSR1, HVSR2 e HVSR4, per i quali, seppure con ampiezza inferiore a 2, si possono

individuare fenomeni di risonanza nelle bande di frequenza comprese tra 15-20 Hz e 5-8 Hz;

- siti caratterizzati dalla presenza di fenomeni di risonanza evidenti sia a frequenze alte sia a

frequenze medie; il sito investigato è HVSR5, con frequenze di risonanza superiori ai 20 Hz e

dell’ordine dei 6 Hz;

- siti caratterizzati dalla presenza di fenomeni di risonanza evidenti sia a frequenze alte sia a

frequenze basse; il sito investigato è HVSR3, con frequenze di risonanza dell’ordine dei 15 Hz e

dell’ordine dei 2 Hz.

Di seguito si riportano le 5 curve HV misurate nell’ambito del territorio comunale:

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Di seguito si riportano i modelli geofisici dei 3 settori esaminati:

MODELLI GEOFISICI

Unità

sismostratigrafica

MODELLO 1 – PEDEMONTE

s (m) VS (m/s) VP (m/s) Correlazionelitologica

U1 2-4 130-180 330-400 CL

U2a 2-4 250-280 750-900 CL

U2b 2-4 340-390 750-900 GC

U3a 2-4 340-390 1500-2000 GC-GP

U3b 5-10 520-680 1500-2000 GP-GR

U4 - 1500 2500-3500 GR-LPS

Unità

sismostratigrafica

MODELLO 2 – PIANURA

s (m) VS (m/s) VP (m/s) Correlazionelitologica

U1 2-3 180-200 320-350 CL-GC

U2 8-10 340-440 650-800 GP

U3 6-14 620-900 1200-1700 GP-GR

U4 - 900-1100 2000-2500 GR

Unità

sismostratigrafica

MODELLO 3 – ZONA CIRCOSTANTE LA COLLINA DI CILIVERGHE

s (m) VS (m/s) VP (m/s) Correlazionelitologica

U1 1-2 200-250 350-400 GC

U2 8-10 350-400 650-800 GP

U3 8-10 550-650 1200-1400 GP

U4 - 900-1100 2000-2500 GR

I modelli geofisici sopra descritti mostrano la presenza di un primo sismo-strato affiorante

caratterizzato da valori di VS inferiore a 180 m/s nella zona di pedemonte, corrispondente a litologie

CL, che tendono ad aumentare con la profondità fino a valori di poco inferiori ai 300 m/s.

Spostandosi verso Sud, nel settore di pianura, questo sismo-strato tende ad essere gradualmente

sostituito da litologie più ghiaiose GC caratterizzate da valori di VS dell’ordine dei 200 - 250 m/s,

ad esclusione del settore sommitale della Collina di Ciliverghe, dove affiorano litologie variabili da

GM a ML, corrispondenti direttamente o indirettamente a depositi loessici, di cui non sono

disponibili indagini sismiche ma che, preliminarmente, possono essere assimilati ai depositi eluvio-

colluviali presenti nella zona di pedemonte.

Al di sotto del primo sismo-strato si ritrova un secondo sismo-strato caratterizzato da litologie

variabili da GC a GP sciolte o poco addensate, caratterizzate da valori di VS dell’ordine dei 350 -

450 m/s, il cui spessore è variabile da un minimo nella zona sud-orientale ad un massimo nella zona

sud-occidentale del territorio comunale. L’insieme del primo e secondo sismo-strato è alla base

delle principali differenze in termini di risposta sismica dei diversi settori in cui è suddivisibile il

territorio comunale.

Il terzo sismo-strato che si sviluppa al di sotto dei primi due è caratterizzato da litologie GP da

mediamente addensate ad addensate con valori di VS superiori ai 550 m/s e che, localmente,

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possono raggiungere e superare gli 800 m/s, passando gradualmente a litologie conglomeratiche

GP-GR fino a conglomerati veri e propri GR, che rappresentano il substrato rigido nell’area estesa

da pedemonte a pianura muovendosi in direzione NNW-SSE.

La situazione sismo-stratigrafica della Collina di Ciliverghe e del settore ad essa circostante è

invece caratterizzata dalla presenza, al di sotto delle litologie appartenenti ai primi tre sismo-strati,

di litologie prevalentemente fini appartenenti a depositi più antichi che, da dati di stratigrafia,

risultano per lo più compatte e talora sovraconsolidate, tanto da poter essere considerate

corrispondenti al substrato rigido.

Nell’ambito di questa configurazione generale si distinguono:

- l’area sud-occidentale di Ciliverghe ove appare mancare il terzo sismo-strato e le litologie GC

appartenenti al secondo sismo-strato presentano spessori dell’ordine dei 20 - 30 m, poggianti

direttamente sui conglomerati GR che costituiscono il substrato rigido, almeno nel settore

prossimo all’abitato (nella zona posta più a sud lo spessore dei conglomerati si riduce e

potrebbero non essere più interpretabili come substrato rigido);

- l’area immediatamente ad est di Cortellazzo ove il terzo sismo-strato GP è sostituito da litologie

fini CL, molto probabilmente di origine lacustre, le cui caratteristiche meccaniche e sismiche

non sono note; esse poggiano sui conglomerati GR che rappresentano il substrato rigido; la

situazione è particolarmente complessa in quanto potrebbe essere caratterizzata da inversioni di

rigidezza con la profondità.

Sulla base delle indagini e delle stratigrafie disponibili e in funzione dei modelli geofisici sopra

descritti sono state delimitate 12 diverse microzone omogenee in prospettiva sismica, ciascuna delle

quali caratterizzata da una specifica colonna stratigrafica rappresentativa.

Si riportano in allegato le elaborazioni delle indagini geofisiche.

5. Modello del sottosuolo, descrizione delle sezioni geologico tecniche

Al fine di rappresentare il modello geotecnico del sottosuolo si sono elaborate quattro sezioni

geotecniche interpretative rispettivamente: sezione 1a orientata NNW-SSE, sezione 1b orientata

NE-SW, sezione 2 orientata SW-NE e sezione 3 NW-SE.

Per l’elaborazione delle sezioni geotecniche si è fatto riferimento alle indagini riportate nella ”Carta

delle indagini” allegata ovvero: stratigrafie di pozzi presenti nel territorio comunale e nei territori

comunali limitrofi, indagini geognostiche eseguite per lavori privati, indagini geofisiche eseguite

per la stesura dello studio geologico per il PGT comunale ed indagini eseguite per il presente studio.

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In base alle informazioni ricavate dalle indagini sono state distinte le seguenti unità geotecniche:

LPS: substrato lapideo stratificato

GP: ghiaie pulite con granulometria poco assortita, miscela di ghiaia e sabbia

GC: ghiaie argillose, miscela di ghiaia, sabbia e argilla

GW: ghiaie pulite con granulometria ben assortita, miscela di ghiaia e sabbie

GR: substrato granulare cementato

CL: argille inorganiche di media-bassa plasticità, argille ghiaiose o sabbiose, argille limose, argille

magre

CO: coesivo sovraconsolidato - tale termine è stato attribuito alle CL delle sezioni appartenenti

all’Unità Villafranchiana in quanto sovraconsolidate e utilizzate come substrato nelle colonne

MOPS

Dall’osservazione delle sezioni geotecniche, a seconda dei rapporti tra le diverse unità geotecniche

che caratterizzano il sottosuolo, è possibile distinguere 3 unità geologiche principali così

identificate a partire dall’alto stratigrafico:

- Unità Fluvioglaciale superiore (GP): costituita da ghiaie grossolane e ghiaie e ciottoli

sabbiose

- Unità Conglomeratica e fluvioglaciale Mindel Riss (comprendente l’unità glaciale di

Castenedolo): costituita da alternanze di argille gialle (CL), conglomerati (GR), ghiaie

sabbiose (GW) e ghiaie argillose (GC)

- Unità Villafranchiana o unità sabbioso – argillosa costituita da argille grigie azzurre

sovraconsolidate (CL- CO) talora fossilifere alternate a ghiaie con sabbia (GW), sabbie (SP)

e orizzonti conglomeratici (GR)

La sezione 1 (1a e 1b) si estende dal versante a nord del centro abitato fino oltre il confine

comunale meridionale comprendendo il pozzo PA 28 di Castenedolo.

La zona a nord è caratterizzata dalla presenza di substrato lapideo stratificato appartenente alla

Formazione della Corna con giacitura a franapoggio variabile (immersione: 150-180; inclinazione:

15-30°) leggermente meno inclinata rispetto alla pendenza del versante. Si è ipotizzato che il

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substrato roccioso tenda ad immergersi al di sotto dei depositi quaternari mantenendo grossomodo

la pendenza del versante pari a circa 30°.

Per quanto riguarda i depositi, l’unità superiore fluvioglaciale è caratterizzata nella zona

pedemontana di raccordo tra il rilievo e la piana fluvioglaciale, dalla presenza dell’unità

prevalentemente argillosa (CL: argille inorganiche di media-bassa plasticità, argille ghiaiose o

sabbiose, argille limose, argille magre) di origine colluviale ed eluviale. Tale unità presenta uno

spessore maggiore a N verso il versante e tende a decrescere fino a raggiungere uno spessore

trascurabile verso la piana fluvioglaciale a S.

Al di sotto dell’unità CL è presente con continuità l’unità GP, di spessore variabile dai 30 ai 20 m,

caratterizzata prevalentemente da ghiaie pulite poco gradate, miscela di ghiaia e sabbia.

Localmente, sulla base delle stratigrafie dei pozzi, sono stati individuati orizzonti appartenenti

all’unità conglomeratica GR.

L’unità Conglomeratica e fluvioglaciale, presenta uno spessore di circa 20-30 m che decresce verso

la collina di Ciliverghe dove localmente l’unità è stata erosa a causa del sollevamento dell’unità

Villlafranchiana sottostante.

L’unità Conglomeratica e fluvioglaciale è costituita dall’unità geotecnica GR e CL, GP e GC

(ghiaie argillose, miscela di ghiaia, sabbia e argilla).

Il passaggio dall’unità Fluvioglaciale superiore all’unità di Conglomeratica e fluvioglaciale

inferiore è contraddistinto dalla presenza verso N dell’unità conglomeratica GR e verso S dell’unità

CL, mentre il passaggio all’unità Villafranchiana è contraddistinto dalla presenza verso N da

orizzonti appartenenti alle unità GR e GC e verso S dall’unità CL (interpretata nelle colonne MOPS

come CO).

L’unità Villafranchiana è costituita dall’alternanza di orizzonti appartenenti alle unità GR, GW, GC,

GP e CL (CO); quest’ultima unità diventa prevalente verso S alla base in prossimità della collina di

Ciliverghe dove l’unità Villafranchiana si trova in contatto con l’unità Fluvioglaciale.

La sezione 2 si estende trasversalmente rispetto alla sezione 1 da NE a SW nella zona compresa tra

gli abitati di Mazzano e di Molinetto fino al territorio comunale di Nuvolera comprendendo i pozzi

Marmolux e Bresciana graniti.

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L’unità superiore Fluvioglaciale in questo settore presenta uno spessore variabile da 25 a 35 m, è

caratterizzata dalla presenza in superficie dell’unità CL (argille inorganiche di media-bassa

plasticità, argille ghiaiose o sabbiose, argille limose, argille magre) di spessore costante di circa 2

m.

Al di sotto dell’unità CL è presente con continuità l’unità GP, caratterizzata prevalentemente da

ghiaie pulite poco gradate, miscela di ghiaia e sabbia.

L’unità Conglomeratica e fluvioglaciale, in questo settore, presenta uno spessore variabile da 20 a

40 m ed è rappresentata prevalentemente dall’unità geotecnica GP in alternanza con l’unità

conglomeratica GR e secondariamente dall’unità GC (ghiaie argillose, miscela di ghiaia, sabbia e

argilla).

Il passaggio dall’unità Fluvioglaciale superiore all’unità Conglomeratica e fluvioglacile è

contraddistinto dalla presenza dell’unità conglomeratica GR e localmente dell’unità CL, mentre il

passaggio all’unità Villafranchiana è contraddistinto dalla presenza delle unità CL e GC.

L’unità Villafranchiana è costituita dall’alternanza di orizzonti appartenenti alle unità GR, GW, GP

e CL.

La sezione 3 si estende da NW verso SW e a S della SS 11 e grossomodo parallelamente ad essa.

L’unità superiore Fluvioglaciale in questo settore presenta uno spessore variabile da 20 a 30 m, è

caratterizzata dalla presenza in superficie dell’unità CL (argille inorganiche di media-bassa

plasticità, argille ghiaiose o sabbiose, argille limose, argille magre) di spessore costante di circa 2

m.

Al di sotto dell’unità CL è presente prevalentemente l’unità GP, caratterizzata prevalentemente da

ghiaie pulite poco gradate, miscela di ghiaia e sabbia e secondariamente le unità GC e GR.

L’unità Conglomeratica e fluvioglaciale, in questo settore, presenta uno spessore variabile da 20 a

30 m ed è rappresentata dall’alternanza di orizzonti appartenenti alle unità GR,GP,GW e CL.

Il passaggio dall’unità Fluvioglaciale superiore all’unità di Conglomeratica e fluvioglaciale è

contraddistinto dalla presenza dell’unità conglomeratica GR e dell’unità CL, mentre il passaggio

all’unità Villafranchiana è contraddistinto dalla presenza delle unità CL (CO) e localmente GC.

L’unità Villafranchiana è costituita dall’alternanza di orizzonti appartenenti alle unità GR, GW, GP

e CL (CO).

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6. Metodologie di elaborazione e risultati dell’analisi sismica di II livello

Per quanto riguarda le metodologie di elaborazione delle indagini sismiche si rimanda all’allegato

di elaborazione e risultati.

L’incrocio dei dati geotecnici e geofisici ha permesso di ricostruire le aree a comportamento

omogeneo in prospettiva sismica e i relativi campi del fattore di amplificazione per i vari areali.

Per quanto riguarda l’analisi sismica di II livello, svolta secondo i “Criteri attuativi per lo studio

della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio in

attuazione dell’art. 57 della L.R. 11 marzo 2005 n. 12”, contenuti nella DGR n. 8/1566 del 22

dicembre 2005, che riportano all’Allegato 5 “Analisi e valutazione degli effetti sismici di sito in

Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nei Piani di Governo del Territorio”, si

rimanda alla relazione sismica allegata allo studio geologico per il PGT del 2009 a cura dello Studio

Gologia Ambiente Dott.Geol. L. Ziliani.

In occasione di tale studio si sono eseguiti:

� indagine geofisiche di sismica a rifrazione in onde P e S per l’individuazione dei parametri di Vs

dei materiali del sottosuolo costituite da 3 stendimenti di lunghezza 100-125 m, distanza

intergeofonica di 4-5 m e n. 5 energizzazioni per stendimento;

� analisi di II livello per la valutazione delle amplificazioni sismiche dovute sia ad effetti litologici

sia ad effetti morfologici;

L’aggiornamento dell’analisi di II livello, svolto in base ai più recenti criteri LR 30-11-2011 n° IX

2616, è stato elaborato sugli effetti litologici relativi alla parte pedemontana, di pianura e circostante

alla collina di Ciliverghe, i cui modelli geofisici vengono riportati nel paragrafo 4.3.2, in base alle

nuove indagini sismiche eseguite ed illustrato di seguito.

6.1. Analisi sismica di II livello

6.1.1. Effetti litologici

L’analisi sismica di II° livello per la valutazione degli effetti di amplificazione sismica di tipo

litologico da eseguire in ambito pianificatorio secondo i criteri regionali vigenti in Regione

Lombardia richiede la conoscenza della litologia prevalente, della stratigrafia del sito,

dell’andamento del valore delle Vs con la profondità fino a valori di 800 m/s e del modello

geofisico dell’area.

I dati richiesti dall’analisi sismica di 2° livello possono essere acquisiti con grado di attendibilità

diversa come riportato nella Tabella 2 dell’allegato 5 ai criteri stessi, di seguito esposta:

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Dati Attendibilità Tipologia

Litologici Bassa Da bibliografia e/o dati di zone limitrofe

Alta Da prove di laboratorio su campioni e da prove in sito

Stratigrafici (spessori)

Bassa Da bibliografia e/o dati di zone limitrofe

Media Da prove indirette (penetrometriche e/o geofisiche)

Alta Da indagini dirette (sondaggi a carotaggio continuo)

Geofisici (Vs)

Bassa Da bibliografia e/o dati di zone limitrofe

Media Da prove indirette e relazioni empiriche

Alta Da prove dirette (sismica in foro o sismica superficiale)

Sulla base di quanto riportato in tabella è possibile assegnare ai risultati ottenuti dall’analisi sismica

di II° livello:

- un grado di affidabilità MEDIO-ALTO per i fenomeni di amplificazione topografica presenti

nella zona montana e per i fenomeni di amplificazione stratigrafica presenti nelle microzone

omogenee 1, 2, 3, 4 e 7, in quanto sono disponibili indagini sismiche di tipo lineare e/o puntuale

eseguite nell’ambito del territorio comunale ritenute ben rappresentative;

- un grado di affidabilità MEDIO per i fenomeni di amplificazione stratigrafica presenti nelle

microzone omogenee 5, 6, 8, 10 e 11, in quanto sono disponibili indagini sismiche di tipo

lineare e/o puntuale eseguite in corrispondenza di materiali geologicamente affini ritenute

sufficientemente rappresentative;

- un grado di affidabilità da MEDIO-BASSO a BASSO per i fenomeni di amplificazione

stratigrafica presenti nella microzona omogenea 9, in quanto non sono disponibili indagini

sismiche e le conoscenze geologiche sono da considerare troppo limitate e sufficienti solo per

una preliminare stima dei fattori di amplificazioni (potrebbero essere presenti caratteristiche tali

da determinare fenomeni di inversione di rigidezza con la profondità);

- fenomeni di amplificazione sismica non calcolabili per la microzona omogenea 12, in quanto

rappresentativa di un’area di discarica.

Dai modelli geofisici predisposti e dall’interpretazione delle curve H/V disponibili nei punti

d’indagine è stato possibile assegnare a ciascuna microzona omogenea in prospettiva sismica una

sismo-stratigrafia di riferimento; il substrato rigido è rappresentato nella microzona 1 dal substrato

roccioso, nelle microzone 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 9 da orizzonti di conglomerato compatto alternati a ghiaia

conglomeratica ed argilla compatta in spessori decimetrci e nelle microzone 8, 10, 11 e 12 da

depositi di natura coesiva compatti talora sovraconsolidati.

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L’andamento delle Vs con la profondità è stato ricostruito sulla base dei modelli geofisici

predisposti; la stima del fattore di amplificazione sismica è stata eseguita scegliendo la scheda di

valutazione ritenuta più appropriata, in funzione dei criteri di validità (andamento delle VS con la

profondità) e dei criteri di rappresentatività in termini litologici. Pertanto:

- per le microzone 1, 2, 9, 10 e 11 è stata utilizzata la scheda di valutazione dei limi argillosi tipo

2 (linea verde per le zone 1, 2, 9 e 10; linea rossa per la zona 11), ritenuta valida soprattutto per

quanto riguarda il comportamento meccanico dei depositi più superficiali sottoposti a

sollecitazioni cicliche;

- per le microzone 3, 4, 6, 7, è stata utilizzata la scheda di valutazione delle sabbie (linea verde),

ritenuta valida soprattutto per quanto riguarda l’andamento delle Vs con la profondità;

- per la microzona 5 e 8 è stata utilizzata la scheda di valutazione delle ghiaie (linea blu), ritenuta

valida sia per quanto riguarda il comportamento meccanico dei depositi sottoposti a

sollecitazioni cicliche sia per quanto riguarda l’andamento delle Vs con la profondità, a meno di

limitati sforamenti oltre i 600-700 m/s.

Il calcolo del periodo proprio di ciascun sito è stato eseguito a piano campagna, tenendo in

considerazione un’adeguata variabilità in termini di spessori e valori di Vs e tramite le schede di

valutazione sopra citate sono stati individuati i valori del Fattore di Amplificazione calcolato tra

0.1-0.5 s e 0.5-1.5 s legato agli effetti litologici e responsabili della modifica dell’evento atteso

nell’area per un tempo di ritorno di 475 anni; di seguito si riportano l’intervallo dei valori calcolati e

i valori rappresentativi assegnati a ciascuna microzona analizzata, sulla base della rappresentatività

della scheda di valutazione scelta:

MICROZONA T (s) Intervallo di variabilità Valori rappresentativi

Fa (0.1-0.5 s) Fa (0.5-1.5 s) Fa (0.1-0.5 s) Fa (0.5-1.5 s) 1 0.24 – 0.28 1.9 – 2.0 1.1 – 1.2 1.9 1.1 2 0.24 – 0.28 1.9 – 2.0 1.1 – 1.2 1.9 1.1 3 0.30 – 0.40 1.6 – 1.7 1.4 – 1.6 1.7 1.4 4 0.15 – 0.20 1.4 – 1.6 1.1 – 1.2 1.5 1.1 5 0.10 – 0.20 1.2 – 1.3 1.0 – 1.1 1.3 1.1 6 0.21 – 0.27 1.6 – 1.7 1.2 – 1.4 1.7 1.2 7 0.14 – 0.22 1.4 – 1.6 1.1 – 1.2 1.5 1.1 8 0.11 – 0.17 1.2 – 1.3 1.0 – 1.1 1.3 1.1 9 0.22 – 0.38 1.9 – 2.1 1.1 – 1.3 2.0 1.2

10 0.15 – 0.23 1.6 – 1.9 1.1 – 1.2 1.8 1.2 11 0.20 – 0.30 2.0 – 2.3 1.1 – 1.2 2.3 1.2

In particolare per quanto riguarda il valore di Fa 0.5 – 1.5 s le schede utilizzate sono state

considerate:

- cautelative per le microzone 1, 2, 3, 4, 6 e 7 per le quali è stato assegnato un valore

rappresentativo pari al minimo dell’intervallo di valutazione;

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- ben rappresentative per le microzone 5, 8, 9, 10 e 11 per le quali è stato assegnato un valore

rappresentativo pari alla media dell’intervallo assegnato.

Per quanto riguarda il valore di Fa 0.1-0.5 s:

- l’utilizzo della scheda dei limi argillosi tipo 2 è stato considerato cautelativo per le microzone 1

e 2, in quanto tali litologie sono presenti al massimo nei primi dieci metri di profondità e

poggiano su materiali granulari poco rigidi entro i 20 m di profondità; per questo si è assegnato

come valore rappresentativo delle microzone il valore minimo degli intervalli di variabilità;

sono invece state considerate ben rappresentative per le microzone 9, 10 e 11, per le quali sono

stati assegnati i valori medi o massimi dell’intervallo di variabilità;

- l’utilizzo della scheda delle sabbie è stato considerato ben rappresentativo della situazione

esaminata per la microzona 4 e 7, alle quali sono stati assegnati i valori medi dell’intervallo di

variabilità, mentre per le microzone 3 e 6 è stato considerato poco cautelativo, in quanto non

tiene conto degli eventuali primi metri di materiale coesivo e del carattere parzialmente coesivo

dell’orizzonte GC e pertanto è stato assegnato il valore massimo dell’intervallo di variabilità;

- l’utilizzo della scheda delle ghiaie è stato considerato ben rappresentativo della situazione

esaminata nelle microzone 5 e 8 e quindi è stato assegnato ad esse il valore medio dell’intervallo

di variabilità, arrotondato per eccesso.

I valori di Fa rappresentativi di ciascuna microzona sono stati rappresentati in cartografia attraverso

le classi previste dagli standard DPC.

I valori di Fa calcolati tra 0.1-0.5 s con la procedura di II° livello risultano superiori ai valori di

soglia comunale validi ai sensi delle Norme per le Costruzioni (DM08) previsti per la categoria di

sottosuolo corrispondente per le microzone omogenee 1, 2, 3, 6, 9, 10 e 11, mentre al contrario i

valori di Fa tra 0.5-1.5 s risultano sempre inferiori alle rispettive soglie.

Pertanto per le microzone 1, 2, 3, 6, 9, 10 e 11 l’applicazione del metodo semplificato proposto

dalla normativa nazionale per la valutazione delle amplificazioni stratigrafiche, adottando come

parametro diagnostico il Vs30, non è ritenuto accettabile, in quanto non è sufficiente a tenere in

considerazione, in termini energetici, i fenomeni di amplificazione locali attesi.

6.1.2. Effetti morfologici

Gli scenari considerati secondo l’Allegato 5 di cui si sono calcolati gli effetti morfologici sono i

seguenti:

1- la zona di ciglio di scarpata con H > 10 m Z3a individuata :

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- come perimetro della Ex Cava Florio a S del comune

- sopra l’abitato di Mazzano in prossimità del confine orientale con l’ATE a quota 350 mslm;

2-lo scenario di cresta rocciosa o cucuzzolo Z3b individuato:

- sul crinale del Monte Marguzzo dove la morfologia passa dalla zona di crinale nel comune

di Rezzato alla cima ubicata nel Comune di Mazzano.

Per quanto riguarda la Ex cava Florio l’amplificazione litologica prevale rispetto a quella

morfologica.

Per quanto riguarda la scarpata di quota 350 mslm l’area d’influenza a tergo della scarpata viene

interrotta contro ai confini ATE e le scarpate relative agli ATE non vengono prese in

considerazione in quanto soggette a continui mutamenti e assoggettati a normativa vigente propria.

Si ricava dalle condizioni geometriche che si trovano al limite dello scenario di scarpata con H di

circa 200-300 m e una inclinazione α i circa 30° un valore di Fa 0.1-0.5s di 1.2 ( in base alla scheda

dell’allegato 5 ) che decresce fino all’area d’influenza di circa 130-200 m a tergo della scarpata.

Per l’ intervallo di periodo 0.5-1.5s non esiste un criterio di valutazione del fattore di

amplificazione Fa per cui le zone di scarpata che amplificano nell’intervallo di periodo 0.1-0.5s

vengono contrassegnate con N.D.

Per quanto riguarda la cresta appuntita di cima Marguzzo (I<1/3 L) che è in ambito ATE vengono

zonate le amplificazioni morfologiche al di fuori dell’area ATE partendo da un Fa 0.1-0.5 s di 1.3

all’interno della stessa (in prossimità della cima che è attualmente interessata da attività estrattiva)

e andando via via diminuendo verso valle ottenengo in cartografia aree con amplificazione Fa 0.1-0.5 s

compresa tra 1.1-1.2.

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Per l’ intervallo di periodo 0.5-1.5s non esiste un criterio di valutazione del fattore di

amplificazione Fa per cui le zone di cresta che amplificano nell’intervallo di periodo 0.1-0.5s

vengono contrassegnate con N.D.

In entrambi gli scenari il fattore Fa calcolato è al di sotto del fattore di soglia comunale.

7. Elaborati cartografici

7.1. Carta delle indagini

La carta delle indagini è stata costruita inserendo le indagini a disposizione all’interno del confine

comunale riportate nel paragrafo dei dati geotecnici e così riassunte:

• 28 pozzi di cui alcuni perforati a distruzione ed altri a percussione (PA - zona pianura –pedemontana e collinare)

• 5 trincee (T- zona pedemontana)

• 6 prove penetrometriche statiche (CPT01-CPT06 - zona pedemontana)

• 3 indagini sismiche a rifrazione (SR03 – zona pedemontana, SR01 –SR02 – zona pianura)

• 1 indagine MASW combinata alla sismica a rifrazione (MASW01 – zona pianura meridionale circostante il colle di Ciliverghe)

• 5 HVSR ( HVSR03- zona pedemontana, HVSR01-02- zona pianura, HVSR04-zona pianura orientale, HVSR05-zona pianura meridionale circostante il colle di Ciliverghe)

Per i pozzi vengono riportati la profondità raggiunta, la profondità della falda e l’anno di misura.

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7.2 . Carta Geologico Tecnica per la microzonazione sismica (CGT_MS)

7.2.1. Terreni di copertura , litologia di superficie e ambienti di deposizione

Nella carta geologico tecnica per la litologia di superficie si sono utilizzate le correlazioni tra le

varie prove a disposizione, il rilevamento e la carta dell’ERSAL.

È stata suddivisa l’area montana caratterizzata da substrato lapideo stratificato da affiorante a

subaffiorante (LPS) dal settore pedemontano caratterizzato dai depositi eluvio colluviali (el)

costituiti da argille limose residuali a medio bassa plasticità (CL) dal settore di pianura vero e

proprio costituito da depositi ghiaioso ciottolosi talora sabbiosi grossolani poco assortiti (GP) tipici

dell’ambiente fluvioglaciale (fg). Si sono considerate solo le coperture argillose superiori a 3 m di

spessore. In prossimità del pedemonte si possono rinvenire delle argille con ghiaia passanti a ghiaie

con argilla derivanti dal deposito colluviale di versante (CL-GC,GC). In corrispondenza della

Collina di Ciliverghe sul lato W sono presenti dei depositi morenici cementati (GR-mo), passanti ai

depositi fluvioglaciali e fluviali (GM-GW-fg), talora ricoperti da coltri di terreni loessici (ML-ls)

quando risparmiati dalla ex attività di estrazione.

7.2.2. Elementi tettonico strutturali e traccia delle sezioni geologico tecniche

Il substrato lapideo presenta tutti gli elementi strutturali ben descritti nel paragrafo sulla tettonica

locale sono stati pertanto cartografati i seguenti lineamenti:

- blanda anticlinale allineamento Monte Marguzzo - cima a 400 mslm confinante con l’ATE n°1

(piega asimmetrica con fianco settentrionale suborizzontale che degrada dal fianco meridionale

dell’anticlinale principale del Monte Camprelle – Cimalmonte - Monte Cavallo ) con fianco

settentrionale suborizzontale e fianco meridionale immergente verso la pianura.

Il retroscorrimento segnato in carta in prossimità del Colle di Ciliverghe è sepolto e in posizione

incerta.

Si sono tracciate 3 sezioni geologico tecniche di cui:

- la sezione 1 grossomodo trasversale al versante, con traccia che ruota da un’orientazione NNW-

SSE (Seziona 1a) ad un’orientazione SE-NW (Sezione 1b) tra il pozzo PA17 e il pozzo PA02

seguendo la conformazione longitudinale del comune, che attraversa la pianura fino al confine

meridionale della stessa con il comune di Castenedolo (PA 28);

-la sezione 2 longitudinale al versante ad orientazione SW-NE che attraversa l’alta pianura

comunale tra Mazzano e Molinetto e si raccorda ai pozzi di Nuvolera;

-la sezione 3 passante lungo la pianura centrale comunale ad orientazione NW-SE che attraversa la

zona industriale da Ciliverghe a Santellone.

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7.2.3. Instabilità di versante

Sono stati cartografati i limiti degli ATE assoggettati a normativa vigente propria e considerati

come soggetti ad instabilità di versante di cinematismo non definita e grado di attività non definita

in quanto soggetti a continuo mutamento dei fronti di cava e con la presenza di ingenti accumuli

temporanei.

In base alla cartografia PAI dello studio geologico per il PGT (Dott. Geol. L. Ziliani) è presente

un’area di frana attiva (Fa) per distacco e rotolamento di singoli massi a monte dell’abitato, sono

cartografati nella carta geologica punti di distacco e rotolamento massi.

7.2.4. Elementi geologici e idrogeologici

Nessun pozzo ha raggiunto il substrato geologico.

Per alcuni pozzi è riportata la profondità della falda dal p.c. riferita all’anno di perforazione, quando

disponibile o alla campagna svolta nel febbraio 2004 i cui livelli vengono riportati nello studio

geologico per il PGT .

7.2.5. Forme di superficie e sepolte

Tra le forme di superficie e sepolte viene cartografata la cavità sepolta in prossimità del versante

meridionale del Monte Marguzzo anche se esterna ai confini comunali, in comune di Rezzato.

Viene cartografata le cavità isolata numerata e descritta nel paragrafo 3.5.

Come forme lineari ritroviamo:

- la cresta del Monte Marguzzo

- gli orli di scarpate morfologiche > di 20 m della Cima di quota 400 mslm sopra l’abitato di

Mazzano e quelli principali dell’ambito estrattivo

- l’orlo di scarpata della ex cava Florio alta circa 20 m

7.3. Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (Livello 1 o Carta delle MOPS)

Dalla correlazione dei dati geomorfologici, geologici, geotecnici e geofisici si è suddiviso il

territorio in aree omogenee dal punto di vista sismico.

La Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (Livello 1 o Carta delle MOPS) è

costruita sulla base degli elementi predisponenti alle amplificazioni e alle instabilità sismiche già

riportati nella carta geologico tecnica CGT_MS.

La procedura si prefigge di classificare il territorio in funzione delle condizioni locali che possono

influenzare, in occasione di eventi sismici, la pericolosità sismica di base producendo effetti

(amplificazioni litologiche e/o morfologiche) di cui si deve tener conto nella valutazione della

pericolosità sismica di sito.

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Gli effetti indotti da particolari condizioni geologico-morfologiche sono infatti in grado di produrre

danni diversificati su fabbricati con caratteristiche analoghe, entro zone anche ravvicinate.

In tali situazioni si possono verificare fenomeni di focalizzazione dell’energia sismica incidente,

con esaltazione delle ampiezze delle onde, fenomeni di riflessione multipla con variazione delle

ampiezze delle vibrazioni e delle frequenze del moto.

Il territorio e stato pertanto suddiviso in diverse zone omogenee:

1. zone stabili

2. zone stabili suscettibili di amplificazioni locali

3. zone di attenzione per le instabilità

Nella cartografia si prevede, inoltre, il riconoscimento di:

• faglie attive e capaci/fratture vulcaniche cosismiche

• forme di superficie e sepolte

• tracce di sezione topografica per gli approfondimenti di amplificazione topografiche

• ubicazione delle eventuali misure di rumore ambientale (stazioni di microtremore a stazione

singola )

7.3.1. Zone stabili

le zone stabili sono quelle nelle quali non si ipotizzano effetti di alcuna natura, se non lo

scuotimento, funzione dell’energia e della distanza dell’evento. Sono le zone dove è affiorante o

subaffiorante il substrato geologico con morfologia pianeggiante o poco inclinata.

Nell’area in esame sono rappresentate dalla Formazione della Corna affiorante o subaffiorante nel

settore settentrionale del territorio in banchi metrici (descrizione geomeccanica dell’ammasso

paragrafo 4.2 ) poco fratturata rappresentata come substrato lapideo stratificato (LPS – 1011) e dal

sovrastante Corso del Monte Marguzzo.

Sul colle di Ciliverghe la morena cementata è cartografata come granulare cementato non

stratificato (GR-1022).

7.3.2. Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali

Le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, sono quelle nelle quali sono attese

amplificazioni del moto sismico, come effetto della situazione litostratigrafica e morfologica locale.

Sono le zone dove sono presenti terreni di copertura, coltri di alterazione del substrato, substrato

molto fratturato, o substrato caratterizzato da velocità di propagazione delle onde di taglio Vs < 800

m/s. Gli spessori di questi terreni devono essere superiori ai 3 m.

Le litologie alle quali si assimilano quelle presenti sul territorio, riassumendo quanto riportato nel

modello geologico del sottosuolo tramite le due sezioni geologico tecniche, sono dall’alto verso il

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basso per la zona pedemontana e di pianura:

- CL - Argille inorganiche di media-bassa plasticità, argille ghiaiose o sabbiose, argille

limose, argille magre che costituiscono i depositi eluvio colluviali di pedemonte

- GC - Ghiaie argillose, miscela di ghiaia, sabbia e argilla che costituiscono i depositi detritico

colluviali sottostanti le argille pedemontane o i depositi fluvioglaciali sporchi che si

rinvengono nella parte sudoccidentale della pianura tra i 5-30 m in eteropia con le GP

- GP - Ghiaie pulite con granulometria poco assortita, miscela di ghiaia e sabbia che

costituiscono i depositi fluvioglaciali wurmiani che presentano a partire da profondità

variabili tra i 15 e i 30 m dei conglomerati dovuti alla cementazione parziale (GP/GR ghiaie

con lenti di conglomerato) o totale degli stessi (GR)

poggianti su substrato:

- GR - Granulare cementato costituito dai conglomerati dovuti alla cementazione parziale o

totale dei depositi fluvioglaciali a partire dai 15-30 m di profondità (Zona2002-2003-2004-

2005-2006)

- LPS Lapideo, stratificato costituito dalla formazione della Corna (Zona2001)

Per il Colle di Ciliverghe e la zona circostante:

- ML - Limi inorganici, farina di roccia, sabbie fini limose o argillose, limi argillosi di bassa

plasticità che costituiscono i depositi loessici del Colle di Ciliverghe (Zona 2011)

- CL - Argille inorganiche di media-bassa plasticità, argille ghiaiose o sabbiose, argille

limose, argille magre che costituiscono i depositi glaciolacustri della Zona 2009 reperite tra

5-20 m di profondità

- GM - Ghiaie limose, miscela di ghiaia, sabbia e limo che costituiscono i depositi

fluvioglaciali antichi che si rinvengono affioranti, o al di sotto dei loess sul Colle di

Ciliverghe (Zona 2010-2011)

- GP - Ghiaie pulite con granulometria poco assortita, miscela di ghiaia e sabbia che

costituiscono i depositi fluvioglaciali wurmiani che talora presentano a partire da profondità

variabili tra i 15 e i 25 m dei conglomerati dovuti alla cementazione parziale (GP/GR ghiaie

con lenti di conglomerato) o totale degli stessi (GR) (Zona 2007)

poggianti su substrato:

- GR - Granulare cementato costituito dai conglomerati dovuti alla cementazione parziale o

totale dei depositi fluvioglaciali a partire dai 15-25 m di profondità (2007-2009)

- CL-CO - Argille inorganiche di media-bassa plasticità sovraconsolidate appartenenti

all’Unità Villafranchiana interpretate come CO substrato geologico coesivo

sovraconsolidato in mancanza di indagini sismiche su tale unità (2008-2010-2011)

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La zona 2011 riguarda un’area di discarica RSU (non individuata dagli standard) con rifiuti

classificati come RI (materiali conteneti resti di attività antropica) poggianti su argille CL

appartenenti all’Unità Villafranchiana riportate come CO (coesivo sovraconsolidato)

Si riporta di seguito la tabella schematica delle 11 zone omogenee istituite e le relative colonne

stratigrafiche indicative:

Tabella schematica delle zone MOPS con profondità del letto delle relative unità litotecniche

Zona pedemontana

Zona di pianura Zona circostante la Collina di Ciliverghe

Collina di Ciliverghe

RSU

zona 2001

zona 2002

zona 2003

zona 2004

zona 2005

zona 2006

zona 2007

zona 2008

zona 2009

zona 2010

zona 2011

zona 2012

RI - - - - - - - - - - - 10-20m

CL 5-10m 5-10 m 1-4m 1 m 1 m 1 m 1 m 1 m 1 m - - -

ML - - - - - - - - - 5-10m -

GM - - - - - - - - - 5-10m 10-20m -

GC 15-20m 15-20m - - - - - - - -

GP 20-35m 20-35m 35-40m 10-15m

5-10m

5-10m

15-20m 10-20m 5-10m 15-20m 20-25m -

GC - - - - - 25-30m 15-25m - - - - -

CL - - - - - - - - 15-25m - - -

GP/GR - - 35-40m - - - - - - - -

GR - >20-35 >50-60 >25-30 >25-30 >25-30 >15-25 - >15-25 - - -

LPS >20-35 - - - - - - - - - - -

CO - - - - - - - >10-20 - >15-20 >20-25 >10-20

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7.3.3. Zone di attenzione per le instabilità

le zone di attenzione per instabilità (Zona di Attenzione, ZA) è bene precisare che corrispondono

alle “zone suscettibili di instabilità” originariamente previste da ICMS (2008) e che vengono riferite

al Livello 1 degli studi di MS. Tale nuova denominazione (Zona di Attenzione, ZA) si è resa

necessaria per indicare che nel Livello 1 (e 2), tali zone hanno un livello di approfondimento

comparabile con le altre zone di questo livello e pertanto non possono essere ancora classificate

come zone effettivamente instabili, fintanto che non vengano esperiti i necessari approfondimenti

propri del Livello 3. In questo modo le ZA vengono differenziate in maniera esplicita dalle “zone

suscettibili di instabilità “ ZS, che possono essere identificate solo nel momento in cui vengono

effettuati approfondimenti di tipo quantitativo.

Le Zone di Attenzione (ZA) per le principali instabilità sono state distinte con un gruppo di lettere

in pedice (instabilità di versante, in pedice FR; per le liquefazioni, in pedice LQ; per le faglie attive

e capaci, in pedice FAC).

Per le zone di instabilità di versante si è mantenuta l’informazione sullo stato di attività: ZAFR_A

(Frana attiva), ZAFR_Q (Frana quiescente), ZAFR_I (Frana inattiva), ZAFR_ND (Frana con

attività non definita).

Per le tipologie di zone per le quali sono previsti “cedimenti differenziali/crollo di cavità

sotterranee/sinkhole” e “sovrapposizione di zone di attenzione per instabilità differenti” si rimanda

ad una successiva versione degli standard.

Nella Carta MOPS del territorio indagato vengono riportate :

- ZAFR_I - Zona di Attenzione per instabilità di versante attiva relativa alla zona soggetta a

distacco e rotolamento di blocchi cartografata nel PAI del PGT come area di frana attiva

(Fa)

- ZAFR_ND - Zona di Attenzione per instabilità di versante non definita per gli ambiti

interessati da attività estrattiva

7.3.3.1. Faglie attive e capaci

Per quanto riguarda le faglie attive e capaci non ne sono state riconosciute nel territorio in esame.

Una faglia attiva produce fagliazione di superficie. Per fagliazione di superficie si intende la

dislocazione istantanea (cosismica) verticale e/o orizzontale dei terreni di fondazione lungo uno o

più piani di taglio. Tale dislocazione deve essere riconducibile a un intervallo temporale relativo

agli ultimi 40.000 anni, periodo per il quale una faglia può essere considerata verosimilmente attiva

in Italia.

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Si riporta di seguito la definizione di faglie attive, capaci e cieche:

− attiva, struttura per la quale si sia accertato un movimento almeno negli ultimi 40.000 anni;

− capace, disloca la superficie;

− cieca, che non raggiunge la superficie

Le faglie attive capaci di rompere in superficie in Italia sono strettamente confinate lungo la catena

appenninica, coincidendo in gran parte con le aree epicentrali dei terremoti più forti (Galadini e

Galli, 2000). Non sono state segnalate a oggi, a parte poche eccezioni, faglie capaci nel dominio

alpino, caratterizzato prevalentemente da faglie inverse cieche.

7.3.4. Forme di superficie e sepolte

Tra le forme di superficie e sepolte si riportano:

- la cresta del Monte Marguzzo

- gli orli di scarpate morfologiche > di 20 m della Cima di quota 400 mslm sopra l’abitato di

Mazzano e quelli principali dell’ambito estrattivo

- l’orlo di scarpata della ex cava Florio alta circa 20 m

- cavità isolata

Si riportano anche:

• l’ubicazione delle 5 stazioni di misure di rumore ambientale (stazioni di microtremore a

stazione singola)

7.4. Carta della pericolosità sismica locale (PSL)

Per l’analisi sismica di I livello si è fatto riferimento alle Tabelle n. 1 e n. 2 dell’allegato 5 che

riportano i diversi scenari di pericolosità sismica locale, suddivisi in funzione degli effetti a cui essi

sono soggetti.

I dati di base sono stati reperiti dalla cartografia geologica e geomorfologica contenuta nello studio

geologico vigente, dai dati reperiti e dalla PSL esistente.

Il prodotto finale dell’analisi sismica di I livello è la carta della pericolosità sismica locale (PSL)

ove sono riportati i diversi scenari rappresentati con elementi lineari ed areali.

Per quanto riguarda gli scenari Z3, caratterizzati da fenomeni di amplificazione sismica di tipo

topografico sono state individuate:

- zona Z1a zona caratterizzata da movimenti franosi attivi

- zona Z2 zona con materiali particolarmente scadenti (discarica RSU)

- zone Z3a caratterizzate da cigli di scarpata di natura diversa con dislivello superiore ai 10m

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- zone Z3b caratterizzate dalla parte sommitale di creste, dorsali e cocuzzoli con roccia

affiorante o subaffiorante.

Per quanto riguarda gli scenari Z4, caratterizzati da fenomeni di amplificazione sismica di tipo

litologico e/o geometrico, sono state individuate:

- zone Z4a di fondovalle caratterizzate da depositi fluvio-glaciali a granulometria mista

prevalentemente granulare

- zona Z4c morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi comprese le coltri

loessiche

- zone Z4d caratterizzate da depositi eluviali e colluviali argillosi e limoso argillosi.

Per quanto riguarda gli scenari Z5, caratterizzati da comportamenti differenziali in occasione di

eventi sismici, sono stati individuati i contatti stratigrafici e tettonici tra formazioni rocciose pre-

quaternarie e depositi quaternari in genere. Per tale scenario si dovrà, data la scala di lavoro,

ritenere indicativa la posizione del limite di contatto evidenziato, che dovrà essere definita con

maggior dettaglio in fase di progettazione di eventuali opere.

Inoltre sono state evidenziate con un unico simbolo le aree comprese nell’Ambito Territoriale

Estrattivo del Piano Cave Provinciale inserite nello scenario Z1c , zona potenzialmente franosa o

esposta a pericolo di frana in quanto assoggettata a continui rimodellamenti del fronte di cava.

Tali aree risultano anche interessate da scenari diffusi di tipo Z2 (riporti poco addensati) e Z3a (cigli

di scarpata con altezza > 10 m) non cartografabili in quanto la diffusione areale di riporti poco

addensati e di cigli di scarpata di cava anche multipli e l’estrema dinamicità dell’area legata ai

diversi cicli lavorativi rendono difficile e poco significativa la rappresentazione della situazione

considerando la scala di lavoro (1:10.000) oltre a quella temporale.

La zona Z1a riguarda il versante meridionale del monte Marguzzo e della Cima di 400 mslm,

ubicati a N dell’abitato, interessati da distacco e rotolamento di blocchi.

7.5. Carta dei Fattori di Amplificazione derivante dall’applicazione del livello 2

Nella carta di II livello compilata ai sensi dei criteri regionali, integrata con le nuove indagini

geofisiche e le indagini geologico tecniche raccolte per le valutazioni e le analisi svolte per la carta

MOPS, si sono ottenuti i seguenti campi di fattori di amplificazione Fa per l’intervallo di periodo di

0.1-0.5 s:

Tabella schematica dei campi di Fa 0.1-0.5 s per le diverse zone

Zona montana

Zona pedemontana

Microzone 1-2

Zona di Pianura Microzone 3-4-5-6

Zona circostante la Collina di Ciliverghe

Microzone 7-8-9

Collina di Ciliverghe

Microzone 10-11

Discarica RSU

Fa 1.1-1.2 Fa 1.9 -2.0

Fa 1.6-1.7 Fa 1.4-1.6 Fa 1.2-1.3 Fa 1.6-1.7

Fa 1.4-1.6 Fa 1.2-1.3 Fa 1.9-2.1

Fa 1.6-1.9 Fa 2.0-2.3

N.D.

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e i seguenti campi di fattori di amplificazione Fa per l’intervallo di periodo di 0.5-1.5 s:

Tabella schematica dei campi di Fa 0.5-1.5 s per le diverse zone

Zona montana

Zona pedemontana

Microzone 1-2

Zona di Pianura Microzone 3-4-5-6

Zona circostante la Collina di Ciliverghe

Microzone 7-8-9

Collina di Ciliverghe

Microzone 10-11

Discarica RSU

N.D. Fa 1.1 -1.2

Fa 1.4-1.6 Fa 1.1-1.2 Fa 1.0-1.1 Fa 1.2-1.4

Fa 1.1-1.2 Fa 1.0-1.1 Fa 1.1-1.3

Fa 1.1-1.2

N.D.

In carta viene cartografato l’intervallo Fa, che contiene il valore rappresentativo di Fa scelto per

quell’area (paragrafo 6.1- Analisi sismica di secondo livello), secondo il campo della gradazione di

colori della legenda standard ICMS.

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Spettri di risposta elastici e di progetto. Uso degli accelerogrammi –Corso di aggiornamento

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ALLEGATI

1. Elaborazione indagini sismiche e risultati

2. Stratigrafie dei pozzi e dei pozzi riqualificati in piezometri

3. Prove penetrometriche statiche

4. Trincee esplorative

5. Sondaggi a carotaggio continuo

6. Analisi di laboratorio

7. Sezioni geologico tecniche

8. Tabelle indagini