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ANALISI GENETICA DEI PAZIENTI CON IPERTENSIONE ARTERIOSA POLMONARE
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1. INTRODUZIONE
1.1. Background e Razionale
L’ipertensione arteriosa polmonare (IAP) è una rara malattia caratterizzata da un aumento
progressivo delle resistenze polmonari (RAP) che portano a scompenso ventricolare destro e
a morte prematura. E’ una malattia a prognosi infausta in quanto l’aspettativa di vita della
forma idiopatica prima della disponibilità di trattamenti specifici finalizzati alla correzione
della disfunzione endoteliale era di 2,8 anni (metà degli anni ‘80). La maggior parte dei
pazienti affetti (>90%) non ha una storia familiare di malattia (IAP idiopatica “sporadica”),
mentre in circa il 6% dei pazienti è riconosciuta una familiarità clinica caratterizzata da
trasmissione autosomica dominante, penetranza incompleta e anticipazione genica. Le forme
familiari presentano un complesso pattern di trasmissione genetica. In considerazione del
fatto che mutazioni genetiche sono state individuate anche in pazienti senza storia familiare
di malattia nelle nuove linee guida il concetto di ipertensione arteriosa polmonare familiare è
stato abbandonato (1). È stato introdotta invece la definizione di “Ipertensione Arteriosa
Polmonare Ereditaria” (IAPE) che include sia le forme con storia familiare, con o senza
mutazione identificata che le forme clinicamente sporadiche ma con mutazione identificata.
Al momento attuale sono state identificate mutazioni della linea germinale nel 50-70% delle
famiglie e nel 10-30% delle forme idiopatiche sporadiche. Mutazioni della linea germinale
del gene che codifica il recettore di tipo 2 del TGF- il Bone Morphogenetic Protein
Receptor type 2 (BMPR-2) sono le principali responsabili della predisposizione allo sviluppo
della IAP. L’associazione di IAP con Telangiectasia Emorragica Familiare suggerisce una
interessamento anche del recettore di tipo 1 del TGF- (ALK-1) o della proteina recettoriale
accessoria, l’endoglina (ENG). Recentemente sono state individuate nuove mutazioni
genetiche potenzialmente responsabili dello sviluppo di Ipertensione Arteriosa Polmonare
come quella a carico del gene che codifica per la proteina SMAD9 (mothers against
decapentaplegic homologue 9), del gene per la caveolin 1 (CAV1) o del gene KCNK3 anche
detto Task1 che codifica per un canale del potassio transmembrana sottofamilglia K, membro
3. Complessivamente a tutt’oggi nei casi familiari di IAP è possibile identificare una
mutazione del gene BMPR2 nell’80% dei casi, in un 5% dei casi circa è invece possibile
identificare mutazioni piu’ rare a carico di altri geni (ALK1, ENG, SMAD9, CAV1,
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KCNK3) e nel 15% circa dei pazienti non è possibile identificare mutazioni a carico dei geni
attualmente noti (4).
Le proteine BMP agiscono come ligandi e si legano al recettore BMPR2 che fosforila ed
attiva il BMPR1; quest’ultimo fosforila le proteine citoplasmatiche della famiglia delle
SMAD che, attivate, migrano nel nucleo e modulano la trascrizione di specifici target
genetici. Le proteine SMAD regolano l’attività dei promotori genici interagendo con
attivatori o repressori della trascrizione controllando la espressione genica in senso positivo o
negativo. Tutto ciò assicura la normale omeostasi a livello dei vasi polmonari inibendo la
proliferazione delle cellule muscolari lisce e incrementando la sopravvivenza delle cellule
endoteliali. Mutazioni a carico del gene che codifica per il BMPR2 comportano un blocco a
vari livelli della via di segnalazione delle SMAD con conseguente incremento della
proliferazione delle cellule muscolari lisce e apoptosi delle cellule endoteliali (7;8).
Il gene KCNK3 come potenziale responsabile di IAP è stato identificato nel 2013 in America
grazie alla metodica del “Whole Exome Sequencing”. Il KCNK3 codifica per un canale del
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potassio pH sensibile facente parte della famiglia di canali doppio poro e con quattro domini
transmembrana (6). Il suo ruolo principale è quello di controllare il potenziale di membrana
di riposo di molti tipi di cellule, tra cui le cellule muscolari lisce delle arterie polmonari
umane e di contribuire alla vasodilatazione delle arterie polmonari tramite l’azione delle
cellule muscolari lisce. E’ stato inoltre ipotizzato che tale gene possa essere implicato anche
nella regolazione del rimodellamento vascolare e nella anomala proliferazione vascolare nei
pazienti affetti da IAP prevenendo l’apoptosi cellulare (5). Tutte le mutazioni identificate a
carico del KCNK3 risultano in una “loss of function” del canale ionico. Tali mutazioni
comportano probabilmente una depolarizzazione del potenziale di membrana a riposo che
può condurre alla vasocostrizione (5). Inoltre è stato documentato che la funzione dei canali
transmembrana mutati può essere recuperata (in gradi diversi a seconda del tipo di
mutazione) con l’utilizzo dell’inibitore della fosfolipasi (ONO RS-082) (5). Questo
comporterebbe l’identificazione di un potenziale nuovo target terapeutico volto ad
incrementare la corrente di potassio tramite i suddetti canali nei pazienti affetti da
ipertensione arteriosa polmonare. Da un punto di vista epidemiologico tutte le mutazioni
identificate a carico del gene KCNK3 sono uniche nella singola famiglia, comportano un
esordio precoce della malattia, colpiscono ugualmente il sesso femminile e quello maschile.
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Attualmente nel Nostro Centro vengono effettuate le indagini per la ricerca della mutazione a
carico del gene BMPR2 in tutti i Pazienti affetti da Ipertensione Arteriosa Polmonare che vi
afferiscono. Mutazioni a carico di questo gene sono state identificate sia in casi di pazienti
con malattia clinicamente familiare che in pazienti con malattia clinicamente sporadica.
L’indagine è stata effettuata in 238 pazienti affetti da Ipertensione Arteriosa Polmonare
Idiopatica o IAPI (22 con storia familiare e 216 con patologia sporadica). Abbiamo inoltre
messo a confronto le caratteristiche demografiche ed emodinamiche tra i pazienti portatori
della mutazione (BMPR2+) e quelli non portatori della mutazione (BMPR2-). La mutazione
del BMPR2 è stata identificata allo stato dell’arte in 17 dei 22 pazienti (77%) con storia
familiare di malattia ed in 38 di 216 (18%) di pazienti con ipertensione arteriosa polmonare
clinicamente sporadica. L’analisi del gene BMPR2 e la valutazione della storia clinica
familiare consentono di stratificare la prognosi dei pazienti con diagnosi iniziale di IAPI.
Come evidenziato dalle analisi dai registri e da uno studio precedente (Soubrier F, Genetics
and Genomics of Pulmonary Arterial Hypertension, 2013) anche le nostre analisi hanno
confermato che i pazienti con una diagnosi di IAPE sviluppano la patologia ad un’età
inferiore, hanno un profilo emodinamico ed un outcome peggiore rispetto ai pazienti con
IAPI. Questo sottolinea come la ricerca delle mutazioni all’interno della sequenza genica del
BMPR2 e la attenta valutazione anamnestica familiare siano estremamente importanti per
definire la prognosi dei pazienti con IAP e decidere una eventuale terapia medica più
aggressiva nei pazienti a prognosi peggiore. Quindi la presenza della mutazione a carico del
gene BMPR2 nei pazienti affetti da IAP (sia clinicamente familiare che sporadica) è
associata ad un età più giovane ed una maggiore compromissione del profilo emodinamico al
momento della diagnosi ma non ad una peggiore capacità di esercizio valutata con il test del
cammino dei 6 minuti. Nonostante ciò non vi sono differenze nella sopravvivenza dei due
gruppi di pazienti (BMPR2+ e BMPR2-). L’età più giovane alla diagnosi dei pazienti
BMPR2+ rispetto ai BPMR2- può aiutarci a spiegare la simile sopravvivenza e la
sovrapponibile capacità di esercizio nonostante la maggiore compromissione emodinamica.
Da qualche anno abbiamo inoltre esteso l’indagine genetica ai parenti dei pazienti portatori
della mutazione. In particolare abbiamo offerto loro un incontro per il counselling genetico e
la scelta di effettuare o meno la ricerca della mutazione previa firma del consenso informato.
Per il momento la mutazione è stata identificata in 45 di 140 (32%) parenti non affetti che
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hanno accettato di sottoporsi al test. Abbiamo in programma di offrire a tutti i parenti dei
pazienti portatori della mutazione (BPMR2+) uno screening annuale con visita cardiologica,
ECG ed ecocardiogramma. Tali controlli verranno naturalmente anticipati nel caso della
comparsa di sintomi. In caso di documentazione di segni diretti o indiretti di ipertensione
polmonare agli esami strumentali, la diagnosi verrà eventualmente confermata con il
cateterismo cardiaco destro. E’ da segnalare inoltre che fino ad oggi, nell’ambito del
programma di follow-up dei parenti portatori della mutazione genetica, è stata diagnosticata
la malattia in un unico caso. Il programma di follow-up ci permette di identificare
precocemente l’eventuale esordio della malattia con la possibilità di iniziare precocemente la
terapia specifica.
Recentemente ci siamo proposti di iniziare il programma di ricerca di mutazioni a carico del
gene KCNK3 (l’indagine è stata già validata su campioni di controllo).
2. OBIETTIVI DELLO STUDIO ED ENDPOINTS
Lo scopo di questo studio è quello di effettuare l’analisi genetica (ricerca delle mutazioni del
gene BPMR2 e KCNK3) nei pazienti affetti da IAP.
2.1. Endpoints
End point primario:
Incidenza delle mutazioni genetiche nei pazienti con IAP (con o senza storia familiare della malattia)
End points secondari
Correlazione tra genotipo e fenotipo dei pazienti con ipertensione arteriosa polmonare ereditaria
Costruzione delle curve di sopravvivenza dei pazienti con ipertensione arteriosa polmonare ereditaria in confronto con i pazienti con ipertensione arteriosa polmonare idiopatica
Analisi dei fattori prognostici nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa polmonare ereditaria in confronto con i pazienti affetti da ipertensione arteriosa polmonare idiopatica
Incidenza di mutazioni genetiche nei parenti sani dei pazienti affetti da IAP e portatori di una mutazione genetica
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Incidenza di IAP nei parenti portatori di una mutazione genetica
3. DISEGNO DELLO STUDIO
Questo è uno studio sia prospettico che retrospettivo, osservazionale (non interventistico).
Pazienti con diagnosi di IAPI (con e senza familiarità clinica) e seguiti in un unico Centro
(Università di Bologna, Italia) dal Gennaio 2004 al Dicembre 2013 (N = 847) saranno inclusi
nello studio e i dati saranno caricati in un registro elettronico
4. POPOLAZIONE DELLO STUDIO
La popolazione dello studio include pazienti con diagnosi di IAPI (con e senza storia
familiare) seguiti presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’Università di Bologna, Italia.
L’analisi genetica prevede la ricerca della mutazione a carico del gene BMPR2 come primo
livello nei pazienti che afferiscono in maniera prospettica nel Dipartimento Cardiovascolare
dell’Università di Bologna. Qualora l’analisi genetica non identifichi mutazioni del gene
BMPR2 si passerà alla ricerca di mutazioni a carico del gene KCNK3. L’analisi genetica per
quest’ultimo gene verrà condotta in maniera retrospettiva su sangue congelato e conservato
in laboratorio di tutti i pazienti affetti da ipertensione arteriosa polmonare idiopatica (con e
senza familiarità clinica) afferiti nel Nostro Centro prima del 2014, in cui non sia stata
identificata una mutazione del gene BMPR2 (n 177 pazienti). L’indagine genetica viene
inoltre estesa a tutti i parenti dei pazienti in cui sia stata identificata una mutazione, previa
firma del consenso informato. Il trattamento di questi pazienti (indipendentemente dal
risultato dell’esame genetico) include tutte e tre le classi di farmaci approvate in Europa per
la IAP (prostanoidi, antagonisti dei recettori dell’endotelina e inibitori della fosfodiesterasi
5). I trattamenti sono prescritti secondo le informazioni sui prodotti locali e a discrezione del
medico.
5. DURATA DELLO STUDIO
La ricerca della nuova mutazione genetica a carico del KCNK3 in tutti i pazienti da noi
seguiti richiedera’ un tempo di 24-48 mesi. Per la valutazione di incidenza della patologia nei
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soggetti sani portatori della mutazione occorrerà un follow-up inevitabilmente più lungo, di
almeno 10 anni.
6. PROCEDURE DI STUDIO
6.1 CONFERMA DELLA PRESENZA DI IAP. La presenza di ipertensione arteriosa
polmonare deve essere confermata con il cateterismo cardiaco destro. A seguito di dettagliati
colloqui sono stati documentati i casi con familiarità clinica. I membri di una famiglia sono
stati definiti non affetti se privi di segni o sintomi di malattia e con valutazione strumentale
negativa (assenza di segni diretti/indiretti di ipertensione polmonare all’ecocardiogramma
transtoracico). Nei casi dubbi il cateterismo cardiaco destro ha escluso la presenza di IAP.
Di tutti i probandi deve essere raccolta una provetta di sangue venoso in EDTA per
l’estrazione del DNA totale dai leucociti circolanti e di alcuni anche dell’RNA totale, previa
raccolta del consenso informato.
Il cateterismo cardiaco destro è effettuato con catetere di Swan-Ganz da termodiluizione (7
F) utilizzando come accesso venoso la vena giugulare interna destra. Sono stati misurati i
principali parametri emodinamici: pressione atriale destra (PADx), pressione arteriosa
polmonare media (PAPm), saturazione di ossigeno del sangue venoso misto (SVO2).
Durante tale indagine sono stati ottenuti, inoltre, i valori della portata cardiaca, misurati
tramite la tecnica di termodiluizione, ottenuta come media dei valori di tre misurazioni
consecutive. I parametri emodinamici basali sono stati rilevati in condizioni stabili dove per
stabilità abbiamo inteso l’assenza di variazioni superiori al 15% dei valori di frequenza
cardiaca, pressione arteriosa polmonare media e portata cardiaca in tre misurazioni
consecutive eseguite ad intervalli di 10 minuti. L’indice cardiaco (IC), resistenze arteriose
polmonari (RAP), resistenze arteriose sistemiche (RAS) sono state ricavate utilizzando
formule standard. La pressione arteriosa sistemica è stata misurata con lo sfigmomanometro
e la saturazione arteriosa di ossigeno con il saturimetro digitale. Tutti i pazienti sono stati
sottoposti a test acuto di vasoreattività polmonare. E’ stato considerato responder chi aveva
una riduzione della PAP media di almeno 10 mmHg con un valore assoluto inferiore a 40
mmHg in assenza di riduzione della portata cardiaca.
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6.2 ANALISI DELLE MUTAZIONI DEL GENE BMPR2. Il DNA è stato estratto da sangue
intero con un estrattore automatico (MagCon RBC Bioscience), mentre l’RNA è stato
estratto utilizzando QIAamp RNA blood mini-kit e succesivamente retrotrascritto usando il
kit Superscript first strand synthesis System fo RT-PCR di Invitrogen (Milano, Italia)
seguendo le indicazioni allegate. L’intera sequenza codificante e i confini tra esone e introne
del gene BMPR-2 sono stati amplificati mediante PCR usando coppie di primers specifici per
tutti i 13 esoni. Come primo screening i prodotti di PCR sono stati sottoposti a dHPLC
(Denaturing High Performance Liquid Chromatography) sullo strumento WAVE DNA
fragment Analysis System della Transgenomic. Questa tecnica è stata ampiamente adottata
come metodo di scelta per identificare nuove mutazioni di geni patogenetici poiché offre
un’alta efficienza di detenzione, un metodo semi-automatico a costi relativamente bassi. Con
questa tecnica le mutazioni sono visualizzate con un caratteristico pattern di picchi
corrispondenti alla miscela di omoduplex ed eteroduplex che si formano quando filamenti di
DNA mutato e wild-type ibridizzano. Un individuo eterozigote per una mutazione o per un
polimorfismo ha un rapporto 1:1 di DNA mutato e wild-type. Una miscela di omoduplex ed
eteroduplex (combinazione di due catene di DNA a singola catena, non perfettamente
corrispondenti, caratterizzata dalla presenza di una “bolla” a livello della quale si trova il
mismatch) si forma quando il prodotto di PCR viene ibridizzato scaldando il campione a
95°C e raffreddandolo lentamente a temperatura ambiente. Gli eteroduplex presentano un
profilo di picchi diverso rispetto al campione wild-type di controllo. La rivelazione di
mutazioni del DNA si basa quindi sulla differente velocità di eluizione in una colonna
cromatografica degli eteroduplex rispetto agli omoduplex in quanto gli eteroduplex sono
solitamente più veloci (meno trattenuti) degli omoduplex poiché meno stabili. Con la
dHPLC la capacità di discriminare in modo affidabile una mutazione anche di una sola base
arriva al 94-100%. Una volta individuata la presenza di mutazioni con dHPLC i prodotti di
PCR sono stati inviati per il sequenziamento presso il laboratorio di Bio-Fab Research
(Pomezia, Roma). Tali sequenziamenti sono stati eseguiti su sequenziatore a capillari ABI
3730. Gli elettroferogrammi ottenuti sono stati analizzati con il software Chromas v 2.23
(Technelysium, Helensvale, Australia) comparando le sequenze ottenute con quella di
BMPR-2 pubblicata nella Genebank (identificativo Z48923) e con quella presente in
GeneAtlas (http://www.dsi.univparis5.fr/genatlas) che include sia gli esoni che gli introni. E’
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risaputo, comunque, che per molte malattie genetiche la presenza di grandi riarrangiamenti
genici può non essere individuata dal sequenziamento diretto o dalla dHPLC. E’ inoltre vero
che, essendo il gene BMPR-2 di grandi dimensioni (13 esoni e 180 Kb), il metodo usato per
la identificazioni di eventuali mutazioni, la maggior parte delle volte, risulta essere il
sequenziamento diretto o dHPLC. Recentemente, uno studio di Cogan e Colleghi usando una
combinazione tra Southern Blot e reverse transcriptase-polymerase chain reaction (RT-PCR)
su RNA messaggero ha documentato la presenza di duplicazioni e delezioni degli esoni del
BMPR-2 in 3 di 14 pazienti affetti da IAP familiare in cui non erano state individuate
mutazioni nella sequenza codificante con le tecniche standard. Questo suggerisce che le
delezioni, le duplicazioni e quindi i riarrangiamenti genici potrebbero giocare un ruolo
importante laddove non vengano riscontrate mutazioni nella sequenza codificante. Due
nuove tecniche, la Multiplex Amplifiable Probe Hybridization (MAPH) e la Multiplex
Ligation-dependent Probe Ampification (MPLA) sono in grado di valutare velocemente il
numero di copie di esoni di un intero gene. La MPLA ha il vantaggio di richiedere piccole
quantità di DNA ed è stata validata nell’individuazione di delezioni e duplicazioni già in
molte patologie. Tutti i campioni sono stati sottoposti quindi ad analisi mediante dHPLC o
sequenziamento diretto. Chi non presentava mutazioni dall’analisi con questa tecnica è stato
sottoposto a MPLA e ad eventuale analisi dell’RNA.
L’eteroduplex si comporta cromatograficamente in modo differente sia dall’omoduplex non
mutato che dall’omoduplex mutato: l’eteroduplex è solitamente più veloce (meno trattenuto)
degli omoduplex e da ciò si può caratterizzare la presenza di una variazione nucleotidica in
un campione. La presenza di una mutazione o di un polimorfismo si evidenzia quindi,
mediante picchi ulteriori o con un profilo diverso rispetto al “wild type”. Tali varianti
nucleotidiche vengono successivamente caratterizzate mediante sequnziamento diretto
(sequenziatore Applied Biosystems 3430).
7.3 ANALISI DELLE MUTAZIONI DEL GENE KCNK3. Sullo stesso campione di DNA ci
si propone di analizzare possibili mutazioni del gene KCNK3 mediante dHPLC e
sequenziamento diretto come sopra. Abbiamo già validato su alcuni campioni di controllo i
primer dei 10 esoni per tali metodiche.
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7. ANALISI DEI DATI/ANALISI STATISTICA
Tutti i dati dei risultati verranno espressi come media ± deviazione standard.
Popolazione analizzata:
Gruppi Clinici
o Ipertensione arteriosa polmonare ereditaria (IAPE);
o Ipertensione arteriosa polmonare idiopatica (IAPI).
I pazienti saranno seguiti in modo prospettico dopo l'inclusione nello studio. Le
sopravvivenze saranno calcolate a partire dalla data del cateterismo diagnostico. L’analisi
statistica verrà effettuata in tutta la popolazione e nei singoli sottogruppi (vedi elenco sopra).
L’analisi di Kaplan-Meier sarà utilizzata per stimare la sopravvivenza dal momento della
diagnosi alla fine del follow-up. La relazione tra le variabili prognostiche misurate (vedi
elenco sotto) nel momento del cateterismo diagnostico e la mortalità nella popolazione totale
e in ogni sottogruppo clinico di IAP verranno riportate. L'analisi univariata di Cox sarà
utilizzata per esaminare le relazioni tra la sopravvivenza e alcune variabili (demografiche,
classe funzionale -NYHA FC, la storia medica, 6MWT, ecocardiografiche emodinamiche)
misurati al momento della diagnosi (vedi elenco sotto). La bontà di adattamento in ciascuno
dei modelli dell’analisi univariata di Cox sarà stabilita tramite l'esame dei residui martingala.
Le variabili che correlano con la sopravvivenza all’analisi univariata (P ≤ 0 • 20) vengono
analizzate con il metodo Stepwise di Cox nell’analisi multivariata. Questa analisi
multivariata sarà in grado di indagare l'effetto prognostico delle interazioni a due vie (NYHA
FC con 6MWT; sesso con età). Per i pazienti che non avevano il 6MWT al momento della
diagnosi a causa di problemi di deambulazione o a diversa pratica clinica, è stata aggiunta
una ulteriore variabile di categoria (cioè "test non fatto", "test fatto") per permettere la
valutazione di questi pazienti nella regressione di Cox in cui l'effetto prognostico delle
distanze percorsa è stata oggetto di indagine. La concordanza discriminazione predittiva (C)
indice e associati intervallo di confidenza 95% (95% CI) per il modello multivariato saranno
valutate. I due lati livello di significatività è stato fissato al 5%. Nessuna rettifica per
confronti multipli verrà effettuato a causa della natura esplorativa delle analisi. Le analisi
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statistiche verranno eseguite utilizzando il software SAS (versione 9 • 1, SAS Institute, North
Carolina, Stati Uniti).
Le seguenti variabili saranno analizzate:
Capacità funzionale
o Classe funzionale WHO (WHO-CF)
Capacità di esercizio
o Test dei sei minuti di marcia (6MWT)
Parametri emodinamici (valutati attraverso il cateterismo cardiaco destro)
o Resistenze arteriose polmonari (RAP) (dyne.sec/cm5±SD);
o Pressione arteriosa polmonare media (PAPm) (mmHg±SD);
o Pressione capillare polmonare (PCP) (mmHg±SD);
o Pressione atriale destra (PAdx) (mmHg±SD);
o Portata cardiaca/indice cardiaco (PC/ IC) (L/min/m2±SD);
Parametri Ecocardiografici
o Area indicizzata (cm2/m2) tele-diastolica del ventricolo destro (RVED)
o Area indicizzata (cm2/m2) tele-diastolica del ventricolo sinistro (LVED)
o Area indicizzata (cm2/m2) dell’atrio destro (RA)
o Vmax (m/sec) di rigurgito della tricuspide (TR)
o TR Area (cm2)
o LVED EI
o LVES EI
o RV Tei index
o TAPSE (cm)
o Versamento pericardico (Si/No)
o PFO (Si/No)
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Saranno prodotte le seguenti tabelle:
Caratteristiche basali di tipo clinico, della capacità di esercizio ed emodinamiche dei pazienti con IAPI e IAPE
L’analisi univariata dei predittori di mortalità nei pazienti con IAPI e IAPE
L’analisi multivariata dei predittori di mortalità nei pazienti con IAPI e IAPE
Saranno prodotte le seguenti Figure:
Curva di sopravvivenza Kaplan-Mayer dei pazienti con IAPI e IAPE
8. RACCOLTA E GESTIONE DEI DATI
8.1. Scheda raccolta dati/Registrazione dati elettronici
I dati sono inseriti in un registro elettronico operative su internet (protetto da password) e
gestito dall’Istituto Cineca con sede a Bologna (www.cineca.it).
CINECA è un Consorzio senza scopo di lucro, costituita da 50 università italiane e il
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR). Oggi è il più grande centro
di calcolo italiano, uno dei più importanti a livello mondiale. Con più di 350 dipendenti,
opera nel settore del trasferimento tecnologico attraverso il calcolo scientifico ad alte
prestazioni, la gestione e lo sviluppo delle reti e dei servizi basati sul web, e lo sviluppo di
sistemi informativi complessi per il trattamento di grandi quantità di dati. Si sviluppa
applicazioni avanzate di Information Technology e dei servizi, agendo come un trait-d'union
tra il mondo accademico, la sfera della ricerca pura e il mondo dell'industria e della Pubblica
Amministrazione. Tale registro include più di 150 pagine web per l’inserimento di diversi
parametri con i relativi range di normalità per ridurre al minimo gli errori di inserimento.
9. RISULTATI ATTESI
Continuando nella ricerca della mutazione a carico del gene BMPR2 nei pazienti con IAPI ci
attendiamo di confermare l’incidenza della mutazione che abbiamo ottenuto fino adesso e
che è in linea con i dati della letteratura internazionale. In particolare una incidenza della
mutazione del BMPR2 in circa l’80% del Pazienti con storia familiare di malattia e in circa il
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20% del pazienti con patologia clinicamente sporadica. Per quanto riguarda poi l’incidenza
della mutazione del gene KCNK3, questa risulterà piu’ rara, riguardando verosimilmente
meno del 5% dei Pazienti con storia familiare di malattia, la sua incidenza nei casi di malattia
clinicamente sporadica sarà da definire. La correlazione tra il genotipo ed il fenotipo dei
pazienti affetti da IAPE ci permetterà di identificare le differenti caratteristiche demografiche
ed emodinamiche tra i pazienti portatori della mutazione (BMPR2+) e quelli non portatori
della mutazione (BMPR2-). Questo insieme allo studio della sopravvivenza dei due gruppi di
pazienti ed allo studio dei fattori prognostici ci potranno guidare nell’approccio terapeutico,
nelle sue modalità ed eventualmente nella tempistica dello screening per trapianto
polmonare. Verrà anche studiata l’incidenza della mutazione nei parenti sani dei pazienti
BMPR2+. Come è noto si tratta di una mutazione a trasmissione autosomica dominante con
penetranza incompleta. L’incidenza di mutazione fino adesso attestata nei parenti sani è
intorno al 30%. Essere portatore della mutazione rappresenta un fattore di rischio per lo
sviluppo della malattia, i nostri dati penso confermeranno un rischio che si attesta attorno al
20% di sviluppo di malattia nella vita del paziente. Oltre alla mutazione giocano infatti un
ruolo importante nello sviluppo della malattia anche altri fattori come fattori ambientali o
geni modificatori.
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