notiziario · le prospettive italiane dopo l’avventura greca avviata a ... e più ancora la...

12
NOTIZIARIO IL CONVEGNO DI MILANO SU « STATO E REGIONI DALLA RESISTENZA ALLA COSTITUZIONE » Si è tenuto a Milano, nei giorni 26 e 27 ottobre, nella sala del Grechetto a Palazzo Sormani il convegno su « Stato e Regioni dalla Resistenza alla Co- stituzione » promosso dalla Regione Lombardia e dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. I lavori sono stati aperti dall’assessore regionale alla Cultura, Sandro Fon- tana, con la relazione: « Ricerca storica e concezione delle autonomie locali nello sviluppo dello Stato unitario ». Ha preso in seguito la parola Ettore Roteili, che ha esposto la relazione, preparata in collaborazione con Francesco Traniello, sul « Problema delle autonomie locali nello sviluppo dello Stato autonomo ». Franco Catalano ha presentato poi la sua relazione sul « Dibattito politico sulle autonomie dalla Resistenza alla Costituzione ». Sono intervenuti successivamente, per esporre le loro comunicazioni Giorgio Rumi, Ernesto Ragionieri, Massimo Gangi, Fabio Semenza, che hanno esami- nato gli orientamenti in merito al problema delle autonomie locali nei pro- grammi e nell’azione politica della DC, del PCI, del PSI e del PLI. Claudio Pavone ha presentato una ricca comunicazione sul tema « Autono- mie locali e decentramento nei programmi della Resistenza », cui ha fatto se- guito la lettura della comunicazione preparata da Gaetano Grassi e Massimo Legnani su: « L’attività di governo dei CLN ». Da ultimo Nicola Gallerano ha parlato su « L’influenza dell’amministrazione militare alleata sulla riorganizzazione dello Stato italiano ». Nel corso dei lavori sono intervenuti, fra gli altri, Leo Valiani, Roberto Ruffilli, David Ellwood. Ha inoltre preso brevemente la parola il presidente della Giunta regionale della Lombardia Piero Bassetti. Portando il proprio saluto ai partecipanti, Bassetti, ha rilevato come il convegno si prefigga scopi non solo culturali, ma anche e soprattutto politici, proponendo di indicare ai cittadini la strada per continuare il lavoro, iniziato dalla Resistenza, di costruzione dello Stato pluralistico e democratico. IL CONVEGNO DI BELGRADO SU LA JUGOSLAVIA E IL TERZO REICH Il « film dei Balcani » era giunto alla conclusione: con questa metafora l’addetto militare tedesco a Roma, von Rintelen, riassumeva la situazione poli- tica e bellica in quei giorni di fine marzo 1941 — giorni di euforia per i re- sponsabili nazisti e fascisti — alla vigilia dell’aggressione alla Jugoslavia. E la

Upload: lythu

Post on 18-Feb-2019

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

NOTIZIARIO

IL CONVEGNO D I MILANO SU « STATO E REGIONI DALLA RESISTENZA ALLA COSTITUZIONE »

Si è tenuto a Milano, nei giorni 26 e 27 ottobre, nella sala del Grechetto a Palazzo Sormani il convegno su « Stato e Regioni dalla Resistenza alla Co­stituzione » promosso dalla Regione Lombardia e dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.

I lavori sono stati aperti dall’assessore regionale alla Cultura, Sandro Fon­tana, con la relazione: « Ricerca storica e concezione delle autonomie locali nello sviluppo dello Stato unitario ». H a preso in seguito la parola Ettore Roteili, che ha esposto la relazione, preparata in collaborazione con Francesco Traniello, sul « Problema delle autonomie locali nello sviluppo dello Stato autonomo ».

Franco Catalano ha presentato poi la sua relazione sul « Dibattito politico sulle autonomie dalla Resistenza alla Costituzione ».

Sono intervenuti successivamente, per esporre le loro comunicazioni Giorgio Rumi, Ernesto Ragionieri, Massimo Gangi, Fabio Semenza, che hanno esami­nato gli orientamenti in merito al problema delle autonomie locali nei pro­grammi e nell’azione politica della DC, del PCI, del PSI e del PLI.

Claudio Pavone ha presentato una ricca comunicazione sul tema « Autono­mie locali e decentramento nei programmi della Resistenza », cui ha fatto se­guito la lettura della comunicazione preparata da Gaetano Grassi e Massimo Legnani su: « L ’attività di governo dei CLN ».

Da ultimo Nicola Gallerano ha parlato su « L ’influenza dell’amministrazione militare alleata sulla riorganizzazione dello Stato italiano ».

Nel corso dei lavori sono intervenuti, fra gli altri, Leo Valiani, Roberto Ruffilli, David Ellwood. H a inoltre preso brevemente la parola il presidente della G iunta regionale della Lombardia Piero Bassetti. Portando il proprio saluto ai partecipanti, Bassetti, ha rilevato come il convegno si prefigga scopi non solo culturali, ma anche e soprattutto politici, proponendo di indicare ai cittadini la strada per continuare il lavoro, iniziato dalla Resistenza, di costruzione dello Stato pluralistico e democratico.

IL CONVEGNO D I BELGRADO SU LA JUGOSLAVIA E IL TERZO REICH

Il « film dei Balcani » era giunto alla conclusione: con questa metafora l’addetto militare tedesco a Roma, von Rintelen, riassumeva la situazione poli­tica e bellica in quei giorni di fine marzo 1941 — giorni di euforia per i re­sponsabili nazisti e fascisti — alla vigilia dell’aggressione alla Jugoslavia. E la

134 Notiziario

metafora riassumeva bene, nella progressione delle sue sequenze, otto anni di politica tedesca nei confronti dell’Europa sudorientale. Meno incoraggianti erano le prospettive italiane dopo l’avventura greca avviata a soluzione grazie soltanto al prossimo decisivo intervento del più potente (e esigente) alleato.

In una fase di sviluppo dell’imperialismo — nelle vicende specifiche dei regimi nazifascisti europei — il caso dei paesi balcanici, della Jugoslavia in particolare, assumeva un ruolo specialissimo. Momento, tra l’altro, di verifica delle capacità ordinatrici del Grande Reich, ai fini immediati delle proprie esigenze economico-politiche dipendenti in gran parte dallo sfruttam ento in­tensivo delle « aree di riserva » (soprattutto per la spinta aggressiva a oriente), e nella prospettiva di sistemazione « imperiale » del futuro Nuovo Ordine Europeo. Ma l ’assetto territoriale, e più ancora la delimitazione delle rispettive sfere di influenza nell’area balcanica, costituivano anche il banco di prova decisivo dell’alleanza tra Roma e Berlino. La crescita impetuosa del movimento di liberazione jugoslavo, punto di riferimento e di forza di tu tta la resistenza antifascista nei paesi balcanici, avrebbe sconvolto i piani italiani e tedeschi e accelerato il processo di decantazione dei rapporti di forza tra le potenze dell’Asse.

In una valutazione sia pure sintetica del recente convegno di Belgrado (2-4 ottobre 1973) su La Jugoslavia e il Terzo Reich, organizzato dalla Comunità delle istituzioni per lo studio della storia contemporanea dei popoli e delle nazionalità jugoslave e dall’Istitu to di storia contemporanea di Belgrado, il rife­rimento al più ampio quadro dello scontro interimperialistico non è soltanto metodologico, connaturato cioè alla linea prevalente e incisiva delle relazioni presentate (circa quaranta in tre giorni) e del dibattito che davano immedia­tamente conto dell’avanzamento delle ricerche e dell’interpretazione storio­grafica.

Il riferimento è necessario anche per spiegare tu tte quelle tendenze « giu- stificazioniste » (proiezione di linee politiche sviluppatesi nel dopoguerra e tu t­tora persistenti) che si sono manifestate nella storiografia della Repubblica federale tedesca, a sostegno cioè dell’ipotesi di una penetrazione « pacifica » nell’area balcanica da parte della Germania hitleriana, interessata a una solu­zione non guerreggiata dei problemi di questa parte d ’Europa.

La fondamentale programmaticità (coerente nella sua articolazione e veri­ficabile al di là di ogni tattica contraddittoria) dell’intervento economico e politico tedesco nell’Europa sudorientale, gli strumenti utilizzati in particolare nei confronti della Jugoslavia, hanno trovato ulteriore e documentata testimo­nianza nell’intervento, ad esempio, di W . Schumann che aveva già pubblicato nella DDR assieme ad altri curatori (dei quali anche G. Hass era presente al convegno con una propria relazione) le note e preziose raccolte di fonti sulla economia di guerra del Terzo Reich e sulle linee programmatiche dei centri decisionali tedeschi per un ordinamento dell’Europa rigidamente consono ai propri interessi. Ad approfondire ulteriormente il discorso in questa direzione contribuisce la documentazione portata alla luce da E. Collotti e presentata a Belgrado sulla Südosteuropa-Gesellschaft che fu uno degli strumenti principi per la politica nazista di intervento nel settore. Coerenti con questa imposta­zione i contributi offerti, su piani diversi di ricerca, da Z. Avramovski (sulla politica tedesca di isolamento della Jugoslavia tra il 1933 e il 1939) o su pro-

Notiziario 135

blêmi più specifici da B. Krizman (sulla adesione della Jugoslavia al Patto tripartito) e da T. Ferenc (sugli interessi del Reich tedesco in Slovenia al­l’inizio del 1941). In alcuni casi è la fase finale stessa dell’occupazione tedesca in Jugoslavia che getta luce su elementi di fondo della politica nazista: ne dà prova la relazione di J. Marjanovic sui progetti tedeschi del 1943-1944 per ima federazione grande-serba.

A testimoniare infine il progresso degli studi sull’imperialismo, va ricordato il lavoro in corso sulla Croazia paveliciana del giovane studioso tedesco occi­dentale H . Sundhaussen, di cui è stata offerta un’anticipazione al convegno (l’evoluzione del clearing tedesco-croato dal 1941 alla fine della guerra).

Quaranta relazioni dicevamo in tre giorni: la discussione non poteva che essere essenziale e di impostazione sommaria dei problemi sollevati. Altre successive verifiche sul piano della concreta produzione storiografica daranno la possibilità di conoscere meglio la validità di ricerche e interpretazioni.

Presenti al convegno da parte italiana, su invito del Comité international d ’histoire de la deuxième guerre mondiale, E. Collotti e T. Sala che hanno presentato due relazioni rispettivamente su Penetrazione economica e disgre­gazione statale: premesse e conseguenze dell’aggressione nazista alla Jugoslavia e sul Conflitto italo-tedesco per il controllo e lo sfruttamento di territori jugoslavi.

(T. Sala)

PREM IO « XXX ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE » BANDITO DAL COMUNE DI PISTOIA

1. I l Comune di Pistoia bandisce un concorso per tesi di laurea o saggi mono­grafici inediti che illustrino qualche aspetto o qualche fenomeno politico, economico e sociale riguardante Pistoia e la sua provincia durante il periodo storico compreso fra la prima guerra mondiale e la proclamazione della Repubblica italiana.

2. Al lavoro primo classificato sarà attribuito un premio di L. 500.000, al secondo classificato un premio di L. 250.000. È facoltà della commissione giudicatrice segnalare non più di tre lavori, a ciascuno dei quali sarà corri­sposta la somma di L. 50.000 a titolo rimborso spese.

3. I lavori premiati, ed eventualmente quelli segnalati se ritenuti particolar­mente meritevoli, saranno pubblicati a cura dell’Amministrazione comunale.

4. Coloro che intendono concorrere al premio dovranno inviare, entro e non oltre il 31 maggio 1974, copia della tesi o del saggio al Comune di Pistoia, segreteria del premio « XXX Anniversario della Liberazione », piazza Duomo 1, 51100 Pistoia.

5. La commissione giudicatrice sarà composta dal sindaco del Comune di Pistoia, dal presidente dell’Amministrazione provinciale di Pistoia, da un componente del CLN designato dal Consiglio comunale, dal direttore del­l ’Istitu to storico della Resistenza in Toscana, da tre docenti od assistenti universitari designati dal Consiglio comunale.

136 Notiziario

6. In base all’inappellabile giudizio della commissione giudicatrice, la consegna dei premi avverrà in occasione delle cerimonie per il 30° anniversario della liberazione di Pistoia.

7. Non possono partecipare al premio le tesi od i saggi che abbiano ottenuto altro premio in pubblico concorso.Le copie delle tesi o dei saggi presentati non verranno restituite e saranno conservate presso la Biblioteca comunale Forteguerriana.La commissione giudicatrice risulta così composta: sindaco di Pistoia, Sig.

Francesco Toni; il presidente dell’Amministrazione provinciale prof. Vincenzo Nardi; on. Gerardo Bianchi, in rappresentanza del CLN pistoiese; prof. Carlo Francovich, in rappresentanza dell’ISRT; proff. Giuliano Procacci, Giorgio La Pira e Renzo Cantagalli, docenti universitari designati dal Consiglio.

A TTIV ITÀ ’ D EGLI ISTITU TI

MILANO. Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.

Domenica 28 ottobre 1973, si è riunito a Milano, presso la sede dell’Istituto, il Consiglio generale in seduta ordinaria per discutere il seguente ordine del giorno: 1) programma d ’attività dell’Istitu to nazionale e degli Istitu ti associati; 2) approvazione del bilancio preventivo 1974; 3) elezione del vice-presidente; 4) varie ed eventuali.

Presiede il presidente prof. Guido Quazza e funge da segretario il direttore dr. Massimo Legnani. All’atto della verifica dei poteri risultano presenti quali membri aventi diritto al voto: il rappresentante del ministero P .I., Direzione accademie e biblioteche, prof. G. Stendardo; il rappresentante del ministero della Difesa, Ufficio storico dello SME, col. R. Cruccu; il rappresentante della Sovrintendenza agli Archivi della Lombardia, dr. V. Petroni; i rappresentanti degli Istitu ti associati: dr. G. Bertolo, prof. E. Santarelli, dr. P. Giannotti (Marche); proff. C. Francovich e E. Ronconi (Firenze); prof. T. Tessari, on. M. Saggin, sig. P. Pannocchia (Padova); prof. A. Dedali (Parma); on. P. Schiano, proff. V. Lombardi, U. Gargiulo (Napoli); prof. De Bernardis, prof. F. Capanna, dr. Podestà (Genova); sig. M. Invernicci (Bergamo); aw . G. Agosti, sig.a C. Gobetti (Torino); prof. T. Sala, sig. S. Zucca, sig. Mestre (Trieste); sen. P. Caleffi (Sesto S. Giovanni - Milano); prof. G. Bonfiglioli (Bologna pr.); dr. N. Gallerano, prof. A. Rossi Doria, prof. C. Brezzi (Roma); dr. G. Vicchi, prof. Marini, dr. Antonioni (Bologna); prof. D. Morelli (Brescia); dr. A. Buvoli (Udine); dr. M. Pacor (Novara); prof. G. Guderzo (Pavia); sig. Severi (M odena); i membri cooptati prof. B. Ceva, E. Collotti, L. Bulferetti.

Sono presenti i membri del Collegio dei revisori dei conti: dott. G. Coìto, dott. G. Beatrice, aw . E. Frigè. Sono inoltre presenti: il membro del Consiglio

Notiziario 137

direttivo prof. C. Pavone; la prof. G. Bertacchi dell’Istituto di Bergamo, il prof. I. Masulli della Deputazione Emilia Romagna e il prof. G . Rochat, segre­tario del Comitato internazionale di storia della seconda guerra mondiale.

In apertura di seduta il presidente commemora il vice-presidente scomparso sen. Pietro Secchia, ricordandone la prestigiosa figura di combattente politico e partigiano e la lunga e generosa attività in seno all’Istituto. Dopo che il Consiglio ha deciso, su proposta di Agosti, di unificare la trattazione dei primi due punti all’odg, il presidente illustra ampiamente le iniziative in corso da parte dell’Istitu to nazionale, soffermandosi in particolare: sull’attività del gruppo centrale di ricerca su « L ’Italia dal fascismo alla Repubblica », sulle ricerche e raccolte di fonti condotte dagli Istitu ti locali e coordinate sul piano nazionale, sul seminario che si terrà nel prossimo gennaio sulla storiografia degli anni 1944-48 e al quale parteciperanno, oltre agli studiosi di storia, esperti di varie discipline, dall’economia al diritto, dalla scienza politica alla sociologia; sull’attività editoriale con particolare riguardo alla collana storica, in fase di riorganizzazione, e alla rivista che a partire dal 1974, per decisione del Consiglio direttivo, assumerà il titolo di Italia contemporanea (col sottotitolo: rassegna dell’Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia), più aderente al suo contenuto e ai suoi interessi; sull’attività divulgativa, di estrema impor­tanza e in gran parte affidata agli Istitu ti locali.

Il presidente passa quindi ad illustrare il bilancio preventivo 1974. Quazza m ette in evidenza come il documento rifletta le modeste disponibilità finanziarie dell’Istituto e cerchi quindi di conciliare le spese fisse di gestione con la necessità di alimentare adeguatamente i programmi di ricerca scientifica, che rappresentano il compito primario.

A questo proposito, il presidente richiama l ’attenzione del Consiglio sulla necessità di esperire tu tti i tentativi atti ad accrescere la disponibilità e indica quali interlocutori il Parlamento, il Consiglio nazionale delle ricerche e, a livello degli Istitu ti locali, le Regioni. Su quest’ultimo aspetto è stata già tenuta una riunione degli Istitu ti regionali associati. Quazza, dopo aver ricordato l’im­pegno dell’Istituto per giungere quanto prima alla approvazione del regolamento del personale previsto dallo statuto, procede poi alla lettura del preventivo 1974 soffermandosi sulle voci di maggiore significato; dà quindi la parola al dr. Coiro per la relazione del Collegio dei revisori dei conti. Coiro legge la relazione che si conclude con la proposta al Consiglio di approvare il bilancio preventivo.

Nella successiva discussione intervengono: Guderzo, per comunicare la decisione degli Istitu ti di Pavia, Bergamo e Sesto S. Giovanni di promuovere la costituzione di un Istituto regionale lombardo sulla base di uno schema di statuto già concordato col Nazionale; Agosti, sugli oneri per il personale in rapporto al regolamento; Gobetti, sui problemi editoriali; Marini, sull’orga­nizzazione del convegno sulla Resistenza in Emilia-Romagna; Coiro, Beatrice e Legnani, per fornire chiarimenti sul bilancio; Santarelli, per chiedere che siano portate in discussione in seno al Consiglio generale questioni quali quella dell’attività dell’Istituto in seno al Comitato internazionale per la storia della seconda guerra mondiale; Tessari, per sollecitare un più ampio dibattito da parte del Consiglio generale sugli indirizzi dell’Istituto; De Bernardis, per chiarimenti sul bilancio; Schiano, per rassicurare il Consiglio sull’impegno e

138 Notiziario

l ’attività dell’Istitu to campano; Saggin, sui rapporti tra Istitu ti regionali e Istitu ti provinciali. Rispondendo ai vari interventi, Quazza ricorda le diverse compe­tenze e responsabilità assegnate dallo Statuto rispettivamente al Consiglio generale e al Consiglio direttivo, nonché le numerose riunioni svolte nel corso dell’ultimo anno con gli Istitu ti associati per meglio assicurare il coordinamento delle attività scientifiche, e rileva l ’opportunità di proseguire nello sforzo di garantire una sempre maggiore collaborazione fra l ’Istituto nazionale e gli Istitu ti associati sulla base di proposte e programmi che vengano adeguatamente meditati e discussi ai vari livelli.

A l termine della discussione il presidente pone in votazione il bilancio preventivo 1974, che viene approvato all’unanimità, con l’astensione del rap­presentante dell’Ufficio storico dello SME.

Il Consiglio passa quindi al 3° punto all’odg. I l presidente ricorda la prassi da sempre seguita per la indicazione delle candidature alla vice-presidenza e annuncia che il Consiglio direttivo, esperite le debite consultazioni, propone al Consiglio generale la candidatura dell’on. Arrigo Boldrini. Nella discussione intervengono: Tessari; Caleffi; Francovich; Santarelli; Invernicci; Gobetti; Rochat; Marini; De Bernardis. Esaurita la discussione, si procede alla votazione al termine della quale è dichiarato eletto a vice-presidente dell’Istitu to il sen. Arrigo Boldrini.

Nuove acquisizioni archivistiche dell’Istituto nazionale.

Durante il 1973 è stato versato all’archivio dell’Istituto nazionale il seguente materiale documentario:

a) lettere di W alter Fillak (copie fotostatiche). Si tratta di lettere scritte da Fillak alla famiglia, in un primo tempo — dal 4 agosto al 29 settembre 1942 — durante il servizio militare, fino all’arresto avvenuto per comparire davanti al tribunale speciale fascista; in un secondo tempo — dal 18 ottobre al 1° settembre 1943 — durante la sua permanenza in carcere. Le lettere sono in tutto 51: 14 del primo e 34 del secondo periodo;

b) carteggi di Bruno Buozzi (copie fotostatiche). Un primo gruppo di 51 lettere comprende i carteggi di Buozzi con vari esponenti politici durante il biennio 1927-1928: segnaliamo in particolare quelli con Saragat, Turati, Sal­vemini e Gorni. Un secondo gruppo, di 19 lettere, comprende l’epistolario di Buozzi alla famiglia dal 20 dicembre 1926 al 15 febbraio 1942.

Ringraziamo per il versamento dei due fondi rispettivamente la signora Bianca Matteini e la famiglia Buozzi.

Ringraziamo anche il dott. Paolo De Benedetti per il versamento di mate­riale propagandistico composto di: 16 volantini di propaganda fascista post-1943, 10 cartoline e 13 opuscoli di propaganda fascista; 19 volantini di propaganda antifascista, 3 opuscoli del Pda e stampa varia del periodo 1943-45.

Notiziario 139

BOLOGNA. Deputazione Emilia-Romagna per la storia della resistenza e della guerra di liberazione - Galleria del Leone, 2 (Piazza Mercanzia) - 40125 Bologna.

I l Consiglio generale nella seduta del 9 giugno 1973 ha rinnovato gli organi della Deputazione eleggendo: presidente, Giorgio Vicchi, vicepresidenti, Ennio Pacchioni, Francesco Berti Arnoaldi Veli, Giulio Supino, Pino Nucci; membri del comitato direttivo, Giovanni Bottonelli, Enrico Azzoni, Ezio Antonioni, Giuseppe Berti, Luciano Marzocchi, Giuseppe Cavalli, Giorgio Bonfiglioli, Sergio Nardi, Antonio Grandi. I l nuovo comitato direttivo, riunitosi il 23 giu­gno ha poi proceduto alla nomina del direttore, Lino Marini, e del segretario, Ignazio Masulli. Sono stati pure nominati in quell’occasione il tesoriere, Walter Montosi, e i revisori dei conti, Giorgio Ugolini, Emilio Alessandri, Luigi Leris. Sono altresì cooptati a termine di statuto tre altri membri del comitato diret­tivo, Aldo Magnani, Adelmo Belelli e Carmelo Giuffrè. Il comitato direttivo ha poi nominato il comitato scientifico che risulta così composto: Giorgio Bonfiglioli, Franco Giovannelli, Luigi Arbizzani, Giuseppe Berti, Luciano Ca­sali, Giuseppe Plessi, Pino Nucci, Pietro Alberghi, Vito Scaringella, Rolando Cavandoli, Alfredo Gianolio, Alessandro Roveri, Nazario Sauro Onofri, Luigi Rastelli, Isabella Zanni Rosiello.

I l programma di attività della Deputazione, come si è andato configurando nelle decisioni prese nel corso di questi mesi, prevede un grosso impegno per quanto riguarda la documentazione. E ’ stata compilata la guida sommaria del­l ’archivio della Deputazione, redatta da Ignazio Masulli e Luigi Miselli, che sarà prossimamente pubblicata dall’Istituto nazionale; ma la documentazione raccolta presso l’Istituto regionale o presso gli istituti provinciali, fatta qualche ■eccezione (Ravenna, Modena), non è che una piccola parte della documenta­zione riguardante la Resistenza in Emilia Romagna, per lo più sparsa tra enti •e privati, oltre a quella depositata negli archivi statali e comunali. S’impone quindi un lavoro sistematico di censimento e raccolta (in fotocopia per le carte degli archivi pubblici), da svolgere in alcuni anni da parte di una équipe inter­provinciale.

Il lavoro potrà articolarsi in tre punti: 1) dizionario biografico dei partigiani in Emilia Romagna (dati anagrafici, condizione sociale, gruppo di appartenenza, date di operazioni); 2) documenti delle brigate; 3) documenti dei partiti e dei CLN.

Per ciò che riguarda l’attività scientifica, il maggiore impegno della Depu­tazione è concentrato intorno alla preparazione di un convegno, da tenersi nella primavera del ’75, sul contributo dell’Emilia Romagna alla guerra di liberazione. Convegno basato su ricerche storiche originali e riguardanti gli aspetti economico-sociali, politici, militari e culturali. Esso sarà imperniato su quattro relazioni: economia e società (Luigi Arbizzani), partiti e CLN (Er­manno Gorrieri), attività militare (Luciano Bergonzini), aspetti culturali (Ezio Raimondi). Ciascuna di queste relazioni è preparata da un’équipe di ricercatori scelta e coordinata dal relatore.

O ltre alle relazioni, vi sarà una decina di comunicazioni su argomenti

140 Notiziario

particolari non trattati dalle relazioni e che giustifichino un’analisi a parte (ad esempio per la relazione di Bergonzini si prevedono comunicazioni del gen. Nardi sull’esercito, di Mac Intosh sulle Special Forces).

Per tali caratteristiche, il convegno è da considerare come un vero e proprio programma di ricerca. Esso consentirà di studiare in modo globale la Resistenza in Emilia Romagna e, allo stato attuale degli studi, ciò significa affrontare per la prima volta molti problemi e aspetti del fenomeno.

Per l’attività divulgativa l’Istitu to sta preparando per il prossimo anno cidi di lezioni-proiezioni di documenti cinematografici relativi alla I I guerra mondiale (riprendendo il fortunato dclo di proiezioni regionali di materiale del ventennio fascista organizzato la primavera scorsa).

Per questo particolare settore comincia ad operare presso l ’Istituto un centro fotocinematografico, coordinato da Giampaolo Bernagozzi, che dovrà curare anche la raccolta di documenti fotografici e cinematografici riguardanti il fascismo, l ’antifascismo e la Resistenza.

La Deputazione è inoltre impegnata nella promozione di ricerche e pub­blicazioni di laureandi, giovani ricercatori e studiosi locali (si veda, ad es., il recente volume su M ovimento operaio e fascismo in Emilia Romagna 1919-23 pubblicato quest’anno dalla Deputazione in coedizione con gli Editori Riuniti).

SESTO SAN GIOVANNI - MILANO. Istituto per la storia della Resistenza e del movimento operaio (via Campestre, 250 - 20099 Sesto S. Giovanni).

Si è costituito a Milano l’Istituto per la storia della Resistenza e del movi­mento operaio Sesto San Giovanni - Milano. L ’assemblea costitutiva si è tenuta presso la Biblioteca civica di Sesto San Giovanni il 15 aprile 1973. I convenuti, costituiti in assemblea promotrice, dopo ampia discussione hanno approvato lo Statuto ed eletto il Consiglio direttivo composto da: Giovanni Bianchi, Piero Caleffi, Virgilio Canzi, Franco Della Peruta, Marco De Guio, Aurelio Molteni, Giorgio Oldrini, Emanuele Tortoreto. La città di Sesto San Giovanni, Medaglia d ’Oro della Resistenza ha dato il patrocinio all’Istituto, con delibera del Consiglio comunale.

L ’Istituto si propone principalmente di raccogliere, catalogare e mettere a disposizione del pubblico e degli studiosi documenti riguardanti la storia politica, sociale, economica e culturale dell’area milanese, con particolare inte­resse ai problemi della storia dell’industria concentrata nei comuni di Sesto San Giovarmi e Milano; di promuovere, di conseguenza, studi e ricerche con particolare riferimento alla storia del movimento operaio e sindacale, dell’an­tifascismo e della Resistenza.

Nella sua prima riunione, tenutasi il 26 aprile, il Consiglio direttivo ha provveduto ad eleggere il presidente e il vice presidente, a nominare il direttore scientifico e a inoltrare istanza per l ’associazione all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.

Il Consiglio direttivo ha nominato rispettivamente presidente e vice presi­dente il sen. Piero Caleffi e l ’on. Luigi Granelli, Virgilio Canzi è stato

Notiziario 141

incaricato di rappresentare l’Istitu to presso l’Istituto nazionale e di tenere i rapporti con gli istituti locali, Adolfo Scalpelli è stato nominato direttore scien­tifico. I l 28 aprile il Consiglio generale dell’Istituto nazionale ha approvato la richiesta di associazione.

L’Istituto per la storia della Resistenza e del movimento operaio Sesto San Giovanni - Milano può disporre di un primo finanziamento stanziato dal Comune di Sesto San Giovanni.

La sede dell’Istituto è dislocata provvisoriamente presso la Biblioteca civica A. Oldrini di Sesto S. Giovanni.

Nelle riunioni del 28 maggio e del 10 ottobre il Consiglio direttivo ha discusso il piano di lavoro e discusso il bilancio di previsione per l’anno 1973.

I l Consiglio ha discusso e approvato gli indirizzi dell’attività dell’Istituto nei settori: 1) biblioteca; 2) archivio; 3) ricerca; 4) attività divulgative e cul­turali e ha definito per ognuno un orientamento di massima e un programma.

1° Biblioteca - Attualmente la Biblioteca dell’Istituto dispone di un centi­naio di volumi, ma si tende ad ampliarla, facendone uno strumento specifico di consultazione specializzata. Il carattere di biblioteca a carattere più propria­mente divulgativo è lasciato alla Biblioteca civica di Sesto San Giovanni, della quale l’Istitu to si propone di divenire il consulente per il settore specifico della Storia contemporanea. Questo obbiettivo sarà realizzato attraverso pro­poste di acquisto, avanzate dall’Istituto.

2° Archivio - L ’Istitu to ha una base archivistica che si può definire discreta, avendo anche ereditato un archivio preesistente che dalla data di fondazione dell’Istitu to si è ulteriormente arricchito. Esso ha tuttora una suddivisione di base così congegnata:

1° Fondi antichi. Sono due fondi distinti riguardanti due casi di proprietà agricola: una a Sesto San Giovanni, l’altra a Busto Arsizio, per gli anni che vanno dal 1860 al 1920 il primo e dal 1820 al 1870 il secondo.

2° Fondo Resistenza. Documenti in originale e fotocopia parzialmente sche­dati, volantini e giornali clandestini distribuiti nell’area della provincia di Milano.

3° Fondo fabbriche, comprende gli archivi delle commissioni interne delle fabbriche di Sesto San Giovanni e Milano. La ricerca di questo materiale è stata condotta sistematicamente in più direzioni con buoni risultati.

4° Fondo consigli di gestione. E ’ certamente la più grossa raccolta esistente in materia e comprende documenti scorporati dal più grande fondo precedente. E ’ confluito qui anche molto materiale di provenienza privata acquisito successivamente. Il fondo è per buona parte, ordinato e schedato.

5° Fondi vari. Si tratta di alcune piccole raccolte riguardanti l ’attività politica e sindacale nella zona di Sesto San Giovanni di epoche diverse, fra il 1900 e il 1925 e fra il 1945 e fi 1955.

6° Emeroteca. Questa parte che si inquadra impropriamente, per ora, nell’ar­chivio è composta di circa 300 pezzi. Si tratta di giornali locali e nazionali stampati « legalmente o illegalmente ». L ’emeroteca necessita di un’ordina­mento fondamentale che però lasci aperta la possibilità di un notevole arricchimento attraverso acquisizioni e microfilmature.

7° Opuscoli. L ’Istituto possiede un numero ancora imprecisato di opuscoli

142 Notiziario

stampati negli anni che vanno dal 1943 al 1950, di cui alcuni ormai rari.Anche questo settore necessita di ordinamento.Più in generale il Consiglio direttivo intende aprire prossimamente una

campagna di acquisizioni di materiali d ’archivio presso privati, sindacati, orga­nizzazioni ed enti vari, esistenti presso bibloteche, archivi e fondazioni culturali. I l Consiglio ha perciò dato specifico incarico in questo senso alla direzione dell’Istituto.

Ricerca - Il Consiglio direttivo ha approvato la proposta di insediare un gruppo di studio che partendo dalla liberazione di Milano prenda in esame la politica economica del CLNAI, la nomina e la funzione dei commissari nelle industrie e soprattutto le vicende dei Consigli di gestione nelle fabbriche della zona di Milano. E ’ opinione del CD che naturale sbocco di questa ricerca debba essere oltreché una pubblicazione organica, un convegno di studi da tenersi entro il 1975, sollecitando anche, probabilmente, studi analoghi nei poli indu­striali di Torino e Genova. La ricerca suddetta è stata avviata a partire dal 15 ottobre scorso. Inoltre per permettere ai docenti delle università milanesi di avere un quadro completo del materiale posseduto dallTstituto e di quello custodito nell’archivio comunale di Sesto S. Giovanni e soprattutto per consen­tire una sua utilizzazione, il Consiglio direttivo ha incaricato la Dott. Laura Percali di redigere un registro di argomenti per tesi e ricerche da consegnare entra il termine di alcuni mesi ai docenti delle università milanesi in modo da avviare con essi un rapporto organico.

Sempre per quel che riguarda lo specifico settore della ricerca il Consiglio direttivo ha accolto la proposta dell’Amministrazione comunale di Sesto San Giovanni di insediare un gruppo di ricerca sulla storia della Società Operaia di M utuo Soccorso che fu la prima organizzazione del movimento operaio e democratico di Sesto San Giovanni. La ricerca, che dovrebbe concludersi con una pubblicazione, è direttamente sovvenzionata dall’Amministrazione comu­nale di Sesto San Giovanni, si avvale della struttura organizzativa dellTstituto ed è condotta dalla dott. Lidia Cimminiello e Romeo Bassoli, avvalendosi della consulenza della dott. Luisa Dodi, assistente di storia del Risorgimento alla Università statale di Milano. I l gruppo di studio è stato insediato il 10 otto­bre 1973.

La sede dellTstituto viene nel frattempo frequentata da studiosi che lavo­rano a proprie ricerche.

Attività esterna - I l Consiglio direttivo pur non avendo elaborato un pro­gramma preciso ha stabilito in linea di massima di avviare rapporti di colla­borazione culturale con le organizzazioni che operano a Sesto San Giovanni e Milano e, segnatamente, con la Biblioteca civica di Sesto San Giovanni

L’attività divulgativa e culturale dovrà tenere conto delle scadenze con­nesse con le celebrazioni del 30° anniversario della liberazione.

I l Consiglio direttivo nella seduta del 10 ottobre ha deciso di aderire all’iniziativa di costituzione dell’Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione (Giuseppe Vignati)

Notiziario 143

LA SCOMPARSA D I RAFFAELE CADORNA

Il 20 dicembre 1973 è morto a Pallanza, dove era nato il 12 settembre 1889, Raffaele Cadorna. Entrato nella carriera militare secondo la tradizione di famiglia (come è noto, il nonno Raffaele guidò le truppe italiane a Porta Pia e il padre Luigi ebbe il comando supremo dell’esercito fino a Caporetto), partecipò alla I guerra mondiale come ufficiale di cavalleria. Dopo essere stato dal 1920 al 1925 addetto alla commissione alleata di controllo a Berlino, as­sunse, nel 1937, il comando del reggimento « Savoia Cavalleria » e, nel 1941, la direzione della Scuola di Pinerolo.

I l ricordo di Raffaele Cadorna è legato soprattutto alle vicende della I I guerra mondiale, che lo videro dapprima protagonista del disperato tentativo della difesa di Roma, al comando della divisione « Ariete », e in un secondo tempo comandante generale delle forze partigiane nel N ord Italia. In opposi­zione al regime per sentimenti antifascisti maturati dalla sua indiscussa fede militare, egli aveva già avuto rapporti con alcuni esponenti democratici prima del 25 luglio 1943. Dopo aver opposto l ’8 settembre, contro gli ordini del Comando supremo, l ’ultima valida resistenza nella zona di Bracciano all’avan­zata della 3. Panzer-Grenadieren, Cadorna, sfuggito ai tedeschi, riuscì a colle­garsi con il gruppo di militari che si era riunito attorno al colonnello Monte- zemolo nel tentativo di formare a Roma un centro di collegamento con le forze alleate.

La partecipazione di Cadorna al movimento di liberazione del N ord ebbe inizio nell’agosto 1944: il CLNAI due mesi prima aveva deciso di affidare l ’organizzazione della lotta armata a un tecnico esperto e aveva richiesto al governo di Roma l ’assegnazione di Raffaele Cadorna in veste di consigliere militare delle formazioni partigiane. L ’arrivo in Alta Italia di Valenti — para­cadutato la notte dell’l l agosto in vai Cavallina — e il suo ingresso nel Comando generale del CVL provocarono, con la rottura dell’equilibrio interno fra le varie forze politiche, lunghi contrasti e discussioni sulla natura delle funzioni spettanti al comandante militare. In quei mesi, dall’agosto al novembre, non si dibatteva solo la questione della nuova struttura da dare al Comando generale, ma si scontravano due diverse concezioni della guerra partigiana, l ’una « poli­tica », sostenuta dagli uomini della sinistra, l ’altra puramente « militare », di cui si faceva portatore Cadorna con l ’appoggio dei partiti di destra e delle autorità monarchiche e alleate. La soluzione di compromesso adottata nel no­vembre e il nuovo equilibrio raggiunto al termine delle discussioni non posero fine ad un contrasto di fondo che rimase vivo fino al termine della nostra Resistenza: le dimissioni di Cadorna, presentate il 22 febbraio del 1945 e rientrate pochi giorni dopo in seguito ad un compromesso sul problema della unificazione delle formazioni partigiane, ne sono un ulteriore momento.

Negli ultimi mesi della guerra di liberazione Cadorna fu impegnato in una lunga missione in Svizzera e in Italia meridionale: sulla base degli accordi presi a Caserta con il maresciallo Alexander, egli trattò nei giorni dell’insurre­zione la resa dei nazifascisti.

144 Notiziario

Fu capo di Stato maggiore dal maggio 1945 al gennaio 1947. Si presentò nella lista democristiana per il collegio dell’Ossola e fu eletto senatore nella prima e nella seconda legislatura repubblicana. Pubblicò nel 1948 la narrazione dei fatti ai quali prese parte in un prezioso libro di ricordi: La riscossa. Dal 25 luglio alla liberazione. Si dedicò negli ultimi anni della sua vita agli studi storici su Luigi Cadorna e sulla Resistenza.