webinar | primo colloquio clinico: dall’accoglienza alla definizione del contratto. prima parte
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Primo colloquio clinico: dall’accoglienza alla
definizione del contratto
Docente: Sara Eba Di [email protected]
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Obiettivo Psicologia [email protected]
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Un colloquio si definisce psicologico quando l’interesse degli interlocutori non è orientato al contenuto ma alla persona che ne è coinvolta.
Si tratta di un caso particolare di comunicazione interpersonale:
1. È una comunicazione complessa: gli scambi utilizzano il linguaggio verbale e i segni non verbali e paraverbali (mimica, tono, postura).
2. È un’intercomunicazione a senso unico: lo psicologo compie uno sforzo di comprensione dell’altro e tale sforzo non è reciproco (il cliente/paziente compie uno sforzo di comprensione e chiarificazione su se stesso)
3. È una situazione con componenti proprie.
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Molte variabili concorrono a determinare il clima che si verrà a creare tra lo psicologo e il cliente/paziente.
Il primo colloquio ha un’importanza particolare.Il suo buon esito decide sia la possibilità di dare inizio al percorso clinico sia l’andamento dello stesso
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Alice: "Quale via dovrei prendere?".Gatto: "Dipende da dove vuoi andare".Alice: "Poco importa dove".Gatto: "Allora poco importa quale via prendere".
Avere una direzione chiara aiuta a raggiungere la propria meta
Importante chiedersi quale obiettivo voglio raggiungere con il primo colloquio
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Quale obiettivo voglio raggiungere incontrando
per la prima volta un cliente/paziente?
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L’obiettivo che dovremmo darci nel primo colloquio è che
il cliente/paziente (laddove dotato di motivazioni intrinseca al percorso e portatore di tematiche congruenti con la nostra formazione) decida di
intraprendere il percorso
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Curiosando sul web si legge…
Ha come finalità l’esame del problema e non semplicemente l’ascolto e/o stabilire una relazione collaborativa con il paziente
1)Stabilire i Prerequisiti Materiali del lavoro psicologico2) Valutare la possibilità che il paziente si affidi al lavoro dello Psicologo3) Analizzare tre aree fondamentali di indagine:• le motivazioni della richiesta di consultazione e i problemi che l’hanno determinata
• la descrizione di sè come persona (interessi, vita lavorativa)
• i rapporti con le persone “significative” della propria vita
Un primo colloquio ha generalmente un livello di strutturazione basso che possa consentire al clinico di raccogliere quegli elementi che provengono dalle parole del paziente, dall’osservazione del suo comportamento non-verbale (sguardo, espressione del volto, gestualità, postura, timbro della voce, orientamento del corpo, distanza corporea) e dal proprio vissuto emotivo
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“Lo strumento che utilizziamo per comprendere – nella maniera più precisa possibile - come è fatta la mente del paziente. Questo è l’unico scopo del colloquio. La raccolta dell’anamnesi e della storia ha, nel primo colloquio, una posizione di secondaria importanza.” Se ci sarà un seguito nella storia comune tra paziente e terapeuta allora a poco a poco conosceremo anche il racconto della sua storia in modo abbastanza dettagliato (Semi, 1985).
Gli Autori dicono …“È indifferente con che materiale si inizia il trattamento, se con la bibliografia del paziente, la storia della sua malattia o i suoi ricordi d’infanzia. In ogni caso bisogna cominciare in modo da lasciar parlare il paziente e rimettere al suo arbitrio la scelta del punto di partenza.” (Freud, 1913)
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Indipendentemente da tutto è molto importante che durante
il primo colloquio il cliente/paziente viva un’ ESPERIENZA
EMOZIONALE POSITIVA, ovvero possa sperimentare sensazioni
di:
Rispetto – Accettazione - Calore
L’esperienza emozionale che il cliente percepisce durante il primo incontro è uno dei fattori che determinerà il suo futuro impegno nel processo di autoesplorazione
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Rispetto, Accettazione, Calore …Come fare?Considerare laSTRUTTURA DI RIFERIMENTO INTERNA del cliente/paziente
ovveroLe esperienze individuali del cliente/paziente, le circostanze in cui si trova e il suo mondo.
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Di fronte ad ogni situazione nuova
abbiamo, più o meno
consapevolmente, ansie e resistenze
mescolate ad interesse e curiosità
Già prima del primo incontro sia il cliente/paziente che lo psicologo producono delle fantasie (FANTASIE RELAZIONALI PRIMARIE) collegate all’incontro stesso che vanno tenute in considerazione
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Il cliente/paziente può formarsi delle fantasie d'attesa secondo modelli precostituiti derivanti da esperienze o da conoscenze pregresse:
modello medico: io le dico i miei disturbi e tocca a lei curarmi modello scolastico: sono qui perché lei m'insegni a comportarmi nel
modo giusto modello religioso sono qui e devo confessarle tutto modello magico: aspetto che lei mi faccia guarire modello poliziesco: devo scoprire il trauma causale
Oltre a fantasie d’attesa rispetto alla persona dello psicologo (e del cliente/paziente) vi possono essere delle aspettative rispetto all’andamento del colloquio, a cose da fare, a processi da seguire.
È compito dello psicologo chiarificare rispetto all’obiettivo del colloquio stesso , esplicitando le modalità di conduzione.
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Il cliente/paziente può credere che: l’intervento preveda una risposta/soluzione da parte dello psicologo il colloquio con lo psicologo consista in una sorta di intervista lo psicologo si avvalga di prescrizioni che possano fornire nell’immediato una soluzione soddisfacente
Sottolineare che:
È il cliente/paziente, nel processo di interazione con lo psicologo, a trovare dentro se stesso le risposte auspicate e la
soluzione al suo problema
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Il colloquio va condotto e il compito della
conduzione spetta allo psicologo.
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Sin dal primo contatto
(che spesso avviene
tramite telefono) lo
psicologo dovrà
“gestire” l’interazione
non lasciando nulla al
caso.
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La telefonata è il primo momento di interazione con il cliente: chi telefona? che modalità usa?
E' importante avere una scheda di contatto telefonico in cui annotare: cosa chiedere cosa comunicare
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Quali Informazioni ?
dati anagrafici: nominativo, età orario: fissare un appuntamento preciso è già un modo di comunicare interesse
luogo: fornire eventuali indicazioni per raggiungere la sede durata: definire il tempo, permette anche al cliente di programmare la propria giornata
costo: il cliente deve poter valutare se è una spesa che può sostenererecapito telefonico: per poter eventualmente disdiremodalità di disdetta: quando, come … inviomotivo della consultazione
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…
Sondare i motivi che portano il cliente/paziente a chiedere un incontro?Pro: Consente allo psicologo di predisporsi mentalmente ad affrontare una
data tematica abbassa il livello di ansia Aiuta il cliente/paziente ad iniziare a definire la sua situazione problematica
Contro Il cliente/paziente può dilungarsi nella spiegazione e tramutare la telefonata in un colloquio
Formarsi un’idea preconcetta sulla situazione del cliente/paziente Seguire un copione senza porre attenzione al cliente/paziente
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Griglia di riferimento per condurre il primo colloquio
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Fase Compito dello psicologo Cosa osservo?
Accoglienza Accoglienza, saluti, convenevoli…
Iniziare a costruire un rapporto di fiducia
Iniziale raccolta di dati
Come viene fatta l’accoglienza?Quanto dura?Come reagisce il cliente?Di cosa avrebbe bisogno?
Esplorazione Facilitare l’autoapertura e il dialogo
Come viene data la parola al cliente?Viene utilizzata una “domanda di apertura”?Di cosa parla il cliente? Del problema Di sé in generale Del suo personale contesto di vita Altro
Nel vivo del colloquio
Lavorare in termini di obiettivo.
Vengono definiti gli obiettivi che il cliente si prefigge scegliendo il percorso di counseling psicologico?Quali?
Chiusura Riassumere Chiarire i dettagli
gestionali e pratici Porre le basi per la
creazione di un contratto Chiudere l’incontro
Come viene gestita la fase di chiusura?Quanto tempo le viene dedicato?Vengono passate delle regole?Come si congedano?
…
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Fase 1: Accoglienza
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Fase 1: AccoglienzaDal latino Colligere ovvero, “raccogliere presso di sé; ricevere con dimostrazione di affetto”.
Lo psicologo deve creare un clima in cui sia lui stesso, sia il proprio interlocutore possano sentirsi a proprio agio.Nella fase di Accoglienza lo psicologo deve assolvere a molti importanti compiti: incontrare la persona salutarla introdurla ad un ambiente che non conosce permetterle di accomodarsi, di ambientarsi, di familiarizzare con l’immagine dello psicologo,
di normalizzare le forti emozioni che sente
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Fase 1: Iniziare a costruire un rapporto di fiducia
È più semplice per un cliente/paziente discutere questioni delicate, intime, in un contesto permeato di calore e accettazione.Sentire che l’altro si preoccupa di noi e ci valorizza dà un senso di fiducia immediato, rende più probabile che il cliente/paziente acquisti fiducia in sé e nella propria capacità di fronteggiare i problemi.
La FIDUCIA da parte del cliente/paziente va conquistata (si deve basare su prove certe altrimenti si tratta della pericolosa condizione dell’Affidamento). È, dunque, normale che il processo di apertura sia graduale e corrisponda a specifiche azioni da parte dello psicologo
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Fase 1: Iniziale raccolta di dati
Già in questa fase è possibile ricevere delle informazioni da parte del cliente/paziente che vanno prontamente annotate.
In questa fase la raccolta dei dati deve emergere dal colloquio “apparentemente” informale e non da subito strutturato.
Importante ricordare che il primo colloquio NON corrisponde al Colloquio Anamnestico
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Fase 2: Esplorazione
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In questa fase lo Psicologo DEVE dare la parola al cliente/paziente.
Fase 2: Esplorazione
Può essere presente un disagio nell’aprirsi all’altro che va tenuto in considerazione.
Aprire me stesso all’altro significa conoscermi, abbassare le mie difese e dunque espormi, diventare vulnerabile.
La risposta migliore che possiamo offrire è una profonda accettazione incondizionata, interesse e comprensione empatica
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È possibile utilizzare le cosiddette “domande di apertura”, domande aperte che incoraggiano l’altro a parlare liberamente e segnalano che lo psicologo è lì per ascoltare.
Fase 2: Esplorazione
Quali possono essere domande di apertura???
Alcune persone hanno bisogno di domande per:
sentirsi incoraggiati per poter dare informazioni
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La parola al cliente...Le “aperture”:
1. Raccontare la propria storia: molto spesso è presentata come una premessa : “Se permette vorrei prima dirle alcune cose di me…”
2. Presentare la situazione problematica
3. Presentare il proprio ambiente: parlare del lavoro, della famiglia
Fase 2: Esplorazione
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Fase 2: EsplorazioneLa confessione (May)
Questa è la fase in cui il cliente/paziente viene incoraggiato ad ESPLORARE e CHIARIFICARE (Egan) i propri problemi
Chi parla è il cliente/paziente ma lo psicologo deve orientare la
confessione in direzione del problema
In questa fase lo psicologo utilizza le tecniche base dell’ascolto:- parafrasi- riassunto- riflettere i sentimenti del cliente- domande aperte
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…
A lunedì prossimo!!!
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Docente: Dott. Edoardo Ercoli
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