vivere per l’unità. un nuovo passo nel mio ministero ... · vivere per l’unità. un nuovo...

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NUMERI TELEFONICI SACERDOTI Don Paolo Zago 02 4042970 Don Luigi Giussani 02 4075922 Segreteria 02 40071324 Anno 9 Numero 58 Luglio-Settembre 2018 E-mail: [email protected] San Protaso InForma Informatore mensile della Parrocchia San Protaso Vescovo in S.S. Protaso e Gervaso martiri SEGRETERIA da lunedì a sabato dalle 9 alle 12; da martedì a giovedì anche dalle 16 alle 18 Via Osoppo, 2 - 20148 MILANO - Tel. 02 40071324 - Fax 02 87181771 - E-mail: [email protected] RELIGIOSE Oblate M. V. Fatima 02 49785656 via Osoppo, 2 Serve degli Infermi 02 48007302 via Previati, 51 Religiose di Nazareth 02 4814767 via Correggio, 36 ORATORIO via Osoppo, 2 Tel./Fax 02 4077474 SERVIZI Centro d’Ascolto Caritas 02 40071324 mercoledì dalle 10 alle 12 Casa d’Accoglienza 02 4980127 V.le Murillo, 14 Patronato Acli 02 40071324 Centro Culturale 02 40071324 SANTE MESSE Vigiliare 18,00 Festive 8,00 - 10,00 - 11,30 - 18,00 Feriali 7,00 - 9,00 - 18,00 Vivere per l’unità. Un nuovo passo nel mio ministero sacerdotale. di don Paolo Zago Dice Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”, che La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due.” (140). E al numero 142: “La comunità è chiamata a creare quello «spazio teologale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore risorto».” È questa chiamata alla santità collettiva che anima la mia esperienza di sacerdote diocesano. In questi anni ho sperimentato che non basta “strutturare” la comunione, occorre imparare a viverla tra preti e tra ministri ordinati e laici; non basta l’esercizio del ministero, ciò che conta è lo stile con cui lo esercito; occorre privilegiare l’essere al “fare”, la fede e la spiritualità alla prassi pastorale. Vorrei che il mio “agire” scaturisse da una esperienza spirituale che fosse manifestazione della vita trinitaria, cioè di una vita di comunione che contiene l’unità nella diversità. Mi rendo sempre più conto che questo è possibile solo dentro relazioni autenticamente fraterne, di reciproca stima, in cui l’altro, chiunque esso sia, è sentito come “uno che mi appartiene, per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia” (Novo millennio ineunte, 43), vedendo e valorizzando ciò che di positivo c’è in lui, sentendolo come dono di Dio per me e per la Chiesa tutta. In altri termini, sento che la comunione trinitaria non è solo un contenuto di fede, ma è esperienza spirituale che deve precedere e accompagnare l’esercizio del ministero, offrendo il metodo nell’esercitarlo, ed Dopo otto anni trascorsi tra noi come parroco, don Paolo Zago lascia San Protaso, per prose- guire il suo ministero a Gorgonzola. In questo numero di San Protaso InForma, il saluto, colmo di gratitudine, per quanto don Paolo ha fatto per tutti noi. E dalle sue parole, nel suo ultimo editoriale per il bollettino par- rocchiale, l’esperienza viva di questo importante passaggio della sua vita sacerdotale.

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NUMERI TELEFONICISACERDOTIDon Paolo Zago 02 4042970Don Luigi Giussani 02 4075922Segreteria 02 40071324

Anno 9 Numero 58 Luglio-Settembre 2018E-mail: [email protected]

San Protaso InFormaInformatore mensile della Parrocchia San Protaso Vescovo in S.S. Protaso e Gervaso martiriSEGRETERIA da lunedì a sabato dalle 9 alle 12; da martedì a giovedì anche dalle 16 alle 18Via Osoppo, 2 - 20148 MILANO - Tel. 02 40071324 - Fax 02 87181771 - E-mail: [email protected]

RELIGIOSEOblate M. V. Fatima 02 49785656via Osoppo, 2Serve degli Infermi 02 48007302via Previati, 51Religiose di Nazareth 02 4814767via Correggio, 36

ORATORIOvia Osoppo, 2 Tel./Fax 02 4077474

SERVIZICentro d’Ascolto Caritas 02 40071324mercoledì dalle 10 alle 12

Casa d’Accoglienza 02 4980127V.le Murillo, 14

Patronato Acli 02 40071324

Centro Culturale 02 40071324

SANTE MESSEVigiliare 18,00Festive 8,00 - 10,00 - 11,30 - 18,00Feriali 7,00 - 9,00 - 18,00

Vivere per l’unità.Un nuovo passo nel mioministero sacerdotale.

di don Paolo Zago

Dice Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”, che “La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due.” (140). E al numero 142: “La comunità è chiamata a creare quello «spazio teologale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore risorto».”

È questa chiamata alla santità collettiva che anima la mia esperienza di sacerdote diocesano.

In questi anni ho sperimentato che non basta “strutturare” la comunione, occorre imparare a viverla tra preti e tra ministri ordinati e laici; non basta l’esercizio del ministero, ciò che conta è lo stile con cui lo esercito; occorre privilegiare l’essere al “fare”, la fede e la spiritualità alla prassi pastorale. Vorrei che il mio “agire” scaturisse da una esperienza spirituale che fosse manifestazione della vita trinitaria, cioè di una vita di comunione che contiene l’unità nella diversità. Mi rendo sempre più conto che questo è possibile solo dentro relazioni autenticamente fraterne, di reciproca stima, in cui l’altro, chiunque esso sia, è sentito come “uno che mi appartiene, per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia” (Novo millennio ineunte, 43), vedendo e valorizzando ciò che di positivo c’è in lui, sentendolo come dono di Dio per me e per la Chiesa tutta. In altri termini, sento che la comunione trinitaria non è solo un contenuto di fede, ma è esperienza spirituale che deve precedere e accompagnare l’esercizio del ministero, offrendo il metodo nell’esercitarlo, ed

Dopo otto anni trascorsi tra noi come parroco, don Paolo Zago lascia San Protaso, per prose-guire il suo ministero a Gorgonzola. In questo numero di San Protaso InForma, il saluto, colmo di gratitudine, per quanto don Paolo ha fatto per tutti noi. E dalle sue parole, nel suo ultimo editoriale per il bollettino par-rocchiale, l’esperienza viva di questo importante passaggio della sua vita sacerdotale.

è il fine del mio operare. È una spiritualità collettiva che già sperimento con alcuni sacerdoti; è comunione che cerco di vivere con le persone delle comunità che mi sono affidate, sentite come fratelli e corresponsabili nel cammino dell’evangelizzazione. È l’esperienza di una fraternità mistica.

In questi anni, ho provato a vivere la fraternità presbiterale in varie maniere, anche concrete, come ad esempio: la comunione dei beni, che aiuta a vivere la povertà nella logica della carità e della comunione; il condividere le esperienze spirituali oltre che pastorali (comunione della fede nella fede); il confrontarmi con altri preti su come viviamo, prima di tutto noi, la Parola di Dio e poi condividere questa esperienza con le persone della comunità; il preparare a volte le omelie e le attività insieme; la disponibilità al Vescovo, qualsiasi richiesta faccia; eccetera.

Centrale, in questo cammino, è il riferimento al Cristo crocifisso. Essere prete significa, come Lui, dare la vita per amore; servire la gente e le Parrocchie in cui sono inviato e “camminare avanti, in mezzo e dietro al gregge”, senza essere “padrone del gregge”. Per affrontare anche le difficoltà e i

dolori legati, per esempio, ai trasferimenti e alle mutate realtà di vita pastorale, agli insuccessi e alle incomprensioni del ministero oggi, occorre educare a non fare del sacerdozio l’ideale della vita, ma viverlo in relazione a una scelta di fede che lo precede e lo accompagna. Solo così i “problemi” vengono vissuti come espressione del volto del Dio cui ho donato la mia vita. Un Dio comunione d’Amore che rivela pienamente se stesso sulla Croce affinché rinasca una nuova umanità.

Occorre però che questa realtà stia “prima” rispetto a tutto il resto, che “ante omnia” (e quindi anche prima di ogni attività pastorale sia pure condivisa), ci sia la “mutua e continua carità”; altrimenti la stessa liturgia, rischia di essere una formalità che in certo modo sconfessa, nell’assenza di rapporti interpersonali, quell’unità ontologica che celebro. Questo significa vivere il sacerdozio come servizio alla comunione della comunità, insieme ai fedeli laici, favorendo la logica della corresponsabilità. E ciò libera dal clericalismo, e, nel contempo, porta a vivere il sacerdozio comune dei fedeli, all’interno del quale siamo insieme discepoli della Parola, e dà uno stile fraterno al servizio di Presidenza. “La comunità che custodisce i piccoli particolari dell’amore, dove i membri si prendono cura gli uni degli altri e costituiscono uno spazio aperto ed evangelizzatore, è luogo della presenza del Risorto che la va santificando secondo il progetto del Padre” (Gaudete et exsultate, 145).

La Parola di Dio meditata, vissuta e comunicata nelle esperienze di vita che da essa scaturiscono, è la base del mio ministero per generare la gente alla fede. Per evangelizzare occorre evangelizzarsi: è questo il cammino che avverto come decisivo, al di là degli strumenti che possono essere utilizzati. Per questo è necessario un “luogo” in cui, anche e prima di tutto tra preti, nasca il “noi” di una mistica collettiva, che poi si cerca di incarnare nella pastorale diocesana.Ultimamente ho sentito la necessità che questi desideri e passi di comunione, si concretizzassero in un’esperienza visibile di vita comune stabile, promossa però direttamente dalla Diocesi, come contributo e segno di un essere (e fare il) prete diverso: non individualista, ma in uno stile di comunione. Mi sembra giunto il tempo che gli ideali prendano carne e si pongano, per i sacerdoti diocesani, dei piccoli segni di novità. È questa la novità del passo che sto vivendo. Il Vescovo mi ha detto che questo è anche il suo desiderio e ha perciò voluto fortemente che, insieme ad altri due sacerdoti, facessimo questa esperienza condivisa di vita e di pastorale comunitaria. Nelle sue mani ho messo ancora una volta la mia obbedienza e mi accingo a fare questo salto e cambio radicale di tutta la mia vita sacerdotale e ministeriale.

Il tutto nello spirito di quanto, sempre Papa Francesco nell’Esortazione “Gaudete et exsultate” al numero 146, sottolinea: “Contro la tendenza all’individualismo consumista che finisce per isolarci nella ricerca del benessere appartato dagli altri, il nostro cammino di santificazione non può cessare di identificarci con quel desiderio di Gesù: che «tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te» (Gv 17,21)”.

Don Paolo Zago

È bella la stradadi Fausto Leali

“Ho avuto come l’impressione che il mio Dio si stesse quasi trasformando in qualcosa di borghese”. Appare sereno, don Paolo, mentre parla, seduto ad un tavolino, dopo cena, con alcuni amici. Forse un po’ troppo severo con se stesso, ma, in fondo, chi lo conosce bene sa che la sua vita è sempre stata mossa da una profonda radicalità evangelica. Prova a spiegare cosa c’è all’origine di un cambiamento - la sua destinazione in un’altra parrocchia - apparso ai più, forse anche a lui, un po’ repentino. Il desiderio di vivere più pienamente il tesoro più prezioso che alberga da sempre nel suo cuore, quel testamento di Gesù che vuole di tutti noi una cosa sola: “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (GV, 17: 22-23). Dio ha voluto che quel desiderio, espresso al Vescovo e da lui benedetto, di trasformare la sua vita in “esperienza visibile di vita comune stabile”, si concretizzasse. E la possibilità di proseguire il suo cammino insieme ad altri due sacerdoti, in una forma di convivenza fissa, posta al servizio in un altro luogo della diocesi dove è emerso un bisogno di ministri, si è affacciata rapidamente, non come sogno, ma come vera e propria realtà, tutta da vivere all’indomani di una notte di mezza estate.Quel desiderio di unità, in realtà, è proprio la sua eredità più preziosa, quella che rimane a San Protaso dopo otto anni di strada percorsa insieme a lui. Perché sono tante le cose che abbiamo apprezzato ed amato di don Paolo: dalla profondità spirituale all’intelligenza e all’ironia, dall’impegno pastorale alla competenza teologica, dall’amore per l’arte - cinema e teatro in particolare - alla passione educativa per i giovani, fino a quelle intuizioni di carattere quasi profetico, individuando percorsi – i gruppi del Vangelo e la festa delle genti cristiane sono solo due esempi - di quella chiesa “in uscita”, alla quale papa Francesco ci richiama sempre più spesso. Ma se c’è una cosa, che è apparsa sempre ante omnia, prima di ogni suo pensare ed agire, è stato quell’impegno nel far sì che la nostra comunità fosse prima di tutto una “famiglia di famiglie”, casa e scuola di fraternità e di comunione. Una comunità, come scritto anche nel nuovo progetto pastorale, che fosse “capace di riflettere la bellezza della Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma per irradiazione, con la forza dell’amore vissuto”.E’ per questo che oggi ci sentiamo di dire che non siamo tristi. Perché, al di là del dolore che genera il distacco umano da coloro che amiamo, sappiamo che le nostre strade non si dividono, ma proseguono proprio nel segno di quell’amore disegnato sul modello trinitario che Gesù ha promesso di donare a coloro che restano uniti nel Suo nome. Nei numerosi messaggi, giunti in redazione e che pubblichiamo in questo numero del bollettino, vi sono le sfumature diverse della gratitudine che ciascuno sente vibrare nel suo cuore. Ma, allo stesso tempo, in essi, non vi è rammarico, ma soprattutto augurio, a don Paolo, innanzitutto, ma anche a ciascuno di noi, di continuare un cammino di felicità, alla sequela di ciò che Dio chiede a noi in un attimo presente della vita rivestito sempre di letizia, alla luce della Grazia che Egli non smette di elargire ogni giorno. “E’ bella la strada per chi cammina, è bella la strada per chi va”, recita una celebre canzone, e mai come oggi sentiamo che questa cosa è vera. E allora buon viaggio, don Paolo, e grazie per tutto ciò che hai saputo donare a San Protaso. E mentre, con gioia, accogliamo don Franco, sentiamo di stringerci tutti insieme in un ideale abbraccio, augurandoci reciprocamente buona vita. Felici e non smarriti sulla nostra strada, che non smetterà di mostrare, laggiù in fondo, uno splendido orizzonte. Perché ogni strada, in fondo, altro non è che “una strada che porta a casa”. Quella dove l’amore di Dio ci aspetta già.

È bella la stradail saluto a don Paolo

Grazie don Paolo!

Caro don Paolo,la tua partenza dalla nostra Parrocchia lascia un vuoto. Le persone non sono intercambiabili, perché sono uniche. Così ci mancherai… Ci mancherà il tuo modo di prenderti cura della vita della Parrocchia, di avere a cuore i tuoi parrocchiani e di annunciare Gesù.La vita a San Protaso è cresciuta, tante attività sono fiorite e la stima fra le persone dei diversi gruppi si è manifestata. Hai promosso l’unità, la collaborazione, la comunione là dove scarseggiava. Grazie! Dio te ne renda merito.

Patrizia Rivera

Caro don Paolo,l’annuncio della tua partenza è stato come un fulmine a ciel sereno, o meglio come un trauma cranico dopo una brutta caduta. Il mio spirito, la mia anima è particolarmente triste e si è creato un profondo vuoto, incolmabile in certo qual senso. Nel tuo discorso di commiato hai chiesto scusa. Non sei tu a chiedere scusa, ma io che forse non sono stata una parrocchiana assidua a tutte le funzioni, a tutte le riunioni cui avrei voluto partecipare, ma con il cuore ero sempre presente a qualsiasi impegno parrocchiale. Tu sei stato la figura sempre costante nella vita dei parrocchiani, la guida delle coppie a cui hai elargito benevolenza, dolcezza, amicizia e, soprattutto, apertura mentale. Ti ho visto sempre non solo come pastore ma anche come amico, guida. Benché non riesca ancora ad abituarmi all’idea che tu non sarai più a guidarci, ma sarai da qualche altra parte a lavorare per la gloria del Signore, devo, tuttavia, abbassare il capo e dire al Signore “Sia fatta la Tua Volontà”. Se questo è quello che tu vuoi, allora è giusto che tu vada e segua la tua vocazione che è obbedienza alla Chiesa, a gloria del nostro Signore Gesù Cristo. Beati coloro che ti avranno come guida e pastore. Noi ci sentiremo ricchi di averti avuto per otto anni! A me non resta che ricordarti sempre nelle mie misere preghiere, ti seguirò col pensiero e ti terrò sempre nel mio cuore! Grazie di tutto, don Paolo!

Maria Miccoli

Vengo a sapere della partenza di Don Paolo da un amico mentre sono in montagna, rimango sorpreso. Ebbi la fortuna di conoscerlo fin dagli albori del gruppo SDR, ospitato nella sede del Rosetum, e lo ricordo per il continuo impegno e supporto (senza nulla togliere a Suor Camilla). Anche di recente mi sorprese, piacevolmente, quando lo vidi fare la "letterina" al termine del musical, presentato con successo in occasione della visita del vescovo. Spero che anche per Don Paolo sia stata proficua la permanenza nella comunità di San Protaso, che mi auguro continui ad essere partecipe e numerosa a fianco del nuovo parroco. Grazie!

Delfino Fenocchi

Dalla tranquillità del mio ritiro valtellinese, provo a dirmi cosa è stato l'incontro con don Paolo: non proprio un colpo di fulmine, tanto per cominciare, ma, più realisticamente, una sorta di avvicinamento reciproco che ha portato me all'esercizio dell'obbedienza e lui... ad aiutarmi a praticarla! Grazie ai suoi "suggerimenti" ho lasciato la responsabilità della società sportiva dell'oratorio a qualcuno più giovane, mi sono candidato al Consiglio Pastorale dove, via via, mi sono ritagliato uno spazio operativo, ho accettato la sfida (da divorziato risposato) di partecipare con mia moglie ad un gruppo famigliare nel quale affrontare le tematiche della vita di coppia alla luce dal Vangelo... e chissà cos’altro sarebbe riuscito a farmi fare se fosse rimasto a San Protaso. E proprio adesso che mi aspetta un periodo di verifica senza rete, che mi permetterà di capire se ho davvero imparato un approccio più cristiano alla vita, mi sento di ringraziare chi mi ha spinto nella direzione che, in realtà, era la mia!

Enrico Molinari

Come sono passati in fretta questi otto anni in cui don Paolo è stato il nostro Parroco e come desidererei che restasse ancora a lungo con noi… Abbiamo imparato tanto da lui, che definirei in estrema sintesi “prete secondo il Vaticano II”: la chiesa-comunione, la Parola di Dio e l’Eucaristia al centro, l’opzione preferenziale per i poveri, il Vangelo da annunciare a tutti, con speciale attenzione a chi è lontano, l’autorità vissuta davvero come servizio e con rispetto di tutti i carismi, la valorizzazione di ciascuno, in particolare dei laici e delle donne… Il tutto nella semplicità della vita quotidiana e delle relazioni che ne nascono… Grazie, Signore, rendi fecondo il suo ministero e dagli il centuplo già quaggiù.

Ada Chiabotto

Grazie don Paolo, sono contenta di averla conosciuta e di aver fatto un piccolo tratto di strada insieme a lei; è difficile trovare un sacerdote gentile e accogliente come lei. Le sue omelie, la Lectio Divina e le preghiere profonde, mi hanno dato tanta forza e coraggio per affrontare le difficoltà (primo apostolato in Milano, nuova Parrocchia e il Rito Ambrosiano) e, specialmente quando mi scoraggiavo, ho sempre avuto la risposta. Ancora oggi mi ricordo l’incoraggiamento che lei mi ha dato, e che mi accompagna nella nuova realtà in Sri Lanka.Grazie ancora e che Dio la benedica.

Suor Jonita

Agli esercizi sono stata colpita in modo particolare da una frase del predicatore: "Dio è sempre seduto alla tavola del presente". Allora penso: in questo nostro "presente" Dio è seduto alla nostra tavola e questo vale, sia per noi che restiamo a San Protaso, sia per chi parte per Gorgonzola e, se Dio è seduto alla nostra tavola, non possiamo che godere di una grande pace. Con immensa gratitudine, è l'augurio che faccio a Don Paolo: "Grande pace, Dio è seduto alla tua tavola, oggi, qui, adesso ed è così e sarà così sempre...tutti giorni. Nella gioia di compiere la Sua Volontà ci facciamo santi".

Suor Camilla

Caro don Paolo,nel porgerti un affettuoso saluto, ti ringraziamo per l’accoglienza ricevuta e per essere stato in questi anni un faro che ha illuminato il nostro percorso di vita spirituale, sia come coppia che come genitori, ed anche quello dei nostri figli, in cui speriamo possa germogliare il seme dell’Amore di Dio.Siamo sicuri che i tuoi insegnamenti, sempre improntati all’accoglienza, alla fratellanza e all’autenticità, lasceranno il segno in noi, e saranno sempre di sostegno, così come ci auguriamo di riuscire ad attualizzarli in famiglia, nella comunità parrocchiale, in quella lavorativa, e per tutto il percorso della nostra vita. Siamo lieti e fortunati di averti incontrato, e certi che non mancheranno nuove occasioni di incontro in cui condividere le nostre esperienze. Ti auguriamo un cammino ancora più fecondo, secondo il disegno di Dio Padre, sperando che non ci dimenticherai! Grazie!

Paolo & Alessandra

Don Paolo è stato per me un punto di riferimento imprescindibile nel mio cammino di fede, non solo perché mi è stato dato come parroco, quindi autorità ecclesiale oggettiva, ma anche per l’autorevolezza che ha espresso in modo limpido e attraente. Con lui ho imparato a fare cose per me nuove, superando timori e pregiudizi. Ho apprezzato molto la libertà che mi ha lasciato nei compiti che mi ha affidato in Parrocchia, senza peraltro farmi mancare indicazioni e suggerimenti preziosi. Nel suo ministero di sacerdote e di parroco, è stato tenace nel proporre a tutti il suo incontro con Cristo e tutto ciò che per esperienza personale ha riconosciuto vero e utile per la crescita nella fede.

Paolo Rivera

Caro Don Paolo, mi sono pentita di non aver percorso il cammino di Santiago che, ho sentito, è stato molto bello. Volevo comunque ringraziarti per il prezioso cammino che mi hai fatto fare in questi anni. Ti auguro un buon proseguimento!

Piera Bianchi

Grazie don Paolo, delle varie proposte che in questi anni ci hai invitato ad accettare, a cominciare dai pranzi nelle famiglie, le lectio del venerdì, le settimane bibliche e i ritiri, i gruppi del Vangelo, le proposte teatrali e cinematografiche. L’elenco potrebbe continuare… Ci hai invitato ad alzare lo sguardo dai piccoli fatti, dai gruppi vari, per trovare un “filo rosso” comune che unisse la comunità parrocchiale. Non sempre è stato facile. Grazie per l’attenzione che hai sempre mostrato verso gli “ultimi”, i più bisognosi, gli stranieri, i lontani, gli anziani. Grazie per la dimostrazione della tua fede. Come hai spesso ripetuto nei vari momenti di meditazione o nelle omelie: “mettere il Signore al primo posto”, qualsiasi sia la nostra vita, la nostra attività, il nostro impegno verso gli altri. Grazie di esserci stato in questi anni a san Protaso!

Lidia Rebuzzini

Caro Don Paolo, "maestro", "guida" ma anche "capitano del Vascello San Protaso”, ciao! E dopo ciao, “grazie”! Grazie per essere per noi padre, madre, fratello, amico, pastore, ma anche parte del gregge e compagno di cammino. Grazie per essere esempio e parola. Grazie per essere per noi il sicomoro attraverso cui vedere, ascoltare e seguire Gesù, presso cui rifugiarci, presso cui ristorarci e alla cui ombra riorientare la bussola e raddrizzare il cammino.Grazie perché ci vuoi bene così come siamo. Grazie per il tuo sguardo sorridente e privo di giudizio. Grazie per gli stimoli spirituali ma anche intellettuali: attore, regista, scrittore, letterato, appassionato di cinema e di teatro, comico, librettista e autore di musical…E non sai che tormento per la famiglia questo ultimo tuo talento: Paolo Zago o Andrew Lloyd Webber? La discussione raggiunge toni feroci!In ultimo, “arrivederci” o “alla prossima”! Il nostro saluto è al presente perché forse non tutti sanno che il “Teorema del Trapianto del Sicomoro” ha due importantissimi corollari: l’indirizzo di posta elettronica è invariante per trapianto di Sicomori e se il Sicomoro viene trapiantato a Gorgonzola, significa che “Gorgonzola val bene una messa”.Sinceramente felici per la comunità pastorale di Gorgonzola presso cui sei stato destinato, ti abbracciamo forte pregando il Signore di accompagnarti e di accompagnare tutta la comunità di S. Protaso in questo momento di forte cambiamento.

Marina e Luca Morelli

Caro don Paolo, grazie per questi anni che hai dedicato con grande dedizione alla nostra comunità come Parroco. Un grazie particolare per come hai saputo essere vicino a ciascuno di noi, guida affettuosa e discreta, solido riferimento per noi sposi e genitori e per le nostre ragazze. Ci mancherai! Che il Signore ti guidi e protegga nella tua coraggiosa scelta vocazionale!

Laura Agnoletto

Caro Don Paolo,il nostro sincero grazie per:-la tua lettura sempre nuova e stimolante della Parola;-le tue omelie chiare e puntuali;-la tua “difesa” tenace della Chiesa;-la tua ironia e le tue iperboli sorprendenti;-il tuo entusiasmo nel vedere nascere e crescere i gruppi del Vangelo;-averci coinvolto con delicatezza nella vita della Parrocchia;-aver guidato con coraggio la grande e complessa comunità di San Protaso.Che la gioia del Signore ti accompagni sulla tua nuova strada.

Chiara e Alfredo Schweiger

Quando abbiamo saputo che Don Paolo sarebbe andato via, immediatamente il pensiero è andato a nostro figlio Simone e all'abbraccio che cerca sempre con lui dopo ogni messa. In fondo, l'incontro cristiano è tutto in un abbraccio. Con Don Paolo noi lo abbiamo sperimentato e la carnalità dell'incontro cristiano lascia una traccia indelebile. Le strade possono separarsi, ma l'incontro rimane ed è come il punto di riferimento per un cammino comune. Ed è stato un segno inequivocabile che l'ultimo gesto che abbiamo fatto insieme è stato il lungo cammino verso Santiago. Perché Don Paolo, in questi anni, ci ha condotto con mano ferma, indicandoci la via non solo attraverso le sue parole, ma soprattutto con la sua testimonianza, accompagnandoci in Terra Santa, a Santiago, ma anche nel cammino quotidiano tra le pieghe della vita. Continueremo la via da lui indicata. Grazie Don Paolo!

Emilio ed Elisa Colombo, con Tommaso, Matteo, Giacomo e Simone

Caro don Paolo, in questo momento ci sentiamo di dire che, da quando sei entrato in parrocchia, ci hai preparato al distacco. Lo diciamo perché, nonostante ci sia un'affezione che ci lega reciprocamente, ciò che ti è sempre stato a cuore è insegnarci l'unità. E se c'è questa, lo spazio non divide e il luogo non è un problema. Così ti portiamo nel cuore, grati per averci portato a Gesù camminando insieme , insegnandoci ad accogliere sempre, anche nella fatica di condividere cammini diversi. E ci sentiamo pronti a salutarti con cuore lieto e far posto a chi arriverà; uscire dal solco delle abitudini e farci cogliere dalle sorprese di Dio. Come ci saluti sempre tu, ci vediamo in Paradiso... e perché no, ci vedremo sicuramente anche prima! Tanti auguri don Paolo, buon cammino! Ricordati sempre di noi e del bene che ti vogliamo.

Marta, Carlo, Lodo, Chiara e Michele Fossati

Caro don Paolo,Quando mi è arrivata dagli amici la notizia che te ne saresti andato, devo ammettere che in me, sul dispiacere per la “perdita” di un bravo parroco, è prevalsa l’ammirazione per un uomo che nella sua maturità decide di “rinnovarsi” nella sequela di Cristo. Quello che mi ha sempre colpito, infatti, della tua presenza tra noi è stato il tuo rapporto unico e personale con Cristo, al quale continuavi e continui a rimandarci con le tue prediche, i tuoi incontri, le tue proposte di vita parrocchiale... e la tua stessa vita. Per me è stata una provocazione continua a riguardare come io sto di fronte a Cristo, al sacramento dell’Eucaristia, alla Chiesa nella piccola fetta che è la nostra parrocchia e nella sua totalità nel continuo rispetto delle indicazioni date dal Vescovo e dal Papa, ma anche come sto di fronte alla forma della mia vocazione che mi ha voluto moglie, madre, medico, catechista.Ti ringrazio pertanto non per quello che hai fatto (anche se è stato davvero tanto per la nostra parrocchia, per le nostre famiglie, per la nostra famiglia!) ma per chi sei, per quello che la tua vita testimonia: un appassionato amore a Cristo e alla Sua Chiesa. Buon tutto don Paolo! E non dimenticare che siamo operai che costruiscono la stessa cattedrale e nella comunione di Cristo, perciò sempre vicini.

Cristina Ogliari

Rimasi molto colpito da Don Paolo, quando, nell’estate 2011, la mia cara mamma ci lasciò. Allora non ci conoscevamo ancora personalmente, mi diede appuntamento in Parrocchia per un colloquio prima del funerale. Mi accolse con grande umanità e stette ad ascoltarmi a lungo, mentre con le lacrime agli occhi gli raccontavo la storia di mia madre, della nostra famiglia e di quanto di doloroso mi era accaduto solo pochi anni prima. Ricordo che rimase in silenzio per tutto il tempo. Io avevo bisogno di sfogarmi: mia madre era stata un faro, specialmente in quegli ultimi anni così difficili per me. Mi resi conto subito di avere di fronte la persona giusta. Alla fine del racconto, mi confortò molto e ne uscii più leggero, nonostante tutto. Al funerale, poi, seppe trovare durante l’omelia le parole più appropriate per descrivere le nostre vicende. Gli era bastato quel breve colloquio per capire tutto di noi.

Carlo Cappa

Che abbiano trascorso 30 anni con noi, come è stato per don Piero, o “solo” 8, come per don Paolo, è bello riconoscere che io porterò per sempre nella mia mente e nel mio cuore tutta la ricchezza di fede e di vita trasmessami. E’ toccare con mano che sono il dono che Dio mi fa nel cammino di Chiesa particolare in cui mi ha messo. Riguardando il cartoncino distribuitoci il giorno del suo ingresso, nel novembre 2010, don Paolo ci promise/richiese 7 + : più Vangelo, santità, unità, carità, corresponsabilità, missionarietà e unione con Dio.Credo proprio di poter affermare che tutte le promesse si sono realizzate: alcune pienamente, altre ancora in divenire, ma con una traccia ben definita che ci permetterà di perseguirle. Caro don Paolo, è un grande grazie per tutto quanto hai fatto per me, quello con cui ti saluto. So che la tristezza del lasciarti ora svanirà nella certezza di quanto di positivo abbiamo insieme costruito nel Consiglio Pastorale e nella Caritas in particolare. Un forte abbraccio,

Franco Brioschi

Appena pensi a don Paolo, pensi alle sue “battutone”. Se ne potrebbe fare un libro. Gli piace soprattutto indirizzarle ai suoi fedeli parrocchiani. Le ha sciorinate in ogni occasione, opportuna e non opportuna.Ha inventato il color suora, ha dato della “decrepita” a più di metà delle signore della parrocchia, ha dato invece della befana a tutte le signore della parrocchia. Ha rimarcato la sua fede calcistica perfino nelle omelie, prendendosela anche con i suoi fratelli nel ministero… Negli avvisi dal pulpito (con la sua tipica posizione…il braccio appoggiato sul leggio e il busto leggermente ruotato) è solito ringraziare della partecipazione (intendendo bacchettare perché non c’era nessuno), etc. E poi ci sarebbe il capitolo “confessionale”… anche lì don Paolo è unico. Sì: è unico e ci mancherà moltissimo. Perché la sua vena ironica in realtà coincide con la sua vena umana. Don Paolo tra noi ha voluto bene e per questo si è fatto voler bene. Ed è questo che ci ha regalato: una trama di grande amicizia. Essere amico di un uomo di grande fede è la cosa più bella che possa capitare: si corre più veloce verso la meta. Con don Paolo è capitato a tutti noi. Grazie!

Chiara

!!!!

E’ difficile trovare poche e significative parole per esprimere a Don Paolo il ringraziamento per quello che ha fatto, per i semi che ha gettato, per i progetti evangelici che ha lanciato a San Protaso. Con le preghiere lo accompagneremo nella nuova esperienza di fratellanza.

Giancarlo e Lucia

Caro Don Paolo, da quando abbiamo saputo che saresti andato via, compari all’improvviso nei nostri pensieri. Quando preghiamo, c’è sempre un pensiero anche per te. La preghiera consente di superare ciò che non si capisce: lo sguardo va oltre, al senso ultimo delle cose, nonostante (o forse proprio attraverso) il quotidiano. Si ravviva la certezza del disegno perfetto di Dio su ciascuno di noi. Vogliamo ringraziare il Signore per il cammino che ci ha fatto fare insieme: è stato un regalo inaspettato la tua venuta San Protaso, un regalo l’averti incontrato al Montini, un regalo tutto ciò che abbiamo potuto condividere. E un regalo sarà anche ciò che condivideremo ancora. Comunque insieme, nel cuore di Dio. Con riconoscenza

Vincenzo, Patrizia e Carlo

Grazie don Paolo, otto anni di parole meravigliose, difficili da dimenticare.Grazie per la fiducia data, per la comprensione e pazienza verso i nostri limiti.Far parte del Consiglio Pastorale, nella condizione di divorziato, è stato un bel gesto di apertura verso chi ha delle ferite nel cuore e un debito verso il Padre, che non si può sanare facilmente. Hai fatto tuo il desiderio dei Vescovi, Martini e poi Tettamanzi, nel voler gestire un percorso di fede e di accoglienza nella comunità parrocchiale, pensato per chi vive una situazione di separato, divorziato, risposato. Senza dubitare, hai chiesto a me e Marina di entrare nell’équipe di programmazione degli incontri con cadenza mensile a livello decennale. Per noi è stata una bella esperienza, dai contenuti profondi e inaspettati. Il Vangelo, applicato alla nostra situazione, ha parole, che tu, don Paolo, hai colto per curare le nostre ferite, le nostre difficoltà. Sono stati cinque anni passati a tu per tu con Gesù. Solo Lui potrà darti merito per quanto ti sei dato per questo impegno.Noi, circa 50 persone, te ne saremo sempre grati.Speriamo, un domani, di percorrere i sentieri di Gesù in Terra Santa insieme a te, è sempre stato un nostro desiderio. Ora, grazie a te, sappiamo che Lui ci precede.Grazie per l’amicizia e l’affetto che ci hai sempre dimostrato, ti assicuriamo le nostre preghiere per il nuovo compito che ti aspetta.Con affetto

Daniele, con Marina

Caro don Paolo,Sono combattuta tra il dirti che sono contenta per te, perché è un’esigenza che sentivi forte da tempo, o che mi dispiace che tu non sarai più qui, con la tua capacità di sintesi a spiegare in una battuta, a quelli come me, che Gesù è contento di noi, che ci vuole bene sempre. Scegli tu, io ti dico grazie con tutto il cuore!

Silvia Marinoni

Grazie don PaoloLa domenica pomeriggio del 14 novembre 2010, nella Chiesa molto affollata di San Protaso, è stata la mia prima e unica volta che ho partecipato all’ingresso di un nuovo Parroco. Siamo arrivati un po’ tardi e abbiamo trovato un po’ di posto in piedi, in fondo. Io sono piccola e cercavo di mettermi in punta di piedi per vedere qualcosa (come Zaccheo). Nella mia curiosità sono rimasta impressionata dai bellissimi paramenti e dalla voce molto chiara di don Paolo. Ciò che mi ha colpito è stato il suo richiamo al 7+ dove sottolineava l’importanza di vivere la nostra vita parrocchiale con più Vangelo, santità, unità, carità, corresponsabilità, missionarietà, unione con Dio.In questi anni ho vissuto con gioia sotto la sua guida da buon pastore, assieme a nuove famiglie di amici che man mano sono venute ad impegnarsi nella nostra comunità, la realizzazione di quanto lui aveva sottolineato al suo ingresso.Per quanto ha fatto don Paolo nella mia vita di Fede, mi piace dire ‘’la salvezza è entrata nella mia casa.

Toshiko

Mi è difficile scrivere in poche righe quello che provo per una persona a cui voglio bene. Posso solo dire che Don Paolo in tutti questi anni trascorsi insieme e, da ultimo, nella bellissima condivisione del Cammino di Santiago, mi ha reso affascinante la persona di Cristo, testimoniandomi che è affascinante vivere da cristiani su questa terra. Per questo gli sarò per sempre grato!

Antonio Roselli

Caro don Paolo, grazie per la tua scelta coraggiosa che ci ricorda che non si è mai "arrivati" e che le vie del Signore riservano sempre sorprese entusiasmanti che donano nuova giovinezza. Un abbraccio!

Famiglia Zani

Carissimo don Paolo,nonostante la Tua nota ritrosia, questa volta tocca a Te ricevere un’ondata di ringraziamenti. Gira voce che il direttore di San Protaso Informa avesse chiesto di poter usare le rotative del Corriere della Sera: “stai sereno!” (come si diceva senza paura ed equivoci fino a qualche anno fa) ma pare che non ci sia riuscito e, quindi, avrai la prima pagina solo su “www.tuttoudinese.it”!Sono convinto che ciascuno di noi, parrocchiani di San Protaso, sia davvero grato per aver fatto un pezzo di strada sotto la Tua guida, accompagnato da Te nell’avventura più bella che ci sia che è quella della fede e dell’incontro con Gesù. A tutti quelli che Ti hanno ringraziato personalmente, scrivendoTi, pregando per Te o anche solo rivolgendoTi un pensiero (vale anche quello!), provo ad aggiungermi anche io, semplicemente lasciandomi andare a qualche recondito “non detto” su alcune Tue storiche iniziative.

L’apparizione del “voice link”. La prima volta che è arrivata sul tavolo della cucina quella scatola scura dalla forma “finto ergonomica”, per alcune ore i miei figli hanno chiesto dove fosse lo schermo “touch”, come si collegasse al “wi-fi” e, soprattutto, perché non ci fosse il “bluetooth”. E il povero padre, nato nel secolo scorso, è riuscito a spiegare che un certo Marconi, anni fa, aveva inventato una “cosa” che si chiamava radio, ma davvero non ha saputo trovare alcuna giustificazione sul perché, nel nuovo millennio, il Parroco di San Protaso usasse ancora un reperto archeologico della comunicazione a Milano … a Milano! Che brivido poi la prima volta che dalla “scatola” è uscita la tua voce… o forse era quella di Nicolò Carosio?

Gruppi del Vangelo. Arrivati, poi, nell’era moderna del collegamento via internet utilizzato per i Gruppi del Vangelo, non Ti nascondo lo smarrimento e lo sconcerto per la scenografia scelta per i Tuoi interventi di chiusura, quelli trasmessi in diretta a tutti i Gruppi. Tu, uomo di teatro, scrittore, sceneggiatore e attore di livello, apparivi su quello sfondo un po’ marroncino e un po’ bluette che, insomma, con la gioia del Vangelo… Più che uno sfolgorante passaggio del “carro di fuoco” sembrava il servizio di un vecchio TG della Germania Est. Tranquillo, oggi, puoi ammettere che era una soluzione imposta da Suor Camilla!

Festa delle Genti. Ecco l’ultimo colpo: ci siamo divertiti, dobbiamo ammetterlo. Una ventata di freschezza, incontri interessantissimi e soprattutto gente, tanta gente nuova, amici… ma poi, leggendo questa estate la Gazzetta dello Sport, lì nelle pagine del calciomercato, qualche dubbio ci è venuto. Insomma, se tra gli acquisti dell’Udinese di questa estate (Ter Avest, Vizeu, Opoku, Musso, Pussetto, Machis e Troost-Ekon) ci trovi proprio alcuni amici che avevano partecipato alla Festa delle Genti, il sospetto che, in realtà, fosse una grande operazione di selezione di calciatori per la tua amata Udinese… non aggiungo altro.

Caro don Paolo, camminare insieme è stato bello e, in quell’esperienza cristiana dell’amicizia “a distanza”, sarà ancora più vero e lieto. Grazie di tutto!

Beppe Alamia

Nel mezzo del cammin fino a Santiago / Mi ritrovai a pensar che vero mago / È stato il buon don Paolo in questi anni /A sollevarci ogn'or da mille affanni.Ci ha presi ognun per mano, i brutti e i belli / Guidando proprio tutti, anche i monelli / E pur se il nostro passo or volge avanti / di cuori dispiaciuti ve n'è tanti.E adesso che il commiato si avvicina / come vorremmo trovar la parolina / che più che raccontar di dolorosa assenza / sia solo abbraccio per la sua presenza.Perciò grazie, don Paolo, e buon viaggio / sulla strada della vita e del coraggio / quel che il buon Dio darà a te e a tutti noi / che' Lui rimane sempre in mezzo a noi!

un pellegrino del cammino di Santiago

Oratorio Estivo 2018… All’Opera!L'estate dell'oratorio

320 gli iscritti, 50 gli animatori, 30 i volontari (tra cuochi e volontari per i laboratori, il baretto, le merende…), 2 suore e 1 prete. Quattro settimane, dalle 7.30 alle 17.00. Le piscine del martedì, le gite del giovedì, i laborato-ri, i giochi e le attività… Solo alcuni flash per provare a rendere cos’è stato l’oratorio estivo, dal punto di vista organizzativo.Ma sappiamo che l’Oratorio Estivo è molto di più. L’Oratorio Estivo è la possibilità di offrire ai ragazzi un luogo e un tempo nel quale crescere e sentirsi a casa. L’Oratorio Estivo è la generosità, l’energia, l’entusiasmo e la passione di ragazzi delle scuole superiori, che, dopo un duro anno di scuola, si mettono “All’Opera” per i nostri ragazzi e per il nostro Oratorio. L’Oratorio Estivo è la disponibilità di adulti che si mettono “All’Opera” con le loro capacità, per rendere unico ogni giorno. L’Oratorio Estivo è credere che il bene è ancora possibile, credere che nel nostro piccolo siamo chiamati a seminare il Vangelo nel cuore dei ragazzi, attraverso ciò che vivono durante le giornate estive.Possiamo dire che si è respirato sempre un clima di serenità e di amicizia, nonostante le immancabili scaramuc-ce dell’età. Si è respirata la voglia di mettersi in gioco e competere nelle quattro squadre (rossi, gialli, verdi e blu), ma anche la semplicità di parole dette in amicizia, tempo libero riempito come solo i ragazzi sanno fare.Il tutto terminato con una straordinaria festa finale, che nemmeno la grandinata ha saputo fermare.Insomma, ci siamo messi “All’Opera”, ciascuno nel suo piccolo, per regalare ancora una volta un Oratorio Estivo sorprendente. Come abbiamo terminato la festa, sarebbe bello poter dire che l’Oratorio non può essere sempli-cemente uno “spazio” nel quale gettare i ragazzi, ma deve diventare sempre di più un “tempo”. Un tempo perché ovunque e in ogni momento lo stile dell’Oratorio può essere vita! E lo stile dell’Oratorio non è altro che l’umile e semplice tentativo di vivere le parole e lo stile di Gesù di Nazareth e del suo Vangelo!All’Opera… ora tocca a te! Perché l’Oratorio sia tempo e non solo spazio!

Le vacanze estive con l’OratorioAuronzo di Cadore, lago di Misurina, Tre Cime di Lavaredo… Solo citare questi posti può far venire alla mente paesaggi mozzafiato per i quali ringraziare il Creatore!Proprio in questa cornice, abbia-mo vissuto due turni di campi estivi: elementari e medie. Per un totale di 60 ragazzi, 8 anima-tori, 5 volontari, una suora e un prete.Con i bambini delle elementari ci siamo lasciati guidare dal film d’animazione “Dragon trainer”. Assieme ai personaggi di questo film, ci siamo impegnati nelle riflessioni e nelle attività, proiet-tandoci in un villaggio vichingo

in lotta per il potere (i ragazzi erano divisi in quattro squadre che si contendevano giochi e tornei).Le gite ci hanno portato nel cuore delle Dolomiti, nel parco naturale delle Tre Cime.Con i ragazzi delle medie ci siamo lasciati accompagnare da “Star Wars: la vendetta dei Sith”. La sfida tra Obi One e Anakin ha guidato le riflessioni e le attività.Durante queste due settimane i ragazzi si sono messi “All’Opera” per il servizio a tavola, la pulizia, la prepara-zione dell’Eucarestia. Sono giorni sempre ricchi di amicizia e fraternità. Sono anche giorni favorevoli nei quali vivere la preghiera e l’Eucarestia nella semplicità e nella profondità.

Quest’anno i campi estivi si sono addirittura allargati. L’ultima settimana di luglio, con 30 adolescenti, 4 educatori, due volontarie, una suora e un prete abbiamo vissuto il campo estivo adolescenti a Champorcher, in Val d’Aosta.“All’Opera… per un mondo migliore”. Con questo slogan si sono svolti i giorni in Val d’Ao-sta. Il piccolo grande mondo di un adolescente può essere migliore mettendosi all’opera, in modo particolare rispetto a tre realtà. Collaborare: nessuno è un’isola, ciascuno è chiamato a vivere accanto ad altri. Progettare: possiamo vivere la vita come capita, oppure – come ci suggerisce Gesù – progettando, dandoci obiettivi e traguardi. Aggiustando e riparando: chi di noi non incappa nel litigio, nelle ferite della vita… Noi cristiani siamo gli uomini e le donne del perdono e della speranza che si fa “riparazione”.Tra una gita e l’altra i ragazzi si sono confrontati nelle riflessioni, nelle attività, nei giochi, nel servizio reciproco e nella preghiera.

Al termine di quest’estate, il cuore è pieno di gratitu-dine. Soprattutto per una comunità che cammina, talvolta acciaccata, ma sempre in carreggiata. Per una comunità che educa, che è ricca di entusiasmo e disponibilità. Che bello essere comunità, con tutte le sue mille sfaccettature più o meno faticose!Continuiamo a sognare insieme per questi ragaz-zi, per il nostro Oratorio, per la nostra comunità. È tempo di cambiamento, ma – come dice il nostro Arcivescovo Mario – “ogni inizio è benedetto”.

E allora ricominciamo, sempre in cammino, consapevoli di essere dei “benedetti”!All’Opera… ora tocca a noi!

Don Andrea

Ultreya!di Caterina Santamaria

Il pellegrinaggio a Santiago di Compostela

Anno del Signore 2018, mese di marzo, domenica quattro. Il bollettino ”Sette +” riporta l’invito a partecipare al Camino di Santiago… anche con i bambini. Ultimi posti disponibili. Uno squillo di tromba risuona in casa, destando lo spirito assopito, ma indomito, di una famigliola con bimbo ancora non catechizzato, che partecipa in modo tiepido e consuetudinario alle iniziative parrocchiali. Seguono discussioni, ipotesi, telefonate ad amici, ma l’alba del lunedì ci vede convinti ad aderire a quella che i parenti classificheranno come la nostra ennesima “mattana”. Seguono mesi di preparativi spirituali, intellettuali e soprattutto… materiali, visto che il cammino evoca epici viaggi al limite della sopravvivenza, una sorta di odissea al contrario… da

Itaca a Finis terrae. Una forza misteriosa, il Signore, però, ci guida, ci sostiene anche nel momento del dubbio e noi ci affidiamo come non ci capita da tanto tempo. Arriviamo cosi a Santiago un giorno prima del gruppo e, passeggiando per la città, già ci colpisce la frequenza di un logo, Ultreya, che poi ricordiamo di aver letto in qualche guida come saluto beneaugurante fatto al pellegrino: “Va’ oltre, avanti”. Uno stimolo? Un monito? Con il senno di poi, sicuramente un invito, non tanto e non solo a sfidarsi come uomini, ma soprattutto come cristiani. Il nostro vero “buen camino” inizia, però, con l’Eucarestia, officiata dalla nostra guida, don Paolo Zago, nella chiesa di S.Maria la Real ad O Cebreiro, e si conclude con la consegna della credenziale del pellegrino, il passaporto del pellegrino, e della “concha”, la conchiglia con la croce di San Giacomo. La stessa chiesa conserva un calice, protagonista del miracolo eucaristico più famoso di Spagna, e le spoglie di don Elias Valina, parroco di O Cebreiro, a cui si devono le croci gialle che orientano i pellegrini verso la tomba dell’apostolo. In una sola tappa, tre simboli che da soli fanno un cammino: l’Eucarestia, sostegno in ogni prova, la conchiglia, segno di rinnovamento e di apertura al prossimo, le frecce, la “retta via” verso la meta.La marcia dura sei giorni ed inizia serrata il giorno successivo. Procede e si caratterizza per la fatica gioiosa, l’allegra compagnia e una sorta di liturgia tripartita: la riflessione sulla chiamata alla santità di papa Francesco, l’esortazione Gaudete et Exsultate, la santa Messa e la confessione “in cammino”. Ogni giorno don Paolo ci “consegna” alcuni passaggi del documento, che creano solchi, seminano, producono in ciascuno di noi frutti diversi, ma vivificanti: la santità vissuta nelle nostre attività quotidiane e le sue caratteristiche, i pericoli della eccessiva razionalizzazione o del “superominismo” nella fede, gli strumenti per arrivare al traguardo delle Beatitudini, il quadro della nostra santità, come la Parola di Dio e l’esempio di chi ci ha preceduti. Una paura, però, punge più di una vescica, l’idea di essersi consegnati all’abitudine, diventando “museo” di noi stessi, mentre l’antidoto, ossia la testimonianza autentica ed umile, sembra materializzarsi nei tanti gesti di fraternità quotidiani, nella presenza, nelle parole e negli atti dei nostri compagni di viaggio o di quanti incrociamo.Allora capisci che davvero “il cammino è la meta”, perché vai “oltre” i propri limiti, non per compiere “un folle volo” o per volontà di urlare all’arrivo a Santiago, ma per superare il confine del nostro io, gioire per la bellezza della nostra fede ed annunciare con le nostre vite che Dio opera in noi e negli altri. Non a caso San Giacomo viene soccorso in un momento di sconforto proprio dalla prima testimone di Cristo, Maria, che gli appare su una barca di pietra nell’estremo lembo di terra, a Muxia, vicino Finisterra.Sarebbero ancora molti gli esempi, le storie, gli aneddoti da narrare: al lettore la capacità di immaginarli, ai compagni la possibilità di ricordarli, a tutti un saluto, “Ultreya” ! Vai oltre e sii santo!

Vita della SPES

Ospitati da GioCare, squadra iscritta al campionato CSI di Calcio Integrato, i Top Junior della SPES hanno potuto vivere un’esperienza di allenamento integrato. Il calcio integrato vede giocare contemporaneamente ragazzi disabili con quelli normodotati. La formula del 5+3 (5 atleti normodotati e 3 atleti disabili), crea un equilibrio che permette a tutti i giocatori di avere un ruolo attivo ed un confronto tra diversità.

Quando ci siamo ritrovati davanti all'ingresso del campo in cui avremmo incontrato la squadra di calcio integrato, l'umore generale non era dei migliori, dovuto probabilmente a un pensiero comune: “stiamo andando a perdere tempo". Fortunatamente, dal primo istante siamo stati smentiti: la struttura molto spaziosa e ben curata della fondazione Sacra Famiglia ci ha da subito colpiti, così come la calorosa accoglienza di “Nello", allenatore della squadra. Non appena entrati in campo (anch'esso bellissimo), siamo stati travolti dalla gioia e dalla voglia di giocare dei nostri “compagni per un giorno": ciò ci ha permesso di approcciare l'allenamento con uno spirito

completamente diverso rispetto a quello iniziale, con lo spirito di chi si prepara a vivere a pieno una splendida esperienza. Tuttavia eravamo ancora convinti che l'allenamento sarebbe stato molto semplice e che saremmo tornati a casa con le stesse energie con cui eravamo arrivati, ma ancora una volta ci eravamo sbagliati: gli esercizi richiedevano serietà, concentrazione e tecnica, motivo per cui al clima giocoso si è aggiunta un'aria di impegno e motivazione, che personalmente ritengo essere gli ingredienti primari dello sport. Finiti gli esercizi, si inizia la partitella: coinvolti ancora in questo mix di divertimento e dedizione, diciamo che ha prevalso il lato ludico e meno (decisamente meno) quello tattico, ma nonostante ciò la partita si è conclusa sullo 0-0 e per decretare il vincitore sono stati necessari i calci di rigore; il piccolo problema è che, visto che a ogni rigore segnato si esultava e a ogni rigore sbagliato ci si congratulava con il portiere, indipendentemente dall’appartenenza della squadra, nessuno sapeva chi alla fine avesse vinto. Per concludere in bellezza, siamo stati invitati a rimanere a cena con allenatori, dirigenti e Luca, giovane e simpaticissimo calciatore di GioCare (nome della squadra con cui ci siamo allenati): in questa occasione abbiamo conosciuto gli splendidi valori dell'associazione e quanto essi siano incarnati nelle persone che ne fanno parte, permettendoci di capire le fondamenta e il senso di tutto ciò che abbiamo vissuto in quel pomeriggio. Non ci si può limitare a dire che “è stata una bella esperienza”, perché sarebbe parecchio riduttivo: penso sia più opportuno dire che è stata un'esperienza che non solo si è rivelata molto piacevole, ma che ci ha insegnato molto riguardo alla vera bellezza dello sport: divertimento, unione, spirito di squadra, ma al contempo rispetto per gli avversari, caratteristiche sempre più carenti nello sport ad alto e basso livello e che è necessario ricordare per il bene di chi, tramite lo sport, vuole crescere.

Marco Bremi

Un altro episodio significativo della vita della SPES, è accaduto lo scorso 18 maggio. Ne parla il sito del CSI

“Uno dei nostri ragazzi della squadra Open E era in ritardo (causa impegni vari tra lavoretti e Ramadan) e al calcio d’inizio la nostra squadra era composta solo da sei atleti. Immediatamente, e con una naturalezza che non può che fare onore, i ragazzi della SPES 3D, con i loro dirigenti, hanno deciso di schierarsi in campo in sei, fino all’arrivo del nostro atleta, quando le squadre sono tornate ad essere di sette persone. Come società appartenenti alla famiglia CSI, diciamo sempre che un modo diverso e bello di interpretare lo sport è possibile... ma quando lo vediamo realizzato concretamente sui campi di gioco è importante segnalarlo, perché è giusto stigmatizzare gli episodi negativi, ma lo è anche far conoscere quelli positivi, che danno qualità e spessore al nostro fare sport. A maggior ragione, ci piace segnalare questa cosa accaduta nei confronti della nostra squadra di atleti richiedenti asilo. Al bell’incontro sul tema “integrazione” svolto alla scorsa assemblea CSI di marzo, avevamo sottolineato come non possiamo considerarci immuni da episodi di intolleranza... bene, ora, e sempre più a gran voce, possiamo affermare che le nostre società sportive, le nostre squadre, i nostri atleti e le nostre atlete possiedono anche tutti gli “anticorpi” positivi per combattere queste intolleranze attraverso lo sport, e non solo li possiedono, ma li testimoniano con lealtà e naturalezza! Grazie, quindi, a nome di tutto lo staff della squadra e dell’intero consiglio direttivo del Bresso 4, alla SPES 3D per questa bella testimonianza!”

Centro Culturale San Protaso

La vita fiorisce in mezzo alle maceriedi Paolo Rivera

Lo scorso 26 aprile si è svolto un incontro sull’opera di padre Ibrahim, francescano della Custodia di Terra Santa e parroco ad Aleppo, organizzato dal Centro Culturale San Protaso, relatore il prof. Gianni Mereghetti.

«Il giorno dopo il 22 dicembre, quando tutti [i ribelli dell’ISIS] si sono ritirati uscendo dalla parte est della città e sono andati nei campi della periferia, ero il primo a dire alla mia gente “guardate che festeggiamo una grande gioia per la liberazione dall’incubo di questi missili che cadevano su di noi, ma dall’altra parte non possiamo dimenticare che c’è un’amarezza nei nostri cuori, perché ci sono alcuni dei nostri fratelli musulmani che vivono adesso nei campi e subiscono il freddo e la fame e per noi sono Gesù che si incarna”. E allora ho detto ai miei fedeli: “preparatevi, perché dopo Natale andremo tutti insieme a visitarli per poter offrire qualcosa di concreto e mostrare il nostro perdono, la nostra riconciliazione e la nostra carità”. La maggior parte [dei fedeli] ha capito questo messaggio».Questa frase di padre Ibrahim Alsabagh, pronunciata nell’intervista trasmessa all’inizio dell’incontro, è sconvolgente! Proviamo a immedesimarci nella situazione: i ribelli che i cristiani di Aleppo vanno a visitare e a confortare nei campi fuori dalla città sono quelli che fino a pochi giorni prima li uccidevano e distruggevano le loro case, sono fisicamente le stesse persone, gli stessi volti, sono proprio loro! Non è un nemico generico, astratto, da amare perché siamo buoni. Sono persone concrete, reali, che magari ti hanno ucciso il padre o il figlio. Eppure, sono fratelli che ora hanno bisogno, hanno bisogno di pane, di coperte, di amore e di perdono. È questa la novità che la fede in Cristo porta nel mondo: un cuore di carne. È questa la potenza dell’amore che testimoniano i cristiani di Aleppo, guidati ed educati da padre Ibrahim, che dice ancora: «nelle chiese abbiamo sempre pregato per quelli che lanciavano missili; sono fratelli nell’umanità e preghiamo anche per loro, che il Signore illumini il loro cuore».L’opera di questo frate in mezzo alle macerie è grandiosa e insieme semplice, animata da una fede solida nella provvidenza, che si comunica come un contagio nella comunità: «uomini e donne che sfidano le macerie della distruzione non in forza di chissà quale progetto ma in forza della semplicità della fede, una fede francescana, quella fede che padre Ibrahim sta testimoniando in quel luogo» dice il prof. Mereghetti. Come nel caso del progetto “Ricostruzione del futuro”, che fornisce sostegno economico e sanitario a 740 giovani famiglie adottate dai francescani: «Abbiamo iniziato con il primo passo nel vuoto, – dice padre Ibrahim – come ho imparato dal Signore in questi anni: sempre chiede un primo passo di abbandono, di fiducia, e poi interviene». In questo caso l’aiuto è venuto dal Papa e dai membri della Curia romana riuniti per gli Esercizi Spirituali, che hanno ascoltato la lettura dell’ultimo libro del frate fatta durante i pranzi e hanno raccolto la richiesta di Papa Francesco di “mettere la mano in tasca”.Ma l’opera più grande è la comunità che è nata intorno a padre Ibrahim, una comunità fiorente, fatta di persone che hanno sul volto il sorriso che sempre si vede in lui. Le chiese, anche distrutte, sono sempre affollate di gente. La solidarietà è concreta e fattiva. Il segno più imponente della ricostruzione sono i bambini. Nell’oratorio di padre Ibrahim ce ne sono circa 850. Hanno negli occhi il dramma che hanno vissuto, ma anche la gioia di stare insieme con una grande forza di vita. Il futuro della Siria è qui, in gente così, che è in grado di rimettere insieme un popolo, un segno che è possibile ripartire. Questa è la speranza contro la guerra.E noi? Che cosa possiamo fare? Forse poco per la Siria, ma qui dove siamo possiamo vivere la stessa esperienza, perché anche a noi può accadere la stessa cosa: un cuore investito e trasformato dall’incontro con Cristo che diventa una speranza per tutti.

Parrocchia: www.parrocchiasanprotaso.orgGruppo sportivo: www.spes-mi.org

Centro culturale: http://centroculturalesp.wordpress.comLa Zolla: http://www.lazolla.it

You’ll Never Walk AloneCi perdonerà, don Paolo, se, invece che far riferimento alla sua squadra del cuore, prendiamo spunto dal titolo di una canzone che i tifosi del Liverpool hanno fatto propria, facendola diventare inno ufficiale. Ma You’ll Never Walk Alone – Non camminerai mai da solo – ci sembra possa esprimere il sentimento che alberga nel cuore di tutti, nel momento della sua partenza dalla nostra parrocchia. Così, ecco un’altra serie di foto, dopo quella pubblicata sul precedente San Protaso InForma per festeggiare il suo 35° di sacerdozio, a chiudere questo nuovo numero. Immagini che raccontano di una storia di don Paolo in mezzo a noi, e che continua adesso in altro modo. Perché, come recita un’altra celebre canzone, i veri compagni di viaggio possono avere imbarchi diversi, ma sono destinati a non lasciarsi mai, poiché rimarranno sempre marinai. Tutti sulla stessa barca e con la stessa rotta, la bussola puntata su Gesù. Buon viaggio, don Paolo!bussola puntata su Gesù. Buon viaggio, don Paolo!