vietato lanciare anatemi. perchÉ lo fece il fascismo e … · purista dobbiamo l’affermazione di...

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16 OTTOBRE 2015 48 UN FIUME DI PAROLE STRANIERE SPESSO INUTILI O STRAPAZZATE: «SIAMO IL PAESE PIÙ PRONO» DICE LA CRUSCA. CHE BOCCIA, PER COMINCIARE, GLI HOT SPOTS PER I PROFUGHI. MA AVVERTE: VIETATO LANCIARE ANATEMI. PERCHÉ LO FECE IL fascismo E NE PORTIAMO ANCORA I SEGNI Questo inglese non s’ha da dire italia PARLA COME MANGI 2 OMA. Vi piace hot spots? Lo trovate cool? Suona così bene che lo vedreste in un titolo da talk show? E maga- ri lo scrivereste serenamente nelle e-mail? Se la rispo- sta è sempre , vergogna: siete un po’ conformisti, per non dire provinciali, e anche politicamente scorretti. Lo sostiene l’Accademia della Crusca, la più prestigiosa istitu- zione linguistica del Paese, secondo la quale il nome scelto per indi- care i futuri Centri di identificazione dei migranti è clamorosamen- te sbagliato: «Hot spots ha già altre connessioni semantiche diverse che si sovrappongono pericolosamente al presunto senso nuovo, “punto di connessione Wi-Fi”, “locale alla moda”, per non conside- rare i vari impieghi italiani di “hot” in contesti ludici, sessuali e ali- mentari». In definitiva, «risulta offensivo, elusivo rispetto alla real- tà e dunque» - quanta amarezza - «politicamente scorretto». Aspettiamoci dell’altro. Perché a Firenze all’interno della Cru- sca è nato Incipit, un gruppo di studiosi impegnati a monitorare i neologismi e i forestierismi incipienti, nella fase cioè in cui si affac- ciano alla lingua e prima che prendano piede. Ne fa parte anche Annamaria Testa, promotrice dell’appello #Dilloinitaliano (settan- tamila firme raccolte), al quale a febbraio è seguito il convegno su La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi. Quell’appuntamento – non provate a chiamarlo meeting – è di- ventato un e-book, pardon un libro elettronico, a cura di Claudio Marazzini e Alessio Petralli (ed. Accademia della Crusca e goWare, pp. 134, euro 4,99), dove si fa il punto della situazione e dove vien fuori che, rispetto ad altri Paesi, davanti all’inglese noi italiani non tentenniamo mai: cediamo il passo senza se e e senza ma. Ci avessero pensato prima, forse ci saremmo risparmiati i selfie (sconosciuti fino al 2013) o almeno il Jobs act. O forse no. Perché quelli di Incipit giurano solennemente che non saranno lan- R di Claudia Arletti IN DISCESA DEREGULATION DEFAULT OPINION LEADER DEVOLUTION BIPARTISAN DIFFICILMENTE SOSTITUIBILI SELFIE SPREAD STALKING BIG MOUSE SOSTITUIBILI E SCONSIGLIATI LOCATION STEP MISSION COMPETITOR PERFORMANCE SPENDING REVIEW CAR SHARING HOT SPOT BURN OUT LE VITTORIE DELL’ITALIANO CHIOCCIOLA (in competizione con At) FACCINE (emoticon) CANCELLETTO (hashtag) RIENTRO DEI CAPITALI (voluntary disclosure) Il borsino dei termini importati

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Page 1: VIETATO LANCIARE ANATEMI. PERCHÉ LO FECE IL fascismo E … · purista dobbiamo l’affermazione di autista e regista, al posto dei francesi chaffeur e registeur. Ma il colpo fu duro

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UN FIUME DI PAROLE STRANIERE SPESSO INUTILI O STRAPAZZATE: «SIAMO IL PAESE PIÙ PRONO» DICE LA CRUSCA. CHE BOCCIA, PER COMINCIARE, GLI HOT SPOTS PER I PROFUGHI. MA AVVERTE:VIETATO LANCIARE ANATEMI. PERCHÉ LO FECE IL fascismo E NE PORTIAMO ANCORA I SEGNI

Questo inglesenon s’ha da dire

italiaPARLA COME MANGI

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OMA. Vi piace hot spots? Lo trovate cool? Suona così bene che lo vedreste in un titolo da talk show? E maga-ri lo scrivereste serenamente nelle e-mail? Se la rispo-sta è sempre sì, vergogna: siete un po’ conformisti, per

non dire provinciali, e anche politicamente scorretti. Lo sostiene l’Accademia della Crusca, la più prestigiosa istitu-

zione linguistica del Paese, secondo la quale il nome scelto per indi-care i futuri Centri di identificazione dei migranti è clamorosamen-te sbagliato: «Hot spots ha già altre connessioni semantiche diverse che si sovrappongono pericolosamente al presunto senso nuovo, “punto di connessione Wi-Fi”, “locale alla moda”, per non conside-rare i vari impieghi italiani di “hot” in contesti ludici, sessuali e ali-mentari». In definitiva, «risulta offensivo, elusivo rispetto alla real-tà e dunque» - quanta amarezza - «politicamente scorretto».

Aspettiamoci dell’altro. Perché a Firenze all’interno della Cru-sca è nato Incipit, un gruppo di studiosi impegnati a monitorare i neologismi e i forestierismi incipienti, nella fase cioè in cui si affac-ciano alla lingua e prima che prendano piede. Ne fa parte anche Annamaria Testa, promotrice dell’appello #Dilloinitaliano (settan-tamila firme raccolte), al quale a febbraio è seguito il convegno su La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi.

Quell’appuntamento – non provate a chiamarlo meeting – è di-ventato un e-book, pardon un libro elettronico, a cura di Claudio Marazzini e Alessio Petralli (ed. Accademia della Crusca e goWare, pp. 134, euro 4,99), dove si fa il punto della situazione e dove vien fuori che, rispetto ad altri Paesi, davanti all’inglese noi italiani non tentenniamo mai: cediamo il passo senza se e e senza ma.

Ci avessero pensato prima, forse ci saremmo risparmiati i selfie (sconosciuti fino al 2013) o almeno il Jobs act. O forse no. Perché quelli di Incipit giurano solennemente che non saranno lan-

Rdi Claudia Arletti

IN DISCESA

DEREGULATIONDEFAULTOPINION LEADERDEVOLUTIONBIPARTISAN

DIFFICILMENTE SOSTITUIBILI

SELFIESPREADSTALKINGBIGMOUSE

SOSTITUIBILIE SCONSIGLIATI

LOCATIONSTEPMISSIONCOMPETITORPERFORMANCESPENDING REVIEWCAR SHARINGHOT SPOTBURN OUT

LE VITTORIE DELL’ITALIANO

CHIOCCIOLA(in competizione con At)FACCINE (emoticon)CANCELLETTO (hashtag)RIENTRO DEI CAPITALI (voluntary disclosure)

Il borsino dei termini importati

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1. Gennaio 2015, il ministro Dario Franceschini presenta lo slogan per l’Expo 2. Il manifesto della campagna promossa dalla Marina («Sii alla moda e vieni in Marina») 3. Proteste contro l’approvazione del Jobs Act (legge sul lavoro) 4. Il logo turistico di Roma presentato pochi mesi fa

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arà un mix di Jobs act e di spen-ding review a modellare...», scriveva tempo fa un grande quotidiano. Un po’ sarà lo stile

whazzamericanboy di Matteo Renzi, un po’ è una tendenza ormai di lunga data. Ma è curioso che, in mezzo a tanti prestiti, fi-niscano spesso dei falsi: parole che suona-no made in Uk o made in Usa, ma che in realtà sono made in Amatrice, con il risul-tato di gran figuracce ogni volta che l’ita-liano medio parla in inglese e si lascia scap-pare di volere prendere un pullman, o fare footing o giocare a flipper o contestare quel mister (nel senso di allenatore).

Tra i falsi (o quasi) anglicismi di conio recente spiccano per l’appunto il Jobs act e la service tax. Sono espressioni che, uti-

lizzate dal governo al posto di equiva-lenti italiani, hanno dei precedenti molto rari nella lingua inglese: il Jobs act italiano - che secon-do la definizione sul sito del ministero è «il piano per il lavoro messo a punto dal go-verno con l’obiettivo di favo-rire il rilancio dell’occupazio-ne...» - può esser fatto risalire tutt’al più all’American Jobs Act, nome informale di un progetto di legge proposto da Barack Obama; mentre la service tax, che era un’im-posta sui servizi comunali lanciata in Italia nel 2013, è una tassa governativa sui ser-

vizi, sì, ma soltanto in India.Va detto che anche gli altri Paesi non so-

no da meno. I tedeschi, per indicare il cellu-lare, dicono Handy, che in inglese vuol dire «a portata di mano». I francesi, persino loro, usano pseudoanglicismi come basket, inte-

so come scarpa da tennis, epeople, che indica un magazine sensazionalistico.

E vogliamo proprio dirla tutta? Anche gli inglesi e gli americani usa-

no italianismi in modo grossolano: Latte per loro è il caffelatte, Bim-bo è una prostituta o un’oca giu-liva, Confetti” sta per coriando-li, Solo è un assolo, Vendetta è una faida. E quindi hanno poco

da fare i cool. Per quanto riguarda noi italiani,

comunque, ecco qui di seguito una piccola lista dei nostri pseudo-anglicismi più comuni, parole che non verrebbero comprese da un anglofono se le pronunciassimo, o se le pronunciassimo con que-

sti signficati. (daniele castellani perelli)

«S

SIGNIFICATI SMARRITI E figuracce IN AGGUATO. ECCO COSA SUCCEDE QUANDO L’ESTEROFILIA LINGUISTICA FA STRAGE

più prono di tutti, non solo in confronto ai francesi, che tradizional-mente si sforzano di difendere la loro identità culturale, ma anche degli spagnoli». La Crusca attacca e ci va giù pesante: «Fuor che per il cibo, il cittadino italiano è un apolide, cui manca il senso dello Stato e il senso di appartenza alla cultura nazionale». Quanto alla classe dirigente, «è affetta da un altro vizio, che favorisce il forestierismo: cambiare le parole non costa nulla a volte, dà l’illu-sione di avere cambiato le cose».

È l’effetto che fa, nel gennaio del 2015, il nuovo logo turistico della capitale, l’ammiccante e artificioso Rome&You – ma quando il sindaco Ignazio Marino lancia il quartiere a luci rosse e le stra-de di tolleranza, senza una sillaba in inglese, sono i giornali a non tenersi, straparlando di eros street e red light zone, un curioso caso di risalita del fiume all’incontrario.

ciati anatemi, né combattute battaglie di retroguardia – giacché ogni lingua si avvale inevitabilmente di prestiti - ma solo espres-si pareri e suggerimenti e proposte alternative. «Uno dei nostri obiettivi è restituite agli italiani la piena fiducia nella loro lingua in tutti gli usi, compresi quelli scientifici e commerciali» dice Ales-sio Petralli.

Per intanto, un fiume di parole inglesi- talvolta ineguagliabili per concisione e sintesi, spesso invece strapazzate e usate a sproposito - si mescolano ai discorsi di bar e di governo, seguendo un percor-so che si ripete sempre uguale: il nuovo termine per qualche tempo circola affiancandosi al corrispondente italiano, poi la parte italia-na scompare et voilà, quando meno te l’aspetti ci ritroviamo con il quotidiano che spara hot spots in un titolo, senza traduzione e anche distorcendone il significato – nel caso specifico, a indicare il vecchio centro di accoglienza di Lampedusa invece che la nuova struttura pensata dall’Unione Europea.

Uno tsunami di anglicismi che brillano per un po’ e poi si spen-gono (devolution, look), e di cui talora ci serviamo per camuffare la realtà - default forse risulta meno spaventoso e più elegante di ban-carotta o fallimento. Ecco gli insostituibili, da jet-lag (fusopatia?) a trolley (rullovaligia?), quelli che hanno messo radici profonde come trend (più efficace di tendenza, ammettiamolo); ancora, una messe di ibridi e innesti stravaganti, da clownterapia ai composti di killer o di day. Ma cosa ci spinga a scrivere location anche quando si tratta di una banale recensione per TripAdvisor; a inventarci slo-gan come verybello; a tappezzare le città di manifesti sul car sharing; a infliggere ai malati del Pronto Soccorso il triage (una volta tanto si tratta di francese), beh, «è la mancanza di identità collettiva» dice il presidente della Crusca Claudio Marazzini, «siamo il popolo

E BIMBO VUOL DIRE OCA GIULIVA:L’ITALIANO FINTO DI LONDRA

A destra, due immagini dal documentario Me ne frego.

Il fascismo e la lingua italiana dell’Istituto Luce (youtu.be/

WftRPMO6FpY). Sopra, il presidente del Consiglio Matteo Renzi

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Non ci saranno liste di proscrizione e altre assurdità: ci è ba-stato il fascismo, che, vagheggiando l’autarchia linguistica, aveva provato a spazzare via tutto per legge, dialetti e parole straniere. Con risultati spesso ridicoli: cric diventa cricco, shock urto di ner-vi, toast fetta di pane tosto; e mentre la briosche si fa brioscia, spunta la sostituzione più ardita, che trasforma il cocktail in ar-lecchino, con successo pari a zero. Il «voi» al posto del «lei» fu un’altra ossessione del fascismo. Qualche gerarca zelante ingiun-se al rotocalco Lei di cambiare nome e a nulla valsero le proteste e le preghiere del direttore: Lei spirò e nacque Annabella.

Vero che molte sostituzioni imposte dall’Accademia di Italia nel 1940 sopravvivono alla grande: ammarraggio per amerissage, brisco-la e asso per atout, aerodinamico per airlined. Sempre allo zelo neo-purista dobbiamo l’affermazione di autista e regista, al posto dei

francesi chaffeur e registeur. Ma il colpo fu duro e anzi «il vero nodo è proprio quello del fascismo» dice Marazzini, «un linguista italia-no prima di condannare un forestierismo non potrà fare a meno di esitare, perché sa che il precedente non può essere dimenticato».

Valeria Della Valle, docente della Sa-pienza, ha firmato con il regista Vanni Gan-dolfo il documentario Me ne frego! Il fasci-smo e la lingua italiana (da vedere nelle case e nelle scuole, youtu.be/WftRPMO6FpY). Oggi ci consola parlando di «percezione allarmistica». L’Osservato-rio neologico del Cnr ha fatto i conti, attra-verso lo spoglio di testate nazionali e regio-nali: i forestierismi sono circa il 12-13 per cento delle 14.374 nuove voci entrate nella lingua tra il 1998 e il febbraio del 2015. Gli anglicismi - tra le forme pubblicate- sono poco più di mille, non proprio una infinità. Certo, la sensazione dell’invasione è accre-sciuta dalle tante forme composte con web-, e-, cyber-, baby-, boy-, -day, -gate, -killer. Del

resto, senza e-learning non si va da nessuno parte... A forza di concentrarci sui successi degli altri, perdiamo di vista

le rivincite che si prende l’italiano. Crescono – de gustibus... – gli adattamenti come killerare, hackerare e fotoscioppare. E soprattutto ci dà tanta soddisfazione una certa chiocciolina.

Claudia Arletti

COTTON FIOC In italiano: bastoncino con l’estremità di ovatta usato per l’igiene delle orecchie (cotton bud in inglese) In inglese: ------------ FASHION In italiano: alla moda (come aggettivo) (trendy in inglese) In inglese: moda (sostantivo) FICTION In italiano: sceneggiatotelevisivo (tv series in inglese) In inglese:storia di fantasia FLIPPER In italiano: biliardino elettrico (pinball machine in inglese) In inglese: pinna FOOTING In italiano: una corsa di media intensità (jogging in inglese) In inglese: un puntodi appoggio del piede

LIFTING In italiano: intervento per eliminare le rughe (face lift in inglese) In inglese:sollevamento LUNA PARK In italiano: parco giochi (amusement park, funfair in inglese) In inglese: nome di un parco divertimenti sorto a Coney Island, Brooklyn, nel 1903 MISTER In italiano: allenatore (coach in inglese) In inglese:signore NIGHT In italiano: locale notturno (nightclub in inglese) In inglese: notte OUTING In italiano: atto del rivelare la propria omosessualità (coming out in inglese) In inglese: rivelare l’omosessualità di un’altra persona, che non vuole rivelarla

PULLMAN In italiano: torpedoneda turismo (coach in inglese) In inglese: carrozza di lusso in un treno SLIP In italiano: mutandine(briefs in inglese) In inglese: striscia, scivolata, regresso SMOKING In italiano: particolare abito da sera (dinner jacketo tuxedo in inglese) In inglese: abitudine di fumare TICKET In italiano: contributo deicittadini per le spese sanitarie(copayment in inglese) In inglese: biglietto, scontrino WATER (pronunciato “vater”) In italiano: vaso con sciacquone negli impianti igienici (flush-toilet in inglese) In inglese: acqua (pronunciato “uoter”)

BEAUTY In italiano: valigetta per cosmetici (vanity case in inglese) In inglese: bellezza BLOCK-NOTES In italiano: taccuino per appunti (notebook in inglese) In inglese: ------------ BODY In italiano: indumento intimo che fascia il corpo coprendo la parte alta e bassa del busto (bodysuit in inglese) In inglese: corpo BOX In italiano: posto macchina privato (lock-up garage in inglese) In inglese:scatola, zona riservata e delimitata in un teatro o in un tribunale BOX In italiano: cabina della doccia (shower stall o shower cubicle in inglese) In inglese:scatola, zona riservatae delimitata in un teatro o in un tribunale

«Cambiare le parole può dare l’illusione di aver cambiato anche le cose»