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24 - Avventure nel mondo 2 | 2012 ............................................................................. CILE Cile: terra di poeti, colori e fantasmi della storia. Da un Tutto Cile Nord-Sud Gruppo Giuseppe Russo Testo e foto di Letizia Del Bubba VIAGGI | Cile 01 Castro all’Isola di Chiloè H o sempre voluto visitare il Cile. Ho conosciuto questo paese attraverso le canzoni degli Inti Illimani, Victor Jara e Violeta Parra. Quando il suo presidente democraticamente eletto, Salvator Allende, si suicidò nella sua stanza presidenziale al palazzo della Moneda, l’11 settembre 1973 (un altro 11 settembre, che pochi ricordano...) davanti ai carri armati del generale Pinochet che bombardavano il palazzo. Erano gli anni delle grandi manifestazioni in sostegno agli esuli cileni, contro la dittatura, contro la scomparsa nel nulla di migliaia di donne e uomini, oppositori al regime o semplicemente parenti e amici. Villa Grimaldi a Santiago era il luogo dove venivano torturati, Pisagua, un paesino dell’estremo nord, dove venivano rinchiusi in minuscole celle e poi uccisi e gettati nelle fosse comuni. E poi le poesie di Pablo Neruda, il suo canto doloroso nel vedere il suo paese devastato dai generali. Morì pochi giorni dopo il golpe militare, il 26 settembre 1973, nella clinica di Santa Maria, a pochi passi dalla sua casa di Santiago, la Chascona. Ufficialmente morì d’infarto ma molti ipotizzano che sia stato avvelenato con un calmante, perché oppositore troppo famoso nel mondo (premio Nobel per la letteratura nel 1971) per farlo sparire nel nulla come gli altri. Così quando il mio amico capogruppo Giuseppe mi ha proposto questo viaggio, ho accettato subito, anche se la tristezza mi attanaglia spesso. A Fiumicino m’incontro con la maggior parte del gruppo, il volo da Madrid a Santiago è interminabile, circa 12 ore! Arrivati all’ostello americano depositiamo i bagagli e facciamo un giro per la città. Prima di tutto dobbiamo cambiare i soldi in centro. Troviamo anche un negozio dove telefonare in Italia al costo di 400 pesos (circa 70 cent.) per tre minuti. Nella piazza del palazzo della Moneda hanno eretto una statua ad Allende, però Pinochet, grande amico di Margareth Tatcher e visitato da papa Woytila, non è stato processato! Ci sono dei bei pasei, anche se non come a Madrid. Il mercato centrale coperto è affollato di gente che consuma il pasto nei ristoranti di pesce. Ci sono banchi di pesce ovunque, con crostacei e molluschi di dimensioni giganti! Al ritorno io sono troppo stanca per andare a cena, rimango in camera con una camomilla, leggo, scrivo, mi lascio andare ai pensieri e presto mi addormento. Il giorno dopo ci rechiamo in aereoporto, dimenticandoci di Daniela che era in bagno! Ci ha raggiunto in taxi, poerella!... Prendiamo il volo per Calama, al nord, dove ci attende la guida indios Rodrigo e l’autista Patricio, col minivan per San Pedro di Atacama, tipico paese indio abitato da circa 1900 persone, secondo il censimento del 2002. Qui antropologi e archeologi continuano a scavare trovando mummie perfettamente conservate. La loro idea è che “San Pedro fosse una comunità autonoma della preistoria andina, piuttosto che un centro periferico, come spesso è stato considerato. Quello che vogliono dimostrare è che la storia di quest’oasi non deve essere interpretata semplicemente come il risultato della dominazione tiawanaku, la grande civiltà degli altipiani andini, ma della complessa organizzazione sociale e culturale sviluppata dalla gente del luogo in modo quasi autonomo” (1). Le mummie erano state esposte al locale museo ma c’erano state proteste da parte di alcuni cittadini che avevano denunciato la dissacrazione degli abuelos (antenati) e ne volevano la restituzione nella terra. C’erano state anche minacce di morte e un fantomatico gruppo per i diritti degli indios aveva tentato d’incendiare la chiesa e il museo. Così le mummie sono state rimosse dal museo. San Pedro è un’oasi a 2300 mt. nella parte nord del Salar di Atacama, un lago salato evaporato circondato da vulcani, molti non più attivi. Il Licancabur è il più caratteristico, col suo cono perfetto, ed è alto 5916 mt., poi c’è l’Aguas Calientes, di 5924 mt, il Lascar di 5154 mt. e l’Acamarachi, il più alto, di 6046 mt. Fa caldo e il sole è al massimo della sua altezza. Protetti da creme solari, cappello e occhiali scuri proseguiamo per la Valle della Luna e della morte. Q uesto viaggio è stato l’ultimo dono di amore del mio compagno, e come tutti i doni d’amore, rimarrà indefinitamente tra i miei ricordi più cari.

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24 - Avventure nel mondo 2 | 2012 .........................................................................................................................................................

CILE

Cile: terra di poeti, colori e fantasmi della storia. Da un Tutto Cile Nord-Sud Gruppo Giuseppe RussoTesto e foto di Letizia Del Bubba

VIAGGI | Cile

01 Castro all’Isola di Chiloè

Ho sempre voluto visitare il Cile. Ho conosciuto questo paese attraverso le canzoni degli Inti

Illimani, Victor Jara e Violeta Parra. Quando il suo presidente democraticamente eletto, Salvator Allende, si suicidò nella sua stanza presidenziale al palazzo della Moneda, l’11 settembre 1973 (un altro 11 settembre, che pochi ricordano...) davanti ai carri armati del generale Pinochet che bombardavano il palazzo. Erano gli anni delle grandi manifestazioni in sostegno agli esuli cileni, contro la dittatura, contro la scomparsa nel nulla di migliaia di donne e uomini, oppositori al regime o semplicemente parenti e amici. Villa Grimaldi a Santiago era il luogo dove venivano torturati, Pisagua, un paesino dell’estremo nord, dove venivano rinchiusi in minuscole celle e poi uccisi e gettati nelle fosse comuni. E poi le poesie di Pablo Neruda, il suo canto doloroso nel vedere il suo paese devastato dai generali. Morì pochi giorni dopo il golpe militare, il 26 settembre 1973, nella clinica di Santa Maria, a pochi passi dalla sua casa di Santiago, la Chascona. Ufficialmente morì d’infarto ma molti ipotizzano che sia stato avvelenato con un calmante, perché oppositore troppo famoso nel mondo (premio Nobel per la letteratura nel 1971) per farlo sparire nel nulla come gli altri. Così quando il mio amico capogruppo Giuseppe mi ha proposto questo

viaggio, ho accettato subito, anche se la tristezza mi attanaglia spesso. A Fiumicino m’incontro con la maggior parte del gruppo, il volo da Madrid a Santiago è interminabile, circa 12 ore! Arrivati all’ostello americano depositiamo i bagagli e facciamo un giro per la città. Prima di tutto dobbiamo cambiare i soldi in centro. Troviamo anche un negozio dove telefonare in Italia al costo di 400 pesos (circa 70 cent.) per tre minuti. Nella piazza del palazzo della Moneda hanno eretto una statua ad Allende, però Pinochet, grande amico di Margareth Tatcher e visitato da papa Woytila, non è stato processato! Ci sono dei bei pasei, anche se non come a Madrid. Il mercato centrale coperto è affollato di gente che consuma il pasto nei ristoranti di pesce. Ci sono banchi di pesce ovunque, con crostacei e molluschi di dimensioni giganti! Al ritorno io sono troppo stanca per andare a cena, rimango in camera con una camomilla, leggo, scrivo, mi lascio andare ai pensieri e presto mi addormento. Il giorno dopo ci rechiamo in aereoporto, dimenticandoci di Daniela che era in bagno! Ci ha raggiunto in taxi, poerella!...Prendiamo il volo per Calama, al nord, dove ci attende la guida indios Rodrigo e l’autista Patricio, col minivan per San Pedro di Atacama, tipico paese indio abitato da circa 1900 persone, secondo il censimento del 2002. Qui antropologi e archeologi continuano a scavare trovando

mummie perfettamente conservate. La loro idea è che “San Pedro fosse una comunità autonoma della preistoria andina, piuttosto che un centro periferico, come spesso è stato considerato. Quello che vogliono dimostrare è che la storia di quest’oasi non deve essere interpretata semplicemente come il risultato della dominazione tiawanaku, la grande civiltà degli altipiani andini, ma della complessa organizzazione sociale e culturale sviluppata dalla gente del luogo in modo quasi autonomo” (1). Le mummie erano state esposte al locale museo ma c’erano state proteste da parte di alcuni cittadini che avevano denunciato la dissacrazione degli abuelos (antenati) e ne volevano la restituzione nella terra. C’erano state anche minacce di morte e un fantomatico gruppo per i diritti degli indios aveva tentato d’incendiare la chiesa e il museo. Così le mummie sono state rimosse dal museo. San Pedro è un’oasi a 2300 mt. nella parte nord del Salar di Atacama, un lago salato evaporato circondato da vulcani, molti non più attivi. Il Licancabur è il più caratteristico, col suo cono perfetto, ed è alto 5916 mt., poi c’è l’Aguas Calientes, di 5924 mt, il Lascar di 5154 mt. e l’Acamarachi, il più alto, di 6046 mt.Fa caldo e il sole è al massimo della sua altezza. Protetti da creme solari, cappello e occhiali scuri proseguiamo per la Valle della Luna e della morte.

Questo viaggio è stato l’ultimo dono di amore del mio compagno, e come tutti i doni d’amore, rimarrà indefinitamente tra i miei ricordi più cari.

Avventure nel mondo 2 | 2012 - 25.........................................................................................................................................................

CILE01 Castro all’Isola di Chiloè

Qui il vento ha realizzato innumerevoli ricami nella roccia. Come ha detto Bruno, sembrano coralli di un fondale marino. A me ricordano i pinnacoli dei castelli di sabbia della mia infanzia! Alcune formazioni rocciose formano delle strane figure, qui chiamate “le tres Maria”. La cordigliera del sale si origina per accumulazione orizzontale di arenaria, argilla e sale. L’azione del vento e dell’acqua ha dato origine a questa sequenza di cerros. L’Associazione indigena della Valle della Luna è composta da sei comunità: Coyo, Larache, Quitor, Sequitor, Solor e San Pedro de Acatama. Ha un contratto per l’amministrazione della riserva dei Flamenco e il settore della valle della Luna per conservare, proteggere e incrementare le risorse naturali e culturali del territorio, offrendo anche servizi turistici compatibili con l’ambiente. Aspettiamo il tramonto lungo un ripido e scosceso altopiano. Le ombre lentamente si allungano davanti a noi, le vette innevate diventano rosa. Cerco un luogo in solitudine per gustarmi il silenzio e raccogliere i ricordi. Sulla via del ritorno parlo un po’ con Rodrigo, ha due figlie, una in Messico e una a Santiago, da due donne diverse con cui non è sposato e, da come guarda le giovani turiste brasiliane e argentine, direi proprio che è un dongiovanni impenitente! Ha un viso tipicamente indio molto interessante, forse è questo il suo segreto! Uno del gruppo, Damiano, ha problemi di salute. In serata Giuseppe, Rodrigo e Gennaro lo accompagnano dal medico a Calama per un controllo e si tranquillizza. Il giorno seguente partiamo per il Salar de Acatama e la laguna de Chaxa, una distesa di sale abitata dai flamingos (aironi rosa) e qualche altro piccolo uccello. Poi iniziamo a salire, l’altitudine si fa sentire piano piano. I picchi innevati si ergono davanti a noi, qualche lama bruca quest’erba giallo oro. Finalmente arriviamo alle lagune Altiplanicas a 4300 mt. Procediamo lentamente per non affaticare il respiro. L’acqua è azzurra come il cielo che si staglia nitido. Una vigogna pascola in solitudine. Ampi spazi, panorami maestosi, il

pensiero prende il volo... Sulla strada del ritorno ci fermiamo a pranzare, ottimo pasto, anche vegetariano. E dopo visitiamo un piccolo cimitero, con allegri e variopinti fiori finti, croci inghirlandate e le vette innevate sullo sfondo. Quale contrasto di colori! Breve sosta al paese di Toconao, a 2485 mt., qualche piccolo acquisto, una visita alla piccola chiesa dal tetto di legno. Al ritorno grande doccia e chiacchiere con Daniela e Margherita, le mie due compagne di stanza, accompagnate da un buon nescafè. L’indomani ci svegliamo nella notte e partiamo alle 6,30 per vedere l’alba ai gaiser del Tatio a 4320 mt di altezza, quando i vapori non offuscono ancora tutta l’area. Fa freddo, almeno -3. L’acqua ghiacciata delle profondità della terra, toccando la roccia bollente, il magma vulcanico, forma questi gaiser di vapore. La temperatura dell’acqua è di 85 gradi, meglio non cascarci dentro! Il vapore si sprigiona dalle profondità della terra e ci avvolge. C’è anche una vasca con temperatura più bassa dove un gruppo di turisti fa il bagno in costume. Brrrr! Quando si alza il sole da dietro la montagna innevata, tutto il paesaggio si colora di luci e ombre. Incontro due ragazze brasiliane di Santa Caterina, del sud del Brasile, vicino al confine con l’Argentina. Ci scattiamo delle foto insieme, parliamo un po’, m’invitano ad andare a trovarle in Brasile! Consumiamo la colazione calda che Rodrigo e Patrico hanno praparato per noi. Poi proseguiamo verso altri altipiani e un villaggio con le case dal tetto di paglia color del grano che ospitano pannelli solari. Una minuscola chiesa con la torre e il campanile con due campane. Mangiamo uno sopaipillas, uno specie di gnocco fritto, col formaggio, bello caldo. Ottimo. Proseguiamo per vedere anitre lungo un ruscello, qualche lama che ci osserva guardingo e grossi cactus alti più di tre metri. Un paesaggio di ampi spazi con, in lontanaza, montagne ricoperte di neve, una col pennacchio di fumo.Nel pomeriggio insieme ad qualche altro del gruppo vado al museo che è abbastanza nuovo. C’è un piccolo negozio di gioielli realizzati in argento e

stoffe tessute a mano dai mille colori. Sono molto particolari e molto belli, ma cari! Girovago poi da sola per il paese, scatto qualche foto, curioso per i negozi di artigianato. In serata ci riuniamo per una fetta d’anguria comunitaria! Cena in un ristorante un po’ spartano dove due ragazzi suonano “Como una caveza”, uno dei più famosi tanghi di Gardèl. Quanti ricordi della Patagonia argentina visitata nel 2002! In questa parte del Cile sarebbe interessante visitare una miniera di rame, ma occorrono dei permessi speciali che rilasciano solo con mesi di anticipo. La miniera qui più vicina, con la sua città si chiama Chuqui (o Chuquimata), inaugurata nel 1910 dalla società Guggenheim, e presto sarà evacuata per permettere un ampliamento della miniera stessa. Infatti la miniera attualmente è circondata da enormi cumuli di detriti, tortas, pile mostruose di pietrisco e materiale di scarto. Tutto questo materiale sarà scaricato sulla città e i suoi dodicimila abitanti trasferiti altrove. Inoltre la zona di Chuquimata vomita una miscela

VIAGGI | Cile

01 Giuseppe e Letizia

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CILE

03 Villaggio, Deserto di Acatama

VIAGGI | Cile

mortifera di polvere, zolfo e arsenico, pertanto gli abitanti saranno trasferiti anche per problemi di ordine ambientale e sanitario. Infatti nascono molti bambini prematuri con deformità, gli uomini muoiono presto di silicosi e altre malattie. Ovunque nel mondo, la natura presenta il conto di quello che l’essere umano fa su di lei. Comunque qui, a differenza che in altri luoghi, lo sgombero della popolazione è stato deciso con i sindacati, che si sono consultati a loro volta con gli operai. Stanno negoziando ogni singolo dettaglio, anche la sorte del cimitero, che sarà conservato a cura della compagnia Codelco che dovrà provvedere anche alle tombe dei discendenti delle famiglie di Chuqui che desiderano essere sepolte lì. Il rame è diventato il maggior prodotto di esportazione cilena, dopo che i nitrati naturali furono rimpiazzati dai concimi chimici. Oggi il Cile fornisce il sessanta per cento della produzione mondiale di rame e le esportazioni di questo prodotto rappresentano il quaranta per cento del bilancio nazionale. Una miniera cilena è risaltata alla ribalta di tutti i massmedia del mondo il 5 agosto 2010, quando 33 uomini rimasero intrappolati a 700 mt. di profondità. La miniera si trova nel Norte Chico (piccolo nord), vicino a Copiapò, a diversi chilometri a sud da qui, vicino alle montagne di San Josè, ed è di proprietà della Società San Esteban. Rimasero sotto terra per 69 giorni, ma già dal 17° tutto il mondo sapeva che erano ancora vivi perchè un biglietto di saluti era riuscito ad arrivare in superficie!

Ancora un trasferimento aereo, prima Santiago e da qui a Puerto Montt, ad attenderci due autisti, che si riveleranno una vera frana, con due minivan. Prima sosta a Frutillar, dove passeggiamo lungo il lago Llanquihue. Abbiamo lasciato l’affascinante deserto di Acatama per approdare in una zona completamente diversa, tutto qui è verde intenso, la regione dei laghi.

Sul lago molte famiglie, bambini che fanno il bagno. Un bel pontile in legno, una moderma struttura lignea ad uso teatro per l’annuale rassegna di musica. Da qui si vede il vulcano Osorno, con il cappuccio appena coperto da una sottile nube di cenere. La cittadina è molto ordinata e pulita. Qui vivono i discendenti dei coloni tedeschi della metà del XIX° sec. Sembra di essere in un altro paese rispetto ai panorami dei giorni scorsi. Le emozioni che suscitano in me il deserto però sono un’altra cosa.... Il giorno seguente andiamo alle terme di Puyehu attraversando un paesaggio di boschi e ortensie, sembra di essere in Normandia... Io e Lorenza rimaniamo nell’area picnic a leggere e scrivere, mentre il resto del gruppo fa il bagno in una piscinetta di piastrelle con l’acqua calda. Peccato che ci siano molti mosconi e bombi con cui intraprendere una lotta infinita... Ci rechiamo poi alle cascate e al lago Dos Santos, di un azzurro profondo, circondato da vette innevate. Purtroppo non c’è il tempo per prendere il katamarano per Peulla. Gli autisti non ci hanno detto che parte solo alle 10,30 del mattino! Se fossimo arrivati prima avremo magari potuto fare un tuffo nel lago dalle acque limpide e per niente fredde, invece di quelle squallide terme. Arriviamo a Puerto Varas e ci sistemiamo in ostello. Ceniamo qui vicino con tanto di torta con candeline e spumante per festeggiare il compleanno di Laura. C’è un giovane musicista argentino con la sua fisarmonica e suona varie canzoni della tradizione dell’America latina, E’ piuttosto bravo. Alla fine gli acquistiamo un CD e lo regaliamo a Laura. Gennaro le recita una poesia di Emily Dickinson e fa un nuovo indovinello! Il mattino dopo partiamo per il Canal de Chacao ed entriamo nell’isoola di Chiloè con un traghetto. Sul mare ci sono otarie, delfini e cigni dal collo nero. Arriviamo ad Ancud e visitiamo il museo e il mercato. Acquisto qualche regalino dalle donne

chilote. Qui tutte le donne fanno lavori con la lana per venderli ai turisti. Visitiamo anche una bellissima chiesa ad Achao, del 1700, patrimonio dell’Unesco. E’ tutta in legno, col soffitto dipinto in azzurro. C’è una statua del cristo con una corona formata da tre forchette in legno! Sostiamo anche ad una fiera di paese molto piccola.In serata arriviamo a Castro, uno dei centri più importanti, conquistata dagli Spagnoli nel 1568 agli indios Huilliche. Visitiamo la chiesa di S.Francesco del 1906. Qui alloggiamo in una locanda in legno affacciata sul porto, con scale ripide per arrivarci e altrettante per raggiungere le camere! Ma l’atmosfera è molto familiare. Cena a base di frutti di mare al ristorante sul porto con ampio panorama. Il 21 gennaio ci rechiamo al Parco di Chiloè, ma lungo strade facciamo varie soste per fotografare le case colorate dei pescatori a palafitta che si rispecchiamo sulla bassa marea mattutina. Altri piccoli paesi con chiesette in legno, fiori e tende ricamate alle finestre delle case colorate. A Chonchi c’è una chiesa del 1767 di San Carlos. Camminiamo attraverso sentieri che sboccano nell’oceano pacifico che rumoreggia in lontananza. Ma siamo assediati dai mosconi! Innumerevoli piante, alcune da foglie enormi, altre dai fiori rossi. Al ritorno ci fermiamo in un bar a degustare un caffè con dell’ottima torta di mele. Poi facciamo un giro in barca per ammirare le case a palafitta dal mare. Purtroppo stanno costruendo degli ecomostri in cemento, nonostante il fatto che tutta l’isola di Chiloè sia patrimonio dell’umanità! L’indomani partiamo per Puerto Montt, anch’essa fondata dai coloni tedeschi del XIX° sec. La cattedrale è stata costruita con legno di sequoia nel 1856. la maggior parte del gruppo decide di recarsi al Parco nazionale Alerce Andino. Invece io, Giuseppe e Lorenza andiamo a piedi ad Angelmò, un quartiere periferico lungo mare, dove c’è un bel mercato. Ammiriamo una varietà infinita di frutti di mare essiccati e infilzati, appesi come prosciutti al soffitto! E gomitoli di lana di tutti colori. Poi con una barca in cinque minuti arriviamo all’isola di fronte che si chiama Tenglo. Qui non ci sono auto ma solo strade sterrate che passano attraverso piccole case con le rose.La gente è cordiale, ci arrampichiamo sul sentiero che porta alla chiesa sulla collina da cui si gode un ottimo panorama sulla baia sottostante e sui tre vulcani dalle cime innevate. Molte famiglie in spiaggia e bambini in mare. All’ora di cena ci ritroviamo tutti e ammiriamo i colori dell’aria dopo il tramonto. Altro volo per Coyaique. Qui ci viene a prendere il nuovo autistia, Manuèl, dagli occhi color del ghiaccio e un sorriso da bambino, anche se ha già quattro nipoti. Facciamo un breve giro per il paese e poi, via, verso Puerto Chacabuto, nella Patagonia settentrionale cilena. La zona è molto verde e boscosa, a differenza del versante argentino, sempre sferzato dai gelidi venti provenienti dall’Atlantico. Questo ritorno in Patagonia mi agita sentimenti contrastanti. Da una parte la gioia dei ricordi, dall’altra il dolore presente. Alloggiamo in due

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CILEVIAGGI | Cile

hotel diversi, entrambi molto rustici, sono casette in legno con giardini colmi di ortensie! Partiamo subito per l’escursione al Parque Aiken del Sur. Qui conosciamo la guida, Aldo, di Rimini! Si è trasferito qui da quasi dieci anni, qui si è sposato e ora ha un bambino. Ci parla di flora e di fauna ma anche della gente del posto, della sua vita. Ora questa terra, diventata anche sua, è in pericolo per un progetto dell’ENEL che vuole costruire tre grandi dighe. Anche qui come in Cina e India, si vuole sconsideratamente ferire nel profondo la natura con costi ambientali altissimi, per non parlare di quelli umani. Ci ha consigliato di visitare il sito web www.patagoniasenzadighe.org per firmare la petizione contro il progetto. Camminiamo per circa due ore seguendo un sentiero molto agevole. Ammiriamo la vegetazione e due tipi di uccelli: il Ciucoa, dal petto arancione, che zampetta vicinissimo a noi, e il Hued hued, marrone e più grosso.Consumiamo la cena a buffet in un lussuosissimo hotel a Puerto Chacabuco. Giuseppe e Bruno sono un po’ brilli, hanno bevuto troppo Pisco, il tipico cocktail a base di pisco, limone, zucchero, bianco d’uovo, ghiaccio e angostura. Ancora la tristezza mi assale, vorrei fuggire in un angolo del bosco. La mattina dopo arriviamo presso l’imbarcadero a Puerto Chacabuco per salire sul katamarano. Purtroppo Damiano ha ricevuto brutte notizie da casa e deve rientrare in Italia immediatamente. Proprio sfortunato quel ragazzo! Partiamo per la laguna San Rafael. Purtroppo il cielo è bianco e pieno di nubi. Questa volta la crociera non è sferzata dal vento gelido come in Argentina nel canale Beagles! Il gruppo gioca a carte dentro il salone, io invece preferisco stare all’aria aperta sul ponte per non rischiare la nausea. Ogni tanto

esce il sole e mi bacia il viso. Su delle rocce avvistiamo una numerosa colonia di leoni marini, che si divertono e farsi scivolare sulla pancia in acqua fra mille spruzzi. Poi nuotano allegramente, si vedono solo le loro teste uscire dall’acqua ghiacciata!Dopo il pranzo iniziamo ad avvistare piccoli blocchi di ghiaccio scivolare sull’acqua, ci stiamo avvicinando al ghiacciaio San Rafel che, infine, appare in tutta la sua ampiezza. Di nuovo posso ammirare tutte le sfumature del ghiaccio, anche se non c’è sole. In otto per volta saliamo su un gommone e ci avviciniamo al ghiacciaio che sembra vivo, ogni tanto rumoreggia e un blocco di ghiaccio cade nell’acqua con un profondo tonfo, provocando lunghe onde. Grandi emozioni, molte foto. Riprendiamo il viaggio del ritorno. Dentro il katamarano fanno musica, io non riesco a rimanere lì con gli altri con quel frastuono e esco di nuovo sul ponte. E’ uscito il sole, il cielo si tinge d’azzurro, si vedono i picchi innevati ergersi ai lati della baia. Impossibile non fotografare. Ora la luce dipinge il paesaggio di mille sfumature. Poi viene Giusy a fumare e così chiacchieramo un po’. Scopriamo di avere entrambe un bimbo o bimba pelosa, della razza felina, a casa che ci aspetta! Scaldo il viso al sole come una lucertola. Damiano partirà domattina in aereo per Barmaceda, da lì a Santiago e poi per l’Italia. Il giorno seguente lo salutiamo tutti e ci trasferiamo a Rio Tranquillo. Anche qui paesaggio di valli verdi, lagune e cime innevate. Lungo strada filari di abeti, come da noi i cipressi! La strada è sterrata e procediamo con accortezza. Sostiamo in una specie di fast-food ricavato da due autobus affiancati. In uno ci sono tavoli e sedie, nell’altro la cucina. Una bella e giovane donna gestisce tutto e ci ha preparato dei gustosi panini al formaggio.

Una cliente cilena ha detto che quello era un esempio di donna intraprendente e forte che si era inventata un lavoro. Aveva proprio ragione! Arriviamo poi al turchese e ampio lago generale Carrera, che prosegue in Argentina col nome di lago Buenos Aires. Il colore ricorda il ghiaccio ma l’acqua non è fredda, dei bambini fanno il bagno. Quel turchese ricorda il lago Turkana nel Kenia settentrionale, ma lì intorno c’era il deserto qui invece siamo circondati da rocce innevate. Prendiamo due barche per un giro sul lago a vedere varie grotte, la più grande si chiama cattedrale di marmo e possiamo entrarci con la barca. La roccia sopra di noi è ricamata dal vernto e dall’acqua. Mille riflessi di verde, azzurro, sembra dipinto. Il tutto ricorda un fondale marino. Il sole scalda il viso e il vento sferza la pelle. Al ritorno la barca ha innumerevoli sussulti che fanno alzare la prua provocando schizzi intorno. A cena conosciamo due ragazzi, Guglielmo e Claudio, che ci faranno da guida domani alla camminata di sette ore al ghiacciaio degli esploratori, di cui tre sul ghiaccio con i ramponi! Ho deciso comunque di provare confortata dal fatto che le guide hanno detto che se qualcuno vuole poi tornare indietro può farlo. Dopo cena alcuni di noi passeggiano lungo il lago, c’è ancora luce e l’atmosfera è tranquilla, un piccolo angolo di paradiso. L’escursione del giorno dopo ci porta all’interno del territorio. Ci fermiamo ad una specie di rifugio e qui ci vengono consegnati i ramponi e ci vengono date le istruzioni per montarli alle nostre scarpe. Percorriamo un sentiero agevole fino alla piattaforma di legno chiamata Mirador.Qualche foto e poi, senza Rita e Lorenza, iniziamo il sentiero più ripido in discesa e poi in salita. Arriviamo alla parte più scivolosa dove sotto la

04 Patagonia, ghiacciaio San Rafael

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CILEVIAGGI | Cile

ghiaia friabile c’è il ghiaccio. Qui è molto facile cadere. Infine arriviamo all’inizio del ghiacciaio. Il vento è forte e ha iniziato a piovigginare. Il paesaggio non ha alcun fascino, si vede solo un ghiacciaio grigiastro a circa 300 mt. di distanza. Guardo gli altri coi ramponi e le mie perplessità aumentano. Chiedo di poter tornare indietro ma le guide mi dicono che ormai non si può!...Allora mi adeguo e metto i ramponi, cammino per un po’ cercando di seguire le istruzioni delle guide: puntare il tacco delle scarpe col rampone in discesa e la punta in salita. E’ tutto un saliscendi e la mia insicurezza aumenta. Poi, davanti ad uno stretto e ripido crinale di ghiaccio con in fondo una bella buca d’acqua gelida dove Giuseppe cade, mi immobilizzo dalla paura. Io non mi muovo più di qui! Con Claudio, una delle guide, scendo in un piccolo avvallamento al riparo dal vento, tiro furi il mio panino che divido con lui. Mangio un po’ della sua cioccolata e aspetto per circa mezz’ora che il gruppo ritorni. Sulla ghiaia friabile scivolo e il peso dello zainetto con la macchina fotografica dentro mi fa battere un ginocchio su una roccia. Niente di grave ma i pantaloni, lisi perchè vecchi, si strappano con un bel sette. Dovrò buttarli, un peso in meno nello zaino! Una salita ripida da capre, mi arrampico con mani e piedi. Finalmente arriviamo di nuovo al bus. Per Laura è stata un’esperienza dura ma indimenticabile, per Giusy una sfida con se stessa. Per me non c’è stato niente di emozionante, neanche il panorama. Solo fatica e paura, e,

francamenter, non ne valeva la pena. Mi piace arrivare, anche con fatica, in cima ad una montagna per vedere il panorama di sotto e sentirmi parte di quell’immensa natura. Ma qui niente di tutto questo. Però questa è solo la mia esperienza personale, ed in un periodo della mia vita in cui mi sento molto fragile emotivamente, ho paura un po’ di tutto! Comunque io non avevo lanciato alcuna sfida a me stessa! Ci facciamo una bella doccia calda e io e Nadia, nell’attesa della cena, cogliamo gustose ciliege che divoriamo subito! La nostra camera per due è molto piccola e i bagagli entrano a forza tra i piedi del letto e la parete! Difficile rifare lo zaino! L’indomani partiamo presto da Puerto Rio Tranquillo per l’aereoporto di Balmaceda. Qui Marco fa subito il check in e si fa accompagnare da Manuèl a Coyaque a comprarsi un paio di scarpe nuove da trekking perchè ieri ha distrutto le sue che avevano sedici anni. E dato che rimarrà in Patagonia fino a metà marzo a fare trekking...meglio avere scarpe sane! Partiamo poi tutti insieme per Santiago. In ostello depositiamo i bagagli e, mentre un gruppo va a cambiare i soldi della cassa comune, un altro, con Giuseppe, parla con la Signora Teresa per prenotare l’escursione a Valparaiso per chi tornerà dall’isola di Pasqua il 5 febbraio. C’informiamo anche se c’è un’escursione a cui mi possa aggregare io domani. Lo saprò domani mattina. Andiamo poi nel quartiere Santa Lucia, in cima al parco a vedere il panorama. Il giardino è pieno di coppiette d’innamorati. E’ bello vedere un parco così vissuto! Dall’alto si vedono i palazzi nuovi in cristallo sulle cui pareti si riflettono gli alberi e i palazzi più antichi, alla luce del sole. Grande e sontuosa cena in un bel ristorante con ambienti che riproducono le sale di una vecchia nave di legno. Oblò al posto delle finestre, legno e ottone. Chi sa se è in onore a Pablo Neruda che amava il mare!... Grandi piatti di mariscos e altre specialità di mare. Al ritorno verso l’ostello notiamo che nelle piazze ci sono molte famiglie con bambini, una vera movida! Saluto tutti, io domani tornerò da sola in Italia. Le mie tre compagne di camera si svegliono presto per andare col resto del gruppo all’aereoporto per il volo per l’isola di Pasqua. La mia decisone di non andare deriva dall’eccessivo costo per le mie finanze, e dal fatto che non voglio rimanere lontano da casa per più di due settimane. Li vedo salire sui minivan dalla finestra della camera. Scendo dal letto a castello su cui ieri sera, tra le risate generali, mi ero arrampicata. Ora sono sola, non ho più il guscio protettivo del gruppo. Dopo colazione ho saputo che non mi sarà possibile andare a Valparaiso perchè tutte le escursioni rientrano in ostello alle 18 ed invece devo essere alle 17 in aereoporto per il volo per l’Italia. Così prendo un taxi e visito la casa di Pablo Neruda, la Chascona, costruita in onore della sua terza moglie Matilda. L’intera casa è un inno all’amore, al mare, alla vita. In ogni stanza c’è un riferimento al mare, le finestre sono come oblò. Lui

amava il mare ma non sapeva nuotare e si definiva un marinaio di terra! Le ringhiere delle scale in giardino hanno la forma delle onde. Molte foto e ritratti di Matilda, donna appassionata. Una foto di lui in esilio all’isola di Capri, da cui hanno tratto la storia per il film “Il postino” con Massimo Troisi e Philippe Noiret. La casa di Santiago fu costruita nel 1953 ma Pablo e Matilda stavano spesso in quella dell’Isla Negra. Dopo la sua morte la casa di Santiago è stata semidistrutta da agenti di Pinochet, ma Matilda, insieme agli amici di Pablo, con i soldi del Nobel l’ha ricostruita e ha dato vita alla fondazione Pablo Neruda che oggi gestisce il museo. I suo libri sono per la maggior parte alla biblioteca nazionale o all’Università. La guida ci dice che Neruda non è conosciuto molto in Cile come all’estero, purtroppo. Sono contenta di aver visto questa casa, il mio compagno amava molto le poesie di Neruda! Tornata a casa ne rileggerò qualcuna. Girovago un po’ per il quartiere Bellavista e poi mi reco al museo precolombiano che è chiuso per lavori di restauro.... che sfigata sono! Così vado in giro per Santiago. Vicino al tribunale molti manifesti di protesta del movimento degli studenti. L’ottobre scorso lessi su internet un articolo della rivista Alfabeta2 che riportava il manifesto di solidarietà alla lotta degli studenti di un comitato di storici e storiche dell’università di Santiago. Come mi ha anche confermato la guida di casa Neruda qui l’università costa molto ed è di bassa qualità. E quindi il sistema educativo del paese è fondato sul principio della disuguaglianza sociale, portata avanti dalla destra cilena in tutti questi anni di ritorno alla democrazia. Fa molto caldo in giro così piano piano ritorno all’ostello dove mi lavo e mi cambio. Qui conosco Luca, un ragazzo di 19 anni marchigiano, arrivato due giorni fa. Si fermerà per due mesi tentando di aprire una pizzeria italiana, magari a Valparaiso! Che coraggio, così giovane. Ha detto che se gli va male ha tutta la vita davanti per tentare un’altra strada! Intanto sta cercando d’imparare lo spagnolo. Poi col taxi vado in aereoporto. Sono comunque contenta di rientrare a casa, tra i miei affetti, le mie cose. Ho bisogno di casa! In fondo, come ha scritto Claudio Magris (2)”...amore delle lontananze e amore del focolare coincidono, perchè in quel focolare si ama pure il vasto mondo sconosciuto e in quest’ultimo si coglie, anche nelle forme più diverse, l’intimità del focolare”.

Note: 1- da Memorie del deserto, viaggio attraverso il Cile del Nord, di Ariel Dorfman, ed Feltrinelli 2005, pag. 127 2- da L’infinito viaggiare, di Claudio Magris, ed. Oscar Mondadori 2010, pag. XX.

Le mie compagne e compagni di viaggio:

Nadia: la prima della lista perché “toscanaccia” doc come me. Occhio acuto e lingua mordace. Ma sempre col sorriso e mai con malizia. Chi sa se la notte prende in giro anche i protagonisti dei suoi

05 Mercato a Puerto Montt

Avventure nel mondo 2 | 2012 - 29.........................................................................................................................................................

VIAGGI | Cile

sogni!.... Bruno: il lord, in bermuda e calzettoni sembra sempre che vada a farsi una partita a golf! Grande viaggiatore e, da due anni, coordinatore d’Avventure, ci ha confidato in gran segreto (Avventure non lo deve sapere altrimenti lo degradano!) che ama anche riposanti e mondane crociere con sua moglie! Margherita: piccolo terremoto che mal si adatta alla vita da pensionata. Bardata di cappello, occhiali e bianca crema protettiva, piano piano va dappertutto, anche sui ghiacciai! Damiano: ragazzo un po’ indeciso, in Toscana lo chiamerebbero “sor tentenna”. Ma già al terzo giorno si è buttato a capofitto, felice di essere qui, contento di far parte del gruppo. Del resto a questo mondo, ognuno ha i suoi tempi! E poi ha proprio la iella addosso! Lorenza: profilo greco e timidi occhi color dell’acqua, vorrebbe attraversare il mondo in punta dei piedi. Sempre alle prese con i conti della cassa. Difficile immaginarla funzionaria di banca a capo di un’area vasta come metà del Veneto! Io ho sempre sognato a lavoro “una capa” così! Marco: er centurione romano! In effetti fa parte della polizia scientifica, quindi un po’ guerriero è. Basta dargli enchilada con mariscos e una cerveza e arriva al polo sud, se ancora non c’è stato! Daniela: se la guardi non puoi non sorridere perché la gioia riempie il suo viso. Col suo bianco

ciuffo sembra una gazza, ma non ruba gioielli, solo buon umore! Gennaro: un po’ poeta, un po’ giullare con i suoi misteriosi indovinelli. Animo gentile che ha girato il mondo da nord a sud e ha trovato amore non lontano dalla mia città! Laura: una ghiretta socievole e gentile, ma anche intrepida. Basta non farle fare troppo tardi la sera, altrimenti crolla dal sonno con la testa sul tavolino. Forse questo è ancora il suo periodo di letargo! Giusy: la poliziotta. La sua parlata palermitana ha le cadenze morbide della sua terra baciata dal sole. Anche lei, come me, ha un “bimbo peloso” a casa che l’aspetta! Gianlorenzo: poliziotto pure lui. Anche lui palermitano. Coi suoi occhioni verdi sembra quasi un bambino sorpreso dalle meraviglie! Non riesce mai ad azzeccare la misura della valigia da portarsi dietro! Rita: tranquilla compagna di viaggio, dal corpo sottile e leggiadro. Biologa di laboratorio, con occhiali da medico, potrebbe analizzare i microrganismi dei ghiacciai cileni! Ma da lontano…. Enrico: genovese nella parlata e nell’animo! Quando si devono raccogliere i soldi della cassa è come levargli il sangue! In realtà è un viaggiatore generoso e disponibile, amante delle canzoni del poeta della sua terra: Fabrizio de Andrè! Giuseppe: il “capo”. Ho già scritto di lui e dei suoi

piani quinquennali di viaggi! Questa volta l’ho avuto accanto come caro amico, che ogni tanto ruzzola in una buca d’acqua gelata e si ubriaca un po’ di pisco! Ma è sempre un piacere viaggiarci insieme!

06 Patagonia, in gommone a vedere il ghiacciao da vicino

da un NUOVA ZELANDA gruppo Paolo Ricci

Nuova Zelanda. Più lontano di così non si può andare

Testo di Sarah BaldoFoto di Paolo Ricci

VIAGGI | Pacifico

Se pensate che viviamo in un piccolo mondo, prendete un aereo per la Nuova Zelanda. Verso la ventiseiesima ora di volo, quando

starete per atterrare a Melbourne e prendere la coincidenza che vi porterà ad Auckland in altre 3 ore, avrete cambiato idea. Il mondo non è poi così piccolo!Ma la cosa più interessante che imparerete è che vale assolutamente la pena di fare tutte le 29 ore di viaggio necessarie per raggiungere questo magnifico paese che si trova esattamente agli antipodi rispetto all’Italia. Più lontano di così non si può andare: poi si comincerebbe a tornare indietro.

28 dicembre. AucklandAtterriamo ad Auckland sotto una pioggia torrenziale. Siamo stravolti dalla stanchezza, lo scalo a Melbourne ci ha dato il colpo di grazia con controlli doganali kafkiani. Siamo partiti dall’Italia con la pioggia e arriviamo con il diluvio! Sarà mica che ci hanno fatto uno scherzo e abbiamo girato in tondo per 29 ore per poi riatterrare a Malpensa?? Paolo il capogruppo ha prenotato sia l’ostello che i pulmini per il transfer: saggia decisione! Bravo capo. Raccattiamo i bagagli e partiamo verso il nostro ostello della catena YHA in centro città. Ci fiondiamo alla scoperta della città semideserta, visto che qua siamo nel mezzo delle vacanze estive. Ha smesso di piovere, che fortuna! Andiamo verso il porto, dove ci sono parecchi ristoranti dall’aria costosa, moltissime barche a vela (la

barca a vela sta ai neozelandesi come lo scooter Scarabeo sta agli italiani: ce l’hanno praticamente tutti) e soprattutto il primo negozio dedicato al rugby, lo sport di gran lunga più amato e popolare. Gli All Blacks sono un’istituzione, e c’è grande fermento per i campionati mondiali che si terranno nel 2011. Le magliette e gli altri souvenir costano una fortuna, ma molti di noi escono stracarichi di sacchetti con gli acquisti.La città è moderna ma un po’ anonima, senza il fascino di New York o di altre città americane, ma non è male: è ordinata, pulita, per niente caotica e con negozi interessanti. Sorge su una baia con molte insenature, ideali per fornire una protezione alle numerose barche. Gli addobbi natalizi le danno un interessante tocco di grottesco: si gira in maniche corte e ci sono babbi natale ovunque, che

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