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by Carlotta Caminiti (Medico Veterinario) Uomo Cavallo: una relazione da ripensare Psicologia e Comportamento I parte © Copyright Centro Veterinario Le Cicogne

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by Carlotta Caminiti (Medico Veterinario)

Uomo  -­‐  Cavallo:  una  relazione  da  ripensare

Psicologia e Comportamento I parte

© Copyright Centro Veterinario Le Cicogne

60  milioni  di  anni  e  non  sentirli…❖ I cavalli sono erbivori e l’Eohippus, prima prova della loro

presenza sulla terra, risale addirittura a 60 milioni di anni fa.

❖ Nel corso dell’evoluzione hanno modificato la loro conformazione assomigliando sempre più al nostro cavallo moderno. Inizialmente erano piccoli come un cane di taglia media, avevano il dorso arrotondato e cinque dita che finivano con polpastrelli simili a quelli dei cani e unghie spesse. Con l’evoluzione, il numero di dita si è ridotto inizialmente a tre e poi, negli ultimi 8 milioni di anni, a uno. Lo zoccolo del cavallo infatti corrisponde al nostro dito medio ed è, nella parte terminale, rivestito di una sostanza cornea molto dura di protezione delle strutture sottostanti, che deriva dall’unghia ancestrale.

❖ Il risultato dell’evoluzione è stato ottimo perché i cavalli sono sopravvissuti a molte altre specie apparentemente più forti e resistenti, ma ormai estinte.

❖ I cavalli moderni che utilizziamo per fare sport però, oltre ad essere il frutto dell’evoluzione, derivano anche dalla selezione fatta dall’uomo attraverso l’allevamento, che ha permesso di ottenere cavalli con caratteristiche fisiche e caratteriali differenti da impiegare nelle diverse discipline sportive.

❖ Il loro comportamento da animali da fuga, dettato più che altro dalla paura, ha subito modificazioni nel corso dei secoli proprio per garantire alla specie le maggiori possibilità di sopravvivenza.

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❖ Delle 148 specie di grandi mammiferi che l’uomo ha cercato di sottomettere, solo 14 sono diventate davvero domestiche. Tra queste specie c’è il cavallo che, grazie alla sua naturale socievolezza, al suo spirito di collaborazione e alla paura atavica legata alla sua condizione di animale da fuga, è stato addomesticato ed è diventato un valido e indispensabile compagno di vita e di lavoro per l’uomo.

❖ I cavalli preistorici, oltre ad essere più piccoli, avevano un appara to locomotore p iù robusto . Ne l co rso dell’evoluzione le gambe si sono allungate e le dita si sono ridotte ad una, proprio per diventare più veloci e capaci di sottrarsi all’attacco dei predatori. Il fatto di avere un unico dito, che corrisponde al nostro dito medio, li rende più dinamici e veloci ma sicuramente meno forti e maggiormente predisposti a sviluppare patologie ortopediche, soprattutto a carico della parte distale delle gambe, piede incluso.

❖ Nel corso dei secoli i cavalli, prima di venire utilizzati per lo sport, sono stati impiegati per il lavoro in campagna, nelle guerre e per gli spostamenti, attaccati a carri, carrozze e attrezzi vari, cannoni compresi. Dopo l’avvento delle macchine e dei trattori hanno perduto la loro utilità nel lavoro, ma sono allevati per il piacere di vederli impegnati nelle varie discipline sportive in cui vengono utilizzati.

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– Georges-Louis Leclerc de Buffon

“Cavallo. La più nobile conquista dell’uomo”

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Delle tre razze primitive da cui derivano i cavalli moderni, il Przewalski, o cavallo selvatico dell’Asia, è l’unico sopravvissuto nella sua forma originaria. Questi cavalli antichi che nella preistoria popolavano densamente tutte le steppe europee, furono avvistati e descritti solamente nell’800 in Mongolia, nella regione del deserto del Gobi. Per molti anni sono stati a rischio di estinzione ma molti giardini zoologici europei li hanno protetti e fatti riprodurre e dunque ora la specie è salva. Il Przewalski è particolarmente importante perché rappresenta l’anello di congiunzione tra i primi cavalli e le razze attuali che però, con la selezione dell’allevamento, hanno subito modificazioni e migliorie dettate all’intervento dell’uomo. Rispetto ai cavalli moderni, i Przewalski hanno 66 cromosomi invece di 64, sono piccoli (arrivano a 132 cm di altezza) e particolarmente aggressivi. Caratteristici sono il mantello color sabbia e le zampe nere, spesso striate come quelle delle zebre. La coda e la criniera sono nere e hanno una riga scura sul dorso che segue la colonna vertebrale. Dalla criniera si riconosce il suo essere “primitivo” perché cresce dritta senza ricadere lateralmente come quella dei cavalli moderni e non ha il ciuffo. Anche se assomiglia più a un asino, le sue discendenze dimostrano che invece si tratta di un vero cavallo.

All the dinosaurs are running wild Someone shut the fence off in the rain…

Jurassic Park, soundtrack

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Molti avranno sentito parlare dei “ditini” e si saranno chiesti cosa siano e a che cosa servano. Bene, i “ditini” non sono altro che dita ancestrali, cioè nel passaggio da tre dita a uno, le due dita laterali si sono ritirate senza scomparire completamente. Sono palpabili lateralmente agli stinchi e sono formati da una parte più grossa, che grazie ad un legamento molto forte crea quasi un’unica struttura con lo stinco, e da una parte che è invece più lunga e sottile che lo costeggia senza esservi attaccata. È proprio questa parte più debole che, in seguito ad un trauma, può rompersi e che, malgrado non abbia nessuna funzione, causa dolore e dunque zoppia. Quando il “ditino" malauguratamente si rompe, il frammento libero va dunque quasi sempre eliminato dal veterinario con una procedura chirurgica eseguibile anche in campo.

L’importanza  della  fiducia❖ Considerando che i cavalli moderni vivono accanto

all’uomo e si sono dunque evoluti perdendo in parte la loro natura selvaggia e ribelle, dobbiamo essere in grado di capire che, malgrado siano i nostri compagni di avventura, rimangono animali che sono stati cacciati e predati per milioni di anni e che questo bagaglio emozionale se lo porteranno dietro ancora per chissà quanto tempo.

❖ Il cavallo è un animale da fuga, si è addirittura evoluto per scappare meglio e più velocemente, e dunque la co l laboraz ione che ins taur iamo con lu i deve assolutamente tenere in considerazione le sue esigenze innate e il suo costante bisogno di sentirsi protetto e al sicuro.

❖ Un addestramento basato su sottomissione e paura e una condizione di vita non appropriata sono alla base della maggior parte dei problemi fisici e comportamentali dei cavalli scuderizzati. Per ottenere il massimo da un animale che comunque, per sua natura, vive in una costante condizione di paura non si può utilizzare proprio la paura come metodo di comunicazione .

❖ La cosa migliore è sempre spingere sul tasto della collaborazione e del dialogo che, come vedremo, è possibile solo sforzandosi di capire il loro linguaggio fatto per lo più di sguardi e di movimenti del corpo.

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Si possono mantenere inalterati gli istinti ancestrali in un cavallo che vive in scuderia e fa sport ad alto livello?

Sentirsi al sicuro

Mangiare

Socializzare

Muoversi

Certamente, soddisfando i suoi bisogni primari, quelli che in natura gli garantiscono la sopravvivenza.

Tra questi i più importanti sono:

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Socializzare  per  vivere  ❖ La peggior paura di un animale predato è l’isolamento.

I cavalli trovano la forza nei loro simili e per questo sono probabilmente gli animali più sociali che esistano.

❖ Quando siamo noi a creare un gruppo però, che sia di cavalli abituati a stare insieme al pascolo o di cavalli che vivono in scuderia vicini di box, dobbiamo pensare che abbiamo creato un branco e che questo branco può funzionare o no. Infatti, anche loro sviluppano simpatie e antipatie e forme di dominanza gerarchica.

❖ Molte volte osservo come alcuni cavalli che vengono in clinica per periodi di terapia, senza che si faccia nulla per favorirlo, si imbrancano moltissimo tra loro. Questo è ottimo perché, se trovano un riferimento in un altro cavallo, si sentono meglio e guariscono più velocemente.

❖ Ma questi gruppi creati da noi sono, il più delle volte, diversi da quelli che si creerebbero da soli, e perciò dobbiamo prima osservare i singoli soggetti per imparare a conoscerli per identificare che tipo di carattere hanno e di conseguenza affiancarli ad altri cavalli compatibili.

❖ Ci sono cavalli che, per loro peculiarità caratteriali, sono decisamente incompatibili tra loro e metterli vicini di paddock può essere pericoloso. Anche avere vicini di box che non vanno d’accordo può generare dell’inutile stress, anche se con il tempo generalmente si abituano. Spostarli e mettere vicini due soggetti più compatibili resta comunque una valida soluzione.

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– proverbio svedese

“Care, and not fine stables, makes a good horse”

Paddock-­‐relax❖ Lasciare il cavallo al paddock è bello e non deve essere

fonte di stress sia per il cavallo che per i proprietari. Cavalli abituati ad avere dei momenti di libertà tutti i giorni difficilmente avranno atteggiamenti che possono mettere in pericolo la loro salute.Gli spazi esterni possono essere anche piccoli se il cavallo lavora tutti i giorni e quindi le sue esigenze di movimento sono già soddisfatte.

❖ Al paddock va lasciato del fieno per impedirgli di annoiarsi e acqua fresca a volontà. In inverno, se l'acqua è gelata, bisogna integrare con un secchio di acqua calda. Il paddock deve essere sicuro e il terreno non deve essere scivoloso o troppo molle per il fango: i cavalli con il fango fino alle ginocchia generalmente non vogliono stare fuori.

❖ I cavalli abituati a stare in box generalmente non amano star fuori più di quattro/cinque ore. Ogni cavallo è diverso, l ’ importante è cercare d i cap i re con buona approssimazione, quanto tempo ci mette a diventare insofferente. Ci sono a cavalli che tornerebbero dentro appena finito il fieno e cominciano a scalpitare mentre altri adorano star fuori di più…

❖ Se due cavalli sono molto imbrancati tra loro state attenti quando li fate rientrare in scuderia. Non portatene mai dentro uno lasciando fuori l’altro, perché il cavallo rimasto da solo si agiterà e comincerà a correre rischiando di farsi male. Se vanno d’accordo si può pensare di portarli dentro insieme perché difficilmente avranno atteggiamenti pericolosi l'uno verso l'altro.

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Nella condizione di cavalli scuderizzati è davvero difficile evidenziare con certezza quale sia il cavallo dominante o cavallo “alpha”. Nei gruppi che formiamo noi, spesso si creano condizioni di gerarchia un po’ falsate, perché cibo e riparo sono comunque garantiti dall’intervento dell’uomo. Inoltre, soggetti che sembrano essere dominanti in un gruppo possono invece non esserlo in un gruppo diverso. Per evidenziare il soggetto più dominante, può essere utile osservare chi viene lasciato mangiare per primo dal resto del branco. Normalmente i soggetti più anziani o con il temperamento più aggressivo, sembrano essere quelli con il grado più alto nella gerarchia, però bisogna considerare che il rapporto molto saldo e amichevole che sviluppano tra loro i cavalli abituati a vivere insieme, e il fatto che i bisogni primari sono comunque garantiti, possono camuffare queste gerarchie. Normalmente, in un gruppo di cavalli ben organizzato, ogni soggetto condivide con gli altri senza problemi il riparo, il cibo e l’acqua. Se un soggetto del gruppo rimane indietro e non viene lasciato avvicinare al cibo è sempre meglio provare ad inserirlo in un gruppo diverso.

I'm alpha male, I never fail, my DNA is for sale Turbonegro, No, I'm Alpha Male

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Negli anni ho potuto osservare come sia importante, quando si mettono insieme i cavalli al paddock, creare dei gruppi stando attenti a quanti cavalli e a quali soggetti si affiancano. Normalmente le femmine vanno d’accordo tra di loro anche se ci sono cavalle che, nel periodo del calore, diventano scorbutiche e a volte aggressive. In quel caso basta separarle quando cominciano a manifestare questi comportamenti e reinserirle nel gruppo a calore finito. Anche i castroni vanno d’accordo tra di loro ma normalmente io non ne metto mai insieme più di due perché altrimenti il terzo rischia di essere lasciato in disparte. Inoltre i castroni, soprattutto se sono stati castrati non da giovanissimi, possono ancora manifestare comportamenti aggressivi nei confronti del soggetto più remissivo. Questi castroni, se messi in un gruppo di femmine, possono manifestare un atteggiamento dominante e diventare molto aggressivi nei confronti di altri castroni più miti.I cavalli che stanno insieme, se sono ferrati dietro, devono conoscersi davvero bene e andare molto d’accordo perché anche il calcio più piccolo, magari dato solamente per chiarire la gerarchia, se dato con i ferri, può essere pericoloso. Si possono eventualmente tenere sferrati sui posteriori finché non si è creato il piccolo “branco”, per poi provare a reintrodurre i ferri e osservare attentamente cosa succede.

E la noia la noia la noia, che hai lasciato qui quella noia che c'era nell’aria, è ancora qui…

Vasco Rossi, La noiaI cavalli amano giocare. Quando sono puledri giocare tra loro serve a muoversi e ad allenare il loro apparato locomotore, oltre che a prendere percezione di sé e dei compagni e instaurare le prime gerarchie. Durante le ore di permanenza nel box, se non hanno da mangiare o non dormono, si annoiano nell’attesa di uscire. La noia può causare tutta una serie di vizi comportamentali gravi che poi non si risolvono più. Se il cavallo associa l’uscire dalle quattro mura del box solo al lavoro e non gli si concede mai la possibilità di svagarsi davvero, viene privato della sua naturale gioia di vivere che spesso si manifesta proprio nel gioco. A chi non è mai capitato di provare pena per un cane sempre chiuso dentro un serraglio? Per il cavallo non è molto diverso, è solo che loro manifestano il disagio in una maniera decisamente meno appariscente. Ci sono giochi pensati proprio per loro, che possono creare svago anche all’interno del box come le palle in materiale particolarmente resistente, create con una maniglia per poter essere prese in bocca o dei giochi di attivazione mentale dove devono ingegnarsi per tirar fuori delle cose buone da mangiare. Per la mia esperienza, i cavalli nel box con questi giochi trascorrono sicuramente un po’ di tempo, soprattutto di notte, ma non neutralizzano completamente lo stress accumulato.

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Ho fiducia in te e quindi ti seguo…

A differenza degli umani che, avendo un loro linguaggio, quando pensano sfruttano quello per creare pensieri coscienti, i cavalli pensano per immagini. Il loro modo di pensare è, cioè, più sensoriale e meno verbale del nostro. Nell’uomo il linguaggio sopprime in buona parte la memoria visiva, invece molto spiccata negli animali. Per questo è fondamentale che ai cavalli in scuderia venga data la possibilità di guardare l’ambiente che li circonda e gli altri cavalli nei box intorno. Molte scuderie non hanno le finestre verso l’esterno e ai cavalli non viene data neanche la possibilità di mettere la testa fuori verso il corridoio, così che l’unica cosa che possono vedere è il cavallo davanti, sempre che ce n’è sia uno. Ricordatevi che la violenza non è fatta solo di aggressività ma anche di privazioni. I cavalli sportivi in scuderia, quando non lavorano, trascorrono la maggior parte della giornata in box. Se nel box non ci sono le finestre o vengono tenute chiuse la maggior parte del tempo, soprattutto in inverno, gli animali vengono privati di qualsiasi interazione con l’ambiente circostante e con gli altri cavalli della scuderia e questo sarà per loro una notevole fonte di stress.

Io sono qui davanti che ti chiedo un sorriso, affacciati alla finestra amore mio, per te da questa sera ci sono io

Jovanotti, Serenata rap

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Quando si lasciano aperte le finestre sul corridoio della scuderia l’unico inconveniente a cui bisogna prestare attenzione sono quei cavalli che mettono fuori la testa per mordere gli altri cavalli mentre passano. In questo caso consiglio di aprire la finestra sul corridoio solo durante la notte, quando non passa nessuno. Mentre quando si creano i paddock per lasciare al cavallo qualche ora di libertà, consiglio di posizionarli vicini tra loro e in posizione tattica rispetto alla scuderia. I cavalli odiano vedersi isolati ma si agitano e rischiano di farsi male anche quando c'è troppo passaggio. Bisogna tenere vicini quei cavalli che vanno d'accordo e che sembrano farsi forza uno con l'altro. La posizione del paddock va adeguatamente studiata: non troppo lontani dalla scuderia ma in una zona in cui non c'è il continuo passaggio di cavalli sellati che vanno in campo a lavorare. I cavalli abituati a stare insieme, magari vicini di box e di paddock, tendono ad imbrancarsi ma, se la situazione diventa difficile da gestire quando vengono separati, per andare in gara o solo per uscire a lavorare, è fondamentale porvi rimedio al più presto. In questo caso è bene spostarli di box e di paddock così che non si vedano e possibilmente sistemarli in modo che non si sentano quando si chiamano, almeno per un po’.

Con  te  umano,  non  ho  più  paura❖ Abbiamo già visto che il cavallo è un animale da fuga e che

si sente costantemente minacciato dai predatori. La sua condizione di animale pauroso, malgrado spesso lo faccia apparire ai nostri occhi un po’ stupido, gli ha permesso però di non estinguersi nel corso dei secoli. Molti etologi sostengono che i cavalli più paurosi siano anche i più intelligenti, perché la paura li tiene lontani dai guai permettendogli di sopravvivere e di riprodursi.

❖ Agli occhi del cavallo noi facciamo parte della categoria dei predatori ed è il nostro comportamento che deve aiutarlo a capire che lo proteggiamo e che, insieme a noi, può sentirsi sicuro. Ci sono cavalli, a cui era stata offerta la libertà, che hanno deciso di loro spontanea volontà di tornare dall’uomo, perché con lui si sentono protetti.

❖ Per farlo sentire al sicuro non dobbiamo fargli provare paura, emozione negativa che per un animale predato è estremamente destabilizzante. Un cavallo libero dalla paura darà tutto quello che può in termini relazionali e di lavoro, proprio perché l’essere libero da questa emozione, per lui così sgradevole, lo fa sentire protetto.

❖ Il cavallo non ha paura se vive in un ambiente idoneo e ha un rapporto con l’uomo basato sulla cooperazione e non sulla sottomissione. Un training basato solo su rinforzi negativi lo manterrà in una continua condizione di paura, che il cavallo può non manifestare finché non subentrano problemi comportamentali che ne condizioneranno negativamente l’addestramento.

❖ Malgrado in scuderia si sentano spesso nitriti e vocalizzi, soprattutto per attirare l’attenzione durante i pasti, in natura i cavalli comunicano poco attraverso la voce e passano in silenzio la maggior parte del tempo. Infatti, devono potersi accorgere di ogni minimo rumore nell’ambiente per scappare immediatamente da un eventuale predatore.

❖ La scuderia deve essere un ambiente tranquillo e silenzioso e il personale non deve mai essere nervoso o aggressivo. Cavalli che vivono in ambiente non idoneo, soprattutto se particolarmente sensibili, saranno sempre vigili e attenti a ciò che li circonda, senza riuscire mai a rilassarsi davvero.

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I cavalli, come tutte le specie animali hanno, a differenza dell’uomo, i lobi frontali del cervello poco sviluppati. Grazie a questa loro caratteristica, vivono paure chiamate “interspecifiche” (il focalizzare l’attenzione su un dettaglio perdendo di vista l’intera situazione), e non sono in grado quindi di avere una visione d’insieme. I cavalli sono sensibili ad ogni minimo dettaglio e si spaventano di cose che sono irrilevanti ai nostri occhi. Per questo spesso si spaventano di ogni piccola cosa senza essere capaci però di inserirla in un contesto più generale. Vi è mai capitato di vedere un cavallo torcere il collo per guardare con terrore in un punto e avere la sensazione che sia pronto a fuggire malgrado non si capisca cosa lo turbi così? Questo è un esempio di paura interspecifica e il più delle volte basta distogliere l’attenzione del cavallo con una carezza o un premietto e tutto torna a posto.

I timori svaniscono con una carezza

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In natura il cavallo come trascorre la sua giornata?

In natura In un gruppo con fieno a disposizione

In box con 3 pasti al giorno

Mangia In piedi, Sdraiato Socializza

16 h 12 h

3 h

5 h

8 h 18 h

1 h2 h

2 h2 h 3 h

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Felicità  è  mangiare  tutto  il  giorno…❖ Se avete guardato con attenzione i grafici della pagina

precedente, avrete potuto notare che i cavalli, in natura, trascorrono la maggior parte del tempo con la testa bassa a mangiare. Nei cavalli che vivono in scuderia questa abitudine viene stravolta perché il tempo che dedicano a mangiare difficilmente supera le tre ore.

❖ Il fieno viene molto razionato e termina quindi troppo velocemente, lasciando al cavallo in box molto tempo libero per annoiarsi. La noia alla lunga può indurre il cavallo a cercare sistemi alternativi per far passare il tempo e scaricare l'energia accumulata, ed è proprio in questo modo che sviluppano vizi comportamentali seri.

❖ In natura si muovono continuamente alla ricerca di quello che più gli piace e di cui sentono di aver bisogno, e a questo dobbiamo sopperire fornendogli una dieta ben bilanciata, con la giusta quantità di fieno e mangime distribuito in almeno tre pasti. L’apparato gastroenterico dei cavalli non è “costruito” per accogliere grosse quantità di cereali tutte insieme per poi svuotarsi e rimanere vuoto tante ore nel corso della giornata.

❖ In natura, lo stomaco del caval lo non è mai completamente vuoto e dunque l ’acidità v iene fisiologicamente controllata e la mucosa gastrica non ne risente. Se lo stomaco rimane vuoto per troppe ore l’acidità aumenterà e aggredirà la mucosa. Il cavallo sarà quindi predisposto a sviluppare gastriti e ulcere, soprattutto in concomitanza a situazioni stressanti.

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I cavalli sono erbivori monogastrici non ruminanti. Spesso sento erroneamente dire che il cavallo rumina ma non è vero. Il cavallo è dotato di un solo stomaco come noi umani e di un intestino molto lungo, a livello del quale vivono i batteri deputati alla digestione della cellulosa, che costituisce l’erba e quindi anche il fieno. Questo li differenzia da animali come la vacca, la pecora o la capra in cui la cellulosa viene digerita a livello di uno dei loro 4 stomaci, il rumine appunto.

Il fieno tende a fermentare perché, nell’intestino del cavallo, i batteri deputati alla digestione della cellulosa, producono gas. Perciò è vero che i cavalli che mangiano fieno a volontà tendono ad avere più pancia degli altri ma, a differenza di quanto si creda, quello non è grasso, ma il risultato delle fermentazioni.Inoltre, quando al cavallo viene lasciato molto fieno a disposizione, può darsi che tenda ad ingerirlo velocemente e con ingordigia: questo favorisce l’accumulo di gas. Se si vuole fare in modo che il cavallo abbia in box sempre il fieno a disposizione, così da mimare il suo comportamento naturale, senza però esagerare con le quantità, il trucco c’è. Esistono reti, simili a quelle che utilizziamo per dare il fieno sul van durante i trasporti, ma più grosse e resistenti, che si riempiono di fieno e hanno il grande pregio di far mangiare il cavallo più lentamente. Non si potrà quindi abbuffare in poco tempo con il fieno che gli lasciate, ma è obbligato a mangiarlo più lentamente, riducendo lo sviluppo della pancia ed evitando che lo stomaco rimanga vuoto per troppe ore consecutive, favorendo lo sviluppo di gastriti ed ulcere. Attenzione però ai cavalli che hanno i denti incisivi consumati, perché potrebbero avere difficoltà a mangiare attraverso la rete.

Yummy, yummy, yummy I got love in my tummy good enough to eat thing And it's just what I'm gonna do…

Ohio Express, Yummi, yummi, yummy

http://www.tricklenet.co.uk http://www.slowfeeder.com http://freedomfeeder.com http://thehaypillow.com

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– proverbio svedese

“Care, and not fine stables, makes a good horse”

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L’insostenibile  peso  dello  stress❖ Se durante il lavoro o mentre gli facciamo qualcosa che

non gradisce, il cavallo si stressa particolarmente, manifesterà il suo disagio come può e spesso, in funzione del suo carattere, si osserveranno tremori, sbadigli, si sentiranno digrignare i denti o continuerà a sporcare o avere atteggiamenti di rifiuto.

❖ Se al cavallo non vengono garantite le sue necessità fondamentali nel quotidiano e dunque l’evento stressante permane, risponderà creandosi una condizione di stress patologico spesso poco visibile ad occhi inesperti. Essendo animali predati, i cavalli tendono a camuffare tutte le problematiche che li renderebbero più deboli nei confronti di un eventuale predatore.

❖ Lo stress è una condizione patologica seria che può manifestarsi in molti modi: alcuni cavalli sviluppano vizi comportamentali che possono scomparire se si eliminano le cause primarie di stress, mentre altri sviluppano vizi più seri e difficilmente risolvibili chiamati stereotipie, come ad esempio il tic d’appoggio, il ballo dell’orso o altri comportamenti che vengono ripetuti ossessivamente anche nel box.

Calo di appetito

Condizioni fisiche scadenti

Scarse performance sportive

Sviluppo di alterazioni comportamentali

❖ Ci sono cavalli che invece di sviluppare problemi comportamentali interiorizzano molto e con il tempo cominceranno ad avere inappetenza, un lento decadimento fisico e, nei casi più gravi, patologie serie come ulcere gastriche o coliche.

❖ I cavalli che hanno un peggioramento delle performance sportive ma che non presentano patologie che lo giustifichino, possono avere problemi legati allo stress. Lo stress può anche essere legato ad una condizione di stanchezza cronica: se richiedete al cavallo continui sforzi fisici legati al lavoro o ai trasporti, e non gli lasciate il tempo necessario per riposare.

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Le prime avvisaglie di problemi legati allo stress in genere si manifestano con questi sintomi:

Durante la stagione estiva quando il tempo è caldo e umido i cavalli patiscono particolarmente e tutti gli eventi stressanti sono ulteriormente amplificati e vissuti con disagio. In questi periodi il lavoro va gestito ancora meglio, tenendo in considerazione le esigenze dei cavalli. Montare nelle ore più fresche e tenere il più possibile lontani gli insetti può aiutare molto. In determinate condizioni le zanzare di notte possono addirittura impedirgli di riposare e questo si ripercuote negativamente sul lavoro. I nostri cavalli si sono ormai raffinati e non sono più in grado di sopportare il caldo e gli insetti come i loro compagni allo stato brado o i loro antenati. Non ha senso dire “è un cavallo, si abituerà”, perché alcuni cavalli non si abituano mai, anzi ne patiscono moltissimo. Queste cause di stress sono assolutamente controllabili tenendo gli ambienti più puliti, facendo disinfestazione, utilizzando delle ventole che muovano l’aria in scuderia o anche solo delle maschere che proteggano almeno le orecchie dagli insetti. Negli ambienti in cui zanzare e moscerini sono particolarmente aggressivi le maschere di cotone si possono utilizzare anche in box.

Stress:  cosa  dovrebbero  fare  proprietari  e  cavalieri?

Imparare qualcosa in più sulla reale natura del cavallo

Osservare per capire eventuali alterazioni del comportamento

Saper riconoscere disagio o dolore

Gestire in modo adeguato lavoro e tempo libero

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– A. Alvisi

“Il cavallo si ricorda sempre del bene che riceve e ne è grato: l’uomo talvolta”.

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Carlotta

Grazie

by @carlottavet Centro Veterinario Le Cicogne [email protected] www.lecicogne.com

Uomo-Cavallo:Una relazione da ripensare